Storie della Città di Mezzo

di claudineclaudette_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. Un luogo senza luce ***
Capitolo 2: *** II. Epilogo ***
Capitolo 3: *** I. La locandiera ***



Capitolo 1
*** I. Un luogo senza luce ***



Prima storia
I. Un luogo senza luce

E’ buio. E’ tutto buio qui.
Seara dice che non bisognerebbe stare al buio, ma ho troppa paura per muovermi.
Qui sono al sicuro. Continuo a ripetermi. Qui non mi troveranno.
Sono in un vicolo, una casa abbandonata, un vecchio magazzino.
Non importa il luogo, basta che loro non mi trovino.
Da quando siamo in questo posto… hanno cominciato a morire tutti, uno dopo l‘altro. Jacob, Polly e Maria. Maria era mia sorella.
Eravamo degli squatter a casa, lo siamo anche qui. Forse peggio perché non sappiamo cosa aspettarci… O forse sarebbe meglio dire “non so” cosa aspettarmi.
Se Lucas non torna vuol dire che è stato ucciso anche lui…
Mi rannicchio senza nemmeno accorgermene. Ancora ora, dopo tanto tempo, riesco ancora ad illudermi che sia tutto solo un sogno. Un orribile, lunghissimo sogno da cui mi sveglierò un giorno…
E quelle orribile creature nere…
Nere…nere… E’ tutto nero anche qui.
Ricordo bene quando sono apparse la prima volta. Ce lo ricordavamo bene tutti. Dopo qualche giorno ne avevamo parlato, per essere sicuri di non essere pazzi. Forse sarebbe stato meglio.
Essere pazzi intendo.
Ci trovavamo in una casa, tutti e sette. Eravamo quello di più simile a una famiglia che potevamo immaginare. Dei fratelli.
E quello sembrava essere un periodo felice dopotutto. C’era la casa, ed era tutta nostra!
Ero stato io a trovarla, mentre vagabondavo per il quartiere alla ricerca di qualcosa da mangiare, e ci eravamo trasferiti lì alla velocità della luce.
Solo dopo un po’ sono arrivati i problemi.
Era nell’aria, diceva Jacob. Qualcosa di brutto e oscuro era nell’aria… e si agitava. Non riusciva a stare fermo, guardava ogni secondo fuori dalla finestra, si rifiutava di svolgere la sua parte.
Era l’undici marzo quando il mondo finì. E non sto usando una metafora.
Ci trovavamo al buio, tutti e sette… e delle strane…cose, si materializzarono intorno a noi. Sembravano invisibili, se non per gli enormi occhi gialli che ci fissavano ondeggiando a destra e a sinistra. Maria urlò quando riuscì a vederne uno attraversare uno spiraglio di luce proveniente da fuori la finestra.
Poi la terra cominciò a tremare.
Potevo sentire il pavimento cedere sotto i miei piedi, le pareti crollare…e poi cominciarono le urla. Urla di terrore…con un gesto temerario mi affacciai alla finestra e vidi la città… l’immensa metropoli invasa da quei mostri dagli occhi gialli.
E le persone fuggivano.
Urlavano.
Una di quei mostri si gettò in avanti contro Lillian.
La mia Lillian, la bella Lillian… quel tipo di persona che ti immagini a studiare ad Harvard oppure Yale. Era la mia ragazza.
Cercai di raggiungerla, ma ero troppo lontano. L’unica cosa che potei fare fu gridare il suo nome.
Fu Jacob allora a saltare avanti, a farle da scudo. Quella creatura gli squarciò il petto e ne divorò il cuore…poi il corpo di Jacob svanì, come se si stesse sciogliendo in niente.
Ma Lillian è salva! Pensai meschinamente.
La cercai con lo sguardo, la chiamai…ma era scomparsa anche lei.
Scomparsa? Morta. Morta come Jacob.
Loro due furono i primi.
Poi tutto scomparve e ci ritrovammo in un vicolo. Non era la nostra città. Non era il nostro mondo.
Fu Maria la prima a capirlo e quando lo disse ad alta voce, infranse ogni nostra folle speranza di esserci sbagliati.
Ci nascondemmo in un magazzino abbandonato…
A turno, decidemmo di uscire per cercare da mangiare o cercare aiuto, senza allontanarsi troppo.
Uno dopo l’altro sono morti.
La prima fu Polly. Poi venne Maria.
Eravamo rimasti in due. Seara ed io, quando lei decise di andarle a cercare! Diceva che non potevano essere morte. Che forse avevano trovato un posto sicuro e che non riuscivano più a tornare indietro per avvisarli!
Tra noi era sempre stata la migliore per uscire in quelle esplorazioni mortali.
“Camminate dove la luce è più intensa. Ne hanno paura…e se anche decidono di attaccarvi li vedrete meglio”.
Non è più tornata nemmeno lei.
Sono sette giorni ormai.
Il giorno dopo la sua scomparsa sono corso fuori dal magazzino e mi sono infilato in un altro, lontano dal primo e ben nascosto, nel caso quelle creature avessero scoperto il nostro nascondiglio.
Non ho più avuto il coraggio di uscire dopo quella volta e credo di stare cominciando lentamente a morire di fame e di sete.
Meglio così che divorati da quei mostri.
Orribili.
Piccoli, neri striscianti… che strisciano, strisciano, strisciano intorno a te sibilando a bassa voce.
Mi prendo la testa tra le mani e scoppio a piangere. Mai in tutta la mia vita ho avuto tanta paura.
Lillian, quanto vorrei che Lillian fosse qui con me…
No! penso poi con orrore. Non vorrei mai che Lillian sperimentasse questo terrore…
Comincio a dondolarmi sul posto avanti e indietro, ho scoperto che riesce a calmarmi, almeno un pochino.
Spero di morire presto. Non voglio che mi trovino…non voglio che mi uccidano…
E intanto sento gli occhi farsi pesanti. Tra poco mi addormenterò, dormo molto in questi giorni…spero di non risvegliarmi…

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Capitolo 2
*** II. Epilogo ***


I. Epilogo

Apro gli occhi. Nulla è cambiato. E’ il nono giorno…credo. Forse il decimo…quanto tempo è passato? Quanto ho dormito?
Le braccia e le gambe ormai sono atrofizzate, faccio fatica a muoverle. Chiudo gli occhi e respiro piano, godendo di quegli attimi di oblio che ancora seguono il sonno. So che tra pochi secondi sarà di nuovo invaso dal terrore.
Sento un rumore che mi ghiaccia il sangue nelle vene.
Qualcuno è entrato nel negozio, al piano di sopra. Panico e terrore mi attanagliano il petto.
Sono quei mostri? Mi hanno trovato! Sono venuti a prendermi.
Comincio a tremare fortissimo, sembra quasi che la terra tremi…e invece sono solo io.
Mi guardo intorno, vorrei ci fosse più luce. Devo trovare qualcosa di tagliente. Delle forbici, un coltello… Non lascerò che mi uccidano.
Non lascerò che mi uccidano.
Piuttosto, preferisco fare da solo!
Cerco a tentoni sul pavimento finché non trovo un pezzo di vetro.
Lo afferro con entrambe le mani e lo punto alla gola ma le mani tremano così tanto che non riesco a prendere la mira.
Basta!
Tre… Due… Uno…
- Fermo!!
Una voce umana…è una persona!
Ci sono ancora esseri umani in questa città! Balzo in piedi dimentico che le gambe non possono reggermi e cado a terra, ferendomi una gamba su un chiodo abbandonato.
Lascio andare il pezzo di vetro a avanzo metà strisciando, metà carponi verso le scale che cominciano ad essere illuminate.
Una ragazza scende le scale reggendo una torcia in una mano e uno strano oggetto di metallo nell’altra. Sembra una di quelle armi che ho visto in un manga, una volta.
- Sei tu Michael? - domanda la ragazza. Sembra più giovane di me di qualche anno…diciassette anni? Ha capelli corti, neri, due grandi occhi grigi e dei vestiti stranissimi.
Cerco di rispondere alla domanda con un “sì” ma dalla gola mi esce solo un suono rauco, così mi limito ad annuire.
E’ una persona. È venuta a salvarmi!
- Io sono la grande ninja Yuffie Kisaragi! Su, tirati in piedi! - esclama strattonandomi per un braccio. Io provo ad alzarmi ma le gambe sembrano proprio non volerne sapere niente.
- Cid! Cid, l’ho trovato! Non riesce a stare in piedi, aiutami a trasportarlo! - la sento urlare oltre la spalla sinistra.
Trovato? Mi stavano cercando… per un secondo una nuova ondata di paura mi assale ma l’attimo dopo decido che non mi importa. Che facciano di me quello che vogliono, qualunque cosa sarà meglio di venire ucciso da quei mostri!
Negli istanti successivi un grosso uomo sulla quarantina scende le spalle e con diverse imprecazioni mi carica in spalla.
- Dannazione, pesa meno di un gattino bagnato questo bambino! - lo sentii dire con voce roca a causa del fumo, probabilmente. - Forza, ninja dei miei stivali. Renditi utile per una volta e va a trovare qualcosa da mettere sotto i denti! Io porto questo nel mio negozio!
- Agli ordini signor vecchiaccio!
- Taci pisciasotto!
- Non farla andare! - esclamo, ritrovando miracolosamente la voce. - Quei mostri la uccideranno!
- Chi Yuffie?? - domanda l’uomo di nome Cid scoppiando a ridere. - Quella se li mangia a colazione gli Heartless, non scherziamo!!
Heartless? E’ così che si chiamano?
Heartless…senza cuore. Per la crudeltà? Beh non stento a crederlo! Dei mostri simili… mi mordo il labbro per impedirmi di piangere ancora.
Qualche minuto dopo vengo scaricato sul divano di un negozio. Un divano vero. E c’è la luce. Un fuoco caldo…
Non riesco a trattenere le lacrime che cominciano a sgorgare dai miei occhi come da un fiume in piena.
- Ehi! Ehi! Non tremare così che ti si spezzano le ossa, dannazione! - esclama l’uomo battendo il pugno sul tavolo.
La porta del negozio si apre cigolando sui cardini. E’ un ragazzo ad entrare questa volta, avrà un po’ meno di trent’anni. Ha i capelli castani e una lunga cicatrice sul viso, gliel’avranno fatta quei mostri? Quegli Heartless? E’ vestito tutto di nero e dalla cintura gli pende una lunga spada dalla forma strana.
- Cid! Yuffie dice che l’avete trovato! - esclama il ragazzo cercandomi con lo sguardo.
- Sì, è quel mucchio di stracci laggiù. Merda, guarda com’è ridotto, Leon!
Il ragazzo, Leon, annuisce e mi si siede accanto. Cosa vorrà da me? Vuole che gli dia qualcosa? Cosa vuole? Mi ritraggo in un angolo intimorito.
E poi cosa mi dice che gli Heartless non ci possano trovare, qui?!
- Cid, vai a cercare le due ragazze e portale qui. Resto io con lui.
- Certo! Mai a muovere il culo, voi giovani d’oggi sempre a far fare agli altri…
- Cid. Per favore - dice Leon con voce dura. Nonostante le parole, dal tono sembra tanto un ordine.
Dopo che Cid se n’è andato Leon torna a fissarmi. Cosa vuole? Non ho il coraggio di chiederglielo.
- Non ti faremo del male - mi dice.
Bene, almeno questo ora lo so.
- Perché vi siete nascosti in quel magazzino? Perché non avete cercato aiuto? Il Primo distretto è sorvegliato notte e giorno da noi, non troverai Heartless qui intorno.
Mesi di sofferenza e terrore per niente? La mia famiglia…tutti morti perché siamo stati troppo stupidi?
La consapevolezza che la colpa delle loro morti è mia, che ho deciso di rimanere in quel magazzino mi opprime il petto e, purtroppo, ormai non ho più lacrime da piangere.
- Su, calmati… Vuoi che ti racconti cosa è successo al tuo mondo?
Annuisco senza esitazione, anche se in realtà non sono così tanto sicuro di voler conoscere la  verità. Tuttavia rimango ad ascoltare in silenzio tutta la storia, e dopo che Leon ha finito, mi sento come se nulla abbia più senso.
Leon però sembra intuire i miei pensieri.
- Non preoccuparti. Chi viene qui è fortunato, ha la possibilità di tornare a vivere e ricordare per tutta la vita chi non ce l’ha fatta.
- Anche tu hai perso qualcuno quanto il tuo mondo è stato divorato? - chiedo.
- Mia moglie, la mia famiglia, i miei amici - risponde con gli occhi abbassati. - Nessuno…è sopravvissuto.
- Anche per me è lo stesso…
Allora lo vedo alzare gli occhi incredulo, le sopracciglia corrucciate in un’espressione contrariata.
- Quegli idioti…
Si apre la porta…ed una stella entra nella stanza.
Lillian.
I capelli biondi fino a alle spalle, gli occhi azzurri, le labbra rosse… Lillian.
E dietro di lei Seara!
Trovando in me una forza che non credevo ci fosse ancora corro loro incontro. Sono vive, loro sono vive.
La mia famiglia! La mia famiglia esiste ancora!
Dedico un ultimo sguardo a Leon, che ha lasciato nel suo mondo parte del suo cuore, prima di voltarmi e immergermi nella luce che mi sembrano emanare le due ragazze. Lillian. Seara.
La mia famiglia.
E scopro che posso ancora piangere.

Questa è la prima storia della mia raccolta "Storie della Città di Mezzo". L'ho scritta completamente di getto dopo aver ricominciato Kingdom Hearts, questa mattina. Ho pensato a tutte le persone che si sono viste catapultare in un luogo sconosciuto dopo aver assistito alla scomparsa del proprio mondo a causa delle creature oscure che sono gli Heartless!
La storia di Michael è proprio deprimente, anche se ha un lieto fine... (potrei scriverne anche una che finisce male però...uhm?)
Vabbé. Alla fine ritrova Lillian e Seara. Avrei potuto spiegare come mai Lillian è viva e perché avevano impiegato tanto a trovarlo ma ho preferito interrompere lì la narrazione.
Dovrei spiegarvelo qui, ma effettivamente potrei usarle come protagoniste dei prossimi capitoli, raccontanto la loro storia... (ecco a questo punto dovevo citare Auron per il titolo! XD)
Infondo ci sono vari mondi, Michael e gli altri provenivano dal nostro, come avrete notato (io li immaginavo di New York) ma se riesco a portare abbastanza avanti questa fan fic a mini-capitoli autoconclusivi potrei tirare fuori persone un po' da tutte le parti! (magari un giorno vi faccio arrivare un elfo! XD E poi c'è circa un secolo di lavori Disney! huahua di sicuro non mi mancherà l'ispirazione!) Baci baci
Spero di aggiornare presto, ma spero di aggiornare prima "Il Mio Maestro" XD
°Ayame°

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Capitolo 3
*** I. La locandiera ***


Seconda storia

I. La locandiera

 

- Esci con me Carmen!

- No Carmen, esci con me!

- Su, via! Forza, andatevene se non comprate niente! – disse il proprietario della locanda agitando uno scopettone. Era un uomo grosso e muscoloso, sulla sessantina, con una brutta cicatrice che gli segnava la faccia: in mano sua anche uno scopettone sembrava la più letale delle armi.

Carmen si lasciò stancamente cadere su una sedia e abbandonò la testa tra le braccia. – Grazie Joe. Non sapevo più come fare a mandarli a casa.

Joe rise piano dandole una scompigliata ai capelli. – Sinceramente non riesco a biasimarli, sei un angelo bambina. Ma niente birra, niente chiacchiere con la cameriera! Ehi, dovrei metterlo tra le regole ufficiali!

Carmen sollevò la testa, si spostò la cascata di riccioli castani dall’altra parte del viso, e sorrise. – Grazie Joe – ripeté – non so cosa avrei fatto senza il tuo aiuto.

- Ohh, bazzecole! – esclamò Joe agitando una mano davanti a sé e sistemandosi il berretto sulla testa. – Ormai sei come una figlia! Smettila o mi farai arrossire!

Dopo qualche secondo Carmen si decise a rimettersi in piedi. Afferrò lo straccio che aveva appoggiato allo schienale della sedia e cominciò a passarlo sul liscio legno dei tavoli. – Finisco qui e poi chiudo il locale.

- Non se ne parla signorina! – le disse Joe deciso. - Dopo oggi puoi considerare di aver fatto almeno due straordinari! Finisco io qui, dopotutto è la mia dannatissima locanda! Da quando ci sei tu mi sono impigrito e non faccio quasi più niente, a parte cacciare via a calci nel sedere i clienti un po’ troppo zelanti!

Carmen allora gli sorrise. Si slacciò il grembiule, gli porse lo straccio e si allontanò in direzione del secondo distretto.

Come ogni notte, si fermò di fronte al grande portone che separava il Primo dal Secondo distretto. Il cuore le batteva così forte che sembrava volerle saltare in gola da un momento all’altro. Fece due lenti respiri profondi, si asciugò distrattamente i palmi sudati delle mani sulla gonna e varcò la porta.

“Non avere paura” continuava a ripetersi come un mantra. “Più hai paura e più e probabile che compariranno” si passò di nuovo le mani sul tessuto della gonna. “Ieri non son comparsi…”

Ogni giorno della sua vita, da quanto era arrivata nella Città di Mezzo, si giurava che entro sera avrebbe confessato a Joe che gli aveva mentito: che non viveva nell’ultima casa prima del Secondo Distretto ma assolutamente DENTRO il secondo distretto, pochi metri prima delle scale per scendere nella piazza. Ma ogni giorno si rimangiava tutto. Come poteva dirglielo? Se l’avesse fatto lui l’avrebbe presa a vivere in casa con sé, nella sua casa composta da una camera e da un bagno, o addirittura gli avrebbe ceduto la sua casa! Con il Secondo e il Terzo distretto pieno di Heartless ormai era impossibile trovare posto per tutti nel Primo Distretto, nonostante tutto quello che facevano Leon e il suo gruppo.

Carmen si riteneva ancora fortunata. Era lì già da un anno: aveva un lavoro, aveva degli amici. A differenza della maggior parte delle persone che venivano a vivere nella Città di Mezzo inoltre non si era lasciata niente indietro, nel suo mondo ormai scomparso. Niente genitori, niente casa, niente lavoro. Era stata a un passo da…beh, comunque sia…l’Oscurità era venuta per lei come una benedizione. Forse era anche per questo che le pareva un prezzo equo rischiare ogni sera la propria vita per tornare a casa dal lavoro.

Sentì un rumore. Non un rumore qualsiasi: era quel rumore. Il rumore dell’Oscurità. Il rumore che annunciava la comparsa degli Heartless.

Immediatamente, una paura folle la invase. Il cuore le batteva così forte che se lo sentiva pulsare nelle orecchie. Si guardò in torno freneticamente premendosi le mani contro il petto, per evitare di farle tremare. Non vedeva nessun Heartless. Questo bastò per farla uscire dal panico in cui era piombata, ma la paura continuava a invaderla. Cosa poteva voler dire? Li aveva sentiti distintamente.

In quel momento si rese conto che c’era un altro rumore, fino a quel momento era stata troppo spaventata per sentire altro che il suo cuore che batteva. Sembrava un rumore metallico e proveniva esattamente da dietro l’angolo della sua casa.

Si fermò davanti alla sua porta, doveva solo aprirla. Era davanti a sé: allungare la mano, girare il pomello ed entrare. Poi si sarebbe richiusa la porta alle spalle e fino al giorno dopo sarebbe stata al sicuro…

Fece un respiro profondo una volta, duo volte. Allungò una mano verso la maniglia… poi si immobilizzò per la durata di un battito e girò l’angolo.

 

Ciao a tutti! Non ho molto da dire a dire il vero…mi sembra abbastanza banale ma volevo provare a scrivere un’altra storia…la prima storia credo sia imbattibile (no non mi sto facendo i complimenti da sola, solo dubito di riuscire a raggiungere di nuovo l’immedesimazione avuta per Michael nel magazzino! Poi quella era anche una situazione limite…)

Ah! Carmen l’avete vista…la locanda è quella accanto al negozio di Qui, Quo e Qua! Quello con le candele da spegnere sui tavoli! E Carmen è quella donna davanti ai tavolini, sotto un lampione se ricordo bene! (ah, detto così però non sembra che faccia la cameriera! Ahah) Quella era un po’ bruttina, non aveva un bel viso…Carmen me la immagino un po’ più latina <3

°Ayame°

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