antares iii

di fax24
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una missione folle ***
Capitolo 2: *** Un pianeta di nome Antares III ***



Capitolo 1
*** Una missione folle ***


Il corridoio si apriva buio di fronte ai suoi occhi chiari, nel suo passo lento si leggeva tutta la stanchezza che le gravava addosso; le braccia penzolavano dolenti lungo i fianchi. Nelle dita della mano destra, tese a reggerne il peso, dondolava una grossa pistola, formata da un solo grosso blocco di acciaio nero.
Nell'oscurità riecheggiava il suono duro degli stivali militari che si schiantavano ad ogni passo sulla grata del pavimento. Erano diverse ore che percorreva i corridoi di quella astronave deserta e il suo ottimo senso dell'orientamento cominciava a vacillare, le porte si facevano tutte uguali, i bivi infiniti.
Decise che le serviva del tempo per riposare e pianificare il prossimo movimento.
Si lasciò cadere seduta su un fascio di tubi di plastica che fuoriuscivano da un muro sfondato. Essi gemettero sotto il peso della sua gracile costituzione. Gettò uno sguardo al suo braccio sinistro; lo squarcio provocato da uno schizzo acido le ricordò ancora una volta di non sottovalutare mai un'idralisca, specialmente quando ti trovi nella sua linea di tiro.
Ora che aveva messo abbastanza strada tra lei e quel mostro maledetto poté concentrarsi sul medicare al meglio delle proprie capacità la ferita.
Sfilò con la bocca il tappo dalla siringa piena di gel tessuto-riparatore e si iniettò tutto il contenuto in vena. Il gel aveva un colore azzurrino, la consistenza era quella del dentifricio .Il buco lasciato dal grosso ago che perforava la pelle si rimarginò rapidamente dopo che la siringa aveva lasciato il suo corpo. I nano robot contenuti nella sostanza avevano iniziato a fare il loro lavoro.
Reclinò la testa all'indietro, godendosi la freschezza che il gel le donava; la ferita prese a formicolare mentre le cellule morte venivano eliminate ed i nano robot procedevano a crearne di nuove.
Un brivido gelido e intenso le corse dalla base del collo fino alla fine della colonna vertebrale interrompendole l'unico momento di pace da molte ore a quella parte.
Conosceva quella sensazione, l'aveva provata pochi attimi prima che l'idralisca le piombasse davanti.
Scattò in piedi impugnando la grossa pistola con entrambe le mani.
Ebbe ancora qualche istante per armeggiare con un paio di piccoli pulsanti quasi invisibili sul bordo interno della pistola ed una luce rossa si accese pochi millimetri sopra il pollice della mano destra, a segnalare che un proiettile esplosivo era in canna.
 
A breve distanza davanti a lei il corridoio svoltava bruscamente a sinistra.
Un rumore di passi veloci eruppe dalla svolta del corridoio.
Prese la mira seguendo il fascio che il puntatore laser disegnava nell'aria mentre una solitaria goccia di sudore freddo scendeva lungo la tempia, seguendo il profilo affilato degli zigomi e della mascella per poi infrangersi lievemente sul pavimento.
Una creatura comparve alla sua vista, passando perfettamente davanti al punto che il mirino laser puntava.
Il grilletto scattò sotto il suo dito ed il colpo prese a roteare nella canna della pistola sospinto dall'esplosione dello sparo.
Il proiettile viaggiò in un battibaleno attraverso i pochi metri di distanza dall'obiettivo.
La creatura aveva la postura di un lupo; dal suo corpo viola scuro coperto di grosse scaglie ossee fuoriuscivano sei zampe; quattro di esse gli permettevano di muoversi con grande velocità ed agilità; mentre le due restanti, che si dipartivano dalle scapole anteriori, assomigliavano più a due grosse antenne ripiegate in avanti culminanti in due spuntoni. La testa allungata era coperta da due grosse placche di osso che lasciavano scoperti un paio di occhi gialli e due fila di denti aguzzi e sottili.
Ai lati della bocca vi erano due zanne che lasciavano intendere che la creatura avesse la passione per le cariche. Nello spazio tra le zampe anteriori e posteriori trovavano posto due paia di ali, due grandi e due piccole, rivolte verso l'alto che fungevano da timoni per aiutare la creatura a mantenere la stabilità anche a grande velocità. Le zampe posteriori erano decisamente più sviluppate delle anteriori.
Il proiettile munito di punta esplosiva colpì tra la testa e la spalla destra della creatura, in un punto scoperto tra le placche d'osso. Dopo essersi aperto la strada per più di dieci centimetri esplose, lacerando e bruciando internamente la spalla della creatura. Il suo urlo acuto riecheggiò tra le pareti ed il soffitto di metallo mentre la sua zampa si staccava dal corpo che, rimasto senza un appoggio, crollò strisciando per parecchi metri prima di essere fermato dallo stivale di pelle dura della tiratrice. Il mostro tentò di tirarsi su reggendosi sulle tre zampe di appoggio rimanenti, ma un secondo proiettile, mirato tra i suoi occhi, mise fine definitivamente alla sua vita.
Un calcio ben assestato spostò la carcassa da in mezzo al corridoio. Durante il breve combattimento i nano robot avevano finito la loro opera e della precedente ferita rimaneva solo un chiazza di pelle più chiara rispetto al resto.
-Maledetto zergling, mi hai fatto sprecare ben due proiettili!-
Nella sua voce si leggeva una non celata spavalderia ostentata per coprire il terrore del pensiero che il primo colpo avrebbe potuto non andare a segno.
Pochi centimetri più sopra e avrebbe colpito la placca dorsale, praticamente indistruttibile, pochi più sotto e avrebbe solo scalfito il pavimento. A quel punto non avrebbe avuto più tempo per prendere la mira per una seconda volta e lo zergling l'avrebbe travolta.
Il pensiero scomparve poco dopo, in fondo nel suo lavoro si era trovata spesso in situazioni simili e non aveva mai avuto troppa difficoltà ad uscirne.
Proseguì nel corridoio oltre la svolta, era decisa a completare la sua missione il più in fretta possibile per poter tornare sulla superficie di Antares III e ottenere la sua meritata metà di paga mancante; in fondo solo di proiettili e gel tessuto-riparante aveva speso la prima metà di compenso per quella missione che si era già protratta troppo a lungo.
Il tremolio della radio infilata nella cintura la scosse dai suoi pensieri. La sfilò e premette il tasto per accettare la chiamata in ingresso.
Una voce allarmata le parlò dall'altro capo:
-Brutte notizie Sam, il nostro satellite ha rilevato che un gruppo di zerg formato da almeno trenta elementi si avvicina alla tua posizione, hai circa dieci minuti per uscire da lì-
La notizia la colse di sorpresa.
Rispose con tono stranamente calmo:
-E' impossibile, gli zerg non possono avere un livello di organizzazione così avanzato, non dispongono di uno zerg alpha abbastanza potente, il vostro satellite si sbaglia-
La voce dell'altro lato della linea replicò lapidaria:
-Evidentemente lo hanno trovato-

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Capitolo 2
*** Un pianeta di nome Antares III ***


Delle centinaia di migliaia di astronavi costruite dall'impero, la Vodzen, una vecchia  Carrier MK1, era di certo la più goffa, difettosa e lenta nave da trasporto mai concepita.
In quanto nata per svolgere compiti in territorio sicuro risultava completamente sprovvista di qualsiasi tipo di armamento, ed il radar, un ferrovecchio da museo, non riusciva ad identificare niente che non si trovasse a meno di venti kilometri di distanza; il motore, inoltre, si spegneva continuamente, rendendo la nave non manovrabile per diversi minuti dato che le batterie di emergenza erano state vendute per comperare altro Propellene per durare ancora un paio di mesi nello spazio.
In compenso la Vodzen era abbastanza piccola e sprovvista di qualsivoglia tecnologia avanzata da risultare pressoché invisibile ai radar, un aspetto decisamente rilevante quando sulla suddetta nave trovavano rifugio i peggiori ladri, truffatori e pirati che il settore C13 avesse mai conosciuto.
All'esterno la Vodzen si presentava come un unico corpo piatto, sul fondo erano montati due propulsori e una grossa rampa di accesso all'hangar interno, mentre sulla parte frontale un ampio finestrone permetteva la vista sull'esterno da tutti e tre i ponti.
Nell'hangar interno trovavano posto un carro armato d'assedio semidistrutto e due dune buggy modello hellion.
L'equipaggio era formato da una quarantina di elementi provenienti da pianeti e sistemi stellari differenti raccattati nell'eterno girovagare della Vodzen nel settore C12, uno dei 23 settori della fascia esterna.
Il capitano della combriccola, Roger Heissarr, era un ex-marine dell'impero accusato di alto tradimento e mandato in esilio a morire contro la minaccia zerg.
Roger era chino sul pannello tridimensionale della mappa stellare in cerca di un nuovo pianeta dove trovare guai tra i tanti ologrammi tridimensionali proiettati dall'apparecchio quando Sam entrò nella stanza.
-Sam, ti avevo ordinato di rimanere ad aiutare Takaar nella sala telecomunicazioni...- disse il capitano senza alzare lo sguardo dalla mappa.
-Beh, si, lo aveva ordinato, ma sa, mi annoiavo, e poi è arrivato un messaggio, Takaar mi ha mandato ad avvertirla.- Rispose Sam seccata per la mancanza di attenzione da parte del capitano.
-Parla, ti ascolto.- Borbottò seccato il capitano alzando finalmente lo sguardo su di lei.
-Si tratta di un video-messaggio, Takaar ve lo ha spedito sulla linea 4.-
-E allora se il messaggio è già arrivato perché sei qui?- chiese con l'espressione compiaciuta di chi è riuscito a chiudere il cinghiale all'angolo.
-Ve l'ho detto... mi annoiavo, Takaar non fa altro che starsene lì a cambiare frequenza della radio per captare chissà quali messaggi!-
-Fa un po come ti pare, basta che non mi scocci!- Esclamò il capitano agitando la mano in segno di congedo verso Sam, mentre con l'altra armeggiava sui comandi della mappa stellare.
Gli ologrammi tridimensionali dei pianeti scomparvero da sopra lo schermo per lasciare il posto all'ologramma di un uomo avvolto in un pesante mantello.
Sul volto, nonostante la proiezione non fosse ricca di particolari, si leggeva una grande preoccupazione.
La figura iniziò a parlare.
-Qui parla Dan Wera, responsabile della base mineraria del pianeta di Antares III, del sistema Z87B12, al di fuori della fascia esterna; mando questo messaggio ai pianeti del dominio e a chiunque possa sentirmi: la nostra base è stata coinvolta nell'impatto di una nave da guerra umana precipitata sulla superficie, abbiamo bisogno di assistenza, più di metà della popolazione è rimasta uccisa e buona parte dei sopravvissuti sono gravemente feriti. Siamo disposti a pagare qualsiasi aiuto con grossi carichi di materiale prezioso. Abbiamo bisogno di voi.-
Dopo che Dan Wera finì il suo messaggio, sulla mappa stellare comparvero coordinate e la proiezione tridimensionale di un sistema formato da due stelle situato oltre i confini del dominio umano.
Il capitano alzò lo sguardo verso gli uomini ai posti di comando ed urlò:
-Impostate la rotta, andiamo a prendere il nostro bottino!-
Un vociare si levò tra gli ufficiali, mentre qualcuno avanzava una critica:
-Ma signore, non sappiamo cosa troveremo là!-
-Appunto, voglio scoprirlo! E poi, avete sentito il messaggio... sono in pericolo, non starò di certo qui con le mani in mano!-
La nave virò bruscamente seguendo la nuova rotta.
Dopo poche ore di volo davanti all'equipaggio della Vodzen si aprì la vista del sistema Z87B12, dopo poche altre ore la fragile nave toccò la superficie arida di Antares III.
Il pianeta era quasi interamente formato da canion aridi in cui scorrevano fiumi di sostanze chimiche di colore nero e da alte montagne rocciose.
Erano atterrati su una superficie di metallo predisposta all'atterraggio delle navette.
Una hellion fu scaricata dall'hangar. Sam, il capitano e due altri membri dell'equipaggio si avviarono verso la base stabilita su quel pianeta. Trasportavano kit medici, gel tessuto-riparante e altro materiale di primo soccorso.
Viaggiarono in fretta fino alla base poiché il livello di radiazioni risultava troppo alto per sopportare la permanenza per più di un'ora sulla superficie.
Sam non riusciva a smettere di pensare a ciò che avevano visto mentre scendevano sulla superficie. La carcassa di metallo di un incrociatore stellare giaceva semidistrutta in mezzo al nulla, come lo scheletro di un gigantesco dinosauro, a parecchi kilometri di distanza dalla base.
La nave doveva essere lunga almeno sette, ottocento metri; solo il cannone principale, posto sulla parte frontale, era largo quattro volte la Vodzen. L'impatto di quel mostro di acciaio contro la superficie doveva essere stato terribile. Comunque valutò plausibile che l'incrociatore avesse tentato un atterraggio di fortuna, poiché era rimasto piuttosto integro nonostante tutto.
Mentre si avvicinava alla base non poté fare a meno di pensare a quanto le sarebbe piaciuto entrare in quella astronave.

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