Sgretolarsi

di Pamaras
(/viewuser.php?uid=633166)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I PARTE, ATTO PRIMO ***
Capitolo 2: *** I PARTE, ATTO SECONDO ***
Capitolo 3: *** II PARTE, ATTO PRIMO ***
Capitolo 4: *** II PARTE, ATTO SECONDO ***
Capitolo 5: *** III PARTE, ATTO FINALE ***



Capitolo 1
*** I PARTE, ATTO PRIMO ***


Angolino: la storia non parla di morte, bensì DELLA MORTE. che sono due cose differenti! E... se il tema è delicato, è stato affrontato con un tono leggero... non per minimizzare, solo per necessità di raccontare un viaggio sotto un altro punto di vista!

Mi ero ripromessa di non scrivere mai storie con Morte di un personaggio principale. Merlino, lo avevo promesso a me stessa... poi, beh, poi è uscita questa cosa.

EDIT 07/10/2014:    MI SEMBRA IL CASO DI FAR SAPERE CHE L'AVVERTIMENTO: "morte di un personaggio principale" E' STATO TOLTO PERCHE' LA STORIA E' DANNATAMENTE A LIETO FINE. EH Sì, NON CI RIESCO PROPRIO AD ESSERE CATTIVA! ^.-  

Accompagna dal ritmo delicato di una sonata al piano, che secondo me da' il giusto tono alla lettura.

Ludovico Einaudi e Ballaké Sissoko - Dessert Dans Le Desert

Non mi resta che augurarvi buona lettura.

un abbraccio. Pam.



SGRETOLARSI

 

 

" Dicono che ci sono cinque stadi prima della morte:

Rifiuto, rabbia, valutazione, depressione e infine accettazione.

È il momento in cui dici a te stesso 'non c'è un cazzo da fare tocca morire e basta' "

Oz - VFC Augustus, 1.04

 

 

I PARTE, ATTO PRIMO, SCENA I

L'attesa del piacere è essa stessa il piacere.

Gotthold Ephraim Lessing (tratto da 'Minna von Barnhelm')

 

Avevo raggiunto quel luogo nel pieno della mattina. Rimasi molto stupita quando riconobbi in quelle macerie Hogwarts, la scuola di magia e stregoneria più potente del mondo.

Non l'avevo mai vista così distrutta.

 

Eppure, negli ultimi tempi, ero stata spesso lì, per un motivo o per un altro; come quando andai a prendere il Preside, Albus Silente. Era un uomo onesto e mi attendeva, c'eravamo dati appuntamento mesi prima, quando fu toccato da quella maledizione. Se ne stava lì, su quell'alta torre di Astronomia ed insieme in quell'attimo guardammo il suo corpo vuoto cadere.

Vidi la tristezza invadergli per un attimo gli occhi, ma deciso più che mai mi seguì, era un uomo onesto Albus... Ma in fondo questa è tutta un'altra storia, diversa da quella che vi volevo raccontare... perché adesso ero arrivata a Hogwarts e se c'erano macerie, c'erano corpi in attesa di essere svuotati, era il mio territorio ora.

Mi preparai a lavorare.

Girai un po', aggirandomi silenziosa e cauta tra la gente, stavo eseguendo alla perfezione il mio incarico, colsi un ragazzo con i capelli rossi, mi attendeva già da un po', ma il ritardo, in quel caso, non era colpa mia... poi improvvisamente mi accorsi:

Harry Potter stava per morire.

 

Era durante l'ultima battaglia; Harry e Voldemort si stavano fronteggiando, tutti i presenti si erano fermati a guardarli, era tutto sospeso. Loro gli attori principali.

I due maghi più potenti si stavano affrontando, e io ero la.

Uno, solo un ragazzo lo conoscevo per fama, poco più che maggiorenne, una grande forza nel cuore, tanto coraggio ma anche tanta Paura. Io la vedevo.

Le sue mani tremavano attorno alla bacchetta, la sua voce era bassa e cercava di stringergli la gola. I suoi peli erano eretti lungo le braccia mentre il respiro era superficiale.

L'altro, Voldemort, era semplicemente un assassino. Lo sapevano tutti. Anche io.
Era fiero di ciò che stava per fare glielo avevo letto negli occhi. Era sicuro di volere la morte di quel ragazzo.

E io ero lì. Mi misi in attesa.

 

Fremetti nel constatare che Harry Potter stava morendo e mi avvicinai un po' di più, giusto il tempo di vederlo mentre si accorgeva inconsciamente che stava per essere invaso dalla morte. Si spaventò mentre la luce verde scaturiva dalla bacchetta di Voldemort, mentre le labbra di quell'Oscuro Signore, pronunciavano le più brutte parole che potessero esistere. Per loro.

 

 

 

 

I PARTE, ATTO PRIMO, SCENA II

C'è un odore che va a braccetto con la Morte

 

Il fango era scivoloso sotto i suoi piedi, le scarpe sporche affondavano nel terreno molle e scuro, bagnato da pioggia, sudore e sangue, Harry scivolò leggermente indietro mentre sguainava la bacchetta per difendersi, mentre i suoi occhi si assottigliavano in risposta al pericolo.

Il suo cuore batteva veloce sotto l'effetto dell'adrenalina, io lo sentivo.
Ho sempre avuto una passione per il pericolo e mi eccitai guardando le sue labbra che tremavano e la gola che a spasmi si preparava a parlare.

Desideravo sentirlo parlare, godere nel sentire la vibrazione delle corde vocali di una persona che sta per morire.

C'era un odore nell'aria, Harry se ne accorse nello stesso momento in cui iniziò a morire e io ero la e annusavo quell'odore con gusto, me ne riempivo il torace consapevole che era un olezzo forte e strano per le sue narici di mortale, gli avrebbe pizzicato il naso e la mente.
Un odore di bruciato, carico degli ormoni della paura, carico dello sgradevole fetore dei morti. Carico di dolore.

 

Lo toccai, Harry Potter era appena morto con quella puzza che gli invadeva le narici e con un cielo nero da fargli da teatro. C'era silenzio tutt'attorno, era tutto sospeso. Ancora.
Lo guardai sorridendogli ma lui non mi rispose, anzi, si girò dall'altra parte guardando le persone dietro di lui. Anche io mi voltai, senza prendermela, le persone in fondo, non ricambiano mai il mio saluto. Osservai tuttavia un po' stralunata il punto dove avrebbe dovuto giacere il corpo dell'Oscuro Signore... non c'era né corpo, né anima.
Non capita spesso che non ci sia niente da raccogliere, "peccato" mi dissi. Sono davvero poche le persone davvero vuote.

 

Stetti quindi ad osservare quel ragazzo moro, con i capelli sporchi di fuliggine e un sorriso strano sul viso. Anche io sorrisi, vittoriosa.

 

Quello è il mio ghigno famelico e glielo disegnai sulle labbra, perché Harry Potter non era morto nel vero senso del termine, il suo corpo era ancora in piedi, stanco, malconcio, dolorante ma ancora in piedi e i morti non stanno mai in piedi quando li incontro, cadono sempre. O sono già stesi.

No. Harry Potter era ancora vivo, il suo cuore batteva ancora, io lo percepivo, forse più flebilmente ma c'era quel battito ora ritmico e stanco, però c'era e io sapevo che per un po' avrebbe continuato a battere.

Ma io non ho fretta.

Attendo. Sono capace di attendere e mi appassionai a quegli occhi verdi, ora grandi per l'emozione mentre la Paura fluiva via dal suo corpo veloce come una scheggia, facendogli piegare le spalle sotto il peso di ciò che era appena finito.

La salutai, la Paura. Mia amica da sempre.

Ella mi rispose con la sua mano scura e un sorriso strambo sul volto.

È strana la paura, non l'ho mai capita davvero.

Comunque mi innamorai di questo ragazzo così forte, tenace.

Ma io sono più tenace di lui, come ho già detto, non ho tempi da rispettare, so essere molto paziente. Possiamo sederci e aspettare il tramonto, io non ho problemi. Davvero.

Tanto lo sapevo che Harry Potter stava morendo. Era lui che ancora non lo sapeva.

 

 

Poi il ragazzo guardò quella folla, la scorse cercandoci i suoi amici, li vide sorridere stanchi e lacerati, dovevano farsi forza perché stavano per andare a contare tutti quei corpi, vuoti. Li avevo già raccolti.

Non lascio il lavoro indietro, io.

Quando è ora, è ora.

E io sono sempre lì, non tardo mai. E a volte, appunto, sono lì anche quando c'è da attendere ancora il tramonto. Ma non mi fermo mai oltre il sorgere del sole del giorno dopo. Sono sempre in anticipo. Mai in ritardo.

E così Harry lo attesi. E ve lo voglio raccontare.

Perché io gli ero già entrata nel cuore, ma lui ancora non lo sapeva.

Harry Potter era morto, per me, dovevo solo attendere.

 

Il richiamo della morte è anche un richiamo d'amore.

La morte è dolce se le facciamo buon viso,

se la accettiamo come una della grandi,

eterne forme dell'amore e della trasformazione.
Hermann Hesse



(segue...)

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** I PARTE, ATTO SECONDO ***


I PARTE, ATTO SECONDO, SCENA I.

Si dice che una volta toccato il fondo non puoi che risalire.

A me capita di cominciare a scavare.

Roberto 'Freak' Antoni 
(tratto da 'Non c'è gusto in Italia ad essere intelligenti')

 

 

Lo ricercai qualche giorno dopo, lo andai a salutare.

In silenzio mi sedetti sul letto e guardai affascinata il volto teso anche nel sonno, gli occhi strizzati e i pugni stretti alle lenzuola.
Ecco come agisce il tocco della morte. Subdola e traditrice.
 

Dalle persiane abbassate entrava un po' di luce, il sole era appena uscito oltre le coltri delle nuvole, io, ero appena tornata da un lungo viaggio.

Harry Potter dormì per ancora qualche minuto e poi si svegliò. I suoi occhi verdi occhieggiarono confusi il mondo attorno a lui e in quel preciso istante, nel momento stesso in cui le sue palpebre si alzarono e guardarono il mondo ancora dormienti, io c'ero e lui avrebbe potuto vedermi.

 

Poi si mise a sedere sfregandosi con forza le guance. Mi ha vista, lo so, ma è dura rendersi conto di stare morendo. Le persone lo rifiutano proprio.

Alcune addirittura cercano di scappare lontano da me... ma non vanno tanto distante, perché prima o poi, io le raggiungo e ottengo ciò che desidero.

 

Ma Harry non sarebbe scappato e probabilmente, se la mia esperienza non mi inganna, e non mi inganna, non lo avrebbe fatto mai.

Lo guardai lavarsi, vestirsi, fare colazione.

Lo osservai mentre partecipava a delle feste, con il suo vestito nero.

Lo ammirai per il coraggio, per la forza e lo applaudii quando anche molto tempo dopo era sempre lo stesso Harry.


Poi qualcosa si spezzò, oh. Tirai un sospiro di sollievo perché quell'Harry Potter non mi convinceva tanto, doveva cedere prima o poi e io so, che non è sempre vero che quando si tocca il baratro poi risali, soprattutto se non c'è nessuno a lanciarti una corda.

 

Quindi nessuno, tranne me, si accorse che Harry Potter stava per toccare il fondo e quando ci arrivò era già troppo tardi.

Quel giorno, e non fraintendetemi, sono passati tanti giorni, tanti mesi, anche anni, più di quanto io sia disposta ad ammettere, ma ho atteso, per me il tempo non è un problema, lo sapete.
 

In ogni caso, quel giorno Harry se ne stava un po' più ammutolito del giorno prima, in fondo ogni giorno era sempre peggio ma solo io lo sapevo, lui se ne stava lì, in un caffè ad attendere, anche lui. 

Mi sembra aspettasse un amico. Non ricordo poi tanto bene. Mi interessava solo Harry perché era tenace il ragazzo, stava aggrappato alla vita in maniera quasi ossessiva.

 

L'amico arrivò, in ritardo e anche io odio le persone che sono in ritardo ma Harry era particolarmente nervoso e questo è colpa mia lo so.

Ero li con lui da un paio di giorni, mi alzavo con lui e mi addormentavo con lui. Lo vegliavo perché volevo essere lì quando Harry avrebbe perso il contatto con la vita.

 

 

 

I PARTE, ATTO SECONDO, SCENA II

La rabbia rende ciechi, la calma pericolosi

 

 

Voglio esserci quando tutto inizia a sgretolarsi con ferocia dalle mani loro, di queste persone che sono morte ma ancora non lo sanno.

È rabbia. È solo rabbia all'inizio.

 

L'amico arrivò in ritardo e si riavviò con la mano un po' sudata i suoi capelli rossi, sorrise sincero e anche Harry sorrise ma i suoi occhi non erano più brillanti ma è inutile dirlo visto che nessuno se ne era accorto.

 

Una mano gli tremava insistentemente fin dalla mattina, non avrebbe dovuto bere tutto quel caffè ma si sentiva sempre stanco e quindi ne aveva ingurgitato così tanto che ora gli stava facendo effetto e la caffeina si univa alla rabbia che già provava perché inconsciamente il ragazzo sapeva che la vita gli sarebbe scappata via dalle mani di li a poco.

Accadde.
 

Lo vidi chiaramente perché ero li con lui, vidi la sua anima staccarsi leggermente dalle pareti del suo corpo attirata da me. Come una falena viene attratta dalla luce lei si piegò verso di me e Harry lo sentì... si alzò nel momento in cui il povero malcapitato lo urtò.

Il moro lo agganciò per il bavaro e lo spinse senza alcuna remora contro un tavolino facendogli piegare la schiena in una angolazione innaturale.
 

Il suo pugno destro si abbassò con violenza su quel volto sorpreso, io fremetti perché era un pugno potente. Peccato che non lo colpì li dove avrebbe messo fine alle sue sofferenze fino a darmi gioia.

Un altro pugno, più forte del primo si caricò con ferocia e lo colpì ancora sul viso, ma spaccò solo il labbro e mentre il sangue lento iniziava a fluire Harry Potter caricò un altro pugno e lo infranse sul naso del povero malcapitato prima che il suo amico dai capelli rossi potesse fermarlo.

Poi beh, Harry Potter venne portato via e denunciato.

Processato.

E io ero ancora con lui quando all'interno del tribunale con il giudice e gli avvocati presenti lui perse ancora il senno.
 

Gli ero stata appiccicata tutto il giorno, con costanza non lo avevo mai lasciato, nemmeno per fare il mio lavoro, per la prima volta qualcuno attendeva me ma io volevo la sua anima e volevo che si staccasse da quel corpo.

Lui, giustamente, si era innervosito.

E il fatto di sentire quel mio odore acre non lo aiutava affatto, suppongo.

 

 

 

Aveva trascorso la vita attendendo qualcosa: […]

Adesso doveva aspettare la morte, la cui data era segnata.

Paulo Coelho (tratta da libro 'Veronika decide di morire')

 

 

 

(segue...)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** II PARTE, ATTO PRIMO ***


Angolino: potrebbe essere non chiara la mia scelta dello scorso capitolo, dove Harry attacca uno sconosciuto per nulla... in realtà era una cosa un po' più empirica del "pugno allo sconosciuto" o "di quello all'avvocato", Harry perde il senno e lo fa perché sente il calore caldo del fiato acre della morte sul collo. E questo lo fa impazzire. E improvvisamente prova rabbia contro questa "creatura" che continua a tormentarlo, e vorrebbe allontanarla da sé ma non la vede. La percepisce e quindi fa come può: Se la prende con il mondo.
Ed è questo il viaggio di chi sta per morire... e secondo me lo è anche di chi "inconsciamente" sta per morire.
Non so se è chiaro... ^^ è una storia diversa dalle solite che mi accingo a scrivere... potrebbe non essere venuta poi così bene... chissà.
un bacione. Pam.

 

II PARTE, ATTO PRIMO, SCENA I.

Non sai mai se ti sei salvato dalla morte, o ti sei perso la vera vita.

Margaret Mazzantini, (tratto da 'Nessuno si salva da solo')
 

Gli venne consigliata una terapia, rinchiuso in un ospedale di cure per malattie mentali perché aveva cercato di mandare al creatore il povero avvocato. Ma non era la sua ora.

Non ancora per lo meno, perché poi un anno dopo me lo sono andato a prendere alla stazione di un autobus.

 

Mi divertii quell'anno in quell'ospedale, andavo a trovare Harry tutti i giorni mentre i dottori cercavano di farlo guarire, ma lui non ne voleva sapere.

Non parlava più, era diventato iroso.

Lo innervosivo tanto perché mi sentiva. Ma non è che le scelgo io le vittime, si scelgono da soli, io attendevo e basta.
 

I suoi amici, una ragazza, Hermione e il suo amico dai capelli rossi, Ron, lo andavano a trovare spesso, quasi quanto me. All'inizio.

Poi gli amici si perdono, inevitabilmente, loro andarono avanti con le loro vite mentre Harry restò aggrappato a ciò che gli rimaneva, un lume nella sua mente buia. Il dolore di un groppo nella gola. Un sasso nello stomaco.
 

Io so cosa stava uccidendo Harry, non ci volevano certo i medici plurilaureati per capirlo; bastavo io. E forse qualcuno che osservasse Harry da più vicino, che lo guardasse a lungo per bene negli occhi.
I suoi occhi erano stati così espressivi, durante i primi tempi riuscivo a scorgerci ancora la voglia, la Vita. Riuscivo a scorgerci l'amore per sé stessi.

Poi era arrivato il disdegno per gli altri e con lui la sua ira.

Ma ora era il momento della valutazione.
Harry valutò ciò che gli stava accadendo, cercando il senso di tutto quello, e così arrivò il disprezzo... Harry imparò il disprezzo per sé stesso.

 

Lui si disprezzava, perché aveva aiutato il mio lavoro. Aveva ucciso.

Ed infine volente o nolente, nel bene o nel male, Harry Potter era un assassino e lo sapeva.

Lo sapevano tutti, lui per primo, ma nessuno sospettava che si sentisse in colpa. Perché Harry aveva ucciso per gli altri, si può in fondo uccidere un uomo se se ne possono salvare a migliaia? Beh, non sta a noi il compito di decidere.

Quello che so io è che Harry Potter aveva avuto paura. Paura per i suoi cari, ma anche paura di me.

Della Morte.
Aveva avuto paura ma ora mi rispettava.
Perché io ero la giusta punizione.

 

 

II PARTE, ATTO PRIMO, SCENA II

La paura viene di notte e tormenta la mente

 

E la Paura fa fare brutte cose e lui ne aveva fatte e quelle tornavano a tormentarlo di notte. Lo avevano fatto per tutti quei lunghi anni.

All'inizio la Paura arrivava due volte al mese, ogni quindici giorni, poi aveva iniziato a presentarsi a cadenza settimanale, sempre di notte.

Lo avevo detto io che la paura è stramba.


Sicché un giorno l'avevo beccata presentasi per ben tre volte durante la settimana.

Non me l'aspettavo ma quando la vidi uscire da quel corpo sudato capii che la Paura stava facendo un buon lavoro.
 

Il cuore di Harry batteva più forte e sempre più spesso perdeva dei battiti. Li saltava come se non fossero importanti.

E piano piano l'attesa stava per finire.

Così la salutavo contenta ogni volta che si presentava, la Paura. Era così scura e sottile.

Le facevo un cenno con la mano e lei ricambiava silenziosa, perfida.

 

La vidi andare e venire in quel corpo per tre lunghi anni. Era diventata la mia compagna notturna. Tutte le notti lei arrivava e si inseriva nella mente di Harry.

E poi, beh, c'ero io. Con il mio odore acre di vita finita lo cullavo tutto il giorno e lui, beh, lui impazziva.

Adoro vedere queste persone resistermi, perché poi sono quelle che più dolci si lasciano avvolgere dal mio delicato abbraccio.

Perché io sono la giusta punizione.

 

Harry poi si calmò, in quell'ospedale dove raccolsi un paio di anime, lasciando solo quegli aridi contenitori, e tornò a casa insieme ad una grande amica, la depressione.

Ma la depressione si può curare, secondo loro. Così era in terapia, riempito di medicine, pozioni e unguenti. Avrebbero dovuto farlo stare meglio, avrebbe dovuto assopire i sintomi, ma Harry era comunque solo e per di più pensava di meritarsi quella solitudine.

 
(segue...)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** II PARTE, ATTO SECONDO ***


angolino: Forse in questo capitolo sembrerà che salti dei passaggi fondamentali, in realtà il tutto non avviene da un giorno all'altro ma la Morte vi sta raccontando come lei ha visto andare le cose... quasi con troppa semplicità, perché non sono, per lei, cose importanti! ^^

un bacione. Pam.




II PARTE, ATTO SECONDO, SCENA I

Gioia e dolore sgorgano da un’unica fonte

Alessandro D'Avenia (tratto da 'Cose che nessuno sa')


Poi per un po' non lo compresi più, ma un giorno capii.

Harry cercava il dolore. Lo bramava come un re brama l'oro.

Voleva farsi male, lui adorava il lento brivido che precede la sensazione di dolore. All'inizio era un gioco innocente, diciamo per smaltire lo stress.

 

Lo vedevo seduto al tavolo impettito, con questo sorriso spento e lo sguardo vacuo. La gamba che si muoveva a scatti se coinvolto in una conversazione.
 

Ah si, erano tornati, i suoi amici. Ma Harry si sentiva ugualmente solo. C'ero solo io con lui e ormai era abituato al mio odore così particolare, sapeva che sarei stata li per accoglierlo ma ancora si rifiutava di cedere al destino.
 

Si ficcava le unghie così in profondità che si lacerava la pelle inevitabilmente.

Poi la riccia lo vide e lo sgridò a lungo. Harry aveva abbassato la testa, colpevole.


Ma a casa aveva riso e lo aveva fatto ancora.

Si era pizzicato la pelle del polso sinistro, si era lacerato le mani e strappato la carne solo per sentire il brivido del dolore(*).

Lo eccitava. In un modo talmente perverso che io ne ero affascinata e non mi stancavo mai di guardarlo mentre lo faceva.
I sintomi si erano risvegliati.

 

Lui godeva del dolore, ne era talmente ossessionato che lo andò a cercare.

Ma si sa, tra dolore e piacere la differenza è veramente poca. Io stessa traggo il piacere dal dolore altrui.

Ma Harry voleva quella sofferenza per sé e voleva che gliela infliggesse qualcun altro perché il momento subito prima o subito dopo al dolore Harry era lucido... e non voleva mai essere lucido perché questo lo faceva stare male.
E lui amava il dolore... lo concepiva come positivo, che strano, come se facendosi del male potesse scapparmi, perché io ogni giorno ero sempre più vicina e lui mi sentiva.

 

 

 

La violenza esercitata su di noi da altri è spesso
meno dolorosa di quella che ci infliggiamo da soli.”
François de La Rochefoucauld

 

 

 

Trovò questo ragazzo, biondo, gli occhi di un grigio come il cielo in autunno.

Lo conosceva già, lo aveva stuzzicato per un po' e in quei giorni ricordo di essere stata inquieta, perché Harry era diverso. Ma era solo una sensazione. La quiete prima della tempesta.

Harry era ancora pronto per me.

Lo istruì sul tipo di dolore da cui lui stesso traeva piacere. Non so perché, ma quel ragazzo accettò.

 

 

 

 

II PARTE, ATTO SECONDO, SCENA II

Il dolore è un maestro più abile del piacere

Marcia Grad, (tratto da 'La principessa che credeva nelle favole')

 

 

Ricordo ancora le loro sessioni di dolore, Harry gridava mentre del sangue gli usciva dal labbro lacerato dai suoi stessi denti.

Gemeva quando veniva colpito da uno schiaffo potente.

E a volte piangeva quando i colpi uno dopo l'altro gli aprivano la pelle segnandolo o quando il ragazzo, Draco, gli stringeva il collo con una cravatta di colore blu.

Harry adorava perdere il contatto con la realtà.
E desiderava perdersi in ogni modo.

 

 

 

Sesso e morte sono cose diverse ma anche uguali.

Per raggiungere il momento finale e cioè l’orgasmo,

noi dobbiamo perdere il controllo del nostro corpo, della nostra anima.

Oz –VFC Augustus, 1.02

 

 


Lo faceva sentire in qualche modo vivo, perché nella realtà lui era mio.

Poi un giorno mi accorsi che mancava poco, lo sentivo nell'aria.

Dopo tanto tempo non ero ancora stanca di stare con lui.

 

E successe una cosa strana.

La mia amica, la Paura, andò a trovare quel ragazzo magro che ora dormiva con il mio Harry.

Non mi volle mai dire cosa gli fece, ciò che so è che Draco Malfoy il mattino dopo era diverso. Era spaventato, appunto.

Abbracciava Harry con affetto, lo accarezzava con dolcezza.

Penso, a posteriori, che avesse paura di perderlo.
 

Lo ascoltai con noia quando spiegava a Harry che la vita era bella e sbadigliai più volte quando continuava quei discorsi ricordandogli che lui ci sarebbe stato, alla fine lo ammirai un po' quando, nonostante tutto, ammise di essere innamorato di quel moro.
 

Harry lo aveva guardato serio come sempre e aveva fatto un gesto che proprio non mi aspettavo: lo aveva baciato.
 

No che non lo avesse mai baciato, nelle loro sessioni di dolore c'erano stati baci rubati e violenti.

Ma lo baciò in un modo che mi fece capire che da qualche parte in quel corpo c'era un pezzo di anima ancora attaccata alla carne.

L'atmosfera quel giorno si riscaldò rapidamente e io me ne andai. Volevano un po' di privacy supposi, e l'amore grazie, ma non mi interessa, è roba che tiene in vita le persone.

 

E io non sono la Vita, sono la Morte.

 

 

 

(segue...)
 

(*)Autolesionismo:

Il termine comprende una serie di comportamenti intenzionali messi in atto al fine di procurare un danno al proprio corpo senza l'intenzione reale di commettere suicidio


 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** III PARTE, ATTO FINALE ***


Angolino:

Sono decisamente una persona volubile.
avevo scritto questa fic con un'idea ben precisa in testa, volevo parlare della morte, di questo viaggio che compie chi scopre di stare per morire. Le cinque fasi di elaborazione del lutto. di Elisabeth Kuber Ross. sono fasi che passa una persona quando scopre di stare per morire. Beh, in OZ ne avevano parlato quando il carcerato era stato condannato a morte e io "avevo fatto mio" questo modello per parlare di quando la morte è entrata nel cuore di Harry, un po' come alcune malattie babbane.

Poi, sarà che alla fine volente o nolente sono una inguaribile romantica, sarà che ho letto un articolo su internet riguardo alle "precauzioni" che dovrebbero prendere i giornalisti se si vuole parlare di un determinato argomento... e alla fine ho cambiato tutto. Ma proprio tutto... ed è nato questo finale quì.

 

Sperando che comunque sia all'altezza...consiglio ancora una volta di leggerla accompagnata da: DESSERT DANS LE DESERT  di Einaudi e Sissoko

Buona lettura.

 




III PARTE, ATTO FINALE, SCENA UNICA.

La morte fa paura solo perché non la conosciamo.

Renato Cherchi

 

 

Non avevo paura, io.

Sapevo che Harry era già mio.
Sentivo il profumo del sangue che scorreva senza vita, aveva solo bisogno di tempo.


Bene. Avevo aspettato tanto e gliene avrei dato altro.

Si innamorò anche Harry, perché in qualche modo è possibile innamorarsi anche se vicino hai la Morte. Il suo odore era più dolce, i suoi battiti più vigorosi.
E le sessioni di dolore non ce ne furono più.

Harry non aveva più bisogno del dolore per estraniarsi dalla vita, ora non voleva più fuggire anzi, voleva restare attaccato alla realtà con lui, con Draco.

Un po' mi dispiacque, mi era appassionata a quel dolore che era solo a causa mia.

Ma non me ne feci un cruccio perché la mia esistenza in realtà continuò come sempre.

Essenzialmente sarebbe solo stato più difficile sia per lui che per il biondino; staccarsi da un amore è più difficile ma se Harry doveva morire, e doveva ne ero certa, niente glielo avrebbe impedito. Di questo ne ero assolutamente sicura. Chissà... magari avrei ottenuto anche Draco.

Non mi sarebbe dispiaciuto.

 

Passò altro tempo, e osservai quasi estasiata quel ragazzo con i capelli color della luna, amare il mio Harry e fare di tutto per lui.

 

In fondo lui fu la prima persona che provò davvero a lanciargli quella corda per risalire, ma ormai era già troppo tardi, Harry era andato oltre il fondo.
 

Lo aiutò imperterrito nei momenti più bui, quelli dove io gli stavo attaccata come un polipo, lo istruì sul come tirarsi fuori, per vedere la luce.
Gli preparò da mangiare, costringendolo a nutrirsi.

 

Lo fece ridere persino una volta, e gli sorrisero anche gli occhi, cosa che non capitava da un bel po', quando Draco lo fece ballare in mezzo alla sala.

Ballai anche io con loro, questo ballo lento che sapeva un po' di felicità.

Ondeggiai al ritmo della musica, sempre vicino a Harry. Godendo io stessa della sua vicinanza, ricordandogli che comunque io ero lì, per lui.

Quella sera ci divertimmo e vidi Draco rilassarsi appena. Convinto che forse l'amore avrebbe curato ogni male. Povero illuso.

Fu quello il momento in cui Harry mi accettò.
E così varcò l'ultima linea del viaggio della Morte: l'accettazione.

 

 

Infatti quel giorno tutto ebbe inizio, per me.
 

Harry si alzò qualche mattino dopo, lo fece lentamente... per lui era diventato sempre più difficile farlo.
Non dormiva neanche più.

Aveva passato tutta la notte a guardare quel volto vicino al suo, ad ascoltare il lieve russare e ad assaporare il fiato caldo della persona a fianco a lui che dormiva tranquilla.

Harry si stava beando di quel momento, lo stava impregnando nella mente. Stava fotografando Draco per un ultimo addio.
 

Io ero stata tutto il giorno su quella sedia vicino al suo letto, lo avevo guardato con la testa piegata da un lato, c'era stato poco lavoro quel giorno ed ero annoiata; ma quando capii cosa stava per succedere mi raddrizzai curiosa.

Mi avvicinai e feci in modo che Harry sentisse la mia presenza.

 

Tremò.

 

È brutto salutare qualcuno sapendo che quella sarà l’ultima volta.

Puoi provare a dire tutto ciò che avresti voluto dire prima,

oppure puoi continuare a tacere

e sperare che quegli ultimi attimi durino una vita intera.

Oz –VFC Augustus, 1.04

 

 

Tremò forte e stampò un lieve bacio sulle labbra rosse e schiuse del suo compagno prima di alzarsi silenziosamente dal letto.

I suoi occhi erano vacui, la sua anima se ne stava andando.


Camminò lento.
 

Io lo seguii e lo accompagnai, ero stata sua amica in fondo.

Lui prese un bel respiro, non aveva paura, non di venire con me comunque.

Aveva degli affari in sospeso ma qualcosa gli diceva che non poteva più occuparsene, aveva bisogno di riposo, aveva aspettato tanto, troppo, prima di averlo.

 

Lo baciai sul capo, leggera.

E lui, il mio Harry, mi sentì.

Chiuse gli occhi, io lo accarezzai dolcemente sulla schiena con tocco sicuro e lui si lasciò andare, si lasciò avvolgere dal chiarore del crepuscolo.

 

C'è un momento tra la vita e la morte che è fatto di pochi attimi, è un momento in cui il tempo si ferma e io incontro loro, le mie anime.

 

Ma quella volta, forse per l'unica volta in tutta l'esistenza del mondo, le cose non andarono così.

Harry non lo fece, non si lasciò andare a quell'amore, a quella perdizione che io so, può essere il crepuscolo. Non si lasciò cullare dal dolce sonno della Morte.

Lui mi resistette.
 

Perché proprio mentre l'ultimo pezzo della sua anima, quello che io avevo bramato per tutto il tempo, si stava per staccare, Draco in quel letto troppo grande e un po' vuoto aveva allungato la sua mano pallida e secca e aveva cercato il calore di Harry chiamandolo piano.

 

Sono convinto che anche nell'ultimo istante della nostra vita abbiamo la possibilità di cambiare il nostro destino, così mi disse un poeta e io, non gli credetti.

Per me, la Morte è una certezza. Io sono la certezza.

Eppure.

 

Harry si era voltato improvvisamente, gli occhi sgranati e il cuore a mille. Io avevo visto la determinazione vacillare dal suo sguardo, avevo visto quel pezzo di anima tornare lì attaccato al suo cuore più forte di prima mentre le sue pupille verdi smeraldo si poggiavano sul corpo in quel letto.

E Harry aveva deciso di combattere così improvvisamente che quasi non me ne accorsi.
 

Camminò ancora ma veloce verso quel talamo dolce, nascondendosi tra l'abbraccio caldo del suo compagno ascoltando i delicati sussurri delle parole d'amore, e lì confermò quello che forse io avevo sempre temuto: Harry Potter sarebbe dovuto morire, è vero, ma non era pronto.

 

Sorrisi tristemente, mi ero affezionata davvero a quell'anima.

Mi chinai sul suo corpo ora un po' più caldo e lo baciai affettuosa sul capo.

Inspirai per l'ultima volta quel suo odore e me ne andai leggera così come ero arrivata, con la consapevolezza che sarebbe stato mio, prima o poi, ma non quel giorno. Non in quel tempo. Non così.
 

Per la prima volta, mentre venivo inghiottita dal crepuscolo, oltre le nubi, oltre il cielo, oltre la luce, in quel silenzio assordante dove non esiste dolore, ammisi a me stessa che l'amore, forse, aveva salvato qualcuno.
E non sentii più niente, solo il rumore di un respiro profondo prima di sparire... Harry stava inspirando forte un odore e non quello acre della Morte, ma quello gradevole e un po' fruttato della sua nuova Vita.

Era pronto per essere salvato, aveva solo bisogno di tempo.

 

 

Non ti auguro un dono qualsiasi,
Ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo Fare e il tuo Pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti e correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti
e non soltanto per guardarlo sull'orologio.
Ti auguro tempo per toccare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo, per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo,
tempo per la vita.

 

Canto Navajo




Giusto per ricordare a tutti che anche quando tutto sembra andato... non bisogna mai perdere la speranza perché è possibile iniziare a vedere anche in mezzo alla totale oscurità.
un bacione. Pam.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2766086