Filo rosso

di FiammaBlu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

Kuronuma Ryuzo



Era mercoledì, ed era il loro giorno per la prova generale. Il sito dello Shuttle X era perfetto per un regista che voleva esprimere al massimo le sue potenzialità. Spaziò ancora una volta tutt’intorno sovrapponendo allo sguardo ciò che la sua mente immaginava e che gli attori avrebbero simulato recitando le battute della Dea Scarlatta. Non avrebbe mai potuto ringraziare abbastanza la Tsukikage e, ancora non riusciva ad accettarlo, Masumi Hayami. Incredibilmente aveva rivalutato quell’uomo freddo e cinico, abbattendo un mattone dopo l’altro di quel muro eretto a seguito soprattutto di chiacchiere e brevi esperienze dirette. Hayami si era rivelato sì un affarista attento e pieno di risorse ma anche particolarmente interessato a Kitajima. Era un’attrice fuori dal comune, indubbiamente, che avrebbe sconvolto il modo attuale di fare teatro. La sua Dea Scarlatta avrebbe rotto barriere e scavato fosse, creando una leggenda e un approccio diverso alla recitazione. Ma nonostante ciò ogni volta che si erano incontrati non aveva mancato di chiedergli come andassero le cose. Solo uno stupido avrebbe interpretato quell’interesse come solo puramente lavorativo. Era a conoscenza della situazione delicata e tesa che aleggiava intorno a lui e Kitajima ed era già da un po’ di tempo che un sospetto lo assillava anche se sembrava davvero assurdo.

Scosse la testa sorridendo, picchiandosi la fronte con il copione arrotolato e ripensò ad un vecchio articolo che aveva letto sul giovane e rampante presidente Hayami che sembrava pensare solo ed esclusivamente al lavoro e alla massimizzazione del profitto delle aziende che gli aveva affidato il padre.

Conosceva Eisuke Hayami ovviamente, più freddo e cinico del figlio adottivo, legato alla vecchia scuola di imprenditoria giapponese che aveva trasformato in gigante economico quel piccolo paese che ancora oggi raramente si apriva al resto del mondo ma che esportava tutto di sé: aziende, cultura, cibo, architettura, arte. E il teatro era una delle massime espressioni dell’arte. Il cinema non lo attraeva nonostante la tecnologia e i software che ormai trasformavano un magazzino tinto di blu in un’enorme astronave aliena con due ore di lavoro su un computer. Lui preferiva l’ebbrezza delle battute senza sosta quella che il cinema, col ciak, interrompeva impedendo agli attori di immedesimarsi davvero e facilitandone il compito con il risultato che la qualità della recitazione era scadente e di poco spessore.

In quell’istante i suoi pensieri vennero interrotti da un piccolo grido e quando alzò lo sguardo sapeva già cosa avrebbe visto.

- Kitajima! - urlò esasperato. La giovane era inciampata e caduta e, nonostante l’affetto paterno che aveva iniziato a provare per lei, si domandò come potesse essere arrivata tutta intera a quell’età. Era imbranata, distratta, con la testa sempre fra le nuvole, tranne quando indossava la maschera del personaggio che doveva interpretare, allora cambiava completamente trasformandosi con una metamorfosi incredibile da bruco a farfalla in un attimo per poi tornare bruco nell’istante in cui l’immedesimazione non serviva più. Non aveva mai incontrato nessuna attrice istintiva e reattiva come lei anche se c’era ancora da risolvere il problema delle battute d’amore di Akoya.

- Sì! - rispose Maya gridando e facendo sussultare alcuni attori vicini, rialzandosi subito con il volto in fiamme. La guardò furente reprimendo l’istinto di mettersi a ridere.

- Facciamo pausa! - gridò osservando Sakurakoji che l’accompagnava zoppicando al gazebo dove c’erano caffè e cibo. Era innegabile che il ragazzo avesse rapidamente trasformato l’amore di Isshin in quello che provava per Kitajima ma sul palco non avrebbe mai funzionato se anche lei non avesse capito esattamente cosa significava amare qualcuno ed essere disposti a morire per lui. Aveva sperato che l’amore che sembrava legarla all’ammiratore di rose avrebbe potuto aiutarla ma era accaduto qualcosa che aveva incrinato la situazione sebbene lui non fosse a conoscenza dei particolari. Senza tener conto che non gli aveva mai raccontato cosa era accaduto realmente sulla nave quando aveva riportato l’assegno a Shiori Takamiya e non l’aveva trovata. Però aveva trovato Masumi Hayami.

L’idea del ‘corridoio’ che separasse il mondo umano da quello degli spiriti era un bellissimo gioco d’imitazione della grande opera di Ichiren Ozaki. Se la signora Tsukikage aveva scelto quel sito per lo spettacolo dimostrativo significava che voleva vedere attori e registi alle prese con l’improvvisazione. Un luogo dove non si potevano usare scenografie né luci, fondamentali in teatro, né altri stratagemmi necessitava chiaramente dell’immaginazione per essere utilizzato. E lui e Kitajima andavano incredibilmente d’accordo in quello. Il passaggio sopraelevato sarebbe stata la porta invalicabile per gli umani che portava al mondo degli spiriti. Ma il vecchio binario e i due marciapiedi si prestavano anche a molti altri giochi di immaginazione per le varie scene che si alternavano, la battaglia, l’arrivo della Dea, gli incontri fra Isshin e Akoya, dato che poteva essere tranquillamente un ruscello, il villaggio! Ah che cosa meravigliosa l’immaginazione e in questo caso non c’erano neanche i limiti imposti dal palcoscenico!

C’erano ancora delle cose da sistemare, la Dea Scarlatta di Kitajima non era ancora perfetta, e lei lo sapeva, la vedeva nervosa e angosciata nonostante il suo impegno non fosse calato affatto, anzi si era prodigata sempre di più, assecondando anche Sakurakoji.

Notò una macchina nel parcheggio antistante il cantiere dello Shuttle X e, riconoscendola, si avvicinò lentamente. Era sicuro che Onodera lo spiasse e lui non voleva certo essere da meno così si era affidato a due sue vecchie conoscenze che ogni tanto tornavano con delle informazioni. La settimana precedente avevano scoperto che, per una ragione sconosciuta, Utako Himekawa e sua figlia si erano rinchiuse in un magazzino della Daito Art Production. Chissà in che modo l’attrice stava istruendo la figlia. Era sicuro che lei stessa avesse ambito in tempi remoti alla Dea Scarlatta, anche se forse ci aveva creduto fino alla fine, e che quindi stesse aiutando la figlia. Adesso era proprio curioso di sapere cosa avevano da dirgli di tanto urgente per presentarsi lì in pieno giorno.



Hayami Masumi



Il vento fresco muoveva dolcemente le tende dell’ampia vetrata della suite. Era rimasto tutta la notte disteso sul letto, vestito, fissando il soffitto. Quel grande rettangolo bianco era stato come la tela vergine di un pittore, la base su cui aveva dipinto le decisioni che aveva preso.

Nel suo breve intervento a Izu, Hijiri aveva spalancato una porta che non era più riuscito a chiudere. Gli erano occorsi due giorni per accettarlo ma alla fine aveva lasciato la casa di suo padre e messo in atto i primi accorgimenti per dar vita al piano che aveva in mente. La cosa che l’aveva lasciato più stupito era stato rendersi di conto di come alcune decisioni prese nel passato, che si riferivano anche a cinque o sei anni prima, adesso confluissero tutte in quel progetto come se lui le avesse orchestrate per usarle in quel momento preciso.

Ciò che mi legava a lei era già così forte da farmi agire inconsciamente?

Si alzò dalla scrivania lanciando un’ultima occhiata alla mail che stava scrivendo. Si accese lentamente una sigaretta concedendosi una breve pausa e immancabilmente il pensiero tornò a lei. Non fu difficile immaginare i suoi occhi e la sensazione di averla fra le braccia né riuscì in alcun modo ad arginare le battute di Akoya che lei gli aveva recitato sul ponte della nave all’alba né il tocco lieve della sua mano sulla guancia.

Come ho potuto pensare che le mie responsabilità verso Shiori e ciò che è accaduto potessero in qualche modo essere maggiori di quelle verso Maya? Come ho potuto parlarle sinceramente sul ponte della nave e mentirle freddamente quando mi ha chiesto spiegazioni del matrimonio? Cosa ho fatto…!

Si passò una mano fra i capelli chiudendo gli occhi, lasciando che la sigaretta si consumasse lentamente bruciata dal lieve vento che entrava dalla finestra. Poi li riaprì di scatto, picchiò il pugno contro lo stipite della finestra cercando di arginare l’angoscia che lo pervadeva.

E’ il momento che l’affarista senza scrupoli dotato di freddezza e capacità analitica torni fuori e sfrutti appieno tutto ciò che ha imparato. Maya aspettami, a Izu ti spiegherò ogni cosa…

Un bussare lieve lo riscosse, si voltò di scatto mentre il vano della porta veniva occupato da Mizuki. Quella donna intelligente e abile era una delle sue risorse principali. Non era bravo a ringraziare ma forse ciò che le avrebbe proposto quella mattina poteva ritenersi molto simile ad un ringraziamento. Mizuki si era affezionata a Maya, l’aveva difesa più volte arrivando ad accusarlo senza temere le conseguenze e lui aveva imparato ad apprezzare questo lato schietto e determinato della segretaria.

- Signor Masumi - lo salutò lei avvicinandosi con passo lieve ed elegante fino a fermarsi davanti alla scrivania fasciata nel suo consueto e perfetto tailleur antracite e camicetta di seta bianca. Fece un lieve cenno del capo ma si accorse istantaneamente che il suo sguardo era glaciale come non gli vedeva da molto tempo. Un brivido freddo le attraversò la schiena ma si impose autocontrollo appellandosi a quella parte di lei che era sempre riuscita a fronteggiare il giovane Presidente.

Masumi raggiunse la scrivania, raccolse la carte sopra facendo spazio, aprì il primo cassetto e adagiò i fogli prelevati sul legno scuro e lucido. Poi si sedette accendendosi un’altra sigaretta.

Prima o poi dovrò smettere con questa schifezza…

- Si sieda, Mizuki - le intimò più duramente di quanto necessitasse la situazione ma in quel momento ogni parte del nuovo Masumi che aveva accettato era stata messa da parte per fare spazio a quello vecchio.

Lei obbedì anche se non gli sfuggì l’occhiata indagatrice che lei gli lanciò.

- Mi devo preoccupare? - gli chiese sorridendo appena con tono lieve ma deciso.

- Dipende - e non riuscì a trattenere un sorriso scaltro. Quella parte gli riusciva sempre bene. Ultimamente si era domandato spesso se per caso non fosse tagliato per fare l’attore…

- Dipende da cosa? - insisté lei prendendo i fogli che lui le porgeva.

- Lo legga - ordinò alzandosi nuovamente e dandole le spalle osservò uno stormo di uccelli che oscurava il cielo oltre la finestra.

Nei minuti che le occorsero per leggere rapidamente il testo, terminò la sigaretta e un attimo prima che lei esprimesse un giudizio lui la prevenne assecondando il suo istinto che l’aveva sempre guidato negli affari.

- Ci pensi - le disse voltandosi a guardarla con occhi freddi e distanti.

Mizuki lo fissò a bocca aperta, era la prima volta nella vita che le capitava di restare così sorpresa davanti a qualcuno, soprattutto al suo capo.

E’ impazzito? Cosa avrà in mente?

- C’è qualcos’altro che desidero faccia oggi, dopo aver cancellato tutti i miei impegni con la Daito, e voglio che lei ci si dedichi completamente - si chinò sulla scrivania ignorando l’espressione stupefatta della donna che, era sicuro, si sarebbe ripresa subito. Appuntò alcuni numeri su un foglio e lo spinse in avanti verso di lei.

Mizuki posò il documento che l’aveva sconvolta e prese il foglietto.

- Sono tre conti correnti intestati a me personalmente e il denaro proviene dai miei investimenti, la Daito e mio padre, né altra azienda a lui connessa, hanno niente a che vedere con quel patrimonio - spiegò lui blandamente e le avvicinò altre due liste, scritte entrambe a mano.

- La prego di acquisire tutto ciò che troverà in queste liste. L’avvocato Matsumoto la attende nella hall con tutti i contratti pronti. Utilizzi il denaro in quei tre conti correnti che le ho dato. Le tre banche hanno già una mia delega che le dà potere di disporne come da mie indicazioni - si sedette e gli sembrò di sentirsi più leggero.

Mizuki prese le due liste e le scorse rapidamente cercando di mantenere calma e autocontrollo.

- Signor Masumi ma… - represse l’istinto di restare a bocca aperta, fece guizzare lo sguardo dai suoi occhi glaciali alle liste: una conteneva nomi di persone, li conosceva quasi tutti, e la seconda indicava alcuni siti commerciali, uno ricordava di averlo visionato lei stessa circa due anni prima che poteva essere utilizzato come uffici in una nuova costruzione tecnologicamente avanzata e architettonicamente moderna ma di cui poi non avevano fatto niente.

- La prego mi spieghi cosa… - Mizuki tentò una mediazione per avere alcune informazioni ma un’occhiata al suo sguardo freddo e inamovibile la fece desistere: per ora non le avrebbe detto niente.

- Faccia ciò che le ho chiesto - la liquidò e riprese a digitare sulla tastiera del suo portatile personale, chiudendo la mail che aveva iniziato.

Mizuki si alzò, fece un lieve inchino e uscì in silenzio, lasciando però il documento che le aveva dato da leggere sulla scrivania. Masumi lo fissò interrompendosi, lo raccolse e lo mise nel primo cassetto.

Tornerà e io l'aspetterò.

Si appoggiò alla comoda sedia ed espirò tutto il fiato. Questa parte era stata facile, riguardava ciò che sapeva fare meglio, ma per quella che l’attendeva avrebbe dovuto attingere a tutte le sue risorse sia quelle che facevano parte del Masumi Hayami addestrato da Eisuke sia quelle che gli aveva fatto riscoprire Maya. Cacciò dalla mente l’immagine di lei e riprese il controllo del cuore che aveva cominciato a battere all’impazzata concentrandosi su ciò che doveva fare. Prese il cellulare, fece scorrere il pollice sulla rubrica e chiamò quel numero che raramente aveva composto nella vita. Una voce gentile gli rispose.

- Passatemelo per favore - disse con tono neutro mantenendo la calma e sentì un click secco seguito da una voce grave e profonda.

- Padre ho necessità di parlarti - disse stringendo il bracciolo della sedia con la mano libera.


Mizuki si appoggiò alla porta lasciandosi finalmente andare, lo sguardo fisso sui fogli coperti dalla sua scrittura elegante.

Ha un patrimonio personale di cui non sapevo niente! Perché tutto questo? Cosa sta architettando? Perché quello sguardo freddo e calcolatore signor Masumi? Era tempo che si era addolcito e ora è tornato di nuovo così? E’ per Shiori o per Maya signor Masumi?

Sospirò, si sistemò gli occhiali sul naso e raggiunse gli ascensori che l’avrebbero portata nella hall e all’avvocato che la stava aspettando mentre la sua mente allenata e reattiva cominciava ad intuire il progetto che poteva celarsi dietro quelle richieste all’apparenza assurde.


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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2



Hamil Peter



Nonostante il breve lasso di tempo intercorso sapeva di essere perduto. In Giappone tutto ciò che riguardava l’amore viveva e si dipanava in modo completamente diverso dall’occidente e in special modo dalla Francia, dalla mentalità sicuramente più libertina e rapida nel concludere gli affari di cuore. Ciò però non gli aveva precluso di innamorarsi di lei e ora che era in grande difficoltà avrebbe voluto fare ciò che gli uomini facevano nel suo paese confortarla, supportarla, spronarla e magari convincerla a farsi operare e a rivelare il suo reale stato. Cosa poteva cambiare se la data dello spettacolo dimostrativo slittava di due mesi? Sapeva che l’attore protagonista maschile del gruppo rivale aveva una gamba ingessata in seguito ad uno sfortunato incidente, la cosa avrebbe potuto giovare a tutti.

Come fotografo di fama mondiale frequentava quell’ambiente da tempo e sapeva che ogni cosa era decisa dall’alto e in questo caso dall’Associazione Nazionale in collaborazione con quella singolare e inquietante signora dal piglio deciso che si chiamava Chigusa Tsukikage e che aveva scoperto essere una famosa attrice del passato che aveva interpretato magistralmente lo spirito del susino che riusciva così difficile ad Ayumi.

Lei deteneva i diritti di quella sceneggiatura e quando l’aveva vista recitare nella valle da cui il suo creatore Ichiren Ozaki aveva tratto ispirazione aveva potuto solo confermare ciò che gli era stato raccontato. C’era qualcosa di magico nella voce di quella donna e nei suoi movimenti supportato dall’ambientazione che li circondava che aveva reso quella rappresentazione perfetta e comunicativa.

Ma Ayumi era una dipendente della Daito Art Production e il suo Presidente era Masumi Hayami, sicuramente all’oscuro del suo stato di salute. Se l’avesse avvisato probabilmente avrebbe perduto per sempre anche quel minimo interesse che Ayumi sembrava aver iniziato ad avere per lui e non era del tutto sicuro che quell’uomo freddo e calcolatore avrebbe preferito provare a spostare la data per salvare la sua attrice oppure lo avrebbe ignorato pur di non sembrare un debole che accampava scuse pur di posticipare la data dello spettacolo dimostrativo.

Appese alcune foto appena sviluppate e lasciò la sua mente affogare negli occhi intriganti e pieni di sfida di Ayumi. I suoi movimenti, il suo profumo, il suo corpo che sbocciava ogni giorno di più teneva incollato il suo cervello e i suoi istinti a quell’immagine ispiratrice ma questa volta, a differenza delle altre, c’era un sottofondo pericoloso, che aveva portato in superficie tutte quelle tendenze innate di ogni uomo che deve proteggere e reclamare la donna che desidera.

Picchiò i pugni sul lavello pieno dei liquidi per lo sviluppo delle foto e sentì i suoi stessi denti digrignare per la tensione con cui aveva stretto la mascella.

E’ giovane e io non voglio approfittarmi di lei! Mi adeguerò al modo con cui gli uomini corteggiano le donne in Giappone anche se questo forse mi costerà la sanità mentale… E non posso permetterle di perdere la vista anche se così facendo dovessi rinunciare a ogni legame con lei! Il mondo dello spettacolo le sarebbe precluso per sempre e per cosa? Per uno spettacolo dimostrativo? Neanche fosse lo spettacolo vero e proprio!

Grugnì di nuovo e uscì dalla camera oscura sbattendo la porta. Afferrò il cellulare e chiamò la Daito chiedendo della segretaria di Hayami finché aveva ancora la mente annebbiata dalla rabbia. Sapeva che non avrebbe potuto parlare direttamente con lui e ricordava la bellissima donna dai lunghi capelli corvini e le gambe longilinee e perfette. Il suo nome era Mizuki Saeko.

Oddio inizio anche a chiamarli per cognome…



Maya Kitajima



Era inutile, qualsiasi tentativo di concentrarsi falliva miseramente. Eppure non era mai stata una ragazza particolarmente complessa, anzi si era ritenuta sempre semplice e piuttosto insignificante ma doveva ammettere che era cambiata nel tempo. Tutte le esperienze positive e negative che aveva fatto con il teatro, con la scuola, con le persone che la circondavano avevano concorso alla sua crescita. Avrebbe voluto poter far vedere a sua madre la ragazza che stava diventando e la donna che sarebbe stata un giorno ma ormai era un desiderio inutile da esprimere.

Affondò la testa fra i ginocchi chiusi al petto e si abbracciò le gambe nel silenzio buio della sua stanza. C’erano troppi pensieri che si accavallavano nella sua testa e non riusciva a separarli né a confinarli in un angolo per potersi dedicare alla Dea Scarlatta. Ormai aveva carpito la maggior parte delle sfumature, la parte più grossa per fortuna l’aveva fatta alla valle dei susini ma, come il signor Kuronuma amava ricordarle ogni due secondi, proprio non riusciva ad incarnare Akoya nelle scene d’amore.

Come posso farlo io che dell’amore non so niente? Cosa significa trovare l’anima gemella? Cosa si è disposti a fare pur di non perdere l’altro una volta trovato? Come può un essere umano, o una dèa, dichiararsi disponibile a morire per l’altra metà a costo di salvarla? Come ci può essere una tale abnegazione che annulli la ragione e sia mossa solo dai sentimenti del cuore?

Sollevò la testa fissando il soffitto e calde lacrime di rabbia presero a scendere. Anche se le sue riflessioni volevano rimanere ancorate alla Dea Scarlatta, una marea forte e inarrestabile le diresse verso il suo donatore che avrebbe finalmente incontrato.

Signor Hayami perché ha deciso alla fine di incontrarmi? Vuole forse spezzare il legame che ci unisce per il matrimonio che deve affrontare? No no no non può essere! Non credo di essere disposta ad accettarlo! Lei c’è sempre stato per me mio donatore, non può abbandonarmi proprio ora in vista della mia prova più difficile! E sono stata io a spingerla ad incontrarmi con le mie continue richieste!

Strinse gli occhi piangendo con rabbia, tremò e afferrò con forza il tessuto dei pantaloni della tuta. E non era stato solo il donatore ad essere presente nella sua vita. Nell’istante in cui quelle due figure erano combaciate ogni cosa le era stata chiara. Anche ora, che ogni ricordo le inondava la mente e le faceva battere il cuore all’impazzata, si rendeva conto che il signor Hayami era stato in assoluto la persona più presente nella sua vita non solo psicologicamente, con le sue battute sferzanti volte a spronarla camuffate dietro un atteggiamento cinico e freddo, ma anche fisicamente. Le sue braccia l’avevano sorretta così tante volte che aveva perduto il conto. E lei all’inizio aveva sempre frainteso quel comportamento fino all’apice, al momento in cui aveva scoperto che aveva ucciso sua madre.

Mamma… eppure sono convinta che sia accaduto qualcosa e riuscirò a farmelo dire Signor Hayami! Non posso credere che lei abbia fatto tutto questo per me in otto anni e poi abbia ucciso mia madre! No, non ci posso credere! E perché andava a trovarla al cimitero! No, non è un comportamento di qualcuno che ha volontariamente fatto un atto così crudele…

Le lacrime cessarono di scendere quando l’angoscia la riempì completamente. Eccolo di nuovo. Sapeva esattamente cos’era: il senso di colpa. Era il motivo per cui in parte esonerava il signor Hayami dalla responsabilità nella morte di sua madre.

Io ti ho abbandonato mamma! Non ti ho più cercato! Non mi sono interessata alla tua salute! Ho pensato solo alla recitazione e a riempire il vuoto della mia personalità insignificante! Io ti ho ucciso mamma! Io!

Batté più volte la testa nel muro, insistentemente finché il dolore fisico la riscosse.

Sono ridicola perfino nel dolore… domani avrò un bernoccolo…

E si tastò dietro con una smorfia a metà fra il dolore e il sorriso. Si rialzò asciugandosi le lacrime e aprì la piccola finestra della camera. La luna inondava la città silenziosa, le rade stelle offuscate dallo smog.

Signor Hayami, non sono più una ragazzina, non saprò niente dell’amore e questo probabilmente mi farà perdere la sfida con Ayumi, ma quando ci incontreremo a Izu non mi tirerò indietro e chiarirò tutti i dubbi e le domande che da anni mi assillano. Lei è la mia metà e senza mi sento perduta! Signor Hayami non le permetterò di sopraffarmi questa volta né lascerò che la signorina Shiori la porti via da me!

Afferrò il copione, sicura che ormai avrebbe fatto qualsiasi cosa per fargli capire che età, aspetto e rango non impediranno mai a due anime gemelle di attrarsi l’una verso l’altra come accadeva a loro.

Lei verso di me nonostante tutto e io verso di lei nonostante tutto.

Signor Hayami, mio donatore, io l’amo!

Accantonò il copione e prese il romanzo che stava leggendo. Ne aveva diversi, tutti trattavano di storie d’amore e si era convinta che in un modo o nell’altro avrebbe fatto breccia nell’amore intenso di Akoya e Isshin, leggere poteva aiutarla. In alcuni di quei libri c’erano delle descrizioni erotiche che la facevano fremere e arrossire, non era ancora pronta per quello, assolutamente no!, anche se… come poter dimenticare la sensazione che l’aveva pervasa sul ponte della nave e nel tempio della valle dei susini?



Himekawa Ayumi



Non era riuscita a raccontare a nessuno del terrore che le serrava il cuore, tranne a Peter Hamil. Si portò le dita alle tempie massaggiandole. Aprì l’acqua della doccia e lasciò che il calore l’avvolgesse. Chiuse gli occhi e sospirò nel sentire le gocce sulle palpebre. Ormai vedeva molte più ombre che luce, era fastidioso e le provocava penetranti mal di testa. Ma non si sarebbe arresa per nulla al mondo né avrebbe ammesso che il rischio era troppo grande per il risultato del solo spettacolo dimostrativo.

Il signor Hamil era stato chiaro e sincero, con il suo inglese perfetto dal dolce accento francese aveva aggirato tutte quelle convenzioni e atteggiamenti tipici degli uomini giapponesi e le aveva fatto capire che rischiare la cecità per quello spettacolo era una vera idiozia.

Non sono riuscita a farti comprendere quanto il terrore che sento dentro e che tu incredibilmente hai visto sia inferiore alla fiamma che brucia in me per la recitazione. Non rinuncerei mai alla sfida con Maya e non accetterei di rimandare la data a causa mia. Mai. Siamo diversi signor Hamil, molto diversi, allora perché ogni tuo sguardo mi distrae, ogni tua carezza mi fa sussultare e bramo le tue attenzioni?

Si accucciò a terra appoggiando la schiena al marmo freddo che rivestiva la doccia. L’acqua la colpiva dolcemente e si mescolava alle sue lacrime. L’angoscia le serrava la gola come un cappio impedendole di respirare. Strinse i denti e ripensò alle prove degli elementi della valle dei susini e al modo in cui le aveva affrontate Maya. Avevano due modi completamente diversi di entrare in un personaggio. Anche se la signora Tsukikage continuava a ripetere a Maya che doveva imparare a recitare e non a diventare un personaggio, quella sensazione di esserle inferiore non l’abbandonava. Lei si immedesimava completamente, tanto da dimenticare sé stessa, afferrava lo stato d’animo del personaggio e lo faceva interamente suo come se non le costasse niente staccarsi dalla sua consapevolezza e lasciarsi inondare da un’altra.

Come ci riesci Maya? Come fai a permettere ad un’altra personalità di invaderti completamente? Perché glielo permetti? Sei riuscita così a dimostrare l’amore di Akoya al tuo Isshin?

Con uno scatto di rabbia picchiò i palmi delle mani a terra, si rialzò di scatto, lavò via tutto il sapone e si sciacquò i capelli. Uscì asciugandosi rapidamente, stese la crema cercando di svuotare la mente ma lo sfregare della pelle sulla pelle le spalancò la porta dei ricordi sul calore del tocco del braccio di Peter quando si accorse delle sue difficoltà all’ospedale e la portò fuori a braccetto davanti a tutti i giornalisti inscenando uno scambio di battute a loro favore.

Si bloccò con le mani tremanti, smise di stendere la crema, la tirò via con l’asciugamano e si lavò le mani. Cercò la vestaglia sul panchetto, l’afferrò e furente raggiunse la camera. Ormai sapeva la posizione di ogni mobile e la rabbia per la cecità si aggiunse a quella nei confronti del signor Hamil che la sconvolgeva così in profondità.

Venerdì avrebbero potuto fare le prove generali allo Shuttle X, Maya aveva già fatto le sue. Chissà com’erano andate… Come avevano deciso di sfruttare quello spazio vasto e senza apparenti confini? L’edificio sopra elevato, la vecchia rotaia, i due marciapiedi. Quando aveva detto alla conferenza stampa che recitare lì sarebbe stato divertente, lei si era sentita gelare il sangue nelle vene. Maya sembrava realmente eccitata da quella sfida e del tutto capace di affrontarla anche se significava recitare senza scenografie intorno e quindi lo sforzo degli attori sarebbe stato decuplicato e costante per dare l’impressione di un’ottima simulazione di ciò che li circondava e che invece era invisibile. Sua madre le aveva detto che Onodera e Akame erano rimasti impressionati dalla sua abilità di muoversi nell’oscurità ma era sicura di non riuscire in alcun modo a rendere con lo sguardo e i movimenti l’amore verso l’altra anima gemella.

Com’è possibile trovare la giusta recitazione per qualcosa di cui non si ha esperienza? Non ho idea di cosa possa significare innamorarsi a quel livello né di quali sacrifici si può essere disposti a fare! Maya stai avendo anche tu le mie stesse difficoltà? E’ già difficile innamorarsi, trovare l’anima gemella poi…

Accese lo stereo e il cantante del suo gruppo preferito intonò la canzone dell’ultimo album che stava scalando le classifiche. Si concesse un sorriso: per fortuna la musica non aveva necessità di essere vista con gli occhi. Si abbandonò sul grande letto, soffice e morbido, e di nuovo gli occhi penetranti e seri del signor Hamil si fecero strada nella sua oscurità. Questa volta non scacciò il ricordo, era l’unico modo che aveva per rivedere ancora i colori e la luce.

Allo Shuttle X lui era rimasto a guardarla e lei aveva gradito l’immobilità in cui si era chiuso. Non l’aveva mai aiutata nelle volte in cui era caduta, come gli aveva chiesto, e lei lo aveva particolarmente apprezzato. Con quell’atteggiamento di rispetto nei suoi confronti sembrava molto più giapponese che francese. La sua voce riverberò dolce e rassicurante nel ricordo.

“Io la stimo dal profondo del cuore, Ayumi. Mi permetta di proteggerla. Osservarla recitare con tutte le sue forze, sapendo i suoi problemi, è commovente. Sarebbe un onore per me servirla Ayumi.”

Un calore tiepido e vibrante si diffuse per il tutto il corpo e si portò le mani al volto come a voler scacciare quell’immagine che si trovava oltre i suoi occhi e che nessuna oscurità sembrava in grado di cancellare.

Come si dice je t’aime in giapponese? Deve assolutamente insegnarmi questa frase, Ayumi.”

Si dice aishiteru, signor Hamil.


 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3



Hayami Masumi



L’unico modo che aveva per trattare con lui era porre la situazione alla stregua di un affare. Tutto ciò che gli aveva inculcato, oggi gli sarebbe stato utile più che in ogni altra occasione. Scese di macchina e osservò la facciata della casa che l’aveva ospitato fino a due giorni prima. Era incredibile come la visione delle cose fosse radicalmente cambiata da quando aveva deciso di smettere di recitare la parte del figlio di Eisuke. Un sorriso amareggiato gli increspò le labbra, si mise le mani in tasca e raggiunse il giardino, suo padre l’avrebbe aspettato lì, non aveva alcuna intenzione di rientrare in quella casa.

Un silenzio che avrebbe potuto sembrare opprimente gravava sul giardino ma lui lo trovò di grande conforto. Perfino gli alberi trattenevano il respiro in previsione di quello scontro. Si tolse la giacca e la lasciò penzolare dalla spalla tenendola con due dita. Era rilassato e ancora non riusciva a capire completamente questo suo stato d’animo. Era molto simile a quando si presentava per accaparrarsi un grosso affare ma di solito prima dello scontro avvertiva sempre l’adrenalina che gli scorreva nelle vene e lo rendeva più lucido che poi cedeva il posto all’autocontrollo. Ma in quel momento non c’era niente di tutto ciò.

La telefonata di Hamil Peter l’aveva sorpreso ma aveva obbligato la sua mente a rimanere concentrata su ciò che doveva fare. L’indomani si sarebbe occupato anche di Ayumi Himekawa e Yu Sakurakoji e sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe fatto per la Daito Art Production.

- Padre - lo salutò con rispetto avvicinandosi a lui. Tre grandi salici appoggiavano gentili i loro rami sull’erba tagliata perfettamente, nello stagno nuotavano decine di carpe a macchie arancioni.

- Masumi - lo sguardo che gli riservò prometteva battaglia e lui non si era aspettato niente di meno. Ma questa volta il gioco l’avrebbe condotto lui. Si appoggiò al tavolo rotondo di pietra posando la giacca.

Come ho potuto attendere così tanto tempo?

- Sono venuto per chiederti qualcosa che mi servirà ad ottenere più facilmente i diritti della Dea Scarlatta - iniziò, si accese una sigaretta, quel gesto gli teneva le mani impegnate, e riportò lo sguardo calmo e freddo sul padre.

- Cosa stai tramando Masumi? - gli chiese rigidamente il padre. Lui sorrise.

- Voglio la veste che indossava Chigusa Tsukikage e che mia madre salvò dall’incendio - la voce era ammaliante e comunicativa, la stessa che usava quando cercava di convincere la controparte che passare il lavoro a lui avrebbe fatto guadagnare montagne di soldi a tutti.

Eisuke sobbalzò spalancando gli occhi.

- So che la tieni nascosta da qualche parte, se la darai a me avremo una possibilità in più - aggiunse affabile, incrociando le caviglie e aspirando la sigaretta.

- E’ mia! Non posso dartela, è l’unica cosa che mi resta di lei! - ringhiò Eisuke picchiando un pugno sul bracciolo della sedia a rotelle.

- Se la darai a me potrai avere la Dea Scarlatta come hai sempre sognato e forse il perdono di Chigusa Tsukikage - avrebbe detto qualsiasi cosa pur di convincerlo e seppe di aver scelto la menzogna giusta quando un lampo di speranza gli attraversò gli occhi.

Eisuke chiamò la domestica più anziana che l’aveva sempre seguito fin da bambino e le dette una chiave che prelevò dalla tasca della vestaglia, le sussurrò qualcosa e la lasciò andare. I minuti trascorsero in silenzio finché lei non tornò con un pacco avvolto in carta velina rosa. Glielo porse con un sorriso. Masumi lo prese mantenendo un sangue freddo che lo stupì perché in realtà il cuore gli batteva ad un ritmo folle.

- Consideralo il tuo lascito per me padre, in fondo è stata mia madre che l’ha salvata dalle fiamme ed è come se fosse un regalo di entrambi - non inserì nella voce nessun tipo di affetto, era come se avesse appena concluso un affare di minor rilievo.

- Lascito? - Eisuke non era mai stato uomo di molte parole e spesso usava solo lo sguardo per intimargli ciò che doveva fare. Fino a due giorni fa. Se possibile il sangue prese a scorrere ancora più veloce ed ecco l’adrenalina!

Sei pronto padre? No, non lo sei, lo so.

- Non desidero niente altro da te e niente altro devo dimostrarti - anni di contrattazioni si concentrarono perfettamente in quella frase, nel tono della voce, nella postura che aveva mantenuto. Un ottimo attore, avrebbe dovuto chiedere di partecipare ad un’audizione.

Lo sguardo del padre si fece gelido e immobile, la bocca tirata e serrata. Era il suo modo per dimostragli che era contrariato oltre ogni immaginazione per la piega che aveva preso la conversazione e lui lo conosceva troppo bene.

- Ho rinunciato alla parentela anagrafica con la famiglia Hayami - credeva gli sarebbe costato una fatica maggiore ammetterlo a voce alta ma in realtà sentì un peso sollevarsi dal petto e l’espressione di suo padre fu il regalo migliore.

- Cosa hai fatto?! - la voce era un sibilo teso, le labbra si mossero appena.

- Ho convocato il Consiglio di Amministrazione per domani mattina, se vuoi potrai riprendere la guida del tuo gruppo, io me ne vado - proseguì ignorandolo. Era stato veramente liberatorio, avrebbe dovuto farlo prima.

Eisuke rimase impassibile, immobile sulla sedia, solo le mani con cui stringeva la coperta che aveva sulle gambe indicavano il suo reale stato d’animo.

- E gli accordi con la famiglia Takamiya? - il suo sopracciglio fece un guizzo nervoso.

Era incredibile come, nonostante ciò che gli aveva appena detto, lui in realtà pensasse agli affari… scosse la testa realmente demoralizzato con un sorriso sarcastico stampato sulla faccia.

- Aiuterò Shiori come promesso, ma non la sposerò, inoltre adesso non sono più un Hayami. Mi sento responsabile per il suo stato ma sposarla non è la strada giusta. Non sarei mai riuscito a convincerti, quindi ho deciso per un cambiamento drastico della situazione. La cosa che davvero mi meraviglia è la tua ostinazione nel volermi maritare a quella ragazza. E’ bellissima ma fragile, avresti voluto davvero per me, e per la famiglia Hayami, una moglie del genere? I soldi che avrebbe portato valevano le nostre vite? - cambiò posizione e si accese un’altra sigaretta.

Che incredibile liberazione! Padre non puoi immaginare quanto l’essere qui ora mi sollevi l’animo!

- E la moglie giusta per te quale sarebbe? Maya Kitajima? E’ solo una ragazzina! - ringhiò Eisuke aggredendolo con lo sguardo ma Masumi riuscì a mantenere l’autocontrollo necessario celando ciò che il suo cuore provava realmente.

- Chi lo sa - rispose enigmatico sorridendo e facendo innervosire ancora di più il padre.

- Hai ottenuto la veste, mi hai ingannato dunque - asserì - Era l’unica cosa che ancora mi legava a lei - il lamento che gli uscì dalle labbra avrebbe commosso chiunque, ma non lui.

- La Dea Scarlatta sarà mia padre, né tua né di nessun altro, ma mia! - fu l’unico momento in cui si concesse di mostrare quella parte che gli bruciava le vene e che bramava per uscire. Fece un passo avanti e gettò la sigaretta recuperando la calma.

- E se proverai in qualche modo a ostacolarmi sappi fin da ora che adotterò qualsiasi contro misura necessaria per assicurarmi che tu desista da quell’obiettivo, quindi ti consiglio di lasciar perdere. Mi hai addestrato tu, sai di cosa sono capace, non costringermi ad agire contro di te perché non esiterei un solo istante - in passato aveva minacciato molte altre persone ma quella gli riuscì particolarmente bene. Rimase in piedi, immobile, aveva sempre giocato sulla sua altezza, la posizione delle gambe leggermente divaricate che indicavano sicurezza e uno stato di completa padronanza della situazione, le braccia rilassate lungo i fianchi.

- Masumi… - Eisuke sussurrò il suo nome pieno di una incredibile meraviglia.

- Riguardati padre - raccolse la giacca dal tavolo di pietra e la veste avvolta nella velina rosa e si diresse al grande cancello. Per la prima volta da venticinque anni si sentì realmente libero. Ciò che lo aspettava non era più facile di quello che aveva passato, ne era consapevole, ma non avrebbe mai più abbassato la testa né represso la sua reale identità.

Maya non c’è un modo con cui io possa ringraziarti per aver tirato fuori l’altra parte di me, ma forse c’è ancora qualcosa che posso fare per te…



Hijiri Karato



Aveva seguito Maya come gli aveva chiesto ed era ormai diventata quasi la sua unica occupazione. Sorrise osservando la ragazza nella sala del Kid Studio circondata dagli altri attori. Come per ogni sua altra rappresentazione si impegnava al massimo e aveva imparato ad ammirare quel carattere caparbio e molto dolce che nascondeva dietro gli occhi pieni di determinazione. Era una delle poche persone che aveva udito personalmente rispondere per le rime a Masumi. Ridacchiò di nuovo e ripensò alla proposta che lui gli aveva fatto il giorno precedente. Avrebbe cambiato completamente la sua vita e fino a quel momento non si era mai posto il problema di dover scegliere. Aveva sempre lavorato per la famiglia Hayami, ma Masumi aveva chiesto la sua fedeltà ed era implicito che ciò significasse interrompere qualsiasi rapporto con Eisuke Hayami.

Ha salvato la vita a mio padre e siamo sempre stati le loro ombre, come posso ora scegliere uno dei due?

Lo aveva lasciato di sasso quando gli aveva esposto la sua idea. I benefit che gli aveva offerto erano allettanti ma i soldi e le cose non gli erano mai particolarmente interessati e comunque erano arrivati solo alla fine della discussione, come ciliegina sulla torta. Masumi era cosciente che se avesse iniziato subito parlando di quello lui se ne sarebbe andato. Con gli affari ci sapeva fare, niente da dire. Il progetto di cui lo aveva messo a parte lo aveva scioccato e meravigliato ma conosceva Masumi a fondo e suo padre doveva averlo messo davvero alle strette. Forse lui avrebbe scelto una strada meno ardua, ma in quel momento le sfumature probabilmente non interessavano affatto a Masumi. Sorrise di nuovo mettendosi le mani in tasca e fissando il volto afflitto di Maya che stava recitando qualche battuta impegnativa. La voce potente di Kuronuma giunse fino alle sue orecchie. Maya incassò la testa nelle spalle e tirò fuori la lingua sentendosi in colpa per l’errore.

Si era costretto ad una profonda riflessione interiore e la verità era giunta lampante durante la notte: considerava Masumi un fratello, nonostante la distanza formale con cui si rivolgeva a lui. L’aveva affrontato riguardo la sua anomala relazione con Maya senza alcuna paura e aveva usato i suoi stessi metodi per metterlo alle strette e, come si era aspettato, aveva reagito. Era un lato del suo carattere che davvero gli invidiava. Lo somigliava praticamente in tutto ma quella capacità di mantenere un ferreo autocontrollo quando dentro il sangue gli ribolliva a lui mancava completamente. Anche se in quell’occasione gli aveva tirato dietro un tagliacarte affilato…

Tutta la riflessione lo aveva portato alla fine ad una conclusione molto semplice: tutto ciò che stava facendo, compresa la decisione di incontrare Maya a Izu, derivavano sicuramente da un’esasperazione che aveva radici profonde ma la causa diretta era stato lui, quando lo aveva minacciato di prendersi lei. E ora doveva assumersi la responsabilità, e le conseguenze, delle sue azioni.

Guardò l’orologio e un istante dopo il suo cellulare squillò.

- Hijiri - rispose dopo aver visto il nome sul display.

- Sei con me? - la voce di Masumi era come sempre calma e controllata.

- Sono con lei - rispose dopo una pausa carica di significato. Masumi accettò la risposta del collaboratore e passò subito all’argomento seguente.

- Il Consiglio di Amministrazione si è concluso. E’ tutto finito ora -

- E’ proprio sicuro che sia la strada giusta? - gli domandò mantenendo lo sguardo su Maya.

- Sì lo è. E basta con le formalità Karato - aggiunse dopo un istante. Scostò il cellulare dall’orecchio e fissò meravigliato il display. Era proprio lui a telefono?

- Mio padre non l’ha presa bene, voglio che tu allerti i nostri di tenere gli occhi aperti e di aspettarsi qualsiasi mossa sleale da lui. Metti Nakano dietro alla signora Tsukikage e Yamada dietro al Presidente dell’Associazione Nazionale dello Spettacolo -

- E’ così grave? - ciò che gli stava chiedendo indicava che la situazione poteva degenerare rapidamente.

- Eisuke Hayami ha conoscenze in ogni ambito e la morte prematura dell’anziano Presidente dell’Associazione Nazionale gli consentirebbe di inserire uno dei suoi riuscendo così a mettere la mani sulla Dea Scarlatta e io non posso permetterlo -

Il rancore lo raggiunse anche attraverso il telefono. Nonostante i ponti tagliati con il padre non aveva alcuna intenzione di abbandonare quell’obiettivo.

- Vuoi ancora perseguire quel traguardo? - dovette impegnarsi per rinunciare alla forma di rispetto che gli aveva sempre tributato.

- Sì. Karato dov’è lei? - aggiunse dopo una breve pausa.

- Davanti a me, stanno provando al Kid Studio - gli rispose pacatamente tornando con lo sguardo sulla ragazza. Silenzio.

- Sii il suo angelo custode ti prego, chiederò a Hiroaki di sostituirti per altre richieste. Mio padre in passato mi ha chiesto di distruggere Maya se non fosse entrata a far parte della Daito e che se non ci fossi riuscito io l’avrebbe fatto lui con le sue mani... - disse infine pronunciando la frase lentamente come se soppesasse le parole che gli stava dicendo.

- Lo sarò - gli promise, non c’era necessità di aggiungere altro. Questo sarebbe stato indubbiamente un punto a favore di Masumi se avesse avuto qualche perplessità nello schierarsi. Ma non ne aveva avute.

- Ah Karato… - riprese immediatamente, la voce titubante lo sorprese - Per Izu voglio un protocollo di sicurezza come già altre volte abbiamo usato in passato. Depista i giornalisti, fai in modo che credano che siamo in altri posti, sai quello che devi fare… -

- Sì Masumi, farò ciò che è necessario, nessuno vi disturberà e nessuno saprà che quella sera eravate insieme - poteva essere glaciale e analitico per qualsiasi altra situazione ma appena Maya Kitajima faceva breccia nella sua mente lui cambiava completamente. Sorrise, ringraziando di essere a telefono e di non averlo di fronte.

- Devo incontrare altre due persone e sistemare la questione di Ayumi Himekawa e Sakurakoji anche se credo che sarà davvero difficile trovare una soluzione. Poi potrò dedicarmi all’altro progetto - lo sentì sospirare.

Era la prima volta in assoluto che gli confidava un dubbio. Convincere la Tsukikage a posticipare la data nonostante la gravità delle condizioni di Ayumi era un traguardo impossibile anche per Masumi Hayami. Soprattutto per lui.

Dovrò abituarmi al suo nuovo cognome… Fujimura.

- Buon lavoro Masumi - lo salutò cordialmente.

- Grazie Karato - e chiuse la comunicazione.



Mizuki Saeko



Nonostante l'ora sapeva che l'avrebbe trovato alla scrivania. Aveva compreso da sola ciò che voleva fare una volta che aveva analizzato bene le due liste ma questo non l'aveva rasserenata affatto. La conferma l'aveva avuta quella mattina al termine del Consiglio di Amministrazione del gruppo Hayami in cui Masumi aveva rassegnato le dimissioni. Bussò con discrezione alla porta della suite e attese.

E' pericoloso signor Hayami e sta riponendo troppa fiducia in me, io non sono in grado di…

La voce all'interno le disse di entrare interrompendo i suoi pensieri. Espirò, ruotò la maniglia ed entrò.

- Signor Masumi - lo salutò con un lieve inchino.

- Mizuki - indicò la sedia davanti alla scrivania. Lei avanzò con calma posata, raramente si faceva prendere dalle emozioni e aveva reazioni incontrollate.

- E’ con me? - aggiunse spingendo avanti sulla scrivania lo stesso contratto di qualche giorno prima.

Lo scrutò attentamente. Apparentemente sembrava lo stesso di sempre, glaciale, attento, calcolatore, ma c'era una cosa che era cambiata completamente, davvero difficile da mascherare: la luce nei suoi occhi. Quella ardeva.

Le stava chiedendo fiducia totale, non le aveva spiegato niente, quello che sapeva lo aveva scoperto da sola o con l'aiuto dell'avvocato Matsumoto. Era lì per quello, ovviamente, così prese la penna stilografica accanto al contratto e firmò.

- Sì - rispose contemporaneamente.

Masumi non commentò né il gesto né la risposta ma passò istantaneamente a ciò che gli interessava.


- Come procedono le acquisizioni? - si alzò e raggiunse la finestra, la città al crepuscolo si apprestava ad affrontare la notte.

- Tutto come da lei richiesto, ma vorrei delle spiegazioni se... - Mizuki tentò di nuovo di indagare e represse uno sbuffo quando lui la interruppe alzando una mano.

- Perché? Teme di non riuscire a affrontare il ruolo che le ho offerto? - le chiese voltandosi a guardarla.

- No signore, non è per... - cercò di spiegarsi ma lui la interruppe ancora.

Forse inizio a comprendere la frustrazione di Maya ogni volta che lui la sfida…

- Allora non le servono spiegazioni - liquidò la faccenda e tornò a guardare oltre la finestra.

Non posso uscire di qui senza delle spiegazioni…

- Insisto signore, mi dica cosa ha intenzione di fare, almeno nell'immediato - si alzò con un elegante movimento fluido e appoggiò le mani sulla scrivania. Masumi si voltò e la fronteggiò con un sorriso.

- Cosa vuole che le dica? Che il suo intuito e le pungenti riflessioni di cui mi ha fatto oggetto in passato erano tutte azzeccate? Vuole che le dica che aveva ragione e che ho apprezzato i suoi interventi? - alzò un sopracciglio allo stupore dipinto sulla faccia di lei.

Signor Masumi... cosa c'è davvero dietro a questa gigantesca operazione commerciale che sta portando avanti?

- Ecco, glielo confermo. Nonostante non le fosse richiesto, si è esposta e ha vinto, si è preoccupata per me e per Maya, e io non le sarò mai abbastanza grato. Mi piace il suo modo di lavorare, per questo la voglio al mio fianco - le confidò candidamente aggirando la scrivania e raggiungendola.

- Le chiedo scusa se a volte le sono sembrata invadente - iniziò Mizuki mascherando l'imbarazzo che provava - Per la signorina Kitajima non potevo fare altrimenti, a volte lei sembra incapace di pensare lucidamente quando le cose la riguardano -

Masumi scoppiò a ridere e lei spalancò gli occhi per la sorpresa.

Signor Masumi, ride così davanti a me? Ma... io non capisco…

- Non si smentisce mai Mizuki! - le tese la mano che lei guardò stralunata per qualche secondo, poi l'afferrò.

- Faccia un buon lavoro - le disse stringendola con decisione e passando a un tono meno formale.

- Sarò all'altezza signore, non ne dubiti - lo rassicurò con un lieve sorriso.

Fece un lieve inchino e si apprestò a uscire ma lui la fermò di nuovo chiamandola dopo alcuni attimi.

- Mizuki - lei si voltò e lui stava guardando ancora oltre la finestra la città notturna. Rimase in attesa che terminasse.

- Incontrerò Maya tra qualche giorno, mi serve una rosa - le disse senza voltarsi.

Ecco cosa è cambiato! Finalmente ha fatto la scelta giusta signor Masumi!

Trattenendo la felicità per la scoperta si concesse un attimo prima di rispondere.

- Gliela farò avere - fece un altro piccolo inchino e uscì.

Il progetto che aveva messo in movimento, i suoi conti correnti, la decisione di lasciare la casa di suo padre e il cognome che per tanti anni aveva avuto, ora tutto aveva un senso. Ora che non era più un Hayami l’interesse della famiglia Takamiya di un matrimonio per unire le due famiglie sarebbe svanito…

Quando ha deciso di comunicare alla signorina Shiori che non voleva più sposarla lei ha tentato il suicidio... ha pensato a cosa potrebbe fare questa volta? Temo per Maya...


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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4



Takamiya Shiori


Era sicura di poter recitare ancora per un po’ la parte dell’ereditiera scioccata e ferita, finché Masumi non l’avrebbe sposata. Fondamentali erano state naturalmente le cospicue mazzette elargite al medico che l’aveva in cura al quale aveva promesso una villa a Kurosaki, sull’isola di Oshima. Non l’avrebbe mai ceduto a quella ragazzina, mai!

È un peccato che tu non possa vedermi Maya Kitajima. La mia recitazione ti stupirebbe e probabilmente stupirebbe anche la tua sensei!

Udì un trambusto, sentì i domestici bisbigliare nel corridoio e di tutto ciò che dissero l’unica parola che riuscì a carpire fu il nome dell’improvviso visitatore: Hayami.

Sarà Eisuke o Masumi? Perché sono qui?

Una scossa gelata le attraversò la schiena, ma da quando si era risvegliata dopo il tentato suicidio, aveva deciso di fare qualsiasi cosa per tenersi l’uomo di cui si era innamorata e che l’aveva tradita nascondendole i suoi veri sentimenti e preferendo un’insulsa ragazzina a lei.

Aveva minacciato la sua domestica personale che aveva ceduto all’istante tremando come una foglia. Aveva addolcito la pillola con alcune promesse e dei soldi così la donna teneva aperto per lei il canale dell’interfono che c’era in salotto, permettendole di ascoltare le discussioni. Premette il pulsante dell’apparecchio sul comodino e udì immediatamente la voce di Masumi.

- Presidente Takamiya - salutò con rispetto e lo immaginò fare quel lieve ed elegante inchino che lo rendeva ancor più imponente in una stanza dove già influiva con la sua altezza.

- Masumi ti ho detto che… - iniziò suo nonno. Masumi lo interruppe, educato ma fermo.

- La prego, Presidente, mi lasci parlare - ci fu qualche attimo di silenzio e la sgradevole sensazione che aveva avuto all’inizio si accentuò.

- Mi scuso per il breve preavviso della mia visita, ma c’è qualcosa di cui devo assolutamente parlarle - altro silenzio, probabilmente suo nonno si era seduto e aveva annuito.

- Non voglio e non posso sposare sua nipote - disse Masumi e il suo cuore si fermò per un attimo, lacerato dal dolore.

Masumi! Che è successo?!

- Perché non vuoi? - stranamente suo nonno mantenne un tono di voce ragionevole, forse vedeva qualcosa nel volto del giovane di fronte a lui.

- Perché non ne sono innamorato e credo che degli accordi economici possano essere raggiunti senza necessità di rovinare due vite - rispose Masumi con franchezza. Silenzio.

- Perché non puoi? - chiese suo nonno con voce profonda e glaciale che la fece rabbrividire perfino attraverso l’interfono.

- Perché non sono più un Hayami - di nuovo silenzio.

Masumi che cosa hai fatto?

- Questo però non mi esonera dalle responsabilità verso Shiori, non smetterò di prendermi cura di lei finché non si sarà completamente ristabilita - incredibilmente sentì del rimorso nella voce di quell’uomo che solitamente non si faceva prendere dalle emozioni. Suo nonno rimase di nuovo in silenzio. Poteva immaginarlo sulla sedia, le braccia incrociate al petto, il volto scuro e furente, la rabbia completamente sotto controllo grazie ad un’abitudine vecchia di una vita.

- Mi sono già messo in contatto con due famose cliniche, una è in Giappone e l’altra negli Stati Uniti. Entrambe sono disposte a mandare qui un’equipe che si prenda cura di Shiori e tutte le spese saranno a carico mio - Shiori sentì un frusciare di carte - Sono personalmente proprietario di una rete televisiva e ho un intero staff di giornalisti a disposizione che si assicurerà che Shiori sia costantemente protetta e che niente di ciò che è accaduto o accadrà possa in qualche modo divenire pubblico - il tono di voce di Masumi era rimasto professionale e serio, quello che probabilmente usava durante le transazioni di acquisti per le sue aziende.

- Sembra che tu abbia pensato a tutto, ma non ti sei dimenticato della parte fondamentale e che, non giriamoci intorno, era il motivo del vostro matrimonio? - la voce tagliente del nonno era piena di livore, ma in qualche modo, forse da come si stava ponendo Masumi, riusciva a trattenersi.

- La questione degli accordi economici, no, non l’ho dimenticata, solo lasciata per ultima - di nuovo silenzio e ancora un frusciare di carte.

- Questa mattina c’è stato il Consiglio di Amministrazione del gruppo Hayami, è stato nominato un nuovo CEO e Eisuke Hayami ne resterà ancora Presidente e, naturalmente, è al corrente di ciò di cui le sto parlando - di nuovo silenzio.

- È una situazione inaccetabile Masumi, non ho alcuna intenzione di farmi trattare in questo modo! - esplose suo nonno e alcuni fogli vennero stracciati. Chissà cosa c’era scritto sopra per irritarlo in quel modo.

- Presidente Takamiya, può ancora fare affari con Eisuke Hayami e raggiungere i suoi accordi come meglio crede, in completa libertà, non penso che un matrimonio che non è andato in porto possa in qualche modo fermarvi - Masumi fece una pausa raggelante - Oppure può fare affari con me - Shiori sentì un altro passaggio di carte.

- Che cosa significa tutto questo, Masumi! - ruggì suo nonno picchiando un pugno sul tavolo di legno intorno al quale erano sicuramente seduti.

- Significa esattamente ciò che c’è scritto, Presidente. La prego di tenere aperta ogni strada e di non lasciarsi in alcun modo influenzare dall’errore che ho commesso accettando il fidanzamento con Shiori. Può vedere la proiezione dei guadagni se deciderà di investire come le suggerisco - Shiori comprese finalmente perché era considerato uno scaltro affarista senza scrupoli. Eisuke Hayami gli aveva insegnato bene. Abbandonò le mani sulla coperta e lentamente iniziò a piangere quando sentì il silenzio prolungato di suo nonno. L’aveva già convinto, le cifre su quelle proiezioni dovevano essere allettanti da avergli fatto dimenticare la fusione col gruppo Hayami e la nipote oltraggiata che giaceva inerme nella sua camera.

Fin da bambina sono stata educata con l’obiettivo di un matrimonio vantaggioso, so di non avere alcun potere in merito e che la mia famiglia deciderà per me, ma non permetterò mai più a nessuno di trattarmi in questo modo, tanto meno al nonno e a mio padre!

Schiacciò il pulsante e i suoni si interruppero tutti. Aveva pensato che sarebbe stata una ragazzina a portarglielo via invece erano stati i soldi, gli stessi che erano stati usati per farli incontrare. Gridò di rabbia finché gli rimase fiato e i polmoni non bruciarono come se fossero fiamme ardenti. Nella stanza entrarono tre domestici preoccupati e qualche istante dopo i suoi genitori. Non vide invece né il nonno né Masumi.


Tsukikage Chigusa


La sera stava prendendo il sopravvento. Il giardino della casa del Presidente dell’Associazione Nazionale era curato e perfetto. La fontana che si riempiva e si svuotava segnava un ritmo magico sulla roccia permettendole di rilassarsi. Stava aspettando Masumi Hayami e non sapeva cosa aspettarsi da quello strano giovane. Era la prima volta che la contattava direttamente e le chiedeva un incontro all’improvviso. Se si fosse trattato di un ennesimo tranello o se avesse voluto ancora una volta convincerla a cedergli i diritti della Dea Scarlatta, lo avrebbe cacciato senza troppe cerimonie.

Mi rimane troppo poco tempo per giocare coi ragazzini…

Era sicuramente avvenuto qualcosa, perché l’ultima volta che avevano parlato alla valle dei susini il suo sguardo era completamente cambiato e aveva perduto la freddezza che ricordava.

Sono davvero curiosa di sapere cos’ha da dirmi, signor Hayami...

Genzo interruppe i suoi pensieri chiamandola dolcemente.

Ah caro Genzo, cosa farei senza te?

Si alzò e lo seguì in silenzio nel grande salotto dove Masumi Hayami la stava aspettando. Era in piedi vicino ad un quadro che ritraeva un paesaggio a olio. Sul tavolino fra i divani era appoggiato un pacchetto avvolto in una soffice carta velina rosa.

- Signora Tsukikage - la salutò con deferenza. Ebbe modo di confermare che quella luce fredda era stata sostituita da una più calda e anche la sua voce ne aveva guadagnato in timbro e profondità. Persino la sua postura era cambiata, perdendo la rigidezza che ricordava era più rilassata e, nonostante l’altezza, incuteva meno timore del solito. Erano piccole cose, ma a lei non sfuggivano, abituata a cercarle negli attori.

- Cosa le è accaduto, signor Hayami? - chiese incuriosita alzando un sopracciglio. Si sedettero entrambi mentre Genzo andò a prendere il tè.

- Sono qui per scusarmi con lei - le comunicò con voce pacata fissandola e inclinando leggermente la testa.

- Questa è una notizia divertente - replicò accavallando una gamba e lisciando il lungo abito nero.

- Non è il vocabolo che avrei usato io, ma sì, è divertente - le accordò sorridendo. C’era qualcosa di decisamente strano in quell’uomo e non vedeva l’ora di scoprirne il motivo.

- Di solito la accuso di voler celare sempre le sue reali intenzioni, ma questa volta non lo farà, vero? - gli chiese lentamente, valutando ogni piega del volto e i movimenti del suo corpo. Quell’uomo aveva un buon autocontrollo, ma in quel momento era un pessimo attore. Qualcosa si era sgretolato dentro di lui lasciando spazio a... cosa?

- No, non lo farò - le sorrise in modo così disarmante che lei scoppiò a ridere.

- Masumi, non la riconosco davvero! - prese la tazza che Genzo le porgeva e la sorseggiò.

- Neanche io - ammise lui abbassando lo sguardo sulla tazza fumante fra le sue mani.

- Lei che abbassa lo sguardo?! Masumi, mi dica, mi devo preoccupare? - c’era decisamente qualcosa di sbagliato in quel ragazzo.

- Già qualcun altro mi ha fatto la stessa domanda e do a lei la stessa risposta: dipende - sorrise di nuovo e stranamente iniziava a piacerle quel modo che aveva di piegare la bocca. Cambiava completamente il suo volto rispetto a quello che era abituata a vedere.

- Dipende da cosa? - insisté fissandolo intensamente.

- Preferiva l’altro me o questo? - la interrogò senza alcuna vergogna. Quando qualcuno poneva una domanda del genere su se stesso significava che aveva già fatto un’approfondita autoanalisi e si era accettato per ciò che era.

Masumi cos’è accaduto? Non c’è quasi più niente dell’uomo che ho incontrato solo qualche giorno fa!

- Vada avanti, le risponderò alla fine della nostra chiacchierata - gli propose appoggiando la tazza in grembo. Masumi la fissò in silenzio qualche secondo, poi riprese.

- Ho rinunciato al legame anagrafico con la famiglia Hayami - disse - Ho lasciato la guida del gruppo di mio padre, anzi dovrei dire del mio ex padre, e ho un’azienda tutta mia, completamente slegata dai suoi affari, che ho fondato circa sei anni fa - appoggiò la tazza vuota sul tavolino.

- Perché mi sta dicendo queste cose? - sapeva esattamente dove voleva andare a parare, indurì lo sguardo sperando di dissuaderlo, ma l’uomo che aveva davanti non era quel Masumi e con lui, per com’era ora, si trovava spiazzata.

- Mi ceda i diritti della Dea Scarlatta con un contratto che ci vincolerà solo dal giorno seguente la prima dello spettacolo ufficiale. Questo la metterà al riparo dalle mosse di mio padre e salverà l’opera di Ichiren Ozaki. Ho intenzione di metterla in scena secondo le sue direttive e con l’attrice che lei sceglierà, ma ceda i diritti a me! - mise in quella richiesta tutto l’ardore e la sincerità che aveva a disposizione, sapeva che con quella donna niente altro avrebbe funzionato.

- Masumi - Chigusa espirò tutto il fiato lentamente trattenendo la rabbia - Non l’ho ancora sbattuta fuori perché mi sta realmente incuriosendo. Mi dica perché dovrei continuare ad ascoltarla e soprattutto a prendere in considerazione qualcosa che ho evitato negli ultimi trenta anni della mia vita! -

Mi dia una sola ragione!

Hayami ispirò lentamente. Poi espirò e puntò gli occhi nei suoi.

- Io sono l’ammiratore delle rose scarlatte - affermò fissandola e lei poté giurare di averlo visto arrossire per un attimo. Solo la sua esperienza di attrice le permise di mantenere un contegno e non schizzare in piedi ridendogli in faccia.

Sostenne lo sguardo mentre infiniti ricordi e particolari iniziarono a combaciare e a susseguirsi negli anni. Ora finalmente molte cose erano chiare. Non stava mentendo.

- Ha decisamente attirato la mia attenzione - convenne lei annuendo lentamente.

Lui spostò il pacchetto verso di lei invitandola a prenderlo.

- Sono riuscito ad ottenerla da mio padre, le assicuro che le mie intenzioni sono sincere e desidero solo mettere al sicuro quest’opera meravigliosa -

Aprì la velina rosa, le sue mani si trovarono a lisciare una seta pregiata e sottile che riconobbe all’istante e a niente valsero decenni di recitazione, calde lacrime iniziarono a scendere lentamente.

- È la mia veste di scena ma… come fa a… - un intenso dolore al petto la costrinse a chinarsi e Genzo le fu subito vicino, ma lei lo allontanò gentilmente riprendendo il controllo.

- Mia madre la salvò dall’incendio che distrusse la nostra casa e si prese la sua vita, e io sono riuscito a prenderla a mio padre. È l’unico ricordo che ho di lei - confessò Masumi senza alcuna vergogna con lo sguardo cupo sulla bellissima veste. I suoi profondi occhi azzurri divennero distanti probabilmente perduti in quel ricordo terribile che affiorava dai tratti tirati del suo volto.

Chigusa strinse la veste al petto piangendo sommessamente, completamente invasa dai ricordi legati a essa. Dopo un tempo che le sembrò troppo breve richiuse il pacchetto con riverenza e glielo porse.

- Vorrei che la tenesse lei - disse lui con uno strano sorriso sulle labbra pieno di rammarico, dolore, rassegnazione, ma anche sollievo.

È l’amore che le ha fatto questo, Masumi? È quel sentimento profondo che prova per Maya ad averla cambiata così radicalmente tanto da essere irriconoscibile?

- Io… non posso accettare - aveva detto che era l’unico ricordo di sua madre e non voleva toglierglielo anche se l’ultima cosa che desiderava era separarsene ora che l’aveva toccata.

- La prego, la tenga, potrà sempre darla all’attrice che sceglierà come Dea Scarlatta - si appoggiò allo schienale del divano, completamente rilassato, come se avesse concluso la sua missione.

- Non credevo che sarei mai arrivata a dirlo ma, la ringrazio, signor Masumi - gli disse infine poggiando il pacchetto sulle ginocchia e concedendogli un sorriso sincero. Lui sorrise a sua volta annuendo e sembrava realmente contento.

- Ma non le cederò i diritti della Dea Scarlatta, non posso venir meno alla promessa che li avrei dati all’attrice che sceglierò per il ruolo - l’antico rancore non poteva essere immediatamente sostituito da una cieca fiducia. Masumi la fissò qualche istante poi annuì arrendendosi.

- Le chiedo però di valutare seriamente la possibilità di rimandare la data dello spettacolo dimostrativo - fece un cenno quando lei tentò di replicare - Yu Sakurakoji ha una gamba ingessata e ho scoperto che Ayumi Himekawa soffre di una grave forma di cecità che rischia di diventare permanente se non si opera immediatamente e non sta a riposo. Lei ovviamente non ha alcuna intenzione di ammettere quanto sia pericoloso né di cedere di fronte a Kitajima, ma così facendo le sarà sicuramente preclusa la carriera di attrice e se lei la scegliesse come Dea Scarlatta, cosa accadrebbe? - la fissò riassumendo per un attimo i tratti del vecchio Masumi, quello che trattava fino alla fine.

Folle Ayumi! Folle!

- Mi trovo a ringraziarla per la seconda volta questa sera, non sapevo che Ayumi versasse in tali condizioni di salute. Valuterò ciò che mi ha detto condividendolo con il Presidente Yamagishi immediatamente - annuì realmente preoccupata - Sa meglio di me che non è solo questione di spostare una data, tutta la macchina è in movimento, sarebbero costi enormi… - aggiunse subito dopo.

- ...che potrei sostenere interamente senza alcun problema - finì lui interrompendola gentilmente.

- Riferirò anche questo - e prese un bigliettino che Masumi le porse dopo averci scarabocchiato un appunto sopra.

- Mi chiami per qualsiasi cosa. Sono consapevole di non poter recuperare anni di sfiducia in una sera, ma le assicuro che potrà avere in me un alleato forte contro altre compagnie se dovesse trovarsi in difficoltà - le disse serio e determinato.

Sul bigliettino c’era in alto il nome della compagnia, Rainbow Art & Communication, e un numero di telefono segnato a penna.

- La Rainbow è sua?! - era sinceramente meravigliata. La conosceva come una piccola società che si occupava prevalentemente di attori giovanissimi e giovani, con scuole dedicate a prezzi abbordabili e convenzioni di vario genere, li formava e li destinava alle quattro compagnie teatrali satellite che operavano su territorio nazionale anche se nessuna di loro aveva sedi o filiali a Tokio o Yokohama. Avevano uno studio di registrazione per comporre le colonne sonore dei loro spettacoli che finivano sul mercato digitale. Inoltre la Rainbow era, in realtà, l’azienda che stava dietro alla Sakura Films che lo scorso inverno aveva sbancato i botteghini con un orrendo film sugli alieni. E forse era anche la società che controllava il canale televisivo OneHundred e l’etichetta musicale SevenNotes.

- Sì, è una storia lunga e si è fatto tardi, un’altra volta magari gliela racconterò - disse alzandosi e abbottonandosi la giacca.

Masumi lei è un uomo complesso e pieno di risorse, ma la fiducia va guadagnata. Anche se mi ha raccontato qualcosa, molto altro mi ha tenuto nascosto e non posso dimenticare ciò che ha fatto alla madre di Maya…

- Ah, signor Masumi - lo chiamò prima che uscisse - Preferisco questo - aggiunse alzandosi dal divano e stringendo a sé la veste.

- Mi scusi? - le chiese interdetto voltandosi.

- Mi aveva chiesto se preferivo l’altro sé o questo, naturalmente preferisco questo - ripeté sorridendo e osservandolo incuriosita.

Masumi le sorrise debolmente e se ne andò.

Quando è venuto da me l’altra volta voleva davvero chiedermi dell’anima gemella! Perché? Cos’è accaduto fra lei e Maya, Masumi? È lei l’uomo di cui si è innamorata e di cui più volte mi ha chiesto consiglio e che ritiene la sua anima gemella? E ama Masumi o l’ammiratore delle rose scarlatte? Ah Maya, che esperienza incredibile sarebbe per la tua Dea Scarlatta immergerti in questo amore!


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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Questo capitolo narra dell'incontro fra Masumi e Maya a Izu. Quando ho scritto la FF non ho inserito alcuna scena erotica perché non l'ho mai associata a questo manga, ma arrivata in fondo alla FF ho scritto una One-shot separata, Filo Rosso - Notte a Izu :) dove potrete leggere in dettaglio ciò che è avvenuto ;)

 

 

Capitolo 5

 

Maya e Masumi



Era sicura che non sarebbe riuscita a assorbire tutta la tensione che stava accumulando. Ormai era un pensiero fisso, che non la lasciava mai e le impediva di concentrarsi sulla recitazione. Immedesimarsi in Akoya? Impossibile! Ayumi il giorno prima aveva avuto la prova allo Shuttle X chissà com’era andata… La sua mente era invasa solo dalle braccia di lui che la cingevano stretta sul ponte della nave all’alba e dalla morbidezza delle sue labbra che aveva sfiorato la sera dell’aggressione.

Così non va! Devo darmi una calmata! Non posso arrivare in queste condizioni, è troppo tempo che desidero incontrarlo!

Aveva chiesto a Kuronuma due giorni liberi per poter provare da sola, cercando la sua Akoya in quel passaggio così delicato di battute fra lei e Isshin. Gli aveva mentito e ne era dispiaciuta, ma come poteva dirgli cosa andava a fare realmente quando non riusciva a convincersene neanche lei?

Sul letto c’erano decine di vestiti, alcuni glieli aveva regalati lui. Aveva chiesto un consiglio a Rei il giorno prima in modo del tutto casuale, o almeno sperava di aver ingannato l’amica, e le aveva risposto che se si vuole andare sulla spiaggia bisogna essere comodi. E lei più di ogni cosa desiderava vedere quel posto che aveva la capacità di rasserenarlo tanto da farlo staccare dal mondo.

Così abbandonò l’idea di un vestito che risaltasse la sua fiacca e inesistente femminilità, che tra l’altro non rispecchiava ciò che era, e optò per una gonna corta a pieghe blu, una camicetta bianca e una felpa rosa che sul retro aveva due grandi ali argentee. Non pensò neanche al trucco, quello che le avevano fatto al salone di bellezza sulla nave o quello di scena erano perfetti, ma lei da sola avrebbe combinato il solito disastro! Si guardò allo specchio soddisfatta.

Questa è Maya! Questa sono io ammiratore delle rose, guardami! Piccola, insignificante, buona a nulla, ma io ti amo più di qualsiasi cosa al mondo!

Guardò l’orologio e sussultò. Il signor Hijiri le aveva detto che un’auto sarebbe venuta a prenderla alle quattro e mancavano due minuti, poi l’attendevano tre ore di viaggio. Era sola in casa, le altre erano tutte fuori, e si appiccicò alla finestra inciampando in un libro a terra.

Spero di non combinarne una delle mie… Sono senza speranza…

Il fiato annebbiava il vetro della finestra in getti rapidi al ritmo pulsante e impazzito del suo cuore. Un’auto nera si fermò davanti all’entrata e per un attimo un terrore così grande la immobilizzò rendendole impossibile qualsiasi movimento, anche respirare. I polmoni bruciavano chiedendo ossigeno e si decise a scacciare quella paura profonda.

Smettila di fare la stupida! Sei tu che hai insistito e ora vorresti tirarti indietro?

Strinse i pugni, afferrò la borsa zainetto che usava ogni giorno e scese di corsa le scale varcando d’impeto la porta d’ingresso. L’uomo alla guida scese e aprì lo sportello posteriore. Deglutì facendosi forza e salì tremando come una foglia.

Cosa farò quando varcherò la soglia di quella casa se ora sono così? Respira Maya, come quando reciti, controlla il respiro, riprendi possesso dei tuoi movimenti e del tuo corpo!

- Si sente bene, signorina? - le chiese gentilmente l’autista voltandosi preoccupato. Doveva sembrare uno spettro dallo sguardo che le rifilò.

- S-Sì… grazie - balbettò abbassando la testa, il volto in fiamme. Lui si voltò e partì. Quando l’auto si fermò di nuovo e lui aprì la portiera si rese conto che erano passate più di tre ore, tempo in cui aveva ripetuto in continuazione gli esercizi di respirazione senza mai alzare la testa. Quando lo fece per guardare l’autista, stralunata, avvertì tutti i tendini del collo tirare come la corda di un arco. Si portò una mano di scatto dietro la testa con un lamento e l’autista sbatté più volte le palpebre sebbene il suo volto non tradì alcuna altra emozione.

Penserà che sono pazza… e lo penserà anche il mio ammiratore...

- M-Mi scusi… io… ero distratta - arrossì e lui le sorrise benevolo.

Ma cosa sto dicendo?

- Siamo arrivati signorina - la avvisò gentilmente.

Uscì e vide l’entrata di una villa bassa e larga, completamente di legno, circondata da un prato perfetto pieno di ciliegi: durante l’hanami quel posto doveva essere una meraviglia! Il rumore e il profumo del mare l’aggredirono immediatamente, chiuse gli occhi e inspirò facendo qualche passo avanti.

- La ringrazio per avermi portato qui - l’uomo le sorrise gentilmente e salì di nuovo in macchina. Non ebbe il tempo di cadere nuovamente preda dell’emozione che sentiva attanagliarle il petto perché un uomo avanti con gli anni, ma dal volto gentile, le venne incontro.

- Buonasera signorina, le do il benvenuto - e fece un lieve inchino.

- Buonasera a lei, signore - rispose riuscendo a darsi un contegno e a fare un inchino decente.

- Mi segua, prego - le indicò il sentiero che portava alle scale e alla porta e iniziò a percorrerlo. Inspirò, espirò e lo seguì decisa a mantenere la calma.

Occorsero solo pochi minuti e fu davanti alla porta e immancabilmente le gambe presero a tremarle e il cuore a battere così forte che lo sentiva rimbombare nelle orecchie.

- Sono davvero spiacente, ma mi è stato chiesto di lasciarla qui. Può entrare - l’uomo sembrava davvero a disagio, di solito i domestici accompagnavano gli ospiti nei salotti o comunque davanti ai loro signori, non li mollavano sulla porta di casa. Fece un lieve inchino ignorando la sua faccia stupita e se ne andò.

Mi ha lasciata da sola! Perché? No no no! Se riesco a recitare di fronte a centinaia di persone e ad affrontare la signora Tsukikage posso affrontare tutto questo! Non sono più una ragazzina!

Allungò la mano e afferrò la maniglia della porta di legno, la piegò con decisione ed entrò.


Erano stati giorni molto intensi, la sua vita era radicalmente cambiata, questa volta per sua volontà e non per quella di suo padre che finora aveva tirato le fila del gioco come se fosse un burattinaio. Fra poco, in un modo o nell’altro, quei fili sarebbero stati recisi completamente, svincolandolo dal legame che aveva con Maya oppure si sarebbero trasformati nel collante che li avrebbe uniti per sempre. Ciò che aveva avvertito nella valle dei susini, quando lei gli aveva recitato quelle meravigliose battute di Akoya con solo un ruscello a separarli, non era stato affatto un sogno, ora lo sapeva.

Lo aveva compreso nell’istante in cui l’aveva stretta sul ponte della nave, col sole rosato che baciava la sua pelle come fine porcellana e il profumo del mare che li avvolgeva. Non aveva recitato, mai! Ogni volta che gliele aveva dedicate si era dichiarata a lui e ogni volta aveva preferito credere di essersi sbagliato. Non poteva essersi innamorata di Masumi Hayami! Avrebbe potuto concepire l’amore per il donatore di rose scarlatte, ma non per lui!

Ciò che aveva in mente di fare quella sera lo avrebbe probabilmente allontanato da lei per sempre, ma questa volta niente gli avrebbe impedito di aprirsi completamente. Si era liberato appositamente di tutti gli altri gioghi per poterla incontrare quella sera come il donatore di rose che, Karato gliel’aveva fatto accettare con la forza, sapeva essere il suo vero volto. Era l’altro se stesso che indossava una maschera di vetro che finalmente era riuscito a rompere! La indossava da quando Eisuke Hayami l’aveva adottato e il momento era perfettamente visibile dalle foto che anche Shiori aveva guardato: quelle iniziali, con sua madre, lo vedevano spensierato e sorridente, poi il sorriso era sparito, fino a quel giorno di sette anni prima in cui l’aveva vista per la prima volta. In quel momento la maschera aveva iniziato a incrinarsi e si era rotta del tutto sul ponte della nave quando si era reso conto che non poteva in alcun modo reprimere ciò che sentiva per lei.

Ora tutto gli era chiaro, ogni nebbia dissolta, ogni paura svanita. Karato aveva ragione. Sposare Shiori per pietà non sarebbe servito a niente e neanche continuare quel gioco crudele con Maya. Aveva rischiato in ogni cosa, in ogni affare che aveva condotto, perfino qualche giorno prima contro suo padre, ma l’idea di affrontarla e rivelarsi l’aveva terrorizzato a lungo, negando ad entrambi un chiarimento che era necessario, qualunque fosse stato l’esito.

Questa sera ti dirò tutta la verità Maya e affronterò ogni parola che mi dirai, ogni lacrima che verserai, ogni maledizione che mi getterai addosso, ogni decisione che prenderai. Basta maschere, la mia è caduta.

Si avvicinò allo stereo e inserì un CD. Non aveva necessità di guardare l’orologio, sapeva che fra poco avrebbe girato la maniglia di quella porta. La voce suadente di Leona Lewis invase la stanza e si mescolò all’infrangersi delle onde sulle note di “Bleeding love”. L’aveva portata alla sua attenzione un manager della Rainbow che qualche anno prima aveva assistito ad un talent show americano come produttore musicale e da allora aveva comprato tutti i suoi CD. Sorrise al pensiero che probabilmente era un fan anche di quella cantante che, come una Cenerentola, da perfetta sconosciuta era divenuta una star mondiale grazie alla sua voce stupefacente.

Rigirò la rosa fra le dita e si sedette sulla poltrona nell’angolo più buio della stanza. Il sole stava tramontando ed era uno dei momenti della giornata che preferiva. Aveva cambiato idea mille volte su come riceverla, alla fine aveva desistito nell’usare un ragionamento e si era affidato all’istinto. Avrebbe avuto bisogno di qualche attimo per calmare le sue emozioni dopo che lei fosse entrata e le tenebre erano la scelta più giusta. Fissò lo sguardo sulla porta e sentì la maniglia girare. Espirò cercando di controllare i sussulti impazziti del suo cuore.

Entra, Maya, e affrontami!


La stanza era per metà al buio e sembrava deserta. Da una finestra intravide il terrazzo e il tramonto. Una dolcissima musica di sottofondo riempiva l’aria, la voce melodiosa della cantante straniera che cantava in inglese le toccò il cuore facendo rallentare i battiti e calmandola. Sulla sinistra c’era un tavolo rotondo di legno, si tolse le scarpe, si avvicinò lentamente e, esattamente come le accadeva sul palco, calma e serenità si impossessarono di lei, ma questa sera la maschera di vetro che avrebbe indossato sarebbe stata quella di Maya Kitajima.

Posò la borsa sul tavolo e si avvicinò allo stereo. Era nero e lucido, la diffusione della musica era perfetta quindi doveva esserci un impianto nascosto. Ogni cosa nella stanza era sua. Fece passare un dito lungo tutto il bordo e un sorriso dolcissimo si dipinse sul suo volto.

Quante volte ha toccato questi tasti signor Hayami?

Fece correre l’indice lungo il ripiano, poi passò al tavolo girandogli intorno lentamente, la testa piegata, gli occhi socchiusi e la bocca aperta in un sorriso delicato. Quella musica era bellissima e se l’aveva messa per lei, aveva indovinato il genere che preferiva.

Si avvicinò alla finestra e scostò la tenda osservando il tramonto. Il taglio del cielo era meraviglioso, mezzo blu e mezzo rosso, come se bruciasse.

- Qualcosa di strano mi sta attraversando… Cosa sarà? Fa caldo… è incredibile! Ma non è solo questo, è anche temibile ma soavemente penoso… provo gioia ma nel contempo una profonda tristezza che mi strappa il cuore! Cosa sono questi sentimenti mai provati finora? Sento che mi sta accadendo qualcosa! È pericoloso! Non bisogna avvicinarsi! Ma è talmente dolce da non poter resistere… - le parole della Dea Scarlatta fluirono dalle sue labbra con intensità e in modo naturale scatenate dallo spettacolo del tramonto.


L’aveva osservata impietrito mentre entrava nel cono di luce della stanza. Si era guardata intorno dapprima smarrita poi qualcosa era cambiato, il suo volto si era disteso e rasserenato perdendo la tensione che lo attraversava. Si era tolta le scarpe con un movimento naturale che sapeva di casa e affetti e una stretta dolce gli serrò lo stomaco. Anche il modo in cui appoggiò la borsa, come se lì fosse stata a suo agio, gli impedì di rivelarsi. Voleva vedere cosa avrebbe fatto. Con Maya le cose non erano mai come ti aspettavi.

E lei lo accontentò. Allungò un indice posandolo lievemente sul bordo dello stereo e quel movimento che indicava intimità accompagnato da un sorriso dolce per poco non lo fecero sussultare e fu costretto a mettersi una mano davanti alla bocca serrandola con forza. Ma lei proseguì, spinse lo stesso indice delicato lungo la mensola e poi sul tavolo girandoci intorno come se danzasse lieve, elegante e fluida, la corta gonna a pieghe che ondeggiava, come se niente in quell’ambiente le fosse estraneo. Seguiva la musica e si lasciò trascinare fino alla finestra. Quando vide il tramonto osservò i suoi occhi spalancarsi per la meraviglia, il suo profilo cambiare e trasformarsi e iniziò a recitare una delle battute della Dea; il cielo fuori, mezzo blu e mezzo rosso, era stupefacente, un miracolo della natura.

Ecco. Ora.

Applaudì lentamente e lei si voltò di scatto verso la fonte del rumore portandosi una mano al petto e trattenendo il respiro.

Non ero sola! Era qui!

Masumi si alzò lentamente, ancora avvolto dal calore di ciò che aveva visto e camminò verso di lei uscendo dall’oscurità, il sangue che scorreva veloce e gli infiammava le vene.

- Perfetta, come sempre - le disse alzando leggermente la rosa e porgendogliela,  sorridendo dolcemente. La vide illuminarsi in volto come in nessuna delle sue rappresentazioni e il suo cuore risuonò come una campana.

È lei signor Hayami, è lei! Non riesco a spiccicare parola eppure sapevo già che era lei! Lo sapevo! Mi scoppia il cuore per la felicità!

Esattamente come nella casa dove aveva fatto le prove per Helen Keller, si gettò fra le sue braccia stringendo gli occhi. Non le interessava niente altro, voleva solo sentire le sue braccia intorno.

- Mio donatore di rose! - sussurrò sul suo torace mentre le braccia si chiudevano intorno a lei, la voce tremante piena di un’emozione che finalmente poteva liberare.

- Maya - chiamò il suo nome come se avesse evocato una dea e la strinse forte a sé. Non si era meravigliata, non l’aveva respinto! Sentiva i suoi pugni serrati che stringevano la camicia dai lati, come se si stesse aggrappando a lui per impedirgli di svanire e il suo cuore si riempì di una struggente dolcezza.

Se mi vorrai, non andrò da nessuna parte e resterò per sempre con te… ti proteggerò sempre Maya, sempre...

Rimasero in silenzio a lungo, godendo della vicinanza reciproca, persi nei respiri affannati, finché lei distese le braccia dietro la sua schiena e lui poté stringerla ancora di più.

Signor Hayami è davvero qui con me? Mi sta davvero abbracciando così teneramente? Il suo respiro così profondo mi avvolge come seta! È un sogno, può essere solo un sogno!

Masumi non avrebbe voluto spezzare quel momento, ma doveva dirle ogni cosa e, imponendo al cervello un comando che voleva rifiutare, la scostò leggermente da sé costringendola a guardarlo. Quando vide i suoi occhi pieni d’amore, amore per lui, ogni suo proposito cadde. Erano lucidi e grandi, la pelle del volto, arrossata dal tramonto, ardeva come una stella.

Lo faccia, signor Hayami! Faccia incontrare di nuovo le nostre anime, non aspetto altro!

Sentì le sue mani grandi e forti prenderle delicatamente il volto. I suoi meravigliosi occhi azzurri, brillanti come zaffiri, bruciavano così intensamente da sembrare accesi come torce. Si avvicinò fino a catturarle le labbra in un bacio dolce. Fu costretta ad aggrapparsi di nuovo per non cadere tale fu l’intensità di ciò che provò.

Ed ecco di nuovo, dirompente, quella sensazione di avvicinamento e unione. Entrambi avevano chiuso gli occhi, persi nell’amore che finalmente potevano reciprocamente e completamente ammettere, ma qualcosa di molto più profondo della semplice unione delle labbra li legò, qualcosa che venne da dentro, uscì, li avvolse, si unì e tornò all’interno, ormai modificata per sempre.

Si staccarono all’improvviso, lui l’afferrò per le spalle sorreggendola.

- Signor Hayami… - sussurrò appena, tremando, gli occhi spaventati e raggianti allo stesso tempo.

- L’hai… l’hai sentito anche tu? - le domandò cercando di ritrovare una connessione fra cervello e bocca, che era andata completamente perduta in quel bacio incredibile. Maya annuì lentamente, continuando a fissarlo con quello sguardo consapevole, molto più di quanto non lo fosse lui pur avendo undici anni di vantaggio.

- Tu sei l’altra parte di me - sussurrò lei alzando una mano a sfiorargli una guancia. Quel tocco lo fece rabbrividire profondamente, come una scossa.

- Io sono l’altra parte di te - concluse lui con voce lieve comprendendo infine quale consapevolezza riempisse il suo sguardo. Ancora stentava a credere a ciò che aveva sentito appena aveva posato le labbra sulle sue.

Anime gemelle… è questo che siamo...

Ma lei lo confuse di nuovo sorridendogli in quel modo che adorava tanto e si trovò a risponderle con un sorriso altrettanto dolce.

- Perché… non ti sei meravigliata vedendomi, Maya? - le domandò passandole lentamente le mani dietro la schiena. Lei lo guardò e quegli occhi avevano perduto ogni traccia della ragazzina tredicenne che aveva conosciuto sette anni prima.

Lei mi ha sorpreso osservandomi in silenzio dalle tenebre, ma questo punto va a me, signor Hayami!

Infilò una mano nella piccola tasca della gonna e ne estrasse un biglietto che gli porse con un’espressione enigmatica. Lui lo prese, lo aprì, riconobbe la propria scrittura e il messaggio che aveva scritto quando le aveva mandato le rose per “Lande dimenticate”. Sollevò gli occhi interrogativi e lei sorrideva. Si portò le mani dietro la schiena dondolando curiosamente, lo sguardo innocente da ventenne.

- Il fazzoletto blu, lo abbiamo usato solo alla prima a cui lei era presente signor Hayami, si è rovinato e ne abbiamo usato uno rosso - gli rivelò, sorridendo della meraviglia graduale che si dipinse sul suo volto mentre la verità si faceva strada in lui.

Lo sapeva! Sapeva di me da tempo!

- Quindi tu… - e scoppiò a ridere portandosi una mano fra i capelli.

Karato, non potrai crederci quando te lo racconterò! Sono un vero stupido! Un vero stupido! Riesci sempre ad avere la meglio su di me, ragazzina!

- Ho trovato le rose sulla tomba di mia madre, c’era una bellissima penna a terra, volevo credere che fosse sua, così da confermare ciò che avevo immaginato con il fazzoletto blu - aggiunse. Voleva dirgli tutto. Lui tornò a guardarla e Maya avrebbe potuto perdersi in quelle profondità azzurre. Però vide un velo calare improvviso e si pentì di aver rievocato l’evento.

- L’ho raggiunta ad una prima della Daito e ho dato la penna ad un inserviente avvisandolo che le era caduta. Quando gliel’ha consegnata, lei l’ha presa e ho avuto conferma - arrossì violentemente e lui spalancò gli occhi.

Hai capito la ragazzina?! E io che pensavo fosse incapace di simili atteggiamenti...

- Volevi credere che… - si bloccò. Quella consapevolezza lo attraversò come una scossa potente.

Significa che si era innamorata di me prima di scoprire che ero il donatore di rose scarlatte! Come ha potuto innamorarsi di me dopo quello che ho fatto a sua madre senza contare le volte in cui l’ho vessata, spronata, istigata, umiliata, usando qualsiasi mezzo purché reagisse? Come ha potuto innamorarsi di uno come me?

Fece un passo indietro e Maya comprese che aveva pensato a qualcosa di terribile. Il suo volto si rabbuiò e lo sguardo si abbassò fino al pavimento.

- Mi parli, signor Hayami - si avvicinò e circondò con le sue la mano che teneva stretta la rosa scarlatta.

Al tocco Masumi si riscosse e la fissò, ma ciò che Maya vide in quello sguardo non le piacque affatto e dentro di lei tornò devastante lo stesso terrore che aveva provato quando le aveva detto che ciò che era accaduto sulla nave era stato solo un passatempo.

- Ho ucciso tua madre Maya, come puoi provare questi sentimenti per me? - disse all'improvviso, lo sguardo gelido.

No! No signor Hayami non deve pensare questo!

- Io... Io sono la sola responsabile della sua morte! Io non l'ho cercata! Io l'ho abbandonata! Se non l'avessi fatto, niente di tutto il resto sarebbe accaduto! Non mi ha avvisato di averla trovata, è vero, ma ha pagato le sue cure! - gli gridò disperata e di fronte alla sua meraviglia lei l'abbracciò di nuovo stringendolo.

- Maya... - appoggiò le labbra sui suoi capelli profumati e setosi e la strinse rassicurandola.

- Non riuscirò mai a perdonarmi per ciò che ho fatto - le sussurrò con il cuore pesante. Lei sembrò ignorare quell'ultima frase, come se in quel momento non avesse alcuna importanza. La lasciò andare e aprì la finestra.

- Mi racconti cos’è accaduto - gli chiese fissandogli le spalle ampie.

Nessuna maschera, te l’ho promesso.

- Quando l’ho trovata era molto malata, l’ho fatta ricoverare in una clinica… te l’avrei fatta incontrare alla fine di “Shangrilà”. Il vostro incontro avrebbe suscitato grande clamore e avrebbe fatto guadagnare popolarità a te e soldi a me - espirò e si voltò per affrontarla: piangeva.

Che cosa ho fatto? Anche se potevo avere qualche riserva sul mio comportamento ora ne comprendo appieno la gravità…

- Lei deve aver scoperto qualcosa ed è riuscita incredibilmente a fuggire dalla clinica. L’ho cercata, ma senza risultato e quando l’ho trovata era già morta. Non riesco realmente a trasmetterti quanto questo mi laceri l’anima - abbassò lo sguardo e lasciò cadere la rosa.

Maya si avvicinò asciugandosi le lacrime.

Mi ha detto tutto, affrontandomi. Ho capito signor Hayami.

Raccolse la rosa a terra e la portò alle labbra.

- Questo non mi esonera dalle mie responsabilità signor Hayami, l’ho abbandonata, questo non cambia, anche se non esonera lei dalle sue. Se mi avesse detto che era in vita avrei potuto incontrarla, lei non sarebbe fuggita e non sarebbe morta - gli disse rigidamente - La verità è quella che ci permetterà di assorbire tutto quindi la ringrazio per avermela detta - gli disse porgendogli la rosa e sorridendogli dolcemente con le ciglia brillanti di lacrime.

Maya! Sapevo che non avresti potuto dimenticare. Non potrò mai sanare questa ferita, ma le tue parole mi sollevano…

Dopo qualche attimo di indecisione allungò una mano e prese la rosa portandola alle labbra e ricambiando quel bacio sottinteso. Si voltò andando sul terrazzo.

- Ti ricordi al porto? - iniziò lui schiarendosi la gola - Mi hai detto di aspettarti, che saresti cresciuta - la brezza fresca la colpì svegliandola da quel limbo doloroso del ricordo di sua madre e dell’amarezza e sofferenza che aveva sentito nella sua voce durante il racconto. Lo seguì senza sapere cosa aspettarsi.

- Sei cresciuta Maya, in questi anni ti ho visto sbocciare lentamente fino alle tue battute perfette di Akoya sul ponte dell'Astoria - fissava il mare e non la guardava.

Non si allontani da me, la prego, non mi giudichi troppo presto!

Maya appoggiò le mani sulla balaustra di legno fissando le onde che si infrangevano sugli scogli sottostanti.

- Ma le cose si sono complicate e dovrai crescere ancora più rapidamente - le disse angosciato voltandosi.

- Complicate? - balbettò lei il cuore serrato in una morsa spaventosa.

- Ho rinunciato al legame con la famiglia Hayami - le disse voltandosi a guardarla, gli occhi velati di tristezza. Maya ebbe un tuffo al cuore e inspiegabilmente temette per lui.

- Ho lasciato la Daito e il Consiglio di Amministrazione del gruppo Hayami - aggiunse dopo un attimo di silenzio.

- Perché, signor Hayami? - era spaventata, non voleva sentire ciò che sarebbe venuto dopo.

- Perché quella era la vita che mio padre aveva scelto per me costringendomi a indossare una maschera che non mi apparteneva - le rispose gentilmente, con un sorriso disarmante.

La maschera di vetro! Oh signor Hayami! Avevo visto giusto, lei è una brava persona altrimenti come avrebbe potuto proteggermi e sostenermi in tutti questi anni?

- Come puoi provare dei sentimenti per me? Io ho fatto delle cose deplorevoli, Maya! - era angosciato e pieno di rancore verso se stesso.

Lei fece scattare una mano a tappargli la bocca e lui spalancò gli occhi per la meraviglia.

Maya, come riesci a fare queste cose spontanee che mi colgono completamente di sorpresa?

- Perché io ho visto oltre la maschera, signor Hayami - gli sorrise dolcemente togliendo la mano e arrossendo - La sua generosità nei miei confronti, la sua dolcezza che traspariva addirittura, ora lo so, nelle parole sferzanti che ha usato per spronarmi, oltre che nei mazzi di rose che mi mandava, l’hanno resa per me una persona molto più profonda di quello che mostrava all’esterno - non gli avrebbe più nascosto niente dei suoi sentimenti anche se la vergogna stava per farla sprofondare.

- Maya... - sussurrò lui spiazzato senza parole. L'idea che lei in tutto quel tempo avesse provato dei sentimenti per lui, avesse sofferto per ogni screzio che c'era stato, per Shiori… gli fece quasi perdere il controllo.

Che cosa ho fatto? Come ho potuto trattarla così?

- Potrebbe farmi vedere la spiaggia? - gli chiese all'improvviso afferrando la balaustra e togliendosi dall'imbarazzo che la stava travolgendo.

- Vieni - le porse la mano e quando lei ci posò dentro la sua, minuta e delicata, il suo cuore perse un colpo.

Uscirono di casa prendendo un sentiero sulla destra che scendeva.

- Come potrai immaginare, Eisuke Hayami non ha preso molto bene questa mia decisione. Lui è pericoloso Maya, anche per te, per questo dovrai fare molta attenzione d'ora in avanti - le disse mentre scendevano - Ho già preso alcune misure, ma non posso sapere cosa farà e non voglio che tu ci debba rimettere in alcun modo, sei troppo vicina alla Dea Scarlatta -

- Mi sta spaventando, signor Hayami - sussurrò lei fissando il sentiero davanti a sé.

- Mi dispiace ma devi esserlo Maya, devi prestare attenzione alle persone intorno a te. Ti lascerò un cellulare, potrai chiamarmi quando vorrai, anche la signorina Mizuki e il signor Hijiri - si fermò e la trattenne - Eisuke non si fermerà davanti a niente e conosce persone pericolose. Vuole la Dea Scarlatta, ma non l'avrà mai, soprattutto se otterrai la parte, e l'avrai Maya, perché la tua maschera della Dea è perfetta, intensa e travolgente - aggiunse stringendole la mano con un sorriso meraviglioso.

- Lo pensa davvero? - balbettò lei arrossendo.

Maya, hai lo sguardo pieno di speranza, sei bellissima, proprio come doveva essere Akoya!

- Sì, lo penso, e me lo dimostrerai sul palco - le rispose rassicurandola. Ripresero a camminare, finché intravidero la spiaggia. C'era una piattaforma di legno dove si tolsero le calze e in quel momento Maya realizzò come fosse vestito. Sbatté più volte le palpebre perplessa di fronte al suo aspetto così... diverso. Indossava un paio di jeans neri e una camicia bianca. Solitamente era abituata a vederlo con costosi completi da uomo sicuramente cuciti su misura.

Sta benissimo vestito così, signor Hayami! Quei jeans sono... perfetti per lei! Maya basta! Se ne accorgerà se lo fissi come un'ebete!

- Perché mi guardi così? - le chiese aggrottando la fronte. Lei arrossì di nuovo e abbassò lo sguardo.

- I-Io non l'avevo mai vista vestito così... - balbettò stringendosi le mani in grembo e spostando lo sguardo.

Masumi scoppiò a ridere rovesciando la testa.

- Maya, sei proprio incredibile! - e le scompigliò i capelli continuando a ridere. Lei arrossì ancora di più e saltò sulla sabbia.

Che bella sensazione la sabbia sotto i piedi, è ancora calda per il sole! Capisco che trovi qui la sua felicità, è un posto bellissimo e il suo lavoro deve essere stressante.

- Non sposerò più Shiori - Maya udì la sua voce e tremò. Si bloccò senza voltarsi e avvertì le sue mani sulle spalle. Guardavano entrambi il mare, le onde si infrangevano a ritmo lento.

- Ha tentato il suicidio e mio padre e suo nonno volevano costringermi a sposarla come se questo avesse potuto salvarla dalla sua follia. Ma io ho lasciato il primo e stretto un accordo commerciale con il secondo. Mi prenderò cura di lei finché non si sarà ristabilita - la sentì sussultare, ma le dette il tempo di assimilare l'informazione.

- Non sapevo del gesto della signorina Shiori... - la voce di Maya gli giunse debole e affranta.

Quindi resterà con lei anche se non la sposerà…

- Ora che non sono più un Hayami ogni interesse per me è decaduto. È stato il mio comportamento avventato a generare questo problema e io lo rimetterò a posto - aggiunse con voce dura.

- Sistema sempre ogni cosa? - gli chiese continuando a guardare il mare.

- Sì - le rispose sussurrandole nell'orecchio e facendola rabbrividire da capo a piedi. Lei fece uno scatto avanti, non voleva che sentisse come tremava e aveva la spaventosa sensazione che lui potesse leggerle dentro e capisse cosa desiderava in quel momento.

Masumi lasciò ricadere le braccia lentamente e la osservò di schiena, china vicino alle onde, mentre raccoglieva una conchiglia. Si rialzò e cominciò a camminare.

- Mi aveva parlato dei granchi, dove sono? - gli chiese voltandosi raggiante di felicità.

Maya, sei piena di vitalità e non ti abbatti mai! Con te le giornate sembrano sempre assolate!

Si trovò a sorridere di nuovo e si rese conto che in quei pochi minuti lo aveva fatto più spesso che negli ultimi venticinque anni. Si incamminò lungo la battigia, le mani in tasca, godendo di quel meraviglioso momento. Il sole era quasi tramontato del tutto e si vedevano già le prime stelle. Lei gli camminava a fianco, silenziosa, ma non avrebbe desiderato niente altro in quell'istante.

- Ho capito perché qui ritrovi se stesso, è un posto speciale - gli fece notare fermandosi e guardandosi intorno.

- Lo è e ha acquisito una dimensione diversa ora che ci sei tu - le sussurrò nell'orecchio avvicinandosi. Maya sentì il calore del suo sospiro e rabbrividì di piacere. Avvampò e abbassò lo sguardo.

Io non sono assolutamente capace di dire cose del genere... Penserà che sono una ragazzina, mentre lui è un uomo, ha undici anni più di me... Chissà le donne cosa dicono in questi casi per far emozionare l'uomo che amano?

- Eccoli - Masumi indicò una fila di granchietti che camminavano lateralmente e sparivano dietro una roccia. Maya emise un gridolino che la distrasse dai suoi pensieri e dall'imbarazzo e corse verso lo scoglio. Entrò coi piedi nell'acqua e si sporse. C'erano veramente decine di granchi e l'acqua intorno era tutta spumosa.

- Come sono carini! - gridò emozionata battendo le mani - Cosa stanno facendo? - domandò con completa innocenza. Masumi alzò un sopracciglio e si mise le mani sui fianchi senza risponderle con un sorriso complice e affascinante stampato sulla faccia. Lei lo fissò per un istante smarrita poi arrossì violentemente.

- Oh... ho capito - borbottò mettendosi diritta all'improvviso. La sera incombente gli oscurava metà del volto e Maya si domandò come un uomo così potesse essersi innamorato di una come lei. Doveva aver conosciuto molte donne bellissime, come Shiori, eppure... Gli si avvicinò, desiderava guardarlo meglio. Era davvero alto rispetto a lei, la sovrastava, ma le piaceva questa differenza tra loro, si sentiva protetta quando l'abbracciava. Lui rimase immobile e lasciò che lo guardasse, non sembrava più vergognarsene adesso, e sfruttò lo stesso momento per imprimersi nella memoria ogni parte del suo volto delicato.

Pronuncia il mio nome Maya, ti prego! Pronuncia il mio nome!

Lei si avvicinò fino ad azzerare lo spazio che li separava, la volta di stelle brillanti copriva ormai il cielo sopra di loro. Tremando leggermente diresse le mani sui suoi fianchi facendolo sussultare al contatto e si alzò sulla punta dei piedi.

- Masumi - sussurrò il suo nome come se gli avesse letto nel pensiero.

Ah Maya! Come puoi conoscermi così bene? Sembra che tu sappia ogni cosa che io desidero e la faccia diventare realtà!

- Maya - la chiamò con voce sommessa con il cuore che gli scoppiava di gioia. Si sporse e la baciò posando le labbra sulle sue.

Ma questa volta Maya, in un modo che lo fece fremere, dischiuse le labbra toccando le sue con la punta della lingua.

È solo una ragazzina! Non sa niente di queste cose, dovrei vergognarmi! Ma come posso fermarmi ora ad un passo da ciò che desidero da anni? Solo questo... solo questo... al resto penserò dopo... dopo sì...

Assecondò il suo movimento titubante e inesperto e le lasciò fare ciò che voleva. La sentì rilassarsi, era una tortura, ma quando la lingua morbida toccò la sua ogni intento si disgregò. La strinse forte e intensificò il bacio e lei, invece di ritrarsi, partecipò con passione e ardore.

Basta! Basta altrimenti non riuscirò più a smettere! Maya... non so cosa fare con te...

Delicatamente interruppe il bacio e la prese in braccio. Lei cacciò un urlo meravigliato e gli gettò le braccia al collo per sorreggersi.

- Fa freddo, meglio rientrare - le disse con voce roca evitando di guardarla. Lei rimase in silenzio e appoggiò la testa sul suo torace ampio e caldo.

Mi sento ardere e gelare insieme! È questo che prova Akoya per Isshin? O questa sensazione è solo il mio corpo affamato che reclama sollievo? Sento le labbra formicolare, il cuore che mi scoppia e il volto incandescente! Non riesco a gestire insieme tutte queste emozioni!

Si accorse che qualcuno aveva preso le loro calze e pantofole dalla piattaforma di legno. Masumi continuò a tenerla in braccio risalendo il sentiero finché furono in casa. Subito dietro la porta c'erano le pantofole e lui la lasciò scivolare a terra.

- Hai fame? - le chiese voltandosi a guardarla e accendendo la luce.

- Sì - e lo seguì insinuando la mano nella sua che lui strinse dolcemente.

La cucina era grande e pulita, c’era un banco centrale pieno di grandi cassetti, un ampio lavello, alcune dispense, i fuochi col forno e un frigorifero. Il pavimento era di legno come in tutta la casa e come i mobili. Gli elettrodomestici invece erano d’acciaio. Mentre si guardava intorno, lui mise sul bancone due ciotole di riso, una zuppa di miso bollente e tre piatti, uno con del pesce grigliato, uno con pollo al curry e uno con maiale stufato con verdure.

Si illuminò e batté le mani insieme.

- Sei stato...? - iniziò, ma lui la interruppe subito.

- No, ha preparato tutto il signore che ti ha accompagnato alla porta, è lui che si prende cura di questa casa - le porse un paio di bacchette. Da un lato del bancone c’erano due sgabelli e si sedettero lì.

Io sono una vera frana in cucina, ma mi piacerebbe cucinare qualcosa per lui...

Condivisero la carne e il pesce in silenzio come se fosse una cosa che avevano sempre fatto. La zuppa di miso era squisita e delicata e quando finirono Masumi si alzò, tolse tutto e prese una scatola quadrata da una delle dispense posandola davanti a lei.

Lo osservò con sguardo interrogativo, poi troppo curiosa per attendere, l’aprì.

- Cioccolata! - esclamò contenta e il suo volto s’illuminò.

- Sono contento che ti piaccia - allungò una mano e prese una delle scaglie. Emanava un intenso odore d’arancio.

Sembra che sappia tutto di me e io non mi sento affatto in soggezione. Ho mangiato qui con lui come se l’avessi sempre fatto… Chissà se prova le mie stesse emozioni...

Masumi appoggiò i gomiti sul bancone e divenne pensieroso. Maya restò in silenzio, rispettando i suoi tempi.

- In questi anni in cui ho lavorato per mio padre ho comprato immobili, aziende e investito i miei soldi - ruppe il silenzio dopo qualche minuto - Ho acquisito anche una piccola compagnia teatrale che ho trasformato nel tempo -

- Una compagnia? - era sinceramente meravigliata.

- Si chiama Rainbow. Ci sono laboratori teatrali, uno studio di registrazione, aule per l’insegnamento. Ho anche comprato, fuso o inglobato altre piccole società creando quattro grandi compagnie che mettono in scena sceneggiature originali o classiche. Gli attori che escono dalla Rainbow vengono destinati alle quattro compagnie o al cinema -

- Cinema? - il suo mondo era davvero complicato…

- Sì, conosci la Sakura Films? - le domandò sorridendo.

- La Sakura è… è tua? - esclamò spalancando gli occhi. Masumi annuì e le sfiorò una mano con la sua.

- Sì, mi è sempre piaciuto sfidare mio padre - ammise sinceramente piegando la bocca in un sorriso.

- Vivi in un mondo molto complicato. Come riuscivi a stare dietro a tutto? - gli chiese avvicinando la mano a quella di lui.

Come posso capire quest’uomo?

- Non lo facevo, c’erano altri che lo facevano per me. In questi giorni sto riprendendo tutto in mano dato che da ora in poi sarà la mia vita - le strinse la mano, adesso sembrava incapace di non avere un contatto con lei.

Si alzarono e la portò sulla terrazza, la finestra era ancora aperta. Le tenebre avevano coperto tutto con un manto di velluto blu, le stelle lo punteggiavano come diamanti splendenti.

- Che meraviglia - sussurrò Maya con lo sguardo al cielo notturno.

- Sì, un vero spettacolo - ammise lui abbracciandola da dietro. Maya si abbandonò appoggiando la testa sul suo petto.

Finirà tutto, non è vero? Mi hai invitato qui per questo, per dirmi che ti saresti occupato di Shiori e che non saresti più potuto essere il mio ammiratore!

- Cosa accadrà adesso? - gli chiese dopo un lungo silenzio mentre una morsa gelata le serrava il cuore.

- Non lo so Maya, l’unica cosa certa è che non vedo l’ora di vederti sul palco. Come vanno le prove? - l’ultima cosa a cui voleva pensare era lei e Sakurakoji che si scambiavano frasi d’amore, ma aveva necessità di una qualsiasi cosa di cui discutere per distogliere il pensiero da quanto fosse liscia e calda la sua pelle.

Maya ruotò fra le sue braccia mettendosi di fronte a lui.

- È molto difficile, ma il tuo suggerimento, quel giorno sotto la pioggia, mi ha fatto trovare la mia Akoya. La mia Dea Scarlatta ti stupirà, coinvolgerò il pubblico a tal punto che penserà che lo spirito della natura che ci protegge esista davvero! -

E hai reso reale anche l’Akoya che mi recitasti nella valle dei susini! Il tuo sguardo brilla acceso Maya, il tuo corpo freme fra le mie braccia, la tua voce vibra facendomi tremare d’emozione! Il teatro è la tua vita ed è ciò che ti ha portato a me!

- Ne sono convinto, Maya - annuì lentamente.

- C’è ancora qualcosa che mi sfugge ma… sono convinta che riuscirò ad abbattere anche questo ultimo ostacolo! - picchiò lievemente le mani chiuse a pugno sul suo petto solido piena di determinazione.

Masumi poteva leggere nei suoi occhi la passione e l’ardore per la recitazione, era eccitata al pensiero di diventare Akoya e la Dea, e in quel momento non era lì, ma nella valle dei susini, completamente avvolta dalla magia del luogo.

- Qual è l’ostacolo? - le chiese infine, quasi dispiaciuto nel vedere quella luce brillante lasciare il suo sguardo che tornò a fissarlo. Perfino al buio la vide avvampare e la sentì scostarsi.

- Mi manca un tassello, non riesco in alcun modo a capire il modo di Akoya di amare Isshin - uscì dal suo abbraccio e afferrò la balaustra - Lei ha la Dea dentro, uno spirito che si innamora di un umano. Come si può capire un’unione così irreale? La recitazione si basa sulle esperienze! Per ognuno dei personaggi che ho interpretato ho fatto un lavoro di comprensione approfondito basato sulla realtà! Tutte cose che potevo toccare, vedere, sentire, comportamenti che potevo sviscerare e rendere miei per calarmi nel personaggio, ma questo tipo di amore che loro provano fino al sacrificio, così completo, mi è sconosciuto! - era angosciata e arrabbiata, come se l’impossibilità di accedere alla soluzione la stesse rodendo dentro.

Il modo in cui Akoya e Isshin stanno insieme è completo, come posso fare io a capire un amore così se solo stasera tu mi hai dato il mio primo vero bacio?! Le nostre anime sono due parti di un intero, questo l’ho capito, ciò che provo per te è profondo e lacerante, ma come posso dirtelo? Non ci riesco! Sono la solita imbranata e inconcludente…

- Per questo è ritenuta l’opera più irraggiungibile di tutte, altrimenti ogni attrice potrebbe recitare quella parte - le rispose Masumi con tono più duro di quello che avrebbe voluto. Non gli piaceva mai quando la sentiva angosciata. Lei si voltò con occhi che ardevano come braci.

- Non c’è necessità che ribadisci l’ovvio! - gli gridò stringendo i pugni e irrigidendosi. Lui alzò un sopracciglio, poi scoppiò a ridere.

Come puoi non capire cosa mi manca!

- È solo questione di tempo, ma la risolverai - cercò di essere accomodante, ma lei si innervosì di più per un motivo che non riusciva a comprendere.

- Sei irritante come sempre! - gli urlò lei.

- E tu testarda - e rise di nuovo. Lei scattò avanti e picchiò le mani chiuse a pugno con forza sul suo torace e fu così rapida che non riuscì a fermarla.

- Non potrò mai essere Akoya! Non sono una donna, non so amare in quel modo! - gridò fra i singhiozzi lasciandolo impietrito e continuando a picchiare i pugni - Io non ho idea di cosa significhi amare completamente un uomo! - le lacrime scendevano senza sosta e Masumi riuscì solo a prenderla per i polsi cercando di riordinare le idee.

Non sta dicendo ciò che penso… no, non lo sta dicendo…

- Maya - sussurrò il suo nome e l’attirò a sé lisciandole i capelli.

Cosa ho fatto! Non avrei mai dovuto dirgli una cosa del genere! Cosa penserà di me ora? Stupida, stupida, stupida!

Lei si lasciò andare singhiozzando.

Ora non è il momento per pensare una cosa del genere, ci sarà tempo anche per quello e sarà meraviglioso te lo prometto, ma non ho intenzione di approfittarmi di te né della situazione, Maya! Mio padre, Shiori, lo spettacolo dimostrativo, ci sono troppe cose che possono andare storte e non è ancora il momento di rivelare a tutti ciò che ci lega… non voglio che torni indietro come una pubblicità negativa, nessuno vedrebbe il nostro amore, ma solo un produttore e un’attrice che stanno insieme per convenienza...

- Vieni, rientriamo - la sollevò in braccio e lei lo lasciò fare passivamente. Si appoggiò a  lui che rientrò in casa e la adagiò sul divano poi chiuse la porta finestra del terrazzo e solo la luce debole delle stelle illuminava l’interno buio.

Masumi si inginocchiò davanti a lei poggiando i gomiti sul bordo del divano. Allungò una mano e asciugò le lacrime che scendevano ancora.

- Basta piangere, Maya, non costringermi a spronarti ancora come facevo in passato - la redarguì sorridendo e anche lei venne contagiata dalla sua minaccia sottile.

Annuì e si sollevò a sedere e lui si scostò per permetterle di mettere giù le gambe. I loro volti così erano quasi alla stessa altezza e lei lo fissò muovendo lentamente lo sguardo da una parte all’altra del suo volto. Poi chiuse gli occhi e sollevò le mani fino a poggiarle sulle sue guance e fece una cosa che spinse i loro cuori a battere forte nel petto.

Maya…

Lentamente mosse le dita sulla pelle lasciando una scia bollente mentre toccava lievemente ogni zigomo, le sopracciglia, la fronte, il naso, le labbra. Lei sorrideva con gli occhi chiusi e aveva il respiro accelerato, aggrottò la fronte quando passò i pollici sulle sopracciglia che erano sollevate per la meraviglia e quando con le dita toccò le labbra distese in un sorriso il suo volto si illuminò come se avesse una luce dentro.

Questo sei tu, riesco a vederti anche a occhi chiusi adesso. Non hai più maschere per me, Masumi, e io non voglio più averne per te.

Mantenne gli occhi chiusi, separò le gambe e si avvicinò tirando contemporaneamente il suo volto. Appoggiò le labbra alle sue, le staccò e le appoggiò di nuovo. Lui rimase immobile, impietrito e incuriosito dal suo modo di fare. Sembrava stesse cercando di memorizzare ogni cosa coi cinque sensi e le emozioni legate ad essi. Era concentrata e allo stesso tempo il suo volto era disteso e calmo. Masumi appoggiò le mani sui fianchi di lei credendo di trovarla tremante, invece anche il suo corpo era rilassato. Continuò con quei piccoli baci e lui la lasciò fare anche se mantenere il controllo gli stava costando tutte le energie e la concentrazione che aveva a disposizione.

Poi l’ultima volta che appoggiò le labbra le separò sfiorando le sue con la lingua. Lasciò scivolare le mani dietro il collo e gli infilò le dita fra i capelli provocandogli una scossa.

Quanto ho voluto farlo!

Masumi fu costretto a stringere gli occhi e a serrare la presa sui fianchi per non lasciarsi sfuggire la situazione di mano.

Maya così non va bene…

Ma lei non sembrava affatto d’accordo. Si avvicinò intensificando il bacio e con le sue dita fra i capelli perse completamente il briciolo di controllo che gli rimaneva. L’abbracciò stringendola a sé avvicinandosi al divano e così ogni parte di lei venne in contatto con lui.

Non è una buona idea…

Ma quello fu l’ultimo pensiero razionale che ebbe perché Maya lasciò scivolare una mano tremante sotto la camicia dopo aver sganciato un bottone con dita lievi.


 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6



Sakurakoji Yu



Da qualche giorno Maya era strana. Sembrava più consapevole del ruolo di Akoya anche se il regista Kuronuma non li aveva ancora fatti provare con le battute culmine. Era un perfezionista, faceva ripetere decine di volte le scene e le prove allo Shuttle X non l’avevano soddisfatto. Non era affatto facile usare quel cantiere come palcoscenico, ma Yu era sicuro che sarebbero riusciti a battere Onodera.

Aveva riflettuto a lungo sul legame debole che aveva con Maya e su quanto tutto ciò avrebbe influito sul loro rendimento sul palcoscenico per Akoya e Isshin ed era giunto alla conclusione che indipendentemente da ciò erano attori, dovevano recitare, niente altro importava, e dovevano essere così bravi da trasmettere al pubblico la sensazione che fosse tutto vero. Scene d’amore, di violenza, di dolore, non importava quale fosse il sentimento che veniva rappresentato, compito dell’attore era indossare la maschera e simulare il massimo realismo possibile calando lo spettatore nella storia.

Maya partecipava alle prove entusiasta come sempre, ma c’era qualcosa di diverso nel suo sguardo e anche nei suoi movimenti. Non sapeva esattamente cosa fosse, ma appariva più sicura e, se sul palco veniva avvolta sempre da quell’aura potente e comunicativa, ora questa attitudine si era decuplicata come se fosse divenuta consapevole di qualcosa di importante e lo stesse trasmettendo a tutti.

Quella mattina erano al Kid Studio dove provavano di solito, ma Maya non era ancora arrivata. Kuronuma stava dirigendo alcune scene della guerra nel villaggio e Yu era seduto insieme ad altri con una lattina in mano.

Maya non è mai in ritardo, cosa può essere accaduto? Ormai mi asseconda, la nostra intesa è quasi perfetta, ma manca il suo coinvolgimento e Kuronuma lo sa per questo ancora non ci ha fatto provare le scene fra Akoya e Isshin. E io? Sarò in grado di sostenere la sua recitazione? Lo spettacolo dimostrativo si avvicina!

Si alzò usando la stampella e uscì dalla sala prove in silenzio senza disturbare. C’era una piccola stanza che fungeva da area comune con caffè, bibite e cibo. Mentre la raggiungeva vide la porta della sala prove più piccola sulla destra semiaperta e udì delle voci. Si avvicinò e riconobbe la voce di Maya. Scostò la porta, ma si arrestò impietrito.

Masumi Hayami, sempre perfetto nel suo completo costoso, stava battibeccando con lei! Ma Maya non sembrava affatto disposta a cedere. Erano così presi dalla discussione da non essersi accorti di lui. C’era qualcosa di diverso fra loro che gli gelò il sangue nelle vene esattamente come al porto.

Eppure lui è fidanzato! Mi aveva detto che l’avrebbe lasciata in pace!

- Non riesco! - gridò lei stringendo i pugni e battendo i piedi a terra.

- Smettila, Maya! - la redarguì lui usando il suo nome, ma mantenendo la solita posa glaciale. Si tolse la giacca e la posò su una delle sedie di plastica lungo il muro. Yu rivide in quella scena la stessa di quando la sfidò nel foyer di “Isadora” costringendola a calarsi nei panni della ragazza lupo.

- Irritante uomo invadente! Ecco, questo è il copione! Provaci tu! - gli gridò di nuovo in faccia lanciandogli il libretto e usando una confidenza che sconcertò Yu.

Hayami raccolse lentamente il copione e lesse la parte che gli interessava per qualche minuto ignorando i suoi capricci. Poi il suo sguardo divenne freddo di nuovo e si fissò su di lei.

- Ricorda la valle dei susini, Maya - iniziò, ma lei non sembrava voler collaborare.

- Non funzionerà! Io non riesco a mettermi la maschera, non è come le altre volte, qui non c’è niente che faccia scattare l’attimo perfetto, quello in cui mi sento lei, divento lei! - gridò di nuovo, il volto trasfigurato dall’emozione, le mani che tremavano.

- La valle, Maya, indossa la maschera! - gli ordinò lui restando immobile davanti a lei. Maya sbuffò, protestò, tremò leggermente poi si rilassò.

Come può avere questo controllo su di lei?

Maya inspirò ed espirò allargando le braccia. Indossava uno degli abiti di scena che ricordava la veste della Dea. Quando riaprì gli occhi non era più Maya. Il volto, le mani, il corpo, ma soprattutto lo sguardo: era Akoya. Yu l’aveva già vista innumerevoli volte nei giorni precedenti, ma in quel momento vide esattamente come si trasformò. Anche Masumi Hayami cambiò completamente sguardo quando vide cambiare lei. Non aveva più niente dell’uomo freddo e distaccato che conosceva.

Cosa succede?!

- È incredibile! Una ragazza bella come te ama me… mi sembra di sognare - il signor Hayami pronunciò la battuta di Isshin con naturalezza, allungò una mano e le sfiorò una guancia. Gli mancava il timbro degli attori, ma la sua voce profonda rimase sicura, non tentennò e con quel semplice gesto trasmise tutta la sua meraviglia di fronte al dono dell’amore di Akoya. Maya piegò il volto emozionata arrossendo, poi tornò a guardarlo spingendo in avanti le mani.

- Perché dici una cosa simile? Oppure non mi vuoi bene quanto te ne voglio io? - lo accusò disperata, la voce incrinata e impaurita.

- Cosa dici Akoya?! Non è così! - replicò Hayami facendo un passo avanti e stringendo un pugno.

Il volto del signor Hayami! I suoi occhi stretti, ma pieni d’ira e di paura, trasmettono il suo timore che lei non gli creda! Come può recitare in quel modo la parte di Isshin, con quel trasporto? Non è un attore!

- Quel giorno quando ti incontrai nella valle compresi immediatamente che eri tu, come dice la nonna, la mia anima gemella - Maya addolcì lo sguardo e si voltò dandogli le spalle.

- Quando il mondo era ancora nel caos, gli dei generarono dei figli che scesero sulla Terra. Allora l’unica anima si divise in due, yin e yang, che andarono a dimorare nei rispettivi corpi carnali. Quando gli uomini si fossero incontrati avrebbero ritrovato l’unità portando l’armonia tra yin e yang e sarebbero diventati dei per rinascere a nuova vita. La nonna dice che tra noi agisce una forza straordinaria… -

Il suo viso luminoso, i suoi occhi! Vede l’opera degli dei!

- Una forza straordinaria? - Hayami restò dietro di lei a qualche passo di distanza, le braccia lungo i fianchi, la posa ancora in tensione.

Percepisco la sua indecisione, vedo la sua voglia di farle cambiare idea, di dimostrarle quanto lui ci tenga!

Maya si girò di scatto e tornò a guardarlo così intensamente che Hayami fece un impercettibile movimento con il corpo che trasmise tutta l’intensità nell’essere colpito da quello sguardo.

- Non esistono età, aspetto, rango, quando si incontrano queste due anime si attraggono vicendevolmente cercando l’altra metà di se stesse, ansiose di trovare l’unità implorano pazzamente l’altra. Questo significa innamorarsi… -

Hayami alzò e riabbassò immediatamente un mano, stringendola a pugno.

È indeciso! Sembra temere ciò che lei dirà! Come ci riesce?

Maya fece un passo avanti lasciandosi trascinare dalle battute di Akoya.

- Innamorarsi è implorare pazzamente l’anima di un’altra persona. Nemmeno io ci posso credere veramente. Una così straordinaria sensazione l’ho provata ora per la prima volta - si avvicinò di un altro passo mentre Hayami, con la sua rigidità, trasmetteva tutta la tensione che provava in quel momento.

Maya si portò le mani al petto esprimendo l’emozione, come se avesse premuto un pulsante del cuore.

Che bellissimo gesto!

- Solo se ti penso mi sento inebriata. Solo se sento la tua voce mi emoziono. Lo sai quanto sono felice quando ti tocco - sussurrò ogni cosa, intimamente, e allungò una mano a sfiorare la sua così delicatamente che Yu riuscì a comprendere esattamente quanto Akoya si stesse trattenendo.

Ora ho capito Maya… ho capito tutto…

Hayami invece ritrasse di scatto la mano e fece mezzo passo indietro, il corpo ancora in tensione comunicando tutta la sua incredulità e il suo sconcerto. Il suo era un modo completamente diverso di interpretare Isshin…

Poi le dette le spalle di scatto.

Avrebbe dovuto fare l’attore signor Hayami… un movimento fluido e deciso, perfetto!

- Non si sa da dove provengo né come mi chiamo. Non ti preoccupa stare insieme a un uomo come me? - lo disse quasi ringhiando, imprimendo nella voce una rabbia che lui non aveva mai associato a Isshin e sollevando una mano chiusa a pugno comunicò tutto il disprezzo e l’inadeguatezza che aveva per se stesso.

Tornò a voltarsi verso di lei e il suo sguardo lo sconcertò.

- Ma sono io a preoccuparmi. Non penso di essere uomo adatto a te. Non ho nulla. Né nome né passato. Ho solo questo corpo e i miei occhi per guardarti - tutta la rabbia  era svanita, la sua voce trasmise solo sofferenza e inadeguatezza, e le sue mani tracciarono un movimento breve a indicare il suo corpo e i suoi occhi.

Maya lo raggiunse lentamente facendo una pausa che riempì completamente l’ambiente dando l’incipit per la seguente battuta fondamentale.

Sei un genio Maya… pause, accenti, ritmo, sei completamente padrona dello spazio intorno a te e lo sfrutti a tuo vantaggio!

- Per la tua Akoya questo è sufficiente, lo sai? - allungò una mano a sfiorargli una guancia - Cosa sono nome e passato rispetto al poter vivere con me ora che mi hai incontrato? Questo può bastarci. Abbandona, te ne prego, il tuo passato… diventa solo mio, della tua Akoya! - l’ultima frase fu uno spettacolo di suoni e sentimenti. Era una preghiera e un ordine. Akoya non gli avrebbe dato la possibilità di rinunciare, ma voleva che fosse lui a scegliere consapevolmente.

Hayami posò la mano su quella di lei coprendola completamente.

- Un uomo come me? Sei sicura, Akoya? - era ancora indeciso, sicuro che ciò che lei gli stava offrendo non fosse destinato a lui e che lei meritasse di meglio. Per trasmetterlo fece un unico gesto fluido: abbassò lo sguardo, chiuse gli occhi e chinò la testa.

Perché ha scelto quel modo di rappresentare il momento? È una sorta di sottomissione, un mostrare completamente se stessi abbassando lo sguardo!

Sul volto di Maya si dipinse un sorriso genuino e pieno di amore che costrinse Yu a tapparsi la bocca per non gemere.

Lo ama, lo ama profondamente! Maya…

Maya si portò la mano destra sul cuore mentre pronunciava le prime parole della battuta seguente: - Tu sei l’altra parte di me. Io sono l’altra parte di te - e appoggiò la mano sinistra sul cuore di lui quando declamò la seconda parte.

Maya!

Hayami spalancò gli occhi, folgorato da quell’amore incondizionato che lei gli stava donando. Ci fu qualche secondo di silenzio che impresse alla scena un patos pieno di tensione palpabile.

- Io sono te. Tu sei me - le disse afferrando la sua mano e stringendola al petto, la voce vibrante e calda, accettando infine quell’amore - Ti penso con tenerezza. Non sapevo che ci fosse tanto ardore dentro di me! Amore mio eravamo stati separati, ma ora torniamo a essere uno! -

Hayami la lasciò andare e fece uno strategico passo indietro creando quello spazio di respiro che avrebbe caricato la parte seguente della sua battuta di tutto il significato necessario.

- Ora che ci siamo incontrati, com’è possibile vivere separarti? Ormai non possiamo allontanarci! Il mio nome e il mio passato non sono importanti quanto te! Resto anche se non so chi sono! -

Ecco la parte finale!

Lui si avvicinò posando le ginocchia a terra e le afferrò le mani tenendo gli occhi fissi nei suoi, entrambi avvolti da quel sentimento potente, l’aria che vibrava.

S’è inginocchiato! Signor Hayami non l’ho mai vista così, lei sempre freddo e controllato…

- Gli occhi per guardarti. Le mani per accarezzarti. Questo corpo per amarti… mi bastano solo questi - le sussurrò, comunicando la sua resa totale, la comprensione e accettazione di quell’amore incredibile che non credeva possibile.

Maya piegò la testa sorridendo e chiunque avrebbe capito l’amore sconfinato che provava e che finalmente l’uomo che amava aveva accettato.

- Come sono felice caro! - impresse alla voce un timbro pieno di passione che preparò la strada alle battute seguenti - Solo una cosa mi rattrista… questi corpi sono divisi in due. Perché non possiamo vivere unendoci in un corpo solo? -

- È per questo che desidero conoscere il tuo cuore. Scusami, Akoya. Non mi allontanerò più - le battute di Isshin espresse da Hayami furono un misto di implorazione e promessa che lasciarono di stucco Yu. Non riusciva a credere ai suoi occhi. Cos’era accaduto al freddo affarista senza scrupoli della Daito?

- Anche se i nostri corpi carnali sono divisi in due, voglio vivere insieme a te diventando una cosa sola. Mio caro - Maya lasciò le mani che Hayami le aveva stretto. Anche da quella distanza, Yu poteva vedere i segni rossi per quanto gliele aveva strette.

I suoi occhi tornarono quelli pieni di vita di Maya, Akoya se ne era andata. Espirò socchiudendo gli occhi e poi fissò Hayami che era ancora in ginocchio a terra sorridente, come se in lui ci fosse ancora Isshin.

- Ha funzionato - sussurrò lei posandogli le mani sul volto e avvicinando le labbra alle sue in un bacio pieno d’amore che lui ricambiò stringendola a sé.

Cosa sto facendo ancora qui? Perché li guardo esprimere il loro amore nella realtà oltre che nella finzione? Perché non voglio accettare che non potrà mai essere mia e di averla perduta per sempre?

Uscì lentamente e lasciò la porta semiaperta, come l’aveva trovata.

Si amano! Non so cosa sia accaduto, ma è così! Non recitava! Hayami era Isshin in quel momento! Tutte le battute rispecchiavano la realtà! E quel bacio, troppo intimo… Maya… Ma sul palco ci sarò io! Sarai capace di recitare con altrettanta passione se non ci sarà lui? Ti aspetto, Maya!



Eisuke Hayami



Indubbiamente non era uomo che amava perdere. Affatto. Quell’ingrato di suo figlio era stato capace solo di tradirlo. Si era preso tutto sfruttando il suo nome, ma l’avrebbe pagata cara. Gli aveva insegnato ogni cosa, era vero, aveva creduto fosse veramente il suo successore, plasmato e forgiato fin da bambino ad ereditare non solo i suoi beni materiali, ma anche i geni che, pur non essendo biologici, gli aveva inculcato in anni di duro apprendimento. Lo aveva seguito nella crescita vedendo in lui se stesso da giovane. Andava tutto per il meglio, poi anche lui aveva incontrato la sua Dea Scarlatta. O forse era la sua ossessione che gli aveva trasferito insieme a tutto il resto.

- Signore - un lieve colpo di tosse lo riscosse. Sollevò lo sguardo e si trovò davanti il suo nuovo collaboratore visto che Hijiri gli aveva comunicato di persona la scelta di seguire Masumi.

- Tutti traditori - borbottò fra sé e sé - Dimmi, hai fatto tutto? - chiese seccamente all’uomo in nero, alto e magro con una benda sull’occhio sinistro.

- Sì - rispose lui con un accento molto particolare.

- È stato bravo, lo ammetto, la rapidità con cui ha tirato le fila della situazione e le difese che ha alzato sono state spiazzanti, ma quando io decido di passare, niente può fermarmi - non stava parlando con l’uomo, chiuse lentamente il fascicolo che aveva davanti sulla scrivania e un sorriso malevolo gli incurvò la bocca.

- Ti manca una cosa ragazzo - ringhiò ferocemente - L’esperienza - concluse ancora fra sé congedando il nuovo collaboratore ombra.


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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7



Ayumi e Peter



Questa proprio non se l’aspettava. La signora Tsukikage aveva richiesto un colloquio privato con lei e sua madre Utako. Mancavano pochi giorni allo spettacolo dimostrativo e Ayumi era terrorizzata. Per la prima volta nella vita si sentiva disarmata e inadeguata alla parte. Era riuscita a confidare quella debolezza che teneva segregata nel cuore solo a Peter. Le prove di venerdì non avevano soddisfatto Onodera e neanche lei. Quel palco naturale era una vera sfida…

In quell’ultima settimana erano usciti ogni sera. All’inizio non si capacitava di come lui riuscisse a convincerla ogni volta, poi la sera in cui l’aveva baciata aveva capito ogni cosa. Ci riusciva ogni volta perché a lei stava bene così. Con la sua affabilità e il suo modo di fare, così diverso dagli uomini giapponesi, anche se in qualche modo cercava di rispettare il suo mondo, aveva abbattuto tutte quelle rigide barriere che lei aveva alzato legate alla cultura e al rango a cui le avevano insegnato di appartenere.

L’aveva conquistata e lei si era innamorata. Tanto che anche in quel momento teneva in mano il cellulare, cosa che prima non aveva mai fatto, in attesa di una sua chiamata o un messaggio. Ma questa volta non era come le altre, era coinvolta, distratta, con la testa fra le nuvole, persino sua madre aveva capito sicuramente qualcosa. All’ultima serie di prove l’aveva rimproverata aspramente e alla fine se ne era andata infuriata.

Anche quella sera si sarebbero visti e la visita a sorpresa della signora Tsukikage avrebbe potuto essere un ostacolo.

Ma come posso pensare una cosa del genere?! Se viene qui deve esserci un motivo grave… e se riguardasse Maya?

Irritata dall’effetto destabilizzante che l’amore stava avendo sulla sua vita, cambiò canale alla televisione che teneva accesa per le apparenze quando udì un’intervistatrice che ripeteva la notizia che ormai tutti gli organi di informazione stavano battendo da due giorni. Masumi Hayami non faceva più parte di quella prestigiosa famiglia. Aveva lasciato ogni cosa e adesso era a capo della Rainbow Art & Communication, una piccola ma tentacolare compagnia con altre quattro grosse compagnie teatrali satellite, studi di registrazione, un’etichetta musicale, la SevenNotes, una società di produzioni cinematografiche, la Sakura Films e chissà che altro. A seguito di ciò, la famiglia Takamiya aveva rotto il fidanzamento fra la nipote Shiori e Masumi Hayami. Sembrava che il giovane presidente della Daito avesse avuto una doppia vita.

Ex presidente… adesso ho un nuovo capo, quale dipendente della Daito Art Production…

Sorrise accavallando una gamba, sua madre era in ritardo.

- Ayumi - come se le avesse letto nel pensiero, Utako si materializzò nella stanza.

- Mamma - si alzò e le andò incontro, ormai era diventata molto brava a muoversi al buio.

- La signora ci attende giù, vieni - ma non la prese sotto braccio né la guidò in alcun modo.

Raggiunsero la sala riunioni, il tè era già stato servito, l’odore piacevole e delicato aleggiava intorno.

Si sedettero dopo i brevi convenevoli e dalla tensione che avvertì Ayumi comprese che c’era qualcosa che non andava.

La signora Tsukikage con uno scatto rapido rovesciò una tazza, ma Ayumi la fermò altrettanto rapidamente.

- Sei molto brava, Ayumi, ma non potrai tenere la cosa ancora nascosta a lungo - la voce tagliente della sensei sferzò l’aria e la giovane sentì il movimento nervoso della madre seduta accanto a lei.

- Signora Utako… - iniziò la signora, ma l’attrice la fermò.

- Signora Tsukikage, è una decisione che abbiamo preso, Ayumi conosce i rischi - la informò immediatamente.

La signora Tsukikage rimase in silenzio qualche istante.

Com’è possibile che abbia saputo cosa mi è accaduto?

- Ayumi cosa accadrebbe se io ti scegliessi come Dea Scarlatta e tu diventassi cieca completamente? La tua carriera sarebbe stroncata! - la voce tagliente della signora la colpì al cuore.

- Reciterei lo stesso signora e lei non si accorgerebbe della differenza - rispose con fermezza, lo sguardo duro, fisso nel suo, come se la vedesse perfettamente. Davvero stupefacente.

- Prima o poi la cosa si diffonderebbe, non potete tenerla segreta per sempre. Io lo so bene... - le fece notare l’anziana attrice con un sorriso enigmatico.

- Come ne è venuta a conoscenza? - domandò immediatamente Utako.

- Questo non ha alcuna importanza. Ho tentato di spostare la data… - cercò di spiegare.

- No! - gridò Ayumi scattando in piedi e rovesciando la sedia.

- … ma l’Associazione Nazionale non è in grado di fare niente, tutta la macchina è in movimento e ora non è più neanche questione di coprire dei costi che già qualcuno si era offerto di pagare… - concluse la signora Tsukikage ignorando la protesta di Ayumi.

La signora espirò dolcemente.

- Ayumi, lo so che vuoi recitare, ma io ho provato su me stessa gli effetti di una disabilità. Credi di poterla gestire, ma non è così. Non potrai più recitare - spiegò lentamente spostando lo sguardo anche su Utako.

No! Non possono costringermi! Io voglio fare lo spettacolo dimostrativo contro Maya!

- Signora la prego mi faccia recitare! Può venire a vedere le mie prove, le dimostrerò che sono perfettamente in grado di recitare e la mia Dea Scarlatta, sono convinta, la stupirà! - appoggiò le mani con forza sul tavolo e si sporse accalorata.

Passarono alcuni minuti di silenzio in cui Ayumi restò in tensione, il cuore che le martellava in petto.

- Va bene. Ma finito lo spettacolo, quale sia l’esito, dovrai operarti immediatamente - la voce dura, che non ammetteva repliche, le tolse il peso dal cuore.

- Sì, signora, lo prometto - annuì vigorosamente lei cercando di quietare il suo cuore che batteva a mille.

- Possiamo sapere adesso chi l’ha informata? - chiese nuovamente Utako.

- Me l’ha detto l’ultima persona al mondo che credevo capace di un gesto del genere e sinceramente non so come l’abbia saputo. Non credo dobbiate però in alcun modo preoccuparvi di lui… - rispose in modo enigmatico la signora Tsukikage alzandosi.

Masumi Hayami! Sono certa sia lui! Come ha fatto a scoprirlo?!

- Riguardati, Ayumi - le disse la signora uscendo lentamente.

Trascorsero alcuni istanti di silenzio, mentre lei tremava aggrappata al tavolo.

- Mi occuperò io di tutto Ayumi, nessun altro verrà a sapere ciò che è successo, tu pensa solo a recitare - la rassicurò sua madre, ma non ricevette né una carezza né una parola di conforto. Ma non ne aveva bisogno.

Lasciò sua madre nella sala e uscì a passo deciso. Non aveva alcuna intenzione di essere in ritardo all’appuntamento con Peter.


Il ristorante indiano aveva riservato un angolo romantico e appartato. I camerieri avevano portato le pietanze già scelte per loro precedentemente. Tutto era stato squisito e Peter come sempre riuscì a tenere una conversazione perfetta facendola distrarre dai pensieri che le assillavano la mente. Ma come ogni volta non fu in grado di nasconderglieli del tutto.

- Un penny per i tuoi pensieri - le disse mentre passeggiavano nei giardini bellissimi nel quartiere dei templi, la macchina li attendeva in fondo al viale alberato, oltre i cancelli.

- In questo momento non ci sono pensieri - ridacchiò lei abbassando le spalle e picchiandosi con un dito sulla tempia.

- Non mi piace vederti assorta, Ayumi, la luce sparisce dal tuo volto, i tuoi occhi si oscurano, la bocca è tirata. Diventi brutta - la stuzzicò lui passandole un braccio intorno alla vita.

- E questo cosa vorrebbe dire? Che stai con me solo perché sono bella? - lo accusò lei imbronciandosi. Lui si bloccò irrigidendosi e lei fu costretta ad assecondarlo.

- Tu sei la mia musa Ayumi, quello che ha attirato la mia macchina fotografica e incatenato il mio cuore è ciò che vedo dentro di te, la tua anima - le sussurrò all’orecchio, come se fosse un segreto solo per lei.

Rabbrividì e lo abbracciò lasciandosi andare.

La mia anima… come Akoya e Isshin… due metà di un intero, prima divise poi riunite…

- Ti amo Ayumi Himekawa, e non m’importa del tuo aspetto esteriore, basta che il tuo fuoco continui ad ardere dentro di te -

Le prese il volto fra le mani e la baciò dolcemente, lei gli allacciò le braccia intorno al collo e lasciò che quella meravigliosa sensazione di condivisione e possesso fluisse tra loro aiutata dalla sottile brezza che le sfiorava la pelle.

Ripresero a camminare e in breve raggiunsero l’auto che li riportò a casa Himekawa. Peter aveva notato che Ayumi era spesso sola, suo padre sempre in giro per i film e sua madre per gli spettacoli. Ora sinceramente era un periodo che Utako Himekawa aiutava la figlia con le prove, ma stava preparando la parte in uno spettacolo e si dedicava alle sue prove personali la sera, dopo aver terminato con Ayumi.

Quando entrò nel salotto, la domestica aveva accesso le luci e Peter si versò un liquore mentre Ayumi era a cambiarsi.

- Allora, adesso vuoi dirmi cosa c’è che non va? - Peter restò con lo sguardo oltre la finestra, sul giardino interno della villa silenziosa. Aveva sentito Ayumi entrare, ma si era arrestata a distanza. Fece qualche altro passo avanti e lo raggiunse.

- Non riesco proprio a nasconderti niente - sorrise dolcemente lei.

- Sono un fotografo, ricordi?, io vedo tutto - le sfiorò la mano con la sua delicatamente e Ayumi arrossì.

- Oggi la signora Tsukikage è venuta a parlarmi - lo sentì irrigidirsi e non le piacque affatto - Ha saputo da Masumi Hayami del mio problema e ha cercato di spostare la data dello spettacolo dimostrativo senza però riuscirci - glielo disse tutto d’una fiato, era inutile girarci intorno.

Silenzio.

- Peter? - era accanto a lei ma era come se non ci fosse.

Silenzio.

Che hai fatto Peter?

- Non voglio che tu perda la vista Ayumi e ho provato ad evitarlo anche se questo avrebbe potuto allontanarmi da te - le disse a voce bassa, ma ferma.

- Come hai potuto! Come hai osato intrometterti in qualcosa che non ti riguarda! - gridò lei di scatto voltandosi e affrontandolo.

- Che non mi riguarda?! Certo che mi riguarda! - urlò lui di rimando trovando inaccettabile quella rimostranza. Ayumi era rossa in volto e teneva i pugni stretti.

- E come potrebbe riguardarti? Non sai niente di recitazione! Non hai idea della fatica che ho dovuto fare per arrivare a contendermi la Dea Scarlatta con Maya Kitajima! - gridò e lo colpì con uno schiaffo sul braccio quando lui si spostò per evitarlo sul volto.

- Ayumi… - cercò di calmarla, ma lei era furibonda.

- Solitudine, incomprensione, questo mondo fa schifo e io sono riuscita ad emergere! Non hai alcun diritto di scegliere al posto mio! Alcun diritto! - urlò ancora scattando avanti e picchiandolo con forza. Il bicchiere che lui teneva in mano cadde infrangendosi in mille pezzi che si sparpagliarono intorno a loro. Peter la afferrò per i polsi, non l’aveva mai vista così adirata né fuori controllo.

- Quello è il tuo passato! Sei qui ora, con me! Mi sei troppo dentro perché io possa far finta che ciò che ti sta accadendo non mi riguardi! - lei si divincolava con forza così la spinse contro la parete accanto alla finestra serrandole i polsi e tenendoli in alto.

- Lasciami andare! - gridò lei con sguardo oltraggiato cacciando fuori tutto il fiato per lo spavento.

- No! Finché non avrai ascoltato! - entrambi avevano il respiro accelerato, ma Ayumi smise di muoversi come una pazza.

Mi fidavo di te Peter, ti ho detto ogni cosa, anche il mio terrore più segreto…

- Ora ti lascio, ma resta ferma lì e ascolta, va bene? - le sussurrò lui ritrovando il giusto tono della voce.

Era un modo di fare a cui Ayumi non era abituata. Era diretto, non le lasciava tempo per riflettere, era una presenza vicina e enorme che di solito l’abbracciava e baciava, ma non la costringeva in un angolo come in quel momento. Annuì e sentì la sua presa allentarsi. Si portò le mani in grembo massaggiandosi i polsi.

- Sei testarda e non permetti mai a nessuno di fare breccia nel tuo cuore, Ayumi! Non sei sola, ci sono altri che si preoccupano per te! IO! Lo vuoi capire o no che IO TI AMO?! Sai cosa significa? Che farei qualsiasi cosa per te! Morirei per te! - la prese per le spalle e la scosse.

Ayumi rimase imbambolata, inerme fra le sue mani che la scuotevano.

Peter… che forza nella tua voce, nelle tue mani che mi stringono, nel timbro che vibra pieno di emozione e carico di sentimento!

- Com’è possibile che una donna intelligente come te possa creare un’armatura così impenetrabile escludendo tutto il mondo?! - appoggiò la fronte alla sua e la stretta diminuì - Non farlo Ayumi, non tenermi fuori dalla tua vita, lasciami entrare - era una preghiera tormentata, un appello accorato di un’anima che, trovata la sua metà, non vuole perderla. Peter era Akoya in quel momento che cercava di convincere Isshin del suo amore smisurato ed eterno.

- Peter… - allungò una mano a sfiorargli una guancia e sentì la mascella contratta e tirata - Io… adesso ho capito… mi dispiace, Peter - gli confidò sussurrando. Si sporse verso di lui e incontrò le sue labbra ardenti che desideravano l’unione. Il bacio li travolse e si trovarono in un attimo avvinti in un abbraccio serrato e intimo.

Ho capito… ho capito amore mio… non ti sei lasciato scoraggiare dal mio muro, ma l’hai scalato e hai raggiunto il mio cuore!

- Non avrei dovuto rivelare a Hayami della tua condizione, cara, scusami - le sussurrò sulle labbra umide e arrossate per il bacio mentre la stringeva a sé con forza.

- L’hai fatto per me… neppure mia madre ha provato a farmi desistere, invece mi ha spronato a continuare nonostante sapesse quanto fosse pericoloso… - ammise lei in un sussurro, il corpo invaso da sottili fiamme roventi.

- So quanto sia importante la recitazione per te, devi credermi, ma ho agito egoisticamente pensando alla mia felicità - sfiorò con le labbra le sue e sentì l’eccitazione crescere.

- E alla mia - rispose lei catturando di nuovo le sue labbra in un altro bacio pieno di passione. Ayumi si aggrappò con le mani alla sua giacca come se stesse per cadere tale fu l’intensità di ciò che la travolse. Peter la tenne stretta, sfregandole la schiena con le mani.

- Io… - iniziò con voce roca scostando le labbra, ma Ayumi lo interruppe.

- Sì…! - lo incitò assecondando i segnali intensi del suo corpo e quelli innegabili ed evidenti di Peter. Fece scattare le mani al collo della giacca tirandogliela indietro e Peter se la tolse rapido mentre lei era passata ai bottoni della camicia e, quando arrivò all’ultimo, lui mise le mani sotto la sua maglietta e gliela tolse mentre lei alzava le braccia, il respiro veloce e il volto arrossato.

- Tua madre… - si avvicinò prendendole il volto fra le mani e baciandola e lei passò le dita sotto la camicia facendolo rabbrividire.

- No… tornerà tardi - sussurrò Ayumi col respiro accelerato cingendogli completamente la vita e strisciando le mani contro la pelle tesa e calda della schiena mentre lui le lasciava una scia di baci ardenti sul collo.

Sì, Peter! Sì!



Kitajima Maya



Due giorni prima i telegiornali avevano iniziato a riportare la notizia dell’abbandono di Masumi Hayami alla guida della Daito Art Production, alla rinuncia della sua eredità e il conseguente scioglimento del fidanzamento con Shiori Takamiya, erede del colosso Takatsu. Tutti i giornali scandalistici mostravano in prima pagina immagini dei due che solo fino a poco tempo prima erano stati visti felici insieme.

Maya chiuse il giornale che le aveva lasciato Rei e lo gettò in un cestino proseguendo verso gli studi. Masumi le aveva spiegato ogni cosa di Shiori a Izu. Aveva avvertito tutta la sua sofferenza e la rabbia per aver ceduto alle costrizioni di suo padre. Però avevano avuto modo di chiarire molte cose su quella vicenda e ora lei sapeva tutto.

E non sapeva solo della questione sentimentale, ma anche degli accordi economici, di quello che aveva stretto con il nonno di Shiori, di quello precedente che riguardava il fidanzamento e la fusione delle due grandi famiglie con società annesse. Sembrava che Masumi, lentamente, le stesse spiegando ogni cosa del suo mondo, che non le stesse tenendo nascosto niente.

Non ci capisco molto, ma imparo e mi fa piacere che si sfoghi con me e mi racconti tutto… È davvero incredibile come l’età e la differente estrazione sociale non abbiano influito in alcun modo su di noi… Lui è un uomo… non ho più dubbi in merito… però finora si è dedicato solo al lavoro, gli mancano molte esperienze anche se… No no no! Non pensare a quello o andrai a sbattere da qualche parte!!!

Il clacson di un camion strimpellò accanto a lei così fece d’istinto un passo indietro tornando sul marciapiede.

Ecco… stupida stupida!

Inspirò e si guardò intorno rossa in volto, poi prestò attenzione alla strada e attraversò quando il semaforo divenne verde. Arrivata dall’altra parte ebbe un capogiro e si appoggiò ad un lampione. La sensazione svanì e riprese il cammino fino alla sala prove. Entrò e incontrò Yu.

- Sakurakoji! - lo salutò piena di energia. Le sorrise andandole incontro.

- Maya! Sei sicura di stare bene? Ti sei presa l’influenza? - la redarguì lui mettendole un foulard intorno al collo. Aveva il volto bianco come un lenzuolo. Le temperature avevano iniziato a scendere e le recenti piogge avevano reso l’aria fredda e umida.

- No, che dici? Sto bene! - disse mostrando il muscolo del braccio con fare scherzoso.

- Andiamo, Kuronuma ci aspetta - Yu le scompigliò i capelli.

Sembri più sereno Sakurakoji, mi fa piacere, ultimamente riusciamo a provare molto meglio insieme e siamo entrambi più rilassati.

Nella sala il regista li attendeva per la prova del primo incontro fra Akoya e Isshin. C’erano anche gli altri attori, tutti seduti intorno sulle sedie. Si sentiva particolarmente sicura e non vedeva l’ora di confrontarsi con l’Isshin di Sakurakoji. Avvertì un’intensa scossa pungente alla testa, si portò le mani alle tempie e le massaggiò un istante.

Di nuovo… come prima per strada…

- Kitajima! - gridò Kuronuma attirando la sua attenzione. Lei scattò e prese posizione di fronte a Sakurakoji.

Trovò la concentrazione e stava per immergersi in Akoya quando arrivò un’altra vertigine. Alzò lo sguardo su Yu e vide che aveva gli occhi spalancati.

- Maya! Il sangue! - gridò e lei si portò una mano al naso sentendo il liquido caldo. Non ebbe modo di rispondere a Yu perché tutto divenne confuso e nero.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8



Kitajima Maya



Che terribile sapore… cos’è? Ah che dolore dovunque, mi sembra di bruciare dappertutto… Ohi! C’è qualcosa nella mia mano che buca! Ho la nausea…

Aprì lentamente gli occhi cercando di scuotersi di dosso quel torpore che le rallentava i movimenti. Ma dov’era? Che era successo? Ricordava solo Yu e… Si voltò e si trovò a guardare nei suoi occhi pieni di apprensione.

- Sakurakoji - sussurrò lentamente reprimendo un conato di vomito. Era in un ospedale.

- Maya! - le strinse la mano dolcemente e quel richiamo accorato espresse tutti i suoi sentimenti.

- Che è successo? - gracchiò lei confusa e dolorante.

- I dottori hanno detto che sei stata avvelenata - gli rispose lui a voce bassa e al suo sguardo interrogativo lui annuì confermando ogni cosa.

Avvelenata? È uno scherzo?

- Alla sala prove hai perso sangue dal naso, non smetteva più di scendere, ti abbiamo portato subito in ospedale e sono rimasto qui, c’era anche Rei - spiegò lui brevemente apprensivo.

Non sei potuto venire? O forse non vuoi perché preferisci non farti vedere vicino a me più del dovuto? Capisco… ma mi manchi, avrei voluto svegliarmi e trovarti qui…

Calde lacrime si posarono sul cuscino e un lamento le uscì dalla bocca.

- Maya, è andato tutto bene, non devi preoccuparti - Yu si sporse per asciugarle le lacrime fraintendendo il suo stato d’animo.

Entrò un'infermiera che con fare professionale controllò tutti i parametri, tolse la flebo dalla mano, mise una garza sulla piccola ferita poi si rivolse a lei con tono paziente.

- Va tutto bene, fra poco arriverà il dottore a farle una visita completa, ma deve restare tranquilla - le sorrise stringendole la mano con modo rassicurante.

- Non so se ci riuscirà... - borbottò Yu sorridendo. Lei gli lanciò un’occhiata glaciale e sorrise poi all'infermiera.

- Sì, signora - le promise annuendo. L'infermiera uscì tirando la tenda azzurra intorno al suo letto.

- Hai capito, Maya? - rincarò Yu ridacchiando.

- Sakurakoji, sai che non posso stare qui! Ci sono le prove e Akoya... devo incontrare il tuo Isshin altrimenti non... - ma lui la interruppe.

- Maya... - un sorriso comprensivo gli si dipinse sul volto - So esattamente come ti senti, ma devi riposare... - allungò una mano e le sfiorò una guancia. Si fissarono e lei arrossì.

In quel momento la tenda intorno al suo letto venne tirata e l’alta figura di Masumi Fujimura, ormai tutti sapevano che aveva ripreso il cognome di sua madre, si impose riempiendo lo spazio.

Maya si accorse all’istante del suo sguardo che passò da preoccupato a infuocato in un secondo e che lei avrebbe usato se avesse dovuto impersonare un assassino. Si fermò con lo sguardo su Yu e contemporaneamente avanzò con passo lento.

Geloso? Di me? Riderei se potessi…

- Vedo che non è poi così grave come dicevano - si tolse l’impermeabile e Yu sussultò alzandosi subito.

- Signor Masumi… - lo salutò irrigidendosi - Si è appena svegliata - aggiunse come a volersi giustificare.

- Lo vedo - e raggiunse l’altro lato del letto - Sembri avere una particolare propensione per attirare i guai, Maya - per la prima volta davanti ad un’altra persona rinunciò alla formalità che le destinava sempre e Maya valutò che non era certo casuale.

- E io che c’entro? - biascicò lei irritata e un po’ meravigliata per il suo modo di fare.

Se non gli importa che Yu sappia, a me ancora meno!

- È stata male in sala prove - spiegò Sakurakoji improvvisamente a disagio sotto quello sguardo penetrante.

Masumi si chinò posando le mani ai lati delle sue spalle e le sfiorò le labbra con un bacio trattenendosi qualche secondo. Maya arrossì e Yu sussultò rimanendo immobile.

Ecco... posso sprofondare?

- Siete attori - Masumi fissò il suo sguardo glaciale su Sakurakoji - Non posso interferire con ciò che riguarda la recitazione, ma fuori dal palco... - fece una pausa e guardò Maya, poi tornò su di lui - Fuori dal palco, lei è mia -

Masumi…

Il confronto teso e silenzioso proseguì per un tempo che a Maya parve eccessivo, poi Sakurakoji distolse lo sguardo e fissò lei senza aggiungere altro.

Nel piccolo spazio entrò anche la signora Tsukikage accompagnata da Genzo e la tensione che si era creata sparì all’istante. Masumi riprese il controllo come sempre e insieme a Yu salutò la signora.

- Maya, torno in sala prove, è sera ormai, vengo a trovarti domani - si avvicinò e le sorrise stringendole al contempo con delicatezza la mano. Nonostante le minacce non avrebbe rinunciato al legame di amicizia che c’era fra loro ed era bene che il signor Hayami, o Fujimura, lo capisse da subito.

Lei annuì e gli sorrise - Grazie Yu, per tutto - gli disse semplicemente con espressione carica di ringraziamento. Il giovane fece un lieve inchino e se ne andò. Appena Yu uscì, Maya protestò, non voleva si preoccupasse, ma lei non sarebbe rimasta in ospedale!

- Domani devo essere in sala, dobbiamo… -

- Non è una buona idea - disse seccamente Masumi fissandola freddamente.

- Ma… - iniziò lei, ma venne interrotta dalla signora Tsukikage.

- Concordo con il signor Masumi - acconsentì, sedendosi sulla sedia accanto a lei. Maya la fissò incredula, poi spostò lo sguardo su di lui.

La signora che dà ragione a lui? No, aspetta…

- Maya, hai ricevuto qualcosa in questi giorni, esattamente negli ultimi quattro? -  le chiese Masumi e cioè dal giorno esatto in cui aveva detto al nonno di Shiori come stavano le cose, perché aveva un'idea di chi potesse essere stato.

- Non lo so… non ricordo… - balbettò disorientata.

- Concentrati - ordinò freddamente Masumi.

- Pensaci, Maya - rincarò la signora. Maya passò lo sguardo dall’uno all’altra sconcertata.

Sono morta e questo è un aldilà inventato da me? Sembra quasi che vadano d’accordo…

- Dunque… lettere… per “Lande Dimenticate”, circa una decina, poi cioccolatini, un piccolo quadro che mi ritrae come la ragazza lupo… -

- Dov’è tutta questa roba? - la interruppe Masumi con quel tono da generale che amava tanto tenere in pubblico per dimostrare che aveva sempre tutto sotto controllo.

- Perché…? -

- Rispondigli, Maya - la incalzò la signora Tsukikage, lo sguardo duro e serio.

Ma cosa succede? Si spalleggiano???

- È tutto a casa, dove volete che sia… - rispose esasperata. Masumi prese il cellulare e fece una telefonata allontanandosi di qualche metro dal letto.

- Maya, devi renderti conto della gravità della situazione. Sei sopravvissuta solo perché il veleno non era entrato completamente in circolo. Era ad azione lenta, potresti averlo assunto anche due o tre giorni fa. Non ricordi niente di strano? - le chiese la signora sporgendosi sul letto.

- No… non ricordo niente di strano… - rispose abbandonandosi nel letto e rendendosi infine conto di ciò che era accaduto.

- Hai visto o incontrato qualcuno? - la voce di Masumi la raggiunse e lei si costrinse a guardarlo. Quanto avrebbe voluto abbracciarlo invece lo vedeva distante e freddo.

- No! - gridò e il dolore le trapassò tutte le ossa.

- Pensaci bene, Maya - insisté la signora, come se fossero d’accordo sulle domande da porle.

- Non ho visto né incontrato nessuno - ripeté esasperata.

La signora Tsukikage sollevò lo sguardo serio su Masumi.

- La prego, si assicuri che resti qui - gli disse con un sospiro.

- Conti su di me, signora Tsukikage - rispose lui con una rassicurante tonalità di voce.

La prego? Conti su di me??? È impossibile! Ehi? Io sarei qui se non ve ne foste accorti, state parlando di me come se non ci fossi! Io voglio recitare!

- Maya, non fare la solita testarda e riposati - le disse la signora lasciandola di stucco e uscendo con Genzo dalla zona circondata dalla tenda.

- S-Sì, signora… - sussurrò lei a bocca aperta.

C’è decisamente qualcosa che non va… e il qualcosa che non va non sono io che sono stata avvelenata… sono strani entrambi...

- Maya… - Masumi si avvicinò sedendosi sul letto - Mi hai fatto morire di paura - adesso il suo sguardo era completamente diverso. Lei gli si gettò tra le braccia e non le importava chi sarebbe entrato.

- Scoprirò cos’è successo, a Karato non sfugge niente - le sussurrò nell’orecchio e un brivido caldo la percorse. Quando le sue braccia l'avvolsero ogni dolore sparì d'incanto.

Il signor Hijiri, che strano ragazzo. Le aveva consegnato i fiori dell’ammiratore per tanto tempo e alla fine l’aveva fatta incontrare con lui, eppure non aveva ancora capito esattamente che tipo di lavoro svolgesse per Masumi.

- Perché? - singhiozzò lei lasciando finalmente uscire tutta la tensione e la paura per ciò che era accaduto. Lui la tenne stretta, godendo di quel contatto che era così raro fra loro a causa degli impegni. Riuscivano a vedersi solo perché Karato organizzava ogni cosa altrimenti sarebbe stato impossibile.

- Ti dissi che avresti dovuto fare attenzione Maya, non stavo scherzando… - serrò ancor più l’abbraccio e lei smise di singhiozzare.

- Non posso vivere in una gabbia! - esplose lei scostandosi.

- No, hai ragione - le sorrise lui dolcemente - Ma devi fare più attenzione, me lo prometti? -

- Sì - annuì Maya tranquillizzandosi - Mi spiegheresti cos’è accaduto con la signora Tsukikage? - aggiunse con espressione innocente e curiosa.

Masumi la fissò un istante poi scoppiò a ridere e lei s’imbronciò.

È arrossito? No, impossibile…

- D’accordo, distenditi - lei fece per protestare, ma lui la spinse giù. Prese la sedia e iniziò a raccontare il legame fra Eisuke Hayami, la Dea Scarlatta e tutto il rancore che c’era dietro. Le raccontò di sua madre, della sua infanzia terrificante con Eisuke, dell’incendio, della sua morte e della veste salvata dalle fiamme e di come l’avesse restituita alla signora.

- Le hai reso la veste? - era sinceramente meravigliata e completamente presa dal racconto tanto che le brillavano gli occhi come se fosse pronta a recitare tutta la storia su un palcoscenico.

Lui annuì e stavolta lo vide veramente arrossire per un attimo. Era così coinvolta che schizzò dal letto e lui fece appena in tempo a prenderla fra le braccia alzandosi in piedi.

- Maya! - la chiamò lui sorpreso, ma lei gli aveva gettato le braccia al collo e gli stava baciando tutta la faccia, baci lievi e urgenti.

- Grazie, non puoi sapere quanto fosse importante! Ti sei separato da qualcosa di così unico per te! - piangeva e lo baciava mentre lui la teneva stretta fra le braccia.

Le hai dato l’unica cosa che ti legava a tua madre, mio dolce ammiratore, hai fatto un gesto meraviglioso!

- Maya… - fermò quel vortice di baci posando le labbra sulle sue, cercando di spegnere quell’incendio che gli ardeva dentro e che gli toglieva la lucidità. Non era mai stato un uomo frettoloso, anzi decisamente il contrario, ma non poter dire ufficialmente cosa fosse Maya per lui stava diventando un problema. All’inizio aveva pensato che tenere quella faccenda nell’ombra fosse la cosa giusta da fare per non infangare il suo ruolo di attrice, ma in realtà una donna era più al sicuro se un uomo la reclamava. Soprattutto gli altri uomini sarebbero stati alla larga. Soprattutto Sakurakoji. Non avrebbe dovuto essere così geloso, lo trovava assurdo, ma sapeva del loro legame e non voleva che si rafforzasse più del dovuto.

Il bacio divenne troppo intenso e Maya si avvinghiò a lui come se le mancasse il respiro e non andava affatto bene la direzione che stava prendendo perché erano in un ospedale.

Contro voglia, Masumi si separò da lei e il piccolo mugolio di protesta che Maya emise lo fece quasi tornare sui suoi passi.

- Sarà sempre così? Mi manchi... - si lamentò lei affondando il volto nel suo collo con gli occhi lucidi.

È difficile! Era quasi meglio quando non sapevo chi tu fossi realmente…

- Anche tu mi manchi, Maya, migliorerà vedrai… - le promise lui distendendola nel letto. Ma era davvero l’uomo adatto a reclamare una donna come lei?



Fujimura Masumi



Negli ultimi dieci giorni aveva traslocato in un attico nella downtown che Mizuki aveva acquistato dalla lista che le aveva dato e l'ultimo piano nell’edificio della Rainbow, destinato a magazzino, era stato completamente rinnovato e ristrutturato diventando il suo nuovo ufficio.

Mizuki era il CEO della Rainbow da quando aveva accettato il nuovo contratto e si era calata senza problemi nel ruolo come aveva immaginato. Il nuovo Consiglio di Amministrazione era stato nominato il giorno prima e comprendeva tutti i direttori delle società satellite e gli investitori che avevano acquistato parti delle sue aziende.

Aveva visto Maya solo una volta, al Kid Studio, ed era stato lì in qualità di produttore con Mizuki. Non aveva avuto alcun motivo per parlarle così l'aveva evitata deliberatamente. Si era concesso di osservarla ogni tanto, ma niente altro, ed era stato un vero tormento, molto più di quando era l’ammiratore di rose scarlatte ed era sicuro di non poterla avere.

L'aveva vista parlare con Mizuki, la quale nel viaggio di ritorno in ufficio gli aveva riferito il messaggio.

- Mi ha chiesto di dirle che sta bene e che non deve preoccuparsi, che le prove vanno bene, che non vede l’ora di farle vedere la sua Dea Scarlatta - riportò Mizuki con un lieve sorriso scrutandolo con discrezione. Masumi nascose il sorriso dietro le dita che si portò al mento.

Aveva il cellulare, ma praticamente non lo usava mai e preferiva fargli avere i messaggi tramite Mizuki o Hijiri. Era incredibile che provasse quell'apprensione e fosse sempre in attesa di un suo contatto, anche solo di uno sguardo.

Maya si era ripresa completamente dall'avvelenamento in quei dieci giorni e Karato, in quel momento, gli stava portando le prove di ciò che aveva scoperto. Gli uffici della Rainbow si trovavano negli ultimi due piani di quell'edificio a vetri e dal parcheggio sotterraneo c'era un accesso diretto all’ultimo piano tramite un ascensore che necessitava di un badge autorizzato per raggiungerlo. Molto comodo per incontri di quel tipo.

Le porte d'acciaio si aprirono e la figura snella di Hijiri uscì percorrendo tutta la grande sala riunioni con il tavolo ovale e monitor piatti appesi alle pareti. Oltrepassò le doppie porte aperte e raggiunse la scrivania.

- Dovresti pensare a un nastro trasportatore come quelli degli aeroporti... - gli suggerì sarcastico voltandosi indietro e guardando l'intera lunghezza della sala.

Masumi lo fissò un attimo interdetto.

- Hai fatto una battuta? - e assottigliò lo sguardo. Karato scoppiò a ridere e lui fece altrettanto.

- Bellissimi uffici, più moderni, davvero un salto di qualità - valutò guardandosi intorno e spingendo sulla scrivania una cartellina che Masumi prese tradendo impazienza.

- Non è stato affatto facile, voglio un aumento - ironizzò il collaboratore.

- Te l'ho appena dato... - sussurrò Masumi soprappensiero sfogliando le carte attentamente. Quando alzò lo sguardo, era freddo e spaventoso.

- Quindi ha mentito? - sibilò spostando i documenti con un gesto di stizza.

- Assolutamente - confermò Karato sedendosi - Un'attrice nata, aiutata da cospicue mazzette elargite ai suoi... collaboratori - Hijiri accavallò le gambe e si mise comodo.

Masumi afferrò una delle foto che ritraeva Shiori.

- Resta effettivamente in casa, il nonno non sa niente, ha orchestrato tutto alle sue spalle, ma ha un sacco di gente che lavora per lei. Ho preso tutto quello che ho trovato a casa di Maya e una delle lettere aveva il veleno, ma sinceramente non ho capito quale fosse il suo intento perché quello non è il modo giusto per ucciderla - Masumi sollevò di scatto lo sguardo e lo fissò duramente.

Non lo pensare nemmeno, Karato...

- Al massimo poteva intossicarla come in effetti è avvenuto... - concluse Karato ignorando l’espressione assassina del suo capo.

- È questo che vuole... rovinarla come attrice, non ucciderla.  Sa che è la cosa a cui tiene di più. Ci proverà ancora e magari la prossima volta le butterà sul volto dell'acido... - la voce di Masumi era bassa e piatta, priva di emozione e il suo sguardo vacuo e assente.

- Cosa vuoi che faccia? - gli chiese Karato mantenendo il solito autocontrollo.

- Niente, occupati di Maya - rispose freddamente chiudendo il fascicolo. Hijiri restò immobile e in silenzio per un po’, poi si alzò e tornò all’ascensore.

Masumi si era sentito in colpa per ciò che era accaduto e aveva voluto gestire personalmente tutte le indagini anche se lui avrebbe voluto costringerlo a sorvegliarla. Era consapevole che Karato non avrebbe potuto impedire che quella lettera le giungesse e gli aveva assicurato che una cosa del genere non sarebbe più avvenuta.

Questa volta non è accaduto niente, ma… No! Shiori non deve più essere un problema!


Ormai mancavano quattro giorni allo spettacolo dimostrativo. Non era più accaduto niente dopo l’avvelenamento, ma né lui né i suoi collaboratori avevano abbassato la guardia. Kuronuma era nervoso e anche il resto degli attori stava subendo la pressione dello show imminente.

La signora Tsukikage non era riuscita in alcun modo a modificare la data dello spettacolo quindi Ayumi avrebbe recitato praticamente cieca rischiando di perdere la vista del tutto e Sakurakoji con la gamba ingessata. Anche se le sue condizioni erano migliorate, i suoi movimenti restavano impacciati e lenti. E naturalmente la signora non aveva ceduto alla sua proposta di cedergli i diritti della Dea Scarlatta anche se avrebbe potuto metterla al riparo da Eisuke e da Onodera. Era una donna troppo orgogliosa e manteneva la parola. L’aveva promessa all’attrice che avrebbe scelto, non avrebbe fatto marcia indietro proprio ora e sinceramente non riusciva ad essere realmente irritato. Se Maya avesse avuto la parte, cosa di cui era certo, sapeva già come fare per proteggerla da tutti gli avvoltoi che le si sarebbero avventati contro. Era tutto pronto. Forse non le sarebbe piaciuto, ma alla fine avrebbe accettato.

Non aveva avuto modo di trascorrere del tempo con lei a causa dei loro impegni e la sera prima Maya lo aveva chiamato verso mezzanotte usando il cellulare che le aveva dato. Era la prima volta e il cuore gli era balzato in gola per il terrore, ma quando aveva sentito la sua voce sconsolata un sorriso gli aveva increspato le labbra. Non riusciva ad addormentarsi, era demoralizzata e piena di dubbi e gli aveva chiesto di raccontarle qualcosa finché non si fosse addormentata e così lui aveva fatto, reprimendo l’impulso di raggiungerla nella casa che condivideva con Rei Aoki.

Le aveva raccontato della Rainbow e di come era nata l’idea dei laboratori teatrali dove sperimentare cose nuove per rinnovare il teatro; della prima sala di registrazione che poi negli anni si era allargata fino a diventare l’etichetta musicale SevenNotes; delle quattro grandi compagnie teatrali in cui gli allievi della Rainbow andavano a lavorare e alla conseguente Sakura Films. Le aveva raccontato del delicato acquisto del canale televisivo OneHundred e di tutti i problemi legati alla forte concorrenza. Piano piano le domande piene di curiosità e trasporto si erano fatte più rade finché l’aveva sentita respirare lentamente. Aveva chiuso la telefonata con il cuore carico d’angoscia per non riuscire a tranquillizzarla quanto avrebbe voluto, così aveva lasciato un messaggio a Karato per l’indomani per poterla incontrare.


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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 

Fujimura Masumi



Erano le dieci di sera e si sentiva come un quindicenne al primo appuntamento. Aspettava Karato che avrebbe portato Maya al parcheggio sotterraneo della Rainbow. Non era certo il modo in cui avrebbe voluto farla entrare, ma per ora le cose stavano così. Si appoggiò alla sua sportiva e si accese una sigaretta.

Ma guarda te come sono ridotto…

Il rumore dell’auto lo distrasse e vide i fari puntare nel muro di fronte a lui. Hijiri fermò la macchina vicina alla sua e entrambi scesero. Vederla gli causava ancora quella sensazione di oppressione allo stomaco proprio come la prima volta. Inizialmente lei non lo vide e quando scese raggiunse Karato dall’altro lato emozionata e felice. Lo afferrò per la giacca costringendolo a chinarsi e gli dette un bacio sulla guancia che lo lasciò di stucco.

- Grazie, signor Hijiri! - gli sussurrò con il volto illuminato e le guance arrossate.

- Devo essere geloso? - la voce profonda di Masumi la fece girare, gli occhi brillanti come stelle. Hijiri si rialzò di scatto, imbarazzato, ma lei non dette tempo a nessuno dei due di continuare con quella commedia.

- No - rispose serissima cancellando dalla faccia tutta la precedente emozione.

Maya come fai ad avere un controllo così esteso delle tue emozioni? Anche se so esattamente ciò che ci lega, io non sono riuscito a fermare quest’onda spiacevole che m’invade ogni volta che ti vedo in atteggiamenti d’affetto con altri uomini…

- Grazie Karato per averla portata qui, sai cosa devi fare - lo rassicurò con lo sguardo dicendogli che aveva capito ciò che era accaduto e che non c’erano problemi. Lui annuì e rientrò in macchina.

- Vieni, Maya - le disse porgendole la mano e sorridendole.

- Dove siamo? - si guardò intorno, il parcheggio interrato era quasi deserto e c’erano poche macchine, era illuminato, tinteggiato di bianco e a terra i posti erano delimitati da strisce arancioni.

- È la sede della Rainbow - rispose lui pacatamente.

- Davvero? - Maya cambiò all’istante atteggiamento.

- Sì, entra - le disse quando le porte del grande ascensore si aprirono. Appoggiò il badge al lettore e scelse il piano con le sale prove, sapeva che le sarebbe piaciuto.

- Dovrai raccontarmi cosa c’è fra te e il signor Hijiri - gli chiese all’improvviso nel silenzio dell’ascensore che saliva. Masumi la guardò, ma lei teneva gli occhi sulla pulsantiera e sembrava imbarazzata, tornata a quella sera a Izu, come se da allora…

Non ora accidenti! Non devo pensare a ciò che è accaduto là…

- Perché pensi che ci sia qualcosa? - le domandò di rimando e quando lei si voltò fu costretto a stringere le mani dietro la schiena per evitare di abbracciarla.

- Per la confidenza che avete e perché è una brava persona, mi ha sostenuta per tanto tempo, sai? Ogni volta che lo vedevo mi rasserenavo all’istante, sapevo perché era lì con me, mi avrebbe portato un mazzo di rose, un biglietto, una parola. Piccoli gesti che mi hanno permesso di sopravvivere in certi casi… - gli confidò guardandolo.

Era una situazione complicata Maya, mi dispiace di aver agito così… eppure ora che ti ho detto tutto non credo sia migliorata rispetto ad allora…

- Sì, è una brava persona, un giorno ti racconterò anche di lui - le rispose e le porte dell’ascensore si aprirono. Gli uffici erano in penombra, ma lui accese le luci del corridoio centrale. C’erano open space pieni di scrivanie ad entrambi i lati del corridoio, le pareti erano colorate e anche il pavimento.

- Sembra una tavolozza! - Maya sbatté le mani insieme meravigliata.

- Questo è l’ufficio stampa, vieni ti faccio vedere le sale - e si incamminò.

- Le sale? - lo afferrò per una manica e lui sorrise e annuì.

Percorsero tutto il corridoio che svoltò a destra in un altro pieno di porte.

- Le prime due porte sono i guardaroba per gli abiti di scena, le due seguenti spogliatoi e le sei in fondo tutte sale prove - Maya lo oltrepassò aumentando il passo impaziente e lui non riuscì a trattenere un sorriso.

Lei si fermò davanti ad una grande porta di quelle per l’insonorizzazione. Fuori sul muro c’era una piccola sirena rossa che probabilmente veniva accesa quando dentro stavano provando o registrando. Afferrò la maniglia e entrò. Masumi la seguì e accese le luci. La grande sala aveva uno specchio gigantesco su un lato, su altri due quello che sembrava un castello medievale e subito accanto alla porta c’era la cabina di regia dove potevano essere sistemate le luci e gestite tutte le apparecchiature elettroniche.

- Oh, che meraviglia - sussurrò lei impietrita guardandosi intorno.

- In questa sala stanno provando una rappresentazione di Re Artù e i cavalieri della tavola rotonda - la informò raggiungendo il centro.

- Ci sono attrezzature tecnologiche… chissà quanto costano… - parlò ad alta voce sussurrando e toccando una delle scenografie.

- Non credo vorresti saperlo davvero - ridacchiò lui gioendo delle sue reazioni spontanee e genuine.

- Sai ogni cosa che succede qui dentro? - gli chiese avvicinandosi, ma lui si rabbuiò a quella domanda.

- Eisuke Hayami mi ha insegnato a caro prezzo che è necessario sapere tutto della propria azienda. Ho fatto così con la Daito e la stessa cosa con la Rainbow - le rispose più freddamente di come avrebbe voluto ma lei non parve risentirsene.

- Quindi sei uno di quei capi a cui non sfugge niente? - lo stuzzicò lei con una faccia buffa.

- Esatto - rispose lui serio.

- Sei un capo noioso allora! - e gli fece la linguaccia lasciandolo di stucco.

- Voglio vedere anche le altre sale e lo studio di registrazione di cui mi hai parlato! - aggiunse immediatamente dopo senza dargli possibilità di replicare.

Così gli fece vedere anche le altre cinque sale, tutte piene di scenografie e attrezzature di scena, poi tornarono nel corridoio, presero un altro ascensore e salirono al piano superiore dove c’erano altri uffici e una sala di registrazione completamente nera, insonorizzata e… stupenda.

- Quanti strumenti! - ce ne erano tantissimi. Su una parete c’era un murale enorme che raffigurava il logo della SevenNotes.

- Ancora non riesco a credere che tu sia riuscito a fare tutto questo. Hai solo lavorato in questi anni? - gli chiese piena di entusiasmo senza rendersi conto dell’effettiva portata della domanda.

- Sì - ripose lui sommessamente, anche perché era quello che aveva fatto davvero.

- Oh… - Maya arrossì all’improvviso.

Devo sempre aprire bocca a sproposito…

- Vieni, ti faccio vedere l’ultimo piano - le mise una mano dietro la schiena e gentilmente la condusse fuori fino ad un altro ascensore. Lo chiamò col badge e quando arrivò lo usò anche all’interno per scegliere il piano.

Quando le porte si aprirono, Maya vide un’enorme sala con un grande tavolo ovale di legno con sopra strani microfoni e altre apparecchiature elettroniche che non conosceva. Alle pareti c’erano sei grandi tv piatte, tre da un lato e tre dall’altro.

- Cos’è questa stanza? -

- Qui si riunisce il Consiglio di Amministrazione della Rainbow - le spiegò mentre attraversava la sala.

Oltre le grandi porte c’era una scrivania di legno lucido perfettamente ordinata con un portatile chiuso. Due librerie erano appoggiate alla parete della porta e le altre tre pareti erano libere perché erano tutte a vetri e offrivano una visuale mozzafiato della città.

Maya si diresse alla vetrata dietro la scrivania.

- È incredibile - sussurrò, la voce tremante d’emozione - Lavori qui - constatò girando la sedia, lui era rimasto dall’altra parte della scrivania. Si sedette di scatto sulla poltrona girevole, tirò fuori una sigaretta dal pacchetto che era vicino al portatile e Masumi socchiuse gli occhi osservandola incuriosito.

- Signorina Mizuki, porti questi documenti al piano di sotto e mi raccomando si assicuri che quel giornalista venga licenziato! - Maya fece un’imitazione perfetta del Masumi della Daito e lui scoppiò a ridere.

Maya mi hai proprio osservato bene per cogliere così a fondo certe sfumature persino della mia voce!

Lasciò andare la sigaretta e rise a sua volta.

- Che fatica deve essere stata indossare quella maschera - disse all’improvviso riflettendo a voce alta.

- Qualcuno mi ha fatto ravvedere - replicò lui enigmatico con un velo di tristezza negli occhi. Maya rimase in silenzio poi si alzò raggiungendo una delle due librerie. Erano piene di sceneggiature di tutte le culture del mondo.

- Potrei morire anche qui… - sussurrò appena osservando i titoli rapita. Lo sentì ridacchiare e si girò.

- Non ci sono letti, spero tu dorma da qualche parte e non lavori anche la notte - gli fece notare lei alzando un sopracciglio.

- No, la notte dormo, a meno che l’altra metà della mia anima non mi chiami per farsi raccontare la storia della buona notte - disse con voce lieve inclinando leggermente la testa.

Maya avrebbe voluto ribattere alla sua battuta, ma ciò che le aveva detto l’aveva toccata nel profondo così rimase immobile e in silenzio. Fin da quando l’aveva visto nel parcheggio aveva avuto la necessità di abbracciarlo, non voleva dargli l’idea che fosse una di quelle ragazze che stava appiccicata così si era trattenuta, ma in quel momento ne aveva davvero bisogno. Probabilmente lui glielo lesse in faccia perché annullò la distanza fra loro con due lunghi passi e la strinse a sé.

La devo smettere di comportami come un idiota. Quando mi va di averla vicino lo devo fare e basta, senza costringermi a strane e assurde rinunce!

- Trovo così difficile riempire i momenti in cui non ci sei - la sentì sussurrare angosciata.

- Maya… - le afferrò i capelli con una mano e la costrinse a sollevare il volto dove trovò immediatamente le sue labbra dischiuse.

Può essere solo la mia anima gemella altrimenti non potrei provare questo senso di completezza solo quando lei è con me e un vuoto cosmico quando mi è lontana!

Maya partecipò con trasporto, gli donava sempre tutta se stessa, non teneva mai nulla, e quello era uno dei motivi per cui anche lui perdeva sempre il controllo nonostante il vantaggio dell’esperienza. Si staccò dal bacio riuscendo a mantenere almeno un’idea precisa di dove fosse in quel momento e la prese per mano.

- È tardi, la Dea Scarlatta si avvicina e… - ma lei si bloccò.

- No! - disse con voce decisa.

- No, cosa? - indagò Masumi alzando un sopracciglio.

- Non voglio andare a casa - sussurrò arrossendo completamente.

Maya come puoi vergognarti ancora? Anch’io ho voglia di stare con te, ragazzina...

Smise di guardarla per non farla sentire a disagio e si voltò soffocando una risata.

- Vieni, andiamo - la tirò ma lei puntò i piedi a terra.

- Dove? - chiese lamentandosi.

- A casa mia - la resistenza cessò all’istante e fu costretto a imporsi di non sorridere ancora una volta.

Presero l’ascensore e raggiunsero il parcheggio interrato. Sempre tenendola per mano si incamminò verso la sua macchina, ma all’improvviso tutte le luci si spensero. Udirono alcune grida soffocate, dei tonfi poi le luci di emergenza si accesero. Offrivano una luce tenue, ma bastò per fargli capire cosa stava accadendo. C’erano degli uomini che lottavano intorno a loro e Maya si convinse di aver riconosciuto anche il signor Hijiri.

Qualcosa venne lanciato verso di loro e, come la sera dell’aggressione sotto il palazzo della Daito, Masumi la tirò a sé proteggendola e spingendola contro un muro. Maya urlò rannicchiandosi contro di lui.

- Stai bene? - le chiese preoccupato.

- Sì, ma… - non riuscì a finire la frase perché vide un uomo vestito di nero armato di pugnale vicinissimo a loro.

Lo ucciderà!

Afferrò Masumi per la giacca e ruotò su se stessa, trascinandolo. Lui rimase così sconcertato da quello strano movimento che l’assecondò e un attimo dopo se la ritrovò fra le braccia, gli occhi spalancati per la sorpresa e il dolore.

- Maya! - gridò e quando alzò lo sguardo vide l’uomo cadere davanti a loro senza vita e subito dietro la sagoma di Karato.

- Non un’altra volta… non potevo permettere che accadesse di nuovo… - balbettò Maya stringendogli una mano, poi chiuse gli occhi. Il pugnale sporgeva dalla schiena nella parte bassa sulla destra. Masumi scambiò un’occhiata con Karato che capì al volo, prese il cellulare e fece una chiamata.

- Maya, resta con me! - ringhiò lui tenendola immobile - Perché hai fatto una cosa del genere? Perché? -

Che angoscia devastante! Non riesco a pensare! Quanto sangue! No! Non ti ho neanche detto quanto io… che dolore, mi lacera l’anima!

Abbassò la testa sfiorandole la guancia e soffocò rabbia e sofferenza picchiando un pugno a terra sul cemento freddo.

- Karato!!! - gridò, lo sguardo che improvvisamente divenne freddo e distante. Hijiri lo raggiunse immediatamente chinandosi accanto a loro.

- Siamo pronti, la portiamo via... - ma lui lo afferrò per un braccio, la mano insanguinata macchiò la stoffa della giacca grigia.

- I giornalisti. Occupatene. Usa i soliti sistemi. Terrò la sua borsa, dì che è stata aggredita e derubata, domani farò divulgare un po’ di notizie a caso. Resta con lei in ospedale, non muoverti da lì, sono stato chiaro? - ordinò con voce glaciale e atona.

Il collaboratore osservò il volto angosciato dell’uomo che aveva servito negli ultimi venti anni e provò un’immensa pena per lui, poteva perfettamente immaginare il ragionamento che stava facendo, non voleva che li vedessero insieme né che li collegassero in alcun modo.

- Sarebbe meglio se tu… - ma Masumi lo interruppe di nuovo stringendogli il braccio in una morsa.

- Maledizione, Karato! Lasciami fare a modo mio! - ringhiò come un animale braccato e ferito. La teneva stretta come se fosse l’ultima cosa che gli rimaneva al mondo e probabilmente lo era. Karato li osservò per qualche secondo poi annuì serio. Chiamò altri due suoi uomini e aiutò Masumi a mettere Maya in auto, far venire lì un’ambulanza non sarebbe stata una buona idea.

Respira a malapena... sta morendo dissanguata…

- Corri veloce Karato… Io non posso perderla... - gli sussurrò afferrandolo di nuovo prima che salisse in macchina.

- Masumi, questi assassini non erano qui per lei, erano qui per te - gli disse, poi schizzò in macchina e partì con uno stridio di gomme sul cemento del parcheggio. Osservò la macchina risalire veloce la rampa poi si guardò intorno, le luci d’emergenza rivelarono una scena macabra.

Voleva colpire me, lei l’ha visto e si è girata… Maya…

Strinse i pugni lungo i fianchi e raccolse la sua borsa da terra.

- Ripulite tutto, sbarazzatevi dei cadaveri, voglio delle foto dei loro volti e tutti i documenti o altro che gli trovate addosso, date tutto a Hiroaki, sta arrivando qui - ordinò con voce decisa e fredda. Salì in macchina fregandosi le mani macchiate di sangue ai pantaloni e si diresse al suo attico nella downtown.

Questa situazione deve assolutamente finire… Non credo che dovrò guardare molto in là per scoprire chi ha mandato questi assassini a uccidermi, vero padre? Sapevo che avresti agito, ma non ti credevo in grado di arrivare a tanto… Non sottovalutarmi, so reagire anch’io, ad ogni azione ne corrisponde un’altra uguale a contraria… Se Maya muore, tu morirai e disgregherò tutte le tue aziende, le comprerò e le farò a pezzi smembrandole una a una partendo dalla Daito!

Sbatté la porta dell'appartamento con violenza, posò la borsa sul tavolo nell’ingresso, si spogliò buttando tutti i vestiti in un sacchetto, poi si lavò sotto il getto di acqua bollente della doccia, il cuore che batteva ancora all’impazzata per la rabbia, il dolore e la paura che non smetteva di inviargli immagini terrificanti. Si passò le mani fra i capelli inondati d’acqua con la speranza di scacciarle, ma non servì a niente. Si asciugò rapidamente, si mise il primo paio di jeans che trovò e la prima maglietta dalla pila ordinata nell’armadio, poi prese il cellulare e fece tre telefonate mettendo in moto la macchina che avrebbe reso impenetrabile lo spazio intorno a lui e a Maya.

Soddisfatto del risultato, appoggiò il cellulare sulla scrivania del suo studio e si accese una sigaretta. Guardò la città dormiente dalla vetrata e gli tornò in mente la borsa di Maya. Tornò nell’ingresso e la prese sedendosi sul divano del salotto. La luce gentile della lampada ad arco alle spalle del divano illuminò il contenuto della borsa e trovò subito il cellulare. Tolse la sim e la spezzò in due, poi iniziò a tirare fuori ciò che c’era dentro. Ogni oggetto che toccava equivaleva a ricevere un pugno allo stomaco tale era la sofferenza che provava. Un’agenda, che non aprì, un portafoglio, un braccialetto, due penne tutte ghirigori, una gomma con la forma di quella gattina bianca tanto simpatica, alcune pagine della Dea Scarlatta tutte stropicciate con un segnalibro che riconobbe subito e che lo fece sussultare. Rimase immobile, incerto se toccarlo e aprire la pagina, poi lasciò tutto come l’aveva trovato. C’era un lucida labbra che non le aveva mai visto mettere, un pacchettino di biscotti che lo fece sorridere, una busta con una lettera che era stata aperta e che sul davanti riportava solo il suo nome. Fu tentato di scoprire cosa fosse, ma non lo fece e la appoggiò con il resto delle cose. Mise ancora la mano dentro e trovò solo un foulard.

Maya…

Lo avvicinò al volto e inspirò il suo profumo. Una sofferenza incontenibile mescolata all’amore profondo che provava per lei da anni fecero scaturire un’unica lacrima dagli occhi immobili e spalancati per la consapevolezza di ciò che avrebbe potuto perdere. Rotolò lieve sulla guancia e cadde a terra.

E finalmente anche l’ultimo legame con Eisuke Hayami scomparve con il ritorno di quella lacrima di cui l’aveva privato fin da bambino.

Corse all’armadio, prese gli stivali, la giacca di pelle, raccolse la chiave della macchina, si precipitò all’ascensore e mentre scendeva chiamò Hijiri.

- Sto arrivando -


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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10



Kitajima Maya



Si era fatta male molte volte, ma il dolore che stava provando in quel momento era inimmaginabile, se paragonato agli altri. C’era un fuoco bollente che la lacerava dall’interno, veniva da dietro, dalla schiena e ora lo sentiva nello stomaco, nei polmoni e anche nelle gambe. Era in braccio a qualcuno che si stava muovendo rapido e udiva tutti i rumori ovattati di un ospedale.

Che è successo? Che ci faccio in ospedale di nuovo? Oh! Il parcheggio! L’uomo!

Aprì gli occhi con grande fatica quando il ricordo la travolse e vide il profilo concentrato del signor Hijiri. Appena lei si mosse lui abbassò lo sguardo e le sorrise sollevato.

- Come si sente? - le chiese e lei riuscì solo ad annuire stringendo gli occhi per il dolore. Lui gridò qualcosa agli infermieri intorno e Maya avvertì una barella sotto di sé. Le iniettarono qualcosa, tutto divenne buio e il dolore sparì magicamente.

Quando riprese conoscenza era distesa in un letto pulito e caldo, aveva una pinza sull’indice sinistro che monitorava il battito e un dolore sordo alla schiena che era certa si sarebbe risvegliato pienamente una volta terminato l’effetto dell’antidolorifico. La macchina segnalò un battito leggermente più accelerato. Si guardò intorno e quando si girò a destra incontrò lo sguardo pacato e calmo del signor Hijiri.

- Lei è qui… non se ne vada, la prego - sussurrò socchiudendo gli occhi.

- Resto qui, non si preoccupi - rispose lui lentamente.

Dove sei? Perché hai lasciato con me il signor Hijiri e non sei qui? Per i giornalisti? Per la Dea Scarlatta? Devo uscire di qui... tre giorni… mancano solo tre giorni!

Fece per alzarsi, ma il dolore che avvertì fu così devastante che la lasciò senza fiato.

- Non deve muoversi o si strapperanno i punti - le sussurrò lui dolcemente avvicinandosi e allungando le mani per tenerla giù. La sua camicia era tutta macchiata di sangue.

- Che ore sono? - chiese abbandonandosi sul cuscino.

- Mezzanotte passata - rispose lui regalandole uno di quei meravigliosi sorrisi che aveva imparato ad apprezzare nel periodo in cui le aveva consegnato le rose del suo ammiratore.

-  Signor Hijiri non ho mai avuto modo di ringraziarla per tutto quello che ha fatto per me… per noi - iniziò lei prendendogli la mano delicatamente.

- Non è necessario… - ma lei lo interruppe.

- Invece sì. Non sono mai riuscita a trasmetterle quanto le sue visite mi abbiano aiutato in questi anni, la sua presenza così discreta alleviava la mia solitudine e in almeno un paio di occasioni le sue parole mi hanno tirato fuori da un baratro nero e profondo. E ora è qui con me, ancora una volta - gli sorrise mentre lui la osservava assorto e silenzioso.

- Non dimenticherò mai quello che ha fatto per me - aggiunse infine con un sospiro. Hijiri la guardò ancora un attimo poi le strinse la mano.

- È stato un piacere, signorina Kitajima - le sollevò la mano e gliela baciò. Il macchinario rilevò l’aumento del battito e in quell’istante la porta della stanza si aprì ed entrò Masumi, il respiro leggermente accelerato. Per qualche secondo un gelo spaventoso scese su tutti e tre mentre la macchina trasmetteva il battito di Maya che saliva vertiginosamente.

Che tempismo… è davvero un maestro in questo…

- È la seconda volta oggi - disse con voce atona guardando Hijiri che rimase in silenzio fronteggiandolo.

È venuto da me! Per me!

La macchina trasmise il battito ancora più accelerato e Maya tolse di scatto la pinza sull’indice arrossendo.

- E smettila tu! - borbottò infrangendo la tensione e picchiando sulla coperta il rilevatore. La macchina smise di ripetere il ritmo del suo cuore impazzito.

- Come sta? - chiese Masumi a Hijiri ignorandola.

Antipatico! E io che mi emoziono come una stupida ogni volta che lo vedo!

- Hanno suturato la ferita, non ha leso organi interni, ma la lama è passata da parte a parte - rispose lui avvicinandosi alla porta - È sotto antidolorifici, per questo forse la troverai un po’... beh un po’ più euforica di com’è Maya Kitajima di solito. È meglio che vada a togliermi questi vestiti. Aspetto una tua chiamata - e sorrise.

- Grazie, Karato - gli disse semplicemente Masumi e lui annuì in silenzio uscendo, ma dalla porta entrò un’infermiera preoccupata.

- Signorina Kitajima, deve tenere il monitoraggio! - si avvicinò al letto e le rinfilò la pinza sull’indice. Controllò la macchina, tirò la tenda lasciando fuori l’uomo alto e verificò lo stato della benda che mostrava una macchia rossa.

- Deve stare tranquilla o i punti cederanno - la redarguì l’infermiera con sguardo cupo. Riaprì la tenda e prima di uscire lanciò un’occhiata all’uomo alto che le sembrava di conoscere, ma in quel momento non riuscì a ricollegare. Scosse la testa e chiuse la porta.

Masumi si avvicinò, si tolse la giacca di pelle sotto lo sguardo curioso di Maya e la macchina rilevò all’istante il battito accelerato. Lei arrossì completamente.

Zitta maledetta macchina! Posso avere una pala per sprofondare? Però come sta bene vestito così come un ragazzo qualsiasi…

- Perché l’hai fatto, Maya? - le chiese trattenendo a stento la rabbia.

Incredibilmente il battito si calmò.

- Perché tu lo facesti per me quella sera? - gli rispose con un’altra domanda, lui la fissò, ma rimase in silenzio.

- Devi recitare, Maya, non avresti dovuto! - i suoi occhi divennero duri e freddi come li ricordava in passato.

- Per questo ci sei tu. Devi tirarmi fuori di qui, fra cinque ore devo essere al Kid Studio - gli disse risoluta come non l’aveva mai vista. Lui spalancò gli occhi meravigliato.

- Non se ne parla proprio! - ringhiò sporgendosi in avanti.

Devo recitare, devo uscire di qui! Dovresti averlo capito ormai che per me la recitazione è tutto! Devo diventare la Dea Scarlatta e devo fronteggiarmi con Ayumi!

Maya rifletté qualche istante prima di rispondere.

- Uscirò di qui con o senza il tuo aiuto - e lo fissò senza temere la sua reazione.

- Maya... - purtroppo sapeva che l’avrebbe fatto. Avrebbe chiamato Rei o magari Sakurakoji…

- Non devi dire niente a nessuno di questa ferita, solo… degli antidolorifici aiuterebbero… - e scostò le coperte per mettersi seduta. La macchina rilevò il battito che crebbe per il dolore.

Masumi la fissò qualche istante indeciso poi l’aiutò e lei sospirò di sollievo.

- Sei testarda Maya… -

- E tu impossibile - borbottò lei mentre lui le sfilava il camice verde, sotto aveva una maglietta bianca a mezzemaniche. La macchina risuonò nella stanza con il battito che si rincorreva rapido. Masumi prese la maglia intrisa di sangue che insieme agli altri abiti era stata appoggiata su un tavolino e quando si voltò la vide seduta, le braccia avvolte intorno al torace. La fasciatura la copriva da sotto le ascelle fino alla vita. Indossava un paio di mutandine coi cuoricini ed aveva il volto in fiamme e lo sguardo basso.

Masumi sorrise, lasciò andare quella maglietta sporca e prese i jeans. Si avvicinò e si inginocchiò per metterglieli sfiorando con le dita quella pelle morbida e setosa. La macchina comunicò il battito accelerato, ma lui proseguì. Fece risalire i pantaloni, poi la prese delicatamente per le spalle e si assicurò che potesse restare in piedi.

Non mi devi toccare ancora, non lo fare, mi fai morire…

Invece lui le tirò su i pantaloni, poi si sedette sulla sedia che aveva dietro, tirò su la cerniera e quando le dita si appoggiarono sulla pelle per infilare il bottone il battito crebbe ancora. Masumi sorrise divertito e completamente coinvolto sfiorò col dorso della mano il suo braccio lasciandosi pervadere da un calore piacevole e la macchina risuonò del cuore impazzito di Maya.

L’attirò a sé all’improvviso e la tenne stretta.

- Maya, non potrei sopportare di perderti - sussurrò con il volto affondato nei suoi capelli arruffati.

Lo stesso vale per me amore mio, perché altrimenti l’avrei fatto?

- Lo senti questo? - Maya tirò su la mano con l’indice nel rilevatore - Batte per te solo -

- Maya… - le sfiorò le labbra con un bacio e la macchina riferì il battito del cuore di Maya che correva veloce. Lui tolse il rilevatore e se lo mise all’indice. Il suono del cuore di lei venne sostituito da quello un po’ più lento di Masumi. Le sfiorò una guancia e il battito salì, quando si guardarono, salì ancora.

- E il mio batte solo per te, Maya, ha sempre battuto solo per te - le sussurrò, poi la baciò con trasporto lasciando che nella stanza risuonasse il suo cuore fuori controllo.

La lasciò andare e senza aggiungere niente si tolse la maglietta nera che indossava.

Ecco… Non devo guardare, non devo guardare, non devo guardare…

Si avvicinò e gliela mise. Lui indossò la giacca e la chiuse con sollievo evidente di Maya.

- Quando l’effetto dell’antidolorifico che ti hanno dato finirà, crollerai. Ti porto a casa, non dirò niente a nessuno, ma domani tornerai qui a fare la medicazione e così fino al giorno dello spettacolo - la guardò con insistenza e lei annuì in silenzio.

- Se tu… mi trovassi qualcosa per il dolore... non posso svenire alle prove… - balbettò lei ancora confusa e imbarazzata - Non vuoi che io svenga in braccio a Sakurakoji, giusto? - avrebbe voluto fare una battuta come faceva sempre lui, ma una scossa di dolore le mozzò il fiato in gola facendolo uscire sibilante e sottile.

- Decisamente no - rispose Masumi voltandosi per sorreggerla - Ti farò avere ciò che serve e non sverrai - ogni traccia di tono scherzoso era sparito.

Come può essere geloso? Il freddo Masumi allevato da Eisuke Hayami, di undici anni più grande di me… geloso di questa ragazzina insignificante? Ancora non riesco a capirti…

La accompagnò lentamente fuori dalla stanza, Maya firmò tutti i documenti per uscire nonostante le rimostranze del medico di turno e delle due infermiere che comunque si lasciarono convincere dagli argomenti di Masumi.

- Sai chi è quella? - sussurrò l’infermiera all’amica accanto.

- No, chi è? - domandò con atteggiamento cospiratore e curioso.

- Quella è Maya Kitajima, l’attrice che interpreterà la Dea Scarlatta fra tre giorni in competizione con Ayumi Himekawa! - e le dette di gomito mentre seguivano con lo sguardo i due che uscivano.

- Quella ragazzina?! Quella che ha interpretato la ragazza lupo? Non l’avrei mai detto -

- Ma la cosa veramente interessante è l’identità dell’uomo con lei… - l’infermiera fissò lo sguardo sull’uomo alto dai profondi occhi azzurri che teneva una mano protettiva sulla schiena della giovane.

- La prima volta che sono entrata nella stanza non l’ho riconosciuto vestito in quel modo, ma ora che ho potuto guardarlo da vicino… - sussurrò lentamente ogni parola.

- Dai non tenermi sulle spine, chi è? - la incalzò l’amica prendendola per un braccio.

- Quello è Masumi Hayami, della Daito Art Production… anzi… adesso ha lasciato quella famiglia e anche le aziende del padre. È su tutti i giornali - rivelò osservandoli ancora mentre salivano in macchina.

- Sembrano in confidenza, chissà perché si interessa a quella giovane attrice… - aggiunse pensierosa.

- Ci possono essere due soli motivi, uno lavorativo, e se lei è impegnata in uno spettacolo non sarebbe comunque professionale, e l’altro… beh l’altro è indecente vista la differenza di età! - sbottò l’amica indurendo lo sguardo.

- Ho un amico giornalista, sarei curiosa di chiedergli se ne sa qualcosa - tirò fuori il cellulare dalla tasca del camice bianco e gli inviò un sms per un caffè la mattina seguente.


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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11



Hijiri Karato



Il sole splendeva alto quella mattina e, mentre Maya affrontava il primo di tre lunghi e dolorosi giorni al Kid Studio, l’infermiera che l’aveva soccorsa la notte precedente raggiungeva un bar nei pressi del teatro Nittei dove avrebbe incontrato il suo amico giornalista. Era emozionata, non capitava tutti i giorni di vedere delle celebrità e lei ne aveva viste due insieme. Entrambi comparivano su tutte le copertine e non si faceva che parlare di loro e del ritorno sui palchi del dramma scomparso della Dea Scarlatta.

Varcò la soglia del bar con delicate tendine verdi e il suo interno ricordava uno dei famosi bar londinesi come venivano raccontati nei romanzi e nei film. Un uomo ad un tavolino la chiamò con un cenno della mano e lei si avvicinò rapida sorridendogli.

- Ciao Ryo! - allungò una mano.

- Eiko! Mi hai davvero sorpreso con il tuo sms! - le sorrise stringendole la mano. Si sedette e ordinarono del caffè e piccoli dolcetti alla crema.

- Non puoi sapere cosa mi è successo stanotte! Dovevo assolutamente chiederti qualcosa dato che tu sei un giornalista! - gli rivelò tutta emozionata.

- Davvero? - sapeva che Eiko lavorava al pronto soccorso ed era naturale che a volte vedesse scene o persone particolari.

- Stanotte una ragazza è arrivata con una profonda ferita alla schiena da arma da taglio, era stata borseggiata e aggredita credo… - iniziò e lui si fece subito attento - Circa un’ora dopo un uomo alto è venuto a prenderla - fece una pausa e aveva gli occhi che brillavano eccitati.

- E chi erano questi due misteriosi figuri? Vedo che muori dalla voglia di dirmelo - la incalzò Ryo sempre più attento.

- Non potrai mai crederci, Ryo! - batté le mani insieme e si avvicinò per sussurrarglielo - Erano l’attrice Maya Kitajima e il produttore Masumi Hayami! -

Ryo la guardò esterrefatto.

- Insieme?! - prese immediatamente il proprio cellulare - Aspetta devo registrare quello che ci diremo, posso vero? - le chiese poi alzando lo sguardo e lei annuì vivacemente. Posò il cellulare sul tavolo e si sporse verso di lei.

- Quindi fammi capire, stanotte Masumi Hayami è venuto in ospedale a prendere Maya Kitajima che era stata ferita gravemente alla schiena con un coltello e se ne sono andati insieme? -

- Esatto, e dovevi vedere come la guardava lui! Ma tu ne sai qualcosa? Io credevo in realtà che non corresse buon sangue fra loro, ricordo vagamente che lei lasciò la Daito tempo fa e che nel foyer di un qualche spettacolo lui la umiliò pubblicamente costringendola a recitare la ragazza lupo e lei gli urlò oscenità di ogni tipo! -

- Ciò che dici è tutto vero e che io sappia Hayami è uno tosto, dedicato completamente al lavoro e il suo interesse per le attrici è sempre stato esclusivamente professionale. E Kitajima poi… è una ragazzina… quanti anni avrà, diciannove? - si fermò lui a pensare.

- Quasi ventuno, l’ho visto dalla data di nascita sulla scheda medica - lo informò lei sempre a bassa voce.

- E dici che la guardava in modo strano? - indagò ancora Ryo cambiando posizione sulla sedia.

- Non in modo strano, Ryo, la guardava come io guardo il mio fidanzato, non so se mi sono spiegata… - lo corresse lei scuotendo la testa.

- No Eiko! È impossibile! Masumi Hayami non può avere una storia con quella ragazzina! È insignificante fuori dal palco, anche se quando recita il suo ardore è innegabile, e lui è un uomo per la miseria! - batté un pugno sul tavolino facendola trasalire - No, deve esserci qualcosa sotto, legato sicuramente ai diritti della Dea Scarlatta. So da fonte certa che Hayami cerca di impossessarsene da anni, come suo padre prima di lui -

- Eppure l’idea che ci ha dato è proprio quella. È venuto a prenderla, perché? E lei era così docile e dimessa, avresti dovuto vederla… e dovevi vedere com’era vestito! -

- Perché hai parlato al plurale? - le domandò curioso Ryo.

- C’era anche un’altra infermiera con me… lei ha detto che è indecente che un uomo come lui possa approfittare di una ragazza tanto più giovane. Lei magari vuole sfondare e lui sfrutta la sua debolezza -

- Oh, ho capito… Indubbiamente c’è qualcosa sotto, ma non credo sia come avete immaginato voi, penso più a qualcosa legato ai diritti della sceneggiatura - rimase pensieroso per qualche secondo - Ascolta Eiko, ti lascio il mio biglietto da visita, chiamami se magari li rivedi all’ospedale, io devo fare qualche telefonata - riprese il cellulare e lo rimise in tasca.

- Va bene, Ryo - rispose lei soddisfatta per aver parlato con lui. Anche se aveva negato la possibilità che avessero una storia era realmente interessato e aveva sussultato quando lei gli aveva raccontato di come si guardavano.

- Ti prego solo di tenerlo per te per ora. Sai sono un giornalista e se per me potesse essere uno scoop, io… - abbassò lo sguardo.

- Ma certo, Ryo, ho capito non devi preoccuparti! In fondo per me è solo un pettegolezzo, ma se per te significherà magari un lavoro migliore, sarò felice di esserti stata d’aiuto! - si alzarono e uscirono insieme dal bar.


Karato fissò lo schermo del suo smartphone e si adombrò. Quando aveva risposto alla telefonata, aveva sentito delle voci che parlavano e aveva pensato che Ryo dell’ufficio stampa della Rainbow avesse schiacciato il tasto di chiamata a caso, poi aveva udito chiara la sua voce che parlava di Maya e Masumi. Sollevò lo sguardo e la vide al centro del palco mentre provava insieme agli altri. Quella mattina le aveva portato degli antidolorifici, che gli erano stati consegnati da un fattorino, insieme ad un mazzo di rose scarlatte. Lei si era emozionata come ogni volta, non era cambiato nulla per lei, ricevere quelle rose era un tonico necessario, un balsamo che curava le sue paure e insicurezze. E ora era lì, come se niente fosse, lo sguardo pieno di gioia mentre interpretava Akoya.

Espirò, toccò il cellulare e chiamò Masumi.

Amico mio dovrai fare più attenzione...


Lo spettacolo dimostrativo - parte prima


In quei tre giorni Masumi rese la rete intorno a Maya così impenetrabile che Hijiri sarebbe stato in grado di raccontargli qualsiasi particolare della sua vita, di giorno o di notte. Non gli interessò di dover violare la sua riservatezza, non aveva messo solo uomini a sorvegliarla, ma anche giornalisti, informatici, autisti e fece in modo che non uscisse mai da sola, pilotò le azioni di molti dei suoi amici, degli altri attori, anche di Sakurakoji, l’importante era che lei fosse sempre con qualcuno, oltre le ombre invisibili che la seguivano sempre.

Furono così discreti che nessuno si accorse di niente, tanto meno Maya, completamente concentrata sull’imminente spettacolo dimostrativo. Come aveva promesso quella notte all’ospedale, tornò a farsi medicare tutti e tre i giorni, tornando sempre al Kid Studio per le prove.

Non aveva rivisto Maya, era sicuramente meglio starle lontana soprattutto dopo l’aggressione e l’infermiera pettegola dell’ospedale.

Per fortuna il giornalista era della Rainbow…

Questa era stata senza dubbio l'attesa più snervante della sua vita. Non era abituato a quello stato d’animo ed era estremamente a disagio.

La sera precedente Maya aveva obbligato Karato a portarla alla Rainbow senza avvisarlo e quando l’aveva vista uscire dall’ascensore era schizzato in piedi con un sussulto. Era nervosa e gli aveva confidato di non essere stata in grado di rinunciare a quella visita scusandosi più volte. Si erano abbracciati  a lungo, quei tre giorni in cui non aveva potuto neanche parlarle erano stati un vero inferno e sapere che per lei era stato lo stesso era una magra consolazione anche se ribadiva il legame inscindibile che li univa.

- Sai che io quando recito mi faccio… trascinare dal personaggio che interpreto - gli aveva detto ad un tratto e lui aveva sorriso, ‘trascinare’ era un eufemismo… - E sono venuta qui per dirti di fidarti di me domani - i suoi occhi avevano brillato come diamanti e lui aveva potuto solo guardarla affascinato per quella trasformazione.

- So come rendere reale la mia Dea Scarlatta e voglio tu sappia che tutto quello che vedrai domani su quel palco scaturirà da ciò che c’è nel mio cuore. Reciterò solo per te, per il mio ammiratore, e spero che la mia Dea ti piaccia - gli aveva rivelato con le guance arrossate, lo sguardo lucido e un’intensità nella voce che lo avevano lasciato sconvolto.

Fidarmi... non posso fare altrimenti Maya... sei un'attrice e reciterai con molti altri partner maschili anche se vederti accanto Sakurakoji nella parte di Isshin sapendo cosa prova per te mi provoca un vuoto freddo difficile da controllare... E il fatto che tu mi abbia chiesto di fidarmi di te significa che hai in mente qualcosa ed è questo che mi spaventa di più...


Quel pomeriggio il signor Hijiri le consegnò un mazzo di rose scarlatte e Maya non riuscì a trattenere le lacrime affondando il volto fra i petali di velluto.

“Non aspetto altro che vederla sul palcoscenico! Mi faccia sognare con la sua Dea Scarlatta! Il suo ammiratore”

Ti stupirò! Tutto ciò che Akoya sente è ciò che io sento per te!

Kuronuma la osservò dall’altro lato del padiglione, gli occhiali scuri a coprirgli lo sguardo e le braccia incrociate al petto, poi piegò lentamente la testa per guardare Sakurakoji. Il ragazzo ebbe una reazione di evidente gelosia. Le prove non erano andate bene e come per la ragazza lupo sapeva perfettamente che tutto si sarebbe giocato nell’attimo in cui Kitajima sarebbe salita sul palco indossando la maschera di Akoya. Sakurakoji e il resto degli attori le sarebbero andati dietro. Tutto girava intorno a quell’attrice e Maya come sempre catalizzava l’attenzione su di sé. Era una cosa che non gli era mai piaciuta molto, ma Kitajima era diversa… spontanea, diventava il personaggio e la trasformazione era così completa che obbligatoriamente lo interpretava alla perfezione dandogli quel tocco fresco e nuovo. Qualsiasi cosa fosse accaduta con l’ammiratore di Maya era tornata a posto, lei era raggiante e nelle prove aveva visto una differenza netta fra i giorni seguenti all’annuncio dello Shuttle X e le ultime prove. Era più consapevole, recitava con Sakurakoji con grande trasporto anche se neanche una volta le aveva visto sul volto l’espressione completamente coinvolta che aveva scorto al cavalcavia quando aveva raccolto l’ultima rosa del mazzo caduto dal ponte e travolto dalle auto.

Maya venne circondata dalle altre attrici del cast che commentarono le bellissime rose. Si diresse con aria sognante alla postazione del trucco, tolse dei batuffoli di cotone da un secchiello capiente e lo riempì con una bottiglia d’acqua che usavano per bere, il tutto sotto gli occhi stralunati della truccatrice. Posò il vaso sul ripiano del trucco accanto allo specchio e rimase a fissarlo svariati minuti. Poi raggiunse Sakurakoji, lo fissò qualche istante che lui ricambiò con un’occhiata interrogativa, lo prese per mano e schizzò fuori dal padiglione trascinandolo. Kuronuma assottigliò lo sguardo, ma non li seguì: qualsiasi cosa avesse in mente Kitajima non poteva essere niente che avrebbe rovinato lo spettacolo, anzi, sicuramente serviva solo a migliorarlo.


Il sito dello Shuttle X era stato allestito dall’Associazione Nazionale dello Spettacolo come promesso e davanti al binario e dei due marciapiedi erano state messe le sedute per gli spettatori. I posti erano ancora quasi tutti vuoti, mancava un’ora circa allo spettacolo dimostrativo, ma Mizuki aveva partecipato alla breve conferenza stampa, noiosa e inutile. Scosse la testa e guardò verso il binario che presto sarebbe stato il teatro della Dea Scarlatta di Maya e la vide con Sakurakoji. Si irrigidì e continuò a guardarli sperando che Masumi non se ne accorgesse, ma fu vano perché lo sentì accanto a sé. Si voltò troppo tardi per poterlo distrarre con una domanda qualsiasi e lui stava già fissando quel punto preciso con quel terrificante sguardo vacuo che gli aveva già visto altre volte quando si trattava di Maya.


- Perché mi hai trascinato così Maya! Si può sapere che hai? - gridò Yu strattonando la sua mano e lasciandola andare. Maya lo ignorò e si voltò verso il binario.

- Guarda, Yu, quella è la porta degli spiriti e quello il villaggio e il ruscello… Li vedi Yu? - gli sussurrò a voce bassa tanto che fu costretto ad avvicinarsi per sentirla mentre indicava avanti. Quando si girò verso di lui gli occhi le brillavano pieni di emozione.

- Maya… - rimase scioccato da quella trasformazione.

- Quando ci vedremo sul palco io sarò Akoya - lo disse con tale convinzione che lui reagì facendo un passo indietro - E tu sarai Isshin? L’Isshin di Akoya? Sarai lui? - gli chiese con un'intensità nella voce da farlo rabbrividire.

Cosa stai cercando di dirmi Maya?

- La sento già Yu… - proseguì lei voltandosi ancora - Sento lo spirito della Dea di cui fra poco sarò pervasa e vorrei che sul palco anche tu fossi Isshin in tutto e per tutto. Lascia stare le prove e la sfida con Akame, io ti seguirò se tu seguirai me e l’amore che mostreremo su quel palco sarà quello che sentiranno tutti intorno a noi. Tu hai compreso l’amore oltre la morte che prova Isshin? Hai capito il dubbio che lo lacera? Indossa la sua maschera Yu e non aver alcuna paura di me né della mia Akoya! Dimostriamo a tutti che lo spirito della natura che ci protegge e veglia su di noi esiste davvero! - Sakurakoji fece un altro passo indietro. Sembrava che stesse già recitando anche se la voce era ancora quella di Maya. Il suo volto brillava, la sua espressione era completamente rapita e gli stava chiedendo di essere il suo Isshin anche se solo sul palcoscenico.

Maya, credo di aver lavorato tanto solo per arrivare qui e confrontarmi con te come Ayumi ha fatto con “Le Due Regine”. Non ti deluderò e terrò il tuo passo! Sono pronto!

Le afferrò le mani e rispose con altrettanto calore.

- Ho capito Maya, sarò il tuo Isshin e renderemo orgogliosa la signora Tsukikage! - Maya si illuminò e lo abbracciò di slancio. Yu ricambiò, ma comprese perfettamente che era un abbraccio di pura amicizia.


Mizuki sentì l’aria farsi elettrica intorno a Masumi e pregò che ciò che stava facendo Maya avesse una spiegazione valida. Non sapeva esattamente come stessero andando le cose fra loro, da quando era CEO della Rainbow non trascorreva più tanto tempo con lui come prima. Vide Sakurakoji lasciare Maya e scendere dal marciapiede dirigendosi al padiglione. Lei si voltò verso il binario e crollò a terra tenendosi il fianco con una smorfia.

Masumi fece un passo avanti, ma la segretaria lo fermò e quando si voltò di scatto, fronteggiandola, Mizuki non si lasciò intimorire dal suo sguardo.

- Guardi… - gli disse indicando con una mano. Maya si rialzò, si guardò il palmo della mano, poi scese dal gradone e tornò al padiglione.

- Mi lasci - le intimò sibilando.

- No, finché non avrà ripreso il controllo, troppe persone guardano, vuole peggiorare la situazione? - rimase con gli occhi fissi nei suoi e lui in un attimo riconquistò la sua proverbiale calma. Lei lasciò la presa, delicata ma ferma, che aveva sul suo braccio.

Fidati di me…

- Deve fidarsi di lei, signor Masumi - Mizuki fece eco ai suoi ricordi e lui si voltò a guardarla con occhi spalancati - Lo spettacolo sarà molto peggio della scena che ha appena visto quindi se non è in grado di guardarla se ne vada e torni per la dimostrazione di Ayumi - lo riprese seccamente lei chiudendo la cartellina della conferenza stampa e infilandola nella borsa porta documenti.

- Vedo che non ha perduto la sua capacità intuitiva - sorrise lui accendendosi una sigaretta.

- Sono il CEO della Rainbow e sono qui in questa veste, non voglio certo che le azioni crollino perché lei improvvisamente ha perduto la sua capacità di dominarsi, signor Masumi - rincarò Mizuki mantenendo una calma glaciale.

- Guardandola adesso ho l’impressione di guardare me stesso qualche tempo fa - e scoppiò a ridere. Mizuki continuò a fissarlo anche se il suo sguardo si addolcì e la bocca si piegò in un sorriso.

L’ora seguente passò lentamente, il che non fece altro che renderlo ancora più nervoso.

Questo non è un comportamento che fa parte di me! Proprio io, che consigliai a Sakurakoji di restare fino alla fine di “Cime tempestose” se l’amava davvero, adesso mi trovo qui a temere ciò che accadrà? È solo un’opera teatrale! Si immedesima ma recita, quando tutto finirà, anche quel sentimento che lega Akoya e Isshin si dileguerà!

Fidati di me… la voce piena di trasporto di Maya lo scosse di nuovo. Si sedette insieme a Mizuki e vide arrivare la compagnia di Onodera, con Ayumi e sua madre Utako, il fotografo Hamil, la signora Tsukikage, con cui si scambiò solo un’occhiata, accompagnata da Genzo, i giudici dell’Associazione Nazionale, due giornalisti della Rainbow e altri di testate che conosceva, il nuovo CEO della Daito, Akira Kimura, con Eisuke Hayami e il Presidente Takamiya. Shiori non c’era. La mattina seguente l’avvelenamento di Maya era andato a trovare il Presidente della Takatsu e gli aveva detto ogni cosa della nipote, tutto ciò che aveva fatto e della sua attuale finzione, ribadendo comunque la sua volontà di aiutarla. Era sicuro che Shiori adesso fosse molto più impegnata di quanto non lo fosse lui ad evitare i sicari di suo padre.

Venne chiamata l’entrata in scena.

Signor Masumi non l’ho mai vista così in tensione, è… divertente per una volta vederle rivelare le sue emozioni.

Mizuki rivolse lo sguardo al binario. Come avrebbero fatto a recitare in un ambiente tanto ostile e scarno? La Dea Scarlatta è ambientata in una valle magica lì invece c’erano solo cemento e acciaio. Gli attori avrebbero dovuto darsi da fare per far credere a tutti l’ambientazione della Dea Scarlatta

Il suono dolce e melodioso di un flauto traverso attirò l’attenzione di tutti e una voce chiara e limpida scandì le parole del racconto iniziale che introducevano alla visione del bonzo e l’arrivo della stella cometa che, come triste presagio, fece da antifona alle guerre civili che sconvolsero il Giappone con la divisione della corte imperiale in due fazioni, raccolte nelle città di Yoshino e Kyo.

Erano tutti talmente concentrati a cercare l’origine della voce che trasudava tristezza per quell’evento che nessuno si accorse dei due bambini che lentamente camminarono lungo il binario. Qualche grido qua e là spostò l’attenzione al centro. Erano laceri e sporchi, la musica cambiò e da solenne divenne ricca di acuti che come onde si infrangevano sul pubblico. La voce riprese la narrazione raccontando dei templi che andarono a fuoco, e altre persone lacere si videro in lontananza sul binario, nel frattempo i due bambini si erano seduti su una delle grandi rocce, la bimba teneva una bambola consunta per un braccino trascinandola a terra. Poi la voce narrante raccontò del terremoto, dell’eruzione del monte Fuji e altre persone stanche, lacere, sanguinanti si aggiunsero sul binario, camminavano lentamente e il suono del flauto struggente accompagnò i loro passi incerti.

Un bonzo si avvicinò ai due bambini, la piccola piangeva, e gli portò conforto, poi all’improvviso l’uomo, catturato da qualcosa che aveva scorto, si diresse verso l’arco sopra il binario, la folla stanca e sfinita lo lasciò passare aprendosi come un mare, diviso com’era il Giappone in quel momento. Il bonzo, pieno di stupore sincero, fissò un punto in alto e in quell’istante tutto il pubblico venne accecato dal riflesso del sole diretto a inondare il binario, il flauto si fermò e l’assenza di musica concentrò l’attenzione sull’uomo.

Uno specchio! Mizuki si rese conto che tutta l’area del binario era completamente invasa dalla luce del sole.

Il bonzo rimase a naso all’insù, completamente assorto, poi il palco naturale e il pubblico furono invasi da migliaia di petali di susino. Masumi ne raccolse uno sollevando il palmo.

- È un petalo vero… - sussurrò sorpreso.

Quando il sole accecante si dissolse il binario era vuoto e la voce accompagnata di nuovo dal flauto narrò della visione del bonzo e della dea risvegliatasi per portare la pace nel mondo, del messaggio che andò predicando e dell’assoluta mancanza di ascolto da parte degli uomini. Il tempo passò cancellando ogni ricordo sia della dea che della stella Yorei.

Il binario si riempì di guerrieri urlanti che si riversarono dal marciapiede di sinistra come un’orda folle. Massacravano la povera gente e combattevano fra loro senza sosta e sul marciapiede destro, lentamente e mostrando estrema curiosità, fecero la loro comparsa i due Karasutengu a cui piano piano si aggiunsero gli altri spiriti che osservavano demoralizzati gli uomini che si combattevano. Discussero a lungo sulla fusione del Buddismo e dello Scintoismo come probabile causa dei disordini del paese giungendo alla conclusione che sia la legge degli dei che i preziosi insegnamenti del buddismo non valevano nulla per chi era assetato di ricchezza e potere.

L’attenzione degli spettatori venne catturata dagli spiriti sul lato destro e il flauto che accompagnò quel trambusto si fece acuto e penetrante e quando tornarono a guardare sul binario, l’imperatore e i suoi consiglieri camminavano come fossero in mezzo ad un lussurioso giardino. Narrò ai suoi il sogno pieno di fiori scarlatti dove aveva incontrato la dea e ordinò che cercassero uno scultore in grado di scolpire una dea scarlatta per riportare la pace nel paese. Loro schizzarono via rapidi come il vento sul marciapiede sinistro, l’imperatore tornò all’interno e il flauto evocò il vento che prese dolcemente a sibilare fra il pubblico.

Una voce bassa e profonda si fuse perfettamente al vento, come se la terra stesse borbottando. Migliaia di petali rossi, lievi e profumati, invasero tutta l’area, sospinti dal vento, e nell’arco sopra il binario si intravide una figura. Camminava lentamente, l’abito di seta si muoveva seguendo sinuoso le sue movenze sicure.

- Chi mi sta chiamando? - la voce ultraterrena investì tutti.

Il suo volto! Non ha quasi niente di Maya, sembra veramente una dea! Stupefacente e bellissima! E come riesce a tirare fuori un timbro del genere da quel corpo esile?

Masumi fissò con occhi spalancati la figura splendidamente vestita che avanzava imponente come se fosse alta due metri e dominasse ogni cosa. Lunghi capelli neri, occhi grandi e lucidi, la bocca perfetta.

Maya continuò il suo monologo, completamente avvolta dallo spirito della Dea Scarlatta, la voce sempre più adirata mentre valutava il comportamento sconsiderato degli uomini. Voltava la testa, osservava la terra, vedendo il sangue che la macchiava, si fissava sui volti del pubblico.

Raccolse con estrema delicatezza, che mostrava tutta la sua devozione, una piantina sradicata a terra e la guardò.

- Proprio loro non si rendono conto che è il cuore degli dei di cielo e terra a far muovere e ad aver cura della loro vita… Il destino del mondo deve essere deciso dagli uomini! - tenne con gentilezza la piantina nel pugno, sollevò lo sguardo, fiamme ardevano in quelle profondità trasmettendo tutta la sua ira.

- Se la gente non si accorge dei suoi errori… ordino ai draghi di tuonare in cielo e di spaccare la terra allagando i campi! - la voce fu così vibrante e perentoria che venne avvertita fino in fondo allo stomaco da tutto il pubblico. Ci fu un boato di voci profonde e gutturali che rispose al richiamo della dea che fece tremare la terra intorno agli spettatori quando Maya sollevò le braccia e il mento al cielo.

Ha fatto tutto questo restando ferma e tenendo una piantina in mano…

Masumi si rese conto che la gente era completamente rapita dalla forza che Maya stava trasmettendo, era veramente arrabbiata e oltraggiata, come lo sarebbe stato ogni uomo o donna se avesse visto deturpate o profanate le proprie cose.

- Qualcosa di strano mi sta attraversando… Cosa sarà? Fa caldo… è incredibile! Ma non è solo questo, è anche temibile ma soavemente penoso… provo gioia ma nel contempo una profonda tristezza che mi strappa il cuore! Cosa sono questi sentimenti mai provati finora? Sento che mi sta accadendo qualcosa! È pericoloso! Non bisogna avvicinarsi! Ma è talmente dolce da non poter resistere… Come si trasformerà il mio corpo in quel momento? Salirà al cielo come una spirale oppure verrà inghiottito dalla terra? - nel pronunciare la frase Maya si mosse camminando a piedi scalzi su quel terreno accidentato come evitasse di pestare cose preziose, lievemente, attenta a tutto ciò che la circondava, trasmettendo tutta l’angoscia dell’ignoto che colpiva la Dea che stava per incarnarsi.

- Non capisco! - i movimenti della sua veste raccolsero e sparsero i petali di susino in una danza naturale che espresse perfettamente lo stato di confusione accompagnata da una perfetta sinfonia del flauto. Si inginocchiò, il volto a cielo completamente trasfigurato, le mani che accarezzavano la terra martoriata come facesse le coccole ad un bimbo piangente. Il flauto si zittì e il vento cessò, la veste si adagiò al suolo seguita dai petali, come una cascata di lacrime rosse.

Il grido di angoscia che le uscì dalle labbra dopo un attimo di silenzio accrebbe il patos della scena tanto che molti si portarono una mano alla bocca soffocando la stessa sofferenza che provava lei. Fu un lamento denso, carico di dolore e incomprensione che raggiunse tutti gli spettatori: la Dea era scesa sulla terra e aveva visto coi propri occhi cosa che stava accadendo. Somigliò ad un rombo di tuono lontano, che si avvicinava sempre più finché raggiunse il suo culmine e terminò con uno spaventoso sfrigolio del fulmine, come se l’intera essenza della Dea si fosse scaricata a terra. Maya si raggomitolò e quando il vento prese a soffiare di nuovo solo la veste trasparente si sollevò.

- Come hanno fatto? - sussurrò Mizuki seguendo la veste svolazzante che terminò fra le mani di un cavaliere sul marciapiede di sinistra. La appallottolò con noncuranza e la gettò sprezzante da un lato. Masumi sentì dei gemiti tutt’intorno ed era stato costretto a storgere la bocca anche lui: quel gesto non gli era affatto piaciuto.

Terufusa era alla ricerca dello scultore per conto dell’imperatore ed insieme al suo seguito riuscì a scovarlo. Tutti i dialoghi e gli scambi taglienti fra Terufusa e Isshin avvennero con tale passione e naturalezza che, se non fossero stati in costume medievale, avrebbero potuto essere scambiati per una discussione filosofica sull’eternità e sul cuore fino a trasformarsi nella sua angoscia e senso di inadeguatezza quando un mese dopo non era ancora riuscito a scolpire la statua della Dea come Terufusa gli aveva detto.

L’appello accorato di Terufusa e lo scambio di battute con Isshin toccò il cuore del pubblico che rivide nella scena eventi e azioni vissute nella propria vita tale era il senso di familiarità. L’arrivo del monaco buddista e il suo consiglio di cercare il millenario albero di susino per scolpire una perfetta statua della Dea cambiò drasticamente il volto di Isshin, colorandolo di una passione ardente.

La stessa passione ardente che mostrò nella lotta contro i banditi che cercarono di rubargli gli scalpelli dopo essere fuggito da Terufusa in cerca del millenario albero. Nell’istante in cui Isshin gridò ai banditi di essere uno scultore comprese che tutti i suoi dubbi circa la sua abilità nello scolpire erano infondati: la sua missione era senza dubbio scolpire la statua della Dea per riportare la pace nel paese. Riprese il suo cammino verso sud finché non trovò un uomo che stava morendo trafitto da una spada. Quando si accorse che era il capo dei banditi scolpì per lui una statua con il suo volto e il bandito morì sereno.

Quello fu l’istante in cui Sakurakoji, completamente immerso nel personaggio di Isshin, realizzò che avrebbe scolpito la statua della Dea non per l’imperatore né per Terufusa, ma perché voleva portare il bene nel paese. Il suo volto, i suoi movimenti, ogni cosa venne canalizzata in quel grido rivelatore.

- Scolpirò la statua della dea scarlatta a costo della mia vita! - Yu tremava tale era la sua convinzione e nessuno nel pubblico avrebbe mai potuto negare che quel giovane non avrebbe fatto ciò che stava dicendo.

In quell’istante il bonzo, che nel suo giardino gli aveva indicato di andare a sud per cercare l’albero millenario di susino, ricomparve davanti a lui e si incamminò seguito da Isshin ormai convinto di essere sulla strada giusta. Ad un tratto non vide più il monaco e si perse fra le montagne.

Il flauto accompagnò la scena dell’arrivo della compagnia di acrobati che venne indirizzata al villaggio nella valle scarlatta, solitamente proibita agli estranei, ma che nei giorni festivi veniva aperta a tutti. In fondo alla valle dimorava la dea che tutto disponeva in cielo e in terra. Gli abitanti raccontarono agli acrobati che in quel villaggio viveva una strana ragazza di nome Akoya che riusciva a sentire le voci degli dei. La donna santa sembrava avesse guarito la malattia dell’imperatore di Yoshino e curato un uomo senza memoria trovato sulle montagne con il quale si era sposata e viveva d’amore e d’accordo. Come ultimo avvertimento, gli abitanti intimarono gli acrobati di non avvicinarsi alla zona proibita per non essere puniti dal cielo.

Il racconto terrificante della funzione della zona proibita protetta da uno shimenawa, ovvero il cordone di corda e paglia che di solito cinge le divinità scintoiste, raggelò completamente il pubblico che non si aspettò quel cambio di rotta della rappresentazione.

- Ci siamo, l’incontro fra Akoya e Isshin - sussurrò Mizuki, spostò lo sguardo su Masumi, ma i suoi occhi fissavano avanti, incantati e sorpresi.

Quando il flauto prese a suonare dolcemente, Maya comparve dalla parte opposta del binario, dove iniziavano le sedie degli spettatori costringendo tutti a voltarsi. Era assorta, camminava lievemente guardando davanti a sé, facendo attenzione a dove metteva i piedi scalzi, evitando le piantine, facendo attenzione a non schiacciare l’erba e addirittura le formiche. Non guardava a terra, lo faceva spontaneamente. Si fermò e guardò davanti a sé come se cercasse qualcuno, poi non trovandolo, riprese a camminare. Si voltò verso alcuni spettatori e allungò una mano felice sulla testa di una signora stupita raccogliendo una farfalla con una pantomima perfetta. E giurarono tutti di averla vista volare via dalle sue mani. Masumi la osservò come il resto degli spettatori a bocca aperta.

È bellissima… come può essere così bella?

Ogni sguardo seguiva lei, i suoi movimenti in perfetta sintonia con ciò che la circondava, scostò con le mani alcuni rami di susino e petali rossi si sparsero intorno fra i sospiri meravigliati del pubblico. Quando raggiunse l’altezza dove erano seduti Mizuki e Masumi, lei si voltò con naturalezza come se stesse cercando la stessa cosa che aveva cercato prima. Quando incontrò il suo sguardo, Masumi rimase scioccato: non c’era più niente di Maya Kitajima in quegli occhi, era Akoya a tutti gli effetti. Lei lo fissò forse più del dovuto, come se prestasse attenzione a qualcosa di particolare, poi distolse lo sguardo come se di nuovo non avesse trovato ciò che stava cercando.

Quando raggiunse il binario fu chiaro a tutti che stava aggirando un fiume. Saltò delicata su alcune rocce e quando trovò ciò che stava cercando il suo volto si illuminò. Si inginocchiò a terra e posò il cestino che teneva sotto braccio. Accarezzò delle piante sul greto del fiume, non c’era nessun fiume nella scenografia, ma tutti lo videro, soprattutto quando lei sfiorò l’acqua con la sua mano, come una carezza, e arrossì.

- Come fa ad arrossire a comando?! - sussultò Mizuki.

- Non lo fa a comando, ci crede, ha rispetto per l’acqua e per le cose che la circondano… - sussurrò Masumi fissandola immobile.

Quando Sakurakoji fece il suo ingresso si sedette sul marciapiede di sinistra, alle sue spalle rimanendo in silenzio. Il sottofondo del flauto mimava un debole vento.

- Cosa guardi, caro? - disse Akoya e quando si voltò verso di lui tutto il pubblico comprese l’amore che lei provava per lui.

- Guardo te, Akoya - Yu invece rimase immobile seduto con le gambe giù, non fosse stato per gli abiti medievali avrebbe potuto essere una qualsiasi discussione fra due giovani innamorati.

- Ogni momento guardi solo me? - gli chiese lei mettendo una piantina nel cestino e celando il suo rossore.

- Ogni momento guardo solo te, Akoya, per me ci se solo tu. Ancora non mi capacito di come potessi aver vissuto un tempo senza conoscere te - lo sguardo di Yu si fece scuro contagiando quello di Akoya che reagì alle sue battute seguenti, piene di dubbio e amarezza, chinando la testa e lisciando la superficie dell’acqua. Una donna seduta vicino a Mizuki sospirò coinvolta dalla storia.

Isshin era odiato nel villaggio, non ricordava chi fosse e quando lui minacciò di andarsene lei si alzò e, rivolta al pubblico e dandogli le spalle, pronunciò le sue battute. Il suo volto era pieno di paura e tristezza.

- Fino ad oggi non mi era mai capitato di essere triste. Ma al solo pensiero che tu te ne vada, il mio cuore piomba nella solitudine. Non ho mai provato questa sensazione - era terrea e solo il pubblico la vedeva, Isshin le era ancora dietro.

- È incredibile! Una ragazza bella come te ama me… mi sembra di sognare - Sakurakoji saltò giù dal muro come avrebbe fatto qualsiasi altro innamorato. Maya piegò il volto, ma non lo guardò.

- Perché dici una cosa simile? Oppure non mi vuoi bene quanto te ne voglio io? - lo fronteggiò girandosi di scatto.

Masumi s’irrigidì. Lo affronta! Non sta recitando come ha fatto con me!

- Cosa dici Akoya?! Non è così! - Isshin avanzò di un altro passo stringendo un pugno.

- Quel giorno quando ti incontrai nella valle compresi immediatamente che eri tu, come dice la nonna, la mia anima gemella - Maya fece un altro passo verso di lui. La tensione era palpabile.

- Quando il mondo era ancora nel caos, gli dei generarono dei figli che scesero sulla terra. Allora l’unica anima si divise in due, yin e yang, che andarono a dimorare nei rispettivi corpi carnali. Quando gli uomini si fossero incontrati avrebbero ritrovato l’unità portando l’armonia tra yin e yang e sarebbero diventati dei per rinascere a nuova vita. La nonna dice che tra noi agisce una forza straordinaria… - dal suo volto traspariva l’immensa consapevolezza che muoveva le sue parole.

Masumi si lasciò trascinare in quel mondo. È come se spiegasse l’ovvio ad un ragazzino...

- Una forza straordinaria? - Isshin la osservò pensieroso.

Maya fece un altro passo avanti rimanendogli di fronte, il volto completamente rapito dall’amore per lui.

- Non esistono età, aspetto, rango, quando si incontrano queste due anime si attraggono vicendevolmente cercando l’altra metà di se stesse, ansiose di trovare l’unità implorano pazzamente l’altra. Questo significa innamorarsi… -

Isshin spalancò gli occhi così meravigliato da sembrare un ragazzo qualsiasi che all’improvviso comprende l’amore che la ragazza che ha sempre amato ricambia.

Maya se non sapessi che stai recitando direi che sei davvero innamorata di lui e che stai facendo di tutto per tenerlo con te...

- Innamorarsi è implorare pazzamente l’anima di un’altra persona. Nemmeno io ci posso credere veramente. Una così straordinaria sensazione l’ho provata ora per la prima volta - Isshin le andò incontro, davvero pochi passi li separavano e il pubblico stava trattenendo il fiato.

- Solo se ti penso mi sento inebriata. Solo se sento la tua voce mi emoziono. Lo sai quanto sono felice quando ti tocco - allungò una mano e Sakurakoji sollevò la sua, seguendo Maya in quel movimento spontaneo che non avevano mai provato prima. Le due mani si toccarono, solo unite dai polpastrelli, ma i volti dei due giovani espressero tutto ciò che le battute assenti non dissero.

È questo l’amore incondizionato della Dea Scarlatta? Quello sguardo ardente e consapevole che ti vedo adesso?

Mizuki non si lasciò sfuggire la stretta di Masumi sul bracciolo della sedia né il suo sguardo glaciale.

Sta solo recitando, ama lei da molto tempo signor Masumi...

- Non si sa da dove provengo né come mi chiamo. Non ti preoccupa stare insieme a un uomo come me? - Yu abbassò la mano staccando la sua e l’elettricità che li aveva circondati scomparve. Quel gesto indicò da solo tutta la sua inadeguatezza - Ma sono io a preoccuparmi. Non penso di essere uomo adatto a te. Non ho nulla. Né nome né passato. Ho solo questo corpo e i miei occhi per guardarti - la sua voce tremava esprimendo tutta la rabbia che provava per se stesso.

Maya colmò lo spazio che li separava senza staccare gli occhi da lui, imprimendo a quella breve pausa d’effetto tutta la carica delle sue emozioni.

- Per la tua Akoya questo è sufficiente, lo sai? - allungò una mano a sfiorargli una guancia - Cosa sono nome e passato rispetto al poter vivere con me ora che mi hai incontrato? Questo può bastarci. Abbandona, te ne prego, il tuo passato… diventa solo mio, della tua Akoya! - se Maya era stata emozionata nella prova con Masumi, in quell’istante dichiarò completamente ed eternamente il suo amore a Isshin. Era trepidante, in attesa, come ogni ragazza del mondo che si dichiari al proprio amato.

Ma Isshin non era ancora convinto di poter accettare quell’amore, quell’unione di anime gemelle.

- Un uomo come me? Sei sicura Akoya? - rimase immobile, trasmettendo a tutti la paura e il timore di spezzare quell’incanto che si era creato.

Masumi si ritrovò a digrignare i denti. Quanti ragazzi avrebbero fatto proprio così nella realtà, vero Sakurakoji?

Maya gli sorrise in un modo così appassionato e disarmante che alcuni uomini intorno a Masumi e Mizuki fremettero.

Si avverte distintamente la tensione, è una scena vera… Nonostante le parole un po’ arcaiche ciò che stai per dirgli, Maya, è il sogno di molti innamorati...

- Tu sei l’altra parte di me. Io sono l’altra parte di te - gli rivelò con sincerità, il volto che esprimeva ogni parola come vera.

Maya!

Yu rimase così sbalordito dalla sua intensità che involontariamente fece una pausa che venne interpretata come un’emozione così forte da renderlo incapace di rispondere.

- Io sono te. Tu sei me - disse infine - Ti penso con tenerezza. Non sapevo che ci fosse tanto ardore dentro di me! Amore mio, eravamo stati separati, ma ora torniamo a essere uno! - il volto raggiante e finalmente sicuro di accettare quell’amore eterno - Ora che ci siamo incontrati, com’è possibile vivere separarti? Ormai non possiamo allontanarci! Il mio nome e il mio passato non sono importanti quanto te! Resto anche se non so chi sono! - Akoya sembrava angosciata.

Isshin si avvicinò e si inginocchiò. In quell’istante masumi fremette. Perché ha scelto quella posizione! È quella che ho fatto nella sala al Kid Studio… forse quel giorno… quel giorno ci ha visto?!

- Gli occhi per guardarti. Le mani per accarezzarti. Questo corpo per amarti… mi bastano solo questi - le sussurrò prendendo dolcemente la cinta che pendeva dalla sua vita e portandosela alla guancia.

Akoya chiuse la sua mano, che teneva la punta della cinta, fra le sue creando finalmente quel legame fisico che univa le anime. Le donne sospirarono e gli uomini si mossero a disagio sulle sedie.

- Come sono felice, caro! - il suo tono pieno di passione e amore - Solo una cosa mi rattrista… questi corpi sono divisi in due. Perché non possiamo vivere unendoci in un corpo solo? -

- È per questo che desidero conoscere il tuo cuore. Scusami, Akoya. Non mi allontanerò più - lo sguardo di Yu si fece deciso e intenso all’improvviso.

- Anche se i nostri corpi carnali sono divisi in due, voglio vivere insieme a te diventando una cosa sola. Mio caro - Maya contraccambiò il suo sguardo, la tensione così palpabile da far gemere alcune spettatrici.

Yu le prese dolcemente il volto fra le mani e la baciò intensamente.

Sospiri si levarono dalla platea, Mizuki si voltò lentamente verso Masumi sapendo già cosa avrebbe trovato. Stringeva la sedia, le nocche bianche e lo sguardo fisso e rovente.

Masumi si sforzò di ripetere le parole di Maya della sera prima.

Fidati di me… So come rendere reale la mia Dea Scarlatta e voglio tu sappia che tutto quello che vedrai domani su quel palco scaturirà da ciò che c’è nel mio cuore. Reciterò solo per te, per il mio ammiratore, e spero che la mia Dea ti piaccia.

Isshin intavolò con Akoya un lungo scambio di battute in cui desiderava imparare il suo mestiere per poter vivere nel villaggio. Vorrebbe che lei gli desse un nome in modo da potersi presentare al capo del villaggio e a sua nonna e potergli dire di loro due. E quando lui accettò tutto ciò che lei era, Maya riuscì a dare un’immagine perfetta dell’Akoya titubante e insicura, come qualsiasi altra ragazza con un talento particolare che viene frainteso o non riconosciuto.

- Riesci a conversare con la natura, sei veramente una donna misteriosa. Come dicono quelli del villaggio potresti essere la vera dea -

- E a te caro? Faccio paura? - le tremarono le labbra nel pronunciarlo e gli occhi si velarono di terrore per la risposta che avrebbe sentito.

- No, sono solo sorpreso. Di qualsiasi cosa si tratti sei sempre Akoya. Ti adoro lo stesso.  Così come ci sono donne particolarmente brave nel tessere, tu sei abile a parlare con gli alberi, gli uccelli, il vento e il drago - Isshin si avvicinò, avrebbe voluto rassicurarla e tutti nel pubblico lo capirono, era evidente come guardare una coppia di innamorati per strada.

Akoya restò dapprima sconcertata per la risposta, poi abbassò lo sguardo e arrossì completamente.

- Io ti amo - gli confessò alzando lo sguardo brillante, le guance rosse e la pelle che riluceva bianca come quella di una stella - Finora nessuno mi ha trattato come una ragazza normale, sei la prima persona… Quando ho incontrato te sono riuscita finalmente a sentirmi una ragazza come le altre... - Akoya era bellissima, le guance arrossate, la bocca distesa in un sorriso pieno d’amore, gli occhi lucidi che esprimevano passione e felicità.

Mizuki si guardò intorno e la reazione degli uomini era innegabile, molti di loro erano così rapiti da creare una situazione di imbarazzo generale. Masumi era pietrificato come una statua e quella sua staticità era terrificante.

- È così coinvolgente che il suo innamoramento viene trasferito a chi la guarda… - sussurrò Mizuki con il cuore che le batteva. Quel “ti amo” pronunciato in quel modo non l’aveva mai visto in nessuna rappresentazione né in nessun film né da qualsiasi attrice, se era per quello.

Era questo che intendevo, Maya. Tramite Akoya riuscirai a rendere la Dea Scarlatta reale. Questa tua interpretazione è l’apice e la signora aveva ragione, anche mio padre si innamorò di uno spirito che era presente solo sul palcoscenico e non nella realtà e che non avrebbe mai potuto ricambiarlo. Ora lo so, ho capito davvero, Maya, che ciò che ho visto in te è la passione di vivere e di essere coerentemente sempre se stessi. Non sono la tua anima gemella perché la tua, il tuo unico vero amore, è il teatro. Questo però non può cancellare ciò che sento dentro e che su quella nave è venuto completamente fuori! Non sarò io a sostituirmi ad esso. Anche se, c’è un’ultima cosa che posso fare per te…

Masumi afferrò con entrambe le mani i braccioli e si costrinse e valutare lo spettacolo e le prestazioni degli attori ignorando completamente lo sguardo penetrante di Mizuki che sentiva su di sé.

Il confronto fra Akoya e il Generale sulla reale necessità della guerra, la veemenza con cui Maya espresse il rispetto per ogni forma di vita colpì ogni spettatore esattamente come fece riflettere il Generale. Poi l’arrivo degli artisti di strada e la festa del villaggio dove Akoya apparve come una ragazza innamorata e felice, la sua recitazione così coinvolgente da trascinare tutti gli altri attori e gli spettatori. Il dialogo fra il Generale e Isshin quando gli chiese cosa provasse per Akoya sconvolse tutti gli uomini presenti e fece sospirare ogni donna tale fu la portata del sentimento che Sakurakoji riuscì ad esprimere con il solo aiuto della voce e dei movimenti.

Un amore che non termina con la morte fisica, ma che chiama l’anima dell’altro con grande passione.

La rivelazione che gli artisti di strada in realtà fossero i ladri che avevano rubato tre oggetti all’Imperatore fece da anticamera all’arrivo della Dea che aiutò gli abitanti del villaggio a trovare e catturare i tre ladri con l’unica condizione di non spargere sangue.

Purtroppo uno dei samurai del Generale uccise uno dei due ladri, la Dea avvertì il sangue sulla terra e Maya riuscì a trasmettere a tutti la sua amarezza e sconforto, ritirandosi nella zona proibita, chiudendo così l’atto.


Nella pausa, solo tre spettatori rimasero seduti, immobili sulle loro sedie: Ayumi, la signora Tsukikage e Masumi. Tutti e tre perduti nelle loro riflessioni: piene di emozioni e ricordi per l’anziana attrice che vedeva avverarsi un sogno nella recitazione autentica e spontanea di Maya; di terrore per l’altra sfidante che aveva tremato dall’istante in cui Maya era scesa sul palco perché nonostante la sua cecità era riuscita a vedere perfettamente ogni interpretazione di Akoya e della Dea segno della potenza recitativa della sua avversaria; di rassegnazione per l’uomo che amava l’attrice e la ragazza che stava magistralmente e, all’apparenza facilmente, interpretando il ruolo più difficile del teatro giapponese.

All’inizio del secondo atto, il Generale venne ricompensato dall’Imperatore per aver recuperato gli oggetti recuperati con il dono  della Valle dei Susini. Il Generale sapeva del tan, l’argilla rossa che sembrava curare ogni cosa, e fece scavare dovunque per trovarla. Anche il capo dei ladri, fuggito alla cattura, è nei paraggi e vuole il tan anche lui.

La discussione fra Akoya e Isshin circa il suo vero nome coinvolse così tanto gli spettatori che alcuni iniziarono a ripetere le battute di Akoya quando lei spiegò a Isshin la presenza di un dio in ogni cosa, che la zona proibita andava protetta perché era lì che il dio del cielo e quello della terra si incontravano e che a lei bastava purificare il suo cuore per sentire tutto ciò, per sentire la melodia della vita.

Isshin rimase folgorato dalla visione della sua Akoya, che ormai tutti riconoscevano anche come la Dea Scarlatta, e barlumi di ricordo si affacciarono nella sua memoria a seguito di questa consapevolezza, qualcosa che aveva da fare.

Lo spettacolo prosegue.

Isshin riacquistò la memoria lentamente. La nonna di Akoya voleva scacciarlo dal villaggio e lui si rivelò molto abile con la spada. Poi un giorno, intagliando un pettine per Akoya, scolpisce la statua di un budda e comprende di essere uno scultore. Ne parlò con Akoya, avrebbe voluto che lei gli rivelasse il suo vero nome perché sa che ha qualcosa di importante da fare, ma lei lo invita a riposare e Maya riuscì a trasmettere a ogni uomo e donna presente l’amarezza e l’estrema solitudine che derivano dal sapere che quell’amore in futuro sarà irrealizzabile e che una volta che Isshin ricorderà la statua da scolpire, la sua fine sarà giunta.

- La sua tristezza mi lacera il cuore… Isshin la ucciderà vero? - sussurrò Mizuki, ma Masumi rimase in silenzio e non disse niente.

Ormai Akoya, che aveva in sé la Dea, era diventata completamente umana e la gente del villaggio sfogò la sua rabbia per averla perduta su Isshin. Il Generale decise di separare i due amanti e fece rinchiudere lo scultore.

Le parole fra Akoya e il Generale, con lei ridotta pelle e ossa, commossero il pubblico. Maya appariva emaciata e distrutta senza il suo amore. Il modo con cui si rivolse al Generale cambiò ad ogni battuta, si intensificò, uscendo direttamente dal suo cuore. Gli spiegò che era grazie agli dei che gli esseri umani vivevano e che l’esistenza si realizza grazie a forze contrastanti: la vita e la morte, la creazione e la distruzione, il cielo e la terra, luce e buio, fuoco e acqua, uomini e donne e che non sono elementi slegati, ma fanno parte dello stesso disegno, uniti. Akoya in quell’istante, spinta dai sentimenti di Maya, riacquistò la sua divinità.

Tutti gli spettatori parteciparono commossi a quella rivelazione e quando il Generale atterrito dalle sue parole iniziò a comprendere, Akoya gli spiegò che la vita deve essere rispettata: uccidersi a vicenda andava contro il disegno degli dei.

Il momento in cui la Dea Scarlatta con la forma di Akoya attraversò il campo pieno di soldati che si combattono per riportarli alla ragione, sconvolse completamente il pubblico. La sua voce, i suoi movimenti, perfino gli attori che così tante volte avevano provato la scena, restarono allibiti e paralizzati dalla sua discesa.

Maya… sei davvero la nuova Dea Scarlatta… come ha fatto la signora Tsukikage a vedere così profondamente dentro di te tanti anni fa?

- Presuntuose e stupide anime addormentate! Non udite la voce del cielo? Non udite la voce della terra? Ci sono dei nel cielo e dei sulla terra. Unendosi fra di loro generano un essere umano. Gli uomini aspirano all’anima divina e per questo essa dimora in loro. Svegliatevi! Svegliatevi! Siate coscienti della vostra vera natura. Siatene coscienti! Siate coscienti di essere vivi! Ascoltate il racconto della terra. Il vento è il mio cuore. Il fuoco la mia forza. L’acqua è la mia vita. La terra è il mio amore. Prendetene atto, scoprite di essere stati trattati con teneramente. Pensate… Pensate al pianto del cielo e a quello della terra come fosse quello delle vostre madri. Svegliatevi! Rendetevene conto! -

Il Generale ormai convinto, come tutti gli spettatori, cercò di fermare la guerra, ma non ci riuscì, costretto ad obbedire o marchiarsi di tradimento. Liberò Isshin per farsi aiutare e dal nord scesero i soldati verso la valle, capitanati dalla spia di Kyo che si spacciava per artista di strada, il capo dei ladri, pronto a impossessarsi della zona proibita credendola una miniera di tan e che la Dea Scarlatta ne sia la sua dea.

Akoya senza poteri divini non può fermare l’avanzata e così si recò alla zona proibita insieme ad altri abitanti del villaggio dei susini. Anche Isshin arrivò alla valle e la trovò devastata e piena di cadaveri. I suoi ricordi affiorano, la memoria gli fece rivedere un altro campo di battaglia e ripensare alle statue votive e finalmente alla statua della Dea Scarlatta che avrebbe dovuto intagliare per riportare la pace. Finalmente recuperata appieno la memoria e deciso a fermare quell’atrocità Isshin si diresse al susino millenario nella zona proibita, ma trovò l’area invasa dall’esercito del nord.

La nonna di Akoya vedendolo arrivare lo aggredì con un bastone additandolo come uno iettatore, causa della sfortuna che si era abbattuta sul villaggio e del fatto che Akoya non essendo più in possesso dei suoi poteri divini stava per morire. Quando la nonna spiegò esattamente a Isshin che tipo di dea dimori nel corpo di Akoya, tutti i tasselli andarono al loro posto e Sakurakoji riuscì a trasmettere esattamente il terrore e lo sconforto nell’apprendere che Akoya, la Dea e il susino sono la stessa cosa e che se avesse dovuto intagliare una statua dal suo tronco avrebbe significato…

Nel frattempo dalla zona proibita giugnono le urla strazianti dei soldati che si erano addentrati attaccati dagli orchi e dai draghi che la difendevano strenuamente. Se il susino millenario sarà abbattuto anche Akoya e gli spiriti moriranno. Provarono a fermare l’avanzata dell’esercito, ma senza risultato e si resero conto che se per Isshin era possibile abbattere il susino allora anche per la Dea Scarlatta era possibile abbattere l’uomo!

Akoya traeva la sua forza dal susino millenario e migliaia di petali rossi si sparsero tutt’intorno. Gli spiriti la avvisarono che Isshin si sta avvicinando.

Tutti gli spettatori erano con il fiato sospeso.

- Io e il vento siamo la stessa cosa. Io e il fuoco siamo la stessa cosa. Io e l’acqua siamo la stessa cosa. Io e la terra siamo la stessa cosa. Gli esseri che volano, strisciano, nuotano, corrono nei campi. Io sono uguale a voi! Montagne, cielo, mare. Sono i miei fratelli! Io sono uguale a voi! Io e l’universo siamo la stessa cosa. Io e tutta la natura siamo la stessa cosa! Chi sono io?  Sono un essere che unisce il cielo e la terra! -

La passione di Maya, la sua convinzione, vennero trasmesse al pubblico con la voce e i movimenti che neppure la minaccia dell’ascia lucida impugnata da Isshin poterono cancellare.

- Che presenza scenica… Sono intimorita, è assolutamente una dea! - sussurrò Mizuki in tensione restando impietrita sulla sedia.

- La rappresentazione nella valle si fermava a questo punto… - la voce di Masumi la raggiunse in un sussurro pieno di angoscia - È lo scontro di due anime che si amano, lo scontro fra antichi dei e budda, la dimostrazione che l’amore va oltre la morte - sibilò le parole e Mizuki lo osservò spalancando gli occhi.

Isshin si avvicinò e Maya lo guardò con occhi pieni d’amore.

- Hai ricordato infine, mio amore? - gli chiese facendo un passo verso l’ascia. Isshin era evidentemente lacerato dai dubbi e dalla paura.

- Sì, mia dea, ho ricordato e capito. Il tempo trascorso con te senza ricordi mi ha permesso di unire due parti di un intero, come le nostre due anime - le disse esprimendo tutto il suo amore e la sua angoscia, il volto contorto dal dolore per ciò che sapeva dover fare.

- Fai quello che devi, amore mio, saremo sempre insieme. Questo porterà la pace. Io sono te e tu sei me - gli disse Akoya. Chiuse gli occhi e fu come se le tenebre calassero su tutta l’area di rappresentazione.

Maya concentrò in quegli attimi di immobilità in cui Akoya, la Dea e il susino erano una cosa sola, tutti i sette anni di recitazione che aveva imparato con fatica: Beth, Helen Keller, Gina, Katherine, Bianca, Midori, Puck, la bambola, Ardis, Jane e tutti gli altri ruoli si fusero armoniosamente per permetterle quell’interpretazione fuori dalla portata di qualsiasi altra attrice.

Isshin calò l’ascia uccidendola, il metallo lucido si piantò nel tronco del susino.

Urla e grida si levarono dal pubblico devastato dal dolore e dalla sofferenza.

Maya, ecco l’amore eterno, quello che non conosce ostacoli e che neanche la morte può fermare. Isshin l’aveva capito e anche Akoya. Anche il mio amore non cesserà mai, ma non ho alcuna intenzione di ucciderti mia dea. Voglio vederti sul palco per sempre e per sempre ti manderò le mie rose...

Isshin scolpì la statua dal tronco, lacrime cariche di dolore e amore inondarono il legno mentre gli scalpelli incidevano rapidi il legno morbido. La consegnò al Generale Terufusa e nessuno lo rivide più.

Quando il Generale la consegnò all’Imperatore la pace tornò nel paese. L’imperatore avrebbe voluto ricompensare lo scultore, ma non riuscirono a trovarlo in alcun modo e Terufusa gli raccontò la storia di un bonzo che andava in giro scolpendo statue votive invece di pregare il budda amida. Ovunque il bonzo andasse con le sue preghiere e statue faceva piovere per placare la siccità, campi sterili davano abbondanti raccolti, da una terra arida nasceva una fonte d’acqua. Se si pregava alle statue da lui scolpite, le tempeste si placavano, periodi di lunga pioggia cessavano e sembrava possibile far cambiare corso ad un fiume. Inoltre sembrava che il bonzo fosse un esperto di piante medicinali, che insegnasse la sua arte a chi glielo chiedesse e abbia salvato innumerevoli persone ferite o ammalate. Era introvabile, spostandosi di continuo, e ovunque andasse lasciava una statua piena d’amore sotto le quali era incisa la parola ‘verità’.

Terufusa confidò all’Imperatore che probabilmente quel bonzo era proprio lo scultore Isshin e insieme giunsero alla conclusione che era probabile che il suo cuore dimorasse in cielo e il suo corpo sulla terra e che se anche fossero riusciti a trovarlo non sarebbe sceso mai sulla terra.

- Se può esistere una ragazza in cui dimora la dea, allora può esistere anche un uomo in cui dimora il budda. E mentre le loro anime si uniscono, la dea e il budda diventano una cosa sola, è nata la statua della preziosa Dea Scarlatta. Può darsi che anche nel bonzo vagabondo dimori quest’anima preziosa - concluse l’imperatore.

Quando lo spettacolo si chiuse ci furono svariati minuti di silenzio che atterrirono attori e regista.

- Signor Kuronuma… - Yu gli si avvicinò, il regista stringeva il copione nervosamente.

- Guardala, Sakurakoji… - Kuronuma ignorò l’apprensione del giovane e gli indicò invece Maya - È ancora la Dea Scarlatta… guarda i suoi occhi, la sua postura… ad ogni cambio di scena lei tornava qui, ma è sempre stata Akoya da quando ha messo piede fuori per la prima scena -

Sakurakoji si avvicinò e Maya si voltò a guardarlo. Gli sorrise così dolcemente che il suo cuore sussultò pieno di felicità.

- Isshin… - sussurrò e Yu comprese che non l’aveva veramente riconosciuto e che l’amore che vedeva nei suoi occhi e nelle sue labbra tremanti era per lo scultore.

- Akoya… - rispose lui in automatico inginocchiandosi accanto a lei.

Un unico battito di mani si levò dalla platea basita e sconvolta.

- È la signora Tsukikage! - gridò qualcuno rientrando trafelato.

Maya si alzò e Sakurakoji poté vedere i suoi occhi cambiare completamente aspetto, la personalità di Maya rientrare nel suo corpo mentre la Dea usciva. E quando il boato di applausi riempì l’aria dello Shuttle X e tornò a guardarla, Yu vide Maya in tutto e per tutto.

Sbatté le palpebre e tremò. Lui protese le braccia e lei ci si gettò cercando conforto.

- Sakurakoji… - sussurrò con la testa appoggiata al suo torace.

- Maya, è tutto finito, recitare con te è stato meraviglioso, comunque vada a finire sono stato felice di averti seguito in questa avventura - sentirla così vicina gli fece trattenere a stento la voglia di baciarla, davanti a tutti, fregandosene di chi fossero, e di chi fosse lei, come era avvenuto sul palco, ma il barlume di autocontrollo che gli era rimasto gli suggerì che si era gettata fra le sue braccia solo per l’emozione del momento.

- È stato incredibile, Sakurakoji! - gli occhi le brillavano come stelle - Ho sentito tutto l’amore della Dea per gli uomini e la natura, di Akoya per Isshin, il suo dolore, la sua sofferenza quando è morta, ogni cosa era dentro di me! - le tremava la voce mentre tutti si erano radunati intorno e fuori il boato di applausi cresceva.

- Ti chiedo scusa per il bacio - mormorò lui abbassando lo sguardo. Lei gli afferrò le mani.

- Sakurakoji non devi! Lo voleva davvero! Akoya era lì e aspettava solo quello! L’hai fatto perché Isshin in quel momento lo provava! È stato perfetto! - era entusiasta ed euforica, per nulla imbarazzata. Per lei aveva significato solo un bacio di scena.

- Ho provato le stesse emozioni, Maya! - le confidò raggiante annuendo e celando la tristezza che lo pervadeva. La osservò frugare nella tasca dell’abito di scena.

- Devo restituirtelo, Yu, non posso tenerlo né darti ciò che vorresti da me - il ciondolo con il delfino pendeva inerte dalla sua mano, i suoi occhi traboccavano malinconia.

Sapevo come sarebbe andata, perché questo vuoto nel cuore allora? Perché mi rode così tanto che lui sia riuscito dove io ho fallito?

- Ho capito… - afferrò la collanina con delicatezza e la strinse forte.

Gli altri attori si radunarono intorno a loro due.

- Maya, il tuo vestito... - gli fece notare l’attore che interpretava Terufusa, ancora con l’armatura di scena. Un’ampia macchia rossa si allargava sulla veste di seta.

Come riportata completamente alla realtà Maya crollò in ginocchio seguita da Yu.

- Maya! - gridò Sakurakoji sorreggendola.

- Portate un asciugamano e chiamate un’ambulanza! - gridò qualcuno. Kuronuma si inginocchiò accanto a lei.

- Kitajima, quando ti sei ferita? - le chiese, la ragazza aveva una faccia pallida e gli occhi incavati, un’ombra della Dea che era stata fino a qualche minuto prima.

La costumista si avvicinò cercando di salvare la veste, la sollevò e vide la fasciatura macchiata di rosso sotto una ulteriore maglietta bianca aderente.

- Ma… la fasciatura non è recente! Non l’avevo vista! - disse meravigliata guardando il regista. Maya ansimava e restava piegata.

- Non è importante adesso - disse con voce chiara Maya - Dobbiamo uscire - si alzò appoggiandosi a Sakurakoji.

- Maya… -

- Yu - lo supplicò chiamandolo per nome - Ce la faccio, pensiamoci dopo - gli strinse il braccio nonostante il dolore fosse così intenso da farla quasi svenire.

Avrei dovuto prendere altre pasticche durante lo spettacolo…

Lui annuì, preoccupato, ma convinto ad aiutarla.

- Ci chiamano alla ribalta gente! Usciamo! - gridò deciso guardando tutti. Aiutò Maya che si aggrappò a lui.

Lentamente tutti gli attori si presentarono sul binario, per ultimi Maya e Sakurakoji che si tenevano per mano seguiti dal regista Kuronuma. Si inchinarono tutti, ma Maya una volta rialzata la testa, nonostante sentisse la stretta di Sakurakoji cercò con lo sguardo la signora Tsukikage che sorrideva in modo enigmatico e l’unica altra persona che riempiva i suoi pensieri e senza la quale non sarebbe mai riuscita ad arrivare a quel punto.

Era la mia Dea Scarlatta ammiratore, ti sarà piaciuta? Hai compreso? Morirei per te, l’amore di Akoya è il mio per te!

Il cuore le batteva all’impazzata quando cercò quello di Masumi in mezzo alla folla in piedi che applaudiva.

Quando Masumi sollevò lo sguardo chiudendo lo scambio di battute con Mizuki vide Maya entrare sul binario tenendo la mano a Sakurakoji. Il suo sorriso era radioso, i suoi occhi brillavano come stelle al mattino. La vide cercare e trovare la signora Tsukikage che era stata la prima ad alzarsi e applaudire e poi, senza alcun timore, cercò lui.

Tremò quando incontrò il suo sguardo e, come nella valle prima e a Izu poi, ebbe quella sensazione di distaccamento, come se vedesse la scena da altra angolazione. E lei era lì, l’altra anima, ad attenderlo.

Io sono l’altra parte di te.

Tu sei l’altra parte di me.

Amore mio! gridò lei andandogli incontro.

Accade di nuovo! Lui la strinse come nella valle e avvertì il calore del suo corpo.

In qualsiasi posto io sarò tu sarai con me… Non importa cosa reciterò o con chi… Tu sei mio… Sei rimasto... sussurrò Maya appoggiando la fronte al suo petto ampio e caldo.

Non importa cosa reciterai, non importa dove sarai… Tu sei mia... Io ci sarò… sempre! la rassicurò Masumi stringendola forte.

Sakurakoji la scosse tirandole la mano e il legame si spezzò. Maya sbatté le palpebre e Yu si costrinse a guardare nella direzione in cui i suoi occhi erano rimasti fissi a lungo trovando conferma ai suoi pensieri. Si amavano e anche se poteva sembrare la cosa più inconcepibile e strana del mondo, doveva accettarla.

Sul palco hai saputo riversare in me tutto l’amore di Akoya per Isshin esattamente come quel giorno in cui ti vidi provare nella saletta al Kid lo riversasti su di lui. Ho potuto tirare fuori tutto il mio Isshin solo grazie a te!

L’abbracciò, la sollevò e la fece girare in tondo mentre lei rideva felice rovesciando la testa all’indietro. In quel momento lui si dimenticò della gamba dolorante e della strana ferita al fianco di Maya, e lei del dolore.

Masumi osservò il gesto del giovane attore per la prima volta senza che il gelo gli serrasse l’anima che fino ad un secondo prima era stata abbracciata alla sua metà.

Mizuki l’aveva osservato meravigliata senza comprendere inizialmente cosa stesse accadendo. Masumi non si lasciava mai andare a sguardi prolungati con attrici che potevano sempre essere fraintesi, ma in quel frangente lui non esitò a mostrare quell’interesse che aveva sempre celato. Non fece niente di particolare, la guardò e basta, e lei dall’altra parte fece lo stesso come se non ci fosse stato nessun altro intorno a loro. Solo per un istante gli vide sollevare le mani come se si stessero per tendere in un abbraccio, ma sapeva che era impossibile. Quando Sakurakoji la sollevò abbracciandola non gli vide quello sguardo vacuo e terrificante che riempiva di solito i suoi occhi in situazioni simili e se possibile si meravigliò ancora di più.

- La smetta di fissarmi - le disse lui voltando lentamente la testa.

- Scusi… - balbettò lei distogliendo immediatamente lo sguardo.

- Sembra che la signora Tsukikage sia soddisfatta - aggiunse Masumi guardando nella sua direzione.

- Direi emozionata… - precisò Mizuki guardandola a sua volta.

- Sarà dura per Ayumi scacciare la sensazione di questa Dea Scarlatta così autentica dal cuore degli spettatori… -

- Con qualcuno non ci riuscirà affatto ne sono sicura… - precisò di nuovo Mizuki fissandolo.

- Deve farmi un piacere, Mizuki - le chiese guardando gli attori che si prendevano gli applausi meritati - Maya ha una ferita sul fianco, deve fare in modo che raggiunga quanto prima un ospedale -

Mizuki sussultò. Come può restare così impassibile dopo avermi detto una cosa del genere? Come è potuto restare così durante lo spettacolo! E come ha fatto Maya ad arrivare allo spettacolo con una ferita sul fianco? Signor Masumi lei ha sempre troppi segreti…

- Avrebbe dovuto avvisarmi prima e sa perfettamente che non riuscirò mai a convincerla ad andarsene senza vedere lo spettacolo di Ayumi - gli fece notare lei - Inoltre sa che preferirebbe che lei… -

- Non è necessario che aggiunga altro, faccia quello che le ho chiesto - ringhiò lui a bassa voce voltandosi di scatto. Mizuki non si fece affatto intimorire, ma fece quanto le aveva chiesto. Gli attori erano tutti rientrati e il pubblico si allontanò per la pausa. La compagnia di Onodera si era già ritirata nel suo padiglione e lei si diresse immediatamente da Kuronuma.

C’era una gran confusione ma trovò subito Maya e Sakurakoji che litigavano per lo stesso motivo per cui Masumi l’aveva mandata lì. Appena la vide si alzò in piedi tenendosi il fianco e correndole incontro.

- Signorina Mizuki! - gridò disperata abbracciandola. Lei fece altrettanto stringendola teneramente.

- La tua Dea Scarlatta è stata meravigliosamente vera Maya, mi hai veramente conquistato - le sussurrò lei abbassando la testa al suo orecchio.

- Sono felice che le sia piaciuta! - sollevò lo sguardo che brillava e aveva perduto quell’aria di dolore che le aveva visto qualche attimo prima.

- Ma ora devi andare a farti medicare - le sussurrò e la sentì irrigidirsi immediatamente.

- Devo vedere lo spettacolo, non posso andare ora… -

- La convinca lei, signorina Mizuki - la interruppe Sakurakoji - Oppure chiami lui - le disse deciso, le mani chiuse a pugno lungo i fianchi, il vestito di scena ancora indosso.

- Sakurakoji! - gridò Maya indignata voltandosi di scatto, gli occhi che ardevano come fiamme - Posso prendere degli antidolorifici, funzionano, ma la prego mi lasci vedere lo spettacolo! - la supplicò con gli occhi umidi.

Mizuki scambiò uno sguardo rapido con Sakurakoji e Kuronuma che a qualche passo di distanza aveva seguito attentamente e con meraviglia lo scambio di battute.

- E va bene - sospirò - Ma cambiamo quelle bende e disinfettiamo - Maya l’abbracciò stretta con un gridolino di gioia.


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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12



Lo spettacolo dimostrativo - parte seconda



Era tutto pronto e Ayumi, seduta in un padiglione per gli attori, era concentrata e immobile come una statua.

Mi sono sempre domandata, Maya, come tu riesca a calarti così profondamente nel personaggio… qual è il momento in cui questo accade? Quando ti metti la maschera che ti cambia completamente e ti permette di vivere la vita di qualcun altro? Nel momento in cui sali sul palco? In attesa dietro le quinte? Alla prima battuta? Quando impersonai Oligerd fu la prima volta in cui mi calai completamente nel personaggio e restai sconvolta quando tu mi dicesti che ti accadeva ogni volta… Ma io sono un’attrice, Maya, io interpreto, non divento, il personaggio. Ho creato la mia Akoya, una donna con dentro uno spirito divino con le sue fragilità, debolezze, ma anche forza e coraggio. E un amore inscindibile, che va oltre la morte, che sono riuscita a trasmettere anche al grande Akame, il mio Isshin, e lui a me. Diventare Akoya non mi interessa, il mio lavoro è dare vita a lei, non darle la mia vita, anche se solo per un po’... È vero, sei stata capace di trasmettermi la tua Akoya nonostante la mia cecità, usciva dal palco ed entrava nei cuori tanto che anche io sono stata capace di sentire il tuo amore per Isshin e il tuo dolore per l’inettitudine degli uomini e la mancanza di rispetto che hanno per la vita e la natura… ma questo non significa che io non sia capace di fare altrettanto! E ora guarda la mia Akoya, Maya!

Venne chiamata l’entrata in scena. Ayumi chiuse gli occhi e quando li riaprì Akoya era dentro di lei, che lo volesse o meno.

Masumi era in piedi nell’area adibita al buffet, fissava il padiglione che ospitava il gruppo di Ayumi Himekawa. La signorina Mizuki, perfetta nel suo abito da pomeriggio, era alle sue spalle e poteva avvertire la sua presenza rassicurante e discreta. Gli aveva già riferito che Maya non ne aveva voluto sentire di andare all’ospedale, che voleva vedere lo spettacolo, ma aveva acconsentito a farsi medicare sommariamente.

Ah Maya, cosa devo fare con te…?

Individuò il fotografo francese Hamil appoggiato ad uno dei tubolari del padiglione. Si guardarono per un momento, non l’aveva più risentito dalla loro telefonata, poi lui venne distratto da qualcosa che catturò la sua attenzione. Sollevò la macchina e scattò una serie di foto.

Quando venne chiamata l’entrata in scena per il nuovo spettacolo, il pubblico si diresse verso la platea sedendosi compostamente. La giuria e la signora Tsukikage erano in un posto riservato al centro. Maya avrebbe voluto parlare con lei, la tensione di attendere il verdetto la stava logorando. Quando uscì dal padiglione vide immediatamente la signorina Mizuki. Gli antidolorifici stavano facendo effetto e riusciva a camminare diritta. La prova l’aveva completamente svuotata, impersonare la Dea Scarlatta aveva risucchiato tutte le sue energie.

- Vieni, Maya, andiamo a sederci, lo spettacolo sta per iniziare - la segretaria le mise un braccio intorno alle spalle e la diresse gentilmente verso la platea. C’era tanta gente in piedi, ma lei si affidò completamente a Mizuki.

Come sarà la Dea Scarlatta di Ayumi? Lei sarà capace di mostrare una vera dea, non come la mia, così terrena e familiare…

Si sedette persa nei suoi pensieri e si rese conto che Mizuki non era più con lei. Si girò a destra e notò che accanto a lei c’era un anziano signore che non dette segno di averla riconosciuta, ma quando si voltò a sinistra incontrò gli occhi azzurri e penetranti di Masumi nello stesso istante in cui anche lui si girava, certo di vedere Mizuki.

- Maya… - sussurrò con occhi spalancati chiamandola per nome.

- Sa-Salve signor Hayami… - balbettò lei riuscendo a mantenere il distacco anche se usò quel cognome con cui l’aveva chiamato per anni. Maya cercò la signorina Mizuki che doveva averle ceduto il suo posto. Lo sguardo di lui si addolcì e se qualcuno l’avesse guardato in quel momento avrebbe compreso ogni cosa.

- Complimenti per la sua Dea Scarlatta, è stata davvero autentica - le sorrise nello stesso identico modo in cui lo aveva fatto per la ragazza lupo nel foyer.

- Sono… Sono felice che le sia piaciuta - il suo volto si illuminò in un sorriso caldo anche se il cuore le batteva all’impazzata.

- Il suo intenso amore per Isshin ha conquistato completamente la platea e l’accettazione del sacrificio nella scena finale verrà celebrata per mesi dai giornali - Masumi tornò a guardare il binario dove stava per iniziare il secondo spettacolo dimostrativo.

- Qualcuno mi disse di rendere reale una dea nel mondo di oggi e l’unico modo che avevo per farlo era portare la purezza dell’amore dalla realtà alla scena… e ho potuto farlo solo perché ho compreso cosa significhi avere un’anima gemella - gli confessò Maya con la voce lievemente tremante e le mani in grembo strette a pugno.

- Se la trovassi, l’anima gemella, sono convinto che mi renderei conto di quanto prima sia stato veramente solo - mormorò Masumi continuando a guardare davanti a sé - Deduco che tutto questo si debba al suo ammiratore - e si voltò a guardarla con un’espressione enigmatica che Maya non decifrò.

- Senza di lui non avrei mai potuto essere seduta qui accanto a lei con la Dea Scarlatta che infiamma ancora le mie vene… - gli confessò abbassando lo sguardo e arrossendo. Lui rise.

- Beh, ragazzina, alla fine mi ha battuto in ogni campo, e non so se ringraziare o meno questo ammiratore che le regala le rose… - alcuni intorno a loro si voltarono incuriositi e Maya ebbe l’improvviso istinto di rispondergli per le rime udendo quel “ragazzina” che l’aveva irritata per anni. Invece incassò la testa fra le spalle per la vergogna.

- Dovrebbe, è la persona migliore che io abbia mai conosciuto, lo amo profondamente e niente di ciò che lei potrà mai fare o dire minerà ciò che provo per lui - Maya espresse ogni parola aiutandosi con lo stesso sistema che usava sul palco. La voce non tremò, il corpo rimase rilassato, lo sguardo limpido e diretto. Masumi la fissò incapace di rispondere, l’unica cosa che avrebbe voluto fare era stringerla fra le braccia.

Gli attori comparvero nelle prime scene e Maya voltò lo sguardo dedicandogli completa attenzione. L’apparizione di Ayumi come dea all’inizio del primo atto la sconvolse più di quanto avrebbe voluto ammettere. Ciò che aveva visto della sua rivale nella valle dei susini si era affinato dando vita ad una vera dea. Ci fu un brusio generale quando la sua voce pura e limpida invase l’aria e si interrogò su ciò che stava accadendo sulla Terra, sul fatto che gli uomini si stessero uccidendo a vicenda.

- Chi mi sta chiamando? Proprio loro non si rendono conto che è il cuore degli dei di cielo e terra a far muovere e ad aver cura della loro vita… Il destino del mondo deve essere deciso dagli uomini! Se la gente non si accorge dei suoi errori… ordino ai draghi di tuonare in cielo e di spaccare la terra allagando i campi! - Ayumi si mosse sinuosa, sembrava addirittura non toccare terra, come se fluttuasse realmente.

- Qualcosa di strano mi sta attraversando… Cosa sarà? Fa caldo… è incredibile! Ma non è solo questo, è anche temibile ma soavemente penoso… provo gioia ma nel contempo una profonda tristezza che mi strappa il cuore! Cosa sono questi sentimenti mai provati finora? Sento che mi sta accadendo qualcosa! È pericoloso! Non bisogna avvicinarsi! Ma è talmente dolce da non poter resistere… Come si trasformerà il mio corpo in quel momento? Salirà al cielo come una spirale oppure verrà inghiottito dalla terra? Non capisco! -

In questa scena Ayumi aveva un’espressione completamente diversa da quella di Maya, era quasi impaurita e si era rannicchiata su se stessa perdendo la regalità divina con cui aveva incantato il pubblico.

- È meravigliosa… - sussurrò Maya - Una dea vera e propria… -

Si passò una mano sul fianco avvertendo una fitta dolorosa.

Io non mi muovevo affatto in quel modo… sembra volare e fluttuare, come se fosse discesa dal cielo realmente…

Masumi sentì il suo lamento sommesso e si voltò a guardarla. Era completamente affascinata dallo spettacolo, stava seduta in avanti e le ricordò il momento in cui Maya aveva visto la signora Tsukikage interpretare la Dea nella valle dei susini.

Lo spettacolo proseguì, gli attori riuscirono perfettamente a far dimenticare l’ambiente scarno e industriale dello Shuttle X e a sostituirlo con la valle e il medioevo giapponese. Maya muoveva le labbra ripetendo ogni battuta, protesa in avanti, rapita e ammaliata dallo spettacolo. Una lacrima scese quando venne raccontata la storia di Isshin e strinse lo sguardo quando apparve il generale Terufusa.

E ora Ayumi vediamo quanto è reale il tuo amore per Isshin e vediamo il grande Akame cosa è in grado di fare… riuscirete a battere due ragazzini e la loro storia d’amore?

Masumi osservò Maya farsi lentamente indietro e appoggiarsi allo schienale della sedia, gli occhi spalancati, la bocca socchiusa, il respiro accelerato.

Rivive ogni cosa… è di nuovo lì sul palco con il suo Isshin…

Akoya e Isshin intonarono le battute dell’innamoramento rapendo pubblico e giuria. Ayumi era fresca, quasi civettuola e ardita nelle risposte a Isshin mentre lui dimostrava tutta la paura di poterla perdere con una parola sbagliata. Akame incarnò il perfetto Isshin, come doveva essere a quell’epoca e Maya temette per Sakurakoji.

- Non esistono età, aspetto, rango, quando si incontrano queste due anime si attraggono vicendevolmente cercando l’altra metà di se stesse, ansiose di trovare l’unità implorano pazzamente l’altra. Questo significa innamorarsi… - Ayumi afferrò le mani di Akame e Maya allungò di scatto la mano sinistra e afferrò quella di Masumi lasciandolo di stucco. La tirò verso di sé trattenendola anche con l’altra mano. Ripeteva le battute sommessamente stringendo la mano grande fra le sue. Masumi si guardò intorno, ma tutti erano conquistati dallo spettacolo così si rilassò e lasciò che gliela stringesse in quel modo possessivo.

- Innamorarsi è implorare pazzamente l’anima di un’altra persona. Nemmeno io ci posso credere veramente. Una così straordinaria sensazione l’ho provata ora per la prima volta - Ayumi era raggiante, appassionata e follemente innamorata di Isshin, molto più di quanto non lo avesse dimostrato Maya con la sua spontaneità.

- Solo se ti penso mi sento inebriata. Solo se sento la tua voce mi emoziono. Lo sai quanto sono felice quando ti tocco - Ayumi appoggiò entrambe le mani aperte sul torace di Isshin che sussultò al tocco ardito.

Anche Maya sussultò, non aveva pensato di toccare Sakurakoji in quel modo, lei l’aveva visto più come un tocco spirituale che fisico, per questo aveva scelto i polpastrelli, solo per indicare la connessione. Presa dalla recitazione di Ayumi, separò le dita della mano sinistra e le incrociò a quelle di Masumi che cercò di mantenere una posizione diritta sulla sedia.

Maya… non ti rendi neppure conto di quello che fai… e io… io vorrei solo portarti via da qui...

Sorrise e chiuse le dita sulle sue in quel contatto nascosto e intimo.

- Cosa sono nome e passato rispetto al poter vivere con me ora che mi hai incontrato? Questo può bastarci. Abbandona, te ne prego, il tuo passato… diventa solo mio, della tua Akoya! - Ayumi lo implorò, cercando di convincerlo.

Maya strinse la presa e si voltò verso Masumi, un’unica lacrima scese lungo la guancia.

- È meravigliosa, sento vibrare l’amore che li lega… - sussurrò terrorizzata. Poi si voltò di nuovo tornando a guardarli e lui non ebbe tempo neanche per replicare. Ayumi era bravissima ed era innegabile che ci fosse una differenza fra loro…

- Tu sei l’altra parte di me. Io sono l’altra parte di te - confessò Ayumi inginocchiandosi e abbracciando le gambe del suo Isshin.

Ayumi! Quanta passione!

- Io sono te. Tu sei me - rispose Akame cadendo a terra in ginocchio - Ti penso con tenerezza. Non sapevo che ci fosse tanto ardore dentro di me! Amore mio eravamo stati separati ma ora torniamo a essere uno! -

Masumi vide chiaramente lo sguardo di Maya farsi vacuo, come se fosse perduta in ricordi lontani oppure avvinta talmente alla recitazione da aver riaccolto la dea dentro di sé.

Akame sollevò il volto della sua Akoya e la baciò dolcemente.

La sua Akoya è passionale e combattiva…

- Io ti amo - gli confessò - Finora nessuno mi ha trattato come una ragazza normale, sei la prima persona… Quando ho incontrato te sono riuscita finalmente a sentirmi una ragazza come le altre... - Isshin l’abbracciò stretta facendo comprendere l’angoscia e l’amore che lo tenevano legato a lei.

Incredibili i due modi di rappresentare questo innamoramento… Mi dispiace per la Himekawa, ma quello di Maya era più convincente, più autentico!

E fu chiaro che Ayumi eccelleva nella rappresentazione divina della dea quando qualche scena dopo cercò di spiegare agli abitanti del villaggio come catturare i tre ladri camuffati da artisti di strada. I suoi movimenti, la sua voce, il suo aspetto, era una dea in tutto e per tutto.

La sua dea è meravigliosa, non posso competere, non posso competere!

Masumi sentì Maya tremare perfino attraverso la mano. Gliela strinse, lei si voltò e Masumi lesse nel suo sguardo la certezza di aver perduto il confronto.

L’atto arrivò alla sua conclusione. Il pubblico iniziò ad alzarsi per raggiungere il buffet. Maya fissava ancora ad occhi spalancati il centro del palco naturale.

- Hai intenzione di rovinarti la carriera da subito? - sentì Masumi sussurrarle all’orecchio. Si voltò sbattendo le palpebre e arrossendo, poi lui sollevò un sopracciglio indicando le mani unite che lei non aveva lasciato andare anche se lui aveva provato a districarle. Arrossì ancora di più e lo lasciò andare immediatamente.

- Scusi… mi-mi scusi io non mi ero resa conto - balbettò insicura, la pelle che ardeva come avesse un fuoco sotto.

Masumi rise e alcuni si voltarono a fissarli. Si alzò sistemandosi la giacca e senza aggiungere altro la lasciò da sola raggiungendo il padiglione. Maya restò a bocca aperta qualche attimo, poi si guardò intorno. C’era seduta una sola persona che si voltò a guardarla: era la signora Tsukikage. Maya tremò e, incapace di sostenere il suo sguardo enigmatico, lo distolse e si fissò le mani in grembo.

Avrei dovuto sapere che Ayumi avrebbe saputo rendere perfetta la Dea Scarlatta. Io sono approssimativa, ho poca esperienza… perché la signora ha voluto farmi confrontare con lei? Sapeva già che avrei perduto la sfida, perché mi ha fatto partecipare a questo scontro?

Si portò le mani al volto e pianse sommessamente senza accorgersi che le persone stavano tornando a sedere e stava per iniziare il secondo atto.

- Non è da lei abbattersi così, lo spettacolo non è ancora finito e la giuria non si è pronunciata - la voce fredda di Masumi la riportò alla realtà. Si asciugò le lacrime e tornò a guardare il palco naturale.

- Potrebbero anche finire qui per me… ho già visto quello che dovevo… - mormorò Maya demoralizzata.

- Non crede che dovrebbe lasciare ai giudici il loro compito e lei occuparsi di fare l’attrice? - si voltò a guardarla freddamente e le ricordò quando in passato aveva usato quella maschera per spronarla. Sorrise e annuì.

- Ma come, non ha niente da dire? - la incalzò Masumi stupito.

Maya scosse la testa gentilmente - Non questa volta… - gli rispose serena.

Come ho fatto in passato a non accorgermi di quello che faceva? Quando mi chiamava ragazzina aveva proprio ragione…

Continuò a guardarlo e a sorridergli e lui si sentì a disagio sotto quello sguardo così felice.

Cosa vedi, Maya, quando mi guardi così?

Gli attori presero il loro posto e lo spettacolo ricominciò.

La scena in cui Isshin inizia a ritrovare la memoria dopo aver compreso che Akoya è la Dea Scarlatta ebbe un impatto molto forte sul pubblico, Akame riuscì a rendere perfettamente l’agonia dello scultore e la sua indecisione, e la perdita della divinità da parte di Akoya ormai perdutamente innamorata di un uomo mortale venne interpretata magistralmente da Ayumi che sembrò all’improvviso goffa e impacciata, come se la leggiadria con cui si era mossa le venisse dagli elementi e dalla natura, dal suo essere dea.

Maya rimase per tutto il tempo pietrificata sulla sedia e Masumi le lanciò qualche occhiata ogni tanto per assicurarsi che respirasse ancora…

Mi piacerebbe farti vedere il tuo volto in questi momenti, quando la recitazione ti avvince così tanto da farti dimenticare tutto quello che c'è intorno a te…

Anche l’incarcerazione di Isshin da parte del Generale venne interpretata da Akame in modo completamente diverso. Ayumi recitò magistralmente il suo deperimento in assenza della sua anima gemella e quando il Generale andò a trovarla, il loro dialogo scosse le menti e ravvivò i cuori nel momento in cui Akoya riacquistò la sua divinità e perfino Terufusa, sull’onda della passione sprigionata dalla spiegazione di Akoya, eccellé nell’interpretazione comprendendo che uccidersi a vicenda non era la strada giusta.

- Ha convinto anche me… anche me… - mormorò Maya con gli occhi sbarrati di fronte a tanta perfezione recitativa.

Masumi si voltò a guardarla nella sua immobilità.

Cosa faresti se ti dicessi che Ayumi non ci vede e che la signora Tsukikage lo sa? Ti demoralizzeresti senza renderti conto che la differenza fra voi è abissale e non lo penso perché sono coinvolto, sei un vero talento, Maya... la signora lo sa… e la tua Dea Scarlatta è stata… davvero superba!

E quando Ayumi attraversò il campo di guerra sembrò un angelo vendicatore tale era l’ira che emanava.

- Presuntuose e stupide anime addormentate! Non udite la voce del cielo? Non udite la voce della terra? Ci sono dei nel cielo e dei sulla terra. Unendosi fra di loro generano un essere umano. Gli uomini aspirano all’anima divina e per questo essa dimora in loro. Svegliatevi! Svegliatevi! Siate coscienti della vostra vera natura. Siatene coscienti! Siate coscienti di essere vivi! Ascoltate il racconto della terra. Il vento è il mio cuore. Il fuoco la mia forza. L’acqua è la mia vita. La terra è il mio amore. Prendetene atto, scoprite di essere stati trattati con teneramente. Pensate… Pensate al pianto del cielo e a quello della terra come fosse quello delle vostre madri. Svegliatevi! Rendetevene conto! -

Maya strinse gli occhi di fronte a quella divinità arrabbiata che cercava invano di attirare l’attenzione degli uomini e fece per alzarsi, ma come era avvenuto tempo prima in un altro teatro e in altra occasione, sentì la sua mano serrata in quella di Masumi.

- Si sieda - le intimò fissandola freddamente - Andare via non cancellerà l’esito dello spettacolo - tenne ferma la mano piccola nella sua condividendo lo stesso ricordo che aveva assalito Maya.

- Mi lasci! - sibilò strattonandolo - La prego… - lo supplicò quando vide che non la lasciava.

- Si sieda - le ripeté tornando a guardare lo spettacolo - Cosa direbbe la signora Tsukikage? -

Maya si bloccò e si lasciò andare sulla sedia riportando lo sguardo sul palco nell’istante in cui la bellissima Akoya entrò nella zona proibita con gli altri abitanti del villaggio. Sentì la stretta di Masumi farsi più delicata quando lei si mise tranquilla, ma non fece niente per lasciare la sua presa, in quel momento era l’unica cosa che le permetteva di non fuggire.

Isshin apprese dalla nonna di Akoya cosa lei realmente fosse comprendendo ciò che lo aspettava se avesse voluto intagliare la statua della dea dal tronco del susino per portare la pace. Gli spiriti cercarono di fermare Isshin e durante le colluttazioni ricevette una ferita reale e sulla guancia destra comparve un taglio profondo. Akame approfittò alla perfezione di quell’imprevisto rendendo la scena più drammatica.

Akoya, rigenerata dal susino, affrontò Isshin nella scena finale.

- Io e il vento siamo la stessa cosa. Io e il fuoco siamo la stessa cosa. Io e l’acqua siamo la stessa cosa. Io e la terra siamo la stessa cosa. Gli esseri che volano, strisciano, nuotano, corrono nei campi. Io sono uguale a voi! Montagne, cielo, mare. Sono i miei fratelli! Io sono uguale a voi! Io e l’universo siamo la stessa cosa. Io e tutta la natura siamo la stessa cosa! Chi sono io?  Sono un essere che unisce il cielo e la terra! -

E infine il momento del sacrificio della dea, dell’unione delle due anime nello scultore che con la statua avrebbe riportato la pace e trasmesso quell’amore infinito a tutte le persone che avrebbe incontrato nel suo vagabondare.

Brava Ayumi, ma l’immobilità di Maya è stata più convincente! Maya sei troppo coinvolta per renderti conto delle differenze...

Quando l’imperatore con le sue ultime battute a chiusura dell’opera uscì di scena, si levò un lungo applauso che crebbe d’intensità. Maya si guardò intorno stralunata. Erano tutti in piedi e l’ovazione chiamò gli attori alla ribalta.

Si alzò è applaudì insieme a tutti gli altri, convinta e atterrita dal risultato che avrebbe potuto ottenere. Vide la giuria ritirarsi e il pubblico raggiungere il padiglione del buffet e sentì un fitta dolorosa che le attraversò il fianco.

- Maya - udì il suo nome e si voltò sulla destra vedendo Sakurakoji, ma lui stava già fissando Masumi che ricambiò freddamente. Passò lo sguardo da uno all’altro imbarazzata, poi l’uomo che amava si girò dando le spalle ad entrambi e senza una parola raggiunse Mizuki che lo attendeva nella parte più esterna delle sedute.

- Sakurakoji… - lui le tese la mano e lei la prese per non cadere.

Non è come quando stringo la sua… il mio cuore non batte adesso, le mie dita non tremano e i miei occhi non cercano i suoi…

- Andiamo, gli altri ci aspettano - Yu la guidò e Maya si lasciò trascinare.

- Quando sapremo il responso della giuria? - domandò debolmente.

- Sono convinto che non dovremo aspettare molto - le sorrise in modo gentile continuando a trascinarla.

Quando raggiunsero il padiglione vennero circondati dai giornalisti presenti all’evento che cominciarono a tempestarli di domande, la più frequente riguardava la storia d’amore, se la condividevano anche nella realtà.

Maya arrossì, ma Sakurakoji rispose con fermezza al suo posto.

- Sono spiacente di deludervi, ma siamo solo due professionisti che si sono cimentati in una storia molto complessa - e sorrise a tutti i giornalisti che passarono ad altre domande coinvolgendo anche Kuronuma e gli altri attori.

Dopo quello che le sembrò un tempo interminabile, anche il gruppo di Onodera uscì dal padiglione e i giornalisti si gettarono su di loro lasciandoli finalmente in pace. Maya scambiò un breve sguardo con Ayumi che si interruppe appena un giornalista le fece la prima domanda. Spaziò in mezzo alla folla e quando trovò gli occhi azzurri che le interessavano scoprì che la stavano già fissando. Arrossì, avrebbe voluto raggiungerlo, ma ogni cosa nel suo volto, nella sua postura, le indicarono che non era una buona idea. Si trovò incredibilmente a rimpiangere le volte in cui lo incontrava alla fine degli spettacoli e immancabilmente lui la irritava…

Maya, avrai tutto ciò che ti è stato negato fino ad oggi e non dovrai più chiedere niente a nessuno…

- Come pensa andrà a finire? - gli domandò Mizuki seguendo il suo sguardo che terminava sulla schiena della ragazza che amava, intenta a chiacchierare col regista Kuronuma.

- Non lo so… - mormorò Masumi accendendosi una sigaretta.

Il brusio allegro e le acute domande dei giornalisti si spensero gradualmente costringendo tutti a voltarsi verso il tavolo che era stato allestito su una pedana rialzata. Tutti i giornalisti spostarono le telecamere e si appostarono ai piedi del tavolo.

- E pare che non dovremo attendere molto - constatò Masumi incrociando le caviglie e appoggiandosi ad uno dei grandi tubolari del padiglione.

Entrarono i giudici dell’Associazione Nazionale dello Spettacolo e la signora Tsukikage. Presero tutti posto e il Presidente Yamagishi fece un breve discorso introduttivo, poi passò la parola all’anziana attrice che mostrava il suo consueto sguardo indecifrabile.

- Siamo infine arrivati al culmine di questa avventura. La scelta di questa locazione come teatro era volta al solo scopo di tirare fuori il massimo dai registi e dagli attori e devo dire che ha ottenuto l’effetto sperato, ben oltre le mie aspettative. Così come le due attrici designate nel ruolo della Dea Scarlatta - fece una pausa d’effetto fissando le due giovani che si erano avvicinate.

Masumi notò sorridendo che in realtà la signora non smetteva mai di recitare…

- Maya, Ayumi, la vostra Dea Scarlatta mi ha riempito di gioia e insieme agli altri attori e registi siete riuscite a portare in questo arido palco la magia della valle dei susini - sorrise anche se era evidente quanto fosse stanca.

- Ma ora terrò fede a quanto pattuito e designerò l’erede della Dea Scarlatta e l’attrice a cui cederò i diritti dell’opera di Ichiren Ozaki - espirò e chiuse gli occhi facendo un’altra pausa d’effetto. La tensione era palpabile, gli sguardi febbrili, i cuori dei coinvolti palpitavano incessanti.

- Maya Kitajima - disse la signora e un boato chiassoso si levò dalla folla presente.

Non ci posso credere! Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta!

Ayumi accanto a lei abbassò la testa, tremante e sconfitta.

La signora fece un gesto con la mano - Ma desidero che anche Ayumi Himekawa la interpreti, anche se non ne possiederà i diritti - aggiunse, e si scatenò un delirio di domande, grida, applausi.

Maya si girò verso Ayumi e l’abbracciò di slancio. La sentì rigida dapprima, poi avvertì le sue braccia delicate intorno alla vita.

Piangevano entrambe avvolte dalle grida e dagli applausi.

- Ti importa di dividerla con me, Ayumi? - mormorò Maya fra i singhiozzi.

- No, Maya, no! - le rispose la rivale, ma quando serrò l’abbraccio sentì che Maya si irrigidì emettendo un debole lamento.

- Cosa c’è, Maya? - si staccò subito. ma Maya le afferrò le mani stringendole.

- Non è niente, non preoccuparti - sussurrò, la guardò in volto e rimase congelata - Ayumi. ma tu… - i suoi occhi! Ora che ce l’aveva davanti si rese conto immediatamente che qualcosa non andava.

- Non è niente, non preoccuparti - le fece eco sorridendo e scuotendo la testa.

Ha recitato senza vedere! È lei, solo lei che merita di ereditare la Dea Scarlatta!

Fece per allontanarsi, per avvisare la signora Tsukikage, ma Ayumi la fermò afferrandola per un braccio.

- Lei sa tutto. Fidati della signora Maya, fidati del suo giudizio - mormorò mantenendo un completo autocontrollo.

Che assurda situazione! Perché Ayumi non vede? Cosa sarà accaduto? Ma ha ragione, se la signora ci ha scelte deve aver visto qualcosa in entrambe!

Maya si voltò raggiante cercando il suo sguardo di zaffiro e quando lo incontrò le stava sorridendo e sollevò il calice che teneva in mano in un brindisi di felicitazioni solo per lei.

Mio ammiratore! Come vorrei poterti abbracciare e sentire le tue braccia che mi stringono!

La signora Tsukikage riprese la parola portando un po’ di quiete nel padiglione rumoroso.

- Domani mattina firmeremo tutte le carte e da lunedì partiremo con le nuove prove - spiegò lentamente, impossibilitata a nascondere ancora la sua reale stanchezza - La regia sarà affidata al signor Kuronuma che dirigerà con me l’opera e la parte di Isshin verrà affidata a Yu Sakurakoji - seguirono altri applausi e esclamazioni che fecero tremare il padiglione.

Poi prese la parola il Presidente designando tutti gli altri attori nei vari ruoli.

- Ci riserviamo di scegliere il teatro dove avverrà la rappresentazione e le prove si terranno presso le sale dell’Associazione Nazionale dello Spettacolo. Ed ora concediamoci di brindare tutti insieme a questo grande evento e godiamo dell’ottimo buffet -

I calici si levarono e il tintinnare dei cristalli riverberò nell’aria mentre calava la sera. La signora e il Presidente vennero assediati dai giornalisti e Maya sgattaiolò fuori per respirare un po’. La notte stava scendendo e gli operai stavano sistemando il palco naturale del binario, togliendo cavi e riflettori. Chiuse gli occhi e rivide il ruscello e in un attimo fu di nuovo nella valle dei susini. Si mosse lieve fra le rocce e i detriti, evitando di calpestare la poca vita che cresceva. Si avvicinò ad una roccia alta e ci appoggiò i gomiti. Guardò in basso come se si specchiasse nell’acqua e a qualcuno che l’avesse vista da fuori avrebbe dato proprio quell’impressione. Allungò una mano a sfiorare l’acqua e sospirò.

- Io e il vento siamo la stessa cosa. Io e il fuoco siamo la stessa cosa. Io e l’acqua siamo la stessa cosa. Io e la terra siamo la stessa cosa. Gli esseri che volano, strisciano, nuotano, corrono nei campi. Io sono uguale a voi! Montagne, cielo, mare. Sono i miei fratelli! Io sono uguale a voi! Io e l’universo siamo la stessa cosa. Io e tutta la natura siamo la stessa cosa! Chi sono io?  Sono un essere che unisce il cielo e la terra! - recitò i versi, ma in maniera completamente diversa, riflessiva, come se parlasse a se stessa. Un battito di mani la riscosse e la riportò alla realtà.

La signora la stava osservando a poca distanza.

- Di nuovo, Maya, ma questa volta voglio che mostri la tua rabbia - le disse. Lei deglutì passandosi una mano sul fianco che improvvisamente aveva preso a pulsare in modo fastidioso. Eseguì come la signora aveva chiesto indossando la maschera della Dea Scarlatta.

Udì un altro battito di mani e si riscosse abbandonando quella maschera capace di portarla in quel mondo magico.

- Sei pronta, Maya? - le chiese penetrandola con la sguardo. La giovane si avvicinò lentamente tenendosi una mano sul fianco.

- Sì, signora, sono pronta - le confermò senza esitazione.

Posso affrontare qualsiasi cosa lei abbia in mente per me, signora Tsukikage!


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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13



Kitajima Maya



In realtà non era affatto pronta ad affrontare ciò che l’aspettava la mattina seguente. Si trovarono in uno studio di avvocati per la firma del nuovo contratto dell’opera di Ichiren Ozaki e mai avrebbe pensato che potesse contenere così tante clausole. Con Ayumi avrebbe condiviso l’interpretazione e lei era venuta con sua madre Utako e due avvocati. La sera prima, allo Shuttle X, era rimasta interdetta quando la signorina Mizuki si era offerta di farle da tutore, ma dopo alcune spiegazioni gentili da parte sua e pungenti da parte di Masumi, aveva deciso di accettare. Chissà perché aveva sospettato ci fosse sotto qualcosa, ciò nonostante ora era lì con la segretaria e due giovani avvocati dello Studio Matsumoto.

Occorsero quattro ore per siglare tutti i documenti e si ritrovò più spossata che alla fine dello spettacolo, ma ubriaca di felicità. Ovviamente l’opera avrebbe dovuto essere rappresentata con certi crismi dettati esplicitamente nel contratto, ma da quel momento in poi Maya ne avrebbe avuto i proventi. Rimase sconcertata dalla forza d’animo mostrata da Ayumi nelle sue condizioni, ma soprattutto dall’abilità con cui camminava e si muoveva, come se ci vedesse perfettamente.

- Hai raggiunto un grande traguardo, Maya - la signorina Mizuki si voltò verso di lei mentre l’auto correva veloce. Gli interni di pelle chiara profumavano gradevolmente.

- Sì… - sussurrò arrossendo e fissandosi le mani in grembo.

È così timida e dimessa, eppure sul palco era una dea e l’ho vista più volte in passato rispondere al signor Masumi senza preoccuparsi troppo dell’etichetta…

- Non sei felice? -

- Lo sono, signorina Mizuki - il suo volto si rallegrò subito - Ma sono sfinita - il fianco le pulsava ancora nonostante le medicine e la medicazione che aveva fatto quel mattino al pronto soccorso.

Non sa cosa l’aspetta poverina… Signor Masumi io proprio a volte non la capisco…

- Ce la faresti ad affrontare un ultimo confronto? - le chiese appoggiandole una mano sulla sua - Il signor Masumi mi ha chiesto di portarti alla Rainbow - la vide sussultare e provò pena per lei.

- Alla Rainbow? Perché? - il ricordo dell’aggressione la colpì come un pugno. Mizuki rimase sorpresa da quella domanda e non ebbe la prontezza di darle una risposta che avrebbe placato la sua curiosità.

- Che succede? - la incalzò Maya avvicinandosi e stringendole la mano quando la vide esitare.

- Non lo so, Maya - mentì - Credo solo che voglia vederti… - le sorrise mantenendo il suo migliore autocontrollo.

A volte, signor Masumi, mi verrebbe proprio voglia di prenderla a schiaffi…

Sembrò accontentarsi della risposta e la sua espressione si distese immediatamente.

- Mi parli di lui, la prego. Com’è quando lavora? - mormorò poi tenendo lo sguardo avanti.

- Lo hai già visto Maya, ti sei scontrata con lui molte più volte di quanto non l’abbia mai fatto io… - le confessò sorridendo e sentendosi improvvisamente a disagio.

- Non intendevo questo… com’è dentro, come affronta le cose - si girò a fissarla e il suo sguardo era lucido e tremolante, sembrava spaventata per qualcosa.

- È stato allevato da Eisuke Hayami che poco gli ha concesso nella vita, questo lo sai. Raramente decide di fare qualcosa senza averla ponderata e senza che gli dia qualche ritorno, e anche questo lo sai. È un uomo riflessivo, fin troppo… - ridacchiò e Maya arrossì - Mantiene ogni cosa che dice, che sia positiva o negativa. Nel periodo in cui sono stata la sua segretaria non ha sbagliato un investimento né fallito una contrattazione. È il primo manager per cui ho lavorato che si occupa anche dei dipendenti e che visita personalmente le sue aziende. Non ama particolarmente gli eventi, spesso manda altri dirigenti che svolgano una funzione puramente rappresentativa al suo posto. Suo padre gli ha insegnato e imposto un ferreo autocontrollo che però sembra perdere se qualcosa riguarda te… - Mizuki terminò in un sussurro e Maya sprofondò nel sedile dell’auto per la vergogna.

- Io ho sempre visto la sua altra parte, quella che mi mandava le rose… - Maya arrossì - Lui mi ha sempre protetto in tutti questi anni e, ora lo so, anche spronato quando invece credevo che mi odiasse - fissava la strada davanti all’auto che correva nel traffico.

Mizuki la osservò in silenzio.

- Devi fidarti di lui, Maya - non era d’accordo con ciò che voleva fare e sinceramente non le era neanche molto chiaro il perché di quello che aveva predisposto, ma si sentì di consigliarle di fidarsi.

- Perché mi sta dicendo questo? - Maya si girò di scatto, lo sguardo sospettoso.

Sei cambiata Maya, non mi avresti mai guardata così solo qualche mese fa… Signor Masumi se ne è accorto che non è più la stessa ragazzina?

- Tieni a mente ciò che ti ho raccontato e ricordati che con te, lui… è diverso - la guardò rendendosi conto che la risposta non l’aveva soddisfatta.

L’auto si fermò nel parcheggio sotterraneo e Maya scese titubante. Mizuki la accompagnò all’ascensore e con il badge selezionò l’attico come aveva fatto Masumi qualche giorno prima.

- Ti lascio all’attico, io devo andare ad accogliere alcune persone che mi aspettano - la informò con tono gentile.

- Se ne va via? - le uscì come un lamento, improvvisamente non voleva restare da sola con lui.

- Maya, non vorrai mica dirmi che temi di affrontarlo, vero? - Mizuki sollevò un sopracciglio meravigliata.

- No… non è per quello… - balbettò innervosita.

Allora perché ho una spiacevole sensazione che non mi abbandona? Bramo sempre di poterlo anche solo vedere, perché sono titubante?

L’ascensore si aprì e Maya entrò nella grande sala riunioni, la doppia porta di vetro opaco che la separava dall’ufficio in fondo era chiusa. La porta di metallo si chiuse e lei sussultò.

Ma che mi prende? Neanche quando lo incontravo nei teatri e lo credevo una persona odiosa ero così nervosa! Dai Maya, è il tuo ammiratore delle rose, non può farti niente di male! Ogni cosa che ha fatto finora è stata per te, per proteggerti! Vorrà parlarmi della Dea Scarlatta visto che ieri sera noi non… No! Non devo pensare a questo!

Scosse la testa stringendo gli occhi e si incamminò decisa verso le doppie porte di vetro. Ne aprì una ed entrò. La scrivania era piena di carte ordinate, il portatile era acceso e lui guardava fuori dalla vetrata. Si voltò appena lei fece scorrere la porta.

Perché quello sguardo freddo e distante?

- Maya - sussurrò il suo nome e i suoi  occhi cambiarono addolcendosi. Lei fece qualche passo avanti, l’unica cosa che voleva era abbracciarlo. Anche lui fece la stessa cosa, ma si fermò al limite della scrivania e Maya lo sorprese colmando lo spazio che li separava e abbracciandolo stretto.

Non ti voglio più così vicina, Maya, il tuo tocco mi fa perdere la concentrazione e ora non sei più un’attrice esordiente qualsiasi, la tua carriera è nel momento più delicato e non ho atteso sette anni per rovinare tutto adesso… in un modo o nell’altro riuscirò a fartelo capire!

Nonostante i suoi propositi l’abbracciò stretta godendo di quell’attimo di intimità e silenzio inspirando il profumo delicato e femminile dei suoi capelli.

- La tua Dea Scarlatta è stata sublime Maya, sotto la guida della signora Tsukikage raggiungerai la perfezione - le sussurrò in un orecchio facendola rabbrividire. Lei sollevò il volto arrossato dall’emozione, le labbra che tremavano leggermente.

Solo questo, solo un bacio, poi le dirò ogni cosa lo giuro…

Posò le labbra sulle sue incapace di resistere e lei gli si abbandonò fra le braccia fidandosi completamente del sentimento che li pervadeva. Ma si spinse oltre, sembrava spaventata o impaurita da qualcosa e gli afferrò la giacca con le mani, le dita serrate che stringevano la stoffa, la sua bocca ardente che chiedeva di più.

Mi conosci così bene che avverti dentro di te ciò che sto per fare?

Di malavoglia si staccò dal bacio, non voleva che si trasformasse in qualcosa che gli avrebbe impedito di fare ciò che doveva.

- Maya, due giorni fa, prima dello spettacolo dimostrativo, mi hai chiesto di fidarmi di te - lei annuì con quello sguardo terrorizzato.

Come puoi avvertire così facilmente ciò che provo? Eppure sono sempre stato bravo a nascondermi, ma con te i soliti sistemi sembrano non funzionare…

- Ti chiedo ora di fare altrettanto con me… - la sospinse gentilmente nella sala riunioni grande e lei si bloccò quando vide la signorina Mizuki in compagnia di due uomini in abiti scuri e cravatta.

- Che succede? - domandò sulla difensiva.

- Vieni, ti voglio presentare questi signori - la sua voce era gentile e accomodante e non le piaceva affatto. Maya si avvicinò al gruppetto che attendeva. I due uomini erano indubbiamente fratelli, pochi anni li separavano, avevano i capelli curati ma ingrigiti e uno sguardo rassicurante che le piacque ancor meno di quello che sfoggiava Masumi.

- Questi sono gli avvocati Matsumoto, Akihiro e Keisuke - i due uomini fecero un lieve inchino e lei li imitò.

Anche stamani alla firma per la Dea Scarlatta c’erano due giovani avvocati di questo studio…

- È un piacere incontrarla, signorina Kitajima - le sorrise Akihiro, quello più anziano.

- Devo aspettare prima di poter dire la stessa cosa - disse Maya serissima, Masumi soffocò una risata e Mizuki stentò a celare un sorriso. I due avvocati rimasero interdetti, ma con un cenno e delle scuse sommarie del padrone di casa, si sedettero. Keisuke iniziò a tirare fuori un sacco di documenti da una inquietante valigetta nera.

Vuole che gli ceda i diritti della Dea Scarlatta! No…! È impossibile!

Il cuore prese a batterle all’impazzata, si alzò di scatto spingendo indietro la sedia e guardò furente prima la signorina Mizuki, poi Masumi.

- Qualsiasi cosa la tua testolina stia pensando sei sulla strada sbagliata - le sorrise Masumi incontrando quello sguardo fiammeggiante - Siediti per favore - marcò le ultime parole fissandola tra il divertito e l’irritato.

Maya espirò e si sedette, calmandosi.

- Questa mattina sei diventata proprietaria della più importante opera teatrale giapponese. Investitori, registi, attori… presto sarai assalita e non avrai armi con cui difenderti - iniziò Masumi mentre prendeva un documento dalle mani di Keisuke.

- La Rainbow e le sue società satellite potranno soddisfare ogni tua esigenza, anche nel futuro. Ci sono quattro compagnie teatrali e quattro teatri di cui due nuovi, un’etichetta musicale, un canale televisivo e una casa cinematografica - le mise davanti la pila di carte che aveva preso all’avvocato, ma Maya la ignorò fissandosi sbalordita su di lui.

- Vuoi che stipuli un contratto di esclusiva con te? - la voce le tremò, non riusciva veramente a credere che glielo stesse chiedendo.

Masumi la fissò con espressione malinconica e Mizuki si mosse a disagio sulla sedia.

- No - scosse lievemente la testa - Ti cedo la Rainbow -

Maya spalancò gli occhi rimanendo impietrita.

- Co-come…? - balbettò confusa, mille pensieri che le si affollavano in testa. Masumi sembrò ignorarla.

- È ovvio che non sarai in grado di gestire l’azienda da sola, ci sarà Mizuki a controllare ogni cosa, e lo Studio Matsumoto ti sosterrà per tutte le faccende legali, presenti e future. In questo modo non dovrai più temere nessuno, Maya, e potrai rappresentare la Dea Scarlatta nei tuoi teatri senza dover sottostare a nessun ricatto né ad alcun contratto vincolante e anche Ayumi godrà di questo privilegio di riflesso. Potresti portarla via alla Daito Art Production. Potrai scegliere le sceneggiature che le quattro compagnie manderanno in scena, potrai accogliere tutti gli studenti che vorrai, potrai recitare senza imposizioni e potrai permettere alla signora Tsukikage di insegnare qui - appoggiò le mani sul tavolo di legno fissandola intensamente.

- E non ti è venuto in mente neanche per un secondo di chiedere il mio parere? - non riuscì a mantenere la voce ferma come avrebbe voluto, ma strinse i pugni in grembo cercando di contenere la rabbia - Come puoi pensare che potrei accettare una cosa del genere? Sono le tue aziende! Io non posso… - ma Masumi la interruppe gentilmente.

- Maya, non mi sembra di averti mai detto come fare l’attrice. Questo è il mio lavoro, io so come si vendono e acquistano le aziende e so quali sono gli affari più redditizi e questo lo sarà - le sorrise nello stesso identico modo di quando li consigliò di farsi pagare per lo spettacolo “Sogno di una notte di mezz’estate”.

- Ma io non ho denaro, non posso pagarti! È tutto troppo più grande di me! Queste sono le tue aziende! - ripeté Maya sconvolta e confusa.

- Questo non deve riguardarti - la informò algido senza dare segno dell’irritazione che provava.

- Non deve riguardarmi? - Maya stava per esplodere e si era completamente dimenticata delle altre persone intorno.

Odioso uomo irritante! Adesso sembra proprio Masumi Hayami!

- No - ribadì serafico lui.

Maya si alzò in piedi lentamente raffreddandosi come una meteora caduta a terra.

- Hai detto che la signorina Mizuki si occuperebbe in sostanza dell’azienda e che gli avvocati sarebbero il nostro sostegno legale, ma non ho sentito il tuo nome, signor Hayami. Tu che farai? - lo schernì lei tirando fuori un coraggio che non sapeva di avere. La voce era gelida e Masumi sapeva che non doveva farsi incantare in alcun modo: stava per attaccare.

- Non porto più quel cognome adesso - la rimbeccò lui quasi offeso.

- Non porterai il cognome, ma ora sei proprio lui, ti mancava, vero, essere Masumi Hayami? - gli gettò quell’accusa in faccia senza sapere quanto per lui fosse dolorosa.

Masumi sorrise senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi ardenti.

- Un punto per te, ma questo è quanto. Firma - ordinò con sguardo gelido, ma Maya lo ignorò.

- Non sono uno dei tuoi sottoposti, non puoi comandarmi cosa fare. Mi regali tutte le tue aziende che hai costruito negli anni, ma non figuri fra le cariche che le gestiranno. Non puoi più tornare nel gruppo Hayami né essere l’erede dei Takamiya, quindi cosa farai? - lo incalzò lei avvicinandosi con una stretta gelida al cuore.

All’improvviso ogni cosa le fu chiara. Non la spaventava la cessione della Rainbow bensì il fatto che lui stesse rinunciando alla metà della sua anima per proteggerla!

Se ne va! Mi lascerà da sola per permettermi di diventare un’attrice! Se restasse a capo anche di una sola sua azienda o restasse in qualche modo legato al mondo dello spettacolo, tutti vedrebbero sempre una convenienza nel nostro rapporto!

Probabilmente Masumi vide affiorare quei pensieri nelle sue espressioni che passarono da gelida, ad adirata a stupefatta a terrorizzata. Fece un passo avanti e sollevò una mano che poi riabbassò subito.

- È la cosa migliore da fare, così non avrai più niente da temere - si impose di mantenere l’autocontrollo necessario a non prenderla fra le braccia e scacciare quell’espressione spaventata che lui le aveva causato.

Maya chiuse gli occhi lentamente. Si voltò verso gli avvocati che la fissavano imperturbabili, guardò Mizuki che era terrea e dispiaciuta, poi appoggiò le mani sul tavolo, in mezzo il contratto con cui sarebbe diventata proprietaria della Rainbow, e probabilmente miliardaria, e perduto per sempre l’uomo che amava.

Prese i fogli e li stracciò lanciandoli in aria.

- Sono convinta che da affarista senza scrupoli quale sei troverai un’altra soluzione che non sia gettare al vento il tuo lavoro di tanti anni per me - gli disse fissandolo freddamente e lasciando che i pezzi di carta le ricadessero intorno. Poi gli dette le spalle volutamente.

Maya sai almeno a cosa hai rinunciato? Dove trovi la forza per combattermi così strenuamente dove la maggior parte della gente cede?

- Signorina Mizuki, sarebbe così gentile da accompagnarmi per favore? - si girò verso gli avvocati che si alzarono di scatto e si inchinò verso di loro - È stato un piacere signori, forse sarà per la prossima volta - e sorrise amabilmente ad entrambi che ricambiarono.

Si incamminò verso l’ascensore che pochi secondi dopo la chiamata di Mizuki arrivò, quando si voltò si sforzò di mantenere quell’aria sicura e fredda e in un attimo riallacciò i suoi occhi a quelli azzurri di Masumi finché le porte non si chiusero. Poi si gettò fra le braccia di Mizuki che trovò già pronte ad accoglierla.

- Non piangere Maya, mi dispiace, non sai quanto - le sussurrò cercando di fermare quel pianto desolato.

- Perché? - singhiozzò aggrappandosi a lei come se stesse per cadere.

- Cerca di proteggerti, Maya. Pensa che la cosa migliore da fare sia blindarti in una gabbia d’oro, circondarti di tutto ciò che non hai avuto, di guardie del corpo e soprattutto lasciarti andare -

- Ma io voglio lui! Lui e il teatro, niente altro! Perché non lo capisce? - la strattonò per la camicetta, il volto rigato di lacrime, la voce incrinata piena di rabbia e furore, gli occhi che la fissavano pieni di incomprensione.

- Non vuole rovinare la tua carriera, vuole poterti guardare recitare per sempre… ha paura, non vuole perderti… per lui è una situazione nuova e non sa come affrontarla... - mormorò Mizuki stringendola forte, senza sapere quanto vicino alla verità fosse andata con quelle intuizioni.

- Signorina Mizuki, lei non capisce! Non potrebbe perdermi neanche se volesse! Siamo due metà di un intero! Capisce? - urlò con voce incrinata, il suo pianto che non si placava.

L’hai detto così convinta, Maya… Tu sei l’altra parte di me. Io sono l’altra parte di te. Come potrei dimenticare quelle battute? Cos’è successo Maya fra voi?

L’ascensore si aprì e la condusse all’auto dove il conducente in attesa aprì lo sportello per farla entrare.

- Se può esserti di conforto sono felice che tu non abbia accettato, era un’idea molto stupida - Maya tirò su col naso e si asciugò le lacrime guardando il suo volto sorridente - Ma facciamo in modo che lui non sappia ciò che ti ho appena detto - e le strizzò l’occhio. Inevitabilmente Maya sorrise e annuì.

- Oh, signorina Mizuki, non sono una donna, non so come si fa con lui, è un uomo e io… io… - serrò le mani in grembo stringendo le dita - Mi aiuti la prego! -

L’auto partì diretta alla sua casa a Yokohama. Avrebbe dormito tre giorni, ne era sicura.

- Maya, come diceva una delle battute della tua Dea Scarlatta, l’età non c’entra niente. I rapporti umani sono difficili a prescindere e non c’è una regola fissa da seguire. Si va a tentoni e si corregge il tiro via via che si prosegue - sembrò parlare più a se stessa, con quel tono sommesso e riservato. Maya venne folgorata all’improvviso dal pensiero che anche lei potesse essere innamorata di Masumi, o esserlo stata…

- È un uomo cocciuto - sentenziò Maya incrociando le braccia al petto.

- Non hai idea quanto, ma anche tu non scherzi. Adesso sarà davanti alla finestra, con una sigaretta in mano, a rimuginare su come tu sia riuscita a scaricarlo anche questa volta - ridacchiò e lei arrossì.

- Avrebbe potuto lasciarmi almeno un giorno per riprendere fiato… - borbottò demoralizzata.

- Maya, di tutte le farneticazioni che ti ha propinato una è vera: sarai braccata, ti salteranno tutti addosso e non ti molleranno - la fissò con occhi penetranti.

- Cosa posso fare? - chiese senza vergogna Maya.

- Accetta i servizi dello Studio Matsumoto per la parte legale - le suggerì Mizuki sorridendo - Sarai slegata dalla Rainbow, da me o dal signor Masumi, ma avrai i due avvocati più prestigiosi di Tokyo che ti proteggeranno e sono convinta che un certo ammiratore pagherà tutte le spese necessarie - le strizzò l’occhio e Maya arrossì fino alla punta dei piedi.

- Grazie signorina Mizuki, perché fa tutto questo per me? - le chiese riconoscente.

- Ho imparato a conoscerti attraverso i suoi occhi e i suoi gesti, sei dolce e determinata, Maya, nascondi un’energia che molti ti invidiano, sei sincera, spontanea, gentile, coraggiosa, ti sei sempre rialzata. È molto più di ciò che fa la gente in genere. Era naturale che io mi affezionassi. Inoltre grazie a te il signor Masumi si è tolto quella terribile maschera e la mia vita lavorativa è migliorata notevolmente - il suo volto si aprì in un sorriso genuino e pieno di affetto.

Maya era rimasta immobile mentre la segretaria faceva una descrizione di lei che non avrebbe mai immaginato.

Sono veramente ciò che dice? Perché allora adesso l’unica cosa che vedo in me è l’incapacità di tenermi la metà della mia anima che avevo trovato, come mi aveva detto la signora Tsukikage?

- No-non so che dire… - balbettò completamente imbarazzata. Mizuki annuì lentamente sorridendo.

- Ascolta, Maya, dedicati alla Dea Scarlatta! Oggi è il tre di ottobre e la prima ci sarà il due gennaio. Concentrati sulla recitazione, se sei davvero sicura che il signor Masumi sia la tua anima gemella, tempo e spazio non vi separeranno. E agli uomini la distanza fa solo bene - e le strizzò l’occhio di nuovo. Maya arrossì, ma pensò intensamente a quelle parole.

- Ti manderà le sue rose, gli verrà un colpo ogni volta che Sakurakoji ti toccherà, ma un po’ di sana gelosia non ha mai fatto male a nessuno e forse tutto questo potrebbe anche fargli venire in mente una soluzione migliore e più fattibile per… proteggerti - aggiunse enigmatica quando il silenzio si prolungò.

Sarò davvero capace di resistere? Sarebbe come tornare a Lande Dimenticate, al momento in cui scoprii chi era l’ammiratore delle rose… Però la signorina Mizuki ha ragione… Lunedì la signora Tsukikage mi vorrà concentrata e io non voglio essere da meno di Ayumi!

- Va bene, farò come mi suggerisce, ma le chiedo un favore - si voltò supplicante verso di lei - Deve insegnarmi ad essere più femminile, a scegliere abiti più adatti e a cancellare un po’ della mia goffaggine che mi fa sempre sentire fuori luogo - abbassò lo sguardo imbarazzata e Mizuki rise.

- Non rida, non posso presentarmi alle conferenze stampa così, voglio trovare anche io il mio stile! - affermò imbronciata mentre Mizuki ridacchiava ancora.

- Maya, ma questa sei tu! Vai già bene così... - ma Maya la interruppe bruscamente.

- La prego non mi prenda in giro, lo so anche da sola quanto sono goffa e fuori luogo in certi ambienti. Se voglio fare l’attrice posso anche imparare a scegliere i vestiti o a camminare più elegantemente, non crede? -

- E va bene Maya, come vuoi. Il primo passo è che tu mi chiami Saeko - le sorrise gentilmente e Maya spalancò gli occhi poi annuì felice.

- Sì! -


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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14



Hijiri Karato



E le rose arrivarono davvero, il primo giorno di prove il signor Hijiri si presentò consegnandole un bellissimo mazzo con un biglietto.

“Attendo con ansia di rivederla sul palco di un prestigioso teatro! La sua Dea Scarlatta mi ha stregato! Il suo ammiratore”

- Signor Hijiri, la prego, consegni questo al mio ammiratore - e gli consegnò un biglietto chiuso in una busta, lo sguardo che brillava pieno di emozione. Karato alzò un sopracciglio.

- Non vuole registrare un messaggio? - le chiese sorridendo appena.

- Non questa volta - gli rispose tirando fuori la lingua e alzando le spalle.

- Come vuole… - Hijiri prese la busta e uscì dagli studi dell’Associazione Nazionale dove la neonata compagnia stava provando.

È quasi divertente… mi batte il cuore, spero sempre di scorgere il suo volto o la sua voce che mi chiama “ragazzina” e saprò che quello sguardo freddo e il tono di scherno sono solo una maschera con cui nasconde ciò che lo lega a me!

Hijiri consegnò il biglietto la sera stessa insieme ad altri documenti su una certa società che gli interessava acquisire.

- Un biglietto? - Masumi alzò un sopracciglio senza far trasparire quanto avesse atteso un suo contatto ed erano passati solo pochi giorni.

- Mi ha detto che per questa volta non avrebbe lasciato un messaggio vocale - sorrise Karato sedendosi.

E io che aspettavo di sentire la sua voce…

Lo aprì, lo lesse rapidamente e si mise a ridere.

“La signora Tsukikage ci segue assiduamente nelle prove e non riesco neppure a respirare, fino a gennaio la mia vita sarà assorbita dalla Dea Scarlatta. Ho deciso di accettare l’aiuto dei simpatici avvocati che mi hai presentato, ho abbastanza soldi da parte. M.”

- Non ci posso credere! Mi ha scaricato un’altra volta! - e rise di nuovo passandosi una mano fra i capelli.

- Non deve aver gradito la tua idea di cederle l’azienda… - lo apostrofò Karato accavallando le gambe.

- In realtà non ci ho creduto davvero neanche io… - mormorò guardando fuori dalla vetrata la città che si addormentava.

- Non ti ha mai temuto, perché avrebbe dovuto iniziare ora? - gli fece notare Karato ridacchiando.

Sapevo che non avrebbe accettato… non le interessano i soldi o le compagnie, solo il teatro, il resto non ha alcuna importanza…

- Non dimenticarti qual è il tuo compito Karato - gli ricordò senza voltarsi, non c’era alcun astio nella voce, come facesse un promemoria a se stesso.

- E come potrei dimenticarlo con te che me lo ripeti dieci volte al giorno? - il collaboratore si alzò sistemandosi la giacca - E non fare quella faccia, ogni volta che le cose riguardano lei non sembri neanche più te - ridacchiò e si allontanò sottraendosi al suo sguardo gelido e ferito.

E così questo è il tuo modo per staccarti da me… Ho sempre saputo che dirti chi fossi in realtà mi avrebbe allontanato da te ma non rimpiango di averlo fatto. C’è un filo rosso che lega le nostre dita e non importa dove tu sia o per quanto tempo non potrò vederti, ti amerò per sempre. (*)



Maya Kitajima



Saeko la portò in molti posti, una volta addirittura ad una sfilata e quando le chiese come mai l’avesse portata ad un evento del genere lei rispose che essendo un’attrice così talentuosa le sarebbe risultato sicuramente più facile capire guardando. La accompagnò anche da un’anziana signora in un atelier e se all’inizio si era sentita intimorita, le bastò il suo caldo sorriso comprensivo per sentirsi a proprio agio. La signora chiese perché volesse cambiare abbigliamento e quando lei farfugliò una risposta confusa le sorrise e la fissò con indulgenza.

- Lo fai per un ragazzo? - le domandò.

- No! No signora, io non mi sento più a mio agio così.. a lui non interessa come io mi vesto… anzi credo che non si sia neanche mai accorto di cosa indossassi… -

- Una ragazza fortunata - commentò sommessamente l’anziana stilista - Che lavoro fai? -

- Vorrei… io sono un’attrice - terminò più decisa e Saeko trattenne un sorriso.

- Sei magra e piccolina, la tua pelle è perfetta, i tuoi occhi grandi e brillanti come quelli di un cerbiatto, della stessa sfumatura singolare dei capelli - la scrutò attentamente e Maya si sentì di nuovo a disagio.

- Stravolgere il tuo abbigliamento non servirebbe a niente e ti farebbe sentire più fuori luogo di quanto non ti senta già adesso… Direi di evolvere ciò che stai indossando adesso per adeguarlo alla tua età e al tuo lavoro, cosa ne dici? Così manterrai una linea coerente e accetterai più facilmente il cambiamento -

- Lei mi ha compreso perfettamente signora! Io sono senza parole… - balbettò Maya avvampando.

- Bene! Saeko ti farò avere alcuni bozzetti così potrete darvi allo shopping sfrenato! -

Prese alcune misure e le lasciò andare.


Le prove con la signora Tsukikage, che sembrava ogni giorno più provata, somigliavano più a addestramenti militari con cui impostava voci, posture, espressioni, entrate e uscite di scena. Insieme a Kuronuma era instancabile, ma Maya la conosceva da molto tempo e sapeva che era allo stremo. Apparentemente il modo con cui stava seguendo Ayumi e lei, sembrava sconclusionato e senza senso, ma era certa che poi avrebbe dato i suoi risultati sulla scena.

La sera, quando tornava a casa, non si sentiva più le gambe, la ferita al fianco non era ancora guarita e le ricordava quella sera alla Rainbow, la gola le bruciava dalla tensione a cui la sottoponeva e era così stanca che appena poggiava la testa da qualche parte si addormentava.


Erano già trascorse due settimane dallo spettacolo dimostrativo e da allora non aveva più rivisto Masumi. Ogni volta che interpretava Akoya lo sentiva vicino e durante una prova Sakurakoji aveva avuto un eccesso d’ira stimolato da Kuronuma, lei aveva pianto disperatamente e quando l’aveva abbracciata, per un attimo le era sembrato il suo ammiratore nella casa in montagna durante le prove di Helen Keller. Conviveva con lui anche se non lo vedeva fisicamente. Era lo stesso legame che aveva sentito nella valle dei susini, a Izu e alla fine dello spettacolo dimostrativo. Saeko aveva ragione, niente li avrebbe mai separati. Chissà se anche lui la pensava tanto quanto lo faceva lei.

Dovrà lavorare, sarà impegnato con la Rainbow e tutte le altre società, non avrà tempo per pensare a me, però… stamani il signor Hijiri mi ha consegnato un giornale straniero, di San Francisco, con un articolo che parlava di me e insieme c’era una rosa! Lo penso così tanto che a volte ho paura di chiamare Sakurakoji col suo nome… sarebbe un disastro!

Ayumi mancava da circa una settimana, si era sottoposta all’operazione che le avrebbe salvato la vista, quindi la signora Tsukikage si era concentrata su di lei con particolare accanimento. Alla fine della terza settimana era così stanca e nervosa che per la prima volta le ripose male, lasciando il palco e rifugiandosi nel camerino. Incredibilmente non la punì, ma la lasciò in pace nei giorni seguenti, dedicandosi agli altri attori.


Tutta la compagnia ricevette la convocazione per il 25 ottobre negli uffici dell’Associazione Nazionale dove avrebbero comunicato alla stampa il nome del teatro della prima della Dea Scarlatta.

Maya per la prima volta poté sfoggiare un abito decente color panna che valorizzò la sua figura anziché renderla anonima. Entrò nella sala stampa raggiungendo lentamente il gruppo di attori sulla destra, camminare con quelle scarpe le causava ancora un po’ di instabilità, ma stava prendendo sempre più dimestichezza e poi le piaceva come slanciavano le gambe anche se il tacco non era alto. Sapeva che Ayumi non sarebbe stata presente, ma vide sua madre Utako Himekawa e il fotografo Peter Hamil. C’erano una grande quantità di giornalisti e molte altre persone che non conosceva. Cercò Masumi con il cuore che batteva all’impazzata, ma non lo vide e si morse un labbro per quanto fu forte la delusione.

E pensare che credevo di non sopportarlo…

Vide il gruppo di attori designati dall’Associazione Nazionale e si diresse verso di loro.

- Maya… - Yu rimase a bocca aperta e lei arrossì.

- Finalmente un po’ femminile! - la salutò l’attrice che interpretava la nonna di Akoya.

- Sì… non è necessario urlarlo a tutta la sala… è solo un vestito - borbottò lei contrariata. Non si era truccata né portava gioielli, non aveva cambiato pettinatura, indossava solo un abito un pochino diverso da quelli che metteva solitamente, più sobrio e semplice.

Il mio abbigliamento doveva essere davvero terrificante…

Dalla porta laterale entrarono il Presidente dell’Associazione, la signora Tsukikage, Kuronuma e altri signori che si sedettero dietro il lungo tavolo coperto da un drappo di velluto rosso.

Il Presidente Yamagishi fece un discorso iniziale lungo e noioso e si sarebbe addormentata sulla sedia se Yu non le avesse dato un pizzicotto sulla mano. Quando si riscosse girò rapidamente la testa per vedere se qualcuno l’avesse vista appisolarsi e con imbarazzo si accorse che un uomo dai corti capelli neri e penetranti occhi verdi la stava fissando. Le sorrise e lei arrossì di vergogna. Distolse immediatamente lo sguardo e tornò a concentrarsi sul Presidente dell’Associazione Nazionale.

- La prima, e le repliche della Dea Scarlatta, - disse infine l’anziano Presidente - si terranno allo Shin Kokuritsu Gekijo di Tokio - note di stupore e applausi si levarono dalla folla radunata nella sala.

Non ci credo! Reciterò all’Opera Palace!

Maya si alzò e fu costretta ad aggrapparsi a Sakurakoji che le era accanto.

- Lo Shin Kokuritsu Gekijo… - sussurrò con gli occhi spalancati.

- È il palco perfetto per una dea… - acconsentì Sakurakoji stringendole la mano.

I giornalisti iniziarono a tempestare di domande il Presidente, la signora e il regista, ma alcuni di loro si fiondarono verso lei e Sakurakoji.

- Signorina Kitajima cosa ne pensa dell’Opera Palace, lo ritiene un palco degno per la Dea Scarlatta? -

- Signorina Kitajima ha ricevuto proposte di matrimonio? -

- Signor Sakurakoji è vero che è stato rifiutato da Kitajima con un biglietto? -

- Signorina Kitajima pensa di accettare altre proposte di lavoro in futuro dopo la Dea Scarlatta? - questo giornalista venne spinto dal collega alle spalle finendole addosso e sarebbe caduta se qualcuno dietro di lei non l’avesse sorretta.

- Signori, vi sembra il modo di trattare una signora? - una voce profonda mise a tacere ogni domanda. Maya si voltò di scatto trattenendosi con una mano su un braccio solido. Era l’uomo con gli occhi verdi che la stava osservando prima!

Era alto forse come Masumi, ma il suo fisico non era così asciutto, se ne era accorta afferrando il suo braccio. Le girò intorno fino a trovarsi di fronte a lei.

- Signorina Kitajima è un onore fare la sua conoscenza - le baciò la mano e Maya arrossì senza riuscire a spiccicare parola - Mi permetta di presentarmi, io sono Akira Kimura - il suo volto dai tratti decisi le sorrise inclinando lievemente le labbra.

- Pi-Piacere, signor Kimura - non riusciva a smettere di fissare quello sguardo magnetico. I giornalisti intorno borbottavano qualcosa fra loro e tutti gli attori erano in silenzio.

Ma chi è quest’uomo?

- La sua Dea Scarlatta mi ha incantato e non vedo l’ora di vederla all’Opera Palace - la sua voce era decisa e profonda, un timbro davvero singolare e un po’ inquietante.

- Grazie signor Kimura, lei mi lusinga - riuscì a rispondere Maya senza far tremare la voce.

- Mi chiami Akira, la prego - le chiese, poi le porse il braccio - Sarebbe così gentile da accompagnarmi fuori dalla sala? Vorrei fare due chiacchiere con lei, le prometto che non ho intenzioni cattive - le sorrise di nuovo e Maya gelò ricordando la stessa identica frase detta da Masumi molto tempo prima. Guardò per un attimo uno stupefatto Sakurakoji e poi accettò il braccio di quell’uomo che con una sola frase aveva messo a tacere un branco di giornalisti scatenati.

Hijiri osservò la scena rabbuiandosi, poi prese il cellulare e chiamò il suo capo che doveva essere lì da qualche parte in quella grande sala piena di gente.

Quando mi servi non ci sei mai...

Maya si sentì a disagio anche se in realtà non avrebbe dovuto averne motivo. Oltre le grandi porte c’era l’ingresso, ampio, con grandi colonne coperte di specchi e molte piante in vaso. L’uomo la condusse con passo sicuro verso una zona con alcuni divanetti e un tavolino.

- Prego, si sieda - disse indicando uno dei divani.

- La ringrazio, ma sto bene così - replicò Maya con fermezza.

- Quanta formalità nella sua voce… - le fece notare sempre con quel sorriso appena accennato.

- Non la conosco, signor Kimura… - gli fece notare Maya arrossendo lievemente.

- Akira, la prego… - insisté lui avvicinandosi di un passo - Lei ha un modo delizioso di arrossire, genuino e delicato, gliel’hanno mai detto? -

Com’è alto… i suoi occhi… bellissimi ma freddi, mi ricorda Masumi qualche tempo fa...

- Perché non l’ha mai vista nei panni della ragazza lupo - la voce familiare giunse dalle sue spalle e quando si voltò incrociò gli occhi azzurri del suo ammiratore per un solo istante, perché si erano già spostati su quelli dell’uomo davanti a lei. Akira non dette segno di essere meravigliato, anzi, sembrava se lo aspettasse.

- Fujimura - lo salutò freddamente, senza alcun segno di rispetto e Masumi fece la stessa identica cosa.

- Kimura. Si trova bene come amministratore delegato della Daito Art Production? - domandò affiancandosi a Maya. Lei fece un passo indietro spalancando gli occhi a quella rivelazione.

L’amministratore della Daito! Questo è l’uomo che ha preso il suo posto alla guida della compagnia quando ha lasciato suo padre!

Akira accennò un lieve sorriso, spostò lo sguardo su Maya per un attimo, poi tornò su di lui.

- Molto bene grazie, lei ha lasciato una situazione… florida - ammise Akira annuendo lentamente.

- Mi fa piacere che possa godere dei frutti del mio lavoro. - il suo sguardo si indurì - Alla fine la Dea Scarlatta si terrà all’Opera Palace, un vero smacco per Eisuke Hayami -

- Si tratta solo della prima e del mese di rappresentazioni ufficiali, poi non si può dire cosa accadrà - spostò la sua attenzione su Maya - Lei è un’attrice giovane e le offro la protezione della Daito, non potrà dire di no al contratto che le proporrò -

Masumi accennò un sorriso e Maya fece un passo avanti indurendo lo sguardo.

- La ringrazio, signor Kimura, ma non ho alcuna intenzione di accettare un contratto con la Daito, i soldi non hanno alcuna importanza -

Mai e poi mai mi legherò ad Eisuke Hayami, lui vuole solo la Dea Scarlatta!

- Restare senza la protezione di una compagnia può risultare pericoloso per un’attrice così giovane, forse ha già firmato qualche contratto? Con la Rainbow magari? - Akira fissò per un istante Masumi, stranamente sorridente, che fece un passo avanti impedendole di rispondere alla domanda.

- In realtà ha rifiutato un accordo anche con me - e il suo sorriso si allargò in una risata vera e propria.

Maya arrossì, imbarazzata dal comportamento dei due uomini.

- Per ora preferisco restare con l’Associazione Nazionale, in futuro valuterò cosa fare. Se volete scusarmi signori, torno alla conferenza stampa - fece un lieve inchino ad entrambi e se ne andò felice di aver reagito per la prima volta senza tremare come una foglia. Anni di schermaglie con Masumi l’avevano resa capace di fronteggiare al meglio quelle sgradevoli situazioni. E non aveva neanche alzato la voce! Le lezioni di Saeko stavano dando i suoi frutti.

- Ha un fascino singolare… - ammise Akira continuando a fissare la ragazza di spalle che se ne andava.

- Non lavorerà mai con la Daito - lo informò Masumi accendendosi una sigaretta e facendo appello a tutto l’autocontrollo che possedeva per evitare di chiamare Hijiri e far sparire quel tizio in una fogna qualsiasi di Tokyo quella notte stessa.

- Lo vedremo. Io so essere molto convincente - affermò sicuro di sé.

- Non la conosce! - ribadì Masumi scoppiando a ridere.

- Perché, lei sì? - Akira lo fissò incuriosito.

- Una volta sono riuscito a farla lavorare per la Daito, ma lei mi scaricò abilmente, la seconda volta ha proprio rifiutato - gli confessò mormorando, più rivolto a se stesso che a Kimura - Non riuscirà a convincerla in alcun modo - aggiunse poi guardandolo freddamente.

- La corteggerò come un’attrice così talentuosa merita finché non potrà più dirmi di no - gli rivelò Akira con un sorriso sicuro - In fondo è il nostro lavoro, non trova? - gli voltò le spalle e uscì dalla hall.

Masumi mantenne un sangue freddo che lo meravigliò e silenziosamente per una volta ringraziò l’educazione rigorosa che gli aveva imposto Eisuke.

Perché mi meraviglio così? Agisce esattamente come agivo io quando ero alla Daito, Eisuke lo ha istruito bene e a quanto pare vuole ancora la Dea Scarlatta… Ma Maya non è un’attrice qualsiasi… Lei è… solamente mia…


L’inverno aveva preso il sopravvento e le prove erano diventate così serrate da impedirle veramente di respirare. Ayumi era tornata anche se poteva recitare solo per quattro ore al giorno e questo non fece che aumentare il suo nervosismo. Era sempre con il fotografo Hamil che sembrava l’unico in grado di calmare il suo umore. Ogni volta che li vedeva andare via insieme mano nella mano provava una fitta di invidia. Lei era libera di vivere pubblicamente il suo amore, i suoi occhi cambiavano quando lo vedeva, la sua mano cercava sempre quella di lui.

Nell’ultimo mese Akira Kimura della Daito le aveva inviato fiori, inviti a feste, biglietti per il teatro. Sperava che prima o poi la smettesse di tormentarla facendosi negare ogni volta, rifiutando categoricamente di incontrarlo, ma lui sembrava non demordere e giunse alla conclusione che probabilmente era un lavoro che prima, e forse anche ora, faceva Masumi quando doveva riuscire ad ottenere un contratto con un’attrice che interessava alla compagnia.

Quella sera rientrò nel suo camerino, si appoggiò alla porta con la schiena e gli occhi chiusi, espirando, e quando li riaprì si trovò a fissare gli intensi occhi azzurri di Masumi che la osservavano. Sussultò e lui sorrise.

- Era da tempo che non ti facevo questo effetto - si alzò dalla sedia indicando i fiori intorno - Ne ricevi molti adesso - constatò vagando con lo sguardo nel camerino.

- È Akira Kimura… - mormorò lei incapace di mentirgli.

Come mi batte il cuore, non dovrei essermi abituata alla sua presenza? Quanto mi manca! Penso continuamente a lui...

Masumi la fissò intensamente, ma non disse niente.

- Come stai? - le chiese sommessamente.

Non era questo che avrei voluto dirti… volevo vederti… ma temo la tua reazione se io l’ammettessi davanti a te… se ammettessi questa debolezza che mi lacera l’anima...

- Sono stanca e la prima si avvicina… mancano quindici giorni a Natale (**)… - sbuffò ma rimase immobile appoggiata alla porta. Poi si dette della stupida, raggiunse la toletta illuminata e ci appoggiò il fermaglio per i capelli con cui li teneva legati durante le prove.

- Kimura… - iniziò Masumi e lei alzò lo sguardo fissandolo nel riflesso dello specchio - Continua a proporti il contratto con la Daito? - la vide sussultare e non gli piacque affatto.

- Sì, ma… se ho resistito a te, posso tenere a bada lui - gli sorrise attraverso lo specchio, riabbassò lo sguardo sbottonandosi la casacca che usava nelle prove. Masumi si avvicinò e gliela tolse dalle spalle.

Ti prego abbracciami!

- Mi dispiace di aver pensato di lasciarti la Rainbow senza chiedertelo - le sussurrò nell’orecchio abbassandosi. Un brivido la scosse completamente.

Il profumo dei tuoi capelli Maya, della tua pelle, quanto vorrei stringerti…

- L’hai fatto per me e sono stata una stupida a reagire così… - chiuse gli occhi e si appoggiò con la schiena al suo torace.

Stringimi e fammi dimenticare ogni cosa!

E lui lo fece, serrandola stretta fra le sue braccia. Lei alzò le mani afferrando i suoi avambracci con forza.

Maya non voglio spezzare quel filo rosso che ci lega! Sono terrorizzato dalle parole che potresti dirmi, da quell’ultima lacrima che potresti versare mettendo fine a ogni cosa!

- Non fidarti di Kimura - le sussurrò e Maya avvertì il calore del suo respiro sul collo.

- Perché? Mi manda fiori, inviti a teatro e mi ha offerto una cifra spropositata - gli rispose scherzosamente, ma lo sentì irrigidirsi alle sue spalle.

- Perché so come agiscono quelli come lui - Maya sentì il tono della voce glaciale e distante.

- Cioè quelli come te? - stavolta fu lei a irrigidirsi. Con quante attrici aveva usato quei sistemi?

- Sì - rispose semplicemente lui dopo qualche secondo.

- Lo fai ancora? - gli chiese in un sussurro, la voce che tremava leggermente.

- No, Maya, non più - rispose serio Masumi posandole un bacio sui capelli soffici.

La vide sorridere e arrossire nello specchio, gli occhi socchiusi, le ciglia lunghe che si appoggiavano sulle guance candide. La rilasciò dall’abbraccio imponendosi un controllo che gli riusciva sempre più difficile e distese le braccia lungo i fianchi.

Se entrasse qualcuno? Non sarei dovuto venire qui… ma io…

- Sono contento che tu abbia accettato l’aiuto degli avvocati - le disse guardandola nello specchio. Lei insinuò delicatamente una mano nella sua incrociando le dita e Masumi sussultò per l’emozione.

- Era l’unica proposta sensata di quella strana giornata - gli sorrise inclinando leggermente la testa sempre guardando il suo riflesso.

- Maya promettimi che mi chiamerai se Kimura… esagera - le chiese stringendole le dita con dolcezza, scegliendo quella parola e scartandone altre che gli invadevano la mente.

- Te lo prometto - annuì sorridendo e trattenendogli la mano quando fece per allontanarsi.

Si fissarono per alcuni secondi in cui la tensione crebbe così alta che Maya temette di dovergli urlare ciò che bramava in quel momento.

Adesso. Baciami, ti prego!

E come se l’avesse sentito, quel grido, Masumi la tirò delicatamente avvolgendola nel suo abbraccio e catturando le sue labbra dischiuse.

Maya rompi ogni diga che metto, ogni barriera che erigo, ogni limite che mi pongo! Quando ti tocco ogni cosa si cancella e la tela bianca del mio cuore si dipinge di rosso acceso!

A Izu era stata una notte incredibile, ma lei adorava le sue braccia e il modo in cui l’avvolgeva, la sua altezza, le sue labbra esigenti. Quando sentì che si sarebbe staccato venne colta dalla malinconia.

- Tu… non ti rendi conto di quello che mi fai… - le sussurrò stringendo le braccia con il respiro accelerato come quello di Maya.

Masumi si voltò lentamente e uscì chiudendo la porta.

Ciò che provo quando lui mi è vicino, l’elettricità che sento, non l’ho mai avvertita con nessun altro… il cuore mi batte così forte che sembra esplodermi nel petto e ogni volta che lo vedo sento che il legame che ci unisce è sempre più forte.

Si portò le mani al viso che sentiva ardere come avesse il fuoco sotto la pelle. Si lasciò cadere sulla sedia e si voltò verso lo specchio. Lo sguardo vagò sulla toletta disordinata e sulla destra vide la rosa.

Sconcertata l’afferrò, con lo sguardo immediatamente alla porta che si era chiusa da poco tagliandolo fuori dalla sua vista, quando si accorse che c’era una busta sotto la rosa scarlatta. Ne inspirò il profumo delicato e aprì il biglietto con le farfalle che svolazzavano nello stomaco.

“La prego di accettare questo invito nella mia casa in montagna il 24 e 25 dicembre. La foresta innevata è uno spettacolo che vorrei farle vedere! Il suo ammiratore” recitava il biglietto con la sua calligrafia elegante.

Ricordo perfettamente quella casa! Perché proprio quei due giorni? La neve!

Strinse il biglietto al petto e lanciò un gridolino eccitato.

Voglio comprargli un regalo!


(*) Il filo rosso del destino è una leggenda popolare di origine cinese diffusa in Giappone. Secondo la tradizione ogni persona porta, fin dalla nascita, un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega alla propria anima gemella. Il filo ha la caratteristica di essere indistruttibile: le due persone sono destinate, prima o poi, a incontrarsi e a sposarsi. (torna su)


(**) Il Natale in Giappone non è una festa religiosa ma è più come un secondo San Valentino anche se ci sono alberi addobbati e luminarie. (torna su)


 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15



Fujimura Masumi



Se in passato aveva pensato che Sakurakoji avrebbe potuto essere un problema, si dovette ricredere quando Karato iniziò a portargli foto di Akira Kimura che parlava con Maya al Nittei, o ad una conferenza stampa, o che le apriva lo sportello della macchina. Il suo collaboratore gli aveva assicurato che Maya lo trattava con completa indifferenza, era educata, ma solo per ciò che imponeva l’etichetta.

Il culmine l’aveva raggiunto tre giorni prima riuscendo ad ottenere da lei il consenso per una cena in un ristorante a Ginza. Quando Karato gliel’aveva detto, Masumi si era chiuso in un silenzio ostinato. Per cercare di non pensare a ciò che sarebbe potuto succedere, situazioni di cui lui stesso si era approfittato in passato, si buttò a capofitto nel lavoro convincendosi che avrebbe dovuto dare fiducia a Maya. Si stava occupando di una grossa acquisizione e gli serviva tutta la concentrazione necessaria.

Diverse ore prima dell’appuntamento fra Maya e Kimura, Masumi era impegnato in una riunione fondamentale nella sala all’attico e con lui c’era Mizuki che stava conducendo abilmente il gioco. Presto avrebbe potuto lasciarle completamente la gestione della Rainbow. Era così perspicace e altamente preparata che spesso anticipava perfino le sue mosse, indovinandole perfettamente.

Verso metà pomeriggio la riunione finì e la transazione si concluse con soddisfazione per entrambe le parti. Il Presidente della Kusanagi e i suoi avvocati vennero accompagnati alle auto e quando Masumi si tolse la cravatta gettandola sulla scrivania, Mizuki alzò un sopracciglio perplessa.

Normalmente lei non ha atteggiamenti così disinvolti in mia presenza, signor Masumi… È per caso nervoso perché Maya andrà a cena con il bel Akira Kimura? Ho anche io qualche spia…

- Ha fatto un ottimo lavoro, Mizuki, il suo intuito mi è davvero prezioso - le disse di spalle versandosi un whisky ambrato.

- Erano già predisposti alla vendita. Il figlio minore di Yoshida è in prigione e dovranno sostenere delle spese processuali altissime… - lo informò con una punta di orgoglio quando lui si girò sorpreso.

- Vedo che mi ha osservato bene negli anni… - constatò, quello era un dettaglio che Masumi Hayami avrebbe saputo, ma di cui lui questa volta non si era informato.

- È stato un buon sensei - acconsentì lei appoggiando la cartellina piena di documenti sulla scrivania.

- Sta trascorrendo molto tempo con Maya - le disse all’improvviso - Perché? -

- È una ragazza simpatica e ha bisogno di un’amica sincera - rispose con sicurezza, non aveva alcuna necessità di nascondere niente.

- È merito suo quell’abbigliamento più… adatto? - indagò incuriosito. Karato gli aveva riferito dei loro costanti spostamenti in decine di negozi e anche in un atelier famoso di Tokyo.

- In parte, ma se dovesse domandarselo, non lo sta facendo per lei - aggiunse sorridendo.

- Non l’ho chiesto - borbottò piccato lui finendo il liquore e versandolo di nuovo.

- Sempre servendomi del mio intuito e sperando che lei non mi licenzi, le posso suggerire di raggiungerla al ristorante? Questo le impedirebbe di ubriacarsi inutilmente adesso e magari eviterebbe a Maya una brutta serata… - Masumi si voltò di scatto ma Mizuki non rimase affatto impressionata dallo sguardo glaciale che lui le rifilò. Bevve dal bicchiere e si voltò verso il sole che stava tramontando.

- Le avevo detto di prestare attenzione, Kimura è senza scrupoli - mormorò con la voce arrochita dal liquore.

Mizuki non riuscì a trattenersi e ridacchiò.

- Se Maya ha tenuto testa a lei per sette anni può farlo con Kimura per due ore… - gli fece notare senza pietà - Piuttosto, signor Masumi, mi sembra di capire che lei abbia particolarmente a cuore le altre… amicizie maschili di Maya - lui non si voltò, ma fu evidente che si irrigidì come un pezzo di legno e rimase in silenzio.

- È riuscito a trovare una soluzione migliore per proteggerla che non sia regalarle tutte le sue aziende? - insisté lei, ma Masumi rimase ancora in un ostinato silenzio.

- Il suo intuito ha qualche suggerimento da darmi? - le chiese dopo diversi minuti in cui nessuno dei due aveva proferito parola.

- Lei che trova una soluzione per ogni affare, anche il più complesso, si affiderebbe al mio intuito femminile? Oh, signor Masumi, lei a volte mi meraviglia davvero! - ridacchiò Mizuki.

Masumi si voltò e appoggiò il bicchiere sulla scrivania, poi si sedette.

- Qui non si tratta di comprare un’azienda o convertire una linea di produzione dove avrei usato il cervello - la fissò intensamente e lei ricambiò lo sguardo senza alcun timore.

- Allora usi il cuore, sono convinta che lì dentro troverà la soluzione giusta - gli suggerì raccogliendo la cartellina e voltandosi per andare via.

- Lei ha già la soluzione, vero? - le domandò a bruciapelo.

- Ce l’ha anche lei signor Masumi, ha solo paura di ammettere che sia quella giusta - uscì e chiuse dietro di sé la doppia porta a vetri lasciandolo solo.

Masumi finì il liquore e prese il telefono componendo un numero.


Due ore dopo stava attraversando la sala principale del noto ristorante di Ginza. Si era ripetuto più volte che era una pessima idea, ma qualcosa lo aveva spinto lì e, nonostante la bellissima donna al suo braccio e tutte quelle che dai tavoli gli lanciavano occhiate eloquenti, non riusciva a trovare l’unica che gli interessasse. Raggiunsero il loro tavolo e iniziarono la cena. L’attrice che era con lui era una conversatrice acuta e intelligente oltre che innegabilmente attraente. L’abito nero lungo senza spalline sembrava disegnato addosso al suo corpo perfetto, ma lui aveva in mente solo Akira Kimura.

- Mi sono domandata per settimane come hai potuto rinunciare al patrimonio degli Hayami… avresti potuto sposarmi, prima! - gli disse mettendo il broncio.

Masumi sorrise a quelle labbra perfette arricciate all’insù.

- Era qualcosa che avrei dovuto fare molto tempo fa… - mormorò sovrappensiero, lo sguardo distante.

- Sai chi c’è qui stasera al tavolo vicino alla vetrata dietro di te? - sussurrò avvicinandosi con fare cospiratore. Lui scosse la testa divertito.

- Akira Kimura… non è il nuovo CEO della Daito Art Production? - gli domandò sempre a bassa voce - Se dovessi scegliere fra voi due sinceramente sarei in imbarazzo - ridacchiò. Masumi fece finta di niente, ma una scossa gelata gli attraversò la schiena.

- Mi sembrava tu fossi fidanzata… - le fece notare e lei mise di nuovo il broncio.

- Fidanzata non significa che sono diventata cieca all’improvviso. Akira Kimura ha una profonda voce che mette i brividi dappertutto e quegli occhi verdi… mmm - sussurrò languida - Non c’è donna che possa resistere, neanche quella che è con lui adesso -

- Davvero? La conosci? - chiese disinteressato mentre il suo battito accelerò improvvisamente.

- Credo di sì… Quando eri alla Daito mi pare abbia anche lavorato per te, quella ragazzina che interpreterà la Dea Scarlatta… -

- Maya Kitajima - concluse lui al posto suo.

- Esatto! È lei - annuì l’attrice osservandolo qualche istante sorridendo e comprendendo - Mi ero domandata quale fosse il motivo di questa cena improvvisa… adesso ho capito. Vuoi portare via quell’attrice alla Daito? - valutò lei finendo il dolcetto che aveva davanti.

- Non è di Kimura - replicò troppo bruscamente per poter ancora celare il suo reale interesse.

- Non ho mai detto che lo fosse - gli strizzò l’occhio e si accomodò meglio sulla sedia - Non vuoi che ti dia una mano? - gli suggerì e lui la fissò imperturbabile - Sono un’attrice, reciterò, anche se non mi dispiacerà affatto stasera… la terrazza di questo ristorante d’inverno viene chiusa ed è bellissimo osservare la città da lì. Per raggiungerla dovremo passare vicino al loro tavolo - non attese il suo consenso, si alzò e lui fu costretto a fare altrettanto. Le porse il braccio e lei ci si avvolse sinuosa come una sirena.

- Ne vale la pena? - gli sussurrò mentre camminavano verso la terrazza, ma Masumi non rispose mantenendo lo sguardo fermo avanti. Appena furono vicini l’attrice se ne uscì con una squisita risata cristallina, femminile e morbida che attirò l’attenzione dei tavoli vicini. Un brusio sommesso serpeggiò intorno finché l’attrice ottenne ciò che voleva.

- Guarda, guarda chi c’è… - la voce di Kimura fu il pretesto perfetto e Masumi ringraziò silenziosamente la sua bellissima accompagnatrice.

Maya seguì lo sguardo di Kimura con la speranza di distrarsi da quella cena noiosa e ripetitiva. Ad ogni proposta di contratto con la Daito, Akira aggiungeva zeri agli yen del suo compenso così adesso era curiosa di capire dove sarebbe arrivato. L’avvocato Akihiro le aveva dato un po’ di dritte su come gestire questi colloqui e lei le stava applicando tutte.

Quando si rese conto di chi aveva davanti si pietrificò per la vergogna anche se in realtà non avrebbe dovuto avere niente di cui essere imbarazzata.

- Kimura - lo salutò freddamente Masumi, poi spostò lo sguardo su Maya che era terrea.

Maya rimase immobile. Una donna bellissima si teneva al suo braccio con una confidenza che non poteva essere equivocata.

Quella è Ayase Haruka, l’attrice! Perché sono qui? Perché è con lui? Che stupida sono, per lo stesso motivo per cui Akira è con me…

Maya abbassò lo sguardo mentre i due uomini si scambiavano fredde battute di circostanza e lei cercava di ricordare le piccole regole basilari di buona educazione che Saeko stava cercando di inculcarle. Ayase Haruka era meravigliosa, il volto ovale e perfetto, labbra piene e morbide, un fisico da modella che riempiva quel vestito come se le fosse stato cucito addosso.

Kimura si alzò, e lei lo imitò, presentando le due ragazze e spezzando così quel velo di imbarazzo che era calato.

- Sono davvero lieta di fare la tua conoscenza, Maya - Ayase le porse la mano e il suo voltò si illuminò con un caldo sorriso, il tono subito confidenziale.

- Anche io, Ayase - annuì Maya che rivalutò il primo impatto avuto di quell’attrice che sembrava invece disinvolta e simpatica. Per fortuna aveva indossato uno dei nuovi abiti che aveva preso con Saeko, non era lungo come quello di Ayase, aveva le spalline ed era antracite, ma il tessuto di seta lavorata era squisito e le era piaciuto subito quando l’aveva visto.

- Perché non andiamo sulla terrazza? È chiusa e riscaldata, la città è bellissima vista da lì - propose allegra Ayase facendo un impercettibile movimento avanti che obbligò Masumi ad assecondarla, Kimura a porgere il braccio a Maya e non rese necessario alcun consenso alla proposta che aveva fatto.

Sarà arrabbiato? Akira mi ha così tormentato che ho pensato di chiudere questa faccenda una volta per tutte accettando infine il suo invito… forse avrei dovuto avvisarlo… perché finisco sempre in questi guai?

Sospirò e sentì la mano di Akira sulla sua.

- Va tutto bene, Maya? - le sussurrò e sembrava sinceramente preoccupato - So che in passato hai avuto degli screzi con la Daito e Masumi Hayami, ma io non sono lui, ricordalo. Se ti infastidisce possiamo andare via -

Per poco Maya non scoppiò a ridergli in faccia.

Che situazione assurda… se sapesse tutta la verità…

- La ringrazio ma sto bene. Ayase è molto bella - era meglio portare il discorso sull’attrice.

- Lo è anche lei, quando parla di teatro i suoi occhi si illuminano come stelle - disse e Maya arrossì. Masumi udì quell’ultima frase e la sensazione di rivedere se stesso gli gelò il sangue nelle vene.

- Che meraviglia… - mormorò Maya avvicinandosi alla balconata di pietra sormontata dalla verandatura che si piegava diventando un soffitto trasparente da cui si vedevano tutte le stelle.

- Vengo spesso in questo ristorante e questa terrazza è il mio luogo preferito - Ayase si avvicinò a lei appoggiando le mani sul vetro freddo.

- Si vedono le stelle - mormorò Maya sognante.

- Oggi è una nottata particolarmente limpida - ammise Masumi affiancandosi all’attrice mentre Kimura si avvicinava a Maya.

- Quella è la cintura di Orione? - domandò Maya indicando le tre stelle in fila della costellazione a forma di clessidra.

- Sì - rispose sommessamente Masumi e Ayase e Kimura alzarono gli occhi - La sua stella più brillante è Rigel -

- E quella laggiù a sinistra così brillante? - Maya teneva gli occhi sul cielo notturno e Masumi si voltò a guardarla.

- È Sirio, del Cane Maggiore - spiegò accendendosi una sigaretta.

- Conosci le stelle - asserì Ayase sfoggiando una confidenza davvero pronunciata.

- Sì - rispose Masumi troncando l’argomento.

- Signor Kimura, sinceramente mi aspettavo dalla Daito almeno un tentativo di contatto con il mio manager… sono davvero delusa… significa che valgo così poco come attrice? - si spostò muovendosi lieve e lo raggiunse.

- La proposta per lei è sulla mia scrivania e sono convinto che la alletterà a tal punto che lascerà la Rainbow - le confidò spostando lo sguardo su Masumi.

- Masumi, hai sentito cos’ha detto? - si girò di scatto meravigliata - Devi preparare una contro proposta, non vorrai mica che io me ne vada, vero?! - si lamentò sconcertata.

Per il modo in cui gli si rivolge deve conoscerlo da tanto tempo… chissà se loro…

- Vedremo - promise Masumi sorridendo.

- E di quanto si tratterebbe, esattamente? - Ayase prese Kimura sottobraccio e lo trascinò lungo la terrazza fino alla parte opposta. Maya li vide allontanarsi, mentre lei parlava fitto fitto e Akira cercava di rispondere a tutte le sue domande.

- Perché hai accettato il suo invito? Ti avevo detto di fare attenzione - la interrogò avvicinandosi. Maya sollevò lo sguardo e lui ci vide dentro quella scintilla che molti anni prima l’aveva fatto innamorare perdutamente di una ragazzina.

- Per chiarirgli una volta per tutte che non ho alcuna intenzione di accettare un contratto con la Daito! - sibilò stringendo i pugni.

- Avresti dovuto accettare la mia idea, adesso questo problema non ci sarebbe - le fece notare lui voltandosi verso la città.

- Non c’è alcun problema e riesco perfettamente a gestirlo! - alzò la voce irritata e alcuni ospiti del ristorante che stavano arrivando sulla terrazza si voltarono incuriositi.

Come riesce a farmi sempre perdere le staffe?!

- Mi ricorda alcuni battibecchi che abbiamo avuto in passato... - le sorrise in un modo così affascinante che lei dimenticò ogni cosa e arrossì.

- Che ho detto di strano? Perché sei imbarazzata? -

- Niente, è che io… non mi abituerò mai a tutto questo… - mormorò abbassando lo sguardo.

- Tutto questo? -

- Sì… questo mondo… il vostro - e si girò anche lei verso la città.

- È solo questione di tempo - la rassicurò Masumi.

- Sono felice che tu sia qui - sussurrò all’improvviso, quando gli era vicino tutte le tensioni se ne andavano e la paura per la prima della Dea Scarlatta diventava sopportabile. Sentì la mano grande e calda coprire la sua e il cuore prese a batterle all’impazzata.

- Anch’io - rispose seriamente Masumi girandosi a guardarla.

Ti porterei via subito da qui se tu me lo chiedessi, senza curarmi di chi abbiamo intorno…

- Vorrei che tu mi portassi via da qui - mormorò dando vita ai suoi pensieri e incrociando il suo sguardo limpido.

- Maya… - stava per prenderla in parola quando lei lasciò la sua mano e si discostò.

- Ma devo risolvere con Kimura, il mio camerino è pieno di fiori e non si respira più… - gli sorrise mestamente e si incamminò lungo la terrazza verso l’altra coppia.

- Sono davvero dispiaciuta, Maya! Ho approfittato del tuo accompagnatore fin troppo! - Ayase strinse il braccio di Akira con un gesto disinvolto - Akira, aspetto un invito da te, allora… - gli mormorò chiamandolo per nome.

- Non mancherò, prometto - rispose lui con un sorriso.

- Maya, è tutto tuo! Mi raccomando estorcigli tanti soldi! - e scoppiò a ridere avvicinandosi a Masumi.

- Pare non sia una questione di soldi… - mormorò Kimura guardandola - Proveremo altre strade, chissà magari… -

Ayase sentì distintamente il suo cavaliere irrigidirsi, si voltò lentamente a guardarlo, poi spostò lo sguardo su quella giovane attrice che era carina, ma di sicuro non bucava lo schermo, lo riportò su di lui e ogni cosa le fu chiara. Non voleva affatto portarla via alla Daito, l’integerrimo Masumi Hayami era innamorato di lei…

Maya vide Ayase allontanarsi al braccio di Masumi, si fermarono poco distanti, si sedettero ad uno dei tavolini e subito un cameriere gli portò due calici.

- Avete raggiunto un accordo? - gli domandò Maya per riprendere il discorso e togliersi dalla mente il calore della sua mano sulla pelle.

- Non ancora - ammise lui con un sorriso di chi la sapeva lunga - Ma la porterò via alla Rainbow, la vogliamo in una nostra serie televisiva che ha già in programma cinque stagioni… -

- Ottiene sempre quello che vuole? - si voltò a guardarlo appoggiandosi alla balaustra, nonostante la veranda fosse riscaldata si cinse con le braccia rabbrividendo.

- Sempre - le sorrise lui togliendosi la giacca e mettendogliela sulle spalle. Maya rimase di stucco per il gesto ricordando quante volte Masumi Hayami lo avesse fatto con lei, anche sull’Astoria…

Masumi osservò a distanza Kimura fare quel gesto così confidenziale che era stato spesso di sua prerogativa e si pentì di non averla portata via da lì poco prima. Chiacchieravano, lui cercava di convincerla, ma lei gli rispondeva sempre in modo pacato e negando ogni collaborazione. Poi, per un motivo che non poteva conoscere, Kimura allungò una mano, Maya ci mise sopra la propria e l’uomo la coprì con l’altra.

- Non alzarti - lo freddò Ayase con lo sguardo e con un delicato tocco della mano sul polso. Masumi la fissò e si costrinse all’immobilità, la più difficile a cui fosse mai stato costretto, più di quella notte nel tempio della valle dei susini, più delle volte in cui l’aveva vista in atteggiamenti intimi con Sakurakoji.

- Se non avevi le idee chiare in mente non saresti mai dovuto venire qui - infierì l’attrice spostando lentamente lo sguardo da Maya a lui.

- Idee chiare? - borbottò Masumi cercando di nascondere il suo nervosismo.

- Sei un uomo d’affari… il mio manager dice che non ci si presenta mai ad un incontro senza sapere esattamente quale sia il prezzo dell’accordo e fin dove si è disposti ad arrivare - lo fissò intensamente aggiustandosi la lunga gonna che ricadeva a terra in pieghe morbide.

Kimura lasciò andare la mano di lei e si avvicinò di un passo.

Se la tocca nuovamente in quel modo io… devo andarmene da qui, subito!

Masumi si alzò sistemandosi la giacca, attese che Ayase si alzasse e si incamminò verso la sala interna, ma l’attrice lo fece fermare.

- Ciao Maya! - gridò sollevando un braccio - Spero di rivederti presto! - tutte le persone presenti sulla terrazza sussurrarono il nome della bellissima attrice. Maya arrossì per tanto entusiasmo e alzò una mano per salutarla e li seguì con lo sguardo mentre rientravano nella sala grande.

- Che maleducato, andarsene senza neanche salutare… - lo strattonò mettendo il broncio. Masumi la ignorò, la mente in subbuglio, le parole di Mizuki e quelle di Ayase che si rincorrevano come foglie spinte dal vento invernale.

- Grazie Ayase - le disse mentre l’auto la riportava a casa.

- Non ho fatto niente, ma… non commettere l’errore di farti soggiogare dalla paura e dall’orgoglio - si avvicinò baciandolo dolcemente su una guancia.

- Non lo farò - le rispose mentre scendeva dall’auto.

Ho capito Mizuki. Ho capito.


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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


In questo capitolo Maya e Masumi si incontrano a Nagano per Natale. Ho scritto un'altra one shot separata per i dettagli con rating rosso che pubblicherò che si intitola: Filo Rosso - Notte di Natale. C'è un piccolo particolare nella One Shot, pertanto vi consiglio di leggere prima questa :)

Buona lettura!

Capitolo 16



Kitajima Maya



Finalmente le prove della Dea Scarlatta cominciavano ad avere un senso! La signora Tsukikage aveva rivelato il perché degli strani esercizi che aveva fatto fare ad Ayumi e a lei e tutto ora tornava. Si sarebbero alternate nei ruoli della Dea e di Akoya sfruttando le loro peculiarità nelle varie scene.

Aveva dato la risposta al signor Hijiri per l’invito in montagna e in quell’occasione aveva preteso che lui si trattenesse qualche minuto in più. Alcune volte lo aveva visto nei posti che frequentava e in altri casi aveva intravisto uomini che non conosceva e quando lui le rivelò che erano le sue “ombre scarlatte” lei era arrossita per la vergogna e Hijiri aveva sorriso dolcemente. Così le aveva spiegato gli ordini del suo capo e che non avrebbe più dovuto temere alcunché. In effetti dall’aggressione sotto il parcheggio della Rainbow non era più accaduto niente. Sapere che Masumi le aveva assegnato delle guardie del corpo silenziose e invisibili la fece sciogliere come neve al sole.

Dalla sera del ristorante non lo aveva più rivisto né sentito, ma parlava spesso di lui con Saeko che le aveva riferito che stava sistemando alcune delle società che per anni erano state gestite da suoi collaboratori e necessitavano di una mano più ferma. Le raccontò dell’invito in montagna e del suo desiderio di portargli un regalo per Natale.

- Non ho idea di cosa potrebbe fargli piacere… - mormorò Maya mentre provava un semplice paio di decoltè blu con un tacco un po’ più alto.

Non riuscirò mai a camminare con queste!

- Se si trattasse di un regalo aziendale saprei aiutarti molto di più - sospirò Saeko e sporse un braccio per sostenerla quando inciampò.

- Però potresti puntare su qualcosa di invernale… che tenga caldo… - le suggerì quando si sedette sbuffando.

- Di caldo? Come un maglione! - si tolse le scarpe lasciandole alla commessa e corse rapida al reparto uomo di quella prestigiosa boutique. Saeko la seguì sorridendo, era scalza ma aveva il volto raggiante.

- Questo? - era nero, a corde, con il collo che si rigirava, in assoluto quello che preferiva vedere sui ragazzi d’inverno. Saeko annuì. C’erano anche di altri colori, ma lei aveva scelto immediatamente quello nero.

- Molto bello, piace anche a me e sono convinta che gli starebbe benissimo - il tessuto era di ottima lana morbida e calda.

- Allora è fatta! - esclamò stringendolo a sé sotto lo sguardo sorridente di un’altra commessa - Però mi piacerebbe portare dei dolci… - aggiunse sommessamente.

- All’angolo di questa strada c’è un negozio che mio figlio adora - si intromise la commessa - Vendono dolciumi di qualsiasi forma, alcuni sono importati dagli Stati Uniti -

- Andiamo! - gioì Maya picchiando un pugno sul palmo della mano e partì.

- Maya! - la chiamò Saeko - Dobbiamo pagare e poi… le scarpe - le fece notare gentilmente. Lei arrossì tirando fuori la lingua, tornò a prendere le sue scarpe, la giacca e la sua borsa nell’altro reparto, pagarono e si immersero nella via piena di passanti fino al negozio di dolci.


Hijiri si presentò puntuale come sempre. Le aprì la portiera e prese la sua piccola valigia mettendola nella bauliera dell’elegante auto nera. Rei era rimasta fino al giorno precedente e le aveva raccontato ogni cosa. L’amica aveva ascoltato stupefatta e alla fine l’aveva abbracciata e avevano pianto insieme.

- Grazie, signor Hijiri - gli disse, lui si voltò e le sorrise dolcemente.

- È un piacere per me, signorina Kitajima - accese l’auto e partì.

Era nevicato e la città aveva cambiato completamente aspetto, chissà com’era la foresta di cui parlava Masumi!

Quando ci sono stata per Helen Keller era estate… c’era un lago e ricordo molti alberi intorno alla villa, ma non mi mossi dalla casa… Tra una settimana ci sarà la prima della Dea Scarlatta! La signora Tsukikage non sta bene, la vedo stanca e consumata… ma io ho bisogno di lui, devo vederlo, non riesco più ad aspettare!

- Posso sedermi accanto a lei, signor Hijiri? - domandò dopo circa mezz’ora di viaggio. Lui la fissò nello specchietto, poi accostò e lei scese di corsa salendo dall’altro lato.

- Che freddo! È noioso stare dietro da soli… - si giustificò arrossendo e fregandosi le mani.

- Condivido - rispose pacatamente Karato.

Sono davvero sfacciata, ma è tanto che voglio fargli alcune domande…

- È tanto tempo che conosce Masumi? - gli chiese titubante dopo qualche attimo, mentre l’auto riprendeva la sua corsa.

- Da quando eravamo molto piccoli -

- Oh… e com’era da bambino? - si ricordò la risposta che gli aveva dato in quello strano giorno in cui visitarono il planetario e passeggiato fra le bancarelle di quella festa.

- Serio, suo padre non gradiva che facesse mostra dei suoi sentimenti, atteggiamento che giudicava debole e inutile - Karato le rispose tenendo lo sguardo sulla strada.

Avanti, domandaglielo!

- Lui ha… - perse quasi la voce, arrossì e abbassò la testa - ha avuto molte fidanzate? - cacciò fuori tutto il fiato per la vergogna e tenne gli occhi sulle mani in grembo. Karato sorrise ed evitò di guardarla.

- Una, Shiori Takamiya -

- Oh… - si sentiva il volto in fiamme e non riuscì ad aggiungere altro.

Karato avvertì la sua indecisione e il suo imbarazzo così si propose prima che lei sprofondasse nel sedile.

- Lei mi ha chiesto quante fidanzate, se vuole sapere con quante … - ma Maya lo interruppe.

- No! No! Davvero io… ho capito e poi… non è importante - arrossì violentemente contorcendosi le mani.

Ma come mi viene in mente di chiedergli queste cose! Che penserà di me?

- Non è un uomo che ama mostrare le sue conquiste, in ogni campo. È riservato e raramente parla della sua vita privata - aggiunse Karato quando lei si chiuse in un mutismo imbarazzato - La prima volta che l’ho visto mostrare le sue emozioni è stato per lei, signorina Kitajima -

Per me? Ma io… non capisco…

- Era in una situazione molto delicata e sono convinto che anche lei è riuscita a immaginare i suoi… dubbi e le sue difficoltà - aggiunse ancora quando lei non disse niente - Lei era una ragazza molto giovane e lui… -

- ...era un uomo - sussurrò Maya terminando il suo pensiero continuando a fissare la strada.

Le sue emozioni… le rose scarlatte!

- Gestiva le aziende di suo padre, era stato educato per quel ruolo fin da bambino, ma grazie a lei la sua vita è cambiata - Karato sorrise senza distogliere lo sguardo dalla guida.

Maya si voltò a fissarlo.

Signor Hijiri quanto sa in realtà di Masumi? Quanto in là potrei spingermi a farle delle domande per avere delle risposte?

Invece restò in silenzio. Era terrorizzata da ciò che avrebbe potuto sapere così si chiuse in se stessa e il signor Hijiri rispettò quello stato di calma.


Il viaggio infine ebbe termine e l’auto riuscì a raggiungere agevolmente la villa, la strada era pulita sebbene tutto il paesaggio intorno fosse di un bianco abbagliante. C’erano luminarie e addobbi esterni che rendevano ogni cosa magica.

- È una vera meraviglia! - esclamò Maya uscendo di macchina e infilandosi subito il cappotto. Il fiato usciva in condense vaporose, gli alberi parevano cristallizzati e cespugli e prati erano completamente coperti di neve. La villa aveva cambiato aspetto così circondata dalla neve bianca e Maya si trovò immediatamente immersa nello spirito natalizio.

- Sì, davvero suggestivo - concordò Hijiri che si coprì e prese la valigia risalendo il breve vialetto. Non fece in tempo a raggiungere le scale di legno che la porta si aprì e ne uscì Masumi. Indossava un giubbotto caldo, sciarpa, guanti, cappello e scarponi. Prese la valigia e l’appoggiò nell’ingresso chiudendo la porta.

- Grazie, Karato. Vuoi prendere un tè? - gli domandò posandogli una mano sulla spalla.

- No, riparto subito - rispose scuotendo la testa.

Si voltarono entrambi e osservarono Maya che stava toccando con un dito un ghiacciolo che pendeva dal ramo di un albero. Era completamente affascinata e dimentica di ciò che aveva intorno.

- Hai fatto tutto ciò che ti ho chiesto? - sussurrò Masumi guardandola rapito.

- Sì, come sempre - annuì Karato sorridendo. Scese le scale seguito dal capo e si avviò alla macchina. Quando Maya sentì la portiera aprirsi si girò di scatto e il suo sguardo incontrò quello di Masumi. Il suo volto si illuminò e cercò di raggiungerlo senza cadere.

- Indubbiamente le fai un bell’effetto… - constatò Hijiri sorridendo e salendo in macchina.

- Sì... e ancora mi domando come ciò sia possibile - mormorò Masumi guardandola stupefatto.

L’auto ripartì nell’istante in cui Maya lo raggiunse.

- Ciao Maya - la salutò Masumi sorridendo, lei rispose con un sorriso birichino, poi gli lanciò la palla di neve che teneva dietro la schiena e scoppiò a ridere felice scappando.

Masumi si riprese dall’attimo di meraviglia, raccolse della neve e gliela tirò. Si rincorsero ridendo e lanciandosi la neve, complici di una felicità che sapevano preziosa dato che per loro era difficile trascorrere del tempo insieme.

Maya si abbandonò fra le sue braccia quando non riuscì più a scappare.

- Presa… - le sussurrò nell’orecchio, il respiro veloce per il gioco appena terminato.

- Ho le mani ghiacciate nonostante i guanti! - ansimò lei gettandogli le braccia al collo.

- Dentro ci aspetta un tè caldo, andiamo - le prese la mano e la guidò in casa.

Nell’istante in cui varcò la soglia Maya ricordò ogni cosa anche se c’erano dei mobili diversi e gli addobbi natalizi. Lì aveva trovato la sua Helen Keller e tutto grazie al suo ammiratore delle rose scarlatte.

- Stai ricordando, vero? - le chiese Masumi osservando il suo volto dalle guance arrossate, la bocca schiusa che respirava affannosamente. Lei annuì.

- Anche a me è accaduta la stessa cosa quando sono arrivato - si tolse il giubbotto e tutto il resto appendendoli in un guardaroba dietro la porta. Prese il suo cappotto e lo appese. La precedette nel salotto e quando Maya entrò si fermò di nuovo.

L’ho incontrato in questa stanza… la scala, il divano, il tavolo in cui sono inciampata quando mi sono bendata…

Masumi si fermò voltandosi e lei gli corse fra le braccia.

- Maya… - sussurrò il suo nome con tale devozione che Maya si commosse per la felicità.

- Eri tu… come ho potuto non capire… mi dispiace io sono stata una stupida… - singhiozzava.

- Non dire così… la responsabilità è solo mia… perdonami se puoi - sussurrò lui stringendola forte come allora. Ma, a differenza di quella volta, le prese il volto fra le mani e la baciò con passione, spezzando quell’attesa che aveva vibrato fra loro nell’aria fin da quando si erano visti fuori.

- Avevo così voglia di vederti! - gli sussurrò sulle labbra appoggiando poi la testa al suo torace.

- Anch’io Maya… anch’io - ripeté con voce arrochita dal desiderio. La prese per mano e l’accompagnò al divano, il tè e le tazze erano pronte sul tavolino. Il camino era stato acceso e in casa c’era caldo.

Solo abbracciarla mi fa perdere il contatto con la realtà… quando la bacio io rischio ogni volta di perdere il controllo… e l’unica cosa che vorrei è…

Bevvero in silenzio, unica compagnia lo scoppiettio del fuoco, mentre fuori il sole del tramonto cedeva il passo alle tenebre della notte.

Masumi fece per alzarsi, ma Maya lo fermò.

- No, per favore non accendere la luce - lo pregò alzandosi e raggiungendolo. Gli si mise cavalcioni mentre lui emetteva un suono di sorpresa.

Maya… ogni volta con te è una scoperta, nessuna è riuscita a meravigliarmi come fai tu!

- Io sono proprio una frana in tutto e mi dispiace, - iniziò titubante e Masumi sussultò quando gli appoggiò le mani sulle spalle - ma noi siamo due metà che si sono ritrovate e non mi importa cosa pensino gli altri. Il filo rosso che ci lega è vicino ora e vorrei che tu non lo spezzassi mai - sussurrò con voce ansimante piena d’emozione.

Il filo rosso! Anche lei pensa la stessa cosa…

Maya lasciò scorrere le mani lungo le braccia fino a trovare le sue mani. Le prese e le appoggiò sui propri fianchi espirando tutto il fiato quando sentì il tocco.

Che sensazione… il cuore sta per scoppiarmi… dove lo trovo questo coraggio? È il terrore che tutto svanisca in un sogno? Che niente sia vero?

- Devi solo pazientare ancora un po’ e tutto andrà a posto, Maya, te lo prometto - sussurrò lui facendo risalire le mani sulla schiena nuda sotto il maglione. La sentì rabbrividire e l’avvicinò a sé per baciarla. Maya partecipò con ardore incrociando le mani fra i suoi capelli e godendo di ogni attimo di quell’unione fremente.

Quando lui mi tocca perdo la cognizione del tempo e delle cose… quando mi bacia io…

Si tolse il maglione di scatto e lo stesso fece fare a lui.

- Toccami, per favore - lo implorò col respiro accelerato e il corpo che avvampava, stringendogli i capelli in un atteggiamento di possesso di cui si stupirono entrambi.

- Maya… - mormorò appoggiando le labbra sul collo morbido.

Non posso più starti lontano Maya, non posso permettere che altri ti guardino con le mie stesse idee in testa, non spezzerò mai quel filo, lo rafforzerò!


Aprì gli occhi e si stirò nel letto dalle lenzuola candide. L’aria in casa era calda, anche se era nuda non sentiva freddo e, si rese conto, non sentiva più l’imbarazzo che aveva provato in passato. Si girò lentamente e lo vide in piedi davanti alla grande finestra. Fuori il cielo stellato era reso argenteo dalla luce lunare. Indossava solo un paio di pantaloni di tessuto morbido. La luce della luna segnava il suo contorno, le spalle ampie, la schiena diritta, i fianchi stretti e le lunghe gambe. Lo vide passarsi una mano fra i capelli, guardava fuori qualcosa, era completamente assorto.

Se mi fermo a riflettere su ciò che sta accadendo penso che potrei impazzire… Come posso essere qui con lui in questo modo? Potremo mai smettere di nasconderci e dire a tutti che età e rango non hanno importanza e che ci amiamo?

Maya si avvolse nel lenzuolo e lo raggiunse con passo lieve. Lui allargò un braccio e lei si lasciò avvolgere.

- È una notte bellissima - disse Maya guardando fuori, la luna si riversava sui dintorni imbiancati dalla neve, ogni cosa brillava come in un paese delle favole. Il cielo era punteggiato da miriadi di stelle luminose.

Masumi si voltò a guardarla e lei sollevò gli occhi sorridendo felice. Si scostò leggermente e le sfiorò una guancia con una mano. Maya si appoggiò sfregando il volto e chiudendo gli occhi per il sentimento che le riempiva il cuore.

- Maya… - sussurrò lui e la sua voce calda e profonda l’avvolse come un bozzolo.

- Sì? - rispose lei appoggiando le mani sul suo petto caldo.

- Io ti amo. Mi vuoi sposare? - la vide spalancare gli occhi e gioì di quella reazione. Sollevò la mano sinistra e le mostrò un anello che teneva fra pollice e indice e che brillava come una delle stelle del cielo. Maya osservò per un attimo il bellissimo diamante con il cuore che le martellava in petto poi tornò a guardare i suoi occhi che la fissavano pieni d’aspettativa in attesa della sua risposta.

Perché me l’hai chiesto adesso? Io… ancora non so come andrà lo spettacolo… come posso legarti a me se non dovessi riuscire? Sei un uomo di successo e io una nullità, non voglio che…

- Io… - rispose balbettando e Masumi si scurì in volto - ...era così tanto che sognavo queste tue parole, anche la mattina in cui volevi cedermi la Rainbow io in realtà credevo che… - parlò rapida e veloce - ...ma ora non è importante. Ti chiedo solo di aspettare la prima della Dea Scarlatta… Ci sono delle cose che devo sistemare… - mormorò titubante osservando il suo sguardo turbato.

- Pensi di essere inadeguata? - le lesse lui nel pensiero e lei annuì abbassando lo sguardo per la vergogna. Stava per aggiungere che non gli importava chi lei sarebbe diventata, ma Maya gli mise un dito sulle labbra zittendolo.

- Aspettami… - lo implorò di nuovo. Masumi le sollevò il mento e la baciò.

- Aspetterò sperando che mi darai la risposta che desidero più di ogni altra cosa al mondo - le sussurrò sulle labbra stringendo l’anello nella mano.

Ancora non hai compreso le parole di Akoya che mi ripeti sempre? Età, aspetto e rango non contano niente per me, non mi importa chi diventerai, l’importante è che tu sia mia...


 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Ed eccoci arrivati all'ultimo capitolo ^_^
Un grazie sentito a tutti i lettori che hanno seguito questa mia prima FF sul mondo di Maya!
Spero che anche questo ultimo capitolo vi soddisfi e vi faccia chiudere in bellezza la storia, io mi sono molto divertita a scriverlo :) 

Capitolo 17



La Dea Scarlatta



Quello era stato in assoluto il Natale più bello della sua vita. Mai avrebbe creduto possibile che il suo ammiratore si dichiarasse nei suoi confronti, ma gli doveva almeno un riscontro positivo per tutti gli anni in cui l’aveva sorretta e spronata dimostrandogli che poteva davvero essere un’attrice degna di un uomo come lui.

Il maglione gli era piaciuto molto, l’aveva indossato subito ed era innegabile che gli stesse benissimo. Sembrava che avesse accettato la richiesta di aspettare, ma sapeva anche che era un uomo riservato e non era sicura che fosse stato del tutto sincero con lei. Quando erano tornati a Tokyo si era buttata a capofitto nelle prove con la compagnia e non aveva avuto più un attimo di tempo libero. La signora Tsukikage era enormemente provata dalla fatica e dall’impegno, ma non demordeva spronando tutti gli altri a dare il massimo. Ayumi sembrava essersi rimessa dall’operazione, con la sua solita determinazione aveva recuperato il tempo perduto, Sakurakoji ormai era guarito del tutto e la riabilitazione alla gamba era stata rapida anche se non indolore.

La signora Tsukikage aveva fatto provare entrambe le attrici innumerevoli volte nel confronto fra Akoya e Isshin nella fase dell’innamoramento con diversi atteggiamenti e quello che era uscito più provato era stato proprio il giovane attore. Confrontarsi con Maya e Ayumi nello stesso giorno era sfiancante soprattutto con la signora e Kuronuma che li riprendevano una volta sì e la seguente anche…

Trascorsero ogni minuto degli otto giorni dopo Natale all’Opera Palace, ormai pronto per ospitare la Dea Scarlatta. La scenografie erano incredibili e il teatro aveva un sistema digitale e meccanico per lo spostamento dei fondali! I costumi erano raffinati ed elaborati e riprendevano fedelmente quelli del medioevo giapponese in cui la storia era ambientata.


Il due gennaio finalmente arrivò, nel bene e nel male. Maya si rese conto che il tempo era scaduto, che fossero pronti o meno. Qualche minuto prima il signor Hijiri le aveva consegnato nel suo camerino un bellissimo mazzo di rose scarlatte che avevano catalizzato immediatamente la sua attenzione. C’era un bigliettino dalla consueta calligrafia elegante che lei lesse con mani tremanti.

“L’attendo con ansia. Il suo ammiratore” recitava semplicemente il messaggio, ma quella breve frase le fece venire le lacrime dalla felicità. Sapeva perfettamente cosa nascondevano quelle parole e ora che era lì in attesa di entrare in scena si stava domandando perché non gli avesse risposto subito accettando la sua proposta di matrimonio.

Che importanza ha chi io diventerò o chi lui sia? Ha abbandonato il suo passato rinunciando al suo nome e al suo rango, e ora ho capito che età e aspetto non contano… Perché ho esitato? Sono stata una stupida!

Affondò il volto nelle rose inspirando il loro profumo e pianse sommessamente. Bussarono alla porta scuotendola dai suoi pensieri. Lo spettacolo iniziava, lei avrebbe interpretato Akoya e Ayumi la Dea, se non avessero recitato alla perfezione le due parti, integrandole, sarebbe stato un fallimento totale.

Questa prova è ciò che ci consacrerà come attrici, renderemo immortale la Dea Scarlatta signora Tsukikage, ci guardi!

Appoggiò il mazzo sul ripiano della toletta e uscì più determinata che mai. Il corridoio era poco illuminato, c’erano persone che andavano e venivano, ma individuò all’istante Ayumi. Era concentrata e non si avvicinò, non voleva disturbarla. Solitamente era titubante, aveva un sacco di pensieri, ma questa volta le cose erano diverse. Era rilassata, la mente sgombra, sapeva esattamente cosa doveva fare: l’amore eterno di Akoya e Isshin, il dualismo con la Dea, la rinuncia alla vita per permettere allo scultore di scolpire la statua che avrebbe riportato la pace nel regno.

In sala c’era un brusio lieve, si affacciò per cercare lui e lo trovò al posto che gli aveva riservato, una poltrona esterna sul corridoio centrale che permetteva una visuale perfetta. All’istante il suo cuore iniziò a battere forte, sentì una mano sulla spalla e si girò incontrando lo sguardo penetrante della signora Tsukikage. Un’ombra scura sotto gli occhi rendeva il suo volto stanco e provato e Maya ebbe un tuffo al cuore.

- Signora… - le strinse la mano e la sentì ossuta, ma ancora piena di forza.

- Maya, mostra a tutti la tua Akoya autentica! - tossì violentemente e Genzo le fu immediatamente accanto.

- Mi guardi, signora, mi guardi! - la rassicurò scacciando dal cuore la paura di poterla perdere che si era insinuata subdolamente negli ultimi tempi.

È stata lei che ha scommesso su di me da subito signora, quando io avevo perduto ogni speranza di riuscire a fare qualcosa nella vita! Lei ha visto il mio potenziale, lei lo ha tirato fuori, insegnandomi e spronandomi, facendo leva sulla mia rabbia e determinazione! Non la deluderò!

Le luci si spensero e il brusio in sala cessò. Maya indossò la sua maschera affrontando lo spettacolo che avrebbe cambiato per sempre la sua vita.


Quando riprese coscienza di sé avvertì addosso tutto il peso delle due ore precedenti. Era diventata Akoya in tutto e per tutto, dimenticando completamente Maya Kitajima. Amava recitare proprio per quel motivo: poter accedere ad altre vite e per un attimo abbandonare la sua così insulsa e inutile, ma in questo caso la maschera aveva coperto ogni cosa. Ricordava perfettamente tutto lo spettacolo appena concluso, ma come se l’avesse visto dall’alto.  Si voltò a destra e vide Sakurakoji che le sorrideva e le teneva la mano. Si voltò a sinistra e vide Ayumi, splendida nell’abito della Dea. Alle loro spalle la signora Tsukikage che li abbracciava tutti e tre, lo sguardo luminoso e felice. Il teatro era tutto in piedi e l’ovazione li assordava.

- Siamo stati noi? - sussurrò debolmente.

- Sì, Maya, noi - le confermò Ayumi stringendole l’altra mano.

Sentiva ancora Akoya, l’amore che aveva espresso per Isshin le bruciava ancora le vene, le battute che aveva scambiato con lo scultore e le innumerevoli volte che le aveva ripetute rimbombavano nella sua testa.

Cercò l’unico volto che sapeva l’avrebbe guardata diritta negli occhi. Lasciò le mani di Yu e Ayumi, scese lentamente le scalette di fronte al palco e iniziò a risalire la scalinata centrale che passava in mezzo alle poltrone con eleganza e delicatezza, con il rispetto che Akoya tributava quando calpestava la terra. La platea in piedi lentamente si zittì, seguivano tutti lei con lo sguardo ma non se ne curò affatto, in mente aveva una sola cosa.

Masumi la vide risalire la scala, aveva quel modo incredibile di muoversi che aveva usato sul palco per tutto lo spettacolo, lo sguardo dolce e pieno d’amore e guardava lui.

Maya che stai facendo?

Lo raggiunse lieve come vento e si fermò davanti a lui con il respiro accelerato dall’emozione. La platea trattenne il fiato al gesto anomalo dell’attrice.

- Quel giorno quando ti incontrai nella valle compresi immediatamente che eri tu la mia anima gemella. Tra noi agisce una forza straordinaria… - esordì Maya recitando Akoya. Nessuno tranne loro due poteva sapere quanto fosse vera quella frase.

Masumi addolcì lo sguardo completamente rapito da lei che recitava solo per lui. D’un tratto niente di ciò che lo circondava fu più importante, cose e persone persero la forma nitida e rimase solo Maya. Che la gente pensasse ciò che voleva…

- Ora l’ho capito, non esistono davvero età, aspetto o rango, quando si incontrano queste due anime si attraggono vicendevolmente cercando l’altra metà di se stesse, ansiose di trovare l’unità implorano pazzamente l’altra - proseguì Maya sollevando lievemente la mano.

- Se ti penso mi sento inebriata, quando sento la tua voce mi emoziono, cerco sempre il tuo sguardo ovunque siamo. Lo sai quanto sono felice quando ti tocco - sorrise arrossendo, allungò la mano a sfiorare la sua adagiata lungo il fianco e Masumi tremò per l’emozione.

- Non si sa da dove provengo né come mi chiamo. Non ti preoccupa stare insieme a un uomo come me? - Masumi recitò le battute di Isshin senza sapere da dove gli venisse tutto quel coraggio, era cosciente che la platea ascoltava e guardava.

No, amore mio, non mi preoccupa! Sono disposta a qualsiasi sacrificio per stare con te!

- Ma sono io a preoccuparmi. Non penso di essere uomo adatto a te. Non ho nulla. Né nome né passato. Ho solo questo corpo e i miei occhi per guardarti - proseguì affondando in quello sguardo pieno d’amore.

- Per me questo è sufficiente, lo sai? - allungò una mano a sfiorargli una guancia - Cosa sono nome e passato rispetto al poter vivere con me ora che mi hai incontrato? Questo può bastarci. Abbandona, te ne prego, il tuo passato… diventa solo mio! - l’intensità della sua voce fece sospirare tutti gli spettatori e per poco Masumi non perse il controllo sopraffatto dai suoi sentimenti.

- Tu sei l’altra parte di me e io sono l’altra parte di te - aggiunse Maya e replicò lo stesso gesto che aveva fatto tempo prima durante la prova mettendosi la mano destra sul cuore e la sinistra sul cuore di lui. Masumi sussultò e rimase immobile.

Maya...

- Io sono te. Tu sei me - le rispose lui infine con voce profonda piena d’emozione avvicinandosi.

- Ti importa se parlano di noi? - gli domandò Maya arrossendo e abbassando lo sguardo facendogli la stessa domanda che lui le aveva posto sull’Astoria.

- No, per niente - rispose lui sorridendo, imitandola.

- Ti amo da così tanto tempo! Non sono nessuno, né bella né ricca… - iniziò Maya, ma Masumi la interruppe.

- Maya, non mi importa chi sei, chi sarai o chi sei stata, io amo te - lei lo fissò con occhi brillanti e lucidi, le labbra tremanti e il respiro accelerato. Masumi si mise una mano in tasca e le mostrò l’anello.

- Anche se i nostri corpi carnali sono divisi in due, vuoi vivere insieme a me diventando una cosa sola? - glielo chiese nuovamente, recitando Akoya che nell’opera rivolgeva quella frase a Isshin. Non gli importava davvero più niente di chi ci fosse intorno a loro, non le avrebbe permesso di scappare di nuovo e avrebbe zittito ogni giornalista, fatto censurare ogni articolo, sfruttato ogni possibilità a sua disposizione pur di proteggerla.

Masumi vide distintamente il suo sguardo farsi chiaro e limpido, ciò che era rimasto di Akoya era scivolato via lasciando solo Maya. Lei teneva gli occhi fissi in quelle profondità azzurre e si rese conto, completamente, di ciò che aveva fatto. La platea era silenziosa, come se il tempo si fosse fermato, tutti attendevano lei.

- Sì - gli rispose in un sussurro, arrossendo.

Che cosa ho fatto? Tutta questa gente, lo spettacolo, la signora Tsukikage! Mi tremano le gambe… oh…

La gente esplose in un boato di applausi, ma Masumi non se ne accorse nemmeno.

Prese delicatamente la sua mano e le infilò l’anello, poi l’attirò verso di sé abbracciandola con forza. Maya si aggrappò a lui proprio come sull’Astoria, il cuore che scoppiava di gioia.

- Mia - le sussurrò in un orecchio con uno strano tono di possesso.

- Tua - mormorò lei fremendo di felicità.

La gente continuava ad applaudire e ora il peso di quella situazione che le era sfuggita di mano la colpì in pieno.

- E adesso come torno sul palco? - disse a voce bassissima tremando e Masumi ridacchiò.

- Esattamente come sei arrivata qui... Ma cosa ti è venuto in mente, Maya? - la rilasciò dall’abbraccio con un notevole sforzo.

- Io… non lo so… - sembrava terrorizzata. Si voltò e ridiscese la scalinata inciampando due volte.

Ho un anello al dito! Non ci posso credere! Il filo rosso che lega le nostre anime non si spezzerà mai! Signora Tsukikage aveva ragione, ho trovato la mia anima gemella e non l’ho lasciata scappare! Però ho rovinato tutto, c’era lo spettacolo e ho attirato l’attenzione su di me, ma non sono riuscita a fermarmi!

Quando risalì tenne la testa bassa certa di incontrare lo sguardo duro e di accusa della signora. Riprese la posizione e sentì immediatamente le sue mani sulle spalle. Era una presa rassicurante e non servirono altre parole, la sua anziana sensei aveva capito tutto.

Masumi la osservò tornare sul palco poi risalì la scalinata centrale fino all’uscita seguito da Mizuki. Alcuni giornalisti fecero per seguirlo, ma lui gli rifilò un’occhiata così glaciale che restarono tutti in sala.

Maya con te non ci si annoia davvero...

- Alla fine l’ha fatto davvero - Saeko indossò il cappotto che gli porse l’inserviente del guardaroba e lo stesso fece Masumi.

- Ne dubitava? - borbottò lui scontroso.

- Mi ha fatto temere in effetti, credevo non avesse colto il mio suggerimento sulla… strada alternativa - ammise lei chiudendo il cappotto.

Masumi si voltò a guardarla sorridendo.

- Io ascolto, sa? - gli fece notare un po’ risentito. Le aprì la portiera dell’auto e la fece salire.

- Finalmente la smetterà di farsi prendere dal panico ogni volta che qualcuno si avvicina a lei… - gli fece notare Mizuki fissandolo.

- Era così evidente? - le domandò osservando le porte del teatro che venivano spalancate per lasciar uscire la gente.

- Per me, sì - confermò lei sorridendo misteriosamente.

- Lei è una donna davvero speciale, Mizuki - le disse fissandola intensamente e facendola arrossire - C’è una persona che vorrei farle conoscere. Lavora per me da molti anni… -

- Mi sta combinando un matrimonio, signor Masumi? - alzò un sopracciglio incuriosita, ma lui sollevò le mani.

- No! Ho provato sulla mia pelle cosa significa e di certo non lo farei con lei, la rispetto troppo, Mizuki - ammise - Ma sono convinto che potreste farvi buona compagnia - concluse soddisfatto. Karato sarebbe stato perfetto per lei! Come aveva fatto a non accorgersene per tutti quegli anni?

- Non teme qualche risvolto negativo? - indagò ancora Mizuki. Quella paura lo aveva frenato per molto tempo dal prendere le giuste decisioni.

- Non ho avuto molti secondi per pensarci quando Maya ha salito le scale, non trova? - le sorrise - La verità è che ho vissuto nel terrore di tutto ciò per molto tempo, se accadrà qualcosa lo affronterò via via, non mi mancano i mezzi e le capacità. Se si riferisce alla carriera di Maya, dopo ciò che ho visto stasera, non avrà alcun problema -

- E adesso cosa farà? - gli chiese dopo un lungo momento di silenzio.

- Inizierò a vivere la mia vita - rispose lui serio fissando davanti a sé.



Epilogo



La prima del due gennaio della Dea Scarlatta consacrò le due attrici. Il loro talento venne rivelato a tutti e i giornali parlarono di quel mese di rappresentazione per quasi tutto l’anno. La signora Tsukikage riuscì a seguirli con determinazione per tutte le repliche, ma la notte dell’ultima rappresentazione morì accasciandosi dolcemente dietro le quinte, su quel palco che aveva amato e difeso tutta la vita. In occasione del suo funerale, che coinvolse moltissime persone, Maya scoprì incredula che Eisuke Hayami era il vecchio signore così simpatico che aveva incontrato alcune volte. Il suo dolore così genuino e struggente la colpì profondamente e comprese quell’amore eterno e indimenticabile, anche se non corrisposto, che l’aveva legato a Chigusa dopo averla vista recitare la Dea Scarlatta. Dalla descrizione che le aveva fatto Masumi di suo padre non poteva credere che fossero la stessa persona.

Si era avvicinata a lui quando tutto era finito, piangeva ancora sommessamente, la testa china. Non si era persa in chiacchiere inutili, anche se la curiosità di sapere perché le aveva nascosto la sua identità era forte, ma gli aveva stretto semplicemente una mano. L’uomo aveva alzato lo sguardo e consolidato la stretta e lei vi aveva letto un’angoscia infinita e un dolore incancellabile. Per come si era comportato con lei e per ciò che gli aveva visto in quel momento negli occhi forse non era tutto perduto per lui, ma Masumi avrebbe dovuto trovare la forza, e la volontà, di perdonarlo.

Maya risentì in modo intenso della morte della signora Tsukikage e fu solo grazie al supporto dei suoi amici e del suo fidanzato se riuscì a superare ogni cosa.

Ayumi ottenne immediatamente un contratto per un film, ma su suggerimento di Masumi, Maya riuscì a convincerla a incontrarsi alla Rainbow prima di partire: sarebbe stato davvero bello in futuro poter recitare per la stessa compagnia. In quell’occasione, Ayumi acconsentì ad un nuovo incontro alla fine del film per parlare di un eventuale contratto e la informò che Peter Hamil si sarebbe trasferito in Giappone definitivamente. Maya era stata felice di apprendere che anche lei aveva trovato la sua anima gemella.

Sakurakoji rimase alla Daito e iniziò subito a lavorare all’Amleto con Onodera come regista. Maya l’aveva incontrato e non fu facile affrontarlo ma sperò che avesse infine accettato ciò che la legava a Masumi.

La maggior parte dei suoi amici venne assunta dalla Rainbow e stavano già lavorando in alcune rappresentazioni. Si erano tutti congratulati con lei e non vedevano l’ora di partecipare al suo matrimonio.

Maya invece stava attraversando il momento più bello della sua vita, circondata dall’amore dell’uomo che amava, dei suoi amici e di quello che riversava nel teatro. Subito dopo la Dea Scarlatta si era impegnata in tre piccole rappresentazioni dove come al solito aveva dato il meglio di sé. Masumi la osservò provare insieme agli altri attori, mandando in panico i dipendenti che lo vedevano in giro per i corridoi della Rainbow a tutte le ore.

Non c’erano state più aggressioni né avvelenamenti e, né Shiori né Eisuke Hayami, avevano in qualche modo rovinato quell’idillio. Da quella dichiarazione d’amore pubblica, che aveva spopolato su tutti i giornali, avevano cercato di passare insieme tutto il tempo libero possibile a disposizione, facendo progetti per il futuro e bisticciando, punzecchiandosi come facevano quando erano Masumi Hayami e “ragazzina”.



La villa a Izu era completamente circondata di ciliegi in fiore in quell’aprile bellissimo. Il sole stava tramontando rendendo il mare simile a fuoco liquido e gli scogli come gigantesche pepite d’oro. Il vento soffiava gentile e le muoveva i capelli dolcemente. Erano trascorsi due mesi dalla morte della signora e sentiva ancora un vuoto enorme. Era stata la sua maestra, l’aveva trasformata da nullità ad attrice affermata in soli sette anni confermando quell’intuito e quel talento che aveva visto in lei fin da subito.

- Fa freddo vieni dentro - le sussurrò Masumi abbracciandola alle spalle con quella voce profonda che la sosteneva di giorno e riempiva le sue notti.

- Questo posto è davvero bellissimo - mormorò lei tenendo lo sguardo sul mare che ripeteva lo stesso movimento da millenni. La vicinanza del suo corpo la riscaldò immediatamente e lei si accoccolò nel suo abbraccio protettivo.

- Credevo che questo mio desiderio non si sarebbe mai avverato - sussurrò lentamente, meravigliato.

- Era quello che non volevi esprimere con le stelle cadenti? - d’un tratto si ricordò di ciò che le aveva detto tempo prima alla valle dei susini in quella bellissima notte stellata.

- Sì, ma è vero che non ci si può opporre, proprio come Ichiren Ozaki declama nella sua opera - affondò il volto nei suoi capelli profumati e morbidi chiudendo gli occhi.

- Vuoi dire che anche volendo non potrei liberarmi di te? - lo punzecchiò Maya voltandosi e affrontandolo con cipiglio offeso. Lui rise.

- Davvero vorresti liberarti di me? -

- Sei irritante e più vecchio di me di undici anni, potrei trovare un attore più bello e giovane - e gli fece la linguaccia. Masumi serrò l’abbraccio e reclamò le sue labbra in un bacio ardente che Maya gli restituì afferrandolo per i fianchi e tirandolo verso di sé dimostrando quanto fosse vana la sua replica.

- La mia anima è tua, mio donatore di rose scarlatte - gli sussurrò sulle labbra con il respiro accelerato e gli occhi che brillavano come le prime stelle in cielo.

- La mia anima è tua, Maya - proferì lui serio affogando in quegli occhi carichi di sentimento.

- Per sempre - sussurrarono insieme unendo le labbra in un bacio mentre il sole scompariva all’orizzonte.



FINE.


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