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Il Rudy’s Bar era il ritrovo per eccellenza
dei membri della Polizia Militare, e già a partire da metà pomeriggio era
solito riempirsi di divise nere che affollavano i tavolini in legno di faggio o
si radunavano attorno ai molti tavoli da biliardo, il tutto sotto il costante
rimbombo degli amplificatori che mandavano musica jazz.
Tutto lì dentro richiamava la storia secolare
dell’Agenzia e le gesta gloriose dei suoi membri, con la parete alle spalle del
bancone tappezzata delle foto di coloro che avevano dato la vita nell’esercizio
dei propri doveri.
Rudy, il proprietario,
era stato anche lui un poliziotto, fino al giorno in cui un incidente in
servizio non gli era costato una gamba, costringendolo ad un doloroso congedo
anticipato; così, per non restare troppo lontano da quel lavoro che tanto
amava, aveva aperto quel locale, che negli anni era divenuto a tal punto
frequentato sia dai poliziotti che da altri membri dell’Agenzia da diventare
quasi un’ulteriore sede distaccata della MAB a due passi dal quartier generale
della Polizia Militare.
Cane e Lucas ci andavano regolarmente almeno una
volta a settimana, e da qualche tempo anche Carmy era solita accompagnarli alla
fine del turno di lavoro.
Per la giovane O’Neill
non era un’atmosfera nuova; fin da molto piccola aveva conosciuto la vita
briosa e talvolta sopra le righe di quel genere di posti frequentando con suo
padre il pub dello Zio Finch, come lei lo aveva sempre
chiamato, nella piazzetta centrale di Mablith.
Tra una partita ed un boccale in compagnia la
serata scivolava piacevolmente fino a notte inoltrata, ma quella sera Carmy
sembrava avere altro per la testa; né la birra scura ghiacciata al punto
giusto, né tantomeno la telecronaca in diretta dell’incontro di First League
tra il West Ham Kyrador e il City Midgral
che aveva raccolto una gran folla attorno al maxischermo riuscivano a
scuoterla, e come sorda al vociare confuso, alla musica e agli improperi degli
spettatori ad ogni rete mancata se ne restava con lo sguardo rivolto al tavolo
e le mani poggiate malamente attorno al bicchiere sormontato di schiuma.
«Hai dimenticato la testa in ufficio per caso?» le
domandò Lucas prendendo a prestito l’umorismo spicciolo del collega
«Non capisco, è tutto così strano» rispose lei come
parlando a sé stessa. «Continuiamo a trovare locali e indirizzi riconducibili a
Timur e ai suoi sostenitori. Come è riuscito a mettere in piedi una simile rete
di edifici e centri di vario tipo? E soprattutto, a cosa gli servivano?»
«No, ti prego, adesso no» distese le braccia Cane.
«Abbiamo staccato mezz’ora fa. Sono venuto qui per ubriacarmi, non per fare gli
straordinari.»
«Tutti quei magazzini. Tutti quei depositi. Quelle
montagne di corrieri, fiancheggiatori e prestanome. È impossibile che gli
servissero solo per la produzione e lo spaccio della Lilith. Secondo me aveva
le mani in pasta anche in altre cose.»
«Quelli come lui ci sguazzano nella criminalità,
Carmy» tagliò corto Lucas. «Avrà trovato il modo di fare soldi extra e si sarà
fatto invischiare in altri affari poco puliti.
Sai che ti dico? Visto tutta la melma in cui
nuotava, mi sorprende che sia vissuto tanto a lungo. Quando si ha a che fare
con simili ambienti di solito se ne può uscire in due soli modi, con le manette
o morti ammazzati.
Se non altro lui ha avuto la decenza di suicidarsi.»
«E se non si fosse realmente suicidato?»
«E se io avessi le ali sarei un bel fenicottero»
rise sarcastico Cane, alla sua terza birra e già un po’ alticcio. «Andiamo
Carmy, la balistica lo ha detto a chiare lettere. Si è sparato con la sua
pistola. Quella caverna aveva una sola entrata ed una sola uscita, e a parte
lui non c’era nessun altro.»
«Ma sappiamo bene che esistono incantesimi che
permettono di esercitare il controllo sui corpi altrui, e persino sulla
volontà.
L’hand to hand, il Kaiser Command,
lo Zhi Yan. Potrebbero averlo spinto a suicidarsi
per non farlo cadere vivo nelle mani dell’Agenzia con il rischio che potesse
parlare.»
«A parte il fatto che si tratta di incantesimi
illegali, dove avrebbero trovato qualcuno così esperto da poter utilizzare
sortilegi di questa complessità? Nemmeno il Capitano sarebbe capace di fare una
cosa del genere.»
«Avete ragione» ammiccò complice la giovane. «Solo
qualcuno dotato di eccezionali capacità magiche sarebbe capace di utilizzare
incantesimi per il controllo del corpo e della volontà altrui.»
Intercettato per primo quello sguardo, Lucas si
bloccò come pietrificato, gli occhi spalancati e la bocca socchiusa.
«Come un militare…»
balbettò quasi parlando al vento
Cane ebbe un attimo di tentennamento, quindi si passò
rumorosamente le mani sulla faccia nel tentativo di scacciare i postumi della
sbornia.
«Ti rendi conto di quello che stai dicendo?»
«Carmy, tu pensi sul serio che potrebbe esserci di
mezzo qualcuno dell’Agenzia!?»
«Non ho detto questo. Però è una possibilità. Solo
militari e maestri di magia di alto livello possiedono le conoscenze e
l’abilità necessarie per fare uso di questo tipo di incantesimi. Del resto non
sarebbe la prima volta che membri dell’Agenzia o delle Forze Armate caldesiane si fanno coinvolgere in questioni poco pulite.»
«Abbassa la voce, per il cielo!» strillò Cane con
un tono più alto del suo. «Hai dimenticato dove siamo?» quindi si calmò, o
almeno ci provò. «Secondo me stai discutendo di nulla. Non hai le prove che si
sia trattato di un suicidio indotto.»
«Possiamo trovarle.»
I due uomini si scambiarono un’occhiata più che
eloquente, tornando poi a concentrarsi su Carmy.
«Non mi piace quello sguardo» mormorò Lucas. «E
comunque, dal momento che è impossibile stabilire o meno se Timur sia stato
forzato a suicidarsi, sono costretto a dare ragione a Cane. Queste sono teorie
che in ogni caso non possono essere verificate.»
«Ma se appurassimo che Timur era effettivamente
coinvolto in qualcosa di più grande del semplice spaccio della Lilith, qualcosa
di più grande che potrebbe non essere morto con lui, allora forse…»
«Forse! Se!» sbottò nuovamente Cane ingurgitando la
sua birra tutta d’un soffio. «L’ho già detto, forse se avessi le ali io sarei
un ben fenicottero! E comunque ora il caso è passato agli Affari Speciali!
Punto!»
Carmy dapprima cercò con lo sguardo un ennesimo
aiuto da parte di Lucas, ma dinnanzi al suo silenzio poté solo raccogliere la
giacca dell’uniforme e andare via a capo chino, ferita ma non doma nelle sue
convinzioni.
Qualche minuto dopo che se n’era andata, dalla
pesante porta di faggio sopraggiunse un giovane tenente che subito attirò su di
sé applausi scroscianti da parte di alcuni dei ragazzi dei reparti speciali e
dei corpi d’assalto, cui rispose con un sorriso imbarazzato.
«Ecco l’eroe del giorno!» esclamò Rudy. «Vieni, vieni! Per te oggi offre la casa!»
«Avanti, così mi farai morire di vergogna.»
«Se non ti ha fatto secco un’EDA di Classe Torre in
uno scontro uno contro uno, qualche complimento non ti ucciderà di certo» rispose
uno dei presenti innaffiandolo con il proprio cocktail
«Ha ragione. Hai avuto due palle d’acciaio nel fare
quello che hai fatto, e se tutte quelle persone sono uscite vive da là sotto lo
devono esclusivamente a te.»
Cane e Lucas seguivano la scena in disparte,
incuriositi e un po’ perplessi.
«Chi è?» chiese Cane
«Credo sia quello che ha risolto l’incidente di
stamattina in metropolitana.»
«Ah, sì. Aulas.»
L’interessato, però, non sembrava così euforico e
di buonumore come ci si sarebbe potuti aspettare; al contrario, appariva ancora
piuttosto pensieroso.
«Che ti prende?» domandò allora Rudy
appena la situazione si fu un po’ acquietata. «Dovresti essere in un bagno di
rose. Hai salvato un centinaio di persone e risolto un incidente EDA
praticamente da solo. Se non ti danno una promozione stavolta, non so quando
dovrebbero.»
«Non è per questo. È solo che…
quell’EDA era molto strano.»
«Strano in che senso?»
«Non lo so…» rispose lui
agitando distrattamente il bicchiere di whiskey «Ma il suo modo di fare… come posso dire… sembrava
impazzito.»
«Quale EDA non lo è? Sono animali.»
«È proprio questo il punto. L’EDA di solito attacca
chiunque ritenga una minaccia.»
«Figurati se non lo so. Ho sparato ad uno di quei
mostri, e quello mi ha praticamente mangiato una gamba.»
«E se non percepiscono pericoli attorno a sé, si
concentrano esclusivamente sulla ricerca di cibo.
Eppure, questo EDA non l’ha fatto. Aveva davanti a
sé molte vittime potenziali e solo io come minaccia concreta, eppure ha scelto
di spostarsi verso la stazione.»
«Non lo trovo strano. Più persone, più carne
fresca.»
«Ma non ha attaccato quasi nessuno. Si è scagliato
contro tutto quello che gli capitava a tiro, concentrandosi su di noi solo
quando lo attaccavamo.
Per questo ha fatto così poche vittime.»
Rudy si passò una mano
sulla vecchia cicatrice, come faceva sempre nei momenti di nervosismo o
indecisione.
«Pensandoci, un po’ strano lo è. Ne hai parlato coi
superiori?»
«Sì, e l’ho anche scritto nel mio rapporto. Ma
sinceramente dubito che ne terranno conto, con tutti gli EDA che stanno
comparendo in città in questo periodo. Per loro è stato un incidente come un
altro.»
«Chissà, forse è così.»
Alla risata del barman Jake fece seguire un sorriso
stentato, cercando per quanto possibile di convincersi che, forse, la sua era
davvero solo una fissazione.
Harlow ormai si era abituato a vedere Vyce entrare nel suo ufficio
ogni volta un po’ più nervoso, per non dire arrabbiato, ma quel giorno il
Capitano sembrava anche più inalberato del solito.
Quasi
dimenticando la differenza di grado, Vyce esordì sbattendo letteralmente sulla
scrivania una pila di fotografie provenienti sia dagli uffici del coroner che
da quelli della polizia militare.
«Quattordici casi in due settimane, e se contiamo
anche il tessuto suburbano arriviamo a oltre venti.»
«Siamo perfettamente entro la media» tentò di
minimizzare il Direttore. «Anzi, se guardiamo al numero delle vittime, il
bilancio è addirittura meno serio.»
«Sì, ma l’ammontare dei danni materiali è più che
raddoppiato, per non parlare dei caduti in servizio.»
Vyce trasse un respiro, allungandosi verso il suo
superiore con le braccia ben piantate sul bordo del tavolo.
«Signore, questi EDA sono diversi» quindi gli girò
la finestra virtuale che aveva davanti. «Ha letto il rapporto di Jake? Una
volta attaccavano alla cieca, uccidevano e mangiavano, ora invece tutto quello
che sembra interessargli è fare danni. E anche quando attaccano i civili o i
militari, non lo fanno per nutrirsi.»
«Sono solo fenomeni saltuari. Per un’EDA che si
comporta in modo anomalo ce ne sono altri venti che agiscono come al solito.»
«Con il dovuto rispetto, Signore, sono balle.
Venti incidenti in due settimane, e in almeno
quattro casi abbiamo assistito ad un comportamento insolito da parte degli EDA.
Ora, se questo non è un po’ troppo per parlare solo
di coincidenze, onestamente non so cosa lo sia.»
Il Direttore distolse lo sguardo, quasi
un’ammissione agli occhi di Vyce, che preso dalla foga osò rincarare la dose.
«Forse quello che mi ha confidato qualche tempo fa,
e che ai piani alti tentano in ogni modo di non far sapere, c’entra qualcosa.»
A quel punto Harlow si accese come una lampada da
soggiorno.
«Non ne avrà fatto parola con qualcuno, vero?»
«No di certo, Signore. Non ne ho l’autorità» quindi
il Capitano prese un respiro, come a voler tacitare una parte di lui che gli
imponeva di non andare oltre. «Ma lei sì.»
«Che cos’è questo tono?» serrò i denti Harlow
«Io capisco le ragioni di stato, ma non quando ci
sono di mezzo le vite di chi non c’entra nulla. Senza contare che, come ho già
detto in passato, quelli sono i miei ragazzi.
E anche i suoi.»
«Non si dimentichi con chi sta parlando, Capitano»
replicò il Direttore scattando in piedi con l’agilità di un ragazzino.
«Perché tutta questa segretezza, Signore? Credono
forse che basti far finta di niente per cancellare il problema? Non siamo dei
Servizi Segreti, siamo un’Agenzia al servizio di questo pianeta!»
«Sta passando il limite, Capitano!» tuonò Harlow
per poi, a fatica, calmarsi, «Le sue maniere non mi piacciono, e neanche le sue
allusioni.
Che siano EDA comuni o non comuni, il nostro
compito è solo quello di abbatterli. Le indagini e le eventuali supposizioni le
lasciamo ad altri.
Noi faremo quello per cui siamo stati addestrati, e
niente altro.
E resta inteso che simili discorsi alla mia
presenza non dovranno più essere fatti, mi sono spiegato?»
«Sissignore.» mormorò Vyce cavandosi un dente ad
ogni lettera
Come il Capitano se ne fu andato, non senza
palesare con l’incedere il proprio disappunto, Harlow sprofondò nuovamente
sulla poltrona, colto da un moto di spossatezza mista a vergogna.
Alle volte, quel lavoro era davvero ingrato e
penoso.
Non rimproverava nulla al suo Capitano; al
contrario, semmai. Ma in quanto Direttore aveva degli obblighi, su tutti quello
di rispondere personalmente dei suoi subalterni e dell’operato della sua unità,
senza contare che anche lui aveva dei capi cui dover rendere conto.
Aveva bisogno di parlare con qualcuno. E quasi
senza pensarci, si ritrovò ad aprire una finestra audio dopo aver ordinato via
interfono al segretario di annullare tutti gli eventuali impegni del giorno.
«Forrest.»
«Sono io.»
A differenza del Luminous Park,
perfettamente geometrico con la sua pianta rettangolare, i Giardini del
Lussemburgo che cingevano la sede del Senato di Caldesia presentavano una linea
meno rigida, ma non per questo meno elegante, una scelta obbligata dal fatto di
essere stati realizzati successivamente alla maggior parte degli edifici e
delle strade tutto attorno, cosa che aveva costretto ad adattare i contorni al
paesaggio circostante.
Ciò nonostante il loro fascino era indiscutibile, e
anche se l’inverno ormai inoltrato si era portato via la maggior parte delle
foglie e dei fiori passeggiare tra i suoi viali restava ugualmente piacevole,
senza contare lo spettacolo offerto dagli stucchi e dai marmi del palazzo che
occupava per intero il lato nord a sua volta racchiuso entro un’alta cancellata
in ferro battuto.
Il nome derivava da un omonimo giardino di una
città terrestre, e sia Jonas che Constance vi avevano
trascorso in gioventù molti dei loro pomeriggi, data la vicinanza del parco
alla sede dell’Accademia Militare Caldesiana.
Harlow era arrivato al caffè affacciato sulla
piazzetta centrale già da alcuni minuti quando Constance lo raggiunse, e dalla
sua espressione la donna non sembrava eccessivamente colpita da quella
improvvisa convocazione.
«Mi sono permesso di ordinarti qualcosa» le disse
Harlow mentre si sedeva. «Spero vada bene.»
«Non è la mia tostatura preferita, ma apprezzo il
bel gesto.»
Per qualche minuto non si parlarono, rivolgendo a
turno lo sguardo verso la sede del Senato che si stagliava oltre la vetrata del
bar.
«In tutta onestà, non mi piace quello che ho fatto.
Vyce ha il diritto di sapere la verità.»
«Essere il capo a volte significa dover fare cose
spiacevoli. Credevo lo sapessi.»
«Infatti.
Ma ha ragione. Sono anche i miei ragazzi. Ogni volta
che li vedo partire, mi ritrovo a domandarmi se e quanti di loro torneranno
indietro. È già brutto che soldati così giovani debbano rischiare la loro vita
ogni giorno in ogni circostanza, ma che siano costretti a farlo senza nemmeno
essere al corrente della reale portata di ciò che stanno affrontando…»
Il Direttore deglutì, cercando di ingoiare oltre
alla saliva anche il proprio disappunto; quindi, volle cambiare argomento.
«Ho saputo che eri tornata a Kyrador solo una
settimana fa. Sei stata via parecchio tempo.»
«Già. Buffo non trovi? Anni fa sono andata via da
questa città giurando che non vi avrei più rimesso piede, e ora invece mi
sembra di nuovo strano starci lontana più di qualche giorno.»
«Com’è andata la tua missione?»
A quella domanda Constance si accigliò.
«Sono sempre stata dalla parte di Fujitaka, fin dai
tempi in cui era cadetto. Mi dicevo continuamente che poteva arrivare a fare
grandi cose.
Purtroppo, avere buone idee e molta volontà serve a
poco quando sei circondato da una massa di squali famelici che fingono di
esserti amici.»
«Che intendi dire?»
«Questa città è stata il suo principale bacino di
voti, ora invece sta diventando la sua croce.
Se da una parte tutti questi problemi e incidenti
EDA potrebbero favorirlo nella sua corsa per cambiare lo statuto della magia,
dall’altra c’è un considerevole numero di persone che pensa, forse non a torto,
che in questo momento sia proprio la facilità nello studio e nell’apprendimento
della magia il principale deterrente contro un’escalation di danni e vittime.»
«È chiaro. Più magia vuol dire più incidenti, ma
anche più stregoni in grado di sistemarli.»
«E non è tutto. I nazionalisti che Fujitaka credeva
di avere messo sotto alle elezioni si sono scatenati. Secondo loro, riformare
lo statuto limitando notevolmente il libero apprendimento della magia finirebbe
per ampliare ulteriormente la già sensibile disparità tra stregoneria civile e
militare, per non parlare di quella tra le forze armate e altre organizzazioni
sovranazionali.»
Quell’altre organizzazioni sovranazionali in realtà
aveva un nome ben preciso, ed Harlow lo sapeva bene.
«Immagino tu possa capire, Jason. Se una riforma di
questo tipo incontra forti resistenze persino in un Paese come Caldesia,
figurati che tipo di reazione potrebbe suscitare tra i governi delle nazioni
conservatrici.»
«Eppure, i miei contatti ad Amaltea mi hanno
riferito che l’incontro tra il presidente e il papa è stato positivo. Visconti
ha promesso di aiutare Fujitaka, e ho sentito che ha già iniziato a parlare con
favore della riforma delle leggi internazionali che ha proposto.»
«Ormai temo non sia più come in passato, Jason. Sia
tu che io sappiamo bene che a questo punto non si tratta più solo di una
questione religiosa, e che c’è un limite non indifferente al peso che le
decisioni del pontefice possono avere sulle decisioni dei governi» quindi la
donna parve lasciarsi un momento andare, sospirando di rassegnazione. «Di
questo passo, Connor non arriverà alla fine del suo primo anno di mandato.»
A quel punto Constance, come aveva già fatto Harlow
poco prima, volle pensare ad altro.
«Le informazioni che ti ho procurato sono state
utili?»
«Moltissimo, e ti ringrazio ancora. Ora che Avalon
è uscita allo scoperto, la mia speranza è che lo facciano anche i suoi
fiancheggiatori. Non sappiamo quanti e quali incidenti accorsi sia qui a
Kyrador che nel resto del Paese siano imputabili a loro, ma è certo che non può
trattarsi solo di una banda di anarchici rivoluzionari, come il Consiglio di
Sicurezza si ostina a voler credere.
Quello che mi serve è qualcosa di abbastanza
concreto da poterne parlare con chi ha davvero il potere di fare qualcosa.»
«L’ho già detto una volta, ma te lo ripeto. Stai molto
attento. In questi casi non si può mai sapere di chi ci si può realmente
fidare. Fidati, l’ho imparato a mie spese.»
«Grazie, Constance. Sei sempre un’amica.»
«Lo so.» rispose lei sorridendo
Dopo poco entrambi se ne andarono, prendendo
direzioni diverse appena varcata la porta del locale.
Nota dell’Autore
Eccomi qua!^_^
Visto, che vi avevo
detto?
Stavolta ci ho messo
anche meno del solito. Per motivi che non starò a spiegarvi ho deciso infatti
di lasciar nuovamente perdere la fic al quale stavo
lavorando parallelamente a questa, il che ha aumentato considerevolmente il mio
tempo libero.
Adesso la vicenda và
sempre più complicandosi, e se già dall’inizio vi erano piccoli indizi che
lasciavano intendere la direzione che gli eventi stavano prendendo, da questo
momento in poi le risposte inizieranno ad arrivare poco per volta, accompagnate
però anche da nuovi enigmi.
A presto!^_^
Carlos Olivera