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di ocevniall
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Disconnected. ***
Capitolo 2: *** Lookin' so perfect. ***
Capitolo 3: *** Gotta get out. ***
Capitolo 4: *** The perfect disguise ***
Capitolo 5: *** Never be ***
Capitolo 6: *** Out of my limits ***
Capitolo 7: *** Unpredictable ***



Capitolo 1
*** Disconnected. ***


Sul suolo della mia tranquilla Sydney camminavo lenta, con un passo leggero, assaporando l'ebbrezza del vento.

Le passeggiate aiutavano a calmarmi, a schiarirmi le idee, a pensare.

La cosa più bella della passeggiate è che puoi vagare senza una meta e scoprire nuovi posti anche solo nelle vicinanze di casa.

Puoi passare davanti a un posto per tutta la vita ma puoi non accogerti dei dettagli.

E' triste.

Ogni dettaglio è importnate.

Sono i dettagli che aiutano la gente a capire quello che sono, sono i dettagli che completano la gente.

Penso che a me manchi quanlche dettaglio.

E' per questo che sono attenta a tutto ciò che mi circonda.

 

Audrey stava seduta sotto il grande albero nel giardino che si affacciava all'ingresso della scuola.

Quel posto la rilassava, spesso si sedeva li e leggeva, studiava, ascoltava musica attraverso le cuffie collegate al suo vecchio IPod, oppure, semplicemente, osservava.

La gente la credeva strana proprio per questo, peccato che osservare sia la cosa più normale del mondo, solo che gli altri sono troppo superficiali.

Solo un ragazzo in quella scuola sembrava superficiale e profondo allo stesso tempo.

I suoi atteggiamanti erano così ambigui.

Potevi pensare fosse strano ma figo.

Perchè la gente pensa che sia figo?

Perché la gente è superficiale.

E anche lui lo sapeva ma se ne fregava proprio come lei perché la superficialità non merita attenzioni.

Audrey e Luke lo sapevano.

 

Comunque, Audrey, prese il suo vecchio IPod con i fili delle cuffie un po' sciupati dal tempo, lo accese per ascoltare qualche canzone.

La giornata scolastica era finita ma lei voleva rimanere ancora un po', lì, in quel posto un po' speciale per lei. 

La grande quercia le sembrava un posto così sicuro.

In quel momento le pareva di essere disconnessa dal resto.

 

 

Salve a tutti!.

già dai prossimi capitoli sarà coinvolto anche calum.

spero vi piaccia :) 

 

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Capitolo 2
*** Lookin' so perfect. ***


Lungo la riva dell'Oceano, Calum, camminava.

Camminava e pensava.

Gli capitò di pensare al blu.

Il blu è ghiaccio, il blu è freddo.

Odiava gli occhi blu e non capiva come la gente potesse affogare in quegli occhi di quel colore così spaventoso, a lui spaventava il blu, spaventava l'Oceano, però per qualche assurdo motivo che solo il suo inconscio sapeva, lui, continuava a recarsi sulle rive dell'immenso manto color blu.

Gli piaceva andare li e non toccare l'acqua salata che tanti amavano, voleva dimostrare al blu che non l'avrebbe avuto mai.

Sapeva nuotare ma non lo faceva.

Perché?

Perché lo spaventava.

Però lo sapeva fare, sapeva nuotare, perchè solo in quel modo non avrebbe potuto affogare dentro il blu.

 

-Cal! 

Il tono di luke era giocoso, come sempre.

Luke aveva sofferto tanto e aveva imparato a essere felice.

Lo invidiavo per questo.

-Lukey!

-Hai sentito del concorso tra band che si terrà a dicembre?

-Si

-Manca un mese

-Uhm 

-Perché non partecipiamo?

-Siamo solo due

-Potremmo ingaggiare qualcuno

Luke era così, quando aveva una cosa in testa e voleva realizzarla ci riusciva sempre. Non si dava mai per vinto, quindi perché non dargliela vinta già da ora?

 

Audrey lo osservava.

Osservava il ragazzo moro dagli occhi scuro marrone attaccare i volantini.

A quanto pare Calum si era fatto trascinare in quell'assurdo concorso tra band.

Ma non c'era da stupirsi, Calum si faceva sempre trascinare da Luke e Luke era l'unico che poteva.

Le poche volte che Calum si era ribellato era sempre andata a finire male, e  Luke, in quelle poche volte non poteva fare nulla.

Non poteva perché per Calum, Lukey, era il suo migliore amico ma non la sua razionalità.

Attaccava i voltantini con precisione, scegliendo i posti più tattici.

Sembrava che ogni cosa che facesse fosse studiata e organizzata da tempo.

Ma di studiato e organizzato non c'era nulla, sopratutto in un semplice attaccare di volantini, solo che lui, Calum, sapeva far affascinare le persone come Audrey solo con un semplice gesto.

Sapeva far credere di saper raggiungere la perfezione.

 

 

Secondo capitolo pubblicato! 

Spero vi piaccia la storia e anche il mio modo di scrivere, ritengo che il modo di scrivere sia uno dei fattori più importanti per saper affascinare a una storia. 

Alla prossima :) 

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Capitolo 3
*** Gotta get out. ***


Calum, negli occhi della gente, leggeva.

Leggeva il passato, il presente.

Leggeva il futuro.

Leggeva le insicurezze e le paure.

Leggeva la pazzia e la razionalità.

E' per questo che quando incrociò gli occhi della mora lui la lesse.

Lesse tutta lei stessa e fu in quel momento che lui decise che Audrey sarebbe dovuta diventare un suo dettaglio.

 

Audrey e Calum si osservavano a vicenda, non lo negarono mai, ma, quando lui le si avvicinò e le chiese il perché, lei negò.

Negò perché non c'era una motivazione in quel gesto.

No, c'era, ma era un dettaglio troppo superficiale per essere esposto.

Era ancora un dettaglio vuoto.

Un dettaglio senza una storia.

E Calum sapeva che Audrey avrebbe negato perché lo avrebbe fatto anche lui.

Perché Audrey e Calum erano la stessa persona.

Anche se non si erano mai parlati si conoscevano da sempre.

Anche se avevano paura uno dell'altro, si fidavano.

Erano due calamite. 

Fu così che restarono in silenzio per vari minuti.

Lei lo osservava e lui la leggeva.

Come un lettore e un libro.

Come il blu e  l'Oceano.

Come solo Audrey e Calum sapevano fare. 

Loro si che sapevano coinciliarsi, loro si che sapevano completarsi.

Ci riuscivano senza parlare, senza esprimere gesti, ci riuscivano stando fermi e muti.

E mentre Calum la leggeva, leggeva il blu.

E aveva paura.

E si fidava.

E non andava bene.

E per un momento capì come la gente potesse affogare nel blu.

La gente, quella normale.

Ma tutto questo, Calum, lo provò per un attimo. Per solo un millesimo di secondo.

Nel mentre, la leggeva, e leggeva attreverso quegli occhi misteriosi e così inespressivi.

Lui poteva riuscirsci perchè lui sapeva che quegli occhi così inespressivi racchiudevano tutte le emozioni esistenti in lei stessa.

 

-Come stai?

-Bene.

Un breve scambio di battute. Non le chiese il nome, sarebbe stato superficiale, lui sapeva.

Si studiavano.

Si studiavano da lontano, come un uomo mai sceso da una nave potesse studiare la terra ferma.*

Come quando prepararono Armstrong alla spedizione sulla Luna.

Si studiavano da lontano.

E Calum pensava, so cosa succederà se verremo coinvolti in questo.

 

*è la trama, più o meno, di Novecento di Baricco. Ve lo consiglio, è un libro piccolino ma meraviglioso.

Terzo capitolo. 

Spero vi piaccia. Lo spero sempre ahah

Probabilmente tradurrò una fan fiction inglese che ho trovato stupenda. 

Comunque alla prossima puntata! :) 

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Capitolo 4
*** The perfect disguise ***


Calum non sapeva ciò che avrebbe fatto con Audrey, sarebbero potuti stare in silenzio e stare bene comunque.

Peccato che fosse un opzione scadente, sarebbe stata un'idiozia.

Avere un briciolo di completezza davanti e stare muto, non poteva.

Così decise, avrebbe fatto quel che avrebbe fatto, non avrebbe organizzato nulla.

Avrebbe fatto quel che sapeva fare meglio, improvvisare.

Così quando la vide arrivare, rimase immobile, guardandola e basta.

Guardando l'incertezza e la paura avanzare verso di lui.

Lei poteva essere pazzia.

Occhi color oceano trovarono occhi color nocciola.

Audrey non poté non pensare al mistero che gli occhi racchiudono.

Un brivido le percorse la schiena accorgendosi di avere freddo.

Lui lo percepì.

Non percepì il freddo, percepì il brivido.

E fu in quel momento che abbandonò i suoi pensieri e fece quello che si sentiva, l'abbracciò.

Voleva tenerla al caldo. 

Erano pazzi.

Erano angeli.

Erano demoni.

Non si conoscevano neppure ma per loro un abbraccio, un gesto così intimo, doveva esserci tra loro.

Lei non si scostò, pensò fosse giusto stare tra quelle braccia.

E di parole niente.

Incominciarono a parlare poco dopo, quando lui le fece cenno con la testa di seguirla.

Lei, con quelle gambe esili, andò incontro a lui e con semplicemente due parole iniziò ogni cosa.

-e ora?-la bionda chiese

-e ora ci conosciamo-il moro rispose

Nessuno di loro chiese il perché stavano facendo tutto quello. Quella pazzia. Perché si sa che non avrebbe portato a nulla di buono. 

Nessuno di loro due lo chiese perché sapevano che in qualche modo sarebbe dovuto iniziare tutto, e anche se era iniziato in un modo strano e imbarazzante a loro andava bene.

Iniziarono a chiedere le  cose più banali, come due bambini all'asilo dissero i loro colori preferiti.

-il mio è il viola! -esclamò la bionda

-il mio è il bianco. 

-perché?

-perché è il colore più puro che possa esserci. Perché è il contrario di me.-rispose lui

Andarono avanti con discorsi del genere per tutto il pomeriggio.

Discorsi banali.

Banali e non importanti.

Dettagli.

Il loro congedo fu semplice.

Uno sguardo e capirono che il loro momento era finito.

Durante il tragitto verso casa, Audrey pensò che quella era la strada verso il paradiso.

 

Svoltare a destra qui, 

Per favore e grazie. 

Perchè deve tenere la sua testa fuori dal cielo. 

 

 


anche questo capitolo pubblicato!

spero vi piaccia, se volete qualche chiarimento domandate e bho, se vi va votate!

alla prossima :) 

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Capitolo 5
*** Never be ***


-Lukey, non penso che si presenterà qualcuno

-ottimistmo Cal!- rispose il biondo 

Si trovavano nel garage di casa Hemmings ad aspettare che qualche buon'anima si presentasse per all'annuncio dei loro volantini riguardo la band.

Una sciocchezza, ma se Luke lo voleva, lo avrebbe accontentato. 

Luke era come un fratello.

Si conoscevano da sempre e da sempre, Lukey, era il punto debole di Calum. 

Ne aveva passate tanto quel ragazzo ed ora che stava finalmente vivendo, nessuno, avrebbe ammazzato la sua anima.

Ed era una strana situazione perché Calum era un demone e Luke era un angelo, era tutto invertito, sarebbe dovuto essere Calum a farsi proteggere da Luke. 

Calum sapeva che prima o poi gli avrebbe fatto del male, ma, sperava che quel momento arrivasse il più tardi possibile.

Lo stava proteggendo dall'inveitabile, lo stava proteggendo da se stesso.

Quando sentirono suonare il campanello, a Luke s'illuminarono gli occhi.

Andò ad aprire la porta e mentre lo faceva, avanzava con quell'andatura un po' bislacca, buffa, ma bella. Luke camminava e Calum leggeva eccitazione.

Davanti al portico di casa Hemmings si trovava un ricciolo con capelli biondo scuro, quasi cenere, con una bandana in testa a non permettere ai suoi riccioli di cadere davanti agli occhi. 

Occhi verdi, sorriso mozzafiato, Ashton Irwin.

E Luke e Calum non crebbero ai loro occhi, il terzo moschettiere era tornato.

Ashton era il più grande dei tre ed era sempre stato un fratello maggiore per loro. 

Il più responsabile ma rinchiuso in una bolla di felicità infantile. 

Ashton cominciò a far parte di essere compagno di giochi da piccolo e di cazzate dall'inizio della loro frenetica adolescenza.

A quindici anni dovette partire per la Nuova Zelanda, per stare in un riformatorio dopo essere accusato di aver sparato ad una persona, alla sua fidanzata. E la cosa più incredibile è che quel ragazzo, Ashton, quando seppe dell'errore commesso nelle indagini, quello di esser accusato, lo portò alla pazzia. Stava vivendo un incubo, stava smettendo di vivere. Il che può sembrare un controsenso con il dire che era responsabile e maturo ma quello che successe nella testa di Ashton, probabilmente, non si saprà mai, fatto sta che creò un po' di danni al personale della polizia.  

Ed Ashton continuva a sorridere, davanti a loro, ed era bravo a farlo. 

E come risvegliato da uno stato di trans, il moro e il biondo piombarono addosso al ricciolo.

Risero fino a morire.

Neanche una lacrima.

Risero e basta.

Perchè inferno, purgatorio e paradiso erano di nuovo una squadra.

Perchè se Dante si fosse ritrovato in quella situazione avrebbe detto che la diritta via fu ritrovata al posto di smarrita.

Sciolto l'abbraccio, Ashton, tornato, affermò:

-manca il chittarrista! 

 

Ora nessuno dei tre avrrebbe lasciato che i colori sbiadiscano e diventino grigi.

 

Bene, credo che abbiate capito che le frasi in corsivo sono versi di loro canzoni che sono riportate nel titolo del capitolo, :) 

comunque penso anche che inoltre abbiate capito che mi concentro più sui pensieri dei protagonisti che sulle parole, non si trovano molte ff con questo modo di scrivere.

Okay, se vi piace votate e bho, sono qui per voi :) 

 

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Capitolo 6
*** Out of my limits ***


Il sole splende alto in questo giorno di pieno inverno, è decisamente una bella giornata.

Sto andando alla grande quercia.

Solitamente non ci vado molto quando è inverno ma con queste giornate è impossibile trattenersi.

Arrivata a pochi metri di distanza scorgo qualcuno sotto essa, è di profilo e non si vede bene ma io, quel profilo, lo riconoscerei anche tra mille altri.

Quei capelli nero corvino spiccano subito ai miei occhi e un lieve ma sincero sorriso si appropia delle mie labbra.

Mi avvicino lentamente e cautamente, come sei lui fosse una preda e io la cacciatrice, e con tutta calma mi siedo accanto a lui. 

Sussulta un pochino per la sopresa del mio arrivo, ed io, non posso far altro che ridere.

Mi guarda e sorride.

Ha un sorriso bellissimo.

 

-Hai mai visto l'alba?-il moro domandò alla ragazza dagli occhi oceano che scosse la testa in segno di negazione.

-Il buio lascia spazio alla luce, al sole e sembra che tutte le cose oscure passino. Che i demoni dentro di noi spariscano. Io mi sento così con te. Mi sento luce e mi piace questa cosa.

-lasciami essere la tua alba!-le parole della ragazza scivolarono senza permesso, quelle parole uscirono così velocemente dalla sua bocca. Audrey ebbe paura. 

-Di notte è tutto più facile!-Calum ignorò l'affermazione della ragazza, cambiò discorso, in un certo senso. Aveva paura. Lei non poteva essere la sua alba. 

Lei poteva esserlo.

Nella mente del moro stavano combattendo due pensieri che, comunque andasse, gli creavano una serie di confilitti in se stesso. 

Non si era mai sentito così bene con una ragazza. 

Audrey, dal canto suo, fu felice che Calum avesse ignorato la sua fatidica frase, era affascianta dalle parole che fuoriuscivano dalla bocca del ragazzo coi capelli corvini.

Era come una droga sentirlo parlare. 

Sarebbe stata ad ascoltarlo per ore, a sentire il suono della sua risata e a osservare la sua bocca che s'incurvava. 

 

Audery abitava in una famiglia benestante, non le era mai mancato nulla se non l'affetto. Suo padre era un imprenditore con una buona reputazione e una buona fama mentre sua madre era avvocato. 

Svolgevano ottimi lavori ed erano bravi nel farlo, peccato che si scordassero di avere un lavoro più importante, di essere veramente genitori. 

Il moro viveva con sua madre e suo padre, sua sorella era sempre in viaggio, Calum si ricordava che negli ultimi due anni lei fosse stata a casa più o meno una settimana. 

Però, nonostante ciò, a Calum non era mai mancato l'affetto, anzi, forse ne aveva ricevuto anche troppo.  

Audrey e Calum vivevano in un mondo senza mezze misure.

In ogni cosa c'era dell'estremo quando si trattava di loro due. 

 

Erano solo un po' fuori il loro limite.


Volevo dirvi che qua su efp sono molto lenta ad aggionare poiché la storia è molto più seguita su wattpad, quindi, vi connsiglio di seguirla appunto lì, su wattpad, dove sono anche molto più avanti con i capitoli. Pian piano diventano sempre più lunghi. 

Comunque, come vedete, in questo capitolo ho lasciato spazio ai nostri due protagonisti e ho anche fatto il punto della situazione sul come sono cresciuti etc..

 

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Capitolo 7
*** Unpredictable ***


Quella sera stessa Audrey, dopo aver cenato Insieme alla sua famiglia, se così si può dire, andò in camera sua a leggere. 

Audrey adorava camera sua. La odiava anche, però. 

Era il suo covo, era anche il covo della sua infanzia e dei suoi ricordi. Ogni parete era ricoperta da foto, cosi tante foto infestate da spettri.

Gli spettri della sua infanzia. 

Foto con la sua migliore amica, morta. Come non amare quei ricordi ma odiarli allo stesso tempo? 

Alcune volte si metteva seduta sul letto, con le gambe incrociate, come un'indiana, e parlava. 

Parlava con colei che non c'era più. Desiderava che lei stessa non ci fosse più.

La consideravano pazza. 

Non era pazza, era ferita. 

La lettura la guariva un pochino. Anzi, non la guariva, la aiutava. 

Lei guariva con la paura.

Con la paura riusciva a dimostrare quanto fosse forte, era sopravvissuta alla paura più grande, affrontare la vita senza la sola e unica amica che avesse mai potuto avere, adesso era pronta ad affrontare ogni imprevisto.

La lettura la aiutava a immaginarsi in un altro posto, in altre epoche, in altre sembianze, con altre storie. Magari più gioiose. 

In quel momento, seduta nella poltrona accanto alla finestra stava immaginando di essere nei panni di una stella nella Parigi degli anni '20. Indossava un vestito rosso mentre era circondata da quei cabaret lungo l'Avenue degli Champs-Elysées.

Chissà come sarebbe stato vivere in quell'epoca, si chiedeva la bionda. 

Venne distratta dal suo libro da un tichettio, qualcuno stava lanciando sassi contro la sua finestra. 

Audrey si scorse meglio per vedere e vide Calum.

Un sorriso s'impradronì delle sue labbra rosee. 

Senza proferire parola Calum si trasformò in Romeo e Giulietta in Audrey. Come un libro di Shakespeare.

Solo che quello stava accadendo veramente. 

Romeo si arrampicò lungo l'albero che affiancava la finestra di Giulietta, e arrivato a destinazione si fece aiutare dalla bionda per entrare nella reggia della più bella ragazza mai esistita. 

Agli occhi di Calum era così.

Tutto quello era agli estremi del romanticismo, pensava Audrey. 

 

-scappa con me, per questa notte- il moro finalmente parlò

-ma sei pazzo?

-No, ho solo voglia di stare con te e sentirmi re per una notte. 

-re? -Audrey non capiva

-si, io re e tu regina.

Peccato loro non stessero Insieme.

Un perfetto  amore platonico. 

Quel ragazzo le faceva paura, stava mandando il suo cervello in frantumi e questa cosa le piaceva.

Stare con lui la aiutava a guarire sempre un pochino di più.

 

Lei sta seduta a casa con luci spente, vedendo la vita da diverse sfumature. Credo sia tempo di svegliarci quindi lascia che io ti porti via. 

Possiamo correre giù nella strada, con le stelle nei nostri occhi, demolire questa città, nel buio della notte, abbiamo il tempo dalla nostra parte, possiamo renderlo vivo.

Stiamo mandando avanti il mondo, ti porterò dove vuoi andare, ti tirerò su di morale se ti sentirai in mille pezzi

Lasciami essere colui che ti salverà

Distruggiamo i programmi che avevamo fatto prima comportandoci in modo imprevedibile. 

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