Amor Ibanez (6 chupitos per 3€)

di amoribanez
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Season 1 - Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Season 1 - Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Season 2 - Chapter 1 ***
Capitolo 4: *** Season 2 - Chapter 2 ***
Capitolo 5: *** Season 2 - Chapter 3 ***
Capitolo 6: *** Season 2 - Chapter 4 ***
Capitolo 7: *** Season 3 - Chapter 1 ***
Capitolo 8: *** Season 3 - Chapter 2 ***
Capitolo 9: *** Season 3 - Chapter 3 ***
Capitolo 10: *** Season 3 - Chapter 4 ***
Capitolo 11: *** Season 4 - Chapter 1 ***
Capitolo 12: *** Season 4 - Chapter 2 ***
Capitolo 13: *** Season 4 - Chapter 3 ***
Capitolo 14: *** Season 4 - Chapter 4 ***
Capitolo 15: *** Season 4 - Chapter 5 ***



Capitolo 1
*** Season 1 - Chapter 1 ***


SEASON 1
CHAPTER 1

Era un giorno solare… solare come Feliz.

Feliz era un chico[1] di Sevilla[2] e il suo sogno nel cassetto era il fisting. Aveva un fisico slanciato, lunghi e mossi capelli castani, un amore spassionato per i cani e dal carattere da oca bionda un po’ isterica, ma comunque sempre piena di buone intenzioni. Non aveva una vera vocazione, data la sua indole discontinua, ma negli ultimi anni aveva scoperto la sua passione per la batteria, per la quale aveva un discreto talento.

L’amore della sua vida[3] era Jorge, un ragazzo dai capelli ricci e neri, con gli occhi fuori dalle orbite, anche lui gentile ma un po’ mellifluo. Era un famoso architetto appassionato anche di musica (prima di rap, poi passò al rock e al punk). In passato aveva combattuto duramente contro la sua omosessualità ed era anche stato fidanzato per parecchio tempo con una ragazza: Paquita, una simpatica ragazza dal sorriso contagioso, con una singolare passione per la fotografia e il canto e che conduceva uno show televisivo dove faceva i tarocchi e cantava imitando il suo idolo di sempre, Wanna Marchi. Erano felici, ma Jorge sapeva che quella che stava vivendo non era la sua vera natura. Così, dopo aver conosciuto Feliz, accettò la sua condizione e fece outing. Non fu facile all’inizio: Feliz, infatti, era vedovo da poco quando incontrò Jorge. La sua controparte murió de[4] HIV/AIDS e il suo nome era Antoandro (†02-06-1999).

La felice coppietta viveva il loro magico idillio in un appartamento in centro, una vita perfetta e ricca di soddisfazioni. Entrambi ne avevano passate tante ma il loro incontro si era rivelato essere quasi lo scopo di tutta la loro esistenza perché li aveva finalmente condotti al loro lieto fine… O almeno così avrebbe dovuto essere.

Quel giorno stavano andando ad una fiesta[5] a casa di Martah, una loro cara amica che sognava di aprire un bordello tutto suo, e stavano discutendo perché Feliz insisteva troppo sulla questione del fisting mentre Jorge non si sentiva disposto a soddisfare questa sua perversione.

Arrivarono a casa di Martah, una viletta a due piani color tufo, il giardino era formato da un prato all’inglese, diverse palme e un’ancora un po’ arrugginita poggiata su un grande vaso di ceramica.

Arrivarono alla porta d’ingresso e suonarono il campanello (uno di quelli personalizzati) e ad aprire fu proprio la padrona di casa: una ragazza dal viso olivastro, gli occhi tra il verde e il grigio e i capelli corti e neri. Li accolse con uno dei suoi sorrisi che fanno sempre sentire i benvenuti. Arrivarono nel giardino sul retro dove la gente ballava, beveva e si gettava in piscina.

A Jorge non piaceva bere, né ballare, né le feste in generale, voleva solo dire che sarebbe uscito per poi cambiare i piani all’ultimo secondo e restare a casa a guardare serie televisive in streaming, ma Feliz si divertiva tantissimo, soprattutto perché non reggeva molto l’alcool e quindi dopo un paio di birre era già euforico e aveva le guance rosse.

Alla festa incontrarono Toñi, un chico muy delgado (DEMASIADO)[6]. Era a torso nudo e urlava strusciandosi su tutti gli invitati dotati di un pene. Feliz l’aveva notato da lontano e una cosa che lo colpì furono le dimensioni dei suoi capezzoli- “Sembrano delle pizze”, pensò- e il fatto che sulla schiena avesse un acne molto accentuata.

Il carattere di Toñi era un po’ quello di una sgualdrina, infatti, mentre Feliz era andato a prendersi qualcosa da bere, urtò “accidentalmente” Jorge e, tornando indietro, Feliz li vide flirtare. In preda ad uno dei suoi sbalzi umorali, s’infuriò facendo cadere il drink a terra e se ne andò come solo una diva sa fare. Ma Jorge se ne accorse e lo raggiunse:

Jorge: “Liz! Cosa? Che succede? Dove stai andando?”
Feliz: “Chi è quella troia?!”
Toñi intanto li aveva raggiunti.
Toñi: “Come ti permetti?! Ti perdono solo perché sei un porco.”
*non lo cagano*

Si accorsero allora che per loro la festa era finita. Se ne andarono e Jorge, molto dispiaciuto, gli chiese scusa per tutto il tragitto (5 km a piedi).
Arrivati a casa, Feliz non lo perdonò y Jorge durmió sobre[7] il divano. Depresso, chiamò Paquita per sfogarsi e chiederle consiglio (in fondo era la sua migliore amiga[8]):

Paquita: “Fai schefo[9]! Prima mi lasci e poi mi vieni a raccontare le cose che fai con tu novio[10]!”
*lo manda a fanculo*

Il giorno dopo, grazie ai consigli di Paquita, Jorge decise di farsi perdonare portando Feliz nel suo posto preferito: l’obitorio dove erano soliti usare il braccio di un cadavere per fare fisting e, quindi, accontentare Feliz. Dopo ciò Feliz si sentì appagato e perdonò Jorge, lui però non sembrava molto contento. Erano per strada quando Jorge raccolse il suo coraggio e parlo:

Jorge: “Sai… questa cosa non mi piace molto a dire il vero. E’ un po’ ormai che non mi sento soddisfatto… sessualmente intendo. Forse potremmo parlare e trovare una via di mezzo, no?”
Feliz: “Ma di che parli? Tu adori andare all’obitorio! O sbaglio?”
Jorge: “Liz, neanche a te piace l’obitorio… è solo che vuoi fare fisting a tutti i costi e allora cerchi di accontentarti”
Feliz: “Mh…”

Andarono a prendere un café solo[11] al bar. Una volta seduti, Feliz si voltò a sinistra per controllare di aver appeso bene la borsa alla sedia e allora, con la coda dell’occhio, vide Toñi che li vide a sua volta e andò a salutarli sculettando.

Feliz: “Che cosa vuoi, perra[12]?!”
*gli lancia un caffè in faccia*
Jorge: “Ma cosa fai? Enloquezaste?![13]

Jorge accompagnò Toñi in bagno per lavarsi.

Feliz: “Bravo! Difendilo! Sapevo di non potermi fidare!”
*scatta[14] a piangere*

Allora scappò a casa sbattendo la porta del bar. Nella disperazione chiamò Wanna Paquita Marchi, per chiedere consigli su come trattare Jorge (dato che lei lo conosceva meglio di tutti).

Paquita: “Ti leggo le carte. D’ACCORDO?!”

Ora Feliz sapeva cosa avrebbe detto a Jorge ma lo aspettò invano tutta la notte: quella sera Jorge non tornò.




NdA:
  1. Chico = Ragazzo
  2. Sevilla = Siviglia
  3. Vida = Vita
  4. Muriò de = Morì di
  5. Fiesta = Festa
  6. Un chico muy delgado (DEMASIADO) = Un ragazzo molto magro (TROPPO)
  7. Y Jorge durmiò sobre = E Jorge dormì sul
  8. Amiga = Amica
  9. Schefo = Schifo (ovviamente non è spagnolo... LOL)
  10. Tu novio = Il tuo fidanzato
  11. Café solo = Caffé Espresso
  12. Perra = Cagna
  13. Enloquezaste?! = Sei impazzito?!
  14. Scatta = Scoppia (Sicilian is the way.)

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Capitolo 2
*** Season 1 - Chapter 2 ***


 
SEASON 1
CHAPTER 2

Il giorno seguente sembrò non passare mai; dopo cinquemila telefonate senza risposta, Feliz era caduta/o in depressione. Guardava puntate su puntate di “Downton Abbey”, mangiando gelato e ascoltando “My Immortal” degli Evanescience[1] (Emily[2]).

Arrivato/a alla settima vaschetta di Bacio e Pistacchio, decise che era ora di darsi una mossa.

Feliz: “Basta! Il mondo non è finito! Sono bellissimo e favolosico[3], posso trovare altri centos chicos[4] como Jorge!!!”
*gargalhada[5] isterica*

Allora andò su un sito d’incontri dove trovò un ragazzo disponibile ad una trombata-fisting: Marquito-Pompito. Si diedero appuntamento e Feliz disse che sarebbe stato quello con la maglietta verde ma se ne dimenticò e si presentò con una maglietta rosha (RITAAAAA[6]).

Mentre aspettava, gli arrivò un messaggio da Jorge: “Dobbiamo parlare”. Feliz corse via come una bimbetta malata e, stufo per l’ennesima buca, Marquito si suicidò (impiccato con la sua amata maglietta FRUIZ).

Quando arrivò, Feliz trovò Jorge già a casa.

Feliz: “Allora?” *faccia da pompinara*
Jorge: “Io… volevo dirti che io… insomma, ti ho tradito!”
Feliz: “Lo sapevoooo!” *scatta a piangere pt.2*
Jorge: “Mi disp tantiximo, Liz! Io…”
Feliz: “Basta! Hai tradito la mia fiducia!”
Jorge: “Ho sbagliato! Me ne pento muchísimo[7]!”

Jorge prese una scatoletta impacchettata con un nastro, ma Feliz era già scappato.

Mentre Feliz correva come un desperados[8], s’imbatté proprio in Toñi!

Feliz: “Tu!!!”

Feliz gli diede un colpetto sul petto.

Toñi: “Mi hai fatto malu! Mi hai spezzato una uña[9]!!”

Toñi rispose con una sculacciata!!!!11!! Feliz gli graffiò un brazo[10] e Toñi gli strappò un cabello ma, per (s)fortuna, Jorge e Paquita arrivarono giusto in tempo per separarli!

Paquita: “Basta così! D’ACCORDO?! Si può avere un caffè? Quanti anni avete? 20, 30, 40, 50, 60, 70, 80, 90, 125, 235? Ah!”

Il discorso di Paquita fece capire a Feliz che doveva calmarsi.

Jorge: “Liz, ho sbagliato! Cosa posso fare per farmi perdonare?”
Feliz: “Niente! Hai tradito la mia confianza[11]!”
Jorge: “Ma io… io ti amo!”

Feliz rimase sconvolto.

Feliz: “Non me lo avevi mai detto prima! D:”
Jorge: “Io ti amo! Sei il ragazzo più simpatico, intelligente e bello del mondo! La mia vida non sarebbe mai più completa senza di te! La tua voce, il tuo sorriso… non potrò mai più farne a meno! Ed è vero che ho fatto una cazzata, non so nemmeno perché l’ho fatto! Ma so invece che sei tu la persona giusta per me!
Feliz: “Ma cosa… non capisco…” (e quannu[12] mai?)
Paquita: *bestemmia in polacco* “A me non hai mai detto cose del genere!”
Toñi: “Chi me la mette in culo? Hey, raga! Sono muy[13] arrapato.”
Feliz: “Callate, perra![14]
Jorge: “Liz, sei la persona che voglio vedere quando vado a letto e quando mi sveglio. L’ho capito mesi fa ma non sono mai stato in grado di dirtelo…”
Paquita: “Gli aerei non partono? Devono partire! D’ACCORDO?!”
Jorge: “Ben detto, Paquita!”

Jorge s’inginocchiò, aprì il pacchetto e mostrò cosa conteneva, in quel momento una banda si riversò per strada.
Feliz guardò l’anello.

Feliz: “Non ho capito :D”
Jorge: “Ti amo. Vuoi sposarmi?”
Feliz: “Ti amo anche ioooo! E sì!”

Se besaron appashioneitamentes[15].

Feliz: “La musica. L’anello. La faccia sconvolta di Toñi. E’ perfetto!!”

Paquita e Toñi andarono velocemente a cagare mentre Jorge e Feliz si baciarono di nuovo.

Jorge: “E ‘sta sera… FISTING!”
Feliz: *faccina pervy* “Yay!!!!”




NdA:
Direi che in questo capitolo regna (leggermente...) il non-sense. 
  1. Evanescience = Evanescence http://it.wikipedia.org/wiki/Evanescence
  2. Emily = Amy Lee http://it.wikipedia.org/wiki/Amy_Lee
  3. Favolosico = Favoloso/Fantastico
  4. Centos chicos = Cento ragazzi (Anche se in realtà "cento" in spagnolo sarebbe "cien")
  5. Gargalhada = Risata
  6. RITAAAAA = Ritardado (Non me ne vogliate...)
  7. Muchìsimo = Moltissimo
  8. Desperados = Disperato ("Desesperado")
  9. Uña = Unghio
  10. Brazo = Braccio
  11. Confianza = Fiducia
  12. Quannu = Quando (Siciliano 5evah)
  13.  Muy = Molto
  14. Callate, Perra = Stai zitta, cagna
  15. Appashioneitamentes = Appassionatamente (Non mi pronuncio neanche su questo... LOL)

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Capitolo 3
*** Season 2 - Chapter 1 ***


SEASON 2
CHAPTER 1

Le cose non potevano andar meglio!

Dopo quel magico giorno Toñi non si era più fatto vivo, Feliz si stava godendo i preparativi per il matrimonio e, dopo solamente quattro mesi, in città erano cambiate moltissime cose: Martah aveva finalmente aperto il suo bordello chiamato “6 chupitos por 3€”, Paquita si era comprata un nuovo mazzo di Tarocchi e Feliz aveva ristrutturato il bagno!

Jorge ricevette un messaggio proprio mentre si stava facendo la barba (cosa che non faceva quasi mai): era Martah! Voleva vederli per presentarli a qualcuno. Era stata molto vaga nel messaggio, Jorge suppose che fosse stata molto impegnata e che quindi avesse avuto il tempo di abbozzare un messaggio veloce per poi tornare alle sue faccende.

Jorge: “Liz!”

Uscì dal bagno e trovò Feliz a sfogliare riviste da sposa sul divano.

Feliz: “Amor de mi vida! Mi piasu senza barba: prima eri troppo… Capelloso[1]!!!! Ihihihihih!”
Jorge: “Demasiado (il ritorno)! Ma  ‘sta sera andiamo al “Chupitos”?
Feliz: “Certo! Martah voleva farci conoscere qualcuno che ha appena assunto!

Jorge fu sorpreso dalla risposta di Feliz: se Martah aveva mandato il messaggio pure a lui doveva essere qualcosa di grosso!
Más tarde[2] la coppietta arrivò al locale, senza pagare perché loro sono Fashion… e tu?? Nah!! Tre volte a settimana, il locale organizzava serate per sole donne con spogliarelli maschili e, come sempre, quando arrivarono videro diverse decine di ragazze agitare in aria banconote e infilarle nelle mutande degli aitanti uomini in mutande che si esibivano. Ci volle del tempo perché i due riuscirono a trovare la padrona di casa: era vicino la postazione del DJ che parlava con un ragazzo e quando li vide corse subito verso di loro.

Martah: “Ben arrivati, ¡chicos!”
Jorge: “Martah! ¿Cómo estas?
Martah: “Très bien! Ho saputo del fidanzamento! Tantissimi auguri!”

La coppietta la ringraziò vivamente, ma Martah non aveva ancora finito:

Martah: “Voglio farvi un regalo per questa occasione speciale! Seguitemi!”

Dopo una gimcana tra pali e uomini che vi ballavano attorno vestiti da muratori, pizzaioli e astronauti, finalmente arrivarono al palco dove c’era un tizio super mega palestratixximo e bonazzo (e sicuramente non un cesso, eh!).

Martah: “Lui è Oscar!”
Feliz: “Piacere di conoscerti! Sono Feliz!”
Jorge: “Ciao, sono Jorge!”
Oscar: “Piacere!”
Feliz: “Strano nome… Non sei di qui, giusto?”
Oscar: “Beh, sì! Io sono nato/a in Francia! Ma mio padre voleva un maschietto ma ahimè sono nata io[3]! Quindi sono venuto qua a fare lo spogliarellista!
Martah: “Be’ io avrei delle faccende da sbrigare, buon divertimento!”

Andandosene Jorge notò che aveva ammiccato verso Oscar, ma non avrebbe saputo dire per quale motivo.
Passarono una magica favolosa serata a bere come spugne  (anche se Jorge e Oscar sono astemi e Feliz era già ubriaco fradicio dopo mezzo Sex On The Beach).

Oscar: “Alors, on y va[4]?”
Jorge: “Che?”
Oscar: “Siete venuti qui per avere qualcosa, no? Per me una cosa a tre è okay.”
Jorge: “Ma veramente siamo qui perché Martah…”
Oscar: “Sì, sì, appunto me ne ha parlato: il fidanzamento, e questo è il regalo. Andiamo?”

Jorge si voltò verso Feliz che era talmente rincoglionitos che non aveva capito un cazzo.

Jorge: “Vabbò!”

Tutti e tre andarono nel privè dove Oscar si esibì in uno spettacolino sexy (tuppi tuppi tu tà tà[5]! :*) e poi ci diedero dentro come conigli spastici.

Dopo tre quarti d’ora erano tutti esausti  e allora Oscar si accese la sigaretta del dopo-sesso (No, invece. Chi non fuma e non beve sopravvive. Selezione naturale…).

Oscar: “Mi sono divertito più che con quel bonazzo con le pizze. E lui era bravo!”

Jorge e Feliz si guardarono sbalorditi e, subito dopo, le tendine del privè si aprirono e qualcuno entrò:

Toñi: “¿Qué pasa[6]?”



NdA:
  1. Capelloso = https://www.youtube.com/watch?v=ith6zouDK70&list=PLMbWrvkeduZZoV1F2YqD9BgCro-MEe0Bm
  2. Más tarde = Più tardi 
  3. Mio padre voleva un maschietto ma ahimè sono nata io = https://www.youtube.com/watch?v=Os9IakD5NOw
  4. Alors, on y va? = Allora. andiamo?
  5. Tuppi tuppi tu tà tàhttps://www.youtube.com/watch?v=f7J-GZnATFM
  6. ¿Qué pasa? = Come va?

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Capitolo 4
*** Season 2 - Chapter 2 ***



SEASON 2
CHAPTER 2
Feliz: “¡Perra[1]!”
Jorge: “Liz, calmati!”
Oscar: “Vi conoscete, allora!”

Feliz saltò in piedi per aggredire Toñi con due pugni alzati ma, con il suo fare sinuoso, Toñi lo evitò!

Toñi: “Coraggio, hermano[2]! Sei ancora arrabbiato?”
Feliz: “¡Me importa una mierda! ¡Pedazo de mierda! ¡Te voy a matar!”[3]

Feliz prese il bicchiere di Vodka che stava bevendo Oscar (no, era Acqua Santa) e lo gettò su Toñi, poi uscì di corsa dal privè; gli altri lo seguirono, Toñi urtò qualcuno mentre camminava e si fermò a scusarsi.

Jorge: “Mi vida, escuchame[4]: ci stiamo divertendo, perchè devi farti rovinare questa giornata?”
Feliz: “Perchè lui vuole portarti via da me!”
Jorge: “Ma che dici? Diglielo Toñi! …Toñi?”

Si guardarono attorno, ma Toñi era al bar con un ragazzo con i capelli lunghi e ricci. Feliz lo raggiunse furioso.

Feliz: “Scusami ma stavo parlando pure con te!”
Toñi: “Ma chi bboe? Va scassaci a minchia!"[5]
Feliz: *scatta a piangere pt.3* “Ma come ti permettu?!?!”
Jorge: “Scusa se ti abbiamo disturbato. Chi è il tuo amico?”
Toñi: “Lui è Paco. L’ho appena conosciuto.”
Paco: “Piacere!”
Jorge: “Io sono Jorge.”
Feliz: *singhiozza come una mocciosa*
Jorge: “Lui è il mio fidanzato: Feliz.”
Paco: “Wow! Siete fidanzati!”
Jorge: “Sì, ci sposiamo in primavera. Comunque… scusate il disturbo! Vámonos [6] Feliz!”

Quella sera Jorge stava scegliendo i centrotavola per il ricevimento.

Jorge: “Meglio Fiordaliso o Ibisco?”

Ma Feliz stava facendo Parkour e non lo sentì, quindi Jorge si alzò per raggiungerlo.

Jorge: “Smettila di fare Parkooour!!” *inciampa e cade sopra Feliz*   “Scusa! C’era la custodia!”

Il telefono squillò e Jorge rispose:

Jorge: “Wow! Davvero? E’ grandioso!”
Feliz: “Che cosa?”
Jorge: “Oh… Mi dispiace… Ma è grave? Ah, cazzo…”
Feliz: “Dimmelo!!”
Jorge: “Okay, nos sentimos después.[7]
Feliz: “Dimmelo!”
Jorge: “Era Toñi…”
Feliz: “Coooome? Ha il tuo numero?”
Jorge: “Sì… Mi ha detto che lui e Paco stanno insieme ma…”
Feliz: “Ma?”
Jorge: “Paco gli ha detto di avere un problema al fegato. E’ in lista trapianti ma già da tre mesi… Non ha molte speranze…”
Feliz: “Ma quindi non ci prova con te?”
Jorge: “Dai, non scherzare! E’ una cosa seria…”
Feliz: “Mi dispiace tanto… Certo che morire così giovani… è orribile..."
Jorge: “Vorrei poter fare qualcosa… beh comunque vieni dai, aiutami con quei centrotavola."

Il giorno seguente, Jorge tornò prima dal lavoro. Prese la posta dalla cassetta ed iniziò ad aprire le buste, dall’altra stanza si udì un tonfo:

Jorge: “¿Què pasó?"
Feliz: “Niente! Stavo dipingendo rose sul muro della camera da letto e sono caduto dalla escalera![8] Mi fa male la caviglia! Spero non sia niente di grave!    
Jorge: “Probabilmente no…”
Feliz: “E invece sì! Andiamo al pronto soccorso! Alla Gay Mobile!”

Poco dopo, Feliz e Jorge erano in sala d’attesa al Pronto Soccorso e Feliz era già in preda agli isterismi e continuava a camminare avanti e indietro per la sala.

Jorge: “Dai, andiamo a casa! Non vedi che non hai niente?”
Feliz: “¿¡Enloquezaste[9]!? Non vedi come zoppico?
Jorge: “Sarà… Hey! Ma quello non è Paco?

I due magici fatalini raggiunsero Paco che stava uscendo con aria triste.

Jorge: “Ciao!”
Paco: “Uh… Oh, ciao…”
Jorge: “Che ci fai tu qui? E’ tutto okay?”
Paco: “Insomma… Vengo qui periodicamente per dei controlli, sai… Ho problemi di fegato. E voi? Niente di grave, spero."
Jorge: “No, no. Niente di serio.”
Feliz: “¿¡Ma che dici!? Rischio l’amputazione!”
Jorge: “Io non credo che per una storta possa succedere…”
Feliz: “Ma non capisci? Ho paura! ¡Tengo miedo[10]!” *scatta a piangere pt.4*
Jorge: “No, amore! Non piangere! Vedrai che tutto si risolverà!”

Mentre Jorge consolava Feliz, Paco si sentì un po’ preso per il culo dato che stavano paragonando una storta con i suoi problemi.

Paco: “Siamo solo comuni mortali…” *lascia teatralmente la scena*

Questa affermazione colpì profondamente Feliz. Dopo aver constatato che la sua caviglia non aveva niente, tornò a pensarci mentre sfogliava riviste da sposa.

Jorge: “Tutto bene?”

Feliz era talmente immerso nei suoi pensieri che continuava a guardare la stessa pagina da venti minuti.

Feliz: “S-sì… Io stavo pensando a quel povero ragazzo… così giovane…”
Jorge: “Già, che tristezza…”
Feliz: “E’ solo che… vorrei poter fare qualcosa… Il mio senso da buon samaritano si è attivato…”
Jorge: “Sì, capisco cosa intendi…”

Il telefono squillò all’improvviso.

Jorge: “Pronto? Chi parla?”
Paquita: “ ‘Sta sera usciamo e andiamo a mangiare i Maccaroni, D’ACCORDO?!”
Jorge: “Va bene… No, non mi va di uscire. Meglio guardarsi “Ritorno a ‘sta minchia”.”
Feliz: “Metti il vivavoce! Ho avuto un’idea!”




NdA:
  1. Perra = Cagna
  2. Hermano = Fratello
  3. ¡Me importa una mierda! ¡Pedazo de mierda! ¡Te voy a matar! = Non m'importa un cazzo! Pezzo di merda! Ti uccido!
  4. Mi vida, escuchame = Vita mia, ascoltami
  5. Ma chi bboe? Va scassaci a minchia!(A mio parere, questa è intraducibile, perderebbe di significato... LOL) = Ma che vuoi? Non rompere!
  6. Vámonos = Andiamocene
  7. Non sentimos después = Ci sentiamo dopo
  8. Escalera = Scala
  9. ¿¡Enloquezaste!? = Sei impazzito!?
  10. Tengo miedo = Ho paura

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Capitolo 5
*** Season 2 - Chapter 3 ***


SEASON 2
CHAPTER 3

I giorni passarono veloci come le crisi ormonali di Feliz. I preparativi per le nozze erano ormai ultimati.
Toñi e Paco avevano deciso di convivere anche se uscivano insieme tipo da mezz’ora, infatti la condizione di Paco aveva velocizzato le cose.
Toñi aveva anche organizzato una cena mandando degli inviti a tutti via SMS (sì, lui non ha WhatsApp).

Feliz si era cambiato d’abito otto volte prima di optare per un tubino blu Oceano Mare[1] e tacchi 15.
Jorge aveva il suo smoking rosa e verde lippo[2] alla Elton John.
Feliz aveva portato la sua famosa insalata di patate (l’ingrediente segreto è lo strutto).

Quando arrivarono trovarono già tutti lì: Martah aveva portato tutti i chupitos che erano rimasti dopo la serata precedente, aveva un “abito” di lustrini argentati (“abito" perché in pratica erano un perizoma ed una striscia che le copriva il seno). “L’avrà preso ad una delle sue spogliarelliste”, penso Feliz, geloso di non avere qualcosa di simile nel suo guardaroba; poi c’era Oscar che aveva preparato una Ratatouille[3] e un piatto di Cruditè[4] e che indossava un abito pieno di merletti, il fioretto che pendeva dalla sua cintura.

Jorge: “Ma donde está[5] Paquita?”
Toñi: “Non è potuta venire! Però l’abbiamo qui in vivavoce!!”
Paquita: “Ciao! Ah!!! Si può avere un caffè?”[6]

La serata proseguì deliziosamente.
Dopo la favolosa cena cucinata da Toñi, i convitati furono scortati nella sala de estar[7] dove giocarono a Cluedo ridendo e mangiando patatine (era stata Diane White[8] col candelabro nella sala da biliardo) e dove guardarono il “Pianeta/Paese/Isola del Tesoro™”[9] fino alle due di notte.

Arrivati a casa Jorge andò subito a letto, addormentandosi immediatamente. Feliz al suo fianco era, però, più pensieroso: la cosa più stupefacente per Feliz era stata vedere il legame che si era instaurato tra Toñi e Paco; spesso i due completavano l’uno la frase dell’altro, un paio di volte dopo aver sentito qualcosa detta da qualcuno si guardavano e scoppiavano a ridere mossi probabilmente dal ricordo di qualche episodio divertente che avevano vissuto assieme e anche se queste caratteristiche sono tipiche di due buoni amici, Feliz non poté far a meno di notare che il loro rapporto era aldilà: si erano baciati trentasette volte durante tutta la serata (Feliz le aveva contate) ma non di proposito. A volte Toñi si alzava per andar a prendere da bere o Paco andava in cucina per portare a tavola dell’altro pane e nel momento in cui si passavano accanto o i loro sguardi s’incrociavano diventava naturale unire le loro labbra, non stavano sempre attaccati come una di quelle coppie morbose e seccanti che si ripetono di amarsi solo per colmare l’insicurezza che le assilla, quasi come se dire spesso “ti amo” possa aiutarci ad amare davvero, quindi si sentì fiero di ciò che stava organizzando, la sua idea era un qualcosa di buono per aiutare delle brave persone che si amano. Sì, certo, inizialmente non aveva considerato Toñi come una “buona influenza” ma sicuramente ora il ragazzo aveva intrapreso una via diversa. Ma mentre stava riflettendo su tutto ciò Feliz si accorse di qualcosa che lo spiazzò: erano loro ad essere la coppia irritante, erano loro quelli che non riuscivano a separarsi un momento, era lui che ripeteva a Jorge quanto lo amasse ogni volta che poteva.
Si voltò nel letto ad osservare il suo compagno respirare lentamente e regolarmente, coccolato dall’abbraccio di Morfeo.
Era lui che, ora, non era più sicuro di amare Jorge.

I giorni seguenti, Feliz cercò spesso di non mostrare la sua preoccupazione e il suo disappunto. Continuarono a vivere la loro solita routine: Lunedì cricket[10], Martedì pizza e fagioli, Mercoledì Reset alla Choza, ecc… Ma niente serviva ad alleviare le sue preoccupazioni. A volte Feliz si svegliava nel sonno e si girava per vedere se Jorge era ancora lì accanto a lui. Ovviamente era sempre lì, ma c’era una segreta parte dentro di lui che sperava di non trovarlo. Ogni volta sperava che avesse cambiato idea riguardo al matrimonio, che gli avesse lasciato uno scarno biglietto di scuse e fosse partito per qualche città lontana per cominciare una nuova vita. Come poteva Jorge non capire che qualcosa non andava? Era il miglior fidanzato che si potesse desiderare, eppure non capiva che Feliz non stava bene. Erano mai stati in sincronia? Forse lo voleva sposare solo perché è questo che fa la gente: trova qualcuno, si fidanza, si sposa, ha figli, muore. Ma Feliz non voleva diventare una semplice convenzione sociale, lui aveva ancora tutto da dimostrare, aveva solo ventisette anni e una vita intera davanti a sé. Era davvero convinto di tutto questo, e allora perché non riusciva a dirlo a Jorge? Perché non poneva fine alla loro relazione? Perché continuava a sentire come un peso sul petto? Perché il dolore non cessava? Spesso, quando Jorge era a lavoro, Feliz andava lontano, in spiaggia, dove poteva sfogarsi:

Feliz: “Perché? Perché sto rovinando tutto? Eravamo felici, avevamo il nostro lieto fine a portata di mano! Ma forse non esiste il lieto fine… forse possiamo solo soffrire fino alla fine.”

Quando Jorge tornava a casa non riusciva quasi a guardarlo negli occhi e, quando facevano l’amore, non faceva altro che pensare a lui e Toñi assieme e la cosa lo disgustava ancora di più.
Ma perché stava succedendo tutto così velocemente? Forse stava perdendo il controllo di nuovo? E cosa lo avrebbe salvato dal baratro questa volta? In passato l’esaurimento nervoso lo aveva portato quasi al suicidio e solo grazie a Jorge era rinsavito: era la sua roccia, il suo unico punto di riferimento fisso. E adesso? Vagava per casa senza una meta, come un fantasma… finché una mattina, circa una decina di giorni prima del matrimonio, dopo aver vagato per casa per tre quarti d’ora arrivò in bagno, si mise a piangere, si sciacquò la faccia sul lavandino, si guardò allo specchio e intanto armeggiò con il cassetto del mobile vicino, qualcosa di metallico gli giunse alla mano:

Feliz: “Diamoci un taglio”, pensò, “Un taglio netto”.
Pochi secondi dopo tutto era oscurità e dall’aldilà sentì qualcuno sbattere una porta e chiamare il suo nome.




NdA:
  1. Oceano Mare = http://www.qlibri.it/images/stories/jreviews/5530_copertinaoceanomare_1258477364.jpg
  2. Lippo = http://www.doppiozero.com/materiali/sciara/lippo
  3. Ratatouille = http://www.pritikin.com/recipe-contest/wp/wp-content/uploads/2013/07/Ratatouille.jpg
  4. Cruditè = http://static.buttalapasta.it/625X0/www/buttalapasta/it/img/crudite_gorgonzola.jpg
  5. ¿Donde està? = Dov'è?
  6. "Ah!!! Si può avere un caffè?" = https://www.youtube.com/watch?v=XQ7GrUtJ-h4 (Praticamente la maggior parte di ciò che dice Paquita è preso da questa canzone del suo idolo♥♥)
  7. Sala de estar = Soggiorno
  8. Diane White = http://img1.wikia.nocookie.net/__cb20111019033159/cluemurder/images/thumb/c/c1/Mrs-Diane-White.PNG/250px-Mrs-Diane-White.PNG
  9. “Pianeta/Paese/Isola del Tesoro™” = “Pianeta del Tesoro™” http://img853.imageshack.us/img853/3473/pianetadeltesoro.jpg
  10. Cricket = http://it.wikipedia.org/wiki/Cricket

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Capitolo 6
*** Season 2 - Chapter 4 ***


SEASON 2
CHAPTER 4

Jorge si trovava nella sala d’attesa. Era notte fonda, ma si sa che negli ospedali c’è sempre un gran via vai di gente a qualsiasi ora del giorno e della notte. Nella stessa stanza, seduti tutti in disparte, c’erano un uomo sulla quarantina, calvo e con gli occhiali poggiati sulle gambe, le mani sul volto, poi c’era una coppia, si stringevano forte, la donna ogni tanto singhiozzava mentre l’uomo non parlava neanche, fissava  le gardenie poggiate sul tavolo al centro della sala, lui non aveva idea di cosa stesse facendo, si torturava le mani ripensando in continuazione a quella scena ancora e ancora. Paquita entrò con due caffè in mano, ne porse uno a Jorge che lo prese senza però berne neanche un po’… aveva come un nodo in gola.

Paquita: “Come stai?”

Jorge, però, non sentiva niente… era ancora nel bagno del loro appartamento. Aveva fatto tardi a lavoro ed era grato di essere finalmente a casa, aveva posato il soprabito nell’attaccapanni, come sempre, aveva lasciato la borsa sulla cassapanca all’ingresso, come sempre, aveva detto “Sono tornato!”, come sempre, ma questa volta nessuno aveva risposto. Allora era andato in cucina ma non c’era nessuno, neanche nella camera da letto o in salone, la porta del bagno era chiusa e lui bussò: “Amore sei lì dentro?”, aveva detto, ma nessuna risposta, allora sentì qualcosa che non andava. Spalancata la porta il suo cuore aveva saltato un battito. Feliz era per terra accanto ad una lametta da barba, in una pozza del suo stesso sangue. Lui aveva urlato il suo nome e poi senza sapere come era dentro un ambulanza con i paramedici e subito dopo si era ritrovato seduto su quella stessa sedia. Paquita aveva saputo tutto e si era precipitata ma, per correttezza nei confronti di Jorge e Feliz, non aveva detto niente a nessuno dei loro amici. Pian piano i medici erano venuti per chiamare la coppia e dopo quindici minuti anche l’uomo calvo e poi dopo qualche minuto entrò un altro medico:

Dr. Sanchez: “Salve! Sono il Dottor Sanchez. Siete qui per Feliz Cuchardes?”, chiese a Jorge e a Paquita.
Jorge: “Sì, sono il suo fidanzato. Dov’è? Come sta? Posso vederlo?”
Dr. Sanchez: “Abbiamo medicato le ferite del suo ragazzo e abbiamo fatto una trasfusione. In questo momento le infermiere lo stanno stabilizzando, quindi no, non può vederlo, potrà farlo più tardi e poi lo porteremo al quarto piano.”
Jorge: “Come? Io… Non capisco, che c’è al quarto piano?”
Dr. Sanchez: “E’ il reparto di psichiatria. Il paziente deve essere ricoverato per 48 ore prima di poter essere dimesso. Le ferite erano autoinflitte, di questo è a conoscenza?”

Jorge non riusciva a elaborare quello che stava accadendo. Scuoteva la testa e continuava a stringere il bicchiere di caffè.

Dr. Sanchez: “Dobbiamo accertarci che il suo ragazzo non faccia di nuovo niente di simile, per questo deve restare in osservazione…”, ma notando l’espressione di Jorge aggiunse rapidamente, “…ma è solo una precauzione. Non si preoccupi, ormai è fuori pericolo”.

Paquita stringeva forte la mano di Jorge e intanto continuavano a stare seduti e ad aspettare fino a quando un infermiere non lo chiamò e allora lui lo seguì fino alla stanza di Feliz.

Lo trovò coricato sul letto, con lo schienale sollevato. Quando lo vide entrare abbassò lo sguardo.

Jorge: “Perché?”

Era tutto quello che Jorge era in grado di dire, ma Feliz non rispose.

Jorge: “Io… Io non so… Tu… Tu… Noi…”

Ci fu qualche secondo di silenzio, poi:

Feliz: “Tu non c’eri.”

Questa affermazione sconvolse Jorge che si mise ad urlare e a piangere.

Jorge: “Stai dando a me la colpa?! Solo perché non sono arrivato in orario?! Io ti amo! E se fossi arrivato poco più tardi saresti morto! E hai fatto tutto da solo! Senza dirmi niente!”
Feliz: “Tu non c’eri. E non ci sei neanche ora.”
Jorge: “Che cosa?! Ma di che cazzo stai parlando?!

L’infermiere entrò “Signore, basta così! Deve uscire” ma Jorge strepitava e urlava e per mandarlo via fu necessario l’intervento di altri due medici. Quando tutti uscirono, Feliz si ritrovò solo nella sua camera, guardò fuori dalla finestra, un cielo senza luna.

Secondo gli psichiatri Feliz aveva avuto un attacco psicotico e ora nessuno poteva vederlo, soprattutto Jorge, “Sembra provare un qualche senso di delusione o di rabbia nei suoi confronti. Sarebbe meglio per lui se non vi vedeste per un po’, sia di presenza che tramite messaggi” gli aveva detto il suo medico curante e di conseguenza avevano deciso di trattenerlo un po’ più di tempo sotto osservazione.

Intanto il giorno del matrimonio era arrivato e Jorge sapeva che la condizione di Feliz non avrebbe intralciato in ogni caso quella giornata. Quando si mise il suo abito da cerimonia, a Jorge si strinse il cuore al pensiero della bontà di Feliz: tutto sarebbe andato comunque secondo i piani.

Arrivato in ospedale salì fino al terzo piano e raggiunse la stanza dove Paco era ricoverato. Come immaginava, anche Toñi era lì… e come poteva non esserci? Erano una coppia perfetta, sempre a sostenersi e ad amarsi, e nonostante stessero assieme solo da pochi mesi, erano diventati uniti proprio come lui era unito a Feliz, o almeno come credeva di esserlo. Quando entrò nella stanza il primo a notarlo fu Paco, Toñi si voltò a sua volta.

Toñi: “Hey! Ma… Il matrimonio… Dato lo stato di Feliz io pensavo che…”
Jorge: “E invece no! Feliz ci teneva tanto a questo matrimonio, dovete venire per forza!”
Paco: “Ma io sono in pigiama, noi… Io non sono in condizioni di venire in chiesa.”
Jorge: “Ma allora è il vostro giorno fortunato, perché il matrimonio lo faremo nella cappella dell’ospedale!”

Con l’aiuto di Toñi, Paco riuscì a scendere dal lettino e a salire al sesto piano. Quando arrivarono davanti la porta, Jorge e Paco entrarono ma qualcuno aveva chiamato Toñi: era Oscar!

Oscar: “Attends une minute, Toñi! Tu a oubliés cette!"[1]

Gli porse un bouquet di fiori e Toñi rimase sconcertato da questa scena: come sempre, non aveva capito un cazzo.

Toñi: “Ma che? Perché io? Che devo fare?”

Oscar sorrise.

Oscar: “Uhuhuh! Che nuage[2] che sei! E’ il tuo bouquet! E’ stata tutta un’idea di Feliz. Dopo aver visto Paco in ospedale ha deciso di fare qualcosa per voi, così che possiate vivere in pace e felicità questi ultimi mesi assieme. Così lui e Jorge hanno organizzato il loro matrimonio per poi chiamarvi all’altare all’ultimo minuto e farvi sposare: un matrimonio a sorpresa, insomma. Et voilà! Ora tu attraverserai la navata, e io ti accompagnerò all’altare!”
Toñi: “Oh mio Dio!”

Toñi cominciò a piangere, si mise le mani sul volto e guardò Oscar convinto che fosse tutto un sogno.

Toñi: “Non ci posso credere! Dici sul serio? Feliz ha fatto tutto questo per me, per noi? E’ tutto così irreale…”

E dopo aver superato quel momento di commozione, si ricompose e strinse al petto il suo bouquet.

Oscar: “Un’ultima cosa…”

Oscar mise il velo davanti il viso di Toñi e poi aprirono le porte e sotto la musica della marcia nuziale attraversò la navata, trattenendo le lacrime a fatica, e raggiunse l’uomo che amava davanti l’altare.
La cerimonia fu meravigliosa e commovente, arrivati al momento dei voti Paco recitò quelli tradizionali ma Toñi no:

Toñi: “Io… A dire il vero avevo pensato a quello che volevo dirti per un nostro ipotetico matrimonio… Forse sono pazzo, non so, ma una cosa la so per certo: io ti amo. Tutto quello che faccio, lo faccio solo per te, perché sento che ci apparteniamo, che in un mondo pieno di cose orribili io sono riuscito a trovare una persona meravigliosa come te. Tu sei la parte migliore di me. Tu mi completi e mi capisci, mi conosci come nessuno aveva mai fatto, quando sto male tu lo sai, quando sono turbato tu lo sai, quando sono sconvolto tu lo sai e per questo mi sento privilegiato, perché so che nessuno mi apparterrà mai come tu mi appartieni, come noi ci apparteniamo. E non voglio neanche che mi chiedano se lo voglio o no, perché è una domanda ridicola da farmi: ovviamente lo voglio! Io voglio sposarti!”
Prete: “Beh allora, con i poteri che mi sono stati conferiti, vi dichiaro ufficialmente marito e marito. Può baciare lo sposo!”

Tutti gli invitati si commossero, ma Jorge era l’unico che si perse il bacio perché il discorso di Toñi lo aveva toccato e gli aveva fatto capire tutto “Tu non c’eri. E non ci sei neanche ora”, era vero: lui non aveva capito niente. Uscì dalla sala, andò in corridoio e si sedette per terra. Prese il telefono e si collegò su WhatsApp e scrisse:
“Non so cosa dire… So solo che avevi ragione, e io mi sento male, sono perduto, sono un idiota, sono lo stronzo che non è stato in grado di starti accanto e sono l’egoista che si sta facendo sentire solo ora che ha capito quanto è stato superficiale… Io non sono abbastanza per te, lo so, ma questo è il giorno del nostro matrimonio, e io non sono lì con te nemmeno quando ne hai più bisogno… Sono stato cieco, no ho visto la tua sofferenza, non ho visto che qualcosa in te era scattato di nuovo, o forse l’avevo visto e ho solo fatto finta di niente sperando che non fosse la verità, sperando di essermi immaginato tutto, perché credevo che tu l’avessi superata, e invece non l’hai fatto, e forse non sarai mai in grado di farlo, e vedere Paco, così giovane, e Toñi che soffre perché lo ama e non ha molto tempo da passare con lui ti hanno fatto tornare in mente le cose brutte del tuo passato, e quando lui è morto tu eri a pezzi e io ti ho trovato e ti ho aiutato a rimetterli insieme, quindi, ti prego, dammi una seconda possibilità, perché io mi sento privilegiato a stare con te. Per favore, sii mio… perché io sono tuo. E verrei a dirti tutto ciò ma i medici non mi permettono di vederti di persona, quindi te lo chiederò via WhatsApp: vuoi essere mio marito?”

La risposta arrivò in pochi istanti, anche se per Jorge il tempo non scorreva più già da un po’:

“Sì”.





NdA:
  1. Attends une minute, Toñi! Tu a oubliés cette! = Aspetta un minuto, Toñi! Hai dimenticato questo!
  2. Nuage = Nuvola

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Capitolo 7
*** Season 3 - Chapter 1 ***


SEASON 3
CHAPTER 1

A causa delle condizioni di salute di Paco, i due novelli sposi non furono in grado di andare in luna di miele. Feliz intanto migliorò velocemente dopo il loro “matrimonio” via WhatsApp. I dottori rimasero sbalorditi dalla velocità con la quale superò le sue crisi psicotiche ma, evidentemente, non avevano tenuto conto di come l’amore può guarire anche le ferite più profonde.

Jorge non avrebbe dovuto provare a parlare con Feliz, ma non ebbe problemi proprio perché il suo intervento era stato risolutivo nel risolvere i problemi di Feliz, così gli permisero anche di ricevere visite da parte dei suoi amici e di Jorge stesso e in un paio di settimane venne dimesso.

Paco era più stabile ormai e gli fu permesso di passare le ultime settimane che gli rimanevano a casa con suo marito.

Dopo lo spavento provato per Feliz, sia Martah che Paquita avevano cercato di stare il più vicino possibile ai loro cari amici e ora che il peggio era passato si erano accorte di aver trascurato Toñi e Paco.

Erano a casa di Paquita che si facevano le unghie bevendo Margarita e spettegolando. Paquita aveva appena finito di tingere i capelli di Martah di rosso quando:

Martah: “Pensavo che forse domani potremmo andare a casa di Toñi e vedere come stanno. Io non ho mai avuto la possibilità di parlare con loro, quindi non li conosco molto bene e magari questa è l’occasione buona per stringere amicizia!”
Paquita: “Hai proprio ragione! Domani possiamo andare a trovarli e magari portare qualcosa da mangiare come un gelato o una torta, non so…”
Martah: “Forse è meglio portare dei fiori, non so se è una buona idea portare quel genere di roba.”
Paquita: “Facciamolo, D’ACCORDO?!”

Il giorno seguente le due amiche passarono dal fioraio e presero un mazzo di gigli per il loro amico malato, ma erano ancora le dieci del mattino e allora decisero di andare a fare colazione in un bar.

Paquita si sedette al tavolo e si mise a consultare i tarocchi per conoscere qualcosa di più sul futuro di Paco ma le risposte che ottenne furono molto vaghe, e anche un po’ preoccupanti: separazione, tradimento, sconvolgimento.

Martah, intanto, era andata alla cassa per pagare le ordinazioni e fu lì che fece amicizia con il cassiere: Delmar, un ragazzo alto e magro, con i capelli lunghi e scuri e l’espressione seria.

Chiacchierarono un po’ e a Paquita sembrava che Martah stesse flirtando con lui ma non ci fece troppo caso perché qualcos’altro attirò la sua attenzione: una coppietta in fondo al locale stava avendo una discussione, piuttosto ad alta voce in effetti. Il ragazzo prese un orologio e lo gettò a terra urlando “E’ falso, proprio come te!”, la ragazza invece si mise a piangere e corse fuori dal locale urtando Martah e facendole cadere i caffè che stava portando al tavolo.

Martah: “Ehi! Fai attenzione!”
Tizia: “Ma che vuoi tu? Con quei capelli color ciclo!”

E corse via dal locale asciugandosi le lacrime. Martah invece divenne rossa in viso e si girò a guardare Delmar per poi far segno a Paquita. L’amica prese le borse e prontamente uscì dal locale chiamando quella ragazza “culona dai capelli a triangolo” per tutto il tragitto.

Arrivati a casa di Toñi citofonarono, ma ci volle qualche minuto affinché qualcuno aprisse il cancello. Le due amiche si sentirono un po’ in imbarazzo, credendo di aver svegliato i due sposini ma salirono le scale comunque e arrivarono davanti la porta d’ingresso. Suonarono e la porta venne aperta quasi immediatamente da Feliz.

Feliz: “Salve ragazze!”
Martah: “C-ciao!”
Paquita: “Ehi! Anche tu qui? Dove sono Toñi e Paco?”

Le due ragazze rimasero un po’ perplesse dall’aspetto di Feliz, ma non era insolito vederlo un po’ trasandato quindi non ci fecero molto caso, certo però che la sua presenza a quell’ora a casa di Toñi ERA un po’ insolita.

Feliz: “S-sì! Toñi aveva delle commissioni da fare e mi ha chiesto di venire qui per un paio d’ore in caso Paco avesse avuto bisogno di aiuto dato che non può muoversi dal letto.”

Ma Martah lo aveva scavalcato ed era entrata in casa odorando l’aria e guardando sospettosa Feliz.

Martah: “Feliz questo è odore di erba, a chi vuoi darla a bere?”

Feliz sembrava parecchio nervoso, e anche sudato in effetti, e aveva solo una scarpa.

Paquita: “Che cosa avete combinato qui?”
Feliz: “Okay… ma non dovrete parlarne con nessuno, va bene?”

Le due ragazze annuirono, serie.

Feliz: “Beh, Paco stava soffrendo parecchio e allora quando ha saputo che stavo venendo qui mi ha chiesto di andare da sua madre, Lucinda, e chiederle se poteva darmi dell’erba da portargli, sapete no? Per… alleviare il dolore.”
Paquita: “Oddio… stava così male?”
Feliz: “Sì, in effetti, ma non voleva dirlo a Toñi per non farlo preoccupare… Beh comunque gliel’ho portata, e poi mi ha chiesto se ne volevo un po’ e allora ho accettato e…”
Paquita e Martah: “E…?”
Feliz: “E siamo andati un po’ fuori di testa… e poi… vi giuro che non ho idea di come sia successo…”
Martah: “Taglia corto, Liz, ti conosco da troppo tempo: che hai combinato?”
Feliz: “L’abbiamo fatto…”

Ci furono diversi attimi di silenzio dopo quell’affermazione: Feliz non osava guardare le sue amiche, Martah prese l’iniziativa e diede un ceffone a Feliz.

Martah: “Ma che cazzo hai nella testa? Idiota!”
Paquita: “Feliz, sei uno stronzo! L’hai fatto solo per punire Jorge per quello che ha fatto con Toñi! E questo lo rende ancora più disgustoso! E non mi interessa se è malato, ora vado a dirne quattro anche a Paco!”

Paquita si incamminò verso la stanza da letto e dal corridoio udirono la sua voce più lievemente, ma la sua rabbia sarebbe stata percepibile dalla cima di una montagna.

Paquita: “Perché ci vuole davvero coraggio a rovinare due famiglie in un colpo so…”




NdA:
Stavolta non c'è niente da tradurre. Per il resto, speriamo vi sia piaciuto il capitolo!
 

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Capitolo 8
*** Season 3 - Chapter 2 ***


 SEASON 3
CHAPTER 2

Ma senza finire la frase Paquita smise di parlare. Ci fu silenzio per una decina di secondi, Feliz e Martha si guardarono allarmati. Immediatamente raggiunsero Paquita, trovandola davanti la soglia della porta e immobile. Feliz entrò nella stanza dove Paco stava dormendo, esattamente dove l’aveva lasciato qualche minuto prima, ma c’era qualcosa di sbagliato nel modo in cui il suo braccio destro penzolava dal letto, nel volto pallido di Paquita, e allora capì.

Due giorni dopo Feliz e Jorge stavano indossando i loro abiti neri, Feliz stava sistemando la cravatta di Jorge e una volta finito mandò un messaggio a Martah per essere sicuro dell’orario, poi salirono in macchina diretti in chiesa.

La parte più difficile era stata spiegarlo a Toñi. Una volta arrivato a casa aveva trovato tutti quanti lì ad aspettarlo e lui non capiva, o non voleva capire. Feliz gli spiegò che Paco aveva parlato con i dottori e che gli avevano detto che le speranze per il trapianto erano ormai nulle, così aveva deciso di smettere di lottare e passare i suoi ultimi giorni a casa con suo marito, ma per Toñi era come se Feliz stesse parlando un’altra lingua.

Come si fa a pensare di non poter rivedere qualcuno per sempre? Nessuno sarebbe disposto ad accettare la morte di qualcuno in maniera così brusca e inaspettata.

Ma la verità gli piombò addosso in tutto il suo peso quando, entrando nella camera da letto, trovò il corpo di Paco immobile e inerme, disteso sulla schiena e con quel braccio penzolante che rendeva tutto così inequivocabile.

Gli altri lo lasciarono solo, per rispetto, aspettandolo sul pianerottolo e sentendo i loro cuori farsi sempre più piccoli ad ogni urlo disperato che veniva dall’appartamento. Dopo venti minuti, Paquita chiamò un’ambulanza e Jorge andò a prendere Toñi; dovevano allontanarlo da quel letto perché la cosa poteva solo fargli del male.

La cerimonia fu tradizionale, il prete fece le sue funzioni e poi un elogio alla memoria di Paco.

Prete: “Oggi, siamo tutti qui, nel tempio del Signore, non per rimpiangere la grande perdita che ognuno di voi ha subito, ma per celebrare la memoria di un grande uomo, di un figlio, di un amico, di un compagno, di un marito. E io sono qui per dire a tutti voi che, anche se nessuno di noi vorrebbe mai vivere momenti come questi, dovremmo essere tutti consapevoli che Paco ora è con Dio e che questo e…”

Ma non riuscì a finire perché Toñi si alzò e andò all’altare per parlare.

Toñi: “Scusi padre, ma vorrei dire due parole.”

La sua voce era stranamente robotica.

Toñi: “Paco non era un uomo di fede, ma non avendo lasciato scritto un testamento e non avendo mai parlato di questo genere di cose con lui non so cosa avrebbe voluto che facessimo. Ma dubito che avrebbe voluto sentire cose come “ora è con Dio”, perché non è vero: Paco è morto. Mio marito è morto e io non lo vedrò più, non potrò più toccarlo e baciarlo e sentire il suo odore. Lui non sarà in cielo ad aspettarmi. Ed è ingiusto perché un ragazzo di soli ventisette anni non può morire così. Ed è ingiusto perché un marito non può semplicemente “sparire” mentre vai a fare una commissione. Ed è ingiusto perché non sono stato io l’ultima cosa che ha visto. Ho paura che sia morto da solo, ho paura che sia morto chiamandomi e senza ricevere alcuna risposta, e non avrò mai la risposta a queste domande. Quindi sì, tutti noi abbiamo subito una perdita: un marito, un figlio e un amico e tutte le altre mille cose che Paco è stato quand’era in vita. La mia unica consolazione è che in questa sala, tutti quanti porteranno sempre con sé un pezzo di Paco nel loro cuore, e forse così lui potrà vivere per sempre. Lucinda…”

Indicò una donna con un poncho in prima fila che singhiozzava e guardava Toñi con gli occhi fissi; solo una madre poteva avere quell’espressione in volto, una madre che aveva perso il suo bambino.

Toñi: “Tu sei l’unica, qui dentro, che sta soffrendo più di me in questo momento. Non ti chiederò di salire qui e parlare a tutta questa gente, perché per una madre sopravvivere al proprio figlio è già il dolore più grande che si possa immaginare, quindi parlo anche a nome tuo, e spero di rendere omaggio a quel meraviglioso uomo che era tuo figlio.”

Si avvicinò alla bara, si baciò la mano e poi la poggiò sul legno e sussurrò “Ti amo, ti amerò per sempre” e poi tornò a sedersi.

Prima che Feliz potesse accorgersene era finita e la gente stava uscendo per seguire la bara fino al cimitero.

L’aria era aspra quella mattina. Il cielo era pieno di nubi scure, quasi come se la tristezza dei presenti l’avesse condizionato e per rispetto si fosse vestito anche lui di nero.

Toñi era in piedi, vicinissimo alla bara mentre la stavano seppellendo, e una volta che il lotto venne chiuso, lasciò davanti la lapide un mazzo di fiori che, Feliz realizzò, erano gli stessi che aveva scelto per il bouquet di Toñi e se ne andò, senza parlare a nessuno.

Anche il gruppetto lasciò dei fiori davanti la bara dell’amico e poi si incamminò verso l’uscita del cimitero.

Mentre camminavano, Martah si guardava intorno, sembrava che stesse cercando di respirare qualcosa più dell’odore di pioggia che c’era nell’aria.

Martah: “Non sentite questo odore… E’… Erba?”

Anche gli altri si fermarono. Feliz l’aveva già sentito, ma non aveva detto niente, perché Jorge non doveva sapere che lui aveva fumato.

Paquita: “Hai ragione… Ma da dove arriva?”
Oscar: “E’ inaudito! Questo è un luogo di riposo per i morti! Chi può mancare di rispetto alla gente in questo modo?”

Paquita e Oscar sembravano contrariati. Tutti iniziarono a guardarsi intorno, finché:

Jorge: “Bob?!”

Un uomo magro, alto e dai lunghi capelli grigi stava camminando verso l’uscita e al suono della voce di Jorge si fermò e si voltò verso la comitiva.

Bob: “Oh, ciao.”
Jorge: “Ma che diavolo stai facendo qui?! Questo è un cimitero! Non puoi… Lavorare qui!”

Feliz non conosceva quell’uomo, ma sembrava che ci fosse tensione tra i due. Per un attimo pensò che si potesse trattare di qualcuno con il quale Jorge aveva avuto una storia e si arrabbiò, ma poi gli tornò in mente Paco e quello che era successo tra di loro e allora si sentì solo ancora più in colpa.

Bob: “Calmati, sono qui perché una vecchia amica mi ha chiesto una mano. Normalmente non faccio consegne, ma è una situazione particolare: le è morto il figlio.”
Jorge: “C-cosa? Stai parlando di Paco?”
Feliz: “E’ stata Lucinda a chiederle di venire?”

Bob osservò Feliz e il modo in cui teneva la mano di Jorge era inequivocabile. Si voltò verso Jorge allora:

Bob: “Così, tu e lui…”
Jorge: “Sì! Stiamo insieme.”
Bob: “Vedo che non ti sei ancora ricreduto.”

Si voltò verso Paquita, che era stata stranamente silenziosa per tutto il tempo e che aveva il viso rosso.

Bob: “E tu stai qui a guardare tutto questo e non dici niente? Io credevo che avresti provato a fargli cambiare idea.”
Paquita: “Non è una cosa che puoi decidere, non è il gusto del gelato che vuoi prenderti quando fa caldo. E’ la vita, e tu devi fartene una ragione.”

Sostenne il suo sguardo, ma la sua voce aveva tremato. Sembrò essersene accorta perché smise di parlare ed iniziò a tormentarsi le mani. Martah ed Oscar si guardarono per un attimo sperando che l’altro ne sapesse di più, ma erano entrambi confusi. Feliz osservava fisso Bob, ma non parlava. Dall’altro lato, Lucinda uscì da dietro un cunicolo, il poncho sporco di cenere e gli occhi gonfi di lacrime, in mano teneva uno spinello. Barcollò verso il gruppo, abbracciò Bob e farfugliò:

Lucinda: “Grazie per il tuo aiuto… Forse così starò un po’ meglio…”
Bob: “Non ti preoccupare, Lucy, pensa solo a star meglio ora.”

Lei si voltò verso gli altri:

Lucinda: “Oooooh! Vedo che hai conosciuto gli amici di mio f… Di mio…”

Non riuscì a dire la parola “figlio” senza scoppiare in lacrime, ma poi cominciò a ridere e ridendo disse ancora:

Lucinda: “Sono stati tutti così gentili con lui… Hahahah! Non posso credere che ci siano dei così bravi ragazzi in giro! Lui me ne parlava spessissimo! Tu devi essere Feliz, vero? E poi chi abbiamo qui… Non mi ricordo più i vostri nomi… Hahahahah!”

E se ne andò via.

Bob si voltò verso Jorge:

Bob: “Io non volevo che finisse così.”
Jorge: “Non capisco quale sia il tuo problema! Sono sempre stato una persona corretta e onesta, che vuoi che possa contare il resto?”
Bob: “Io non volevo che mio figlio diventasse un invertito!”

Figlio? Invertito? Feliz stava ancora pesando il significato di quelle parole quando Bob si voltò e se ne andò. Jorge e Paquita restarono immobili l’uno affianco all’altra, lei gli stringeva un braccio e lui guardò suo padre andarsene via, quasi sentendosi addosso il peso della sua delusione.




NdA:
Stavolta non c'è niente da tradurre. Per il resto, speriamo vi sia piaciuto il capitolo!

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Capitolo 9
*** Season 3 - Chapter 3 ***


 SEASON 3
CHAPTER 3

Arrivati a casa, Jorge andò a chiudersi nel suo studio, senza dire una parola, e non uscì neanche per cena e per andare a dormire. La mattina dopo, Feliz trovò un bigliettino sul tavolo della cucina con scritto “Non aspettarmi, pranzo fuori con dei colleghi”. La cosa lo fece preoccupare ancora di più, ma in fin dei conti cos’altro poteva fare? Probabilmente Jorge si trovava in disaccordo col padre da anni, e lui non lo conosceva neanche. Aveva pensato di cercarlo sull’elenco telefonico, magari potevano parlare e lui avrebbe potuto chiarire la situazione, ma era un’idea ingenua e il fatto che se ne rendesse conto persino lui era la più palese conferma.

Toñi, intanto, era ancora sul divano; non aveva avuto il coraggio di andare a dormire nel letto che fino a 2 giorni prima aveva diviso con suo marito. Non voleva toccar nulla di quello che era rimasto in casa perché era possibile che l’avesse toccata o spostata Paco prima di lui. Ma non poteva certo lasciare tutto bloccato per sempre; il mondo non si sarebbe certo fermato ora che lui si sentiva morire dentro. Si asciugò per l’ennesima volta il viso e poi si alzò dal divano camminando in direzione del corridoio che portava alla cucina, ma qualcosa lo fermò a metà strada. La sua visione periferica aveva accidentalmente catturato un’immagine. Come si voltò alla sua destra per fissare il mobiletto di legno tarlato, il suo cuore si raggelò e le gambe persero la loro solidità lasciandolo cadere a terra come uno straccio. Arrancò carponi verso il mobiletto, gli occhi sbarrati e arrossati, alzò la mano per afferrare la cosa che l’aveva tanto sconvolto dal mobiletto.

Boccheggiando l’osservò e si accovacciò a terra in posizione fetale, invocando il nome della persona nella foto che stringeva al suo petto, consapevole del fatto che nessuno gliel’avrebbe mai restituita.

Paquita era appena entrata nel bar dove si davano appuntamento tutte le mattine e trovò Martah al solito tavolo, in compagnia del barista della volta scorsa.

Paquita: “Ciao, Martah…”
Martah: “Hey... Lui è Delmar! E lei è la mia migliore amica, Paquita.”

Il ragazzo salutò Paquita con un cenno, poi si alzò e tornò a lavorare. Paquita si avvicinò a Martah e le bisbigliò:

Paquita: “Ma ti sembra il caso di cercarti il ragazzo in un momento come questo? Paco è… è... e Toñi sarà sicuramente a pezzi! E poi, dopo la storia di Bob, Jorge non ha risposto ad una delle mie chiamate… E io speravo che magari con te io potessi parlare! Ma vedo che sei troppo impegnata ora...”

Martah era sconvolta e confusa, balbettando provò a difendersi:

Martah: “Ma di che stai parlando? Paquita sei impazzita? Io non sto affatto cercando…”
Paquita: “Guardami in faccia e dimmi che non ti piace!”

A questo però Martah non seppe come rispondere e, pochi istanti dopo, Paquita si era già alzata ed era uscita dal locale. Prese il suo telefono e compose un numero: se Martah era troppo occupata a farsi una vita, avrebbe fatto a meno di lei.

Oscar era stanco, quindi non aveva tempo di essere triste.

L’aria era cosparsa dell’odore della pioggia e degli alberi di pino che costeggiavano la strada. Il contachilometri segnava 120 chilometri orari, ma Jorge aveva fretta e non si curava minimamente della sicurezza. Il telefono aveva squillato per una buona mezz’ora prima che avesse avuto il buonsenso di spegnerlo.

Quando finalmente vide l’uscita autostradale, il suo cuore saltò un battito: ormai mancava poco.

Madrid. Erano anni ormai che Jorge non vi metteva piede, a dire il vero era da quando i suoi genitori avevano divorziato e lui e suo padre si erano trasferiti. Non sapeva bene cosa sarebbe successo, ma doveva vederla. Lei era l’unica che poteva capirlo, che poteva aiutarlo a superare quel momento, e se lei non ci fosse riuscita nessun’altro avrebbe potuto.

Posteggiata la macchina, si voltò e osservò la casina che tanto gli era familiare. Citofonò, la targhetta d’oro vicino il citofono diceva solo “Io sono l’occhio, io so”. Varcò il cancello e camminò lungo il viale. C’erano un’altalena arrugginita e un vecchio scivolo malandato, gli bastò guardarli un attimo e subito la sua mente si riempì di ricordi.

Arrivato alla vecchia porta in legno d’acero osservò il battente in ottone a forma di leone, fece un profondo respiro e batté due volte.

La porta si aprì immediatamente davanti a lui: una donna con i capelli neri e corti, un completo blu e un grembiule. Quando lo vide i suoi occhi si riempirono di lacrime e, prima che Jorge potesse anche solo parlare, lei gli gettò le braccia al collo stringendolo al proprio petto con tutta la forza che aveva.

Jorge: “C-ciao mamma.”

Neanche lui riusciva a trattenersi. Ormai le lacrime scendevano liberamente per le sue guance e si abbandonò a quell’abbraccio come un bambino. Quando si lasciarono la Blu lo fece entrare nella sala d’ingresso.

Blu: “Sei cresciuto tantissimo tesoro, fatti vedere!”

Lo squadrò da cima a fondo.

Blu: “Ti vedo un po’ deperito, devi mangiare un po’ di più. Ma come va con il lavoro? E gli amici? E quel ragazzino con cui stavi iniziando a frequentarti? Che fine ha fatto lui?”
Jorge: “Mamma va bene, va… Va bene, sul serio. E’ che…”

Ma non sapeva che dirle, così fu lei a prendere l’iniziativa.

Blu: “Ma che sciocca, è ovvio che vada tutto bene. Sei un ragazzo d’oro, e possono succederti solo belle cose. Ma basta ora, lei ti sta aspettando, non perdiamo altro tempo.”
Jorge:Lei sa che sono qui?”

Ma la Blu non rispose e gli fece solo cenno di proseguire mentre si asciugava gli occhi.

Jorge varcò il corridoio e i suoi polmoni si riempirono immediatamente del familiare odore di spezie e oli profumati. Il corridoio era illuminato da una luce soffusa, senza indugi lo percorse fino alla porta in fondo. Non busso neanche, una voce dalla stanza disse in tono imperioso “Avanti”.

Si trovava in una stanza illuminata da tante candele profumate, piena di tende colorate e pouf rosa, diversi tavolini erano sparsi qua e là e su di essi c’erano servizi per il tè, boccette di aromi e sfere di cristallo di tutte le dimensioni. Una grande doppia finestra si trovava sulla parete opposta, e faceva entrare la luce della luna dentro la camera. Al centro della sala, una ragazza ricoperta di veli azzurri e arancioni con un turbante bianco sedeva ad un tavolo rotondo ricoperto di una tovaglia di pizzo bianco, al centro del quale c’era un mazzo di carte.

Jorge: “Ciao, La Nick.”
La Nick: “Ti saluto, Jorge. Una nefasta fortuna ha incrociato la sua strada con la tua vita e quella dei tuoi amici, ma i Numi[1] mi dicono che le tue turbe non sono desunte da essa, bensì da sentimenti più reconditi; celati all’interno del tuo animo, dove neanche l’occhio vigile delle Parche[2] può arrivare.”
Jorge: “E’ così, io ho incontrato Bob. Gli ho parlato, insomma… Lui mi ha visto con una persona e… E insomma, lui è sempre lui e non cambierà mai, e io pensavo che la cosa mi stesse bene ma ora sono qui, quindi forse non è così, no?”
La Nick: “Il tuo animo è turbato.”

La Nick aprì il mazzo di carte e dal centro ne pescò tre: la Giustizia[3], il Mondo[4] e il Papa[5]. Alzò le braccia al cielo, e con una voce roca tuonò:

La Nick: “DA TEMPO IMMEMORE ORMAI LA NUBE DELLA DOLENZA INCOMBE SU DI TE!”

Jorge sussultò per lo spavento.

La Nick: “COME NETTUNO HA BISOGNO DI SFOGARE LA SUA IRA RICHIAMANDO A SE’ LE FORZE DI CARIDDI[6], ORA LA TUA PSICHE RICHIEDE INTERVENTI ESTERNI PER OSTEGGIARE LE FORZE CHE TENTANO DI SOPPRIMERLA. LE CARTE NON MENTONO, JORGE, E LA SOLUZIONE AI TUOI DOLORI PUO’ NASCERE SOLO DAL RIAPPACIFICAMENTO INTERIORE CON TUTTO CIO’ CHE TI CIRCONDA. E COME L’ALLORO, CARO AD APOLLO, LE TUE RADICI DEVONO SCAVARE AFFONDO NEL TERRENO E SOPPIANTARVISI, SICCHE’ LA NATURA E LA CARNE POSSANO UNIRSI IN UN UNICO ESSERE, CHE DA TEMPO IMMEMORE, E MNEMOSINE[7] MI E’ TESTIMONE, NON SENTONO L’UNA IL RESPIRO DELL’ALTRA. ORA VA’!”

La finestra si spalancò e una folata di ventò fece spegnere le candele lasciando la stanza nell’oscurità più totale. Jorge, preso dalla paura, corse via.




NdA:
  1. Numi = http://it.wiktionary.org/wiki/nume
  2. Parche = http://it.wikipedia.org/wiki/Parche
  3. La Giustizia (Tarocchi) = http://www.itarocchidigabriella.it/giustizia.htm
  4. Il Mondo (Tarocchi) = http://www.itarocchidigabriella.it/mondo.htm
  5. Il Papa (Tarocchi) = http://www.itarocchidigabriella.it/papa.htm
  6. Cariddi = http://it.wikipedia.org/wiki/Cariddi
  7. Mnemosine = Personificazione della memoria (http://it.wikipedia.org/wiki/Mnemosine)

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Capitolo 10
*** Season 3 - Chapter 4 ***


 SEASON 3
CHAPTER 4

Quando Jorge rientrò a casa, Feliz non riuscì neanche a fare una delle sue scenate da diva isterica. L’espressione di Jorge diceva tutto, in realtà.

Non gli chiese dove fosse stato e non aveva intenzione di farlo. Non voleva passare oltre una linea che nessuno avrebbe neanche mai dovuto vedere.

Rimasero a casa insieme a guardare film e a mangiare schifezze, parlando, certo, ma senza tirar fuori niente riguardo gli ultimi giorni e mantenendo superficiale il tono della conversazione.

Il giorno dopo uscirono: andarono al supermercato per fare la spesa, al parco, fecero un giro per negozi e Feliz riuscì a convincere Jorge a prendere un gelato.
Feliz evitò accuratamente tutti i luoghi frequentati dai loro amici, voleva che Jorge avesse almeno un giorno senza dover dare spiegazioni a nessuno. Passò l’intera giornata con lui, però, non perché voleva tirarlo su di morale (sapeva che questo era oltre le sue capacità), ma perché erano legati da quella promessa fatta via WhatsApp, della quale avevano fatto uno screen e avevano salvato in una micro SD da 2GB. In quel momento sentiva che il suo compito fosse solo quello di esserci per Jorge, di diventare un punto fermo nella sua vita. Avrebbe smesso di comportarsi come un immaturo, si sarebbe dato da fare, sarebbe cresciuto, avrebbe ingoiato il suo senso di colpa per aver tradito Jorge con Paco e il suo dolore per la morte di quest’ultimo e avrebbe sostenuto Jorge in qualsiasi cosa, per il resto della sua vita.

Paquita stava camminando di fretta, era nervosa. Forse era l’ira che l’aveva spinta a chiamarla, ad aprire quel vecchio cassetto della sua mente dove teneva i ricordi più vecchi e impolverati e ad uscire LEI.

Era riuscita a convincerla a vedersi e si erano date appuntamento in piazza. Non la vedeva da anni ma riconobbe subito i capelli azzurrino chiaro della ragazza appoggiata al muretto dall’altro lato della piazza.

Mentre camminava per raggiungerla ripensò a com’era stata la loro amicizia:

Si erano conosciute alle scuole superiori. Ricordava bene quel primo giorno: aveva appena trovato la classe giusta e si era seduta nel primo banco che le era capitato. Era un banco di lato in seconda fila, perfetto per lei. Non voleva attirare l’attenzione su di sé. Notò che un banco all’ultima fila era rimasto vuoto. L’insegnante entrò in classe, si presentò e poi cominciò l’appello.

Insegnante: “Vediamo chi è il prossimo… Fuente Marisol.”

Nessuno però rispose.

Insegnante: “Fuente? Ma… Avranno sbagliato?”

“Presente.”

Tutta la classe si voltò verso la porta: c’era una ragazza sull’uscio, aveva la pelle chiara, i capelli corti e tinti di un azzurro quasi fosforescente, indossava un giubbotto di pelle nero un po’ fuori misura, con un teschio infuocato disegnato sul retro, una maglietta bianca e dei pantaloni di pelle anch’essi neri. Portava una chitarra elettrica sulla spalla a mo’ di tracolla.

Fissò l’insegnante con gli occhi di ghiaccio e ripeté “Presente” e andò a sedersi nell’ultimo banco.

Paquita rimase colpita da quella personalità. Dov’era cresciuta lei era normale presentarsi in orario, essere cortesi con i più grandi e vestirsi sempre in maniera appropriata alle occasioni. Se avesse dovuto paragonarla a qualcosa, avrebbe detto che era come un aquila, perché nessuno può dire ad un’aquila quanto in alto volare, a confronto la gonnellina bianca e il maglioncino rosa che lei stava indossando la facevano sembrare un canarino molto noioso.

Voleva conoscerla, sentiva il bisogno di farlo, ma Marisol era un po’ troppo riservata per i suoi gusti, quindi non riuscì a stringere un buon rapporto con lei fino al secondo anno. Da quel momento non avevano mai smesso di vedersi.

Erano quel genere di amiche che stanno sempre assieme e che riescono a star bene senza fare niente di speciale, ma ogni minuto passato con Marisol era una nuova scoperta per Paquita; lei era riuscita ad aprirle un mondo tutto nuovo, un mondo dove la cosa più importante era l’espressione totale­­ e incondizionata dei propri desideri e sogni. Certo, lei non era forte quanto Marisol ma riuscì comunque a smettere di farsi mettere i piedi in testa da tutti, a fare le cose che le piacevano anche se potevano dar fastidio a qualcun altro e a dire sempre e comunque quello che pensava a chiunque si trovasse davanti, “Perché dovrei nascondere quello che penso?”, diceva sempre Marisol, “Tanto mi criticheranno in ogni caso”.

Era quindi impensabile che un’amicizia come quella sarebbe stata destinata a concludersi in maniera così brusca.

Era l’ultimo anno: Marisol e Paquita erano al parco, sedute sotto un grande olmo. Il loro posto speciale. Stavano parlando dell’imminente gita scolastica in Italia quando un gruppo di rumorosi ragazzi passò davanti a loro, lanciandosi un frisbee, loro non ci fecero caso però, essendo troppo prese dai loro piani: si erano già messe d’accordo per fuggire dall’hotel la terza sera (sabato) per andare in giro per locali e bere fino all’alba.

Ad un tratto il frisbee volò sopra le loro teste, evitandole per un soffio.

Marisol: “HEY! MA CHE CAZZO FATE? FATELO DI NUOVO E QUESTO FRISBEE VI FINISCE DRITTO IN CULO!”

Uno dei ragazzi si avvicinò per riprendere il frisbee.

Tizio: “Scusate ragazze, vi siete fatte male?”
Paquita: “NO, PER TUA FORTUNA.”

Il ragazzo fece un passo indietro.

Tizio: “Scusate, non l’abbiamo fatto apposta. Non c’è bisogno di arrabbiarsi in questo modo.”
Marisol: “NON SONO ARRABBIATA.”
Tizio: “A me sembri abbastanza enfadada[1], invece.”

Il ragazzo le sorrise e, Paquita lo notò, anche Marisol si lasciò sfuggire un sorriso. Era magro e alto, con i capelli ricci e castani e gli occhi verdi.

Tizio: “Piacere Rubén.”
Marisol: “E ALLORA?”
Paquita: “Vamonos, Marisol. La sua faccia mi ha rotto le scatole.”

Le ragazze si alzarono e se ne andarono.

Rubén: “Spero di rivederti in giro, Marisol!”, gridò da lontano.

A Paquita non piaceva Rubén, ma dovette sopportarlo per più di quanto avesse sperato, perché di lì a poco divenne il ragazzo di Marisol.

Da quel momento la loro amicizia cominciò ad incrinarsi, spesso Marisol le dava buca per stare con Rubén e quando si vedevano non erano quasi mai sole.

Paquita voleva dire a Marisol che la cosa la disturbava, ma si rese subito conto che la paura di perdere la sua amicizia la bloccava tutte le volte che provava a tirar fuori l’argomento.

Il punto di svolta fu la gita dell’ultimo anno. Per tutto il viaggio in aereo le due amiche parlarono e scherzarono come ai vecchi tempi, tutto sembrava tornato come prima. Arrivate a Bologna si affrettarono a portare le loro valigie in hotel e uscirono con il resto dei loro compagni e con il professore per la loro prima escursione. Era Primavera ma la pioggia non sembrava voler dare tregua. Fecero un giro per la ciudad[2], il professore gli mostrò alcuni tra gli edifici più importanti della città e poi lasciò alla classe il resto del pomeriggio libero per far compere.

In realtà, Paquita e Marisol si erano separate dal gruppo molto prima, stufe di ascoltare quelle noiose spiegazioni su statue e iglesias[3]. Mentre passeggiavano, Paquita notò l’insegna di un negozio dell’occulto che indicava un vicolo stretto e buio. Attratte dai colori cangianti dell’insegna, le ragazze si inoltrarono nel vicolo fino a giungere ad una porticina di legno sul fondo.

Dentro, l’ambiente era angusto e illuminato da fioche luci violacee. Gli scaffali erano impolverati e stracolmi di barattoli di ali di pipistrello e occhi di rana.

Una donna bassa e tarchiata apparve quasi dal nulla, in una scenica nuvola di fumo grigio, aveva i capelli rossi a caschetto e indossava un vestito arancione e diverse collanine e braccialetti. Alzò le braccia al cielo mostrando una targhetta con su scritto “Wanna The Magical Marchi“.

Wanna: “SI PUO’ AVERE UN CAFFE’?!”

Le ragazze sobbalzarono.

Marisol: “MA CHI CAZZO SEI?”
Wanna: “Vi leggerò le carte e profeterò il vostro futuro!”
Marisol: “SEEEE VABBO’! NON ME NE FREGA UN CAZZO DI QUESTE STRONZATE, ANDIAMOCENE PAQ.”
Paquita: “S-sì… Arrivo.”

Marisol uscì, ma Paquita non la seguì immediatamente.

Wanna: “Vedo che ti interessa il futuro…”
Paquita: “Più che altro mi interesserebbe imparare a predirlo, mi potrebbe insegnare?”

Si scambiarono i contatti, Wanna le parlò anche del suo programma televisivo. Qualche minuto dopo Paquita uscì e trovò Marisol in fondo alla strada ad aspettarla.

Paquita: “Hey! Scusa se ti ho fatto aspettare, ho perso la cognizione del tempo”
Marisol: “MMH.”
Paquita: “Te la sei presa?”
Marisol: “NON SONO ARRABBIATA.”

Paquita la conosceva fin troppo per crederle, ma cercò di ignorare la cosa cambiando argomento.

Paquita: “Sai, penso che potrei appassionarmi a questa storia dei tarocchi.”
Marisol: “PER ME SONO SOLO CAZZATE.”

Paquita tornò spesso nel negozio di Wanna quella settimana, mandando all’aria anche i loro piani per la terza sera (sabato), e il giorno prima di partire Marisol fu costretta ad assistere ad uno strappalacrime addio tra le due cartomanti fallite e truffaldine.

Tornate in Spagna, la situazione era ormai ai ferri corti: presto Marisol cominciò a essere sempre più distante e Paquita riuscì a trovare sollievo solo nelle telefonate con Wanna Marchi. Era ormai, per lei, più che un’amica, era la madre che non aveva mai avuto (sua madre, infatti era morta, quando lei aveva tre anni) e la mentore che aveva erroneamente cercato in Marisol.

Quando finalmente decisero di parlarne era ormai chiaro che nessuna delle due ragazze provava più gli stessi sentimenti per l’altra.

Paquita: “Che fastidio ti dà se mi sono avvicinata a Wanna?”
Marisol: “IL DISCORSO DI WANNA E’ UNA CAZZATA. VI SIETE CONOSCIUTE POCO FA E LA CONSIDERI PIU’ UNA TUA AMICA DI QUANTO NON LO SIA IO.”
Paquita: “MA CHE CAZZO AVREI DOVUTO FARE IO? STARE DA SOLA NELL’ATTESA CHE TU E RUBÉN VI LASCIASTE? NON VOGLIO ESSERE IL TUO CAGNOLINO!”
Marisol: “MA E’ QUESTO IL TUO PROBLEMA, ALLORA?”

La discussione continuò a lungo e con toni sempre più alti (Paquita in particolare urlava a squarciagola, come la sua IDOLAH) fino a che:

Paquita: “Boh… Dopo di questo non so né che pensare né che dire… E n-non ho la più p-pallida idea di come andrà a finire a ‘sto punto… Non lo so…”

Marisol non rispose. Le due ragazze si fissarono ancora per qualche secondo finché Paquita non si voltò, lasciando l’altra da sola.

Ripensare al passato le fece realizzare che non voleva che anche il suo rapporto con Martah facesse la stessa fine. Allora Paquita si avvicinò all’ex-amica e, non sapendo bene che dire, le propose di prendere un caffè. Rimasero a parlare per un po’, del più e del meno. Forse le cose potevano risolversi, forse c’era ancora una speranza per il loro rapporto. Ad un tratto il telefono squillò: era un messaggio da parte di Martah.

“Paqui lo so ke 6 arrabbiata cn me ma è dvvr importante. Stanno venendo tutti a casa my puoi venire anke tu?”

Paquita si alzò istintivamente dal tavolo, poi si voltò verso Marisol. Dopo tutto questo tempo non voleva andarsene così presto.

Paquita: “Ti va di venire? Ti presento qualcuno dei miei amici.”

Arrivate a casa di Martah (Marisol non aveva potuto far a meno di prendere in giro i pavoni che giravano per il giardino), trovarono già tutti lì (stranamente anche Oscar era presente, nonostante i suoi numerosi impegni). Paquita presentò Marisol agli altri, poi si voltò verso Martah e disse:

Paquita: “Scusa… Io… Non so cosa mi sia preso… Mi perdoni?”
Martah: “Come se non fosse successo niente, sarai sempre la mia più cara amica.”

Paquita si commosse, e abbracciò l’amica.

Paquita: “E allora? Cos’è successo?”
Martah: “Riguarda Toñi…”
Paquita: “Ah… Ma dov’è? Non lo vedo.”
Feliz: “Non riusciamo a contattarlo… Il telefono non è raggiungibile e nessuno l’ha sentito dal giorno del funerale. Non sappiamo dove sia… Temo che se ne sia andato…”

Paquita fissò Feliz sbalordita. Lui era seduto sul divano, le braccia attorno al collo di Jorge che invece era per terra appoggiato alle sue gambe, le guance rigate dalle lacrime.

Sapeva che lui e Toñi erano molto amici, così andò a consolarlo.

Feliz lo lasciò nelle mani di Paquita e della ragazza che era con lei, si alzò per andare in cucina a prendere un bicchiere d’acqua, quando tornò li vide tutti insieme che cercavano di farsi forza a vicenda. I suoi amici più cari, la sua famiglia. Chi amava e con cui voleva passare il resto della sua vita, chi era sempre stata come una sorella, chi conosceva da meno tempo, ma era riuscita a trovare un posto nel suo cuore, chi era troppo occupato e chi aveva appena conosciuto. Vedendo questo quadretto il suo cuore si sentì un po’ più leggero, e allora capì che, nonostante tutto, ce l’avrebbero fatta.




NdA:
  1. Enfadada = Arrabiata
  2. Ciudad (si legge SIUDAD) = Città
  3. Iglesias = Chiese

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Capitolo 11
*** Season 4 - Chapter 1 ***


 SEASON 4
CHAPTER 1

Sicuramente le ultime settimane non erano state facili da superare per nessuno. Diversi eventi avevano ormai stravolto la vita della Comitiva intera (non quella di Oscar in realtà); primo tra tutti, l’arrivo di Marisol, la vecchia amica di Paquita, che stava cominciando a stringere amicizia un po’ con tutti, ma specialmente con Feliz. Poi la partenza di Toñi, senza alcun preavviso, senza alcun recapito. Puff. Era sparito nel nulla. Infine, il cambio di stile di vita di Jorge.

“Ma come fai a non capirlo? Io mi sento quasi come se avessi vissuto nel modo sbagliato tutta la mia vita!”, aveva detto un giorno ad un sempre più confuso Feliz, “È come se avessi sempre avuto davanti un vetro appannato e ora avessi deciso di pulirlo con l’orlo della mia maglietta, e ora le cose appaiono chiare e pulite!”

Feliz: “Ma… Continuo a non capire… Cosa ha a che fare tutto ciò con il fatto di mangiare o no la carne?”

Feliz era più confuso del solito, mentre Jorge aveva un sguardo raggiante, quasi potesse vedere qualcosa che Feliz non riusciva nemmeno ad immaginare.

Jorge: “Perché io sono sempre stato in conflitto con me stesso, me ne sto rendendo conto solo ora. E questo cambiamento mi sta mettendo in pace con la natura e con l’universo! È come tornare a una forma primordiale, è come tornare all’inizio della storia del mondo e sentirsi liberi, e puri, e incontaminati, e in stretto contatto con tutto e con tutti!”

Niente. Feliz si era già perso alla parola “conflitto”.

Feliz: “Amore… Il co-con…”

Jorge: “Conflitto, sì. Tipo… Scontro”

Feliz: “Ah”

Ovviamente Jorge non aveva parlato a nessuno del suo incontro con La Nick, ma non riusciva a smettere di pensarci.

“LE TUE RADICI DEVONO SCAVARE AFFONDO NEL TERRENO E SOPPIANTARVISI, SICCHE’ LA NATURA E LA CARNE POSSANO UNIRSI IN UN UNICO ESSERE”.

Quelle parole rimbombavano nella sua testa, e forse erano proprio la risposta che stava cercando, forse doveva davvero riunirsi con la natura, forse era quello l’unico modo per sentirsi di nuovo sé stesso.

 

Erano quasi le sette di sera, la luce del sole ancora riusciva a trovare la sua strada tra i rododendri fino a raggiungere la finestra e illuminava fiocamente il soggiorno e l’ingresso, in quello che era un imminente tramonto.

Paquita stava per uscire di casa, ma prima si guardò allo specchio: eyeliner, ombretto verde acqua, rossetto aubergine dreams, off-the-shoulder T-shirt nera, jeans chiari con i risvoltini, fedora color crema, tacco 12, Pinko Bag© nera, sigarettina alla mano e pronta ad andare.

Un veloce selfie da postare su instagram (#instadaily #instagood #instabeauty #instafamous) per i numerosi fan del suo programma ed era già per strada, diretta al Bar Sevilla Cádiz dove doveva vedersi con Marisol e Feliz per un apericena.

Li trovò già lì entrambi, seduti ad un tavolino metallico sotto un grosso ombrellone bianco che, data l’inclinazione dei raggi solari, non riusciva più a fare il suo lavoro correttamente: Feliz stava gesticolando convulsamente, quasi in preda a spasmi nervosi, e Marisol faceva palesemente finta di ascoltare i suoi deliri psichici.

Paquita: “Ehi ragazzi! Sono arrivata, come va?”, disse prendendo posto al tavolo, non prima di essersi assicurata che tutti avessero notato la sigaretta che stringeva in mano da quando era uscita di casa, e che ancora non aveva deciso di accendere.

Marisol: “Oh grazie al cielo”

Paquita: “Eh?”

Marisol: “Questo creto non la smette di dire cose senza senso, e io mi sono rotta le palle”

La faccia di Feliz prese la forma di quello che presumibilmente era un punto interrogativo.

Feliz: “Paqui, stammi a sentire: Jorge è sparito per un giorno intero e quando è tornato ha cominciato a dire parole strane che non conosco e poi ha deciso di non mangiare più carne, secondo te non mi devo preoccupare?!”

L’ultima frase uscì dalla sua bocca con un falsetto degno di Michael Jackson.

Feliz: “Come dovrei comportarmi? E’ fuori di testa! Forse dovrei chiamare la sua famiglia?”

Paquita: “La famiglia non è proprio d’aiuto nel caso di Jorge, D’ACCORDO!?”

Feliz ripensò a Bob e alla madre di Jorge e ai suoi tre fratelli e sei sorelle, e poi si rese conto che in realtà non conosceva la madre né sapeva se Jorge avesse fratelli o sorelle e allora tornò a pensare a Bob, e capì che Paquita aveva ragione.

Paquita: “E comunque non ci trovo nulla di sbagliato nell’essere vegetariani - Feliz sperava che qualcuno usasse di nuovo quella parola, perché quando l’aveva detta Jorge non aveva ben capito il significato, prese silenziosamente il telefono e la salvò nelle bozze – cioé, il mio insegnante di cha cha cha è vegetariano ed è palestratissimo, un vero porco!”

Paquita brillava dall’alto della sua conoscenza e tutti si prostravano, succubi e incapaci di ribattere tali solide argomentazioni (o almeno così si sentiva lei).

Paquita: “Anzi! Sapete cosa vi dico? Da adesso in poi anche io sarà vegetariana! … E mi farò un piercing alla lingua!”

Marisol: “Ehi ma proprio adesso non stai mangiando degli stuzzichini al prosciutto?”

Paquita: “Eh? No, sono di soia”

Marisol: “Guarda, sono quasi sicura che…”

Ma Paquita non la stava ascoltando più, stava importunando una coppietta che passava di lì chiedendo se desiderassero ricevere lezioni di cha cha cha da lei.

Marisol: “Mmh…”

Feliz: “Marisol, ancora non mi hai detto cosa pensi a riguardo!”

Marisol: “Penso che sia una cazzata e che mi annoia arrovellarmici”

Feliz: “Ah, ho capito! Quindi pensi che Jorge stia solo cercando di trovare il suo posto nel mondo e che in questa fase di crisi io devo cercare di sostenerlo?”

Marisol: “No, io…”

Feliz: “Grazie, Mari, mi hai aperto gli occhi. Sei una vera amica!”

Feliz allungò le mani e prese quelle di Marisol tra le sue e, per un attimo, la ragazza sentì un brivido percorrerle la gamba sinistra e si sentì arrossire. Ritrasse le sue mani da quella presa e si ricompose.

Dall’altra parte, la coppietta aveva cominciato a correre a gambe levate e Paquita, infuriata, urlò al cameriere “SI PUO’ AVERE UN CAFFE’?!”

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Capitolo 12
*** Season 4 - Chapter 2 ***


SEASON 4 

CHAPTER 2

 

Martah si voltò a guardare il tramonto, dal promontorio dove avevano posteggiato la macchina tutto sembrava così lontano, surreale.

Passò la mano sul petto nudo di Delmar e scese fino all’ombelico.

Delmar: “Wow! Aspetta un attimo, abbiamo appena finito. Ho bisogno di cinque minuti prima di ricominciare!”

Martah: “Oh sì, va bene amore”

Tornò a fissare il tramonto e si accese una sigaretta.

Delmar: “Lo sai che non voglio che si fumi nella mia macchina!”

Martah lo guardò, sorridendo, e gli soffiò il fumo addosso.

Martah: “Ho forse infranto le regole? Sono stata cattiva?” – fece un altro tiro di sigaretta – “Non mi merito, forse, una… punizione?”

Le piaceva stuzzicarlo, le piaceva vederlo prendere posizione, le piaceva vederlo comandare. Con il suo lavoro era costretta sempre a tenere tutto e tutti sott’occhio e a fare attenzione, sempre. Era lei il boss, qualsiasi passo falso avessero fatto i suoi ragazzi si sarebbe riflesso sulla sua più che rinomata reputazione, quindi era bello, per una volta, lasciarsi comandare e non dover pensare a tutto.

Si distese sopra il corpo nudo di Delmar e, con uno sguardo più che provocatorio, fece per avvicinare la sigaretta alla bocca, quando ad un tratto Delmar le bloccò la mano afferrandole il polso, e cominciò a stringerlo sempre più forte. A causa del dolore, Martah lasciò cadere la sigaretta sotto al sedile, poi Delmar la rivoltò velocemente e all’improvviso si ritrovò distesa a pancia in giù, Delmar sopra di lei le aveva afferrato la testa per i capelli, e gliela schiacciava sul sedile.

Si avvicinò e le sussurrò all’orecchio “Sei stata molto cattiva, nessuno può disubbidire alle mie regole”.

 

Tornato a casa, Feliz posò il cappotto nell’appendiabiti e si diresse subito in cucina per preparare la cena (menu del giorno: frittata di fagioli e zucca con contorno di “Share Box” del McDonald's[1]).

Feliz: “Amore! Sono a casa!”

Non fu difficile trovare Jorge, Feliz lo trovò a trafficare con il frigorifero. Inizialmente non ci fece molto caso e cominciò a rompere le uova per la frittata. Fino a quando non si voltò un attimo e vide Jorge con in mano il filetto di merluzzo che aveva marinato per sei ore, proprio per cucinare il suo famoso “Share Box”.

Fu un attimo, un lampo. Il filetto era tra le sue mani e un attimo dopo volava attraverso la cucina, rompeva il vetro della finestra e precipitava rovinosamente nel vicolo dietro il loro appartamento.

Feliz non riuscì a metabolizzare quell’evento così repentino e inaspettato lì per lì, poi guardò oltre Jorge e vide il frigo rimasto aperto, e completamente svuotato. Solo un mazzo di radicchio, un porro e un po’ di maizena si erano salvati dalla follia cibocida di Jorge.

Feliz: “Ma… Cosa…”

Jorge si era seduto per terra e faceva profondi respiri, tenendo gli occhi chiusi. Feliz rimase fermo a fissarlo per qualche secondo.

Jorge: “Non sempre le nostre azioni appaiono chiare agli occhi degli altri, e a volte, quando ci spingiamo oltre quella linea che fino a un attimo prima sembrava invalicabile, possiamo raggiungere una nuova prospettiva delle cose. Il problema è che tutti gli altri sono rimasti indietro, gli eretici della vita vanno avanti e gli altri rimangono indietro. E allora il senso di colpa alza il capo, minacciosamente, perché se ai più l’eresia è spingersi oltre quella linea, per coloro che esplorano nuovi mondi l’eresia più grande è non superare il limite delle nostre capacità”

Un insieme di sentimenti colpì Jorge all’improvviso. Cominciò a piangere, a piangere in continuazione. Lacrime di tristezza? No, lacrime di libertà.

Jorge: “Io lo so che tu non puoi capirmi… Ma io sto salvando il mondo in questo momento”

La sua voce era spezzata, e allo stesso tempo calma.

Il primo impulso di Feliz fu quello di urlare, di arrabbiarsi, di andarsene, ma non era quella la cosa giusta da fare.

Si inginocchiò vicino a suo marito, lo guardò negli occhi e gli diede un bacio.

Feliz: “E’ vero, non posso capirti. Ma voglio provarci. Vediamo com’è questa cosa del vegenamardismo”

Jorge: “D-davvero?”

Feliz annuì. Jorge lo guardò con gli occhi colmi di speranza e lo baciò, lo strinse forte a sé e nel giro di pochi secondi era sopra di lui, sul pavimento della cucina.

Jorge: “Ti amo”

Feliz ansimava, mentre Jorge lo baciava e gli stringeva le mani.

Jorge: “Mi aiuterai a salvare il mondo?”

Feliz: “Sì… Sì…”

Jorge: “Promettimi che saremo io e tu a cambiare le cose”

Feliz: “Sì… Sì, io e tu”

Ma, ovviamente, Feliz non era più consapevole di quello che stava dicendo, troppo preso dall’orgasmo che lo stava facendo dimenare sotto il peso di Jorge.

Mezz’ora dopo, Feliz si ritrovò per terra, la testa appoggiata al petto di Jorge, che si era profondamente addormentato. Era sconvolto: non lo avevano mai fatto così prima, Jorge era stato passionale, dolce, un po’ violento a pensarci bene, ma comunque la cosa non gli era dispiaciuta così tanto. Si strinse a lui e si addormentò.

La mattina seguente si svegliò nudo sul pavimento della cucina, da solo. Jorge era andato a lavoro, ma lo aveva coperto con un plaid e gli aveva messo un cuscino sotto la testa prima di uscire.

Rimase accoccolato sotto la coperta per qualche istante, poi si alzò di scatto. Si era completamente dimenticato di dover andare a prendere Paquita per lasciarla al suo studio televisivo. Erano già le 10 e 30!

Si vestì di corsa controllando il telefono: ben cinque chiamate perse! Scese le scale a due a due, salì in macchina e sfrecciò in direzione della casa di Paquita. La trovò già fuori, era livida.

Paquita: “GLI AEREI NON PARTONO? DEVONO PARTIRE! D’ACCORDO?”

Feliz: “Scusa, scusa! Paqui! Mi dispiace tantissimo, non ho sentito la sveglia”

Paquita: “Mi hai deluso”

Lo sguardo di Paquita lo trafiggeva dritto al cuore.

Arrivati allo studio televisivo trovarono il caos più totale: truccatori, parrucchieri, cameramen, stagisti: erano tutti nel pallone. Correvano avanti e indietro dai camerini al set, e quando videro Paquita arrivare la trascinarono, letteralmente, nel suo camerino per prepararsi.

“Dovevamo cominciare le riprese più di un’ora fa!” - le urlava il regista – “Dove diavolo eri finita?”

Feliz intanto stava aggredendo il tavolo con le vivande, divorando danesi a due a due. Certo, era lui di solito a lasciarla ovunque, ma non era mai rimasto a vederla lavorare dal vivo. Quando Paquita fu pronta per le riprese, Feliz si sedette negli spalti e osservò la sua amica nel suo habitat naturale, nel suo elemento: era grandiosa! Passava dai tarocchi all’oroscopo con una fluidità maestosa. Le luci dei riflettori facevano scintillare le sue baggianissime collanine e il suo turbante.

Feliz la osservava sempre più strabiliato, sgranocchiando una busta di popcorn (ma dove li aveva presi quelli, poi?), fino a quando non arrivò il momento delle telefonate da casa (palesemente veicolate per far sembrare Paquita dotata di poteri straordinari)

Paquita: “Sento che lei è sposata…”

OH MIO DIOOOO! E’ VERO!”

Paquita: “Gli spiriti parlano chiaro, signora, lei ha ben due occhi!”

NON RIESCO A CREDERCI! MA COME FA A SAPERLO?”

Poi cominciarono le rubriche extra, con la florist Wilma Flores (che aveva preparato un vasetto di gerani e curcuma!!)

Wilma: “Come potete vedere la vostra magica composizione attirerà nel vostro appartamento tanti carinissimi animaletti!”

Uno sciame d’api entrò dalla finestra e l’aggredì. Wilma si mise a correre per tutto lo studio e Paquita si crogiolava nel momento “Con questo la mia audience salirà alle stelle!” pensava, mentre Wilma correva per il set urlando “Ayúdame! Ayúdame! Soy alérgica a las abejas![2]”.

Quando i paramedici portarono via Wilma, intubata e ormai gonfia come una zampogna, fu il turno della seconda rubrica.

Tutte le luci si spensero e un riflettore rosa pastello si accese all’improvviso.

Tu…… Sei…….” – il set cominciò a tremare – “PAAAAASSIVAAAAA

La rubrica che Feliz adorava di più! Condotta da nientepopodimeno che Chuchos Dosmengias Badaleggiasss! Non riusciva a crederci!

Feliz lo vide troieggiare un po’ tra dildi giganti e fotomodelli, poi Chuchos cominciò a telefonare gente presa a caso dalle pàginas amarillas[3]:

“Tu sei PASSSSSIVAAAAAA! TU sei…. PAAAAASSIVAAAAAA!!! Tu non sei passiva… TU INVECE SEI PASSIVAAAAAAAAA!”

Alla fine del programma, Paquita raggiunse Feliz (che stava esprimendo tutta la sua ammirazione per Chuchos chiedendogli ventimila autografi) e gli ordinò di portarla a prendere un yogurt.

Mentre Paquita stava mangiando, Feliz fissava il vuoto. Poi, trovò il coraggio e parlò, le raccontò tutto quello che era successo la notte precedente.

Paquita: “COSA? Quando stava con me non era mai così a letto! Dovevo fare tutto io mentre lui era coricato a letto a guardare il film degli Avengers!!!”

Feliz: “Dai, Paqui! Sono serio! Che devo fare con lui? Marisol ha detto che dovrei sostenerlo comunque, e vorrei farlo, davvero, ma… Non ci riesco”

Paquita: “Be’ non saprei… Lui si fa prendere molto dalle sue cose… Quando stavamo assieme diceva sempre che doveva esercitarsi con la chitarra, o che voleva chattare con la sua amica di penna per esercitarsi col suo inglese”

Feliz: “Oddio!! No lo puedo permitir[4]! Devo fare qualcosa!!”

 

Dopo aver pagato lo yogurt di Paquita (“Faceva schifo! Pagamelo tu! E’ colpa tua che mi hai portata qui!”) e averla lasciata a casa, si diresse verso casa, pensando a quello che avrebbe voluto dire a Jorge, ma trovò una sorpresa al suo arrivo: Marisol era seduta davanti il portone d’ingresso, in lacrime.

Feliz la raggiunse di corsa.

Feliz: “Mari! ¡¿Qué pasò?![5] Stai bene?”

Marisol aveva la faccia tra le ginocchia, non gli rispondeva.

Feliz: “Che.. Che devo fare? Vuoi che me ne vada? Vuoi salire da me?”

Marisol faceva segno di no, ma ancora non voleva uscire dal suo rifugio tra le ginocchia.

Feliz: “Vuoi che restiamo qui?” – Marisol afferrò il suo braccio – “Okay allora…”

Rimasero seduti lì ancora per qualche minuto. Poi Marisol uscì dal suo rifugio.

Marisol: “Io ti amo”.




NdA:
  1. “Share Box” del McDonald's = http://www.mcdonalds.ch/sites/default/files/chi-sharingbox-big.jpg
  2. Ayúdame! Ayúdame! Soy alérgica a las abejas = Aiutami! Aiutami! Sono allergica alle api
  3. Pàginas amarillas = Pagine gialle
  4. No lo puedo permitir = Non posso permetterlo
  5. ¡¿Qué pasò?! = Che è successo?!

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Capitolo 13
*** Season 4 - Chapter 3 ***


SEASON 4
CHAPTER 3

Feliz guardò ancora una volta Marisol: anche ‘sta volta, niente da fare, le parole di Marisol arrivarono alle sue orecchie, al suo cervello e poi uscirono, senza lasciare alcuna traccia nella sua testolina bacata.

Feliz: “Non ho capito”

Marisol scoppiò.

Marisol: “MA INSOMMA E’ MAI POSSIBILE?! TI STO APRENDO IL MIO CUORE! USA QUEL CAZZO DI CERVELLO OGNI TANTO!”

Il tono di Marisol fece capire a Feliz che la questione era seria.

Marisol: “Insomma, ti amo! Mi piaci davvero! Non credevo di poter provare questi sentimenti per te, adesso mi ritrovo incastrata invece… E non riesco… Non riesco a respirare se non sei con me, quindi ho bisogno di chiedertelo: c’è una possibilità per noi di stare assieme? Io lo so che tu stai con Jorge, ma da quando ci siamo conosciuti c’è stata subito un’intesa fortissima tra noi, siamo subito diventati amici affiatatissimi e allora, per un secondo, ho pensato che… Che potesse esserci qualcosa tra noi. Dimmi Feliz: c’è qualcosa tra noi?”

Finalmente Feliz capì, certo quando toccava a lui dedurre il significato di un contesto aveva qualche problema, ma se gli veniva spiegata la situazione nel dettaglio, allora ci arrivava anche lui.

Feliz: “Mari… Io non so che dire, davvero…”

Marisol fissava mestamente il pavimento, non osava distogliere lo sguardo da quel sassolino vicino al suo piede sinistro.

Feliz: “Tu sei fantastica, davvero, e quando usciamo assieme, mi diverto tantissimo ma…”

Non c’era bisogno di aggiungere altro: Marisol si alzò e andò via. Arrivata alla fine dell’isolato si voltò e sorridendo urlò “Ricordati che ‘sta sera dobbiamo andare alla Choza[1]! Ci vediamo lì!”.

Ma quando si voltò per andarsene, Feliz era sicurissimo di aver visto una lacrima sul suo viso.

 

Paquita era sommersa dagli appunti di spartiti musicali. Era la sera del karaoke! E di certo non poteva presentarsi e fare una brutta figura! Non lei!

Continuava a cercare su internet canzoni, passando dal rock al pop alla neomelodica fino addirittura al reggae: niente. Non trovava niente che potesse esprimere la sua nobiltà di spirito.

*squilla il telefono*

Paquita: “Pronto Martah! Che succede?”

Martah: “Ehi! Io… Io volevo solo stare un po’ al telefono con te, ti va di farmi compagnia?”

Paquita: “Sì certo ma… Qual è il problema?”

Martah: “Niente, niente, volevo solo sentirti”

Paquita: “Be’ se è solo per questo allora… Ah, capiti proprio a fagiolo! Questa sera andiamo alla Choza, no? Be’ è la serata del karaoke! E be’, lo sai, io adoro cantare ma non so davvero cosa cantare! Mi serve qualcosa di forte, qualcosa di grandioso! Qualcosa che metta in risalto la mia vera essenza, il mio modo di essere più intimo e profondo e quali sono i miei sogni e le mie ambizioni!” – due spartiti caddero per terra, si chinò per raccoglierli – “OH MIO DIO! L’HO TROVATO! L’HO TROVATO! E’ PERFETTO! GRAZIE MARTAH!”

Martah provò a rispondere ma Paquita aveva già riattaccato. La porta d’ingresso si chiuse con un tonfo.

Alle 23:00 Feliz le disse di scendere, prese tutto quello che le serviva e si fermò davanti allo specchio. Respirò profondamente: era pronta per la serata.

Arrivarono alla Choza per primi. Presero un tavolo per tre e aspettarono gli altri, discutevano di quanto fosse grandioso il fatto che sia lei che Jorge che Feliz, ormai, erano diventati vegetariani (anche se Feliz non era ancora in grado di pronunciare quella parola, ma ci sarebbe arrivato con il tempo) e di quanto nobile fosse la loro scelta di vita.

Jorge: “E la cosa più bella è che possiamo parlarne anche con gli altri della comitiva e, magari, convertire anche gli altri e portarli sulla retta via!”

Feliz: “Sì! Credo… Insomma che differenza fa se anche loro diventano vegegiansierici? Cioè alla fine l’importante è che ognuno faccia quello che crede sia giusto, no?”

Jorge lo guardò con un’espressione di rimprovero.

Jorge: “No, non possiamo permetterlo! Perché non dovremmo condividere la nostra saggezza anche con gli altri? Perché non dovremmo salvare il mondo? Possiamo, quindi facciamolo. Giusto, Paqui?”

Ma lei non rispose. Paquita era concentrata, stava ripensando alla sua performance.

Jorge: “Me l’hai promesso, ricordatelo”

Promesso? Questa parte Feliz non la ricordava, ma comunque non importava, non al momento almeno.

Presto arrivarono anche gli altri: Marisol era imbarazzatissima e guardava Feliz a mala pena, Martah e Delmar arrivarono assieme (il martedì il 6 chupitos era chiuso, quindi erano tutti liberi).

Jorge: “Dov’è Oscar?”

Martah: “Ah, non può venire oggi. Lo so che aveva detto che voleva venire, ma si è ricordato di essere occupato e quindi…”

Jorge: “Ah anche questa volta… E vabbé, fa niente. Verrà la settimana prossima”

 

La musica si spense e il dj prese il microfono:

“Signore e signori! E’ il momento che tutti noi stavamo aspettando! E’ il momento… DELLA GARA DI CANTO!! DUCIIIII”

Paquita era la prima in elenco, era pronta. Si alzò e andò alla postazione del dj per consegnargli il CD che aveva fatto lei stessa con le sue magiche doti da dj mixer, salì sul palco e fissò il pubblico - “Questo è un mio personalissimo mix, significa molto per me e spero vi piaccia. Ecco a voi: “I was born for loving you baby” - e cominciò a cantare, a cantare come non aveva mai fatto prima! Quella canzone era tutta la sua vita.

Jorge: “Ma cos’è? Mi sembra familiare, ma non troppo…”

Feliz: “E’ UN MASHUP DI “BORN THIS WAY” DI LADY GAGA[2] E “I WAS MADE FOR LOVIN’ YOU” DEI KISS[3]!!

Martah: “Wow… E’ meravigliosa! Guardate che brava! Che ne pensi, amore?”

Delmar rabbrividì e riuscì solo a dire “E’ uno scempio”.

Feliz: “E’ grandiosa. Quando canta mi fa commuovere tantissimo assaissimo”

Marisol: “Mmh… Vado a prendermi qualcosa da bere”

Martah: “Vengo co-“ – Martah si voltò a guardare Delmar, che ricambiò il suo sguardo e annuì in maniera impercettibile – “Vengo con te, allora!”

Marisol: “Martah ma zoppichi, che ti è successo?”

Martah: “Hahah! Ma niente, sarò inciampata!”

Intanto Paquita aveva finito di cantare e tornò al loro tavolo contemporaneamente a Martah. Tutti le fecero i complimenti e la elogiarono, gonfiando il suo ego a tal punto da non farlo stare più dentro il locale.

Feliz: “Ma dov’è Mari?”

Martah: “E’ andata a iscriversi. Voleva cantare anche lei”

Tutti si voltarono di scatto verso il palco: Marisol era davvero lì!

Il dj aveva cominciato a mettere foto di ragazzi in mutande sul maxischermo urlando “DUCIIII” e aggiustandosi i ricci, poi la canzone cominciò.

Marisol: “Questa canzone è molto importante per me… Mmh… Si chiama “Hum hallelujah” dei Fall Out Boy[4]

 

Anche Marisol cantò con tutto il suo cuore e mentre cantava ebbe quasi la sensazione che Feliz avesse recepito il messaggio della sua canzone, ma venne subito smentita quando tornò a sedersi e Feliz le chiese “Ma quindi sei tanto religiosa?”.

 

Intanto la serata continuò tranquilla (non per Martah e Delmar che se ne andarono quasi subito) e dopo aver bevuto e riso, in un certo senso Jorge cominciò a sentirsi bene davvero, fino a quando non arrivarono gli stuzzichini e vide Feliz che, tra una risata e l’altra, addentò un mini würstel.




NdA:

  1. Choza = Capanna
  2. "Born this way" di Lady Gaga = https://www.youtube.com/watch?v=wV1FrqwZyKw
  3. "I was made for lovin' you baby" dei Kiss = https://www.youtube.com/watch?v=CmELf8DJAVY 
  4. "Hum Hallelujah" dei Fall Out Boy = https://www.youtube.com/watch?v=VZtRK2LRfnI

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Capitolo 14
*** Season 4 - Chapter 4 ***


 SEASON 4
CHAPTER 4

Jorge esplose.

Jorge: “FELIZ!! CHE COSA STAI FACENDO?!”

Feliz si girò ridendo e ricambiò il suo sguardo con aria complice. Si avvicinò e gli sussurrò all’orecchio:

Feliz: “Perché non ce ne andiamo in bagno a fare le cose cattive?”

Jorge era allibito. Si voltò a guardare il tavolo: acqua tonica! Feliz era completamente ubriaco! Avrebbe dovuto immaginarlo, Feliz reggeva meno di una ventenne bianca di 45 chili, ma quando si sceglie di fare qualcosa di così IMPORTANTE non si possono ammettere eccezioni, neanche l’alcol poteva essere una scusa.

Jorge si alzò furioso e andò via. Non gli importava se Feliz era rimasto a piedi o se Paquita avrebbe dovuto fare l’autostop per tornare a casa (visto che Marisol aveva espressamente detto che non voleva dare passaggi a nessuno), la sua mente era completamente presa da quell’unico, piccolo gesto. Così piccolo, eppure così significativo! Feliz aveva appena ucciso un piccolo, tenero, maiale! O forse un cavallo? Un piccione? Magari tutti e tre messi assieme! Okay, Jorge non sapeva di cosa fossero fatti i würstel. Nei diversi documentari che aveva visto non lo specificavano, piuttosto si mostravano foto di animali crocifissi o squartati vivi da dottori pazzi in camici verde pastello, con i guanti in lattice neri (mentre sopra di loro grandi tuoni e lampi illuminavano temporaneamente la scena, evidenziando l’orrore che la razza umana può compiere).

Rimase seduto in salotto con un bicchiere di bordeaux, aspettando che Feliz tornasse, ma non ce la fece e si addormentò subito.

La mattina dopo si svegliò con una grossa chiazza di vino sulla camicia, la mise in lavanderia e andò in camera da letto a chiamare Feliz, ma non c’era! Probabilmente era rimasto a dormire da Paquita o da Marisol.

Deluso per dover posticipare il suo discorsetto studiato in ogni minimo dettaglio (si era immaginato ogni possibile scenario così, qualsiasi cosa avesse detto Feliz, avrebbe avuto la risposta pronta) andò a lavarsi, si vestì e scappò a lavoro.
 

Marisol si rivoltò nel letto, toccò qualcosa col braccio. Aprì gli occhi e si ritrovò davanti Feliz che dormiva! Il suo sogno si era realizzato, finalmente aveva portato Feliz nel suo letto! Certo, avevano solo dormito ma era già un passo avanti. Sentì un mugolio, molto femminile a dire il vero. Possibile che Feliz facesse certi versi? Si mise seduta e ciò che vide le fece gelare il sangue nelle vene: Paquita! Anche lei era rimasta a dormire nel SUO letto? Come osava rovinare il suo sogno?

Marisol: “E’ TARDI! DOVRESTE ANDARVENE!”

Feliz e Paquita saltarono in aria per lo spavento.

Paquita: “Oh che mal di testa, potresti abbassare la voce?”

Marisol: “IO NON ABBASSO NIENTE, FUORI DA CASA MIA! MMH MMH MMH!”

Paquita e Feliz si separarono, lei doveva andare a registrare una puntata del suo show e lui doveva andare a casa, a fare… qualcosa? Insomma non aveva niente di meglio da fare.

Le riprese andarono alla grande. Lo show di Paquita aveva raggiunto un successo incredibile dopo l’ultima puntata. Era ufficiale: ormai era diventata una star del piccolo schermo.

La gente per strada la guardava a volte, raramente in effetti, ma comunque succedeva! E qualcuno le aveva anche chiesto un autografo! Certo, non sempre si ricordavano il suo nome e spesso la chiamavano Rosita o Melinda e, una volta, un tizio la chiamò Alfredo, scambiandola per il transessuale che dopo anni di lotte era riuscito ad operarsi e a cambiare sesso, ma tutto questo non era nulla paragonato alla fama e al successo e alla ricchezza (che molto probabilmente sarebbero arrivate, un giorno).

Uscita dagli studios decise di farsi un regalo e andò dal parrucchiere per cambiare look, si fece rasare i capelli (ma solo sulla destra perché va di moda così), poi mandò la foto del suo nuovo style a Martah – “Che strano”, pensò, “Non ha neanche visualizzato” – e poi andò a fare altre cose noiose.

Feliz stava camminando già da mezz’ora, casa di Marisol era molto distante da casa sua, “E pensare che ieri è venuta a piedi per… cosa? Dirmi che mi ama? Ma che motivo aveva di farlo? Sa benissimo che non potrei mai ricambiare! Mi ha buttato addosso questa bomba e ora pretende che torniamo amici come prima? Dannazione, Marisol! Non capisco!”.

Finalmente arrivò. Salì le scale pensando all’aspirina che lo stava aspettando nell’armadietto dei medicinali, lasciò la borsa e il cappotto per terra e si diresse al bagno per reperire la sua dose. Andò a stendersi sul letto. Strafatto di farmaci si addormentò fino al pomeriggio, quando Jorge lo svegliò.

Feliz: “Amore, ciao”

Disse ancora intontito dai farmaci.

Jorge: “Feliz!! Noi dobbiamo parlare! Adesso!”

Le urla di Jorge spaccavano i timpani, ma svegliarono Feliz all’istante.

Jorge: “Ieri hai rotto la nostra promessa! Hai fatto la cosa più orribile del mondo, sei un mostro!”

Feliz era sconvolto. Non ricordava molto della sera prima, tranne i drink che aveva consumato e temeva fortemente quello che gli avevano potuto far fare.

Feliz: “Jorge… Io ero ubriaco, non ricordo molto ma credimi” – gli prese le mani – “Credimi se ti dico che ti amo, e che non vorrei mai stare con nessun altro se non con te. Anche se avessi baciato qualcun altro, lo avrei fatto solo perché pensavo fossi tu”

Jorge: “Cosa? No, non sei stato con un altro. PEGGIO. Hai mangiato della carne! DELLA CARNE! Hai ucciso un migliaio di animali per… cosa? Dei mini würstel? MA DICO, SEI IMPAZZITO?”

Feliz: “Mini… Eh?”

Jorge: “Non te lo ricordi? HAI MACCHIATO LE TUE MANI COL SANGUE E NON TE LO RICORDI NEANCHE?! No, basta, tutto questo è inammissibile!”

Jorge cominciò ad aprire l’armadio e i cassetti, prese alcuni vestiti e cominciò ad infilarli alla bell’e meglio in una valigia.

Feliz: “Aspetta… Che stai facendo? Non vorrai andartene solo per, per questo?”

Jorge si voltò furioso.

Jorge: “Solo? SOLO? Visto? Per te è una cosa da niente, non siamo più sulla stessa lunghezza d’onda! Le tue priorità sono cambiate!”

Feliz: “L-le… Le mie priorità? Sei tu quello che ha cambiato tutto il nostro rapporto nel giro di un giorno! Sei sparito per un giorno intero senza dirmi nulla e quando sei tornato hai semplicemente preteso che io cambiassi a tuo piacimento?”

Jorge: “Io volevo solo che capissi il mio punto di vista, che è quello giusto, e lo accettassi! E poi non ti stavi lamentando sul pavimento della cucina, no?”

Feliz: “Be’ in quella situazione nessuno avrebbe potuto dir di no, ti pare?”

Jorge: “Quindi mi ami solo per il sesso, ho capito bene?”

Feliz: “Cosa? Ma sei impazzito? Stai facendo una tragedia per niente! Tutto questo non ha senso, e detto da me è ancora più grave!”

Jorge: “Io penso che ogni vita è preziosa e quindi ho ragione a pretendere che anche tu la pensi come me!”

Feliz: “Jorge, ma non vedi che sei letteralmente ossessionato da questa storia della carne?”

Jorge: “Non sono ossessionato! Il problema è condividere il rispetto per gli animali con qualcuno! E quel qualcuno forse non sei tu…”

Chiuse la valigia e uscì sbattendo la porta e Feliz era troppo furioso per corrergli dietro. Non riusciva a crederci: come aveva osato rubargli la possibilità di fare un’uscita drammatica? Eppure Jorge sapeva che quella era una delle cose che più amava fare! Forse questo metteva davvero il punto alla loro relazione.
 
Marisol, intanto, era sola davanti a un bicchiere di scotch. Non riusciva a smettere di rimuginare su tutto quello che era capitato. Incredibile! Paquita le aveva rovinato tutto! Forse sarebbe riuscita a portarsi a letto Feliz se solo lei non fosse stata tra i piedi, “Perché non ha una cazzo di macchina? O un motorino, o una bici?” pensò furiosa. Feliz aveva bevuto abbastanza, in più aveva sentito la sua canzone, a lei bastava solo questo. La sua chance era sfumata.

Ma che le stava succedendo? Lei non era il tipo che si lasciava travolgere così per queste sciocchezze! “Saremo amici” continuò a ripetersi questa tiritera a mente per diversi minuti, cercando di convincere più il suo cuore che la sua mente, o meglio gli ormoni.

Forse andava bene così, dopotutto, Paquita era stata provvidenziale nel non farle commettere un grosso sbaglio, ma d'altronde lei era sempre stata quel tipo di amica che ti tira indietro quando stai per scivolare giù da un burrone, e forse lei non le era mai stata riconoscente fino in fondo. Ma questa storia doveva finire, doveva smetterla di essere un’amica mediocre con Paquita e con Feliz e, per diamine, anche con Martah e Jorge!

Prese il telefono e compose il numero di Martah (che non le rispose), poi chiamò Paquita solo per farle sapere che grande amica fosse per lei – “Mari… Io non so che dire, grazie! Anche io ti voglio bene, sei una persona importantissima per me, lo sai!” – e poi chiamò anche Jorge.

Il telefono squillava. Marisol si fece prendere dall’ansia, in effetti non aveva un gran rapporto con Jorge e non gli aveva neanche mai parlato quando Feliz non era presente.

Jorge: “P-pronto?”

Marisol sentì dalla sua voce che qualcosa non andava.

Marisol: “Jorge, sono io, Marisol. Volevo, volevo dirti… Cioè prima stavo pensando tra me e me e ho capito quanto voi tutti siate importanti per me in questo momento e volevo solo, solo ringraziarti per avermi accettato nella tua vita. Lo so che non siamo proprio amici noi due, ma volevo farti sapere che io ci sono, okay? Ma, Jorge? Stai, stai piangendo? Cos’è successo? Dimmi dove sei e vengo subito da te!”.




NdA:

Stavolta non c'è niente da tradurre. Per il resto, speriamo vi sia piaciuto il capitolo!

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Capitolo 15
*** Season 4 - Chapter 5 ***


 SEASON 4
CHAPTER 5
 

Le foglie degli alberi, le nuvole, il canto degli uccelli, tutto si era fermato. La natura gli stava forse voltando le spalle un’altra volta? Che cos’altro aveva sbagliato? Jorge non era mai stato un tipo religioso o spirituale, ma alzò gli occhi verso il cielo stringendosi le mani con forza e chiedendo aiuto. Niente. Le lacrime cominciarono a scendere lungo le sue guance, salate e inarrestabili. I singhiozzi riecheggiavano per il cavalcavia sotto il quale si era rifugiato, si strinse le ginocchia al petto e chiuse gli occhi, un raggio di sole fece breccia tra le nere nuvole e lo colpì dritto al volto. Ma che stava succedendo? Il telefono squillò.

Venti minuti dopo si trovava nel sedile del passeggero della macchina di Marisol. “Sei andato fin lì a piedi? Ma sei impazzito?!” – diceva – “E se una macchina non ti avesse visto? E se fossi scivolato da qualche parte? Come ti avremmo potuto trovare?”.

Jorge le aveva raccontato del suo litigio con Feliz, ma Marisol cercava di evitare l’argomento visto che Jorge era evidentemente molto provato.

Marisol: “Ecco cosa faremo: adesso andiamo a prenderci qualcosa di caldo e poi…”

Jorge: “E poi?”

Marisol si fermò un istante a pensare, poi si voltò verso l’amico e sorrise.

Marisol: “Ti va di vedere dove lavoro?”

 

Feliz camminava nervoso per la casa senza sapere dove andare o cosa fare. Aveva preso più volte l’aspirapolvere per poi riposarlo senza neanche averlo acceso, aveva provato a guardare la televisione ma la sua mente era concentrata nell’attesa che il telefono squillasse, nell’attesa che Jorge lo richiamasse per dirgli dove si trovava e quindi non capì nulla di quello che stava guardando (insomma capì ancora meno del solito).

Paquita era occupata a fare le sue noiose commissioni e aveva risposto al telefono solo per dire “Non adesso, Feliz, D’ACCORDO?”, Martah non aveva neanche risposto al telefono, non sapeva più chi cercare. Marisol non poteva sapere dove era, lei e Jorge non erano così amici, Oscar non era un’opzione neanche a pagarlo e Toñi se n’era andato. Tutto ciò che poteva fare era aspettare. Aspettare come una vecchia vedova che, seduta su una sedia fuori dalla porta di casa, aspetta che la morte la ricongiunga ai suoi cari.

Ma lui non aveva tutta quella pazienza e allora decise di provare ancora a chiamare Martah.

 

Dopo una bella cioccolata calda, Marisol e Jorge erano arrivati a casa della ragazza.

Marisol: “Okay, se non ti ‘spiace, potresti aspettarmi qui? Vado a cambiarmi”

Jorge annuì, depresso. Si sedette sul divano giallo paglierino del soggiorno e cominciò a torturarsi le mani. Una miriade di pensieri attraversarono la sua mente, impetuosi come l’oceano in tempesta, inarrestabili come una caduta. Quando alzò lo sguardo verso l’orologio si accorse che erano già passati tre quarti d’ora, si voltò e vide Marisol tornare. Era raggiante.

I suoi capelli erano raccolti in uno chignon alto ed elegante. Il suo volto era stato coperto da una leggera passata di fondotinta color carne, l’eyeliner nero e il rossetto ocra rossa. Un lungo vestito da sera color bordeaux avvolgeva la sua figura, resa ancora più slanciata da un paio di tacchi a spillo neri. Le sue spalle erano coperte solo da un pellicciotto di visone.

Jorge: “W-wow… Marisol, s-sei… Sei bellissima!”

La ragazza arrossì.

Jorge: “Ma dove stiamo andando?”

Marisol: “Così da nessuna parte! Dobbiamo prima trovarti qualcosa di elegante da metterti”

Jorge: “No, io non voglio tornare a casa”

Marisol: “Già, lo avevo immaginato. Quindi ci fermeremo a comprarti qualcosa per strada”

Jorge: “Ma la strada per dove?”

Marisol prese la borsetta e uscì dalla porta con un occhiolino e un sorriso enigmatico. Jorge la seguì di corsa.

Marisol portò Jorge in centro e, dopo diversi abiti, il ragazzo strabuzzò gli occhi quando la vide pagare uno smoking e dei mocassini con un assegno da settecento euro.

Jorge: “Mari, ma sei impazzita? Non puoi spendere tutti quei soldi per dei vestiti!”

Marisol: “Taci. Anzi, sbrigati. Siamo già in ritardo”

Tornati in macchina, Jorge non poté più resistere.

Jorge: “Mari, dimmi dove stiamo andando, per favore!”

Marisol: “Te l’ho detto, ti mostro dove lavoro”

Jorge: “Sì ma dov’è che…”

Le parole però gli morirono in gola quando arrivarono davanti al ‘Museo de Bellas Artes’ di Siviglia.

Davanti l’ingresso c’erano decine e decine di persone in abito da sera che chiacchieravano amabilmente di arte bevendo spumante da sgargianti calici di cristallo. In alto troneggiava una scritta: “Gran Galà dell’arte moderna.

Jorge non poteva credere ai suoi occhi. Marisol consegnò le chiavi della sua auto a un fattorino e insieme si diressero verso l’ingresso. Una volta entrati, un uomo anziano calvo e con dei grossi baffi bianchi li raggiunse per salutare Marisol e farle i complimenti per la splendida serata.

Jorge: “Hai organizzato tutto tu?”

Marisol: “Non proprio tutto, mi hanno dato una mano”

Jorge: “E’… E’… Incredibile! Tu lavori al museo?”

Marisol: “Non proprio. Io sono un’imprenditrice e organizzo serate ed eventi, anche per beneficenza, come quella di ‘sta sera. Di solito però preferisco investire nell’arte, in questo museo, certo, ma anche in musei meno conosciuti. Il tema è “l’arte che nessuno conosce”. In pratica, abbiamo permesso a diversi artisti di strada di esporre alcune delle loro opere migliori in alcune sale del museo. Non si sa mai, magari il tizio seduto per terra che fa ritratti davanti al supermercato potrebbe essere il nuovo Velázquez!”

Jorge non riusciva a credere alle sue orecchie, Marisol aveva davvero finanziato il secondo museo più importante di tutta la Spagna?

Fecero un giro per le sale e Jorge si complimentò con tutti gli artisti di strada che incontrava lanciandosi in grandiosi elogi e strepitava più di una teenager ad un concerto dei One Direction.

Marisol: “Ehi Jorge! Guarda questo che bello!”

I due amici si fermarono a guardare un dipinto che rappresentava quelli che sembravano due lacci di colori diversi intrecciati tra di loro e legati con dei nodi alle estremità.

Il creatore del quadro si avvicinò a loro chiedendo un giudizio.

Jorge: “Io… Non lo capisco”

“Be’” – disse il ragazzo – “In pratica rappresenta due cose diverse che però non possono essere separate, quindi è un po’ come la trasposizione del detto ‘gli opposti si attraggono’, ma è decontestualizzato dall’ambito umano e spostato più nell’ambito metafisico. I due lacci non sono la carne, ma più l’anima, le idee, le opinioni”

Marisol: “Come a dire che nel mondo c’è spazio per il punto di vista di tutti e che tutti i punti di vista diversi alla fine ci rendono un tutt’uno?”

Il giovane pittore annuì con entusiasmo e mentre Marisol si congratulava con lui Jorge si mise a correre verso l’uscita. Dopo essere uscito, sentì la voce di Marisol che lo chiamava e si voltò.

Jorge: “Non posso fermarmi, devo… Devo andare!”

Marisol lo raggiunse col fiatone.

Marisol: “No… Non… Non farmi correre con i tacchi…”

Jorge: “Mari!”

Marisol: “Prendi la mia macchina, siamo lontani chilometri da casa tua, non puoi farla a piedi fin lì!”

Jorge: “E tu?”

Marisol: “Non preoccuparti, io prenderò un taxi. Ora va’!”

Jorge abbracciò l’amica e corse verso il parcheggio. Venti minuti dopo stava picchiando il pugno contro la porta di casa con tutta la forza che aveva in corpo.

 

Paquita era appena tornata a casa dopo una giornata passata a fare le sue cose noiose ma che la rendono così pop-star celebrity red carpet. Aveva appena posato il suo cappotto sull’appendiabiti quando il suo telefono squillò.

Paquita: “Yo! Qui Paqui-Paquita all’apparecchio, chi sballa lì?”

Ma nessuno rispose. Si sentivano solo strani rumori soffocati in lontananza. La ragazza si innervosì, pensando ad uno scherzo telefonico. Fece per riattaccare quando una voce spezzata e affaticata parlò “A-Aiu… Ai… To…” un rumore di vetri infranti chiuse la telefonata. La ragazza sentì un brivido percorrerle la schiena, controllò il registro chiamate per vedere di chi fosse il numero: “Kasa Mar.Tah”.

 

Quando Feliz aprì la porta non ebbe neanche il tempo di vedere chi stesse bussando così forte da rovinare il suo scrub ai cetrioli e gamberetti che subito Jorge si gettò ai suoi piedi piangendo.

Jorge: “F-Feliz… Io... Io… Mi dispiace! Sono stato un idiota in queste settimane, io… Io volevo solo… Ora non so nemmeno cosa stessi cercando di fare… Non mi importa se non v-vuoi essere vegetariano… Noi… Noi siamo dei lacci, dei la-lacci… Noi non ci possiamo separare… Perdonami… Pe-pe…”

Feliz si abbassò e baciò suo marito.

Feliz: “Ti amo”

Due parole. Due semplici parole che però riempirono il cuore di Jorge come non lo era mai stato negli ultimi giorni. Feliz lo strinse con forza a sé mentre lui ancora singhiozzava sul pavimento.

Il telefono di Feliz squillò. Lui non rispose, ma quello continuava a squillare ancora e ancora. Fino a che anche Jorge smise di piangere e lo guardò con preoccupazione.

Era Paquita. Feliz mise il viva voce. La ragazza non sembrava affatto tranquilla, anzi era quasi isterica.

Paquita: “Feliz! D-devi venire a prendermi immediatamente, Martah… Lei… Oh mio dio! Sono giorni che non la sento! Come ho fatto a non capirlo… Io non posso crederci… Dobbiamo, dobbiamo chiamare i soccorsi e.. E poi… E poi…”

Feliz: “Paqui, rallenta! Che è successo?”

Paquita: “Martah… Io penso che Delmar le abbia fatto del male. Mi ha chiamata poco fa e ho sentito dei rumori… E’ stato orribile! Fa presto, io chiamo la polizia!”

Paquita chiuse il telefono. Jorge e Feliz si guardarono, questa volta nei loro occhi c’era puro terrore.

Andarono immediatamente verso casa di Martah, trovarono la porta d’ingresso aperta.

L’atrio era devastato, c’era sicuramente stata una lotta. I tre amici non fiatarono. Della polizia ancora nessuna traccia. Entrarono lentamente percorrendo il corridoio, sorvolando mobiletti rivoltati e cocci di vasi di ceramica. Paquita afferrò sia Jorge che Feliz e trattenne il respiro, i due amanti abbassarono lo sguardo e videro una macchia rossa sulla moquette verde. I tre amici impallidirono, ma continuarono a camminare seguendo quella scia. Sul pavimento, davanti la porta della cucina, diversi frammenti di vetro e un coltello insanguinato.

Un paio di metri più avanti, il telefono fisso era stato distrutto, accanto, dentro una pozza di sangue, il corpo senza vita di Delmar.




NdA:

Stavolta non c'è niente da tradurre. Per il resto, speriamo vi sia piaciuto il capitolo!

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