Bellatrix rise

di xitsgabs
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #01. Di capelli ribelli e dita attorcigliate fra essi. ***
Capitolo 2: *** #02. Di rose e sorrisi. ***
Capitolo 3: *** #03. Proprio tu, Sirius. ***
Capitolo 4: *** #04. Sei ancora il mio Sirius. ***
Capitolo 5: *** #05. Il lato oscuro. ***
Capitolo 6: *** #06. Per il tuo bene. ***



Capitolo 1
*** #01. Di capelli ribelli e dita attorcigliate fra essi. ***


Nickname forum/efp: xitsgabs.

Pacchetto: Arsenico.

Generi: Romantico, Slice of life, forse anche un po’ Angst.

Rating: Giallo.

Note/Avvertimenti: Missing Moments.

NdA (eventuali): Non ho mai scritto sulla coppia Sirius/Bellatrix e devo ammettere che è stata una bella sfida perché – pur avendo scelto di dare spazio a entrambi i punti di vista – ho deciso di dare più importanza alla visione delle cose di Bellatrix, che è un personaggio in sé molto complesso, folle e interessante. Ho fatto di tutto per mantenere l’IC dei personaggi, ma ho paura di non esserci a pieno riuscita, dato che è un po’ difficile immaginare una Bellatrix innamorata di qualcuno che non sia Voldemort e un Sirius che pensi a qualcuno che non sia Harry, ma ho fatto del mio meglio! Ho immaginato un amore represso, impossibile fra due persone incompatibili, morboso e pazzo. Ho dato, comunque, molta importanza all’evoluzione del carattere di Bellatrix perché, onestamente, non ho mai pensato che fosse nata già crudele. Era una bambina normale, magari con un carattere più forte rispetto alle altre bambine della sua età, ma pur sempre una ragazzina. Sirius è rimasto, alla fin fine, lo stesso. Un bambino espansivo, amorevole, pronto a dare affetto a chiunque (forse non è il Sirius che conosciamo noi dai libri, ma era un ragazzo allegro prima dei dodici anni ad Azkaban, che l’hanno segnato). Spero di aver trattato bene la OTP della GiudiciA e che non mi linci se ho sbagliato qualcosa.

Okay, credo di non avere nient’altro da aggiungere!

Bellatrix rise

Di capelli ribelli e dita attorcigliate fra essi

Bellatrix odiava le nuove nascite nella famiglia Black. Non perché odiava già al principio i suoi cugini o le sue sorelle, ma perché la famiglia era così assurdamente fissata con il dare feste in onore del nascituro. Non ricorderà niente avrebbe voluto ricordare mentre la madre le attorcigliava i capelli in una treccia a spina di pesce e provava a fermare le ciocche ribelli dei suoi capelli con l’aiuto di un fermaglio argento. L’aveva anche costretta ad indossare un vestitino verde con i dettagli del medesimo colore dell’accessorio e, come se quella tortura non fosse destinata ad avere fine, le aveva detto che sembrava una principessa. Idiozie! Bellatrix era tutto tranne che una principessa. Le principesse sono deboli, vengono rinchiuse in torri e devono essere salvate dai principi. Bellatrix non era come loro, Bellatrix non veniva rapita e rinchiusa e, se anche fosse accaduto, non avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di un uomo. Bellatrix era una guerriera.

Ritornando con la mente alla meravigliosa festa in onore del nuovo arrivato – avevano detto si sarebbe chiamato Sirius – ormai la casa era decorata con i colori dell’onorevole Casata Serpeverde – che accoglieva tutti i membri della rispettosa famiglia dall’inizio della sua esistenza. Erano rare le volte in cui un Black non era capitato in quella Casa e, ogni volta che succedeva, era motivo di profonda vergogna per il ragazzo e i suoi genitori – e c’erano tantissimi tavoli disposti ordinatamente, con favolosi cibi cucinati dalla servitù. Solo due tavoli non ospitavano viveri: uno perché era ben apparecchiato per il pranzo – quindi il cibo lo avrebbe occupato poco dopo – e un altro perché era ricoperto di regali per i coniugi.

Bellatrix voleva aiutare, rendersi utile e non sentirsi una palla al piede nei preparativi della famiglia ma i genitori si rifiutavano di lasciare che aiutasse a fare lavori manuali per cui non serviva la magia, così, quando sentirono il pianto di Narcissa, approfittarono per convincere la bambina a tenerla in braccio. Così la ragazzina di appena otto anni prese sua sorella fra le braccia e, insieme all’altra sorellina Andromeda, si andò a sedere sul divano.

Dopo quelli che per Bellatrix parvero secoli, la dimora era ormai accuratamente decorata e ospitabile, così fu solo questione di pochi minuti prima che i due neogenitori aprissero la porta. La bellezza giovanile dei loro volti era appena sciupata a causa delle notti passate insonni fra preoccupazioni e dolori – nel caso della signora Black che, a quanto pareva, aveva subito un lungo e difficile parto – ma il sorriso sulle loro labbra non tradiva la felicità dell’essere, finalmente, genitori.

Negli attimi dopo ci fu un putiferio tale – fra auguri e abbracci – che Bellatrix, preoccupata, lasciò andare la sorella e andò a prendere il cugino che sembrava rischiare di essere schiacciato da tutto quell’affetto. Si andò a sedere di nuovo sul divano, mentre sentiva un fastidio al capo. Abbassò lo sguardo per notare il piccolo Sirius che le tirava una ciocca ribelle di capelli che era sfuggita al potere del fermaglio. E Bellatrix rise.

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Capitolo 2
*** #02. Di rose e sorrisi. ***


Di rose e sorrisi

La porta della residenza Black si aprì lentamente per mano di Orion, lasciando entrare la quattordicenne Bellatrix insieme ai suoi genitori e alle sue sorelle.

L’adolescente sorrise, guardandosi intorno, cercando con lo sguardo una persona in particolare. Quando poi si sentì tirare la gonna, abbassò lo sguardo, trovandosi un Sirius di sei anni eccitato all’idea di riavere con sé la sua preferita fra le cugine. Bellatrix lo raccolse, stringendolo fra le braccia e dandogli un bacio sulla guancia. Il sorriso sulle labbra.

Quel bambino era l’unico che potesse farla sorridere nonostante tutte le disgrazie che stavano incombendo – la prima, era Andromeda che cominciava a fraternizzare con i Sanguesporco – e Bellatrix non poteva che essergli grata. Lo portò fuori, in giardino, e lo fece sedere sulle sue gambe mentre parlavano. Lui era troppo piccolo per utilizzare vocaboli difficili, ma nelle sue parole Bellatrix riusciva a vedere l’uomo colto che sarebbe stato un giorno.

Un giorno in cui, forse, lei non sarebbe più stata la sorella di Andromeda. Era una cosa brutta a cui pensare, ma aveva l’impressione che questa simpatia verso le fecce l’avrebbe portata a diventare una traditrice del suo sangue e, così, sarebbe stata radiata dalla famiglia Black. Voleva così bene a sua sorella, e poteva essere portata via da lei per colpa dei Nati Babbani che non avrebbero mai dovuto varcare le porte di Hogwarts, né tanto meno permettersi di avvicinare gli onorevoli purosangue della famiglia Black.

Non seppe per quanto tempo si era persa nei suoi pensieri, ma fu riscossa solo da qualcosa di morbido e liscio che le fu poggiato sulle mani: abbassò lo sguardo, imbattendosi in un mazzetto di rose bianche appena colte. Alzò il volto verso Sirius, le mani ancora sporche di terreno.

«Non voglio che tu sia triste, Bella.» disse, la voce con una punta d’ordine. Lei fissò lo sguardo di lui: la pelle pallida e i capelli neri, lo stesso colore dei suoi occhi, che però risultavano luminosi. Uno spiraglio di speranza che, in quel momento, era la benvenuta nel suo cuore.

E Bellatrix rise, annusando il profumo dei fuori e regalandone uno al cugino.

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Capitolo 3
*** #03. Proprio tu, Sirius. ***


Proprio tu, Sirius.

Sirius. Il suo Sirius, in Grifondoro. Il cugino amato, che Bellatrix aveva cresciuto con tanto amore, era stato smistato nella Casa composta da sole fecce.

Proprio il suo Sirius. Non ci sarebbe stato alcun danno, se almeno si fosse vergognato della sua tragica sorte, se si fosse sentito in imbarazzo davanti a tutti gli onorevoli Serpeverde della sua famiglia. E invece eccolo lì, davanti a Bellatrix, la cravatta rosso-oro perfettamente annodata al suo collo.

Sirius, dal canto suo, si era posto il problema di ciò che avrebbero pensato i loro genitori, dato che non era colpa sua se i genitori vivevano nell’ignoranza che li costringeva a pensare che l’unica cosa importante nella vita di un mago fosse la purezza del sangue e la cravatta verde-argento. Al contrario, l’idea delle loro espressioni mentre leggevano la lettera dove Sirius comunicava la scelta del capello non aveva fatto altro che divertirlo. Quello che non si aspettava era lo sguardo di profondo disgusto che gli aveva lanciato sua cugina Bellatrix nel vederlo presentarsi nell’umile dimora Black con i colori della sua Casata.

Sapeva che Bellatrix era cambiata durante gli anni ad Hogwarts – tenendo conto degli sfoghi di Andromeda, doveva essere diventata meschina – ma si era sempre comportata bene con lui. Ogni anno, quando tornava a casa per le vacanze – natalizie o estive – lo abbracciava e gli posava un bacio sulla guancia, poi passavano i pomeriggi insieme. A differenza delle sue sorelle, non gli aveva mai fatto pesare la sua presenza e l’aveva sempre trattato come uno di loro, nonostante gli otto anni di differenza. Si era sempre comportata come una sorella e Sirius l’apprezzava per questo. L’apprezzava anche perché era intelligente, determinata, forte. Una guerriera, l’unica studentessa onorevole che i Serpeverde avessero mai visto.

Per questo il suo sguardo di puro odio gli spezzò il cuore. «Bella» sussurrò il ragazzino, avvicinandosi a lei. La voce era insicura, come se si aspettasse di essere cacciato a pedate.

Lei indietreggiò, l’espressione inorridita sul volto. Come osa avvicinarsi a me? «Non avvicinarti, feccia!» urlò. Sirius si bloccò di colpo, troppo ferito per insistere e dire qualcosa. Voleva dire: “Sono io, Bella. Sono sempre io” ma era inutile, non l’avrebbe ascoltato. Lo sapeva bene. «Che vergogna. L’onorevole famiglia Black disonorata. Un Grifondoro in famiglia, che nemmeno prova imbarazzo nell’esserlo.» disse, la voce tetra come quella di una giovane vedova in lutto al funerale del marito. Gli occhi le luccicavano per la delusione, ben palpabile nell’aria tesa che si respirava fra i due. «Proprio tu, Sirius. Il mio Sirius.» sussurrò, la voce rotta. Tu non sei il mio Sirius, feccia. Dov’è il mio Sirius?

«Sono ancora il tuo Sirius!» esclamò lui, il coraggio da Grifondoro appena trovato. «Sono tuo cugino!» continuò, la voce implorante.

Bellatrix rise, la risata amara e senza divertimento, che non corrispondeva all’immagine che lui aveva sempre avuto di lei. «Non farmi ridere: tu non c’entri più niente con me!»

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Capitolo 4
*** #04. Sei ancora il mio Sirius. ***


Sei ancora il mio Sirius.

Bellatrix inspirò l’aria pura e fresca, completamente diversa da quella che si respirava ad Azkaban. Era appena fuggita da quella prigione, da quell’inferno. A volte, la vita ti riservava ancora delle belle opportunità: adesso avrebbe potuto aiutare il suo Signore, insieme a quello scansafatiche di suo marito. Ah, suo marito. Se avesse chiesto al Signore Oscuro di ucciderlo, l’avrebbe fatto per la sua più fedele Mangiamorte? L’odio che provava per il suo sposo era qualcosa che non aveva mai provato prima, non tanto perché era stato un matrimonio combinato quanto perché non voleva andare con lui sull’altare. Ma il suo amore, il suo unico amore, era diventato feccia tanti anni prima.

Però aveva ucciso, era stato condannato ad Azkaban per aver ucciso quel disgraziato di Peter Minus, era indirettamente accusato di aver ucciso James e Lily Potter. Bellatrix sorrise compiaciuta a quei pensieri, sentendosi immediatamente stupida per non aver sposato lui. Per non aver capito che quella di Sirius era tutta una farsa, che era cattivo.

E adesso pensava a lui, solo a lui, mentre correva via sperando di non essere catturata da qualcuno, ma non sembrava esserci una qualsiasi minaccia. Il Mondo Magico sembrava davvero in crisi in quel periodo.

Si bloccò quando sentì un cane abbaiare e si voltò verso di lui. Portò la mano alla bacchetta rubata ad un mago che aveva già fatto una brutta fine, pronta a dare la stessa sorte anche a quell’enorme cane nero, ma qualcosa la fermò. Conosceva già quegli occhi. Gli stessi che gli avevano sempre donato speranza in un mondo di disgrazie.

L’animale prese le sue sembianze umane. Sirius, gli occhi ancora luminosi e neri come ricordava, il viso sciupato dai dodici anni ad Azkaban. La bellezza mai persa. «Sirius» mormorò, la voce che aveva perso l’acidità.

Lui sembrò lottare contro la voglia di alzare gli angoli della bocca in un sorriso. «Bellatrix. Sei fuggita.» constatò.

Lei sorrise, annuendo. «Anche tu.»

«Due anni fa.» precisò lui, le mani infilate nelle tasche.

«Sono così felice di vederti. Non capisco come non abbia potuto capire prima.» disse lei, più a sé stessa che a lui. L’espressione stupita di Sirius divenne confusa, mentre la guardava. Negli occhi una domanda non detta. «Tu non sei feccia, Sirius. Non sei cambiato. Sei ancora il mio amato Sirius.»

Sirius aprì la bocca per ribattere, capendo che Bellatrix non sapeva della sua innocenza, ma non ne ebbe il tempo. Le braccia della donna gli circondarono il collo mentre quest’ultima si fiondava sulle sue labbra. L’uomo la strinse a sé, perdendo temporaneamente la ragione. Non ricordò più la differenza tra giusto e sbagliato, dimenticò le cattiverie fatte da Bellatrix, l’odio che gli aveva dimostrato in  tutti gli anni della sua adolescenza. Tutto perse il suo senso mentre la baciava, come voleva fare da tutta la vita.

Quando si staccarono, Bellatrix era felice come mai era stata negli ultimi quattordici anni. E, finalmente, rideva.

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Capitolo 5
*** #05. Il lato oscuro. ***


Il lato oscuro

Ormai, ogni sera, Sirius prendeva le sue sembianze canine e usciva di casa per raggiungere Bellatrix in un luogo sempre diverso da quello dove si erano incontrati la notte precedente. Ogni volta si sedevano, parlavano, si baciavano. Non vedeva nessuna traccia della Bellatrix cattiva e meschina che aveva, a suo tempo, conosciuto e che sapeva esisteva ancora con i Nati Babbani, Mezzosangue e traditori del proprio sangue. Ma sapeva che c’era e che non poteva ancora cessare d’esistere. Sapeva anche che, forse, sarebbe riuscito a farla tornare. O almeno sperava.

Bellatrix, invece, era più che felice di essere com’era ed era contenta che anche Sirius lo fosse. Da quel che lei sapeva, il suo amante era lo stesso che aveva provato ad uccidere il topo – ormai aveva scoperto tutta la storia e Sirius, quindi, era quasi del tutto innocente: ciononostante, il fatto che avesse provato a far fuori Peter lo rendeva una persona capace di uccidere, il che lo rendeva meraviglioso agli occhi di lei – e sapeva che, un giorno, lui l’avrebbe seguita come Mangiamorte.

«Combatterai con me?» domandò la donna. In quel momento si trovava fra le braccia dell’innamorato che, assorto fra i suoi pensieri, perse qualche secondo a fare mente locale e capire cosa avesse chiesto lei.

Sgranò leggermente gli occhi, confuso. «Come?» domandò, per ricevere chiarezze.

Lei sbuffò leggermente, alzando gli occhi al cielo.  «Quando ci sarà la battaglia. Combatterai con me?» ripeté.

Sirius volse lo sguardo verso il lago davanti a loro, ben appoggiato al tronco dell’albero. Combattere con Bellatrix? Beh, sarebbe stato giusto. Lui l’amava, doveva proteggerla e aiutarla. Ma d’altra parte, questo andava contro tutto il suo stile di vita, contro i suoi valori, contro Harry. Doveva essere un uomo migliore, per lui. «Tu passerai dalla parte di Harry?» domandò lui a sua volta.

Bellatrix sgranò gli occhi a tale richiesta. Come poteva anche solo pensare che avrebbe abbandonato il suo Signore? Non avrebbe mai potuto farlo! Lord Voldemort non meritava un tradimento del genere. Lei lo stimava così tanto. «Nemmeno per idea.»

«Allora non combatteremo insieme.»

«Allora è finita.» disse Bellatrix istantaneamente, mentre si alzava. Sirius la seguì con lo sguardo, stupito dall’estrema facilità con cui aveva appena messo fine alla loro relazione. «Non posso andare contro a ciò a cui credo. Non posso aiutare delle fecce.»

«Sono persone! Maghi!» li difese l’uomo alzandosi e posizionandosi davanti a lei. Lo sguardo di lei era vivido e determinato, tanto che Sirius sospettò stesse per tirare fuori la bacchetta.

Invece, Bellatrix rise. Una risata amara e sconsolata, rassegnata. «Allora, evidentemente, sei una feccia anche tu.»

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Capitolo 6
*** #06. Per il tuo bene. ***


Per il tuo bene

Non era stato così difficile attirare il Bambino-Che-È-Sopravvissuto nel luogo dove si sarebbe tenuta la prima battaglia – forse anche l’unica, se Voldemort fosse riuscito nel suo intento. I Mangiamorte si erano aspettati di vedere solo il trio formato da Potter e dai suoi due amici per la pelle, invece si trovarono anche altri nuovi aggiunti nella combriccola, cosa che però non aveva causato il minimo scalpore.

Poi era entrato Sirius nella stanza, seguito dagli altri membri dell’Ordine della Fenice, e il cuore di Bellatrix perse un battito.

Era lì, a combattere. Ma a favore di chi? Dopo la loro ultima conversazione, non si erano più incrociati, eppure entrambi speravano di ritrovarsi a combattere dalla stessa parte. Sirius sperava nella bontà di Bellatrix, Bellatrix sperava nella crudeltà di Sirius. E invece, lei si scagliò contro Harry Potter. Come ovvio doveva essere, Sirius corse verso il figlioccio, facendogli da scudo umano e combattendo, al suo posto, contro la donna.

Era tutta una battaglia fatti di attacchi, contrattacchi, ripari. Nessuno dei due aveva ancora la meglio, erano in pura parità, prima che Bellatrix lanciasse un “Expelliarmus”. Sirius si ritrovò, quindi, senza la sua bacchetta. Quella della donna era puntata contro di lui che incatenò i suoi occhi a quelli di lei, tentando di trovare un impercettibile spettro dell’amore che avevano condiviso.

«Non devi farlo, Bella.» disse Sirius, la voce tranquilla e confortevole. Si avvicinava, a piccoli passi, alla figura della donna che amava con tutto se stesso, che teneva stretta la bacchetta fra le dita, puntata verso di lui.

Invece, Bellatrix, non si fece abbindolare dal calore incoraggiante degli occhi dell’uomo e mantenne lo sguardo, freddo e impassibile, sulla sua figura.

Scosse leggermente la testa, la tristezza nelle sue iridi scure in quel buio. La battaglia continuava attorno a loro, eppure tutte quelle grida di combattimento non giungevano alle orecchie di quelli che, una volta, furono due amanti. Solo l’urlo di Harry riuscì a disincantare Sirius, che volse lo sguardo verso di lui. Era preoccupato. Preoccupato per quella feccia, quell’essere indegno.

Bellatrix represse l’istinto di piangere, mentre muoveva la bacchetta. «Eri un uomo così nobile, tempo fa. Hai mandato tutto in rovina, per queste fecce! Non posso vederti così, Sirius. È per il tuo bene.» disse, il tono di scuse. La sua determinazione da guerriera tornò mentre scagliava l’Anatema Che Uccide proprio verso il petto dell’uomo.

Sorrise, cosciente di aver fatto la cosa giusta. L’aveva fatto per lui, in onore di ciò che un tempo era. Per il suo bene, ma Sirius non avrebbe mai capito. E rise.

 

Mentre cadeva nel vuoto, due suoni terribili raggiunsero le orecchie di Sirius Black. L’urlo disperato di quello che, per lui, era come un figlio, Harry, e il suono della risata della donna che più aveva amato in tutta la sua vita.

Perché sì, Bellatrix rideva. La risata folle contenente lo spettro di una bambina pura che mai più sarebbe tornata indietro; una risata che aveva, a suo tempo, amato e che adesso odiava come mai aveva fatto.

Ho sprecato tutta la mia breve vita ad amare la tua risata, Bellatrix. Sirius si aggrappò a quel suo ultimo pensiero, mentre il suo cuore cessava di battere sia per Bellatrix che per la vita.

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