Scambio di vite

di variopintadite
(/viewuser.php?uid=529067)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1


 
Sotto un uggioso giorno di metà ottobre le strade di Pennville erano affollate.
Gillian aveva sempre odiato la città, lei preferiva di gran lunga il mare. I capelli biondo cenere si libravano in aria colpiti con frequenza da folate di vento. Non le piaceva tutto quella confusione, malgrado la ragazza ci fosse vissuta sin da quando aveva due anni.
Il vestitino blu che indossava le aderiva perfettamente al corpo morbido senza cadere nel volgare. Aveva impiegato una ventina di minuti per scegliere cosa indossare.
Un ragazzo le piombò addosso durante una brusca frenata della metro. Quell’energumeno l’aveva fatta rovinare a terra in quel sudicio pavimento.
“Faccio da sola!” annunciò stizzita al diretto interessato quando questi gli aveva offerto una mano per rialzarsi.
Si scrollò dall’indumento quel che poteva per poi lanciare un’occhiata rabbiosa all’Idiota.
Alla grande!, pensò. Se la macchina non avesse dato quei problemi di prima mattina, a questo punto non sarebbe caduta da nessuna parte. Avrebbe viaggiato un’oretta e sarebbe arrivata a destinazione… e invece no. La marmitta aveva iniziato a scoppiettare in modo preoccupante quella mattina, così aveva pensato fosse più sicuro prendere la metro.
Decise di andarsi a sedere. Prima aveva scelto di non farlo per non venire a contatto coi germi in modo diretto. Ora che ne era stata immersa non avrebbe fatto alcuna differenza.
“Ehi” soffiò a pochi centimetri dalla sua fronte il ragazzo di prima. Lei gli lanciò un’occhiataccia di risposta.
Non l’aveva già importunata abbastanza?
“Eric, piacere. Mi spiace per prima, sono davvero maldestro.” Le porse una mano attendendo una stretta dall’interlocutrice.
“Levati sgorbio.” Era stata la sua risposta, Gillian non era propensa a parlare con sconosciuti.
“Sei la sorella di Courtney, vero?” aveva continuato lui, senza preoccuparsi di risultare invadente.
“Esattamente, ora puoi finirla di rivolgermi la parola? Sei seccante.”
Eric spalancò la bocca, sorpreso. Erano due gocce d’acqua quelle due eppure i loro caratteri erano l’uno l’opposto dell’altro.
Trovava interessante l’approccio della gemella cattiva, un vero peperino.
Gillian si mise a fissarlo con insistenza per farlo imbarazzare. Con occhio critico lo iniziò a squadrare dall’alto al basso. Indossava una camicia a quadri e dei jeans molto aderenti per essere un ragazzo. Non è che era gay?
“Ti piace la banana?” chiese appunto con quella sua morbida delicatezza della quale era caratterizzata.
Tanto valeva divertirsi.
“Io… non vorrei sembrare volgare, ma amo la figa.”
Gillian era scoppiata a ridere a quella sua dichiarazione parecchio buffa. Ragazzi così dove si trovavano?
“Come fai a conoscere mia sorella? Frequenti i suoi stessi corsi?” domandò Gill con un sorriso mozzafiato.
Eric parve sconcertato. Insomma, non si sarebbe mai immaginato che quella ragazza da scorbutica sarebbe diventata più socievole. E doveva ammettere che quel sorriso gli aveva fatto perdere un battito.
“Be’, non tutti. Storia, matematica e letteratura inglese. Abbiamo la fortuna di avere gli orari che coincidono.” E si morse l’interno guancia per aver parlato troppo. Era da due anni che correva dietro a Courtney, non voleva farsi cogliere innamorato dalla sorella.
Gillian sorrise nuovamente. Si stava davvero annoiando su quel mezzo e quel ragazzo non la intrigava granché.
“Non è che saresti tanto gentile da svegliarmi quando siamo arrivati a scuola? Ho un sonno terribile” supplicò con lo sguardo. E di nuovo quel prepotente sorriso si adagiò su quelle labbra rosee.
Eric annuì col capo.
 



Angolo autrice:
Grazie per essere arrivata/o fino a qui. (Dubito vi siano individui di sesso maschile, ma meglio essere pronti all’evenienza).
Se riscuote dell’interesse nei lettori pubblicherò il continuo, se non fosse così capirò che non ne vale la pena.

15/01/16 E' stata modificata la città, quindi ci troviamo a Pennville, negli Stati Uniti e non più a Londra.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


NdA: Lettori, vi amo.

Capitolo 2


Si sentì scuotere la spalla in malo modo. Dalla sua bocca proruppero mugolii di dissenso. Non aveva intenzione di svegliarsi, Morfeo non voleva lasciarla andare.
Infastidita non poté far altro che aprire le palpebre e l’immagine di un ragazzo le si materializzò davanti agli occhi. Due smeraldi la stavano scrutando.
“Che cazzo ti guardi?”
Il ragazzo arrossì lievemente.
Gillian  fece scivolare il suo sguardo sulla mano di lui che era posata sulla sua spalla, la stessa mano che da qualche minuto la stava scrollando.
“Metti giù quelle manacce!” affermò, mentre nei suoi occhi si poteva leggere una silenziosa minaccia.
Il ragazzo arrossì – se possibile – ancora di più.
Ben gli sta, pensò Gill con un sorrisetto. Sentì il calore che percepiva sulla sua spalla svanire.
Poi ricordò tutto: lui era il presunto omosessuale che conosceva sua sorella.
“Dovremmo scendere Gillian, tra un minuto le porte si apriranno…” Eric si grattò la nuca, a disagio.
Porte? Quali porte? Ah, la metro.
“Oh… grazie per aver mantenuto la promessa” sorrise la bionda per poi alzarsi in piedi. Si acconciò il vestito tutto spiegazzato e si issò sulle spalle la tracolla contenente i libri di testo.
Eric si sgranchì le gambe. Aveva preso posto accanto alla giovane dopo quel piccolo dialogo – se poteva chiamarsi dialogo quello, o forse dibattito sarebbe stata la parola più azzeccata.
La imitò ed insieme scesero dal mezzo di trasporto.
Gillian non aveva la più pallida idea di come raggiungere la scuola, quindi andò incontro ad Eric.
“Ehi, non so ancora come ti chiami, posso fare il tragitto con te?” Giocherellò coi braccialetti che aveva al polso mentre attendeva una risposta.
“Certo. Me lo chiedi perché non sei in grado di andarci da sola?” la beffeggiò lui. Non era il tipico stronzo, ma quel commento che lei gli aveva mosso sul suo orientamento sessuale lo aveva avvilito parecchio. Aveva il coltello dalla parte della manica, quindi perché non usarlo?
Gill non avrebbe mai ammesso di non essere in grado di fare una cosa, almeno non davanti ad un estraneo.
“E io che volevo essere gentile… cos’è, è la prima volta che una ragazza vuole farti compagnia?” lo provocò.
“Forse è tutta una facciata ed in realtà ti piacciono gli uomini” continuò.
Non sapeva nemmeno lei perché si comportasse così da stronza con lui, o forse sì, forse lei lo sapeva perfettamente. Innanzitutto non l’aveva svegliata con delicatezza, ma in maniera alquanto rozza e in più quei jeans erano fin troppo stretti. Ecco, queste motivazioni sarebbero bastate.
Eric sbuffò, esasperato. Quella mattina era entrato nel box doccia per rinfrescarsi un po’. Aveva il vizio di spalmarsi il bagnoschiuma – quello al profumo di sandalo - ancor prima di bagnare la pelle. Una volta insaponato aveva aperto il getto dell’acqua per risciacquarsi ed era fredda. Così aveva dovuto sopportare l’acqua ghiacciata, e non era stato affatto piacevole.
In seguito aveva bruciacchiato il toast e se l’era dovuto mangiare perché essendo in ritardo – la doccia lo aveva tenuto impegnato più del solito -, non poteva permettersi di sprecare tempo a dorarne un altro. Ci aveva spalmato un sottile velo di marmellata e poi, dopo esserselo sbafato, era corso.
Aveva calpestato una cicca lungo il percorso e una volta essersi accomodato in metro, avevo cercato la sua agenda, aveva preso una pagina a caso e ne aveva strappato un angolino. L’aveva avvicinata alla suola e con qualche manovra era riuscito a levarsela.
Sapeva che due fermate dopo c’era quella che prendeva con rarità Courtney.
Gli era venuto un colpo al cuore quando aveva visto salire la bionda, convinto fosse lei. Poi aveva aguzzato lo sguardo e si era pienamente reso conto che quella fosse la sua gemella. Senza troppe cerimonie si era avvicinato, con l’obiettivo di estrapolarle qualche dettaglio succoso che avrebbe potuto usare per impressionare la sua Court. Peccato che la frenata lo avesse fatto precipitare su di lei, con il risultato di averla fatta incazzare.
Se non fosse stato perseguitato da tutta quella sfortuna quel giorno, non si sarebbe dovuto imbattere in quel diavolo di Gillian Hook.
“Io non ho intenzione di convincerti del contrario. Quindi pensa quel che vuoi. Ora andiamo a scuola, non voglio fare ritardi.” Sembrò che lui non volesse arrivare fuori orario, a Gill sembrò così.
Credete che sia questo il motivo? Se sì, state sbagliando alla grande.
Eric Bayer era così cotto di Courtney Hook che non voleva perdersi un minuto di quell’angelo caduto dal cielo. Voleva stare ad osservarla per ore: quale momento migliore se non durante le lezioni?

Gillian stentava a stargli dietro. Non era una sfaticata che poltriva sul divano, anzi, era un’assidua frequentatrice della palestra; ma non era facile tenere il suo ritmo frenetico.
Eric era alto un metro e ottantotto, aveva il passo lungo e poi voleva godersi l’entrata di Courtney. E non riusciva a non imprecare contro ogni cosa gli stava accadendo in quel giorno, sembrava che tutto il mondo stesse tramando contro di lui. Avrebbe voluto mandare al diavolo quell’insolente ragazzina, ma era la sorella della sua Court, non poteva permettersi un simile comportamento. Non voleva mettersi contro un membro della sua famiglia.
“Il nuovo… Usain Bolt… eh?” biascicò affannata.
Eric sorrise falsamente. Le sue attenzioni erano ancora incentrate su Court.
“Eccoci” annunciò mentre infilava le mani nelle tasche.  Con un lieve cenno del capo si incamminò verso l’aula del corso di matematica.
Dopo un paio di secondi Gillian gli si parò davanti. Sbatté le palpebre, sorpreso.
“Il tuo nome?” chiese. Lui non riuscì a capire per quale motivo l’avesse ancora tra i piedi. Si vedeva lontano un miglio che non sarebbero mai stati d’accordo, quindi perché interessarsi di lui? Ma doveva rispondere e soprattutto doveva arrivare in tempo in classe.
“Eric.” Controllò agitato l’orologio da polso e tornò a fissarla.
“Di cognome?” continuò. Avrebbe voluto sospirare di esasperazione, ma non lo fece.
“Bayer… Ora devo scappare. Ci si vede.” Sparì dalla sua visuale nel giro di una frazione di secondo.

Courtney stava giusto incedendo nell’aula e quando la vide si sentì scoppiare di felicità.
Si passò una mano fra i capelli per renderli più presentabili e controllò di non aver l’alito puzzolente.
Fece il suo ingresso e puntò il banco vicino alla giovane.
La bionda gli elargì un gran sorriso, poi ritornò a mordicchiarsi un’unghia. Era un viziaccio di cui lei era consapevole ma nonostante volesse smettere, la sua forza di volontà non era abbastanza forte.
“Preoccupata?” le chiese.  Avrebbe voluto dirle Ogni giorno diventi sempre più bella, ma le parole gli morirono puntualmente in bocca.
I capelli di lei erano legati in una coda di cavallo alta e portava una collana argentata dove pendeva un ciondolo con incastonata una pietruzza azzurrognola, Acquamarina. Si chiese chi gliela avesse regalata dato che fino a ieri non indossava alcun gioiello.
Courtney aveva una passione smisurata per le felpe. Anche quel dì indossava una felpa rossa con qualche scritta bianca. Il massimo di trucco che si metteva era mascara e eyeliner. Non era abile col make-up e poi lei voleva che qualcuno si innamorasse del suo vero viso e non di un mascherone di trucco.
“Sì, abbiamo il test oggi” gli rispose di rimando.
Ed ecco la stoccata finale: non aveva ripassato un bel niente.



Angolo autrice:
Grazie infinitamente alle persone che sono arrivate fin qui. Non confidavo che qualcuno avrebbe trovato meritevole di attenzione questa storia.
Grazie a Morfe_A per aver recensito il primo capitolo e grazie a Eli12 per averla aggiunta alle seguite.

Spero di ricevere pareri anche in questo capitolo. Ora siamo solo agli inizi, i casini non sono ancora cominciati ;)
Vi aspetto meraviglie

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Eric non andava tanto male in matematica, di conseguenza riuscì a compilare la prova.
Consegnò in fretta. Posato il mento sul palmo, l’ammirò per lunghi minuti.
Possibile che non si rendesse conto che quando si mordeva le labbra innocentemente, era una provocazione bella e buona?
Lei d’altro canto era intenta a mettere spunte e l’attimo dopo a scriverci “no”. Indecisa su cosa fosse giusto. Affondava i denti nelle labbra, cercando di reprimere la voglia di stracciare quel dannato foglio che la confondeva con abili tranelli.
Dopo un’infinita di tempo riportò il test a Mr Davis.
Eric si sporse sul suo banco, non voleva essere appiccicoso, ma lei lo attraeva come una calamita.
“Come ti è andata?”
Courtney sollevò lo sguardo tormentato incontrando i suoi occhi.
“Non lo so – si strinse nelle spalle -, a te?” balbettò.
“Penso bene.”
Non volendo far cadere l’argomento il moro cercò di aggiungere qualcosa. Una lampante idea si fece spazio nel suo cervello.
“Hai problemi in matematica? Perché se fosse così io potrei darti una mano… e lo farei anche gratis.” Si morse l’interno guancia poiché non voleva spaventarla con quel gratis.
E se avesse creduto che lui intendesse farsi pagare in altro modo? Non che gli dispiacesse una cosa del genere. Sapere Courtney inginocchiata fra le sue gambe a… accidenti!
Batté un pugno sul banco per quell’afflusso di sangue che si era indirizzato ai lombi. Gli avevano consigliato tempo addietro di pensare ad una vecchia nuda. Prese a figurarsi la sua vicina di casa, la signora Harrington, e con sollievo lo sentì afflosciare.
Courtney non aveva idea di cosa stesse accadendo al suo compagno di corso. Era rimasta interdetta quando aveva visto il suo pugno abbattersi contro il ripiano di legno con tale forza. Non aveva fiatato.
“Scusami” aveva sussurrato l’attimo dopo lui. “Allora, ti va?”
Lei si portò alla bocca il pollice strappando coi denti le pellicine che si concentravano in quell’area.
“Ehm, non ti preoccupare. Me la cavo anche da sola.”
Si voltò poiché Jasmine, una sua compagna, stava reclamando la sua attenzione.
Eric affondò le mani nei propri ricci mentre un sensazione simile all’avvilimento si stava inoltrando dentro di sé.
Perché, nonostante fosse un bel ragazzo con buone intenzioni, non riusciva mai a trovare qualcuno che ricambiasse i suoi sentimenti?

Courtney si indirizzò a casa dopo la lezione di arte. Oramai le sue speranze sul fatto che il professore di storia si potesse interessare ad un’allieva come lei si stavano spegnendo del tutto.
Erano parecchi mesi, - da quando il caro signor Darren si era infortunato e suo figlio, Thomas, l’aveva prontamente sostituito – che gli correva dietro. Faceva in modo di essere sempre pronta nelle interrogazioni e si metteva quel filo di eyeliner per dare una buona impressione. Il risultato era sempre lo stesso: la ignorava. Sapeva che fosse illegale una relazione con il proprio insegnante, però non ci poteva far nulla se quando lo vedeva le batteva il cuore all’impazzata.
Thomas Darren sei mesi prima aveva fatto la sua comparsa in jeans e camicia e tutte le studentesse avevano fatto gridolini eccitati a quel ben di Dio. Non aveva segni che lo contraddistinguevano dalla norma. Anzi, aveva dei banali capelli castano scuro e gli occhi color nocciola. Era il fascino racchiuso in quel viso maturo che mandava in visibilio gli ormoni del gentil sesso; senza contare la sicurezza che sprigionava da ogni poro.

Gillian era tornata da soli cinque minuti ed era già intenta a riempire la bacinella azzurra con dell’acqua calda. Preparò il pediluvio cospargendo all’interno del bicarbonato e infine dopo averla adagiata davanti al divano, vi aveva immerso i piedi. Iniziò a fare mugolii di apprezzamento. Amava coccolarsi dopo aver affrontato una giornata di scuola, soprattutto quando era una GDN: Giornata Decisamente No.
Quel ridicolo giochetto con le sigle glielo avevano insegnato le sue amiche di vecchia data, Jane e Lilian. Ancora, dopo anni, non lo aveva abbandonato.
“Gill, sei a casa?” sentì chiedere dalla sorella.
“Sono qui!” gridò di rimando.
Courtney la raggiunse sul divano sistemandosi un cuscino dietro la schiena per stare più comoda.
“Senti, tesoro…” incominciò la pestifera.
“Non mi piace” sussurrò l’altra.
Gillian si girò verso Courtney.
“Cosa non ti piace?”
“Quando cominci in quel modo vuol dire che stai tramando qualcosa o che c’è qualcosa che bolle in pentola.” La guardò con la speranza che per quella volta si stesse sbagliando.
Le diede qualche colpetto sul ginocchio. “Ma che dici, sciocchina!” Ridacchiò allegra.
Court si fece la croce.
“Allora – incominciò con solennità -, oggi ho incontrato Mr Banana. Per caso lo hai slinguazzato per bene e poi ti sei defilata quando voleva approfondire la conoscenza?”
L’altra spalancò gli occhi arrossendo vistosamente.
Ho fatto centro!, pensava l’impertinente. Non sbaglio mai.
“Mr Banana? Ma di che caspita stai parlando?” aggrottò la fronte cercando in qualche anfratto della sua mente se avesse mai visto qualcuno indossare un costume da banana o se la mascotte ne portasse uno; ma nulla.
 “Ora non fare la stronza e dimmi tutto!” disse sovraeccitata l’altra incrociando le dita delle mani con fare cospiratorio.
“Gill, ti giuro che non so di cosa tu stia parlando. E poi, lo sai…” disse sciogliendosi la coda di cavallo, giusto per occupare le mani in qualcosa.
“Cosa so? Non mi dici mai nulla! Sono sempre io a raccontarti cosa mi succede!”
“Non ho mai fatto nulla con un ragazzo…” si passò numerose volte le mani fra i capelli, era nervosa.
“Sì, certo. Sei strafiga, appunto per questo sei mia sorella, tutti ti vorrebbero. Ora non fare Miss Chastity!”
“Miss Chastity? Una tua amica?” domandò lievemente spazientita per il fatto di non riuscire a seguire la ragazza.
“No. Hai presente la castità? Ah, ma ti devo proprio dir tutto! L’ho appena inventato. Ora lasciamo perdere e ritorniamo al tizio di stamattina.” Con la mano scacciò via qualche mosca invisibile. Court pensò per qualche secondo che Gill avesse problemi mentali… perché scacciare insetti che non c’erano in quella stanza?
“Mmm… come si chiamava? Edward? No, no. Magari fosse un vampirozzo gnocco! Allora… Gary? Nah. Iniziava con “E” se non mi sbaglio. Dai, - diede una gomitata alla sorella – aiutami!”
La bionda le rifilò un’occhiataccia. “Come posso aiutarti? Se mi dessi un indizio perlomeno.”
“ERIC!” urlò come indemoniata alzandosi in piedi e rischiando di perdere l’equilibrio.
“Oh, Eric. Sì, lo conosco. Ancora non capisco perché l’hai chiamato in quel modo.”
Gillian si morse un labbro e fissò intensamente la sorella. Prese posto nuovamente accanto a lei.
“Indossava dei jeans attillatissimi! Per l’appunto: ha un culo perfetto. Due natiche magnifiche. Volevo dargli un pizzicotto.- Si vergognò un po’ per quella confessione azzardata e cambiò argomento.-  L’ho un po’ osservato e tutto sommato non è male.”
Spintonò la sorella con forza  facendola cadere di fianco.
“Sveglia! Quello ti viene dietro e tu cosa fai? Non te ne accorgi nemmeno. Allora, questa mattina si è avvicinato, probabilmente pensava fossi tu; e dopo, accortosi che fossi la tua gemella, stava cercando il modo per parlarmi. La metro ha frenato e, puff, mi è scivolato addosso. Voleva aiutarmi ad alzare, ma quando sono nervosa divento intrattabile così non mi sono comportata molto bene nei suoi confronti. Ci siamo scambiati qualche parola e quando ha parlato di te gli brillavano gli occhi. Te lo dico io: è cotto perso!” annunciò sogghignando.
Courtney sbarrò gli occhi e tutto le fu chiaro. Pensava che fosse nel suo carattere essere così premuroso con lei.
Gillian se la stava ridendo nel frattempo. Si immaginava la sorella che lo evitava e lui che rimaneva accigliato mentre cercava di comprenderne la ragione.
“Sicuramente c’è un motivo per cui tu mi hai detto questo. Qual è?” si informò senza perdere tempo.
Gill afferrò una salvietta rossa e si asciugò con cautela il piede.
“Nulla di che. Mi sta sul cazzo e così l’ho conciato per le feste” disse, ridendo malignamente.
“Oh, meglio che vada a preparare il pranzo.” Esasperata si diresse in cucina mentre prendeva una pentola e ci aggiungeva dell’acqua. Non sapeva che intendesse e non voleva scoprirlo.
“Brava bambina” si complimentò Gill, lasciando la bacinella in sala e andandosi a sedere a tavola.




Angolo autrice:
Ora stiamo cominciando ad entrare nel vivo della vicenda, ma questo è solo l'inizio. La svolta che segnerà le loro vite non è ancora accaduta.
Cosa ve ne pare di questo capitolo? Chi preferite delle gemelle Hook? Eric come vi sembra?
Mi piacerebbe ricevere recensioni. Aiuterebbero parecchio!

Fatevi sentire lettori silenziosi, dai :)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

Gillian soffiò il ciuffo che le ricadeva ribelle sull’occhio, coprendole la visuale. Sbadigliò sonoramente senza preoccuparsi di coprire la propria bocca.
“Devo per forza vedere la sua ugola, signorina Hook?” la rimproverò la professoressa di informatica, guardandola con disappunto.
“Le dispiace? “ disse ironica con un sorrisetto beffardo.
“Si vada a fare un giro fuori dall’aula” le intimò la donna, stizzita, mettendosi le mani sui fianchi.
“Non vedevo l’ora che me lo dicesse” disse traboccante di gratitudine la ragazza, facendo ciò che le era stato ordinato. Peccato che non mi abbia sbattuta fuori prima, mancano giusto una manciata di minuti alla fine dell’ora, pensò.
Chiusasi la porta alle spalle, bighellonò per il corridoio, finché non trovò quel carciofo di Eric Bayer prendere qualcosa alle macchinette. Socchiuse gli occhi, soppesando cosa fare.
Una sciocca - stupidissima -  idea le balenò nella mente. Afferrò l’elastico che aveva al polso e si legò i capelli in una coda. Sua sorella non portava mai i capelli sciolti fuori da casa. Si mise un po’ in grazia i vestiti e gli si avvicinò.
“Ehm… ciao Eric” esordì, guardandolo con finta dolcezza. Si stava sforzando tanto, ma ne valeva la pena.
Lui si girò confuso e quando la vide, lei notò una scintilla accendergli lo sguardo smeraldo.
“Courtney?” chiese con titubanza. E lei vide chiaramente l’agitazione prendere il sopravvento su quello scimpanzé.
E chi dovrei essere?, stava per dire poi ci ripensò su. Sua sorella era ingenua e affabile.
“Sì… sono io. Eric…” iniziò, ma lasciò ben presto la frase in sospeso. Lo guardò in quegli occhi, erano magnetici. Perché Court non ci era ancora uscita? Forse aveva problemi di vista.
Prima di tutto doveva tirare fuori una balla credibile del perché indossasse un capo così raffinato. Sua sorella non faceva che indossare felpe e jeans. “Ti piace come mi sta questo vestito? Me l’ha consigliato Gillian, ha buon gusto non trovi? – Lui alzò gli occhi al cielo, contrariato. – Mi sta male?” chiese, con finta delusione. L’avrebbe sbranato se le avesse detto che era così. Quel vestito le faceva risaltare gli occhi azzurri, accentuando le sue morbide curve.
Il ragazzo scosse la testa. “Stai d’incanto.” Gli occhi di lui si fecero più sgranati e le sue guance si tinsero di rosa.
La bionda voleva chiedergli perché avesse fatto quello sguardo, come se quel nome – il proprio - non fosse altro che un peso. Scansò via i pensieri e si soffermò un attimo di troppo sulle sue labbra.
E se avesse provato a…?
Mmmh si era quasi decisa a fare il passo più lungo della gamba, eppure le conseguenze la preoccupavano.
“Io…” disse, tenendolo lì, in attesa.
Le sue orecchie ben drizzate per captare ogni sua parola. Lo aveva in pugno. Anzi, “sua sorella” lo aveva in pugno.
E Gillian si armò di coraggio e lo fece.
Si avvicinò con lentezza disarmante al suo viso, si mise in punta di piedi, e lì, fece unire le loro labbra. Era desiderio allo stato puro, mentre le sue labbra si muovevano voraci ad assaggiare quelle di lui. Con la mano risalì il suo petto, e lo sentì fremere.
Probabilmente lui stava pensando a quanto fosse passionale la sua Courtney. E in quell’atto le venne anche da ridere per quella follia, per quell’azzardo. Il sapore delle bugie era così dolce però, e il suo sapore era anche qualcosa di meglio.
“Dio… Courtney” biascicò lui, con la voce affannosa.
Lei in risposta gli afferrò il labbro inferiore fra i denti, come provocazione. Era così che ci si sentiva mentre si era sotto l’effetto di stupefacenti? Era elettrizzata e si sentiva leggera come una piuma.
Con malizia fece aderire il suo petto a quello di lui. Gli si abbassava e si alzava in modo irregolare e…
Sentì che era eccitato, duro contro la sua pancia. E forse fu quella la scintilla che la istigò a continuare.
 
Eric stava davvero perdendo il lume della ragione. Quella ragazza era la sua droga. Ogni singola cosa di lei la rendeva perfetta per lui.
E ora, ora, se n’era follemente innamorato. Il suo cuore batteva all’impazzata; il desiderio di possederla, lì su quella macchinetta, si era fatto sempre più pressante.
La allontanò con dolcezza. Courtney lo guardò confusa.
“Court… se continuiamo così… rischio di non trattenermi” le sussurrò con gentilezza, la voce affannata. Le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, posandole un bacio umido sulla gola.
 
Gillian dentro di sé rideva come una matta e nel contempo era pervasa da una crescente eccitazione.
“Fa’ silenzio” mormorò lei sulle sue labbra, agganciandogli la gamba alla vita. Con prontezza lui fece fare la stessa cosa anche all’altra.
“Fammi ciò che vuoi” sospirò il ragazzo in completa estasi.
Gillian gli morse il collo giocosamente e, con abili movimenti, iniziò a strusciarsi contro di lui.
La cosa era decisamente ai limiti della realtà, ma cosa le fregava del resto? Aveva solo voglia di Mr Banana.
Lui iniziò a sospirare pesantemente.
“Andiamo in bagno” gli suggerì, per poi continuare la sua lenta danza erotica. “Non vorrai farci interrompere da qualcuno, no?”
Eric si fiondò nel bagno, assicurandosi di non trovare persone.
Gillian scese e si appoggiò nel suddetto luogo, dove lui arrivò a chiudersi.
“Mi stai facendo impazzire” soffiò sulle sue labbra.
Lei gli scoccò un’occhiata maliziosa. “E abbiamo solo iniziato.” Con la mano scivolò fino alla patta dei suoi jeans.
Poi sentì la porta della toilette aprirsi. Quel rumore sembrò destarla, riportandola alla realtà. Un vociare maschile la avvisò che erano in compagnia e che se fosse uscita, si sarebbe giocata la reputazione. Perché non si era diretta ai bagni femminili? Avrebbe fatto lui la figura del porco.
Il ragazzo cercò di proferire parola, ma lei gli premette l’indice sulle labbra, intimandogli di tacere.
Attesero in silenzio, quasi imbarazzati, che tutti i presenti se ne uscissero.
Diversi minuti dopo, Gillian tese l’orecchio per accertarsi di essere al sicuro. E: “Via libera!”
Se ne andò, lasciando un Eric confuso in bagno.
 
L’ultima cosa che lui vide fu la chioma bionda di Courtney. Non poteva crederci. Davvero quell’angelo si era accorto di ricambiarlo?
Il cuore gli batteva forte nel petto. L’unica cosa a cui riuscì a pensare erano le sue labbra – morbide - sulle sue.
Si diresse verso i lavandini, optando per dell’acqua fredda: ne aveva davvero bisogno.
Ne portò un po’ sul viso, cercando di riacquistare un minimo di lucidità. Anche se, da quel sogno, lui non voleva di certo risvegliarsi.
 
Gillian corse all’esterno, lontano dal luogo del bacio – o crimine? - e da quel ragazzo. Si sentiva una completa idiota. Si era comportata in modo totalmente assennato; ma quando si passò la lingua sulle labbra, sentì il suo sapore – che se ne fosse assuefatta? - sulle labbra. Si pentiva davvero? La risposta non era tanto immediata.
Ora doveva pensare solo a finire la giornata… senza combinare altri casini.
La gemella avrebbe compreso, anche lei aveva commesso qualche errore, no?
 
Courtney aveva freddo. Tremava come non mai, stretta in quella felpa viola scuro. Si rigirò fra le mani la collanina che sua sorella le aveva regalato. Ricontinuava a pensare alle parole di quest’ultima. Mi sta sul cazzo e così l’ho conciato per le feste. Quando quella ragazza si metteva in testa qualcosa, non era mai nulla di buono. Si morse il  labbro con forza; si sentiva preoccupata. Perché aveva sempre quest’ansia su di sé? Di certo non poteva essere il Karma, perché aveva sempre cercato la soluzione più giusta, anziché quella comoda. Eppure finiva sempre per aspettarsi il peggio – soprattutto quando ci stava di mezzo la sorella.
 
 
 
 
Angolo autrice: non sono morta, lo giuro! :c
Ho abbandonato un po' la stesura in favore dell'altra long Originale, ma non la storia. Purtroppo gli aggiornamenti non saranno frequenti, ma non passeranno anni, fra un capitolo e l'altro. Però non so darvi un tempo esatto. Spero (e mi impegnerò) affinché siano pubblicati 1/2 capitoli al mese. 
Un grazie a chi ha inserito la storia nelle varie sezioni e a chi ha dedicato il suo tempo a recensire. Apprezzo molto!
Questo capitolo è il preludio di tutto il disastro che verrà: Gillian ha finto di essere Courtney, e se notate, il titolo è "Scambio di vite"... S
e ne vedranno delle belle ^^
Spero di non risultarvi banale, ma di accattivarmi la vostra curiosità con le mie idee strampalate. 
Le vostre opinioni sono sempre accette e ben accolte dalla sottoscritta. 
Non abbiate paura, non mordo :3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2757357