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di Eris_tan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

-”Alexandra?”-mia madre dice a mezza voce dietro di me, e io mi giro di scatto.
-“Sì, mamma?”-
-”Buona fortuna”-un mezzo sorriso, e mia madre mi abbraccia di colpo, lasciandomi per un paio di secondi rigida e interdetta. I miei genitori, pur essendo io la loro unica figlia, non mi abbracciano quasi mai. Dev'essere il fatto che non è una cosa che gli Eruditi fanno spesso, distaccati come sono.
Seppure un po' goffamente, ricambio l'abbraccio e poi le sorrido incerta. Voglio uscire presto di casa, almeno potrò raggiungere prima la scuola e finalmente capirci qualcosa. Uscendo sento mia mamma dire qualcosa, ma non capisco quello che ha detto. Sto quasi per rientrare e chiederglielo, ma una voce ben nota alle mie spalle mi precede.
-”Ce la fai, Nightshade?”
-”Miles”-dico girandomi con un sorrisetto-”Non sei credibile quando cerchi di atteggiarti da figo”
-”Ehi, io almeno mi sono applicato!”-dice passandosi una mano nei capelli e scoppiando a ridere-”E' una cosa che potresti provare a fare pure tu”
-“La vuoi piantare?”-dico ridendo tanto da far fatica a formulare una frase comprensibile e dandogli un pugnetto sulla spalla.
-”Sì, sei sicuramente portata per gli Intrepidi”-anche lui sta ridendo sempre più forte.
Miles è il mio migliore amico, è come un fratello per me. Ci siamo sempre stati l'uno per l'altra, o almeno credo. Non ricordo un momento senza di lui al mio fianco. E' bello, anche se in qualche modo mi è faticoso ammetterlo. E' alto, non poco più di me, gli occhi di un castano chiaro tendente all'ambrato e capelli più o meno dello stesso colore. Se non fosse un Erudito, probabilmente a scuola ci sarebbero molte ragazze che gli andrebbero dietro.
Il solo pensiero mi disgusta, mi sento come se volessi picchiare tutte queste pretendenti immaginarie. Scaccio subito il pensiero.
-”Allora, vogliamo andare?”-la voce di Miles mi riporta alla realtà.
-”Uhm, sì. Certo”-mi affretto a ribattere.
Ci mettiamo in cammino verso la scuola, passando accanto alla Recinzione per aggirare il traffico interno.
-”Quale credi sarà il tuo risultato?”-mi chiede Miles all'improvviso.
Si riferisce al test attitudinale di oggi.
“Eruditi, credo”-poi ci ripenso-”Non sono sicura a riguardo. Tu?”
Lui fa spallucce-”Erudito, o almeno ci spero”
A differenza mia, Miles è davvero perfetto qui. Ha un pensiero razionale, moderato, analizza le informazioni ricevute con rapidità ed ha ottimi risultati a scuola. Certe volte, mi piacerebbe essere come lui.

-”Sì, molto probabilmente sarà così”-dico più a me stessa che a lui. Almeno per quanto riguarda te, questo però ho il buon senso di non dirlo.
Miles mi chiede qualcosa, ma io non gli presto attenzione.
I miei occhi ora sono rivolti alla Recinzione. Ci sono due Intrepidi che litigano, lassù in cima, e stanno facendo un mucchio di chiasso.
-”Alex, ci sei?” Non mi ero accorta di essere rimasta ferma a fissare la Recinzione, di nuovo.
-”Ancora questa storia della Recinzione?”-adesso è irritato.
-”Oh, andiamo. Non mi dirai che non ti interessa minimamente sapere cosa c'è oltre.”-
Io e Miles non abbiamo mai litigato tanto in genere, ma quelle poche volte in cui ci è capitato, di solito riguardava me. Quando parlavo troppo e rischiavo di finire nei guai, quando dicevo qualcosa di sconveniente per un'Erudita e, soprattutto, quando parlavo della Recinzione. Non ci è concesso sapere cosa c'è dopo, a nessuno di noi. Credo che nemmeno gli Intrepidi che ci fanno la guarda lo sappiano.
-”Non mi interessa e basta”-dice Miles, con una punta di insicurezza nella voce, per poi riprendere a camminare spedito e passandomi davanti, così che sono costretta a corrergli dietro per mantenere il passo-”E non dovrebbe interessare nemmeno a te. Ho perso il conto di tutte le volte in cui ti ho coperto le spalle quando stavi per uscirtene con una delle tue”.
Ora sono arrabbiata. Vorrei urlarlo, farlo sentire furioso come mi sento io. Invece non dico nulla. In fondo, per quanto mi costi ammetterlo, so che ha ragione, quindi mi limito a camminare e spingere giù le parole taglienti che lottano per uscire. Continuiamo senza parlare per qualche minuto, finchè lui non rompe il silenzio.
-”Senti, mi spiace di avere sempre questo atteggiamento da fratello maggiore iperprotettivo quando ti parlo. Il fatto è che sono preoccupato per te...”
-”Non dovresti”
-”Alex, quello che non capisci è che qui non sono tolleranti con i casi particolari. O ti adatti o...di sicuro non farai una bella fine”
-”Vivere una vita a metà vale la pena del fare una bella fine, quindi?”
Abbiamo continuato a camminare.

-“Alexandra Nightshade!”
Quasi senza rendermene conto, ho già raggiunto la stanza dove si svolgerà il test.
-”Io sono Adam”-mi dice un uomo di mezza età dall'aria gioviale, un Pacifico dallo sguardo gentile e i capelli brizzolati-”Sono qui per il tuo test”
-”Buongiorno, Adam”-dico con un mezzo sorriso.
-”Tutto quello che devi fare è sederti qui. Ecco, così. E devi bere questo”-dice accomodante, porgendomi un bicchiere riempito a metà da un liquido di un azzurro innaturalmente brillante, quasi fluorescente-”Tutto d'un fiato”
Lancio uno sguardo diffidente al bicchiere. Cosa sto per bere? Quel colore non mi convince.
-”Mi spiace dirti che non ho tutto il giorno” Mi decido, e butto giù il bicchiere. Un forte senso di stordimento prende il possesso di me e mi ritrovo a incespicare nel buio, chiedendomi come ho fatto a farmi ingannare tanto facilmente. E se non uscissi più da questo posto? Per quanto andrà avanti ancora questo brancolare nell'oscurità più totale? Non riesco a vedere nulla e a lungo andare finirò per inciampare da qualche parte. Di sicuro non era così che volevo passare la giornata... Una lampada al neon si accende rapidamente sopra la mia testa e la luce violenta sembra accecarmi. Davanti a me ci sono tre piattaforme: sulla prima, noto con orrore, c'è un fucile. Sulla seconda c'è un cesto pieno di cibo. La terza è vuota, e ha un un pulsante rosso al centro.
-”Ora devi scegliere”-dice una voce femminile, da qualche parte nella stanza.
-”Scegliere cosa?”
-”Scegli”-sembra quasi che la voce si diverta a prendermi in giro, anzi, è sicuramente così.
-“Almeno fatti vedere!”-urlo rivolta alla lampada, che per ora è l'unico punto della stanza che riesco ad associare a questa voce che sembra essere ovunque. -”Scegli”-dice la voce per l'ultima volta, poi il collegamento si interrompe. Ora il silenzio è talmente profondo che mi sembra più assordante di una folla che grida. Torno a rivolgere il capo verso le piattaforme e afferro il cesto senza pensarci. E' in quel momento che sento dei passi zoppicanti dietro di me.

 

Angolo dell'autrice:

Buonsalve! 
Allora, dopo secoli di inattività ho deciso di uscire dal mio buco e rifilarvi questa long.
Ci tengo a precisare che è, come ho già detto nell'introduzione, un prequel di Divergent, quindi ho pensato di cambiare alcune cose nel sistema di Chicago (Il test, il fatto che la sicurezza è meno rigida che durante la trilogia della Roth, eccetera).
E' la prima volta che scrivo in questo forum, spero di non fare una schifezza. 
Per favore, recensite. Anche per dire che scrivo da cani e dovrei ritirarmi, ma fatemi sapere che ne pensate, pls. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2 

Mi giro di scatto e mi ritrovo davanti un Escluso.
Ha lo sguardo vacuo,il volto sofferente e marchiato dai segni della denutrizione.
E' magrissimo e malfermo sulle gambe, attorno alla destra ha una fasciatura giallastra e macchiata da sangue rappreso.
Eppure, si avvicina rapido e inesorabile.
-“C-cosa vuole?”-non credevo che la mia voce sarebbe uscita così tremante-”Se è qui per il cibo lo prenda, a me non serve!”-sta continuando ad avvicinarsi.
Più vicino.
Più vicino.
Sempre di più.
Ad un certo punto, all'improvviso, l'Escluso si getta verso di me, furioso e con una luce preoccupante negli occhi, e mi ritrovo a fare la cosa più improbabile che potessi mai fare. Lo colpisco con forza usando il cesto. L'uomo si dissolve sotto i miei occhi, come fosse di vapore, e così tutto l'ambiente circostante sembra sciogliersi.
Dove mi stanno portando? Il fumo si sta addensando e prendendo forma rapidamente.
Mi trovo in un piccolo vicolo dall’odore pungente.
E’ buio, e sono circondata da cartacce e bidoni della spazzatura.
Cosa mi succederà ora? Si sta facendo sempre più scuro e comincio a sentire freddo.
Mi guardo intorno: a meno che non mi nasconda dentro a un cestino dell’immondizia, non so dove andare per non morire di freddo.
Sto prendendo in considerazione l’idea di correre per riscaldarmi, ma la strada si apre in due sotto di me e mi ritrovo a precipitare nel buio per tempo indefinito.
Secondi, minuti, ore. Che differenza fa? Vorrei solo fermarmi.
Ed è quello che succede. Sorprendemente, cado in piedi. La mia fortuna purtoppo finisce lì.
Sento un ringhio sommesso dietro di me e mi giro. Dietro di me c’è una pantera enorme, con le zanne pronte a sbranarmi e il pelo ritto.
Non avevo mai visto un animale del genere prima d’ora, solo sui libri di testo e in una vecchia fotografia in biblioteca.
In tutta sincerità, avrei comunque volentieri fatto a meno di averci un incontro così ravvicinato.
Considerando che sono in una buca sotto terra, con le pareti liscie e senza via d’uscita.
-“Merda.”
Un altro ringhio. Cerco qualcosa con cui difendermi, ma non c’è niente qui sotto, a parte delle ossa e dei teschi sparsi qua e là...un attimo, ossa e teschi?! Seriamente?
La pantera continua ad avvicinarsi con passo lento e sinuoso. Ha capito che non posso scappare, quindi se la prende comoda e mi lascia contemplare la mia morte imminente. Un pensiero davvero carino.
E se invece di ferirla, mi dico, cercassi di calmarla?
Suona molto come un suicidio, ma io non ho altra possibilità. Tanto vale tentare.
Respiro profondamente, chiudo gli occhi e allungo la mano verso il muso della pantera.
L’animale esita, il suo respiro dapprima irregolare e furioso sembra rilassarsi, alitandomi fiato caldo sulla mano.
Apro gli occhi lentamente, con la paura che la pantera mi salti addosso e mi sbrani senza pietà, ma quando apro gli occhi non vedo la pantera, ma un gatto nero che mi fissa con i suoi occhioni di un verde ipnotico, magnetico.
a scena circostante sembra sciogliersi, e io mi ritrovo di nuovo nella stanzetta del test, con Adam che mi da le spalle e batte velocemente le dita sul computer. Sembra nervoso.
-“Diamine!”-è la prima volta che sento un Pacifico imprecare. In effetti, sembra quasi una cosa strana. Qualcosa non va. -“Alexandra, il tuo test è risultato inconcludente”
Strano, come poche parole possano far crollare il tuo mondo, pezzo per pezzo.
-“C-come?”
-“Hai capito bene”-mi risponde freddamente-“Ora va, inserirò manualmente che sei uscita Erudita”
-“Voglio sapere il mio vero risultato.”
-“Intrepidi, Pacifici ed Eruditi”-Adam scandisce le parole lentamente, come se solo pronunciarle gli provocasse una grande fatica, per poi riprendere il tono freddo di prima-“E ora vattene, ragazzina. Veloce. Vai!”


-“Alex, allora?”-la voce di Miles dietro di me mi fa sussultare.
Mi giro velocemente.
-“Miles, ehi.”-accenno a un mezzo sorriso, anche se ho il sospetto che sembri più la smorfia di qualcuno che si è appena mangiato un limone-“Mi hai fatto prendere un colpo.”
-“Scusa”
-“Non ti preoccupare”
-“Allora, il test? Tutto bene”
-“Eh?”-mi giro verso di lui, per poi rendermi conto della domanda, affrettandomi a mentire di risposta.-“Uhm, sì. Tutto bene.” -“Okay”-Miles annuisce, non ancora del tutto convinto-“E il risultato?”
Merda.
-“Lo sai che non si può rivelare, no?”-dico ridendo, cercando di non lasciar trapelare la paura che mi sta logorando dentro.
-“Oh, andiamo! Non te ne è mai fregato un fico secco delle regole, non è che ne potresti infrangere un’altra?”
-“Sto diventando una brava persona, a differenza tua, Benson”-dico prendendolo in giro, così che creda che vada tutto bene. -
-“Ma senti questa!”-Miles scoppia a ridere.
-“Facciamo uno scambio: tu mi dici il tuo e io il mio”-propongo, per poi pentirmene non appena pronuncio le ultime sillabe. -“Erudito. Non che sia una gran novità.”-fa un mezzo sorriso-“E tu?”
Mi guardo rapidamente intorno e esco di fretta tirandomi Miles dietro, mugugnando un “non qui” appena percettibile, raggiungo un vicoletto dove sono sicura che nessuno ci sentirà. Lui mi rivolge uno sguardo confuso.
-“Perchè tutta questa scena?”-
-“Inconcludente”-mormoro piano, per poi mordermi ferocemente il labbro inferiore.
-“Eh? Cosa?”
-“Inconcludente”-ora ho alzato un po’ la voce-“E’ quello il mio risultato. Eruditi, Intrepidi e Pacifici.”
-“C-come?”-lo ho davvero sconvolto.
-“Hai capito”
- “Che hai intenzione di fare?”-Miles abbassò il capo. Mi distruggeva vederlo così per colpa mia.
-"Non lo so.."-dico a mezza voce, appoggiando la schiena al muro, rimanendo a testa bassa a mia volta-"Da un lato io non sono mai davvero appartenuta a questo posto, lo sai perfettamente, ma dall'altro non potrei mai abbandonare te, o la mia famiglia"-faccio un gran sospiro -"Non credo di essere la persona qualificata per questo tipo di scelta".
Miles continuava a guardarmi, quando a un certo punto mi prese delicatamente il polso.
-“ Alexandra.”. Alzo lo sguardo. Sento gli occhi che bruciano, non ho il coraggio di mantenere il contatto visivo, ho paura di scoppiare a piangere davanti a lui e non posso permettermelo.
Nelle mie orecchie sento rimbombare il mio battito cardiaco, talmente forte che sento che la mia testa potrebbe esplodere da un momento all’altro.
-”Devi pensarci su, non puoi scegliere su due piedi..”-mi dice con aria triste.
-"Sì, ma domani è il Giorno della Scelta. Non ho il tempo che mi serve per decidere..”
-”Io non posso aiutarti, sai cosa preferirei, ma è una tua scelta.."
Prima che io possa aprire bocca, Miles mi avvolge in un abbraccio, senza lasciarmi parlare. In un qualche modo sono confortata dalla sua stretta accogliente, come se restando così in eterno potessi dimenticare i miei problemi.
-”Lo sai che ti voglio bene, vero?”
-"Lo so"-rispondo sorridendo-"Perchè te ne voglio anche io"
Miles si stacca da me cercando di sorridere, ma ha un’aria sofferente.
“Io devo andare, si e` fatto tardi.”-mi dice cercando di sembrare rassicurante, ma fa una smorfia, impotente, e fa per andarsene.
-"A domani"-faccio un cenno di saluto in sua direzione e appena vedo che si gira per svoltare l’angolo, io corro via verso la direzione opposta, fregandomene degli occhi che bruciano e delle lacrime che scorrono inesorabili sulle mie guance.

Sad
istic Bitch's Author's corner:

Salve salvino!
Miracolo, sono riuscita ad aggiornare in tempo, diciamo. 
Champagne a volontà!
Allora, questo capitolo è stato tremendo da scrivere, giuro.
Sono una brutta sadica cattiva. 
E vi ringrazio, anche se a leggerla voi siete masochisti esattamente quanto me quando scrivo queste cose, per le recensioni, che mi aiutano e mi danno la voglia di andare avanti.
Vi prego, continuate. O molto probabilmente potrei avere un crollo nervoso. 
Adieu.

 

 

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