Bailey, the rebel on fire

di catnip_everlark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


L'hovercraft per salvare i tributi nell'arena dei 75esimi Hunger Games sta volando. Mi tengo a un sedile per cercare di non cadere. Dietro di me un uomo alto con i capelli brizzolati mi tiene per la schiena quando sto per inciampare all'indietro. Mi giro e con un sorriso appena accennato lo ringrazio e lui mi sorride di rimando. I fuseaux neri mi calzano a pennello come la maglia aderente foderata di materiale antiproiettile. Siamo arrivati sopra l'arena. Sono stata incaricata di prendere e levare il localizzatore di Peeta mentre l'artiglio recuperare Katniss. L' hovercraft si abbassa. Mi calo con una fune insieme ad altri due uomini nell'arena e individuo subito Peeta. Mi avvicino furtivamente e quasi mi infilza con il suo coltello, ma dopo avergli spiegato in fretta e furia il piano, mi lascia affondare il mio coltello nel suo avambraccio, ma mentre sono impegnata a cercare il localizzatore una specie di mazza mi colpisce sulla testa. Cado a terra. Le ultime due cose che vedo sono Peeta che dice il mio nome prima di cadere al mio fianco e gli altri due uomini che sono scesi con me risalire guardandomi con aria di scuse con affianco il corpo di Katniss. Poi solo nero.

Ciao ragazzi! Per il prologo non volevo scrivere troppo, ed ecco qui! Spero vi piaccia, cercherò di pubblicare presto! Baci
catnip_everlark

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 2

Mi ritrovo in una stanza grigia. Addosso ho ancora la mia maglia nera della missione, ma è stata levata l'imbottitura. Un mal di testa lancinante mi ricorda la mazzata che ho ricevuto. Di fianco alla mia stanza ce n'è solo un'altra. Quando mi giro mi rendo conto che con me c'è anche Peeta che si guarda intorno completamente spaventato. Guardo la sbarra chiusa e mi convinco ad avvicinarmi. Gattono verso di lui per non far troppo rumore con gli scarponi.

- Peeta - sussurro con un filo di voce. - Peeta - ripeto dopo non aver ricevuto risposta.

- Bailey? - chiede dopo avermi fissato per un po' di tempo.

- Sì, sono io. - affermo guardandolo negli occhi.

- Bailey cosa ci facciamo qui?

- Non lo so. Credo che siamo nei sotterranei di Capitol City.

- E.. E Katniss? Dov'è lei? - dice stringendomi una mano.

- Peeta, lei è al sicuro, l'hanno recuperata dall'arena, la missione era di salvare voi tutti vincitori, ma sono sicura che lei è stata presa, l'ho vista prima di svenire.

- Dio, grazie al cielo quel vecchio ubriacone mi ha dato retta, almeno una volta. - dice sollevando gli occhi al cielo. - E tu? Tu che ci fai qui?

- Giusto, me lo chiedo anch'io. Immagino di essere una ribelle visto che ho provato a salvarti dall'arena..

- Mi dispiace, se fossi morto in quell'arena avrei salvato Kat, te e un sacco di altre persone. - nel dirlo, vedo i suoi occhi inumidirsi.

- Peeta, non è colpa tua.

Prova a ricomporsi senza troppo successo.

- Tu da dove vieni? - chiede cercando di cambiare discorso

- Dal Distretto 13. - vedo la sua espressione stupita e capisco di dover dargli delle spiegazioni - Dai Giorni Bui il 13 e Capitol City hanno deciso di fare un accordo: Capitol City avrebbe fermato i bombardamenti a patto che il Distretto facesse finta di essere distrutto, senza nessun abitante.

- Capisco. - mormora. Mi stupisco della sua risposta. Sono quasi totalmente sicura che se fosse stata Katniss o qualcun altro avrebbe cominciato ad aggredirmi per il fatto di non aver agito agli Hunger Games o altre accuse del genere.

- Usciremo di qui. Te lo prometto. - mormora Peeta abbracciandomi. Non mi sono mai sentita così. Un brivido mi prende alla sprovvista. Non venivo abbracciata da anni. Da circa 16 anni, e ora che ne ho 24 mi sembra la cosa più bella del mondo. Ma sono rigida come una tavoletta. Non me lo aspettavo. Peeta sa come farti stare bene. Sa come tranquillizzarmi nei momenti tristi, anche se lui è più distrutto di te. Piano piano mi ammorbidisco e allaccio le braccia intorno alla sua vita. Per un attimo ho paura di star sbagliando tutto. Non so se sto mettendo le braccia nel posto giusto. Solo ora mi rendo conto di quanto avrei avuto bisogno di abbracci. Si separa piano da me e prendendomi la mano mi guarda fisso negli occhi. Occhi verdi contro occhi azzurri.

- Fino a quel momento io sarò la tua forza e tu sarai la mia. Okay? - annuisco.




Spazio autrice:
Caio! Scusate il ritardo - la mia intenzione è di aggiornare Mercoledì e Domenica - ma sono stata senza WiFi per questa settimana! Spero vi piaccia questo nuovo capitolo! é corto, ma dal prossimo capitolo in poi, sarà più lungo.. Ancora non voglio fare la descrizione fisica di Bailey, ma arriverà, non me la sono dimenticata! Vorrei sapere cosa ne pensate della storia e dell'aggiunta di questo nuovo personaggio, quindi vi chiedo una recensione - anche se piena di critiche, che sono ben accette.. Grazie dell'attenzione, ci vediamo Mercoledì con il prossimo capitolo!
Catnip_everlark

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 3

Io e Peeta ci appiattiamo contro la parete cercando di farci più caldo in questa fredda giornata. Ci stiamo per appisolare sopra l'altro quando delle urla strappano il silenzio creato in quelle ore di solitudine.

- È Johanna - sussurra Peeta al mio orecchio. Annuisco. La vedo cadere a terra nella cella di fianco a quella mia e di Peeta mentre urla ogni tipo di parolaccia contro la guardia che l'ha lasciata così. Io e Peeta ci separiamo di botto mettendoci agli angoli della cella. Sentiamo la chiave girare nella serratura della porta e un Pacificatore la richiude dopo essere entrato. Ha i capelli neri rasati, un po' di barba e un ghigno malefico stampato in faccia. Prima guarda me, poi Peeta. Si avvicina a me brandendo la frusta.

- E tu quindi saresti la famosa ribelle giusto? - sibila al mio orecchio. Sento il passo pesante di Peeta alle mie spalle ma di nascosto gli faccio segno di allontanarsi. - Vediamo se sei tanto ribelle da riuscire a sopravvivere dopo questi giorni di torture gratuite.. Levati la maglietta.

Non me la levo. Voglio conservare il mio briciolo di dignità che mi rimane. Resto immobile sul mio posto.

- Ti ho detto di levarti la maglia. - ripete scandendo ogni parola. Dopo minuti di silenzio, me la leva di dosso con un gesto veloce.

- Beh, volevo aspettare per le torture più forti, ma non mi dai altra scelta. - Lo sento allontanarsi. Ma capisco quasi subito cosa sta facendo. Sta cambiando arma. Lo sento salire le scale. Peeta si avvicina.

- Bailey, Bailey! - mi scuote - Non ti faranno niente, è solo un modo per intimorirti..

- Peeta.. Se mi.. Fanno qualcosa, tu non ti avvicinare, Dio solo sa con cosa ti potrebbero picchiare..

Il rumore dei passi della guardia ci fanno tornare ai nostri posti iniziali.

- Allora, ribelle, - dice sottolineando il nomignolo - sei pronta? - come al solito non rispondo.

- Lo prendo per un sì. - ride. Sento la frusta sollevarsi, mi preparo al colpo, ma non arriva nulla. I muscoli della schiena che avevo contratto senza accorgermene si rilassano. Peeta aveva ragione, ci vogliono solo intimidire. Ma quando credo che tutto sia passato, la frusta si abbatte sulla mia schiena, facendo conficcare i mille chiodini nella pelle. Gemo dal dolore. Non voglio dargli la soddisfazione di sentirmi gridare aiuto né di chiedergli pietà. Alla seconda frustata devo mettere le mani a terra per tenermi nella posizione in cui ero prima: inginocchiata con il volto verso la parete opposta alla porta della cella. La frusta si scaglia contro di me altre una, due, tre, nove, dieci volte, finchè non cado di lato. Continua a infilzarmi quei chiodini e in un attimo di lucidità ripenso al fatto che potrebbe avermi rovinato alcuni organi vitali. Sento Peeta singhiozzare e Johanna urlare insulti alla guardia, ma il mio aggressore non sembra voler lasciarmi stare. Perchè non mi uccidi? Penso tra me e me Sarebbe tutto più facile, io soffrirei meno e tu avresti più tempo libero. Ma non posso lasciarmi morire. Devo salvare Peeta. Lo devo portare nel 13. Mi dà un calcio alla schiena, facendomela inarcare in avanti e facendomi urlare. Urlo per far uscire tutto il dolore trattenuto fino ad ora, urlo perchè non ce la faccio più. Le lacrime mi appannano la vista, e non vedo la guardia avvicinarsi se non quando la ho ad un palmo dal naso.

- Hai capito perchè non devi ostacolarmi? - mi tira i capelli facendomi gemere e urlare di nuovo - Questo vale per tutti e tre, ragazzini. La vostra cara ribelle è ridotta un po' male, ma potrei anche ucciderla. - sospira - Ma mi hanno dato l'ordine di tenerla in vita.

Chi? Chi sarebbe così subdolo da volermi tenere in vita per torturarmi? Non capisco come si possa fare una cosa del genere ad un essere umano. Ma poi capisco. Snow. Prima di andarsene, l'uomo mi tira un calcio sulle gambe. Mi appallottolo su me stessa, e quando sento la serratura e i passi su per le scale comincio a strisciare verso l'angolo della cella poi comincio a piangere. Peeta si avvicina, mi abbraccia e mi dondola mentre io continuo a singhiozzare. Johanna allunga una mano dalle sbarre e mi accarezza le gambe. Da quanto ho capito, lei non è un tipo del genere, ma non credo che vedere una persona torturata in questo modo possa lasciare qualcuno indifferente.

- Come si chiama? - sussurra Johanna a Peeta.

- Bailey. È una ribelle, ha provato a salvarmi e a levarmi il localizzatore, ma ci hanno scoperti.

Peeta mi accarezza, mi abbraccia e mi sussurra parole carine. Mi rimette la maglia, prova con la sua e con un paracadute degli sponsor di Johanna a levarmi il sangue che cola dalle punture delle borchie della frusta. Il mio corpo è ancora scosso dalle frustate, mi sembra di sentire ancora addosso le dita dell'uomo che mi tira i capelli e che mi tira calci sulla schiena. Ma non posso arrendermi. Devo pensare a Peeta.

SPAZIO AUTRICE
Salve ragazzi! So che sono in ritardo, mi scuso tanto, ma vi lascio con questo capitolo dove Bailey è torturata, questa volta fisicamente, ma nei prossimi caoitoli scoprirete che anche psicologicamente.. Se volete cercarmi, su twitter sono @vickmignini! Un bacio, spero in una vostra recensione!
catnip_everlark

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 4

Mi sono addormentata contro le sbarre di Johanna, seduta sulle gambe di Peeta e stringendo la mano della mia vicina di cella. Vengo svegliata da un dolore lancinante all'osso sacro, regalino di tutti i calci subiti ieri. Sento Peeta muoversi sotto di me, e mi sposto di lato a lui. Non mi ricordo di aver mai dormito con un uomo. Forse solo con mio padre, quindici anni fa, e sentire la pelle di qualcuno a contatto con la mia per così tanto tempo mi fa rabbrividire. Posando a terra il sedere gemo, credo di avere qualcosa di fratturato, o almeno lussato.

- Kat.. - sussurra lui appena sveglio. Mi avvicino a lui e gli levo con le dita dei riccioli biondi che gli sono caduti sugli occhi. Quando li apre li vedo, così azzurri, così belli. - Bailey..

- Hey, Peeta.

- BAILEY! Stai bene? - chiede Johanna svegliandosi di soprassalto. Annuisco. Sento dei piedi sulle scale, e dei singhiozzi. Chi è il prossimo? La cella dietro di noi, che però non possiamo vedere in quanto coperta da un muro, viene abitata. Le sbarre si richiudono e noi tre cerchiamo di capire chi è il nuovo sfortunato. Dai lamenti, capiamo che è una ragazza. Non può essere Katniss, non puó, non puó, l'ho vista salire con l'artiglio, non puó essere lei! Questo continua a passare nella mia testa come una cantilena, finché la nuova arrivata non parla.

- Finnick! Finnick! Finnick! - sussurra.

Johanna sbatte una mano sul muro che ci separa.

- Annie! Annie sei tu? - chiede a bassa voce.

- Jo.. Johanna?! - chiede incredula - Sì Annie, sono io.

- Cosa ci vogliono fare?

- Non lo sappiamo.. - risponde lei amareggiata.

- Sa.. Sappiamo? - chiede la voce dietro al muro.

- Sì, oltre a me ci sono Peeta e una ragazza, Bailey.

Peeta la saluta e io anche, ma Annie continua a piangere. Johanna le parla, le dice di stare tranquilla, le racconta di tutto quello che lei faceva da giovane, del fatto che Peeta è un idiota per non aver convinto Katniss a mettersi con lui e a fare altro, e del fatto che io ho ventiquattro anni e quindi sono più grande di lei e quasi dell'età di Johanna, scegliamo insieme un messaggio in codice: due colpi "Sta succedendo qualcosa" un colpo "È tutto okay" tre colpi "Stai bene?". Finchè non sentiamo i passi di tre persone scendere le scale. Piano allungo la mano dietro di me e faccio due colpi contro il muro. Due Pacificatori entrano nella cella mia e di Peeta, e l'altro in quella di Johanna. Peeta mi stringe la mano. Una guardia diversa da quella di ieri mi prende per i capelli e mi tira fuori, trascinandomi per le scale. Piango ancora e sento Johanna urlare parolacce a tutti, a Capitol City e a Snow; Peeta litigare per salvarmi; Annie piangere da dietro il muro. Un urlo strozzato esce dalla mia gola mentre il mio Pacificatore continua a trascinare il mio corpo per le scale a chiocciola. L'uomo mi lancia in una stanza vuota, bianca, asettica e senza nessun mobile. A quanto pare mi vogliono isolare anche dai miei amici. Ma poi vedo una, due, tre api. Aghi inseguitori, immagino. Indietreggio quando vedo una delle tre avvicinarsi per pungermi. Mi punge, ma dopo un momento di stupore, mi rendo conto di essere una di quelle persone immuni al loro veleno. Mi dispiace Snow. A questo resisto. Sento solo un lieve giramento di testa, ma dopo è tutto come prima. Mi levo l'ago dalla zona attaccata e lo getto a terra. Mi guardo intorno. Chissà se qualcuno mi sta guardando. Forse dietro un muro c'è qualcuno che studia i miei movimenti grazie a una telecamera nascosta da qualche parte, fino al momento in cui sento il rumore assordante del fischio di un amplificatore. Nel 13 era molto comune, in quanto quando si fanno delle prove anti-bombardamento spesso gli amplificatori fischiano per il non-utilizzo. Ma questo rumore è più forte di circa 6 volte. Mi entra nelle orecchie stordendomi. Devo metterci le mani sopra per attutire un po' il dolore che cresce irrandiandosi fino ai lobi. Fino al momento in cui il rumore cessa. Lentamente mi levo le mani dalla testa e le abbasso fino a tenere le mani chiuse a pugno lungo i fianchi. È questa la mia tortura? Mi chiedo. Levarmi l'udito? Passano secondi, minuti, ore di silenzio, finchè il silenzio viene squarciato da urla. Di Katniss, di Prim, di Johanna. Di Peeta. Ricordo di aver visto i 75esimi giochi nel momento delle Ghiandaie Chiacchierone, ma questo è quasi peggio, forse perchè lo sto vivendo in prima persona.

- Katniss! Peeta! Johanna! - urlo ininterrottamente facendo tornare le mani a coppa sulle mie orecchie cercando di far scomparire tutto il dolore, la paura e tutto ciò che il sentire quelle urla mi infligge. Lo hanno scoperto. Hanno scoperto il mio più grande segreto. Come hanno fatto? Se stanno mandando queste urla è perché lo sanno. LO SANNO! Ripeto nella mia testa in continuazione.

- PEETA! - urlo - PEETA!

- BAILEY! - mi sento rispondere.

- PEETA! - ma le sue urla sono rimpiazzate da quelle di Katniss.

- KAT! PRIM! - mi butto a terra, mi tappo le orecchie con le mani e urlo. Urlo con tutta la forza che ho, perché in questo momento sarei più tranquilla da morta, Peeta sarà torturato, se non ucciso, Katniss sarà irrimediabilmente distrutta da ciò che sta accadendo e Prim sarà abbastanza forte da salvare Kat da un suicidio e dalla depressione. Ma chi ha bisogno di me? Nessuno. Mia madre è morta, così come mio padre. Ho due sorelle che non sanno della mia esistenza. Non ho le forze per continuare questo viaggio chiamato 'Vita'. Continuo ad urlare. Urlo il nome di Peeta, di Katniss, di Prim e di Johanna. Un Pacificatore entra e mi tira schiaffi, mi spoglia facendomi rimanere in canottiera e comincia a toccarmi la pancia, le braccia, le gambe, i piedi.

- Uccidimi - lo imploro.

Mi rivolge il suo ghigno malefico e guardandomi mi sussurra.

- Non posso, sarebbe troppo facile. - e detto questo mi tira uno schiaffo.

- Dov'è Peeta? - chiedo. Non mi interessa se sto chiedendo troppo, farò sempre la stessa fine. Dimenticata, o viva o morta.

- Non ti preoccupare, stiamo dando lo stesso trattamento sia al tuo amichetto che a quella vipera di Johanna.

- Non è una vipera. - borbotto. Ripenso al modo in cui mi tranquillizzava e al modo in cui mi teneva la mano. Mi prendo un pugno sulla mascella. Mi porto una mano sul punto colpito e boccheggio alla ricerca d'aria.

- Non ti dovrebbe interessare.

- Peeta. Dove. È. Peeta. - scandisco ogni parola cercando di sollevarmi da terra. Vedo già i lividi formarsi sulle gambe.

- Non ne posso più di starti ad ascoltare, ragazzina! - sbotta.

- Non me ne importa niente se mi prendi a botte per il resto della mia vita! Io non sono una ragazzina, ho 24 anni e ho molte più palle di te se ho il coraggio di strillarti così! - il Pacificatore rimane un attimo sconvolto da ciò che gli ho detto, ma poi si riprende e si allontana per prendere qualcosa dall'altra stanza. È un'altra frusta. Quando mi ha regalato un'altra dose di frustate e torture, mi trascina per i capelli verso la cella. Sono l'ultima ad arrivare ed una visione agghiacciante mi dà il benvenuto. Johanna sta piangendo in un angolo della sua cella, è completamente bagnata e ha i capelli rasati, la riconosco solo per i vestiti - o meglio ciò che resta - ed è circondata da sangue. Peeta è in un lato della nostra stanza e sta guardando un punto vuoto davanti a sè: ha le occhiaie, chissà cosa gli hanno fatto.. Siamo tutti e tre emotivamente distrutti, si vede, e tutti e tre con il corpo rovinato. Dopo avermi trascinato per tutte le scale, mi rendo conto di zoppicare. Quando il Pacificatore va via - dandomi un pugno finale - mi trascino verso Peeta, dopo aver capito che Johanna si è addormentata tra le sue lacrime.

- Peeta.. Cosa ti hanno fatto? - gli incornicio il viso con le mani e con il pollice gli asciugo una lacrima solitaria che gli è scesa dall'occhio destro.

- Peeta.. Devi essere forte. Per me. Per Katniss. Per la tua famiglia.

Alla parola Katniss si illumina e balza in piedi di scatto, lasciandomi a terra.

- LEI È SOLO UNO SPORCO IBRIDO! È COLPA SUA SE I MIEI PARENTI NON CI SONO PIÙ! - comincia ad urlare.

- Peeta, calmati, non è vero.. Lei non è un ibrido. Tu la ami.. Ricor.. - ma non riesco a finire di ricordargli la scena della spiaggia o della caverna che lui mi dà uno schiaffo. Mi sbilancio, e cado stesa a terra.

- Peeta! Ma dico, sei un idiota? - sento urlare Johanna che si è svegliata. Vedo le pupille di Peeta dilatarsi fino a diventare due pozzi neri, senza far rimanere neanche un po' di quegli occhi celesti che tanto mi rassicurano in questi giorni, per poi diventare strette come punte di spillo, per tornare infine alla grandezza naturale. Io sto piangendo. Non ho mai pianto tanto come in questi giorni, se non quando ho scoperto della morte di mio padre. Vedo Peeta abbassarsi e accovacciarsi davanti a me. Io striscio verso il muro dietro di noi, sperando che una volta per tutte mi inghiottisca, allontanandomi da quello che ritenevo stesse per diventare un mio amico.

- Bailey, Bailey scusami.. - mi implora. Io continuo a piangere. Mi avete levato anche il mio migliore amico..penso Anche lui, l'unico di cui io mi potessi, mi VOLESSI fidare!

- Io.. Io.. Bailey scusa! - mi abbraccia, ma io rimango rigida come la prima volta in cui lo ha fatto. - Non so come farei senza un'amica come te, qui dentro, ti prego, non permettergli di allontanarci. Non volevo darti quello schiaffo.

- Allontanati da lei, Peeta - sento dire da Johanna. - Fallo. L'hai picchiata.

- Ma io.. - cerca di rimediare Peeta.

- Niente ma. Allontanati. - striscio verso l'angolo opposto a quello formato con la cella di Johanna e mi appiattisco lì, continuando a singhiozzare. Peeta si avvicina alla cella di Johanna e cominciano a parlottare. Nonostante i miei singhiozzi sento alcune parti della conversazione. "La devi lasciare, probabilmente per un po' non si fiderà più di te" sento dire da Johanna. Ho paura. Ho paura che Peeta si possa allontanare da me. Io ho bisogno di lui, forse lui non ha bisogno di me, ma in un solo giorno lui mi ha dato la protezione di cui avevo necessità da 15 anni.

Vedo dal piccolo buco sopra la cella di Johanna che fuori è già quasi buio, e - come al solito - andremo a dormire con la pancia vuota.

È notte fonda e tutti dormono. O meglio, tutti tranne me. Gattono piano verso Peeta che si è addormentato seduto, con la testa verso le sbarre con le mani abbandonate sul grembo. Alzo un braccio e mi appoggio sul suo petto, usando il braccio come una sorta di coperta.

- Bailey.. - mormora - Allontanati potrei farti del male..

- Peeta, tu mi vuoi fare male? - scuote la testa. - Allora ce la farai.

- Mi hai perdonato? - annuisco.

- Dal primo momento.

Appoggio la testa sul suo petto, ascoltando il suo cuore battere forte. Sto facendo un torto a Katniss, ne sono consapevole, ma ho bisogno di lui. Ho bisogno di lui adesso.

SPAZIO AUTRICE
ecco a voi il terzo/quarto capitolo della storia! Spero vi piaccia e spero anche in una vostra recensione.. baci,
Catnip_everlark

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