Bill, Kill!

di Tom Kaulitz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Simone ***
Capitolo 2: *** Casa Trümper ***



Capitolo 1
*** Simone ***




1.
Simone




Tom abbracciò suo fratello coprendogli le orecchie. Erano seduti in cima alle scale, e in cucina, a porta chiusa, Simone stava telefonando. Tom voleva ascoltare, ma temeva che per Bill sarebbe stato troppo, e aveva ragione. La voce di sua madre arrivava chiara e si capiva ogni parola.
«Buongiorno parlo con Frau Schischt? Perfetto, le volevo parlare dei ragazzi. No, non mi interessa cosa sta per dire, li voglio dare via. No, no, non può capire..» ci fu una pausa piuttosto lunga, e poi la donna rispose, con un tono deciso.
«No, non funziona con me. Se li vuole li do a lei, visto che li difende tanto... ma mi faccia il piacere e iniziamo la pratica, questo è il suo lavoro, ed è mio diritto... Bene, vedo che ha capito..»
Un rumore fece sobbalzare i gemelli: era la sedia che Simone aveva fatto cadere per sbaglio. La sentirono raccoglierla con un sospiro per poi continuare a parlare.
«Tom e Bill Kaulitz. Si, è il mio nome, e non faccia domande. Hanno cinque anni e sei mesi circa.
«Quando si può fare? Oh, c'è già una famiglia? ...Hmm vabbene, ok. Aspetteranno un pò, non è un problema mio, tanto avete stanze libere, vero? ...Perfetto, allora è deciso, domani ve li porto.» stette un minuto ad ascoltare e poi disse, pro forma un "grazie" frettoloso per poi riattaccare il telefono.

Una lacrima colò lungo la guancia di Tom, mentre sistemava meglio suo fatello sulle sue gambe. Si asciugò lo zigomo e accarezzò i capelli mori di Bill, tenendolo stretto.
Simone intanto sospirò, indugiò un pò e infine alzò la cornetta per comporre un altro numero.
Dieci lunghi secondi di silenzio, interrotti soltanto da Tom che tirava su col naso, ma sua madre non sentì niente.
«Gordon? Come stai caro?»

Tom decise che era ora di alzarsi. Non voleva ascoltare oltre, aveva già capito. Simone non li aveva mai amati, Simone non era la loro madre, di sicuro non dopo questo. Tom serrò i pugni e alzò Bill, che gli sorrise, ignaro.
Quando il moro notò che il fratello aveva pianto divenne serio e sgranò gli occhi. Però, per abitudine, aspettò che fossero entrati in camera per parlare, così Simone non poteva sentire.
«Tomi?» iniziò, ma Tom scosse la testa e si sedette sul tappeto, portando Bill sulle sue gambe.
«Non è successo niente, Bill. Niente...» mentì. Non sapeva come dirglielo, tanto l'avrebbe saputo. E chi avrebbe dovuto consolarlo? Tom. Ed era la cosa più bella in assoluto per lui far sorridere il gemello. Ogni volta che sfoderava il suo sorriso, innocente e incredibilmente bello, a Tom venivano le farfalle in pancia. E quando Bill diceva che gli accadeva la stessa cosa, Tom non poteva trattenersi dal dare un bacino sulla guancia a suo fratello. Il suo universo, tutto ciò che aveva, tutto quello che gli serviva per sopravvivere.
In quel momento Tom sentì dei passi e nella stanza entrò Simone, che, al vedere quel quadretto felice, strise le labbra, contrariata.

«Sei diventato una poltrona, Tom, per caso?» chiese acida. Ma Tom grugnì semplicemente un «Hm» guardando altrove, stringendo ancora di più suo fratello, pietrificato, che si limitava a giocare con i capelli dell'altro.
Simone entrò nel mezzo della stanza e aprì gli armadi prendendo le cose dei gemelli (poche, tutto sommato) e mettendole sul letto, per poi ordinare ai due:
«Scollatevi, alzate il sedere e mettete queste cose nella valigia. Domani ve ne andate..» sospirò impercettibilmente e nel suo sguardo si poteva scorgere un velo di malinconia, che però se ne andò quando la donna continuò a parlare.
«Andrete in una specie di orfanotrofio. Lì aspetterete che qualcun'altro-»
Tom la interruppe.
«Lo so»
Simone alzò le sopracciglia, sorpresa, e poi uscì dalla stanza impettita, dopo aver sputato le ultime parole della giornata.
«Meglio. Buonanotte, dormite subito.» La porta si chiuse.
«Buonanotte, Billi. Tranquillo, ci sono io con te.»
Bill scoppiò in un pianto silenzioso, aggrappato alle spalle del rasta, che cercò di tranquillizzarlo.
Ci riuscì dopo alcuni minuti e dopo molte lacrime, e infine si abbracciarono sotto le coperte.
«Buonanotte Tomi. Ti amo.» sussurrò Bill.
Tom sorrise e gli diede un bacino. «Anche io.»
Tutte le sere se lo dicevano, ignari del significato, ma consapevoli del fatto che fossero destinati a stare insieme per sempre.

***

«Accomodatevi pure, cari. Questa sarà la vostra casa per un pò, io sono Kathrin Schischt, ma chiamatemi Kathi.» la donna gli sorrise con aria bonaria, incurante delle occhiate diffidenti che Simone le lanciava.
Un timido "ciao" uscì dalle labbra dei gemelli che mano nella mano stavano sulla soglia, in soggezione da tanta gentilezza. Poi Kathrin si rivolse a Simone, con un tono decisamente più gelido.
«E' sicura, Frau Kaulitz? Sono ancora dei bambini, dopotutto. E lei è la loro-»
Fu interrotta sgarbatamente.
«Frau Schischt non mi sembra nè il momento, nè il modo, nè che sia sua competenza ripetermelo. La prego di non insistere oltre.»
La gentile Kathi strinse i denti e mormorò, minacciosa: «Vedrà cosa diranno quando saranno grandi... Vedrà. Ma adesso vada, ce li ho io. Bambini,» assunse un tono più morbido «salutate... vostra madre.»
Con sua enorme sorpresa -forse non così enorme- i due non la degnarono di uno sguardo e dissero solo «Ciao, mamma» prima che Simone uscisse dal grande portone.
«Tutto bene bambini? Avete freddo? Volete qualcosa da bere? Di caldo, magari?»
Bill esibì un piccolo sorriso che lo illuminò. Chiese, ancora timido: «Una cioccolata calda...? Sono così buone..»
Kathi annuì, addolcita, e il sorriso di Bill divenne ancora più grande. Quella donna gli stava simpatica.

***

Tre settimane dopo.
«Tomi?»
«Hm?»
«Dormi?»
«Hmmm... ivo...»
Tom si girò, in modo tale da essere di fronte al fratello. Aprì gli occhi, contemplando quelli di Bill, nero mogano, nella semioscurità. Bill divenne piccolo piccolo.
«Scusa...»

Tom sorrise intenerito e gli fece cenno di avvicinarsi, cosa che l'altro non si fece ripetere due volte. Balzò in piedi ed entrò nel letto del gemello, con un grato "hmm" d'approvazione. Si strinse a lui, beandosi del calore che emanava e annusando l'odore di casa che... casa? No, non era proprio odore di casa, perchè non ne avevano una, ufficialmente. Era semplicemente familiare... e bellissimo. Sapeva solo di Tom. Con un balzo fulmineo si sdraiò sopra di lui e ridacchiò quando Tom gemette dal tanto peso che aveva sullo stomaco. Era piacevole, convennero entrambi. Era qualcosa di nuovo, ma la sensazione delle gambe che s'intrecciavano era... sì, piacevole. Si abbracciarono forte, e Tom dovette reprimere un sorriso per non far insospettire il fratello, aveva già qualcosa in mente.
Veloce, rotolò e bloccò Bill sotto di lui ridendo quando il moro ripetè il gemito di dolore di Tom poco prima. Anche Bill poi ridacchiò e fece cadere il fratello di lato, abbracciandolo ancora più stretto -se era possibile.

«Tom» iniziò Bill dopo un pò. «ho paura che staremo male qui. Anche se Kathrin è simpatica siamo sempre in un orfanotrofio, senza la mamma..» A Tom s'irrigidì la mascella.
«Non abbiamo più una mamma.»
Bill guardò il soffitto. La stanza era buia, piccola ma confortevole, tutta per loro. I letti erano stati attaccati insieme, permettendo ai gemelli di dormire vicini.
«Almeno per le prime notti, poi vedremo» aveva detto la direttrice, ma loro dubitavano che si sarebbero mai staccati.
Tom lo guardò di soppiatto per controllare che fosse tutto apposto, ma Bill era inespressivo.
Allora Tom si avvicinò e gli diede un lungo bacio sulla guancia, che fece sorridere il moro.
«Mi fai il solletico!» rise quando Tom posò la testa sul suo petto, solleticandogli il collo con i capelli.
Si abbracciarono forte. Insieme ce l'avrebbero fatta.

*** ***


 

Sei anni.

Circa sei mesi dopo accadde. Una giornata soleggiata, che, Bill ne era sicuro, non avrebbe portato a niente di buono -odiava il bel tempo. Infatti amava, invece, il tempo nuvoloso, quando pioveva, grandinava o meglio: nevicava. Era semplicemente meraviglioso starsene dentro casa, abbracciati sotto una coperta, a guardare dalla finestra. Anche a Tom piaceva di più.
Infatti quel giorno per lui iniziò ancora peggio: Gustav e Georg, due ragazzi dell'orfanotrofio con cui avevano fatto subito amicizia, gli avevano fatto uno scherzo. Ma a Tom il bicchiere versato nel viso di primo mattino non gli era piaciuto granchè. A Bill giusto un pò di più, perchè si unì agli altri nel ridere.
E poi colazione -cioccolata calda e biscotti, hmm- e compiti. Nell'istituto c'era anche una giovane ragazza, Emmelie, che insegnava ai bambini un pò di italiano e le basi della matematica. Anche lei era molto carina con loro, come tutti lì dentro, del resto.

Seduti alla scrivania, i gemelli sbuffarono.
«13+5? Bill, aiutami!» si disperava Tom.
Bill lo guardò ghignando e scrisse sul foglio con una calligrafia tonda tonda la risposta. "18".
«Tom, a me serve il tuo aiuto qui... "Ciliegia" era con tre "i" in tutto, vero?» Bill lo guardò, speranzoso. Sorrise soddisfatto e sollevato quando l'altro annuì.
All'improvviso entrò Kathi, raggiante, e annunciò:
«Bill, Tom? C'è qualcuno che vi vorrebbe conoscere!»

I gemelli si voltarono, curiosi. Erano senza parole: una donna, un uomo e due bambini li guardavano sulla soglia della camera. La donna era piuttosto alta, magra e aveva i capelli rosso rame, gli occhi cioccolato. Il viso era curato, il volto era gentile e gli occhi leggermente aperti più del dovuto, segno della sua agitazione e trepidazione. L'uomo, invece, era biondo, aveva gli occhi azzurri e anche lui era alto -il tipico profilo nordico. Lui era attento, e si distingueva sul labbro inferiore una piccola cicatrice da taglio. 
I bambini, un maschio e una femmina, erano abbastanza insignificanti: nè brutti nè belli. Erano entrambi timidi, e si vedeva che erano incuriositi come non mai. Sembravano a posto.
Fortunatamente Kathrin accorse in aiuto dei gemelli, e gli spiegò: «Questi sono Henry e Ines» indicò i due adulti «Julius e Amalia. Invece loro due» indicò i Kaulitz, guardando la famigliola «sono Wilhelm e Thomas Kaulitz.» Sorrise.
«Bill e Tom.» concluse precisando, lasciando un silenzio piuttosto imbarazzante.
Poi i gemelli si presero la mano e si alzarono, in attesa che qualcuno dicesse qualcosa.
«Ciao bambini» li salutò quella che doveva essere Ines. I due sorrisero e ricambiarono, timidissimi.
Kathrin la Salvatrice accorse di nuovo.
«Volete.. che so io.. parlare con calma di là nel salone?» guardò prima da una parte della stanza e poi dall'altra, finchè seguirono vari "Okay".

La comitiva si diresse verso la porta di vetro che dava su una sala, al cui centro c'erano divani e un enorme tappeto stile cinese. La famiglia prese posto in un lungo divano, mentre Tom, Bill e Kathrin si sedettero di fronte.
«Allora... hmm... Bill e Tom... come... hmm.. state?» iniziò Henry, visibilmente in imbarazzo. I gemelli sorrisero.
«Bene..» 
«Tu sei Tom, vero? E tu di conseguenza Bill... oh, bei nomi.» 
Annuirono e il loro sorriso si fece più largo. All'improvviso uno spiffero di vento freddo li fece rabbrividire. Kathi gli porse la coperta, con cui si coprirono le gambe. Sotto il pile, le loro mani erano saldamente unite, e Tom accarezzò col pollice le nocche fredde di Bill, rassicurandolo. Bill capì: secondo Tom erano simpatici, non c'era da preoccuparsi. La tensione si dissolse man mano che i minuti passavano, e un piacevole calore riempì la stanza non appena Kathi portò il tè caldo con i biscotti.

***

Hey, salve a tutti.
Questa storia è venuta fuori così, boh, saranno le ispirazioni della mezzanotte.. xD :P
Spero vi incuriosisca, se vi va fatemi sapere cosa avete pensato. 

Hmm, piccolo avviso. Ho trovato adesso un raro momento in cui internet mi fa, perciò le altre storie le aggiornerò circa fra una settimana, quando tornerò a casa.. Tchüss cari!♥

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Capitolo 2
*** Casa Trümper ***


 

 



2.
Casa Trümper




C'era Tom. Ma lui c'era sempre, cosa si aspettava? Una cosa inolita era che c'erano mille colori, in un vortice che girava e portava con sè varie figure. Bill riconobbe la signora Schischt. Aveva un sorriso strano... tirato, falso. Stava parlando.
«Mi raccomando, non abbandonateli quando andate nelle vacanze, se no la protezione animali vi chiama!» e strattonò Bill per il guinzaglio, che però era legato alle gambe, impedendogli di muoversi.
«Bill, fai i compiti!» l'immagine di Kathi scomparve, e improvvisamente la piccola della famiglia Trümper gli ordinava di finire italiano. La sua voce divenne sempre più grave, fino a quando il signor Trümper irruppe nella polvere colorata.
«Avete dei bei nomi.. dei bei nomi... nomi... nomi... nomi... avete dei bei nomi... avete...» la sua voce stava cambiando... diventava sempre più simile a quella di...
«BILL!!»

Il moro si svegliò di soprassalto, e trovò un preoccupato Tom intento a scuotergli le spalle. Era tutto sudato, le coperte erano arrotolate attorno ai polpacci, quasi gli fermavano la circolazione. Aveva il fiato corto, i capelli leggermente appiccicati alla fronte, bagnata. Si guardò intorno, confuso. Era tutto un sogno. Ma era decisamente spaventoso. Però era strano, perchè in realtà Bill trovava i Trümper simpatici. Se non altro, a posto. Tom lo guardò più intensamente.

«Stai bene? Mi stavo quasi iniziando a preoccupare sul serio, Billy!» lo abbracciò di slancio. Bill ricambiò, ancora su un altro pianeta, mentre si guardava ancora attorno. Il suo sguardo indugiò sulla finestra, spalancata. Fuori il tempo era perfetto. Nuvoloso. Sarebbe stata una bella giornata, si disse. «Si, sto bene Tomi. Un brutto sogno.»

Tom si staccò e si sedette accanto a lui, osservandolo mentre si stiracchiava e si alzava andando in bagno. Sentì l'acqua scorrere per vari minuti. Dedusse che Bill si stava facendo una doccia. Ci avrebbe messo molto, pensò. Infatti si buttò sul cuscino del fratello, chiudendo gli occhi, cercando di dormire per un paio di minuti ancora, prima che Kathi gli venisse a dire di sbrigarsi. Cosa che faceva puntualmente, sapendo che serviva lei per far alzare Tom. Ma le sue palpebre erano sempre così pesanti... Si riaddormentò in pochi minuti, mentre ancora sentiva il rumore della doccia.
Dopo alcuni minuti di buio totale, fu svegliato da Bill che, in accappatoio, lo incitava dolcemente ad alzarsi toccandogli il braccio. Tom lo ignorò, ma non riuscì a non sorridere.
«Dai Tomi sei cattivo!» Bill si allontanò a grandi passi, facendo il finto broncio. Si avvicinò all'armadio e prese alcuni vestiti, che guardò per alcuni minuti. Li aprì davanti a sè, come per vedere la misura, si girò, guardò i cartellini e alzò le spalle.
«Tieni Tom! Credo che sono di Georg o di Gustav, ma fa niente.» gli lanciò un paio di jeans larghissimi e una maglietta che, ne era sicuro, gli avrebbe fatto da vestito.
Poi aggiunse, a voce bassissima: «Tanto oggi non dobbiamo uscire... inutile mettersi chissà cosa.»

Tom non lo sentì, e di conseguenza non percepì il tono malinconico e rassegnato che aveva.
«Ma sono enormi!! Quanto sono grassi??» guardò incredulo i capi che aveva in mano. Doveva mettersi quella cosa? Ci stavano in due! Ma alzò le spalle dopo l'occhiata che gli lanciò il moro.
Si mise i jeans XXL, la maglietta bianca XXXXXL e si contemplò allo specchio. Constatò con grande soddisfazione che in realtà non era niente male. Aveva un aspetto sbarazzino, stava bene.
Bill si girò a guardarlo e la sua bocca assunse la forma di una piccola "o". Sgranò gli occhi e subito dopo ridacchiò. Prese la fascia da capelli di Emmelie (l'aveva dimenticata nella loro camera, e Bill l'aveva tenuta per lui, perchè i suoi capelli si stavano allungando e gli davano noia) e la mise a Tom, per tenere indietro i capelli biondo cenere che, notò, si stavano allungando come i suoi.

Lo guardò, poco convinto, assumento la sua faccia da stilista-io-sono-esperto-e-tu-non-capisci-l'arte-dello-styling, e si girò per afferrare un cappellino poggiato sulla scrivania -chissà a chi apparteneva.

La mise sul capo di Tom, che rise.
«Bill, hai scordato di togliere la fascia da sotto!»
Fece per levarsela, ma Bill gli fermò la mano, guardandolo stupito.
«Ma è così che va indossato!» lo disse come se fosse la cosa più normale al mondo, e Tom inarcò le sopracciglia.
«Sai Bill» il moro si volse verso di lui «credo che resterò vestito così. Si sta anche comodi!»
Bill annuì, soddisfatto. «Sei bello, Tomi.»
Tom sorrise compiaciuto e lo guardò. «Anche te sei bello, Billi.»
Bill abbandonò l'aria da stylist e si avvicinò a Tom per dargli un bacino sulla guancia. «Ti amo tanto, Tomi.» sussurrò.
«Ti amo tanto, Billy.» rispose l'altro.

 

***

 

«Tom, ma queo è l mio pantaone?» chiese curioso Gustav appena i due gemelli entrarono nel salone. Aveva la bocca piena di patatine, e il sale gli si era incrostato sulle labbra. Uno spettacolo vietato ai maggiori di diciotto anni. Bill roteò gli occhi, mentre Tom faceva il finto tonto.
«Quali pantaloni?»
Gustav decise che le patatine erano più importanti e lasciò perdere. Tom alzò le spalle e guardò Georg, che stava seduto sul divano a guardare annoiato fuori dalla finestra. Si girò verso si lui e alzò le sopracciglia, sorridendo.
«Carino! Sembri nato per i vestiti larghi.» Tom ammiccò fiero.
Kathrin irruppe nella stanza. «Bambini!»
Tutti si volsero verso di lei, consapevoli che quel tono voleva dire novità. A volte una famiglia nuova, a volte una nuova marca di succo di mele o simili. Questa volta era più probabile fosse una famiglia, non era andata a fare la spesa quella mattina.

Infatti chiamò i "destinatari".
«Tom! Bill! I Trümper sono tornati e hanno deciso!»
Georg trattenne a stento un singhiozzo di delusione e Gustav rimase con la bocca aperta, anche lui deluso.
I gemelli esitarono, e guardarono i due amici con una punta di compassione, consapevoli di essere più o meno fortunati.
Lasciarono la stanza e Kathi fischiò approvando i vestiti di Tom, aggiungendo un "sembri più grande, ragazzo" che andò a colpire l'ego di Tom, facendolo sorridere nel buio del corridoio.
Entrarono nel salone principale e trovarono Henry, Ines e i due bambini ad aspettarli. Erano appoggiati al tavolo della piccola segreteria, ed erano impazienti, piuttosto agitati.
«Eccoli» disse Ines al marito, dandogli un colpetto sul braccio. La sua voce era dolce, gentile. Henry si voltò e sorrise, sollevato che l'attesa fosse terminata.

Kathi iniziò, come sempre, a parlare.
«Oggi è un gran giorno.. per entrambi! Su Signor Trümper, glielo dice lei?» gli sorrise raggiante.
Lui, un pochino imbarazzato, annunciò: «Bill.. Tom... abbiamo deciso di adottarvi.» Seguì il silenzio.
I gemelli erano senza parole. Avevano contemporaneamente aspettato e temuto quel momento, ed era arrivato.
Tutta la loro futura famiglia sorrideva, inclusi i bambini. Dopo un pò Kathi decise che era ora di interrompere la pausa. «Allora? Siete d'accordo?»
Che domande. I due si guardarono raggianti, e dopo annuirono energicamente. Sospiro generale. Chissà cosa sarebbe successo...

***

Si erano separati controvoglia da Gustav e da Georg, da Kathi, che li aveva accolti con tanta gentilezza.. E non da dimenticare Emmelie, che gli aveva insegnato per quei pochi mesi e che gli aveva lasciato la fascia che ancora adesso Tom aveva sotto il cappellino. Ma Emmelie fece finta di non accorgersene ed era commossa a vederglielo addosso. Perciò, si disse lei, magari un bel ricordo di me, di noi, gli resta. E poi gli aveva proposto di andarli a trovare. Bill e Tom erano fuori di sè dalla gioia, non ci avevano pensato.

***

Il nano da giardino all'entrata del giardinetto, un vialetto fatto di ciottoli. Una piccola porticina bianca decorata con ghirlande, una piccola villetta di Lipsia. Quello era tutto, ma bastava. Bill e Tom si guardarono, emozionati. Mai avrebbero immaginato che sarebbe venuto tutto così presto. Henry aprì la porta ed entrò, seguito da Ines, che fece strada ai bambini. Entrarono, in ordine; Bill, Tom, Julius e infine Amalia. Appena entrati c'era un salotto. A sinistra c'era la cucina, a destra partivano delle scale che costeggiavano il muro e facevano una specie di soppalco, su cui si affacciavano le stanze. Sembrava accogliente.

«Sentitevi a casa ragazzi.» sorrise Ines. «Vi faccio vedere le vostre stanze, seguitemi.»

Lo fecero. Salirono le scale e si girarono per una frazione di secondo per rimirare il salotto da quella visuale, dall'alto. Poi si girarono e fecero alcuni passi, le mani ancora timidamente appoggiate al corrimano. Dallo spazioso soppalco la casa si diramava in quattro altre stanze: la stanza di Henry e Ines, quella di Julius, quella di Amalia, una stanza degli ospiti e un bagno, molto spazioso ed illuminato. Ines si volse.
«Hmm, spero che non stiate male in una stanza insieme.. Ma almeno è grande il doppio rispetto alle altre, dopotutto in due.. avrete bisogno di spazio.»
Bill e Tom mormorarono un "non importa" ed oltrepassarono la porta che la loro madre adottiva stava tenendo aperta. Anzi erano contenti..
La stanza era veramente bella. Grande, con una parete verso il giardino sul retro, che ancora non avevano notato. C'era una grande finestra dai bordi bianchi e sotto una scrivania grande, dello stesso colore. Ai lati della stanza c'erano due armadi a muro (-sempre bianchi) e, appoggiati alla parete della porta, c'erano due letti singoli attaccati. Un grande tappeto, simile a moquette, era nel centro della stanza e copriva quasi del tutto il pavimento di linoleum color legno.

I gemelli per prima cosa si sedettero sul letto, guardandosi intorno con stupore. Avrebbero dormito in una stanza grande quanto il salone principale dell'orfantrofio. Ed era tutta per loro! Non ci potevano credere.

Henry raggiunse la moglie e si fermò alle sue spalle. I due sorrisero e Ines ammiccò come per chiedere "tutto bene?" e Bill e Tom dissero un timido: «E' perfetta.. Grazie..»
Il sorriso dei loro nuovi genitori si fece più largo, e li lasciarono riposare, ritirandosi al piano di sotto per preparare la cena, supponevano i gemelli.
Si guardarono sorridendo come per dire "niente male" e stavano per aprire bocca per parlare quando si sentì bussare lievemente alla porta aperta. Amalia era sulla soglia. I lunghi capelli biondi erano tenuti indietro da un cerhietto bordeaux, aveva dei jeans e una maglietta, semplice. Avendo più o meno la stessa età di Bill e Tom aveva, come loro, dei lineamenti molto bambineschi, ma i suoi occhi azzurri quasi grigi erano penetranti, vissuti, ma gentili.

«Ciao» disse, timida. La voce cristallina e acuta sembrava rimbombare per l'enorme stanza. «posso?» senza aspettare risposta si avvicinò ai due e si sedette sul tappeto con un movimento fluido.
«Non abbiamo ancora parlato.. io sono Amalia. Beh... sarò vostra sorella..» parlò cauta e veramente molto timida, sorridendo lievemente. «Spero vi troviate bene qui da noi.. sapete, mamma e papà hanno sempre desiderato altri due bambini, meglio se gemelli.»
I due annuirono, senza sapere cosa dire. Ma Amalia continuò.
«Io sono qui accanto nella stanza» -indicò la parete a sinistra- «mentre Julius sta dall'altra parte. Invece mamma e papà stanno oltre Julius.»
Si avvicinò ancora a loro, con aria complice, non più intimorita.
«Sapete, lui è timidissimo, è per quello che probabilmente verrà da voi solo se ci sono io» annuì saccente, e poi si alzò e si avvicinò alla porta. «Ehm»
Bill aveva parlato. «grazie, Amalia..»
Lei sorrise «Amy mi piace di più..»
Anche Bill increspò le labbra in un sorriso.
«Amy..» ripetè Tom, più a sè stesso.
La ragazzina si girò, stupita nel sentire che la voce di un gemello era molto più grave di quella dell'altro. Ma nascose la sua curiosità e si congedò con un "ciao ciao" prima di chiudere la porta e scomparire.

Tom si girò verso Bill, lo sguardo confuso e leggermente deluso. «Perchè mi ha guardato in quel modo?» si lamentò.
Bill rise. «Perchè hai la voce più bassa della mia anche se siamo gemelli.»
Tom mise il broncio. «E' brutta? Sbagliata? Mi spiace..» disse tutto d'un fiato.
Bill sorrise tenero. «A me non dispiace..»
Il viso di Tom s'illuminò. «Davvero?»
Bill annuì. «Davvero.»
L'altro lo guardò inclinando la testa di lato. «Sai» inizò «anche a me piace tanto la tua.»
«Grazie Tomi.»
«Non c'è di che. Ti amo, dopotutto.» lo disse guardando altrove.
«Tomii» l'altro si avvicinò sorridendo. Lo abbracciò. «Ti amo tanto tanto anche io»
«Bill»
«Hm?»
«Mi dai un bacino?»
Il moro eseguì e poggiò le labbra sulla guancia del fratello, che si colorò di un tenue rosa pesca.

 

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Heiii♥
Eccone un altro. Sono tornata dalla campagna ♪ e finalmente ho internet. Ed eccomi ad aggiornare tutte le fanfiction (una alla volta..)
Vorrei ringraziare tanto tanto chi ha preferito/seguito/recensito!!
Sul serio, grazie.

Avete visto? Finalmente una casa. Che ne pensate della famiglia Trümper? La parola "timidezza" e derivati aleggiava nell'aria come uno spettro, ma andrà via obviously.
Mi piacerebbe tanto sapere che ne pensate (anche sul "nuovo" look di Tom xD)♥ Se vi va. Sono, come sempre, disponibile per ogni chiarimento, fosse necessario.
E mi scuso per ogni errore/svista di punteggiatura, lessico e simili.

Alla prossima!♥
Ah, una cosa. Dal prossimo capitolo mi sa che devo mettere il rating rosso :( Se qualcuno qui non può leggere i rossi me lo dica, vediamo un pò che si può fare.. quanti siete... Mi spiace tantoo! D: Ma va fatto..

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