Bellatrix rise di xitsgabs (/viewuser.php?uid=524212)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #01. Di capelli ribelli e dita attorcigliate fra essi. ***
Capitolo 2: *** #02. Di rose e sorrisi. ***
Capitolo 3: *** #03. Proprio tu, Sirius. ***
Capitolo 4: *** #04. Sei ancora il mio Sirius. ***
Capitolo 5: *** #05. Il lato oscuro. ***
Capitolo 6: *** #06. Per il tuo bene. ***
Capitolo 1 *** #01. Di capelli ribelli e dita attorcigliate fra essi. ***
Nickname
forum/efp: xitsgabs.
Pacchetto:
Arsenico.
Generi:
Romantico, Slice
of
life, forse anche un po’ Angst.
Rating:
Giallo.
Note/Avvertimenti:
Missing Moments.
NdA
(eventuali): Non
ho mai scritto sulla coppia Sirius/Bellatrix e devo ammettere che
è stata una
bella sfida perché – pur avendo scelto di dare
spazio a entrambi i punti di
vista – ho deciso di dare più importanza alla
visione delle cose di Bellatrix,
che è un personaggio in sé molto complesso, folle
e interessante. Ho fatto di
tutto per mantenere l’IC dei personaggi, ma ho paura di non
esserci a pieno
riuscita, dato che è un po’ difficile immaginare
una Bellatrix innamorata di
qualcuno che non sia Voldemort e un Sirius che pensi a qualcuno che non
sia
Harry, ma ho fatto del mio meglio! Ho immaginato un amore represso,
impossibile
fra due persone incompatibili, morboso e pazzo. Ho dato, comunque,
molta
importanza all’evoluzione del carattere di Bellatrix
perché, onestamente, non
ho mai pensato che fosse nata già crudele. Era una bambina
normale, magari con
un carattere più forte rispetto alle altre bambine della sua
età, ma pur sempre
una ragazzina. Sirius è rimasto, alla fin fine, lo stesso.
Un bambino
espansivo, amorevole, pronto a dare affetto a chiunque (forse non
è il Sirius
che conosciamo noi dai libri, ma era un ragazzo allegro prima dei
dodici anni
ad Azkaban, che l’hanno segnato). Spero di aver trattato bene
la OTP della
GiudiciA e che non mi linci se ho sbagliato qualcosa.
Okay,
credo di non avere nient’altro da aggiungere!
Bellatrix
rise
Di capelli ribelli e dita
attorcigliate fra essi
Bellatrix
odiava le
nuove nascite nella
famiglia Black. Non perché odiava già al
principio i suoi cugini o le sue
sorelle, ma perché la famiglia era così
assurdamente fissata con il dare feste
in onore del nascituro. Non
ricorderà
niente avrebbe voluto ricordare mentre la madre le
attorcigliava i capelli
in una treccia a spina di pesce e provava a fermare le ciocche ribelli
dei suoi
capelli con l’aiuto di un fermaglio argento.
L’aveva anche costretta ad
indossare un vestitino verde con i dettagli del medesimo colore
dell’accessorio
e, come se quella tortura non fosse destinata ad avere fine, le aveva
detto che
sembrava una principessa.
Idiozie!
Bellatrix era tutto tranne che una principessa. Le principesse sono
deboli,
vengono rinchiuse in torri e devono essere salvate dai principi.
Bellatrix non
era come loro, Bellatrix non veniva rapita e rinchiusa e, se anche
fosse
accaduto, non avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di un uomo.
Bellatrix era una
guerriera.
Ritornando
con la mente alla meravigliosa
festa
in onore del nuovo arrivato – avevano detto si sarebbe
chiamato Sirius – ormai
la casa era decorata con i colori dell’onorevole Casata
Serpeverde – che
accoglieva tutti i membri della rispettosa famiglia
dall’inizio della sua
esistenza. Erano rare le volte in cui un Black non era capitato in
quella Casa
e, ogni volta che succedeva, era motivo di profonda vergogna per il
ragazzo e i
suoi genitori – e c’erano tantissimi tavoli
disposti ordinatamente, con
favolosi cibi cucinati dalla servitù. Solo due tavoli non
ospitavano viveri:
uno perché era ben apparecchiato per il pranzo –
quindi il cibo lo avrebbe
occupato poco dopo – e un altro perché era
ricoperto di regali per i coniugi.
Bellatrix
voleva aiutare, rendersi utile e non sentirsi una palla al piede nei
preparativi della famiglia ma i genitori si rifiutavano di lasciare che
aiutasse a fare lavori manuali per cui non serviva la magia,
così, quando
sentirono il pianto di Narcissa, approfittarono per convincere la
bambina a
tenerla in braccio. Così la ragazzina di appena otto anni
prese sua sorella fra
le braccia e, insieme all’altra sorellina Andromeda, si
andò a sedere sul
divano.
Dopo
quelli che per Bellatrix parvero secoli, la dimora era ormai
accuratamente
decorata e ospitabile, così fu solo questione di pochi
minuti prima che i due
neogenitori aprissero la porta. La bellezza giovanile dei loro volti
era appena
sciupata a causa delle notti passate insonni fra preoccupazioni e
dolori – nel
caso della signora Black che, a quanto pareva, aveva subito un lungo e
difficile parto – ma il sorriso sulle loro labbra non tradiva
la felicità
dell’essere, finalmente, genitori.
Negli
attimi dopo ci fu un putiferio tale – fra auguri e abbracci
– che Bellatrix,
preoccupata, lasciò andare la sorella e andò a
prendere il cugino che sembrava rischiare
di essere schiacciato da tutto quell’affetto. Si
andò a sedere di nuovo sul
divano, mentre sentiva un fastidio al capo. Abbassò lo
sguardo per notare il
piccolo Sirius che le tirava una ciocca ribelle di capelli che era
sfuggita al
potere del fermaglio. E
Bellatrix rise.
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Capitolo 2 *** #02. Di rose e sorrisi. ***
Di rose e sorrisi
La
porta della residenza Black si aprì lentamente per mano di
Orion, lasciando
entrare la quattordicenne Bellatrix insieme ai suoi genitori e alle sue
sorelle.
L’adolescente
sorrise, guardandosi intorno, cercando con lo sguardo una persona in
particolare. Quando poi si sentì tirare la gonna,
abbassò lo sguardo, trovandosi
un Sirius di sei anni eccitato all’idea di riavere con
sé la sua preferita fra
le cugine. Bellatrix lo raccolse, stringendolo fra le braccia e
dandogli un
bacio sulla guancia. Il sorriso sulle labbra.
Quel
bambino era l’unico che potesse farla sorridere nonostante
tutte le disgrazie
che stavano incombendo – la prima, era Andromeda che
cominciava a fraternizzare
con i Sanguesporco – e
Bellatrix non
poteva che essergli grata. Lo portò fuori, in giardino, e lo
fece sedere sulle
sue gambe mentre parlavano. Lui era troppo piccolo per utilizzare
vocaboli
difficili, ma nelle sue parole Bellatrix riusciva a vedere
l’uomo colto che
sarebbe stato un giorno.
Un giorno in
cui,
forse, lei non sarebbe più stata la sorella di Andromeda.
Era una cosa brutta a
cui pensare, ma aveva l’impressione che questa simpatia verso
le fecce
l’avrebbe portata a diventare una traditrice del suo sangue
e, così, sarebbe
stata radiata dalla famiglia Black. Voleva così bene a sua
sorella, e poteva essere
portata via da lei per colpa dei Nati Babbani che non avrebbero mai
dovuto
varcare le porte di Hogwarts, né tanto meno permettersi di
avvicinare gli
onorevoli purosangue della famiglia Black.
Non seppe per
quanto
tempo si era persa nei suoi pensieri, ma fu riscossa solo da qualcosa
di
morbido e liscio che le fu poggiato sulle mani: abbassò lo
sguardo,
imbattendosi in un mazzetto di rose bianche appena colte.
Alzò il volto verso
Sirius, le mani ancora sporche di terreno.
«Non
voglio che tu sia
triste, Bella.» disse, la voce con una punta
d’ordine. Lei fissò lo sguardo di
lui: la pelle pallida e i capelli neri, lo stesso colore dei suoi
occhi, che
però risultavano luminosi. Uno spiraglio di speranza che, in
quel momento, era
la benvenuta nel suo cuore.
E Bellatrix
rise, annusando il profumo dei fuori
e regalandone uno al cugino.
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Capitolo 3 *** #03. Proprio tu, Sirius. ***
Proprio
tu, Sirius.
Sirius.
Il suo Sirius,
in Grifondoro. Il cugino amato, che
Bellatrix aveva cresciuto con tanto amore, era stato smistato nella
Casa
composta da sole fecce.
Proprio
il suo Sirius. Non ci sarebbe stato
alcun danno, se almeno si fosse vergognato della sua tragica sorte, se
si fosse
sentito in imbarazzo davanti a tutti gli onorevoli Serpeverde della sua
famiglia. E invece eccolo lì, davanti a Bellatrix, la
cravatta rosso-oro perfettamente
annodata al suo collo.
Sirius,
dal canto suo, si era posto il problema di ciò che avrebbero
pensato i loro
genitori, dato che non era colpa sua se i genitori vivevano nell’ignoranza che li
costringeva a
pensare che l’unica cosa importante nella vita di un mago
fosse la purezza del
sangue e la cravatta verde-argento. Al contrario, l’idea
delle loro espressioni
mentre leggevano la lettera dove Sirius comunicava la scelta del
capello non
aveva fatto altro che divertirlo. Quello che non si aspettava era lo
sguardo di
profondo disgusto che gli aveva lanciato sua cugina Bellatrix nel
vederlo
presentarsi nell’umile dimora Black con i colori della sua
Casata.
Sapeva
che Bellatrix era cambiata durante gli anni ad Hogwarts –
tenendo conto degli
sfoghi di Andromeda, doveva essere diventata meschina
– ma si era sempre comportata bene con lui. Ogni anno,
quando tornava a casa per le vacanze – natalizie o estive
– lo abbracciava e
gli posava un bacio sulla guancia, poi passavano i pomeriggi insieme. A
differenza delle sue sorelle, non gli aveva mai fatto pesare la sua
presenza e
l’aveva sempre trattato come uno di loro, nonostante gli otto
anni di
differenza. Si era sempre comportata come una sorella e Sirius
l’apprezzava per
questo. L’apprezzava anche perché era
intelligente, determinata, forte. Una
guerriera, l’unica studentessa onorevole che i Serpeverde
avessero mai visto.
Per
questo il suo sguardo di puro odio gli spezzò il cuore. «Bella»
sussurrò il ragazzino, avvicinandosi a lei. La voce era
insicura, come se si
aspettasse di essere cacciato a pedate.
Lei
indietreggiò,
l’espressione inorridita sul volto. Come
osa avvicinarsi a me? «Non avvicinarti, feccia!»
urlò. Sirius si bloccò di colpo, troppo ferito
per insistere e dire qualcosa.
Voleva dire: “Sono io, Bella. Sono sempre io” ma
era inutile, non l’avrebbe
ascoltato. Lo sapeva bene. «Che vergogna.
L’onorevole famiglia Black
disonorata. Un Grifondoro in famiglia, che nemmeno prova imbarazzo
nell’esserlo.» disse, la voce tetra come quella di
una giovane vedova in lutto
al funerale del marito. Gli occhi le luccicavano per la delusione, ben
palpabile nell’aria tesa che si respirava fra i due.
«Proprio tu, Sirius. Il mio Sirius.»
sussurrò, la voce rotta. Tu non
sei il mio Sirius, feccia. Dov’è il
mio Sirius?
«Sono
ancora il tuo
Sirius!» esclamò lui, il coraggio da Grifondoro
appena trovato. «Sono tuo
cugino!» continuò, la voce implorante.
Bellatrix
rise, la risata amara e senza divertimento, che non corrispondeva
all’immagine
che lui aveva sempre avuto di lei. «Non farmi
ridere: tu
non c’entri più niente con me!»
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Capitolo 4 *** #04. Sei ancora il mio Sirius. ***
Sei ancora il mio Sirius.
Bellatrix
inspirò
l’aria pura e fresca, completamente diversa da quella che si
respirava ad
Azkaban. Era appena fuggita da quella prigione, da
quell’inferno. A volte, la
vita ti riservava ancora delle belle opportunità: adesso
avrebbe potuto aiutare
il suo Signore, insieme a quello scansafatiche di suo marito. Ah, suo
marito.
Se avesse chiesto al Signore Oscuro di ucciderlo, l’avrebbe
fatto per la sua
più fedele Mangiamorte? L’odio che provava per il
suo sposo era qualcosa che
non aveva mai provato prima, non tanto perché era stato un
matrimonio combinato
quanto perché non voleva andare con lui
sull’altare. Ma il suo amore, il suo
unico amore, era diventato feccia tanti anni prima.
Però
aveva ucciso, era
stato condannato ad Azkaban per aver ucciso quel disgraziato di Peter
Minus,
era indirettamente accusato di aver ucciso James e Lily Potter.
Bellatrix
sorrise compiaciuta a quei pensieri, sentendosi immediatamente stupida
per non
aver sposato lui. Per non aver capito che quella di Sirius era tutta
una farsa,
che era cattivo.
E adesso pensava
a lui,
solo a lui, mentre correva via sperando di non essere catturata da
qualcuno, ma
non sembrava esserci una qualsiasi minaccia. Il Mondo Magico sembrava
davvero
in crisi in quel periodo.
Si
bloccò quando sentì
un cane abbaiare e si voltò verso di lui. Portò
la mano alla bacchetta rubata
ad un mago che aveva già fatto una brutta fine, pronta a
dare la stessa sorte
anche a quell’enorme cane nero, ma qualcosa la
fermò. Conosceva già quegli
occhi. Gli stessi che gli avevano sempre
donato speranza in un mondo di disgrazie.
L’animale
prese le sue
sembianze umane. Sirius, gli occhi ancora luminosi e neri come
ricordava, il
viso sciupato dai dodici anni ad Azkaban. La bellezza mai persa.
«Sirius»
mormorò, la voce che aveva perso
l’acidità.
Lui
sembrò lottare
contro la voglia di alzare gli angoli della bocca in un sorriso.
«Bellatrix.
Sei fuggita.» constatò.
Lei sorrise,
annuendo.
«Anche tu.»
«Due
anni fa.» precisò
lui, le mani infilate nelle tasche.
«Sono
così felice di
vederti. Non capisco come non abbia potuto capire prima.»
disse lei, più a sé
stessa che a lui. L’espressione stupita di Sirius divenne
confusa, mentre la
guardava. Negli occhi una domanda non detta. «Tu non sei
feccia, Sirius. Non
sei cambiato. Sei ancora il mio amato
Sirius.»
Sirius
aprì la bocca
per ribattere, capendo che Bellatrix non sapeva della sua innocenza, ma
non ne ebbe
il tempo. Le braccia della donna gli circondarono il collo mentre
quest’ultima
si fiondava sulle sue labbra. L’uomo la strinse a
sé, perdendo temporaneamente
la ragione. Non ricordò più la differenza tra
giusto e sbagliato, dimenticò le
cattiverie fatte da Bellatrix, l’odio che gli aveva
dimostrato in tutti
gli anni della sua adolescenza. Tutto
perse il suo senso mentre la baciava, come voleva fare da tutta la vita.
Quando
si staccarono, Bellatrix era felice come mai era stata negli ultimi
quattordici
anni. E, finalmente, rideva.
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Capitolo 5 *** #05. Il lato oscuro. ***
Il lato oscuro
Ormai, ogni
sera,
Sirius prendeva le sue sembianze canine e usciva di casa per
raggiungere
Bellatrix in un luogo sempre diverso da quello dove si erano incontrati
la
notte precedente. Ogni volta si sedevano, parlavano, si baciavano. Non
vedeva
nessuna traccia della Bellatrix cattiva e meschina che aveva, a suo
tempo,
conosciuto e che sapeva esisteva ancora con i Nati Babbani, Mezzosangue
e
traditori del proprio sangue. Ma sapeva che c’era e che non
poteva ancora
cessare d’esistere. Sapeva anche che, forse, sarebbe riuscito
a farla tornare.
O almeno sperava.
Bellatrix,
invece, era
più che felice di essere com’era ed era contenta
che anche Sirius lo fosse. Da
quel che lei sapeva, il suo amante era lo stesso che aveva provato ad uccidere il topo –
ormai aveva scoperto tutta la storia
e Sirius, quindi, era quasi del tutto innocente: ciononostante, il
fatto che
avesse provato a far fuori Peter lo rendeva una persona capace di
uccidere, il
che lo rendeva meraviglioso agli occhi di lei – e sapeva che,
un giorno, lui
l’avrebbe seguita come Mangiamorte.
«Combatterai
con me?»
domandò la donna. In quel momento si trovava fra le braccia
dell’innamorato
che, assorto fra i suoi pensieri, perse qualche secondo a fare mente
locale e
capire cosa avesse chiesto lei.
Sgranò
leggermente gli
occhi, confuso. «Come?» domandò, per
ricevere chiarezze.
Lei
sbuffò leggermente,
alzando gli occhi al cielo. «Quando
ci
sarà la battaglia. Combatterai con me?»
ripeté.
Sirius volse lo
sguardo
verso il lago davanti a loro, ben appoggiato al tronco
dell’albero. Combattere
con Bellatrix? Beh, sarebbe stato giusto. Lui l’amava, doveva
proteggerla e
aiutarla. Ma d’altra parte, questo andava contro tutto il suo
stile di vita,
contro i suoi valori, contro Harry. Doveva essere un uomo migliore, per
lui.
«Tu passerai dalla parte di Harry?»
domandò lui a sua volta.
Bellatrix
sgranò gli
occhi a tale richiesta. Come poteva anche solo pensare che avrebbe
abbandonato
il suo Signore? Non avrebbe mai potuto farlo! Lord Voldemort non
meritava un
tradimento del genere. Lei lo stimava così tanto.
«Nemmeno per idea.»
«Allora
non
combatteremo insieme.»
«Allora
è finita.»
disse Bellatrix istantaneamente, mentre si alzava. Sirius la
seguì con lo
sguardo, stupito dall’estrema facilità con cui
aveva appena messo fine alla
loro relazione. «Non posso andare contro a ciò a
cui credo. Non posso aiutare
delle fecce.»
«Sono persone! Maghi!»
li difese l’uomo alzandosi e posizionandosi davanti a lei.
Lo sguardo di lei era vivido e determinato, tanto che Sirius
sospettò stesse
per tirare fuori la bacchetta.
Invece,
Bellatrix rise. Una risata amara e sconsolata, rassegnata. «Allora,
evidentemente, sei una feccia anche tu.»
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Capitolo 6 *** #06. Per il tuo bene. ***
Per il tuo bene
Non
era stato così difficile attirare il
Bambino-Che-È-Sopravvissuto nel luogo dove
si sarebbe tenuta la prima battaglia – forse anche
l’unica, se Voldemort fosse
riuscito nel suo intento. I Mangiamorte si erano aspettati di vedere
solo il
trio formato da Potter e dai suoi due amici per la pelle, invece si
trovarono
anche altri nuovi aggiunti nella combriccola, cosa che però
non aveva causato
il minimo scalpore.
Poi
era entrato Sirius nella stanza, seguito dagli altri membri
dell’Ordine della
Fenice, e il cuore di Bellatrix perse un battito.
Era
lì, a combattere. Ma a favore di
chi?
Dopo la loro ultima conversazione, non si erano più
incrociati, eppure entrambi
speravano di ritrovarsi a combattere dalla stessa parte. Sirius sperava
nella
bontà di Bellatrix, Bellatrix sperava nella
crudeltà di Sirius. E invece, lei
si scagliò contro Harry Potter. Come ovvio doveva essere,
Sirius corse verso il
figlioccio, facendogli da scudo umano e combattendo, al suo posto,
contro la
donna.
Era
tutta una battaglia fatti di attacchi, contrattacchi, ripari. Nessuno
dei due
aveva ancora la meglio, erano in pura parità, prima che
Bellatrix lanciasse un
“Expelliarmus”.
Sirius si ritrovò,
quindi, senza la sua bacchetta. Quella della donna era puntata contro
di lui
che incatenò i suoi occhi a quelli di lei, tentando di
trovare un
impercettibile spettro dell’amore che avevano condiviso.
«Non
devi farlo, Bella.» disse Sirius, la voce tranquilla e
confortevole. Si
avvicinava, a piccoli passi, alla figura della donna che amava con
tutto se
stesso, che teneva stretta la bacchetta fra le dita, puntata verso di
lui.
Invece,
Bellatrix, non si fece abbindolare dal calore incoraggiante degli occhi
dell’uomo e mantenne lo sguardo, freddo e impassibile, sulla
sua figura.
Scosse
leggermente la testa, la tristezza nelle sue iridi scure in quel buio.
La
battaglia continuava attorno a loro, eppure tutte quelle grida di
combattimento
non giungevano alle orecchie di quelli che, una volta, furono due
amanti. Solo
l’urlo di Harry riuscì a disincantare Sirius, che
volse lo sguardo verso di
lui. Era preoccupato. Preoccupato
per
quella feccia, quell’essere indegno.
Bellatrix
represse l’istinto di piangere, mentre muoveva la bacchetta.
«Eri un uomo così
nobile, tempo fa. Hai mandato tutto in rovina, per queste fecce! Non
posso
vederti così, Sirius. È per il tuo
bene.» disse, il tono di scuse. La sua
determinazione da guerriera tornò mentre scagliava
l’Anatema Che Uccide proprio
verso il petto dell’uomo.
Sorrise,
cosciente di aver fatto la cosa giusta. L’aveva fatto per
lui, in onore di ciò
che un tempo era. Per il suo bene, ma Sirius non avrebbe mai capito. E rise.
Mentre
cadeva nel vuoto, due suoni terribili raggiunsero le orecchie di Sirius
Black.
L’urlo disperato di quello che, per lui, era come un figlio,
Harry, e il suono della
risata della donna che più aveva amato in tutta la sua vita.
Perché
sì, Bellatrix rideva. La
risata folle contenente lo spettro di una bambina pura che mai
più sarebbe
tornata indietro; una risata che aveva, a suo tempo, amato e che adesso
odiava
come mai aveva fatto.
Ho sprecato
tutta la mia breve vita
ad amare la tua risata, Bellatrix. Sirius si
aggrappò a
quel suo ultimo pensiero, mentre il
suo cuore cessava di battere sia per Bellatrix che per la vita.
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