in my life

di HiLife
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** la vita di tutti i giorni ***
Capitolo 2: *** capitolo n.2 / 'love me tender' ***
Capitolo 3: *** 3° capito/ I Feel Fine ***



Capitolo 1
*** la vita di tutti i giorni ***


CAPITOLO 1 'LA VITA DI TUTTI I GIORNI

 

Oggi, finalmente il cielo di Liverpool è sereno. Finalmente è primavera. E non so quanti finalmente posso ripetere. Mi stropiccio gli occhi e apro le braccia per distendermi. 'Che ore sono? O cazzo! Il matrimonio!' Mi alzo come una furia e corro al bagno. Ma, mi dimentico della porta chiusa. 'Come non detto'. Do' una capocciata e cado come una pera per terra. Solo quando riesco a riprendermi dal male della botta riesco a decifrare l'orario. Le nove e un quarto. 'Ma mannaggia la capra che balla il tango su una panca, ormai'. mi alzo con poca voglia e apro la porta del bagno. 'Jude devi ficcarti nella testa che non sei un rinoceronte'. Guardo il vestito già pronto da ieri sera e lo indosso.
Sento suonare il campanello di casa verso le undici, le mie due amiche, Annabeth e Glory sono pronte e mi aspettano per raggiungere la sposa. 
-siete bellissime- ripeto loro diverse volte. Infatti oggi penso che faranno strage, in confronto al mio vestito semplice a vita alta sono due schianti. Quando arriviamo davanti la chiesa, il sole la illumina e migliora ancora di più la giornata. Gli invitati si girano sempre più frequentemente per vedere se arriva la sposa.
-avete visto quello lì? - indica Glory -è occupato è mio!-
-quello invece non me lo toccate!- dice l'altra soddisfatta. 
-mi sa che lo toccano già annabeth- le dico facendole notare come ci sta provando una ragazza spudoratamente. 
-quella ippopotama!-esclama. Scoppiamo tutte a ridere. Stiamo uscendo pazze pian piano.
- mi ero dimenticata di una cosa! C'è anche un vip presente al matrimonio! Dicono che è conosciuto, ma non mi ricordo nemmeno il nome..-. Il discorso però viene interrotto dall'arrivo della sposa.
E tutti gli invitati si affrettano ad entrare come noi.


Finalmente abbiamo finito il secondo e tutti stanno aspettando il taglio della torta. Io approfitto della bella giornata per prendere una boccata d'aria 'stavo per soffocare con quelle due che mi stordiscono!' E così mi siedo sulla prima sedia che trovo fuori. Fisso il panorama incantevole di una Liverpool. Di sottofondo sento il giradischi che manda un quaranta giri di musica jazz. Pian piano chiudo gli occhi e mi godo il clima perfetto.
-posso?- chiede una voce maschile, apro gli occhi 'o la santissima!  E chi sei tu?' 
-si, non si preoccupi- sorrido.
-non mi dia del lei.. comunque sono Paul! Scusa per averti rubato l'idea- mi dice mostrandomi uno dei più belli sorrisi. 'Cosa ti farei' ripete la mia mente.
-Jude- gli porgo la mano audacemente.
-stupendo il panorama- indica con la testa lo spettacolo di fronte noi.
-non riesco a credere che abbiano beccato una giornata del genere. Insomma non è tanto facile!- ossevo senza farci caso. Lui annuisce, però quando mi giro verso lui entusiasta lo noto a fissarmi. Lui distoglie lo sguardo in modo automatico. Poi si rigira e mi fa notare le sigarette.
-ti dispiace se.. ?- 
-oh, no. Ormai sono abituata.- sorrido abbassando lo sguardo. 'Perché mi fissa! Fa' qualcosa Jude! Di qualcosa! Oh! Fanculo!' 
-comunque parlando di Liverpool..- mi precede lui -secondo me sono le persone che ci vivono che la fanno bella!-. Rimango stranita dall'affermazione, però il ragionamento fila. Annuisco. Mi sento chiamare. Infatti annabeth mi invita ad entrare per il taglio della torta. 
-scusa Paul.. mi chiamano. È stato un piacere conoscerti- gli dichiaro felice.
-continueremo le nostre chiacchierare prima della fine del matrimonio?- mi chiede speranzoso. Io alzo le spalle e mi sento il suo sguardo finché non giro l'angolo. 


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il mio primo capitolo woooooo! spero che vi piaccia :D


-G

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Capitolo 2
*** capitolo n.2 / 'love me tender' ***


Capitolo n.2 'Love me tender'





Sto finalmente consegnando le bomboniere all’ultimo tavolo, quando mi sento una mano sul fianco. Mi giro un po’ incuriosita. È un uomo, ah, è Paul.
-ciao, ti va di restare con me dopo?- chiede un po’ arrossando. ‘e ora che gli dico?’ penso ‘insomma è un perfetto sconosciuto e non credo che i tuoi ne siano d’accordo’.
-devo vedere Paul, non credo che i miei siano favorevoli- alla mia risposta Paul abbassa la testa. Poi, come se gli fosse venuto qualcosa in mente, mi guarda corrucciato.
-posso sapere la tua età, Jude?- pronuncia il mio nome come se stesse cantando, come se lo volesse rendere importante.
-diciannove anni. E tu, Paul?- chiedo cercando di capire dove voglia andare a parare.
-ventidue, scusami Jude, ma non puoi decidere di testa tua?- ‘insomma non ha tutti i torti, digli di si senza pensarci due volte’
-va bene. aspettami verso l’uscita..-  gli dico sorridendo. Lui di risposta abbassa il capo e si rimette il cappello a bombetta. Gli sta molto bene e diciamolo, lui è proprio un bel ragazzo. Quando ho finito di prendere le cose dal guardaroba, mi dirigo verso le mie amiche, che noto parlare con Paul. Annabeth “stranamente” non è del tutto sobria e in questo momento ci sta provando spudoratamente con lui. Glory è al fianco della ragazza che si gode la scena con un bicchiere di champagne in mano.
-oh, Paul. Lei è Jude, una nostra grande amica- dice Annabeth cercando di abbracciarmi. Lui mi porge la mano.
-molto piacere, Paul- mi fa l’occhiolino e capisco perfettamente le sue intensioni.
- piacere mio, ora vogliamo andare- gli sorrido, notando l’espressione di entrambe le mie amiche. Annabeth in questo momento non ci sta capendo proprio niente. Lui gentilmente, mi fa indossare la giacca e poi con un movimento di capo mi fa capire la direzione dove sta andando. Tutte e tre lo fissiamo finchè non raggiunge l’uscita.
-è lui?- mi chiede Glory intenta ad accendersi la sigaretta.
-si, mi ha invitato ad andare a prendere qualcosa a qualche locale.- le spiego aggiustandomi la ciocca ribelle.
-è un bel ragazzo. Sai chi è?-
-mi ha detto che si chiama Paul Mc qualcosa. Se ti chiamano i miei digli che sto da te, non si sa mai- le raccomando vedendo il ragazzo affacciarsi alla porta.
-vai, ti aspetta- mi incita. –sei uno schianto!- le sento dire quando ormai sono al fianco del ragazzo con la pompetta. Lui mi squadra dalla testa ai piedi, mi sorride.
-dove mi porti?- gli dico con curiosità.
-a casa mia-. Si volta di me e mi fa entrare nell’auto. Quando è dentro anche lui, non mi riesco a trattenere, ma sbadiglio.
-scusami Paul!- diventando tutta rossa.
-oh! Ma siamo già stanchi! Comunque non sappiamo niente l’uno dell’altra.. che cosa fai nella vita?-. svolta a destra.
-studio, è il mio primo anno di università, sto a Londra. Sono ritornata questa settimana sia per il matrimonio e la Pasqua.- lui annuisce. Poi gli chiedo anche io che cosa fa.
-lavoro nell’economia musicale, mi occupo con il mio gruppo direttamente delle tendenze musicali, a Londra anche io- si spiega con aria seria mentre guarda dove girare per la seconda volta. Le sue mani sono appoggiate al volante come se fosse il re della città. La conosce a memoria e si vede.
-dove precisamente?- gli chiedo per fare conversazione.
-studi dell’ Abbey Road in questo momento-. Ferma l’auto, non è passato molto tempo durante il viaggio. –questa è casa mia, Jude-. Me la indica con gli occhi. Quegli occhi che nascondono qualcosa. Si comporta in modo molto maturo per la sua età. E vedo che ci sa fare con le donne.
 
La casa è molto bella, è un villino, non qualcosa di troppo esagerato, però si vede che non è un posto frequentato dalla famiglia. ‘di sicuro sarà dei suoi, ma neanche’ volto la testa un po’ da tutte le parti. Noto che ha una libreria, dove al centro c’è un tv. ‘una tv? Allora si che ne ha di soldi’. Nella libreria ci sono molti libri, ma anche dischi. Infatti dall’altra parte della stanza vedo che c’è un giradischi. ‘wow’ dico fra me e me. Lui intanto si è diretto verso il piano di sopra, dopo qualche minuto infatti scende le scale velocemente, si è tolto la cravatta, giacca e scarpe. Le bretelle gli accentuano le spalle.
-scusami, ma non ce la facevo più. Puoi anche toglierti i tacchi e se vuoi anche qualche altra cosa-. Apro la bocca realizzando quello che ha appena detto. Ride. –non mi guardare così male, è per sciogliere il ghiaccio.-  intanto però sono diventata tutta rossa in viso.
-posso sedermi?- dico per cambiare discorso. Lui mi annuisce. ‘bene, sono a casa di un maniaco. Non so se riuscirò a rivedere i miei parenti e mi sto pentendo della decisione che ho fatto’.
-Jude- cerca la mia attenzione –ora mica te ne vuoi andare dopo averti detto questo?-
-sono indecisa, Paul.- ‘che cosa vuoi fare ora?’. Lui abbassa il viso capendo lo sbaglio che ha appena commesso, mi siede accanto.
-vuoi sentire qualcosa? Intendo musica. Puoi scegliere se vuoi- io annuisco. –lì c’è tutto quello che ti serve, vado a preparare qualcosa da stuzzicare-. Lo fisso allontanandosi e noto una cosa. ‘Jude! Sei una porca!’. Il suo perfetto fondoschiena sembra sculettare.
Ha molti generi, dal jazz a swing. Però il disco che prende la mia attenzione è quello del Re, Elvis. Quando mi volto verso il giradischi vedo Paul appoggiato allo stipite della porta che mi sorride.
-il Re?- mi chiede. Gli annuisco e gli consegno il disco. Quando la musica inizia a risuonare nella stanza inizio a sorridere. Quell’uomo mi ha sempre fatto impazzire sin da piccola.
-sai, da piccola mia mamma, per calmarmi, mi cantava le sue canzoni, io lo facevo subito. Infatti sapevo molte sue canzoni- gli racconto, mentre si avvicina.
-per me è stato sempre un sogno arrivare ai suoi livelli, mi diletto sempre a cantare le sue canzoni. È come se fosse un punto di riferimento- quando ha finito la frase lo guardo strana ‘cosa intende dire?’. Intanto si è seduto al mio fianco. Sbadiglio, non ce la facevo a trattenerlo. Lui ride e mi dice qualcosa al riguardo. Non ci faccio caso, ma poggio la testa sulla spalla. Lui inizia a cantare la canzone che risuona nella stanza, mi pettina i capelli.
-love me sweet,
never let me go..-
Ha una voce veramente stupenda, credo la migliore sentita. Intanto sento che il sonno sta prendendo il sopravvento. Sento un -notte, Jude-. Ma sono ormai nel mondo dei sogni per rispondere.
-Buon giorno- sento una voce che mi risulta non conosciuta. Un ragazzo che mi fissa con le gambe appoggiate al tavolino che gli sta davanti si sta presentando. -sono John, Paul si sta facendo la doccia. tu chi saresti?-
-Jude.- gli offro la mano dopo essermi stiracchiata. -meglio che me ne vado.- 
-ecco, è per questo che ti fisso da..- legge l'orario del suo orologio -.. quindici minuti esatti. non vuole che tu te la svignassi. strano per uno come Paul.- riflette ad alta voce. 
-di solito tutte quelle che porta a casa non le lascia dormire sulla sua spalla sul divano. piuttosto di sopra, nuda e sul suo pettorale da omino intelligente- racconta. 'quindi Paul sarebbe uno sciupa-femmine? bene'

Paul scende e guarda John, poi me e poi di nuovo John. -che le avrai detto?- chiede immaginandosi la risposta.
-quello che deve sapere Paulie, le ho detto che è insolito che non te la sei portata al letto- dice con naturalezza. alza le spalle e sorride.
-oh John.- dice paul.
-oh Paul- gli rifà voce l'amico. 'basta mi sono rotta'.
-oh Jude- mi dico da sola. i due mi guardano e scoppiano a ridere. -va bene, ho capito. John è stato un piacere conoscerti. Paul, io vado. Non so che fare qui.- e cerco di aprire la porta, ma, come al solito, non riesco ad aprirla. Paul dice a John di andarsene in cucina e mi blocca tra la porta e il suo corpo.
-girati- mi ordina, lo faccio, solo dopo qualche secondo dopo aver capito che non posso far niente. la distanza è minima. I miei occhi sono persi, è proprio un bel ragazzo. 
-vorrei rivederti. Sei qui nei prossimi giorni no?-. annuisco di risposta. -allora vorrei accompagnarti a casa per vedere dove passarti a prendere nei prossimi giorni.-
-va bene. però, Paul, se mi hai preso per una delle tante che ti vuoi portare al letto allora stai perdendo tempo.- mentre dico ciò nella sua fronte si formano delle rughe e inizia a far di 'no' con il capo.
-no, no, no, Jude e ancora no-. detto ciò lo spingo lontano da me. 
-ok. ora portami a casa-. e fa quello che gli dico.




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ecco il 2° capitolo! 
sono felicissima di averlo pubblicato e ho già pronto quello seguente. beh, che dire spero che vi piaccia!

-G
 

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Capitolo 3
*** 3° capito/ I Feel Fine ***


3° capitolo - I Feel Fine

Quando sono finalmente davanti la porta di casa sento delle voci arrivare dall’interno, distinguo i miei, ma le altre voci non le ho mai sentite mai in vita mia. Sono ancora sul tappeto dell’entrata che cerco di trovare le chiavi di casa nella borsa. Scelgo di non suonare, così quando avrò aperto la porta potrò sgattaiolare su in camera senza essere disturbata. In punta di piedi infatti riesco ad arrivarci. Entrata in camera riesco a sentire tutta la stanchezza che mi appesantisce ancora di più. Mi spoglio pian piano e mi dirigo verso il bagno.
Quando sono pronta per bene scendo le scale con lentezza, non ho molta voglia di affrontare gli ospiti. Mamma mi aveva detto che avrebbe cucinato a pranzo per degli amici, ma non mi ero fatta spiegare bene. la voce di un uomo mi giunge alle orecchie.
                -questa settimana mio figlio finalmente ci ha raggiunto, si! Mi aveva detto che sarebbe venuto a pranzare, ma non ha chiamato a casa per tutta la mattinata- l’uomo si spiega e mia mamma esclama qualcosa con tono felice. Sono già arrivata al piano di sotto e sento che tutti hanno ormai notato la mia presenza.
                -questa è mia figlia. Jude- papà mi presenta all’uomo alto che ho di fronte –jude lui è Jim McCartney-. Quando sento quel cognome sbianco, non sarà prprio lui il padre di Paul? Le mie gambe diventano quasi di gelatina e faccio un sorriso solo per cortesia. lui mi offre la mano e io gliela stringo gentilmente. Poi gli si fa accanto un ragazzo che dall’aspetto dovrebbe avere la mia età, e, cavolo, è la copia di Paul. “In che pasticci ti sei messa Jude?”.
                -ciao, io sono Michael- anche lui mi offre la mano, ma al volto ha un sorriso che non promette niente di buono. Giro la testa preoccupata. I miei mi fissano felici. Meglio non combinare nessun disastro.
                -piacere mio- dico ancora con voce falsa, lui sorride ancora di più, mi fa l’occhiolino e questo mi fa odiare ancora di più il ragazzo che mi è vicino. Poi noto che il suo sguardo si abbassa sul mio completino. Alzo gli occhi al cielo e mi prego di non uscire con qualche frase di troppo. Raggiungo mio padre che mi abbraccia.
                -mia moglie mi ha fatto cenno che è quasi pronto, se volete accomodarvi, giusto qualcosa da assaggiare prima che arrivi vostro figlio e mio figlio- invita gli ospiti nell’alta stanza sorridente. Mi ero completamente dimenticata che questa mattina ritornava Carl! Mi vado a sedere vicino a mia madre, ma il posto affianco viene lasciato libero insieme a quello che mi è di fronte. “speriamo” ripete la mia mente, però nello stesso tempo inizia a farsi filmini su filmini. Ho seriamente paura che qualcuno di questi si realizzi. Insomma, i miei sanno che ieri sono stata da Glory e se venissero a sapere che non è così non credo che mi faranno uscire i prossimi giorni e già con le mie amiche avevo organizzato alcune uscite importanti, poi a Paul avevo promesso che saremo usciti insieme. Abbasso il viso al pensiero. Quando finiranno le vacanze lui ritornerà alla vita da cittadino londinese, con la carriera immersa nella musica e io alla mia vita da universitaria, però carpe diem! Quando sentiamo il campanello suonare la conversazione che non ho sentito fino ad ora cessa e mia madre si alza per andare ad aprire la porta.
                -chi è?-
                -mamma la valigia pesa!- esclama mio fratello ormai già entrato. Dietro lui c’è qualcuno che gli sta portando l’ultima valigia. Si sente qualcosa poggiare per terra, dei passi completamente diversi, mi sento strana, la mia tela è appoggiata alla mia mano e sono rivolta verso la porta. Ed eccoli, dopo pochi secondi lì. Mio fratello mi sorride e si dirige verso di me a braccia aperte. Mi alzo felicissima di vederlo. Mi ripete, con la testa immersa nel mio collo, che gli sono mancata da morire ed io sorrido ancora di più alle suo affermazioni. Quando ci stacchiamo sento la sua mancanza.
                -papà è lì che ti aspetta che in tutti questi mesi ha rotto a me le scatole-. Tutti scoppiano a ridere, compreso il nuovo arrivato. Mi giro verso lui e lo sorprendo ad osservarmi, quando vede che rispondo al suo sguardo lui mi sorride, la camicia bianca che gli va perfettamente mi fa impazzire ancora di più, quesa va a finire sotto i pantaloni neri che gli fasciano i fianchi, senza stringergli le gambe. È ancora sullo stipite della porta, ma non si sta facendo problemi, credo che abbia capito la situazione. Quando le cerimonie verso mio fratello Jim si schiarisce la voce –questo è il mio primogenito Paul- gli fa segno di entrare nella stanza. Si presenta ai miei in modo cordiale e quando mi arriva vicino, noto che mamma sorride a trentadue denti, cosa che mi fa pensare alle scimmie che a volte battono i piatti dentro il suo cervello. Gli porgo la mano.
                -piacere, Jude- dico con voce stridula, lui di risposta mi prende la mano e me la bacia.
                -il piacere è tutto mio- dice lui sorridendomi. Si dirige verso il fratello e gli porge la mano.
                - io sono Michale e tu?- dice scherzando e facendo scoppiare tutti a ridere. Poi i due fratelli si abbracciano e si danno due oacche. -mi sei mancato scemo- afferma il piccolo al Paul. Sono molto dolci insieme e vicini sembrano gemelli, si vede molto che Michael imita il fratello, il taglio dei capelli è praticamente lo stesso, per non parlare del portamento. 
                -allora? mangiamo?- chiede Carl ridendo mentre si è raticamnete appoggiato con tutto il suo peso alla sua sedia.

Quando ci siamo seduti tutti a tavola, mamma arriva con il suo piatto tipico di zuppa. Molti dei presenti sorridono compiaciuti. Mio fratello si è offerto di stare al  mio fianco, così mi ritrovo Paul di fronte. Molte volte durante il pranzo mi sorride e io arrossisco. Molti discorsi non mi prendono, infatti per la maggior parte del tempo contemplo la coca-cola nel mio bicchiere, qualche volta interviene Paul, poi tra il secondo ed il dessert tutta l’attenzione dei presenti è su Paul.
                -allora Paul, raccontaci di questi concerti, come sono stati?- chiede mio padre che noto molto incuriosito. Il ragazzo che mi è davanti gioca con il coltello. Ha l’aria che ne abbia già parlato troppe volte, piuttosto stufato.
                -oh, magnifici, gente straordinaria, i miei compagni sono stati la parte che ho preferito di più però, però, a volte, ci sono stati dei problemi. Il ritmo diventa quasi insostenibile, però ne vale la pena-. Quando alza lo sguardo i suoi occhi mi cercano ed io sono lì. Ma non riesco a capire. Aggrotto le sopracciglia, ma non c’è niente da fare, questa sensazione che provo mi risulta stranissima, come se non sapessi tutta la verità. “ma che cosa ne posso sapere io?”
                -è strano come il mio ragazzo abbia fatto soldi così in poco tempo.. certo è da quando ha tredici anni che armeggia con la chitarra con impegno. Ma ora vederlo raggiungere risultati del genere mi sembra.. – si ferma senza trovare la parola che sta perfetta.
                -impossibile?- chiedo io cambiando posizione.
                -si, cara proprio così-
 
Quando è finito il pranzo rimango in cucina con mamma, lei è su di giri come al solito e si sbriga a rimettere a posto le ultime cose. È bello vederla sorridere. Quando dalla porta entra qualcuno sussulta, mi giro all’unisono con lei. La presenza di Paul mi fa diventare scema. Lui si siede al mio fianco. Mi sorride spensierato come la donna che è con noi. Io divento rossa e la cosa mi inizia a dare fastidio. Odio il fatto che lui mi possa vedere così fragile. Mamma canticchia e dopo di dirige verso la sala lasciandoci di proposito soli.
                -ciao- mi dice con tono dolce, dopo qualche attimo la sua mano mi accarezza la guancia, mi appoggio a lui con fare dolce.
                -a che concerti sei andato?- gli chiedo per saper di più di lui.
                -ai miei, Jude- dice con naturalezza, come se niente fosse.
                -i tuoi?- ora.. ora si che non ci sto capendo niente. Lui ritorna serio e aggrotta sempre di più le sopracciglia.
                -Jude? Non li conosci i Beatles?- chiede guardandomi come se non avesse mai visto una cosa del genere.
                -quello è il tuo gruppo?- ora tutti i pezzi del puzzle si incastrano, lui non mi ha mai mentito, ma non lo ha reso specifico.
                -sì- lui abbassa la testa ridendo. –non avevo capito che non mi avessi ricollegato a quel Paul, per questo ti ho risposto così, tutti ormai mi conoscono e sembra così strano che tu non mi avessi riconosciuto- si spiega avvicinandosi e iniziandomi ad accarezzare il braccio.
                -è per questo che mi hai fatto quella spiegazione del, scusami se te lo dico, cazzo?-. lui ride e io lo noto mente le fessure degli occhi si chiudono per abitudine, formando quelle rughette vicino, mi piace, quando ride soprattutto. La voce completa tutto e io lo seguo. Quando si calma annuisce.
                -era un modo per cambiare, ma ho beccato l’unica persona che mi avrebbe preso sul serio, Jude, sei una cosa seria- io sorrido d’istinto e lui dopo la mia azione mi accarezza. –però, sei diversa, appena ti ho detto la verità non hai fatto niente per  ammaliarmi o cose del genere-.
                -fai solo il tuo lavoro, Paul. Ti sono grata, perché non è da tutti i giorni trovarsi davanti un beatle, ma non c’è bisogno che ti faccia una statua- lui dall’espressione capisce, allo stesso tempo è sorpreso. –andiamo?- gli chiedo, lui mi segue e ritorniamo in sala dagli altri.
                -Allora Paul, oggi pomeriggio noi genitori andiamo a farci un giro insieme, dopo aver preso la zia, tu resti qui? Michael mi ha chiesto la casa- chiede il Jim.
                -io non ci sarò, vorrei salutare i miei amici..- dice mio fratello grattandosi la testa. Gira lo sguardo supplicante verso di me. Paul intanto annuisce soddisfatto e mi sorride “che cosa succederà?” 





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mi è dispiaciuto tantissimo non pubblicare il capitolo il prima possibile, ma gli impegni pre-scolastici mi stanno lacerando la coscienza pian piano che arriva il 10 settembre.
già ho fatto scrivere sulla mia lapide la data della mia morte, visto che nemmeno dopo due ore morirò dentro quell'inferno in terra. 
e dopo essermi sfogata, vi ringrazio di aver letto e prometto la pubblicazione del nuovo capitolo prima del 10 ;D 

grazie ancora :D

-G

 

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