Everything has changed

di perfcjen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** California arriviamo! ***
Capitolo 2: *** Primo passo ***
Capitolo 3: *** Colpo di scena ***



Capitolo 1
*** California arriviamo! ***


“L’AEREO PARTE FRA UN’ORA E MEZZA! TI VUOI SVEGLIARE?”continuava a urlare mia madre per tutta la casa, perchè doveva urlare prima mattina?Avrei voluto sotterrarmi sotto le coperte e restare a dormire ancora per un pò, ma per giusto risposi “va bene, va bene! mi sto alzando!’ quando mi alzai, vidi mia madre entrare con lo spazzolino in bocca, sul punto di ammazzarmi, ma si limitò a farmi spazio per andare in bagno.

ci misi quasi 10 minuti per lavarmi e truccarmi, il mio era un trucco semplice, mascara, matita e fondotinta, stop.

Quando uscì mi ritrovai Guss, il mio cagnolino, fuori dalla porta che scodinzolava, e mi faceva capire che voleva essere accarezzato. Di colpo, come un fulmine passò mia madre per il corridoio.

“Vuoi smettere di fangingirlare con Guss e andare a vestirti?”

“Fangingirlare?in quale vocabolario l’hai letto?” le dissi per scherzare, magari facendo così avrei sdrammatizzato un pò e la sua rabbia sarebbe calata, almeno credo.

Andai a vestirmi, semplice, maglietta azzurra e pantaloncini.

“sono prontaa!” gridai dalla camera e poco dopo sentii “SCENDI!” l’inconfondibile voce di mio padre.

Scesi le scale e mi ritrovai mia sorella, Jocelyn di 6 anni, che beveva il latte.

“Io accompagno Jocelyn a scuola, la mamma ti accompagna all’aereoporto, buon viaggio tesoro!” mi disse dandomi un bacio sulla fronte.

Salii in macchina con mia madre, ci fu qualche minuto di silenzio, e quando partimmo mi disse “Sai, la California è molto grande, molto lontana, ed io non voglio ch...”

“Mamma,” le dissi subito, “devi stare tranquilla, okay?ho quasi 18 anni!voglio dire, mi hai visto no?sono quasi maggiorenne ormai” fece un mezzo sorriso e poi si voltò verso di me.

“Hai ragione, però comunque mi raccomando, non fare cose stupide”

“Mamma!”

“Non uscire con NESSUNO” disse.

“Mamma” alzai gli occhi al cielo.

“E soprattutto, non andare a casa di nessuno, ci siamo capiti?” mi fece uno sguardo malizioso.

“capito” risposi solamente.

Appena arrivati all’aereoporto vidi subito Keila, la mia migliore amica, e tutta la mia classe a fare il check-in.

“credo che debba venire con te a fare il check-in” disse mamma slacciandosi la cintura.

“no, no no!” dissi subito “non devi, ciao mamma, ti voglio bene!” le dissi mandandogli un bacio volante, e lei si limitò a fare un sospiro, e poi se ne andò.

“indovina chi sta per andare in california?” disse Keila tutta esaltata.

“ehm non lo so..” le dissi con disinvoltura.

“QUESTE RAGAZZE!” disse con i pollici in su.

“queste ragazze” dissi imitandola.

“oh ma non sei mai contenta! dai, è la California, Malibù, Los Angeles, Santa Monica! ho sempre sognato di andarci!”

“ma io sono felice” dissi, e lo ero veramente.

e prima che Keila potesse rispondere, sentimmo una voce “I voli per la California delle 8:30 partiranno tra 5 minuti, invitiamo i passeggeri a salire a bordo”

“ci siamo” disse Keila eccitata prendendomi per il braccio.

 

 

Okay, ci sono volute quasi 14 ore per arrivare in California, dove le avevo passate a sentire Keila che mi parlava di quanto fosse bella Malibù, di quanti bei ragazzi ci sono e do quanti artisti musicali ci vanno, un bambino che sganciava calci da dietro al mio sedile, ed un ciccione che si addormentava sulla mia spalla ogni ora.Ma poi l’inferno finì e feci un respiro di sollievo sentendo la voce del pilota che diceva “Siamo arrivati, stiamo per atterrare, slanciare le cinture prego” 

“HELLO CALIFORNIAA!” gridò Keila all’uscita dell’aereoporto.

Mi limitai a prenderla per un braccio, e trascinarla via, visto che tutti ci stavano guardando.

“Sai, se inizi così non vivrai molto in california!”

“sei la solita” disse.

“la solita? ti stanno guardando tutti, e non hanno un’aria molto socevole, sembrano ladri” disse dando piccole occhiate a quelli che ci stavano intorno.

“ma ti rilassi?siamo con la scuola, nessuno si permetterebbe di toccarci!divertiti un pò” mi disse.

“si, giusto scusa, hai ragione” le dissi.

L’insegnante di scienze, la signora Stone, ci guidava verso l’hotel dove avremmo dormito e fatto colazione, era un hotel a cinque stelle, dentro era fantastico, arredato bene, molto solare, con un lampadario gigante di swarovski sul soffitto.

Io, Keila e Margaret, una nostra compagna, avevamo una stanza bellissima, dove la vista del mare era stupenda, davvero magnifica.

Ordinai tutti i cassetti con il mio intimo, e mi cambiai la maglietta, sempre una semplice, di colore verde-acqua.

Margaret e Keila fecero lo stesso, e poi mi scaraventai sul mio letto, era così morbido che mi sarei addormentata subito, ma..

“usciamo, dai!” mi disse prendedomi il braccio.

“che cosa?siamo appena arrivati, lasciami riposare”

“va bene, allora me ne esco sola,” disse indietreggiando, “con tutti questi ladri in giro” continuò “sola, soletta..” disse.

“ e va bene!” mi alzai di scatto dal letto, “contenta?muoviti!”

fece un sorriso e poi si rivolte a Margaret “ei, tu vieni?”

“no grazie, sono un pò stanca” rispose lei.

“va bene, a dopo” le disse Keila.

“COME?” le urlai.

“muoviti!” rispose lei ridendo.

Con tutta sincerità, la California è meravigliosa, era tutto stupendo, adoravo quella città, ma mai quanto Keila..

“MAMMA CHE BORSAAA!!” disse correndo verso una vetrina.

“Sarà la centesima che vedi e dici così” dissi stufata.

“entro un secondo, tu entri?” mi disse indicandomi la porta.

Diedi un’occhiata dalla vetrina trasparente dentro, tutte queste cose mi annoiavano, poi spostai lo sguardo verso Keila.

“no, vado a distendermi in spiaggia” le risposi, visto che la spiaggia era a qualche metro vicina.

Lei si limitò a guardare e poi mi fece un cenno.

La vidi entrare come un fulmine, feci un sospiro e andai in spiaggia.

Era pieno di persone, famiglie, ragazze, ragazze che giocavano a palla, bambini che si lavavano sulla riva, avrei giurato di aver contato oltre 10 bar pieni di persone, “wow” mi limitai a dire.

Mi stesi ad uno due metri dalla spiaggia, era tutto così bello, tralasciando le voci dei bambini che urlavano “smettila di lavarmi!” e altri invece “okay, okay ora mi butto, ora no, è congelata!” ma oltretutto era bello stare lì.

Finchè non mi arrivò una maledettissima pallonata che mi fece balzare di scatto, e con istinti omicidi mi alzai.

“scusa!” urlò un ragazzo che correva verso di me, avevo i capelli ricci/mossi castani, arrivò con un sorriso stupendo, ma non mi feci ipnotizzare da quello e mi avvicinai portandogli la palla.

“tranquillo” dissi e con disinvoltura mi girai per tornare indietro.

Mi stesi di nuovo nella pace assoluta, con calma e gentilezza.

E arrivò un’altra pallonata.

“OH ANDIAMO!” gridai.

“scusa ancora!” rispose il ragazzo dal bel sorriso venendo di nuovo verso di me,

“con tutta la spiaggia che c’è, proprio a me venite a colpire?”

“probalbilmente la palla ha un debole per le belle ragazze” disse facendomi l’occhiolino.

già lo odiavo.

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Capitolo 2
*** Primo passo ***


Nel capitolo precente:
“scusa ancora!” rispose il ragazzo dal bel sorriso venendo di nuovo verso di me,
“con tutta la spiaggia che c’è, proprio a me venite a colpire?”
“probalbilmente la palla ha un debole per le belle ragazze” disse facendomi l’occhiolino.
già lo odiavo. 


risi e girai gli occhi al cielo, ma quanto era sdolcinato?dio, che odio.
Girai i tacchi e tornai sulla riva, ma lui mi fermò per un braccio.
“ehi, ehi” disse “stavo scherzando, dai” disse sorridendo.
poi si sentii una voce, avrei giurato fosse un suo amico, e invece..
“ti muovi?stiamo aspettando te e la palla!” disse una biondina, era carina e a primo impatto sembra simpatica, poi rivolse lo sguardo verso di me.
“Ciao!” disse sorridendomi “ tu sei?”aveva un sorriso bellissimo, dei bellissimi capelli biondi, ma non biondi normali, biondo oro, stupendi.Avevo sempre voluto tingermi i capelli, ma mia madre non voleva mai, e non vuole tutt’ora, dice che se me li tingo alla mia età quando sarò più grande mi cadranno o si bruceranno o andranno a volare con i maiali intorno all’arcobaleno.
“ehm, sono Jane” dissi con un mezzo sorriso.
“Jane..” ripetè il ragazzo con piacere “io sono Bradley” disse poi.
“Caitlin!” disse tagliando Bradley che mi stava porgendo la mano.
poi ci fu un minuto di silenzio, che giustamente lo interruppe Bradley.
“sei di qui?” chiese.
“no, sono in gita con la scuola e sto aspettando la mia migliore amica” dissi d’un fiato.
“E da dove vieni?” chiese Caitlin.
“Londra” dissi senza pensare.
“noi veniamo da Long Island” disse Caitlin, poi guardo Bradley “siamo qui per le vacanze” disse sorridendo, dal sorriso che ha fatto a Bradley, ho dedotto che quei due stavano insieme, e mi è salito l’odio alle stelle, visto che prima Bradley mi aveva detto quella cosa sdolcinata e infatti mi ero già fatta un’idea di che razza di ragazzo era.
Poi arrivò un altro ragazzo, alto e biondo, molto muscoloso.
“Ehi!vi stiamo aspettando da almeno una decina di minuti, si può sapere che diamine state facendo?” disse, poi rivolse lo sguardo verso di me “oh..ciao”si limitò a dire “Io sono Tristan, Tristan Evans” disse.
ad un tratto sentii il mio telefono squillare “Keila”, risposi subito:
“okay, dimmi che non ti hanno rapito, portata in qualche casa a New York e ti hanno legata, aspetta un attimo..se fossi stata legata non avresti risposto, quindi non lo sei, e in questo quarto d’ora non saresti potuta arrivare così lontano, perciò dove sei?”
“quindi ti fai pochi film mentali” risposi ridendo, poi la vidi che camminava per la strada guardando con attenzione la spiaggia, così alzai la mano.
“oh ciao!” rispose tramite telefono, e poi venne da noi presentandosi agli altri.
“beh, forse dovremmo andare” tagliai corto.
“come sono appena arr..” le diedi una gomitata e lei si limitò a dire “oh sisi, a dop..presto, presto!” rispose sorridendo.
“a presto” risposi anch’io sorridendo, e notai che Bradley non smetteva di guardarmi, lo odiavo dio santissimo, poco, ma lo odiavo, forse non era proprio odio, ma qualcosa provavo, disprezzo per esempio.
Per strada Keila mi fece vedere la borsa che si era comprata, mi fece vedere ogni santissimo dannattissimo stramaledettissimo angolo della borsa, che però devo ammettere che era una bella borsa.
“ma hai visto checcariniii?” pensavo si riferisse ad un altro paio di scarpe, o ad un’altra borsa, invece si riferiva a Bradley e company.
“adorabili” risposi con faccia schifata.
“E quel Brandon poi” disse con un sorriso malizioso.
“Bradley” le risposi ridendo.
“oh giusto, e quel Bradley..” si corresse di nuovo con quel sorriso malizioso.
“oh, intendi quel Bradley che prima per scusarsi mi dice una cosa sdolcinata per provarci, e poi ‘poofff’ arriva la sua ragazza?oh sisi, quel Bradley” dissi senza fermarmi.
“che ti ha detto per provarci?”
“Non so chi mi ha tirato una pallonata, per ben due volte, e lui la seconda volta mi ha detto “forse la palla ha un debole per le ragazze belle” e blablabla” risposi imitandolo.
Keila si mise a ridere e poi mi disse “però quel..quel Tristan era carino eh”
“oh non mi dire” dissi incominciando a ridere.
“ho detto solo che è carino!”
“il tuo “carino” per quanto ti conosca io, vuol dire “non sai cosa gli farei””
“ma sei impazzita?” si mise a ridere, sembravamo due pazze in mezzo alla strada che ridevano a crepapelle in mezzo a gente che parlava per fatti suoi e che ci guardava male, non sembravamo...lo eravamo.
Tornammo in albergo, e l’indomani mattina, esattamente alle 8:30, bussarono alla porta, aprì Margaret visto che io e Keila eravamo letteralmente in coma.
“stiamo cercando Jade..Janne..” riuscì a sentire, poi un altro “jane!” lo corresse, e poi quello continuò “Jane e Keila” rispose infine.
Poi sentii i passi di Margaret venire verso di noi.
“Ci sono dei ragazzi, uno biondo e un moro, che vi cercano” disse.
“Merda.” risposi alzandomi.
Arrivai alla porta e Bradley mi rivolse un sorriso, e in cambio io uno sbadiglio..ops.
“che ci fate voi qui?” dissi ancora sbadigliando.
“Beh buongiorno anche te” disse ridendo Bradley “volevamo invitarvi ad una festa stasera” disse.
“una festa?oh, aspetta un momento, come avete fatto a sape..”
“Vi abbiamo seguito ieri” disse nettamente Tristan.
“che cosa?” risposi.
scioccata.
“Tristan!”lo sgridò Bradley”non vi abbiamo letteralmente seguito, cioè forse, ma volevamo invitarvi alla festa, e così vi abbiamo seguito”
“quindi le abbiamo seguite ritardato”disse Tristan ridendo, e risi anch’io.
“Beh, ancora Keila deve svegliarsi, a che ora è?” chiesi.
“alle 8:30 a casa mia” disse “vi passo a prendere io” 
“vi faccio sapere, devo chiedere prima a Keila” risposi.
“ti lascio il mio numero” disse Bradley, e vidi Tristan fare le smorfie imitando Brad “a dopo” disse sorridendomi, poi Tristan mi disse “lascia il mio numero a Keila” e mi passò un bigliettino fra le mani.
Quando Keila si svegliò le raccontai tutto, ed era emozionata del fatto che forse Tristan fosse interessata a lei.Infatti poi lei lo chiamò, ed era rossa come un peperone mentre parlava con lui, poi venne da me, posando il telefono sul mobiletto.
“Perfetto, tu vai con Bradley alla festa, e io Tristan andiamo in spiaggia, okay?” disse.
“E poi ti svegli” le risposi.
“daaaiiiiiii!ti prego ti prego ti pregoooooo!!” si attorcigliava sul mio braccio come una bambina che chiedeva alla mamma di comprarle la bambola.
“Keila, Bradley è fidanzato, non mi va di andare DA SOLA con lui.”
“ma non sei da sola, sarete ad una festa, e poi chi ti ha detto che Ca..cait..Caitlin sia la sua fidanzata” disse mollandomi il braccio.
“E’ sicuramente la sua ragazza” le dissi tagliando corto.
“tu SUPPONI che sia la sua ragazza, ma non lo saprai mai se non vai con lui domani, non sarà mica un serial killer”disse ridendo.
“magari è uno psicopatico maniaco sessuale che sai tu eh?” dissi ridendo “va bene, faremo come dici tu”
“graziegraziegraziegraziegrazieee!”disse abbracciandomi.
Poi chiamai Bradley per dirglielo, e rispose subito:
“Jane?”disse subito.
“wow finalmente l’hai imparato il mio nome” dissi ridendo.
gli raccontai dell’”appuntamento” di tristan e keila.
“mmhhh va bene, ti passo a prendere alle 7:30”
“perchè così presto?la festa non è alle 8:30?”
“ti farò da guida per un giro turistico a Malibù, arriveremo in tempo tranquilla, e poi...è la mia festa” avrei giurato che stesse facendo un sorriso malizioso.
“non vado in giro con uno sconosciuto” gli dissi nettamente.
“ehi ehi! hai ragione, potrei essere un assassino, ma fidati ti avrei già uccisa” disse ridendo.
“l’assassino diventerà la tua fidanzata quando saprà che sei uscito con me prima di andare alla festa”gli dissi.
“quale fidanzata?” disse ancora ridendo.
“Caitlin” risposi.
“oh mio dio spero tu stia scherzando” disse “Caitlin è mia cugina, ed è fidanzata” disse ridendo a crepapelle.
“oh...” risposi, cazzooo.
“incominciamo ad essere gelose” disse solamente.
fece un respiro del tipo “che figura di merda” e poi gli dissi “a dopo” e lui disse lo stesso.
Maledettissima boccaccia.
“allora?” mi disse Keila portandomi al mondo reale.
Le rivolsi un sguardo del tipo “ho fatto una figura di merda e non so come uscirne fuori, ti prego uccidimi”
“Caitlin non è la sua fidanzata vero?”chiese.
Io annuì.
“la mia migliore amica ha sempre ragione”disse a coro di stadio “su forza, ripetilo”
“la mia migliore amica ha sempre ragione” risposi stufata.
“ho fatto una figura di merda”disse di nuovo “ripeti anche questo”
“ho fatto una figura di merda”dissi nuovamente.
“mi sento meglio” sorrise “preparati che sta per iniziare il pomeriggio più bello della tua vita”
“sarebbe?” le chiesi.
“ci vuole un bel vestito, un bel trucco abbinato al vestito, dei bei capelli, questi sembrano delle creature mitologiche degli anni preistorici, ma cosa usi?shampoo antico?”disse.
“è sola una festa”le risposi.
“prima è un appuntamento, e poi è una banalissima festicciola” disse sistemando i trucchi e la piastra per i capelli.
“non è un appuntamento, è un giro turistico”
“ottima scusa per provarci” rispose “iniziamo” disse.
Dio solo tu puoi salvarmi.

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Capitolo 3
*** Colpo di scena ***


“okay, dovrò fare miracoli per renderti più accettabile”

“sei qui per insultare i miei capelli preistorici o per rendermi bella?”

“tu sei già bella, ti devo rendere ANCORA più bella, e poi, tranquilla, riuscirò a fare qualcosa a questa..specie..di..ehm.. t-rex sulla tua minuscola testa.”

“T-rex?”chiesi ridendo.

“senti oh, qualche soprannome dovrò almeno dargli” rispose ridendo.

in due ore e mezza, Keila, mi piastrò i capelli, ciocca per ciocca, mi sistemò il trucco, non troppo eccessivo, semplice ma bello.

“okay, ora tocca al vestito” disse aprendo l’armadio, se non la conoscessi, non avrebbe mai detto qualcosa sui miei vestiti, ma visto che la conosco..

“IO NON MI CAPACITO” disse chiudendo l’armadio “MA DOVE VIVI?NELLE STALLE?”disse di nuovo gridando “te ne presto uno dei miei” disse poi.

“ma non posso andare semplicemente in pantaloncini e maglietta?”

mi rivolse uno sguardo omicida “okay, sto zitta” dissi abbassando la testa.

Quando si tratta di vestiti, moda, trucco, borsa ecc. Keila va in trans.

Mi prestò un suo abito, questo: http://data1.whicdn.com/images/130310336/large.jpg

Okay, lo ammetto, era carino e mi stava bene, ma questi vestiti non sono da me, non uso mai le gonne, per un semplice fatto: perchè non mi stavano bene.

Invece questo mi si addiceva, e per un secondo mi passò in mente la paura di diventare ossessionata come Keila per lo shopping.

“p-e-r-f-e-t-t-a” disse tipo Enzo e Carla di ‘Ma come ti vesti?’

“g-r-a-z-i-e” risposi.

“wow Jane, non sembri tu” disse Margaret a bocca aperta.

complimento o no?

“tu non vieni alla festa?”gli chiesi a Margaret.

“no, esco con un ragazzo” rispose.

Io e Keila ci guardammo ed esplodemmo insieme dicendo “chichichichichichichiiii?!”

ci buttammo sul letto di Margaret, lei fece un sorriso e ci raccontò tutto.

Ha detto che l’ha conosciuto qui nell’albergo, si chiamava James, alto, biondo, è della california e  ha anche detto che verrà a prenderla alle 8:00 e in punto e mi resi conto che Bradley aveva detto che sarebbe passato a prendermi alle 7:30 per un giro turistico, chissà dov’era finito.

“ma sono ora le 8:00” dissi a Margaret.

E poco dopo sentimmo bussare alla porta.

“Tempismo perfetto, un punto a Jamessssss” disse Keila.

Margaret corse subito ad aprire la porta tutta gasata e poi ci salutò.

“ora tocca a te” dissi a Keila “vestiti, truccati e fai quello che farebbe un’ossessionata dello shopping”

“prendimi per il culo quanto vuoi ma se non ci fossi stata io, cavalcheresti sopra un t-rex, o lui cavalcherebbe su di te? no scusa, sui tuoi capelli.” disse ridendo e andando in bagno.

Sentii bussare nuovamente la porta, e mi ci catapultai subito.

“Ei” dissi con un sorriso.

“scusa il ritardo, c’ho messo un pò per preparare la festa, scusa ancora”

ma quant’era cariiinooooooooooo

“tranquillo” gli ho detto.

“sei bellissima” disse squadrandomi dalla testa ai piedi.

“opera di Keila” dissi ridendo e poi si sentì dal bagno “NON C’E’ DI CHE!”, scappò una risata “grazie comunque” dissi poi.

Quando salimmo in macchina, e non una macchina qualsiasi, una super macchina, mi chiese “dove vogliamo andare?” in tono da maggiordomo.

“su quella stella”gli dissi indicandola.

“beh, la stella non me la posso permettere, ma una idea più bella ce l’avrei.”

“quale sarebbe?” chiesi.

“Santa Monica” disse “a quest’ora è stupenda”

“per me va bene”

mise in moto, e mi sentivo un pò in imbarazzo, continuavo a guardarlo mentre guidava, era così bello che...che...NO NO NO, Jane non metterti cose in testa, NO, o forse...NO.

Poi era vestito in modo sportivo ma elegante, e si era messo un capello nero in testa, e un paio di occhiali ray-ban, che poi se li cacciò.

“ti ho tolto il fiato per caso?perchè noto che non smetti di guardarmi”disse sorridendo.

“Li odio i ragazzi che fanno così lo sai?” dissi voltando gli occhi al cielo.

si mise a ridere.

“dimmi qualcosa su di te”chiese.

“ho una sorella, ho un cagnolino, amo cantare, amo ballare, adoro l’America, faccio pena a scuola, ho una migliore amica che è ossessionata dalla moda, ma la amo lo stesso, e basta..mi sembra”

“wow” disse ridendo.

“tocca a te” risposi.

“beh, ho una sorella, un cane, suono la chitarra, sono single” disse facendomi un sorriso malizioso “e non mi fidanzo con le mie stesse cugine” disse ridendo.

“ma daaai, non è colpa mia se mi avete dato questa impressione” dissi ridendo anch’io.

“E’ molto attaccata a me, soprattutto dopo che..” si fermò.

“dopo che?” ripetei.

“oh, guarda siamo arrivati.”

Santa Monica era stupenda, davvero, c’era il tramonto e nel mare si rifletteva la ruota panoramica illuminata di blu che era su una gigante piattaforma che iniziava sulla spiaggia e finiva in un certo punto del mare.

“andiamo in spiaggia, e là la parte più bella” disse Bradley.

Ci sedemmo ad un metro dalla riva del mare, e entrambi osservavamo il tramonto che pian piano svaniva.

“sai, io sono nato in Inghilterra, poi mio padre per lavoro si è voluto spostare a Long Island, negli Stati Uniti” disse Brad.

“è che lavoro fa tuo padre adesso?”

“lui..beh faceva il medico e mia madre era una casalinga” disse.

porca troia.

“vuoi dire che..” dissi fermandomi per non finire la frase.

“si” disse Brad guardando ancora il tramonto.

“mi dispiace, non lo sapevo, scusa”

“tranquilla, mia madre era una donna molto giovane, bella e sempre solare, mio padre invece era sempre di cattivo umore però nonostante tutto scherzava con noi, e ci voleva bene..”

“ma come è successo?”chiesi, e subito me ne pentii “no scusa, non te lo dovevo chiedere, fai finta che non ti ho detto niente” dissi subito.

Lui rise.

“tranquilla...avevo 12 anni, e mia sorella 16, volevo andare assolutamente in un parco giochi, che adesso non ne ricordo il nome, ma era lontano, e li rompevo, poi loro alla fine hanno accettato, e ci siamo messi in viaggio, quella maledettissima sera c’è stato un temporale, ma sapevamo che la nostra macchina poteva resistere a tutto, ma non fu così, arrivò un fortissimo getto d’acqua, mio padre non ci vedeva più e ci è venuto un camion addosso.”disse fermandosi.

“merda..”dissi “mi dispiace un casino..”

“quando arrivarono l’ambulanza e la polizia, ritrovarono me e mia sorella sotto la macchina, che ormai era in pezzi, e ci dicevano che tutto sarebbe andato meglio, quando poi arrivammo all’ospedale, ci misero in stanze diverse e il giorno dopo arrivò un’ infermiera e io disperatamente chiedevo di mia sorella, dei miei genitori, e mi rispose guardandomi con gli occhi lucidi, che mia sorella stava bene, ma era scesa in coma, invece che i miei erano molto feriti, è che al 95% sarebbero morti.”

non dissi niente, potevo leggere il dolore sul suo viso.

“e tua sorella ora?” chiesi poi.

“sta bene, viveva con mia zia qualche anno fa, ora è abbastanza grande da vivere da sola, come ti ho detto ieri, siamo qui solo per le vacanze, e dove vivo ora è una delle tante case di mia zia”disse sorridendomi.

“wow, deve essere una ricca” dissi, brutta boccaccia, ma lui si limitò a ridere.

Lo guardai un secondo e poi si alzò e disse “forse è meglio andare alla festa, si insospettirebbero se non trovassero la persona che li ha invitati” disse dandomi la mano.

“giusto” dissi ridendo.

 

Andammo alla festa, nessuna traccia di Keila, e io non conoscevo nessuno e mi sentivo estranea.

“vado a prenderti da bere” disse attraversando la folla degli amici che lo salutavano.

non sapevo dove andare, così andai a trovare il bagno per sistemarmi, chissà che mostro ero diventata.

salii le scale e mi fermai fissando una porta “stanza di Bradley, se non sei una ragazza bella non entrare”  “che scemo” dissi ridendo.

Piano piano entrai, senza farmi vedere o sentire da nessuno, c’era un grande letto, una scrivania e un computer con delle mensole in alto.

Mi avvicinai alla scrivania, dove oltre al computer, c’erano delle foto, della sua famiglia.

notai sua sorella, una bellissima ragazza, un sorriso stupendo.

Sua mamma...avevo ragione Brad, aveva un viso solare, si vedeva che amava i suoi figli con tutto il cuore.

“Bella vero?” disse una voce dietro di me, mi girai ed era Bradley.

“scusa, non volevo entrare, stavo cercando il bagno, e mi sono ritrovata qui e..”

“tranquilla” disse ridendo poi riferendosi alla stanza “questa è la mia dimora, signorina” disse di nuovo in tono da maggiordomo.

“cariiina”dissi “soprattutto il letto” indicai il letto gigante.

“Il letto è la parte migliore” mi fece l’occhiolino “ah, tieni” mi diede un bicchiere di punch.

“la parte bella è anche il cartello fuori attaccato alla porta”

“beh mi adeguo, visto che sei entrata”

“che vorresti insinuare?” gli feci la faccia da cucciolo.

“che possono entrare anche le ragazze perfette” disse sorridendo.

“sai fare di meglio” dissi ridendo e sedendomi sul letto.

“cercavo di essere dolce, ci sono riuscito?” disse sedendosi accanto a me.

mi girai verso di lui, e i miei occhi si accesero come un faro incontrando i suoi.

 

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