New world...New life

di Maia_Auro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


«Oh dai mamma, ho 16 anni! E poi ci saranno anche Tamara e Chelsea. Tu le adori!»
«Mmm… non lo so. Finirete così tardi.» storse un poco le labbra.
«Andiamo in biblioteca per leggere libri, ci saranno altri studenti e poi andremo a dormire a casa di Chelsea, è li vicino.»
«Ma domani non avete scuola?» stava cercando solo delle scuse per non farla andare.
«No mamma» Aurora roteò gli occhi «domani è sabato e cosa ancora più importante è iniziata l’estate già da 2 giorni.»
«D’accordo, ma mi raccomando, andate spedite a casa!»
«Oh grazie grazie grazie! Ti voglio bene!» si sporse dalla sedia per abbracciare la madre. Tutta la famiglia era riunita in cucina per la cena, Aurora guardò di nuovo il suo piatto di minestra con un certo disgusto, la madre non era un’ottima cuoca ma la ragazza era così contenta che con uno certo sforzo si mise a mangiare.
«Chiedilo però anche a tuo padre» disse la madre sorseggiando il bicchiere di vino che si stava portando alle labbra. Aurora si rivolse verso il padre, seduto alla sua sinistra, con gli occhi lucidi e dilatati come quelli di un cucciolo e il labbro inferiore in fuori.
«Basta che fai attenzione» lo disse facendo un grande sbuffo e fissò la moglie con un’espressione indecifrabile sul volto, rimasero a guardarsi per un lungo istante probabilmente stavano cercando di parlare tra di loro senza che la figlia li sentisse. Aurora non ci diede peso, spesso i  genitori assumevano quell’atteggiamento, soprattutto se si trattava di farla uscire sola o con le amiche alla sera, così si offrì di sparecchiare senza aggiungere altro.
Dalla finestra della cucina si vedeva il sole tramontare su New York, abitava in un appartamento al secondo piano di un’antica casa coloniale mentre al piano inferiore vi abitava la proprietaria, un’eccentrica donna anziana che rimaneva sempre chiusa dentro al suo appartamento, Aurora l’aveva vista poche volte. Riempì il lavandino di acqua e iniziò a strofinare le stoviglie, sovrappensiero si mise a guardare il suo riflesso nella finestra. Era così diversa dai suoi genitori: gli occhi azzurro-grigi grandi e circondati da lunghe ciglia nere, i capelli neri mossi e lunghi poco più oltre le spalle, il fisico formoso ma non particolarmente slanciato; i genitori invece erano alti, magrissimi, con i capelli rossi e gli occhi marrone cioccolato. Non aveva mai avuto il coraggio di chiedere se fosse stata adottata ma pensando alla sua vita si rendeva di essere felice con loro, le sue amiche e il suo amore per la musica, la danza, la lettura e il disegno.
La Grande Mela era squisitamente illuminata, persino Central Park era un insieme di luci, stava ancora guardando fuori quando qualcosa le passò davanti appoggiandosi sui fiori del davanzale.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Aurora guardò meglio e notò che la cosa aveva un paio di ali e indossava un delicato abitino fatto con le foglie, si strofinò gli occhi per essere sicura di quel che vedeva e poi si mise a gridare lasciando cadere per terra un piatto, facendolo andare in mille pezzi. I genitori entrarono di corsa spaventati
«Cos’ è successo?»
«Lì, lì!» disse indicando il vaso «c’è una fata!»
«Una fata? Ma che fervida immaginazione» il tono di voce del padre era canzonatorio ma il suo viso tradiva un’altra emozione: preoccupazione.
«No no ve lo giuro! Mi sono avvicinata e ho visto…» Aurora stava riguardando il vaso ma la fata era scomparsa «C’era, ve lo giuro!»
La madre le si avvicinò con occhi spaventati «Amore te lo sarai immaginato, sei sicura di voler uscire stasera?»
«Certo che voglio uscire!» ci pensò su e con voce più tranquilla aggiunse «Forse era una delle luci. Mi dispiace di avervi spaventato e di aver rotto un piatto»
A quel punto la madre l’abbracciò stringendola a se mentre il padre iniziava a raccogliere i cocci rotti da terra.
«Non importa, basta che tu non ti sia fatta male.» la voce della mamma era più pacata, più sicura ma Aurora sentiva chiaramente il suo cuore battere molto velocemente e nell’aria la tensione era palpabile. Erano veramente spaventati per qualche motivo.
Dopo l’incidente Aurora si andò a vestire optando per un paio di pantaloni neri a sigaretta, maglietta maniche corte bianca, all star basse rosse e una felpa grande il doppio della sua taglia dello stesso colore delle scarpe, sapeva di potersi permettere vestiti più attillati ma si sentiva a disagio.
«Aurora… Tamara e Chelsea sono qui!»
«Sto arrivando!» andò in salotto dove le amiche la stavano aspettando.
Tamara era una bella ragazza bruna, riccia, con gli occhi verdi come smeraldo e una personalità allegra e sfavillante. Chelsea, invece, era da lasciare senza fiato. Cioè anche Tamara era bellissima, ma Chelsea… di aspetto era la classica bionda con gli occhi azzurri cielo e fisico snello ma a differenza delle altre Chelsea era più riservata e taciturna nascondendo un’enorme grinta. Entrambe le giovani avevano due anni in più rispetto ad Aurora, si erano conosciute al liceo qualche anno prima quando Aurora era una primina; durante la ricreazione un bulletto le stava dando fastidio e Tamara assieme a Chelsea erano intervenute per aiutarla. Da quel momento non si erano più separate. 
Nell’ingresso le due ragazze stavano parlando a voce molto bassa con la madre di Aurora, il viso serio e la mascella serrata quasi stessero ascoltando gli ordini di un superiore.
«Eccomi ragazze» non appena Aurora arrivò vicino a loro smisero di parlare dedicando all’amica uno dei loro sorrisi migliori come se niente fosse.
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


«Mi raccomando, comportatevi bene» disse per l’ennesima volta la mamma
«Certo» risposero in coro. Le tre ragazze uscirono di casa, emozionate per la serata. Aurora però continuava a sentirsi strana, era certa di aver visto la fata ma non poteva essere reale, non esistono! Eppure… percepiva il mondo in modo diverso. Stava forse impazzendo?
«Come mai sei così taciturna stasera?» le chiese Chelsea
«Niente, ero sovrappensiero»
«Ci stai mica nascondendo qualcosa? Tipo l’uscita con qualcuno?» aggiunse Tamara punzecchiandola con il gomito tra le costole, Aurora scoppiò in una risata e dimenticò le sue preoccupazioni sulla sua sanità mentale.
«Oh mai dai ragazze, se ci fosse veramente un ragazzo ve lo avrei già detto da un pezzo. Siete o non siete le mie migliori amiche?»
Si abbracciarono in mezzo alla strada sulle strisce pedonali intralciando il traffico, un tassista iniziò a suonare il clacson.
«Ma si dia una calmata!» Chelsea non era una ragazza molto paziente, si infiammava subito
«Che ne dici  invece di fermarlo e farci portare in biblioteca? Sono già stanca!»
Aurora seguendo il consiglio di Tamara fece segno all’auto di fermarsi, salendo videro il tassista chiaramente scocciato per l’intralcio
«Ci può portare alla Mid-Manhattan Library?»
«Certo» e scoppiarono tutte a ridere.
In biblioteca non c’era molta gente, giusto qualche studente costretto a studiare per gli esami di ammissioni al collage, ma giovani della loro età che venivano a leggere per il puro piacere di farlo non c’erano; le tre ragazze sapevano di non essere come me loro coetanee, anche a loro piaceva lo shopping e parlare di ragazzi, però apprezzavano molto i libri e stare semplicemente insieme, in silenzio, a leggere. Tamara adorava i libri particolari riguardanti miti e leggende mentre Chelsea preferiva classici drammatici in cui il protagonista moriva o doveva affrontare mille insidie prima di giungere al vero amore, diceva di non accontentarsi del solito “e vissero per sempre felici e contenti”, Aurora invece non aveva un genere, lei leggeva ogni tipo di libro ma alcune volte si faceva influenzare dai gusti delle amiche.
Quella volta, Tamara aveva scelto un libro che collegava gli extraterrestri agli essere sovrannaturali come lupi e vampiri, sulla sedia saltellava facendo ondeggiare i suoi morbidi ricci e mettendosi a ridere ogni tanto senza dare una spiegazione. Chelsea invece era seduta con la schiena dritta e le braccia perfettamente incrociate appoggiate di fronte a se leggeva il suo libro preferito “Il ritratto di Dorian Grey”, era già a metà ; Aurora aveva deciso di strafare affrontando circa 1238 pagine di horror con “IT”, seduta sulla punta della sedia tirata indietro, le gambe che continuavano ad agitarsi come piccoli terremoti e il mento appoggiato su un braccio mentre con l’altro teneva ferma la pagina.
Il tempo volò, la bibliotecaria arrivò avvisando le giovani dell’imminente chiusura, misero i libri nelle borse e se ne andarono ridendo allegramente per essere le ultime ad uscire.
«Allora domani che si fa?» chiese Tamara attorcigliandosi un ricciolo intorno al dito
«Io domani pomeriggio ho lezione di danza come sempre»
«Giusto Auro, da che ora a che ora?»
«Più o meno dalle 14 fino alle 16 e poi se volete sono di nuovo tutta vostra»
«Ti accompagneremo e poi ti passiamo anche a prendere» disse Chelsea aggiungendosi alla conversazione, da quando erano uscite dalla biblioteca era distratta ma Aurora guardandosi intorno con la coda dell’occhio non aveva visto altro che negozi chiusi, locali e i soliti abitanti di New York. Aurora si scostò una ciocca di capelli dal viso sistemandola dietro l’orecchio e si mise ad osservare i suoi piedi calpestare la strada, erano diventati d’un tratto così interessanti, le guance le colorarono un poco «Non dovete per forza seguirmi sempre. Non voglio essere stressante. Voi siete più grandi, magari avreste piacere a fare cose con quelli della vostra età»
«Non pensarlo nemmeno! Sei la nostra migliore amica e se te lo diciamo è perché ci faceva piacere, non perché sei un peso!» rispose Tamara leggermente indignata, era così buffa quando cercava di fare l’arrabbiata, la maggior parte delle volte però finiva col ridere e le spuntavano le fossette ai lati della bocca.
«Ogni tanto sei veramente tonta!» Chelsea invece era la solita sorella maggiore, spesso prendeva in giro Aurora solo perché era la più piccola delle tre ma quando era il momento di proteggerla non si tirava mai indietro, Aurora trovava ingiusto essere trattata da piccola ma con Chelsea non c’era molto da obiettare, o così o così.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Casa di Chelsea non era molto lontana dalla biblioteca, giusto qualche quartiere più in là , a metà però vi era un locale esclusivo chiamato “Pandemonium” a cui Aurora sarebbe piaciuto andare ma i suoi non erano dello stesso parere; fuori una lunga coda serpeggiava per buona parte del marciapiede rendendo quasi impossibile il passaggio, chi era in fila non era la classica persona che presenti ai tuoi genitori con tranquillità perché erano tutti giovani con i capelli colorati, piercing nella maggior parte del corpo e vestiti corti (soprattutto per le ragazze) molto attillati e fatti di pelle nera.
«Dai ragazze entriamo?» propose Aurora affascinata da quello stile dark.
«Abbiamo promesso a tua madre che saremmo andate direttamente a casa»
«Ti preeeego! Non lo saprà mai!» era la seconda volta quella sera che usava la tattica degli occhioni lucidi e sembrava funzionare perfettamente perché nemmeno la ragazza bionda riuscì a mantenere il suo sguardo severo da “grande della situazione”, alla fine acconsentì.
«E va bene ma non ci fermiamo più di un’ora o due!» alzò anche l’indice per far notare il suo tono irremovibile.
«Ma la coda è lunghissima, ci metteremo una vita solo per entrare!»
«Beh allora andiamocene a casa» Aurora sollevò gli occhi al cielo sbuffando, ora anche Tamara ci si metteva? Normalmente era lei l’amante dei party, Aurora e Chelsea andavano sempre ad un sacco di feste grazie alla riccioluta amica, alcune volte persino di persone mai conosciute o viste. Aurora continuava a guardarsi attorno nella speranza di vedere all’improvviso la coda sparire sotto i suoi occhi ma ovviamente questo non era possibile, si stava anche scervellando per trovare una soluzione o una semplice scappatoia tipo fingersi amica di una delle persone all’inizio della coda, non credeva di riuscire a farla al bodyguard però. Ad un tratto tra le teste colorate Aurora e le altre videro due braccia muoversi avanti e indietro per attirare l’attenzione, si guardarono attorno per controllare se ci fosse qualchedun altro ma erano le uniche al di fuori della fila quindi era per loro. Si avvicinarono e riconobbero subito la persona che si stava tanto agitando per chiamarle: Kristopher!
«Ciao Kristopher ma che ci fai qui?» disse Aurora stupita di vedere il suo compagno di classe, e di banco, in un locale di quel tipo soprattutto per Kristopher era un po’ il secchione della situazione.
«Beh non si vede? Sono in fila per entrare… Invece voi?»
«Siamo appena uscite dalla biblioteca e stavamo andando a casa mia» spiegò Chelsea «Ma Aurora ha insistito per entrare nel locale» aggiunse Tamara. Anche Tamara e Chelsea erano amiche di Kristopher, era l’unico della classe di Aurora “degno della loro presenza” come dicevano alcuni loro compagni quasi sicuramente gelosi.
«Se volete potete venire con me, io tanto sono solo»
«Nessuno è voluto venire?» Aurora si stupì, tutte le ragazze della classe affermavano di andarci ogni fine settimana, e poi si mise a ridere tra se all’idea di quanto fossero oche le sue “amiche”, era contenta che le sue migliori amiche fossero Tamara e Chelsea, molto più mature. Quasi come se quest’ultima le avesse letto nel pensiero disse «Sono tutti dei pappamolle i vostri compagni di classe, sinceramente»
«Dai, non sono poi tutti così male…» con questa frase l’unica cosa che Kristopher ottenne fu un’occhiataccia da entrambe le maggiorenni, nemmeno Tamara (che andava d’accordo con tutti) li trovava simpatici. Mentre aspettavano che la fila scorresse Aurora si concesse di osservare l’amico: i capelli biondo scuro gli ricadevano sulla fronte spettinati, gli occhi di un blu intenso erano ingranditi dagli occhiali neri, il naso un po’ a patata, il labbro superiore sottile e quello inferiore un po’ pieno, sotto alla giacca e alla camicia scozzese vi era un addome snello e sviluppato, Aurora l’aveva visto spesso in costume da bagno quando andavano insieme in piscina o quando lei andava a vedere le sue partite di pallanuoto. In fondo non era proprio il classico secchione, aveva avuto numerose ragazze tra cui anche lei ma entrambi avevano capito di essere solo buoni amici e avevano continuato a frequentarsi come tali, forse era anche questo un altro motivo per cui non riusciva a fare amicizia con le altre ragazze.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


«Fammi entrare amico» ora i primi della coda erano loro e Aurora venne distolta dai suoi pensieri da una voce profonda e molto sexy a suo parere.
«Non appena avrai mollato quell’affare» la voce del bodyguard invece era più cavernosa quasi rauca, sicuramente a causa delle troppe sigarette fumate.
«Fa parte del costume e poi vedi… è di plastica» il ragazzo toccò l’oggetto che aveva in mano piegandolo sotto le sue dita, la sua pelle bronzea faceva risaltare i capelli blu elettrico. Si voltò per un attimo guardando nella sua direzione, Aurora non aveva mai visto occhi verdi tanto brillanti nemmeno quelli di Tamara erano così, e le fece l’occhiolino regalando solo a lei un sorriso sbarazzino poi tornò a parlare con la guardia.
«D’accordo vai pure» l’uomo si spostò e il ragazzo si avviò.
«Conosco quella faccia… carino vero?» Kristopher si era abbassato a livello di Aurora per parlarle in un orecchio con voce suadente, la ragazza sobbalzò ricordandosi all’improvviso dov’era.
«Cosa? No, stavo solo pensando a come sarebbe come modello per un mio disegno» le guance si tinsero di rosa.
«Si come no» Kristopher raddrizzò la schiena cingendole le spalle con un braccio «Lascialo perdere quello» disse Chelsea continuando ad osservare l’entrata del locale «Perché, lo conosci?»
«No, ma non è il tipo di ragazzo che tu dovresti frequentare Aurora»
La ragazza alzò gli occhi al cielo e poi rispose «Uffa Chelsea, per te non va mai bene nessuno!»
«Si Chelsea, permetti alla piccolina di trovare qualcuno» disse Tamara mentre cercava qualcosa nella borsa, Chelsea normalmente avrebbe riso e lasciato li la conversazione ma questa volta fulminò con lo sguardo l’amica e rispose «Tamara! L’ha visto?!» a quel punto la giovane alzò lo sguardo dalla sua borsa con le mani ancora al suo interno e un sorriso stampato sulla faccia che venne però sostituito immediatamente da una linea sottile e i suoi occhi verdi sempre dolci divennero freddi come non mai, si mise persino ad urlare «NO! Aurora non provarci nemmeno! Te lo vieto!»
Aurora si spaventò molto, Tamara non reagiva mai così. Perché erano così strane quella sera?
«Va bene, ho capito. Non mi ci avvicinerò!» guardò le due ragazze di fronte a lei, avevano gli occhi vacui e sembravano alquanto spaventate o in agitazione per qualcosa… Per qualcuno.

NOTA AUTRICE: per chiunque stia leggendo la mia storia innanzitutto grazie e spero che vi piaccia. Comunque questo capitolo è un po' corto e noioso ma nel prossimo ci sarà un cambiamento del punto di vista quindi ho preferito interromperlo qui. Buona lettura e un bacione <3

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Era stato così facile ingannare quella guardia fuori. C’era voluto veramente poco, solo un piccolo sforzo nel fare una magia sulla lama della scimitarra. Passò il dito indice per tutta la lunghezza della spada, vecchi ricordi tornarono alla sua mente con una certa nostalgia, si guardò attorno gustandosi la visione di quei giovani corpi muoversi e strusciarsi tra loro. Era tutto così appagante e la sua gola era così secca… le luci colorate della discoteca gli ferivano gli occhi ipersensibili e la coltre di ghiaccio secco si diffondeva avvolgendo le caviglie di chiunque, la musica al massimo del suo volume. Il posto perfetto per rubare la vita di qualche stupido mondano tanto che differenza faceva, ogni giorno qualcheduno di loro butta via la propria essenza per qualche alcolico o droga o semplicemente per una scarica di adrenalina, lui almeno l’avrebbe sottratta per riutilizzarla. Non aveva molta voglia di cacciare ma il bisogno era diventato così insistente da non poterlo ignorare sentiva come un fuoco accendersi nel suo intestino e irradiarsi per tutto il resto del suo corpo, si ricordò della ragazza vista fuori con i capelli neri e gli occhi grigi sembrava starci ma le sue amichette non erano della stessa opinione e lui era troppo stanco e debole per lottare contro quegli esseri anche se sarebbe stato interessante e parecchio divertente. Ad un tratto, quasi nascesse dalla nebbia una giovane gli si avvicinò con passo sicuro e sguardo sensuale i capelli neri ricadevano sciolti sulle spalle, gli occhi neri come il petrolio, il fisico snello e sodo avvolto in un candido vestito simile a quello che le donne portavano quando la Terra era un pianeta poco abitato, le maniche lunghe a sbuffo; invece di fermarsi lei lo superò continuando però a mantenere i suoi occhi fissi in quelli di lui. La guardò per qualche minuto mentre si allontanava da sola poi la seguì. Camminarono facendosi largo tra la folla fino a quando lei non si appoggiò ad una colonna con le spalle, in disparte rispetto alle altre persone, piegò un ginocchio rivelando un paio di stivali neri alti più o meno alla coscia attorcigliando una ciocca di capelli al dito.
«Beccata finalmente»
«Oh oh, sono nei guai?» sorrise con fare civettuolo ma con quello sguardo da bambina che sa di essere appena stata trovata con le mani nella marmellata dalla mamma dopo un suo divieto
«Può darsi» il ragazzo dai capelli blu si avvicinò al suo viso per darle un bacio e così farla sua, ma lei fu lesta a spostarsi ed evitarlo tornando dritta
«Non qui. Andiamo da qualche altra parte» allungò le braccia e gli prese la mano fra le sue trascinandoselo dietro fino ad una porta con su scritto “INGRESSO VIETATO”.
«Beh» pensò il ragazzo «se è lei quella che vuole privacy sarà ancora più facile»


NOTA AUTRICE: mi sono veramente divertita a scrivere questa parte anche se è stato piuttosto difficile. Spero vi piaccia :) volevo anche ringraziare coloro che hanno lasciato una recensione al capitolo precedente, leggendo tutti i complimenti e gli incoraggiamenti mi sono commossa e non mi capita facilmente. Grazie mille <3

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Aurora e le altre una volta entrate si erano subito buttate in pista, avevano però perso Kristopher perché diceva di conoscere il DJ. Mentre si scatenavano, Aurora continuava a guardarsi attorno alla ricerca del ragazzo dai capelli blu, non le non le importava ciò che dicevano o pensavano Chelsea e Tamara non erano mica i suoi genitori! Ma non lo vedeva da nessuna parte, c’era troppa gente accalcata. E poi eccolo li! Una massa di capelli blu elettrico in mezzo ad una marea di altri colori, ma Chelsea e Tamara le stavano addosso e non le avrebbero mai permesso di parlarci, come distrarle?
«Ragazze voi non avete sete?»
«In effetti…» Tamara si sventolò una mano davanti il viso per farsi un po’ d’aria.
«Bene vado io, che volete?» disse Aurora con un tono di voce troppo sospetto perché Chelsea alzò una mano per interromperla.
«No tu stai qui, vado io» e si allontanò prima ancora che l’amica potesse controbattere. “La solita Chelsea” pensò, ma aveva già in mente un’altra scusa per allontanarsi.
«Tam io arrivo devo andare un secondo in bagno. Mi raccomando non spostatevi da qui»
«No aspetta, Chelsea si infurierà!» non fece in tempo a finire la frase che Aurora si era già allontanata, all’inseguimento del ragazzo. Per un secondo lo perse di nuovo di vista poi lo ritrovò senza togliergli per un attimo gli occhi di dosso, Aurora non sapeva perché si era fissata con quel ragazzo non aveva mai provato un desiderio così oppressivo di conoscere una persona; questa volta però era diverso, sentiva dentro di se una vocina che le gridava “Vattene sei ancora in tempo. Lascia perdere quello, è pericoloso” ed era proprio questa sensazione ad attirarla sempre di più al ragazzo con i capelli blu e gli occhi verdi irresistibili. Come lo avrebbe avvicinato? Non lo sapeva, qualcosa le sarebbe venuto in mente sul momento. Si rese conto che il giovane aveva un braccio disteso davanti a se per non perdere l’equilibrio e stava parlando con una ragazza. “Oh oh partita chiusa”. Aurora non si stupì di vederlo con un’altra, non era sicuramente stata l’unica ad essersi accorta di lui, comunque un senso di frustrazione e impotenza iniziò a crescerle nel petto; cavoli se era bella quella, doveva avere più o meno l’età di Aurora ma la differenza tra le due era immensa: la sconosciuta era alta sottile e con i capelli neri lunghi e sciolti, indossava un abito bianco lungo con le maniche a campana, non era proprio un vestito che normalmente le ragazze di 16 anni indossano ma a lei donava molto,la faceva sembrare quasi una principessa spietata e consapevole della propria bellezza. Su Aurora probabilmente l’effetto sarebbe stato completamente diverso. Sarebbe apparsa insignificante, probabilmente infantile come una bambina che si diverte a mettere i vestiti della propria madre e ovviamente le sono troppo grandi . I due parlavano e si sorridevano quando la ragazza lo prese per mano e insieme si allontanarono per appartarsi in qualche posto da soli ed il ragazzo doveva essere troppo preso dalla giovane per accorgersi delle due figure che li seguivano completamente vestiti di nero assomigliavano a due ombre viventi. Dalla corporatura si poteva intuire che erano due ragazzi, uno con i capelli neri terribilmente simili a quelli della ragazza-principessa, l’altro, poco più basso del primo, aveva i capelli biondi, Aurora li seguì a sua volta incuriosita da quello strano quadretto cercando di non farsi vedere, anche se non era particolarmente difficile con tutta quella gente. La prima coppia si infilò in un magazzino con il cartello “INGRESSO VIETATO” chiudendosi la porta alle spalle, il moro e il biondo si fermarono scambiandosi forse qualche parola, poi Aurora vide il biondino tirare fuori dal giubbotto un coltello la cui lama scintillò sotto le luci del locale, notò anche un simbolo esattamente alla base del suo collo, sembrava quasi un tatuaggio. Era la prima volta che Aurora lo vedeva eppure nella sua mente comparve un nome “Potere Angelico”, le sembrava familiare, quel simbolo le apparteneva. Poi anche i due ragazzi entrarono, Aurora rimase li ferma davanti alla porta non sapendo che cosa fare: entrare o non entrare?

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


In fondo non erano fatti suoi, il ragazzo e la ragazza erano dei completi sconosciuti per lei ma non poteva nemmeno lasciarli lì in balia di due assassini o quello che erano… ma Aurora non poteva essere utile in caso di uno scontro.
La curiosità si fece però troppo opprimente soprattutto perché nessuno oltre a lei sembrava vedere quelle figure in nero, appoggiò la mano tremante sulla maniglia cercando di non far rumore e spalancò la porta quel tanto che bastava per passare; una volta dentro l’unica cosa che vide furono cavi, rottami, cocci di vetro e altre cianfrusaglie, la poca luce proveniva da piccole finestre poste in alto e probabilmente rotte perché si sentivano perfettamente i rumori della strada e una lieve brezza estiva le faceva accapponare la pelle. Per un attimo pensò di essere sola nello stanzino poi sentì una lieve risata e li rivide tutti, non si erano accorti della sua entrata, i due piccioncini continuavano a guardarsi con occhi desiderosi mentre gli altri si erano nascosti dietro ad una colonna, Aurora rimase nell’angolo più buio.
«Come ti chiami?» il ragazzo coi capelli blu continuava ad avanzare tentando di intrappolare la giovane contro il muro.
«Isabelle»
«Bel nome» Aurora roteò gli occhi, “Scontato” si disse, ebbe l’impressione che anche il biondo dai capelli d’ottone stesse facendo una faccia disgustata «Vieni spesso qui?»
«In realtà è la prima volta» rispose Isabelle mordicchiandosi un’unghia e lasciando intravedere una matrice di linee vorticose di colore nero. Ad Aurora sembrò un tatuaggio ma per il corteggiatore doveva essere qualcos’altro perché all’improvviso si bloccò e con voce preoccupata disse «Tu sei…» ma non terminò la frase, Isabelle con un movimento fluido e deciso lo colpì in pieno petto. Aurora sobbalzò dallo spavento, un colpo del genere avrebbe sicuramente tramortito un uomo ma il ragazzo non si mosse di un millimetro come se avesse ricevuto solo uno schiaffo; ora Isabelle aveva in mano una frusta che lanciava scintille dorate, si attorcigliò alle caviglie del malcapitato facendolo cadere, tentò di divincolarsi ma la frusta si fece ancora più stretta, Aurora avrebbe voluto gridare ma si portò una mano alla bocca per impedirselo.
«È tutto vostro ragazzi» gridò Isabelle, a quel punto dal suo angolo buio, Aurora vide le due ombre spostarsi da dietro la colonna per rivelarsi. “Quindi i tre si conoscevano?”
«Allora» chiese il biondo «ce ne sono altri con te?»
«Altri cosa?» chiese il ragazzo dai capelli blu con uno sguardo sorpreso
«Finiscila» l’altro ragazzo, il più grande, incrociò le braccia al petto lasciando intravedere anche su di lui segni neri sul dorso delle mani, sui polsi e sugli avambracci «Sai cosa siamo»
«Shadowhunters, Cacciatori»
«Beccati» fece un sorriso a trentadue denti. “Shadowhunters? Ma di che parlano?”
I due “Shadowhunters” maschi presero da sotto le ascelle il ragazzo con i capelli blu e lo trascinarono alla più vicina colonna legandogli le braccia dietro la schiena con un filo sottilissimo.
«Allora? Non hai ancora detto se qui ci sono altri come te»
“Come te?” Aurora si domandò perché il biondo con gli occhi dorati e luminosi continuasse ad insistere con quella domanda.
«Non so proprio di che cosa parli» il prigioniero fece un sorriso sfrontato nonostante la situazione non fosse a suo favore.
«Altri demoni. Cittadini dell’Inferno e servi di Satana» rispose spazientito il ragazzo moro portandosi le braccia dietro la schiena e iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza mentre il biondo si piegava sulle ginocchia per guardare negli occhi il loro ostaggio
«Ma secondo il Conclave tutti gli spiriti, i poteri o principi malevoli che si trovano al di fuori della loro dimensione originaria»
«Basta Jace, non ho voglia di ascoltare una lezione di semantica o di demologia» Isabelle lo riprese con tono annoiato ma sembrava del tutto a suo agio in quell’assurda situazione, Jace si tirò su sorridendo in modo cattivo.
“Sono dei drogati” pensò Aurora “è l’unica spiegazione, hanno fatto uso di qualche sostanza e ora sono convinti dell’esistenza del male in forma di creature!”
«Potrei esservi utile» esclamò il prigioniero
«Ne dubito…» rispose tranquillo Jace
«Invece si, ho certe informazioni su Valentine» nella stanza risuonò un coro di risate
«Valentine è morto. Ormai è solo una leggenda!» disse il moro interrompendo il suo dondolio «Uccidilo e basta! Voglio tornare a casa»
«Anche io» aggiunse Isabelle
«Bene, siamo d’accordo» disse Jace, il ragazzo coi capelli blu stava per parlare ma dalla sua bocca non uscì alcun suono, rimase a forma di “O” mentre con gli occhi seguiva con attenzione la mano di Jace. Aurora dal suo nascondiglio non vedeva cosa stava succedendo ma dalla faccia dell’ostaggio non doveva essere niente di buono, Jace continuava a darle le spalle ma ad un certo punto vide nella sua mano un’arma trasparente che catturava la poca luce della stanza brillando ad ogni movimento del giovane. Aurora andò nel panico, non sapeva proprio che fare, Jace continuava ad avanzare pregustando il momento mentre Isabelle e l’altro osservavano annoiati e indifferenti l’amico, alla fine la ragione e forse anche un po’ di pazzia presero il sopravvento costringendo Aurora ad uscire allo scoperto.
«Fermati!» la sua voce fu autorevole e determinata anche se nella sua mente aveva un tono supplichevole.

NOTA AUTRICE: prima di tutto volevo chiedere scusa a tutti quelli che leggono la mia FF per averci messo così tanto a postare questo capitolo ma tra l’inizio della scuola e la revisione del capitolo (ogni volta che sono sicura di averlo scritto bene ci ripenso e modifico ) è stato un po’ un problema. Vi chiedo di avere anche pazienza perché anche i capitoli successivi non li metterò con frequenza e potrebbero passare pochi giorni come delle settimane. In ogni caso cercherò di farmi perdonare postando capitoli più lunghi come questo di oggi <3 quindi spero che vi piaccia, fatemi sapere che ne pensate sia pensieri positivi sia negativi. Un bacione grosso! Auro

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


«Che cos’è?!» li aveva presi tutti alla sprovvista soprattutto il moro di cui Aurora non conosceva ancora il nome mentre Jace per la sorpresa aveva quasi perso la presa sull’arma.
«Ma come Alec non lo vedi, è una ragazza. Eppure ne hai frequentate» rispose Jace tranquillissimo, quasi a suo agio. Non era mica stato beccato assieme ai suoi compagni nel bel mezzo di un omicidio.
«Ma è una mondana!» ribatté Isabelle «Non ci dovrebbe vedere!»
«Ovvio che vi vedo, non siete trasparenti!» “Oddio credono anche di essere invisibili" si disse Aurora sempre più preoccupata, non avevano la faccia da tossici ma a volte l’aspetto può ingannare.
«No tu non dovresti vederci» esclamò Alec avvicinandosi, ad Aurora sembrò quasi che si fosse gonfiato come i gatti quando rizzano il pelo da arrabbiati
«Manteniamo la calma. Ora la ragazzina…» iniziò Jace
«Non sono una ragazzina» lo interruppe Aurora. Jace non l’ascoltò nemmeno e continuò «Ora lei se ne va, noi finiamo il nostro lavoro e tutto tornerà alla normalità»
«No, non me ne vado. Perché se lo faccio voi lo ucciderete!» provò di nuovo Aurora
«Hai ragione lo uccideremo… che tu lo voglia o no» rispose Jace risoluto
«Jace non aggiungere altro, è una mondana!»
«Ne sei sicura Isabelle? Hai la dimostrazione qui davanti, ci può vedere anche con le rune quindi o è una Figlia della Notte o…»
«Una Figlia della Notte?» Aurora continuava a non capire: rune, Figli della Notte, mondana, era come se stessero parlando un’altra lingua.
«Una vampira, una strega o un lupo mannaro» disse Alec «Forse dovremmo portarla con noi all’Istituto»
Jace fece un cenno della testa per confermare la proposta fatta dal compagno, l’unica contrariata era Isabelle
«Mi state prendendo in giro?! Sono io l’unica che ragiona, all’Istituto?! Non pensateci nemmeno!»
«I sensori non hanno rivelato altra presenza. Forse potrebbe essere un nuovo tipo di demone mai visto prima» il tono di voce pacato di Jace fece venire la pelle d’oca ad Aurora molto più dello sguardo di puro odio che sia Isabelle sia Alec le stavano riservando «Hodge sicuramente…»
Non riuscì a terminare la frase, durante la conversazione il ragazzo dai capelli blu (di cui Aurora si era completamente dimenticata) si era liberato e aveva puntato al collo di Jace. Caddero entrambi rotolando per un po’, il ragazzo dai capelli blu ora era sopra Jace e con le unghie cercava di cavargli gli occhi, ma le sue mani non erano umane: le unghie erano fatte di metallo, lanciavano scintille esattamente come l’arma lucente di Jace ma si stavano colorando di un rosso scarlatto. Il mostro si stava già preparando ad un altro colpo ma fortunatamente Isabelle e Alec intervennero facendolo spostare quel tanto che bastava per Jace di recuperare la spada scivolatagli durante lo scontro. Affondò la lama nel petto di quell’essere esattamente al centro del cuore, fino in fondo all’elsa. Una macchia nera e densa iniziò ad allargarsi sulla maglietta bianca del ragazzo dai capelli blu schizzando ovunque quel liquido strano. Aurora non aveva mai visto un morto se non nelle serie televisive o in qualche film, dove normalmente la vittima sbiancava accasciandosi per terra con gli occhi spalancati e vacui in una pozzanghera di sangue, rimase sbalordita e scioccata quando il ferito invece iniziò ad accartocciarsi su se stesso fino a scomparire sotto gli occhi dei presenti. Il cervello non voleva riprendersi, era sotto shock.
«È tornato alla sua dimensione se ti può interessare» disse Jace intento a pulirsi la guancia macchiata del sangue del demone, sulla manica del giubbotto però il nero stava diventando più scuro, Alec se ne doveva essere accorto perché si avvicinò all’amico con un cilindretto argentato
«Stupida! Se non fosse stato per te Jace non si sarebbe fatto nulla!» Isabelle si avvicinò più infuriata che mai facendo scoccare ad ogni movimento, nello spazio tra lei e Aurora la sua frusta; Aurora indietreggiò convinta di riuscire a scappare, non avrebbero mai osato attaccarla in mezzo a tutta la gente che c’era in discoteca ma non ne ebbe nemmeno il tempo: non appena si girò per iniziare a correre sentì qualcosa di freddo avvolgersi attorno al suo polso provocandole un dolore lancinante e cadde rovinosamente a terra facendosi male anche ad un ginocchio
«Isabelle non esagerare» disse Jace, il braccio teso davanti a se. Alec piegato su di esso teneva in mano il cilindretto che irradiava una luce bianca simile ad un laser, lo muoveva come fosse un pennello disegnando un simbolo, poco dopo il biondo muoveva il braccio come se niente fosse. A quel punto Alec dopo aver messo via l’oggetto si rivolse ad Aurora ancora sul pavimento «Ora ragazzina puoi scegliere di venire con noi con le buone o con le cattive»
«Smettetela di chiamarmi ragazzina!»
«Hai ancora da ridire?!» le sbraitò Isabelle mentre la frusta si strinse ancora di più attorno al suo polso. Aurora non riuscì più a trattenersi e coprì le urla della sua aguzzina con un grido di dolore.
La porta si spalancò all’improvviso portando con se una folata di vento e sollevando un sacco di polvere. Aurora si coprì gli occhi con il braccio libero e sentì un movimento accanto a se.
«Ma cosa… » fu l’unica cosa che Aurora sentì prima del silenzio, la voce spaventata di Isabelle. Il suo cuore iniziò a battere ancora più veloce facendole male in mezzo al petto, sembrava volesse esploderle da un momento all’altro.

SPAZIO AUTRICE: ecco qui un altro capitolo. Se vi sono errori scusatemi ma la vista all’una di sera inizia a farsi un po’ sfuocata, comunque come sempre spero vi piaccia, che in molti lo leggano e lasciate tutti i commenti possibili sia negativi che positivi. Un bacione!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Altri respiri affannosi si unirono al suo e un ringhiare sommesso di cui Aurora non capiva la provenienza, pensò al documentario sui felini, pensò al documentario sui felini: la testa le suggerì l’immagine di una pantera o di una tigre, animali affascinanti, flessuosi e pericolosi. La paura l’aveva pietrificata a terra e sarebbe rimasta così per tutto il tempo, ma in questo modo era indifesa e alla portata di qualunque cosa fosse entrata. Doveva agire. Spostò il braccio e si rese conto di essere immersa in una nube di polvere che non le permetteva di vedere ad un palmo dal naso. Mentre essa si diradava una figura nera le venne incontro e una mano si protese verso di lei, Aurora soffocò l’urlo in gola quando si rese conto che la voce era di Jace «Stammi vicino ragazzina, potrebbe essere pericoloso»
«Smettila di chiamarmi ragazzina ho un nome: sono Aurora»
«Beh non cambia molto le cose, stammi vicino e basta» strattonò Aurora facendola mettere dietro di se. La tensione nella stanza era al massimo, Jace era pronto a scattare in qualsiasi momento, Aurora poteva sentire la sua ansia dai soli muscoli del braccio destro che le cingeva i fianchi proteggendola con la sua figura mentre con la sinistra impugnava la spada. Passarono così qualche minuto, fermi e immobili con la sola musica della discoteca di sottofondo, quando la nebbia si diradò quasi completamente le prime figure che videro erano a qualche metro di distanza da loro, ancora indistinte, si poteva però veder benissimo una delle due persone sollevata da terra; il cuore di Aurora continuava a martellare “BUM-BUM-BUM” sperava vivamente che Jace non la potesse sentire, era l’ultima persona a cui voleva dimostrare la propria paura. La ragazza emise una risatina nervosa, era una situazione assurda eppure l’orgoglio non era intenzionato a sparire in quel momento.
Finalmente la visibilità fu totale e si poté vedere alla perfezione Isabelle a circa 1o 2 metri d’altezza appesa per una caviglia, con un cavo color rosso, svenuta. La prima sorpresa fu quando Aurora capì che il cavo era animato da una persona come gli incantatori di serpenti, la seconda sorpresa, molto più scioccante, fu quando vide che la persona in questione era Tamara. Osservò l’amica sbalordita e anche un poco impaurita, i suoi riccioli bruni erano scompigliati e attaccati alla faccia per il gran caldo, gli occhi verde smeraldo erano diventati scuri e intensi, una lunga coda color ambra da gatto si muoveva convulsamente, doveva essere molto agitata.
«Tamara?!»
«La conosci?!» Jace si girò verso di lei spalancando gli occhi dorati
«Certo, è una delle mie migliori amiche!»
«Sei amica di una strega?»
«Strega?!» la sua voce salì di un’ottava
«Lasciala andare» un’altra voce si aggiunse al discorso, Aurora ebbe ancora più paura nel guardare la persona che aveva parlato perché quella voce era tanto familiare quanto l’essere alla sua destra era simile alla sua amica Tamara. Si rese conto di fissare la flessuosa coda muoversi da una parte all’altra, alzò gli occhi e trovò alla sua sinistra Chelsea mentre teneva per il collo Alec contro quella stessa colonna dietro la quale Aurora si era nascosta poco prima. Anche Chelsea non sembrava più la stessa persona: il corpo e i capelli biondi erano suoi ma il viso era una maschera di cera bianca, non era mai stata così pallida, gli occhi azzurri erano ghiaccio, le pupille ridotte ad una fessura inesistente, le labbra tese in un ringhio mostravano canini bianchi e affilati come rasoi.
«Ho detto, di lasciarla, andare» pronunciò le parole una ad una con tono sempre più aggressivo «Non sono abituata a ripetere le cose più volte»
Aurora si incamminò verso l’amica con passo lento, superando Jace «Chelsea non sono sua prigioniera» sentiva il cuore batterle in gola e non riusciva a ricacciarlo giù «Visto?»
Alec tentò di liberarsi colpendo la sua aguzzina ma causò solamente un aumento della stretta al collo. Jace cercò di prendere Aurora per riportarla dietro di se al sicuro ma la ragazza si scostò evitando il tentativo. Se era veramente la sua Chelsea non le avrebbe fatto mai del male «Lascialo andare, non vedi che non respira più?» la presa della vampira non diminuì nemmeno per un attimo. Le convulsioni di Alec cessarono mentre gli occhi diventavano due globi bianchi «Chelsea per piacere lascialo andare!» nella voce si sentì tutta la sua disperazione, la tensione, la paura, tutte emozioni oppressive. A quel punto Chelsea distese le dita molto lentamente lasciando finalmente cadere Alec, Aurora sentì il ragazzo emettere lunghi respiri interrotti da qualche colpo di tosse, si rivolse poi alla strega-gatta «Tamara molla Isabelle, con un po’ più di delicatezza per favore»
Il braccio di Tamara si abbassò e anche il cavo fece lo stesso appoggiando il corpo svenuto della cacciatrice per terra. Jace e Alec si avvicinarono preoccupati. Chelsea e Tamara invece corsero verso Aurora escludendola dalla conversazione.
«Vi lasciamo andare. Ma non rifatevi mai più vedere. Non saremo così buone in futuro» minacciò Chelsea
«Non potete farlo andreste contro il Conclave!» Alec si alzò dal corpo di Isabelle, la quale finalmente ripresi i sensi si era seduta tenendosi la testa tra le mani
«Non importa, non avvicinatevi ad Aurora e andrà tutto bene» rispose Tamara con tranquillità accarezzandosi la coda
«Ma è una mondana, voi non dovreste nemmeno avvicinarvi a lei. Soprattutto tu!» Alec puntò il dito contro Chelsea «Sei una vampira, come fai?»
«Questi non sono fatti vostri» rispose in modo secco la ragazza-vampiro.
Jace e Alec fecero passare un braccio attorno alla vita di Isabelle mentre con l’altro presero le sue braccia mettendosele ognuno su una spalla per issarla e aiutarla. Solo in quel momento Aurora si rese conto di non sentirsi molto bene, la testa era leggera e in bocca aveva un sapore di rame. Tutto iniziò a roteare, in lontananza sentiva delle voci pronunciare il suo nome ma sembravano lontane. Poi il nulla.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Una leggera pressione sulla spalla, Aurora avrebbe voluto aprire gli occhi ma le palpebre erano così pesanti; il tocco aumentò trasformandosi in uno scrollio. "Perchè non mi lasciano dormire?" pensò Aurora poi si ricordò di non essere a casa, nel suo letto, ma in discoteca.
Si svegliò all'improvviso e per un attimo tutto si mise a girare. Davanti a lei due paia di occhi preoccupati la fissavano, i primi azzurri e verdi gli altri.
«Finalmente! Stavamo valutando come fare per portarti a casa»
«Che è successo?» chiese Aurora mentre un terribile dolore le si insinuava sul lato destro della testa, tanto che cercava quasi di schiacciarsela per farlo smettere. Chelsea, come se le avesse letto nel pensiero mise la sua mano, molto più fresca, al posto di quella di Aurora dandole un gran sollievo.
«Mentre aspettavamo Chelsea con i drink ci siamo sedute sui divanetti e tu ti sei addormentata» disse Tamara con tono materno e un mezzo sorriso «Forse è meglio se andiamo a casa»
Aurora non protestò, era sfinita, si tirò su con l'aiuto delle amiche e insieme si diressero verso l'uscita mentre attorno a loro ancora molti giovani ballavano.
C'era qualcosa d'importante che doveva rammentarsi ma non le veniva proprio in mente, più cercava di riportare a galla il ricordo più esso si allontanava, alla fine Aurora lasciò perdere tornandosene sul divano-letto, sotto le coperte accanto a Tamara e si addormentò con i respiri delle sue compagne di sottofondo.
Un dolce profumo proveniente dalla cucina fece alzare Aurora mentre la città di New York la salutava con i clacson e il vociare delle persone. Nella casa, invece, il silenzio regnava. Accanto a se il posto di Tamara era freddo. Aveva dormito troppo? Andò in cucina e sul tavolo trovò un bigliettino, il quale, la informava che Tamara e Chelsea erano dovute uscire presto per alcune commissioni, inoltre Kristopher aveva chiamato dicendo che sarebbe passato a prenderla per accompagnarla a danza. Sollevò lo sguardo verso l'orologio, erano le 10:30, aveva lezione alle 14:30. Fece colazione con una bella tazza di caffè fumante, le frittelle cucinate da Chelsea e qualche frutto di bosco come fragole, more, lamponi e mirtilli presi sicuramente da Tamara; il campanello suonò e Aurora fu costretta ad andare ad aprire con il pigiama addosso, fortunatamente era Kris
«Non sei ancora pronta?»
«Sono le 11, ho lezione tra circa 3 ore e mezza»
«Oh... credo di aver capito male l'ora»
«Lo credo pure io» Aurora sorrise portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio «Dai entra»
«Sicura? Posso venire in territorio di Chelsea? Non è che poi mi stacca la testa»
«No, al massimo ti taglierà la gola»
«Niente di che allora»
Si spostò di lato così da farlo entrare, osservò Kristopher e ripensò a quando erano una coppia. Era stata così felice ma spesso le cose belle finiscono e anche la loro storia era andata piano piano ad appassirsi finché entrambi non avevano deciso di rompere rimanendo amici. Amici stretti. Ogni tanto, comunque, Aurora si rendeva conto di essere gelosa quando Kristopher le parlava di altre ragazze mentre lui sembrava a suo agio quando era lei a parlargli di altri ragazzi. Era stata solo una delle tante? Un nodo le strinse la gola ma si sforzò di sorridere all'amico
«Allora? Non ti prepari?» chiese ad Aurora
«Si si ora vado. Ho paura a lasciarti solo con tutta la roba di Chelsea»
«Cosa sono un bimbo piccolo?»
«Più o meno» affermò lei facendogli una linguaccia per poi scomparire in camera di Chelsea.
Qualche minuto dopo i due ragazzi erano insieme per la strada in direzione della palestra con passo tranquillo
«Come mai sei venuto a prendermi?» disse Aurora mordicchiandosi il labbro inferiore
«Non posso passare un po' di tempo con la mia migliore amica?»
«Hai incontrato una ieri e ora hai bisogno di una mano, non è vero?»
«Ma cosa dici!» esclamò facendo l'offeso «Mi credi così perfido e meschino?»
«È bella non è vero?» sorrise, lo conosceva troppo bene
«Molto! Non sai quanto»
«E io cosa centro?»
«POTREI aver fatto arrabbiare mia madre e POTREBBE essere che lei non mi vuole più mandare al Pandemonium» Kristopher si grattò la testa imbarazzato «A meno che tu non venga con me»
«Che cosa!? Ma io non ci posso andare!»
«Allora ieri sera…»
Lo prese per un braccio facendolo fermare di fronte a se, la voce più alta del necessario e la faccia rossa «Ci sono andata di nascosto! I miei non lo sanno Kristopher!» Non era mai un buon segno quando usava il suo nome completo, era veramente infuriata, se i suoi fossero venuti a saperlo?!
«Ti prego. La voglia rivedere!»
«Ci hai parlato?»
«No»
«Quindi come puoi dire di essere innamorato o che lei non abbia il fidanzato!?»
«Ne sono certo! Per favore, cerca qualche altra scusa con i tuoi»
Presto sarebbe stato il compleanno di Aurora forse poteva essere un regalo per i suoi 17 anni e se poi sarebbero venute anche Tamara, Chelsea e qualche altra compagna probabilmente ce l’avrebbe fatta con successo. Anche se la rabbia stava scemando rispose con voce fredda e distaccata riprendendo a camminare «Ci penserò»
«Grazie!» Kris la raggiunse con solo due falcate abbracciandola in una stretta da toglierle il fiato, non contento, caddero a terra in mezzo ai newyorkesi, sempre nervosi persino in un sabato estivo.
Scoppiarono entrambi a ridere.
Per il resto del tragitto parlarono solo della sera precedente, dell'incontro di Kristopher con "l'amore della sua vita": capelli corvini, avvolta in un lungo vestito bianco. Era scomparsa poi all'improvviso. Ad Aurora sembrò di aver visto quella ragazza. Si era allontanata con il ragazzo dai capelli blu, si erano intrufolati in una stanza dove nessuno li avrebbe disturbati, Aurora li aveva seguiti, poi…
Una fitta le trapassò il cranio, era peggio di un mal di testa, continuava a non ricordare. La memoria si interrompeva davanti la porta e riprendeva al suo risveglio sui divanetti, tentava di colmare le ore vuote ma il dolore alla testa aumentava, fu lieta quando Kris la distrasse proponendo di andare a mangiare un boccone e la fitta si attenuò.

NOTA AUTRICE: eccomi tornata! Spero che questo capitolo piaccia come gli altri, lasciate commenti qualsiasi essi siano. Un bacione 😙

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Finito di pranzare, Kris la scortò fino all'entrata della scuola, alcune compagne di corso di Aurora erano fuori a conversare e vedendola in buona compagnia iniziarono a parlottare ancora più fittamente tra di loro squadrandoli da capo a piedi «Che oche giulive» disse Aurora a denti stretti mentre con un sorriso abbracciava il suo migliore amico per salutarlo
«Lasciale perdere, saranno solo gelose. Sei prima ballerina e hai un fidanzato fantastico»
«1. Nella danza moderna non c'è la prima ballerina, ma si tratta di un assolo. 2. Tu non sei il mio fidanzato!»
«Loro però non lo sanno» Kris le fece l'occhiolino e le circondò le spalle.
In spogliatoio, Aurora notò di essere l'ultima arrivata, cercò di fare il più veloce possibile per evitare gli addominali di punizione, entrata in sala stava raccogliendo i capelli neri in un mucio quando il suo sguardo incontrò una coppia di occhi color ambra; qualcosa iniziò a tornarle in mente: gli shadowhunters, il demone dai capelli blu ripiegarsi su se stesso scomparire. Sembrava più un sogno, inconsistente, sfumato. Prese una lunga boccata d'aria, non si era nemmeno resa conto di trattenere il fiato, guardò di nuovo verso lo specchio dove fino un attimo prima era seduto il giovane shadowhunter ma l'unica cosa che vide fu il proprio riflesso
«Bene, ora che siete tutte arrivate possiamo iniziare la lezione. Davanti lo specchio: riscaldamento» l'insegnante si avvicinò allo stereo e la musica partì, Aurora incominciò a svolgere gli esercizi con movimenti naturali, come respirare. Non essere ridicola si disse I demoni non esistono. Sono solo storie per spaventare i bambini. Per non parlare di persone che possono apparire e scomparire a loro piacimento, non è materialmente possibile! Ma lui c'era, Jace, era li seduto ne sono sicura.
Aurora continuava a rimuginare sui questi pensieri mentre la mente faceva riaffiorare la figura del ragazzo nei più minimi particolari. Gli occhi dorati, i capelli biondi, il corpo snello e muscoloso ricoperto da quegli strani tatuaggi. Il cuore di Aurora ebbe un sussulto e aumentò il suo ritmo. Nel frattempo Latoya, l'insegnante, passando tra le sue alunne le osservava con i suoi piccoli occhi castani da falco mentre esse iniziavano con qualche esercizio di giri
«Mi raccomando, ricordatevi la regola fondamentale: guardare un punto fisso e non distogliere mai gli occhi da quel punto»
Aurora iniziò a fare un paio di giri, per una volta le stavano venendo anche decentemente
«Brava Aurora, hai capito» disse Latoya fiera della sua allieva, Aurora non vedeva altro che se stessa e dopo un po' ci prese gusto rilassando il corpo e la mente. Fu in quel momento che riapparve. Un attimo prima c'era solo lei e l'attimo dopo lo shadowhunter la guardava incuriosito; per la sorpresa la ragazza perse l'equilibrio cadendo rovinosamente a terra. Una risata spiccò tra le voci delle giovani.
«Non credo abbia compreso cosa vuol dire fissare un punto»
«Eh già Margaret, per te è facile dato che passi tutto il tuo tempo a fissarti nello specchio» silenzio, Aurora sorrise fiera della sua risposta tagliente anche Jace fece un piccolo sorriso divertito tanto quanto lei. Margaret era la stronza della scuola, la classica figlia di ricconi bellissima quanto viziata, sempre gelosa delle altre persone; fin dall'inizio aveva preso di mira Aurora soprattutto ora che Latoya aveva scelto lei e non Margaret per l'assolo dello spettacolo di fine anno ma Aurora non se ne interessava perché sapeva come tenerla a bada.
«Ti sei fatta male?» disse Latoya preoccupata e distogliendo Aurora dai suoi pensieri, la ragazza si alzò da sola senza alcun problema non aveva dolore se non sulla chiappa su cui era caduta, sarebbe spuntato un bellissimo livido
«No no tutto bene»
«Ma cosa è successo?»
Aurora lanciò uno sguardo verso Jac che sorrideva ancora. Possibile che nessuno lo veda? pensò, il Cacciatore quasi rispondendo alla sua domanda silenziosa scosse lievemente la testa
«Mi sono semplicemente distratta per un secondo e ho perso l'equilibrio» rispose Aurora stringendosi nelle spalle «Latoya non mi sento tanto bene, posso continuare la lezione da sola nell'altra stanza?»
«Certo fai tutto quello che vuoi»
Aurora si incamminò e vide Margaret prenderla in giro facendole il verso, allora si avvicinò fingendo di scontrarla per sbaglio con la spalla. A quel punto Margaret cadde nella sua trappola.
«Attenta bruna» ringhiò Margaret
«Oh scusami colpa mia. Ma…» Aurora si portò una mano davanti alla bocca facendo una faccia sconvolta e usando la sua voce da snob migliore. «Tesoro non dovresti fare così tardi alla sera mentre sosti negli angoli della strada! Guarda qua che occhiaie!» riprese a camminare ancora più soddisfatta di prima con un sorriso a trentadue denti stampato in viso. Sentì una risata espandersi nell'aria, una voce maschile, Aurora si girò prima di oltrepassare la porta ma guardandosi attorno vide solamente le sue compagne. Jace era di nuovo sparito.


NOTA AUTRICE: buonasera miei lettori, mi sono resa conto che è da troppo tempo che non pubblico un capitolo. I motivi sono diversi e il primo tra tutti è la mia incapacità di rispettare le scadenze. Comunque spero che piaccia, forse è un po' noioso ma in un racconto ci vogliono anche queste parti meno "belle". Un bacione!

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