Missing Moments

di Ehris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un tradimento che brucia ***
Capitolo 2: *** Soltanto un'ombra ***
Capitolo 3: *** Come Acqua & Fuoco ***



Capitolo 1
*** Un tradimento che brucia ***


Un tradimento che brucia

 
Musa era sotto la doccia. Aveva completamente perso la cognizione del tempo: infatti non avrebbe saputo dire da quanto tempo ormai si trovasse lì. Il getto d’acqua calda la cullava mentre la sua mente vagava fra i cassetti della memoria, riproducendo una lunga serie di immagini che, veloci, le scorrevano davanti agli occhi come un vecchio film muto.

Gli eventi di quella giornata erano stati molti, frenetici, ma soprattutto rivelatori. Gli eventi di quella giornata le avevano causato una profonda ferita nel petto, tanta delusione e una sensazione di infinita tristezza. Gli eventi di quella giornata erano stati come un ferro rovente: le avevano semplicemente segnato il cuore causandole un enorme dolore.

Musa, quella mattina, non aveva creduto a Stella quando la fata le aveva sbattuto in faccia che Riven non la guardava neppure e che dalla festa della rosa era interessato unicamente a Darcy. Aveva pensato che come suo solito fosse lì a dare aria alla bocca per il semplice piacere di farlo, tuttavia una parte di lei era comunque cosciente del fatto che Stella non le avrebbe mai rivolto quelle parole per il gusto di ferirla. Loro erano amiche e le amiche si proteggono e si difendono, non si abbattono.

Musa aveva gridato che non le importava niente mentre usciva di corsa dalla stanza, sconvolta e in lacrime, in cerca di un luogo nel quale potersi isolare, ma la verità era che le interessava eccome.

Senza pensarci era corsa alla fermata dell’autobus e aveva raggiunto Magix. Desiderava distrarsi e prendere un po’ d’aria fresca ma se avesse saputo a cosa stava andando in contro probabilmente sarebbe rimasta ad Alfea, rinchiusa in una qualche aula buia e vuota a meditare, in compagnia dei suoi pensieri.

Le immagini nella mente della fata continuavano a torturarla senza tregua così come il getto d’acqua calda, che iniziava a farle ogni momento più male: picchiava con forza e senza sosta sulla sua pelle delicata, arrossandola.

 
Riven
Darcy
Lo schiaffo ad Icy

 
Musa scosse la testa per cercare di eliminare quella scena dalla sua memoria; quello schiaffo le aveva causato una lunga serie di problemi: infatti le streghe avevano iniziato a rincorrerla per tutta Magix; la inseguivano; la braccavano, come fosse un animale. Per loro quello era soltanto un gioco, un passatempo divertente chiamato “la caccia alla fata” ma la giovane si era sentita spaventata, impaurita, persa, fino a quando non aveva svoltato l’angolo e si era trovata davanti Riven.

Musa tentò nuovamente di scacciare quelle immagini dalla sua mente perché le facevano ancora troppo male. La ferita era aperta e lei era sicura che ci sarebbe voluto del tempo prima che si rimarginasse. La ragazza cercava con tutto il suo cuore di eliminare quei fotogrammi dalla sua testa ma questi continuavano a riaffiorare con forza e prepotenza, senza lasciarle nemmeno una via di fuga.

-Riven aiutami, ti prego!- Lo aveva implorato la giovane, credendo di aver trovato finalmente la sua ancora di salvezza. Colui che l’avrebbe tirata fuori da quel pasticcio.
-E perché dovrei?- Le aveva risposto lui con un sorriso beffardo dipinto sul volto mentre si portava le braccia all’altezza del petto.  

Quelle parole erano state come una pugnalata in pieno petto per Musa. Il suo cuore aveva perso un battito e un’ondata di debolezza mista a delusione e incredulità l’aveva travolta. Perché? Perché lui l’aveva trattata così?

La fata aveva ripreso la sua corsa, sempre rincorsa, inseguita, braccata. Era disperata, gli occhi le si erano velati di lacrime che però lei aveva immediatamente respinto con rabbia perché non era disposta a cedere. Lei voleva reagire, combattere, essere forte in quanto questo era quello che le era stato insegnato sin da bambina.

Quello che aveva imparato era che la vita a volte si prende ciò che vuole senza guardarti in faccia. La vita gioca brutti scherzi e ti piega in due se tu con grinta e coraggio non reagisci. Lei aveva avuto modo di sperimentare le sue perfidie molto presto, quando era ancora una fanciulla: sua madre infatti se n’era andata, portata via da una malattia terribile, mentre suo padre era rimasto al suo fianco anche se avvolto da un alone di tristezza e solitudine. Ho-Boè aveva continuato a prendersi cura con amore della sua cucciola; tuttavia Musa aveva visto come la scintilla che segnava la gioia di vivere e che brillava come una stella negli occhi di suo padre si fosse ormai spenta.

Era ancora una bambina quando aveva compreso l’importanza di farsi coraggio e di rialzarsi dopo ogni sconfitta e questo aveva imparato a farlo da sola perché quella vita tanto amara di certo non rimaneva lì con una mano tesa verso di te per aiutarti, dopo che miseramente ti aveva fatta crollare.

L’acqua calda batteva ancora sul suo corpo, come una frusta, e faceva male. Le sembrava che volesse punirla per essere stata tanto sciocca e tanto ingenua.
 
Riven
Darcy

-No basta!- gridò la fata chiudendo gli occhi e coprendosi il viso con le mani.

Cosa aveva quella maledetta strega più di lei? Forse astuzia, fascino, sensualità. Era scaltra, senza scrupoli, giovane ma già molto potente… probabilmente anche troppo. Era riuscita ad incastrare Bloom, a mettere Riven contro i suoi compagni specialisti, contro le Winx, contro di lei.

Darcy era pericolosa ma attraente; chissà cosa aveva promesso a Riven per avvicinarselo tanto… e chissà quanta sofferenza dovesse aver subito il ragazzo in passato per cedere alle menzogne di quella perfida strega. Quanta disperazione e quali tormenti lo avevano portato a stringere un patto di alleanza proprio con lei?

Per Musa Riven possedeva già una lunga serie di qualità che lo rendevano valoroso, non gli occorreva l’aiuto di Darcy per diventare più potente. Il suo animo conosceva già la forza, il coraggio, la tenacia e la determinazione; lui avrebbe dovuto credere solamente in sé stesso e tirare fuori quelle doti che lo rendevano uno specialista tanto perfetto, almeno agli occhi della fata, anziché cedere al suo lato oscuro.

L’immagine delle mani di Darcy e Riven intrecciate come fossero un cosa sola era come un martello che continuava a picchiare nella testa di Musa, con violenza. Era un ricordo amaro, presente, incredibilmente reale. Un ricordo che lei, malgrado gli sforzi, non riusciva ad allontanare.
 
Riven
 
Fonterossa era piena di specialisti, alcuni anche molto carini allora Musa si domandava per quale motivo si era sentita tanto attratta proprio da Riven. Lei non aveva mai guardato i ragazzi; aveva altri interessi, come la musica e lo studio, che riempivano le sue giornate e i suoi pensieri. Tuttavia con quello specialista era diverso e lei non era in grado di dare una spiegazione a tutto quello che le accadeva dentro quando lo vedeva.

I suoi occhi. I suoi occhi erano magnetici. I suoi occhi l’avevano rapita già la prima volta che lo aveva incontrato, nella palude di Melmamora. Quelle iridi viola erano come una calamita. L’avevano catturata nel profondo dell’anima e la tenevano prigioniera con prepotenza.

Musa non lo aveva raccontato nemmeno alle sue migliori amiche ma vedeva quegli occhi meravigliosi quando la sera chiudeva i suoi per addormentarsi.  

Il suo fisico, perfettamente scolpito, l’attraeva e la stordiva; le trasmetteva un senso di sicurezza. Nella sua mente, la fata, vedeva le braccia dello specialista come un forte appiglio in grado di sorreggerla, al quale potersi aggrappare nei momenti di difficoltà.

Le braccia di Riven però quel giorno avevano aiutato la sua rivale a rialzarsi. Il suo corpo aveva recuperato e portato via la strega ferita mentre lei non aveva potuto far altro che rimanere lì, ferma, in piedi, ad osservare la scena. Ad osservare come Riven le avesse voltato le spalle e deciso di allearsi alle Trix, al male. Lui l’aveva tradita, aveva tradito i suoi compagni, i suoi amici e quello era un tradimento che nel cuore di Musa bruciava come il fuoco.

-Musa ci sei ancora? Va tutto bene?- La voce di Tecna riportò la fata velocemente alla realtà.

-Sì, sì, scusa. Ho finito, ora esco!- Musa chiuse l’acqua e uscì dalla doccia. Si soffermò un istante a guardare il riflesso del suo volto nello specchio leggermente appannato dal vapore. L’unica cosa che vedeva era il suo sguardo triste e una lacrima sfuggire al suo controllo. Quello sguardo lei lo conosceva molto bene perché nasceva nel profondo del suo animo, da sentimenti tormentati. Un animo che però continuava a credere nell’esistenza di giorni migliori.

A chi le domandava avrebbe continuato a rispondere che Riven aveva perso anche l’ultimo briciolo di fascino che aveva, tuttavia nel profondo del suo cuore lei sapeva che non era così e il suo tradimento sarebbe stato un demone che avrebbe dovuto sconfiggere e oltrepassare prima o poi. Solo in questo modo avrebbe trovato dentro di sé la forza di andare avanti e soltanto così sarebbe riuscita lottare contro il male per far sì che il bene prevalesse.

Soltanto così sarebbe tornata a sorridere.





Note dell'autrice: Buonasera popolo di EFP! Questo è il nuovo capitolo della mia raccolta di Missing Moments dedicata a Musa e Riven. Spero sia all'altezza :) e spero che mi farete sapere ciò che pensate :)
Grazie a tutti i recensori, ai lettori silenziosi ed infine a chi ha inserito la storia fra le preferite, le ricordate o le seguite :) ... Per me sono piccole soddisfazioni :)
Un abbraccio e a presto
Ehris

 


 


 

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Capitolo 2
*** Soltanto un'ombra ***


Soltanto un’ombra

 

Riven se ne stava comodamente seduto sul cornicione di uno dei tanti balconi di Alfea con la schiena appoggiata alla parete dell’edificio, le braccia conserte all’altezza del petto e una gamba penzoloni nel vuoto. L’altezza di certo non lo spaventava ma in fondo erano ben poche le cose in grado di mettergli paura. Da quella posizione poteva osservare l’intero cortile della scuola: molte studentesse, vista la gradevole temperatura tipica dei primi giorni di settembre, stavano sdraiate nel prato a godersi le ultime giornate  di tranquillità prive dagli impegni scolastici; di lì a poco, infatti, le lezioni sarebbero diventate più intense da rendere necessario lo studio in biblioteca.

Lo specialista era completamente immerso nei suoi pensieri quando Flora uscì sul terrazzo e si appoggiò al cornicione per osservare Tecna e Timmy che stavano conversando proprio sotto di loro, nel piazzale.

-Oh, i piccioncini! Che carini!- esclamò la fata della natura rapita dalla dolcezza del ragazzo con gli occhiali nei confronti di una delle sue più care amiche.

-I nostri presidi hanno scelto la squadra più logica Tecna- cercò di spiegare il giovane con fare affettuoso e comprensivo.
-In certi momenti ho paura della logica- confessò allora la ragazza con sguardo triste.
-Mi fido ciecamente di Sky e di Brandon- concluse convinto lo specialista.
-Ma per qualche ragione continuo ad essere preoccupata- rispose lei, ancora con un velo di insicurezza.


-Si fida ciecamente di Sky e di Brandon… Loro non sbagliano mai- esclamò Riven con una punta di amarezza nella voce, facendo così sobbalzare Flora.

Ancora una volta Saladin aveva preferito i suoi due compagni di corso a lui; ma soprattutto aveva preferito Sky, il principe di Eraklyon, il ragazzo poco impulsivo, dai modi gentili e sempre disposto a dare una mano… il suo eterno rivale. Riven era arrivato al punto di non sapere più come competere e la cosa lo infastidiva parecchio. Non sopportava il modo in cui quel biondino si era preso il posto di leader, ovvero troppo facilmente, mentre lui continuava a mettere tutto sé stesso negli allenamenti al fine di migliorare le sue capacità e le sue abilità nell’arte del combattimento. Tenacia, impegno, ottimi risultati non bastavano perché lui restava sempre e comunque un’ombra. L’ombra di Sky.

-Scusami Riven, non ti avevo visto- confessò Flora imbarazzata voltandosi in direzione del ragazzo.

-Eh, capita spesso- rispose lui girandosi a sua volta verso la giovane, riportando quindi entrambe le gambe all’interno del balcone.

-Non fraintendermi, pensavo che fossi con Musa!- tentò di giustificarsi la fata, che non aveva avuto nessuna intenzione di offenderlo.

-Come? Musa?- chiese Riven con stupore, domandandosi se alla ragazza fosse per caso successo qualcosa -E perché?- non capiva per quale motivo Flora avesse fatto un’affermazione simile.

-Bhè, anche lei è molto preoccupata- replicò semplicemente la fata di Linphea, quasi fosse una cosa ovvia. In effetti per lei, che era una persona estremamente attenta allo stato d’animo delle persone che la circondavano, la questione risultava assolutamente logica ma comprese perfettamente lo sbigottimento di Riven perché sapeva quanto lui risultasse ancora molto scostante da quel punto di vista.

-Mh- La domanda che attraversò immediatamente la mente dello specialista fu che cosa avrebbe mai potuto fare lui se Musa era davvero in pena. Il suo sguardo cadde nuovamente in direzione di Tecna e di Timmy: lui la stava rincuorando, assicurandole che tutto sarebbe andato per il meglio. Quello che sorprese Riven fu notare come la fata della tecnologia, con le semplici parole del suo ragazzo e un abbraccio, parve trovare conforto e riacquisire serenità. Era davvero così semplice?

-Scusami Riven, ti sto disturbando, ora me ne vado- esclamò allora Flora che aveva notato il volto cupo e pensieroso del ragazzo più tormentato di Fonterossa.

-No me ne stavo andando io…- disse invece lui alzandosi in piedi con uno scatto -Devo fare una cosa- continuò poi in modo totalmente evasivo, uscendo dal terrazzo e rientrando dunque nella stanza. Sarebbe andato a cercare Musa. Non sapeva ancora che cosa le avrebbe detto o come si sarebbe comportato una volta che si fosse trovato faccia a faccia con lei. No, non lo sapeva; per ora però si sarebbe accontentato del pensiero di andare a cercarla. 

 
***
 
 
Riven cominciò a percorrere il viale alberato che conduceva al confine con la foresta di Selvafosca. Non passò molto che la trovò: Musa era lì, sul sentiero, ferma, in piedi. Non poteva vederle il volto perché era girata e gli dava la schiena ma era quasi certo che fosse assorta nei suoi pensieri così avanzò ancora di qualche metro prima di fermarsi alle sue spalle.

-Che cosa vuoi?- gli domandò la ragazza con un po’ di freddezza nel tono di voce, voltando leggermente il capo nella direzione dello specialista ma tenendo comunque lo sguardo basso per evitare di doverlo guardare negli occhi.

-Sei preoccupata?- osò allora il giovane, che si sentì immediatamente uno sciocco per la banalità di quella domanda: evidentemente doveva esserlo altrimenti Flora non gli avrebbe mai fatto un’osservazione simile.

Lo specialista era uno che tendenzialmente tendeva a preoccuparsi unicamente per sé stesso e ripensando a tutta quella situazione riteneva di avere ben altri pensieri per la mente a tenerlo occupato: doveva ancora gestire la delusione per le scelte del suo preside. Tuttavia in quel momento aveva nutrito una così intensa necessità di controllare come stava Musa che le sue elucubrazioni era come se fossero state completamente eclissate da quel desiderio di raggiungere la fata e lui non riusciva a spiegarsene il motivo.

-No…- negò dapprima Musa -Cioè…- proseguì poi. A lei veniva particolarmente difficile spiegare come si sentiva, così si voltò verso Riven mostrando finalmente il volto. Aveva un’espressione tormentata e i suoi occhi, leggermente arrossati, parlavano per lei: mostravano il lato più fragile della sua personalità, cosa che normalmente avrebbe invece preferito nascondere. Non sopportava l’idea che lui la potesse vedere così debole e questo unicamente per orgoglio però in quel preciso istante aveva sentito un qualcosa nel suo cuore che l’aveva spinta a fidarsi di lui e mostrarsi a Riven per quello che era.

Il ragazzo, vedendola in quello stato, dimenticò tutto il resto. Per la prima volta sentì le sue preoccupazioni passare definitivamente in secondo piano. In lui si accese il desiderio di fare qualcosa per lei, rincuorarla. Sentì un innato sentimento di protezione nei suoi confronti. Ripensò a Timmy e a Tecna. Ripensò a come lui si era posto con la fata e così tentò di fare altrettanto.

-Se ci fossi andato io questo non sarebbe mai accaduto- esclamò Riven con decisione ma Musa si limitò a stringersi nelle spalle. Quello che il ragazzo aveva voluto dire era che se fosse stato lui ad andare in missione a quest’ora sarebbero stati sicuramente tutti di ritorno, risparmiando così tanta angoscia a quelli che invece avevano dovuto attendere ad Alfea.

Il viso della fata rimase inconsolabile e Riven capì di aver scelto le parole sbagliate. Il suo penoso tentativo di rincuorare Musa era fallito e lei era sempre più avvilita ma lo specialista non poteva sapere che parte di quella tristezza era dedicata proprio a lui e alla sua delusione per essere stato escluso dalla missione. Lei in poco tempo aveva imparato a conoscerlo e a comprendere i suoi stati d’animo. Aveva capito quanto per lui fosse importante essere il migliore degli specialisti e lei era convinta che un giorno ci sarebbe riuscito, che avrebbe raggiunto certamente quell’obbiettivo ma riteneva anche che non fosse ancora quello il suo momento; lui avrebbe dovuto pazientare un altro po' e continuare a lottare per ciò che desiderava tanto ardentemente.

Il ragazzo ripensò nuovamente a Timmy, tanto imbranato ma almeno capace di far star meglio la sua fata. Forse non era completamente una frana come credeva.

La fata e lo specialista si guardarono per un altro istante poi Musa crollò: si gettò fra le braccia di Riven, in lacrime, spezzando il filo di pensieri del ragazzo e anche il silenzio. Si aprì in un pianto liberatorio che colse il giovane completamente alla sprovvista.

Lei aveva appena cercato un po’ di conforto fra le sue braccia; allora Riven istintivamente la strinse in un abbraccio: le posò le mani sulle spalle per farle capire che sarebbe rimasto lì con lei e che avrebbe aspettato. Avrebbe aspettato che lei si sfogasse e si calmasse. Con le parole aveva compreso di essere un disastro ma aveva tutto il tempo del mondo per rimanere in silenzio al suo fianco.

-Non devi dire a nessuno che ho pianto- esclamò poi Musa fra i singhiozzi e ancora una volta lui rimase sorpreso. Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, sciogliendo un abbraccio che gli era venuto completamente naturale.

Possibile che quella ragazza dovesse essere sempre così orgogliosa? Perché in quel momento di debolezza si doveva preoccupare di quello che lui avrebbe potuto dire in giro? Non poteva lasciare semplicemente che lui rimanesse lì con lei ad asciugare le sue lacrime come avrebbe fatto una qualsiasi altra ragazza?

Il problema era proprio questo: lei non era una qualsiasi. Lei era quella che gli aveva fatto dimenticare le proprie delusioni. Che gli toglieva la sensazione di essere solo una stupida ombra. Lei era quella che gli stava insegnando giorno dopo giorno a mettere da parte sé stesso per dare priorità ai sentimenti e alle emozioni altrui. Lei era speciale e Riven sapeva che se le fosse rimasto così vicino avrebbe finito per innamorarsene perché lei riusciva ad infondergli il coraggio di cui lui necessitava ma soprattutto lei riusciva a renderlo una persona migliore.

Quello che entrambi non avevano ancora compreso era che dal punto di vista caratteriale erano maledettamente simili; lei era cocciuta, orgogliosa, testarda esattamente come lo era lui. Però entrambi stavano pian piano iniziando ad aprirsi l’uno con l’altra e nel momento in cui lei si era gettata fra le braccia di lui iniziando a versare lacrime sul suo petto aveva trovato una valvola di sfogo e un po’ di conforto e lui sarebbe rimasto lì, in silenzio, a raccogliere i suoi pianti disperati.




Note dell'autrice: Buongiorno popolo di EFP! Questo capitolo è nato dopo le richieste di Daphne09 e musaeriven perciò ho deciso di dedicarlo proprio a loro (con l'ardente speranza di essere sopra le loro aspettative, ahahah).
Il dialogo fra Musa e Riven, nella versione italiana, è priva di una semplice frase che però, a mio modo di vedere, è fondamentale per la comprensione della scena. Infatti in italiano Musa non dice a Riven "non dire a nessuno che ho pianto", mentre è buttata su di lui in lacrime. Queste parole appaiono però nella versione inglese (https://www.youtube.com/watch?v=Rrfm91xe644) e ritengo che chiariscano perché lui sciolga l'abbraccio in quel modo quasi seccato! :)
Bene, detto questo ho detto tutto! :)
Nella speranza che questo capitoletto vi sia piaciuto vi saluto!
A presto, Ehris.

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Capitolo 3
*** Come Acqua & Fuoco ***


Come Acqua & Fuoco

 

-Sei sempre lo stesso! Pensi di bastare a te stesso e di non avere bisogno di nessuno. Non hai capito niente, come al solito!-

Il tono di Musa era tutt’altro che pacato. La sua voce esprimeva rabbia, amarezza, tormento, mentre indispettita puntava i piedi come una bambina alla quale era stato sottratto il lecca-lecca. Riven invece se ne stava lì davanti a lei, in tutto il suo splendore, con le braccia incrociate sul petto e un’aria di sufficienza dipinta sul volto, come se la situazione non lo toccasse minimamente. L’istinto di Musa era stato quello di serrare i pugni talmente forte da ferirsi i palmi delle mani con le unghie. Questo era ciò che al ragazzo piaceva di lei: il fatto che fosse trasparente e pura, come l’acqua; non sapeva fingere e non sapeva celare le sue emozioni.

Musa non chiedeva tanto perché oramai aveva imparato a conoscere ogni lato dello specialista. Sapeva del suo carattere chiuso, della sua fatica nel mostrare i sentimenti o ad aprirsi con le persone. Lui voleva far credere di essere un duro ma la fata, che provava più che del semplice affetto per lui e che quindi  ne studiava il comportamento, sapeva che la sua era unicamente una maschera di protezione. Una facciata per difendersi dalle ingiustizie e dalle sofferenze. Tuttavia, almeno in quell’occasione, si era aspettata che lo specialista le dicesse qualcosa; qualcosa di carino o più semplicemente qualcosa che la facesse stare meglio dal momento che la missione che stavano per intraprendere era ardua, pericolosa. Anche lei come le sue compagne era spaventata. Temeva per la sorte dei ragazzi, aveva paura di quello che sarebbe potuto succedere a Bloom, la sua amica, e di quello che avrebbero potuto incontrare all’interno del castello di Darkar. Quella volta Musa aveva sperato con tutto il suo cuore che Riven riuscisse a mettere da parte l’orgoglio per aprirsi finalmente a lei e lasciarsi leggero dentro. 

Era rimasta immobile a fissarlo, con le lacrime agli occhi per il nervoso, una decina di secondi che tuttavia a lei sembrarono un’eternità. Quando però, con rammarico, constatò che lui non avrebbe fatto nemmeno un passo verso di lei, stizzita, si voltò. Il ragazzo aveva avuto la sua occasione ma l’aveva miseramente sprecata e Musa non era più disposta ad attendere un gesto, una parola o qualsiasi altra cosa. Ora era tardi. Era rassegnata così fece un passo in direzione del castello, per andarsene. Voleva scappare e lasciarselo alle spalle una volta per tutte ma fu proprio in quel preciso istante, che lui la stupì: il giovane l’afferrò con decisione per un polso, bloccando la sua miserabile fuga.

Non voleva lasciarla andare. Non avrebbe permesso che lei andasse via da lui perché era l’unica che aveva imparato ad apprezzarlo così com’era. L’unica che non avrebbe mai cambiato una virgola in lui.

-Fermati!-

Disse Riven con un tono esasperato, catturandola poi in un abbraccio che sapeva di sicurezza e di amore; un abbraccio che era arrivato con un tale impeto da devastare ogni singola certezza della fata; un abbraccio caldo ed avvolgente come le fiamme di un fuoco. In pochi attimi, Musa, si era trovata contro il corpo scolpito ed assolutamente perfetto del giovane. Un fisico che era l’esito dei durissimi allenamenti di Fonterossa, dell’ambizione di voler essere il migliore, sempre il numero uno e un passo avanti agli altri. Anche se avesse voluto, la giovane, non sarebbe riuscita ad allontanarsi da lui perché la presa era estremamente salda. Era tanto vicina al ragazzo da poter sentire i suoi muscoli tendersi e il suo cuore battere; battere veloce come mai prima d’ora.

Quel contatto l’aveva catapultata in una dimensione parallela. In un modo nuovo, lontano dalle sue amiche e dai suoi amici, lontano dai mostri d’ombra e lontano da Darkar. Era un universo in cui la parola “preoccupazione” perdeva completamente di significato. Sarebbe potuta rimanere lì, fra le sue possenti braccia, per una vita intera perché era sicura che non si sarebbe mai potuta stufare di un gesto tanto forte ma allo stesso tempo tanto delicato.

-Musa voglio sentirti dire che tornerai, che tornerai da me-

Ansia, dolcezza, timore, le parole di Riven erano un cocktail di emozioni. Lui aveva espresso il desiderio di vederla tornare, sana e salva. Per la prima volta da quando lo conosceva, Musa, aveva sentito di contare qualcosa per lui. Malgrado il suo carattere scorbutico, malgrado i suoi molteplici difetti fra cui la superbia e talvolta anche l’arroganza era riuscito, in quell’occasione, a dimostrarle dell’affetto. Questo era il gesto che lei sentiva di aver bisogno. Quelle parole avevano avuto su di lei l’effetto di una scarica elettrica; erano adrenalina pura. Non avrebbe chiesto niente di più perché pensava che questo fosse già il massimo che potesse ottenere… ma forse si sbagliava…

-Ti… Ti amo-

Le aveva poi sussurrato all’orecchio Riven. La sua voce era roca, leggermente imbarazzata ed insicura. Il cuore di Musa, che aveva perso un battito per l’emozione, si era sciolto, come un cubetto di ghiaccio si scoglie al sole. Quella semplice frase, quella dimostrazione d’amore valeva più di qualsiasi pietra preziosa.

La fata della musica non aveva saputo replicare. Non avrebbe voluto rovinare quel momento tanto perfetto per niente al mondo. Era semplicemente rimasta in silenzio ad ascoltare i battiti dei loro cuori impazziti. Danzavano seguendo uno spartito ed un ritmo tutto loro. Sentiva un calore piacevole irrorarle tutto il corpo. Chiuse gli occhi ed inspirò profondamente per assaporare tutta la dolcezza di quel momento e di quell’abbraccio.

Nessuno dei due avrebbe mai dimenticato quell’istante tanto inteso; sarebbe rimasto impresso nelle loro menti per tutta la loro vita. Entrambi avrebbero ricordato quel gesto in ogni attimo della loro esistenza perché è difficile, se non impossibile, scordare un evento simile. È difficile dimenticare come l’amore talvolta possa permettere all’acqua di rimanere tale fra le braccia del fuoco. È difficile dimenticare come in quell’occasione il fuoco avesse trovato sicurezza stringendo a sé l’acqua. Due entità tanto diverse ma allo stesso tempo tanto perfette e tanto compatibili. Semplicemente fatti l’uno per l’altra.





Note dell'autrice: Salve popolo di EFP! Ecco cosa accade quando le giornate di maltempo iniziano ad accumularsi... Questa è il frammento che mi ha fatto letteralmente innamorare di Musa e Riven :) Nel finale della seconda stagione questa scena occupa soltanto qualche secondo. Sono poche battute ma dietro secondo me c'è molto di più! Ho tentato di raccontare come ho vissuto io questo momento, cosa ci ho visto... Ecco il risultato; lo avete letto :) che ne pensate? Vi è piaciuto? Spero tanto che me lo farete sapere!! :)
A presto, Ehris.
 

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