Daily Life -l'asilo delle nazioni-

di chocobanana_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** .:l'asilo delle nazioni:. ***
Capitolo 2: *** {Day 1} ***
Capitolo 3: *** {Day 2} ***
Capitolo 4: *** {Day 3} ***
Capitolo 5: *** {Day 4} ***
Capitolo 6: *** {Day 5} ***



Capitolo 1
*** .:l'asilo delle nazioni:. ***


Daily Life~
-L’asilo delle Nazioni-


 
 
 
“Dove sono le mie frittelle…?” Canada controllò attentamente ogni angolo della propria camera, coinvolto nella ricerca dei suoi  amati dolcetti.
Li aveva lasciati lì solo per cinque minuti, ed erano spariti, e con loro anche il suo amato sciroppo d’acero. Dopo aver guardato in ogni angolo possibile, il biondino decise di chiedere agli altri bambini.
“Ragazzi avete visto le mie frittelle…?” la sua voce era flebile e incerta, e i suoi compagni sembravano non aver sentito.
 “Oh, erano tue?” Due occhi azzurri si piantarono in quelli di Canada, America lo stava guardando, sul suo volto un grande sorriso, poi iniziò a ridere.
“Le ho mangiate tutte” ridacchiò, come se la cose lo divertisse molto.
“Ma Alfred….”
 
xxxxx
 
 
“F-Feliciano! N-non abbracciarmi!”
Le grida di Giappone potevano essere sentite da tutti i bambini che erano all’asilo in quel momento, compresi i fortunati che dormivano beati nei propri letti.
“Ma fa freddo, Giappone!” Si giustificò Italia, stringendo di più la presa.
Intanto Germania li osservava perplesso e in silenzio, per timore di finire anche lui nella morsa di Feliciano.
 
xxxxxx
 
 
“Pastaaaaaaa.”
Feliciano se ne stava in piedi su una sedia, intento a girare meticolosamente la pasta. Aveva fame, e anche se Nonno Roma gli aveva detto di non accendere il fuoco, perché era solo un bambino, lui l’aveva fatto lo stesso.
“Feli! Fai un po’ di pasta anche a me!” Romano si trascinò in cucina, sembrava non essere di buon umore.
“Fratellone…” Il più piccolo lanciò uno sguardo preoccupato al maggiore.
“Dimmi…”
“Non so come si spegne il fuoco.”
“Oh cavolo.”

 
 xxxxx
 
 
“Yao, smettila di molestarmi!” Kiku si era nascosto sui rami di un albero non molto alto e non aveva intenzione di scendere di lì.
“Ma ti voglio bene.” Cina lo guardava perplesso, e lo supplicava di scendere dato che temeva una rovinosa caduta dell’altro.
“M-Ma non si dicono queste cose in pubblico!” L’altro bambino non accennò alcun movimento, ma arrossì vistosamente.
 
xxxxx
 

“Non ci credo.” Prussia lanciò un’occhiataccia a Spagna, torvo. “Non può essere vero!” Esclamò, sconsolato, poi si passò una mano sul viso.
“Ti dico che è così.” Mormorò Antonio, poi gli sorrise innocentemente.
“Mi sono innamorato di un maschio!” Esclamò l’albino, sconvolto, e Spagna rise.
 
xxxxx
 
 
“Arthur, che ci fai là sotto?” Alfred era steso a terra e si chiedeva cosa ci facesse l’inglese sotto il proprio letto.
Il biondo gli fece  segno di stare zitto, e subito dopo il silenzio fu interrotto da una voce fin troppo irritante e familiare.
“Arthùùùr!” Françis passò davanti la stanza dell’americano. “Sei qui, vero?” Osservò attentamente il bambino con gli occhi azzurri, che ora lo fissava divertito. America rise e indicò il letto. “Si, lì sotto.”
Inghilterra sbuffò. “Ti odio America.” Poi uscì dal suo nascondiglio.
 
xxxxx

 
“Bambini fate i bravi.” Nonno Roma li guardò uno ad uno, esibendo un gran bel sorriso. “Cercate di non fare guai.”
“Certo nonno!” rispose Italia, sorridendo innocentemente.
L’asilo andò a fuoco, molti oggetti si persero e si fece un gran fracasso.
 
xxxxx
 
 
“Non scende dall’albero!” si lamentò Cina, incrociando le braccia al petto.
Corea alzò lo sguardo verso il piccolo Giappone e sorrise sadicamente.
“E se lo facessimo cadere…?”
“Ma Im!” esclamò Taiwan, sconvolta. “Povero Kiku!”
Intanto, Giappone ascoltava intimorito quella stramba conversazione e non apprezzava affatto l’idea dell’altro asiatico.
 
xxxxx

 
Russia se ne stava seduto sul divano, da solo.
“Ehi tu! Adesso hai l’onore di poter parlare con il magnifico me!” esclamò Prussia, sedendogli accanto.
Il russo lo guardò accigliato. “Anche la mia ascia ha voglia di parlare...” Gli rispose sorridendo, “vuoi conoscerla?” Aggiunse candidamente.
Gilbert rabbrividì: e dire che sembrava un bambino normale e gentile quello seduto al suo fianco.

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.:Angolo dell'autrice:.
Hola, gente~
diciamo che questa fic è un po' un disagio-- l'avevo fatta anche in un altro fandom e mi sono divertita molto a scriverla~
I capitoli furono tipo 30, ora non so quanto sarà lunga questa, ma le flash saranno scene di vita quotidiana -infatti per questo Daily Life-
Il prologo (?) è un insieme di spezzoni di quelli che potrebbero essere potenziali capitoli lol e diciamo che Nonno Roma e Magna Germania dovrebbero prendersi cura di tutti questi marmocchi-- poveri loro. 
Spero vi risulterà una raccolta carina e divertente~!
camy

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Capitolo 2
*** {Day 1} ***


{Day 1} Di cibo che scompare e bambini colpevoli;
 

Doveva rimanere calmo, fare un bel respiro e pensare a quali posti non avesse ancora controllato. Lanciò un’ultima occhiata sotto il letto, ma niente, c’era solo polvere. E dire che non era stato molto tempo in bagno, anzi, c’era stato solo per cinque minuti ma, evidentemente, erano bastati al “colpevole” per far sparire i suoi amati pancakes (ed anche lo sciroppo d’acero!).
Matthew si alzò lentamente dal pavimento, si passò le mani sulla maglietta sgualcita, prese il suo amato Kumajirou tra le braccia e uscì dalla cameretta.
Percorse il corridoio luminoso che portava al cortile, si fermò davanti alla porta di vetro e osservò i suoi compagni correre per il giardino: non era un posto che amava particolarmente, al contrario degli altri, dato che c’era sempre qualcuno che, non vedendolo, lo faceva ruzzolare a terra; puntualmente era costretto a zoppicare fino in infermeria.
Fece un respiro profondo e si decise ad uscire, pronto ad affrontare le spinte altrui. Il biondino scese lentamente le scale, deciso a capire che fine avessero fatto i suoi dolcetti.
Si guardò intorno ma, tra tutti i bambini presenti in cortile, non intravide suo fratello, la persona che Matthew stava cercando.
Si avvicinò agli altri, cercando di farsi notare, ma nessuno sembrava calcolarlo. Il biondino sospirò, stanco e affamato.
“Ragazzi…” mormorò, “sapete dove sono i miei pancakes…?”  Per circa cinque minuti ci fu solo silenzio, nessuna voce rispose al suo interrogativo.
Il suo orsetto lo guardò perplesso, mentre Matthew abbassava gli occhi violetti verso il suolo.
Avrebbe svelato quel mistero?
Matthew osservò di nuovo i dintorni, era più che sicuro che Alfred c’entrasse qualcosa con tutta quella storia.
Il bambino poggiò la mano sulla spalla di Feliciano, che si voltò e gli dedicò un amichevole sorriso. “Matt! Ciao!” esclamò, abbracciandolo, per poi lasciarlo qualche secondo dopo.
E dire che prima nessuno lo aveva notato, nessuno si era degnato di dargli una risposta.
“P-prima ho chiesto se avete visto i miei pancakes…” balbettò, arrossendo per l’imbarazzo, “li avete visti..?”
Ancora una volta non sembravano averlo sentito.
“Oh, erano tuoi?” Una voce terribilmente familiare ruppe il silenzio, e due occhioni azzurri si piantarono in quelli di Canada. “Prima avevo fame, così li ho mangiati!” Alfred scoppiò a ridere rumorosamente, decisamente divertito da quello che aveva fatto.
“Ma Alfred…” sussurrò Matt, e fu l’unica cosa che riuscì a dire prima che Al sparisse tra i cespugli del parco, intenzionato a correre dietro ad Arthur (di nuovo).
“Come devo fare con lui…” Canada sospirò ancora una volta, ormai rassegnato a quei comportamenti egoisti di suo fratello. Ci aveva fatto l’abitudine.
Strinse Kumajirou tra le braccia, “ne farò altri” disse, dirigendosi verso l’entrata dell’asilo. 

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.:Angolo dell'autrice:.
oi, ecco la prima flashfic disagiante (?) che riprende il primo pezzettino del prologo, anche se modificato uhuh. io tipo non amo nè Matt nè Al, però da bambini sono la cosa più adorabile del mondo, ecco Poor Matt, deve sopportare suo fratello tutti i giorni (?) e tutte le notti- io penso che lo chiudere in un bagno e butterei la chiave (e lo trovo adorabile eh). 
bbbe, grazie per le recensioni *^* e grazie a chi leggerà ~ (e grazie alla mia betina awwwww)
ho qualche idea per dei capitoli, ma se volete qualcosa su qualche personaggio/i in particolare dire pure uvu 
A presto, camy

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Capitolo 3
*** {Day 2} ***


{Day 2} Di bambini che sembrano bambine;
 
Prussia se ne stava tranquillamente nascosto dietro ad uno dei tanti cespugli del giardino, i suoi occhi rubino osservavano una leggiadra figura che se ne stava seduta sul prato, intenta a fare chissà che cosa.
I capelli biondi ricadevano ordinati sulle spalle, coperte da un grazioso vestito azzurro cielo.
Era da un po’ che Gilbert la seguiva, la trovava semplicemente deliziosa, anche se non l’avrebbe mai ammesso.
Non le aveva mai rivolto la parola, nemmeno per sbaglio ma, aveva notato, che il proprio migliore amico, Antonio, le ronzava sempre intorno. Cosa che infastidiva non poco l’albino che, però, non aveva mai proferito parola a riguardo.
“Gilbert!” Il bambino, che continuava a mantenere quell’aria furtiva, rabbrividì, e si voltò di scatto. La voce che aveva pronunciato il suo nome era terribilmente familiare; gli occhi rubino di Gilbert incontrarono quelli smeraldini di Antonio. Il bambino spagnolo lo guardava sorridente, come suo solito.
“Cosa stai guardando?” Chiese,  innocentemente, senza che la sua curiosità intaccasse la sua pacatezza.
Gilbert, imbarazzato, arrossì fino alla punta delle orecchie e farfugliò qualcosa di incomprensibile. Antonio inclinò il capo, confuso.
Il castano lanciò uno sguardo alle spalle di Gilbert ed intravide una chioma bionda; mosse un passo verso l’amico, mentre cercava di vedere chi fosse la persona dietro il cespuglio.
“N-no!” Esclamò l’albino, cercando di bloccare Antonio, per impedirgli di scoprire il suo “amore segreto”.
Gli occhi verde brillante dello spagnolo si soffermarono sulla figura che se ne stava seduta sul prato, e gli scappò da ridere. “Gilbert, posso farti una domanda?”
L’albino annuì, nonostante le sue gote fossero ancora color pomodoro.
“Perché fissi Françis? Se ci parli non ti mangia mica!” Antonio scoppiò in un’ adorabile risata.
Gilbert stava per ribattere qualcosa, poi realizzò una cosa: lo spagnolo aveva chiamato “Françis” quella bambina. Sbiancò, mentre il seme del dubbio iniziava a divorarlo lentamente.
“È… maschio…?” indugiò il piccolo prussiano, sperando di aver sentito male. Quello non era uno scherzo divertente!
“Sì, perché?” domandò Antonio, perplesso. Susseguirono dei minuti di silenzio, poi Antonio scoppiò a ridere ancora più forte, incapace di calmarsi.
“Non dirmi che ti piaceva?”
Gilbert scosse subito la testa, mentre il suo viso tornava rosso peperone. Si era innamorato di un maschio senza rendersene conto. Si vergognava di sé, ed Antonio, continuando a prenderlo in giro, non lo aiutava per nulla.
Gilbert lanciò un’occhiata fugace a Françis, chiedendosi come fosse possibile che quella figura così femminile fosse in realtà un maschio. Come lui, come Antonio. Sembrava davvero una cosa assurda e senza senso, eppure era così.
Lo spagnolo diceva sul serio. Gilbert sospirò, deluso e vagamente sconvolto.
Il suo primo amore era stato davvero un disastro.


//angolo dell'autrice;

Giorno~
Questa flash l'ho finita e corretta ieri fufu, ma hi deciso di postarla oggi ;w; Volevo tipo dare un tempo fisso di aggiornamento ma non sarei in grado di seguirlo (credo)
Comunque, questa flash è su un mio headcanon lol, secondo me Gilbert (e anche Antonio in realtà) erano innamorati di Françis quando erano piccoli, ma non sapevano fosse un maschio 8'D Gilbert non azzecca i sessi delle persone plz
spero vi sia paciuta~
alla prossima! grazie a tutti quelli che seguono la storia e la recensiscono <3
camy

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Capitolo 4
*** {Day 3} ***


{Day 3} Di scivoli malridotti e litigi per il territorio;

 
Si stavano squadrando, provando a carpire cosa l’altro stesse pensando. Rimanevano in silenzio, mentre il vento scompigliava i capelli di entrambi e alzava dei granelli di polvere.
Il biondino mosse un passo verso lo scivolo giallo canarino, quello tutto rovinato e consumato che s’imponeva al centro del giardino, quello pieno di impronte, che tutti i bambini tentavano di scalare (ignorando le scalette dall’altro lato).
“Dove credi di andare?” Lo ammonì l’albino, “questo è mio” aggiunse, con tono fiero, indicando lo scivolo.
Arthur lo guardò perplesso, poi sbuffò: ma chi credeva di essere quel Gilbert? Il padrone del mondo? All’inglese non era mai stato particolarmente simpatico –forse solo Kiku, per lui, era degno di essere definito “amico”-.
“È di tutti” fece notare il bambino con gli occhi smeraldo, mentre raggiungeva a grandi passi le scale per salire.
Gilbert gli lanciò un’occhiata di disapprovazione e  tirò il mantello scuro che l’inglese indossava spesso, facendolo ruzzolare all’indietro, sull’erba.
“Ma sei stupido?!” Esclamò Arthur, alzandosi a fatica e massaggiandosi la schiena.
Gilbert scoppiò a ridere, poi gli puntò il dito contro, “il magnifico me è la persona più intelligente che potresti incontrare qui” disse, in tono tutt’altro che modesto.
“Allora siamo messi maluccio” commentò Arthur, facendo una smorfia tra l’annoiato e il disgustato. L’albino fece per replicare, ma non trovò nulla di intelligente da dire.  Certo che quell’inglese era stato davvero sgarbato!
“L-lo scivolo è mio lo stesso!” balbettò, per poi salire i gradini; gli lanciò un sorriso di scherno quando fu in cima.
Arthur lo vide dargli le spalle, poi sparire dalla sua vista. Decise di approfittare di quel momento di distrazione per provare a risalire.
Si sedette sulla rampa, pensando a quanto fosse stupido Gilbert. Ma, quando abbassò lo sguardo, lui era lì, seduto sulla punta dello scivolo; l’osservava con i suoi occhi rubino e un sorriso beffardo e vittorioso.
“Se me ne resto seduto qui, tu non potrai scivolare!”
Arthur sbuffò: quanto poteva essere pieno di sé? Il biondino aveva voglia di mollargli uno schiaffo, uno di quelli che lasciano il segno delle cinque dita.
“Scivolo lo stesso” rispose l’altro, noncurante. Tanto non era lui quello a prendersi due piedi nella schiena.
“Non lo faresti mai, troppa paura della mia reazione!”
L’albino ridacchiò nervosamente. Arthur non sembrava molto convinto della propria spiegazione, anzi, gli aveva lanciato un’occhiata a dir poco inquietante.  “Hai un secondo per toglierti” mormorò Arthur, poi scivolò giù.
Gilbert non ebbe il tempo di realizzare quelle parole, capì cos’era successo solo quando sentì un acuto dolore al fondoschiena e un peso cadergli addosso.
Sbatté le palpebre, davanti a sé c’era l’azzurro pastello del cielo.
“Divertente, vero?” L’inglese si mise davanti al prussiano, facendogli ombra. Sembrava parecchio divertito da quello che era successo.
“Signor Magnifico, mettiti in testa che lo scivolo è di tutti” affermò, con voce altezzosa, per poi mostrargli un sorriso di scherno.
Gilbert non ebbe il tempo di parlare che l’altro era già corso lontano.
Maledetto, maledettissimo inglese. Gliel’avrebbe fatta pagare, poco ma sicuro.

 
Angolo dell'autrice;
okay~~ questo capitolo con Gilbert e Arthur l'avevo promesso alla mia beta (perché li adoriamo pls e shippiamo amabilmente pruk), e qui notiamo che in effetti Gil le prende ahah
che idiota- 
l'inizio di una bizzarra amicizia nsomma <3 
oh, e grazie per le recensioni che mi lasciate ;www; sono felice che la gente segua questa raccolta (13 persone *commoss) 
quindi, grazie a tutti ;w; e sul serio, se ci sono richieste parlate pure ;ww; <3 
a presto, 
camy

 

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Capitolo 5
*** {Day 4} ***


{Day 4} Di raccomandazioni e pasta sul fuoco;

 
Il suo stomaco brontolò più volte; Feliciano si guardò intorno, in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti ma, purtroppo, nella sua camera non c’era più nulla.
Nonno Roma, quella mattina, gli aveva raccomandato di aspettarlo per pranzo  anche se, solitamente, non era lui a sfamare i bimbi, ma era Magna Germania che, armato di santa pazienza, si metteva ai fornelli.
Feliciano si alzò dal letto, affamato, e si avviò verso la cucina: qualcosa da mettere sotto i denti l’avrebbe sicuramente trovata!
La cucina era deserta, il pavimento a scacchi bene si abbinava con quei noiosissimi muri bianchi, rovinati dalle crepe del tempo. Ma, quella sala, aveva qualcosa che nessun’altra stanza aveva. Qualcosa di molto ricercato da tutti i bambini: il cibo. Lì, c’erano i loro panini al latte, i biscotti con gocce di cioccolato e tante altre leccornie.
Ma quello che preferiva Feliciano era indubbiamente la pasta, la sua amatissima pasta.
Decise che avrebbe provato a cucinare, sicuramente non avrebbe provocato nessun tipo di problema, e il nonno non l’avrebbe mai saputo.
Feliciano trascinò una sedia vicino al mobile su cui voleva arrampicarsi; alzandosi sulle punte riuscì ad aprire la dispensa.
Vari pacchi di pasta apparvero ai suoi occhi di bambino, che s’illuminarono.
La sua mano ne afferrò uno. Osservò gli spaghetti crudi e li posò vicino al fornello. Spostò la sedia in modo da arrivare al lavabo, prese la pentola più vicina e la riempì d’acqua fresca.
Poi le sue dita esplorarono i bottoni tondi e bianchi vicino i fornelli; ne premette uno e, come per magia, si accese una fiammella.
Con difficoltà, trascinò la pentola piena d’acqua sul fuoco, poi sospirò, già stanco. Eppure la trovava una cosa divertente!
Dieci minuti dopo, Feliciano buttò tutti gli spaghetti contenuti nel pacco nell’acqua bollente, poi si passò un braccio sulla fronte sudata. Tutta quella fatica gli avrebbe portato un pranzo squisito.
Si guardò intorno, cercando un cucchiaio di legno e, appena lo intravide, lo afferrò e si mise a girare lentamente la pasta.
Lanciò un’occhiata alla fiamma, sicuro che, così come si era accesa magicamente, si sarebbe spenta al momento giusto, quindi aspettò.
Trascorse un’altra decina di minuti ad attendere che il fuoco sparisse da sé, ma quello continuava a riscaldare il fondo della pentola.
Lovino entrò nella stanza, visibilmente annoiato, “cosa stai facendo?” mormorò, osservando il fratello minore, in piedi sulla sedia.
Quello sorrise, tutto allegro, “cucino la pasta!” Esclamò, “aspetto che la fiamma si spenga” aggiunse poi, volgendo gli occhi nocciola al fuoco.
Il maggiore rifletté per qualche secondo, “sei consapevole che non si spegnerà da sola?” domandò.
Feliciano lo guardò perplesso, “Ah no?” fece un’espressione corrucciata, “Lovi, non ho idea di come si spenga…” sussurrò poi. Guardò il fratello, preoccupato per i suoi amati spaghetti.
“… maledizione!” esclamò l’altro, poi si avvicinò al fornello, per aiutare il fratellino.
Fortunatamente, qualche minuto dopo, attirato dalle urla dei due bambini, Nonno Roma, di ritorno, fece capolino in cucina.
Da quel momento, i pacchi di pasta cambiarono “casa”. 

 
//angolo dell'autrice;

Buonasera~~
Eccomi che ricompaio con il capitolo con Feli che cucina (voglio dire, ha molto senso eh)
boh, io amo Feliciano (la pasta e Lovino un po' meno sorry)
mi sono divertita a descrivere la cucina, giuro (?????) assomiglia a quella che facevo a The Sims 2 lol
comunque scusatemi per il ritardo ;w; ma la scuola, LA SCUOLA MALEDETTA--
mi uccide, sul serio ;AAAA; spero che non mi ammazzi l'ispirazione ecco- 
be', ringrazio le 15 persone che seguono la fic, chi l'ha messa tra le preferite, e chi recensisce! 
A presto, un abbraccio a tutti~~
camy

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Capitolo 6
*** {Day 5} ***


{Day 5} Di bambini sugli alberi e dichiarazioni d’affetto;

 
Kiku impallidì non appena avvertì le braccia dell’altro stringerlo forte. Quel contatto era caldo e, soprattutto, imbarazzante.
Il giapponese non aveva avuto il tempo di salutare Yao, che questi gli si era letteralmente buttato addosso, continuando a ripetere quanto gli volesse bene (quasi quanto al suo panda).
Kiku era subito entrato nel panico, non abituato a quel genere di dichiarazioni.
Il suo viso si fece color pomodoro, mentre i suoi muscoli s’irrigidivano senza dargli la possibilità di rifiutare quell’abbraccio.
“Kiku, ti ho mai detto che ti voglio bene, aru?” chiese il cinese, lasciandolo andare e sorridendo. Chissà per quale assurdo motivo Yao gli stava dicendo quelle cose proprio in quel momento.
Il bambino non ebbe il tempo di replicare, che un altro asiatico fece capolino nella camera.
“Che state facendo?” domandò Im, curioso.  Kiku rabbrividì, temendo che Yao spiegasse tutto nei minimi dettagli, mentre lui sarebbe stato preso in giro per i giorni seguenti.
Yao lanciò un’occhiata a Kiku, poi a Im, ma non disse nulla. Si sporse verso il Giapponese, come a volerlo abbracciare ancora una volta, ma le braccia rimasero sospese in aria.
Giapponese aveva compreso tutto e, con un abile gesto, era indietreggiato, per poi scappare fuori di lì.
Im rimase immobile, guardò Yao, che corse ad inseguire l’altro, e fece spallucce: quei due erano davvero strani. Li avrebbe presi in giro più tardi.
 
“Yao, smettila di molestarmi!” Kiku si era nascosto sui rami di un albero non molto alto e non aveva intenzione di scendere.
“Ma ti voglio bene, aru” Yao lo guardava perplesso e lo supplicava di scendere, dato che temeva una rovinosa caduta dell’altro. Ma si sentiva anche leggermente offeso dallo strano comportamento di Kiku: in fondo erano amici, era normale volersi bene!
“M-Ma non si dicono queste cose in pubblico!” L’altro bambino non accennò nessuna volontà a voler scendere, ma arrossì notevolmente.
Yao sospirò e si sedette sul prato: avrebbe aspettato che scendesse, se anche si fosse allontanato, la preoccupazione sarebbe rimasta.
 
Qualche ora dopo, Yao se ne stava seduto a riflettere su cosa avesse fatto di sbagliato, mentre Kiku lo osservava in silenzio.
I suoi pensieri furono interrotti da Mei, che emise un verso spaventato quando i suoi occhi nocciola intravidero la figura di Giappone tra le foglie.
“Cosa ci fa lassù?” domandò Im, che era al fianco della ragazzina. Non trattenne un risolino.
“Non scende dall’albero, aru!” si lamentò Cina, incrociando le braccia al petto.
Corea alzò lo sguardo verso Giappone e sorrise sadicamente.
“E se lo facessimo cadere…?”
“Ma Im!” esclamò Taiwan, sconvolta, per poi colpire il piccolo coreano dietro la nuca, “povero Kiku!”
Intanto, Giappone ascoltava intimorito quella stramba conversazione, rabbrividì quando udì le parole di Im.
Yao lanciò un’occhiata truce a Corea, che non osò replicare.
Nessuno aveva idea di come riportare giù Kiku; Mei ed Im si sedettero al fianco del piccolo panda, cercando di trovare una soluzione.
Scese la sera, Kiku si decise a scendere solo quando fu sicuro che stessero dormendo tutti e tre. 

 
Angolo dell'autrice;
Buonasera! 
Ecco un capitolo sugli asiatici <3 io li trovo adorabili (tutti e quattro, anche se Corea è un tordoh).
io boh, mi diverto tantissimo a scrivere questa raccolta- purtroppo la scuola complica tutto www, avrei anche una long nuova ma gne 
comunque se avete idee per il prossimo capitolo sono ben accette, anche perché in questo momento non ho idea di cosa scrivere (????)
grazie a tutti quelli che seguono e receniscono <3 
Camy~

 

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