Il signore della foresta di kamy (/viewuser.php?uid=60751)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Rapimento ***
Capitolo 2: *** Cap.2 Prigioniero nel palazzo ***
Capitolo 3: *** Cap.3 In camera da letto ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Nessuna vile menzogna ***
Capitolo 5: *** Cap.5 Un ladro a corte ***
Capitolo 6: *** Cap.6 La gelosia del nano ***
Capitolo 7: *** Cap.7 Il nuovo patto ***
Capitolo 8: *** Cap.8 Una disperata richiesta ***
Capitolo 1 *** Cap.1 Rapimento ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.1 Rapimento
Bombur boccheggiò, Fili e Kili lo
sostenevano.
"Ve lo dico io. Il sogno incantato me lo ha fatto
vedere" borbottò il nano più grasso. Il fratello
roteò gli occhi.
"Non solo siamo deperiti per averti trasportato,
ma dobbiamo anche sopportati" si lamentò.
"Vado io a vedere se riesco a portargli via da
mangiare" sussurrò Thorin. Scattò in avanti verso
la scia di torce ignorando il brusio di voci alle sue spalle.
Utilizzò la spada per tastare davanti a sè i
tronchi. Passò di fianco agli elfi, i rumori delle loro
risate si confondevano con il suono delle cedre, i rumori delle
scodelle e il crepitio delle fiamme. Si nascose dietro un cespuglio e
sporse il capo.
Thranduil era seduto a capotavola e sorrideva. Si portò un
calice dorato alle labbra, i lunghi capelli gli ondeggiavano dietro le
spalle. Una ghirlanda gli adornava il capo e al suo fianco troneggiava
un cervo candido.
Thorin deglutì a vuoto inspirando l'odore del cibo e
balzò fuori dal nascondiglio. Puntò la spada alla
gola del re, le luci si spensero e i commensali scomparvero.
Thranduil ghignò svanendo, gli occhi di Thorin divennero
bianchi.
Il nano crollò a terra, incantato.
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Capitolo 2 *** Cap.2 Prigioniero nel palazzo ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.2 Prigioniero nel palazzo
Thorin sbatté un paio di
volte le palpebre, mugolò e
socchiuse gli occhi. La testa gli pulsava, sentiva un sapore di acido
in bocca
e avvertiva le costole premere contro la pelle. Si alzò
seduto, espirò
rumorosamente dalle narici e si strofinò la mano callosa sul
viso, passando le
dita tozze nella barba. Sentì qualcosa di gelido appoggiarsi
sulla sua gola
lateralmente, spostò lo sguardo e vide la luce delle torce
far brillare una
lama. Smise di respirare e s’irrigidì. Thranduil
gli tolse la lama dal collo e
gliela puntò davanti al viso, indietreggiando.
“Qualcuno immaginerebbe che
una nobile impresa sia
imminente: impresa per riavere una terra natia e annientare un
drago” disse. Al
suo fianco aveva la fodera d’oro tempestato di smeraldi
dell’arma.
“Personalmente, sospetto un
motivo molto più prosaico:
tentativo di furto o qualcosa di quel genere. Hai trovato una via per
entrare,
cerchi quello che farebbe convergere verso di te il diritto di regnare:
il
gioiello del re, l’archengemma”.
Proseguì. Le sue iridi azzurre brillarono e si
leccò le labbra. Si mosse lateralmente con passo sinuoso,
facendo ondeggiare i
suoi lunghi capelli biondo argentei.
“E’ prezioso per
te oltre ogni misura, lo capisco questo. Ci
sono gemme della montagna che anche io desidero, gemme bianche di pura
luce
stellare. Io ti offro il mio aiuto”. Concluse.
Salì un paio di gradini e si
sedette su un trono. Aveva delle corna di cervo montate di sopra e,
appoggiato
al trono, c’era un bastone argentato con una pigna dorata
sulla sommità. Thorin
guardò a destra e a sinistra.
Nell’oscurità del salone vide le ombre delle
guardie elfiche, socchiuse gli occhi e intravide le lame delle loro
frecce. Si
diede la spinta e si alzò in piedi sul pavimento di marmo,
sentendo la testa
dolere e le gambe tremare.
“Ti ascolto”
ringhiò.
-Almeno gli altri sono al sicuro-
pensò. Thranduil si
raddrizzò la corona d’alloro che indossava.
“Ti lascerò
andare solamente se restituisci quello che è
mio. Favore per favore, hai la mia parola, da un re a un
altro” spiegò. Rimise
l’arma dentro la fodera. Thorin si tastò ai
fianchi, trovando soltanto la
cintura che gli teneva ferma la punta della barba. Incassò
il capo tra le
spalle e avanzò di un paio di passi
“Io non mi fiderei che
Thranduil, il grande re, onori la sua
parola, dovesse incombere su di noi la fine del mondo. Tu sei privo di
ogni
onore! Ho visto come tratti i tuoi amici. Siamo venuti da te una volta
affamati, senza dimora, a cercare il tuo aiuto e tu ci hai voltato le
spalle!
Tu ti sei allontanato dalla sofferenza del mio popolo e
dall’inferno che ci ha
distrutti” gridò.
Thranduil sgranò gli
occhi, le guance pallide gli divennero
marmoree con piccole chiazze grigiastre. Strinse con forza i braccioli
del suo
sedile di legno, fino a far sbiancare le nocche e far formicolare le
sue dita
affusolate.
“Possa tu bruciare tra le
fiamme del drago!” ululò Thorin.
La sua barba nera brillava di riflessi bluastri. Thranduil si sporse in
avanti
con un scatto e avvicinò il suo viso a quello
dell’altro.
“Tu non parlarmi delle
fiamme del drago. Conosco la sua
rabbia e la sua rovina” sibilò. La pelle scomparve
dal lato sinistro del suo
volto, lasciando vedere la carne annerita e strappata rattrappita su se
stessa
con alcuni nervi che si collegavano alla cute ancora intatta della
fronte.
Thorin rabbrividì guardando il bianco dei suoi denti e
s’irrigidì, tenendo il
capo sollevato con il mento in fuori.
“Io ho affrontato i grandi
serpenti del nord” ringhiò il
signore degli elfi. Inspirò ed espirò, si
tirò indietro e si abbandonò sul suo
sedile.
“Misi in guardia tuo nonno
su ciò che la sua avidità avrebbe
raccolto, ma lui non mi ascoltò. Così tu, proprio
come lui. Resta qui se vuoi e
marcisci, cento anni sono un mero battito di palpebre nella vita di un
elfo. Io
sono paziente, posso attendere” esalò.
-Cederai e capirai che avermi al tuo
fianco come alleato è l’unico
modo- pensò. Schioccò le dita e le guardie
uscirono dall’oscurità, circondando
il nano.
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Capitolo 3 *** Cap.3 In camera da letto ***
Ringrazio anche solo chi
legge.
Lo dedico a una mia cara
amica.
Partecipa alla fanfiction
challenge II:
Personaggi:
Thranduil\Thorin
Prompt: Ambizione
Cap.3 In camera
da letto
Thorin digrignò
i denti, sentendo la lama gelida di una
spada puntata alla gola. Una decina di frecce erano puntate alla sua
testa e un
elfo alle sue spalle lo spintonò. Le guance del nano erano
vermiglie e gli
occhi leggermente sporgenti. Scesero delle scalinate e il nano strinse
i pugni,
incassando il capo tra le spalle, digrignando i denti sempre
più forte. Sgranò
gli occhi trovandosi davanti, scavata nel legno, una camera da letto.
“E la
prigione?” ringhiò. Un elfo lo afferrò
per un braccio
trascinandolo verso il talamo. Thorin lo raggiunse con un calcio agli
stinchi e
un altro elfo lo sbatté sul letto, premendolo fino a farcelo
affondare.
“Abbiamo altri
ordini per te, nano” sibilò una delle
guardie. Fece calare delle catene dal soffitto sopra al letto e ci
legò il
nano, aiutato da altri due elfi. Thorin ringhiò, morse a
vuoto, soffiò con il
naso, strabuzzò gli occhi, gridò,
scalciò e diede testate a vuoto. Le catene
gli stringevano il corpo e si trovò immobilizzato, sospeso
sopra il letto.
“Fatemi uscire
da qui! Devo tornare alla mia terra!
Maledetti!”. Le sue urla si fecero sempre più
basse e rauche. Il gruppo di elfi
uscì e Thranduil entrò al loro posto.
“Non
voglio farti del male. Voglio solo salvarti dalla tua
ambizione” spiegò il sovrano. Raggiunse una
bacinella d’acqua in metallo
adagiata sopra due rami avvinghiati l’uno all’altro.
“Voi elfi ci
avete abbandonato! Non cesseremo mai le
ostilità” gridò Thorin. Thranduil
immerse le dita affusolate nel liquido
trasparente e le strofinò tra loro.
“Le
ostilità cominciarono prima, Thorin
scudodiquercia”
spiegò. Tolse le mani dall’acqua e le
asciugò sopra un asciugamano di lino
adagiata sopra un tavolo.
“Non
ascolterò le tue menzogne” ribatté
Thorin. Si divincolò
facendo cigolare le catene. Thranduil si voltò e lo
osservò, corrugando la
fronte.
“L’ambizione è
comune a tutte le razze e così la cupidigia. Il tesoro che
vai cercando è
legato solo alla cupidigia. Ti dannerai nel possederlo. Morirai, per
questo”
spiegò. Thorin sentiva le catene premergli il petto, nei
punti in cui la pelle
era nuda e sfregava a contatto con il metallo si graffiava.
“Il tuo animo
non lo desidera meno del mio” ribatté.
Thranduil strisciò lateralmente con i piedi sul pavimento,
muovendosi sinuoso.
Si appoggiò l’indice sulla guancia e
ticchettò.
“I nani ci
depredarono e versarono il loro sangue in nome
solo dell’oro e dei preziosi. Ci portarono via ciò
che era nostro. E io non
avrei potuto salvare chi decise di attirare su di sé un
infausto destino. Mi
toccherebbe fare lo stesso con te” raccontò.
Avanzò e si mise in ginocchio, a
gambe aperte, sopra il letto.
“Thorin”
chiamò il nano. Gattonò in avanti verso di lui.
“Scudo di
quercia” gli sussurrò all’orecchio.
“Durin”
bisbigliò,
accarezzandolo all’altezza del membro. Thorin
sgranò gli occhi e si dimenò,
cercando di allontanarsi e indietreggiare.
“Sei di
un’altra razza” biascicò. Thranduil gli
tolse una
ciocca scura dal viso abbronzato.
“Il tuo corpo
è stato forgiato anno dopo anno nelle fucine
di diversi luoghi del mondo. Ti ricordo a uno stato più
arcaico, grezzo, quando
al palazzo vi feci visita e non riuscivi a togliermi gli occhi di
dosso. Non ho
intenzione di perdermi un adulatore, quando finalmente ha
l’esperienza su di sé”
mormorò. Thorin espirò rumorosamente quando
l’elfo tolse la mano.
“Negami che il
mio corpo è perfetto!” gridò il padre
di
Legolas. Si tolse la vestaglia che indossava lasciando ignudo il corpo
slanciato, la pelle nivea e liscia. Piegò di lato il capo
creando una cascata
di capelli morbidi e fece uno sguardo languido. Thorin sentì
le orecchie
bruciare, il battito cardiaco accelerare e deglutì a vuoto,
abbassò lo sguardo
intravedendo il bacino del sovrano elfico.
“Vorrei
ricordarti che non è questo il punto. La mia gente
ha bisogno di me, lì fuori” ribatté
indurendo il tono. Strinse gli occhi, una
goccia di sudore gli percorse il viso. Thranduil strisciò
all’indietro e si
rimise in piedi.
“Hai deciso tu
di essere un prigioniero e non un ospite”
sussurrò.
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Capitolo 4 *** Cap.4 Nessuna vile menzogna ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.4 Nessuna vile menzogna
Thranduil
era steso sul letto, ignudo, i capelli biondo platino formavano
un’aureola intorno al suo viso. Socchiuse gli occhi, facendo
fremere le ciglia
e sorrise.
“La
tua ira, la tua furia, mi fanno comprendere che tu già
sfiori il punto
di rottura. Non ti lascerò andare a morte certa, verso la
bramosia, a costo di
perdere la gemma che tanto agogno” sussurrò.
Thorin digrignò i denti, il suo
corpo ignudo era arrosato in più punti e le braccia gli
dolevano, legate sopra
il tuo capo.
“Non
pensare che quello che c’è stato tra noi, fosse
vera passione” sibilò.
Il signore elfico si passò la mano sul petto, sfiorandosi i
capezzoli turgidi
con le dita affusolate. Il nano deglutì rumorosamente e
volse il capo.
“Tu
mi ripugni” ringhiò. L’elfo gli
accarezzò la gamba muscolosa e sudata
con il piede liscio.
“Potrei
trattarti con gentilezza e premura, invece che con violenza.
Però
tu non desideri la mia comprensione” sussurrò.
Strinse gli occhi e affondò con
il capo nel cuscino.
“La
mia bellezza ti seduce, ma è fasulla. Il veleno me
l’ha portata via”
sussurrò. Thorin si voltò verso di lui e
rabbrividì vedendo per un attimo le
profonde cicatrici sul viso dell’elfo.
<
Devo resistere. Sicuramente l’hobbit scassinatore presto mi
farà
scappare. Mi basta avere fiducia in lui > pensò. Si
morse il labbro.
“La
vostra bellezza è un’arma a doppio taglio. Ho
sentito voci di ciò che
gli orchi fanno agli elfi quando li catturano”
sussurrò roco. Una lacrima rigò
il viso di Thranduil.
“Se
paragonerai quegli abusi violenti, sotto usi di droga, a ciò
che io e
te abbiamo consumato; non ti sfiorerò mai più,
prigioniero” gemette il sovrano
elfico. Thorin corrugò la fronte e chinò la
testa, facendo ondeggiare le trecce
scure.
“Io
odio la tua razza e tra noi c’è solo astio, ma non
oserei mai proferire
offese così false” disse indurendo il tono.
Strinse gli occhi con forza.
Thranduil si alzò seduto e accavallò le gambe
lisce, sorridendo.
“Possiamo
aiutarci a vicenda. Tu impedirai a me che la gemma mi porti via
la ragione, facendomi rischiare il peggio per mio figlio. Ed io
impedirò a te
di impazzire, come fece tuo nonno o di trovare una triste morte, come
fece tuo
padre” propose, addolcendo il tono. Thorin
digrignò i denti.
“Ora
non esagerare, elfo” sibilò. Thranduil
sospirò e scivolò fino al
limitare del letto.
“Ti
lascio una notte per riflettere” decise. Si alzò e
si infilò la
vestaglia, il nano lo guardò allontanarsi da dietro.
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Capitolo 5 *** Cap.5 Un ladro a corte ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.5 Un ladro a corte
“Maledetto.
Maledetto!” sbraitò Thorin. Fece leva con le
braccia facendo
cigolare le catene e cercò di liberarsi. Scalciò,
fece cadere i cuscini dal
letto e continuò a dimenarsi. Il sudore colava dal suo corpo
ignudo e i capelli
gli aderivano alla pelle.
“Come
posso fidarmi della parola di quella dannata serpe”
ruggì. Morse le
catene con i denti, sentì il sapore del ferro e si
ferì, il sangue gli scendeva
lungo le braccia. I polsi gli dolevano e la testa gli pulsava, strinse
gli
occhi.
“Con
quel suo modo di fare da efebo, i suoi toni femminei e il corpo
seducente. Si merita solo di ardere” ringhiò.
Sbatté ripetutamente il mento sul
petto e scalciò.
“Se
pensano che delle catene naniche, con qualche runa elfica, mi
fermeranno, si sbaglia di grosso” si lamentò.
Cercò di coricarsi, la schiena
mancava il letto di due mani, tentò di tirare un calcio alla
catena sopra di
lui, ma la gamba non ci arrivava.
<
Mastro Bilbo, spero che vi stiate muovendo e non abbiate la lentezza
dello stregone! > pregò mentalmente.
Boccheggiò, la vista gli si appannava,
gettò indietro la testa e cercò di regolare il
respiro.
La
luce dell’alba filtrava dalle finestre.
Il
nano udì dei passi, strinse gli occhi e finse di russare,
rilassando
completamente i muscoli del corpo.
“Mio
signore, abbiamo un ladro” spiegò una voce
maschile.
“Di
tesori?” domandò Thranduil. Osservò
Thorin e sorrise.
“Abbassiamo
la voce, il mio prigioniero riposa e non voglio svegliarlo”
disse, abbassando il tono. Thorin socchiuse un occhio e vide Thranduil
dargli
le spalle.
“Il
ladro ruba semplicemente provviste” rispose l’elfo.
Thranduil congiunse
le mani.
“Ed
allora, ricercatelo pure senza affanno. L’importante
è che non tocchi i
tesori. Offrire i più belli al nostro prigioniero
è l’unico modo che forse ho
per addolcirlo. Inoltre state attenti, è improbabile che i
suoi uomini non ci
attaccheranno per liberarlo” spiegò con tono
mellifluo. L’altro elfo aveva dei
lunghi capelli neri e delle ciglia voluminose, che fremevano mentre
fissava il
suo sovrano.
Thorin
sentì una fitta all’altezza del petto e un calore
percorrergli il
corpo. Vide l’altro elfo inginocchiarsi e baciare la mano del
suo re, strinse
gli occhi e russò più forte.
“Ora
vai e dì a mio figlio Legolas di non crucciarsi per i
ladri” disse
Thranduil, addolcendo il tono.
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Capitolo 6 *** Cap.6 La gelosia del nano ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.6 La gelosia del nano
Thranduil
si mise dietro il prigioniero e gli accarezzò i fianchi,
sentendolo rabbrividire sotto le sue dita. Gli avvicinò la
bocca alle labbra e
vi soffiò vicino.
“Destati,
ora. Ho dei dettagli da aggiungere alla nostra possibile
alleanza”
gli propose. Gli passò la mano sulla schiena, Thorin si
dimenò e l’altro
scivolò sul letto fino a metterglisi davanti.
“Non
c’è niente che mi possa interessante di quello che
puoi offrirmi”
soffiò. Digrignò i denti.
“E
non comportarti come se fossi realmente attratto da me.
Chissà quanti
amanti avrai, oltre me” lo accusò. Thranduil
inarcò un sopracciglio biondo
platino.
“Amanti?”
domandò. Thorin dilatò le narici ed
alzò il mento.
“La
vostra sposa è morta e mi è parso di capire che
per te gli uomini, non
sono dissimili dalle donne, quando si tratta di amoreggiare”
rimarcò il
concetto. Thranduil ridacchiò.
“Amoreggiare?”
chiese, raddrizzandosi la corona di rami e alloro che
indossava. Thorin digrignò i denti.
“Non
fate il finto tonto. Tra i vostri elfi alcuni hanno le pelli
più
abbronzate, altre i capelli neri. Sono convinto che molti di loro
vorrebbero
conoscervi approfonditamente” ringhiò. Thranduil
negò con il capo.
“Mi
duole far sfiorire le tue illusioni, ma ho contatti solo con le
guardie”
ribatté. Thorin schioccò la lingua sul palato.
“E
nessuna guardia vi è particolarmente vicina?”
chiese con voce roca.
Thranduil
si portò una mano alla bocca e ridacchiò.
“Siete
geloso, nano?” domandò. Thorin digrignò
i denti e cercò di
raggiungerlo con una testata, ma l’elfo si scansò
con un movimento fluido.
“Se
non sei geloso, non dovresti avvederti dei miei amanti”
sussurrò,
sfiorandogli le labbra con il pollice. Il nano cercò di
mordergli a sangue il
dito.
“Allora,
dimmi la tua nuova proposta” sibilò.
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Capitolo 7 *** Cap.7 Il nuovo patto ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.7 Il nuovo patto
Thranduil si sedette, ignudo, accanto
al nano legato. Gli
passò la mano sulle spalle massicce e bruciate dal sole, si
sporse e gli posò
un bacio sul collo muscoloso.
“Io rinuncerò
all’arkengemma e ti aiuterò a riconquistare
il tuo regno” gli sussurrò all’orecchio.
Sporse le labbra rosee e sottili, fece
fremere le sue lunghe ciglia.
“Decisamente una proposta
troppo buona da parte tua” ringhiò
Thorin.
L’altro gli
passò le mani tra i grovigli di capelli mori,
sentendoli ispidi al tocco.
“Però dopo un
bagno” bisbigliò.
“Come?”
domandò Thorin ringhiando.
Thranduil gli soffiò in
viso, evocando nuovamente i suoi
poteri.
Thorin mugolò e gli
crollò incosciente addosso.
Thranduil lo slegò
delicatamente e lo prese tra le braccia,
abbandonato. Raggiunse il bagno e lo adagiò delicatamente
nella vasca. Osservò
il suo corpo ignudo e minuto, i suoi muscoli prosperosi.
Iniziò a insaponarlo
delicatamente, indugiando sul basso
ventre, facendogli sfuggire dei mugolii di piacere nel riposo.
Passò a
insaponargli anche i capelli, muovendo agilmente le dita per eliminare
i nodi
uno a uno.
Lo sciacquò delicatamente,
pulendo ogni anfratto del suo
corpo, compresi i più intimi. A ogni gorgoglio che proveniva
dall’altro faceva
un sorrisetto mellifluo. Gli sciacquò anche i capelli e lo
riprese in braccio,
lo avvolse in un asciugamano di lino bianco e lo asciugò
pian piano. Gli
pettinò i capelli, man mano le candele che illuminavano
l’ambiente si
consumavano. Gli asciugò anche i capelli e lo
riportò a letto, tra le braccia.
Lo riadagiò in ginocchio sul letto, tenendolo appoggiato al
proprio petto e lo
legò nuovamente.
Controllò che le sue
braccia fossero nuovamente
immobilizzate, le catene tenevano sollevato il suo corpo inerte. Gli
socchiuse
le gambe e, con un bacio sulla fronte, lo ridestò.
Thorin mugolò, riprendendo
i sensi.
“Però, ti rendi
conto anche tu, che non posso venire meno ai
miei giuramenti” disse Thranduil, accarezzandogli il mento.
Il nano si scostò con un
ringhio.
“Quindi?”
domandò.
< Non si è accorto
di quanto tempo è passato. Non sa di
essere ormai in mio potere > pensò Thranduil.
“Ti ho maledetto a marcire
qui almeno mille anni” rispose
con voce vellutata.
“Ho sentito mentre me lo
auguravi, maledetto elfo” ringhiò
Thorin.
Thranduil socchiuse le labbra sottili
in un ghigno.
“Il tuo popolo
riavrà ciò che è suo, ma
perderà il regno. In
cambio devi giurare ai Valar che rimarrai mio schiavo per sempre. Anche
io
riporrò in loro la mia parte di giuramento”
spiegò.
Thorin sgranò gli occhi e
impallidì, venendo scosso da
tremiti.
Thranduil
gl’infilò il ginocchio tra le gambe, accarezzando
le sue nudità.
“A seconda del tuo
comportamento potrò trattarti da
prigioniero o da re” soffiò.
Thorin ringhiò piano,
Thranduil gli passò le dita gelide e
affusolate sul corpo, facendole tremare.
“Mi stai trattando come uno
dei tuoi tesori, vero?” ringhiò
Thorin.
Thranduil socchiuse gli occhi.
< Potrei accettare, tanto
l’hobbit mi libererà… però
quale onore avrei a quel punto? > si domandò Thorin.
Si concentrò sui tocchi
dell’altro e gorgogliò di piacere. < Non
sarebbe neanche una vita così
terribile, probabilmente non accettandola andrò incontro
alla pazzia o alla
morte > pensò.
Thorin gettò indietro la
testa, le perline che decoravano i
suoi capelli erano ancora umide.
“Possiedimi questa notte,
permettimi di riflettere sulla tua
proposta. Domani ti darò la mia risposta”
esalò con voce rauca.
< Probabilmente si aspetta di
essere liberato dai suoi
uomini.
Non sa che il drago ha già
accettato di rinunciare ai suoi
tesori in cambio di due promesse.
I draghi vennero trasformati in
viverne e mostri dall’oscuro
signore ed egli vive ancora in un anello. Il drago ha visto colui che
può
distruggerlo. E vuole raggiungerlo, per far sì che
ciò accada. Perciò il suo
primo desiderio era di recuperare l’anello e di essere
scortato fino al luogo
che deve raggiungere. Niente di più facile, mio figlio ha
catturato quell’immonda
creatura, quel ‘Gollum’ e gli ha già
consegnato l’anello.
Negli occhi di Smaug,
però, ho visto anche amore e
desiderio. In quel cammino deve aver trovato colui che ha designato
come suo
compagno.
Ed è per questo, credo,
che mi ha posto la seconda
richiesta: divenire un hobbit. Questo è stato più
complicato, invece >
pensò.
Thranduil gli prese il viso tra le
mani e lo baciò
delicatamente, Thorin aprì la bocca e si lasciò
accarezzare la lingua da quella
dell’altro. Gorgogliò di piacere, mentre
l’elfo approfondiva il bacio.
< In realtà, tu
volevi essere mio da quel giorno in cui c’incontrammo.
Tuo nonno spadroneggiava e tuo padre amava comandare, ma tu…
fremevi dalla
voglia di un mio sguardo, di un mio tocco. Hai lottato per il tuo
popolo, ti
sei dimostrato un grande guerriero, ma quel giorno in cui vi ho
abbandonato,
sei rimasto lì come un bambino, terrorizzato >
pensò.
Lo strinse a sé e lo
sentì gemere di piacere al contatto.
< Tu mi brami, ma non puoi
ammetterlo >. Gli baciò il
collo e Thorin piegò il capo, lasciandoglielo scoperto.
< Come re della montagna
saresti stato infelice… con me,
invece, ti abbandonerai a un piacere eterno >.
Le urla di Thorin iniziarono a
risuonare nella stanza,
insieme agli ansiti dell’elfo.
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Capitolo 8 *** Cap.8 Una disperata richiesta ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.8 Una disperata richiesta
Bilbo utilizzò le chiavi
per liberare Thorin dalle catene
magiche. Il nano ricadde seduto pesantemente sul letto, il capo chino,
in ombra
nascosto dai capelli.
< Sembra sotto un qualche
sortilegio. Speriamo di no!
Dovevo rimanere a casa mia, nella mia poltrona >
pensò l’hobbit,
rabbrividendo.
Thorin sospirò
pesantemente.
< Devo essermi
addormentato… mi ha lasciato qui a
riposare per darmi il tempo di riflettere con calma appena desto
> pensò.
Alzò lo sguardo e
fissò Bilbo con le sue iridi blu notte.
“Mastro scassinatore. Io
non avevo fiducia in voi”. Iniziò
con voce solenne.
Bilbo indietreggiò,
strofinando le dita tra loro.
“Non è il
momento di parlare, dobbiamo andare. Fuggiamo, ora”
disse con tono ansioso.
“No. Dovete dire ai miei
uomini che i migliori elfi si
uniranno a loro per il viaggio. Insieme riusciranno a riconquistare il
nostro
regno sotto la montagna” ordinò Thorin con tono
duro.
“Dovete guidarli
voi” disse Bilbo con voce rauca.
Thorin si appoggiò le mani
sulle gambe nude.
“Un re deve sapere quando
fermarsi a stipulare patti
vantaggiosi” ribatté.
“Mi era parso di capire che
non vi fidaste di quell’elfo”
disse Bilbo, fissando il suo corpo ignudo. Le sue gote si tinsero di
rosso.
“Nemmeno lui ha il coraggio
di sfidare giuramenti posti
direttamente ai Valar” ribatté secco Thorin.
“Perciò dovrei
andare dai vostri uomini, dai vostri nipoti,
a dire che rimarrete qui? Che li lascerete?!”
gridò Bilbo. Serrò i pugni e
sporse il capo, le ciglia aggrottate.
“Potranno sempre ritrovarmi
qui” rispose piano Thorin.
< Hai vinto tu Thranduil,
sarò tuo… per l’eternità, ma
sarà la morte a interrompere il nostro legame >
pensò.
“Voi siete il loro
re!” sbraitò Bilbo.
Thorin si sporse e gli prese le mani
nelle sue.
“Mastro scassinatore, io
sbagliavo il mio parere su di voi.
Non potrei riporre la mia fiducia in nessun altro quanto in
voi”. Iniziò.
Bilbo sgranò gli occhi.
“Vi prego. Siate voi i miei
occhi e la mia voce. Guidate i
miei uomini, proteggetegli dagli elfi. Siate ciò che io ora
non posso essere:
un comandante. E fate in modo che i miei nipoti diventino re insieme.
Vi prego,
vi supplico” implorò Thorin.
Bilbo abbassò lo sguardo.
< Io non penso di essere in
grado > pensò.
Gandalf
appoggiò la
mano sulla testa di Bilbo e, sorridendo, prese una boccata di fumo
dalla pipa.
“Tu
puoi fare grandi
cose, amico mio. Tu mi dai coraggio” disse.
“Siete
voi il grande
stregone” ribatté Bilbo.
“E
tu hai la forza
delle cose semplici. Hai la potenza di una ghianda, piccola,
apparentemente
insignificante, ma che nonostante tutto cresce e diviene una grande
quercia”
ribatté lo stregone grigio.
Bilbo alzò la testa,
guardò l’altro negli occhi e assunse
un’espressione
decisa.
“Ve lo giuro, lo
farò” promise.
Thorin gli sorrise.
< Un re deve anche fare
questo. Immolarsi per il suo
popolo e fidarsi dei suoi ‘generali’ e dei suoi
uomini > pensò.
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