Sakura

di SSONGMAR
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I - L'incontro ***
Capitolo 2: *** Capitolo II - Come nord e sud ***
Capitolo 3: *** Capitolo III - Il gelo dentro me ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV - Hanami, ho bisogno del tuo aiuto! ***
Capitolo 5: *** Capitolo V - Jiu roku zakura ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI - I belong to you ***



Capitolo 1
*** Capitolo I - L'incontro ***























 
 
 
«La nostra storia che era piena di felicità.
  Quel posto in cui ci siamo innamorati..
  Una volta di mattina, una volta ogni notte..
  voglio tenerti tra le mie braccia»

 
 
I fiori di ciliegio erano sempre stati i miei preferiti.
Aprii gli occhi lentamente e lasciai che il raggio di sole, che penetrava lento nella mia stanza, si posasse adagio sulle mie lenzuola bianche e fresche di pulito.
Un altro meraviglioso giorno aveva preso vita.
Pacatamente scostai le lenzuola e mi diressi alla finestra spalancandola completamente e mi lasciai cullare dal venticello fresco del primo mattino accompagnato dalla meravigliosa visione che mi si presentava: i Sakura erano in fiore.
Senza indugiare mi preparai a quello che sembrava essere, finalmente, il mio primo giorno alle superiori.
Ero consapevole del fatto che le mie responsabilità sarebbero aumentate, così come lo studio e tantissime altre cose, ma quella sorta di felicità che vacillava dentro di me era molto più forte di qualsiasi altro pensiero o paura.
Il mio obiettivo primario, pensavo mentre mi dirigevo alla metro, era quello di vivere un primo anno scolastico nel migliore dei modi, riuscire ad ottenere buoni voti e realizzare il mio sogno più grande: studiare medicina presso la facoltà più prestigiosa del mio paese. Puntavo in alto, ad essere la migliore in tutto e non deludere le aspettative dei miei genitori e questo pensiero mi aveva reso una persona estremamente determinata.
Sul mio cammino un albero maestoso e piuttosto anziano richiamò la mia attenzione. Mi fermai ad osservarlo e studiare ogni suo minimo dettaglio ma la figura di qualcuno fu in grado di distogliere ogni mio pensiero da esso.
Era un ragazzo, alto nella media, ed indossava la mia stessa divisa. Era lì fermo ad osservare il maestoso albero con il naso rivolto al cielo, verso le sue perfette ramificazioni. La sua mano destra accarezzava piano la corteccia di quella meraviglia ed io, osservandolo, rimasi come incantata per quanto fosse sincero e delicato il suo tocco.
Non sembrava essere un ragazzo nella norma, sembrava un tipo piuttosto strambo, o speciale oserei dire.
Il colore inusuale dei suoi capelli..
Erano biondi e folti, e quando uno spiraglio di vento si alzò furtivo, un dolce profumo alla vaniglia invase la mia figura.
In quel momento sentii come se il tempo si fosse fermato o stesse scorrendo via più lento possibile e sentivo, nel profondo, che qualcosa in me, da qual momento, sarebbe cambiato.

La metro era come al solito affollata, sbuffai e mi guardai intorno nella speranza di riuscire ad incrociare lo sguardo delle mie migliori amiche.
«Hana» ed ecco che il mio pensiero empatico era arrivato a destinazione. Col sorriso stampato sulle labbra mi voltai verso di loro, avevo trascorso l’estate in campagna e per questo motivo non ero stata in grado di vederle.
Ma adesso averle lì, solari e più belle che mai, aveva riempito il mio cuore di gioia «Molly, Ana» avevo esordito ad alta voce «mi siete mancate tantissimo» continuai, marcando quella punta di sincerità che s’incrementava nella mia gola.
Molly ed Ana erano da sempre state le mie migliori amiche.
Insieme avevamo condiviso tutto: pensieri, paure, emozioni..
Eravamo l’una per l’altra come una preziosa Domenica. 

Ci stringemmo in uno di quegli abbracci da rompere le costole e ci perdemmo nel dolce suono delle nostre risate.
Mano nella mano ci dirigemmo in quella che sarebbe stata la nostra scuola per ben cinque anni e che ci avrebbe accompagnate in questo lungo cammino.

Quando la campanella segnò l’inizio delle lezioni, fummo smistate in classi diverse. Per un’intera estate avevamo sperato che il cielo fosse stato dalla nostra parte e ci avrebbe aiutato a frequentare la stessa classe, ma ahimè, ci dovevamo accontentare dello stesso istituto.
Riluttante, feci un lungo sospiro e mi apprestai a raggiungere la mia nuova aula, pronta ad incontrare i miei nuovi compagni, il mio nuovo insegnante e addirittura il mio nuovo banco.
Vi entrai e guardandomi intorno mi accorsi che era quasi vuota se non per la presenza di qualche superstite, probabilmente, ripetente.
Non troppo intimidita accennai, quindi, un saluto che fu palesemente snobbato dai presenti. Mi accomodai ad un banco in fondo all’aula alquanto delusa; essere invisibile non era mai stato il mio forte.
L’aula iniziò ben presto a popolarsi. Chiusi gli occhi per isolarmi da ciò che mi circondava e sembrava quasi come se fossi in grado di percepire ogni singolo sentimento o emozione provata dai presenti; in un certo senso era una sensazione bellissima.
«Ciao, disturbo?» aveva detto una voce quasi tremante alle mie spalle, riconducendomi, nuovamente, sul pianeta terra. Senza indugio aprii gli occhi ed il sorriso timido di una ragazza fu in grado di rapirmi.
Prontamente mi alzai dalla sedia e le sorrisi «no affatto» risposi sincera.
I suoi occhi erano grandi e scuri così come la sua carnagione, nonostante presentasse delle perfette gote rosee. Le labbra erano sottili ed i suoi capelli di un colore particolare, un castano che si avvicinava al rosso. Si guardò intorno con aria spaesata «in realtà volevo chiederti se il posto accanto a te era libero, sai..» si grattò la testa corrugando la fronte «non conosco nessuno e quando ti ho vista sembrava come se tu fossi un po’ nella mia stessa situazione».
Dedussi dal suo marcato accento che fosse straniera, magari nuova in città ed in cerca di amici. Scostai la sedia dal banco accanto al mio e la invitai a sedersi «sarà un piacere per me essere la tua compagna di banco» confessai, regalandole nuovamente un sorriso. Rimasi ancora un po’ a studiare i suoi lineamenti particolari, generalmente mi capitava fin troppo spesso con le persone o le cose che richiedevano attenzione o suscitavano la mia curiosità, ma ancora una volta una figura fu in grado di rapirmi.
Era lui.
Il ragazzo biondo di quella mattina. 

Entrò in classe a sguardo basso, quasi autoritario, freddo, scostante, con gli auricolari alle orecchie ed accompagnato da un gruppetto di altri quattro ragazzi. Li osservai e arrossii di colpo quando notai la bellezza che erano in grado di celare i loro visi, così perfetti che sembravano essere stati scolpiti da un antico scultore.
Si accomodò anch’esso in fondo alla classe, alla mia sinistra, con lo sguardo rivolto verso la finestra dove un Sakura prendeva, maestoso, vita nel verde.
Non riuscivo a comprendere per quale motivo mi sentivo in quel modo quando lo vedevo. Dentro di me sentivo come se un legame empatico ci legasse, qualcosa che partiva dal profondo, qualcosa a cui non si poteva scappare.
E probabilmente anche a lui piacevano i fiori di ciliegio.
Dei nuovi passi riempirono l’aula, ma non riuscivo a capire per quale motivo il mio corpo d’innanzi a lui non riusciva a muoversi. Ero lì, impalata, ad osservare il suo profilo poco illuminato dal sole che picchiettava sulla vetrata.
Era rimasto tutto il tempo ad osservare fuori, nonostante il suo compagno di banco aveva più volte provato a parlargli «io sono Byunghee dolcezza» aveva detto quest’ultimo d’improvviso sorridendomi «e tu dovresti prestare attenzione all’insegnante che è entrato in aula» bofonchiò e si accinse ad alzarsi dalla sedia ed accennare un inchino di cordiale saluto.
Scossi la testa e mi guardai intorno notando come tutte avessero fatto la stessa cosa. La mia nuova compagna di banco mi strattonò di poco il braccio facendomi balzare d’improvviso.
Cosa mi stava succedendo?
Fortunatamente, terminate le prime due lezioni, quella strana sensazione mi abbandonò per qualche minuto ed ebbi modo di conoscere meglio i componenti della mia classe.
«Quindi come hai detto che ti chiami?» ripetei alla mia compagnia di banco, probabilmente era stata lì a ribadire il suo nome tutto il giorno ed io non ero ancora riuscita a comprenderne il significato. Probabilmente perché dietro il mio ve ne era uno per me prezioso, quindi mi aspettavo che ogni nome ne avesse uno a sua volta «mi chiamo Shushu» sorrise lei «il tuo mi piace molto, Hanami..» confessò con aria pensierosa «puoi chiamarmi Hana, le mie migliori amiche mi chiamano così».
Una ragazza dal viso tondo e paffutello si avvicinò a noi accompagnata da un’altra ragazza dagli occhi incredibilmente azzurri, mi voltai verso di loro e sorrisi spontanea. Fu in questo modo che imparai a conoscerle e mi sentii a casa sin dal primo giorno di scuola.

«Professore, non possiamo accettare una cosa del genere» deplorò la classe «mi spiace ragazzi ma è da regolamento» intimò quest’ultimo accarezzando la sua folta barba «il protocollo parla chiaro, trenta alunni di cui quindici maschi e quindici femmine. E’ giusto per voi conoscervi meglio e creare una certa sintonia. I posti saranno cambiati una volta al mese e la selezione sarà sempre la stessa» si munì di carta e penna e segnò dei numeri su di essi per poi inserirli in due diversi contenitori «il contenitore alla mia sinistra è per voi ragazze, mentre quello alla mia destra per voi ragazzi. Due alla volta siete pregati di alzarvi e pescare il vostro numero, i numeri compatibili dovranno condividere il banco».
Abbassai la testa sulle mie braccia e sospirai quasi sottovoce, credevo di aver finalmente trovato una nuova amica con cui condividere il banco e chiacchierare durante le ore di noia, ma il protocollo, a quanto pare, non lo rese possibile.
Shushu mi guardò scoraggiata ma in fondo non potevamo farci nulla.
Due alla volta, come dichiarato dal professore, i miei compagni di classe recuperarono quindi il proprio numero accomodandosi, riluttanti, ai loro nuovi posti. Shushu si ritrovò a condividere il banco con Byunghee, per quanto riguarda me, beh, era ancora da vedere.
Me ne restavo ferma al mio posto ad attendere, paziente, il mio turno.
Mi morsi il labbro inferiore per scacciare via quella sensazione che si stava facendo spazio in me.
Il professore mi chiamò alla cattedra ed io immediatamente mi apprestai a raggiungerla.
Mi guardai intorno e mi accorsi di come tutti i posti fossero già occupati.
Deglutii a fatica ed estrassi il numero dal contenitore «16» esordii ad alta voce con la speranza che qualcuno tra i presenti sollevasse la propria mano in modo che io potessi identificare il mio nuovo compagno di “avventure”, ma non ci fu risposta «16» sbraitò più forte il professore, ed ecco che una mano s’innalzò al cielo. Sentii le pupille dilatarsi ed il cuore percuotermi dentro quando mi accorsi di chi fosse quel palmo rivolto al soffitto.
«Finalmente» sospirò il professore «prego signorina Hanami, può avvicinarsi a Seungho».
Seungho..
Quindi era così che si chiamava.
Mi avvicinai lentamente a lui e presi posto al suo fianco, ignara, della strana piega che la mia vita avrebbe intrapreso da quel preciso ista
nte.

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Capitolo 2
*** Capitolo II - Come nord e sud ***


«La nostra storia che era piena di felicità.
  Quel posto in cui ci siamo innamorati..
  Una volta di mattina, una volta ogni notte..
  voglio tenerti tra le mie braccia»

 
 
Come la notte e il giorno, il gelo e l’afa, eravamo l’ossimoro più strambo che qualsiasi testo poetico avesse mai potuto scorgere.
I suoi occhi, così impenetrabili e gelidi, entravano in contrasto con i miei dolci e disponibili, e scrutandosi, in un momento furtivo, si facevano la guerra.
Nulla in lui sembrava normale, nemmeno il comportamento che assumeva con le persone che gli stavano intorno, quei quattro ragazzi che, apparentemente, sembravano così puri e semplici e che gli facevano da ombra.
Eppure qualcosa mi attraeva verso lui, come se il suo corpo fosse il polo nord e il mio quello sud.
Ormai era trascorsa una settimana dall’inizio della scuola.
Eppure lui era l’unica persona, nell’intera classe, a cui non ero riuscita ad avvicinarmi in modo empatico, nonostante lo avessi accanto.
Mi era capitato di toccarlo così, distrattamente, e la sua pelle mi era sembrata più fredda di qualsiasi pezzo di ghiaccio.
Se ne stava costantemente immobile ad osservare l’esterno, come se la sua vita dipendesse da ciò che quel prato verde offriva oltre quel vetro opaco.
Il fatto che la mia mente fosse ininterrottamente attenta su di lui fortunatamente, però, non fu motivo di distrazione.
Ebbi modo di socializzare ed essere amica a tutti. In modo particolare alcune ragazze mi colpirono per i loro modi di fare, per i sorrisi che furono in grado di regalarmi e per i calorosi abbracci.
Taila, Hikari, Rob ed Alice.. entrarono immediatamente a far parte dell’allegra combriccola messa su da me e Shushu.
Anche Byunghee si era mostrato disponibile nei nostri confronti così come i suoi amici Changsun, Cheolyong e Sanghyun, persone che, sfiorate con lo sguardo, potevano sembrare apparentemente dei discepoli servienti dell’autoritario e gelido Seungho. Ma in realtà loro erano così terribilmente diversi.
Così umanamente raggiungibili.

Studiare all’aperto per me rappresentava senza ombra di dubbio una meravigliosa occasione per poter rivedere le mie migliori amiche.
Eravamo solite tornare a casa insieme la sera, eppure non poter condividere la classe con loro era abbastanza difficile da accettare.
Guardai oltre il campetto di calcio, dove i ragazzi si stavano allenando e mi accorsi di come Seungho si isolasse dal resto del mondo.
Seduto con le gambe accavallate e le mani in tasca, se ne stava con lo sguardo rivolto verso il nulla e sembrava perso, distante.. solo.
Assottigliai gli occhi e mi soffermai, ancora una volta, sul suo profilo scrutando, così, la sua pelle delicata.
Come poteva una pelle così bella essere allo stesso tempo tanto fredda?
Nello stesso momento le ragazze, poggiate alla sbarra che divideva il campo di calcio dalle panchine, sghignazzavano tra loro facendo apprezzamenti coloriti e ricchi di fantasia sui fantastici quattro, come ormai erano solite chiamarli. «Attente alla bava» ridacchiai avvicinandomi, ricevendo non molta attenzione se non quella di Alice che mi osservò con rimprovero.
Alta con una carnagione piuttosto chiara, Alice era la ragazza a cui mi ero avvicinata grazie alla passione e all’amore schietto che provavamo entrambe per la danza.
Conosciuta soprattutto per le storielle peccaminose che in una sola settimana era riuscita a costruire su quei ragazzi e i loro corpi statuari, tanto da far infatuare la povera Taila che divideva il banco col giovane e palestrato Changsun. Il suo carattere era dolce e comprensivo, ironico e combattivo. Non si lasciava sfuggire facilmente le sfide malgrado si trovasse spesso e volentieri sottomesso da Byunghee.
Sanghyun, invece, era piuttosto silenzioso ma il suo sguardo offriva sempre un qualcosa di caldo e familiare, così come Cheolyong che era riuscito, con la sua simpatia e voglia di vivere, a rapire tutti in una sola settimana, in modo particolare gli occhi azzurri della piccola Hikari.
Era per questo motivo che non riuscivo a comprendere per quale ragione Seungho fosse ancora avvolto da quell’alone di mistero.
Ed era così che mi lasciavo rapire.
«Terra chiama Hana» aveva detto Alice, picchiettandomi sulla fronte.
Perché si,  ancora una volta ero riuscita ad allontanarmi col pensiero e a lasciare che il desiderio di sapere mi estorcesse dalla realtà.
«I ragazzi hanno smesso di giocare» disse con una punta di sconforto, la stessa che si era posata sui volti delle altre «quindi presumo si debba ritornare in classe».
Ci dirigemmo verso l’aula e il pensiero di abbattere quel muro che ci divideva, immediatamente, mi sfiorò.
Seduta accanto a lui attesi il momento adatto per rivolgergli la parola, ma quando lo feci non ebbi risposta. Piuttosto si alzò e lasciò la classe seccato, come se in quel momento gli avessi fatto un torto.
Abbassai lo sguardo sulle mani e le attenzioni di Shushu e Byunghee si posarono su di me.
Abbozzai un sorriso e mi strinsi nelle spalle «ti prego di ignorarlo» la voce di Byunghee aveva attirato la mia attenzione e allo stesso modo quella dei ragazzi che con lo sguardo seguivano i passi di Seungho.
Quei passi che dentro me facevano così tremendamente rumore.
Mi sentivo combattuta perché non riuscivo a raggiungerlo, non riuscivo ad arrivare a lui.
Perché lui non me lo permetteva.
Perché lui non voleva.


Sulla strada di casa mi mostrai a Molly e Ana piuttosto silenziosa mentre loro erano prese a raccontare dei fantastici aneddoti accaduti nelle loro classi. Sembravano davvero entusiaste della nuova scuola e delle nuove amicizie.
Le sentivo ma non le ascoltavo e non lo facevo con cattiveria, non lo avrei mai fatto.
Quando fui finalmente nella mia stanza decisi di abbandonarmi completamente a quei pensieri, perché ero determinata, perché non mi arrendevo facilmente, perché dovevo trovare una soluzione.
Mi guardai allo specchio e mi chiesi per quale motivo un perfetto sconosciuto avesse su di me quell’effetto, quel controllo che non mi permetteva di andare oltre.
Lui, così freddo ma così perfetto da sembrare quasi un dipinto.
Con la luce dei petali di ciliegio negli occhi.
E i capelli che sapevano di vaniglia.
Mi aveva rapita, completamente.. ma sapevo, in cuor mio, che quello che provavo non era dovuto ad un’infatuazione.
Allora cos’era?
Era voglia di capire, di scoprire.
Pura curiosità.
Si, probabilmente lo era.

Il giorno successivo un nuovo membro si era aggiunto alla nostra classe, ormai se ne chiacchierava ovunque.
Entrai in aula e salutai tutti col sorriso, un sorriso che mi fu, naturalmente, ricambiato.
Il professore attirò l’attenzione della classe battendo la sua possente mano sulla cattedra e la ragazza fece il suo ingresso.
Aveva un viso dolce e con la cartella in spalla sembrava essere alquanto timida.
I suoi occhi esprimevano un po’ d’insicurezza ed il suo sorriso era una piccola maschera per nascondere la paura di quel nuovo.
Il suo nome era Hitomi e si era appena trasferita in città.
Non essendoci posti liberi il professore aggiunse un banco in prima fila, accanto alla dolce Rob.
Hitomi fece un piccolo inchino come saluto e si apprestò a raggiungere il suo posto.
Un vociferare aleggiava quindi nell’aria, il che non faceva altro che alimentare il disagio della nuova studentessa. Fu per questo motivo che l’allegra combriccola, accompagnata dai fantastici quattro, decise durante la ricreazione di creare un primo approccio diretto con lei.
Tutti tranne lui.
Perché lui era così, non desiderava legare con nessuno, i fantastici quattro erano i suoi unici amici.
E allo stesso modo gli altri non sembravano interessati a lui.
Tutti tranne me.
Ed era questo che mi legava a lui.
Era un continuo me ed un continuo lui tra noi.
Ed era strano.
Tanto strano.
Non ne capivo il motivo.
Ma qualcuno lo aveva detto..
Perché gli opposti si attraggono e i simili si comprendono.

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Capitolo 3
*** Capitolo III - Il gelo dentro me ***


«La nostra storia che era piena di felicità.
  Quel posto in cui ci siamo innamorati..
  Una volta di mattina, una volta ogni notte..
  voglio tenerti tra le mie braccia»

 
 
Erano state le prime luci dell’alba a strapparmi dalle braccia di Morfeo quella mattina, nonostante avessi dormito poco a causa di uno strano sogno che si faceva, ogni notte, sempre più ricorrente.
Avevo issato la testa dal cuscino con spossatezza e sentivo quasi come se gli arti m’impedissero qualsiasi movimento.
Non riuscivo a ricordare bene cosa avessi sognato, ma la figura di un uomo era ben evidente. Se ne stava ai piedi di un ciliegio avvolto da una luce accecante e misteriosamente interpellava il mio nome, in attesa di una risposta che non riuscivo a dare. A passo felpato si avvicinava a me ma quando stavo sul punto di scorgere il suo viso ecco che mi svegliavo e mi sentivo stanca, come se quel sogno si nutrisse di me e delle mie energie.
Scesi in cucina attratta dal profumino che aleggiava nell’aria e che, lento, si era insinuato tra le mie coperte «Hana, cosa ti succede?» aveva chiesto mia madre. La vidi avvicinarsi a me con un’espressione alquanto preoccupata «buongiorno anche a te, mamma» avevo invece esordito io, con la fronte probabilmente corrugata e un’espressione interrogativa disegnata sul volto. Mia madre si allungò verso di me e mi posò le mani sulla fronte «Dio mio Hana, sei incredibilmente fredda. Hai dormito scoperta forse?»
Mi avvolsi le braccia intorno al corpo e mi tastai la fronte, costatando, effettivamente, che era piuttosto fredda. Le regalai ancora uno sguardo interrogativo e allo stesso tempo scrollai le spalle «mamma credimi sto bene, ho solo avuto un incubo» confessai, accomodandomi al bancone per gustare le sue deliziose ciambelle «cosa hai sognato?»
Il viso di mia madre apparve ancora preoccupato mentre nella mia testa un flashback transitò furtivo.
“Hanami, ho bisogno del tuo aiuto”
Quel sogno, quel modo strano di sentire il mio corpo abbandonato a se stesso privo di energie, quella voce e..quelle parole.
Fui distrattamente attratta dal vuoto, lasciando mia madre senza risposta alcuna «Hanami» sbraitò lei, accentuando il mio nome in un modo autoritario che fu in grado di richiamare la mia attenzione.
Alzai gli occhi e la fissai, inerme.
E senza darle risposta mi avviai a scuola.

Non avevo mai visto la scuola invasa da tanto sgomento prima di allora.
Tutti impegnati nei preparativi dell’atteso anniversario dei fiori di ciliegio.
La nostra scuola, sorgeva su di un’antica collina ai piedi di un meraviglioso albero, lo stesso che sembrava imprigionare su di se l’attenzione di Seungho.
Quell’albero era speciale poiché fioriva tutti gli anni fuori stagione e solo ed esclusivamente il giorno sedici. Sorrisi, il sedici Novembre era il giorno in cui nacqui anch’io.
Fu per questo motivo che la scuola ricreava in suo onore una piccola festa a cui, tutti gli studenti, erano obbligati a partecipare.
Ero entusiasta alla sola idea di prendervi parte ma il fatto che il tutto si sarebbe svolto nel giorno del mio compleanno, mi rattristava appena.
Erano ormai trascorsi due mesi dall’inizio della scuola, e come da programma, i posti erano stati scambiati più volte, ma fato volle che, dopo un mese, io e Seungho fossimo di nuovo accanto.
Novembre era arrivato sorprendendo tutti col suo clima freddo, eppure non avevo ancora sentito il suono della sua voce.
Nessuno, a parte i fantastici quattro, era a conoscenza della stessa.
Ed io più volte avevo provato ad immaginarla.
La immaginavo marcata, austera e per niente dolce.
Fredda.. proprio come lo era lui, nonostante il suo viso presentasse lineamenti sottili e delicati.
Che rumore avrà la solitudine?
Mi ero ritrovata a pensare in due mesi, perché Seungho sostanzialmente era solo.
A fargli compagnia erano solo quelle cuffie, da cui non si separava mai, e quell’albero che imponente, se ne stava fuori dalla finestra.
Cheolyong e Sanghyun avevano più volte cercato di trasportarlo nella nostra amicizia, in quel clima che si era venuto a creare e che forse, sentimentalmente, esprimeva molto di più. Ma Seungho se ne stava sulle sue e osservava tutto a sguardo spento, freddo.
Perché i suoi occhi erano così, seppur belli e invasi da una strana luce.
Erano freddi e scrutatori..quando non si perdevano nel vuoto.
E come ribadito, il suo sguardo ed il mio si ritrovavano spesso in guerra, nonostante dentro me sentissi un forte legame.
La sensazione era di appartenergli.
Perché la voglia di conoscerlo e scoprire chi era.. era molto più forte di qualsiasi altra cosa.

«Hana» Rob, ingarbugliata da fiocchi e festoni, si avvicinava a me dal fondo del corridoio a passo spedito, quasi correndo «fai attenzione Rob, potresti cadere» mi preoccupai io, avvicinandomi a lei per aiutarla «fortuna che sei arrivata» echeggiò, col fiato che si spezzava in gola «ma che ti succede? Sei forse venuta a piedi?»
Iniziò a solcarmi il viso con le mani e sul suo volto potei notare la stessa espressione che mia madre aveva assunto poco prima. Le scostai le mani per guardarla in viso «ma che cosa avete tutti? Insomma, sto bene.. ho solo dormito poco» «sei pallidissima Hana, sembra tu abbia visto un fantasma»
Inclinai il capo e restai ferma ad osservarla, ma ecco che nella mia mente il flashback del sogno apparve nuovamente. Scossi la testa chiudendo gli occhi e quindi li riaprì Taila e Shushu ci avevano raggiunto «che succede qui?» aveva chiesto Shushu «Hana, stai bene?» Taila passò una mano tra i miei capelli.
Mi sentivo strana, nuovamente spossata e la testa iniziò a girarmi incredibilmente. Deglutii a fatica e d’istinto indietreggiai, sotto gli sguardi attenti e preoccupati delle mie compagne «vado..vado a sciacquare il viso, probabilmente.. non so» dissi confusionaria.
Diedi loro le spalle e a testa bassa iniziai a camminare a passo spedito mentre sentivo le forze abbandonare il mio corpo. Mi voltai indietro e mi accorsi di essermi allontanata abbastanza ma lo sguardo mi si oscurò d’improvviso. Ero stremata e in procinto di accasciarmi al suolo, ma ecco che le braccia di qualcuno prontamente mi afferrarono.
Uno strano calore accolse il mio corpo.
Un calore umano, soffice e delicato.
Aprii lentamente gli occhi e lo sguardo di Byunghee si era posato su di me «Hana, stai bene?»
Sollevai il capo e mi guardai intorno confusa «Byunghee, che succede?» chiesi, non ricordando molto bene ciò che era avvenuto pocanzi «stavi camminando tutta sola quando ad un certo punto hai perso l’equilibrio. Fortunatamente ero nei paraggi e sono riuscito ad aiutarti» mi porse la mano che io afferrai e mi aiutò a rialzarmi.
Sentivo la testa fare male e lo stomaco contorcersi dal dolore.
Guardai Byunghee e sentii improvvisamente il cuore battere più forte, abbassai lo sguardo arrossendo.
Nei due mesi trascorsi Byunghee era stato senz’altro una persona a cui mi ero affezionata realmente.
«Vuoi che ti accompagni in infermeria?» chiese dolce «non preoccuparti, sto bene» sorrisi «sarebbe meglio tornare in classe e aiutare gli altri con i preparativi» consigliai. Byunghee si avvicinò a me e silenzioso mi porse il braccio, mi morsi il labbro inferiore e titubante lo afferrai, ma dentro di me sentii una scossa.
“Hanami, ho bisogno del tuo aiuto”
Quella voce.

Mi girai di scatto, ma alle nostre spalle non vi era nessuno, se non il corridoio che giungeva all’ala est della scuola.
Guardai Byunghee che intanto mi fissava confuso.
Mi strinsi nelle spalle e percepii di nuovo quella voce ed un improvviso gelo avvolgermi.
Lo stesso gelo che sentii quando, distrattamente, sfiorai Seungho.
Qualcosa, quella cosa, quella voce..
..era dentro di me.
 
Nda:
"Con la luce dei petali di ciliegio negli occhi. E i capelli che sapevano di vaniglia. "
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Capitolo 4
*** Capitolo IV - Hanami, ho bisogno del tuo aiuto! ***


«La nostra storia che era piena di felicità.
  Quel posto in cui ci siamo innamorati..
  Una volta di mattina, una volta ogni notte..
  voglio tenerti tra le mie braccia»
 
 
Il tempo scorreva lento in un silenzio che, meschino, si divulgava nell’aria.
Tutt’intorno era silenzioso, eccetto il mio cuore che sussultava per la sua assenza, un’assenza che, seppur naturale, faceva inspiegabilmente rumore.
Il giorno sedici era arrivato e con esso il mio compleanno e l’atteso anniversario.
Potevo notare l’entusiasmo dipinto sui volti di tutti e che tristemente, invece, si spegneva sul mio.
Quella mattina ero stata accolta a scuola in modo caloroso.
Ana e Molly mi avevano accompagnato sino alla porta della mia classe canticchiandomi felicemente “tanti auguri a te” e una volta arrivate a destinazione Changsun e Cheolyong erano venuti a prendermi per bendarmi e dirigermi alla sala musica dove tutta la classe mi stava aspettando per festeggiare. Il loro era stato un pensiero davvero carino, tanto da farmi disperdere qualche lacrima.
Hikari, Rob e Hitomi avevano contribuito emozionandosi con me ed insieme alle altre c’eravamo strette in un abbraccio amorevole.
Era presente l’intera classe ma, stranamente, quel giorno Seungho era assente.
E quindi mi ritrovavo sola seduta nel mio banco intenta ad osservare il panorama di cui lui sembrava essere perdutamente innamorato.
Sarei dovuta stare attenta alle parole del professore e concentrarmi per portare avanti ciò che mi ero prefissa il primo giorno di scuola, ma da quando l’avevo conosciuto, non ci riuscivo.
Non più.
A ricreazione ci dirigemmo in palestra per terminare gli ultimi ritocchi per la festa. Sembrava tutto così succinto da apparire come una grande sala di un meraviglioso castello.
Alice e Taila stavano dando voce alla loro fervida immaginazione, raffigurandosi tra le braccia di Sanghyun e Changsun; cosa che non mi avrebbe sorpreso o scossa più di tanto se fosse successa, poiché condividevano il banco ed una certa complicità. Shushu e Hitomi, invece, sembravano alquanto preoccupate a differenza di Hikari e Rob che aveva tratto conclusioni fin troppo affrettate.
Io mi sentivo vuota e spaesata, come se in quel momento fossi nel posto sbagliato.
E avevo uno strano presentimento.
Qualcosa stava per accadere.


Era giunta la sera.
Il cielo si era magicamente colorato dei fuochi d’artificio che sbocciavano come dei meravigliosi fiori in piena primavera.
E l’aria era profumata dai fiori di ciliegio.
Guardandomi intorno notai di come gli studenti si sentissero dei perfetti nobili nei loro abiti succinti e pacchiani.
E tra loro c’ero anch’io.
«Hana sei bellissima» Shushu mi venne incontro abbracciandomi accompagnata dalla timida Hitomi «salve ragazze, siete bellissime anche voi. Dove sono le altre?» mi feci spazio con lo sguardo oltre le loro figure alla ricerca di qualcuno che, apparentemente, sembravano essere le mie compagne nonostante il mio cuore suggerisse qualcos’altro o qualcun altro.
I fantastici quattro si avvicinarono accompagnando il resto dell’allegra combriccola ed in quel momento sorrisi; erano tutti meravigliosi.
A dirla tutta la bellezza sovrannaturale dei ragazzi aveva, sin dal primo giorno, attirato e accolto l’attenzione di tutti.
Ma perché lui non era lì?
Il fatto che quel componente tanto misterioso e silenzioso mancasse sembrava importare, ancora una volta, solo ed esclusivamente a me.
Non riuscivo a capirne il motivo.
Quando la pista fu animata dalla musica, tutti gli studenti piombarono al centro per divertirsi.
Sanghyun invitò Alice e Chansung Taila che trascinò con se Shushu.
Hikari e Rob si divertivano con Cheolyon mentre Hito mi restò accanto.
«Davvero non hai intenzione di ballare?» chiese con un filo di voce, mi girai a guardarla e sorrisi stringendomi nelle spalle «preferisco bere qualcosa e prendere un po’ d’aria, tu piuttosto..» mi avvicinai a Byunghee intento ad affogare la sua felicità nel buffett e lo trascinai nella sua direzione «balla con questo bellissimo cavaliere»
Notai gli sguardi increduli e perplessi dei due, e sorridendo maliziosa, mi diressi fuori a prendere un po’ d’aria.
Il mio compito lì era finito.

Non ero abituata a stare troppo tempo su quei tacchi e ormai stavano iniziando a fare male. Mi appoggiai al muretto e chiusi gli occhi per rilassarmi, ma una fitta allo stomaco riprese nuovamente vita.
“Hanami, ho bisogno del tuo aiuto”.
Ed ecco nuovamente quella voce.
Mi guardai intorno e mi accorsi di essere sola, eppure quella voce era così insistente quasi da sembrare fosse a qualche passo da me.
Senza capire bene dove fossi diretta, iniziai a camminare reggendo lo stomaco tra le mani.
A fatica riuscivo a tenere gli occhi aperti a causa del dolore straziante.
Sentivo il mio corpo indebolirsi.
Le forze mi mancavano.
“Hanami, ho bisogno del tuo aiuto”.
Inspiegabilmente mi ritrovai ai piedi del maestoso albero.
Alzai gli occhi e mi accorsi di quanto fosse bello.
Restai lì ad osservarlo per qualche secondo.
Dal buio della notte una figura spuntò d’improvviso lasciandomi alquanto perplessa.
Ed ecco che il flashback del sogno tornò vivido dentro me.
“…la figura di un uomo era ben evidente. Se ne stava ai piedi di un ciliegio avvolto da una luce accecante e misteriosamente interpellava il mio nome, in attesa di una risposta che non riuscivo a dare. A passo felpato si avvicinava a me..”
Hanami, ho bisogno del tuo aiuto”.

Un bagliore di estranea provenienza mi prese in pieno viso, lo stesso bagliore di cui lui stesso era avvolto.
Ripeté, con voce vellutata, ancora una volta il mio nome ed in quel momento sentii una scossa che mi regalò del puro brivido.
Perché era lui..
Seungho!

E si stava avvicinando a me.
Seungho mi afferrò per mano e mi aiutò a rialzarmi.
Quella era la sua voce ed inspiegabilmente mi era apparso in sogno.
Ma perché? Perché tutto quello stava succedendo a me?
Mi prese per le braccia e lentamente mi adagiò al tronco dell’albero.
I suoi occhi gelidi erano puntati nei miei.
Se ne stava lì avvolto nel suo abito bianco, ed era bello, bello ma pur sempre freddo.
Le sue mani, che erano oltre la stoffa dei miei vestiti, riuscivo a sentirle sulla pelle e a contatto con la mia anima.
«Hanami, ho bisogno del tuo aiuto»
Mi sentivo paralizzata e sotto il suo controllo.
Non riuscivo a muovermi ed ero priva di qualsiasi facoltà, se non quella di pensiero.
Lo vidi avvicinarsi pericolosamente a me e con estrema naturalezza posò le sue gelide labbra sulle mie, avvolte dalla paura.
Che cosa mi stava facendo?
In un momento sentii il mio corpo ancora più debole.
Non riuscivo a reggermi in piedi e per questo motivo mi lasciai andare.
Intanto Seungho ancora mi baciava ed il gelo da cui era avvolto penetrava lento dentro di me, lo stesso gelo che sentii quel giorno quando la sua voce mi risuonò nel cuore.
Mi abbandonai alle sue braccia e quando lui ebbe finito, stremata, mi accasciai al suolo «sei stata bravissima» sibilò leccandosi le labbra.
Mi posò una mano sulla fronte e mi spostò i capelli dal viso «Seungho! Che diamine stai facendo? Lasciala immediatamente andare, non puoi nutrirti di lei»
qualcuno aveva detto in lontananza ed ero certa fosse la voce di Byunghee..
Nutrirsi di me?
Seungho si stava nutrendo di me?
Che stai dicendo Byunghee?!

E mentre mille domande mi echeggiavano dentro, chiusi gli occhi ormai stremata e priva di qualsiasi energia.






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Capitolo 5
*** Capitolo V - Jiu roku zakura ***


«La nostra storia che era piena di felicità.
  Quel posto in cui ci siamo innamorati..
  Una volta di mattina, una volta ogni notte..
  voglio tenerti tra le mie braccia»
 
 
Quando riaprii gli occhi ero ormai lontana dal trambusto, non riuscivo più a sentire le voci sovrapposte dei ragazzi né tantomeno il caos della festa.
Disorientata, mi strinsi forte al petto di chi mi teneva stretta, riconoscendone il tepore «Byunghee..» mugugnai, e nonostante avessi gli occhi aperti, non riuscivo a mettere bene a fuoco il suo volto.
Byunghee mi accarezzò e con dolcezza adagiò piano le sue soffici labbra sulla mia fronte. Un tocco delicato, ben differente dall’incontro che le mie labbra avevano avuto pocanzi «sei al sicuro adesso, non avere paura» mi strinse forte a sé accarezzando piano la mia schiena.
Era una sensazione bellissima.
Nonostante ciò, mi sentivo ancora confusa e intorpidita.
L’unica cosa che ricordavo, e che avevo udito prima di perdere completamente coscienza, era stato il litigio avvenuto tra i due, una sorta di tempesta che mi si era scagliata contro in pieno inverno.
“Dannazione Seungho, fermati adesso!” aveva esordito Byunghee attirando l’attenzione di colui che, probabilmente, mi stava facendo del male..e poi, la voce di Seungho.. “Byunghee, mio fedele amico. Ho solo bisogno di portare a termine ciò che ho iniziato, non le farò del male” la stessa voce che per troppo tempo si era celata nei miei sogni, nutrendosi degli stessi.
Questo era ciò che si erano detti prima che Byunghe mi rapisse dalle sue braccia.
A quel punto mi ero persa completamente.
Ma realmente, che cosa mi era successo?
Che cosa mi aveva fatto Seungho?

Mi scostai da Byunghee per guardarlo negli occhi e solo quando esaminai il luogo che mi circondava, mi accorsi di essere nel bel mezzo del niente.
Un luogo lugubre contornato da una strana nebbiolina che, nonostante il freddo, non si condensava.
«Byunghee che sta succedendo? Mi spieghi dove sono finita? E perché Seungho mi ha fatto quello prima? Chi è? Voi.. che cosa siete?»
A raffica iniziai a porre al povero Byunghee mille domande.
Presa dalla paura indietreggiai, scivolando con i palmi delle mani a terra.
Ero ancora priva di forze.
Byunghee intanto continuava ad avvicinarsi a me, ma un forte tremore s’impossessò del mio corpo.
 Avevo paura.
Dannatamente paura.
«Hanami. E’ giusto che tu sappia la verità»
Vidi lo sguardo di Byunghee divenire immediatamente serio..
«Nel luogo da cui provengo, il distretto più antico del nostro paese, c’è un ciliegio famoso e antico chiamato Jiu roku zakura, ovvero ciliegio del sedicesimo giorno, poiché fiorisce tutti gli anni il sedicesimo giorno del primo mese e quello soltanto. Il tempo della sua fioritura cade quindi nel periodo del grande gelo, sebbene per regola naturale i ciliegi attendano la primavera. Il fatto è che in questo ciliegio fiorisce una vita che non è la sua. In quell’albero alberga lo spirito di un uomo»
La voce di Byunghee, nel raccontare quella storia, divenne calda e delicata e nel frattempo il mio corpo stava riacquistando le energie necessarie, le stesse che poco prima mi erano state tolte da Seungho e dal suo gelido bacio.
Mi strinsi nelle spalle ancora confusa..
«E tutto questo che ha a che fare con me?»
Byunghee sospirò «Lo spirito che giace in quell’albero era in precedenza un samurai e il ciliegio cresceva nel suo giardino, e come tutti gli altri, fioriva in primavera. Da bambino si divertiva a giocare sotto quell’albero e i suoi genitori, insieme a nonni e parenti, avevano agganciato sulle sue ramificazioni dei fogli colorati, dove vi erano riportate poesie e lodi. Il samurai crebbe in salute ed invecchiò insieme all’albero, sopravvivendo anche ai suoi cari. Quindi non vi era rimasta altra creatura da amare se non il ciliegio»
Non vi era rimasta altra creatura da amare se non il ciliegio.
In quel momento lo sguardo di Seungho rapì per un istante la mia mente e lo immaginai al giorno del nostro primo incontro.
“ Era lì fermo ad osservare il maestoso albero con il naso rivolto al cielo, verso le sue perfette ramificazioni. La sua mano destra accarezzava piano la corteccia di quella meraviglia ed io, osservandolo, rimasi come incantata per quanto fosse sincero e delicato il suo tocco.”
Incredula e spaventata da ciò che Byunghe mi stava raccontando, portai le mani alle orecchie, come se fossi arrivata al limite della sopportazione, non volevo più ascoltare.
 Chiusi gli occhi scuotendo la testa «Basta Byunghee, te ne prego! Non voglio più ascoltare»
Ma il mio richiamo non fu accolto.
«Ma durante l’estate di un certo anno, l’albero avvizzì e morì»
«Byunghee, non voglio» intimai ancora.
Mi sentivo violata, come se in quel momento stesse andando contro la mia volontà, in quel luogo senza tempo.
Vidi lo sguardo sincero di Byunghee divenire d’improvviso cupo.
«Smettila Hana, tu devi sapere o lui finirà col prosciugare la tua anima e di te non ne sarà più niente»
In quel momento mi arginai da tutto.
Delle lacrime intimarono di uscire agli angoli dei miei occhi.
Finirà col prosciugare la tua anima.
Aveva ragione, lui si nutriva di me.

«Da quel momento il samurai ebbe la morte nel cuore, nonostante vi fossero altri quattro samurai al suo servizio, in quanto più anziano. Ma un giorno un’idea sfiorò la sua mente e ricordò che fosse il sedicesimo giorno del primo mese. Si avviò da solo in giardino e s’inchinò davanti all’albero avvizzito donandogli la sua stessa vita. Distese quindi sotto di esso un telo candido e vi depose alcuni cuscini, s’inginocchiò e fece una sorta di rito alla maniera dei samurai ed il suo spirito trasmigrò nell’albero che fiorì in quel preciso istante. E tutti gli anni, da allora, continua a fiorire il sedicesimo giorno del primo mese, nella stagione delle nevi»
«Nel giorno del mio compleanno..» rilevai.
Ma allora chi era Seungho?
«Quindi tu mi stai dicendo che Seungho è quello spirito?»
Byunghee annuì affermando la mia domanda.
Il che era giusto e dava luce a molte cose; alla sua pelle costantemente fredda, al suo isolarsi dal mondo intero e alla sua continua ammirazione per i Sakura in fiore.
Sorrisi scettica, non potevo crederci.
Perché io non ero altro che una semplice ragazza, che frequentava un semplice liceo con un compagno di banco silenzioso e non fin troppo cordiale, tanto da non scandire mai parola.
Eppure, pensai, poggiando una mano sul cuore, quel bacio era stato in grado di penetrare dentro di me e risucchiare quasi via la mia anima, le mie forze: tutta l’energia di cui il mio corpo disponeva.
«Hana.. io, Changsun, Sanghyun e Cheolyong siamo i quattro samurai al suo servizio. Il nostro compito è di proteggere il nostro maestro ed è per questo motivo che siamo venuti a cercarti»
A cercare me?
«Quando Seungho realizzò il sacrificio, facemmo un patto col nostro Dio, siamo riusciti a renderlo un ibrido e per questo motivo lui è in grado di vivere tra noi e non intrappolato nell’albero. Ma sono trascorsi cento anni ormai e la componente legata al ciliegio si è risvegliata, rendendolo debole e in costante ricerca di energia. Un’energia che ha trovato in te, Hana»
In quel momento un soffio di paura si posò furtivo sul mio collo..
«Un ibrido? Energia? Che cosa stai dicendo Byunghee? Voglio tornare a casa»
Impaurita e ormai stanca, decisi di porre fine a quella conversazione che stava sfociando, a mio parere, nel ridicolo.
Non potevo credere che tutte quelle cose fossero vere, o almeno la parte razionale di me non ci credeva, perché l’altra parte stava urlando.
«Si Hana, un ibrido, un individuo generato dall’incrocio di due organismi. In questo momento Seungho è per metà uomo e metà spirito, per far sì che torni completamente uomo abbiamo bisogno del tuo aiuto»
La voce di Byunghee divenne roca e autoritaria, si avvicinò a me e mi afferrò per il braccio, percepii il fuoco che gli ardeva dentro.
Spazientita lo strattonai, cercando di divincolarmi da quella presa che ormai iniziava a farmi male «hai detto che devo stare lontana da lui perché potrebbe farmi del male, adesso mi dici che siete venuti a cercarmi perché vi serve il mio aiuto. Dov’è la coerenza Byunghee? L’avete forse mangiata a colazione? A differenza sua voi è di questo che vi nutrite?»
Il mio tono di voce risuonò in modo quasi atroce in quello spazio sconfinato.
Byunghee restò a fissarmi e lentamente lasciò la presa, sapevo di aver detto delle cose sbagliate, ma la paura era tale da pietrificarmi.
Ero consapevole che la vicinanza di Seungho poteva essere per la mia vita nociva.
Mi ero sentita più volte male poiché, per uno strano motivo, assorbiva la mia energia.
Quindi non volevo.
Mi voltai e gli diedi le spalle, incapace di reggere il suo sguardo.
«Lui non ha mai amato prima»
Ma le sue parole richiamarono la mia attenzione.
Ripensai al fatto che, in qualche modo, ero tremendamente attratta da lui, dal suo fascino misterioso che mi portava continuamente a pormi svariate domande.
Aveva lo sguardo solo come perso nel vuoto e magari era realmente in cerca di aiuto.
Si, lui voleva essere aiutato.
Posai nuovamente il mio sguardo su Byunghee e mi strinsi nelle spalle.
«Che cosa devo fare esattamente?»
Avevo abbassato le difese, depositato gli artigli.
Byunghee accolse la mia domanda con un ampio sorriso che si tracciò sincero sul suo volto.
«Devi fare in modo che non si nutra di te. Non permettergli di portare avanti ciò che ha iniziato questa sera, in nessun modo»
Lui non poteva, non doveva nutrirsi di me e della mia anima.
«Byunghee, io non riesco a capire perché questa energia di cui lui ha bisogno è dentro di me, davvero»
Byunghee si avvicinò a passo felpato «Hana, tu sei attratta da lui, non è così?»
La domanda di Byunghee fu in grado di sconvolgermi.
Deglutii abbassando lo sguardo.
«Questo perché è il suo lato umano che in qualche modo ti attrae verso lui. Io e i ragazzi vi abbiamo studiato in questi due mesi e siamo arrivati a questa conclusione»
«Il suo lato umano?»
«Esattamente»
«Quindi mi stai dicendo che per proteggermi da lui devo stargli lontana, no?»
«Il contrario»
Il contrario?
Il suo discorso non fece altro che mandarmi in confusione.
Non riuscivo a capire cosa intendesse e che cosa, esattamente, avrei dovuto fare.
«C’è una piccola cosa che vi accomuna, un qualcosa che può sembrare strano ma che avete entrambi, Hanami. Hai mai pensato al significato del tuo nome?»
In quel momento corrugai la fronte in segno interrogativo.
«Amo il mio nome principalmente per il suo significato.. ammirare i fiori»
«E in modo particolare quelli di ciliegio» mi fece notare lui.
Annuii, ancora incerta.
«Byunghee io..»
«Hana» ma lui mi fermò, si avvicinò e ancora una volta mi baciò la fronte e mi sorrise «quando domani mattina ti sveglierai tutto sarà più chiaro»
E in quel modo nel nulla sparì.
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Capitolo 6
*** Capitolo VI - I belong to you ***


«La nostra storia che era piena di felicità.
  Quel posto in cui ci siamo innamorati..
  Una volta di mattina, una volta ogni notte..
  voglio tenerti tra le mie braccia»
 
Come annunciato, il giorno successivo mi ritrovai nella mia stanza.
Fu una voce calda e profonda a richiamare la mia attenzione e far si che i miei occhi si aprissero lentamente. Li sentii pizzicare a causa della forte luce del sole che batteva sui vetri, una luce insolita che si contrapponeva al gelo di Novembre.
Ancora una volta qualcuno annunciava una sete incontrollabile, ma non ne riconobbi il suono, nonostante mi stesse quasi logorando l’anima.
Di fretta e furia mi apprestai ad alzarmi e prepararmi per dirigermi a scuola.
I ricordi della sera prima erano abbastanza confusi, si susseguivano nella mia testa in modo sbiadito, pallido e non riuscivo a comprenderne il significato.
Erano come un piccolo puzzle incompleto, solo io potevo rimettere i pezzi assieme, ma non ne avevo la forza.

Quando entrai in classe, l’aula era vuota.
Mi guardai intorno per poi accorgermi dell’ora; erano le sette del mattino.
Che cosa ci facevo già lì?
Confusa portai una mano tra i capelli ma ebbi un capogiro e dovetti sorreggermi al banco per evitare di cadere. Chiusi gli occhi, e col cuore che batteva più svelto del solito, mi accasciai alla sedia.
Quando li riaprii un piccolo mazzolino di fiori di ciliegio era adagiato sul mio banco. Li scrutai con un’aria vagamente confusa ma poi mi accorsi del biglietto che faceva capolino tra i petali “ti prego di perdonarmi, Hanami” una semplice frase che fu in grado di creare una forte confusione dentro di me.
A quel punto un flashback prese vita nella mia mente.
Riuscivo a vedere Byunghee..
Strizzai gli occhi nella speranza di ricordare ed un tocco furtivo e gelido sulle mie labbra riaffiorò come per magia.
Portai la mano alla bocca ed istintivamente iniziai a tremare.
Era un tremore forte accompagnato da una sudorazione, a mio parere, eccessiva.
Vidi Seungho ed intorno a lui una strana luce, ma ecco che Byunghee fece il suo ingresso in scena e mi rapì dalle sue braccia.
Fu come se il male ed il bene in quel momento mi avessero stretta all’unisono.
Il mio corpo riusciva a sentire il calore di Byunghee e allo stesso modo il gelo di Seungho.
I loro occhi ardevano in modo differente.
Mi strinsi nelle spalle e sobbalzai quando qualcuno mi si avvicinò.
Fu un secondo, mi sembrò di percepire una mano sulla mia pelle ma quando riaprì gli occhi l’aula continuava ad essere vuota.
Silenzio tombale.
Nemmeno il ronzio di una piccola mosca.
Frettolosamente riaprii il biglietto e continuai a leggere ciò che vi era scritto “ti aspetto in giardino, sotto l’albero di ciliegio – Seungho”
Valutai in quel momento se correre o meno il rischio di incontrarlo..
Con impeto mi alzai dalla sedia facendola scivolare al suolo con vigore.
M’incamminai per le scale col cuore che pulsava forte dentro di me ed un ponderoso nodo allo stomaco.
Deglutii a fatica e varcai la soglia dell’uscita che mi avrebbe condotto da lui.

Silenzio, silenzio e ancora silenzio…

Perché il tempo si era fermato?


Mi guardai intorno e mi sembrò di rivivere la stessa scena.
Il cielo iniziò ad imbrunirsi e l’aria si gremì improvvisamente di una strana nebbia.
Sentivo freddo.
Il sole che pocanzi brillava splendido nel cielo era sparito, al suo posto delle nuvole minacciose, come calamite, si univano tra loro.
Alzai lo sguardo e mi accorsi di essere ai piedi del maestoso albero.
Iniziò a piovere e la pioggia bagnò il mio corpo.
Soffocai un grido in gola quando i miei occhi misero a fuoco ciò che davanti a me stava prendendo vita.

Avevo letto solo nei libri quello che in quel momento stavo vivendo.
Un uomo, un ragazzo, uno spirito..qualsiasi cosa o persona fosse, era in completo tutt’uno con l’albero.
Il panismo, era questo quello di cui si trattava.


Allungò una mano verso di me e d’istinto mi alzai per afferrarla.
Non ero io che stavo guidando le mie gambe, bensì qualcosa di molto più grande.
Mi sentii trasportare immediatamente al suo interno, sentivo il gelo di Seungho avvolgermi; mi aveva tratto in inganno.
Chiusi gli occhi ed ancora una volta mi lasciai al suo volere.
Congiunse nuovamente le sue labbra alle mie e sapevo che in quel momento non ci sarebbe stato Byunghee lì a salvarmi.
Ma dovevo reagire.
Strinsi le mani nei pugni e premetti forte contro il suo petto, il cuore non batteva.
Riaprii gli occhi e lo guardai, i nostri sguardi s’incontrarono sul serio e senza farsi la lotta.
Tumtum
Qualcosa lì sotto aveva fatto rumore.
Quella sensazione brutta si trasformò improvvisamente in qualcosa di familiare.
Mi sembrò di aver ricevuto quel tocco molto tempo prima.
Allungai una mano verso il suo viso e lo accarezzai.
Non aprì bocca, non scandì parola ma sentii qualcuno pronunciare quelle singole parole.
«Hanami, aiutami»


 
Nda:

Sono pienamente consapevole del fatto che la storia è stata, sin dall’inizio, abbastanza contorta e strana. Ma è questa la piega che volevo prendesse e spero vivamente sia di vostro gradimento.
Si spera che il lungo periodo di pausa che mi sono concessa sia terminato e che io continui ad aggiornare con costanza, preghiamo.
Fatemi sapere in un commento cosa ne pensate.



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