Io, Shila, ricomincerò da qui

di Canto_della_notte
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Finalmente ho aperto gli occhi ***
Capitolo 2: *** La vera intenzione ***
Capitolo 3: *** Il piano ***
Capitolo 4: *** Complicazioni ***
Capitolo 5: *** Evexe ***



Capitolo 1
*** Finalmente ho aperto gli occhi ***


Ritengo che esista una parte incredibilmente forte dentro ognuno di noi.
Ne sono sicura.
 La solitudine, l'emarginazione, l'oppressione, non fanno che plasmarla: la rendono sempre più consistente, sempre più reale, fino ad impedirci di ignorala.
Ci fa aprire gli occhi, ci fa capire cosa esiste realmente e ci pone davanti a una scelta: restare per combattere o scappare per sopravvivere.
In genere i cosiddetti "eroi" sceglierebbero la prima opzione, ma nella realtà in cui vivo, il regno di Ithalak, coloro che vengono definiti tali combattono una guerra inesistente armati di ipocrisia.
Già, una guerra inesistente. Una di quelle guerre che non è altro se non una messa in scena per placare i rivoltosi.
Gli Eroi fingono di battersi per la causa della plebe, oppressa e straziata dal regime instaurato dall'attuale casata regnante, i Dedalo, e, ovviamente, sono proprio quest'ultimi a condurre i giochi.
Sono loro a muovere con destrezza gli eroi che, come si può ormai dedurre, non sono altro che burattini.
Di un legno scadente , aggiungerei.
No. Non diventerò un'Eroina .
Nei miei quasi diciassette anni di vita ho chinato il capo fin troppe volte.
Ho finto di non vedere, ho finto di non capire.
Ma è giunto il momento di aprire gli occhi: è giunto il giorno del Passaggio, un rito istituito dalla precedente casata regnate, che consiste nell'inserimento di un rintracciatore nell'ombelico.
L'inizio dell’età adulta lo chiamano.
Fase oppressiva parte due, lo chiamo io. E, fidatevi, se qualcuno mi sentisse passerei grossi guai.
Potrei perfino morire; userebbero come scusante l'oltraggio alla corona perché, ovviamente, esprimere la propria opinione lo è.
Perché "parte due"? Perché la prima è quella che vivi prima del Passaggio: dal primo respiro del tuo primo giorno di vita, fin all'ultimo respiro del tuo ultimo giorno di sedicenne, quando a casa, a scuola, nei templi, in piazza, alle manifestazioni , ovunque, subisci l'indottrinamento che i Dedalo hanno pianificato, che ti porterà ad accettare e, per i più fanatici, amare l'oppressione.
Tuttavia, hanno esagerato: hanno preferito, a differenza dei precedenti regnanti, il pugno di ferro a quello di velluto.
Non tutti si sono bevuti la loro Verità e da qui nasce la necessità degli Eroi, ma neanche loro mi ingannano.
Due anni fa, un proibito e a me prima sconosciuto oggetto mi ha aperto gli occhi: un libro.
Era la prima volta che ne vedevo uno; era un libro appartenuto a una persona che conosceva a fondo il senso e il valore del proibito, della libertà.
È stato proprio leggendolo che ho capito di non essere mai stata libera.
Mai.
Non un giorno, un'ora, un minuto, un secondo.
Mai.
‘Nessuno, a Ithalak, conosce la libertà, neanche i padroni’, La prima frase .
Una frase scritta da uno straniero, una persona che non dovrebbe esistere , visto che Ithalak è ritenuto l'unico regno esistente in questo mondo.

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Capitolo 2
*** La vera intenzione ***


«Finalmente anche per noi è giunto il momento del Passaggio! Finalmente potremo essere utili alla società e servire ufficialmente i Dedalo! Ci verrà assegnato un cognome: avremo finalmente un'identità vera e propria!» enuncia orgoglioso Antion, ormai totalmente dominato dall'euforia che precede il già citato Passaggio.
«Un cognome, ci pensate?!» ripete ancora più esaltato di prima.
Come dargli torto? Un cognome, nella nostra società è tutto: determina a che classe sociale apparterremo, che lavoro faremo...
Determina il nostro futuro.
Il nostro regno è suddiviso in ventisei classi sociali, tante quante le lettere dell'alfabeto: se il ruolo che ricopri è prestigioso, il tuo cognome inizierà con una delle prime lettere dell'alfabeto.
Caso strano, quando i Dedalo salirono al potere, i membri delle classi A, B e C scomparvero "misteriosamente" e da allora nessun cittadino di Ithalak vi è mai stato collocato.
Coincidenze?
Non credo proprio.
La classe a cui apparterrai per il resto dei tuoi giorni è determina al 10% dalla tua intelligenza, al 30% da quanto l'indottrinamento ha avuto effetto su di te e al 60% da quanto è benestante la tua famiglia.
Un classico; hai un minimo di cervello, ma non troppo da mandare a monte i nostri piani? Il nostro lavaggio del cervello ha avuto effetto su di te? Hai soldi? Ottimo! Benvenuto nella classi alte!
Funziona così: generalmente una persona molto intelligente e ben indottrinata, ma a corto di denaro, viene collocata tra la classe M e la classe O.
Le persone su cui il tentato lavaggio del cervello non ha avuto effetto, ma che sono benestanti, vengono collocate nelle classi V e W e si occupano della manipolazione delle masse: gli "eroi".
Gli eroi servono principalmente a placare i collocati nelle classi X, Y e Z, ovvero coloro che sono contrari ai Dedalo e che non dispongono di troppo denaro.
Le persone su cui l'indottrinamento ha avuto un maggior effetto sono i giovani, i miei coetanei (vedi Antion): i Dedalo hanno instaurato il loro potere soltanto una ventina d'anni fa, quindi solo le persone nate prima di quel periodo sono più difficili da soggiogare. Se la classe degli "eroi" venisse a mancare, scoppierebbe una vera e propria guerra civile e a quel punto...
Un improvviso dolore alla testa interrompe bruscamente i miei pensieri: qualcuno mi ha tirato una specie di portachiavi.
«Shilly!» Non ho bisogno di girarmi per capire che l'unica persona che può chiamarmi con questo orribile e, allo stesso tempo, irritante nomignolo è Antion, futuro collocato della classe M.
«Sei preoccupata per il test?» ipotizza sedendosi vicino a me.
«Un po'» mento.
«Non dovresti: anche se la tua famiglia non è, come dire, benestante sei molto intelligente: finirai sicuramente nella classe M! Lo so che puntavi a governare questo paese e roderai un sacco quando finirò nella A, ma sono cose che capitano.» Sul suo volto si fa strada un sorrisetto ironico a cui non posso fare a meno di rispondere.
«Nella classe A? Tu? Ottimista: riuscirai ad entrare a malapena nella S!» ribatto ridendo.
Chissà che faccia farebbe se gli dicessi che punto ad entrare nella classe Z.
«Vuoi entrare nella classe Z , vero?»
Per poco non mi strozzo con la saliva. Guardo il suo volto, aspettandomi di vedere la solita espressione divertita ed ironica, ma stavolta non c'è.
Dannazione: è serio. Possibile che abbia davvero...
«Pensavi che non me ne fossi accorto? Ma dai, Shila: è evidente! Ogni volta che si parla del Passaggio o dei Dedalo ti zittisci e la tua espressione diventa seria e cupa! Per tua fortuna gli altri sono troppo stupidi e troppo concentrati su se stessi per farci caso, ma io, io che ti ho accanto da una vita, come potevo non accorgermene?»
Errore numero uno: mai e sottolineo mai sottovalutare Antion.
Pensavo che l'indottrinamento subìto gli avesse impedito di capire le mie intenzioni e invece...
«Shila» mi afferra un braccio e mi conduce in un luogo appartato. Si guarda intorno e riprende: «Perché? Cosa ci guadagneresti a finire in quella classe di stupidi retrogradi? Perché vuoi rovinarti in questo modo?»
«Se lo avevi capito da così tanto tempo, perché me lo chiedi solo ora? Anzi, perché mi parli ancora? Non sono forse una di quegli "stupidi retrogradi" che tanto schifi?»
«Mi illudevo che non fosse così. Non volevo accettarlo e mi giustificavo dicendo a me stesso che erano solo delle impressioni e niente di più. Però tu ultimamente non fai altro che mentirmi, come cinque minuti fa.»
Mi viene da sorridere: quante persone pagherebbero per avere un amico come lui?
Tante. Tantissime. Peccato che in questo momento sia la cosa peggiore che possa capitarmi: farà di tutto per intralciare il mio piano.
«Non volevo farti preoccupare! Non volevo che accadesse quello sta succedendo proprio ora! Se non posso arrivare alle classi alte, allora attirerò l'attenzione su di me finendo nella classe più bassa: sarei una delle prime, se non l'unica, a finire nella classe Z, nonostante io sia nata sotto i Dedalo. Darei nell'occhio e avrei più possibilità di fare carriera che accontentandomi della classe M.»
Antion strabuzza gli occhi per lo stupore. Rimane così per circa due secondi, poi vedo chiaramente la sua mascella contrarsi per la rabbia e i suoi occhi color caffè osservarmi con sguardo indignato. «Perché continui a mentirmi?! Dimmi la verità, Shila, per una volta dimmi la verità!»
Con che faccia potrei mai dirgli che tutto ciò in cui crede è falso?
Come potrei fargli aprire gli occhi e portarlo dalla mia parte, senza metterlo in pericolo?
Come posso dirgli che voglio fuggire da Ithalk?

 

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Capitolo 3
*** Il piano ***


Mollare tutto.
Mollare tutto senza avere nessuna garanzia che ciò che si troverà sarà migliore di ciò che si ha lasciato.
Ripartire da zero; costruirsi pian piano un futuro, passo dopo passo.
Questo è quello che penso mentre fisso Antion dritto negli occhi.
《Antion》inizio, ma non so esattamemte quello che voglio dirgli; non so neanche se voglio trascinarlo via con me: lui qui ha un futuro.
Certo, un futuro che non si è scelto, ma che comunque accetta e dà un senso a tutto quello che ha fatto fino ad ora.
Io leggevo il libro dello Straniero e lui si faceva in quattro per essere il migliore ed entrare nelle classi alte; io sognavo un mondo diverso da Ithalak e lui sognava Ithalak.
《Tu sei felice? Stai bene con te stesso, riesci... riesci a vivere come vorresti?》
Silenzio.
《Si》prende fiato e continua 《Il Passaggio è tutto ciò che ho aspettato. È l'unico giorno che ho aspettato. Da sempre. È l'inizio di ciò che sarò e che ho sempre voluto essere. Ma per te non è così, vero?》mi molla il braccio e la sua espressione si addolcisce leggermente.
《Già》abbasso lo sguardo: non so più cosa aggiungere. Non so come uscire da questa situazione.
《E allora che vuoi fare? Dove pensi di andare? Pensi forse che la classe Z possa renderti felice? Pensi che possa risolvere tutti i tuoi problemi? Ma fammi il piacere, Shila! Se mai è il contrario! Sii realista e non trovare scuse. Da cosa vuoi scappare ? Cos'è che ti impaurisce fino a questo punto?》
《Non lo so》
《Shila, ti ho già detto di non men...》
《Non te lo voglio dire》lo interrompo con fermezza.
Non se l'aspettava. Non s'immaginava di certo una risposta del genere.
《Non mi fido di te》
Lo sto ferendo, non avrei mai voluto, ma non c'è altra soluzione.
Gli volto le spalle e inizio a correre senza dargli il tempo di reagire.
Sembra il classico addio di due innamorati che, a causa delle differenti classi sociali, non possono amarsi liberamente e sono così costretti a porre fine ai loro sentimemti.
Tuttavia, tra noi, non è così: l'amore non c'entra e nemmeno le classi sociali; ciò che ci divide è il libro.
O meglio, la consapevolezza che il libro dà a chi legge: prima di sfogliarlo ero una ragazza qualunque, che pendeva dalle labbra dei suoi superiori, che eseguiva gli ordini senza saperne il motivo. Non mi domandavo il perché di ciò che facevo; non mi interessava.
Lo accettavo e basta,lasciando che il futuro venisse da sè. Era inutile pensare di sceglierlo o addirittura di cambiarlo.
Poi ho letto e ho capito che ciò che ci viene imposto non sempre è giusto.
Non sempre è scelto in base a cosa è meglio per noi.
Ho realizzato che il ruolo di pedina non è l'unico che si possa ricoprire.
Sono dell'idea che la vita sia una e una soltanto. È unica, non ne esiste un'altra dopo di essa.
Come potrei viverla con la consapevolezza che ne avrei potuta avere una decisamente migliore? Tascorrerei i miei giorni schiacciata dal senso di oppressione, rifugiandomi nei miei sogni e convivendo col rimpianto. Chi vorrebbe una vita del genere? Chi?
Quelli che recitano "beata ignoranza", hanno ragione da vendere.
Una volta scoperto che qualcosa con cui sei a contatto tutti i giorni ti danneggia, hai due opzioni: o ti illudi che il problema non esista e trovi delle scuse da raccontare a te stesso, oppure trovi una soluzione al problema.
Io la mia soluzione l'ho trovata: fuggire.
Ma, attenzione, aver trovato la soluzione non implica, ovviamente, che quest'ultima sia semplice.
Nel mio caso è tutt'altro che semplice: se la gente, da secoli, è convinta di essere l'unica popolazione esistente su questo pianeta, per non dire di questo universo, un motivo c'è.
E sembra anche piuttosto valido: Ithalak confina a Est con le Terre Desertiche, a Nord è fronteggiato dalla catena montuosa di Ron, a ovest si estendono le Terre Steppose e, infine, a Sud vi è il Tovu.
Sia le Terre Desertiche che quelle Steppose sono state esplorate svariate volte, ma senza mai trovarvi una fine o incontrare alcuna popolazione; Ron è considerata invalicabile a causa delle centinaia di vulcani che vi sono (tra cui appunto l'imponente vulcano Ron) che, eruttando continuamente, rendono, come si può ben immaginare, praticamente impossibile la valicazione; non vi resta che il Tovu, conosciuto anche con il nome di "grande vuoto": come suggerisce il nome, non è altro che un'enorme voragine così estesa da indurre i miei compaesani a credere che non vi sia nulle oltre a essa.
Con queste premesse, la fuga sembra impraticabile, ma ancora una volta le parole dello Straniero mi tornano alla mente : "La paura dell'ignoto paralizza Ithalak fino a farlo rimanere immobile: non cresce, rimane immutato nella sua arretratezza.
Solo abbracciando il vuoto si può riprendere il cammino verso l'evoluzione."
Abbracciando il vuoto.
Ed è proprio in questo che consiste il mio piano: leggendo e rileggendo il Libro, sono giunta alla conclusione che lo Straniero può essere arrivato a Ithalak solo attraverso il Tovu.
Significa che, una volta entrati nel Tovu, si accede ad un altro regno.
Il mio piano è letteralmente un salto nel vuoto. _______________________________________
-Spazio autrice- Ciao, sono Canto_della_notte e spero che la mia storia vi stia piacendo ☆. Per prima cosa mi scuso per il ritardo con cui ho pubblicato questo capitolo e spero di riuscire a pubblicare il quarto la prossima settimana.
Cosa ne pensate finora della storia? Vi interessa e, se no, cosa dovrei migliorare? Insomma, mi sevono i vostri pareri per capire meglio come procedere ed eventualmente migliorare ;) . Li aspetterò con ansia ★.
Nei primi capitoli Shila descriverà Ithalak, quindi non vi saranno troppi dialoghi; una volta finita la parte descrittiva ve ne saranno di più e compariranno più personaggi.
Detto questo vi auguro buone vacanze e vi rimando al prossimo capitolo :).

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Capitolo 4
*** Complicazioni ***


Mi sento leggera, come se dalle mie spalle fosse scivolato via un peso che mi opprimeva.
Il fatto che Antion abbia scoperto, anche se solo in parte, il mio piano mi ha stravolto, ma mi ha anche alleggerita: è davvero buffo e, a mio parere anche abbastanza insensato, sentirsi meglio dopo aver svelato una parte di noi che tenevamo gelosamente nascosta; ci siamo impegnati così tanto per impedire che venisse alla luce e, quando accade, ne siamo addirittura sollevati.
Forse gravava troppo sulle nostre spalle, ormai non più capaci di sostenere un tale peso. È debolezza o, semplicemente, la nostra natura?
Peso o non peso la situazione non cambia: devo affrettarmi a fuggire. Antion non ha capito che voglio andarmene da Ithalak, poiché non ritiene che ci sia altro posto oltre ad esso, ma pensa che io voglia entrare nella classe Z, feccia della società; considerato l'affetto che prova per me, tenterà in tutti i modi di impedirmelo e, per farlo, sono sicura che informerà innanzitutto la signora Sith, coordinatrice della nostra classe e vicepreside dell' istituto, che, con la sua vocina acuta e irritante, farà convocare i miei genitori per un colloquio.
Se voglio mettere in atto il mio piano, devo andarmene prima che ciò accada poiché, se non dovessi farcela, verrei sottoposta a un interrogatorio che mi terrebbe occupata per un bel pezzo, impedendomi così di riuscire a fuggire prima del Passaggio.
Una volta superatolo, sarei rintracciabile a causa del rintracciatore inserito nel mio ombelico, molto difficile e doloroso da estrarre.
Sento le campane della piazza risuonare. Sei rintocchi.
Mi infilo in un vicolo e mi appoggio al muro di pietra cercando di riprendere fiato: se sono le sei del pomeriggio, vuol dire che ho corso ininterrottamente per circa mezz'ora.
Cosa starà facendo Antion? Sarà ancora lì, dove l'ho lasciato, sconcertato dalla mia rivelazione, con le mani in mano, oppure si sarà messo in azione? Sarà già andato a parlare della mia situazione (o meglio, di quello che lui ha capito della mia situazione) alla Sith?
Nel dubbio è meglio che passi a casa, per l'ultima volta, a prendere il minimo indispensabile per il viaggio. Da dove sono adesso, dista più o meno 5 minuti a piedi; potrei correre di nuovo, impiegando così meno tempo, ma allarmarmerei i miei vicini di casa, rischiando di complicare ulteriormente la mia fuga.
Qui tutti conducono una vita talmente eccitante da trovare interessante perfino una ragazzina di diciassette anni che cammina, figuriamoci una che corre!
Esco dal vicolo e imbocco il viale Oghise: ho sempre amato questo viale per via degli alberi sempreverde, che lo rendono un piccolo angolo di primavera perenne.
Mi mancherà percorrerlo ogni giorno , respirando l'aria impregnata dell'odore intenso dei suoi alberi; mi mancheranno i ricordi che mi tornano alla mente ogni volta che calpesto il suo suolo ghiaioso.
Mi mancheranno perfino i gradini consumati di casa mia, a cui mi trovo davanti proprio adesso.Infilo per l'ultima volta la chiave nella serratura ed entro in casa: come avevo previsto, è buia e deserta.
Accendo la luce e attraverso il salotto, percorro silenziosamente il corridoio e sto per entrare in camera mia, quando noto che la porta è socchiusa: io faccio sempre attenzione a chiuderla a chiave,per via del Libro, perciò, il fatto che sia anche solo socchiusa, mi sembra molto sospetto.
Eppure ero sicura di averla chiusa a chiave!
In casa non dovrebbe esserci nessuno: mia madre e mio padre gestiscono un piccolo negozio di alimentari e non tornano mai a casa prima delle nove di sera; mio fratello frequenta la facoltà di medicina a Tamina, una città della regione vicina, molto distante da qua.
Mi avvicino camminando ancora più silenziosamente di prima e appoggio delicatamente l'orecchio sulla porta, in modo da capire se vi sia qualcuno all'interno della stanza: silenzio assoluto.
È davvero possibile che mi sia dimenticata di chiuderla prima di andare a scuola? D'altronde solamente io possiedo la chiave per aprirla...
Ancora un po' titubante, spingo la porta e premo l'interruttore alla mia sinistra.
La lampadina si accende e, così facendo, illumina la stanza e di conseguenza anche la ragazza con gli occhi chiusi seduta sul mio letto a gambe incrociate.
Ancora con gli occhi serrati, gira la testa nella mia direzione, quasi riuscisse a vedere oltre le palpebre. Si alza dal letto e mi viene in contro.
Le mie gambe sono immobilizzate, come se avessero messo radici nel pavimento di legno.
La sconosciuta si ferma a pochi centimetri dal mio viso e splanca improvvisamente gli occhi.
Due biglie azzure screziate d'oro.
Per la sorpresa mi accorgo troppo tardi del pugno che sta venendo verso di me e lo prendo in pieno.
Due biglie azzurre screziate d'oro.
L'ultima cosa che vedo.
E poi più nulla.

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Capitolo 5
*** Evexe ***


Qualcosa giace davanti a me.
Nonostante sia afflosciato al suolo, sembra solido e lungo circa 170 centimetri. Non vedo bene.
Cosa può essere?
Forse uno di quei soffici, ma nonostante ciò,stranamente consistenti, chilometrici cuscini dei divani di qualche stravagante Sodd? Ma che ci fa una cosa così costosa buttata lì, in una sudicia strada sgangherata?
Non ha senso.
Strizzo gli occhi per mettere meglio a fuoco e capisco che non è un cuscino.
Purtroppo non è un cuscino, ma vorrei che lo fosse:è una persona.
Non respira: è un cadavere.
Sta lì, esanime, imbrattato di fango secco. No, non fango: sangue secco. Spinta da uno strano senso di curiosità misto a timore mi avvicino: i lineamenti, un tempo virili e perfetti, sono tumefatti e deformi; tuttavia riconoscibili, mi sembrano familiari.
Perché sono familiari.
A chi appertengono?
Appartengono a una persona che sorrideva sempre; una persona che emanava un intenso calore; una persona che non meritava di morire.
Non così.
Tuttavia, non ho la più pallida idea di chi...
Un urlo straziante squarcia inaspettatamente l'aria, portandomi bruscamente alla realtà, lontana dai miei pensieri. Mi giro di scatto per individuarne la provenienza: una sudicia e malandata ragazzina. Ha all'incirca diciassette anni, due grandi occhi blu, screziati d'oro.
Così belli.
Così vuoti.
Se ne sta in ginocchio all'interno di quello che sembra essere stato un negozio di scarpe.
Mi avvicino.
Mi sta spaccando i timpani.
Quando mi alzo e mi incammino zoppicante verso il negozio, Spaccatimpani mi imita. Mi vuole chiedere aiuto? Tanto importa, basta che si tappi quella bocca.
Sono ormai a qualche centimetro da lei, quando sento la mia testa sbattere contro qualcosa di duro, feddo, trasparente...vetro. Appoggio la mano sulla superficie liscia e perfetta.
Spaccatimpani fa lo stesso.
Poi capisco : sono io Spaccatimpani. Sono io che sto urlando. Sono io la ragazza dagli occhi vuoti.
Provo un dolore lancinante nel vedere quel cadavere abbandonato sull'asfalto. Almeno non è solo : tanti piccoli, grandi, stretti, larghi corpi lo circondano.
Provo dolore per la loro morte, pur non ricordando chi siano. È come se l'unico a ricordare, a piangere la loro perdita, fosse il mio corpo. Solo il mio corpo. Smetto di urlare.
Vorrei urlare ancora e ancora, ma il forte bruciore alla gola me lo impedisce.
Sposto l'attenzione dal bruciore a un brusio alla mia sinistra: un fastidioso parlottare sommesso. Due donne grassocce mi osservano:《Povera cara, deve soffrire così tanto. Gli Incursori non ci sono andati leggeri》, commenta la prima dalla voce rauca.
《Deve sentire freddo, coperta solo da quel vestitino. Oh, cielo, quanto è ... Brutto!! Vero, Clemente?》, sentenzia la seconda dalla voce stridula.
《Decisamente il più brutto che abbia mai visto , Adelma!》, conclude Voce Rauca.
Cominciano a sparlare dell'unico vestito che ho.
Sono sola, dolorante, scioccata e loro sparlano di me.
Non hanno nient'altro da fare, eppure,qui , c'è così tanto da fare: ad esempio controllare se ci sono sopravvissuti; invece loro parlano: stanno, lì, ferme e parlano.
Parlano e parlano ancora, ininterrottamente.
Basta: tacete, fate silrnzio.
Continuano.
BASTA. FINITELA.
Prendo un sasso appoggiato vicino ai miei piedi e lo tiro nella loro direzione, con violenza, rabbia... disperazione.
Tacciono per un impercettibile secondo poi, senza neanche degnarsi di guardarmi, ricominciano peggio di prima: ad alta voce, così che possa sentire tutto, per filo e per segno.
《SMETTETELA!》.
Mi ignorano.
Rabbia cieca mi esplode in ogni singola cellula del corpo: le tempie iniziano a pulsare sempre più forte e il mio respiro diventa affannoso.
Voglio solo che la smettano; solo questo.
Se solo fosse possibile strappare loro la Voce da quei colli appesantiti da grasso cadente e flaccido...
Le sto fissando rabbiosamente da alcuni minuti, quando le vedo smettere di parlottare e sbiancare improvvisamente in volto: strabuzzano gli occhi; si toccano con sguardo incredulo la gola e saltellano.
Muovono freneticamente braccia e gambe: sembrano scimmie in astinenza da banane.
Scimmie ciccione in astinenza da banane che saltellano.
Sto per scoppiare a ridere quando avverto qualcosa di... denso, palpabile, eppure invisibile attraversarmi le viscere.
Mi scalda. Mi dà energia.
Cos'è? È così... deliziosamente inquietante.

Ritorno alla realtà: ormai non sono più in quel paesino senza nome, mezza morta e mezza viva.
Senza memoria.
Adesso sono in una casa di un regno sconosciuto difronte a una ragazzina, svenuta dopo che le ho tirato un pugno.
Mi ricorda molto la me stessa di allora: fragile, inerme e spaesata.
Mi avvicino al letto, dove ho appoggiato il mio borsone da viaggio, ed estraggo dal logoro tascone blu due corde; ritorno dalla ragazza, le lego i polsi con la prima corda e, con la seconda, faccio lo stesso con i piedi.
Sento che il Libro è qui vicino, ma non riesco ad individuarne l'esatta posizione: sarà lei a dirmi dove si trova .

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