Oltre l'Impossibile.

di spiritoselvaggio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** Simon, no! ***
Capitolo 3: *** La forza di Jonathan ***
Capitolo 4: *** Il fratello mai avuto ***
Capitolo 5: *** Jonathan ***



Capitolo 1
*** Un nuovo inizio ***


<< Clary, Clary! > Jace le corre incontro, ansimante, ma Clary non lo sente, è china sul capo del fratello, stringe la mano a sua madre, distrutta. Il figlio che non ha mai avuto  è stretto al suo petto, morente. << Clary, per l’Angelo! >> Clary si volta, guardandolo arrivare. I capelli dorati sono sporchi, la camicia stropicciata, i vestiti lerci. Ma gli occhi gli brillano. Grida quasi, quando le porge una boccetta, la risveglia << Clary, fagliela bere, con le ultime forze che gli restano! >>le dice, furente. << Che cosa… che cos’è? >> dice lei,  l’ansia che si fa strada nel corpo. << Non c’è tempo, Clary! Devi dargliela subito, o non ci sarà speranza per lui. Fidati di me, ti prego. >> dice Jace. Clary non capisce, forse non vuole capire. Stordita, prende ugualmente la fiala, la avvicina alle labbra di Jonathan. << Bevi, Seb..Jonathan. Bevi, ti prego!!! >> Jocelyn gli alza la testa, Jonathan sussulta, guarda Clary negli occhi per un minuto interminabile, lei sente Jace stringergli la spalla, poi Jonathan beve. Clary gli sorregge la boccetta fin quando esausto, il ragazzo si accascia di colpo. << No… >> sussurra Jace. Clary lo sente sconfitto. Jocelyn gli adagia la testa ricciuta sul pavimento, piange. Clary si alza in piedi, non vuole guardare il suo corpo oltre. << Hai fatto quello che potevi. Cos’era quel liquido? >>chiede a Jace. Il ragazzo la guarda negli occhi << Sangue di lupo mannaro, Shadowhunter e vampiro insieme >>risponde. Clary, attonita, lo fissa senza capire. Jace risponde al suo sguardo interrogativo << Magnus. Quel libro, di Ragnor Fell…ha trovato una formula per riportare in vita i morti. E’ intrisa di magia, però. L’avrebbe riportato in vita, ma si sarebbe trasformato in vampiro, o in lupo mannaro, o sarebbe rimasto Shadowhunter. Chi lo sa. Tanto, ormai… >> la voce gli si spezza. Clary rimane a guardarlo. Poi si stringe a lui. Rimangono così, stretti, il tempo sembra non passare. Clary sente solo la madre che singhiozza, ma non le dice niente. Ormai, è finita. Improvvisamente, sentono un colpo di tosse. Clary si gira di getto, vede Jonathan aprire gli occhi, lentamente.
<< A volte sogno un ragazzo con gli occhi verdi, un ragazzo che non è mai stato avvelenato dal sangue di demone, un ragazzo capace di ridere, di amare e di essere umano, ed era per lui che piangevo… Qualcuno che non è mai esistito. >>
<< Jonathan! >> Clary si stacca violentemente da Jace, si posa la testa del fratello sulle gambe. << Dove siamo? >> chiede il ragazzo, come un bambino curioso che sta scoprendo il mondo. << Shhh…ci sono qui io…va tutto bene…va tutto bene. >>gli dice clary, in un sussurro, l’ombra di un sorriso stampato sul volto.
E’ un nuovo inizio.
 
ANGOLO AUTRICE
Bene, questa What If mi è venuta in mente leggendo la bruttissima morte di Jonathan in CoHF… Ringrazio anticipatamente chi la leggerà, chi recensirà e chi anche darà solo un’occhiata. Un commentuccio, una piccola recensione non fa  mai male eh…*^*

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Capitolo 2
*** Simon, no! ***


Clary aveva odiato Jonathan come non pensava si potesse odiare qualcuno mai. Era stata la causa della sua mancata serenità e ora non riusciva a capacitarsi di poter averlo come vero fratello non più infettato dal sangue di demone. Dopo aver bevuto il liquido di Magnus, era ( grazie all’Angelo) rimasto Shadowhunter, ma era come fosse rinato, e ora bisognava immediatamente fargli i marchi, altrimenti poteva essere  di nuovo posseduto da Lilith. Jonathan aveva detto che non era possibile farli tornare nel loro mondo, ma Magnus aveva avuto l’idea di chiedere aiuto a suo padre, Il principe dell’Inferno e ora Clary, Jace, Simon, Isabelle, Alec e Magnus correvano verso la Sala degli Accordi.
“ Nella nebbia che si addensava cominciarono ad apparire delle sagome. Clary vide se stessa e Simon bambini, che attraversavano una strada di Brooklyn tenendosi per mano; lei aveva dei fermagli nei capelli e Simon era adorabilmente scarmigliato, con gli occhiali che gli scivolavano giù dal naso. Ed eccoli di nuovo mentre si lanciavano palle di neve a Prospect Park; e nella fattoria di Luke, con l’abbronzatura estiva, appesi a testa in giù al ramo di un albero. Li vide al Java Jones mentre ascoltavano le tremende poesie di Eric, e in sella a una motocicletta volante che andava a schiantarsi in un parcheggio, con Jace che li guardava, gli occhi socchiusi per il sole. E poi ecco Simon con Isabelle, le mani a coppa intorno al suo viso mentre la baciava, e Clary vide Izzy così come la vedeva Simon: fragile e forte, e bella, bellissima. Ed ecco la nave di Valentine, Simon inginocchiato su Jace, sangue sulla sua bocca e sulla sua maglietta, e sangue sulla gola di Jace, ed ecco la cella di Idris, e il viso devastato di Hodge, e di nuovo Clary e Simon, Clary che gli tracciava il Marchio di Caino sulla fronte. Maureen, e il suo sangue sul pavimento, e il suo cappellino rosa, e il tetto di Manhattan dove Lilith aveva fatto rivivere Sebastian, e Clary che gli passava un anello d’oro sopra un tavolo, e un Angelo che usciva da un lago davanti a lui, e lui che baciava Isabelle… Tutti i ricordi di Simon, i suoi ricordi del mondo magico, i suoi ricordi di tutti loro, gli venivano strappati via e fatti vorticare in un turbinio che scintillava bianco-dorato come la luce del sole. Tutt’intorno c’era rumore, quasi si stesse addensando una tempesta, ma Clary lo sentiva appena. Allungò le mani, implorando senza nemmeno sapere chi stesse supplicando. — Ti prego… -Sentì le braccia di Jace stringersi intorno a lei, e poi l’orlo della tempesta la ghermì. Fu sollevata in alto e fatta turbinare via. Vide la stanza di pietra allontanarsi a una velocità pazzesca, poi la tempesta portò via le sue grida per Simon e le trasformò in un suono simile al soffio intermittente del vento. “
 
Clary era distrutta. Non aveva pensato che ora, dopo che finalmente c’era una speranza di serenità, avrebbe perso l’unica persona che le era stata accanto sempre, durante tutta la sua vita, senza eccezioni. Simon se n’era andato per salvarli tutti. E ora, le rimaneva solo Jace. Il ragazzo si avvicina a lei, sente il dolore di Clary sprizzare da tutti i pori, la porta via con sé, tornano all’Istituto, Clary non sente niente, non vede niente, sente solo le braccia del ragazzo che la circondano...quasi non se ne accorge quando lacrime amare gli solcano il viso. Pensa solo a Simon. Simon. Simon. Poi sente la terra sotto i piedi mancarle e scivola in un sonno senza precedenti.
<< Jace? >> Al suono di quella voce familiare il ragazzo apre gli occhi. Naturalmente, vede Alec. Si è cambiato, indossa una canottiera che lascia intravedere i marchi e le rune del torace ricco di cicatrici. << Dove siamo? >> chiede Jace. << All’Istituto, nel nostro mondo. Tranquillo. >> risponde il suo parabatai, senza staccargli gli occhi di dosso, come se temesse che farlo potesse influire sulla sua salute. Come a rispondere alla sua prossima domanda, poi lo aggiorna su Clary. Jace ascolta, ora sereno. Poi le porte dell’infermeria si spalancano ed entra Magnus. << Come sta il nostro angioletto? >> dice, ridendo. Lo accompagna Zaccaria, l’aria di chi non ha dormito per niente. << Avrete avuto un grande lavoro da fare, con tutti i feriti… >> dice Jace, ignorando la battuta. << Sì, sono stanchissimo…ho esaurito le forze per curare Jonathan >> replica Magnus, stendendosi. Alec gli mette una mano sulla spalla. Jace scatta a sedersi, come risvegliato. << Jonathan! Dov’è? Devo vederlo!!! >>dice, cercando di scendere dal letto. << Calma, ragazzino. Qua decido io se devo dimetterti o no >> fa Magnus, scrutandolo sospettoso. Jace alza gli occhi al cielo. << Magnus, devo assolutamente parlargli! Se non mi fai uscire andrò da solo. >> disse Jace, con un’espressione  che a Magnus fece venire voglia di prenderlo a schiaffi. << Lascialo andare, Magnus. Tornerà qui dopo che finirà di parlare con Jonathan >> interviene Zaccaria. Magnus a questo punto si rassegna e fa un cenno del capo. Jace balza in piedi e prende a vestirsi. Poi si avvia verso le stanze dell’Istituto. Prima voleva andare da Clary. Pensa, intanto, a come era cambiato tutto in poco tempo. Era difficile pensare a Jonathan come ad un ragazzo normale adesso dopo quasi due anni passati a cercare di sconfiggerlo. Jace si ferma davanti alla porta della stanza di Clary un momento, si chiede se deve dirle quello che ha in mente ormai da molto tempo. Poi entra. Come si aspettava, Clary gli salta addosso senza neanche lasciargli il tempo di spalancare la porta. Jace sorride e la stringe a sé. Poi posa dolcemente le sue labbra su quelle di lei. Ormai non hanno più paura di lasciarsi andare e si prendono tutto il tempo che vogliono, assaporandosi come la prima volta, finalmente dopo giorni. Quando si separano, si sorridono, timidi, forse ricordando quella notte, al lago, in cui si erano donati l’uno all’altra.  << Novità? >> chiede Clary. Jace annuisce. << Jonathan. A quanto pare è guarito. Stavo giusto andando a trovarlo ma prima ho pensato di passare da te >> risponde. Clary lo guarda, come se si fosse ricordata solo ora che Jonathan era lì con loro, vivo e vegeto. << Vengo con te! >> esclama. << No, Clary. Ho bisogno di parlargli da solo. Ci vediamo dopo >> le dice, in un tono che non ammette repliche. Clary si rassegna, più per stanchezza che per altro, lo lascia andare dopo averlo baciato un’ ultima volta. Jace sorride, poi si avvia.

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Capitolo 3
*** La forza di Jonathan ***


Apre gli occhi. Sopra, un soffitto bianco come il latte. Sente del morbido sotto la schiena. Poi il cervello elabora e lui realizza di essere in una stanza d’Ospedale. Poi ricorda. Una Sala Grande. Il pavimento duro e freddo. Una pozione. Il vuoto. Poi uno stregone. Un ragazzo bruno. E poi niente. Si mette seduto ma sente la testa girargli, allora si stende. Poi la porta si apre senza che lui abbia il tempo di chiedersi cosa ci fa lì, chi è, e perché gli gira la testa. << Jonathan >> fa una voce, lui non la riconosce, cerca di guardare nella sua direzione ma è tutto annebbiato. << Chi è? >> cerca di dire, la voce gli esce in un flebile sussurro. << Sono io, Jace >> fa la voce << Come ti senti? >> continua. Lui non ha idea del perché quella voce gli sembri così familiare. << Non saprei dirlo. Chi sono io? Chi sei tu? E dove siamo? >> chiede lui. Sente la voce sussultare quando risponde. << Fai troppe domande. Non mi avrai perso la memoria? >> scherza poi. Lui si chiede ancora una volta perché quella voce gli pare così familiare, poi sente rimbombare qualcosa nel cervello, come se si fosse risvegliato un neurone che non ne voleva sapere prima di funzionare. << Tu! … Io!... Ah…mi sento male >> dice, sofferente, balzando sul letto. << Mettiti sdraiato, non fare sforzi. Calmati >> fa la voce. Lui ora mette a fuoco tutto. Vede il ragazzo che gli è davanti. Se lo ricorda. Capelli biondi, occhi dorati, da leone. Indossa una maglietta con scollo a V, dei pantaloni sportivi ed un gilet nero. Le parole escono da sole. << J..jace? >> dice, piano. << Ah, finalmente! Certo che sei un po’ tardo >> risponde il ragazzo, sedendosi su uno sgabello vicino al suo letto. << Mi chiamo Jonathan Morgenstern. Sono uno Shadowhunter. Mia sorella è Clarissa Morgenstern e mi ha trafitto con il fuoco celeste. Sono rinato grazie ad una pozione di uno stregone perché prima ero un assassino. Giusto? >> fa lui. << Bene, vedo che hai recuperato la memoria >> scherza Jace.  Jonathan lo fissa. << Perché mi avete portato qui?Perchè non mi avete lasciato morire?Sarebbe stato meglio per tutti… >> dice. << Perché dici questo? Sei rinato, Jonathan. Non hai più la vita che avevi. Sei cambiato totalmente. Non sei più infettato dal sangue di demone. E’ una nuova vita, la tua, adesso. E devi iniziare con avere forza, perché è probabile che i molti ricordi seppelliti dentro di te riaffiorino mano a mano che ti facciamo i marchi. >> fa Jace. Jonathan lo ascolta attentamente. << Dov’è mia sorella? Vorrei vederla. >> gli chiede. << Sarà qui tra poco. Ti prego di riposarti, Magnus potrebbe aver dimenticato qualcosa. >> ride, poi se ne va. Jonathan resta a guardarlo oltrepassare la porta, poi si gira dall’altra parte, e pensa.
<< Isabelle? >> Clary entra nella stanza della ragazza con cautela, sa che a Izzy non piace che si rovisti nelle sue cose. Ma non la trova. Il letto è disfatto, i vestiti sparsi, l’armadio aperto. << Izzy? >> chiama di nuovo Clary, non ottenendo risposta. Si affaccia dalla finestra e vede Isabelle varcare il cancello della tenuta. << Isabelle?!?!? >> le grida Clary. Non l’aveva praticamente vista in  questi giorni, era stata sempre in camera, a piangere, per Simon. Ora Clary si rendeva conto che avrebbe dovuto starle più vicino. Scende le scale di corsa e la raggiunge appena in tempo. << Isabelle, dove stai andando? >> le chiede, facendola voltare di scatto. << Vattene, Clary. >> le intima, gli occhi in fiamme. Clary realizza immediatamente. << Izzy, non puoi andare da Simon!!! Sai che sarebbe una tragedia se tu lo facessi. Sai che non si ricorda niente, lo abbiamo perso! >> dice Clary, fissandola con rabbia. << Ah, sarebbe una tragedia. Certo, perché averlo perso invece non lo è? >> fa lei, e non aspettando risposta continua. << Avevo finalmente trovato un ragazzo che mi amasse davvero, Clary. Uno che amassi davvero, non per divertimento. Come ti sentiresti se ti portassero via il tuo Jace? Come ti sentiresti se sapessi che non ci sarebbe modo di riaverlo? Te lo dico io, che faresti, perché ti conosco. Muoveresti mezzo mondo, lo troveresti in un modo o nell’altro, perché non puoi stare senza di lui. Io non posso stare senza Simon. Non PUO’ non ricordarsi di me, di te, di tutti noi. Siamo stati parte di lui, e LO SO cosa stai per dirmi, che è un mortale adesso, che gli sono stati portati via tutti i ricordi, ma io mi rifiuto di crederci, Clary. Perché io lo amo. Lasciami andare. >> risponde Isabelle. Clary la guarda, ne scorge la sofferenza, ma non può lasciarla andare, sa che il Conclave non lo accetterebbe mai, che ci sarebbe di nuovo guerra, e la guerra, Clary, non la vuole più. Improvvisamente sopraggiunge Maryse. << Isabelle, vieni, c’è urgente bisogno di te. >> la chiama. Izzy scocca un occhiataccia a Clary e poi raggiunge la madre, con un espressione a dir poco felice. Clary sospira, poi si stende sull’erba. Non passa molto tempo prima che senta qualcuno al suo fianco. Senza aprire gli occhi sorride e dal profumo riconosce Jace. Lui le carezza una guancia, poi Clary apre gli occhi per sorridergli e accogliere le sue labbra, eternamente. Le sembra che passino anni, rimarrebbe così per sempre, baciandolo e baciandolo ancora. Poi Jace si stacca da lei e sfodera il suo più attraente sorriso sghembo. << Devo dirti una cosa. >> fa, gli occhi di ghiaccio arpionati a quelli di lei. << Cosa? >> risponde Clary, intrecciando le dita tra i suoi capelli. << Sai, non avrei mai pensato di amare una persona così tanto come amo te. Sì, beh, questo lo sai. E’ inutile che io mi perda in discorsi troppo lunghi che finirebbero con l’annoiarti. Non sono il tipo da mettersi in ginocchio e chiedere apertamente una cosa così importante. Solo, voglio che tu sappia, che ho intenzione di perdermi in te per il resto della mia vita, e che questa vita, voglio passarla solo con te. Quindi, Clarissa Morgenstern, vuoi concedere la tua mano a questo masochista che ti sta parlando? >>
Non l’aveva guardata negli occhi un secondo. Tra tutte le cose che Clary si sarebbe mai aspettata, questa era la più improbabile. Ma in quel momento non pensa a niente, esiste solo lui, le loro mani una dentro l’altra, quello che le aveva appena chiesto, e in un secondo, forse neanche, Clary rivede tutti i momenti passati con lui. Il dolore, quando pensava fossero fratelli, sostituito dalla gioia, quando finalmente erano liberi di amarsi, la tristezza, per tutto quello che avevano passato, la sofferenza di stare lontana da lui, poi i loro baci, le carezza, la loro prima volta, e ora Clary vuole rispondere solo come le dice il cuore, non le importa di quello che penseranno gli altri, lo guarda negli occhi e lo bacia. Jace la prende in braccio e la stende dolcemente sopra di lui, continuando a baciarla, sempre più appassionatamente. Quando si fermano, lui ride. << QUESTO sarebbe un sì? >> le chiede. Lei gli sorride, immaginando una grande casa e due piccolini che giocano in giardino. << Tu che dici, masochista? Non potrei mai amare nessun altro che te. CERTO che ti voglio sposare! >> gli risponde. Jace la bacia un’altra volta, poi si prendono per mano, raggiungendo gli altri. 

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Capitolo 4
*** Il fratello mai avuto ***


Alec e Magnus sono davanti all’armeria. Fissano le armi, soppesandone la manovrabilità, la lunghezza, la bellezza. E’ il passatempo preferito di Alec, Magnus lo sa bene. Ora, in quel momento, per la forse prima vera volta, lo stregone è imbarazzato. Dopo quello che era successo, quando aveva creduto di aver potuto perdere Alec per sempre, non avevano più avuto un momento da soli, loro due, erano sempre circondati dagli altri e Magnus avrebbe tanto voluto l’intimità. Solo che, ora che sono soli, Magnus se ne rende conto, che è Alec a non cercarla, a evitarla, in qualsiasi modo. << …penso che questa sia la migliore. Guarda com’è leggera però resistente. Penso che sceglierò questa. Il cristallo nero mi è sempre piaciuto >> stava dicendo Alec. Ma Magnus non lo ascolta, è altrove, quando gli fa cadere l’arma dalle mani prendendolo per le spalle e costringendolo a guardarlo negli occhi. << Magnus… che fai?! Sei impazzito?! >> gli dice, sbigottito, Alec. << Ora tu mi ascolterai bene, Alexander Lightwood. Mi eviti da un po’ troppo tempo a questa parte. E io non mi spiego il perché! Quindi se vuoi farmi la cortesia di dirmelo, altrimenti il libro di Ragnor Fell avrà un futuro! >> fa Magnus, gli occhi fiammeggianti. Alec violentemente si stacca da lui. << Non ti sto evitando. Solo che ho bisogno di tempo per pensare. Questa relazione deve avere un fine, Magnus. Pensavo a come è stato facile per te evocare tuo padre e quasi concedergli la tua vita. Vuol dire che per te non sono importante, se mi avresti lasciato in quel modo. Forse…forse Simon non doveva andarsene così. Forse sarebbe stato meglio che saresti “morto” tu in quel modo! >>  grida Alec, poi corre via, lasciando lo stregone con il cuore a pezzi.
Jonathan non sapeva cosa voleva dire vivere. Non aveva mai saggiato cose talmente belle come l’amore, la vera amicizia, né brutte come il dolore e la sofferenza. Si rende conto, seduto su quel letto, mentre fissa il soffitto bianco latte, di averne paura. Insomma, se non era stato all’altezza di un’esistenza da assassino, come può essere all’altezza di vivere appieno la vita? In quelle poche ore che aveva passato da solo, si era fatto 300.000 domande a cui aveva trovato 0 risposte. La verità, pensa, è che non conosce nulla del mondo, nulla della vera vita,e ora, si chiede, come farà a trovarsi un posto nel mondo. Sta giusto cercando una risposa quando entra Clary. Jonathan non ha mai visto sua sorella in abiti che non siano la tenuta da Cacciatrice e le pare più bella che mai. Ha sempre negli occhi quello sguardo altero e fiero che fa di lei una Morgenstern, ma i lineamenti sono dolci, sinuosi, da Fairchild, come la loro madre. << Clary… >> accenna lui, timido. << Jonathan >> fa Clary, sbrigativa. << So che stai meglio e ne sono felice. E’ davvero bello che tu sia qui. >> dice. Lui si chiede se stia dicendo la verità. Come può dire una cosa del genere, dopo tutto quello che le aveva e che aveva fatto a tutti? << Dici sul serio? >> le chiede, infatti. << Certo. So che Jace ha già parlato con te. So cosa ti ha detto e concordo con lui, Jonathan. Quello che eri è acqua passata. Ora devi pensare al presente. Non sei più quello di prima. >> risponde lei, fissandolo attentamente. << Ma tutte le persone che ho ucciso o a cui ho fatto del male non tornano indietro. Perché dovrei tornarci io? >> ringhia lui. << Per Raziel, Jonathan, quello non eri tu. Quello era Sebastian. TU non sei Sebastian. Sebastian era infettato dal sangue di demone per colpa di nostro padre, Valentine, era un assassino e faceva cose orribili ma non era colpa sua, capito? Tu non sei Sebastian. Tu sei Jonathan Morgenstern e sei mio fratello. Qui conoscerai molte persone che ti tratteranno per la persona nuova che sei e che diventerai, non per ciò che sei stato. >> dice Clary, poi gli sorride e gli scosta i ricci bruni dal viso. Lui ricambia il sorriso, sente un calore nel petto mai provato prima. Poi la porta si spalanca e Magnus e Jace fanno il loro ingresso. << Come ti senti, Jonathan? >> chiede Magnus. << Oh, molto meglio >> risponde lui, notando lo scambio di sguardi tra Jace e sua sorella. << Bene, allora direi che puoi levare le tende. Voi due, farete gli innamorati dopo. Portatelo a fare un giro, fategli vedere tutto e dategli una bella stanza. Ci vediamo più tardi. >> . Aveva parlato velocemente, come se gli costasse fatica. Jace articolò in silenzio a Clary “Alec”. Lei sorrise. I problemi di coppia dello stregone erano risaputi. Jonathan si alza, lentamente, si tiene per la spalla di Jace, il quale manda a chiamare un servitore per far portare gli effetti del ragazzo nella stanza 21. << Avrai la 21 >> gli dice << A me è sempre piaciuta. C’è un panorama bellissimo. E poi io sono nella 20 e tua sorella nella 22. Siamo gli unici sul piano. Ci sarà da divertirsi! >> ride. Jonathan si unisce a lui, si sente rincuorato. Clary li raggiunge un attimo dopo. << Ho sentito tutto. La discoteca sul piano te la sogni, Jace. E tu, te lo dico prima, non iniziare ad assecondarlo, o non si fermerà più. >> dice, ma ride anche lei. Jonathan si ferma. << Tutto bene? >> chiede Jace. <> dice lui. Clary soffoca una risata, Jace mette la chiave della stanza in tasca e la prende in braccio. << Scusi signorina, non ho ben capito cos’ha detto. >> scherza, facendole il solletico. Jonathan ride, mentre li vede baciarsi di sfuggita, ottenendo la risposta alla sua domanda. << Ok, ok, ho capito. >> fa, per farli staccare. Loro ridono, poi proseguono. << Ah, ecco qui. >> dice Jace. << Arrivati. >> Jonathan entra nella stanza 21. Non ha mai avuto una camera, dove dormire, vestirsi, pensare. Un posto tutto suo. C’è un grande letto matrimoniale di colore rosso e Jace vi si butta subito. << Ehi, amico, hai il materasso migliore di tutta Idris! >> dice. Jonathan sorride, poi osserva il resto. Un grande armadio marrone ricopre il lato sinistro della stanza, mentre il lato destro è occupato da una scrivania con sopra un televisore e uno scrittoio. Intravede le rune degli Shadowhunters. Poi, il pezzo forte, il grande balcone a cui corre ad affacciarsi. Mentre Jace si trastulla sul letto, Clary segue il fratello fuori. E’ il tramonto. << Non mi sembra vero tutto questo >> dice Jonathan. << Mi sembra un sogno. Ora ho degli amici, una casa, una famiglia. E’ tutto così bello. Grazie. >> . Clary lo guarda e gli circonda le spalle con un braccio. << Non sei più solo. >> gli dice.


ANGOLO AUTRICE
Siamo al quarto capitolo e abbiamo visto Jonathan ambientarsi più un problemino per i nostri Malec. Ringrazio chi legge la mia storia e chi recensisce. A quest'ultimo proposito, vi prego, qualche recensione o commento non fa mai male, accontentatemi. Al prossimo capitolo!!

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Capitolo 5
*** Jonathan ***


La mattina dopo Jonathan si sveglia serenamente e la prima cosa che fa è darsi un pizzicotto. Non sa spiegarsi quello che prova, nel trovarsi in quel letto morbido, con i raggi di sole che filtrano dal balcone e i capelli tutti arruffati dal grande sonno. Quello che sa è che non si è mai sentito così felice prima. Si alza prendendosi tutto il tempo e poi, dopo aver indossato una camicia hawaiana che (suppone) sia un regalo di Jace per il suo armadio, scende le scale ed entra nella Sala. Una donna con uno chignon sta preparandosi una tazza di thè. Jonathan si sorprende di avere fame, e si avvia verso il banco della colazione. << Ah, ciao, Jonathan. >> gli dice la donna che altri non è che Maryse. << Clary e Jace mi avevano detto che stavi meglio e che eri sistemato nella 21, tutto bene? >> . Jonathan la guarda servendosi di un caffè. << Oh, salve. Sì, sto molto bene, grazie a tutti. Devo avervi dato peso. Mi dispiace >> risponde. << Affatto. Siamo abituati a prenderci cura degli ospiti, ma questa è ormai la tua casa. Non preoccuparti, fra qualche giorno saremo in grado di tornare a Idris e sarà affascinante per te rivedere la tenuta di famiglia. Potrai anche decidere di andarci a vivere. >> fa Maryse, sorseggiando il suo thè. Lui la fissa, immobile. << Ah, Idris. Me la ricordo. Beh, ci penserò, okay? >> risponde, sbrigativo. Lei posa la tazza sul bancone e gli sorride. << Sei così simile a tuo padre, Jonathan. Naturalmente, solo esteticamente. >> gli dice, poi si allontana lasciandolo solo. Quello che teme, è che il ritorno a Idris di Jonathan non sarà ben accetto. Lui si guarda intorno e scorge Clary e Jace seduti ad un tavolo con altri due ragazzi. Prende un altro caffè e va verso di loro. Mentre si avvicina, sente che discutono ridendo delle gaffe di battaglia di Jace. Sorride e si siede con loro. << Ben svegliato, dormiglione >> scherza Clary arruffandogli i capelli. << Già, Jonathan, hai dormito troppo >> replica Jace, porgendogli un biscottino. << Buono, grazie. >> risponde lui. << Ah, ti ricorderai di Alec e Isabelle, i miei fratelli, nonché mio parabatai >> conclude poi, indicando Alec. Lui fa un cenno con la mano. << Potrei farti a pezzi, lo sai? >> dice Isabelle, fissandolo.  A Jonathan cade il biscotto tra le mani. << Isabelle… >> comincia Clary. << Smettila, Izzy, è il caso di fare così >> continua Jace. Alec le posa una mano sulla spalla. << Come fate a trattarlo da amico?! Dopo tutto quello che ha fatto a noi, a MAX! E tu, Jace, lo tratti come se fosse tuo fratello, come se lo conoscessi da secoli! Non vi aspettate che io faccia lo stesso. Non scenderò ad armi pari con un assassino. >> ringhia lei, per tutta risposta, poi si alza da tavola e si allontana, senza voltarsi indietro. Cala il silenzio. << OH, DIAMINE! Deve rovinare sempre tutto, la signorina. Jonathan, non prenderla come un fatto personale,  fa sempre così. Non è stato facile per lei, ecco tutto. >> fa Jace, in un tono che non ammette repliche. << E’ vero, Jonathan. E’ che quando eri…beh, insomma, l’altro TE, Sebastian, ha ucciso il suo fratellino Max e da quel momento ha un istinto assassino verso di te perché ti crede responsabile, ma non è stata colpa tua. E poi ha perso il suo ragazzo >> e qui Clary fa una pausa, inghiottendo amaro << Recentemente. Non è colpa tua. Tranquillo. >> conclude. Jonathan fissa il suo caffè senza parlare. << Davvero, Jonathan. Hanno ragione. Le passerà e te la farai amica, vedrai. >> finisce, per tutti, Alec, alzandosi e salutando con un cenno. Dopo un tempo che sembra interminabile, Jonathan si alza. << Isabelle ha ragione >> dice, poi si allontana. Jace e Clary rimangono a guardarlo varcare la soglia, poi si alzano contemporaneamente. << Vado io, Jace, devo parlargli da sola. >> dice Clary, senza guardarlo. << Ma voglio venire anche io. Ha bisogno di un confidente che non sia sua sorella >> risponde lui. Il modo in cui lo disse, come un soldato della N.A.T.O. , fece ridere Clary, che si voltò verso di lui ritrovandosi in un batter d’occhio stretta tra le sue braccia. << Come fai a farmi sempre sorridere anche quando non ne ho affatto voglia? >> gli dice, intrecciando le dita tra i suoi capelli. << E’ il mio mestiere, signorina. Allora, vengo anch’io? >> fa Jace, sfoderando un sorriso ammiccante. << Non se ne parla. Devo farlo da sola. Ci vediamo dopo, però. >> dice lei, sfuggendo all’abbraccio e avviandosi. Jace la prende per un braccio e la costringe a voltarsi di nuovo. << Dai, Jace, non fare il bambino! >> gli dice Clary. Lui per tutta risposta cattura le sue labbra in un bacio ardente e lei freme, aggrappandosi al suo collo e come sempre il gioco di labbra e lingue fa impazzire entrambi. << Jace?... >> fa Clary, staccandosi per un momento. << Mm…mmm? >> mugugna lui, dandole un altro bacio << Dovrei proprio andare, sai? >> dice di nuovo Clary, e dopo aver riso sulle sue labbra, scappa via. << Oh, Clary, mi farai ammattire! >> dice Jace, scoraggiato. Lei si volta prima di oltrepassare la soglia. << Allora, impazzisci, Jace Herondale! >> fa Clary, poi va’ via, lasciando il ragazzo con un palmo di naso.
Alec cammina lentamente nel giardino dell’Istituto. La verità, che fino al giorno prima non si sarebbe mai stancato di negare, è che gli manca incredibilmente Magnus. Se ne rende conto adesso, che non riesce a stare lontano da lui e prova improvvisamente un disperato bisogno di correre dallo stregone, di chiedergli scusa, di dirgli quanto lo ama. Quasi non vuole tornare a Idris, vuole restare con lui, eternamente. Non può fare a meno, però, di pensare a quel momento, in cui aveva creduto di non farcela, quel momento in cui stava per perdere Magnus e la determinazione mista  a sofferenza negli occhi di lui, quando lo aveva baciato per quella che credeva l’ultima volta. Alec si gira e se ne va. Non vuole più pensare. << Te ne vai di già, Alexander? >> dice una voce. Alec si volta immediatamente per vedere Magnus appollaiato su un albero. E’ molto elegante, come fosse reduce da una festa e non avesse avuto il tempo di cambiarsi. Indossa un lungo Montgomery giallo ocra, una camicia che gli dà un aria da vecchio saggio e come sempre, il glitter sugli occhi. Alec farfuglia qualcosa di impercettibile, prima di vedere lo stregone avvicinarsi. << Sai, ho pensato molto in questi giorni. Al tuo silenzio. Alla nostra…come la vogliamo chiamare… “crisi di coppia”? >> dice Magnus. Alec alza lo sguardo su di lui per poi abbassarlo immediatamente. << E cosa ne hai ricavato…? >> gli chiede. << Ne ho ricavato che per quanto ripetessi con mille inflessioni diverse la nostra discussione alla fine ne uscivano solo due parole. >> risponde lui. << Quali? >> incalza Alec, ora lo sguardo fisso sugli occhi glitterati di Magnus. << Ti amo. >> sospira lo stregone, come se avesse fatto un enorme sforzo a dirlo. Restano in silenzio per quelle che ad Alec paiono ore. Poi Magnus si volta e come è arrivato, se ne va. Alec rimane per un secondo fermo, stordito, poi scatta in avanti, afferrando lo stregone per un braccio. Magnus si volta, gli occhi accesi fissi in quelli di lui. Alec non ci pensa più. Lo attira a sé e lo bacia.
Naturalmente Clary non era mai stata una campionessa della diplomazia. Né si ritiene in grado di riuscire a fare discorsi complessi per tirare su il morale alle persone. Jace mi dice che gli faccio spesso tornare il sorriso, pensa. Ma poi si risponde che è diverso, perché loro due si amano. Con suo fratello è diverso. Da quando è “rinato” Clary non sa come comportarsi con lui. A volte si dice che è normale, perché non è abituata, perché è difficile concepire l’idea di un pazzo assassino mitomane che improvvisamente diventa tuo fratello.  Allora prende una scorciatoia e và verso sua madre. Arriva in poco tempo, e si sorprende durante il tragitto a cercare le parole giuste da dire. Poi bussa alla porta. << Sì? >> risponde una voce calda e familiare. Clary si rende conto di quanto le manchi Luke. << Sono io, Clary! >> fa lei. La porta si spalanca e Clary gli salta addosso come quando era bambina. << Clary! Come vanno le cose? >> fa Luke mettendola giù. << Mi sei mancato, sai? Dov’è la mamma? >> gli chiede lei facendosi largo in casa e ignorando totalmente la domanda. << Clary! >> chiama una voce ricca di spensieratezza. Clary vede comparire sua madre, i capelli lunghi legati in una coda, gli occhi luminosi. Si abbracciano. << Come stanno tutti? Jonathan? >> chiede Jocelyn, sorridendo. << Tutto bene. Volevo parlarti proprio di lui. >> risponde Clary, sedendosi sul divano. << E’ successo qualcosa? >> fa sua madre, Clary nota subito il cambio di voce, da rincuorata ad allarmata. << No, no… tutto bene, ma è un momento difficile per lui. Non si sente apprezzato, è naturale che si senta improvvisamente diverso, ma ha bisogno di qualcuno che gli faccia capire che va tutto bene, che la sua vita è appena iniziata… >> dice lei. Jocelyn pare rilassarsi. << Capisco. Beh, volevo andare subito da lui ma mi hanno detto spesso di no, che stava ancora male, che aveva bisogno di riposo. Finalmente posso vederlo. >> dice. Clary la guarda e le mette una mano sulla spalla. << Andrà tutto bene, mamma. Jonathan sta bene, deve solo…ecco…ricominciare. Maryse dice che presto andremo a Idris. >> risponde Clary. Jocelyn si alza in piedi. Luke sopraggiunge nella stanza. << A Idris? Ma è stata totalmente distrutta, come pensa che.. >> Clary la interrompe. << Mamma, Idris è stata ricostruita, grazie agli stregoni. Dobbiamo tornare, il nostro posto non è qui, tra gli uomini. >> dice. Avrebbe voluto dire che una parte di lei non vuole andare a Idris, che una parte di lei pensa a Simon, al suo Simon, che si rifiuta di aver perso. Prima che Jocelyn possa rispondere Clary si accascia improvvisamente a terra. 

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