Io e il mio migliore amico(storia della mia vita).

di MNSP980
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.2 Si parte! ***
Capitolo 2: *** Cap.1 L'ultimo giorno di scuola ***



Capitolo 1
*** Cap.2 Si parte! ***


- Ok..computer: preso. Libri da leggere:presi. Vestiti: messi tutti in valigia. Mmm..direi che ci siamo! - dissi mentalmente mentre ricapitolavo le cose da portarmi. Mi sedetti sosopirando sul divanetto vicino alla finestra. Pensavo a cosa avrei fatto la restante parte di questi 3 mesi di vacanza. Infondo non potevo restare tutta l'estate a casa dei miei nonni, al mare non se ne parlava proprio di andare...Figuriamoci! Temevo inoltre che quelle due simpaticone di prof. che avevo a francese e a matematica mi avessero mezzo il debito. Il mio primo anno di liceo era non era finito proprio benissimo ed era questo un altro dei motivi per cui volevo partire, e anche in fretta. Non avevo nessuna voglia di subire le eventuali prediche dei miei all'uscita dei quadri e visto che mi avrebbero raggiunto solo nella seconda metà di Giugno avrebbero avuto il tempo di sbollire la rabbia. Sospirai. Mi verrà sicuramente qualcosa. 
Trascorsi il resto della giornata a..Oziare. Si direi che è la parola giusta. Un po' di sano ozio dopo 9 tremendi mesi di scuola ci voleva.  L'indomani presi per la prima volta il treno da sola. Il viaggio fu abbastanza rilassante. Chattando con Sara o leggendo le ore passarono velocissime. Appena scesa dal treno mi infilai in un budello di persone, profumi e parole. Finalmente dopo tutto questo tempo riascoltavo quella meravigliosa parlata, quel bellissimo dialetto che distingueva la mia terra. Trovai mio zio ad aspettarmi accanto al suo  macchinone e con in bocca una sigaretta. Salutai e mi infilai in macchina. Il viaggio da Napoli durò circa 3 quarti d'ora. Appena arrivati lo ringraziai per il passaggio fino a casa, ma non feci neanche in tempo a dirlo che lui era già sparito a fare altri "servizi". Il sole picchiava forte, ma d'alltronde era già passata la mezza. Percorsi la ventina di metri che divideva il parco condominiale in cui abitavano i miei nonni dalla strada principale. Il mio stomaco cominciava a reclamare del cibo. Non avevo neanche fatto colazione, così affrettai il passo. Bussai al primo portoncino, poi al secondo ed infine alla porta d'ingresso che mi venne aperta da un imponente signore di 80 anni.
- Nonno! - gridai io entusiasta e buttandogli le braccia al collo. Dietro di lui spuntava la minuta figura di una donna più o meno della stessa età.
- Nonna! Sono felice di vedervi! 
Nel giro di dieci minuti sistemai tutta la mia roba e corsi a tavola. Mi aspettava l'unica cosa di cui non avrei mai potuto fare a meno nella vita e loro due lo sapevano. Una spettacolare pizza margherita napoletana mi aspettava nel piatto. 
Finito di mangiare i miei nonni si andarono a riposare ed io andai in camera a guardare un po' di TV e spippolare col computer, ma ad un certo punto mi accorsi di una cosa. Mio cugino non c'era. Bussai piano alla sua porta e non sentendo risposta sgusciai in camera sua e vidi che la sua roba non c'era. Non era venuto. La cosa mi deluse alquanto. Mi ero creata come al solito false aspettative, illusioni si infrangevano sempre dopo non molto tempo  come un bicchiere di cristallo che si infrange sul pavimento. Forse l'estate sarà noiosa come al solito, anzi peggio dato che dovrò pure studiare. Bene. Sì,sì. Prooprio bene. Sbuffai sonoramente e mi addormentai di fronte alla televisione.

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Capitolo 2
*** Cap.1 L'ultimo giorno di scuola ***


Tutto è cominciato l'estate del 2013. 
Tornai a casa. Era la sera dell'ultimo giorno di scuola.  Mi sentivo come se mi fossi liberata da un peso. Quel macigno che portavo sulla schiena da 9 mesi era magicamente scivolato via. Dopo i classici gavettoni di fine anno scolastico ero andata a fare un giro al centro di Firenze, dove vivo, con la mia migliore amica Sara.
Dopo aver cazzeggiato tutto il giorno volevo solo guardarmi un bel film e andare a letto con la consapevolezza che la sveglia il giorno dopo non avrebbe suonato.
L'indomani mattina mi svegliai verso le 11.
- Datti una mossa che è tardi.!- urlò mia madre a squarciagola dalla cucina. Guardai il cellulare: le undici e un quarto.  Decisi che era ora di alzarmi. Sollevai a fatica la testa dal cuscino e schiusi leggermente le palpebre. La luce che filtrava da sotto le imposte preannunciava una giornata di pieno sole. Ciabattai in cucina e afferrai un biscotto.  Mia madre mi squadrò da testa ai piedi e mi disse:
- Finalmente, era ora! Vai a svegliare tuo fratello e comincia a prepararti la valigia. Ti sei dimenticata che domani devi partire?
- Va bene mamma.- mugugnai io assonnata.
Ero ancora mezza intorpidita e quindi non protestai troppo. Infondo non avevo alcuna voglia di litigare, ero troppo contenta per il viaggio. Finalmente potevo tornare a casa mia.  Si, proprio così.  Pur vivendo a Firenze ho sempre considerato come casa mia il paesino in cui ero nata, in provincia di Napoli.  Ogni volta che andavo lì provavo una senzazione simile a quella di quando dopo un viaggio durato anni ritorni finalmente alle tue origini, ma infondo era così. A casa dei miei nonni c'erano spesso I miei cugini quindi la compagnia non mi sarebbe mancata ma avrei tanto voluto un amico o un'amica. Non coscevo nessuno e le occasioni per fare amicizia erano ben poche. Le uniche erano state a Napoli dalla mia cuginetta di secondo grado. Livia è una dodicenne molto spepera, troppo manesca e maschiaccia e un tantino bimbominchiosa, ma sempre affettuosa e abbastanza sopportabile. Infondo pur avendo ripreso i rapporti con lei da poco  le volevo bene.  Da bambine ci vedrevamo sempre, poi per qualche motivo ci siamo prese di vista. L'unico problema con I suoi amici è l'età. Per ora avevo incontrato solo ragazzine bimbominchiose e fighetti vari di 11/12 anni

Vidi quel rompiscatole di mio fratello che sobnecchiava nel suo letto.  Spalancai la finestra della sua camera e gli diedi uno scossone.
- Emanuele,  Ema svegliati. Sono le 11! Mamma si sta arrabbiando.-
- Arriv...hvffvju....ydch.mmmmm- Cercai di decifrare il messaggio ma rinunciai subito e lo scuotetti un altro po '. 
Poi andai in camera mia e feci la mia solita lista di cose da portare e misi da parte i vestiti  da mettermi e li cominciai a sistemare nella mia valigia color verde acido che l'avresti vista anche a km di distanza. Non vedevo l'ora di prendere quel benedetto treno e lasciarmi tutto alle spalle.

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