Oh my love, I love you

di Sybelle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** From Sergay diary ***
Capitolo 2: *** Gli Annali di Yuri ***
Capitolo 3: *** La perfetta imperfezione di Boris ***
Capitolo 4: *** Il racconto di Kei ***



Capitolo 1
*** From Sergay diary ***


Salve bella gente! ^o^ Come va? A me va tutto bene, grazie! (nessuno t’ha chiesto nulla…nd Kei)(amore…crepa! è____é nd me) Allora…questa fic è uno dei miei tantissimi esperimenti, e sarà composta da 4 one shot, tutte raccontate in prima persona da uno dei Neoborg, che spiegherà come ha conosciuto la donna della sua vita. I lettori di “Amore, solo per te” saranno certamente facilitati, ma non è necessario aver letto la mia precedente storia per capire queste one shot ^^
Che altro dire?
Sperando che vi piaccia
Buona lettura!
Kissone
Sybelle

From Sergay diary


Ci guardammo indietro un’ ultima volta, sospirando di sollievo non appena il grande edificio scomparì dalla nostra visuale.
Il primo a fermare la sua folle corsa fu Yuri, seguito a ruota da tutti noi. Boris iniziò a ridere: “Evviva ce l’abbiamo fatta!!!”
Kei lo guardò sorridendo divertito, mentre cercava di riprendere fiato: “Già…ma la prossima volta…organizziamo un piano che non ci faccia correre…”
Io sorrisi a mia volta: “Se ci sarà, una prossima volta!” Ma appena finii la frase, il mio mondo divenne bianco: Yuri mi aveva tirato una palla di neve dritto sugli occhi.
Lo sentii ridere: “Ooops…Scusami Ser, miravo alla bocca!” Io lo guardai un secondo serio, chinandomi a terra lentamente, per poi con uno scatto fulmineo vendicarmi dell’affronto subito, con una palla ben più grande. Era il via della battaglia.
Boris iniziò a scatenarsi, seguito da Kei, in un gioco che avremmo sempre voluto fare…Ma non ci era permesso, al Monastero i bambini non potevano giocare…
Nel caos generale, ben presto la lotta si spostò sul piano fisico: Boris saltò addosso a Kei, atterrandolo, mentre quest’ultimo richiedeva l’aiuto di Yuri. Intervenni anche io, vendicandomi su Yuri del torto subito prima.
Dopo un po’, la voce di Kei fermò il gioco: “TREGUA, TREGUA!”
Ci fermammo ansanti, non riuscendo a trattenere le risa, mentre i passanti ci guardavano incuriositi, e forse anche inteneriti da quei quattro bambini carne e ossa così felici. Felici…
Boris si alzò da terra, tutto bagnato per la neve: “Facciamo un giro!”

Camminavamo da un’ora ormai, ed un pensiero mi assillava: cosa avremmo fatto se ci avessero scoperto? Avevano già iniziato le ricerche?
Ma gli altri erano troppo contenti: Yuri osservava la neve come se non l’avesse mai vista, Kei studiava con attenzione ogni persona, mentre io mi trascinavo a forza Boris dietro, ogni volta che si fermava a guardare un qualunque aggeggio meccanico.
Mentre staccavo il mio amico dall’ennesima macchina, vidi Yuri attaccato ad un cancello, che osservava attentamente qualcosa…Kei fu il primo ad avvicinarsi a lui: “Yu…ci sei ancora? Cosa c’è di bello lì?” Io e Boris ci sporgemmo curiosi; stava osservando rapito un cane, che scorazzava indisturbato nel giardino di quell’abitazione, e che, appena lo notò, andò subito da lui a farsi carezzare…Sorrisi: “Gli piaci Yu…” Yuri da parte sua lo coccolava sorridendo sereno…Boris intanto squadrava rapito un tagliaerba, mentre Kei guardava la casa con interesse…: “Qui ci abita brava gente…” Lo guardai incuriosito: “Come fai a dirlo?” Mi rispose criptico: “Così…”
Intanto non ci eravamo accorti di un’altra presenza nel giardino, che ora ci scrutava stranita… “Chi siete?”
Ci voltammo simultaneamente: una bambina ci stava guardando tranquilla, aveva i capelli castani legati in due codini, e gli occhi marroni passavano in rassegna i nostri vestiti, miseri.
“Io sono Sergay, lui è…-Kei, sono Kei- ecco, lui è Yuri mentre l’altro è Boris…E tu?”
“Io sono Anja…non avete freddo?”
Ci guardammo, certo i nostri abiti non erano pesantissimi…Fu Kei a rispondere, lui che, se avesse potuto, sarebbe andato in giro con maglie senza maniche e pantaloni leggeri…: “No…vivi qui?”
Lei annuì, mentre guardava dubbiosa il cancello: “Volete entrare?”
Boris la guardò pieno d’emozione: “Se entriamo mi fai toccare quel coso grosso là?”
Lei guardò il tagliaerba del padre: “Ok, e se vuoi…Yuri…ti faccio giocare col cane”
Non potemmo rifiutare.

Aveva 5 anni, come me, mentre Yuri e Boris all’epoca ne avevano 4, e Kei 3. Nonostante questo, era molto intelligente come bambina. Come me, come tutti noi. Era l’amica perfetta. Stettimo con lei tutto il giorno, facendoci raccontare come fosse l’asilo, luogo a noi sconosciuto, e raccontandole la nostra vita al monastero.
“Davvero non avete coperte e cibo là?” Ci guardò esterrefatta.
Yuri annuì triste: “Non è un bel posto…e poi non possiamo mai uscire…”
Anja ci guardò: “Ma ora siete qui!”
Boris le sorrise sbarazzino: “Siamo scappati!”
Kei rise con lui: “Basta regole e allenamenti! Volevamo vedere la città!”
La nostra nuova amica sorrise felice: “Quindi ora starete sempre qui?”
Ci rattristammo, io le risposi cupo: “Non possiamo purtroppo…Se ci scoprono, è la fine…”
Lei ci pensò un momento: “Però tornerete a trovarmi, vero?”
Le sorrisi, vederla felice mi metteva il buon umore: “Certo!”

La giornata passò in fretta, e venne il momento dell’addio…
Prima di farci andare, lei ci fermò: “Un attimo!”
Entrò velocemente in casa, e, nascosti in giardino, la sentimmo mentre chiedeva supplice ai suoi genitori un po’ di cibo per il suo cane e per lei…
Quando tornò, in mano aveva un pezzo di stoffa con dentro un panino per lei e della carne cruda per il suo cane. Ce li porse: “Non è molto, ma così almeno mangerete qualcosa!”
La ringraziammo, per poi correre veloci in direzione del monastero. Quello sarebbe stato il primo dei tanti pranzi che ci avrebbe fornito.

Al monastero venimmo puniti crudelmente, solo in base a supposizioni.
Nonostante ciò, continuammo a fuggire di nascosto, per incontrare Anja e giocare con lei. Non so dire come mi sentivo in quei momenti…al colmo della felicità. Volevo bene ai miei amici e con loro mi divertivo, ma con lei era tutto più bello.
Le facemmo conoscere Ivan, che lei subito si fece amico, e che iniziò da subito a coccolare. Ammetto che ero geloso di tutte quelle attenzioni che riservava ai più piccoli di noi, in particolare Ivan e Kei. Non ne riuscivo a cogliere il motivo però.
Comunque, passavamo molto tempo insieme, e questo mi rincuorava.

“Sergay, tu ci pensi all’amore?”
Avevamo 8 anni quando me lo chiese. Mi lasciò senza parole.
“I-io…beh…n-n-no…”
Lei mi mostrò un sorriso bucato, a causa dei denti da latte mancanti.
“Io sì….e vorrei un gran bel principe al mio fianco!”
Le sorrisi, rispondendole giocosamente…Al tempo nessuno dei due ci pensava…:
“E come dovrebbe essere questo principe?”
Lei mi guardò ridendo: “Dovrà essere alto! E biondo! E muscoloso! Ma non perfetto, sennò mi farebbe sentire troppo brutta!!!”
Risi di rimando, correndole dietro: “Ah sì eh?”
E le nostre risate si persero nel cielo, ma quei bei tempi stavano per finire.

Non so di preciso cosa cambiò dalla morte della madre di Kei. Lui smise di vivere, si chiuse in se stesso…Yuri venne tenuto sotto stretto controllo 24 ore su 24…Boris iniziò a provare gusto nel fare del male agli altri…Ivan diventò una marionetta…Mentre io…io mi adeguai al loro modo di essere, non potendo fare altrimenti…Ma facendo così, non la vidi più…e da allora….smisi anche di sorridere…smisi di ridere…tutto ebbe fine.


Non seppi più nulla di lei, fino a quel giorno…Erano passati 8 anni circa dal nostro ultimo incontro…8 lunghissimi anni…
Erano iniziati i mondiali di bey, e noi Demolition Boys eravamo finalmente liberi di uscire dal monastero, per poter assolvere i vari impegni che eravamo tenuti a onorare in quanto squadra rappresentante la Russia.
Eravamo molto amati dagli abitanti di Mosca, e spesso le nostre uscite erano controllate da uomini delle autorità, così che i fan non ci assalissero…
Fu in una di quelle uscite, che la sentii.
Era la voce di una ragazza, una voce dolce, ma decisa, fiera, determinata.
“RAGAZZI! RAGAZ…” La folla la soppresse prima che poterono vedere il volto della giovane. In un modo o nell’altro, la stessa riuscì ad apparire in prima fila: aveva la frangetta e i capelli mossi legati in due codini bassi, gli occhi ed i capelli castani. Era piuttosto bassa, ma doveva avere circa 16 anni.
“SERGAY!YURI!BORIS!IVAN! Sono An…” Un uomo in divisa la spinse indietro, mentre noi la guardavamo sorpresi…Non poteva essere vero.
Senza demordere, tornò a scontrarsi con l’ufficiale, sempre urlando: “ANJA! Sono Anja…VOGLIO PARLAR…AAAAH!”
Ed ecco che l’avevano rispinta indietro, senza che riuscisse a completare la frase.

Quella notte non riuscii a dormire…Nessuno di noi ci riuscì, in verità. Volevamo rivederla, e su questo eravamo d’accordo tutti; ma come fare? E poi avremmo voluto che ci fosse anche Kei, ma lui non si ricordava di noi, e non potevamo certo portarlo lì con la magia. Non volevamo mancare agli ordini di non uscire e di non parlare con nessuno: al tempo eravamo macchine senza sentimenti.
Ma era LEI! Come potevamo starcene buoni in camera, quando la nostra unica amica era ricomparsa da anni di solitudine?
Alla fine, fu proprio il nostro capitano a decidere di infrangere le regole: lui, il robot.

Tutto doveva avvenire nella più assoluta normalità. Cercai di ripetermelo più volte, nel corso della giornata. Ero elettrizzato: sembrava che su di me la consapevolezza della vicinanza di Anja sortisse un effetto “amplificato” in confronto ai miei compagni di squadra. Loro erano felici, emozionati, ma non così entusiasti e…nervosi?
Secondo Yuri lei avrebbe assistito con ogni probabilità ai nostri incontri allo stadio; e sarebbe stato allo stadio che l’avremmo incontrata di nascosto.

“Calma Sergay…non mi pare il momento di farsi prendere dal panico…” Yuri non mi guardò nemmeno mentre me lo diceva, ma guardava con sguardo impassibile fisso davanti a sé. Buttai ancora una volta un’occhiata verso gli spalti: lei non c’era.
Ivan mi toccò appena il braccio: “è il tuo turno!”
Con un groppo alla gola, mi apprestai a sconfiggere chiunque mi si parasse di fronte.
Era Kei. Il nostro amato amico, oramai dimentico di me e di quello che avevamo passato insieme. Si ricordava di Anja? Forse il suo volto lo aveva in mente, ma non sapeva ricollegarlo ad una persona specifica…Svolsi il mio dovere. Caricai il dispositore di lancio. Quel giorno Kei era fuori forma, si vedeva lontano un miglio. Vinsi. Guardai verso i palchi: lei non c’era…meglio così. Forse le avrebbe dato fastidio vederci l’uno contro l’altro.

Ritornammo al camerino, un poco afflitti, ma pur sempre fieri.
Non parlavamo tra noi, come sempre del resto. I tempi degli scherzi e delle risate, dei giochi e delle battute, erano finiti 8 anni prima.
“Finalmente…vi aspettavo!”
Ci voltammo scioccati verso un divanetto: Anja era lì, con un sorriso splendente, un maglione largo sul corpo di giunco –sebbene non fosse dritto, ma formoso- che l’aveva sempre caratterizzata, bella come non mai. Ci corse incontro, abbracciandoci ad uno ad uno, commossa.
“Ho aspettato anni per poter tornare da voi!”
Fui l’ultimo ad abbracciarla: perché certi momenti dovevano essere così brevi? Era così bello stringerla a me…
Per la prima volta dopo 8 anni, sorrisi.

“E così Kei ha perso la memoria eh?”
Annuimmo gravi. Lei ci rifletté un momento: “Ecco perché quando mi ha vista c’è rimasto così…Era veramente sconvolto. Probabilmente si è visto passare davanti una ragazza di cui ricordava qualcosa, senza veramente capire cosa.” Rise un po’ cupa.
Yuri le mise una mano sulla spalla: “Quando si ricorderà di noi, si ricorderà anche di te, e sarà felice di averti rivista…Dobbiamo solo pazientare.”
Ivan si intromise nel discorso: “Ma raccontaci di te!” Boris la guardò eccitato: “Cosa hai fatto in questi anni?”
Ma lei non sembrava voler alleggerire l’atmosfera: “Vi ho aspettati.”
Ci zittimmo di colpo. Lei aveva atteso come sempre le nostre visite, che non erano più arrivate. Mi sentii un verme.

Non so come, Vorkov scoprì che l’avevamo incontrata. Logicamente non sapeva chi fosse, ma a lui non importava: noi non dovevamo avere rapporti con il mondo fuori.
Yuri venne usato come capro espiatorio, cosicché imparassimo ad obbedire agli ordini. Ma non ci davamo per vinti, non potevamo abbandonarla ancora una volta senza informarla. Lei doveva sapere cosa era successo.
Venni incaricato io di questo delicato compito. Probabilmente i miei compagni di squadra avevano capito prima di me cosa mi legava a quella ragazza.
Ma presto me ne sarei accorto anche io.

“Sergay che succede? Perché incontro solo te, ed in questo posto nascosto?”
Lessi la paura nei suoi occhi, aveva capito che qualcosa non andava.
Le parlai velocemente, tenendole le spalle e accostandomela al petto, per paura che ci potessero vedere occhi indiscreti…
“Vorkov ha scoperto che ti abbiamo incontrata…Non possiamo più vederci, o per te e per noi saranno guai: Yuri è già stato punito.”
Lei mi guardò allarmata: “Cosa? Punito? Per me?!”
Cercai di rasserenarla: “Non ci pentiamo di averti incontrata, ma…Addio…”
Non riuscivo a guardarla in faccia…Era una vigliaccheria, dirle addio senza nemmeno guardarla, ma non riuscivo a fare altrimenti.
La sentii singhiozzare: “Dopo tutto questo tempo…ancora una volta…un altro addio…”
Liberai la presa, e mi voltai, pronto ad andarmene, senza veramente volerlo fare…
Lei mi fermò per un braccio: “Sergay…salutatemi Kei, quando riacquista la memoria…”
Mi voltai verso di lei, osservandola per un’ultima volta: “Cert…”
Non finii di dirlo, che le sue labbra si posarono, dolci, sulle mie: si era alzata in punta di piedi, ma arrivava veramente a fatica alla mia bocca.
Senza potermi trattenere, approfondii il contatto, abbassandomi così da permetterle una maggiore comodità e libertà d’azione.
Quando sentimmo però le voci di alcuni monaci di Vorkov, fummo costretti a separarci. Le carezzai una guancia bagnata di lacrime, poi corsi verso il monastero…Lontano da lei. Lontano da noi.

Dopo la sconfitta della Borg, anche la nostra vita cambiò: fummo finalmente liberi dalla prigionia. Kei nel frattempo era tornato in Giappone, sebbene si fosse ricordato di noi preferiva rimanere là, con la sua squadra. Non lo biasimavo: doveva ancora capire cosa ci aveva legato un tempo: noi lo avremmo aspettato.
Quell’anno passò senza che ci potessimo rivedere, Anja ed io. Non avevo parlato a nessuno del bacio, anche se i miei compagni di squadra dovevano avere capito tutto.
Quando la rincontrai, avevamo appena compiuto la maggiore età, e Kei finalmente era tornato da noi, memore della nostra amicizia.

In quegli anni avevamo continuato ad abitare al monastero: eravamo rimasti solo noi, tutti gli altri ragazzi e bambini erano stati adottati da varie famiglie di buon cuore.
Mi ricordo quel giorno come fosse ieri; eravamo tutti in casa, quando suonò il campanello. Fui proprio io ad andare ad aprire, ritrovandomi davanti una ragazza piuttosto bassa, che doveva avere la mia età, con capelli lunghi castani mossi e occhi color cioccolata. Aveva un bel fisico, nonostante fosse molto minuta, e la sua bellezza era di una semplicità sorprendente. Inizialmente non la riconobbi, con quello sguardo da donna matura ed i lineamenti più marcati. Ma quando sorrise, non ebbi dubbi: “ANJA!” Urlai.
I ragazzi, sentendomi, mi raggiunsero immediatamente. Intanto lei mi aveva gettato le braccia al collo, commossa.

La vidi molto felice e sorpresa di rincontrarci, soprattutto quando potè salutare Kei, che non vedeva da moltissimo tempo. Non menzionò mai il nostro bacio, né diede segno di ricordarsene. Quella sera facemmo talmente tardi che fu costretta a fermarsi da noi per la notte.
La portai ad una stanza, felice e imbarazzato.
“Buonanotte allora…a domani…”
Lei mi sorrise: “Non ho mai dimenticato il nostro addio, se te lo stavi chiedendo…”
La fissai sorpreso: “Cosa ti dice che io…” Rise: “Sei stato ansiosissimo tutta la sera! Anche i muri se ne sono accorti!”
Distolsi il viso imbarazzato, ma lei non me lo permise: “No Ser…non voltarmi ancora le spalle…ora non c’è più nessun monaco pazzoide alle nostre calcagna…”
Mi avvicinai lentamente a lei, per poi unire le nostre labbra in un dolce bacio che, mano a mano che lo approfondivamo, diventava furioso, come a voler sfogare tutti quegli anni di lontananza… Ben presto le nostre lingue vennero accompagnate da delicate carezze, e senza rendercene conto eravamo già finiti sul letto, intenti a spogliarci. Ammirai il suo fisico delicato, non perfetto, ma per me splendido. Iniziai a baciarla ovunque, per poi entrare in lei con dolcezza, ma vigore.
Quando raggiungemmo il massimo del piacere, ci sdraiammo esausti, per poi addormentarci abbracciati.

Lei rimase con noi un paio di giorni, poi dovette tornare a casa dai suoi genitori. Ci continuammo comunque a vedere, essendo ormai ufficialmente fidanzati. I miei compagni di squadra sembravano entusiasti del nostro rapporto, e facevano sempre in modo di lasciarci soli, appena potevano. Scelta azzeccata.
La nostra felicità durò solo pochissimi mesi però, mentre anche gli altri iniziavano ad avere relazioni serie.

Quando me lo disse, pensai stesse scherzando. Ma lei era terribilmente seria, e quasi in lacrime. Mi fece vedere il risultato del test: positivo.
“Sono incinta Ser…aspettiamo un bambino…”
Svenni.

Decidemmo di dirlo ai suoi genitori, sebbene questi non mi conoscessero di persona.
Il nostro incontro non andò affatto bene, ed alla fine non ne vollero più sapere: né di me, né di lei. Era diseredata.
Venne a stare da noi, e scegliemmo di tenere il bambino, con tutto quello che comportava. I ragazzi erano al settimo cielo, quasi più di noi due.
Ma qualcosa ancora mancava, e lei decise di porvi rimedio…
“Ser…e…se ci sposassimo?”
La guardai sorpreso, distogliendo la mia attenzione dai fornelli: “Non va bene così com’è?” Lei mi pregò supplice: “Eddai…voglio solo dare una base SICURA a nostro figlio! Mi sento in perenne stallo così, e con tutto quello che abbiamo patito…voglio sentirmi SICURA di non perderti più!”

E fu così che si celebrarono le nostre nozze: semplici e riservate, ma piene di gioia.

Ed ora viviamo ancora qui, al monastero. Ma una nuova persona si è aggiunta alla famiglia: Selene, la ragazza di Yuri, mentre Lena e Lillian, le ragazze di Boris e Kei, vengono a trovarci quasi ogni giorno. La mia Anja è al 5° mese, e come me ha compiuto da poco i 19 anni. È ancora amareggiata per la perdita dei genitori, ma per il resto vive serena al mio fianco, ed è ciò che più mi preme.
Vederla ai fornelli mentre si accarezza distratta il pancione è una delle mie gioie più grandi, una visione di cui non mi stancherò mai.
La sento chiamarmi dalla sala, bassa com’è non riesce ad arrivare ad alcuni scaffali, e non è la prima volta che richiede il mio aiuto, che non le nego di certo.

Ebbene, “caro diario”, questa è la storia di come ho incontrato la donna della mia vita. E se davvero stai leggendo come pensavo dall’inizio, Boris, sappi che sto ancora aspettando quei 10 rubli che mi devi. Un conto è considerarsi fratelli, un altro è diventare la tua banca personale! Quindi…preparati, se non vuoi che ti tolga quello che mi devi dal tuo stipendio!

9 giugno 2008
Sergay
Fine

Ed ecco la fine di questa prima one shot ^^ Che ve ne pare? Orrenda o accettabile? Carina o superba? é_____è DITEMELOOOO!!! Ehm ok, sclero a parte, recensite vi prego e fatemi sapere se può avere un “futuro”, ok? ^^
Ringrazio Iria per il supporto e Padme perché mi ha dato lei l’idea di scriverla ^^ (quindi colpa sua se vi assillo XD)
Grazie carissime!
Kissone

A proposito, ringrazio tutti i recensitori di “Schiavo”! ^^ GRAZIE INFINITE

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Capitolo 2
*** Gli Annali di Yuri ***


Salve salvino gente ^O^ <--modalità Flanders attivata
Ok, tolte le mie stupidate….eccomi qua con il capitolo più scottante!! ^O^ Sono felice di vedere tanti recensitori *O* Spero proprio che questo cap non vi deluderà!!!
Sono stata molto contenta di aver scosso l’opinione pubblica riguardo Sergay…mi è sempre parso molto ingiusto definirlo un Gigante Senza Cuore…Ed è anche questo lo scopo di queste mie one shot: svelare i sentimenti di chi si pensa non ne abbia! ^^
Sperando che questo cap vi piaccia
Buona lettura a tutti ^^
Kissone
Sybelle

Gli Annali di Yuri


No Yuri, oggi non ho voglia di uscire…sono stanco morto…
Mi spiace, stasera mi vedo con Morgan, sarà per la prossima…
Andiamo Yuri, ti divertirai anche da solo…

Sbuffai: se avessi saputo che nessuno dei miei compagni di squadra aveva intenzione di accompagnarmi quella sera, certo non sarei uscito. Eppure ne avevo una voglia matta, ed ora eccomi qui, a bere un po’ di vodka, osservando il locale attorno a me…Era nuovo, per questo avevo voluto andarci: per guardarmi attorno, e decidere se era il caso di frequentarlo ancora.
Bevvi nuovamente.
La musica era buona, il locale ampio e la vodka ottima. Sì, era promosso a pieni voti.
“HEY BELLEZZA, DAMMI UN ALTRO PO’ DI RUM!”
Mi voltai, in tempo per vedere una delle bariste (il bancone era molto grande, una persona non bastava) voltarsi scocciata verso quel cliente. La osservai con interesse, seguendo con gli occhi i movimenti sinuosi dei suoi fianchi e la sua camminata leggera…Sorrisi appena, aveva un gran bel fondoschiena…Scossi il capo: da quando facevo pensieri simili? Finii l’alcolico, con un certo rammarico.
La formosa barista si incamminò verso di me, fino ad arrivarmi davanti: “Vuoi altro o è a posto così?” Ammirai per un istante la generosa scollatura, sorpreso che la sua voce fosse così giovanile (intrigante) , e nello stesso tempo matura (ammaliante)…Sbattendo un momento le palpebre per riprendere ‘lucidità’, spostai lo sguardo per posarlo sul volto della ragazza: rimasi sbalordito. L’ovale del viso era incorniciato da ciuffi di capelli ribelli, castano scuro, mossi, con ciocche indemoniate, che non stavano al loro posto…Le labbra, coperte di rossetto rosso, erano perfettamente delineate, in armonia con il naso; ma gli occhi, oh, gli occhi…erano dello stesso colore dei miei: di un azzurro glaciale, perforante, malizioso…Ma avevano qualcosa che i miei non possedevano…Non riuscivo a capire cosa.
“Grazie…è a posto così…a meno che tu non voglia offrirmi un altro bicchiere…in tal caso, accetterei con gioia” Senza volerlo, avevamo avvicinato i volti l’uno all’altro.
“Mmm…voi ubriaconi da quattro soldi non siete mai contenti, a quanto pare…” Lo stesso cliente di prima la chiamò “…che ti dicevo?” Con un sorrisetto divertito, si allontanò, lasciandomi lì, imbambolato: nessuno mi aveva mai chiamato ‘ubriacone da quattro soldi’, e la cosa invece che irritarmi…mi piaceva. Rendeva quella ragazza ancora più attraente e diversa.
Mi passò davanti per andare a prendere una nuova bottiglia di rum, senza degnarmi di una sola occhiata: “Dopo, aspettami…nel retro dovrebbe esserci una bottiglia di vodka per te…” La guardai sorpreso mentre faceva avanti e indietro: era un invito o una minaccia? Quello che sapevo era che non avrei rifiutato, per nessuna ragione al mondo.

La osservai tutta la sera. Era veloce e abile nel suo mestiere, non si scomponeva davanti alle richieste assurde di molti ‘corteggiatori’ non proprio sobri, e ben presto mi resi conto di essere stato l’unico con cui aveva veramente parlato.
Finì il suo turno all’una di notte. Si incamminò verso una porta nascosta, lanciandomi un’occhiata: “Vieni, ti avevo promesso una bottiglia di vodka no?”
Mi alzai per raggiungerla, quella situazione mi sembrava quasi surreale.
Il retro del locale era un posto freddo e non troppo grande, pieno di bottiglie d’ogni tipo, e con una grande cassa al centro.
Lei s’incamminò sicura verso un angolo della stanza, prendendo una bottiglia del mio amato alcolico, stappandola con i denti; me la porse: “Tutta tua rosso”
Mi avvicinai a lei, fermandomi a pochi centimetri di distanza dal suo corpo; la corta minigonna di denim scuro metteva ben in mostra le sue gambe, candide e toniche. Presi con una mano la bottiglia, mentre l’altra la poggiai al muro, imprigionando la giovane davanti a me, che però non sembrò affatto preoccupata. “Lo sai? Invidio questa bottiglia…” Mi sorrise divertita: “... invidi una bottiglia? E perché mai scusa?” Misi un ginocchio tra le sue gambe, facendo aderire i nostri corpi: “Perché ha potuto sentire le tue labbra su di sé…” Avvicinò il suo viso al mio, fino a che la sua bocca non fu proprio davanti alla mia: “Vuoi che ti tocchi solo con le labbra?” Sorrisi: “Per iniziare….” Rise, per poi baciarmi con foga, stringendo i miei capelli nelle mani. Lasciai cadere la bottiglia a terra, ricambiando il bacio, e noncurante del liquido che mi bagnava i piedi, la spinsi verso la cassa, togliendole la camicetta.
Lei intanto aveva smesso di baciarmi, così da potermi sfilare la maglia: sorrise, notando le numerose cicatrici sul mio petto. Ne sfiorò una: “Non c’è modo di curarle?” La sua gonna cadde a terra, seguita dai miei pantaloni: “Trovalo…”
Rise piano, mentre io mi accingevo a toglierle quell’inutile pezzo di stoffa che le copriva i seni: li baciai, per poi iniziare a succhiarli delicatamente. Lei sembrò apprezzare il mio gioco, gemendo di piacere quando arrivai fino ai capezzoli, giocandoci un po’, succhiandoli, tirandoli dolcemente con i denti.
La issai sulla cassa, dove si coricò, attirandomi su di sé: ammirai nuovamente il fisico perfetto, per poi spostare la mia attenzione sulle mutande, ancora intatte: non andava affatto bene. Gliele tolsi di dosso, e mi sfilai i boxer subito dopo.
Forse, la cosa più eccitante era che potevano scoprirci da un momento all’altro.
Lei intanto divaricò le gambe, incrociandole dietro la mia schiena. La baciai ancora, quasi con violenza, poi, con una spinta, entrai in lei. La sentii soffocare un urlo, mentre iniziava a gemere, sempre più forte, ad ogni mia decisa spinta.
Infine entrai completamente in lei, ed insieme raggiungemmo l’orgasmo.
Uscii dal suo corpo, mentre lei, sudata, invertiva le posizioni: mi baciò il petto imperlato di sudore, seguendo con la lingua il percorso delle cicatrici. Rimasi stupito dalla sua inibizione: “È la prima volta per te?” Lei mi sorrise, un luccichio malizioso negli occhi: “No…per te?” Ridacchiai: “No…”
Ammetto che ero sollevato: non sarebbe più stata lei, se non fosse già stata esperta…Avrebbe perso tutto il suo fascino. Non che la considerassi una prostituta, anzi: ma la sua sfrenata passione mi eccitava più di quanto fosse lecito.
La sentii prendere il mio sesso in mano, stringendolo con delicatezza, quasi massaggiandolo con le dita, con cerchi concentrici: gemetti sorpreso. La sentii mentre lo prendeva tra le sue labbra, succhiandolo come io avevo fatto con i suoi seni; si portò poi fino al mio orecchio: “Non credere di poter essere l’unico a governare il gioco..” Con uno scatto, la portai sotto di me: “Mai pensato di farlo…” Le baciai il collo, lasciandole un grosso succhiotto violaceo. Lei mi graffiò la schiena, sussultai: “Così impari a lasciarmi succhiotti…mi da sui nervi..” Entrai nuovamente in lei, sorridente: “E a me da i nervi chi mi graffia la schiena…” Gemette sorpresa, per poi muoversi insieme a me…Incredibile come riuscissimo a incastrarci alla perfezione…
Quel freddo stanzino divenne presto infuocato, la vodka che stagnava sul pavimento umido, qualche coccio di vetro che rifletteva l’immagine dei nostri corpi uniti, fusi in uno.

“Devi esserti divertito al nuovo locale…” Sussultai, perso com’ero nei miei pensieri la voce del mio migliore amico mi aveva colto impreparato: “Cosa Kei? Non ti ascoltavo…” Ridacchiò: “Dico solo che questa notte non sei tornato qui a dormire…ti sei dato alla pazza gioia in quel locale…” Gli sorrisi misterioso, perché non dargli il beneficio del dubbio? “Diciamo che è promosso a PIENI VOTI…Molto…soddisfacente, già…” Kei fischiò, piuttosto allusivamente.
Anja entrò in cucina: “Yu eccoti! Che fine avevi fatto?” Kei rise: “Fa il misterioso, ma è rimasto fuori a fare cose non proprio caste e pure…vergognati Yu, a censurarmi i particolari!” Anja iniziò a preparare la colazione: “Bah, l’importante è che tu sappia quello che fai…”
Era per caso la sua benedizione? Le sorrisi riconoscente, mentre arrivavano anche gli altri, che venivano subito informati…Nessuno mi fece pressioni, segno che, se avessi voluto, avrei potuto continuare senza problemi…Non chiedevo di meglio.

Quel posto era, se possibile, ancora più affollato della sera prima. Mi sedetti al bancone, ma non la vidi. Dov’era? Forse era il suo giorno libero…Sentii una mano posarsi sulla mia gamba, mi voltai sorpreso: lei era lì, sorridente, divertita.
“Mi cercavi?” Sorrisi, notando subito il corto vestito che aveva indosso…sfilarlo sarebbe stato così facile… “Forse…”
Lei tolse subito la mano, andando dietro il bancone: “Cosa desideri?” “…Sapere il tuo nome, oltre ad un bicchiere di Vodka…” Rise: “Per te è così importante sapere il mio nome, e bere il tuo bicchiere di Vodka?” Le sorrisi malizioso: “Beh, così, se ti vorrò cercare, potrò chiedere dov’è la bellissima cameriera di nome…e poi, non posso rinunciare a determinate cose…la Vodka e il tuo nome, tra queste…”
La ragazza rise…forse l’avevo convinta…Ma a quanto pareva non ero stato abbastanza bravo, perché andò a lavorare, senza più degnarmi, e fu un’altra barista a darmi il mio amato alcolico…Ammetto che non la capivo: la attraevo ancora? O ero stato solo un gioco per lei?...No, entrambi avevamo giocato, ed entrambi volevamo continuare…Di questo ero certo.
Passai a osservarla tutta la notte. Era veramente bella, sicura di sé, passionale, anche dolce…mi piaceva, la stimavo. La desideravo.

Ad un certo punto, sparì. Mi guardai attorno, attonito. Dov’era andata a finire? Fermai l’altra ragazza che serviva al bar: “Scusa, sai dirmi dov’è la tua collega?” Lei mi sorrise, in modo piuttosto civettuolo: “Sì, è andata in bagno, laggiù…” La ringraziai, andando verso il bagno delle donne…Mi guardai attorno, poi entrai: fortunatamente, il bagno era vuoto. Iniziai a guardare sotto ogni porta, finchè non trovai quello che cercavo: un paio di decolté rosse. Sorrisi tra me e me, poi bussai.
“Occupato” Sentii la sua voce, trattenni una risata. Aprii la porta, vedendola guardarmi sorpresa, aveva appena finito: “Tu…” Le sorrisi, tirai l’acqua, per poi spingerla contro il muro: “Io…Yuri, è il mio nome…” “Yuri eh?” Portai una mano sotto il suo vestito, sfilandole le mutande, lei gemette leggermente, con una risatina, continuando a parlare: “…Te l’hanno mai detto che sei un porco?” Scoppiai a ridere: “Ah sì eh? Piccola impertinente! Te ne farò pentire amaramente!” Lei rise, sbarazzina; ci spogliammo a vicenda, stipati in quella cabina della toilette…La baciai con passione, pienamente ricambiato: era estremamente eccitante quella situazione.

Un’ora dopo, ci rivestimmo, come se niente fosse successo…lei fu pronta prima di me, e, poco prima di uscire, mi guardò un momento, sorridendo: “E comunque…io mi chiamo Selene”
E così la mia amata barista si chiamava Selene…

Selene ed io continuammo così a lungo: imparai a conoscerla, scoprendola una ragazza tanto matura quanto selvaggia. Una volta riuscì a convincermi a farlo in un angolo buio del locale, pieno di clienti, un’altra sul bancone del bar, una volta chiuso. Non riuscivo a fare a meno di lei. Era come una droga; non importava quanto rischiosi e perversi diventassero i nostri giochi, io avrei sempre accettato di farli, se me li avesse proposti lei.

Una sera, non la trovai al bancone come sempre, bensì in pista, a ballare. Era il suo giorno libero…Lei non mi vide, anzi: continuò a muoversi in mezzo alla folla, metà dei ragazzi (accoppiati e non) la guardava in estasi, mentre lei mostrava appieno la sua sensualità, la sua grazia innata…la sua femminilità…Mi avvicinai furtivo, fino ad arrivare dietro di lei: le presi i fianchi delicatamente, spaventandola. Voltò il viso, mostrandomi poi un sorriso abbagliante, passato lo stupore. “Vuoi ballare con me?” Le sorrisi, baciandole la nuca: “Posso?” Ricominciò a muoversi davanti a me: “Solo se sei un bravo ballerino” Le presi una mano, avvicinandomela, conducendola nei suoi passi: “Giudica tu” Iniziammo a muoverci insieme, prima in un sensuale movimento di fianchi, io sempre dietro di lei, poi partì improvvisamente una musica molto simile ad un tango, ma più da discoteca…Ci sorridemmo complici, poi cominciammo il nostro ballo, forse un po’ ‘remixato’, ma ammirato da tutti. Era incredibile come riuscissimo a prevedere i passi e le mosse dell’altro, per poi assecondarle alla perfezione…La sala bruciò…dico sul serio, bruciò…della nostra passione. Possibile che riuscissimo a manifestarla anche semplicemente ballando?

Ad un certo punto, uscimmo dalla folla danzante, ridendo: “Li abbiamo fatti secchi eh?” Mi prese una mano: “Vieni con me” Uscimmo in strada, per poi arrivare ad un edificio poco lontano…Sembrava molto vecchio.
“Dove stiamo andando?” Salimmo molte scale, lei non mi rispose. Finalmente prese delle chiavi e aprì una porta…Era una stanza da letto, anzi…un monolocale. Un monolocale molto povero, ma pieno di vestiti.
La guardai, mentre si spogliava: “Davvero vuoi farlo qui?” Mi osservò di sbieco, confusa: “Non…non ti va?” La abbracciai da dietro, baciandole il collo: “Mi sembra strano che tu lo voglia fare su un letto come ogni comune mortale, tutto qui” Rise: “Posso essere normale anche io!” La spinsi sul letto, portandomi su di lei: “Non dirlo…io non ti voglio normale…non ti voglio come gli altri…io voglio te…” Mi baciò, per poi guardarmi negli occhi: “Ed io te…”
Finalmente, con quello sguardo, capii cosa avevano i suoi occhi che i miei non possedevano: una libertà di fondo che ricercavo da anni.

Quando mi svegliai, al mattino seguente, lei dormiva ancora: erano le 8 del mattino. Mi sedetti, guardandomi attorno: non mi ero accorto di quanto fosse misero quel posto, la notte prima. C’erano il letto (tra l’altro singolo), un tavolo con una sedia, un piano su cui cucinare, e un armadio…in uno stanzino affianco c’era il bagno…La sentii muoversi affianco a me: “Buongiorno…” Mi voltai verso di lei: “…’giorno…”
Si alzò a sedere, guardandomi: “Beh, cos’è quel faccino serio?” La osservai a mia volta: “Selene….quanti anni hai?” Lei rise: “Ho la tua stessa età suppongo…17 anni, quasi 18…e se ti preoccupa che lo facciamo da minorenni, sappi che in America si diventa maggiorenni a 16 anni…” La baciai, dolcemente, prolungando il contatto: “Era solo una domanda…non mi ha mai preoccupato la nostra età…” Si alzò, ancora nuda: “Vuoi un caffè?” Annuii… “Vivi qui?” Lei rise, un po’ cupa: “Non è il massimo, ma non potevo permettermi di meglio…” Rimasi zitto.

Passammo tutta la giornata insieme, chiacchierando: scoprii che anche lei era orfana, e che lavorava (sempre lavoretti, in vari bar) dall’età di 14 anni. Era sempre stata sola…sempre. La sua situazione in un certo senso era molto simile e insieme molto diversa dalla mia: io ero orfano come lei, ma non ero MAI stato solo…Provai pietà per lei, che presto venne sostituita da ammirazione. Era veramente una giovane molto forte. L’adoravo, non ne potevo fare a meno.

Più volte andammo nel suo appartamento, da quel giorno. E giorno dopo giorno mi accorgevo di volerla vicino sempre, di avere bisogno non solo del suo corpo, ma anche della sua voce e dei suoi sorrisi…e delle sue risate…e dei suoi baci senza secondo fine…Che mi fossi innamorato? Più che probabile: Selene era diventata come l’aria per me, era la mia unica luce.

Ne discussi con i ragazzi, che nel frattempo si stavano dando da fare quanto me per trovare una ragazza…Quando spiegai loro le mie intenzioni, nessuno fu contrario.

Mi voltai nel letto, le baciai la schiena: la sentii rilassarsi al contatto. Ci trovavamo sul suo stretto letto, nella sua misera casa…Feci aderire il mio petto alla sua schiena, carezzandole i seni con le mani; lei gemette piano, immaginai stesse sorridendo.
Fermai la mia carezza: “Vieni a vivere da me” La sentii sussultare, poi non si mosse più per un infinità di secondi…Temetti di aver rovinato tutto.
“Tu non abiti da solo” Decisi di tentare il tutto per tutto: “I miei amici sono d’accordo…” Silenzio. “…c’è anche Anja, penso andreste d’accordo…” Muta. “…e poi, nella mia camera ho messo da poco un letto matrimoniale…” Si voltò verso di me, meravigliata. Le sorrisi innocente: “Eddai…fallo per me…Fallo per un povero pazzo innamorato…” Lanciò un urletto eccitato, abbracciandomi stretto: “Solo perché sei il mio cliente preferito!” Ed io sapevo che quello era un sì.
Ci staccammo, per poi sorriderci: “Penso proprio di amarti Selene…lo penso proprio…” Lei nascose il volto nell’incavo del mio volto, era arrossita: “Anche io Yuri penso proprio di amarti…lo penso proprio…”

Il giorno dopo venne a stare al Monastero. Si mostrò entusiasta dei miei amici, ed io sapevo che non era ipocrisia, le piacevano davvero…E poi scoprì di avere molte cose in comune con Anja, il che non guastava. Si trovava bene, ed io ero all’ottavo cielo.

Con la convivenza, scoprii lati della mia ragazza che prima non immaginavo: sapeva essere dolce, anche materna a volte, e aveva molti interessi, oltre all’amore che condividevamo a letto (o sul tavolo della cucina)…Spesso prima di andare a lavorare chiedeva consiglio a Kei su cosa indossare: lui sembrava capire perfettamente i suoi gusti, ed assecondarli. Io, al contrario, mi mostravo spesso ostile a certi abiti troppo scollati o corti; sapevo com’erano certi clienti e non mi piaceva che lei esibisse TROPPO il suo magnifico corpo. Inizialmente litigammo a lungo sull’argomento, ma quando le spiegai che preferivo mille volte che quegli abiti li indossasse solo per me, lei si calmò e trovammo un accordo.

Un giorno, ad una visita medica di controllo, sorpresi il primario che mi visitava, con le mie approfondite conoscenze mediche: divenni così il suo apprendista più giovane (e dotato). Quando lo dissi a casa, ci fu la festa: fui felice di vederli così orgogliosi di me. Selene fra tutti mi guardava fiera, sorridendomi entusiasta. La nostra vita procedeva così bene…Fino a quel giorno: il giorno in cui scoprimmo che Vorcov era tornato. Kei era sparito da un bel po’, sapevamo le sue intenzioni, non volevamo ostacolarlo. Noi comunque decidemmo di partire per il Giappone e tentare di fermare quel pazzo terrorista.

“Ti prego, non scendere in campo…non combattere…Sai bene che quando si tratta di Vorcov, finisci per stare male…”
Era la notte prima della mia partenza…Selene era abbracciata a me, stretta come se temesse che potessi svanire da un momento all’altro. Le carezzai la testa, togliendole qualche ciuffo di capelli dagli occhi: “Hey tranquilla…ok? Qualunque cosa accada laggiù, io non mi sottometterò più a lui…Devo dimostrargli che non sono più il suo Cyborg…mi capisci?” La sentii annuire: “Vorrei venire anche io…” La strinsi, cullandola un po’: “No…qualcuno deve rimanere qui a mandare avanti la baracca, no?” Mi baciò il petto, come se sapesse che ci sarebbe voluto tempo prima che potesse rifarlo…: “Hai ragione…buonanotte…” “Notte…”

Quando persi, un solo pensiero mi tormentava: “Lei mi sta vedendo? È lì alla tv, vede la mia sconfitta, il mio dolore?” Solo in futuro seppi che lei non solo mi stava vedendo, ma stava anche soffrendo insieme a me. Eppure non volevo che soffrisse così per me…Doveva stare tranquilla…sarebbe andato…tutto….bene…

Durante il coma, riuscivo a sentire vagamente chi veniva a trovarmi…Boris e Sergay che mi dicevano che erano costretti a tornare a casa, i BladeBreakers che mi incoraggiavano e rassicuravano, la silenziosa presenza di Kei che per me valeva più di mille fasulle parole…Mentre giacevo lì, solitamente in compagnia di Daitenji, ricordai un particolare della mia infanzia che avevo scordato: avevo preso l’abitudine, ogni Capodanno, di scrivere (con l’aiuto dei miei compagni, soprattutto Kei, il più letterato e corretto grammaticalmente) ogni avvenimento che aveva caratterizzato quell’anno…li chiamavamo Annali, a simulazione dell’opera di un famoso latino di cui non ricordo più il nome. Pensai alla mia Selene, l’avvenimento più importante della mia esistenza…meritava di essere ricordata.

“Quindi quando pensate di tornare in Russia?”
Il dojo Kinomiya era veramente un luogo caldo e confortante, ma il MIO caldo e il MIO conforto erano lontani, e volevo raggiungerli quanto prima…
Guardai il mio compagno: “Beh, quanto prima…penso tra meno di una settimana…”
Takao strabuzzò gli occhi: “Così presto???”
Vidi Kei ridacchiare: “La verità è che MUORE dalla voglia di rivedere la sua ragazza…sennò non farebbe tutto così in fretta!!”
Gli diedi un pugno ‘amichevole’ in testa, indignato: “Beh, fino a prova contraria, anche tu MUORI dalla voglia di rivedere la tua!!”
Le espressioni che seguirono il nostro breve dialogo mi fanno ridere ancor oggi…pensavano che non avessimo un vita sociale?

Quando scendemmo dall’aereo, non trovammo nessuno ad aspettarci…Poi, finalmente, i nostri compagni si accorsero del nostro arrivo, e ci vennero incontro: Kei venne subito travolto prima da Lillian, che lo abbracciò con un tale slancio da farlo cadere a terra, poi da Anja, che lo rimproverò di essere stato cos’ avventato. Ovvio che anche io dovetti sorbire la sua predica. I ragazzi ci abbracciarono senza dire nulla, se non qualche parola di bentornato, mentre Lena salutò cordialmente me, e rivolse a Kei testuali parole: “Certo che poteva ammazzarti quel Brooklyn!”
Se dovessi riportare però la risposta di Kei, e il conseguente litigio, non finirei più…ma tutti sapevamo che erano contenti di rivedersi.
Infine, arrivò lei, il mio angelo…Mi sorrise, avvicinandosi lentamente…Quando mi fu davanti, però, mi diede uno schiaffo: “STRONZO! Mi hai fatta morire di paura!!!” Le sorrisi, colpevole, mentre lei mi abbracciava, iniziando a baciarmi con foga, senza lasciarmi il tempo di respirare: la bloccai, per poi stringerla a mia volta: “Ti amo Selene…scusami…ti amo…” Mi strinse fin quasi a soffocarmi: “Ti amo anche io, ma ti prego, non lasciarmi più!”

Ebbene, oggi è Capodanno, e posso dire di aver brillantemente mantenuto la mia promessa: non l’ho più lasciata. Mai più.

Fine

Ed ecco la fine!!! Bene, come vi è sembrato? Mi rendo conto che Yuri qui appare molto in calore, ma che ci volete fare XD Ebbene…io penso sia venuto bene, quindi, non c’è motivo per cui non dobbiate recensire XD Scherzo, però mi farebbe taaaaanto piacere!!!!^^
Bene, ringrazio Iria per le solite pre-letture e padme che mi ha mostrato il nuovo mondo del Doll Maker! °O°
Ora, prima della risposta alle recensioni, prendo un angolino per mettere l’aspetto delle attuali protagoniste donne!^^
Allora…questa è Anja ^^
http://image.forumfree.it/2/9/2/6/9/6/2/1214047322.jpg

Mentre questa è Selene ^^ Purtroppo, i capelli non sono proprio così, ma piuttosto sono come quelli di Sasha di “Ti va di ballare?” (<--film con Antonio Banderas, lei è quella del tango a tre)
http://image.forumfree.it/2/9/2/6/9/6/2/1214047416.jpg


Rispondo ora!

Eagle fire = Ciau carissima! *O* Davvero ti piace? Me felice!!!^O^ Bene, non saranno tutti diari, anzi…vedi che questo non è già più un diario, e Boris e Kei racconteranno in modo totalmente diverso! Bellini vero da piccoli? *///* Grazie di tutto, spero che questo ti sia piaciuto!!! Kissone

Nika_Chan01 = Tesorella bella!!! ^O^ Ciau! Grazieeeee!!!! Gentilissima! ^O^ Questo su Yuri ti è piaciuto? Fammi sapere! Kissone

Iria = SOCIAAAAAA!!! Allora? Degno delle tue aspettative??? Mi spiace, ma io Yuri non lo faccio soffrire molto…rimedieremo insieme XD Sì, Sergay è un POCO taccagno mi pare…O____o (non si sa mai…meglio accumulare denaro…$__$ nd Sergay) O____O Dicevo…V___V’’’…Allora? La fine ti piace? Ho modificato qualcosa qua e là, ma mi pare sia venuto meglio che all’inizio! Grazie per ogni consiglio e complimento, ti adoro! ^O^ Kissone

Bladegirl = Ciau bella! ^^ Sono contenta di averti svelato un nuovo lato di Sergay! ^^ Kei arriverà alla fine, dovrai subirmi ancora un po’…Spero ti sia piaciuto questo nuovo lato di Yuri!!! Kissone

Joey_91 = Grazie °///° Gentilissima! ^^ Davvero ti è piaciuta tanto? Ne sono molto felice! Fammi sapere cosa ne pensi di questo cap! Kissone

DarkHiwatari = Grazie di tutto tesora!!! ^///^ Che ne pensi di questo cap? Stavolta nessun Boris a leggere…XD Ma nel prossimo capitolo ci sarà solo lui, quindi…preparati XD Fammi sapere cosa ne pensi di questo cap! Kissone

Chibilory = Ciao Chibilory! ^^ Sono tantissimo contenta (<--italiese correggiato) che ti sia piaciuta così tanto! Sergay è tenero, lo so! ^O^ Di questo cap che ne pensi? Kissone

Padme86 = Cara mia! Grazie per ogni singolo complimento, sono felice che tu abbia apprezzato tanto lo scorso capitolo! Ebbene, cosa ne pensi di questo cap? Passionale vero? X°°°°D Spero tanto ti sia piaciuto! Mi aspetto la tua opinione più sincera, ci conto! Kissone

BenHuznestova = Ciao bella! Innanzitutto, mi scuso perché sbaglio sempre a scrivere il tuo nome…>___>…E poi…GRAZIE! Ogni complimento mi apre il cuore, poiché ti stimo molto come scrittrice e sono felice che le mie storie ti piacciono! A proposito, grazie anche per le recensioni che mi hai lasciato nelle altre storie! Mi hai positivamente sorpresa ^^ Kissone

RINGRAZIO ANCHE OGNI RECENSITORE DELL’ULTIMO CAPITOLO DI “INTERVIEW WITH THE STAR” ^^ Grazie di cuore ^O^

Kissone
Sybelle

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Capitolo 3
*** La perfetta imperfezione di Boris ***


Ed eccomi tornata da lande desolate chiamate ozio e totale mancanza di ispirazione! Finalmente ho qui per la vostra gioia la penultima shot! Me felice di vedere che piacciono tanto! ^///^
E pensate un po’…Kei si avvicina!
Che dire? Ringrazio Iria per l’enorme pazienza e i preziosi consigli!
Buona lettura
Kissone

La perfetta imperfezione di Boris

“BORIS ESCI DA QUEL CAZZO DI BAGNO! DEVO VEDERMI CON MORGAN, NON HO IL TEMPO DI ASPETTARE I TUOI COMODI!”
Mamma mia quanto diventa stressante Kei quando è di fretta…Gli rispondo con calma: “Sì….un momento Kei!” Lo sento sbuffare, con ogni probabilità si è appoggiato alla porta, braccia incrociate e sguardo indignato. Da quando si vede con quella Morgan è diventato ancora più scontroso…Mentre Yuri, che ha da poco portato qua la sua nuova e prima ragazza, è diventato un angioletto…
Ed io? Io troverò mai una ragazza? Sergay è sposato ormai, Yuri ha Selene, Kei sembra portare avanti una storia con quella là, mentre Ivan non ci pensa ancora…Mi guardo allo specchio: chi voglio prendere in giro? Non troverò mai nessuna…Non sono fortunato come Sergay, disinibito come Yuri o affascinante come Kei…
Io sono solo brutto…Ho il viso troppo piccolo per il mio corpo, capelli di un colore assurdo (anche se Kei non lo batte nessuno…XD) e sopracciglia troppo folte…Per non parlare delle orecchie… Mi faccio schifo da solo insomma! Se fossi una ragazza, non mi metterei mai con me!
“BORIS! HO PERSO LA PAZIENZA! O ESCI O BUTTO Giù LA PORTA!”
Alzo gli occhi al cielo, sospirando: “Calmati amico, ho fatto…”
Finalmente esco, trovando il mio caro compagno di squadra esattamente come immaginavo: braccia al petto e sguardo seccato. Senza guardarlo, vado in camera mia…Mi sento depresso…ç___ç
Appena entro in camera, mi butto sul letto, con un sonoro sbuffo: dura la vita di un ragazzo deforme…
Improvvisamente sento la porta aprirsi: chi è, il gobbo di Notre Dame venuto a farmi visita?
Ma evidentemente non è così, anzi: è quella statua greca di Kei che ora si è seduta sul letto, affianco a me; mi alzo, non poco seccato: non poteva lasciarmi al mio destino, qua, solitario?
“Beh? Ho lasciato la tavoletta del water alzata e quindi sei venuto a linciarmi?”
Ride. Cioè, io faccio una battutona d’effetto che avrebbe dovuto farlo incazzare, e lui se la ride???? Ora sclero.
“Che te ridi?! Fila in bagno, mi hai rotto per tre ore prima!”
Non risponde, bensì mi guarda con quello sguardo indecifrabile che mi da tanto sui nervi. Mi prudono le mani…
“Allora Kei! Sei entrato in stato semi-comatoso?!” Gli sventolo una mano davanti agli occhi, lui però non batte ciglio. Come volevasi dimostrare: è entrato in catalessi.
Sto per dargli uno schiaffo, ma lui apre la bocca e FINALMENTE parla: allora non è in catalessi!!!
“Boris…per caso sei triste?”

Che gli rispondo ora?! Dannato lui e le sue intuizioni!
“Ma che dici Kei! Io? Triste? Assurdo!!” Bene…bluffiamo. Mi guarda storto.
“Non mentire…si vede lontano un miglio che sei depresso…Quando inizierai a tagliarti le vene poi non venire da me a lamentarti…”V__V
Merda, non sono a sto punto! Però, battuta a parte, sembra serio…Che sia preoccupato?
“Non sono depresso…è solo che…”
Mi sto per aprire…respira Bo…respira…O__O
Il mio amico tatuato mi incoraggia a continuare: “è solo che…?”
Faccio un profondo respiro: “…sono brutto” L’ho detto tutto d’un fiato, so già che riderà…mi preparo prima…3…2….1…arriva la risata.

Non ride! O__O Kei mi guarda serissimo…ok, fa paura…
“Boris…lo pensi davvero?”
Annuisco: “Ma cioè Kei, guarda me e guarda voi!”
Mi interrompe: “Con voi chi intendi?”
Lo guardo corrucciato: “Yuri, Sergay…TU!”
Ridacchia divertito: mi pareva strano che non lo avesse già fatto…
“Ma scusa Bo, qual è il tuo problema?”
Glielo dico o non glielo dico? Mi sento come quel tipo inglese…quel Scheckspir…Sheakspire…o come si chiamava…
Vabbè al massimo mi riderà in faccia: “Il mio problema è che…voi siete tutti accoppiati ed io no…”
Continua a scrutarmi…Mi sta mettendo ansia!!! >////<
“Come se la mia fosse una storia seria..” Lo sussurra, senza guardarmi…
“Una storia è però! Mentre io non ne avrò mai! Non ho nessuna dote, e sono brutto!”
Rimaniamo in silenzio per un po’, poi lui si alza, andando al mio armadio; prende dei vestiti, poi li getta sul letto: “Vestiti brutto anatroccolo dai!”
Gli faccio la linguaccia, obbedendo. Devo dire che ha gusto…Ci si spiega perché ha successo con le donne!
Borbottando e mugugnando mi vesto, mentre lui mi aspetta paziente. Ha uno sguardo che non riesco a decifrare: sembra concentrato, divertito e spaventato contemporaneamente…vallo a capire.
“Kei…che intenzioni hai?” Quel suo sguardo non mi piace per niente.
Mi prende per la maglia, uscendo dalla mia camera: “Voglio solo che mi accompagni in macchina fino a Morgan”
Che storia è questa? Non può andare da solo come sempre, in moto? Ufff…però sembra così determinato che non dico nulla.
Scende di fretta le scale, mollandomi per un po’, per poi riprendermi per il colletto, strascinandomi fino all’entrata. Inciampo dappertutto per colpa sua!
Gli altri sono tutti seduti in salotto, a bere un po’ di thè, ed Anja ci ferma: “Hey ragazzi, dove andate?”
Kei risponde semplicemente, uscendo: “A RIMORCHIARE RAGAZZE A MOSCA”
E sono certo che si sono strozzati tutti, quando l’ha detto.

No…un momento…fermi tutti…Cosa ha detto quel pazzo bicolore? O___O


“Kei…mi spieghi cos’hai in mente?”
“Vedrai…”
Sbuffo; siamo in macchina: lui guida, io mi rodo lo stomaco e mi scervello inutilmente.
Cosa avrà in mente? Non conosco la strada che sta percorrendo…in tutti i sensi.

Ecco…siamo a Mosca…Dopo poco tempo, arriviamo davanti ad un’officina che non avevo mai visto prima…Strano, io amo le officine!!*__*
Parcheggia lì davanti, poi scendiamo. Lo vedo guardare dentro: “Kei…vuoi dirmi che ci facciamo qua?”
“Aspettami qui…torno subito…”
Perfetto…gran bella risposta esplicativa…T___T
Sbuffo piuttosto innervosito, mentre Kei si dirige verso una macchina, sotto la quale vedo spuntare delle gambe. Dalla mia postazione vedo tutto quasi perfettamente e sento bene la voce del mio amico misterioso.
“Hey amore mio! Come stai?”
Da quando Kei è così…ironico e gioviale? O__o
Sento una voce irritata rispondergli, è una voce femminile: “Cosa vuoi stronzo? Hai deciso di suicidarti e sei venuto a darmi la buona nuova?”
Cavolo…ci va leggero la tipa…Kei ride allegro, tirandola fuori da sotto la macchina.
“Andiamo Lena…non fare la sadica…sai che non ti darei mai una gioia simile!”
Purtroppo, non vedo la ragazza perché Kei le sta proprio davanti. Ma vedo distintamente che cerca di dargli un pugno, che lui blocca prontamente.
“Cosa vuoi Kei? Non trovi nessuno che ti sopporti e sei venuto qua?!”
Tutto d’un tratto, mi indica: “Calmati psicopatica, sono qui per il mio amico”
Arrossisco…parla di me?!
Vedo che la ragazza sporge il capo verso di me: è molto giovane, avrà 17-18 anni, e la faccia sporca di polvere ed olio…Piuttosto buffa a vedersi!
La vedo arrossire violentemente, per poi discutere con Kei: “Ma sei pazzo?! Non potevi dirmi prima di aver portato un ragazzo qua da noi?! Ti odio Hiwatari!!!Guarda come sono messa!!!! Sono tutta sporca!!”
Penso volesse dirlo a bassa voce, ma l’ho sentita comunque…Che tenera!^^
Il mio compagno di squadra ride sarcastico: “Non credo che sporca o pulita faccia differenza…brutta rimani!” La vedo tirargli un pugno, e questa volta fare centro…Deve far male…O__O
Dopo un momento, Kei si riprende e continua a parlare: “Allora…come dicevo…Boris (che è il mio amico se non si era capito) cerca lavoro, ed è molto portato in meccanica…puoi fare qualcosa tu?”

Ok, un momento: fermi con la storia.
Riassumo: Kei mi ha fatto vestire con la scusa che lo dovevo accompagnare dalla sua ragazza, poi ha detto a tutti che andavamo a rimorchiare, e ora dice che cerco lavoro, quando non è affatto vero? O___O Ma è scemo?! Non che non mi piacerebbe lavorare in un’ officina, però…Ma vabbè, riprendiamo la storia!

Lena mi riguarda, un sopracciglio alzato, poi guarda Kei: “Chiederò a mio padre se vuole un altro aiuto…va bene?”
Sto per intervenire, quando Kei sorride entusiasta: “Grazie tesorina bella! Ora devo andarmene, te lo mollo qui e fate voi il resto…ok?”
Boccheggio: mi sta lasciando da solo per caso?
Lei gli da una spinta: “Sparisci! Spero che farai un incidente!”
Lui ride tranquillo (oggi ride sempre…) entrando in macchina: “Lo spero anche io!”
Mi precipito verso di lui: “Kei cosa diavolo devo fare ora?”
Mi guarda indifferente: “Prenditi il lavoro e…lavora!”
Parte, lasciandomi lì sul marciapiede, a bocca spalancata. Figlio di…
“Boris giusto?”
Mi volto, la ragazza mi ha appena chiamato…sorrido assai imbarazzato, portando una mano dietro la testa: “Beh sì…”
Sbuffa (tra me e lei oggi tutti sbuffiamo!), indicandomi con un cenno del capo di seguirla: “Io sono Lena…quel maleducato non ci ha nemmeno presentati…tsk”
Sbaglio o Lena è molto simile a quel traditore di Kei nei modi?
“Allora…quest’officina è di mio padre…se davvero sei in gamba come quel disgraziato dice, allora vedremo di prenderti…ok?”
Annuisco, seguendo il suo passo svelto attraverso la stanza: è un’officina molto grande… “Ci lavorate solo voi due qua?” Mi guarda appena: “Sì, io e mio padre…”
Si toglie un guanto sporco per ravviarsi indietro i capelli: ha le unghie laccate di nero.
Sposto l’attenzione sulla sua testa: ha i capelli rosso scuro, lisci…portati a caschetto, con una frangia dritta davanti. Peccato che al momento siano zozzi delle stesse sostanze che le sporcano la faccia.
“Quanti anni hai Boris?”
Sussulto: “Quasi 18…perché?”
Fa una scrollatine di spalle: “Così…”
Sorrido divertito…fa la brusca, però sembra simpatica.

Finalmente arriviamo in uno stanzino a parte: vedo un uomo sulla 40ina parlare con un altro decisamente più vecchio. Lena si dirige dal primo: ha i capelli del suo stesso colore ed il volto pieno di lentiggini…è sicuramente suo padre. In mano ha un pacchetto di sigarette quasi vuoto e ne sta fumando una in questo istante…mi sa tanto che dovrò lavorare per un tossico incallito.
“Papà…lui è Boris, Kei me l’ha scaricato qua perché cerca lavoro…”
L’uomo abbandona la conversazione con il cliente, che si allontana, per poi spostare l’attenzione sulla figlia: “Kei! Che bravo ragazzo! E come sta?”
Ridacchio quando vedo la faccia scocciata di lei: non penso sia la domanda più adatta da farle… “Sta bene papà…anche troppo per i miei gusti…Ma io ti parlavo di lui” Mi indica. Faccio un sorrisone a 1000 denti, non imbarazzato: IMBARAZZATISSIMO!
Suo padre mi osserva serio: “Quindi Boris…vorresti lavorare qui?”
Balbetto: “S…sì!” Che situazione del cavolo!!! >///<
Continua, sempre più serio: “E saresti disposto anche a orari impensabili e a fatiche immani?”
Oddio mi mette fifa questo!
“S……s……SI!!”
Mi sorride bonario: “Ok sei preso” ^^
Lena lo guarda scioccata: “Come? Così semplicemente?”
Lui ride, mentre io mi sento morire dalla vergogna: “Mi sembra un bravo ragazzo! E poi è simpatico!” Ah davvero? O__o E come fa a saperlo, se ho detto solo sì? Misteri della fede…Lei mi guarda, per niente convinta: “E va bene…”
Ma…ce l’ha con me?
“E comunque caro ragazzo, io sono Oleg! Lena ti spiegherà come funziona qui! Vuoi una sigaretta?” ^O^
…Posso non commentare? Io ODIO Kei…

“Perfetto…sei piuttosto bravo ragazzino…forse mio padre non è così suonato ad averti assunto…”
Ragazzino?! O___o
“Ma…scusa tanto Lena…quanti anni hai TU?”
Si sfila i guanti sporchi, indifferente: “Come te quasi 18…”
Ed io sarei un ragazzino? Vabbè, credo che dovrò farci l’abitudine…Mi alzo da dove mi ero seduto: “Io vado a casa Lena, ci vediamo domani alle 7…ciao”
“Ciao a domani…”
Esco dall’officina, pulendomi alla bell’e meglio così da non sporcare la macchina…La macchina…che non c’è…dov’è????? Oh no…l’ha presa Kei!!! Ed io come torno a casa?!?!
Rientro nell’officina, disperato; Lena mi guarda confusa, accigliata: “Beh? Tu non dovevi andartene?” Le sorrido, imbarazzato: “Kei se ne è andato con la macchina…mi ha scaricato qua in tutti i sensi…” Sbuffa, alzando gli occhi al cielo: “Quella moffetta tatuata è una bestia in tutti i sensi…”
Moffetta tatuata? Mmm…potrei tenermelo buono come nomignolo!!
La guardo implorante: “Ehm…mi potresti…sì insomma…potresti portarmi a casa?” >////>
Mi sorpassa, uscendo dall’officina e andando alla porta di casa sua (posta proprio lì affianco): “Aspettami…mi do una pulita e ti porto…”
Che situazione dannatamente imbarazzante…

Aspetto circa un quarto d’ora, poi riscende...Sembra un’altra persona, così pulita: i capelli le sfiorano lisci e dritti il volto lentigginoso, un paio di grandi occhi verdi le illumina la pelle chiarissima. Porta un’enorme felpa che nasconde possibili curve fastidiose, nera con un enorme teschio sul davanti, e jeans grigi, pieni di scuciture e fili fuori posto.
Mi fa cenno di seguirla: “Vieni…vivi con Kei al monastero giusto?”

“Allora, com’è andata al lavoro?”
Gli ringhio contro, sedendomi sul divano, imbronciato.
Entra Yuri, guardandoci incuriosito: “Che succede?”
Kei mi guarda divertito: “Oggi il nostro Bo ha cambiato lavoro…”
Lo ignoro: non avrà alcuna soddisfazione da me!
Yuri mi interroga, palesemente sorpreso: “Ma tu non avevi già un lavoro?”  
La moffetta tatuata ride: “L’ho portato da Lena oggi…del resto, non era il tuo sogno lavorare in un’officina?”
Mi volto verso di lui, abbastanza irritato: “Mi hai scaricato là!! Ed io non ne sapevo nulla! E comunque, cara la mia moffetta tatuata, è andata benissimo!”
Mentre Yuri (e tutti gli altri, che ci avevano raggiunti) ci guarda tra il confuso e il divertito, Kei se possibile sembra ancora più divertito, strozzandosi quasi dalle risate.
“Aspettate…chi è questa Lena?” Allora anche Ivan non la conosceva!! E, a giudicare dagli sguardi confusi di Selene e Sergay, nemmeno loro…
Vedo Anja sedersi tranquillamente vicino alla moffetta: “Lena non è quella ragazza che aveva una cotta per te Kei?” Chiede disinvolta.

Aspettate un momento…Lena era innamorata di Kei?!

“Sì è lei…lei si era invaghita di me, ma a me non interessava…E adesso ce l’ha con me!” Ride. Dannazione…quasi quasi lo preferivo musone.
“Io me ne vado a letto ragazzi e ragazze…a domani!”
Non sono arrabbiato con Kei…lui mi ha solo dato l’occasione di avere un lavoro che mi appassioni…eppure ho l’impressione che il suo intento fosse un altro…boh.
Mpf….chissà se Lena è già andata a dormire…

“Sei in ritardo ragazzino…”
“Buongiorno anche a te Lena!”
Mi guarda male: sono in ritardo di poco…ma lei non accetta scuse.
“Dovevi essere qui alle 7, invece sono le 7 e un quarto…non mi va questa storia…O rispetti gli orari o non ti disturbi a venire!”
Si è svegliata con il piede sbagliato o è una mia impressione? Vabbè…un sorrisino di circostanza ed inizio a lavorare…L’atmosfera è gelida qua…E non è il clima russo il motivo. La guardo mettersi al lavoro su una moto, mentre io mi appresto ad occuparmi di un guasto ad un freno…Nonostante tutto…è carina…
“Che cazzo hai da guardare ragazzino?”
Arrossisco di botto: ma un tipo non può incantarsi un istante che questa lo aggredisce?
“I-i-io? Niente, niente!!!”
Mi scruta un momento, poi torna a lavorare.
Ma in effetti…dicendola a modo suo…Che cazzo avevo da guardare?

“Kei…tu conosci da tanto tempo Lena?”
Mi sorride divertito: “Non ti sarai innamorato vero Bo?”
Distolgo lo sguardo, scocciato: “Ti ho solo fatto una domanda! Scorbutico…”
Lo vedo stiracchiarsi, sospirando: “Lavorate insieme da poco meno di due mesi oramai…dovresti conoscerla meglio di me a quest’ora…”
Insisto: “Intendo…è normale che si comporti così? O sono io che le sto antipatico?”
Ride. Perché ride?! Mi da sui nervi!
“Bo…lei è scorbutica con tutti, ma ha un cuore d’oro…fidati! È una delle poche persone che posso definire ‘amiche’ fuori dal nostro nucleo familiare”
Stavolta sono io a ridere: “Ma lei ti odia!”
Si volta verso di me, sorridente: “Anche io la odio…vedi quante cose in comune abbiamo?”
Detto questo si allontana, canticchiando una canzone che non avevo mai sentito…Fa più o meno così: “Gloria alla mia bocca che censure non ha, nei modi sono fiaccA forse un po’ ridicolA…”
Possibile che canti una canzone simile LUI? O__o

“Il galateo non mi tocca il galateo non è qua a volte parte la brocca il resto non si sa, è quella faccia da COATTO! È questione di attitudine…COATTO! Ma nel grigio non so viv…”
Sono appena entrato in officina, e la prima cosa che vedo, anzi sento, è Lena che canta a squarciagola questa canzone…Ma è la stessa che cantava Kei!!! O__O
Comunque, appena mi vede, Lena si blocca subito, spegnendo la radio seccata.
“Beh? Che hai da stare lì impalato? LAVORA!”
Sorrido portando una mano dietro la nuca: “Scusami…notavo solo che è la stessa canzone che cantava Kei prima che venissi qua…”
Annuisce: “Probabile…è una canzone che ci è sempre piaciuta…Inusuale, metallica quasi…non piace a nessuno…Come noi”
Mi avvicino a lei: “Tu conosci molto bene Kei? Cos’è successo tra voi?”
Sorride sarcastica, senza guardarmi: “Tsk…Conoscere è una parola grossa…Io gli andavo dietro e lui mi ha scaricata tutto qua. Fine della storia! Contento?”
Trattengo una risata: “E…gli vuoi bene?”
Mi gela con lo sguardo: “Io ODIO quell’essere!.........più o meno…”
Allora gli piace ancora! Oh no! Ma che sto pensando?
Si gira, scocciata: “E comunque non sono affari tuoi! Ragazzino!”
Sto al gioco, divertito: “Ragazzetta!”
“Moccioso!”
“Bimba!”
“Neonato!”
“Embrione!”
“Tsk! Decerebrato!”
“Scema!”
“Capra!”
“Pippi Calzelunghe!”
“Uomo delle nevi!”
“IO NON SONO UNO YETI!”
“Sì che lo sei! Sei uno Yeti gay!”
“Ah sì? E tu sai cosa sei?”
“Cosa, sentiamo?!”
“Sei una befana!”
“IO NON SONO UNA BEFANA!”
“Sì che lo sei! Sei una befana carina!” ^^
“Stronzo!”
“Bella!” =^__^=
“Bugiardo!”
“Sincero!”
“Ipocrita!”
“Innamorato...”
“…”
“…”
“Dongiovanni….”
“…scorbutica adorabile fanciulla ^^”
Silenzio. Mi guarda, non sa se scherzo o meno…Mi è venuto così spontaneo dirglielo che mi sono fregato da solo…Ma sono fiducioso…più o meno…
Dopo un silenzio infinito, si allontana. Zitta.
Passiamo 10 minuti senza parlare, poi la sento da dietro l’enorme auto che sta controllando: “E comunque…anche tu sei carino…”
Non ci credo! L’ha detto! L’ha detto!
Sorrido, sto per risponderle, quando…
“HEYLA BORIS’KA! Vuoi una sigaretta?”
Ed ecco un bel momento rovinato per sempre…T___T
“No Oleg grazie…”
Mi da una FORTE (ç___ç) pacca sulla schiena, per poi allontanarsi, cantando tra una boccata di fumo e l’altra: “Dove vai se la faccia da coatto non hai…”
Mi sa proprio che dovrò scaricare quella canzone…
Ed ora come lo ripesco il discorso? Passano altri imbarazzanti istanti di silenzio, quando è lei a spezzarlo: “Sappi che credo nel sesso dopo il matrimonio”
Ridacchio. Non è certo un problema per me.
Ma con questo…cosa voleva dire? O__o

Torno a casa afflitto: non mi ha dato uno straccio di risposta oggi Lena. Non la capisco…Allora, riassumo i fatti: in un litigio giocoso, dei nostri soliti, le ho detto che per me è carina e che sono innamorato di lei. In tutta risposta, dopo lunghi attimi di silenzio, mi ha detto che anche io sono carino e che crede nel sesso dopo il matrimonio. Era un rifiuto o un invito a nozze? O___o
Tsè…donne.

Ufff…sto dormendo in piedi…Questa mattina svegliarsi è stata dura! =___=
Mi vesto pigramente, per poi sbadigliare: mi sa tanto che arriverò tardi al lavoro…e se mi dessi per malato?
Naaa…da escludere, Lena verrebbe fino a qui e mi ci porterebbe di peso al lavoro! Ma forse no…qui c’è Kei, non entrerebbe mai in territorio “nemico”.
Scendo le scale, e mi scappa uno sbadiglio: speriamo che la colazione mi svegli, sennò la vedo male…Entro in cucina, e rimango a bocca aperta: Anja è come sempre a preparare le varie pietanze, Sergay è seduto a mangiare con Ivan, Yuri sta versando del caffè a Selene…tutto normale giusto? NO! Perché oltre a loro c’è anche…LENA! O__O Facilmente distinguibile per il broncio, le braccia conserte e il look total black esplicitamente punk. Alza lo sguardo incrociando il mio, scocciata: “Eccoti ragazzino! Su, mangia veloce, dobbiamo andare!” Balbetto: “C…c…insomma…c…cosa ci fai qui?” Beve un sorso di cappuccino: “Ho pensato di venirti a prendere! Non si sa mai, con un ritardatario come te!” Le sorrido, iniziando a mangiare, piuttosto imbarazzato. Passano un paio di minuti di piacevole conversazione, quando entra Kei: l’atmosfera si gela, i due si scrutano, si studiano, pronti all’attacco…sto già aspettando l’Apocalisse, quando Kei esordisce, indifferente: “Non pensavo che fosse scappato un gorilla dallo zoo”
Silenzio.
Attimi di cupo panico si distendono nell’aria.
Anja sorride, nella sua calma.
Io sudo, nella mia agitazione…conosco abbastanza bene Lena per sapere che…
“Come mi hai chiamata, piccolo camaleonte strabico?”
Troppo tardi.
“Oh ciao Lena!” Temo il peggio, quando vedo Lena alzarsi minacciosa, avvicinandosi al mio amico, tranquillissimo.
“Osa ripetere quello che hai detto e…”
Kei la interrompe: “Cosa scusa? Ciao Lena o gorilla scappato dallo zoo?”
Sono l’unico preoccupato della possibile reazione della rossina? O__o Gli altri si godono il litigio con un sorrisetto dipinto in faccia.
Lei, gli occhi pieni di furia, gli sferra uno schiaffo, ma fortunatamente Kei è agile e le blocca la mano, ridendo: “Ma scusa…” Tenendola stretta, evita altri attacchi,continuando: “…dovresti sentirti onorata…” Lei cerca di colpirlo con un ginocchio nel basso ventre, ma lui la scansa per un pelo: “…io non ti reputo un gorilla qualunque…” Vedo Lena cercare di eludere la stretta di lui sul suo polso, invano; lei è furiosa: “Cosa stai dicendo Hiwatari?!” Ride (quel ragazzo ogni tanto ride troppo): “…dico solo che per me tu sei un Gorilla Bianco, e quindi una razza RARISSIMA!” Finalmente, un colpo va a segno, non troppo forte però: “Vai al diavolo Hiwatari!” “Senti, io sono contro la violenza sugli animali, ma tu mi istighi!” Dopo qualche pizzicotto e qualche colpo più o meno forte, arriva la fine del duello: Lena, con un forte pugno allo stomaco, fa incredibilmente piegare Kei in due dal dolore, lasciandoci stupiti e divertiti. Quella donna fa paura!
Kei si appoggia al tavolo, con un sorrisetto divertito: “Anf…uh…devo solo…riprendere fiato…auch…”
Lena gli passa affianco, fiera: “Così impari zombie avariato!”
Non faccio nemmeno in tempo a ridergli in faccia (come è giusto!) che proprio la vincitrice mi prende per un orecchio, portandomi alla porta: “Noi andiamo! Ciao a tutti!”
Oramai è dichiarato: sono suo.

“Lena…ehm…è piuttosto deprimente per un uomo ma…vorrei sapere che ne pensi...sì insomma…di me…di te…di noi”
Sta ferma e muta. Lo sguardo fisso sulla strada. Sto contorcendo le mani in posizioni assurde…sudo come un cammello in calore. Volge lo sguardo incrociando il mio: “ Oh…mi hai detto qualcosa? Ero sovrappensiero”
Cosa?! Che sfiga…ç__ç…ora dove lo trovo il coraggio di ripetermi? >__<
“Io sì insomma cioè parlando del tempo controproducente per una bettola balneare nel South California e dell’esistenza spettrale e difficoltosa di una povera cozza striata di blu…”
“Boris…amore mio…smettila di sparare cazzate e dimmi cosa vuoi!”
Deglutisco: “Io…VUOI METTERTI CON ME?” >///<
Che vergognaaaa!!!!!
Guardo fuori dal finestrino, sono rosso come un pomodoro.
Mi mordicchio freneticamente un labbro.
Mi sudano le mani.
Oddio, com’è difficile la prima dichiarazione d’amore.
“Va bene. Anche tu mi piaci”
Penso che sto per svenire. Almeno sono già seduto.

Parcheggia. Scendo barcollante, un sorriso ebete ed incredulo stampato in faccia.
“Su…andiamo!”
Non mi ero mai reso conto di quanto la sua voce fosse bella. Il mondo è sempre stato così colorato o lo vedo solo ora? Com’è bella la neve….
“A te le dichiarazioni d’amore fanno male…”
Le sue braccia mi afferrano e mi portano in officina. È difficile spiegare come mi sento…è una sensazione di appagamento mista a gioia…un po’ come fossi drogato.
Le sorrido: “Posso…posso abbracciarti?” Mi guarda stupita, per poi sorridermi misteriosamente: “Solo se all’abbraccio seguirà un bacio”
Detto fatto. I nostri corpi si avvicinano, si sfiorano, trovano il contatto. La tengo stretta per un po’, poi i nostri volti si incontrano. Mi lancia uno sguardo che mi sembra eterno, poi mi bacia. È…il mio primo bacio…ed è…bellissimo…

“Heyla Kei! Vuoi una sigaretta?”
“Grazie mille Oleg, ma sto cercando di smettere…”
“Vabbè, ti chiamo Boris’ka?”
Alzo lo sguardo…che ci fa Kei qui?
“Tranquillo Oleg, ci sono!”
“Oooooh bene! A più tardi Kei! Se vuoi una sigaretta, chiamami!”
Kei ride, io oramai mi sono rassegnato alla realtà: il mio capo morirà di cancro, se continua così… T__T
Mi alzo da terra, andando incontro al mio amico: “Hey Kei, che c’è?”
Mi prende per un polso, lasciandomi spiazzato: “Dove mi porti?”
Entra in uno stanzino in cui teniamo gli attrezzi vecchi, e chiude la porta: “Ora dimmi la verità…ti sei messo con Lena?” Arrossisco. Come diavolo ha fatto a scoprirlo? A casa non ho detto niente, mi avrebbe troppo imbarazzato.
Mi guarda spazientito: “Bo…l’abbiamo capito tutti…Il tuo pudore non è affatto necessario”
Annuisco soltanto. Lui sa che è la mia risposta per tutto.
Sorride: “Sono contento…è l’unico motivo per cui ti ho portato qui.”
COSA? O__O
Continua, senza darmi il tempo di chiedere spiegazioni: “Ho sempre pensato che sarebbe stata perfetta per te…per questo l’ho sempre allontanata e rifiutata…”
L’ha fatto…per me…
“Ma sappi che se la fai soffrire…ti spacco la faccia”
Sostengo il suo sguardo serio, forse un po’ intimorito…Non scherza, ma nemmeno io. Una sola occhiata. Ci siamo detti tutto.
Esce dalla stanza, e mi pare che stia sorridendo. Quella Lillian deve avere i suoi effetti positivi.

“Hey Boris…” Continuo a lavorare.
“Boris…..” Avvito un bullone.
“BORIS!” Ne svito un altro…
“…BORIS!!!!!!” Sussulto, guardando la mia ragazza (che bel suono ha questa parola) stranito. Non mi ha mai chiamato per nome.
“Scusami…è che…fa lo stesso, è una cavolata. Dicevi?”
“Kei ha parlato anche con te?”
Annuisco piano, cauto. È andato anche da lei quindi…
Sbotta: “Tsk, come se io, dopo averti FINALMENTE trovato, ti potessi fare soffrire!”
Rimango senza parole. Forse per la prima volta nella mia vita, non so proprio cosa dire.

“Kei…”
“Non rompere Boris…non vedi che mi sto allenando?!”
“Volevo solo ringraziarti…”
“…figurati Bo…”

“Perché ridi?”
La osservo. Porta una maglia molto lunga nera, con sotto dei jeans aderenti tutti strappati. Ai piedi ha degli anfibi, e il viso è truccato in stile punk. La abbraccio, stringendo a me quel corpo per niente perfetto, ma così bello per me.
Sorrido. È una bella sensazione.
“Perché sono fortunato”
Si stringe a me, sorridendo a sua volta: “Anche io lo sono, eppure non rido da sola senza motivo.”
“Davvero? Ti senti fortunata ad avere me?”
Mi stringe una mano, fa un po’ male, ma so che non lo fa apposta e che non sa governare la sua forza.
“Non dovrei?”
Sospiro: “Non sono esattamente il tipo che sognavi, se ti piaceva Kei…io…sono pieno di difetti…”
Sorride: ha un sorriso bellissimo, ma ben poche volte è possibile vederlo. Lei non ama mostrarsi debole e vulnerabile.
“Senti Boris…io non amo il perfetto Kei…io amo il mio imperfetto ragazzino, e nient’altro che lui…Nemmeno io sono perfetta, e questo ci rende veramente perfetti insieme, non ti sembra?”
“Per rimanere in tema…il modo in cui mi hai detto che mi ami è perfetto”
Sorride con aria di sfida: “Prova ad eguagliarla!”
Le bacio la fronte: “Vediamo…mmm…è difficile…devo dirti perfettamente che ti amo?”
Lei annuisce, seria.
Corrugo la fronte, mi sforzo, penso a tutte le dichiarazioni più sbaciucchiose che ho sentito, sia in tv che dai miei coinquilini…e alla fine…trovata!
“Lena…-lei mi guarda fiduciosa-…ti amo!”
Ride: anche la sua risata è bellissima, ed anche questa è molto rara. Iniziamo a lottare per gioco, ridendo: “Ed io che mi aspettavo la dichiarazione più romantica esistente!”
Le prendo il volto, sorridendole: “Ti giuro che dietro a quelle due parole vi era un discorso degno di Scheckspir…o Sheakspire…come si chiamava quello…”
La bacio, prolungando il contatto.
Essere imperfetti è così dolce, insieme...Lena sorride: “Si chiama Sheakspire…!” La bacio nuovamente: “Tsk…tanto non è un tizio così importante…cos’avrà mai fatto di così famoso…”


Fine

Ed ecco qua! Finita la 3° shot! ^^ Che ve ne pare? Vi ha fatto almeno sorridere il caro Bo Chan?  Fatemi sapere!
Comunque, metto qui Lena!

http://image.forumfree.it/2/9/2/6/9/6/2/1216058192.jpg
Se l’immagine non viene, come purtroppo temo, basta che inserite il link nel…ehm…nello spazio dove si scrivono i siti (spiegazione eccellente XD) e l’immagine comparirà! ^^ Lo stesso discorso per le immagini dello scorso capitolo!
Bene, purtroppo non posso rispondere alle recensioni, ma voi sapete che vi sono riconoscente e che vi amo! Kissone

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Capitolo 4
*** Il racconto di Kei ***


Salve mondo! =)
Torno con la mia ultima one shot, per poi dedicarmi completamente a The Nightmare of Love’s Night.
Che dire?
Sono contenta. Sono MOLTO contenta. Perché con queste one shot ho sperimentato la prima persona, il racconto poco dettagliato di un diario, lo svolgersi dei fatti preciso di un annario, la simpatia di una storia raccontata al momento, ed infine un modo tutto strano di narrazione come quello di questo ultimo capitolo su Kei.
E sono contenta perché ho mostrato un lato dei Demolition Boys che forse non tutti conoscevano.
Questo ultimo “episodio” sarà leggermente più lungo degli altri, essendo Kei mi sono dilungata un po’ tanto =P
Spero con tutto il cuore che vi piaccia, e che vi dia una qualche emozione.
Buona lettura
Sybelle

Il racconto di Kei

Non ricordo con precisione il giorno e l’ora, la memoria a volte mi inganna.
Ma ricordo con precisione che era una giornata soleggiata e fredda, senza nuvole. Totalmente cristallina, come solo in montagna si possono trovare.
A Mosca una giornata simile, seppur gelida, era una rarità.
Camminavo truce in mezzo alle persone, una piccola macchia nera in quel giorno così colorato...Un gruppo di fans tentò di fermarmi, io le superai indifferente. Non mi piacevano le loro attenzioni; le trovavo stupide, senza senso: come potevano confermare di adorarmi alla follia, se nemmeno mi conoscevano?
Poi alcune erano più agguerrite di altre: mi seguivano, scoprivano i locali che frequentavo, i giorni in cui uscivo…La privacy era diventata un sogno per me, oramai non ricordavo più cosa significasse starsene in beata solitudine, in pace.
Invidiavo profondamente le persone comuni: così normali da poter vivere come preferivano…A me non era permesso: prima il monastero, la mafia…Poi quell’ondata di improvvisa popolarità che il beyblade mi aveva portato…Non ero pronto alla notorietà, non ancora. Avevo appena 16 anni, ero troppo giovane, troppo ribelle…Avrei attirato scandali come una calamita.
Ricordo che quel giorno in particolare non me ne andava bene una, che pensavo e ripensavo a troppe cose, che la voglia di vivere mi stava lentamente scivolando via…E fu proprio in quel momento, che la sentii…

“Ma tu…ASPETTA! ASPETTA UN MOMENTO! KEI, KEI HIWATARI, ASPETTA!”
Il giovane si voltò scocciato, scrutando la persona che lo chiamava con tanta insistenza…La suddetta persona gli fu letteralmente addosso, travolgendolo.
“Hey, ma sei matta?! Mi stavi per ammazzare!”
La ragazza che lo aveva chiamato si alzò, dolorante: “Scusami, ma ti ho veramente cercato ovunque, e allora…”
Lui tagliò corto: “Senti, mi avete stancato voi fan…Lasciatemi in pace, non sono tipo da autografi, foto o cose simili…”
Lei rise, sorpresa: “No, non hai capito…sono una blader anche io!”
Il tatuato la guardò sprezzante: “E cosa vorresti fare, sfidarmi?”
La giovane prese dalla tasca un beyblade, bianco come la neve: “No, voglio mostrarti questo…”
Gli diede l’oggetto, aspettando la sua reazione…

Non so dire cosa provai in quel momento. Sorpresa, confusione, odio, ammirazione, stupore…Quella ragazza possedeva un BitPower che sembrava la fotocopia di Dranzer! Una fenice candida come la neve, candida come la pelle della sua padrona…Era una ragazzetta buffa, a dirla tutta: gli occhioni color cobalto erano incorniciati da una nuvola di capelli dorati…Degli strani boccoli che le circondavano le spalle come un’aura protettiva. Le sue guance erano arrossate dal freddo e le sue labbra sottili e rosate. Mi fece uno strano effetto vederla; mi fece sentire…vivo, penso. E curioso: come faceva ad avere un BitPower così simile al mio? Da dove spuntava fuori tutto ad un tratto?

“Mi chiamo Lillian…e penso che noi due dovremmo rincontrarci e discuterne al più presto…” Non scherzava.
Lui era costernato, confuso, fragile…Aveva bisogno di riflettere.
“Dove potrò trovarti?” Le parole uscirono prima che potesse lui stesso pensarle.
“Chiamami a questo numero, se lo vorrai…” Prese una penna, e, aprendo il palmo della mano del ragazzo, scrisse un numero di cellulare.
“D’accordo”
“Ti aspetto Kei”
“Addio”
“Alla prossima”

Me ne dimenticai la sera stessa. Avevo altri problemi, altre scocciature. Ben presto, il nome Lillian non mi disse più nulla. Ma quel numero, quello era rimasto nella mia pelle…Non me ne curavo, lo ignoravo in modo piuttosto infantile.

“Kei, cos’hai scritto nella mano?”
“Nulla di importante Ivan…al prossimo lavaggio sparirà…”

Forse volevo solo dimenticare quel piccolo sprazzo di luce che avevo intravisto negli occhi di quella biondina…

“Baciami, sì…mmm…ancora…”
La ragazza scostò la bocca da quella del blader, seria: “Cos’hai? A cosa pensi?”
Lui riprese a baciarla, senza rispondere: solo un bacio appassionato, ma senza passione.
“Seriamente Kei, sei distante…non mi piace”
Lui sbuffò, accendendosi una sigaretta: “Non sto pensando a nulla. Non ho nulla. Contenta?” Lei a sua volta portò una sigaretta alla bocca, accendendola in quella del ragazzo. “Mi piacerebbe sapere perché il mio ragazzo mi ignora e fa finta di essere interessato a me”
Lui rise: “Il tuo ragazzo? Da quando sono il tuo ragazzo Morgan? Sta zitta per piacere!”

Non amavo Morgan. Non l’avrei mai potuta amare: era troppo uguale a me. Troppo indifferente, troppo ribelle, troppo perfettamente insofferente delle persone intorno a sé.
Morgan era assolutamente bellissima. Aveva i capelli lisci e neri, gli occhi grigi e un fisico che sembrava urlare: “Scopami, sono tua” …Non so se mi amava, ma sicuramente ci teneva a quel rapporto che aveva con me. Ci incontrammo in uno di quei vicoletti bui dove i giovani alcolizzati spacciano e comprano droga; cosa ci facevo lì? La risposta è molto semplice: mi drogavo, come tutti. Per cosa vale la pena di vivere alla fin fine? Perché mai la droga era sbagliata, se ti aiutava ad andare avanti? Ammetto che senza di quella sarei morto…Vivevo solo per drogarmi, bere e fumare, ma almeno vivevo. Certo che mi pento di averne fatto uso…ma se potessi tornare indietro e mi trovassi nella stessa situazione lo rifarei. Sono un cattivo ragazzo, si sa.

“Cos’hai sulla mano?”
Si appoggiò al muro: “Eh?”
“Sulla mano, cos’hai sulla mano?” La mora prese la mano del ragazzo tra le sue calde dita: “Un numero…che numero è? Di una ragazza?”
Rise, togliendo la mano: “E se anche fosse?”
Lei lo guardò con sfida: “Esiste una ragazza che bacia meglio di me?”
Kei rise ancora, una risata senza colore. Prese con forza la giovane, baciandola: il sapore della nicotina sulle labbra. “Mmm…no, non credo”

Morgan era uguale a me. Dico davvero, era identica a me. Forse stavo con lei proprio perché in lei vedevo incarnati i miei errori, e ne godevo. Dio, i suoi baci erano così accattivanti! Non ne potevo fare a meno…mi stregavano.
Morgan era come….come la droga che insieme assumevamo, come la sigaretta che ogni sera accendevamo. Un malsano vizio.
Ora che ci penso…era esattamente tutto ciò di cui non avevo bisogno.

“Vai Dranzer!!!”
“Vai Seaborg!!!”
Le due trottole atterrarono sul campo, rotearono, danzarono, per poi scaraventarsi l’una contro l’altra, agguerrite e decise a vincere. Ma, mentre il beyblade del gigante eseguì alla perfezione ogni mossa, quello del nippo-russo si comportò in modo assai capriccioso, per poi finire volontariamente fuori dal gioco. Con una punta di rabbia, il blader prese da terra Dranzer.
“Dovresti fare qualcosa…se Dranzer continua a ribellarsi, non riuscirai più a gareggiare”
“Taci Ser, so che devo riprendere il controllo”
“E questo vale anche per la tua vita, non trovi?”
“Ti ho detto di tacere!”
“E va bene! Quando sarai sul punto di crollare, non avrai parole di conforto da me!”

Mi fece male. Molto. Volevo bene a Sergay, gliene voglio tutt’ora. Sapere che se mai avessi toccato il fondo lui non ci sarebbe stato al mio fianco, mi fece soffrire. Dranzer sembrava non volermi più, Sergay si era stufato di preoccuparsi…Ed era colpa mia. Forse era ora di cambiare…ora di dare un colore alla mia vita.
Il suo numero era ancora nella mia mano.

“Kei!”
“Dove possiamo vederci?”
“Incontriamoci dove ci siamo visti la prima volta, te lo ricordi?”
“Ci vediamo lì domani alle 15”
“Va bene a dop-“ Ma la conversazione era già chiusa.

L’avevo chiamata. A cosa poteva servirmi? Non lo sapevo. Ma sapevo che se volevo riprendere in mano la situazione, dovevo cominciare contattandola. Potrei chiamarlo sesto senso, oppure pazzia. Il fatto è che quella situazione era totalmente insopportabile e nuova per me: Dranzer fuori controllo, una relazione che mi tirava sempre più giù, una nuova vita in Russia, la memoria che tornava…Era troppo. Stavo cedendo. Ero sempre stato fragile, dopo tutto. Tutte le persone più dure e fredde sono le più fragili. Si chiama equilibrio naturale per molti, per me è solo una gran fregatura. A cosa serve essere i più forti solo in apparenza? A nulla, ed io me ne stavo velocemente rendendo conto. Mi venne in mente Lena…Risi. Tastai la mia risata con una mano: i contorni della bocca non erano piegati all’insù.
Questo mi rattristò.

“Quindi anche tu hai un Dranzer…”
“Drinity”
“Eh? Come?”
Lillian rise: “Drinity. Il suo nome è Drinity…è una femmina.”
La guardò scettico: “Mi stai dicendo che il tuo bit è la copia di Dranzer al femminile?”
Lei ricambiò lo sguardo, determinata: “Ti sto dicendo che ho seguito tutti i tuoi incontri alla tv, tutti! E che ogni tua mossa accendeva Drinity come fosse stata una lampadina…”
“E’ assurdo!”
“No invece, è reale ed è qui, davanti ai tuoi occhi!”

La parte razionale di me non voleva crederci. Quella in cerca di una ragione per andare avanti si aggrappava a quella novità con tutte le sue forze. Dranzer aveva un alter ego femminile! Ma se “Drinity” fosse stata solamente un BitPower artificiale? Un insulsa copia? Non avrei sopportato una tale delusione, non dopo la speranza e la curiosità che aveva acceso in me.
Era sempre stato il mio problema: riponevo troppa fiducia in certe cose, e alla fine rimanevo sempre deluso. Era una sofferenza che non riuscivo ad evitare.
Forse, ero così attaccato alle cose, che alla fine non riuscivo a staccarmene…

“Ti sfido”
La blader sorrise: “Finalmente!”

Aveva un bel sorriso…lo stesso sorriso che esibivo io quando Takao mi sfidava. Era…determinata e felice, e tante altre cose che non riuscirò mai a definire. Il suo sorriso aveva qualcosa di inumano…era troppo splendente. Troppo diverso dalla cupezza dei miei, di sorrisi. Quella ragazza mi infastidiva: era troppo luminosa.
Come poteva esistere una persona così?

“Questo campo va bene?”
Si trovavano in una radura poco fuori il centro. Non c’era nessuno lì attorno, il posto perfetto per sfoderare i propri BitPower. Si misero in posizione di lancio, ma lui si bloccò.
“Beh? Che ti prende?” Lo guardò sorpresa: l’aveva sfidata lui.
“Non posso gareggiare” Si morse il labbro: era dannatamente umiliante.
Lei rise: “Perché sono una ragazza?”
Rispose secco: “Non è per te, stupida. Dranzer non obbedisce più ai miei ordini ultimamente”
Lei lo guardò stupita: “Non obbedisce più eh? Sarei io la stupida?” Rise.

Quella risata non le si addiceva. Era un poco perfida, maligna. Non avrei dovuto dirle “stupida”. Non avrei dovuto rovinare quello splendore. Era strano che io mi pentissi di qualcosa. Molto strano.

“So perché non obbedisce, e questa volta non sarà così”
La certezza della giovane lo fece ridere. “Cosa ti rende così sicura?”
Lei sorrise serafica: “Scommetto che ha cominciato a disobbedire da quando ci siamo visti”
Kei la scrutò sorpreso: “Come…?”
“..come l’ho capito? Semplice: lui disobbediva perché voleva che tu mi chiamassi…E alla fine mi hai chiamata davvero!”
La realtà di quelle parole lo fece infuriare.

In quel momento odiai profondamente Lillian. Era tutto ciò che io non ero, e per di più mi sfotteva senza ritegno. Mi irritava parecchio, non mi era mai successo prima. Mai successo che una ragazza senza nulla, se non un misterioso beyblade e un’innata allegria, mi toccasse nel profondo. Certo, il sentimento che aveva in me suscitato non era di gioia, ma non tutti riuscivano a modificare il mio stato di totale indifferenza.
Mi prudevano le mani; dovevo contenermi.

“Lancia campione…Non temere, saprò reagire”Spavalda, si mise in posizione di lancio, di nuovo.
“Lo vedremo…” Rabbuiato, anche lui si preparò.
“3”
“2”
“1”
“Pronti…LANCIO!”
I due beyblade schizzarono sull’arena di gioco, ruotarono, si studiarono…Poi, senza preavviso, i due BitPower uscirono da soli dai loro bitchip, e si volarono incontro, sotto lo sguardo sconvolto dei loro padroni.

Era il più bello spettacolo che avessi mai visto. Dranzer, più maestoso che mai, dispiegò le ali infuocate, e lo stesso fece Drinity. Drinity, la fenice bianca. Piume candide, occhi celesti, spruzzi d’argento su tutto il corpo. Emanava una luce abbagliante, folgorante. Volò attorno a Dranzer, lo scrutò, insieme iniziarono a eseguire strane acrobazie in cielo…Sembravano conoscersi da sempre e scoprirsi la prima volta dopo anni. Non dimenticherò mai l’espressione del mio fidato compagno, mai: sembrava…anzi, era…felice.

Ci volle molto tempo prima che le due fenici smettessero di gioire della presenza dell’altra.
Infine, si ritirarono in un forte bagliore, e i due beyblade uscirono dal campo da soli, intenzionati a non combattere tra loro.
“Io…ho bisogno di rifletterci un po’ su, credo…” Il ragazzo colse la confusione negli occhi della bionda, e annuì: “Sì, anche io…”

Ammetto che ero sconvolto. Non so spiegare bene il perché; forse non credevo che Dranzer potesse non essere solo…Io credevo che lui non avesse nessuno, invece aveva Drinity. L’aveva sempre avuta. Mi sentii…tradito…

“Beh, cosa vuoi idiota?”
“Ho un favore da chiederti Lena…”
Lei lo guardò scettica: la tensione nell’aria.
“Spara”
Fece un profondo respiro: “Tu…tu conosci un posto in cui ci sia qualcuno che mi possa aiutare a…non drogarmi più?” Si morse un labbro, lei rimase zitta ad occhi sgranati. “Vieni, ti do un paio di numeri…”

Non so ancora cosa scattò in me dopo quell’incontro con Drinity. Non so cosa determinò in me quella voglia di salvarmi. So solo che presi e andai da Lena, che (non so come mai) conosceva qualche luogo di disintossicazione. In quello stesso periodo le presentai Boris, anche per sdebitarmi. Mi sentivo in vena di buoni azioni, per mascherare quello che sentivo dentro. Mi sentivo…vuoto. Tremendamente vuoto. Dranzer obbediva ai miei ordini, ma sapevo che era distante da me, che pensava a ben altro padrone…al padrone del suo cuore. Dannata Lillian, e dannata Drinity! Dannato il giorno in cui mi avevano trovato! Mi avevano tolto la mia unica ancora di salvezza. Ora cosa avevo? I miei compagni di squadra non potevano comprendere, presi com’erano dalle loro compagne trovate o ritrovate. Morgan mi avrebbe consolato con un po’ di alcool, spasso e droga, e questo non lo volevo.
Chi mi poteva salvare?

Il cellulare squillò.
“Pronto”
“Ciao Kei, sono Lillian…NO!Non chiudere…senti, io volevo…Cioè…”
“Taglia corto, ragazzina…”
“Voglio sfidarti! Ma senza BitPower, solo con i bey…ci stai?”
“Stasera allo stesso posto dell’altra volta, ci stai?”
“Sì! A che ora?”
Il ragazzo rise, crudele: “Fattelo dire da Drinity”
“Ma…”
Chiuse la conversazione, nervoso. Si sarebbero sfidati ancora…

Avevo paura. Paura che Dranzer mi abbandonasse del tutto nello scontro. E con questo penso di aver detto tutto.

“3”
“2”
“1”
“Pronti….LANCIO!”
I due beyblade rotearono un po’, prima di lanciarsi l’uno contro l’altro, sotto gli incitamenti dei loro proprietari.
Ma al momento dello scontro fatale, si ritrassero improvvisamente, scagliandosi volontariamente fuori dall’arena.
Kei prese Dranzer e lo lanciò per terra, imprecando a denti stretti: “Cazzo!”
Lillian, dal suo canto, si chinò a raccogliere Drinity, e rimase seduta.
“Come temevo…”
Lui smise di inveire per voltarsi a osservarla: “Perché? Cosa temevi, eh?”
La rabbia cresceva…
“Temevo che mi abbandonasse…”
…per poi placarsi. Anche lei si sentiva sola quanto lui?
“Anche io”
“Davvero?”
Annuì, sedendosi a sua volta.

Ricordo ancora lo scricchiolio della neve sotto il mio corpo. Era solo un leggero strato di ghiaccio, ma era davvero gelido. Sentivo l’acqua insinuarsi nella stoffa dei miei vestiti, il freddo perforarmi, eppure…rimasi seduto, insofferente.
Improvvisamente smisi di odiare Lillian. Era proprio come me, provava quello che provavo io. I suoi vestiti lentamente si bagnavano, ma rimaneva ferma per terra, osservando malinconica il suo bit.
Non dico che fu in quel momento che decisi di frequentarla, dico solo che in quel momento, seduta su quella neve così fredda ed intenta a guardare la sua amata Drinity che tanto la faceva penare, era la cosa più vicina alla bellezza assoluta che riuscii ad immaginare.

“Che ne dici di andare a bere qualcosa?”
“Sono astemia Kei…” Una piccola risata.
“Allora berremo qualcosa adatto ad un’astemia, no?”
“Va bene…ci sto!”
I due si alzarono, dirigendosi verso il bar più vicino.

Non era per niente un appuntamento galante. Non sono mai stato tipo da “primo appuntamento” e tanto meno era un modo per risultarle simpatico, carino e gentile.
Ma scoprire che lei provava quello che provavo io, mi aveva fatto sentire l’istintivo bisogno di conoscerla. Ancor oggi mi chiedo perché.
Anche se solo per un giorno, volevo provare ad esserle amico.

“Trovai Drinity in un posto poco distante da dove eravamo prima, tra alcune rocce…”
“Per questo siamo andati lì a sfidarci?”
“Sì…Penso che quel posto possa collegare in un modo o nell’altro lei e Dranzer…Dove lo hai trovato tu Dranzer?”
Kei si irrigidì: “Non l’ho trovato io. L’ho ereditato”
Lillian bevve un sorso dal suo bicchiere: “Capisco…Comunque, io mi sono fatta un’idea…”Lo guardò in cerca di conferme, che presto arrivarono: “Spara”
Sorrise: “Penso che Drinity e Dranzer fossero uniti…Un po’ come…fidanzati, ecco, e che poi sono stati separati dai loro custodi…”
Il ragazzo finì la frase per lei: “…Cioè io e te….”
“Esatto”

Improvvisamente capii tutto. Capii l’impaziente irrequietezza di Dranzer. I suoi scatti di rabbia –che equivalevano ai miei-. La sua profonda solitudine –pari alla mia-. Pensavo di conoscerlo, ma alla fin fine non sapevo nulla di lui…Avevo sbagliato tutto.
Mea culpa, vostro onore, mea maxima culpa.

“Sarebbe….” Si fermò un momento, imbarazzato, per poi continuare: “Sarebbe…ecco…carino, farli vedere spesso allora…non ti pare?”
Lei gli sorrise radiosa: “Sì! Sarebbe una bella idea!”
Lui abbozzò un sorrisetto: “Così almeno…”
Un cellulare ruppe l’atmosfera: Kei lo prese in mano seccato, tornando il cinico bastardo di sempre: “Porca putt…pronto!”
Lei lo osservò incuriosita, mentre lui sbottava ogni tanto in esclamazioni scocciate.
“Ho capito, sì…” Chiuse la conversazione: “Cazzo……Senti, devo andare ora…Ti chiamo io, ok?”
Lei annuì, scrutandolo.
“Beh, che hai da guardare?”
Sussultò: “Eh?Io? Niente, niente…”
“Parla!”
“Non capiresti…”
“Non è detto…”
“Il fatto è che…cioè…notavo solo che ti piace usare parole dure, tutto qua…”
Sbuffò: “Non sarai una di quelle ragazze figlie di papà che non dicono neanche una parolaccia, vero?”
Lei rise, un po’ intimidita da quella strana atmosfera che si era creata: “No…solo che non le uso SEMPRE…Penso che tu sia un poco eccessivo, tutto qua…”
Senza dire nulla, Kei se ne andò dal locale.

Giuro su Dranzer che in quel momento l’avrei ammazzata volentieri. Dannato me che le avevo proposto di rivederci ogni tanto! Era solo una sputasentenze senza cervello, ero stato uno sciocco a credere che potesse capirmi. Lei non sapeva cosa significasse vivere come vivevo io, lei non sapeva nulla di me. Per un istante avevo creduto che potesse entrare nel mio mondo, ma mi ero reso conto che lei era troppo pura, troppo diversa da me, per farne parte…Smettere di dire parolacce! Io! Io che avevo il BISOGNO di imprecare, bestemmiare, urlare, sfogarmi! Quella ragazza non aveva ancora capito con chi aveva a che fare, e di certo non aveva ancora capito come girava il mondo…Quel che più mi fece irritare fu il fatto che interpretai le sue parole come un ordine. Un maledetto ordine. Come quelli di mio nonno, come quelli di Vorkov, come quelli di TUTTI. Al tempo, non avevo capito che per lei non era un ordine, bensì un semplice consiglio di buona educazione…
L’ottuso tra i due…ero io.

“Io non capirò mai cosa ti passa per la testa, ho il dubbio…”
“Taci”
Ridacchiò: “Siamo qua seduti da mezz’ora, e non hai ancora detto nessuna parolaccia…Ti fa onore!”
“Zitta!”
Lei lo osservò con il sorriso sulle labbra: era corrucciato, ma aveva accuratamente evitato di inveire o simili. Era un passo avanti.
“Beh, visto che dovremo vederci spesso, che ne dici di conoscerci meglio?”
Lui alzò un sopracciglio, senza voltarsi a guardarla.
Lei sorrise: “Allora comincio io! Mi chiamo Lillian Berridge, ho 16 anni e mezzo e gioco a beyblade da 11 anni. Ho una sorella maggiore che ha 23 anni e che vive in Canada, terra natia dei miei genitori”
Lui si voltò di scatto: “Sei canadese?”
Sorrise dolcemente: “Sì”
Rimasero zitti un paio di minuti, osservando attentamente Dranzer e Drinity che giocavano nel cielo.
“Sai…Mosca mi deluse inizialmente…Ero piccola e i miei mi convinsero a venire dicendomi che qui era freddo e che quindi c’erano i pinguini…” Rise “E quando non li vidi, dissero: ‘Si sono trasferiti altrove anche loro…’ Ci rimasi così male che mi nascosi sotto il letto nuovo (e che odiavo) per tutto il giorno, fino al mattino successivo…” Sorrise, ricordando qualcosa che lui non poteva sapere.
“Io odio i pinguini”
Lillian lo scrutò: “Poverini, sono così buffi…cosa ti hanno fatto di male?”
Deglutì piano, i pugni serrati: “Sembrano tanti soldati…Non mi piacciono”
Lei non obbiettò, anzi: iniziò a riflettere…
“La prossima volta che ci vediamo, porto una coperta…per terra si gela!”

Cambiò discorso, e gliene fui grato. Il passato e i pinguini erano un tasto da non toccare con me. Se ripenso adesso a quel miniracconto della sua infanzia, mi viene da ridere…Ma all’epoca, quando me lo accennò, rimasi zitto, vedendo in lei tutto ciò che io non ero potuto essere…
Questo fatto, alle volte mi fa soffrire ancora…

Sorrise lieve: “Non ci credo…”
Lei mostrò i denti candidi, contenta: “ E invece credici!”
Portava tra le mani un enorme coperta, che ora sventolava felice.
Lasciarono andare i loro bit, per poi sedersi: era molto morbida.
“Stavo pensando…tu non ti sei ancora presentato!”
Sbuffò, accendendosi una sigaretta: “Che c’è da dire? Sono ‘famoso’, si dovrebbe sapere tutto di me…”
Lillian distese le gambe: “Io non sono una tua fan!”
Ridacchiò: “Mi tocca presentarmi come dagli alcolisti anonimi quindi?”
Lei rise: “Sì! O quello, oppure spegni la sigaretta!”
La guardò sconvolto: “Che ti ha fatto la mia sigaretta?!”
Divenne seria: “Beh, non m’importa se tu muori di cancro, ma io non voglio ammalarmi di fumo passivo…Fumare è stupido.”

Sì, eravamo decisamente opposti.

“E va bene…allora…Mi chiamo Kei Hiwatari, ho 16 anni e mezzo, gioco a beyblade da quando sono nato e vivo con la mia squadra…A posto?”
Lei lo guardò: “Genitori?”
Sussurrò, quasi: “Mia madre è morta…Mio padre mi ha abbandonato tempo fa…”
Lillian portò una mano alla bocca, sorpresa: “Oddio scusami…mi dispiace, perdonami…”
Spense la sigaretta: “Non potevi saperlo...”
Lei si morse il labbro, Dranzer sembrò fermare il suo volo un momento, come preoccupato, poi continuò.
“Hai detto che odi i pinguini…Animale preferito?”
Kei sobbalzò, stupito: “Il gatto…”
Lillian si rannicchiò su se stessa, voltando il corpo in sua direzione: “Perché?”
“Forse perché sono come me…sanno cavarsela da soli, tengono alla loro intimità…Sono agili, eleganti, non li trovi spesso in compagnia…”
Lei annuì: “Io non ho un animale preferito invece…”
La guardò abbozzando un sorriso divertito: “ Cosa? Non erano i pinguini?”
Lei arrossì: “Noo! Mi piacevano da piccola, ma non sono il mio animale preferito…è così strambo non averne uno?”
Lui rise: “Sì!”
Anche lei rise. Dranzer aveva smesso di essere inquieto.

La cosa che più mi sorprese, è che mi fece ridere davvero. Era buffa, quella ragazza: niente a che vedere con Morgan, o Selene, o Lena…E nemmeno Anja era come lei. Morgan era sofisticata, Selene sensuale, Lena tosta, Anja matura.
Lillian era…semplicemente se stessa. Non si vergognava di mostrare i suoi sentimenti ed era felice con niente. E vedere felice lei, rendeva felice anche me.

“Kei, hai da accendere?”
“Non fumo più IO”
Morgan lo guardò a bocca aperta: “E da quando scusa?”
Le tappò la bocca con un bacio, e dopo quello non parlò più.

Morgan mi sfiancava. Iniziava a fare troppe domande, come se io e lei fossimo davvero fidanzati. Volevo tagliare con lei, da tanto tempo. Ma ogni volta che mi dicevo di lasciarla…non la lasciavo mai.

“Dimmi Kei, tu hai la ragazza?”
“Non proprio”
Rise allegramente, giocando a camminare in equilibrio sull’orlo della coperta, diventata gelida quanto il terreno: “Non proprio? Che risposta è?”
Il ragazzo si coricò per terra, per poi rialzarsi subito: “La coperta è gelida!”
“Non hai risposto alla mia domanda”
“Non c’è nulla da dire…La ragazza ce l’ho, ma non la amo…è solo un gioco”
“Capisco…” Finì il giro attorno alla coperta, e iniziò a guardare Drinity, fiera.
“E tu? Ce l’hai il ragazzo?”
Sorrise nostalgica: “L’avevo. Ma non ha funzionato…”
“Ti ha lasciata?”
“No…l’ho lasciato io!” Mostrò un sorriso amabilmente bastardo, per poi offrirgli la mano: “Alzati da lì…quella coperta è inutilizzabile…”
Prese la mano: “In effetti…certo che non sei mica così buona come fai credere!”
La ragazza ammiccò in sua direzione: “Non pensi che qua ci vorrebbe una panchina?” Rise all’idea, poi si salutarono.

“Dimmi Kei, tu ce l’hai la ragazza?” ….Era una domanda tranello per caso?

“Oh mio dio!!!” Rise elettrizzata, correndogli incontro.
“Visto? Volevi la panchina? Che panchina sia, allora!” Mostrò con un gesto teatrale la vecchia panchina scassata che aveva portato fin lì, e che aveva ricoperto con un’imbottitura di stoffa per non farla raffreddare.
Lillian si buttò sulla panchina, ridendo allegramente.
Kei prese un thermos da una borsa: “Ed ho anche il thè!”
Lei sorrise, lui anche.
Dranzer e Drinity si innalzarono in volo, osservandoli amorevoli.

Dal mio primo incontro con Lillian avevo tastato più volte il mio sorriso. Lentamente, era diventato un sorriso diverso…un sorriso vero.
Sentivo il cuore pieno, i polmoni liberi, il cervello attivo. Il mondo era diverso, io ero diverso: la mia vita iniziava ad avere un po’ di colore…Mi sentivo felice.
Ero davvero stato sul punto di scivolare giù? Non riuscivo a ricordare perché.

“Sai Kei, sono molto contento…”
“Ti è successo qualcosa di bello Ser?”
“No. Ma è successa a te…e per questo sono contento”
“…”
“…Non hai nulla da dirmi?”
“…Penso di essermi innamorato di quella ragazza…di quella Lillian”
“Sì! Lo pensiamo tutti!” Rise.

Sì: ero cotto. In men che non si dica lasciai Morgan, e con lei ogni vizio. Mi stavo depurando.

“Stasera hai da fare?”
“N-no…”
“Vuoi uscire con me? Mangiamo qualcosa e chiacchieriamo…”
“OK!”
Lei sorrise.
Lui sorrise.
Era fatta.

Non ricordo proprio nulla del nostro appuntamento. Ricordo che il locale era un disastro, e i camerieri impacciatissimi, e che così eravamo andati a comprarci un panino. Parlammo tutto il tempo e alla fine arrivò il fatidico bacio.
Non so chi prese l’iniziativa…Penso che ci avvicinammo insieme, che cercammo conferma negli occhi dell’altro, che fu qualcosa di dolce…
Tuttora penso di essermelo sognato quel momento. Era troppo magico.
Morgan mi aveva chiesto se c’era una ragazza che baciava meglio di lei? Cosa le avevo risposto? Non ricordavo. Se l’avessi mai rivista, le avrei dato la mia risposta.

“No! Lasciami! Lasciamiii! Oddio basta!”
Lillian si allontanò dal suo ragazzo, in un eccesso di risa.
Kei, da parte sua, la riprese da dietro, sollevandola: “Ti devo lasciare eh? Allora ti lascio!”
Fece come per buttarla giù, mentre lei si aggrappò al suo collo: “No! C’ho ripensato…tienimi!”
Il giovane rise, baciandole una guancia: “Ma se lo vuoi ti lascio eh?!”
“NO! Se mi lasci, fallo in modo delicato!”
“Delicato?”
“Esatto”
“Come un gorilla?”
“I gorilla non sono delicati!”
Risero entrambi, per poi baciarsi dolcemente.

Scene simili erano la norma per noi. Stare con lei era una specie di piccolo Eden: un paradiso! Un’ eterna risata, una gentile carezza, un gioco sempre diverso…
Ci conoscevamo da due mesi oramai, e stavamo insieme da uno. Come avevo fatto a vivere senza di lei prima?

“Ci sarà un incontro speciale contro la BEGA, io combatterò con Vorkov.”
“Perché?”
“Perché devo scoprire cos’ha in mente…E l’unico modo è stargli vicino.”
“Capisco…io farò il tifo per te…Battilo!”
Ridacchiò, teso: “Io lo spero…”
“Ma promettimi che non mi dimenticherai, là in Giappone! Che tornerai qui da me!”
Le sorrise, abbracciandola.
Lei appoggiò la testa sulla sua spalla: “Io ti aspetterò…E Drinity anche”
“Vincerò…per voi”

Mi mancava già. Oddio, com’ero diventato sdolcinato…Mi facevo venire il diabete da solo.

“Ci vediamo dopo la tua vittoria, allora…”
Lo strinse forte, ricambiata.
“Certo Lil, certo…”
“Vorrei venire con te!”
“No…non voglio che corri pericoli inutili”
“Seguirò ogni tuo incontro!”
“Sarò forte due volte allora”
“Ti amo….”
Rinforzò l’abbraccio, affondando il viso in quella chioma indomabile.
“Anche io…”
Passarono un minuto abbracciati, poi ci fu il primo appello per il volo tratta Mosca-Tokio.
“Prima di partire…posso chiederti una cosa?”
Lei asciugò una lacrima ribelle: “Cosa?”
“Per chi tifavi tu ai mondiali? Se non me…chi?”
Lei sorrise timida: “Tifavo per Max…”
“COSA? Ti piacciono i biondi, eh?”
Lei tirò fuori la lingua: “Geloso?”
“Naaa…del resto, a me piacciono le more…”
“COSA?”
Rise, la baciò. Il suo volo stava per partire.

Lillian…è grazie a te se sono ancora vivo, qui su questa terra. Mi puoi sentire?
Takao si sta battendo contro Brooklyn, Yuri sta bene, tutti si stanno divertendo…
Ed io riesco a pensare solo a te ed al tuo sorriso.
Sono davvero stato sul punto di scivolare giù?
Non riesco a ricordare il perché….Chissà come mai.

Fine

Ed ecco la totale parola FINE.
Con l’augurio che non vi abbia deluso, spero che mi diciate cosa ne pensate di Morgan e Lillian, e del Kei che ho dipinto.
Ho letto molte fic dove c’era la versione femminile di un BitPower…Ebbene, non volevo plagiarle, quella di Drinity è un’idea che ho da MOLTISSIMO tempo.
Ora rispondo alle recensioni ricevute =)

Iria = socia! ^^ Sì, mi avevi già esposto MOLTO LARGAMENTE il concetto del collo del povero Boris…Quel discorso mi è rimasto impresso! X°°°D Io lo immagino proprio così il rapporto di Kei con le persone: in superficie indifferente, ma dimostra il suo affetto con piccoli gesti…^^ Sarò io che sono talmente fanatica di lui? °-° Penso di sì. Ebbene, ecco qua la one shot tutta sua! ^^ Non ti ho consultata per il finale, per cui ho una fifa blu! °_° Ma almeno il finale, volevo che lo leggessi da efp! =) Dimmi cosa ne pensi! °O° Kissone

Padme 86 = Amora! Sono più che contenta che tu abbia colto l’imbranatezza di Boris…era il mio intento! ^^ Io spero davvero che questo capitolo di Kei non ti abbia deluso, so quanto lo aspettavi, e ti ringrazio per la fiducia e la forza che mi hai dato! Grazie veramente di tutto. Kissone

Joey_91 = Ciaooo! ^O^ Beh, io non reputo affatto Boris brutto, ma ai fini della storia doveva farsi per forza quelle seghe mentali! ^_- Lena e Kei insieme sono una forza della natura, e Boris ci sta di mezzo! Spero davvero che quest’ultimo episodio con Kei ti sia piaciuto! Kissone

Chibilory = Ciauuu! Ti perdono, basta che recensisci! XD –punta pistola alla tempia- perché recensirai…VERO? +_+ Minacce a parte, spero che questa shot su Kei ti sia piaciuta, perché c’ho sputato sangue sopra! >o< Grazie per tutto! Kissone

Ringrazio Key per aver messo la storia tra i preferiti…Grazie di cuore! =)

E queste sono Morgan e Lillian ^^

Considerate che Morgan ha gli occhi grigi...

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