L'Arena di Hogwarts

di annie_chase
(/viewuser.php?uid=737278)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di un nuovo anno ***
Capitolo 2: *** Sorpresa! ***
Capitolo 3: *** La mietitura ***



Capitolo 1
*** L'inizio di un nuovo anno ***


Quando il Cappello Parlante gridò:- Tassorosso!- non fui affatto sorpresa. Prim era la ragazza più laboriosa del mondo, e non c’era da stupirsi se il Cappello l’avesse smistata lì. Nonostante io fossi una Grifondoro, ero felice per lei, sapevo quanto le stesse a cuore essere una Tassorosso. Mentre andava verso il tavolo della sua nuova Casa, mi fece un sorriso smagliante, con due occhioni felici, come per dirmi:- Hai visto? Ce l’ho fatta!- Ricambiai con uno sguardo orgoglioso. E’ difficile trovare due streghe in una famiglia babbana… ma d’altro canto a noi è successo. Si sedette vicino a un ragazzo biondo, che la accolse con qualcosa che mi sembrò un “Benvenuta”. Mi sembrava si chiamasse Peeta Mellark o qualcosa del genere…
- Hey, Catnip- Gale mi guardava ironico.- Così abbiamo una piccola tassa, non è splendido?
- Smettila!- dissi, con una falsa aria offesa, ma in realtà tentavo di nascondere un sorrisetto. Evidentemente non ci sono riuscita molto bene, perché Gale scoppiò a ridere come un pazzo e io lo seguii a ruota. Gale era il mio migliore amico, e diceva che ero felice solo ad Hogwarts. Forse era vero. Il Cappello smistò altri ragazzi, alcuni piccoli e con un’aria terrorizzata, altri con un portamento altezzoso e fiero nonostante la poca altezza, altri che avanzavano verso il vecchio e consunto Cappello con molta tranquillità. Ogni volta che il Cappello Parlante smistava i nuovi studenti, i componenti della Casa nominata urlavano, sbattendo i piedi a terra e gridando i nomi dei ragazzi e facendogli le proprie congratulazioni. La frase più frequente era:- Sei nella migliore Casa di Hogwarts!- anche se lo dicevano tutte le Case. Come ogni anno, il preside Abernathy fece il suo discorso. Avanzò barcollando fino al leggio a forma di gufo e disse:
- Bentornati e benvenuti ad Hogwarts, cari studenti e bla, bla, bla… non fatemi ripetere sempre lo stesso squallido e vuoto discorso di inizio anno. Piuttosto, studenti aprite bene le orecchie: quest’anno, assoluta novità per Hogwarts, si svolgerà una specie di gioco ambientato in un’arena nella Foresta Proibita. I nomi degli studenti che vorranno partecipare verranno messi in una boccia e verranno estratti da un dipendente del Ministero. Avete una settimana di tempo per decidervi. Ah, dimenticavo… verrà estratto uno studente da ogni Casa, e parteciperanno anche gli studenti di Durmstrang e di Beuxbatons… yeeh!- esclamò con aria annoiata.- Adesso potete abbuffarvi.- concluse.
Sul tavolo comparirono magicamente arrosti, budini, patate arrosto e chi più ne ha più ne metta. Gale mangiò a sbafo, finché non fu costretto ad andare di corsa in bagno.  Quando il banchetto fu terminato, andammo verso la Torre di Grifondoro, chiacchierando di come il professor Crane avesse tagliato la assurda barba e di come il preside sembrasse mezzo ubriaco. Con il risultato di perderci . Come sanno tutti qui ad Hogwarts, alle scale piace cambiare, e nonostante fossimo ormai al quinto anno, ecco che ci avevano ingannati un’altra volta.
- Dove siamo?- mi chiese, aggrottando la fronte.
- Io… non lo so-  risposi confusa. Percorremmo corridoi a caso, ma non ne riconobbi neanche uno. Non ero mai stata in quell’ala del castello, e non riuscivo a riconoscere nessuno dei quadri. I soggetti ritratti ci osservavano curiosi, mormorando. Probabilmente si stavano chiedendo come mai due Grifondoro si aggirassero in quella zona dopo il banchetto. Svolta dopo svolta, persi di vista Gale.
- Gale?
Nessuna risposta.
Stavo per richiamarlo, quando sentii delle voci nel corridoio vicino. Mi avvicinai finché non riuscii a distinguere due figure: era mia sorella Prim e il ragazzo biondo, Peeta Mellark.
- Starò bene qui?- chiese con voce sottile- Mia sorella è in Grifondoro…
- Tranquilla, andrà benissimo. Tua sorella Katniss è molto brava, tu non sarai da meno.
- Conosci mia sorella?- domandò Prim, con voce sorpresa. Ero sorpresa anche io.
- Io…- la sua voce tentennò.- Sai frequentiamo alcuni corsi insieme.
Le voci si spensero, risucchiate dal buio coridoio, mentre io cominciavo a riflettere. Non frequentavo nessun corso con Peeta, infatti era di un anno più grande. Mentre ci pensavo una voce ansimante parlò alle mie spalle.
- Sono rimasto un po’ indietro a guardare un quadro di una trappola, ti ho persa di vista e…- Gale si fermò, osservando la mia faccia perplessa.- Va tutto bene?
- Sì, sì,- dissi un po’ frastornata- Mi stavo giusto chiedendo dove fossi finito… comunque, troviamo la Torre, gli altri si staranno chiedendo dove siamo andati a finire.
Era una bugia, nessuno avrebbe notato la nostra assenza nella Sala Comune. Lui era il mio unico amico e io lo stesso per lui, e ce ne stavamo sempre in disparte per i conti nostri. Proseguimmo scherzando e spintonandoci, ma ero con la testa altrove, alle parole del Tassorosso. Riuscimmo finalmete ad arrivare al quadro della Signora Grassa, entrammo nella Torre di Grifondoro e mi diressi verso il dormitorio delle ragazze.
- Vai già a dormire?- mi chiese Gale un po’ risentito.
- Sì, domani ci sono le lezioni…
- Lui provò ad acchiapparmi, ma io fui più veloce di lui. Corsi sulle scale che portavano al dormitorio e quando cercò di seguirmi, gli scalini sotto di me si trasformarono in uno scivolo, facendolo cascare a gambe all’aria su pavimento. Gli feci una linguaccia e corsi via, sulla scia della sua risata. Solo Prim mi faceva sentire bene come mi faceva sentire Gale.      

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Sorpresa! ***


-Gale, per favore, smettila di lanciarmi addosso le cartacce delle tue ciocco rane!- Sbottai infastidita. Mentre si fanno i compiti di pozioni, delle cartacce volanti di ciocco rane non sono proprio il massimo della concentrazione. - Guarda, mi è uscito Harry Potter! Era un Grifondoro anche lui!- esclamò Gale. - Già, anche Hermione Granger e Ronald Weasley. Non lo sapevi? Io ne ho sei o sette del Golden Trio! - Okay, stai calma. Cos’hai oggi? Sembri un po’ tesa- mi disse ironico e anche un po’ stranito. - Scusa. Sono preoccupata per Prim. Non conosce nessuno tra i Tassorosso, e la loro Casa è la più bersagliata dai Serpeverde, lo sai. - Io non direi, ha già fatto conoscenze- replicò allegramente. Guardai basita mia sorella che parlottava eccitata con una bambina dalla pelle scura e i capelli ricci castani con gli occhi vivaci. Era un altro nuovo acquisto dei Tassorosso. Quando mi scorse, il suo volto si illuminò e venne verso di noi, con l’amica alle calcagna. Mi abbracciò forte e salutò Gale, poi disse: - Kat questa è Rue, sai ha deciso di mettere il suo nome nella boccia per la mietitura! Prim parlava con una vocetta acuta e saltellava da un piede all’altro, mentre Rue guardava di sottecchi me e Gale, come per studiarci. Quando si diressero verso un tavolo della Sala Grande dove altre neo arrivate di varie Case le stavano aspettando, dissi con aria interrogativa: - Perché erano così eccitate? - Si dice che il Prefetto dei Tassorosso, Peeta Mellark, abbia messo il bigliettino col suo nome nella boccia per la mietitura, e ora le volontarie della sua Casa sono moltissime. Non mi stupisce che quella bambina, Rue, gli vada dietro. D’altronde, non è certamente l’unica. Ero decisamente perplessa. Anche Prim si era presa una cotta per quello? Quel tipo che mi conosceva non-si-sa-come e non-si-sa-perché? -Ehy, perché quella faccia stravolta? So che è bello solo la metà rispetto a me, ma ciò non lo etichetta brutto, etichetta solo me come incredibilmente affascinante, fant… Ahi! Gli avevo appena tirato una carta delle ciocco rane in faccia. Non avevo più pensato a Peeta Mellark e alla conversazione che avevo “udito” la prima sera. Per essere passata una settimana, non ci avevo proprio pensato. - Catnip non è che te ne sei innamorata anche tu? Io risposi lanciandogli un’altra cartaccia in faccia mormorando un “Idiota” accompagnato da uno sguardo indignato. Io e quel Mellark? Neanche lontanamente possibile. - Che pensi?- Gale mi riscosse bruscamente dalle mie fantasticherie. - Niente… pensavo, oggi arriveranno gli studenti di Beauxbatons e di Durmstrang no?- dissi per sviare il discorso. - Sì, non vedo l’ora di incontrare le ragazze di Beauxbatons… Gli suonai il libro di Trasfigurazione in testa, provocando un rumore sordo. - Che hai fatto oggi?- gli domandai dopo, con aria del tutto indifferente per una che aveva appena suonato un libro in testa al suo interlocutore. - Bé, allora, ho strappato per un soffio la sufficienza a Incantesimi, è stato un vero miracolo, poi ho messo i nostri nomi nella boccia, a pranzo ho mangiato pollo,… - COS’HAI FATTO? - E’ illegale mangiare il pollo? - E’ ILLEGALE, caro Gale, METTERE IL MIO NOME NELLA BOCCIA SENZA IL MIO PERMESSO! Radunai pergamene e libri e, lanciando occhiate di fuoco a Gale, corsi verso la Sala Comune di Grifondoro e poi nel dormitorio.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La mietitura ***


“Sono davvero arrabbiata con lui. Se lo becco…” stavo pensando mentre mi stringevo la cravatta gialla e rossa “…poi sono affari suoi. Come ha potuto…” mi infilai il maglioncino di lana, “fare una cosa del genere! Senza il mio…” infine mi strinsi i capelli scuri in un treccia laterale “PERMESSO!”. I miei occhi grigi nello specchio mandavano lampi. Era la sera della cosiddetta mietitura, e ero su tutte le furie a causa dell’ignobile comportamento di Gale. Il mio migliore amico non mi avrebbe messo nella boccia senza il mio consenso. O sì? L’aveva fatto. Forse ero io che esageravo, in fin dei conti probabilmente lui l’aveva inteso come uno scherzo. Stabilii che non valeva la pena di rovinare una così importante amicizia per una stupidaggine del genere, e che perciò a cena mi sarei scusata con lui. In fin dei conti quali erano le possibilità di venir estratta? Infinitesimali. Praticamente impossibile. Un po’ rassicurata, mi diressi verso le scale del dormitorio che portavano nella nostra Sala Comune. Ma Gale non c’era: magari era già sceso. Attraversai la Sala Comune, zigzagando tra le poltrone di velluto rosse con i bordi d’oro e le spalliere in legno scuro, probabilmente mogano. Scavalcai il ritratto della Signora Grassa, che cantava imperterrita, e scala dopo scala raggiunsi la Sala Grande. Il compito di arredarla era stato affidato ai Tassorosso, e come al solito avevano svolto un ottimo lavoro. La pareti erano decorate con lo stemma di Hogwarts, e sui tavoli e in aria brillavano miriadi di candele. Il soffitto riproduceva un limpido cielo stellato, e l’argenteria si muoveva da sola tra i tavoli come magica. Ah, un momento, era magica. Mi guardavo attorno spaesata, allungando il collo alla ricerca di Gale, ma non lo vedevo da nessuna parte. Così mi diressi verso il tavolo dei Grifondoro, che era apparecchiata con una lunga tovaglia rosso intenso, bordata da cordoncini dorati. Qua e là apparivano grifoni rampanti, simbolo della nostra Casa, sempre in oro. In oro erano anche le posate i e calici. I piatti ancora non c’erano, ovviamente sarebbero apparsi insieme alle pietanze dopo il discorso del preside. Mi sedetti, ma il tavolo dei Grifondoro, per quanto affollato, non ospitava tra le sue panche l’unico alunno che cercavo. Cominciavo a preoccuparmi, doveva pur essere da qualche parte, non poteva essere ancora nel suo dormitorio. Quanto poteva metterci per prepararsi? Non me lo ricordavo così narcisista. Dopo alcuni minuti di ricerche tra le teste degli altri studenti, il preside Abernathy si alzò e, barcollando, raggiunse il leggio a forma di gufo con le ali spiegate. Cominciò a parlare biascicando le parole, come era suo solito fare:
-Cari studenti e studentesse, yawn… che sonno oggi… - si stropicciò gli occhi mentre tutti gli insegnanti lo guardavano allibiti e sconcertati. – Come tutti voi ben sapete, quest’oggi è il giorno della mietitura, quindi i pazzi che hanno deciso di partecipare a questo assurdo Torneo, rischieranno la pelle, o come minimo la sanità mentale, per una fantastica coppa.
Abernathy fece uno svogliato versetto di euforia, neanche troppo convinto, che però diede il via a una serie di scroscianti applausi da parte di maghi e streghe, sia al tavolo dei professori che ai tavoli delle quattro Case di Hogwarts. Quando il preside riuscì a sedare lo scoppiò di eccitazione, riprese annoiato il suo discorso:
-Dunque, come ben sapete, non saremo l’unica scuola che parteciperà a questa competizione. Nel nostro castello sono state ospitati due gruppi provenienti da due scuole straniere: Durmstrang e Beauxbatons. Avrete sicuramente modo avuto modo di intravederli nella scuola, ma adesso ve li presento ufficialmente. Accogliamoli calorosamente!
Dopo aver lanciato un paio di applausi, tutta la scuola lo seguì a ruota. Allora entrarono scenicamente delle ragazze tutte vestite di azzurro cobalto, con una gonna al ginocchio, una giacchetta dal taglio femminile e un cappellino che non avrei mai indossato. Mi sembravano delle ochette azzurre, e subito mi girai per condividere il pensiero con Gale: ma lui non era lì. Così, delusa e un po’ scoraggiata, tornai a guardare verso le ochette che lanciavano nell’aria dei piccoli aeroplani di carta. Subito dopo entrarono dei ragazzi tutti montati e muscolosi che, camminando tra i tavoli, sbattevano a terra pesanti bastoni neri e facevano acrobazie accompagnati dal rullo di alcuni tamburi. Quando tutti si furono accomodati, io ancora non riuscivo a scorgere Gale. Il preside allora introdusse una certa Effie Trinket, dipendente del Ministero della Magia che avrebbe estratto i nomi dei cosiddetti tributi. Questa Effie era una donna che mi sembrava molto eccentrica, almeno dal trucco, dal modo di vestirsi, dal modo in cui si muoveva. Praticamente tutto di lei urlava: “Guardatemi!”, dalla faccia completamente bianca truccata pesantemente di fuxia, al pomposo completo dello stesso colore, alla voluminosa parrucca riccia biondo platino ornata da grossi fiori. Si avvicinò a delle bocce, con fare teatrale, disse:
-Come sempre, prima le signore!
Tuffò la mano nella boccia cobalto che doveva essere di Beauxbatons, ed estrasse un foglietto. Pronunciò un nome, poi pescò il campione di Durmastrang, infine arrivò  il turno di Hogwarts. Effie mise la mano nella boccia con lo stemma della scuola. I campioni sarebbero stati ben otto: un maschio e una femmina per ogni casa. Estrasse per primo un bigliettino giallo; i campioni di Tassorosso furono nominati Peeta Mellark, il mio inquietante stalker, e Rue, l’amichetta di mia sorella. Vidi Prim al suo tavolo, che gonfiava il petto orgogliosa per i campioni della sua Casa. Per i Serpeverde, vennero chiamati Johanna Mason e un certo Cato, mentre sul bigliettino blu dei Corvonero i campioni nominati erano due studenti che non conoscevo, Wiress e Beete. Infine, venne il momento di Grifondoro. Effie affondò per l’ultima volta la mano nella boccia, ed estrasse due bigliettini, uno con una striscia rosata (con il nome della ragazza) e l’altro con una strisciolina blu (con il nome del ragazzo). Aprì prima quello con la striscia blu sul dorso, ed esclamò:
-Finnick Odair!
Subito dopo, aprì quello femminile. Il mio cuore andava a mille: speravo che nessuno che conoscessi avrebbe dovuto partecipare a quell’inferno. Ma andò molto peggio di così: quel nome, quello che pregavo non fosse a me conosciuto, mi era invece ben noto. Era il mio.       

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2768734