Per un corpo perfetto

di _Terens
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo- Just not enough ***
Capitolo 2: *** It's not okay ***
Capitolo 3: *** It (doesn't) matter ***



Capitolo 1
*** Prologo- Just not enough ***


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Prologo: Just not enough
 

 

Lindsay

Faccio una giravolta, facendo ondeggiare il mio vestito a balze. È nuovo. È bello. E mi sta d'incanto. Continuo a girare, e potrei andare avanti per ore, se non mi girasse così tanto la testa. Sono costretta a fermarmi, mi appoggio sulla sedia per mantenere l'equilibrio e non cadere in piedi. Quando riacquisto un po' di lucidità, mi liscio un po' la gonna, che ha creato delle pieghe, e vado verso lo specchio.
'Guardati, mentre ti dimeni come una squilibrata, in quell'assurdo vestito bianco, che non fa che aderire ai tuoi fianchi.' 
Mi sposto una ciocca di capelli, che mi è ricaduta davanti gli occhi. Mi tasto i fianchi e la cosa non mi piace. Il vestito aderisce davvero troppo. È stretto. È una 42. Non può starmi stretto. Rimango come in trance davanti lo specchio, mentre non posso fare a meno di notare tutte le imperfezioni del mio corpo, che questo vestito non fa che mettere in risalto. -Vestito del cazzo!- comincio a dimenarmi, mentre tento invano di tirare giù la lampo dietro la schiena. È inutile, non va. È così stretto che neanche riesco nemmeno a toglierlo. -Tesoro, posso vedere come ti sta il vestito?- mia madre bussa alla porta, e io mi ritrovo a urlarle disperata -No! Non entrare!-
-Perché no?-
-Sono nuda. Me lo devo ancora provare.- mento, ma in fondo mi riesce bene. La sento allontanarsi dalla porta, e allora posso riprendere a respirare. E a tentare di tirare giù la lampo.

'Guardati. Guarda quanto sei ridicola, che per quanto sei grassa, non riesci nemmeno a toglierti il vestito.'
Continuo a dimenarmi, cercando un modo per togliermi di dosso quest'assurdo vestito. La lampo scende un po' giù, e si inceppa di nuovo.
Non va.
Delle lacrime cominciano a scendermi prepotenti sul volto, rovinando quel trucco che avevo preparato con tanta cura. Parte True Love dal mio cellulare, mentre io resto immobile, con le lacrime a rigarmi il viso. Dopo un lasso di tempo che mi è parso interminabile, afferro il cellulare, tiro indentro le lacrime, e rispondo.
-Ehi amore! Scusa se non ti ho risposto subito. Non mi sento molto bene, ci vediamo direttamente domani a scuola, ok? Un bacio.- non gli lascio nemmeno il tempo di ribattere, che attacco subito la chiamata. Lui non può vedermi così. Semplicemente non deve. 
Avanzo di nuovo verso lo specchio, mentre per la prima volta vedo la mia immagine riflessa, così per come è davvero. Un completo disastro. Continuo a piangere, ormai non posso più smettere. Guardo il mio trucco, preparato con tanta cura, per il pomeriggio che avrei dovuto passare con il mio ragazzo. Fisso disgustata i miei capelli scompigliati. Sembrano davvero una foresta. Ma la cosa che in assoluto mi dà più fastidio è il vestito. Quel vestito che ho scelto con tanta cura, dopo estenuanti ore di shopping con Zoey, credendo che fosse quello giusto. Lo fisso, ormai stropicciato e fin troppo aderente. Non posso fare a meno che concentrarmi sul mio corpo, e vederlo per com'è veramente.

'Ecco brava. Guardati per ciò che sei veramente. La verità fa male, vero? Ma è così. Non sarai mai abbastanza magra, mai abbastanza carina.'
 

~*~


Hayley

Mi chiudo nella mia stanza a chiave, come se mia madre potesse mai entrare dentro. Afferro il cellulare, posato sul comodino. Nessuna chiamata. Nessun messaggio. Nessuno che mi cerca. Nessuno che mi vuole.
'È questa la realtà. Che ti aspettavi?'
Comincio a frugare nella mia borsa, rovesciando tutto il contenuto sul letto. Butto gli oggetti a terra, tanto non servono a niente. Tanto non si rompono, almeno credo. Tiro su il filtro, preparato con tanta cura più di un'ora fa, e mi metto seduta sul letto. Mi rigiro la canna tra le mani. Non si è schiacciata quasi per niente, e ha ancora una forma perfettamente conica. Mi dispiace quasi sprecarla. Quasi. Prendo l'accendino, e dopo una fiammata, che sembra così rossa, finalmente la cartina prende fuoco. Poggio subito la canna sulle mie labbra. Chiudo gli occhi e inspiro un po' di fumo. Dopo che mi ha inalato le narici, lo lascio andare fuori, mentre il senso di sollievo è così palpabile e piacevole. Mi ritrovo a sorridere così senza motivo. È bello sorridere. È bello lasciarsi andare. Do un'altra boccata di fumo, per poi buttare la canna a terra, senza preoccuparmene minimamente. So che è l'effetto dell'erba, ma non posso fare a meno di sentirmi sollevata. E eccitata. E felice. Comincio a ridere, e ridere, mentre mi rigiro su me stessa. Apro gli occhi e tutto quello che vedo, sono oggetti, mobili, che mi passano davanti e continuano a vorticare. Ed è così insensato che mi ritrovo a ridere più forte. Poi sbatto sul comodino, e alzo gli occhi allo specchio. La vita in fondo è bella.
'Guardati. Sei completamente ridicola, mentre cerchi invano di scappare dalla realtà di vederla con altri occhi. Sei soltanto una bambina che fa delle stupide giravolte intorno a se stessa.'
-Tu sei ridicola!- continuo a ridere davanti allo specchio, rivolta a me stessa. E lo so che è totalmente inutile, del tutto insensato. Io lo sono. Sono così assurda e talmente sbagliata. Però sono io.
'E tu non vai bene così come sei.'
L'effetto di leggerezza comincia un po' a svanire, così mi siedo un attimo sul letto per riprendere un po' di lucidità E in un attimo ritorno nel mio mondo, e vorrei davvero non esserci. È tutto così ingiusto. La vita è stata ingiusta con me. 
Mi alzo in piedi e vado verso lo specchio. La figura che si presenta è davvero tremenda. Piccola, scheletrica e pallida. Il volto è segnato da due pesanti occhiaie, e gli occhi sono privi di alcuna espressione
.
'Basta che ti guardi allo specchio, e capirai perché tuo padre se ne è andato via. Non vali niente, sei soltanto una nullità.'

Una foto appesa al muro cattura la mia attenzione. È passato così tanto tempo che sembra appartenere a un'altra vita, a un'altra persona. Perché quella ragazza allegra e spensierata, che abbraccia suo fratello, con i genitori uniti e innamorati dietro, non posso essere io. È solamente una bellissima illusione.
Mi mordo il labbro e provo una fitta di rabbia, per nessuno, ma in fondo per tutti. Per chi se ne è andato via, per chi mi ha lasciato da sola senza preoccuparsi minimamente di guardarsi le spalle, per chi non ha lottato abbastanza per restare, e per me che ho permesso che la mia vita prendesse questa piega assurda. Presa dall'ira, colpisco talmente forte la cornice, che il vetro si rompe al contatto con le mie nocchie. Comincia a uscirmi del sangue, ma il dolore è sopportabile, almeno quello fisico. Mi viene da piangere, ma mi trattengo. Odio piangere, è da deboli.
Lo odio. E odio ancora di più la mia vita.

'È questa la tua vita, fattene una ragione. E la realtà è che non sarai mai abbastanza per nessuno.'


 

Angolo dell'autrice:
Prima di tutto ci tenevo a ringraziare Anny e dedicarle questo prologo, perhcé mi sostiene per ogni storia che scrivo, e anche con questa mi ha aiutato molto. Grazie infinite.
Okay, venendo alla storia, questa è in assoluto la prima long che pubblico in questa sezione, quindi abbiate pietà di me. È anche la prima volta che tratto di tematiche così delicate, e spero di riuscirci bene. So che il prologo è corto ma serve per dare un'introduzione alla vera storia che partirà dal prossimo capitolo. In ogni modo, spero che questo prologo vi abbia incuriosito e vi sia piaciuto. Se sì, fatemi sapere cosa ne pensate. Accetto anche critiche (costruttive), perché so che mi aiutano a migliorare. Sarei molto felice di avere un vostro parere. In ogni caso, grazie mille per essere arrivati a leggere fin qui. Il primo capitolo è già pronto, e se la storia vi piace, lo pubblicherò a breve. Spero che vi sia piaciuto anche il banner che ho realizzato. È così che mi immagino le due protagoniste.
Comunque, se volete seguirmi anche con altre storie, ho in corso una long nella sezione angeli e demoni, 'Il bacio proibito'  (
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2064265&i=1)
E niente, credo di aver detto tutto. Grazie ancora per essere arrivati a leggere fin qui. Per me vale davvero molto.

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Capitolo 2
*** It's not okay ***


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Capitolo 1: It's not okay

Lindsay

Mi sistemo i boccoli biondi giù per le spalle. Passo un velo di gloss e sorrido allo specchio: sono pronta per questa giornata.
Che poi alla fine è un giorno come tutti gli altri, ma voglio apparire sempre al meglio. Per me e i miei amici, mi dico. Prima di scendere giù mi fisso per l'ultima volta allo specchio. Porto dei semplici jeans scuri a vita alta, con una camicia bianca, aperta ai primi due bottoni. Infine delle ballerine nere. La figura riflessa è alta e magra. O almeno ci prova ad essere magra. Mi tiro un po' su la camicia e tasto i miei fianchi.
'Sono i fianchi di una ragazza di sedici anni, oppure di una vecchia in sovrappeso?'
Mi tappo le orecchie, come a scacciar via quella maledetta voce. La mia coscienza, che continua a rimproverarmi perennemente. 
Ancora non va bene. Lo so. Non è abbastanza.
Deglutisco, non riuscendo a staccare gli occhi dallo specchio.
'Mi chiedo come fa una come te a stare con uno come Dylan...'
-Lui mi ama.- dico ad alta voce. Per convincere quella fottutissima voce che ho nella testa.
'No, è per convincere te.'
-Ti dai una mossa!- urla mio fratello scocciato.
Come riscossa da una paralisi, mi tiro giù la camicia di colpo. Mi porto i capelli indietro, e faccio la prova per sfoderare il mio miglior sorriso.
'Ecco brava. Sorridi. Così almeno distrarrai le persone dai tuoi assurdi fianconi!'
Nello specchio vedo la mia immagine distorcersi, finché non vedo un'altra persona. È vero, siamo comunque uguali. Ma la persona dello specchio mi sorride malignamente, mentre si atteggia altezzosa. Provo una fitta di rabbia, così prendo il cuscino e lo lancio contro lo specchio.
-Vuoi scendere culona!- mi ci chiama da quando sono piccola, lo fa per dispetto, però oggi davvero non è giornata.
-Vaffanculo stronzo!- 
E anche la mia immagine di ragazza fine e sofisticata è andata beatamente a farsi fottere.
'Vedi... oltre ai fianchi, hai anche il culo grande!'
Mi mordo le labbra a forza, fregandomene del dolore. Non lo sopporto davvero quando fa così. Okay, in realtà non c'è un momento in cui lo sopporto. Ma ha importanza? Così poco dopo sono di fronte a lui e faccio con noncuranza -Andiamo?-
Lui sbuffa infastidito ed entra in macchina. Io lo guardo scettica -Non mi apri?-
Derek scuote la testa, facendo ricadere il ciuffo ribelle dall'altro lato -Hai le mani, usale!-
Apro la portiera dell'auto indispettita ed entro dentro a testa alta. Se possibile mio fratello mi squadra peggio di prima -Ma quando la smetterai di comportarti così?-
Io alzo le spalle -Quando tu la smetterai di fare l'asociale! Esci... con i tuoi amici.- Mi soffermo un attimo sulla parola amici per poi riprendere a stuzzicarlo -Aspetta, tu non hai amici.-
Lui mette in moto l'auto e mi chiede, non perdendo di vista neanche un attimo la strada -Perché tu invece hai molti amici, giusto?-
Mostro un sorriso smagliante -Per caso hai dei dubbi?-
-Forse dovresti averne tu... voglio dire, quanti di questi credi che siano sinceri?-
La sua domanda mi lascia un po' scossa. Non capisco il motivo. Non ho motivi di dubitare di loro, della loro sincerità. Sono sempre stata onesta con loro. Sono tra le poche persone che mi conoscono davvero, forse le uniche, e mi amano per quello che sono. Quindi perché mi dovrebbero voltare le spalle?
Così, dopo un po' di tempo, scuoto la testa decisa -È ovvio che siano sinceri.-
-Ci hai pensato un po' troppo, non credi?-
Così liquidiamo la nostra conversazione, e non torniamo più sull'argomento, o meglio, non ci rivolgiamo più la parola. Lo fisso mentre guida. Sembra non perdere di concentrazione la strada per un secondo, lo vedo mentre tenta di spostarsi quel ciuffo che gli ricade dannatamente davanti gli occhi, coprendogli la visuale. E sul serio. Non capisco il perché non si taglia quei dannati capelli... O perché magari non cura un po' di più il suo look.
Mio fratello non è uno di quei tipi sfigati, da cui di solito la gente si tiene alla larga. Lui preferisce starsene per conto suo, è lui ad allontanare la gente.
Dopo quindici minuti siamo nel parcheggio della nostra scuola. La Bradford.
Scendiamo dall'auto e facciamo come se non ci conoscessimo, e riusciamo sempre nel nostro intento. A parte la somiglianza, neanche troppa, non sembriamo fratelli. A primo impatto sembriamo due veri e propri sconosciuti. E forse lo siamo davvero.
Lui se ne va in un angolino, appoggiato a una squallida parete e si mette le cuffiette. Lui e la sua dannata musica.
Scuoto la testa. Non cambierà mai.
Se ne sta lì in disparte, mentre tutti quelli dell'ultimo anno discutono allegramente su una cena da organizzare per ricordare i bei momenti passati insieme. Patetici.
-Tesoro!-
La mia migliore amica mi viene incontro e mi saluta allegramente con due baci sulle guance. Io le sorrido poi le faccio fare una giravolta. -E questo vestito?-
Colta nel segno. Lei arrossisce imbarazzata -Ti piace?-
Qualcuno ci interrompe -Ehi amore!-
Saluto il mio fidanzato con un bacio a fior di labbra, poi Dylan saluta cortesemente anche Zoey. Lei si tormenta una ciocca dei suoi capelli. Sembra quasi a disagio.
-Tutto a posto?- le chiedo premurosa.
Lei invece di guardare me, fissa Dylan, con i suoi occhioni da cerbiatto marroni, messi in risalto da uno smokey eyes dai toni naturali. Poi abbassa lo sguardo e si tormenta le mani -Tutto bene.-
Non si direbbe. Ma decido di non ribattere. Se la mia migliore amica non se la sente di parlare allora aspetto. Prima o poi si aprirà con me, e mi dirà cosa la turba.
Perché è così che ci si comporta da amici, giusto?
Siamo distratti da qualcuno che parcheggia proprio vicino la macchina di Derek.
Arrivata, la ragazza sbatte la portiera dell'auto così forte che il nostro sguardo non può non ricadere su di lei. Lei si guarda intorno spaesata, come un pesce fuor d'acqua. Si sposta una ciocca dei capelli dietro l'orecchio, e ci oltrepassa a testa bassa. Il trucco nero rende i suoi occhi ancora più azzurri di quello che già sono. Sembra totalmente estranea a questo mondo, persa nei suoi pensieri. Inciampa e provoca l'ilarità di tutti quanti.
Zoe e Dylan per primi cominciano a ridere. -Bei capelli!- dice la mia amica.
I suoi capelli sono neri ed esageratamente mossi. Sembra che non abbia mai usato una spazzola in vita sua, sempre se sa cos'è. Lei alza lo sguardo verso la mia amica, e si guarda intorno, come ad accorgersi che non è da sola. Poi replica in tono basso -Grazie.-
Alla sua risposta Dylan e Zoey, riprendono a ridere ancora più forte.
-Sai, a scuola dovrebbero vietare agli studenti di presentarsi in questo modo.- dice il mio ragazzo soffermandosi sui vestiti che indossa. Non me ne ero accorta, forse ero troppo concentrata sui suo capelli disordinati, o dai suoi occhi azzurri delimitati con così tanto nero, o forse ero troppo presa dal suo sguardo perso...
Indossa un maglione oversize nero, davvero troppo largo per una ragazza così piccola. Infatti sono quasi sicura che non arriva neanche al metro e sessanta. È ancora più piccola della mia migliore amica.
I jeans scuri sono strappati in più punti, mentre le sneackers che ha indosso sono ingrigite e mezze rotte.
Dylan e Zoey ridono così forte, che mi è difficile anche pensare. Vorrei tanto che la smettessero. Intanto anche altri studenti si sono avvicinati e si sono uniti anche loro alle risate, umiliandola davanti a tutti.
Si sentono dei commenti poco gradevoli sia da parte dei ragazzi che dalle ragazze. Così mi metto a ridere pure io, solo perché lo fanno tutti. E posso scorgere mio fratello, ora senza cuffie, che sta assistendo a tutta la scena anche se da lontano, e che rivolto verso di me scuote la testa. Deluso forse?
Lei si volta imbarazzata mentre tenta di uscire dalla folla. Nessuno ovviamente la fa passare e tutti continuano a ridere di lei.
Ridono, e ridono. Sempre più forte. E la ragazza in questione fa qualcosa che nessuno si aspetta.
-E che cazzo! Avete finito di ridere?! Vorrei passare per favore!- il suo tono di voce è sprezzante e tagliente, eppure non ce la fa ad apparire minacciosa, perché nonostante tutto la sua voce è delicata e armoniosa. In pratica il contrario di come appare. Ci guarda con una punta di orgoglio, attendendo una risposta.
Dopo un minuto totale di silenzio, dovuto alla sorpresa per la sua reazione, il mio ragazzo si fa avanti e prende la parola. Ha un sorriso maligno dipinto in volto, capisco le sue intenzioni, sto per fermarlo, ma ormai è troppo tardi. -Penso che non finiremo mai di ridere se continui ad andare in giro così, vero ragazzi?-
Come da copione, tutti quanti riprendono a ridere, se possibile ancora più forte di prima. Lo fanno perché la pensano come Dylan.
'No. Lo fanno perché hanno paura di contraddirlo.'
Assurdo ma vero. Nessuno vorrebbe averlo come nemico, così preferiscono assecondarlo. Lui in questo modo, si sente ancora più superiore. Ma io so che lui non è davvero così. Ci credo.
'È soltanto un'illusione.'
E forse lo è. Ma io lo amo, e non voglio perderlo. Dio, se lo amo. Forse è una delle cose più belle che mi sia capitata nella vita, e se lo perdessi... sento che sarei finita.
Così lo assecondo anche io, rido sprezzante insieme a lui, mentre Dylan mi circonda le spalle con un braccio.
-Che c'è? Hai perso la parola adesso?- deglutisco, ma non riesco a fermarlo. Non voglio. Non posso.
-Tua madre non ti ha insegnato a vestirti?- continua a provocarla. La ragazza, che ha dei riflessi color mogano, l'ho notato solo ora, si irrigidisce. Riesco a notare la vena del collo che pulsa, e la fronte imperlarsi di sudore. Ha toccato un tasto dolente. Dylan, che ha capito anche lui, invece di starsene zitto, continua ad infierire solo per il gusto di farlo -Ma certo, si sarà vergognata talmente tanto di avere una figlia come te che...- lei lo interrompe. Di nuovo. E quello che dice lascia tutti stupiti. -Schifoso pezzo di merda! Non devi...- ma non fa in tempo a finire la frase, che Dylan la strattona per un braccio. E io ho paura, davvero paura. Di quello che potrebbe farle. È così piccola e sembra così fragile. Lui è il doppio di lei, nel vero senso della parola. La presa le fa male, si vede. Dylan la ignora completamente, se prima era divertito, ora è furioso. Nessuno aveva mai osato tanto.
Continua a strattonarla, mentre le urla contro parole che mi entrano da un orecchio, e mi escono dall'altro. Vorrei intervenire, davvero. Ma non posso.
In fondo qualcuno dovrà pur intervenire, no? Non può andare a finire male... andrà tutto bene. O almeno spero che sia così.
Come se Dio avesse ascoltato i miei pensieri, qualcuno interviene.
-Le stai facendo male. Lasciala.- la voce è ferma e estremamente controllata, ma sta cercando di trattenersi. È mio fratello.
Dylan viene colto alla sprovvista, ma non esita un attimo a lasciarla. Tra i due la tensione è così evidente. Derek non ha mai provato simpatia per il mio ragazzo, è un 'pallone gonfiato' secondo lui. E beh, Dylan se lo è fatto andare bene solo perché è mio fratello, però sono sicura che il disprezzo sia reciproco.
Mio fratello mi lancia un'occhiata gelida, per poi guardare la folla.
-E voi non avete già riso abbastanza?- tutti si voltano verso mio fratello e improvvisamente si ammutoliscono. Le persone cominciano a rivolgere la loro attenzione su altro, e cominciano a dileguarsi.
È vero che non ha amici, ma tutti lo rispettano, e credo anche che lo temano.
Derek torna con lo sguardo su di noi. Aggrotta la fronte quando vede la ragazza andarsene via, verso la scuola. La segue un po' con lo sguardo, sembra indeciso. Vorrebbe seguirla. Ma alla fine sposta l'attenzione sul mio ragazzo.
Si fa avanti per fronteggiarlo e d'istinto Dylan fa un passo indietro. -Prendertela con una ragazza che non ti ha fatto nulla, non è troppo persino per te?-
Mio fratello attende una risposta, che tarda ad arrivare. Non dà segno di muoversi.
Dylan scoppia a ridere. Una risata che mi fa agghiacciare il sangue nelle vene. Continuo a pregare tra me e me che la smettano. Ma so che se qualcuno non li ferma all'istante, succederà un casino. Io potrei fermarli. Potrei fermarlo. Potrei dire a Dylan di stare zitto, di andarcene via. Eppure rimango paralizzata. È come se fossimo in un film dove io sono solo una comparsa. Le comparse non servono a nulla. Sono perfettamente inutili.
'Come te in questo momento.'
Continuo a riptermi che andrà tutto bene. È così. Andrà bene.
'Sai che non sarà così... non andrà bene.'
E come a confermare la voce nella mia testa, Dylan comincia a fronteggiare mio fratello -E tu chi cazzo saresti per farmi la predica?-
È andata. Quello che succederà, succederà e basta. Non ci sono vie di scampo. E ora ne sono sicura. Tutto questo non va bene, e di certo non andrà a finire meglio.
Sento Zoey accanto a me irrigidirsi. Mi ero totalmente dimenticata della sua presenza. Mi stringe il braccio talmente forte da farmi male. Io aspetto una qualsiasi reazione di Derek, eppure mi sorprende. Semplicemente scuote la testa, e dopo un ultimo sguardo rigido verso il mio ragazzo, si volta e se ne va. Riprendo a respirare regolarmente, mentre Zoey allenta la presa sul mio braccio fino a lasciarla del tutto. È in momenti come questi che ringrazio mio fratello e il suo buon senso. Sto per dire qualcosa a Dylan, qualsiasi cosa che lo possa calmare, ma prima che possa fare qualcosa, il mio ragazzo segue Derek, mentre gli urla contro. -Andiamo! Non ti facevo così codardo da andartene via!- 
Raggiungo il mio ragazzo, mentre lo prendo per un braccio e gli sussurro a un orecchio -Adesso basta, per favore.-
Il castano non mi degna di uno sguardo. Le sue labbra si incurvano in un sorriso vittorioso quando mio fratello si ferma di colpo. Se ne resta fermo per un po', spero che non si faccia ingannare proprio adesso, che torni al suo passo. Ma ormai è troppo tardi. Torna indietro a passo svelto, mentre il mio ragazzo sta per dire qualcos'altro. È tutto così assurdo e veloce che non riesco a capire bene. Derek che colpisce Dylan in pieno volto, lui che impreca e lo manda a quel paese. Si tocca il naso dolorante. Gli esce il sangue.
Zoey lancia un urlo spaventata e comincia a singhiozzare. Dylan, che non accetta una sconfitta, si pulisce il sangue dal viso e prova a sferrargli un cazzotto anche lui, ma mio fratello lo blocca. Lo strattona, poi Dylan riesce a colpirlo in volto, ma subito dopo si ritrova con un colpo assestato allo stomaco. Si accascia a terra, torcendosi dal dolore.
'Non va bene. Non va bene per niente. E tu potresti fermarli, potresti fare qualcosa, invece te ne stai lì ferma aspettando che tutto si risolva da sé.'
Derek lo guarda sprezzante dall'alto -Ho sempre voluto farlo.-
Mi guarda un momento, per poi scuotere la testa e riprendere il passo verso scuola. Dylan si rialza in piedi e si mette a seguirlo. Zoey gli sta subito dietro, cercando di fermarlo. Lo prende per un braccio, lo supplica, ma lui non gli da retta. Afferra mio fratello da una spalla -Schifoso pezzo di merda!-
Lo strattona ma Derek lo fa finire di nuovo a terra. Zoe si porta le mani sui capelli completamente disperata, mentre si abbassa ad aiutare Dylan. -Vi prego basta. Tutti e due! Smettetela!-
Le sue urla mi fanno stare male. Odio vedere la mia migliore amica in questo stato. E mi do della stupida, perché io avrei potuto fare qualcosa. Li raggiungo, e sono sollevata nel vedere che nessuno dei due fa più niente.
-Cosa sta succedendo qui?- il professor Harris, di educazione fisica, non ci mette tanto a fare due più due, e rivolgendosi a Derek e Dylan dice -Seguitemi subito in presidenza.-
I due non fanno obiezioni e cominciano a incamminarsi, mentre il coach ci guarda severo -E voi filate dritto in classe. Subito!-
Io e Zoey non ce lo facciamo ripetere due volte e andiamo. La verità è che niente va bene. Sta andando tutto a puttane.

~*~

Sono già passate tre ore di lezione, due e mezza per noi che siamo entrate in ritardo, e non abbiamo ancora nessuna notizia. Purtroppo oggi non abbiamo nessun'ora in comune con Dylan, così dovremo aspettare la pausa pranzo. Zoey continua a tormentarsi una ciocca di capelli rossissima, mentre si morde il labbro talmente forte, che ho paura che da un momento all'altro sanguini. Le do una gomitata per farla smettere. Poi le accarezzo il braccio -Ehi, vedrai che adesso è tutto a posto. Mancano altre due ore alla pausa pranzo e poi sapremo che è successo. Andrà tutto bene.-

'Come potrebbe andare bene?'
Lei annuisce, non del tutto convinta, poi sposta l'attenzione dai suoi capelli su di me. Ha gli occhi lucidi, sta cercando di trattenere le lacrime. Ha già pianto abbastanza oggi.
-Io non capisco cosa sia successo a Dylan. Non l'ho mai visto così.-
-Neanche io.-
E non ho visto così neanche mio fratello, sto per dire, ma preferisco tenerlo per me. Non riesco a dare un senso logico a quello che è successo. Mi sembra così assurdo che da un momento all'altro mi aspetto di svegliarmi nel mio letto, come se fosse stato tutto un terribile incubo. Magari lo è davvero. Mi pizzico il braccio, una, due, persino tre volte. Ma nulla. È tutto vero. Poi un'idea mi passa nella mente. E se, per quello che è successo con mio fratello, adesso Dylan volesse lasciarmi? Se non potesse accettarlo e mi voltasse le spalle? È così stupido e talmente egoista come pensiero, che mi vergogno di me stessa. Il mio ragazzo e mio fratello si sono appena menati, e io mi preoccupo per questo. Sono davvero egoista.
'E non solo.'
Ignoro la voce nella mia testa, ormai è quello che faccio di continuo. Dovrei pensare alla salute di Dylan, a quella di Derek, ma quell'assurda idea davvero non vuole uscire dalla mia testa. E io sono sempre più convinta che è quello che succederà.
-Mi dispiace.-
Mi volto verso di Zoey, mentre lei mi guarda con i suoi occhioni da cerbiatto. -Di cosa ti dispiace?-
-Sì, insomma... io sto qui a piangermi addosso quando dovrei stare nei tuoi panni. Il tuo ragazzo, tuo fratello... Scusa se sono stata così egoista da non pensare neanche un attimo di come tu ti stia sentendo in questo momento.-
Apro la bocca per dire qualcosa, ma la richiudo subito dopo non trovando nessuna parola. E lei si preoccupa per me, quando quello che mi interessa adesso, non è lo stato di Dylan, o quello di Derek. -Allora, come stai?- mi chiede apprensiva.
Sorrido, non merita di stare in vena per me. -Tranquilla, è tutto a posto ora.-
'Non merita di avere un'amica come te, così egoista e narcisista. Lo sai anche tu che meriterebbe di meglio. E tu non meriti nessuno che si debba preoccupare per te.'
-Posso andare in bagno?- mi alzo in piedi di scatto, mentre la signorina Gilbert, che fino a poco fa scriveva sulla lavagna, si gira a guardarmi sistemandosi gli occhiali. Mi guarda interdetta, poi perà mi dà il permesso. La ringrazio ed esco di corsa. Mi dirigo verso il bagno correndo, e appena arrivata una ragazza mi guarda stranita. -Va' via!- le urlo contro, ormai non sono più in me. Lei borbotta qualcosa sotto voce, mentre io continuo a gridare -Sei sorda? Ho detto va' via!-
La ragazza, che ha i capelli ricci e crespi, non dà segno di muoversi. Io mi ritrovo a piangere e questa volta la supplico -Per favore... ho bisogno di stare un momento da sola.-
Questa volta, forse per pura pietà, fa come ho detto ed esce dal bagno. Io mi accascio contro la parete mentre continuo a singhiozzare. Non so perché sto piangendo. Però mi viene facile. E io odio piangere. Mi si rovina il trucco e mi vengono gli occhi rossi. Ma intanto adesso che importanza ha?
'Sei debole. Lo sei sempre stata.'
-No! No! Non lo sono!- comincio a urlare, rivolta contro non so bene chi. Mi alzo in piedi e vado verso lo specchio. Tiro su col naso, mentre tento di ricacciare indentro le lacrime. Comincio a fare respiri profondi per tentare di calmarmi. Devo riprendere il controllo di me stessa. Io sono l'unica padrona di me stessa.
Appoggio le mani sul lavandino, mentre continuo a fissare il mio riflesso sullo specchio. Dopo di che decido di darmi una sistemata. Sono impresentabile. Io sono l'unica padrona di me stessa, mi ripeto un'altra volta. E devo apparire dignitosa. Comincio a sciacquarmi il viso, per togliermi via tutto il trucco che ormai è colato.
Mi guardo di nuovo allo specchio. Non sto piangendo più ma gli occhi sono diventati rossi. In più sono anche struccata. Qualcuno bussa alla porta -Posso entrare?-
La riconosco subito. È la voce di Zoey. All'inizio non rispondo, poi riesco a far uscire fuori la voce. Non voglio che mi veda così Penserebbe che io sia debole. Odio quando le persone lo pensano.
-Non entrare. Tra poco esco io.-
Giusto il tempo che gli occhi non siano più rossi. La mia migliore amica mi ignora completamente e apre la porta del bagno, per poi richiudersela subito dopo. Il suo sguardo è un misto di dolcezza e preoccupazione. Per me, mi dico. Che sono un disastro.
-Sai, Anna Dawson, quella ragazza di terzo con i capelli ricci e crespi si è appena lamentata con le sue amiche. 'Lindsay Hamilton ha bisogno di farsi curare', citando le sue testuali parole.-
Cosi Zoey viene verso di me, e senza che io le dica nulla mi abbraccia. Ricambio subito, sentendomi immediatamente meglio. Scoppio a ridere quando mi accorgo che si è alzata sulle punte per arrivare alla mia altezza. -Ma quanto sei bassa?-
Lei mi dà una pacca affettuosa sulla spalla -Certo che sei stronza!-
Mette il broncio, ma non ce la ad apparire offesa sul serio. Nonostante ciò le chiedo scusa. -Dai, scusa scricciolo. Non volevo.- 
Scricciolo è un soprannome che le ho dato a cinque anni. È sempre stata piccola di statura, e per questo la chiamo così da quando eravamo bambine. Lei mi guarda risoluta, mentre io la stuzzico un altro po'. -Non è colpa tua se sei bassa.- mi metto di nuovo a ridere, mentre lei mi manda a quel paese. Ma subito dopo si mette a ridere anche lei. -Guarda che questa me la segno!- mi punta un dito contro, mentre io la canzono facendole il verso. Zoey scuote la testa rassegnata, però sta sorridendo. -Comunque io non parlerei. Guarda come sei ridotta!-
Mi ammutolisco di colpo, mentre lei mi fa voltare verso lo specchio. Poi mi sussurra in un orecchio, facendomi sorridere
-Sta' tranquilla. Ho portato con me i trucchi. Adesso ti sistemo io. Ti va?-
Annuisco, mentre lascio fare alla mia migliore amica. Non mi fa domande, non mi chiede perché ho pianto, e le sono grata per questo. In fondo è meglio così. Sa che preferisco non parlarne. -Sta' ferma!- mi rimprovera lei.
-Ma quanto ci metti?-
-È colpa tua. Se la smettessi di muoverti così tanto ci metterei tre secondi.-
Scuoto la testa divertita. Adoro vederla esasperata.
-Ecco, fatto. Contenta?-
Le do un bacio sulla guancia -Grazie mamma.-
Zoey si pulisce con la manica della maglietta, e fa una faccia schifata -Hai sbavato!-
-Non è vero! Io non sbavo!-
-È la prima cosa che chiederò a Dylan a pranzo!-
-Non puoi farlo davvero.- lei alza le spalle, come a dire 'posso eccome'. Così comincio a farle il solletico. Lo scricciolo comincia a urlare e dimenarsi tra le mie braccia. Ma tutti i suoi tentativi di farmi smettere sono del tutto inutili. È troppo piccola in confronto a me per liberarsi. Lei alza le mani in segno di resa, e col fiato corto dice -Mi arrendo. Non glielo chiederò.-
Sorrido raggiante, così la libero della mia presa -Come pensavo.-
-Non oggi almeno.- prima che possa fare qualcosa, lei è già fuori dal bagno a correre. La inseguo mentre tutte e due ridiamo. Io sono avvantaggiata visto che ho le gambe lunghe, infatti dopo poco tempo le sto già dietro. Riesco a prenderla per un braccio e lei urla divertita. -Lasciami!-
-Giura che non glielo chiederai!- la minaccio io.
-Non puoi costringermi!- si lamenta lei. Tanto sappiamo tutte e due che alla fine l'avrò vinta io. Stavolta però non vuole arrendersi.
-Voi due!-
La lascio stare, e smettiamo di ridere. La preside Montgomery ci squadra da capo a piedi.
-Non avete lezione?- ci chiede con fare indispettito, sistemandosi quegli assurdi occhiali a rombo con la montatura color verde acido. La sua collana lunga di perle rosse non fa altro che tintinnare. Effettivamente non so se sia peggio la collana oppure gli occhiali. O magari l'abbinamento di un maglioncino a collo alto color senape con dei pantaloni a zampa di elefante stile anni '60 color cachi, con delle scarpe a punta col tacco e dei fiori gialli. Okay, i vestiti sono decisamente la cosa peggiore. E la collana e gli occhiali sicuramente se li sarà messi per distrarre le persone dal suo orrendo abbigliamento. Sorrido soddisfatta per la mia conclusione.
-Allora?- sono così concentrata, e disgustata, dai suoi vestiti, che non rispondo.
Zoey interviene al mio posto -Sì. Ma vede... Lindsay si era sentita male, e io sono andata a vedere come stava. Pensa che torniamo proprio adesso dal bagno!-
-Vedo che la signorina Hamilton si è ripresa in fretta.-
Faccio un sorriso falso quanto le sue labbra.
-Ora tornate in classe che è meglio.-
-Subito.- prendo Zoey per braccetto, e dopo un ultimo sorriso di cortesia, andiamo verso la nostra classe. Ci giriamo più volte, finché non vediamo entrare nel suo ufficio la preside. Poi scoppiamo a ridere. -Ma che ti è preso? Sembravi imbambolata!-
-Scusa se sono rimasta senza parole. Insomma, ma l'hai vista?-
Ridiamo ancora più forte, poi cerchiamo di riprenderci. Ci diamo un po' di contegno per entrare in classe. La signorina Gilbert fa cadere il gesso spaventata. -Ah, siete tornate. Ci avete messo un bel po' di tempo.- la sua è solo una constatazione. La signorina Gilbert non ci rimproverebbe mai veramente. Un po' mi fa pena. Insomma, nessuno le dà retta, però è lei che non si fa rispettare. Come se non sia già un disastro a scuola, è anche sfortunata in amore. Credo che sia l'unica nostra insegnante non sposata, infatti non porta nessuna fede all'anulare. Ha una quarantina di anni, e come aspetto non è neanche tanto male. Più che altro si presenta come una donna perfettamente anonima. L'abbiamo vista più volte piangere tra i corridoi della scuola mentre era al telefono. L'ennesimo uomo che la lasciava. Però fingiamo sempre di non aver sentito nulla. È pur sempre maleducazione origliare le conversazioni altrui.
-Lindsay stava davvero poco bene. Pensi che è quasi svenuta!-
La signorina Gilbert posa il libro di testo che teneva nell'altra mano sulla cattedra. -Oh no! E non è meglio che vai in infermeria?-
-Davvero non si preoccupi! Mi sento molto meglio ora. E poi la lezione è quasi finita.-
Lei annuisce, così io e Zoey torniamo al nostro posto.
La Gilbert torna a spiegare e non si preoccupa minimante se qualcuno la sta ascoltando o meno. Si limita a fare il suo lavoro e basta. Comunque cerco di prestarle attenzione, un po' perché mi dispiace che nessuno l'ascolti, e un po' perché non ci tengo ad andare male ai compiti in classe. Così mi appunto sul libro le cose più importanti. -Secchiona!- mi riprende divertita la mia migliore amica.
-Ne riparliamo quando ci sarà un compito e tu non saprai nulla, e sarai così disperata da pregarmi per passartelo.-
-Lo sai che me la cavo sempre.-
Alla fine la smetto di scrivere, stanca e annoiata, e aspetto in silenzio la fine della lezione, che non tarda ad arrivare.
Appena terminata, io e Zoey ci separiamo. Lei ha chimica, mentre io educazione fisica.
Prendo il cambio dall'armadietto, saluto la mia amica e vado in palestra. Appena arrivata agli spogliatoi sento le ragazze parlare di Dylan e Derek. Appena si accorgono della mia presenza cambiano argomento. Io scuoto la testa e comincio a cambiarmi. Julia viene verso di me, una ragazza semplice e introversa. Si lega i lunghi capelli neri e mi chiede -Tutto bene?-
-Sì, grazie per l'interessamento.- lei sorride e se ne torna in disparte. Mi sistemo per bene la divisa della scuola ed esco dallo spogliatoio. La signora Jenkins, la nostra insegnante, ci richiama verso di lei.
-Allora ragazze, so che preferireste fare una partita di hockey, ma purtroppo il campetto è inagibile.- si levano subito dei cori di protesta da parte di tutte le ragazze. La Jenkins ottiene il silenzio con il suo dannato fischietto. -Per questo oggi resterete in palestra a giocare a pallavolo. Io e il professor Harris, pensavamo che potreste fare una partita maschi contro femmine. Che ne dite?-
Alla sua proposta si mostrano subito tutte entusiaste, in particolar modo Jenna Smith, rossa tinta, un anno indietro, che non vede l'ora di mostrare ai ragazzi le sue tette, tirate su dal solito reggiseno a balconcino. Così formiamo le squadre, i ragazzi da una parte, le ragazze dall'altra.
Io sto fuori insieme a Julia e un'altra ragazza di cui confondo sempre il nome. Sandie o Sally? Dovrei ricordarmelo. La prima giocata è per la palla e sorprendentemente, riusciamo ad ottenerla noi. Ovviamente in posizione di battuta c'è Jenna, già pronta, piegata in avanti con le tette di fuori. -È davvero ridicola. Pensa di rimorchiare qualcuno con quelle tette moscie? Si sa che è tutto merito del reggiseno!-
Julia si mette a ridere, mentre Sadie, ora ricordo il suo nome, si rivolge a me -Non l'hai saputo?-
La guardo curiosa -Cosa?-
-Non noti niente di strano? Nella squadra dei ragazzi intendo.-
Non capisco dove voglia arrivare, ma comunque guardo dall'altra parte del campo. Do un'occhiata veloce a tutti i ragazzi, finché uno in particolare non attira la mia attenzione. Non l'avevo mai visto prima. L'avrei certamente notato. Di certo non è un tipo da passare inosservato. I suoi capelli forse sono un po' lunghi, quella che deve essere la frangia, non fa che ricadergli davanti gli occhi. Buffo. Sembra che mio fratello non sia l'unico che ha bisogno di una spuntatina. Eppure non posso che pensare che sia attraente. I suoi capelli sono ricci e scuri, e si adattano alla perfezione alla sua pelle chiara. I suoi occhi mi sorprendono a guardarlo, così sono costretta ad abbassare lo sguardo.
-Niente male eh?-
Ritorno a guardarlo e sono sorpresa nel vedere che i suoi occhi sono ancora fissi su di me.
-Quando è arrivato?-
-Proprio oggi. Zach Dawson. Ha diciassette anni, ma sta al terzo come noi. Si dice che sia stato bocciato per la sua condotta, ed è proprio per questo che poi ha dovuto cambiare scuola. E beh, Jenna l'ha già preso di mira. Fossi in te smetterei di guardarlo così insistentemente. E poi sei pure fidanzata!-
Mi riprendo dalla paralisi, mentre ognuna di noi torna per i fatti propri. Scopro che tocca già a me a entrare e battere. Batto in schiacciata, come mi viene meglio, e a ricevere c'è proprio lui. L'azione prosegue per un po', finché non fanno punto loro. Per tutta l'andata della partita sono loro in vantaggio, infatti alla fine vincono. La Jenkins fischia la fine del match, e guardando l'orologio ci dice di andarci a cambiare. Mentre andiamo vedo Jenna che ferma il nuovo ragazzo. Decido di restare a guardare.
-Ehi! Ancora non ci siamo presentati. Ma forse avrai già sentito parlare di me, no?- il suo tentativo di sorridere risulta più come una smorfia.
-In realtà no.-
Il 'sorriso' che ha le muore sulle labbra, e io trattengo a stento una risata.
-Beh, davvero strano. Comunque io sono Jenna.- gli porge la mano. Lui la guarda e risponde pacato, senza però stringerle la mano. -Zach.-
Jenna rimane sempre più delusa, poi si schiarisce la gola e si sistema la maglietta. Più giù. Giusto per mettere in evidenza ancora un po' il suo reggiseno di pizzo rosso. Lui neanche ci fa caso, sta per andarsene, quando lei lo ferma. -Allora Zach. Qualche hobby? Interessi? Ragazze?-
Lui sorride mostrando dei denti bianchissimi -Beh, ho un debole per le ragazze silenziose, che si fanno i fatti loro e sai una cosa? Proprio non le sopporto quelle ragazze che fanno di tutto per farsi notare da qualcuno... hai presente? Tipo mettersi in mostra con una maglietta scollata o...-
-Ho capito.- si risistema la maglietta, questa volta più in alto. Lui fa un cenno e la saluta cordialmente, mentre io scoppio a ridere.
Le passo davanti facendole l'occhiolino -Beh, sei proprio il suo tipo.-
Mi guarda infuriata, poi mi dà una spallata per entrare dentro lo spogliatoio. -Non ci provare verginella. Tu lo hai già un ragazzo! Oppure ti ha mollato?-
Cerco di non badare a quello che mi ha detto, semplicemente la ignoro e comincio a cambiarmi. Appena finito esco fuori, senza aspettare nessuno e mi dirigo subito in mensa.
Faccio la fila per prendermi qualcosa da mangiare, e alla fine opto per un hamburger e delle patatine fritte. Raggiungo Zoey, che mi ha preso un posto vicino lei. Appoggio il vassoio sul tavolo e mi siedo. Sto per mangiare quando la rossa mi riprende
-Non vorrai mangiare sul serio quella roba, vero? Sai che calorie! Poi ti finiscono tutte sui fianchi e sul culo!- il suo tono è scherzoso, l'ha detto per prendermi in giro, eppure poso la patatina che avevo preso, e cerco di sorridere come meglio posso. -In realtà ho già mangiato. Questo l'ho preso per Dylan.-
Lei alza le spalle e torna alla sua insalata. Cominciamo a parlare e le racconto dell'ora di educazione fisica. Zoey scoppia a ridere quando mi metto a imitare la faccia di Jenna.
-No! La dovevo vedere anche io, non vale!- e così torniamo a ridere.
La fisso mentre prende un altro po' di insalata. Vorrei mangiare anche io, ma non posso. Così mi alzo in piedi e avverto la mia amica -Vado un momento al bagno.-
-Non aspetti Dylan?-
-Beh, puoi aspettarlo tu, no? Poi mi racconti...- non le do il tempo da ribattere che sono già in piedi, diretta verso il bagno. Solo uno dei bagni è occupato. Mi accorgo solo adesso che il rubinetto è aperto, così lo chiudo. Subito dopo posso sentire dei versi sgradevoli provenire proprio dal bagno chiuso. Sembra che qualcuno stia vomitando. E forse è proprio quello che sta facendo. E magari il rubinetto l'ha aperto per far scorrere l'acqua, e aprire in questo modo il rumore. Per non farsi sentire... per non farsi scoprire.
Quando sento lo scatto del bagno, entro subito a quello accanto. Lascio la porta socchiusa, così da vedere una ragazza dai capelli scuri che esce in questo preciso momento. Si guarda intorno disorientata -C'è nessuno?- la voce mi sembra familiare, ma non riesco a ricordare. La ragazza si ferma davanti il lavandino. Si starà chiedendo perché l'acqua è chiusa. Si starà chiedendo chi l'ha chiusa. Alla fine la posso scorgere mentre scuote la testa impercettibilmente. Poi guarda verso lo specchio. Ed è adesso che noto il suo riflesso. È la ragazza di stamattina.






Angolo dell'autrice:
Okay... la storia come inizio non parte bene. Nel senso che ho aggiornato davvero dopo un sacco di tempo. Mi dispiace molto. Ma davvero non riesco a trovare il tempo da dedicare alla scrittura, come invece vorrei.
In ogni caso ci tenevo a ringraziare chi ha recensito e aggiunto la storia tra le seguite. Grazie davvero. Il primo capitolo è dal punto di vista di Lindsay. Che ne pensate? Per ora stiamo solo all'inizio, quindi ancora non è niente... però per il momento ecco un piccolo spunto della vita della bionda. E niente... non voglio anticiparvi nulla.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. So che non scrivo spesso, ma quando scrivo cerco di dare il meglio.
Ditemi se vi va di entrare nel mio gruppo facebook, dove avverto degli aggiornamenti delle mie storie, tra cui una long  che ho in corso nella sezione angeli e demoni, 'Il bacio proibito' che se volete leggere ecco il link: 
http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2064265&i=1
Beh, non ho altro da dire. Se siete arrivati a leggere fin qui per me vuol dire davvero tanto. Spero di leggere dei vostri pareri, positivi o negativi che siano.
Un bacione <3

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Capitolo 3
*** It (doesn't) matter ***


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Capitolo 2: It (doesn't) matter

Hayley

Apro gli occhi e mi guardo intorno spaesata. Ho la schiena premuta contro qualcosa di ruvido. Solo dopo aver dato un'occhiata mi rendo conto di essere in un parco. Mi sono addormentata contro un albero di un parco. Davvero fantastico. Sposto gli occhi sulle bottiglie di birra a pochi passi da me. Non dovevo bere così tanto, non sapendo che il giorno dopo, ossia oggi, avrei avuto scuola.
'Sei un disastro.'
Comincio a tirarmi un po' su, e subito mi fa male il collo, ma a giudicare dalla posizione scomoda in cui stavo fino a pochi secondi fa, non mi sorprendo di questo. Mi metto a sedere mentre mi massaggio le tempie con dei movimenti circolari. Guardo l'ora sul cellulare e scatto subito in piedi dopo averla vista.
Le 7:07.
Davvero fantastico. E io ho scuola alle 8 in punto. Mi guardo intorno per cercare di capire in quale parco sono finita. Esco fuori e comincio a camminare in fretta, non sapendo bene le direzioni che sto prendendo. Intanto cerco di riscaldarmi le spalle. Infatti solo ora mi accorgo di aver addosso una canottiera lunga, delle calze, per lo più strappate e nient'altro. Sento qualcuno fischiare, commenti viscidi su di me. Ma io me ne sbatto e continuo a camminare.
'Neanche le puttanelle che trovi per strada sono ridotte come te.'
Mi porto le mani sui capelli, e comincio a tirarli. Poi urlo con tutto il fiato che ho nel corpo. Così per liberarmi.
Qualcuno si affaccia dalla finestra di una villetta -Chi cazzo è che urla? Sono le sette e dieci del mattino. C'è gente che ancora dorme!-
Me ne frego altamente, ma comincia a salirmi la rabbia quando incrocio lo sguardo di una signora anziana, che sta buttando fuori la spazzatura, che mi guarda con disgusto e rassegnazione scuotendo il capo.
Rabbia per me.
Deglutisco, rendendomi conto dello schifo che sono diventata, di tutto il marciume che ho dentro. E il bello è che non posso farci niente per uscire da questa situazione di merda, dovrei impegnarmici. Così come ci sono caduta dentro da sola, non sarei capace di ritornare indietro. Ormai è troppo tardi.
Ma in fondo non importa...
'Davvero non ti importa?'
Riprendo a camminare scuotendo la testa, come se questo gesto possa aiutarmi a liberare la mente, anche solo per un istante. Taglio la strada prendendo un vicolo cieco. Dall'altra parte non c'è niente. O comunque se c'è qualcosa non si vede, perché un grosso muro fa da barriera. Lì in fondo ci sono dei ragazzi che ridono e scherzano con dell'alcol e delle canne in mano. Non si sono accorti della mia presenza, meglio. Giro i tacchi e me ne torno indietro, eppure c'è qualcosa che non va. Non so dove sono. O come arrivare a casa.
-Ehi tu!- riconosco la voce di uno dei ragazzi di prima. Non mi fermo, deglutisco e vado avanti. -Ce l'ho con te moretta!-
Continuo ad ignorarlo. Perché le persone non capiscono che non voglio avere niente a che fare con loro?
-Ehi! Guarda che è maleducazione non rispondere a qualcuno che ti sta parlando.- mi libero con uno strattone dalla presa sul mio braccio, e d'istinto mi allontano un po'. -Allora?-
-Beh, non credo che sia maleducazione non rispondere a qualcuno che non conosci e che ti ferma in mezzo alla strada.-
Vedo avvicinarsi altri due ragazzi, uno, con la testa rasata, dà una pacca alla spalla di questo che mi sta parlando. -Andiamo John! È normale che non ti abbia risposto. L'avrai spaventata!- il ragazzo si fa avanti. Tra i tre forse è quello più sobrio. Eppure è quello che mi incute più ansia. -Io sono Tyler. Tutto a posto piccola?- Ignoro il nomignolo con cui mi ha chiamato, e rispondo con non-chalance -Benissimo a dire il vero.- 
-Sul serio? Perchè mi sei sembrata piuttosto spaesata poco fa. Sai dove ti trovi?-
Mento. -Sì. Sto tornando a casa. Ora se non ti dispiace, devo andare.-
-Va bene piccola. Ci si vede in giro allora!-
Lo guardo scettica, mentre lui alza le mani come a dire 'Visto? Sono un bravo ragazzo e non ho fatto niente.' Faccio dietro front e mi incammino, girandomi qualche volta, per vedere se mi stanno seguendo. Sento gli altri due lamentarsi con Tyler, il ragazzo rasato. -Ma che hai fatto? Potevamo benissimo approfittarne!-
-Andiamo! Volevate farvi una ragazzina? Perché sono più che sicuro che quella lì non arriva neanche a diciotto anni! E poi avete visto come era ridotta?-
'Ti sei vista? Tutte le persone guardandoti provano ribrezzo per te'
Continuo per la mia strada, che non so bene qual è. Poi mi fermo davanti un auto, con i vetri neri alzati. Guardo il mio riflesso, e non posso che essere d'accordo se le persone sono ripugnate dal mio aspetto. O da me in generale.
Anche io provo disgusto guardandomi. Il volto pallido e sempre più scavato. Gli occhi stanchi e rossi, marchiati da due profonde occhiaie.
Stanca del mio riflesso, stanca di me, mi volto e riprendo a camminare. Continuo a riscaldarmi le spalle, sempre più infreddolita, mentre rimpiango di non essermi portata un coprispalle o altro.
-Ehi piccola! Hai freddo? Se vuoi ti riscaldo un po' io!- comincia a salirmi l'ansia, quando sento la voce di uno dei ragazzi di poco prima, che intanto mi sta raggiungendo. È sempre lo stesso che mi ha fermato poco prima.
-Scusa bambolina, ma quando John si mette in testa una cosa, non ascolta più neanche me...- alza le spalle Tyler, mentre lo raggiunge, sempre in passo con l'altro ragazzo.
John mi sorride in modo viscido, mentre io sono contemporaneamente disgustata che terrorizzata. Mi viene incontro e mi strattona per un braccio attirandomi a sé, e comincia ad accarezzarmi i capelli. -Hai davvero dei capelli così morbidi. E poi hanno proprio un bel colore. Sono naturali?-
-Sì.- cerco di mantenere la calma, mentre tento invano di liberarmi. -Devo andare!- comincio a tirare il braccio perché me lo lasci -Lasciami stare!-
-Tranquilla, non ti voglio fare niente! È tutto a posto...- la sua presa mi fa male, ma riesco a liberarmene anche se con un po' di dolore. Poi gli do una gomitata nello stomaco, e lui si piega in due dal dolore -Piccola stronzetta!- mentre si sta rialzando gli do un calcio sulle palle, con tutta la forza che ho nel corpo. -Fanculo!- così comincio a correre, sperando di levarmeli di dosso una volta per tutti. Lo sento gridare da lontano, ma non mi volto per paura di scoprire che mi sta dietro. Continuo a correre anche se mi manca il fiato. In momenti come questi mi maledico perché fumo. Quando sono abbastanza sicura di averli seminati mi fermo. Affaticata, cerco di riprendere a respirare regolarmente.
Sento qualcuno suonare insistentemente il clackson della sua auto, mi volto e vedo una peugeot grigia metallizzata affiancarmi. L'auto accosta, e riconosco subito la ragazza a cui appartiene -Hayley?-
Jenna viene verso di me preoccupata e appena mi sta davanti, mi stringe a sé. Mi ritrovo a ricambiare l'abbraccio, stringendomi a lei come se mi dovessi aggrappare. Senza che me ne rendo conto, sto già singhiozzando, con il volto premuto sulla sua spalla. Lei mi tira indietro la testa e mi guarda negli occhi ansiosa -Hayley, qualcuno ha cercato di farti del male?-
Scuoto la testa mentre mi asciugo le lacrime. -Voglio solo tornare a casa.-
Jenna annuisce, si toglie la giacca e me la porge -Su mettila. Hai i brividi.-
Sforzo un sorriso per lei, che comunque è sempre tanto gentile con me. -Sali in macchina su.- non me lo faccio ripetere due volte, e mi accomodo dentro.
Vedendo che ancora tremo, lei accende il riscaldamento, poi mette in moto la macchina. -Dove sei stata?- mi chiede, non perdendo di vista la strada, e togliendosi da davanti una ciocca rossa. Non rispondo. Non voglio farla preoccupare. Ha già parecchi problemi senza che non le sto a raccontare anche i miei. -Hayley?- il suo tono di voce è implorante. Ci tiene davvero a me. Forse è una delle poche persone rimaste che tiene a me... forse è l'unica e basta.
Così non riesco a mentire, non a lei -Mi sono addormentata in un parco. Mi sono svegliata e non sapevo dove mi trovavo. Ho cercato di tornare a casa, ma non conoscevo le strade...-
-Qualcuno ti ha fermato?-
Non riesco a sostenere il suo sguardo, così sposto gli occhi dall'altra parte.
-Guarda come sei ridotta... devi cominciare a tenere un po' di più a te stessa. Devi andare avanti. Se Luke fosse qui...- la interrompo -Ma mio fratello non c'è, giusto? È morto. Fine della storia.- mi fa male pronunciarlo a voce alta, ma purtroppo è questa la realtà.
-Non l'hai perso solo tu...- per la prima volta dopo tanto tempo, riesco a scorgere un velo di dolore nella sua voce. Mi volto verso Jenna, che sta cercando di reprimere le lacrime. La vedo fare un respiro profondo, poi riprende a parlarmi seriamente
-È passato quasi un anno Hayley. È dura anche per me, ma cerco di andare avanti. Ed è quello che dovresti fare anche tu. Quindi smettila di buttare la tua vita in questo modo. Non vorrai fare la sua stessa fine. Sei ancora in tempo per uscirne fuori. E poi tu non sei così. Non lo sei mai stata...-
-Tu sei andata avanti?-
-Ci sto provando.-
Mi ritrovo ad esternarle i miei pensieri -E come? Comportandoti da puttanella stupida che la dà al primo che capita? Perché tanto per la cronaca, neanche tu sei come cerchi di apparire alle altre persone.-
-Forse spero solo di innamorarmi di nuovo.- mi fa quasi tenerezza. Lei che spera in un nuovo amore, quando ha sofferto tanto quando ne ha perso uno. In ogni caso non mi va di infrangere i suoi sogni. -Beh, magari se non ti comportassi come una stupida oca potresti pure trovarlo.-
Jenna sorride divertita. -Che c'è?-
-Niente. Stavo pensando... se tu invece per una volta aprissi gli occhi, ti renderesti conto che la vita vale la pena di essere vissuta.-
Scoppio a riderle in faccia, ma non è che la voglio offendere o altro. -E questa perla di saggezza da dove l'hai tirata fuori?-
-Ehi! Guarda che ero seria!- guardandomi però, scoppia a ridere anche lei.
Continuiamo a ridere per un po'. Mi piace ridere. Perché quando ridi, per un momento ti lasci tutto il resto alle spalle. Non pensi. Ed è così bello stare senza pensieri che ti martellano nella testa. Peccato che è momentaneo.
Cominciamo a parlare un po' così senza pretese. Non tocchiamo più mio fratello come argomento, e le sono grata per non nominarlo di nuovo. Così non sapendo bene cosa dire, parliamo delle cose più stupide. Qualche domanda generale sulla scuola, sui voti. Niente di che.
-Allora. Hai notato qualche ragazzo ultimamente?- se ne esce lei, non perdendo di vista la strada. Sto per risponderle di no, quando nella mente mi balena l'immagine del ragazzo biondo che mi ha difeso ieri. Non l'ho neanche ringraziato... e non so nemmeno il suo nome. So solo che è il fratello di quella ragazza bionda, ma in tutta onestà non ricordo neanche il suo di nome. Comunque lui si sarà già pentito di aver difeso una come me. Di aver difeso me.
Ma non importa.
Dopo un momento di esitazione recupero la voce, e cerco di essere il più chiara possibile -No. Nessuno.-
-Non ci hai pensato un po' troppo?- insinua lei, lanciandomi uno sguardo malizioso. Guardo da un'altra parte e cambio argomento. -Quando penserai di ritornare al tuo colore naturale?-
Jenna mi guarda offesa, per poi toccarsi i suoi capelli rossi. Tinti. -Questo è il mio colore naturale!-
Sono sollevata che è bastato chiederle questo per distrarla. -Sul serio?-
La rossa assume una smorfia alquanto ridicola e buffa -Beh, magari sono un po' tinti.- poi recupera la sua sicurezza e alza le spalle -Però mi piacciono. Quindi penso che ci resterò per un bel po' di tempo.-
Tra di noi si cala un silenzio imbarazzante, che nessuna delle due sa come riempire. Per fortuna quasi subito, Jenna accosta l'auto. La ringrazio e le restituisco la giacca. Me ne sto un po' ferma davanti la porta di casa, indecisa sul da farsi. Magari mia madre sta ancora dormendo...
Mi faccio coraggio e con una lentezza incredibile infilo la chiave e apro la porta.
-Tu! Si puo sapere dove cazzo eri finita? Mi hai fatto spaventare a morte! Mi sono svegliata e non c'eri! Stavo per chiamare la polizia, ero sull'orlo di una crisi!- in effetti se possibile, è messa peggio di me. I capelli castani raccolti in una crocchia, la vestaglia blu mezza aperta. -Scusi signora Parker.- Jenna si fa avanti in questo preciso istante.
-Jenna cara, quanto tempo! Fatti abbracciare ragazza!- la fisso incredula quando mia madre stringe la rossa in un abbraccio. Ma in fondo non devo sorprendermi. Solamente a me riserva un 'trattamento' speciale.
-Signora Parker, le volevo dire che...- mia madre la interruppe -Green. Ho ripreso il mio cognome quando Stephen...- ha un attimo di incertezza, così io completo la frase per lei. -Da quando papà ti ha lasciato.-
'Da quando vi ha lasciato entrambe.'
Mamma resta in silenzio per un momento, poi si riprende e sorride a Jenna -Ma ti ho detto mille volte che non mi devi dare del lei, e mi devi chiamare per nome.-
La rossa sorride cordialmente di ricambio -Ti stavo dicendo Eleanor... ieri sera io e Hayley siamo andate ad una festa. È durata più di quanto pensavamo, e alla fine le ho chiesto di dormire a casa mia. E nella fretta di fare tutto quanto, nessuna delle due si è ricordata di avvertirti...- la guardo sospettosa, grata per avermi coperto. Ma insomma... come se mia madre bevesse questa storia. Mia madre indugia un attimo su di lei, studiandosela un attimo, poi scuote la testa rassegnata e fa -Va bene. La prossima volta ricordatevi di avvertirmi. Ti fermi a fare colazione da noi Jenna?- lei mi guarda come a chiedermi il permesso, io alzo le spalle e le sorrido. In fondo mi ha già aiutato tanto. -Ti puoi accomodare di là in cucina mentre scambio due parole con Hayley?-
Mi sembrava troppo strano che lasciasse scorrere tutta la faccenda così. Quando Jenna non c'è più mia madre si avvicina e mi lancia uno sguardo penetrante, e la sua voce è tagliente come non mai -Allora. Non so in che guaio ti sei cacciata stavolta, ma grazie al cielo hai avuto la fortuna di incontrare Jenna, che come vedo ti ha pure coperto. Però Hayley, sono stufa delle tue stronzate.- mi punta un dito contro, e per una volta temo quello che sta per dirmi. -Un'altra sola, e ti butto fuori di casa.-
Trattengo il fiato per un secondo. In fondo potevo aspettarmelo. Tutti si vogliono liberare di me. Nessuno escluso. Prima mio padre. Ora anche mia madre.
'In ogni caso perché ci resti male? Tanto a te non importa, oppure sì?'
Non posso permettermi di perdere anche mia madre.
Mi costringo ad alzare di nuovo lo sguardo -Non succederà più.-
'Ma davvero?'
-Sarà meglio. Adesso andiamo di là a fare colazione dai...- il suo sguardo si addolcisce. -Sarai affamata.-
Non lo sono per niente, ma comunque mi affretto a seguirla in cucina. Poi prenderò il mio consueto caffè.

~*~

-Eccoci arrivate!- esclama entusiasta Jenna. La guardo un attimo storto, mentre lei scende dall'auto e mi invita a fare altrettanto. -Beh, che c'è?-
-Tutto questo entusiasmo?-
-Spero di incontrare una persona...- fa lei vaga. Io la guardo un attimo interdetta -E chi sarebbe il fortunato?-
-Che ne sai che...- la interrompo guardandola scettica -Andiamo, non dirmi che sei così entusiasta perché non vedi l'ora di vedere la Montgomery.-
La rossa scoppia a ridere in seguito a questa mia affermazione, e io faccio altrettanto. Intanto nella mia mente si figura la buffa immagine della mia rivoltante preside, con addosso i vestiti di ieri. Mi chiedo come può essersi vestita oggi. E prego per non scoprirlo. Strane idee si fanno strada nella mia mente, immaginandola negli abbinamenti più bizzarri. -Ma quegli occhiali verdi?- mi chiede leggendomi nel pensiero. -Non farmici pensare! A me piace pure il verde! Così però me lo fa odiare.-
-Concordo in pieno.-
-Allora chi è questo ragazzo?- le chiedo interessata.
-Beh, tu non mi hai detto del tuo moroso quindi perché io dovrei dirti del mio?- mi chiede lei fintamente offesa. -Oh ma falla finita!- le dico io irritata.
Ma Jenna è già lontana, dritta verso l'entrata, che mi saluta sorridente. Sto per seguirla quando mi ricordo del compito di letteratura in prima ora. Impreco sotto voce. Vado dritta verso un muretto, aspettando che tutti entrano. In fondo sono piccola e non mi si nota. Devo solo aspettare.
Mi siedo a gambe incrociate, e sfilo l'i-pod dal mio zaino. Clicco su riproduzione casuale e mi metto ancora più comoda. Parte Boulevard of Broken Dreams dei Green Day, e subito mi rilasso. Per un momento svuoto la mente, libera di ogni pensiero. Solo la musica può farmi quest'effetto.
My shadow's the only one that walks beside me,
My shallow heart's the only thing that's beating,
Sometimes I wish someone out there will find me...

Apro gli occhi e ne incontro un paio verde scuro a scrutarmi curiosamente. Poi mi accorgo di chi ho davanti. Metto in pausa e infilo l'i-pod dentro lo zaino con le cuffie ancora attaccate. -Scusa, non volevo spaventarti.- mostra un sorriso rassicurante e non posso che soffermarmi un momento sulle sue labbra fine ma ben definite. -È tutto a posto, davvero.-
-Sai, ero venuto qui perché di solito è il muretto dove mi metto per ascoltare la musica. Poi ho sentito la tua voce, e soltanto dopo ti ho riconosciuta. Canti davvero bene. Erano i Green Day, vero?- Resto un attimo senza parole, incantata a fissarlo. Sembra amichevole. Nessuno lo è mai con me. -Sì. Sono loro.-
-Beh, hai dei buon gusti in fatto di musica.- continua a sorridermi. E il suo sorriso gli illumina il volto rendendolo ancor più incantevole. Cerco di sorridere anche io, ma in realtà credo che il risultato venga fuori più come una smorfia. In ogni caso lui non dà segno di essere disgustato o semplicemente schifato da me e questo un po' mi rallegra. Mi mordo il labbro, indecisa se ringraziarlo o meno. Lui mi guarda come in attesa di qualcosa. Alla fine alzo lo sguardo, cercando di non mostrarmi intimorita da lui -Io, c'è... insomma- mi rendo conto di quanto sono ridicole le mie parole solo quando mi escono dalla bocca.
Perché diamine devo balbettare adesso? Alla fine decido che è meglio non guardarlo in faccia, e sposto lo sguardo dietro di lui. I suoi occhi curiosi e indagatori mi mettono in soggezione. -Grazie mille per ieri.- la me orgogliosa stenta a credere che io l'abbia detto davvero ad alta voce. Perché da una parte mi dico che non c'era bisogno, che potevo cavarmela benissimo da sola. Ma una parte di me è sorpresa, piacevolmente sorpresa, che qualcuno abbia preso le mie difese.
-Ho saputo della rissa, e mi dispiace...- lui mi interrompe, non togliendomi gli occhi di dosso. -Tranquilla. Se ti senti in colpa perché pensi che sia nata per quello ti sbagli. È stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. In realtà aspettavo da tempo un pretesto per sfregiare la sua faccia da cazzo.- a quest'ultima affermazione non posso fare a meno di ridere.
E ancora, lui non mi toglie gli occhi di dosso. -Comunque grazie... di solito la gente non prende le mie difese.-
-Beh, ci sono tante persone senza cervello in giro. Tutta quella gente... e nessuno che faceva niente.- sembra pensieroso, scorgo una luce di delusione nei suoi occhi. -Sai com'è... se fosse stato qualcun altro forse sarebbero intervenuti, ma ero soltanto io.- mi fa male dire queste parole ad alta voce.
È vero che probabilmente sarebbero intervenuti se ci fosse stata qualsiasi altra ragazza al mio posto. Ma nessuno prenderebbe mai le mie difese. Nessuno difenderebbe mai la ragazzina che si veste sempre di nero sempre depressa.
Nessuno sano di mente.
'Beh... lui sembra abbastanza sano.'
-Perché pensi questo?-
-È quello che pensano tutti. Insomma... basta che mi guardi.- dico afflitta e sconsolata, tenendomi il braccio e cominciando a dondolarmi sul posto guardando a terra.
-Ti sto guardando...- alzo gli occhi e lui è lì a fissarmi interessato, cercando di capire cosa ho che non va, come se non si capisse. Il suo sguardo ora è dolce e anche la sua voce lo è quando parla -Ti guardo e non vedo niente che non va. O almeno non vedo qualcosa per cui le persone dovrebbero prendersela con te.-
-Non mi conosci.- la voce mi esce fuori fredda e tagliente, ma è meglio che si faccia subito un'idea della persona con cui sta parlando. Lui mi sorride un'altra volta -Beh, a questo si può rimediare. Ancora non mi hai detto come ti chiami.- mi porge la mano amichevole -Io sono Derek.- Guardo prima lui, poi la mano, interdetta. Indecisa se stringergliela o no.
Alla fine anche se titubante gliela stringo, anche se solo per un momento -Hayley.-
-Come la cantante?- mi fa lui.
-Hayley Williams? La cantante dei Paramore dici?-
-Ti piacciono?-
-Non è la mia band preferita, però mi piacciono molto.-
-E qual è la tua band preferita allora?-
E senza neanche rendermene conto mi ritrovo a parlare con lui della musica che ascolto, dei mie gruppi preferiti. Derek ascolta interessato, a volte interviene dicendo la sua, altre volte si limita ad annuire o muovere impercettibilmente il capo. Continuo a parlare e per una volta mi rendo conto di quanto è bello parlare con qualcuno di ciò che ti piace, con qualcuno che ti ascolta volentieri e che magari condivide anche i tuoi stessi interessi. -Da come ne parli sembra che la musica sia tutto per te.-
-È una delle poche cose che mi fa stare davvero bene.- non so perché ho detto questo a lui, ma se prima ero intimorita, ora mi viene facile parlarci. -Beh. Siamo circondati da un branco di idioti, quindi ti capisco se preferisci metterti delle cuffie, alzare al massimo il volume per non ascoltare quello che dicono. Solo tu e la musica.- si scosta un attimo da davanti i capelli, ma è totalmente inutile, perché neanche due secondi dopo, ha di nuovo dei ciuffi biondi a ricoprirgli gli occhi. -Sai... dovresti tagliarteli.-
-Oh andiamo! Ma che avete tutte quante con i miei capelli? Mia sorella mi stressa da una vita, dicendo che non posso continuare ad andare in giro così.-
Lo guardo interessata, chiedendomi se sua sorella è la ragazza bionda che ieri stava assistendo alla scena, e che ha assecondato il ragazzo che mi ha attaccato. Mi soffermo sui capelli di Derek. I suoi sembrano più scuri, ma comunque non mi sono soffermata a guardare quella ragazza. -Sì... la ragazza di Dylan è mia sorella.- mi dice lui come a leggermi nel pensiero. Dylan, allora è così che si chiama lo stronzo. -Sai, ieri mi aspettavo che intervenisse, o che facesse semplicemente qualcosa. Ma è mia sorella, in fondo avrei dovuto immaginarmelo.-
Non so per quale motivo ma dopo questa rivelazione mi sento strana. Sono fratelli. Quindi potrebbe essere fatto della sua stessa pasta. Solo che per un attimo ho pensate che... vabbè, tanto non importa.
'Davvero?'
-Ora devo andare.- lo supero, evitando accuratamente il suo sguardo. Eppure sento i suoi passi dietro ai miei, cerco di camminare più veloce ma è inutile. -È per Lindsay? Perché è mia sorella?- mi giro e lui continua a mettermi in soggezione con quegli occhi, cercando di capirmi. -Tua sorella non avrebbe da contraddire se ti vedesse qui a parlare con me?- senza neanche accorgermene la mia voce è venuta fuori acida, mentre in realtà volevo sembrare del tutto indifferente. -Quindi è mia sorella il problema.- ribatte amareggiato.
Non sposta gli occhi dai miei neanche per un secondo -Non mi importa che pensa o dice mia sorella. Sta a me stabilire se trovo una persona interessante o meno.-
-Interessante?- sono sorpresa di nuovo.
-Interessante. Conosci il significato della parola?- le sue labbra si incurvano nel consueto sorriso che gli illuminano lo sguardo. -Smettila di massacrarti quelle labbra!- smetto di mordermi il labbro, cosa che faccio spesso quando sono nervosa. -Allora, smetterai di parlarmi solo perché Lindsay è mia sorella?- eccolo che si sposta di nuovo quel ciuffo dagli occhi.
-No, non credo.- mi ritrovo a sorridere anche io, così senza motivo. -Ora devo andare... ho già perso la prima ora. Ci si vede in giro.-
Comincio a camminare e subito Derek mi affianca. -Come mai hai saltato la prima ora?-
-Compito di letteratura. Non avevo studiato niente.-
-Io dovevo ripassare per il compito di chimica.- mi dice indicando quelli che dovrebbero essere i suoi appunti. Solo ora mi accorgo di quei fogli in mano. -E hai ripassato?-
-Ho parlato con te.- mi sorride tranquillamente. -Sai, mi sento in colpa se vai male.-
-Beh. Almeno sono riuscito a parlarti. Ieri volevo sapere come stavi ed eri già scappata via.-
-Grazie ancora per ieri...- ormai stiamo già dentro scuola. Ci fermiamo nel corridoio, e siamo ancora intenti a guardarci.
-Buona fortuna per il compito.-
-Allora ci si vede in giro.- mi sorride e mi saluta baciandomi la guancia. Mi volto a guardarlo mentre entra in un'aula con altri ragazzi più grandi. Lui si gira un'ultima volta salutandomi con la mano -Ah, comunque stai bene senza quel trucco nero addosso!- Lo guardo mentro entra e penso al complimento che mi ha fatto. Almeno credo che fosse un complimento.
'Deve stare proprio male per fare un complimento a te.'
Comincio a camminare anche io, diretta verso l'aula di chimica. Da lontano scorgo il ragazzo che mi ha aggredito ieri, e lo vedo incenerirmi con lo sguardo. Probabilmente mi odia. Ma non mi importa. Distolgo in fretta lo sguardo ed entro dentro. Mi posiziono in un banco in fondo e sono già intenta a mollare la classe. Di solito durante le ore di chimica si formano delle coppie per lavorare insieme ad alcuni esperimenti. E in ogni tavolo vedo già posizionata qualche fiala contenente qualche liquido, che non so bene a cosa servi. -Ti dispiace se mi siedo qui?- la voce è gentile, ma non la riconosco. Alzo lo sguardo ed incontro un paio di occhi verdi, uguali a quelli di Derek. Però lei è Lindsay, sua sorella. Alzo le spalle, spostando la mia borsa. Lei mi sorride e io non capisco a che gioco stia giocando.
Del signor Duncan ancora non c'è traccia. Io mi guardo intorno e vedo che molti ancora non hanno un compagno, così mi chiedo perché Lindsay si è seduta proprio accanto a me. -Sai, stai bene senza quel trucco nero agli occhi. C'è, stavi bene pure con il trucco. Ma così stai meglio.- mi volto verso di lei alzando un sopracciglio. Lei evidentemente nota la mia espressione mista a incredulità e scetticismo, e mi mostra un sorriso radioso -Sono seria, davvero.-
-Ehm, grazie?- okay, non so perché mi è uscita fuori come domanda ma tanto lei ha già alzato le spalle ed è tornata a fissare i fogli, che penso siano i suoi appunti.
Dopo qualche minuto la signorina Gilbert entra in aula. Si sistema i capelli sfuggiti nello chignon dietro le orecchie, poi si schiarisce la gola. -Ehm, oggi Francis si è dovuto assentare al lavoro per alcuni impegni personali che non poteva assolutamente rimandare.- -Chi è Francis?- chiede una delle ragazze che sta davanti.
La Gilbert si risistema i capelli perfettamente a disagio -Ehm, sì insomma, volevo dire il professor Duncan. Così la preside si è rivolta a me per occupare le sue ore. Beh, se avete qualcosa da ripassare approfittatene adesso.-
-Senti, io mi sento davvero una stronza...- Lindsay mi sta parlando di nuovo. Quando ha la conferma che le sto prestando attenzione riprende -Ieri, Dylan e Zoey hanno proprio esagerato. Non capisco il motivo per cui si sono accaniti così tanto contro di te. E io avrei potuto fare qualcosa, sarei dovuta intervenire. Invece non ho fatto nulla e sono rimasta lì a guardare. Mi dispiace. E capisco se ce l'hai con me...-
-Non ce l'ho con te.- e infatti è così. Non ce l'ho con lei perché mi è totalmente indifferente.
-Sul serio?-
-Sul serio.- ribatto senza convinzione.
-Comunque alla fine è intervenuto mio fratello... e beh, non posso negare che oggi vi ho visto mentre parlavate.-
-È un problema?- rispondo sulla difensiva, neanche rendendomene proprio contro.
-No, affatto. Anzi, mi fa piacere. Insomma, lui di solito non parla con molte persone, penso che per lui siano tutti idioti senza cervello. E se quindi ti ha parlato, vuol dire che ti trova interessante e che ti vuole conoscere.-
Continuo a fissarla e me ne esco con la prima cosa che mi esce in mente -Ma come fai? Non hai ripreso fiato neanche per una parola.-
Lindsay scoppia a ridere, una risata che dura sì e no due secondi, una risata così simile a quella di Derek. Forse sono più simili di quanto credono...
-Zoey mi rimprovera sempre infatti, pensa che una volta...- si ferma e scuote la testa, forse imbarazzata -Scusa, forse non ti interessa la storia della mia vita. Comunque ancora non ci siamo presentate. Io sono Lindsay.-
E per la seconda volta mi ritrovo a stringere la mano a qualcuno che non conosco -Hayley.-
-Beh Hayley, spero davvero di farmi perdonare per il comportamento di Dylan e Zoey.-
Non mi convince neanche un po'. È tutto così tremendamente strano. Prima Derek, adesso lei...
-Sta' tranquilla. Solo, posso farti una domanda?-
-Certamente.- continua a sorridere, e ora mi sta seriamente dando sui nervi.
-Come mai tutto quest'interessamento adesso?-
-Beh, te l'ho detto. Mi dispiace per non essere intervenuta e...- la interrompo più bruscamente di quanto in realtà vorrei -Solo per quello?-
Sembro coglierla alla sprovvista, infatti balbetta un attimo, poi si riprende e torna a sorridere. -Beh, in effetti speravo che potessimo diventare amiche.-
-Amiche?- lei alza le spalle, come a dire 'sì, perché no?', e io le chiedo più acida che mai -Perché io e te dovremmo essere amiche?-
Lindsay sembra sorpresa da questa domanda, poi scorgo un lampo di delusione nei suoi occhi. Comincia a gesticolare e mi dice -Niente, avevo pensato che... vabbè lascia perdere.- e in un attimo abbassa lo sguardo e torna ai suoi appunti.
Mi do mentalmente della stupida. L'ho ferita. Tatto zero proprio. Riesco a ferire anche le persone che si mostrano gentili con me. Fantastico.
Ma tanto non mi importa. Nulla ha importanza ormai.
'Ancora che dici che non ti importa? Prima o poi questa maschera di menefreghismo che ti porti dietro cadrà. E allora voglio vedere se continuerà a non importarti.'




Angolo dell'autrice:
Here I Am! Sfortunatamente per voi. Okay, semplicemente non ho scuse per tutto questo ritardo. Torno dopo mesi e non mi aspetto che continuiate a seguirmi. Però lo spero, perché questa è una storia a cui tengo molto e che spero di riuscire a sviluppare al meglio. Comunque grazie alle persone che mi seguono e a chi ha recensito lo scorso capitolo. Grazie anche se siete arrivati a leggere fin qui, per me vuol dire davvero molto.
Allora, abbiamo il capitolo dal punto di vista di Hayley. Che ne pensate? In questo capitolo scopriamo subito dei fatti che probabilmente hanno sconvolto interamente la sua vita: la morte del fratello e l'abbandono del padre. Questo è solo un accenno, nel corso della storia svilupperò tutto per il meglio. Anyway, cosa ne pensate? E di Jenna? Vi ho fatto ricredere con questo capitolo? Derek invece? E Lindsay? Secondo voi perché ha proposto a Hayley di diventare amiche?
Beh, io spero che il capitolo vi sia piaciuto, e mi piacerebbe molto sentire i vostri pareri. Alla prossima.

Un bacione <3

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