You're gonna be the one who saves me?

di purjty
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** (1) ***
Capitolo 2: *** (2) ***



Capitolo 1
*** (1) ***


(1)
 
Ero immersa nei miei sogni quando mi ritrovai immersa anche in un’altra cosa: la bava di Maggie, la mia cagnolina.
Succedeva ogni volta che iniziava la scuola, con la differenza che stavolta sarei andata in una nuova scuola, con nuovi professori e nuovi compagni. I miei vecchi compagni mi disprezzavano perché mio fratello, quell’angioletto di tre anni era muto, ma era lui a volerlo, non era nato con nessun problema, solo non riusciva proprio a parlare. A me stava bene, non era affatto un peso. Per i miei vecchi amici, invece, era una cosa assurda, una cazzata e, sapendo quanto io tenevo a lui, cercavano di provocarmi in tutti i modi. Mi guardavano sempre con disprezzo.
Ora, ero pronta a una nuova vita.

Ci eravamo trasferiti a New York in estate, poiché il mio amato papà aveva deciso di volersi trasferire. A mamma era piaciuta l’idea, così come a me e al piccolo Andrew.
La mia era una famiglia normale: mia mamma, Elizabeth, era una psicologa che amava il proprio lavoro e la famiglia, una bellissima donna di trentanove anni, un fisico normale, occhi verdi e capelli di un rosso rame. Mio padre, Sebastian, era un avvocato testardo e un uomo ancora giovane per i suoi, quasi, quarant’anni. I capelli erano castano scuro e gli occhi azzurri, ereditati da mio fratello. Quest’ultimo era un bambino davvero dolce, i capelli quasi biondi e gli occhi azzurri erano la combinazione perfetta.
Infine, c’ero io. Natalie Reynolds, una semplice diciassettenne, alta e con le curve al posto giusto, identica a mamma per il colore degli occhi e dei capelli di cui andavo fiera.

Scacciai tutti quei pensieri, alzandomi lentamente dal letto per fare una doccia.
C’era chi ci metteva cinque minuti a fare la doccia, mentre io perdevo solo dieci minuti a farmi lo shampoo. Quando uscii dalla doccia, indossai l’accappatoio e pettinai i capelli bagnati. Andai in camera per indossare l’intimo e i vestiti per la scuola. Fortuna che non servivano le divise in quella scuola, altrimenti avrei dovuto sopportare quella gonna che copriva a malapena il culo.
Indossai il jeans, la maglia bianca con il teschio e le mie amate vans nere.
Andai di nuovo in bagno per asciugare i capelli e, una volta finito, feci una treccia che con delle forcine fissai in testa, come una coroncina. Per terminare, mi truccai un po’: eyeliner, mascara e lucidalabbra. Non amavo truccarmi, preferivo concentrarmi sui capelli.
Presi lo zaino nero e scesi in cucina, salutando papà che leggeva il giornale e beveva il caffè di fretta, mentre la mamma cercava di pettinare Andrew.
Sorrisi e spalmai un po’ – si fa per dire – di nutella su un toast.


- Tesoro, potresti dirmi che ora è? – chiese mio padre, probabilmente, in ritardo.
- Sono le sette e quaranta. -
- Tu non devi andare a scuola? –
- Ora ci vado, tranquillo, mi accompagna mamma. -
- Okay, buona giornata tesori miei. -

Mi alzai e raggiunsi mamma che era già fuori con Andrew, al quale avevo promesso che mi avrebbe accompagnato il primo giorno.
Salii davanti con mio fratello e sospirai, pronta per un nuovo inizio.
-Non essere nervosa, tesoro. -
- Non sono nervosa, spero solo di farmi nuovi amici. Simpatici -
Arrivammo in dieci minuti e, in quel momento, ringraziai mia mamma per avermi accompagnata, poichè avrei dovuto fare quella strada a piedi da quel momento e non era tanto vicina, eh.
- Augurami buona fortuna, piccolo -
Andrew mi sorrise, come per incoraggiarmi ad essere me stessa.

Entrai nell'edificio, già pieno di ragazzi, e mi diressi in segreteria. Mi sentii soddisfatta nell'averla trovata senza perdermi.
- Buongiorno, sono qui per ritirare gli orari e il numero dell'armadietto -
- Certo, cara. Tu sei? - mi chiese una donna sulla quarantina, sicuramente.
- Natalie Reynolds, quella nuova -
- Un minuto soltanto. Ah, ecco a te. -
Presi i fogli e ringraziai la segretaria, sperando di avere fortuna anche con l'armadietto.
Venni urtata 'delicatamente'
da un ragazzo e, se non mi fossi aggrappata al suo braccio, probabilmente mi sarei rotta la testa.
- Che razza di problema hai, coglione?! -
- Io non ho nessun problema, in compenso ho una sorta di appuntamento veloce, capisci? -
- Beh, potresti stare più attento a come cammini. Sai, per colpa tua, stavo per cadere a terra - risposi osservandolo.
Era un gran bel ragazzo, uno di quei giocatori di basket, alto - molto, direi - e muscoloso, capelli biondi alzati in un ciuffo e gli occhi azzurri. Indossava un jeans scuro, una t-shirt bianca e in mano aveva un giacchetto di pelle.
Il classico figo, insomma.
- Come ti chiami? - mi chiese sorridendo.
- Natalie -
- Non hai un cognome? -
- No, problemi? - lo provocai.
- Pf, dai. -
- Va bene, te lo dico solo perchè mi fai pena. Il mio cognome è Reynolds -
- Uhm, Natalie Reynolds. Ti dona. -
Arrossii pesantemente, sperando che non se ne accorgesse.
- Tu, invece? Ce l'hai un nome, ragazzo dai capelli lucenti? -
- Naturalmente. Io sono John Hamilton -
- Questi cognomi, sembra che ci rendano importanti - feci una smorfia.
- Sei strana, Reynolds -
- Scusa è che tendo a parlare troppo e a esprimere cio' che penso -
- Mi piace, la trovo una bella cosa. Ora devo andare, scusami. -
- Ciao - sussurrai quando lo vidi allontanarsi.
Ah, aveva un gran bel culo.


Trovai in cinque minuti l'armadietto e una volta preso i libri che mi servivano, presi il foglio con gli orari delle lezioni e mi diressi verso la classe di letteratura inglese, poichè mancava poco al suono della campanella.
Entrai e notai che molti studenti erano già in classe, i cui occhi si posarono su di me, squadrandomi dalla testa ai piedi. Presi posto accanto a una ragazza mora, con gli occhi azzurri, che mi sorrise gentilmente.
- Ciao, io sono Scarlett... - non finì di palrare poichè entrò il professore.
- Buongiorno, ragazzi. Io sono il signor Langdon, il professore di letteratura inglese -
- Prof, lo sappiamo, perchè lo ripete sempre? - chiese una ragazza, infastidita.
- Perchè abbiamo una nuova compagna, signorina Hale. -
- Sei Natalie Reynolds, giusto? - continuò.
Annuii e, quando mi chiese se avessi voluto presentarmi alla classe, scossi velocemente la testa.
Mentre il prof stava per sedersi, la porta si aprì, e da questa entrò lo stesso ragazzo con il quale mi ero scontrata, John.
- Immagino che non cambierà mai, vero Hamilton? -
- Ovviamente, professore. -
Mi vide e iniziò a squadrarmi sorridendo, mentre io desiderai che quella giornata finisse il più presto possibile.

E così fu.
Arrivò velocemente la fine della giornata, tutti gli alunni si dirigevano velocemente in mensa per pranzare, dopodichè ci sarebbe stata l'ultima lezione.
Non sapevo dove si trovasse la mensa, quindi seguii la massa di ragazzi che camminavano nella stessa direzione.
Non avevo più visto o parlato con Scarlett e spero vivamente di ricontrarla, per fare amicizia.
- Hey, Natalie. - sentii qualcuno urlare il mio nome.
Mi voltai a destra e vidi Scarlett che mi fece segno di raggiungerla. La raggiunsi, senza preoccuparmi di prendere qualcosa da mangiare, ma non avevo fame, perciò mi stava bene.
- Hey -
- Come ti trovi? -
- Bene, mi piace come scuola e gli insegnanti sono simpatici -
- Parlami di te - chiese interessata.
Iniziammo quindi a parlare fino a quando non dovemmo salutarci per andare a lezione.
L'ora passò ed io uscii velocemente dall'aula e dalla scuola, incrociando Scar fuori e dandole il mio numero di telefono.
- Okay, questo invece è il mio. Sento che diventeremo grandi amiche, quindi preparati, perchè con me ti divertirai. -
- Okay, io vado. -
Eccolo lì, John, che mi veniva incontro.
Aspetta, cosa? John, stava andando verso di me?
Mi girai e notai una ragazza che guardava davanti a me e allora capii.
John mi passò accanto e prima di andare dalla ragazza mi sussurrò un - ci vediamo, Reynolds. -
- Ci vediamo, Hamilton -


 

hi :)
Ho creato questa storia in una giornata di noia, non avendo niente da fare.
Avevo una sorta di ispirazione e ne ho approfittato, sperando che vi piaccia e che non ci siano molti errori.
Mi scuso in anticipo per eventuali errori.
I personaggi, se volete, immaginateli a modo vostro.
Beh, credo sia tutto qui.
Lasciate una recensione :)
Se volete chiedermi qualcosa mi trovate qui


 

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Capitolo 2
*** (2) ***


(2)
 
- Natalie, ciao – mi salutò Scar quando mi vide entrare in mensa.
Erano passati quattro giorni dall’inizio della scuola e dall’incontro con il biondino, ma di lui non c’era traccia, non si vedeva nemmeno alle poche lezioni che avevamo in comune. In compenso avevo stretto amicizia con Scarlett, di cui conoscevo tutto, ma non il cognome. Sapevo che i suoi erano divorziati, ma che a volte andavano a letto insieme, e sapevo anche che aveva un fratello più grande che era stato espulso da due scuole e che ripeteva il quarto anno.

- Scar. Tutto bene? – chiesi vedendola sorridere come un’ebete.
- Sì, cavolo. Il migliore amico di mio fratello mi ha chiesto di uscire ed io sono cotta di lui da quando sono nata –
- Oh, e tu cosa gli hai risposto? –
- Di sì, ovviamente. Insomma, amo  i suoi occhi marroni e i capelli biondi, le labbra, i muscoli, i bicipiti… -
- Ho capito – ridacchiai mentre iniziai a divorare il pranzo.
- Quindi, stasera usciamo. Tu! –
- Io cosa? – assottigliai gli occhi.
- Mi devi coprire, mio fratello non deve sapere con chi esco. Perciò, io vengo a preparami a casa tua alle cinque, dirò a mio padre e a mio fratello che dormirò da te, mentre esco con Dylan. –
- Sì, tutto okay, però dopo l’uscita dovresti venire a dormire da me, dato che non puoi presentarti a casa tua. –
- Hai ragione. Hai una finestra? – chiese Scarlett illuminandosi all’improvviso.
- Certo. Dimmi, cosa vorresti fare? Ti vuoi uccidere per caso? –
- Tesoro, preparati perché stanotte Edward Cullen ti verrà a trovare. –

Risi e terminai il mio pranzo per poi alzarmi dal tavolo e uscire dalla mensa.
Come ultima lezione avevo chimica, un’altra materia che io e John avevamo in comune.
Dovevo smetterla di pensare a lui, però quel tipo era tanto attraente quanto stronzo.
Si sarà fatto, sicuramente, tutta la popolazione femminile della scuola, tralasciando le altre che avrà portato a letto nelle altre scuole.
Entrai in classe insieme a un gruppetto di ragazze e mi sedetti in fondo, aspettando la professoressa. Ero una frana in chimica, non ci capivo niente, sembrava aramaico antico. Avevo sentito dire, invece, da molte ragazze che John era bravissimo e che prendeva sempre voti alti. Secondo i ragazzi, ma anche secondo qualche ragazza, il biondo prendeva voti alti poiché andava a letto con la professoressa Grey.
Se era davvero così, e c’erano molte probabilità che fosse vero, dovevo assolutamente smetterla di pensare a lui. Insomma, era una cosa orribile, disgustosa. Scarlett di sicuro sapeva, quindi avrei chiesto a lei.
Dopo cinque minuti lo vidi entrare in classe, con quel suo sorrisetto beffardo e gli occhi che ti incantavano. Smisi di guardarlo quando la professoressa entrò in classe; non si poteva dire che era vecchia, perché poteva avere circa trentadue anni, però portarsi a letto un ragazzino di diciotto anni non mi sembrava appropriato per una donna della sua età. Aveva i capelli biondi e gli occhi chiari, quasi grigi, magra e alta.
- Bene ragazzi, ho deciso che faremo una verifica la settimana prossima, su tutto quello che ho spiegato. –
In classe partirono urla di dissenso, mentre io sbiancai di colpo imprecando in arabo.
- Ormai è deciso, venerdì prossimo faremo la verifica, ora ne approfitto per spiegarvi l’ultimo argomento del capitolo.
 
 
- Troia, troia, troia. – imprecai ad alta voce incamminandomi verso casa.
- Reynolds, cosa stai facendo? – ridacchiò Hamilton mentre mi affiancava.
- Ah, niente – feci una risatina nervosa.
- A me non sembra. Chi è una troia? –
- La prof. di chimica. –
Lui sbiancò di colpo, ma poi riprese a parlare.
- Perché? –
- Beh, ha messo quella maledetta verifica per la settimana prossima e io non capisco niente di chimica, quindi mi tocca impegnarmi e cercare di capire qualcosa, altrimenti sono fottuta. –
- E così sei una frana in chimica, chi l’avrebbe mai detto? – mi prese in giro.
- Non mi provocare che quando sono arrabbiata divento insopportabile. –
- Se vuoi posso aiutarti io, sono abbastanza bravo. –
- No, grazie. – mi incupii di colpo, ricordandomi che avevo dato della troia alla donna con cui andava a letto John. Infondo avevo detto solo la verità.
- Come vuoi, ci si vede –
- Ciao -
Arrivata a casa entrai in cucina e trovai un biglietto sul bancone.
“Io sono a lavoro, tuo padre dovrebbe tornare nel pomeriggio, potresti occuparti di Andrew?
Ricordati di andare a prenderlo a scuola, eh.
PS. Nel forno ci sono le lasagne, buon appetito ragazzi.
Vi voglio bene”

Sospirai e mi affrettai ad uscire di casa per andare a prendere il mio fratellino a scuola.
Appena mio fratello mi vide, dopo aver salutato con la mano la maestra, mi corse incontro ed io lo presi dandogli un bacio sulla guancia.
Quando tornammo a casa scaldai le lasagne e iniziai ad apparecchiare la tavola.
Una volta pronte, misi le lasagne in due piatti, uno per me e uno per Andrew. Mangiammo in silenzio, a parte qualche mia risata causata dal faccino di Andy tutto sporco.
Verso le tre del pomeriggio, dopo aver mandato mio fratello a giocare e lavato i piatti, mi chiamò mio padre per dirmi che sarebbe ritornato per le cinque.
“Ah, papà. Stasera viene una mia amica a dormire a casa, per te va bene?”
“Certo, magari posso cucinare i miei famosi nachos”
“Oddio no, ordiniamo una pizza. Ciao”
Mio padre era un pessimo cuoco, quindi, quando la mamma non pranzava a casa, cucinavo sempre io. 
Presi lo zaino e gli appunti di chimica, con l'intenzione di capirci qualcosa, missione altamente impossibile per me.
Non ero proprio negata, però avevo capito solo tre argomenti di un intero capitolo e nella verifica non ci sarebbero stati solo quei tre argomenti. Probabilmente avrei dovuto accettare l'offerta di John, però c'era qualcosa che mi spingeva a farcela da sola.
Forse l'orgoglio, oppure la gelosia.
Immaginai la professoressa che baciava Hamilton.
Ero gelosa di lei, che toccava le labbra di John? Cavolo che pensieri, ma davvero stavo ammettendo a me stessa di essere gelosa della mia prof?
Risi e continuai a impegnarmi fino a quando qualcuno suonò il campanello.
Mi alzai e vidi Andy scendere le scale curioso, raggiunsi la porta e l'aprii trovandovi una Scarlett con una borsone in mano.
- Mi lasci entrare e posare questo coso o mi vuoi guardare ancora un po' con quello sguardo? -
- Devi andare a fare la guerra? - chiesi chiudendo la porta e indicando il borsone.
- Spiritosa, comunque ho portato i vestiti che indosserò all'appuntamento e il pigiama, spazzolino, telefono e dei film rubati da mio fratello. -
- Ottimo. Ora, ti presento mio fratello Andrew. Andrew lei è Scarlett. -
Andrew la salutò con la mano e dopo scappò di sopra.
Quando raccontai di me a Scarlett non riuscii a raccontarle della mia famiglia e di mio fratello, perciò dovetti farlo in quel momento.
- Hai un fratello dolcissimo, io non ti avrei mai derisa. –
- Lo so, infatti non l’hai fatto – le feci notare.
- Sì, perché non vedo quale sia il motivo. –
- Sei un’amica fantastica. Ora, basta con le chiacchiere e su con i fatti. –
- Ho portato delle cose stupende, però mi devi dare un parere – mi disse mentre la feci entrare in camera mia.
- Se vuoi farti una doccia, quello lì è il bagno, dentro ci sono degli asciugamani puliti e il phon sta in quella sorta di armadietto. –
- Grazie, di tutto quello che stai facendo. –
- Figurati, ti aspetto qui. –
Scar entrò in bagno ed io iniziai a rovistare tra i vestiti che aveva portato, scelsi poi quelli che erano, per me, adatti ad un appuntamento al cinema.
Dopo dieci minuti, forse di più, la mora uscì dal bagno solo con la biancheria intima e i capelli già asciutti. Indossò velocemente il jeans, la maglia nera velata e le vans.
- Al trucco ci pensi tu? No, sai, non è che mi piace molto il trucco, quindi non so cosa potrei combinarti. –
- Sì, ci penso io, però tu potresti farmi i capelli come li porti tu? –
- Certo, ti faccio la treccia e te la metto a coroncina, però il resto dei capelli li preferisci lisci o ricci? –
- Un po’ ricci sotto, grazie – sorrise.
Mi misi all’opera e dopo dieci minuti circa lei andò a truccarsi in bagno.
Io mi sdraiai sul letto e iniziai a giocare con la pallina che avevo rubato a mio fratello.
- Scarlett, qual è il tuo cognome? –  urlai per farmi sentire.
- Non lo sai? – urlò a sua volta.
- No, l’altro giorno quando ti presentasti non riuscisti a dirmi il cognome perché il prof entrò in classe. –
- Oh, beh è Hamilton
- Aspetta, cosa? Oddio, per caso sei imparentata con John Hamilton? –
- Sì, è mio fratello. Come lo conosci? –
Per poco non caddi dal letto quando mi disse che era suo fratello. Avevo notato una somiglianza tra i due, però non ci avevo dato peso poiché in quella scuola erano tutti uguali.
La raggiunsi in bagno mentre lei si metteva il lucidalabbra, si voltò poi verso di me e mi sorrise.
- Come sto? –
- Benissimo –
- Comunque, come conosci quel ritardato di John? –
- Ci siamo incontrati il primo giorno di scuola, scontrati più che altro. Aveva detto di avere un appuntamento veloce con una ragazza –
- Tipico di quell’idiota. Non lasciarti ingannare da quel faccino, è pur sempre figlio di mio padre. – sputò le ultime parole con disprezzo.
- E’ vero che tuo fratello va a letto con la prof. di chimica? – le chiesi con timore, mordendomi il labbro inferiore.
- In passato purtroppo sì, ora non so se continua ancora questa “relazione” diciamo. –
- Oh. Mi sa che Dylan è qui, vai – la spinsi fuori quando sentii il citofono suonare.
- A dopo, Nat. –

Quando Scarlett bussò al campanello di casa, i miei stavano apparecchiando, mio fratello guardava la tv ed io stavo per chiamarla poiché erano le nove e mezzo ed era in ritardo per la cena.
Aprii la porta e, cavolo, avrei voluto non farlo, perché la Scar che avevo davanti era diversa da quella sorridente.

- Cavolo, tesoro, che cazzo ti ha fatto quel coglione? – le chiesi notando le lacrime e poi dei segni rossi, quasi viola però, su tutti e due i polsi.
- D-Dylan… lui… - singhiozzò tra le mie braccia.
- E’ tutto okay, ora andiamo di sopra e, quando ti sarai ripresa, andremo a mangiare –

Salimmo di sopra e la feci sedere sul letto, mentre lei si asciugava le lacrime.

- Mi stava per riaccompagnare a casa, mi ha baciata, però si stava spingendo oltre e quindi l’ho allontanato, però lui mi ha preso i polsi e non mi lasciava. Quando mi sono liberata gli ho dato uno schiaffo e lui mi ha spinta dalla macchina, lasciandomi per strada e andandosene. -  terminò cercando di non piangere.
- Cazzo, mi dispiace tanto. Forse non avrei dovuto mandarti con uno che non conosco… -
- Tranquilla, sono io che volevo uscire con lui, tu non hai colpe. –

- Dai, andiamo a mangiare. –

Una volta in cucina, presentai la mia amica ai miei genitori che le sorrisero e sorrisero a me, forse perché ero felice di aver trovato un’amica.


 

Hello beautiful people c:
Scusate se ho aggiornato dopo tanto tempo, ma non ho avuto il computer in questi giorni perchè serviva a mio fratello per l'esame.
Inoltre ieri era il mio compleanno e non ho potuto nemmeno scrivere il capitolo, sorry.
Ad ogni modo, ho aggiornato e credo sia abbastanza lungo, dato che ha occupato circa sei pagine di word.
Spero che vi piaccia e vi dico che già in questo capitolo stiamo conoscendo meglio i nostri personaggi.
Scusatemi per gli eventuali errori, ma sappiate che si è rotto un tasto della tastiera e ho bestemmiato in arabo perchè sbagliavo sempre qualche parola lol
Lasciate una recensione, un parere, quello che volete.
Se volete farvi fare pubblicità a una vostra storia, per me non c'è problema, lo faccio :)
Anyway, se volete chiedermi qualcosa potete trovarmi qui
I love you :)


 

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