Tornare a vivere

di Annabeth1995
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Io non voglio la tua pietà! ***
Capitolo 2: *** Ti ho fatto ridere Granger ***
Capitolo 3: *** Esci, divertiti.... Vivi! ***
Capitolo 4: *** Ci si vede Mezzosangue ***
Capitolo 5: *** Avevi ragione Fred ***
Capitolo 6: *** Draco aveva bisogno di aiuto ed Hermione aveva bisogno di darglielo ***
Capitolo 7: *** Una normale mattinata ***
Capitolo 8: *** Non era più sola ***
Capitolo 9: *** Ti voglio bene Furetto ***
Capitolo 10: *** Un arrivo movimentato ***
Capitolo 11: *** La fiamma si è riaccesa ***
Capitolo 12: *** Fin che non mi addormento ***
Capitolo 13: *** Ogni cosa a suo tempo ***
Capitolo 14: *** Un enorme sbaglio ***
Capitolo 15: *** Non farti rubare la speranza di essere felice ***
Capitolo 16: *** Ritorno a Hogwarts... con sorpresa! ***
Capitolo 17: *** Ora tocca a noi ***
Capitolo 18: *** Decisione ***
Capitolo 19: *** La frazione di un secondo ***
Capitolo 20: *** Disperazione ***
Capitolo 21: *** Passato e preoccupazioni ***
Capitolo 22: *** Troppo tardi ***
Capitolo 23: *** Distrutti ***
Capitolo 24: *** Lunga è la notte ***
Capitolo 25: *** Amare di nuovo ***



Capitolo 1
*** Io non voglio la tua pietà! ***


Solo una piccola richiesta... RECENSITEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!! <3<3<3<3


Era già febbraio… il tempo ad Hogwarts sembrava volare. Il parco era ricoperto di candida neve che continuava a scendere dal cielo
come una pioggia di zucchero a velo. Sulle sponde del Lago nero Hermione se ne stava ferma a guardare l’acqua incresparsi per il vento. Un sospiro. Le mancava così dannatamente lui. Li, su quelle rive, avevano imparato a conoscersi, a scherzare assieme… Sotto le fronde di un albero li vicino si erano scambiati il loro primo bacio. Era passato tanto tempo ormai… Un altro sospiro… Dio se le mancava!!

Le vesti bagnate dalla neve iniziavano ad appiccicarsi alla pelle e il freddo iniziava a farsi sentire prepotentemente. Con un ultimo sguardo al lago Hermione iniziò la risalita verso il castello.
Si sentiva vuota, dannatamente sola… Harry e Ron erano lontani e le lettere che si erano scritti si potevano contare sulle dita di una mano… Alla fine aveva rinunciato a cercarli almeno fin che non avesse finito la scuola… Ginny dal canto suo aveva sempre di meglio da fare, cercava di tenere la mente occupata per cercare di tagliare fuori i brutti pensieri…

All’ingresso della scuola la riccia si trovò difronte una scena che aveva sperato di vedere da quando aveva messo piede li dentro; Draco Malfoy deriso da un gruppo di studenti del sesto anno. Ora però quella scena, invece che soddisfarla, la feceva soffrire. Quante volte era toccato a lei essere umiliata e proprio da Malfoy per giunta? Ma Hermione non era mai stata una persona vendicativa, non era nella sua indole godere del dolore o del disagio altrui.

“Uhm uhm”

Si schiarì la voce attirando l’attenzione del gruppetto che notò con dispiacere essere di Grifondoro

“Cosa sta succedendo qui?”
“Non succede proprio nulla, stavamo solo capire al biondo come girano ora le cose”

Hermione si stava innervosendo

“E come girerebbero le cose signor??”
“Farrel…. Michael Farrel… e comunque gli stavamo facendo capire che lui qui non ci dovrebbe neppure mettere più piede dopo tutto quello che la sua famiglia ha fatto per Tu-sai-chi!! Dovrebbe essere in galera ora, a marcire li per il resto dei suoi giorni!”

“Bene signor Farrel, se la mette in questi termini, anche se mi dispiace perché appartenete alla mia stessa casa, cinquanta punti in meno a Grifondoro per la vostra sfacciataggine. E comunque non si può dare la colpa a Malfoy delle azioni di suo padre. Lui è Draco e risponde solo delle SUE azioni. Se dovessi mai vedere ancora una scena di tale bassezza morale provvederò personalmente a riportare l’accaduto alla McGranit. Spero di essere stata chiara. Ora andate nella vostra sala comune”

Furenti di rabbia per essere stati ripresi e per i punti persi, Farrel e la sua comitiva si dileguarono. Anche Hermione fece per andar via ma si sentì trattenere per la manica della divisa.

“Perché l’ha fatto?”

Malfoy la stava fissando con uno sguardo serio come se avesse dovuto venire a capo di un mistero per lui troppo complicato.

“Perché ho fatto cosa Malfoy?”
“Perché mi hai difeso, Granger?”

Hermione portò un dito a battere sulla spilla da prefetto che le luccicava sul petto.

“Non ci casco con la storia del prefetto-perfetto, voglio sapere perché l’hai fatto! Io non voglio la tua pietà sia chiaro!”

Hermione lo guardò per un istante poi girò i tacchi e se ne andò con passo di marcia lasciandolo li senza una risposta. Pietà… Malfoy che parlava di pietà!!! Non ne conosceva neppure il significato se va bene!! E poi cosa rispondere non lo sapeva neppure lei.. Meglio stare in silenzio. Non sapeva perché all’udienza contro di lui era andata a testimoniare a favore del biondo, come non sapeva perché ora l’aveva difeso con così tanto impeto… Perché era buona? Forse… Di sicuro c’era qualcos’ altro che la spingeva a difenderlo, ma cosa non lo sapeva neppure Hermione.
 

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Capitolo 2
*** Ti ho fatto ridere Granger ***


Rescensite please <3<3<3<3



Un’ altra giornata grigia e piovosa… Un altro giorno senza Fred… Quella notte l’aveva sognato Hermione.. Lo sognava spesso, quasi ogni volta che chiudeva gli occhi… Nei suoi sogni non era affatto come il giorno in cui era morto, al contrario! Vestiva con una fresca camicia bianca e un paio di pantaloni color crema. Il viso pulito e solare come lo ricordava da vivo, i capelli corti ma sempre un po’ disordinati.. Non era sporco di fuliggine ne’ tanto meno di sangue. Ogni volta che Hermione si svegliava sentiva dentro se tutta la tristezza che aveva provato quel giorno riversarglisi addosso come una valanga. Le ondate di dolore le facevano mancare il respiro e ogni volta piangeva tutte le lacrime che aveva, sfogava tutta la sua rabbia contro l’arredamento salvo poi rimettere tutto in ordine una volta riacquistato il controllo di se stessa… Quella mattina non fu diversa dalle altre… Quando le fu passata si preparò per le lezioni… Passò la mattinata con la testa da un’altra parte… tutti l’avevano notato: quella non era più l’Hermione Granger studiosa e rispettosa delle regole.. No ora era solo la ragazza triste che sedeva in ultima fila e a cui non importava più di essere la prima della classe. Ormai rispondeva solo se interpellata e non rivolgeva neppure lo sguardo al suo interlocutore… Andò a pranzo da sola come sempre, si sedette al tavolo in disparte dal resto dei compagni di casa. Mise nel piatto poca roba che non toccò neppure.  Tutto questo a Draco non era sfuggito. Avrebbe voluto andarle a parlare ma non osava. Con che faccia avrebbe potuto rivolgerle la parola? Doveva trovare il momento giusto. La vide alzarsi dal suo posto, il piatto difronte a lei ancora pieno del cibo che vi era stato servito, e uscire dalla Sala Grande. L’occasione giusta. Malfoy ci mise un attimo a raccogliere borsa e libri per seguirla fuori. La vide scendere nel parco e le andò dietro. Hermione non si era accorta di nulla. Continuava la sua discesa verso il Lago Nero, non le importava che piovesse e che facesse freddo. La neve che si stava sciogliendo sotto le gocce d’acqua rendeva il terreno scivoloso. Andò a sedersi sotto lo stesso albero dove aveva baciato Fred la prima volta. Si prese il viso tra le mani ed iniziò a piangere. Sarebbe voluta morire anche lei quel giorno assieme a lui. Invece lei era sopravvissuta. I singhiozzi si fecero più insistenti. Poi Hermione sentì una mano posarsi sulla sua spalla e trasalì. Era Malfoy.

“Granger… Che ti succede?”
“Va via Malfoy, ti prego lasciami da sola”
 
Il ragazzo sbuffò..
 
“Sei già sola tutto il tempo a quanto vedo.. Direi che un po’ di compagnia ti farebbe bene”
 
Hermione si asciugò gli occhi e alzò lo sguardo per fulminarlo
 
“E da quando tu ti preoccupi del benessere altri? A te è sempre importato solo di te stesso!”
“Senti zannuta, parliamoci chiaro; io non piaccio a te e tu non piaci a me e fi qui il discorso non fa una piega. Siamo rimasti soli entrambi.. Potremo provare ad essere civili l’uno con l’altra per lo meno, ecco”
“Malfoy non prendermi in giro, non sono dell’umore”
“Per una dannata volta nella tua vita fidati di me. Se poi te ne penti hai il permesso di prendermi a pugni”

Hermione rise

“Come al terzo anno?”
“Si, come al terzo anno Granger”

Si guardarono negli occhi e scoppiarono entrambi a ridere assieme per la prima volta..
 
“Vedi? Qualcosa di buono l’ho fatto!”
“Cioè Malfoy?”

Chiese  Hermione 

“Ti ho fatto ridere Granger “
 
Detto ciò il biondo sparì su per il parco lasciando sotto l’albero un Hermione sorpresa e con un accenno di sorriso ancora sulle labbra.

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Capitolo 3
*** Esci, divertiti.... Vivi! ***


La stava seguendo di nuovo per i corridoi, come quel giorno. Draco non riusciva a capire cosa la spingesse li ogni sera, in quel corridoio, parlare senza essere ascoltata da nessuno.. Non capiva perché non aveva mai amato. Draco Malfoy non conosceva quel sentimento. Conosceva l’odio, il disprezzo, la soddisfazione e ancora altri… Ma non l’amore.

Vide di nuovo Hermione fermarsi nello stesso punto della prima volta. Vide le labbra di lei muoversi ma non riuscì a cogliere le sue parole.. La seguì fino alla sua Sala Comune quando la vide sparire dietro il ritratto.
Malfoy tornò nella sua stanza senza fermarsi a parlare con nessuno… Blaise non era tornato a finire gli studi e neppure Pansy… Tiger era morto tra le fiamme dell’Ardemonio… Goyle era un’altra persona rispetto a prima. Chi gli era rimasto? Era solo anche lui… Solo come Hermione.
 
Hermione dal canto suo aveva già sorvolato su ciò che era accaduto sulle rive del lago. Aveva la testa da un’altra parte, come sempre. Sdraiata sul letto a pancia in giù, la faccia schiacciata nel cuscino. Poi un beccare incessante contro il vetro la costrinse ad alzarsi.. Una lettera? Strano… Non riceveva più posta da nessuno.
Aprì la finestra e prese la busta dal becco del barbagianni a cui grattò distrattamente la testa. Guardò il mittente e sgranò gli occhi.
 
George Weasley.
 
Cosa poteva volere George? Non si erano mai parlati molto neppure prima, quando ancora Hermione frequentava la Tana.
 
Cara Hermione,
ti sembrerà strano che sia io a scriverti ma qualcuno doveva pur farlo.
Tra un mese ci saranno le vacanze di Pasqua e la mamma vorrebbe che tu venissi a passarle da noi. Lo vogliamo tutti… Non ti abbiamo più vista dopo la guerra, anche Ron dice che le poche lettere che gli hai mandato erano vuote e spente… Che ti succede Hermione?!
Comunque la settimana prossima sarò a Hogsmeade, spero di vederti ai Tre Manici di Scopa..
A presto.
 
George 
 
 
La Tana?! Non poteva rifiutare qualcosa a Molly… Ma tornare davvero li?
Un brivido le percorse la schiena, le lacrime le offuscarono la vista. Non poteva reggere…
Nella sua testa Hermione cercava di essere razionale ma i frantumi del suo cuore non le permettevano di riuscirci.
Era giovedì.. Due giorni a sabato.. I respiri sempre più veloci, la vista iniziava ad offuscarsi...
D’improvviso il buio.
 
“Che cosa stai facendo Granger?!”

Hermione aprì gli occhi di scatto… era distesa su un pavimento diverso da quello della sua stanza, un pavimento di bianco marmo.

“Hermione mi vuoi rispondere?”

Tuffo al cuore… La sua voce avrebbe potuto riconoscerla fra migliaia e milioni di altre… Fred.
Quante volte aveva sperato di risentirla… Lo cercò con lo sguardo e lo trovò seduto accanto a lei con le gambe incrociate.

“Dio Hermione rispondi!!”
“Fred…”

Non riusciva a dire altro, era come imbambolata..

“Fred io…”
“Sei una testona Hermione!! Perché non mi vuoi dimenticare? Perché cerchi così disperatamente di stare appigliata al passato?”
“Tu non faresti lo stesso se i ruoli si fossero invertiti? Non ti mancherei?”

Fred le fece una carezza sui capelli

“Amore certo che mi mancheresti, ma cercherei di rifarmi una vita. Hai solo diciotto anni, non buttarti via così e accetta gli aiuti che ti arriveranno senza pensare a chi sia a darteli.”

Una lacrima le rigò il viso

“Non so se posso riuscirci Fred…. Io… io…”
“Tu nulla amore mio… Esci, divertiti…. vivi!! E accetta di vedere George, lui sapeva… Lui ha capito cos’hai”
“Come lui sap….”

Fred le posò un dito sulle labbra per zittirla

“Ora devo andare amore mio… “

Un’altra lacrima sul volto di lei

“Ti rivedrò ancora?”

Si stava già allontanando, Hermione non riusciva quasi più a vederlo. Poi una luce intensa l’accecò e lui sparì.
 

Hermione aprì gli occhi. Era accasciata contro il muro, la fronte imperlata di sudore e il battito irregolare… L’aveva rivisto.. Forse era ammattita ma non le importava… Lui era stato di nuovo al suo fianco.

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Capitolo 4
*** Ci si vede Mezzosangue ***


Angolo di Annabeth
Buona seraaa!! Ringrazio di cuore chi ha messo la storia tra quelle seguite e chi l'ha messa tra le preferite!! Non sapete il piacere che mi fa! Se avete suggerimenti, consigli di sorta per migliorare la storia, muovere critiche o semplicemente esprimere il vostro parere vi prego di lasciare una piccola recensione qui sotto! Sarebbe bello conoscere un po' di vostre opinioni! Buona lettura, Annabeth.




Sabato mattina… Niente lezioni… Pomeriggio libero.. George l’avrebbe aspettata ai Tre Manici di Scopa.
Non sapeva neppure lei se andare o no.. Non lo aveva più visto dopo la guerra. Le avrebbe fatto male? Ne era certa… Ma sarebbe sopravvissuta.
 
Lui sapeva
 
La voce di Fred risuonò nella testa di Hermione. Ecco perché era stato lui a scriverle.. Ecco spiegato il perché voleva vederla quel pomeriggio.  George aveva ben chiaro il motivo del malessere della ragazza.
Sospirò. Era ancora sdraiata nel letto. Guardò l’ora; le undici e mezzo.
Si alzò di malavoglia e si trascinò in bagno. Appena fu sotto il getto d’acqua sentì i muscoli del suo corpo rilassarsi. Quando uscì dalla doccia era molto più rilassata di prima. Mise un paio di jeans sbiaditi ad arte e un maglioncino nero a collo alto.
Scese a pranzo e mangiò velocemente, da sola come sempre.  Si sentiva osservata e alzò gli occhi dal piatto. Malfoy la fissava seduto al tavolo di Serpeverde. Restarono a fissarsi per un paio di secondi, poi Hermione si alzò e uscì dalla Sala Grande.
 
Si stava incamminando verso i cancelli della scuola pronta ad andare ad Hogsmeade quando lui la raggiunse e l’affiancò nella discesa.
 
“Malfoy”
Disse a mo’ di saluto Hermione
“Granger…”
 
Camminarono in silenzio per un paio di metri poi lei si fermò a guardarlo
 
“Beh?”
“Beh cosa mezzosangue?”
“Beh perché mi stai seguendo Malfoy?”
 
Lui le sorrise… Sembrava quasi…. Quasi.. Amichevole??!
 
“Per la verità volevo chiederti se potevo accompagnarti ad Hogsmeade”
 
Hermione sgranò gli occhi e istintivamente posò una mano sulla fronte del ragazzo
 
“Malfoy non è che sei malato?? Secondo me è qualcosa di grave!”
 
Le spostò la mano ridacchiando
 
“Granger, piantala di fare la bambina e cammina che è meglio, altrimenti non arriveremo più a destinazione”
“E chi ti dice che io voglia passare la giornata con te?”
 
Draco inarcò un sopracciglio
 
“Non ricordo di aver detto di voler passare la giornata con te.. Ho detto che voglio accompagnarti ad Hogsmeade e questo farò… Ma nulla di più.. Anche perché credo che tu ti debba vedere con qualcuno”
 
Lei sgranò gli occhi sorpresa
 
“Come lo sai? Mi rubi la posta ora?”
“No stupida mezzosangue! Ti sembrerà strano e, fidati, fa strano anche a me ma ti osservo spesso ultimamente… Non sei mai uscita dal castello eccezion fatta quando ti sono venuti a trovare Potterino e Lenticchia… Quindi ho dedotto che anche oggi dovessi vedere qualcuno. E ci ho azzeccato”
 
Hermione era sempre più meravigliata.. Chi era quel ragazzo e che ne aveva fatto del vero Draco?!! Non voleva fargli notare però che la cosa un po’ le facesse piacere quindi continuò a fare la sostenuta.
 
“Tanto non te lo dico chi è”
“Nessuno ha detto che voglio saperlo. Ora puoi stare zitta e farti accompagnare oppure ti devo lanciare un Silencio?”
 
Lei rise…
L’aveva fatta ridere per la seconda volta in una settimana… Cosa le stava succedendo?
 
“Ok, ok. Starò zitta Malfoy”
“Grazie a Merlino!!”
 
Camminarono fino al villaggio in silenzio, senza guardarsi. E, Hermione dovette ammetterlo, fu quasi piacevole.
 
“Beh, io vado.. Ci si vede Malfoy”
 
E se ne andò lasciando Draco solo ai margini del villaggio.
 
“Ci si vede Mezzosangue”

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Capitolo 5
*** Avevi ragione Fred ***


Angolo di Annabeth
Salve a tutti!!! Sono contenta di vedere che qualche persona ha aggiunto la storia ai preferiti ma, mi dispiace anche che nessuno mi dica cosa ne pensa di questa storia e vorrei incoraggiarvi a spendere un minuto del vostro tempo a scrivermi due righette.... Detto ciò ecco a voi il quinto capitolo di questa FF!!! :)
Fatemi sapere se vi è piaciuto!!
Baci e buona lettura!!



L’ansia di vedere George cresceva man mano che Hermione si avvicinava al Pub. Cosa si sarebbero detti? Non si erano mai scambiati più di qualche parola. Sentiva già il dolore pronto a schiacciarle il cuore nel momento esatto in cui l’avrebbe visto.
Si fermò davanti alla porta, prese un respiro e l’aprì. Il locale era pieno come al solito, la clientela chiassosa riscaldava l’ambiente.
Hermione fece vagare lo sguardo verso i tavoli. Trovò subito ciò che cercava.. Una testa rosso fuoco spiccava su tutte le altre.. Il battito del cuore di lei accelerò quando vide George andarle incontro.
Chiuse gli occhi per un istante e quando gli riaprì si ritrovò davanti il ragazzo. Al contrario di quanto pensasse non fece così male come credeva.. Nessun dolore al petto.. Solo un po’ di nostalgia.
Aveva dimenticato che, per quanto fossero simili i gemelli, alla fine c’erano tante cose che li differenziavano.
George era un pelino più basso di com’era Fred, non aveva la stessa voglia appena sotto al collo, la tonalità di azzurro degli occhi del primo era chiara e limpida, come un cielo d’estate, mentre quelli di Fred erano più tendenti al blu.
 
“Hermione”
“Ciao George…”
 
Lui le sorrise con un po’ di insicurezza...
 
“Non credevo saresti venuta..”
“Lo so, non lo credevo neppure io fino a che non sono entrata da quella porta.”
“Facciamo due passi Hermione, ti va?”
 
La ragazza annuì. Uscirono dal Pub e camminarono in silenzio per un po’. Non sapevano bene che dire. Si fermarono a poche centinaia di metri dalla Stamberga Strillante, in una piccola radura, la stessa in cui Harry, sotto il mantello dell’invisibilità, aveva preso a palle di neve Malfoy, Tiger e Goyle. Al ricordo, un timido sorriso fece incurvare le labbra di Hermione.
George si sedette su un masso piatto li vicino e le fece cenno di raggiungerlo.
 
“Hermione, senti io devo confessarti una cos….”
“Shh”
 
Lo zittì la riccia.
 
“So già tutto George. So che tu eri a conoscenza della situazione.. Te l’aveva detto lui o l’avevi capito tu?”
 
Il rosso abbassò lo sguardo e parlò guardandosi le scarpe
 
“All’inizio l’avevo capito… Vi vedevo.. Vedevo la complicità tra di voi. Sentivo la felicità sprizzare da tutti i pori Fred quando tornava da un incontro con te… Ma non volevo dire nulla… Me l’avrebbe detto lui a tempo debito… Quando tu, Harry e Ron partiste non era più la stessa persona. Era agitato, scontroso a volte… Era preoccupato. Me lo disse la sera di Natale quando tutti erano già andati a dormire. Mi disse che ti amava.. Che eri l’unica donna che avrebbe voluto nella sua vita.. Era distrutto dalla preoccupazione che ti accadesse qualcosa… Voleva dire a tutti che ti amava, alla fine della battaglia…”
 
Un sorriso amaro figurò per un secondo sul volto di George. Hermione alzò il viso verso il cielo, gli occhi chiusi. Una lacrima capricciosa abbandonò le sue ciglia per solcarne una guancia.
 
“Grazie George. Grazie di aver tenuto il nostro segreto.. Grazie per essere venuto oggi.. So che non io non potrò mai capire il tuo dolore; non so cosa vuole dire perdere un fratello gemello. Ma credo che tu possa capire me. Sai cosa ho passato, non c’è bisogno che io parli.”
 
Il rosso si alzò per portare Hermione tra le sue braccia.
Anche il profumo era diverso da quello del fratello… George profumava di gigli… Fred, invece, sapeva di menta. La ragazza si accomodò tra le braccia dell’amico e si lasciò cullare per un po’. Si sentiva meglio ora. Nessun dolore, nessuna tristezza… Solo sollievo .. Sollievo per il semplice fatto che ora non era più sola… Perché George sapeva.
 
“Hermione, te lo prometto; non ti permetterò mai più di sparire, ora l’unica cosa di cui hai bisogno, di cui abbiamo bisogno, è di tornare a sorridere. Fred lo vorrebbe. Ti starò vicino per lui. Ti starò accanto perché sei una mia amica e ti voglio bene”
 
Lei si strinse di più al petto di lui…
 
“Ti voglio bene George, prometto che non scapperò più dal mio dolore.. Lo affronterò e cercherò di andare avanti.. Grazie di volerci essere”
 
Lui si staccò lievemente da lei per sorriderle e posarle un bacio sulla fronte..
Guardò l’orologio.
 
“Dovresti rientrare al castello e io devo andare. Ci vediamo a Pasqua?”
 
Hermione gli sorrise
 
“Ci vediamo a Pasqua George”
 
L’ultimo abbraccio. Poco prima di sentire il classico crac della smaterializzazione la voce del ragazzo la raggiunse ancora una volta
 
“Ti vengo a prendere in stazione!”
 
Quando rimase da sola nella radura, Hermione sorrise tra se e se…
 
“Avevi ragione Fred…”
 
Sussurrò
 
“Devo andare avanti”
 

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Capitolo 6
*** Draco aveva bisogno di aiuto ed Hermione aveva bisogno di darglielo ***


Scusate il clamoroso ritardo ma avevo finito internet e mi è stato rinnovato solo ieri ._.
Spero che comunque continuiate a seguire questa storia che mi sta prendendo sempre di più!!!
Grazie ad
 Ele 12 che mi ha dato la soddisfazione di ricevere una recensione dopo un bel po' che non ne ricevevo e mi ha invogliata a continuare a scrivere!!! Non è un capitolo particolare, è semplicemente di transazione per dare una svolta alla storia ma spero comunque che vi piaccia!!
Buona lettura e spero in una piccola recensione da tutti voi!!! Un bacio Annabeth



Draco era seduto all’ingresso della scuola, la bacchetta in mano per impegnare il tempo nell’attesa. Stava aspettando che lei tornasse da Hogsmeade. Era quasi l’imbrunire, sarebbe arrivata di li a poco.
Il ragazzo si voltò a guardare il Lago Nero. Sulla superfice dell’acqua, la luce del sole morente, rifletteva striature di colore aranciate e rossicce che trasmettevano calma. A Draco piacevano i tramonti invernali, quando il buio arriva prima e il sole, nelle belle giornate, è più pallido.
Si passò una mano fra i capelli, che ormai non erano più impiastricciati dal gel come quando era più piccolo. Ora gli ricadevano in morbide ciocche sulla cute. Forse erano un po’ troppo lunghi.
Guardò di nuovo in direzione di Hogsmeade e la vide.
Hermione stava risalendo il parco del castello. Avrebbe voluto andarle in contro.. e lo fece. Si diresse verso di lei senza a abbassare lo sguardo e quando la raggiunse vide che Hermione sorrideva.
 
“Passato una bella giornata Mezzosangue?”
 
La riccia si spostò i capelli dal viso.
 
“Piacevole. Come mai tutto questo interesse per la mia vita Malfuretto? Non starai mica scontando una pena con obbligo di servizio alla comunità spero!”
 
Malfoy, che non aveva capito un accidente di quello che la ragazza gli aveva detto, inarcò un sopracciglio
 
“Granger parla come mangi per favore!”
 
Hermione scoppiò a ridere di gusto.
 
“Scusa Draco spesso dimentico quanto poco sai del mondo Babbano”
“Granger…..”
“Si??”
“Mi hai chiamato per nome?”
 
Hermione notò che Malfoy si era fermato e lo fece anche lei
“E….?”
“E è strano!”
 
Hermione sbuffò…
 
“Preferisci che ti chiami furetto platinato?”
“No grazie il mio nome va benissimo”
 
La ragazza ridacchiò… Ultimamente, notò Draco, lo faceva spesso. Non sapeva perché gli facesse piacere saperla felice, vederla o parlarci, non lo sapeva davvero. Ma ne aveva bisogno, bisogno di imparare da lei, bisogno di imparare ad essere felice.
Malfoy non seppe spiegarsi il perché quando dopo ripensò all’accaduto. Fece passare un braccio attorno alla vita di Hermione e l’abbracciò… Non un abbraccio di cortesia o freddo… Un abbraccio vero, caloroso, sincero.
 
Hermione prima rimase stupita ma poi ricambiò l’abbraccio del biondo. Sentiva che lui aveva bisogno di quel contatto e lo capiva. Quando era toccato a lei nessuno avrebbe potuto ricambiare perché nessuno capiva. Ma la Granger immaginava il tormento che si portava dentro il biondo. Il processo alla sua famiglia, suo padre in galera, il contratto matrimoniale con Astoria Greengras, l’impresa di famiglia che perdeva sempre più clienti. Sarebbe stato pesante per chiunque…  Figurarsi per Draco, abituato da quando era in fasce ad avere sempre il meglio del meglio. E lei capiva.
 
L’abbraccio non durò molto… Tanti sicuramente li avevano visti, alcuni addirittura si erano fermati a fissarli… La Grifona e il re delle Serpi in atteggiamenti amichevoli? Il giorno successivo sarebbero stati sulla bocca di tutta la scuola.
 
“Devo andare Granger..”
La strinse ancora un secondo, Draco. Poi se ne andò.
Hermione si avviò verso la Sala Comune, il viso coperto dai capelli. Un sorriso sincero, dolce le comparve sulle labbra.
Aveva deciso ormai. L’avrebbe aiutato, che lui lo volesse o no. Draco aveva bisogno di aiuto e Hermione aveva bisogno di darglielo. Aveva bisogno di sentirsi utile, tenersi occupata.
 
Arrivata nella sua stanza insonorizzò la stanza con la bacchetta e chiuse a chiave. Prese piuma e pergamena e iniziò a scrivere.  Iniziò a scrivere e appallottolò carta per una ventina di volte. Alla fine scrisse poche righe chiare e concise.
 
Malfoy,
Volevo dirti, riguardo la cosa dell’altro giorno, quando mi hai chiesto di fidarmi…
Beh volevo dirti che va bene, ci proverò ma guai a te se mi prendi in giro!!!!
 
Hermione.
 
Scese nella sala di ritrovo e chiese un gufo in prestito ad un Grifondoro. La risposta non si fece attendere.
 
Perfetto… domani ci vediamo a colazione. 
 
Malfoy 

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Capitolo 7
*** Una normale mattinata ***


Ecco a voi il settimo capitolo!!! Spero sinceramente che vi piaccia!! 
Vorrei ringraziare di cuore
 LunaLovegood299 per la bella recensione che mi ha lasciato al capitolo precedente! Fa sempre piacere sapere che ciò che scrivo piaccia a qualcuno!! :)

Vorrei ringraziare in oltre chi ha messo la storia tre le Seguite:

Adetiolina
AmoZiaRow
Defechira
Devilenemis
Ele12
GiadaHP
Lunafenice
LunaLovegood299
SelvaggiaDiana


E vorrei ringraziare  Aries Malfoy Granger che ha messo la mia storia tra le preferite!!! 
Grazie di cuore a tutti!!
Quindi mi rimane solo da augurarvi una buona lettura e spero di sentire presto i vostri pareri :)
Annabeth




La luce del sole filtrò da una fessura tra le tende del baldacchino sul viso di Hermione. Strinse gli occhi infastidita e si girò dall’altra parte. Aveva dormito bene quella notte… Niente sogni, niente incubi.. Niente di niente. Era riposata a dovere ma non avrebbe voluto alzarsi… Ma doveva.. Quella mattina aveva un compito di pozioni molto importante che voleva superare a pieni voti!
 
Da un paio di giorni aveva cominciato a riprendere interesse per lo studio, aveva ripreso a leggere… Stava tornando la persona che era prima… Un po’ forse per il fatto che qualcuno, finalmente, sapesse cosa c’era stato tra lei e Fred, quanto era stata male… Un po’, forse, anche per le attenzioni che Malfoy le rivolgeva da qualche tempo…
 
Malfoy… Le aveva dato appuntamento per la colazione… Si costrinse ad alzarsi dal letto e si trascinò in bagno… Essere lei aveva i suoi vantaggi. Stanza singola e bagno privato quindi; niente caos appena sveglia e nessuna coda per lavarsi. La McGranit le aveva fatto un regalone!!
 
Indossò la divisa e legò i capelli, ormai meno ribelli ma sempre difficili da domare, in una coda di cavallo. Si guardò allo specchio… Era dimagrita tanto nell’ultimo periodo…
 
Uscì dalla sua stanza e scese in sala comune…. Vide Ginny ad un tavolo… Si fermò un secondo a guardarla.. Un tempo erano amiche. Si dicevano tutto. Poi Fred era morto, Ginny si era chiusa nel dolore con la sua famiglia, Hermione fingeva il sorriso ma dentro moriva. Si erano allontanate, ormai non si salutavano neppure più. Ginny si voltò un secondo e la vide. Le fece un cenno del capo e tornò con lo sguardo al foglio di pergamena posato sulla superficie del tavolo.
 
Hermione uscì.. Le mancava la sua amica…Sarebbe voluta andare a parlarle ma non ci riusciva. Non avrebbe saputo che dirle…
 
La Sala Grande era molto affollata quella mattina… La riccia come sempre si sedette da sola infondo al tavolo, vicino all’ingresso. Fece vagare lo sguardo sul tavolo dei Serpeverde. Lui non c’era.
 
Magari era già stato li e non vedendola era andato via.. Hermione fece un’alzata di spalle. Poco male dopo tutto. Addentò uno zuccotto di zucca e prese un bicchiere d’acqua. Quando ebbe finito si pulì le mani. Fece per alzarsi ma notò che difronte a lei si era appena seduto qualcuno. E quel qualcuno non era un Grifondoro.
 
“Pensavi mi fossi rimangiato la parola Granger?”
La riccia sorrise
 
“Forse…”
“Dai andiamo a lezione”
 
Hermione inarcò le sopracciglia
 
“E la colazione?”
“Tu non hai già mangiato?”
“Si ma…”
“Ma niente. Dai andiamo”
 
Si alzò e si diresse alla porta con Hermione che lo seguiva cercando di non far cadere i libri per terra.
 
“Da’ qua li porto io”
 
Hermione lo guardò un po’dubbiosa, poi gli porse i libri.
 
“Grazie”
 
Il biondo le rivolse un sorrisino.
 
L’aula di pozioni, pur non essendo più Piton professore, era sempre tetra e puzzava di marcio. La lavagna riportava gli ingredienti e il procedimento della pozione che avrebbero dovuto fare quel giorno.
I due ragazzi presero posto l’uno accanto all’altra.
 
“Buongiorno ragazzi!! Oggi lavorerete a coppie!! Beh che aspettate?? Iniziate!!”
Lumacorno aveva sempre fretta, ma non era particolarmente severo per fortuna.  Malfoy accese il fuoco sotto il calderone e iniziò a tritare dell’erba piperita con le zampe di ragno.
 
“Non dovresti tritarli separatamente?”
“No Granger, così è meglio.”
 
Hermione era dubbiosa
 
“Sicuro di sapere quello che fai?”
 
Draco sbuffò
 
“L’eccezionale in pozioni secondo te come farei ad averlo se non sapessi ciò che faccio? Ora non distrarmi e prendi un misurino di ali in polvere di  mosche Grisoppa”
 
Hermione lo fece senza proferire parola. Per il resto della lezione fissò il ragazzo, i suoi movimenti, il modo di mescolare il contenuto del calderone. Era davvero bravo, doveva dargliene atto.
 
“Malfoy, Granger! Molto bene!! Direi che questa pozione è pressappoco perfetta!!”
 
Disse Lumacorno quando gli portarono l’ampolla con la pozione a fine lezione.
 
“Grazie signore”
 
Uscirono dall’aula soddisfatti del loro lavoro, anche se la maggior parte del merito era di Draco.
 
“Andiamo a pranzo?”
“No Malfoy scusa…. Devo fare una cosa… ci vediamo alla fine della lezioni se ti va”
 
Il biondo le sorrise
 
“Certo Granger, allora a dopo”
 
Le voltò le spalle e uscì dal sotterraneo…
Dopo tanto, finalmente, Hermione aveva passato una normale mattinata.

 

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Capitolo 8
*** Non era più sola ***


Rieccomi :) 
Non aspettatevi due capitoli al giorno tutte le volte ma oggi ero ispirata!! Ditemi che ne pensate!! 
Annabeth


Le vacanze di Pasqua si stavano avvicinando sempre di più e di conseguenza si avvicinava il momento in cui Hermione sarebbe andata a trovare i Weasley… Mancavano solo quattro giorni… E lei non faceva altro che pensarci e questo la stata terrorizzando. Vedere la casa dove Fred era cresciuto, dove avevano passato assieme le vacanze, dove, negli ultimi anni, si erano amati incondizionatamente donandosi l’uno all’altra… Il dolore era ancora troppo… Troppo forte, troppo vicino… Era tutto troppo per lei.
 
Camminava per i corridoi con gli occhi persi nei ricordi e non le importava quanto male le facessero… Non riusciva a fare a meno di ricordare. Sovrappensiero, non si accorse di aver scontrato qualcuno. Se ne rese conto solo quando Malfoy la afferrò per un polso e la trascinò via da quel corridoio affollato.
 
“Malfoy ma che fai?”
“Nulla Granger, cerco solo di impedirti di urtare mezza scuola mentre sei con la testa altrove”
 
La Mezzosangue abbassò lo sguardo.. Era così evidente?
Evidentemente si.. E a Draco ultimamente non sfuggiva nulla. In quei mesi avevano imparato a conoscersi, ad essere, se non amici, qualcosa che vi si avvicinava molto. Lei lo ascoltava quando aveva bisogno di sfogare tutta la sua rabbia verso le aspettative della sua famiglia. Lui le teneva la mano in silenzio quando lei si perdeva in pensieri che non voleva condividere. Si supportavano a vicenda e si aiutavano a sopravvivere a quell’ultimo anno. Non erano più soli.
Ora Malfoy aveva Hermione e Hermione aveva lui.
 
Si andarono a sedere sulle sponde del Lago Nero, Hermione, senza pensarci, si diresse sotto al solito albero. Si sedette con Draco accanto.
 
“Hermione..”
 
La ragazza non rispose. Draco le sfiorò il viso. Solo in quel momento lei si accorse di aver iniziato a piangere.
 
“Hermione… Puoi dirmi cosa succede? Per favore, fallo per la mia salute mentale. Sto sempre ad ascoltare i tuoi silenzi e non chiedo mai… Ma in questi mesi non avevi mai pianto… Cosa ti passa per la testa?”
 
La riccia si passò una mano sul volto e quando alzò gli occhi su Draco gli regalò un sorriso triste, tirato.
 
“Sicuro di volerlo sapere?”
 
Il biondo annuì vigorosamente e perse le mani della ragazza tra le sue.
La ragazza iniziò a raccontare la sua storia, gli raccontò di Fred, di quanto l’aveva amato, di come avevano tenuto tutto nascosto, di come si era sentita morire quando aveva dovuto lasciarlo a casa per cercare gli Horcrux. Di come era morta dentro quando l’aveva visto sul pavimento freddo della Sala Grande senza vita. Gli raccontò di come si era sentita, di come si era distaccata da tutti. Gli raccontò dell’uscita a Hogsmeade con George e di quello che lui le aveva detto.
 
Quando ebbe finito di parlare per la prima volta dopo mesi si sentì meglio. Draco a metà racconto l’aveva presa fra le braccia e l’aveva stretta a se come per difenderla, per farle capire che lui era li.
Stettero in quella posizione ancora per un po’, in silenzio. Fu Hermione a parlare di nuovo.
 
“Non credo di essere in grado di sopportare di stare in quella casa da sola per una settimana”
 
Draco la strinse con un braccio
 
“Allora non andare”
 
Lei scosse la testa
 
“Non posso. Molly ci rimarrebbe male…..”
 
Si guardò la punta dei piedi poi guardò il ragazzo
 
“Se ti chiedessi di accompagnarmi tu lo faresti?”
“Si, anche se potrei rischiare di essere lapidato”
 
Hermione rise
 
“Se solo ci provano li trasfiguro in un servizio da the”
 
Risero assieme per un po’. Quando si alzarono dal prato l’erba era già umida di rugiada e del sole rimaneva solo una striscia arancione all’orizzonte.
Finalmente, Hermione, non era più sola.

 

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Capitolo 9
*** Ti voglio bene Furetto ***


Inizio con il dire che questo capitolo è un po' più lungo dei precedenti ma non mi sembrava giusto dividerlo a metà quindi ve lo propongo tutto assieme!! :) 
Vorrei ringraziare, come sempre, chi ha messo la storia tra le seguite:

 adetiolina
 AmoZiaRowl
 defechira
 demebi
 Devilenemis
 Ele12
 fairy70
 GiadaHP
 LunaLovegood299
 SelvaggiaDiana


E chi l'ha messa tra le preferite:
anninavolturi
 Aries Malfoy Granger
 fairy70 

Quindi buona lettura e soprattutto commentate per favore :) 
A presto Annabeth




Hermione era nervosa. Continuava a camminare avanti e in dietro per lo scompartimento. Draco, seduto, che guardava fuori dal finestrino.
Dopo la centesima (o centocinquantesima?) girata di tacchi si decise ad alzare lo sguardo sull’amica.
 
“Mezzosangue se continui di questo passo, quando arriveremo a Londra, ti sarai consumata le scarpe. Non che Weasley se ne accorgerebbero, certo. Anzi per loro forse saresti troppo elegante anche senza suole”
 
La riccia lanciò uno sguardo di fuoco al biondo.
 
“Modera i toni, Furetto. Stai pur sempre parlando dei miei amici!”
“Ti sono così amici di fatti che nessuno di loro si è degnato di chiederti cos’hai..”
 
Hermione si bloccò. Lo sguardo fisso sul ragazzo. Involontariamente gli occhi le si velarono di lacrime. Draco, accortosi del madornale errore, fece per alzarsi e abbracciarla. Ma non ne ebbe il tempo, la Granger spalancò la porta e uscì dallo scompartimento di corsa.
 
Sapeva che Draco aveva ragione. Lo sapeva. Di tutta la famiglia solo George si era preoccupato di chiederle come stesse. Non Ginny, non Ron. Ne era consapevole. Ma sentirselo dire lo faceva apparire più reale. Quella che aveva sempre considerato come una seconda famiglia l’aveva esclusa. Ron, uno dei suoi migliori amici era, si cordiale e gentile, ma freddo come il ghiaccio. Ginny… piccola e dolce Ginny… Si erano parlate una sola volta dalla fine della guerra, poi il vuoto.. Dopo un paio di mesi avevano smesso anche di salutarsi e dopo un po’ non sembrava neppure più strano. Hermione avrebbe voluto fingere che fosse tutto normale ma non poteva purtroppo. E tutto questo le faceva maledettamente male.
 
Draco non si dava pace. Era stato stupido, aveva dato aria alla bocca senza riflettere e aveva riaperto in Hermione una ferita non ancora rimarginata. L’aveva già cercata per tutto il treno; aveva passato in rassegna ogni scompartimento, aveva chiesto ad ogni studente e, persino, al macchinista. La ragazza sembrava sparita e Malfoy non sapeva più dove cercare, gli rimaneva solo la carrozza ristorante e, anche in quella, di Hermione non vi era traccia.
 
Alla fine, non capì come, era arrivato al vagone bagagli. Sospirò… Non era da nessun’altra parte, tanto valeva cercare li.
 
“Mezzosangue? Mezzosangue, ti prego dimmi che sei qui!”
 
Nessuna risposta… Sospirò e aprì la porta per tornare sui suoi passi.
 
“Draco….”
 
Era appena un sussurro ma l’aveva sentito. Il biondo si girò di scatto. Hermione era li, in piedi difronte a lui. Preso dalla contentezza le corse in contro e la abbracciò.
 
“Scusami, ti prego sono stato uno stupido! Non dovevo dirti una cosa del genere, so quanto ti fa stare male tutta questa situazione”
 
Hermione sgranò gli occhi.
 
“Draco Lucius Malfoy.  Sto sognando o mi hai, per puro caso, chiesto scusa?”
“Non chiedermi di ripeterlo.”
 
Lei si mise a ridere anche se un ultima lacrima abbandonò i suoi occhi. Draco la asciugò delicatamente con l’indice.
 
“So quanto tutto questo ti ferisca… Ti manca la tua, come dire, famiglia… Ti manca Fred”
 
Al nome del ragazzo Hermione ebbe un sussulto.
 
“Ti manca tutto quello che avevi prima della guerra. Non posso capirti, ma posso ascoltarti. Hai bisogno di parlarne con qualcuno e fino ad ora sono l’unico amico che ti è rimasto.”
 
La ragazza continuava a tenere lo sguardo basso e Draco pensò di aver sbagliato ancora una volta nel parlare. Poi lei iniziò a ridere. Una di quelle risate contagiose, che ti obbligano a tenerti le braccia premute sullo stomaco, che ti fanno venire le lacrime agli occhi. Dopo un attimo di spaesamento Draco si unì alla risata dell’amica. Risero per cinque minuti buoni fino a finire seduti a terra tra i bagagli.
 
“Granger, scusa la domanda, ma perché ridiamo?”
 
Hermione si asciugò gli occhi lacrimanti dalla troppa ilarità
 
“Rido perché, stupido di un Furetto, se solo sei mesi fa mi avessero detto che tu saresti diventato il mio unico amico e confidente gli sarei scoppiata a ridere in faccia a questo modo. Invece ora siamo qui che ridiamo assieme”
 
Prese un respiro
 
“Hai ragione sai? Loro non si sono mai fermati a chiedersi come stavo io dopo la guerra ne’ quanto tutto ciò mi avesse segnato. Ma tu l’hai fatto.. Non so il perché te ne sei curato e non lo voglio neppure sapere. Ma l’hai fatto e tanto basta. Sei cambiato, diciamo che un po’ siamo cambiati tutti.. Ognuno ha combattuto una battaglia personale alla fine perché l’anno scorso ci ha segnati tutti. Ma non mi aspettavo che proprio tu, che mi avevi sempre schernito, insultato e denigrato per il mio sangue saresti stato l’unico in grado di consolarmi.”
 
Draco tirò a se Hermione con un braccio
 
“Ricorda, Mezzosangue. Gli ideali che seguivo, le manie sul sangue pure e tutte quelle cazzate mi sono state inculcate da quando ero in fasce da mio padre. Da quando lui non è più qui, da quando è in carcere, ho riflettuto molto e ho capito che nulla di ciò che mi avevano convinto aveva un senso. E poi, quel giorno a scuola, quando hai preso le mie parti… Ho capito che a te non importava il mio status di sangue, ti importava solo che stessi subendo delle ingiustizie. Anche quel giorno ti ho trattata male. Ma quando io sono venuto a cercare te non mi hai cacciato via. Certo eri sostenuta all’inizio. Poi hai iniziato ad aprirti un po’, ogni tanto ti spuntava un sorriso. Mi hai dato fiducia non avendo nessuna certezza che non l’avrei tradita. E non voglio farlo”
 
Hermione gli stampò un baciò sulla guancia
 
“E non lo farai ne sono certa adesso. Ti voglio bene Furetto”
 
Lui le arruffò i capelli, già solitamente in disordine e l’aiutò ad alzarsi mentre il treno rallentava.
 
“Direi che stiamo entrando in stazione… Ti conviene iniziare a pensare a cosa dire al tuo amico George sul fatto che io, Draco Malfoy, figlio di Mangiamorte, Mangiamorte a mia voglia, purosangue e spocchioso passerò con voi le vacanze di Pasqua.”
 
Hermione sgranò gli occhi. L’aveva dimenticato cavolo!!
 
“Dalla tua faccia deduco che ancora non ti eri posta il problema. Vedi di essere convincente”
 
E con un occhiolino la trascinò fuori dal vagone verso l’uscita del treno.
 

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Capitolo 10
*** Un arrivo movimentato ***


Cari lettori ri eccomi :) curiosi di sapere cosa succederà in questo capitolo?? Ihihihihih!!! Beh spero sinceramente che vi piaccia!! Buona letttura!! :*
Annabeth


La banchina era affollata. Studenti e parenti si stavano salutando, felici finalmente di avere un’ di tregua dallo studio. Hermione si stava strascinando dietro Malfoy, tirandolo per un polso. L’altra mano era occupata dalla bacchetta impegnata a far levitare i loro bagagli. Arrivarono alla barriera che separava il binario 9 ¾  dalla Londra babbana e la superarono senza difficoltà. Presero due carrelli e vi depositarono i bauli. Sarebbe stato alquanto strano, per la gente comune, vedere due bagagli che svolazzavano avanti e in dietro per la stazione.
 
“Bene.. Ora dobbiamo solo trovare George..”
 
Disse Hermione voltandosi verso il biondo e sbiancando di colpo. George era dietro di lui, la schiena poggiata a un pilastro, che li fissava con una lieve luce assassina negli occhi. Hermione prese un respiro e si avviò verso il ragazzo.
 
“Ehi George!! Come stai?”
 
Moderò il tono di voce per sembrare il più naturale possibile ma non ci riuscì molto bene perché la frase uscì dalle sue labbra in maniera acuta, quasi fastidiosa.
 
“Hermione… Direi che mi devi una spiegazione”
 
E indicò con un cenno della testa Malfoy che, rimasto in dietro, stava bellamente seduto su una panchina.
 
“Si, ehm.. Senti, perdonami. So che su di lui avete dei pregiudizi ma sono del tutto…”
 
Non riuscì a finire perché George le tappò la bocca con una mano
 
“State insieme? Cioè, lui è il tuo nuovo ragazzo?”
 
La stava guardando in un modo talmente serio che Hermione non poté fare a  meno di scoppiare a ridere
 
“Ahahahah!!!! George…. Oddio…Ahahah… Davvero è questo il tuo unico problema?? Ahahah!! Merlino!!”
 
Le risate di Hermione avevano attirato l’attenzione di Draco che si stava avvicinando.
 
“Come mai tutta questa felicità Mezzosangue?”
“Ahahah… George voleva sapere se tu fossi il mio ragazzo… Ahahah!!”
 
Il biondo ghignò e si girò verso il rosso.
 
“Weasley, stai pure tranquillo, la Mezzosangue è solo una mia amica. Anzi per la verità anche l’unica e non ci tengo a bruciarmela portandomela a letto!”
 
Anche George ghignò…
 
“Ti conviene che sia così, Furetto. Altrimenti ti ucciderei seduta stante!”
“Ehi, ehi!! Calma ragazzi! George, se non vi dispiace il Furetto passerà le vacanze con noi, altrimenti andremo nella vecchia casa dei miei e vi passerò a trovare il giorno di Pasqua”
“Mi potresti solo spiegare, di grazia, per quale assurdo motivo hai deciso di portartelo dietro?”
 
Hermione sospirò..
 
“George.. Io gli ho raccontato tutto.. E lui mi ha ascoltata.. E Non volevo venire qui da sola, non avrei retto.”
“Sola? E io chi sarei scusa? Non pensi che ti stia solo prendendo in giro?”
 
Draco si intromise nella conversazione
 
“Guarda che io sono sempre qui. Comunque si, all’inizio c’ha pensato, ma poi ha capito che non mi importava di farle ancora del male o schernirla. Io avevo bisogno di qualcuno disposto ad ascoltarmi e lei anche. Fine della storia. Ora potresti dirci se dobbiamo venire nella vostra, ehm, casa o se dobbiamo andare in quella dei genitori di Hermione?”
 
George alzò un sopracciglio e si voltò verso la riccia
 
“Sbaglio o ti ha appena chiamata per nome?”
“Direi di si. Ogni tanto si ricorda come mi chiamo”
Ridacchiò la ragazza
 
“Senti, se Hermione dice che sei quasi apposto mi fido, non è una che spara giudizi a caso. Quindi venite alla Tana. Ma vi avviso… Nessuno sarà contento di vedere voi assieme. Fraintenderanno. E Bilius darà di matto”
“Pff… Ronald è l’ultimo dei miei problemi!!”
 
George ghignò..
 
“Non cambi mai eh”
“No, mai!”
 
Scoppiarono a ridere assieme e George la portò tra le sue braccia posandole un bacio sui capelli.
 
“Se avete da fare certe cose, prendetevi una stanza!!”
“Geloso Malfoy?”
 
Chiese il rosso con un ghigno beffardo sul viso
 
“Assolutamente no! Ma ciò non toglie che mi dia fastidio tutta questa confidenza con la mia migliore amica”
 
Hermione si stacco da George per schioccare un bacio sulla guancia del biondo.  E sussurrargli qualcosa all’orecchio che suscitò nel ragazzo un sorriso sincero e l’abbraccio.
 
“Anche tu per me sei un caro amico Furetto!!”
 
Il rosso sgranò gli occhi e finse di vomitare al che tutti e tre si misero a ridere.
 
“George hai trovato Herm….”
 
Oh.Oh.Oh. Ron bloccò la frase a metà diventando rosso come un peperone, gli occhi sbarrati lanciavano saette nella direzione di Draco e Hermione.
 
“Malfoy staccati immediatamente da Hermione!!!”
 
Malfoy scostò lievemente la ragazza ma continuò a tenerle un braccio lungo la vita.
 
“Rosso ti eri forse dimenticato di dirci che Lenticchia era qui?”
 
George si grattò il mento
 
“In effetti si… Quando vi ho visti assieme mi è passato di mente”
 
Mentre George parlava, Ron si era avvicinato a loro e aveva strattonato forte Hermione per un polso facendola cadere a terra involontariamente.
 
“Ronald allontanati da lei!! Subito!!”
 
Ringhiò George al fratello mentre aiutava Hermione ad alzarsi. Malfoy invece andò faccia a faccia a Ron e gli sibilò tutta la sua rabbia.
 
“Prova ancora a toccarla a quel modo o falle male anche solo per sbaglio e di te non resterà che un ammasso di lentiggini!”
“Malfoy togliti dai  piedi!! Non devi andare a trovare paparino in prigione per le vacanze? Se sei fortunato magari ti terranno li con lui!”


Malfoy, già pallido di suo, sbiancò ancora di più dalla rabbia e si morse le labbra. Stava per rispondere ma Hermione lo anticipò e sferrò al rosso uno schiaffo in pieno viso.
 
“La prossima volta morditi la lingua Ronald. Soprattutto se la azioni per dire solo cazzate.”
“Ha ragione lei. Hai esagerato fratellino.”
 
Ron guardò George schifato.
 
“Lo difendi? Proprio tu stai difendendo un Mangiamorte? Anche per colpa sua Fred è morto e tu lo difendi??”
 
Il maggiore lo prese per il colletto
 
“Non nominare mai più mio fratello Ronald. Se no te lo giuro che sarai tu a finire fuori di casa e non Malfoy”
“Ah perché ora viene anche a casa nostra?”
“Si e tu non farai storie. Hermione e Malfoy saranno nostri ospiti e se la cosa non ti va bene sei pregato di toglierti di mezzo!!”
 
Ron si divincolò dalla presa di George
 
“Bene. Allora spiega tu a mamma perché non tornerò a casa”
 
Detto ciò lanciò un’ ultima occhiataccia a Malfoy che teneva la mano ad Hermione e si smaterializzò.
George si passò una mano tra i capelli e sbuffò.
 
“Mi dispiace Georgie… Non sarei dovuta venire…. Io… Oh mi dispiace così tanto!!”
 
Le lacrime iniziarono a rigare il viso di Hermione. Era dispiaciuta. Era li da nemmeno dieci minuti e già aveva fatto litigare Ron e George e per poco non si erano presi a pugni.
Il rosso la tirò tra le sue braccia sottraendola a quelle di Malfoy.
 
“Hermione se mio fratello è un deficiente non è colpa tua. Parla solo perché ha la lingua in bocca. Ti prego non piangere Granger”
 
Le arruffò i capelli e le sorrise
 
“Dai, ora andiamo a casa. Tutti e tre”
 

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Capitolo 11
*** La fiamma si è riaccesa ***


Alleluia, alleluia, alleluiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!

Finalmente dopo non so quanto tempo riesco ad aggiornare! Chissà quanti Cruciatus e Avada mi avrete mandato in tutto questo tempo e pienamente con ragione!! Purtroppo avevo il computer rotto e dal telefono non riuscivo ad aggiornare come avrei voluto... spero solo che ci sia ancora qualcuno disposto a leggere questa storia e dalla prossima settimana aggiornerò ogni Vernerdì!! 

Comunque tornando alla FF, qualcuno mi aveva fatto notare che non riusciva a raccapacitarsi che Ginny si fosse lasciata andare così allo sconforto... Beh diciamo che questo capito lo la riguarda e spero soddisfi le vostre aspettative. Vi aspetto come sempre nelle recensioni belle o brutte che siano e.... 

MI SIETE MANCATI TANTO!!! <3 
Con affetto e tante scuse ancora , vostra Annabeth



Le vacanze alla Tana trascorrevano tranquille più di quanto Hermione avesse sperato. Certo, all’inizio nessuno era stato felice di trovarsi Draco Malfoy sulla soglia di casa, anzi direi che erano abbastanza sconcertati. Ma a parte Ron, il resto della famiglia Weasley era stata più che comprensiva alla fine. Certo Harry aveva fatto un po’ di fracasso all’inizio ma poi aveva imparato ad evitare accuratamente di rivolgere sguardo e parola a Malfoy che, dal canto suo, era più che felice di non averlo fra i piedi. L’unica nota stonata era Ginny. Non si era arrabbiata, non aveva urlato né null’ altro ma non era neppure contenta.  Non reagiva a nulla, rispondeva se le si faceva una domanda, mangiava e dormiva regolarmente ma era come spenta. Hermione non si capacitava di non essersene accorta prima e decise di chiedere a George.
                                                                                                                                                     
“Non si è ancora ripresa.  Anche noi sentiamo la mancanza di Fred com’è normale che sia. Ma lei è come se si fosse spenta del tutto.”
 
Hermione abbassò lo sguardo.
 
“Non riesco a credere di non essermi accorta di quanto stesse soffrendo. Che razza di amica sono!”
“Hei Granger, non è colpa tua. Io sono suo fratello e non sono riuscito a nulla se non forse a farla star peggio”
 
Hermione era dubbiosa
 
“Peggio? E come sarebbe possibile!”
 
Gli occhi di George scesero a incontrare quelli di Hermione che ebbe un sobbalzo…. Da così vicino sembrava…. Se non fosse stato per il colore degli occhi..
Il ragazzo accarezzò piano il viso della riccia catturando una lacrima. Quando aveva iniziato a piangere? Non se ne era accorta.
 
“Scusa George, scusa. Ora non ci riesco più”
 
Ciò detto, lei scappò verso le scale e si infilò in una stanza a caso. Si sedette sul letto e iniziò a piangere tenendo le ginocchia strette al petto per non far ri aprire quel baratro che sembrava continuamente volerla risucchiare. Dopo un’ora le lacrime lasciarono il posto alla stanchezza e ben presto al sonno.
Nell’ultimo periodo, da quando Draco era entrato a far parte della sua vita, aveva sognato Fred più di rado, certo non l’aveva dimenticato, solo, si presentava a lei con meno frequenza di prima. Quella pomeriggio però tutto le sembrava così vero, reale… Tremendamente concreto.
 
Si risvegliò urlando il suo nome. Erano le sette di sera, aveva dormito un paio d’ore. Cercò di ri sistemarsi, si tirò in piedi, arruffò un po’ i capelli (come se ne avessero bisogno)e solo quando fu pronta a uscire si accorse della presenza di qualcuno nella stanza. Le si gelò il sangue nelle vene. Era Ginny!
 
“Oh, ciao Ginny, scusa… non mi ero accorta di essere, ecco… ero molto stanca e non ho fatto caso a dove andavo e beh… scusa se ti ho occupato la stanza..”
 
Hermione si arrampicava sugli specchi. Sperava solo di non aver parlato nel sonno e che la rossa non avesse sentito nulla oltre al nome del suo fratello morto. Ma quando i suoi occhi d’ambra incrociarono quelli smeraldo di lei ebbe un brivido. Erano furenti!
In una normale situazione la Granger si sarebbe defilata velocemente lasciando l’amica a sbollire da sola ma… era troppo tempo che nulla toccava Ginny, era come spenta da quel fatidico 2 maggio. Ma ora, in quel momento la piccola ragazzina che negli ultimi mesi non riusciva ad articolare più che un misero saluto, era accesa dalla rabbia e qualcos’altro che Hermione non riusciva a decifrare. Per questo rimase li nella stanza con lei. Stava aspettando l’esplosione che da un momento all’altro sarebbe arrivata.
 
“Tu.”
 
Disse poi gelida Ginny
 
“Ora mi dirai ciò che mi hai tenuto nascosto. Anzi che VOI  mi avete tenuto nascosto!”
 
Ops! Aveva parlato nel sonno. Accidenti!
 
“Ginny io…”
“No! Stai zitta! Come hai potuto non dirmelo Hermione? Come?!  In pratica è un anno che sono catatonica che non ti rivolgo la parola per il dolore che provo! E tu non mi hai detto che lo amavi! Avrei cercato di aiutarti, ti sarei stata vicina! Che razza di persona mi reputi? Non avevi il diritto di nascondermelo! E ora non sperare di cavartela così! Non scenderemo a cena fino a che tu non mi avrai raccontato tutto per filo e per segno. E con tutto intendo TUTTO!”
 
Hermione spalancò gli occhi. Si aspettava che la cacciasse dalla stanza dopo quasi un anno di “separazione” mentre questa era una scenata alla Ginny in piena regola. Per questo, anche se contro voglia e con il magone in gola si sedette sulla sedia affianco al letto e iniziò a parlare.
 
Partì dall’inizio, le punzecchiature reciproche, gli scherzi a suo discapito, le prime uscite casuali, il loro primo bacio…
Più andava avanti più le lacrime erano difficili da trattenere ma solo quando arrivò alla fine del racconto si concesse di lasciarle rotolare sulle sue guance. In silenzio e guardandosi la punta delle scarpe le asciugò velocemente. Non aveva il coraggio di alzare gli occhi e incontrare quelli di Ginny.
 
“Hermione..”
 
Ginevra le prese un mano fra le sue
 
“Herm, guardami per favore”
 
Lo chiese con un tono acuto quasi stessero condividendo gli stessi ricordi purtroppo con il tempo si sarebbero sciupati. Così la riccia alzò lo sguardo. Piangeva anche lei.
 
Si abbracciarono e rimasero così per un paio di minuti sfogando silenziosamente il loro dolore. Solo alla fine, quando si scostarono si concessero un lieve sorriso.
 
“Credo sarebbe meglio scendere a cena, se lasciamo Harry e Draco da soli per troppo tempo potrebbero scannarsi”
 
Disse ridacchiando Hermione. La faccia di Ginny si fece un po’ più seria.
 
“A proposito, ma non è che tu e Malfoy…. Vero?”
 
La Granger strabuzzò gli occhi e scoppiò a ridere come non faceva da tanto
 
“Ahahah!! No Ginny! Ma come ti viene in mente! Siamo solo buoni amici tutto qui! Ci teniamo su il morale a vicenda”
 
Anche la rossa a sua volta ridacchiò
 
“In effetti mi sarebbe sembrato un po’ strano da parte tua!”
 
E così con quel po’ di complicità che avevano ri acquistato quel pomeriggio scesero a cena dove tutti le stavano aspettando. Tutti furono sorpresi da repentino cambio di umore, anzi forse sarebbe meglio parlare di una ricomparsa dello stesso visto la recente apaticità della rossa, difatti George seduto accanto a Hermione le diede di gomito indicando la sorella con la testa come a chiedere se ne sapesse qualcosa.
In risposta gli lasciò un occhiolino e un ghigno… Beh diciamo “Alla Malfoy”

 

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Capitolo 12
*** Fin che non mi addormento ***


Angolo di Annabeth:
Eccoci qua con un nuovo capitolo, diciamo un po' transitorio, che spero vi piaccia. Sono molto contenta di aver, finalmente, potuto riprendere a pubblicare e aspetto con piacere le vostre recensioni!
Ho finito di annoiarvi, un bacio e buona lettura :-*


“Granger pensi di riuscire ad uscire dal bagno o hai deciso di andare a vivere assieme a Mirtilla Malcontenta?”
“Taci George! Comunque ho finito.”
 
A conferma di ciò la serratura scattò facendo aprire la porta.
 
“E comunque il bagno lo hai anche in camera tua, potresti fare la doccia li invece di rompere le scatole a me!”
 
Il rosso sorrise sornione.
 
“E perdermi così l’opportunità di infastidirti? MAI!”
 
Ridendo oltrepassò l’amica sulla soglia e le schioccò un sonoro bacio sulla guancia che la fece sussultare dalla sorpresa. Ridendo per la reazione di Hermione, George si chiuse la porta alle spalle.
Lei si diresse verso il letto su cui aveva posato i vestiti puliti. Con un colpo di bacchetta asciugò i capelli. Prese una ciocca tra le mani e la esaminò distrattamente. Erano lunghi, troppo! Avrebbe dovuto tagliarli un po’.
Le sembrava ancora strano poter pensare liberamente alle cose più frivole come cosa indossare o che taglio di capelli fare. Negli ultimi sette anni non ne aveva mai avuto ne la possibilità ne il tempo. Ma ora ne aveva anche più di quello che le servisse. Non aveva più nessuno per cui farsi bella, più nessuno a cui raccontare gli avvenimenti della giornata, nessuno che la aspettava all’uscita della biblioteca per trascinarla in uno stanzino delle scope per qualche bacio rubato.
Una lacrima le rigò la guancia. Fred.
 
Avrebbe sempre sentito la sua mancanza.. Sempre avrebbe avuto il rimpianto di ciò che sarebbe potuto essere e invece non sarebbe mai stato. Era già quasi un anno.
Decise di uscire in cortile, non voleva farsi vedere così da George.
 
Non aveva pensato però che qualcun altro avrebbe potuto vederla uscire, ma un paio di occhi argentei la seguì.
 
“Mezzosangue”
 
Hermione si era seduta sotto un albero, il più in fondo possibile al giardino dei Weasley , e li si teneva stretta la testa fra le ginocchia.
 
“Granger”
 
Ancora nessuna risposta. Draco si sdette sull’erba accanto a lei e le passò un bracciò attorno alle spalle. Solo in quel momento si accorse che il corpo di lei era scosso da quasi impercettibili singhiozzi, invisibili alla vista.
 
“Hermione guardami”
 
Visto che neppure così riuscì ad ottenere qualcosa le portò un dito sotto il mento e delicatamente le sollevò il viso fino ad incontrare gli occhi d’ambra di lei arrossati dal pianto.
 
“Draco.. io.. io non ci riesco. Continuo a pensare a cosa mettermi a come tagliare i capelli e tante altre cose frivole. Ma per chi dovrei farle? Fred è morto da quasi un anno e io mi occupo della mia estetica! Che dannata egoista che sono! Io..”
 
Malfoy le tappò la bocca stringendo leggermente le sue labbra fra due dita.
 
“Senti Granger, hai ragione, Fred è morto. Ma il mondo va avanti! Non puoi fermarti a rincorrere il passato o i tuoi sogni che non potranno più avverarsi. Smettila di piangerti addosso perché io non posso più vederti così! Dannazione reagisci! Vuoi piangere? Fallo! Ma non incolparti se ora cerchi di pensare u po’ di più a te stessa. Perché è esattamente ciò che devi fare! Vai avanti e vedrai che, magari non subito, ma con il tempo sarai di nuovo felice e chi ti vuole davvero bene sarà contento per te e ti sarà sempre affianco.”
 
Hermione spostò delicatamente la mano di Draco, che ancora le impediva di parlare, e lo fissò seria per un paio di secondi.
 
“Credo di aver bisogno di riposare un po’… Ti dispiace accompagnarmi in camera?”
Il biondo si alzò e l’aiutò ad alzarsi e si avviarono verso la Tana.
 
La casa era stranamente tranquilla; George dormiva beato sul divano, Harry era tornato a casa il giorno prima e Ginny era andata con lui, Mr. Weasley era al Ministero mentre Molly lavorava a maglia in cucina. Di Ron invece non si aveva avuto più notizia da quando, infuriato, era andato via da King Cross.
 
I due ragazzi salirono le scale nella maniera più silenziosa possibile fino al secondo pianerottolo, su cui affacciava la stanza da letto di Hermione. Aprì la porta e si corico sopra al piumino, al che Draco fece per andarsene ma la voce di lei lo fermò.
 
“Draco…”
“Dimmi Granger”
 
Lei si mordicchiò il labbro.
 
“Non è che tu.. Beh.. non è che ti andrebbe di restare con me per un po’?”
“Fin che non ti addormenti?”
 
Lei sorrise timidamente.
 
“Fin che non mi addormento”
 
Draco si chiuse la porta alle spalle e si tolse le scarpe, poi si sdraiò accanto ad Hermione e l’abbracciò da dietro.  Era forse il contatto più intimo che avessero mai avuto ma non procurò loro imbarazzo. Nessuno dei due lo disse all’altro ma in quel momento entrambi furono pervasi da una profonda sensazione di pace e benessere. In poco tempo si addormentarono così, abbracciati l’uno all’altra come fanno i bambini. Con spontaneità.
 

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Capitolo 13
*** Ogni cosa a suo tempo ***


Angolo di Annabeth:
Cari lettori, questo è un capitolo un po' più lungo del solito perchè erano tante le cose da dire e spero di essere riuscita ad esprimere a pieno ciò che volevo trasmettere. Sinceramente sono soddisfatta e spero che lo siate anche voi perchè, alla fine, non è solo per me che scrivo ma soprattutto per voi. Beh, buona lettura tesorucci e fatemi sapere cosa ne pensate! 

Bacio Annabeth.


E così anche il giorno di Pasqua arrivò portando con se una ventata di apparente calma. Scendendo le scale, un profumo inebriante arrivò all’olfatto di Hermione e Draco che, ancora stropicciati dal sonno stavano scendendo per la colazione.
In cucina si trovarono di fronte una Molly che si spostava da una parte all’altra con la velocità di un uragano. Non si capiva bene come ma era riuscita ad infilare una decina di pentole sui fornelli che non sembravano poterle sopportare.
 
I ragazzi presero posto al tavolo con il signor Weasley e George che versavano nelle loro stesse condizioni. Hermione si versò un bicchiere di succo di zucca e portò una brioches al cioccolato alle labbra. Draco invece prese una tazza in cui rovesciò il caffè, ancora fumante, che bevve amaro per poi dedicarsi svogliatamente ad uno zuccotto di zucca preso da un piatto stracolmo al centro del tavolo.
 
“Signor Weasley le dispiacerebbe passarmi il giornale?”
“Certo Hermione, tieni pure”
 
Così la riccia si buttò a capofitto nella lettura estraniandosi dal resto.
Nel frattempo George fece segno a Malfoy di seguirlo
 
-Non ti fare notare-
 
Gli sussurrò il rosso. Dal canto suo, Draco, non aveva nessuna voglia di seguirlo e, vedendo la sua riluttanza, George gli pestò violentemente un piede. Stizzito, quindi, si alzò per andare in salotto seguito poco dopo dal rosso.
 
“Non qui. In camera mia, seguimi.”
 
-Pure!-
 
Borbottò il biondo che ne aveva già abbastanza.
Arrivati a destinazione George chiuse ed insonorizzò la stanza in modo da non poter essere disturbato.
 
“Quindi  -iniziò dopo essersi seduto in fondo al letto- , spiegati”
 
Draco inarcò un sopracciglio.
 
“Cosa dovrei spiegarti Weasley? Come essere cordiale con gli ospiti? Perché è evidente che tu ne abbia un gran bisogno”
 
Disse ironico.
George si rizzò a sedere meglio guardando il ragazzo fisso negli occhi.
 
“No, vorrei mi spiegassi perché sta notte ti ho visto sgattaiolare fuori dalla stanza di Hermione come se fossi un ladro”
 
Cazzo. L’aveva visto. E dire che era stato attento a non farsi beccare da nessuno
 
“Non credo di dovere spiegazioni a nessuno, tanto meno a te Weasley”
“Ti dico solo una cosa Malfoy. Se vengo a sapere che hai fatto qualcosa a Hermione non esiterò a farti davvero male e no, non sto scherzando. Lei è una delle mie più care amiche e guai a te se la fai star male. Alla sua prima lacrima considerati un furetto morto.”
 
Il Tono che George usò era serio e non ammetteva repliche ma si sa, la serpe che si sente attaccata cerca di mordere e a dimostrazione di ciò un ghigno prese forma sulle labbra del biondo.
 
“Ah si rosso? Sei diventato tutto ad un tratto un paladino della giustizia o devo intuire che per te la Granger non sia solo un’amica? E non fare quella faccia –disse vedendo l’espressione stupita dell’altro-, vedo come la guardi, come ti irrigidisci quando la sfioro. Vorresti essere tu a farlo vero? Vorresti poterla consolare quando è triste ma non ci riesci, non te lo permette perché assomigli troppo alla causa del suo dolore, non è così? Mi dispiace ma non è TE che lei vuole”
 
Non aveva quasi finito di parlare che si vide arrivare un pugno dritto allo stomaco.
 
“Non provare mai più ad alludere al fatto che io voglia sostituire Fred nel suo cuore. MAI.”
 
Il suo tono era furente e gli occhi fiammeggiavano quasi come i suoi capelli.
Il pugno però non aveva smorzato l’audacia del Serpeverde che si rivolse di nuovo a lui, ma questa volta in tono aspro.
 
“Ah no? Allora dimmi che per lei tu non provi nulla. Dimmi che se ti capitasse l’occasione non la baceresti. Guardami negli occhi e giuralo.”
 
Come previsto da Draco, George abbassò lo sguardo e stette in silenzio.
 
“Smetti di mentire a te stesso Weasley. E….”
 
La frase rimase a metà perché un gran baccano si sollevò dalla cucina fino alle loro orecchie. Si precipitarono fuori dalla porta e giù per le scale. Arrivati in cucina si trovarono difronte a una scena che si sarebbe potuta definire quasi esilarante.
Ron era finito con il sedere a terra nel camino ed era ricoperto di fuliggine, i capelli stranamente zuppi e una tazza rotta tra le sue gambe. Hermione invece era in piedi di fianco al tavolo e si premeva le mani sulla faccia, che era diventata più rossa dei capelli dei padroni di casa, sperando di dissolversi nell’aria.
Tutto ciò non ebbe molto senso fino a che Ron non abbaiò all’indirizzo della ragazza.
 
“Tu sei pazza! Uno torna a casa con la metropolvere e come mette piede a terra si vede lanciare una tazza in faccia! Devi darti una calmata! Per la miseria, dovresti farti ricoverare al San Mungo con il tuo amato Allock!”
 
Hermione iniziò a balbettare qualche scusa e corse via con le mani ancora premute sul viso.
Draco fece per seguirla ma George lo trattenne.
 
“Vado io, è a quello scemo di mio fratello che ha tirato una tazza in testa. A te il compito di umiliarlo, Malfoy”
 
Disse in modo che potesse sentirlo solo lui.
 
Salì le scale; andò a cercarla in camera sua ma non c’era, provò quella di Ginny ma anche quella era vuota. La cercò in soffitta ma l’unica cosa che ottenne fu infastidire il vecchio poltergeist che iniziò a battere colpi sui tubi all’impazzata.  Scese in giardino ma non la trovò neppure li. Tornò in casa e si diresse verso la sua stanza per prendere la bacchetta e mandarle un patronus per chiederle dove fosse ma, appena varcata la porta si accorse di un lieve, eppure ben udibile singhiozzio provenire dalla parte opposta del letto. Li, rannicchiata per terra, stava Hermione che piangeva  cercando di far meno rumore possibile.
 
George si sedette accanto a lei e le cinse le spalle con un braccio.
 
“Io…io non.. non volevo fargli male… Mi sono spaventata e… e… Oddio! Sono riuscita a fargli dare di matto due volte in una settimana! Sono un amica orribile!”
 
I singhiozzi si fecero più forti e la ragazza affondò il viso nel petto di George che prese ad accarezzarle i capelli.
 
“Non è colpa tua Herm. Non potevi sapere che sarebbe arrivato dal camino. Anzi non potevi proprio sapere che sarebbe venuto visto che non lo ha detto a nessuno. Comunque vedrai che a pranzo, quando gli parlerai, sarà andato tutto a posto. Se lo fai passandogli un vassoio di cibo poi sarà più che propenso a perdonarti fidati”
 
Hermione sollevò gli occhi fino ad incontrare quelli di George. Rimasero a fissarsi per un paio di secondi poi entrambi scoppiarono a ridere di gusto fino alle lacrime.
 
“George..”
 
Disse lei improvvisamente seria quando alla fine riuscirono a calmarsi.
 
“SI?”
“Quando ridi mi sembra che lui sia qui”
 
George abbozzò un sorriso.
 
“Ma lui è sempre qui.”
 
Disse lui mentre Hermione lo guardava senza capire.
 
“Qui dentro –disse indicando uno alla volta sui loro petti la posizione del cuore-. Fred sarà sempre con noi, non ci abbandonerà mai, neppure quando saremo vecchi e rimbambiti e ci faremo la pipì addosso.”
 
Hermione scoppiò di nuovo a ridere.
 
“Weasley riuscirai mai a rimanere serio per più di cinque minuti?”
 
Lui ghigno.
 
“Mai Granger e ora andiamo a mangiare che il pranzo deve essere pronto”
 
 
 
Il pranzo fu magnifico, Molly si era notevolmente superata. Ogni portata era ottima e ciò stupì Malfoy oltre ogni dire. Tutte le volte che lui mostrava di gradire la sua cucina, la signora Weasley gli riempiva il piatto così che, al momento del dolce lui era già più che pieno e voleva solo riposare. Ron invece continuava a lanciare occhiatacce al biondo e a chiunque gli rivolgesse amichevolmente la parola. Aveva si accettato le scuse di Hermione, sia per la tazza lanciatagli in testa che per non aver avvisato con sufficiente anticipo che si sarebbe portata dietro il furetto, ma ancora le teneva il muso quindi le conversazioni tra i due erano ridotte al minimo indispensabile della cortesia.
 
Visto che il sole aveva fatto capolino a dietro le nubi decisero di uscire in giardino a bearsi dei raggi tiepidi.
Hermione si diresse con Draco sotto all’albero dove il giorno prima l’aveva trovata a piangere.
 
“Allora Furetto, è stata un’esperienza così pessima?”
 
Come suo solito lui ghignò.
 
“Beh diciamo che l’arredamento fa veramente pena ma per quanto riguarda il cibo la vecch… la signora Weasley non ha nulla da invidiare alle cucine della scuola”
“Era forse un complimento quello che è uscito dalle tue labbra?”
 
Chiese sorpresa la riccia.
 
“Mmm. Forse –disse vago- deve ti eri andata a nascondere oggi eh? Weasley ti ha cercato ovunque.”
“Ero in camera sua..”
 
Rispose distrattamente lei. 
 
In camera sua. Lei si era andata a nascondere nella camera di George. Draco si irrigidì lievemente, ma solo per un attimo, e una strana sensazione gli attanagliò lo stomaco. Perché proprio da Weasley? Avrebbe anche potuto scegliere di andare in camera sua, eppure… c’era ancora molto che doveva imparare a capire di Hermione Granger… come, allo stesso modo, c’erano ancora moltissime cose che lei ancora non conosceva di lui. Forse, con calma, avrebbero superato ogni barriera che li ostacolava, almeno, Draco lo sperava.  Ma come diceva quel detto babbano che lei citava ogni tanto? Ah, si. Ogni cosa a suo tempo.
 

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Capitolo 14
*** Un enorme sbaglio ***


Le vacanze stavano per finire così come la permanenza alla Tana di Hermione e Draco. Era l’ultima sera in cui avevano l’opportunità di divertirsi quindi Ginny, tornata ormai del tutto quella di un tempo, e George con l’aiuto di Malfoy cercavano in vano di convincere la riccia a uscire per andare a divertirsi.
 
“Ho detto di no ragazzi. Ho voglia di leggere questo libro e nulla potrà distogliermi dal mio intento”
 
E così dicendo sventolò un tomo tutt’altro che leggero sotto il naso dei tre che la guardavano come fosse una delle strane creature inventate dalla Lovegood.
 
“Benissimo –fece Ginny- allora vorrà dire… A mali estremi, estremi rimedi!”
 
Nel mentre che lei parlava George passò alle spalle di Hermione e le sfilò il libro dalle mani.
 
“Ora, Granger, se vuoi riaverlo dovrai uscire con noi o…”
 
Disse il rosso avvicinandosi pericolosamente al lavello e aprendo l’acqua con un colpo di bacchetta.
Hermione dal canto suo saltò in piedi e diventò di un colore simile a quello dei capelli di Ginny.
 
“Oh, non oserai!”
“Eccome se oso! E sai che sarei perfettamente in grado di farlo”
 
Da ciò seguì una discussione a botta e risposta fra i due fino a che, Draco, stufo di quel teatrino si alzò sbuffando dal divano e gettò l’amo.
 
“Piantatela. Ridalle il libro Weasley… Tanto quando una non si sa divertire è inutile insistere…”
 
Ed Hermione, da buona Grifondoro con il suo spudorato orgoglio abboccò come un pesciolino.
 
“Certo che so divertirmi Malfoy. Solo che sta sera non ne ho voglia!”
“Si certo Granger, lascia stare. Scommetto che tanto non riusciresti a reggere neppure una burrobirra della peggior qualità”
“Ah tu dici? Bene –come Draco aveva previsto ci era cascata con tutte le scarpe- allora dove andiamo?”
 
Ginny e George ghignarono sotto i baffi.. Astuto il Furetto!
 
“Visto che hai accettato scegli tu Hermione, a noi va bene tutto. Basta che sia un locale con musica e alcool”
 
Fece la rossa. Hermione ci pensò un po’.. Non aveva voglia di andare in un locale per maghi, avrebbe passato la serata a stringere mani a destra e sinistra perché ormai era famosa anche lei. Aveva fatto parte del “Trio salvatore del mondo magico” quindi la sua faccia era conosciuta. Quindi iniziò a pensare a qualche locale babbano con in cui sua cugina l’aveva trascinata a forza un paio di volte.
 
“Mmm….  Potremmo andare al Caribe, è una discoteca babbana molto frequentata in cui suonano musica sud-americana”
“Babbana?- fece Malfoy scettico- C’è da fidarsi? Non è che i loro drink sono avvelenati?”
 “Piantala Furetto. Vai a prepararti che tra un po’ usciamo. Ci vediamo in giardino tra un’ora”
 
Disse Ginny trascinando Hermione su per le scale fino in camera.
 
“Bene, ora cerchiamo qualcosa da mettere, poi a turno ci facciamo la doccia, ci vestiamo, trucchiamo e scendiamo”
 
Hermione annuì e si diresse verso il bagno.
 
“Scegli i vestiti Ginny, io intanto vado a lavarmi visto che sono più veloce di te”
 
E facendole l’occhiolino si chiuse la porta alle spalle. Il caribe era un bel locale e necessitava di un buon look. Mentre il getto d’acqua le bagnava il corpo, la riccia pensava a come pettinare i capelli e a come truccarsi. In dieci minuti era fuori dalla doccia e si stava lavando i denti.
 
“Herm, hai fatto?”
“Si Ginny solo un secondo!”
 
Si fasciò in un asciugamano e uscì dando così all’amica modo di prendere il suo posto.
 
“Quello azzurro è il mio Hermione!”
 
Si sentì urlare dal bagno. Quindi lei posò lo sguardo su un vestitino bianco talmente corto che sarebbe potuto sembrare una maglia un po’ lunga. Era molto semplice, di cotone elasticizzato, senza spalline e con una fascia nera sotto il seno. Lo indossò velocemente e con la stessa rapidità trasfigurò un paio di scarpe da ginnastica in un bellissimo paio di decolleté nere.
 
“Sei.. sei.. Bellissima Hermione!”
 
Disse Ginny che, uscendo dal bagno, era rimasta a bocca aperta.
 
“Farai una strage al locale!”
“Non è esattamente mia intenzione. Esco solo per dimostrare a Malfoy che non sono la rigida bacchettona che tutti credono”
 
La rossa rise di gusto ripensando a come, con astuzia tipica dei Serpeverde, Malfoy aveva incastrato Hermione a uscire con loro.
Mentre Ginny si vestiva la riccia si truccava e in venti minuti furono pronte per uscire.
 
“Stai benissimo Ginny, se Harry ti vedesse credo che non ti permetterebbe di uscire da questa stanza!”
 
Ginny alzò stupita lo sguardo sull’amica.
 
“Hermione Jean Granger! Era una battuta maliziosa quella che hai fatto?”
 
Lei rise.
 
“Beh sono umana anche io sai!”
“Il mondo ha iniziato a girare al contrario a quanto pare! Sarà maglio scendere prima che quei due ci vengano a prendere di peso!”
 
Scesero in giardino e prima di smaterializzarsi, Hermione diede ad ognuno dei suoi amici dei soldi babbani poi, soddisfatti, sparirono con un sonoro crack.
 
Apparvero in un vicoletto buio poco distante dalla discoteca e appena furo certi di avere campo libero si avviarono verso il locale.
Il posto era stupendo, costatarono i tre che non vi avevano mai messo piede.
Dentro la musica latina risuonava a tutto volume e rendeva quasi impossibile riuscire a farsi capire senza urlare o gesticolare. Si avvicinarono al bancone del bar ed Hermione ordinò per tutti un Mojito.
Draco si ricredette subito di ciò che aveva detto. Era un drink buonissimo ma non avrebbe mai dato all’amica la soddisfazione di ammetterlo.
 
Si scatenarono sulla pista pur non sapendo ballare e bevvero una quantità infinita di, come Hermione gli aveva detto che i babbani li chiamavano, colpi diversi.
Verso fine serata Ginny era addormentata su un divanetto e Malfoy stava per seguirla a ruota. Hermione e George si stavano ancora muovendo a ritmo di musica quando il dj decise di mettere un lento per spezzare un po’ la serata che stava volgendo al termine.
 
“Balli con me Hermione?”
 
Chiese il rosso facendo piroettare l’amica per poi tirarla a se tenendola per la vita. Hermione, ormai ubriaca fradicia sorrise e accoccolò la testa sul petto di George.
 
“Credo sia strano sai…”
“Cosa?”
 
Chiese lui.
 
“Il fatto che siamo qui a ballare come se fossimo persone normali, come se non avessimo mai vissuto una guerra e…”
 
George la interruppe posandole un dito sulle labbra. Erano morbide, constatò involontariamente lui. L’alcool stava facendo il suo corso in tutti.
 
“Sarebbe meglio che riportassimo i signorini a casa che ne dici Hermione?”
 
Disse indicando Malfoy e Ginny che ormai erano da buttare via e che, sicuramente, il giorno dopo avrebbero avuto un mal di testa atroce.
Lei annuì e non con poca fatica portarono i due nel vicolo buio dove erano precedentemente apparsi e tornarono alla Tana.
 
Messi a letto i due “ubriaconi”, come George li aveva soprannominati, andarono a chiacchierare nella camera che lei aveva ereditato da Percy.
 
“Direi che è stata una bella serata Granger, non pensavo tu potessi conoscere un  così bel locale”
 
Ma lei non lo stava ascoltando.
 
“Sei bellissimo”
 
Lo disse con la sincerità degli ubriachi, Si perché i fumi dell’alcool ormai avevano preso il sopravvento su Hermione e davanti ai suoi occhi non c’era più George ma Fred bello come lo ricordava.
Ubriaco anche lui, il rosso non capì che non era lui che la ragazza realmente vedeva e le si avvicinò facendola sedere accanto a lui sul letto.
La distanza tra i due era talmente breve che l’uno poteva sentire il respiro dell’altra sulla pelle.
Fragola. Era questo il profumo che lei emanava e George se ne sentiva attratto come un ape da un fiore dai colori sgargianti.
 
La distanza piano piano stava iniziando a sparire fino a quando Hermione non si avventò sulle labbra del ragazzo che non aspettava altro che sentirla ancora più vicina.
 
Le loro lingue si inseguivano e giocavano. Ballavano la danza del piacere e, complice l’alcool, ne furono inebriati. La mano di lui corse tra i capelli di lei premendola di più contro di se facendole emettere un sospiro che accese il ragazzo che si sdraiò sul letto tirandosela addosso senza mai staccare la bocca da quella di Hermione.
 
Le mani di lei andarono ad insinuarsi sotto la camicia di George sfiorandone gli addominali ben delineati, per poi spostarsi a seguire la linea dei fianchi ed infine abbandonarsi, perse nel piacere, sulla schiena muscolosa del ragazzo.
 
La bocca di lui lasciò quella di lei per spostarsi sul collo lasciando una scia, umida ma rovente, che fece accendere ancora di più l’eccitazione dei due.
Hermione si raddrizzò a sedere su di lui iniziando a sfilare ogni bottone dalla rispettiva asola.
E allora avvenne. Un flashback.
 
Le sue mani che sbottonavano una camicia simile di una persona simile. Un improvviso lampo di lucidità la colse.
 
Fred.
 
Scattò in piedi e si allontanò il più possibile da George che, non avendo ancora capito cosa fosse accaduto, le si riavvicinò ma lei si scansò in fretta.
 
“Hermione cosa…”
 
Le lacrime iniziarono a scendere sul volto della ragazza.
 
“George, scusami ti prego… io… io..”
 
Non riuscì a finire di parlare, un groppo in gola le impediva di far fuoriuscire una sola sillaba, così corse fuori dalla stanza, fuori dalla porta di casa. Corse fino in fondo al giardino e poi si accasciò a terra. Un pianto disperato iniziò a scuoterla da testa a piedi.
Come aveva potuto fare una cosa del genere con George? Come aveva potuto farlo a se stessa? Si sentiva sporca, come se avesse commesso un omicidio e il sangue della sua vittima le stesse imbrattando i vestiti.
La vittima in questo caso però era il suo cuore e lei lo aveva preso ad accettate fino a ridurlo a brandelli.
Pianse molto quella notte ma nessuno la andò a cercare e fu meglio così. Non avrebbe saputo cosa dire, come spiegare. Quando tornò alla sua stanza l’effetto degli alcolici della sera prima era sparito del tutto da un paio d’ore e il sole iniziava a fare capolino da dietro le colline. Appena toccò il letto, con ancora le lacrime che le rigavano silenziose il viso, si addormentò.



Angolo di Annabeth:
Credo che in molti mi vorrete cruciare dopo questo capitolo ma vi preto non lo fate!!
Il capitolo è più lungo del solito perchè non mi piaceva l'idea di spezzarlo perchè, a mio parere, rendeva meglio lasciandolo omogeneo come lo avevo scritto. questa settimana ho pensato molto e credo che per come la storia sta prendendo forma nella mia testa andrà avanti perun bel po'. Sono affezionata a questi capitoli e spero che non il tempo li apprezzerete anche voi. Perchè senza voi lettori noi scrittori non saremo nulla.
Un bacione grande a tutti Annabeth!

 

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Capitolo 15
*** Non farti rubare la speranza di essere felice ***



Pensavate di esservi liberati di me eh?? invece no. Non mi sono dimenticata di voi... Vorrei chiedere per qualche secondo la vostra ATTENZIONE:

- Prima di tutto volevo dirvi che mi rammarico del fatto che il capitolo precedente non vi sia piaciuto quanto avrei sperato... Cercherò di fare meglio!

- In secondo luogo, vorrei chiedere se a qualcuno di voi lettori potrebbe interessare diventare mio Beta. Ne caso voleste contattarmi per questo potrete farlo sia nelle recensioni o, cosa che preferirei, per messaggio privato.

Ora bando alle ciance e buona lettura!!!




Le vacanze erano finite e al rientro a Hogwarts mancavano poche ore. Hermione quella notte non era riuscita a chiudere occhio, la morsa allo stomaco diveniva sempre più dolorosa ogni secondo che passava. Avrebbe voluto affrontare George prima di tornare a scuola, ma al pensiero di poter perdere anche lui sentiva il cuore andare in pezzi. Doveva trovare una soluzione e, a occhio e croce, aveva solo un paio di ore. Aveva bisogno di aiuto e l’unica persona a cui potersi rivolgere senza dover perdere troppo tempo a spiegare era Draco. Formulò un patronus e lo inviò all’amico dicendogli di salire da lei. Non voleva scendere a colazione, aveva paura di vedere il rosso e non aveva intenzione di affrontarlo senza aver chiaro cosa dirle.
 
Erano già passati dieci minuti e di Malfoy manco l’ombra. Iniziò a misurare a grandi passi la stanza e ogni volta che posava un piede avanti l’altro il nervosismo cresceva dentro di lei.
Finalmente, dopo un tempo che a lei parve infinito, sentì bussare alla porta. Si precipitò ad aprire e trascinò dentro il biondo per poi sigillare ed insonorizzare la stanza.
Draco dal canto suo la guardava allucinato non capendo il perché dell’agitazione dell’amica.
 
“Beh Granger, se volevi restare sola con me non c’era che da dirlo”
 
Ghignò lui. Ogni tanto il suo spirito Serpeverde aveva il sopravvento.
Peccato che Hermione ho fosse in vena di scherzi e gli lanciò contro uno schiantesimo facendolo stramazzare sul pavimento. Con uno sonoro sbuffo sussurrò un inerva facendolo riprendere.
 
“Ma sei forse impazzita –le urlò rialzandosi ancore indolenzito- ? Era solo una battuta mezzosangue! Perché devi fare una tragedia per ogni singola cosa?”
 
Lei lo fulminò con lo sguardo sedendosi sul letto.
 
“Zitto furetto. Ho combinato un gran casino ieri sera..”
“Beh effettivamente far ubriacare me e la Weasley non è stata la più brillante delle idee ma…”
 
Hermione alzò gli occhi al cielo e gli fece segno di sedersi accanto a lei.
 
“Se quello fosse il mio problema, Malfoy, starei facendo le capriole con le mutande pois di Merlino! Comunque il gran casino l’ho combinato quando io e George vi abbiamo riportati a casa… Vi abbiamo messi a dormire e poi siamo rimasti un po’ a parlare. Solo che io avevo bevuto davvero troppo e…..”
 
Malfoy la guardava con espressione allucinata mentre lei gli raccontava come aveva scambiato George per Fred, il modo in cui si era avventata su di lui e il momento in cui era fuggita in giardino piangendo.
Quando l’amica ebbe finito il suo monologo vide una lacrima solcarle il volto e lui velocemente l’asciugò per poi tirare Hermione a se cullandola delicatamente.
 
“I-io non voglio perderlo! I-io..”
 
Ma Draco la zittì.
 
“Andrà tutto bene Granger fidati. Weasley, al contrario di quella donnola di suo fratello, non è uno stupido (non gli dire che ho detto questo!) e sono più che sicuro che abbia già capito la situazione. Ti vuole bene, non ti allontanerà per una cazzata fatta da ubriachi. Ora prendi un bel respiro, vestiti e vai a parlare con lui, ok? E Basta piangere, stai diventando una lagna!”
 
Hermione si scostò quel tanto che bastava per tirare un pugno sulla spalla all’amico e poi ributtarsi ad abbracciarlo biascicando un “Deficiente” Che Draco ignorò bellamente ridacchiando. Le posò un bacio sulla guancia e poi uscì lasciando l’amica sola ma un poco più serena di quanto l’avesse trovata.
 
Al piano di sopra, ne frattempo, George Weasley si stava tormentando le mani con i denti. Il non sapere come comportarsi lo mandava nel panico e lo faceva innervosire al tempo stesso. Hermione lo aveva baciato. Lui aveva baciato lei. Loro si erano baciati. Avrebbe dovuto fermarla, avrebbe dovuto spostarsi. Invece no, il desiderio di sentire il suo sapore sulla bocca, di poterla stringere a se lo aveva sopraffatto e ora aveva rovinato tutto.
Il pugno partì involontariamente e si infranse rumoroso sull’anta dell’armadio incrinandola. Ricadde sul letto tenendosi la testa fra le mani. Non si accorse che qualcuno era entrato nella stanza fino a che non sentì il materasso avallarsi sotto una nuova mole ti peso.
Sua sorella Ginny stava seduta accanto a lui portando sul viso un’espressione curiosa e preoccupata. Non era normale vedere George in quelle condizioni.
 
“Georgie… che sta succedendo?”
 
Lui la guardò incerto sul da farsi.
 
“Non credo di potertelo dire Gin.. Non è un problema solo mio e… Beh è un po’ complicato.”
 
Lei gli passò un braccio attorno alle spalle.
 
“Sono tua sorella, sai che a me puoi dire tutto…. Ma forse non sei ancora pronto a fare affidamento su di me dopo il periodo di apatia che ho passato… Ti capisco.”
 
Lei fece per andarsene ma George la trattene e insonorizzò la stanza.
 
“Ginevra. Devi giurare che quello che sto per dirti non uscirà dalla tua bocca una volta oltrepassata quella porta. Non è una cosa facile da dire e potrebbe essere un po’ sconvolgente. Prometti anche di non metterti a sbraitarmi contro.”
 
Quelle non erano richieste, erano ordini, il che mise la ragazza sull’attenti. Cosa poteva essere di così importante da far reagire così suo fratello?
Comunque annuì e gli fece cenno di iniziare a parlare.
George prese un bel respiro.
 
“Hai mai notato, negli anni passati, strani atteggiamenti in Hermione qui alla Tana o a Hogwarts?”
 
Ginny inarcò pensierosa le sopracciglia.
 
“Beh si… Ogni tanto spariva e quando lo faceva il tempo dell’assenza potevano essere cinque minuti come un paio d’ore.”
“Intendevo esattamente questo. Ovviamente con lei spariva anche qualcun altro che ovviamente non puoi saper…..”
“Lei spariva con Fred.”
 
Non era una domanda. Era un’affermazione. George sgranò gli occhi.
 
“TU SAPEVI??!!”
 
Ginny accennò un lieve sorriso.
 
“Certo che lo sapevo. Lei è la mia migliore amica. Non mi ha mai detto nulla ma avevo notato che quando lei spariva, in contemporanea anche Fred diventava introvabile. E si sa, due più due fa sempre quattro.”
“Perché non hai mai chiesto nulla a Hermione?”
 
Lei sospirò.
 
“Vedi, all’ultimo anno ero troppo presa dall’avere finalmente l’attenzione di Harry tutta per me. Lo sognavo da quando lo vidi la prima volta e tutto il resto veniva secondariamente. Quando la scuola finì e Hermione venne qui avrei voluto parlarle, ero curiosa. Ma non riuscivo mai a trovare un momento per parlarle. O erano i preparativi al matrimonio a tenermi impegnata  o lei era chiusa in camera con Harry e Ron. Quello che successe dopo lo sappiamo tutti.”
 
La voce le si era lievemente incrinata ma era rimasta comunque ferma e tranquilla. George le sorrise lievemente.
 
“Comunque  -disse Ginny- non credo che sia questo il centro del nocciolo. Cosa è successo George?”
 
Lui prese un gran respiro.
 
“IeriseraioeHermionecisiamobaciati”
“EH? Parla più lentamente, non ho capito un accidenti!”
 
Il rosso abbassò lo sguardo.
 
“Ieri-io-e-Hermione-ci-siamo-baciati”
 
Lo disse con la voce bassa e piatta ma scandendo ogni parola in modo da non doverlo ripetere ancora. Faceva già abbastanza male così.
Ginny aveva leggermente sgranato gli occhi ma  non si scompose più di tanto.
Dopo un breve silenzio si alzò in piedi e si parò di fronte al fratello.
 
“Me lo aspettavo. Cioè non mi aspettavo che fosse una cosa così improvvisa ma me lo aspettavo.”
 
Fu il turno di George di rimanere a bocca aperta.
 
“Vorresti spiegarti?”
“Certo -ridacchiò Ginny-, semplicemente non sono mai stata cieca, a parte beh gli ultimi mesi, ma ho sempre visto che non era un affetto fraterno il tuo nei confronti di Hermione. Poi quando hai capito che aveva iniziato a uscire con Fred ti eri messo il cuore in pace. Non avresti mai fatto del male a lui. Ma scommetto che ancora provi qualcosa per lei. Se non è così giuro che mi faccio tirare addosso una cacca-bomba!”
 
Lui sospirò.
 
“già, è proprio per questo che ora mi sento così male. Lei pensa ancora a Fred e io gli assomiglio troppo. Ogni volta che mi è vicina sono sicuro che sia a lui che pensa. Per questo quello di ieri è stato uno sbaglio. Lui è morto solo da un anno e io già mi sono fiondato sulle labbra della sua ragazza senza pensarci due volte. Anzi, credo che se lei non fosse scappata via quasi subito, non l’avrei più lasciata andare. Mi sento come se lo avessi tradito.”
 
Le lacrime gli pungevano gli occhi ma non le lasciò andare. Strinse le palpebre e alzò lo sguardo su ginny che lo guardava bonaria.
 
“Georgie.. Ti è mai passato per la testa che forse tuo fratello vorrebbe vederti felice?”
 
Poi si girò e si diresse verso la porta. Prima di uscire, si fermò con la mano stretta sul pomello.
 
“Se non ti darai una mossa ad andare a parlarle lei tornerà a Hogwarts e non avrai più modo di parlarle per un bel pezzo. Non farti rubare la speranza di essere felice. Perché se non ti butti ora lo farà qualcun altro e quel qualcuno hai i capelli biondi platinati e un ghigno sempre, perennemente stampato in faccia. E ora muovi il culo George!”
 
Sparì giù per le scale, lasciando suo fratello a guardare il punto in cui era sparita. Poco dopo si fiondò fuori dalla stanza. Stava andando a parlare con LEI.
 

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Capitolo 16
*** Ritorno a Hogwarts... con sorpresa! ***


La mano di Hermione stava per posarsi sulla maniglia della porta quando, improvvisamente, un tornado dai capelli rossi si catapultò nella sua stanza facendola cadere sulle assi del pavimento. Subito pensò che fosse Ginny ma quando, alzatasi finalmente in piedi, posò lo sguardo sulla figura che ridacchiava seduta sul suo letto l’ansia le risalì improvvisa e prepotente al cuore. George Weasley.
 
Si guardarono in tralice per alcuni secondi poi lui le sorrise amichevole e lei si avvicinò per sederi accanto a lui.
 
“Hermione..”
“George, per favore, lasciami parlare io..”
 
Due dita si posarono sulle labbra della riccia bloccandole le parole sulla punta della lingua.
 
“Hermione, se per una volta nella vita ascoltassi cosa la gente ha da dire invece di parlare, parlare e parlare credo che il mondo magico tirerà un sospiro di sollievo! Rilassati prefetto.”
 
Lei la guardò un po’ dubbiosa ma annuì con il capo dando modo al ragazzo di continuare.
 
“Hermione ascoltami e non interrompere. Mi dispiace tanto per ieri sera e, prima che tu intervenga, vorrei dirti che non è stata colpa tua. Eri completamente ubriaca ed è normale che tu, data la somiglianza, mi abbia scambiato per.. per…  Beh per lui… Io invece, che ero molto più lucido di te e ancora padrone di me stesso, non ti ho fermata. Ho capito cosa stavi per fare ma non ho avuto il coraggio di fermarti. Solo quando ti ho vista correre via ho capito che colossale stupido io sia stato. Non  avrei dovuto lasciarti fare essendo in quelle condizioni. Quindi ti prego Hermione, scusami se puoi e giuro che tutto quello che è successo ieri sera rimarrà solo un brutto ricordo che con il tempo sbiadirà. Non ne faremo più parola. Solo perdonami.”
 
La mano di lei andò a posarsi sulla guancia di George elargendovi sopra piccole e dolci carezze.
 
“George.”
 
Lui alzò gli occhi fino ad incontrare quelli della ragazza e fondendovisi assieme.
 
“Non ti devi scusare di nulla. Perdonami tu per essere stata così stupida da cedere alla tentazione di poter pensare di riavere lui fra le braccia…”
 
Una piccola crepa si fece spazio nel cuore del ragazzo.
Pensare di riavere lui fra le braccia.
 
“Georgie… Puoi perdonarmi? Non posso e non voglio perderti. Ti prego”
 
Un sorriso increspò le labbra di lui che si alzò e sollevò Hermione tra le braccia cullandola teneramente.
Quel gesto le ricordò molto quello di Draco neppure una mezzora prima.
Quando si staccarono George scoccò un sonoro bacio sulla guancia a Hermione.
 
“Ti prometto che qualsiasi cosa succeda tra noi io non ti lascerò mai Granger!”
 
Lei si accigliò.
 
“Ehm.. è una minaccia o una promessa Weasley?”
 
Lui le regalò un occhiata maliziosa.
 
“Vedila come vuoi tesoro!”
 
Fece per avviarsi verso la porta quando Hermione lo bloccò con un’altra domanda.
 
“Perché non mi hai fermata?”
 
Il cuore di George ebbe un fremito.
 
“Prima o poi te le spiegherò… sempre se saprai attendere”
 
Senza darle il tempo di replicare era già sparito su per le scale. Hermione rimase seduta sul letto continuando a chiedersi cosa diamine volesse dire quella frase. Non poteva spiegarle tutto subito? Non riusciva a capire. Dopo un po’ si convinse che non fosse una cosa così importante altrimenti non l’avrebbe taciuta. Con una lieve scrollata di spalle prese la bacchetta e fece levitare i bagagli fino in cucina dove, sia quelli di Ginny che quelli di Malfoy erano già pronti per essere portati in stazione. Mancava ancora un’ora alle undici quindi aveva ancora un po’ di tempo per rilassarsi finalmente sgravata da quel peso poco piacevole che le aveva tenuto compagnia per tutta la notte.
 
Andò a sedere sul divano di fianco a Ginny che, senza un apparente motivo, continuava a rivolgerle occhiate penetranti. Stava per chiederne il motivo quando un’agitata Molly Weasley arrivò davanti a loro.
 
“Ragazze c’è stato un problema! L’auto che avrebbe dovuto portarci a Londra si è guastata nel tragitto e l’autista non è in grado di aggiustarla! Non possiamo più nemmeno usare la metropolvere! Arriveremo tardi comunque! Oh Merlino! E quest’anno avete anche i M.A.G.O non posso permettermi di farvi saltare un solo giorno e….”
 
Mentre Molly continuava a strillare, Draco Malfoy le raggiunse tronfio e si accomodò accanto a Hermione con un’ aria interrogativa stampata sul volto.
 
“Non riusciremo a prendere il treno in tempo e mamma sta dando di matto”
 
Gli sussurrò Ginny a mo’ di spiegazione.
Lui si schiarì rumorosamente la voce per attirare l’attenzione di tutti i presenti, George compreso che in quel momento stava scendendo l’ultimo scalino della rampa, e prese la parola.
 
“Non vorrei essere maleducato ma… Vorrei ricordarvi che qui siamo tutti maghi maggiorenni e che quindi possiamo tranquillamene smaterializzarci..”
“Non ci si può smaterializzare all’interno della scuola!”
 
Intervenne subito Hermione piccata, interrompendo Malfoy che, esasperato le rivolse un occhiataccia.
 
“Se mi avessi lasciato finire, Granger, sapresti che stavo per dire che ci dovremo smaterializzare davanti ai cancelli di Hogwarts in modo da arrivare con largo anticipo rispetto all’espresso. Ma visto che devi sempre fare la so-tutto-io  non riesci proprio a capire quando stare zitta.”
 
Se non fosse stato per il tono scherzoso del ragazzo e del ghigno che gli appariva sul viso, Hermione avrebbe creduto che fosse arrabbiato con lei.
In realtà non sapeva che lui stava veramente ribollendo di “rabbia” da quando lei gli aveva detto del bacio con George e quello era il suo modo disperato per dimostrarglielo. Lei però non  riuscì a leggere fra le righe e fece una linguaccia al giovane in risposta.
 
“Bene ragazzi -disse la signora Weasley- io però non credo di avere il tempo di accompagnarvi quindi mi sa che…”
“Li accompagno io mamma.”
 
Disse George appoggiato con la schiena alla ringhiera delle scale. La madre gli sorrise, salutò i ragazzi uno a uno, Malfoy compreso stappandogli la promessa di tornare a farle visita, per poi uscire in giardino a fare quei lavoretti che negli anni precedenti erano sempre toccati ai figli.
 
“Bene -disse il rosso- se siete pronti io partirei. Ci vorrà un po’ a portare i bauli su per il parco fino ai dormitori.”
 
Ginny annuì, con un piccolo ghigno, si attaccò al braccio di un sorpreso Draco pronta a smaterializzarsi con lui. Quindi, per esclusione, Hermione sarebbe andata co George. Lui le porse la mano che lei prese prontamente stringendola nella sua mentre con l’altra afferrava il baule. Ginny sentì il ragazzo a cui era aggrappata irrigidirsi alla vista del contatto dei due ma fu solo un attimo. Un secondo dopo era tranquillo e rilassato come sempre ultimamente.
 
La rossa si concesse un momento per studiare il viso del biondo e non ricordò di aver mai visto ragazzo più bello. Persino George con il suo sorriso sempre smagliante, i capelli rossi e ribelli che gli conferivano un’aria sbarazzina e gli occhi azzurri non era bello come lo era Draco Malfoy. Ma che pensieri stava facendo? Lei stava con Harry! Scosse lievemente il capo per ritornare poi a guardare George e Hermione.
 
“Andiamo”
 
Fecero in coro e, con un sonoro crack e uno strappo all’altezza dell’ombelico, svanirono nel nulla per poi riapparire davanti ai maestosi cancelli della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Avvisato del loro arrivo da Molly Weasley, Hagrid li stava attendendo per aprire loro i battenti. Dopo una breve chiacchierata con il guardiacaccia i ragazzi si incamminarono verso il castello costeggiando una sponda del Lago Nero. La mano di George ancora serrata su quella di Hermione. Perlomeno, di li a poco, il rosso sarebbe tornato a Diangon Alley  nel suo appartamento sopra al negozio. E allora si che avrebbe avuto tempo per stare un po’ tranquillo con la Granger. Anche se, ora che la Weasley era tornata tra le creature parlanti e viventi, non sarebbe stata un’impresa semplice. Soprattutto perché la rossa, e lo sapeva bene, era alleata con il fratello maggiore. Quando giunsero all’ingresso, Draco salutò Hermione, Ginny e George, e si diresse verso i sotterranei verso la sala comune di Serpeverde.
 
“Vi accompagno fin su… Mi farebbe piacere vedere come è ora la sala comune e tutto il resto.”
 
Hermione e Ginny si rivolsero uno sguardo perplesso.
 
“Non vorrai mica dire che ti manca la scuola caro mio!”
 
A me manchi tu!  Avrebbe voluto dirle ma non poteva quindi si trattenne.
 
Arrivati in sala comune, un piccolo gufetto grigio , planò dalla finestra aperta e si posò sul tavolo difronte al ragazzo mostrandogli la zampa a cui era legata una pergamena.  La prese e lesse le poche parole che essa riportava. Un lieve sorriso increspò le labbra di George che si illuminò.
 
“Che succede?”
 
Chiese Ginny con la curiosità pungente che solo una donna può avere.
 
“Credo che dovrete sopportarmi ancora per un paio di giorni ragazze”
 
Sia Hermione che la sorella lo guardarono senza capire con un’espressione dubbiosa sul volto.
George ridacchiò e mostrò loro la missiva.
 
Caro Sig. Weasley,
 
sarei lieta di poterle offrire momentaneamente un posto come aiutante di Madama Bum, in quanto la nostra professoressa, a causa della rottura di un arto, sarà per il prossimo mese impossibilitata a volare. Vorrei, in vero, che lei dirigesse le prossime due partite di Quidditch.
Sperando in una sua risposta al più presto, confidando che lei stia bene.
 
Professoressa McGranit,
Preside della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
 
 
In uno scoppio di ilarità, Ginny, saltò al collo del fratello già pregustandosi tutti gli scherzi che di li alla fine del mese avrebbero potuto organizzare.
Hermione, invece, dopo aver mormorato un “Oh” di sorpresa, si diresse spedita verso la sua stanza.
 
Era contenta per la sua amica, stare con il fratello le faceva bene, ma  nonostante la chiacchierata della mattina ancora non era sicura di poter convivere per un mese con George senza passare tutto il tempo imbarazzata. Non voleva neppure evitarlo nei corridoi però…
 
Si buttò sul letto senza neppure togliere le scarpe e con questi pensieri in testa piano piano si addormentò.  




Angolo di Annabeth:
Sinceramente sono un po' abbattuta, negli ultimi due capitoli neppure una recensione... Ciò mi fa pensare che la FF non vi piaccia.... Sono davvero giù... Ho ancora un capitolo pronto ma dopo quello spero di trovare ancora l'ispirazione per andare avanti con questo progetto.

Comunque.. Queto capitolo è di transizione e nonostante lo abbia scritto e cancellato una decina di volte ancora non mi convice del tutto. Vorrei davvero avere un vostro parere.

Un bacio Annabeth.

 

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Capitolo 17
*** Ora tocca a noi ***


Angolo di Annabeth:
Sono di nuovo qui con un nuovo capitolo dopo il quale cambierà un po' la situazione che si incentrerà un po' di più sul nostro Draco e scopriremo qualcosa i più di lui e del suo modo di pensare. 

Ringrazio infinitamente
 Margo Malfoy che come sempre mi fa felice lasciandomi un pensierino tra le recensioni. Grazie cara!!

Ringrazio, in oltre, le 25 persone che seguono la mia storia e le 6 che l'hanno inserita tra le ricordate.

E grazie a voi, lettori silenziosi, che continuate a leggere queste mie "turbe mentali".


Buona lettura e a venerdì prossimo!







Aprì gli occhi lentamente. La luce le dava leggermente fastidio. Dopo un paio di minuti, Hermione, riuscì ad abituarsi e si guardò attorno. Era nella sua stanza e tutto le sembrava esattamente come l’aveva lasciato prima di addormentarsi, tutto tranne un sorridente Fred Weasley che se ne stava comodamente seduto in fondo ai piedi del letto.
 
Lei ebbe un leggero sobbalzo che non sfuggì al ragazzo ridacchiò divertito.
 
“Ti ho spaventata?”
“No -fece lei, ancora un po’ stordita- non mi hai spaventata…. Solo, è molto che non venivi più a trovarmi..”
 
La sua voleva essere una constatazione ma suonò più come un rimprovero.
 
“Non avevi bisogno di me, Hermione”
 
Disse dolcemente Fred.
Lei abbassò lo sguardo… Lei aveva sempre bisogno di lui… Ne avrebbe avuto bisogno sempre. Ma questo non lo disse.
 
“Ora cosa è cambiato? Perché se qui Fred?”
 
Il ragazzo si accomodò più vicino a lei in modo da poter prenderle la mano e tenerla tra le sue.
 
“Sta cambiando molto, Hermione. Il tuo cuore sta cambiando, il tuo modo di ragionare. Anche il tuo modo di vivere -prese un respiro-. Se ora sono qui è per tutto questo.”
 
Lei sembrava confusa, anzi lo era molto di più di quanto il suo volto non mostrasse. Era tesa come una corda di violino. Al più piccolo pizzico sarebbe esplosa.
 
“Non capisco.”
 
Disse poi all’indirizzo di lui che non smetteva un secondo di sorriderle.
 
“Hermione Granger, Prefetto perfetto che non capisce qualcosa - ghignò lui-? Nah… Io credo proprio che tu non VOGLIA capire.”
 
Quando stava per ribattere lui la fermò.
 
“Hermione io sono morto capisci? Morto. E né tu, né io e nessun’altro potrà mai cambiare questo, come non cambierà il fatto che io ti ami incondizionatamente. Ma vedi, è qui che sta la differenza. Io sono morto amando te e quindi non mi innamorerò più, non penserò più ad un futuro diverso da quello che avrei voluto avere con te. Ti amo e lo farò fino a quando il mondo finirà e la mia anima sarà consumata dal tempo.
Tu invece sei viva, Hermione! Tu potrai arrossire ancora per qualcuno, fare progetti, innamorarti, sposarti ed avere figli. E voglio che tu lo faccia proprio perché ti amo più di quanto amassi la mia stessa vita. Se tu sei felice lo sono anche io. Ma se tu sei triste e chiudi il tuo cuore dentro ad una scatolina io avrò sempre il rimpianto di averti rovinato la vita. Lo riesci a capire?”
 
Le lacrime scorrevano lente sul viso di Hermione. Nessun singhiozzo, nessun rumore usciva dalla sua bocca. Si stava nutrendo della voce di Fred come se fosse stata aria.
 
“Hermione, ti ho chiesto di ricominciare a vivere e,  fino a ieri sera, lo stavi facendo alla grande. E prima che tu lo chieda, si, so che hai baciato George e che lui a sua volta non te l’ha impedito. E no, non sono arrabbiato. Devi andare avanti e con chiunque tu lo voglia fare io sarò al settimo cielo.”
 
“Io non voglio nessuno che non sia tu…”
 
Sussurrò lei con voce flebile e incrinata.
Fred le passò i dorsi delle mani sul viso portando via le lacrime.
 
“Hermione…. Apri il tuo cuore. Impara ad essere di nuovo felice. Fallo per me.”
 
La figura del ragazzo iniziava a farsi sempre più sfocata e la luce diveniva sempre più intensa.
 
“Fred! Fred! Non lasciarmi ancora! Ti prego non te ne andare!”
 
In quel caos di immagini lui sorrise.
 
“Non posso, Hermione. Io sono già andato via.’”
 
Poi, all’improvviso, fu il buio.
 
 
Hermione si tirò su di colpo, gli occhi ancora inondati di calde lacrime. Con fatica riuscì ad ricacciarle giù, fino in fondo allo stomaco. Ogni lacrima che non versava faceva male più di un Cruciatus. Sentiva il dolore squarciarle il petto ma non poteva permettersi di crollare. Non in quel momento. Non di nuovo.
 
Si diresse in bagno e si preparò, lasciandolo in condizioni disastrose, per scendere a fare colazione. Era ancora presto e, nel tragitto tra la sala comune e la Sala Grande non incontrò nessuno. Le tavole delle quattro case erano ancora vuote e neppure i fantasmi erano ancora tornati dal loro girovagare notturno. Si sedette composta sulla panca, lo sguardo diretto nel vuoto mentre le parole di LUI le rimbombavano ancora nella testa. Neppure si accorse che, lentamente, la sala aveva iniziato a riempirsi. Non riusciva a vedere le persone che le sfilavano tranquillamente a fianco.
 
Solo quando Ginny la scosse per la decima volta si riebbe, notando finalmente tre paia d’occhi che la fissavano preoccupati e indagatori. Draco, George e Ginevra stazionavano davanti ad Hermione senza proferire parola come se stessero attendendo che lei parlasse. Ma Hermione non aveva la voglia di parlare e neppure la forza. Quando cercò di alzarsi da tavola però fu ricacciata a sedere da Draco che, nonostante fosse ancora irritato per il bacio tra lei ed il rosso, appariva visibilmente agitato, più degli altri due.
 
Incatenarono l’uno lo sguardo nell’altra… Lui chiedendo spiegazioni e lei una muta richiesta di auto. Aspettarono che la sala si svuotasse e solo a quel punto Ginny parlò.
 
“Hermione che succede? Quando mi sono svegliata in camera non c’eri e sembrava passato un tornado nel bagno! Poi scendo e ti troviamo qui in uno stato pietoso a fissare il muro di fronte a te!”
 
Ancora lei stette zitta passando lo sguardo su ognuno di loro.
 
“Va tutto bene”
 
Biascicò alla fine. Neppure a dirlo le sue parole non riuscirono a convincere nessuno. Al che, scambiandosi uno sguardo con gli altri due, George si caricò Hermione in spalla diretto alla torre di Grifondoro con Ginny e Draco alle calcagna. La riccia non protestò neppure quando Malfoy li seguì senza remore su per le scale che conducevano al dormitorio maschile della casata. Arrivati in cima alla scala a chiocciola, Ginny spalancò la porta della stanza che era stata momentaneamente messa a disposizione del fratello. Lui poi, con un po’ di delicatezza ma non troppa, depositò Hermione sul letto e tutti e tre si misero vicini a lei.
 
“Granger”
 
La voce di Draco risultava incerta, come se non sapesse esattamente cosa dire.
 
“Ti prego dai, parla!”
 
Lei si fissò i piedi mentre le lacrime iniziarono a scorrere. Tutte le emozioni che quella mattina aveva represso ora le scivolavano lente sul viso. George le passò una mano sui capelli come a cullarla mentre Ginny e Malfoy la tenevano per mano.
 
Quando il dolore si attenuò un po’, Hermione tirò un sospiro e iniziò a parlare.
 
“Ieri, dopo essere andata in camera ho pensato ad un po’ di cose… Dopo che George ha ricevuto la lettera mi sentivo in imbarazzo a dover passare un mese con lui e, Ginny non fare la finta tonta, so che lui ti ha raccontato tutto. Mi sono addormentata che ero ancora triste e ho sognato…. Ho sognato…. Beh ho sognato una persona a cui ho tenuto molto ma che ora non c’è più  -Al che tutti capirono che era di Fred che si parlava e l’atmosfera si fece leggermente triste e tesa- che mi ha ripetuto di continuare la mia vita, di andare avanti ed essere felice. Quando mi sono svegliato avrei voluto distruggere tutto come facevo le prime volte. Volevo dare sfogo al dolore. Ma se lo avessi fatto non avrei comunque risolto nulla. Mi sono, quindi, sforzata di essere forte ma non ci sono riuscita. Da quando ho aperto gli occhi mi sento vuota, triste, sola. Scusate se vi ho fatti preoccupare. Non era mia intenzione.”
 
Terminò il discorso a capo chino, senza guardare i suoi amici negli occhi. Due dita le fecero sollevare il volto, ancora gonfio dal pianto facendo scontrare gli occhi di lei con quelli di Ginny prima, quelli di Draco poi ed in fine quelli di George.
 
“Credo di parlare a nome di tutti quando dico che, se non fosse stato per te tutti noi saremo già crollati da un pezzo. Tu ci hai aiutati a risalire dal fondo. Ora tocca a noi.”
 
Disse il rosso con dolcezza ricevendo il consenso di Draco e Ginny.
 
Quel giorno nessuno di loro si presentò alle lezioni né a pranzo o a cena. Rimasero nella camera di George a chiacchierare del più e del meno per alleggerire la giornata a Hermione fin che, stanchi, non si addormentarono tutti sul tappeto rosso e oro che occupava i pavimento. Quella notte nessuno di loro ebbe incubi o fece sogni strani. Semplicemente dormirono un sonno senza sogni che, nel buio, regalò un sorriso rilassato sul volto dei membri di quello strano gruppo che si stava pian piano amalgamando. 
 

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Capitolo 18
*** Decisione ***


Ecco qui un altro capitolo... sinceramente non ho molto da dire ma ci terrei a ringraziare Margo Malfoy che come sempre ha sempre belle parole per la mia storia! Spero che il capitolo ti piaccia e che piaccia a tutti voi che leggete in silenzio. Un bacio Annabeth :-*







Era passata una settimana da quel giorno e tutto sembrava tornato alla normalità. O quasi.
George si stava preparando ad arbitrare la partita tra  Corvonero e Serpeverde, Ginny era immersa nei compiti di pozioni e non trovava modo di venire a capo della complessa relazione che avrebbe dovuto consegnare di li a due giorni. Hermione passava molto tempo in biblioteca e Draco… Beh lui nell’ultimo periodo si era fatto vedere poco e quando uno dei tre sopracitati lo incrociava, lui si rendeva sfuggevole dichiarando di avere un tema da finire, di essere in ritardo ad una lezione o che era molto stanco e stava andando a riposare.
 
La verità era che stava cercando di evitare Hermione. Nonostante non avessero litigato, il bacio tra lei e  George non riusciva a digerirlo. Capiva perché lei lo avesse fatto e sapeva benissimo perché lui non l’avesse respinta. Ma allora perché non riusciva a perdonarla? Perché, nel profondo, si sentiva ferito e tradito?
Non voleva credere che Weasley avesse ragione, non voleva ammettere di provare qualcosa più dell’amicizia. Perché quella sensazione di rabbia e vuoto non voleva saperne di andarsene dal suo stomaco?
 
Malfoy entrò nella sua sala comune, ignorato da tutti come al solito, e si diresse a grandi falcate verso la sua stanza che, per la scarsa presenza di Serpeverde del suo anno, era soltanto per lui. Gettò la tracolla coi libri sul letto e andò svogliatamente a buttarsi sotto il getto della doccia abbandonando i vestiti sul pavimento freddo. Mentre l’acqua gli scivolava addosso non riusciva togliersi dalla testa l’idea della sua migliore amica(?) con quel ragazzo che lui non riusciva a farsi stare simpatico. George Weasley era solo un egocentrico idiota. Sempre a cercare di farsi notare, sempre a fare scherzi che reclamava come suoi, sempre a girare intorno a Hermione.
 
Uscì dalla doccia avvolto in un asciugamano di spugna spesso. Prese una salvietta e iniziò a frizionarsi i capelli umidi che gli ricadevano scompostamente sulla fronte. Quando si rivestì, rimase un attimo in contemplazione del suo avambraccio sinistro. Solo due anni prima, proprio nel punto dove i suoi occhi si stavano fissando, gli era stato impresso il Marchio Nero. Lo aveva ricevuto con orgoglio, era fiero di poter servire l’Oscuro Signore, di avere la possibilità di riscattare il nome di famiglia che suo padre aveva infangato.
 
Dopo due settimane avrebbe già preferito essere stato ammazzato piuttosto che aver ricevuto quel dannato marchio, un ammasso di linee che avrebbe voluto strappare via. Poi c’era stato il famoso incarico. Uccidere Albus Silente. Quello era stato l’anno più terrificante della sua vita, ancor più di quello successivo in cui Voldemort si era insediato in pianta stabile al Manor di famiglia.
Con i ricordi di quell’anno ne arrivarono anche degli altri; Hermione stesa a terra nel grande salone di villa Malfoy, Bellatrix sopra di lei, le urla della ragazza che trafiggevano mente, cuore e anima tutte in una volta sola lasciando Draco squassato dall’angoscia di non poterla salvare. Sua zia che con un pugnale saldo in mano faceva in modo che la giovane strega mai avrebbe potuto scordare chi era e da dove veniva.
Si buttò sul letto mentre calde lacrime iniziavano a scendere senza che lui producesse neppure un singulto.
 
 
Da un’altra parte, nel castello, Hermione e Ginny stavano discutendo.
 
“Ginevra Molly Weasley! Io so che tu sai, quindi non fingere di non sapere!”
 
Hermione si era stufata delle occhiate che l’amica lanciava a lei e George quando erano entrambi nella stessa stanza o quando si incrociavano per i corridoi. Se lui se ne fosse accorto non avrebbe saputo dirlo. Non dava mai segni di fastidio né faceva ghigni “Alla Weasley”.
 
“Ohh! E va bene Hermione, lo so! Ma io che ci posso fare? Lui è pur sempre mio fratello e beh, sono stata come un fantasma per così tanto tempo che non posso e non voglio sentirmi in colpa per il fatto di sapere che tu gli sei saltata al collo al rientro di una discoteca babbana!”
 
Hermione divenne dello stesso colore dei capelli dell’amica e la fulminò con lo sguardo.
 
“IO. NON. GLI.SONO. SALTATA. ADDOSSO.”
 
La rossa trattenne una risatina borbottando qualcosa che avrebbe potuto benissimo voler dire “Come no” ma, da dietro l’angolo di congiunzione di due corridoi, la riccia finì letteralmente addosso a George Weasley che la fissava dall’alto.
Il viso di Hermione passò immediatamente da un normale colorito ad un rosso acceso, mentre George le sorrideva sornione tenendola stretta per le braccia.
 
Il ridacchiare di Ginny riportò la riccia alla normalità a si scostò bruscamente dal ragazzo che ancora non aveva smesso di sorriderle.
 
“Scusa non ti avevo visto Weasley”
“Tranquilla Granger –ghignò lui-, salvare donzelle in pericolo è il mio passatempo prferito!”
 
Hermione inarcò un sopracciglio.
 
“Donzella in difficoltà? Ma se sei stato proprio tu a farmi quasi cadere!”
 
Il ragazzo si avvicinò pericolosamente a lei per poi soffiarle nell’orecchio una semplice frase.
 
Non ho mai detto di non essere io un pericolo per te”
 
Detto ciò, si diresse allegro verso la Sala Grande lasciando Hermione imbarazzata fino all’inverosimile e una Ginny sghignazzante in mezzo al corridoio.
La rossa si stava propriamente tenendo la pancia dalle risate quando Hermione le sbatté un quaderno in testa fulminandola con lo sguardo. Anche loro, sentendo un certo languorino, si diressero a cena.
 
“Perché deve essere sempre così… così…”
 
Iniziò Hermione.
 
“Così deliziosamente ammiccante, affascinante e  bello allo stesso tempo? Beh è mio fratello!”
 
Continuò Ginny facendo alzare gli occhi al cielo all’amica.
 
“Certo, certo. Volo dire esattamente quello, come no.”
 
Prendendo posto al lungo tavolo dei Grifondoro, la riccia, lasciò vagare lo sguardo su quello dei Serpeverde e, purtroppo, non fu sorpresa di scoprire che Draco Malfoy, il suo migliore amico, non era li per la terza volta in quattro giorni. Aveva addirittura iniziato a pensare che lui la evitasse di proposito o che gli stesse succedendo qualcosa di molto brutto. Di solito tra loro parlavano di qualsiasi cosa ma, da quando erano tornati dalla Tana, il biondo era sempre molto sfuggente e non si riusciva a parlare mai con lui per più di un minuto. Allontanò il piatto da davanti a se e si alzò.
 
“Ginny, scusa avevo dimenticato di fare una cosa, ci vediamo più tardi su alla torre”
 
La rossa non ebbe neppure il tempo di ribattere che quella era già sparita fuori dalla grande porta di mogano.
 
I corridoi erano vuoti e nessuno fece caso ad una Grifondoro che girovagava per i sotterranei come una trottola impazzita. In realtà stava cercando l’ingresso per la sala comune dei Serpeverde ma non aveva idea di dove fosse. Ricordava che Harry e Ron, al secondo anno, le avevano raccontato che era praticamente impossibile trovarla, a meno che non si sapesse dove andare a colpo sicuro, perché non presentava nessun segno riconoscitivo. A Grifondoro davanti all’entrata stava la Signora Grassa mentre l’entrata delle serpi era un semplice muro spoglio che si spostava all’udire la parola d’ordine. 
 
Era ormai li da almeno mezzora quando dei passi la misero in guardia. Si nascose dietro ad una colonna nella penombra e vi rimase fin che il “pericolo” non fu passato. La fortuna volle però che a passare fosse un Serpeverde, quindi, senza farsi scoprire, Hermione gli sgattaiolò dietro. La sua ignara guida la stava conducendo lungo un corridoio stretto a cui lei non aveva mai prestato attenzione. La camminata sembrò durare quelle che alla ragazza parvero ore quando, in fondo al corridoio il ragazzo borbottò la parola d’ordine: Sangue puro.
 
Hermione storse la bocca nell’udire quanto ancora quella casa non si fosse smossa dai propri ideali e pregiudizi ma, come lei stessa si ricordò, era passato neppure un anno dalla guerra e i cambiamenti, soprattutto se così radicali, hanno bisogno di tempo per essere instaurati. Aspettò qualche attimo, aspettando che il Serpeverde non fosse più molto vicino al passaggio, poi pronunciò a sua volta la parola d’ordine e, sperando che in sala comune non ci fosse nessuno, varcò la soglia che si richiuse immediatamente alle sue spalle. Fortunatamente, sui divani di pelle nera, non c’era anima viva quindi si diresse a passo veloce verso la biforcazione che portava da una parte ai dormitori femminili e dall’altra a quelli maschili. Risalì il corridoio fino ad arrivare alle stanze designate per gli studenti del settimo anno. Aprì le prime tre porte trovando le stanze vuote come la sala comune. Ne rimaneva una da controllare e sicuramente quella avrebbe dovuto essere quella di Draco.
 
Schiuse lentamente l’uscio, cercando di far meno rumore possibile, e infilò la testa dentro. Il camino era spento, nonostante nella stanza ci fosse parecchio freddo rispetto al resto della scuola, su una poltrona nell’angolo in fondo alla stanza, stava una divisa pulita ed accuratamente piegata. L’ambiente era molto ordinato e quindi fu strano che ad Hermione ci fosse voluto così tanto ad identificare la massa informe che stava distesa sul letto. I capelli chiari lasciavano ben intendere che fosse Draco quello sdraiato. Si avvicinò cautamente a lui cercando di far meno rumore possibile per non svegliarlo ma, arrivata a pochi passi dal letto, un urlo di terrore le squassò il petto.
 
Malfoy stava sdraiato sul letto ed intorno a lui una grande pozza vermiglia macchiava le candide lenzuola di flanella. Il braccio sinistro grondava sangue come una diga che cede sotto la troppa pressione provocata dall’acqua. A terra stava un coltello, anch’esso imbrattato di sangue, e vicino a questo stava un brandello enorme di pelle.
 
Draco si era mutilato un braccio. Sul quel braccio, ora, il Marchio Nero non esisteva più.
 

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Capitolo 19
*** La frazione di un secondo ***


Taaa daaaaaa!!!
Eccomi di nuovo qui!!
Spero che il precedente capitolo vi sia piaciuto e non vi abbia deluso! Ringrazio infinitamente
Margo Malfoy che, come sempre, mi gratifica ad ogni capitolo!
E ora, fan della Dramione a meeee!


Margo questo capitolo è tutto per te! 

BUONA LETTURA!!!!






L’infermeria era a malapena illuminata, la luce nell’ufficio di Madama Chips era ormai spenta da un po’ ma, di fianco al letto di Draco Malfoy, una ragazza era ancora vigile a vegliare il sonno dell’amico. Lo shock era stato forte e l’adrenalina le scorreva ancora prepotentemente nelle vene. Ripensandoci non riusciva a ricordare bene cosa fosse successo. Ricordava solo Draco disteso nel suo stesso sangue, un urlo e poi si era ritrovata davanti alla porta dell’infermeria aspettando notizie sulla salute del suo migliore amico.
 
Non era la prima volta che rischiava di perdere qualcuno. Harry aveva messo a repentaglio la sua vita parecchie volte, insieme a lei e a Ron, ma solo una volta aveva provato quel terrore cieco. Era lo stesso che l’aveva avvolta quando aveva visto il corpo di Fred a terra. Freddo. Morto. Le lacrime iniziarono a scendere mentre teneva la testa fra le mani. Non poteva perdere anche lui. Non ora che, in quello che una volta era il piccolo ragazzino borioso che odiava, aveva trovato una persona simpatica, astuta e comprensiva. E sciocca.
Si, era stato uno stupido. Aveva rischiato di morire dissanguato e non aveva minimamente pensato che l’avrebbe lasciata sola. Che l’avrebbe ferita. Ora era fuori pericolo, Madama Chips era riuscita a fermare l’emorragia ma aveva detto che ci sarebbero voluti un paio di giorni prima che la pelle, con il supporto delle pozioni e degli incantesimi di guarigione, si riformasse completamente anche se aveva detto che sarebbe rimasta comunque una brutta cicatrice. Con il cuore pesante, Hermione chiuse gli occhi e si addormentò.
 
 
La luce inondava la torre di Grifondoro, la sala comune, data l’ora, era completamente deserta se non si  contavano Ginny e George Weasley che, in ansia, pensavano a dove potesse essere la loro amica.
 
“Ieri sera non è tornata in camera. Aveva detto che ci saremo viste qui ma non è venuta. George io…”
“Non ti preoccupare, sono sicuro che sta bene. Stare qui non servirà a nulla, potremo andare a cercarla, ok?”
 
Ginny annuì pensierosa.
 
“Se solo avessimo ancora la Mappa del Malandrino…”
“Si ma non l’abbiamo quindi sarà meglio muoversi. Tu controlla la Sala Grande e se non la trovi li prova a vedere se fosse andata a lezione. Io andrò a chiedere a Malfoy se l’ha vista, credo sia ancora nel suo dormitorio.”
 
Disse George uscendo dall’ buco dietro al ritratto. Arrivati nel salone di ingresso si separarono. Scendendo le scale che portavano ai sotterranei il rosso si ricordò di non avere idea di dove si trovasse la sala comune di Serpeverde. Fece dietro front per andare a chiedere a sua sorella se lo sapesse ma in Sala Grande lei non c’era già più e non c’era neppure Hermione. Rassegnato si sedette sulle scalinate in attesa di Malfoy. Peccato che non sapesse che il biondino, due piani più su, stava steso su un lettino dell’infermeria con Hermione addormentata sulla sedia accanto a lui.
 
 
 
Un rumore sordo fece sobbalzare Hermione destandola dal suo riposo. Madama Chips aveva inavvertitamente sbattuto la porta del suo ufficio chiudendovisi dentro. Evidentemente non aveva preso molto bene il fatto che lei fosse ancora li nonostante, durante la notte, l’avesse ripetutamente invitata a tornare al suo dormitorio.
Spostò lo sguardo sul letto difronte a  lei. Draco ancora non si era svegliato ma non sapeva se fosse un buon segno oppure no. Si alzò per sgranchirsi le gambe ma in, quel momento, la porta dell’infermeria si aprì lasciando entrare un ragazzo alto e slanciato, la pelle bronzea e portamento fiero. Altri non era che Blaise Zabini. Quando i loro occhi si incrociarono lui inarcò un sopracciglio e gettò un’occhiata al letto dove il suo amico stava riposando. Le fece segno di seguirlo fuori ma Hermione non si mosse di un millimetro incrociando le braccia sotto il seno.
 
Non voglio svegliarlo”
 
Disse lui a bassa voce. Lei sbuffò ma lo seguì.
Arrivati fuori , Zabini, si accomodò sul corrimano del parapetto e sorrise apertamente ad Hermione. Lei, dal canto suo,  inarcò ulteriormente le sopracciglia confusa.
 
“Sorridi Granger, so per certo che sei molto più bella quando lo fai”
“Non fare lo svenevole con me Zabini, non attacca. Cosa vuoi?”
“Solo sapere cosa è successo a Draco, ovviamente.”
 
Hermione sospirò e si sedette accanto al moro iniziando a raccontare tutto; da come si erano conosciuti a quando, la sera prima, aveva trovato Draco immerso in una pozza di sangue. Gli occhi le pizzicavano ma ciò nonostante non versò neppure una lacrima. Quando ebbe finito il suo racconto, Zabini le diede un paio di pacche sulla spalla.
 
“Quindi sei stata tutta la notte qui con lui?”
 
Lei annuì.
 
“Direi allora che dovresti andare a riposare un po’, passa un po’ di tempo con i tuoi amici e distraiti.”
“Non posso Zabini, voglio esserci quando si sveglierà”
 
Blaise sgranò gli occhi. Che davvero la mezzosangue fosse diventata così mielosa?
 
“Dovrò fargli una bella ramanzina! Mi sentirà, altroché se lo farà!”
 
Errore. Hermione Granger era sempre la stessa di un tempo. Così decisero che avrebbero aspettato assieme che il loro amico si svegliasse. Passarono quasi due ora nelle quali i silenzi furono i protagonisti indiscussi.
 
“Zabini”
 
Disse lei.
 
“E’ quasi ora di pranzo, io vado a mangiare una cosa veloce così potrò spiegare a Ginny e George cosa e successo. Vuoi che ti faccia portare qualcosa qui?”
 
Lui scosse il capo sorridendole.
 
“Se non ti dispiace vorrei sgranchirmi un po’ le gambe e venire a mangiare in Sala Grande. Dopo tutto il cretino sarà ancora su questo letto quando tornerò”
“Torneremo, Zabini. Te l’ho detto, ho intenzione di fargli passare un brutto quarto d’ora.”
 
Disse lei mentre uscivano dall’infermeria. Blaise, con una nota quasi allegra, iniziò a ridacchiare.
 
“Deve averti fatto preoccupare molto se sei così arrabbiata Granger!”
 
Ridacchiò anche lei. Mai si sarebbe aspettate di affrontare una discussione del genere con Blaise Zabini. Certo, lui non aveva mai preso espressamente parte alle angherie di Malfoy ma, assieme a Theodore Nott, con il biondo formavano una specie di trio dei Serpeverde.
 
“Oh altroché se mi ha fatta incavolare! Sfiderei chiunque a non arrabbiarsi con lui per essere stato tanto stupido!”
“Granger, te l’ha mai detto nessuno che sei un portento?”
 
Disse Zabini stupefatto! Quella che aveva di fronte non era una ragazza come tutte le altre e ora capiva cosa Draco ci avesse visto per farla avvicinare così tanto.
Camminarono in silenzio per un po’ quando lui riprese a parlare.
 
“Volevo ringraziati Hermione”
 
Era la prima volta che la chiamava con il suo nome, ma in questo caso, era più appropriato del cognome.
Lei si fermò un secondo e lo guardò dubbiosa. Lo scrutò negli occhi senza capire e guardandolo interrogativa.
 
“Per essere stata vicina a Draco. Io e Theo in questo periodo non lo abbiamo fatto, non siamo stati dei buoni amici, i nostri problemi ci hanno fatto un po’ chiudere in noi stessi e lo abbiamo lasciato da solo in una scuola dove tutti lo detestano. Beh, quasi tutti. Quindi grazie per averlo aiutato a rialzarsi dal fondo. È poco lo so, ma non credo che possa voler accettare soldi per ricompensa o cose del genere quindi mi limito alle parole che già ti ho detto.”
 
Hermione gli strinse un po’ un braccio come a fargli intendere che aveva capito ciò che le voleva dire ma non rispose apertamente.  Arrivati in Sala Grande si divisero, lui per sedersi al tavolo della sua ex casa, lei per raggiungere George e Ginny che appena la videro iniziarono a correrle in contro.
Dove aver ricevuto una strigliata da entrambi, Hermione spiegò loro cosa era successo la sera prima ma omise di raccontare la chiacchierata con Zabini. Lui si era lievemente aperto con lei e di sicuro non lo avrebbe raccontato in giro.
Quando ebbero finito di mangiare si diressero verso l’uscita della Sala Grande  e aspettarono Zabini. Ai Weasley non faceva molto piacere andare in giro con lui ma capendo la situazione non fiatarono. Ginny era preoccupata per Malfoy, dopotutto aveva imparato a conoscerlo e, doveva ammetterlo, non era così male come compagnia. George, invece, continuava a lanciare continuamente occhiate a Hermione che camminava spedita verso l’infermeria con Zabini a fianco.
 
Quando entrarono videro il biondo, seduto sul letto, intento a sbocconcellare quello che doveva essere il suo pranzo.  La reazione di Hermione non si fece attenere. Prede un cuscino ed iniziò a sbatterlo addosso a Draco che non riusciva a capire cosa fosse successo.
 
“TU. STUPIDO. DANNATO. FURETTO! MALEDETTO IBECILLE! HAI LA MINIMA IDEA DI QUANTO TU MI ABBIA FATTA PREOCCUPARE? BRUTTO DEFICIENTE! STUPIDO!!”
 
Ad Hermione tremava la voce. Come aveva osato fare una cosa simile? Voleva lasciarla sola? Lei non avrebbe retto ad un’ altra perdita. Non ora che iniziava a stare meglio. E stava meglio grazie a George, Ginny ma soprattutto grazie a lui. Lui che le aveva dato la spinta per tornare se stessa. Fu la consapevolezza di un momento. Un secondo prima gli stava urlando contro e un attimo dopo stava premendo forte le labbra su quelle di Draco. Sapevo di fresco, come menta e pino, e le sue labbra erano morbide. Sembravano fatte per unirsi a quelle di Hermione. Quando si staccarono lei era rossa come un pomodoro e lui, con un ghigno che non aveva  nulla di cattivo, le accarezzò una guancia con il braccio sano.
 
“Era l’ora che ti decidessi a baciarmi mezzosangue”
 
Hermione era davvero imbarazzatissima; aveva baciato il suo migliore amico davanti ai fratelli del suo ex ragazzo morto e al migliore amico del sopra citato. I due Weasley la guardavano, Ginny sconvolta e George… Beh lui aveva gli occhi pieni di quella che avrebbe potuto definire delusione, ma vi leggeva anche dolore. Blaise notando l’imbarazzo creatosi si schiarì la gola per attirare l’attenzione.
 
“Vorrei parlare con il mio migliore amico. DA SOLO”
 
Nessuno ebbe la voglia di ribattere e velocemente uscirono dall’infermeria. Hermione avrebbe voluto parlare con in suoi due amici ma come varcarono la porta si dileguarono in fretta su per le scale.
Perché, nonostante quel bacio l’avesse fatta sentire così bene e completa, ora era seriamente pentita di ciò che aveva appena fatto? Quanto avrebbe voluto avere delle risposte a tutte le domande che le vorticavano in testa. Non sapeva che presto sarebbero arrivate e, soprattutto, non sapeva che non tutte le sarebbero piaciute.
 

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Capitolo 20
*** Disperazione ***


Salve, salve, salvino!!!! (mmm ok, devo vedere meno puntate dei Simpson ahah)
Come avete passato la settimna? Io ultimamente di notte non riesca prendere sonno prima delle cinque, ergo, di giorno sembro uno zombie a cui hanno fritto il cervello!
Ora, parlando di cose un po' più 'serie',
volvevo chiedere a tutti voi un parere su questa storia perchè, per quanto adori le recensioni di Margo Mlafoy, avendo una sola persona a esporre un'opinione, tanto varrebbe le mandassi la storia pe e-mail. Spero mi facciate questo piccolo, piccolo regalino! 
E ora, buona lettura e alla prossima settimana!!!

Annabeth!







Come la porta dell’infermeria si chiuse dietro a Hermione, lasciando i due ragazzi da soli, Blaise regalò un sorriso obliquo all’amico seduto sul letto che ritraeva l’immagine della felicità.
 
“Hai forse dimenticato di dirmi qualcosa? Nelle lettere che ci siamo scambiati non mi sembra tu abbia accennato a… Ehm a questo”
 
Draco ridacchiò soddisfatto. Lasciare allibito Blaise era una cosa quasi impossibile!
 
“Beh, visto che siete entrati assieme, deduco che lei ti abbia raccontato come abbiamo iniziato a sopportarci e come siamo diventati amici alla fine”
 
Fu il turno di Blaise ghignare.
 
“oh certo, anche io bacio tutte le mie amiche come ha fatto lei con te poco fa!”
 
Risero assieme. Quanto gli era mancato Zabini, Draco non riusciva a quantificarlo. Certo, anche Theodore Nott era un suo amico ma, con il moro, aveva un intesa del tutto fuori dal comune. Avevano un rapporto strano, si dicevano poco ma si conoscevano molto, nel profondo e in maniera definitiva. Era un legame fraterno quello che , negli anni, avevano creato. Quando uno dei due aveva un problema o era felice non aveva bisogno di dirlo all’altro perché quello lo sapeva già. Poche parole, sempre e solo poche parole. Ma non quel giorno. Quel giorno Draco aveva bisogno di farle uscire, quelle parole.
 
“Lo aspettavo da un po’. Il bacio intendo.”
“Ti sei innamorato?”
“Non credo… No, decisamente non la amo. Ma le voglio bene.”
“Le vuoi bene ma non più come una semplice amica.”
 
Non era una domanda, ma una constatazione. Si, Hermione non era più una semplice amica, come gli aveva fatto capire quella morsa allo stomaco che, solo ora, aveva identificato come gelosia. Ma la amava? Era contento quando la vedeva sorridere, quando si concentrava a studiare e si mordicchiava il labbro, Draco, avrebbe giurato di non aver visto nulla di più bello al mondo. Odiava vederla con George Weasley e non voleva neppure che le si avvicinassero altri ragazzi. Ma questo era amore? Questo Draco non lo sapeva. Ma aveva imparato, a sue spese, che non era corretto illudere qualcuno perché si rischiava di farlo soffrire. Quindi no, non avrebbe detto che l’amava. Perché lui, l’amore, non l’aveva mai conosciuto. Ma nel suo cuore sperava che fosse proprio Hermione colei che gli avrebbe insegnato ad amare.
 
 
 
“Ginny, ma che vi è preso? Dov’è tuo fratello? Ginny mi ascolti?!”
 
La rossa si voltò a guardare Hermione, in viso un’espressione truce.
 
“Senti Hermione, George non ti vuole vedere ok? Lascialo in pace, quando e se vorrà parlarti lo farà!”
“Come quando e se vorrà parlarmi! Io non ho fatto assolutamente nulla e come siamo usciti dall’infermeria siete corsi via! Voglio delle risposte, Ginevra!”
 
Ginny le si avvicinò portando a scontrarsi i loro visi.
 
“Ah tu non hai fatto nulla? E meno male che tu saresti la strega più brillante dell’ultimo secolo!”
“E allora spiegami Ginny, dannazione! Perché io non riesco capire!”
 
Gridò esasperata la riccia.
 
“ LUI. TI. AMA!”
 
L’aveva urlato. In mezzo ad un corridoio. Hermione era sbiancata come se, davvero, la cosa non fosse stata così evidente.
 
“N-no G-Ginny. Non può… Lui Non”
“Ah no, Hermione? E allora trovami una risposta sensata al perché sono dovuta corrergli dietro dopo che hai baciato Malfoy, cosa che, tra parentesi, trovo assolutamente stupida!”
“Deve essere stato per Fred..”
“Smettila di trovare scuse! E soprattutto non tirare in mezzo Fred! Lui ti ama, Hermione, ti ama e non può fare a meno di farlo! Quando l’hai baciato e poi hai ignorato la cosa, ha iniziato a distruggersi!”
 
La riccia era sempre più ‘spaventata’. Come poteva George, fratello gemello del suo Fred, ora essere innamorato di lei. Come poteva ora lei accettare tutto questo?
 
“Scusa. Scusa non ce la faccio.”
 
E corse via. Lontana da quel corridoio, lontana dalle parole di Ginny, lontana da ciò che evidentemente provava George, dal bacio dato a Draco. Lontana da tutte le cose irrazionali che le erano capitate addosso.
Corse fino a non avere più fiato, fino a farsi bruciare i polmoni e tremare le gambe. Ed eccola, era di nuovo li, in quel dannato corridoio dove passava ogni giorno prima di aver conosciuto per davvero Draco. Le sue gambe, scollegate dal cervello, l’avevano portata li, dove tutto era finito e dove tutto , senza che lei lo sapesse, era iniziato. Lasciò scorrere le dita sottili sulla pietra fredda, la stessa pietra che le aveva portato via tutto. Non piangeva, Hermione, la voglia c’era, ma non lo faceva. Perché le stava accadendo tutto quello? Perché c’era stata una guerra? Perché aveva perso la sua famiglia? Perché continuava ad amare un morto?
 
Non esiste una spiegazione all’amore, alla morte, alla vita, si disse. Perché aveva baciato Draco? E perché George si era innamorato di lei? La sua testa, solitamente arguta e brillante, era priva di risposte. Non sapeva più nulla, non sapeva come doveva comportarsi. Che avrebbe fatto? Non riusciva a pensarci. Fece scontrare la schiena con la parete e si lasciò scivolare a terra. Avrebbe avuto bisogno di Harry,  in quel momento, ma né lui né Ron erano li con lei. Erano distanti miglia e miglia e non solo fisicamente. Hermione, smettendo di vivere come aveva fatto dalla guerra a dicembre inoltrato, aveva allontanato anche i gli amici di sempre, quelli che mai l’avrebbero lasciata. E ora aveva un disperato bisogno di parlare con qualcuno. Ma con chi? Non poteva parlare ne con George ne con Draco, Ginny era anch’essa fuori portata. Chi le rimaneva?
 
All’improvviso, come un barlume, la sua mente fu folgorata da un ricordo. Le sue gambe la issarono in piedi e i piedi iniziarono a muovere un passo dietro l’altro, prima cautamente poi sempre più frettolosi, quasi timorosi che la destinazione desiderata potesse scomparire improvvisamente. Il portone d’ingresso era ancora aperto nonostante fosse già ora di cena. Lo valicò e scese a rotta di collo per il parco del castello. Non sapeva quale fosse il punto esatto ne aveva la minima idea di dove potesse essere ciò che cercava. Doveva provare comunque. La Foresta Proibita le sembrava quasi infinita, ogni albero era uguale al precedente. Ormai la notte aveva preso il posto del crepuscolo e la divisa scolastica non le bastava per scaldarsi. All’inizio aveva sperato di fare in fretta, di essere al castello entro il coprifuoco.
 
La foresta non era mai stata un luogo sicuro, Silente prima e la McGranit dopo, lo ricordavano sempre all’inizio di ogni anno scolastico. Tastò le tasche in cerca della bacchetta, iniziava a non distinguere i tronchi dall’oscurità e iniziava ad essere un po’ spaventata. Quando la sua mano si chiuse attorno al legnetto mormorò un Lumos Maxima  ma fece pochi passi prima di cadere rovinosamente a terra. Aveva messo un piede in fallo ed era scivolata su qualcosa, troppo concentrata a guardare d’avanti a se che a dove mettere i piedi. Qualcosa le premeva contro la spina dorsale; era una cosa piccola ma procurava un enorme fastidio. Fece leva sul gomito per mettersi a sedere e con la bacchetta sondava il terreno in cerca del piccolo oggetto.
 
L’aveva fatta scivolare e vi era caduta sopra. Eccolo, l’oggetto della sua ricerca, finalmente nel palmo della sua mano. Si alzò dal suolo piena di speranza e iniziò a percorrere uno dei piccoli sentieri che si snodavano nella foresta. La fortuna l’aveva portata nel punto esatto in cui Harry l’aveva abbandonata, e la stessa sorte le aveva fatto ritrovare la via per uscire da quel labirinto di alberi.  Quando vide la capanna di Hagrid in lontananza, il suo cuore fece un salto di gioia. Era riuscita a concludere la sua ricerca ed era uscita da quella maledetta foresta. Con un lieve sorriso salì i gradini che l’avrebbero portata al castello ma, solo quando fu assolutamente sicura di essere da sola, nella sua stanza a Grifondoro, ebbe il coraggio di tirare fuori la mano dalla tasca destra del mantello. La Pietra della Risurrezione.
 
Tre volte la fece girare nel suo palmo. Tre volte immaginò di aprire gli occhi e vedere Fred. Tre giri.
 
“Ciao Granger”
 

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Capitolo 21
*** Passato e preoccupazioni ***


Tre volte la fece girare nel suo palmo. Tre volte immaginò di aprire gli occhi e vedere Fred. Tre giri.
 
“Ciao Granger”
 
 
Aveva paura di aprire gli occhi. Temeva di aver immaginato quella voce, la SUA voce, che con la lingua accarezzava ogni lettera del suo cognome. Una lieve brezza fresca le rinfrescò una guancia, come una carezza. Tremante schiuse leggermente le palpebre. Il suo cuore mancò un battito. Era li. Fred.
Era come lo ricordava. Non era bellissimo obbiettivamente, ma lo era per lei. Quella sensazione di freschezza di qualche attimo prima null’altro era che la mano di lui che aveva cercato di accarezzarla. Non si potevano toccare. Ma, diamine, era li!
 
“Ciao”
“Perché sono qui?”
 
Chiese lui con una lieve nota di rimprovero nella voce.
 
“Volevo vederti”
“Hermione, amore mio. Io non faccio più parte di questo mondo. Del tuo mondo. Non è giusto, lo so io e lo sai tu”
 
Le mani della ragazza ebbero un fremito. Aveva ragione e lo sapeva. Ma ne sentiva così tanto il bisogno che non riusciva a far sembrar sbagliata quella situazione.
 
“Mi manchi, Fred. Io ci sto provando davvero ad andare avanti.  Non ci riesco. Ti prego dimmi cosa fare, come devo comportarmi per riuscire a vivere di nuovo”
“Ascolta ciò che il tuo cuore suggerisce, vedrai, non sbaglierà”
“Il mio cuore? Quello lo hai portato via con te”
 
Un sorriso amaro curvò le labbra di Fred.
 
“Tu vuoi credere che sia così, ma lo sai anche tu che è ancora li, al suo posto e soprattutto batte, Hermione. Non posso negare di averti lasciato una ferita profonda lasciandoti così ma, ne sono sicuro, guarirà. Non te ne accorgi ma lo sta già facendo”
“E allora perché sto così male?”
“Ricordi quella storia che mi hai raccontato a casa di Sirius quell’estate? Quella del leone?”
 
Lei sorrise. Certo che lo ricordava.
 
“Il re leone, Fred!”
“Come ti pare! Comunque, ricordi quando incontra quella scimmia..”
“Rafichi”
 
Lui sbuffò.
 
“hai finito di interrompermi? Vorrei dire una cosa seria, per una volta che ci provo lasciamelo fare!”
 
Hermione fece scorrere una cerniera invisibile sulle sue labbra a mo’ di promessa.
 
“Bene, tornando a noi, quando la scimmia dice al leone che il passato può fare male ma che oramai è passato, fidati di me, ha pienamente ragione. Non potrai smettere di stare male per la mia perdita ma il dolore, col tempo, diverrà sopportabile. Non fare di questa sofferenza una tua nemica, impara a conviverci e vai avanti”
 
Fred, il suo dolce, dolcissimo Fred.
 
“Vorrei poter essere con te ora, non dovermi più preoccupare di nulla. Invece sono qui, e sto assillando il mio fidanzato morto con i miei problemi. Cioè cavolo sei morto!”
 
 Lui ridacchiò.
 
“Effettivamente avrei di meglio da fare…”
“Sei il solito bastardo!”
 
Risero assieme per un po’.
 
“Hermione”
“Si Fred?”
“Devo andare..”
“Lo so.”
 
Lui cercò di passarle una mano sui capelli ma senza risultati.
Un attimo prima di girarsi, però, le sorrise ancora una volta.
 
“Che sia George o Malfoy, colui che avrà l’onore di amarti, io sarò contento perché avrai di nuovo il sorriso sulle labbra. Non pensare a come fare per non ferire uno dei due, pensa a te stessa, a ciò di cui hai bisogno. Vai dove ti porta il cuore”
 
Mentre Fred parlava lei aveva chiuso gli occhi ma quando li riaprì lui non c’era già più.
Si sdraiò sul letto senza neppure tirare giù le coperte.
Un ultimo sussurro per lui, l’ultimo sorriso.
Poi la notte la prese con se e la fece volare sulle nuvole cullando dolcemente il suo sonno.
 
 
Draco era finalmente uscito dall’infermeria. La pelle ricreatasi sul suo avambraccio era ancora rossa e lucida ma, per lo meno, non faceva più così male. Con Blaise al suo fianco si diresse verso i sotterranei.  Era dal giorno prima che non vedeva Hermione e sentiva il bisogno di parlarle, vederla, baciarla ancora. Ma non era così sicuro che lei lo volesse.
 
“Stai tranquillo Draco, la vedrai oggi a lezione”
“Si, forse hai ragione tu. A proposito, tu quando parti?”
 
Il moro tirò un pugno scherzoso sulla spalla dell’amico.
 
“Cos’è? Ora non vedi l’ora che mi tolga dai piedi? La prossima volta che rischierai la vita giuro che invece di correre a salvarti ballerò la samba per tutto il mio Manor!”
 
Draco fece una linguaccia a Blaise. Aveva iniziato a recuperare i libri per le lezioni e la bacchetta. Era pronto per salire a colazione, era presto ma solitamente Hermione era molto mattiniera. Salendo le scale fino in Sala Grande, i due, continuarono a punzecchiarsi come non facevano da un po’. A Draco in quel momento sembrò che nulla potesse andare meglio di così; il Marchio Nero non faceva più parte di lui, Hermione l’aveva baciato e aveva di nuovo Blaise al suo fianco.
 
“Blaise, prima non mi hai risposto, quando dovresti partire?”
 
Il suo amico fece vagare un po’ lo sguardo per la sala non cercando nessuno in particolare.
 
“Ecco, vedi, la McGranit ha richiesto la mia presenza come tuo, diciamo, supervisore. Nel caso in cui tu…”
“Nel caso io faccia qualcos’altro di molto stupido, vero?”
 
Zabini annuì aspettandosi un’esplosione che non arrivò. Draco sbuffò ma poi sorrise rilassato.
 
“Beh, devo dire che per una volta la vecchia megera mi ha fatto proprio un bel regalo! Finalmente qualcuno con cui parlare che non abbia i capelli rossi e sia intrattabile!”
 
Risero un po’. Mentre sorseggiava il caffè, Draco continuava a controllare la porta nella speranza di veder entrare una testa riccioluta ma, inutile dirlo, lei non era ancora arrivata. Ma dove dannazione era finita?
 
 
Ginny bussava freneticamente alla porta della stanza di Hermione da almeno un quarto d’ora ma, ancora, dall’interno non le era giunta nessuna risposta. Voleva scusarsi con l’amica, aveva capito di essere stata un po’ brusca il giorno prima con lei ma era di suo fratello il cuore che lei stava calpestando. Dopo altri cinque minuti perse del tutto la pazienza e sguainò la bacchetta puntandola verso l’uscio ancora chiuso mormorando l’incantesimo di apertura. Come fu certa di essere riuscita nel suo intento si precipitò nella stanza come una furia pronta ad urlare le sue scuse contro Hermione. La stanza però era desolatamente vuota.
 
Fece dietro front e corse  cercare George. Era troppo presto perché Hermione fosse già scesa a colazione.
 
“George! Apri, sono Ginny!”
 
Bussò freneticamente anche alla porta del fratello, la differenza però, fu che lui dopo un paio di minuti apparve assonnato sulla porta guardando sua sorella come se fosse completamente impazzita. E probabilmente lo era! Svegliarlo a quell’ora? Si, non vi era dubbio, voleva morire.
 
“Ginny –le sbadigliò in faccia- spero che tu abbia un buon motivo per avermi svegliato a quest’ora! Sono stanco morto e ho bisogno di dormire.”
“Hermione non è in camera sua”
 
Lui la guardò come si guarda uno gnomo.
 
“E mi hai svegliato per questo? Sarà già scesa a colazione e sicuramente tra poco sarà già davanti alla classe. E comunque non è affar’ mio, non più per lo meno.”
 
Lui fece per chiudere la porta ma Ginny fu più veloce e la bloccò con un piede, facendosi anche discretamente male.
 
“George, scendi con me a fare colazione e se non fosse li mi accompagnerai a lezione. Se la troviamo prometto che lavorerò al negozio tutta l’estate senza lamentarmi!”
 
Il rosso inarcò un sopracciglio.
 
“E se non la trovassimo?”
“Dovrai aiutarmi a cercarla. Per favore, ieri per difenderti le ho urlato contro e, prima che tu mi interrompa, so che non avrei dovuto! Ero così arrabbiata per te che non c’ho pensato. E se fosse scappata?”
 
Lui scosse la testa.
 
“La conosci Ginny. Lei difronte ai problemi non scappa, gli affronta”
“Allora ti prego scendi con me a cercarla.”
 
Lui annuì anche se era ancora un po’ scettico. La Granger non era il tipo da sparire nel nulla, a parer suo stava solo dando tregua a sua sorella ma questo a lei non lo disse. Andò a vestirsi di fretta e assieme a Ginny si diresse in Sala Grande. In pochi minuti furono nella sala d’ingresso. Stavano per entrare quando si sentirono chiamare da una voce ormai ben conosciuta.
 
“Weasley, aspettate un attimo!”
 
Draco Malfoy, con al seguito Zabini, si diresse verso i due a passo di marcia. George avrebbe voluto schiantarlo ma uno scintillio negli occhi del biondo lo fece desistere. Preoccupazione?
 
“Piattola, dov’è Hermione? A Colazione non è venuta”
“Sei sicuro? Potrebbe essere arrivata prima di te e…”
 
Zabini la interruppe.
 
“Impossibile. Quando siamo arrivati qui stavano appena aprendo le porte”
“E avete controllato se..”
 
Questa volta fu Draco a interrompere George. Ormai anche lui era preoccupato.
 
“In aula non c’è nessuno.”
 
Per Merlino, Hermione! Ma dove sei?!



Ecco il primo dei tre capitoli che vi ho promesso ieri. Sinceramente mi dispiace molto abbadonare questa storia ma, se entro una settimana non avrò riscontri di apprezzamento, rimarrà così com'è...
:(

Buona lettura, Annabeth!

 

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Capitolo 22
*** Troppo tardi ***


Ecco il secondo.....



Hermione si era svegliata all’alba, la Pietra della Resurrezione ancora stretta nel pugno. Questa volta non era stato solo un sogno, era successo tutto per davvero. Guardò quel piccolo oggetto posato fra le sue mani e sospirò. Aveva ottenuto ciò che voleva ma sapeva anche che non avrebbe più potuto usarla. L’avrebbe fatta ammattire. Si vestì rapidamente, jeans chiari e maglioncino scuro, lasciando da parte la divisa scolastica. Per quel giorno niente lezioni. Aveva già concluso il programma, poteva permetterselo. Scese silenziosamente in Sala Comune e, constatando che la strada fosse libera, si infilò nel cunicolo che portava al ritratto della Signora Grassa. Era ancora troppo presto per farsi vedere in giro per i corridoi o, ancor peggio, nel cortile della scuola. Prese la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e abilmente si disilluse.
 
Sfilò fuori dal ritratto e corse via prima che la sua abitante iniziasse ad inveire per essere stata svegliata a quell’ora. Per certi versi le ricordava un po’ Walburga, la ‘dolcissima’ madre di Sirius che abitava il ritratto appeso nell’ingresso del numero 12 di Grimmauld Place. Le si stiracchiarono le labbra al ricordo di Tonks che, inciampando qua e la, riusciva sempre a far infuriare il dipinto. Le mancava quella donna, così goffa e dolce ma forte e determinata.
 
Scacciando questi pensieri si diresse verso il portone che dava sul parco di Hogwarts. Il sole iniziava a intravedersi all’orizzonte come un semi cerchio infuocato. Scese di corsa giù per quel mare verde ancora umido di brina. Voleva arrivare in fretta fra gli alberi, poi avrebbe fatto con calma. La capanna di Hagrid era ancora immersa nell’oscurità, non lo avrebbe incontrato nella Foresta e ciò la rassicurava un po’. Nessuno doveva vederla, nessuno doveva scoprire che stava andando a nascondervi qualcosa e soprattutto nessuno doveva scoprire cos’era ciò che doveva occultare.
 
Man mano che si addentrava, gli alberi si facevano sempre più fitti e, i rami che si intersecavano sopra di lei, precludevano ai raggi di luce di entrare. Anche di giorno quel posto trasudava incertezza e paura per chi vi si addentrava da solo. Ma non a Hermione, quante volte aveva vagabondato in quel luogo con Harry e Ron al suo fianco? Morgana, quanto sentiva la mancanza dei suoi amici. Era parecchio che non sentiva il Bambino che era Sopravvissuto e diciamo che anche con Ron, dopo Pasqua, le cose non erano migliorati. Li sentiva scivolare sempre più lontani da lei ma, dopo tutto, un po’ ce li aveva costretti.
 
Era più o meno un’ora che vagava, ormai al castello dovevano essere già tutti svegli e Draco era sicuramente già uscito dall’infermeria. L’avrebbe cercata probabilmente ma ora tutto ciò era irrilevante. Doveva trovare un posto sicuro dove nascondere la pietra. Un luogo dove nessuno l’avrebbe più cercata. Il buio attorno a lei si faceva pian piano sempre più fitto e il sentiero si stringeva. Sapeva di essere già in profondità ma continuò ad avanzare imperterrita. L’ansia iniziava ad attanagliarle lo stomaco, non sapeva cosa avrebbe potuto incontrare. I centauri, pur essendo solitamente pacifici, se si infuriavano diventavano veramente pericolosi. Aragog era morto ma i suoi numerosissimi figli erano  sicuramente ancora in circolazione.
 
Un fruscio alla sua destra la fece sussultare. Forse era ora di tornare sui suoi passi ma ancora doveva nascondere la reliquia che le premeva nella tasca dei jeans. Iniziò ad ispezionare gli alberi ma un altro rumore la mise sull’attenti. Estrasse la bacchetta e, con circospezione, continuò il suo lavoro. Sentiva le foglie secche scricchiolare sotto il peso di qualcosa che si muoveva. Hermione iniziò ad avere seriamente paura, doveva fare in fretta. Poco lontano da dove si trovava notò un albero con un nodo abbastanza alto da non poter essere raggiunto facilmente. Corse in quella direzione, l’effetto della disillusione era ormai svanito, doveva sbrigarsi! Quando fu abbastanza vicina estrasse la pietra dalla tasca e, con un colpo preciso di bacchetta, la fece levitare. Ci mise un po’ per farla entrare nell’apertura nel legno, i rumori iniziavano a farsi persistenti e lei iniziava a sudare freddo. Dopo un paio di tentativi riuscì a fare centro. Un crepitio di foglie più vicino degli altri la fece scattare. Non c’era tempo per applicare qualche incantesimo di protezione, sperava che comunque fosse sufficiente l’ubicazione che aveva scelto. Non sarebbe stata semplice da trovare per nessuno, neppure per lei. Si era addentrata troppo.
 
Ancora un rumore. Iniziò a correre, la mano destra stringeva convulsamente il legno della bacchetta, le nocche sbiancate. Non era neppure arrivata al sentiero che qualcosa sbucò dal folto degli alberi inseguendola. Non aveva il coraggio di voltarsi, avrebbe perso terreno e non poteva permetterselo. Iniziò a mancarle il fiato, la milza le doleva notevolmente, i polmoni bruciavano per il debito d’ossigeno. Non poteva rallentare ma non sarebbe riuscita a mantenere quella velocità per molto tempo. Sentiva le gambe diventare sempre più pesanti, un piede le si incastrò in una radice che sbucava dal terreno. Incespicò cercando di non finire per terra. Diede una fugace occhiata alle sue spalle; delle ombre scure correvano svelte nella sua direzione. Acromantule. Riprese a correre più veloce che poté ma la stanchezza era ormai troppa. Inciampò ancora ruzzolando a terra. Tentò di rialzarsi ma un dolore atroce le attanagliò la gamba sinistra. Uno ancora al braccio. L’avevano punta. Cercò di evitare l’ennesima puntura, rotolando sulla schiena, riuscendo a farsi prendere solo di striscio.
 
Si alzò a fatica e mollò un calcio al ragno più vicino. Cerco di allontanarsi il più possibile ma la testa le pulsava dolorosamente, la vista iniziava ad appannarsi. Cercò di raggiungere la bacchetta che teneva nella tasca dei pantaloni ma gli arti sembravano non volerle rispondere. Le forze le mancarono velocemente. Si accasciò a ridosso di un albero scivolando a terra. Sapeva che l’avrebbero raggiunta, sapeva che non avrebbe avuto via di scampo. Faceva fatica a tenere gli occhi aperti ma che importanza aveva ormai? Sentì una presenza a pochi metri da lei. Poi un nitrito. Se l’era immaginato? Probabilmente si. Un pensiero le attanagliò il cuore.
 
Scusa, Fred. Non sono riuscita a sopravvivere. Ti prego perdonami. Sto arrivando.
 

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Capitolo 23
*** Distrutti ***


Ecco, questo è l'ultimo capitolo che pubblicherò per adesso. E' dopo questo capitolo, che non mi convince per nulla, che ho capito di non essere abbastanza motivata per portare a termine questa storia. Spero che vi piaccia più di quanto non sia piaciuto a me. 
Annabeth.



Era un’ora che Draco, George, Blaise e Ginny giravano per il castello senza darsi pace. Hermione non era da nessuna parte. Senza parlarsi iniziarono a correre tutti in direzione del parco; se non era dentro doveva per forza essere la fuori! Scesero rapidamente le scale della torre di astronomia sbucando al settimo piano.
Senza parlare, George fece segno agli altri di seguirlo dietro ad un ritratto.
 
“Scorciatoia”
 
Si limitò a biascicare per rispondere agli sguardi perplessi degli altri tre. Si mossero velocemente, quasi correndo. Quando, dopo dieci minuti, uscirono dal cunicolo si ritrovarono solo un piano più in alto rispetto all’entrata. Fortunatamente le scale erano posizionate proprio per scendere in quella direzione. Con la pura ce cambiassero aumentarono ancora il passo iniziando a correre. Stavano per varcare il portone quando una voce autoritaria, da dietro alle loro spalle.
 
“Signori Weasley, signor Malfoy. Fermi, stavo venendo a cercarvi. Dovete seguirmi nel mio ufficio”
“Preside, dopo verremo e ci ascolteremo tutte le ramanzine del mondo per non aver frequentato le lezioni –disse Ginny-, ma ora dobbiamo cer….”
“Cercare la signorina Granger?”
 
Il gruppo si bloccò, George schizzò verso la donna come se ne andasse della sua stessa vita.
 
“Lei sa dov’è? Sta bene? È qui? Lei..”
“Signor Weasley. Per favore seguitemi”
 
Il volto del ragazzo sbiancò. Gli occhi della McGranit erano in tempesta.
 
“La prego, lei dov’è?”
 
La voce di George si stava incrinando.
 
“in infermeria. Ma ancora non potete vederla. Seguitemi.”
 
Un singhiozzo scosse il petto di Ginny, Draco teneva le mani chiuse a pugno infilzandosi i palmi con le unghie, Blaise attonito teneva un braccio sulle spalle della ragazza cercando di rassicurarla ma neppure lui sapeva da cosa. George, gli occhi lucidi e fissi nel vuoto, si diresse verso la preside come un automa.
Non seppe quanto tempo ci misero realmente a raggiungere l’ufficio della donna, ma a loro sembrava infinito. La vecchia professoressa prese posto dietro alla scrivania che un tempo fu di Albus Silente. L’espressione tesa che rifletteva il suo volto era nulla in confronto all’angoscia che le premeva dentro sapendo quale notizia stavano per ricevere quei giovani.
 
“Professoressa..”
 
George Weasley la guardava in tralice, sembrava spiritato. La McGranit sospirò.
 
“Questa mattina, attorno alle dieci, Hagrid ha riportato al castello la vostra compagna. Era entrata nella Foresta Proibita e si è addentrata parecchio in profondità. Il centauro Fiorenzo l’ha trovata vicino al sentiero, ma la signorina Granger era già stata attaccata da due Acrumantule ed è stata punta più volte. Quando Madama Chips l’ha visitata era già in condizioni critiche. Avrà qualche possibilità se supererà la notte ma, devo avvisarvi, per quanto ciò mi rammarichi, che le probabilità sono molto basse”
 
George scattò in piedi e iniziò a correre a perdifiato verso l’infermeria, seguito a ruota da Draco, Ginny e Blaise. La porta della stanza era chiusa. Il rosso e iniziò a tempestare la porta di pugni mentre sua sorella si lasciò scivolare disperata contro il muro per poi scoppiare in un pianto silenzioso. Malfoy e Zabini si ritrovarono impalati a fissare la porta dell’infermeria, da cui il primo era uscito solo poche ore a dietro. La paura gli attanagliava lo stomaco e l’angoscia che provava nel vedere quel ragazzo dai capelli rossi che, fino a quella mattina aveva ritenuto un avversario in amore, distruggersi le nocche contro il legno cresceva di secondo in secondo. Fu in quell’istante che si rese conto di una verità che fino a quel momento non gli era mai stata così chiara. Lui non sapeva cosa provava per Hermione, era simpatica, dolce, buffa ma lui non aveva mai saputo cosa fosse l’amore, almeno non fino a quel momento. George Weasley, a suo modo di vedere, era la reincarnazione stessa dell’amore. Non solo soffriva come tutti, lo stava guardando mentre si disintegrava sotto i suoi occhi.
 
Con passo ansioso lo raggiunse e gli posò una mano sulla spalla al che lui si girò mostrando a Draco tutto ciò che provava; dolore, ansia, impotenza, rabbia e frustrazione. I suoi occhi erano accesi dalla paura e le lacrime scendevano copiose sul suo volto pallido. Non seppe cosa lo spinse a farlo ma lo abbracciò dandogli delle leggere pacche sulle spalle. Anche lui era spaventato da morire, li dentro c’era l’unica persona che non fosse Blaise, che gli aveva dimostrato che il perdono esiste e che lo aveva accolto senza troppe remore. Guardò Zabini, che nel frattempo, era andato a consolare Ginny. Al contrario del fratello, sul volto della ragazza vide solo il dolore della perdita e la rassegnazione. Fu questo forse a spingerlo a parlare.
 
“Smettiamola! Tutti quanti!”
 
I tre lo guardarono senza capire.
 
“Hermione è ancora viva, lei è forte, ce la farà ne sono sicuro!”
 
Non era vero, non era più sicuro di niente, ma doveva farli reagire. Avevano perso un fratello l’anno precedente e ora rischiavano di perdere ancora una persona che per loro era parte della famiglia.
 
“Non puoi saperlo.”
 
Bisbigliò la rossa singhiozzando più forte.
 
“Invece lo so e sai perché? –disse il biondo avvicinandosi a lei e alzandole il mento- Perché lei non molla mai, lei lotta e vince. Sempre! Ha vinto con me, ha vinto con te e ha vinto con tutti e sono più che sicuro che non lascerà vincere due stupide Acrumantule!”
 
George lo guardava concentrato mentre un fiume di emozioni continuava a balenargli negli occhi chiari.
 
“Ha ragione lui Ginny. Ha vinto con tutti noi, ha combattuto contro Tu-Sai-Chi, è stata pietrificata da un Basilisco, ha affrontato un lupo mannaro, ha fondato l’Esercito di Silente. Lei ce la farà!”
 
Girandosi verso Draco gli mimò un grazie silenzioso. Lui non aveva creduto ad una sola parola, lo aveva assecondato per la sorella. Ma George non ci cedeva veramente.
 
La porta dell’infermeria si schiuse per lasciar passare Madama Chips che, con il viso tirato, fissò uno ad uno i volti dei quattro ragazzi che la stavano aspettando.
 
“È stabile. Potete entrare a vederla per cinque minuti. Se uno di voi vorrà restare per la notte faccia pure, ma solo uno”
 
La seguirono, oltre i battenti di legno fino ad un lettino nascosto dalla tenda tirata. Quando l’infermiera la scostò, rivelando Hermione, a tutti il sangue si gelò nelle vene. Era pallida e la pelle del viso sembrava tesa sulle ossa, come fosse sul punto di squarciarsi. Le labbra esangui, sotto gli occhi due profonde occhiaie violacee si stagliavano nitide sulla pelle. I capelli avevano perso la loro lucentezza, i vestiti erano stracciati, un braccio e una gamba fasciati da garze che piano piano si stavano tingendo di rosso.  Se non fosse stato per quelle perdite di sangue continue avrebbero potuto credere fosse già morta. Ginny crollò a terra, il viso pallido deformato dal dolore e la paura. Draco la rimise in piedi tirandola per le braccia e affidandola a Blaise.
 
“Portala fuori di qui, falla sfogare e poi distraila. E non lasciarla mai da sola, non vorrei facesse stupidaggini. Tra poco ti raggiungo”
 
Il moro annuì e con un po’ di fatica portò la ragazza lontana dalla vista della sua migliore amica.
Malfoy, più pallido del solito, si rivolse a George.
 
“Vieni a mangiare, sarà ancora qui quando tornerai”
“Non lo sai, non puoi dirlo con certezza. Io non mi muovo di qui. Tu va pure, a lei penso io.”
 
Gli occhi del ragazzo erano divenuti più scuri, come se stesse brancolando nel buio più totale.
Draco gli posò una mano sulla spalla.
 
“Ti porto qualcosa da mangiare quando torno. Poi ci mettiamo d’accordo per sta notte.”
 
Il rosso scosse la testa.
 
“No, rimango io. Ti prego, non togliermi la possibilità di dirle addio se non dovesse…. Se non dovesse…”
“Ho capito. Resterai tu ma, per qualunque cosa, mandami un Patronus e io saprò che dovrò correre qui, intesi?”
 
Nessuna risposta, solo un impercettibile cenno del capo.
Draco uscì, lanciando un’ultima occhiata alla sua migliore amica stesa sul quel letto. Le lacrime iniziarono a colare lungo il suo viso. Prese un respiro e se le asciugò proseguendo verso la Sala Grande, lasciandosi alle spalle la porta dell’infermeria. Distrutti. Lui, George e Ginny. Se lei fosse morta li avrebbe distrutti.
 

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Capitolo 24
*** Lunga è la notte ***


Cari lettori, vista la forte richiesta di terminare questa storia vi accontenterò. Mi sono già immaginata il finale e , sicuramente alcuni di voi rimarranno delusi, altri invece ne saranno contenti. Dopo questo pubblicherò ancora un paio di capitoli più un epilogo. Ringrazio con il cuore coloro che mi hanno spinta a portare a termine questa ff.
Sperando di non deludervi, con affetto, Annabeth








Erano le tre di notte, o almeno lo erano quando George aveva guardato per l’ultima volta l’orologio che portava al polso. Non riusciva a dormire, aveva paura che nel momento in cui si sarebbe addormentato Hermione avrebbe smesso di respirare. Mai il tempo gli era sembrato più lungo e doloroso. Si doloroso, perché ogni momento in cui lei non apriva gli occhi la speranza del ragazzo cedeva di un poco. Lei era sempre pallida, il chiaro di luna sulla sua pelle la faceva sembrare già deceduta, i capelli spenti stavano sparsi a ventaglio sotto la sua testa. Solo il lieve movimento del suo petto lasciava presagire che ci fosse ancora un po’ di vita in quel corpo immobile.
 
George le prese una mano tra le sue; era ghiacciata come se l’avesse tenuta per lungo tempo in un torrente nordico in pieno inverno.
 
“Hermione, ti prego svegliati”
 
Fu solo un sussurro ma Madama Chips lo aveva sentito. Sfiorò la spalla di George come a richiamarlo dalla sua veglia notturna.
 
“È in un sonno dal quale non potrà destarsi facilmente signor Weasley. Non le mentirò, ogni ora che rimane incosciente c’è una speranza in meno che si svegli. Nel mondo babbano è comune, conoscono questo sonno meglio di noi maghi. È da loro che ho sentito dire che quando una persona è in coma, se le si parla se ne incoraggia il risveglio. Ci provi signor Weasley. Parli con lei. Se il destino è dalla parte della signorina Granger si sveglierà”
 
Senza dire altro tornò nel suo ufficio e chiuse la luce. George teneva lo sguardo fisso sul volto della ragazza. Avrebbe tentato ogni cosa. Così avvicinò ancora di più la sedia al letto e iniziò a parlare.
 
“Ciao Hermione, sono George. Non posso credere che tu tra tutti abbia fatto questa cavolata. Stai rischiando di morire e per che cosa? Se ora te ne vai non lo sapremo mai”
 
Prese un respiro.
 
“Sai, Madama Chips ha detto che puoi sentirmi e forse, è ora di spiegarti un po’ di cose. Non fu Fred il primo ad innamorarsi di te, so che non ci crederai ma è così. Fui io ad accorgermi per primo di te ma non lo dissi mai a lui. E poi ci fu Ron, credevo che tu ti saresti davvero innamorata di lui con il tempo. Era con lui che avevi un rapporto più stretto, non con me e mi dissi che forse i miei sentimenti non erano così importanti. E poi hai iniziato ad uscire con Fred. Ti avevo detto di averlo capito dopo la tua partenza con Harry e Ron… Mentivo. L’ho saputo subito. Ti ho vista trasformarti sotto i miei occhi giorno dopo giorno. Eri più felice, più sciolta. Più te stessa. E li capii di non essere mai riuscito a farti uscire dal mio cuore. E ancora una volta non potevo averti. Mi dissi che ormai era destino, che dovevo lasciar stare. Quando voi partiste, dopo poco tempo Fred mi disse che c’era una cosa che voleva dirmi dopo il lavoro e…”
 
Il fiato gli mancò per un momento ma doveva continuare, doveva dirle la verità.
 
“Quando quella sera tornammo a casa, prima di andare a dormire, si sedette sul letto con la faccia più seria che gli avessi mai visto addosso. Mi disse che ti amava, che non riusciva a sopportare che tu fossi lontana e chissà dove. Mi disse che dopo la guerra ti avrebbe chiesto di sposarlo, ma questo lo sai già. Quello che non sai è cosa aggiunse dopo. Mi chiese, mi supplicò, di prendere il suo posto se gli fosse successo qualcosa. Mi disse che sapeva che ti amavo ma lo aveva capito quando ormai lui non avrebbe più potuto lasciarti andare. Rifiutai. Non volevo farlo, non era giusto. Volevo si starti accanto, come un amico però. Ma non ci sono riuscito. Quando ti ho rivista a Hogsmeade le mie convinzioni sono crollate come foglie al vento. Non potevo smettere di amarti, non posso farlo Hermione. Ti prego svegliati. Fallo per chi ti ama. Per Ginny, per Malfoy. Fallo per me. Ti amo Hermione”
 
 
 
 
Sentiva di avere il corpo leggero come una nuvola ma al contrario di essa, non era nel cielo che navigava imperterrita. Hermione vorticava nelle ombre ed era un’ombra anch’essa. Ogni tanto brividi freddi le percorrevano la schiena, ogni tanto invece i brividi erano caldi. Sarebbe voluta rimanere in quel luogo per sempre. Così leggera, senza provare il minimo dolore. Una piccola vocina nella sua mente le diceva che non poteva restare. Ma perché sarebbe dovuta tornare in dietro? Dove chi amava era morto o non la ricordava? Non era meglio rimanere li a volare tra quelle dense tenebre? Si, sarebbe rimasta. Un turbine di vesto improvviso la fece volteggiare fra le sue spire spingendola in alto. Hermione si beava di quella sensazione di pace infinita e delicatezza.
 
“Hermione..”
 
Una voce. Flebile e triste. Aveva detto il suo nome, ma di chi era quella voce? C’era ancora qualcuno da dove veniva che l’amava? No, era impossibile. Aveva l’impressione di dover riconoscere quella voce dolce e spezzata ma non ci riusciva. Aveva avuto degli amici? Quali erano i loro nomi? Non lo sapeva, era come se Hermione fosse nata in quel mondo nero e non avesse fatto altro che fluttuare su e giù.
 
“Hermione ti amo”
 
Questa volta la voce era più decisa e nitida. Era sicura di conoscerla.
 
“Per Ginny, Per Malfoy. Per me.”
 
Ginny…. Malfoy…  due visi iniziarono a delinearsi nella sua mente, prima sfocati, come se fossero ricoperti da una patina traslucida, ma pian piano si facevano sempre più nitidi.
Draco e Ginevra. Ginevra e Draco. Erano i suoi amici? Si, ne era quasi sicura, sentiva di conoscerli.
Ma non era di uno dei due quella voce. Apparteneva ad un altro ragazzo. Ma chi era? All’improvviso una vento tiepido le sfiorò la bocca, come un bacio leggero, dolce. Un lampo di luce le balenò davanti agli occhi. Un volto. Un nome.
 
Fred.
 
Un viso lentigginoso e sorridente, i capelli corti e rossi, gli occhi che sembravano due pezzi di cielo.
Poi l’immagine cambiò non di molto ma cambiò.
 
Era lo stesso volto ma con qualche lentiggine in meno, sorrideva, ma più dolcemente. Gli occhi erano lievemente striati di verde e sulla testa gli mancava un orecchio.
 
Un altro nome. George.
 
I ricordi tornarono a galla come un fiume in piena. Harry, Ron, Ginny, Draco, George. I suoi amici, le persone che le volevano bene. Le persone che amava. Il panico le si irradiò per tutto il corpo. Doveva tornare in dietro. Non poteva restare li e abbandonare coloro che le erano stati accanto. I suoi arti iniziarono a farsi pesanti, sembrava che il suo sistema circolatorio si stesse riempendo di piombo fuso. Dei forti bruciori la facevano tremare dalla testa ai piedi. Si sentì precipitare nel vuoto come dopo un lancio con il paracadute. Avrebbe voluto urlare ma il fiato le rimase impigliato in gola. Un forte impatto bloccò la sua discesa e poi fu obblio.
 
 
Erano le sei e trenta del mattino ormai, George teneva ancora la mano di Hermione. L’aveva pregata di svegliarsi così tante volte che ora gli mancava la voce e la gola gli doleva. Ma in lei non aveva avvertito nessun mutamento. Avrebbe voluto piangere ma mordendosi il labbro, fino a farlo sanguinare, si costrinse a non farlo.
Tenendola sempre per mano posò il capo sul letto di fianco a lei. Ora era più calda di qualche ora prima ma non bastava. Morse il labbro con più foga cercando la concentrazione necessaria per rimanere lucido. Era stanco morto ma non avrebbe dormito, non poteva farlo. Doveva stare con lei. Ma piano le palpebre iniziarono a velare gli occhi cercando di portarlo tra le braccia di Morfeo. Senti una lieve stretta sulla mano.
 
Sto sognando, pensò. Poi lo sentì di nuovo. Era una stretta più forte della precedente ma al contempo debole. Tirò la testa su di scatto.  E le lacrime le inondarono il viso.
 
“George”
 
Fu un sussurro ma lo aveva colto. Le palpebre appena schiuse, una piccola smorfia di dolore sul volto. Hermione era sveglia, era li! Le accarezzò il viso dolcemente e poi corse a chiamare Madama Chips.
Come la donna vide ciò che era successo disse a George di uscire e andare a riposare perché avrebbe dovuto visitare Hermione e non gli era concesso rimanere. In quel momento lui non protestò, era troppo contento per ribattere e corse fuori dall’infermeria. Non avrebbe potuto dormire più ora. Corse per le scale fino ad arrivare davanti alla Sala Grande. Sperava di trovare li Ginny e Malfoy e così fu. Insieme a Zabini, i due ragazzi stavano seduti sulle scale che portavano ai piani superiori; Malfoy con la schiena a ridosso del muro, Ginny con la testa posata sulla spalla di Blaise. Come lo videro si alzarono andandogli in contro.
 
“È sveglia”
 
Fu l’unica cosa che disse perché nessun’altra cosa sarebbe servita. Senza indugiare iniziarono a correre verso l’infermeria più veloci che potevano. Le porte della sala erano ancora sigillate e si fermarono li davanti aspettando.
 
“Malfoy, penso che dovresti entrare”
 
Disse l’infermiera quando aprì la porta. Tutti fecero per seguire il biondo ma lei li fermò.
 
“Uno alla volta figlioli”

 

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Capitolo 25
*** Amare di nuovo ***


Ciao carissimi! Scusate il ritardo ma il mio computer ultimamente ha nuovamente qualche problema con la connessione internet... Ecco il nuovo capitolo e spero vi piaccia. Un bacio, Annabeth :-*






Il tempo fuori dalla porta dell’infermeria passava lentamente, Ginny si teneva al braccio di Zabini come se non riuscisse a tenersi in equilibrio da sola. George sedeva su una panchina vicino ad un’arcata vuota. Malfoy era entrato da una decina di minuti ma a lui sembravano ore. Hermione si era svegliata certo, ma quanto avrebbe ricordato del discorso che lui le aveva fatto, se veramente lo avesse sentito?  Le domande gli tormentavano i pensieri e una più di tutte.
Che diamine ci faceva da sola nella Foresta Proibita?!
 
Si alzò di scatto ed iniziò a misurare il corridoio a grandi passi. Era nervoso, sapeva di non doverle dare addosso quando l’avrebbe vista ma, che diamine! Essere così sconsiderata da rischiare arbitrariamente la propria vita? Avrebbe potuto capirlo in tempo di guerra, lo avevano fatto tutti in fondo, ma ora che senso aveva?  Doveva entrare a vederla, non ce la faceva più, doveva parlarle. Ma quando la porta dell’infermeria si aprì, lasciando uscire Malfoy, Madama Chips chiamò dento Ginny e successivamente anche Zabini, cosa che George proprio non riusciva a capire. Da quando Zabini veniva prima di lui nel cuore di Hermione?
George non è il momento adatto per essere geloso di chi che sia, lei è sveglia quindi è viva, respira ed è dietro quella porta. Ora pensa a questo.
Cercò di imporsi di non prendersela, dopotutto lei poteva vedere chi le pareva e forse non voleva vederlo in quel momento. Magari… Non lo sapeva neppure lui. Stava diventando paranoico? Solo un tantino Georgie.
Gli rispose nella sua testa quella vocina che aveva la voce di Fred.
 
La porta si aprì per la quarta volta facendo uscire il moro Serpeverde.
 
“Signor Weasley, ora può entrare”
 
Senza aspettare un secondo di più entrò chiudendosi la porta alle spalle. Hermione era li, nello stesso letto in cui stava un paio di ore prima. Ma ora sembrava diversa, anzi lo era sicuramente. Il viso aveva ripreso un po’ di colore, la pelle, non più tirata, sembrava aver riacquistato la morbidezza solita. Gli occhi vigili e un lieve sorriso, timido e determinato, le illuminavano il viso.
 
“Ciao George”
“Hermione”
 
Con tre falcate il ragazzo raggiunse il letto sedendosi sul materasso accanto a lei per poi abbracciarla delicatamente, senza farle male. La cosa risultò difficoltosa perché Hermione era ancora tutta dolorante anche se finalmente fuori pericolo. Con fatica accarezzò goffamente una guancia a George.
 
“Perché Hermione? Che diamine ti ha detto il cervello? Che ci facevi nella foresta!? Saresti potuta morire!”
“George siediti”
 
Disse lei indicandogli la sedia. Quando lui si fu spostato, la riccia con non poca fatica si mise a sedere con le gambe a penzoloni guardando l’amico negli occhi.
 
“Ho dovuto farlo, non interrompermi e saprai tutto”
 
Lui annuì con la testa e con una mano le fece cenno di proseguire.
 
“Sono dovuta andare a nascondere una cosa, un oggetto molto importante per me che non volevo venisse trovato da nessuno mai più. Evidentemente mi sono addentrata troppo nel fitto della foresta e diciamo che le Acrumantule non sono esattamente esserini dolci e pacifici. Ricordo di essere stata punta un paio di volte e alla fine sono svenuta. Ho pensato seriamente che sarei morta. Il resto della storia lo conosci meglio di me”
 
Gli occhi lucidi della ragazza gli fecero capire che sotto a quelle parole c’era più di quanto non volesse far trasparire. Ma di Hermione aveva imparato una cosa, mai insistere. Si sarebbe offesa sicuramente e non sarebbe potuto restare con lei se non lo voleva. Così George strinse i denti e si impose di frenare la curiosità che premeva per uscire. Ma assieme alla curiosità anche la rabbia ci provava. Purtroppo quella ci riuscì un po’.
 
“Sei stata dannatamente stupida! Un’idiota in piena regola! Hai minimamente pensato cosa sarebbe successo se tu fossi morta? Eh ci hai  minimamente pensato? Ginny si è appena ripresa, Malfoy è uscito dalla fase ‘Il mondo mi odia e mi farò massacrare di insulti’, io non mi riprenderò mai del tutto e tu che fai?! Provi a lasciarci le penne con la stessa tranquillità con cui si va a fare una gita a Hogsmeade e…”
 
Si bloccò a metà, sul viso di Hermione poteva intravedere il riflesso luccicante delle lacrime. Non singhiozzava ne frignava. Era immobile tranne per quelle perle salate che le colavano sul volto. George sapeva di aver un po’ esagerato ma non era riuscito a trattenersi. Le si avvicinò e le raccolse una lacrima con l’indice.
 
“Scusami George.”
 
Sussurrò lei ma lui la interruppe prima che potesse continuare.
 
“Scusami tu, non avrei dovuto incolparti così, tu non sei andata li per farti attaccare, anche se sei stata molto stupida. Parliamo d’altro vuoi?”
 
Lei annuì e sorrise grata passando una mano sui capelli rossi di lui ordinandoli un poco.
 
“George io.. Tu sei stato qui mentre ero in come non è così? –chiese ricevendo una risposta affermativa- Credo di averti sentito parlare, non so se lo sapevi ma le persone in coma possono sentire e recepire cosa gli succede in torno il più delle volte. Credo di aver sentito tutto”
 
Lei era un po’ imbarazzata, teneva lo sguardo basso, le guance arrossate. Era così semplice e vera che faceva sorridere. Lui sospirò. Era giunto il momento della verità.
 
“Sapevo che avresti potuto sentire tutto, è per questo che l’ho fatto. Avevo paura di non poter mai più parlare con te e non volevo doverti dire addio senza averti prima detto tutta la verità”
“Perché non lo hai fatto prima?”
 
Nella sua voce si distingueva nettamente la pura curiosità con cui aveva accarezzato le parole.
 
“Perché non potevo Hermione! Prima Ron, poi Fred… Non potevo andare contro i miei fratelli. Per Ron è stata solo una leggera cotta e lo sappiamo tutti, ma Fred.. Ah lui ti amava eccome, avrebbe dato qualsiasi cosa per te. Ti voleva felice ad ogni costo, voleva che…”
“…Voleva che nel caso succedesse qualcosa tu prendessi il suo posto, ho sentito.”
“Sei arrabbiata?”
 
Chiese lui.
 
“No. Sono solo stupida che Fred ti abbia chiesto una cosa del genere. Mi conosceva bene non poteva sperare…”
“…non poteva sperare che tu mi usassi come ripiego?”
 
Chiese lui ghignando. Si guardarono e scoppiarono a ridere.
 
“Doveva aver preso una bella botta in testa se sperava che lo facessimo davvero!”
 
Disse Hermione asciugandosi una lacrima sfuggita dal troppo ridere. George tornò serio, doveva chiederle una cosa quindi ora o mai più.
 
“Hermione, perché il primo che hai voluto vedere è stato Malfoy? –vedendo la sua espressione perplessa si affrettò a completare la frase- Scusa ma devo capire.”
 
Hermione sospirò. Era arrivato il momento.
 
“Ho fatto entrare prima Draco perché avevo bisogno di parlare prima con lui, e poi volevo poter avere tutto il tempo che volevo per parlare con te. Il tempo che mi serviva. George, avrei davvero voluto che tu mi avessi detto anni fa cosa provavi per me, forse avremo avuto un’occasione per creare qualcosa di buono, mettere delle basi.”
 
Prese fiato.
 
“Non hai idea di quanto mi piacerebbe avere una persona come te al mio fianco, dolce, scherzoso, buono ma malandrino allo stesso tempo. Davvero lo vorrei con tutto il mio cuore, so che non potrei mai avere di meglio.”
 
Abbassò lo sguardo.
 
“Ma non posso stare con te. Non posso, mi dispiace”
 
George si alzò dalla sedia e posò i palmi delle mani sul materasso accanto alle sue gambe fissando i suoi occhi in quelli di Hermione. Cielo contro oro fuso.
 
“Hai scelto lui, non è così?”
 
Il suo tono era rassegnato, amaro. Triste. Lei annuì lentamente, quasi avesse paura di una sua razione.
 
“Ti auguro tanta felicità Hermione… Ma ti prego, non farmi restare a guardare mentre ami un altro che non sono io di nuovo”
“Lasciami spiegare George ti prego..”
 
Lui sbuffò scocciato.
 
“Non credo ci sia molto da spiegare, hai scelto lui, ami lui. Semplice no? Io sono sol….”
“STAI ZITTO UNA BUONA VOLTA WEASLEY!”
 
Questa volta Hermione era paonazza ma dalla rabbia.
 
“Al primo anno mi sembravi carino, ma ero troppo piccola per pensare a quelle cose… Al secondo anno ricordo di aver avuto paura di essere pietrificata per il semplice fatto che temevo di non vederti più… Che stupida eh? Al terzo non potevo fare a meno di guardarti, non riuscivo mai a staccarti gli occhi di dosso. Io sapevo distinguerti non perché conoscessi ogni millimetro della pelle di Fred, no.. era perché avevo memorizzato perfettamente la tua. Al quarto anno ho sperato mille e mille volte in un tuo invito per il Ballo del Ceppo, ma tu hai invitato Katy, e io ho capito che ara tempo di rassegnarsi. Poi è arrivato Fred, era così diverso da te, anche se eravate così simili. Abbiamo iniziato tutto come un gioco e poi ci siamo innamorati. Lo amavo davvero e so che anche lui provava lo stesso per me. Il punto è George, che tu hai già avuto la tua possibilità, hai avuto quattro anni della mia più totale attenzione. Ma non te ne sei mai accorto. Ora Fred è morto, e non c’è volta in cui io ti guardi e non pensi a lui per primo. Forse una volta avrei potuto amarti davvero. Sarebbe stato bello. Ora non è più il nostro tempo George, ora sento che è il tempo mio e di Draco, ho bisogno di lui nella mia vita, non ho intenzione di perderlo. Senza di lui vagherei ancora per i corridoi come un fantasma e continuerei a parlare ad un muro. È la mia occasione per amare di nuovo ed essere felice. Ma se tu non sei con me no potrò esserlo. Se davvero mi ami come hai detto, ti prego non lasciarmi!”
 
George le accarezzò gentilmente il viso e le posò un casto bacio sulle labbra.
 
“Mi dispiace Hermione, non posso”
 
Si girò un’ultima volta verso di lei mentre usciva. Vedeva le lacrime rigarle il volto il capo chino. Cercò di imprimere nella sua mente quell’immagine per non poterla cancellare più. Uscì dalla porta, ormai non c’era più nessuno fuori ad aspettarlo. Appellò con un incantesimo tutta la sua roba e si diresse verso i cancelli di Hogwarts. Prima di varcarli si fermò un attimo per respirare ancora un volta quell’aria fresca, familiare. Non sarebbe tornato più in quel castello, lo sapeva. Quando posò i piedi sul selciato che formava la strada per il villaggio chiuse gli occhi e, dopo qualche istante, svanì  nel nulla come se non fosse mai esistito.
 

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