The Vampire Princess

di fantasy28
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La paura ***
Capitolo 2: *** Incontri e strane sensazioni ***
Capitolo 3: *** Il peso di un passato ***
Capitolo 4: *** Consapevolezze ***
Capitolo 5: *** Perdita di controllo ***
Capitolo 6: *** Suppliche ***
Capitolo 7: *** Ricordi di sangue ***
Capitolo 8: *** Amore e confessioni ***
Capitolo 9: *** Pensieri nascosti ***



Capitolo 1
*** La paura ***


Una ragazza uscí di corsa dal karaoke. Si guardò un attimo intorno,per poi prendere un piccolo e stretto sentiero. La luce dei lampioni lo illuminava soltanto parzialmente. Il cielo notturno era illuminato invece,da una bellissima luna piena. La ragazza si sentiva a disagio. Diede una rapida occhiata all'orologio che portava al polso. Segnava esattamente le 23.00.
"Maledizione,é tardissimo! Non dovevo trattenermi cosí a lungo. Spero che non succeda niente", pensò nervosa,mentre il rumore dei tacchi rimbombava in quella landa desolata. Il leggero vestito color panna le lasciava scoperte le lunghe e toniche gambe. Una folata di vento gelido la fece rabbrividire e le si accapponò la pelle. Si strinse nelle esili spalle. All'improvviso,alle sue spalle udí un tintinnio di oggetto metallico che cade. Un piccolo grido le sfuggi dalle labbra piene. Si voltò lentamente e spaventata rimase immobile.Ad attendere. Un bidone della spazzatura era per terra. Il cuore le batteva in petto furiosamente, le batteva impaurito. Sentiva i battiti che rimbombavano nelle  orecchie. Il sangue le ribolliva di adrenalina e terrore. Il respiro affannato. Il respiro di chi sa che potrebbe essere l'ultima volta che respira. Il corpo le tremava e le gambe si fecero instambili. Una domanda le si formulò nella mente. E se avesse dovuto correre, le gambe avrebbero reagito? Avrebbero ascoltato i comandi dettati dal cervello e dalla paura? O semplicemente non si sarebbero mosse proprio dalla paura che in quel momento? Il terrore in quel momento aveva il coltello dalla parte del manico. O sua alleata o sua nemica. La sua salvezza o la sua condanna. Altri rumori si susseguirono, ma erano molto piú attutiti. La fanciulla aspettava. Una piccola ombra si fece avanti. Il cuore le balzò in gola e le smise di battere. Trattenne il fiato.L'ombra si avvicino e finalmente le sue esembianze furono svelate. Era un gatto nero. La ragazza riprese a respirare,sospirò di sollievo e imprecò contro il micio. Tutte azioni svolte in questo ordine. Continuò ad avanzare ora piú tranquilla. Delle voci maschili interrupero la sua avanzata. Si appiattí contro il muro e desiderò di non essere vista. Le voci si avvicinarono e furono anche accompagnate da passi striscianti. Le voci appartenevano a quattro uomini. Erano ubriachi, era molto evidente. Camminavano infatti, in modo instabile e barcolavano reggendosi ai muri. La ragazza si strinse di piú al muro, quasi volesse incorporarsi ad esso. Stava pregando tutte le divinità del mondo, quando si sentí strattonare il braccio. Si ritrovò faccia a faccia con uno di quei uomini ubriachi. Di nuovo la paura le divorò il cuore. Le sensazioni che le avevano attanagliato le viscere prima nel vicolo con il gatto, le si ripresentarono piú violente di prima. L' uomo le stringeva i polso e rideva. L'alito puzzava di alcol e gli occhi a causa della bevanda alcolica erano diventati liquidi.
- Ehi ragazzi guardate qui! Ho trovato questo confettino tutto da solo. Che ne dite se la portiamo con noi in hotel di lusso e la facciamo divertire?-, urlò il tipo ai compagni che scoppiarono a ridere. Poi si rivolse alla fanciulla che iniziò a dimenarsi e a implorare di lasciarla andare.
- Dai piccola,vieni con noi! Ti garantisco che ti divertirai, vedrai non te ne pentirai!
L'uomo le prese il viso e iniziò ad avvicinarsi alle labbra della sua preda. La ragazza con la mano libera gli mollò uno schiaffo. La mano a contatto con la guancia riprodusse un forte rumore.
Il tipo si mise una mano sulla guancia dolorante ed un espressione furiosa gli si dipinse in volto.
La prese per i capelli e tirò forte. Un urlò fuoriuscí dalla bocca della ragazza, mentre fiumi di lacrime percorrevano le delicata guancia.
- Brutta stronza come hai osato! Ora verrai con noi senza storie!
La ragazza si dimenava invano, a quel che l'uomo la strattono di nuovo per i lunghi e morbidi capelli color confetto. Un'altro urlo piú forte del primo, le uscí dalla bocca.



Lontano un 'altra ragazza piangeva mentre un ragazzo la teneva ferma. Si avvicinò al collo della fanciulla e iniziò a leccarlo sensualmente. La ragazza a contatto con la lingua umida di lui, singhiozzò. Un urlo attirò l'attenzione di entrambi. Il ragazzo interruppe il suo "lavoro" e si rizzò . La ragazza colse l'occasione che le si presentó , corse via. Il ragazzo sospirò, ma non le corse dietro. " E addio cena" pensò mentre si incamminò verso il luogo da dove l'urlo era venuto.





Questo é il mio spazio autrice che per qualche ragione  non si stacca dal testo <3.
Premetto che é stato tutto scritto con il cellulare quindi in casi ci siano errori é per quello.( spero che non ce ne siano però -.-) Aggiornerò piú o meno ogni 2 giorni.
Spero vi piaccia.
Bye guys

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Capitolo 2
*** Incontri e strane sensazioni ***


L’uomo iniziò a trascinarla per i capelli con tutta la forza che possedeva. La ragazza piangeva fiumi di lacrime e strepitava.
-Mi lasci andare, la prego. La supplico!
La fanciulla ormai gridava e le lacrime non si fermavano. Lei opponeva resistenza, inchiodando i tacchi nel terreno. Di conseguenza l’uomo in quanto ubriaco, spazientito e arrabbiato non ce la fece più.
-Ehi ragazzi datemi una mano! Che questa puttana è più forte di quel che sembra. Ma dopo che avremo finito diventerà docile come un agnellino.
L’uomo scoppiò a ridere, mentre il puzzo di alcol pizzicò le narici della ragazza, che invano cercava di liberarsi. L’ubriaco le lasciò andare i capelli e le strattonò il braccio, mentre quello libero venne afferrato da un altro tizio. Questo era biondo con tre piercing sul sopracciglio sinistro e uno sul labbro superiore. Le maniche della maglia erano state arrotolate per mettere in mostra i tatuaggi che nonostante la poca illuminazione si potevano notare.
-Vi prego lasciatemi andare! Vi scongiuro!-                                                     
I quattro scoppiarono a ridere, notando il terrore nelle parole della fanciulla.
-Che cos’è tutto questo baccano? Per colpa vostra non ho potuto cenare.
Una voce. Maschile, senza dubbio. Quella voce riuscì a far zittire i quattro balordi. Si guardarono tra di loro, mentre il cuore della ragazza si riempì di speranza e gioia.” Finalmente qualcuno è venuto a salvarmi” pensò sollevata.
-Oh beh! Per ripagarmi consegnatemi la ragazza che avete gentilmente tenuto da parte per me.
Il cuore venne stritolato in una morsa di terrore puro, mentre le lacrime che prima avevano fermato la loro discesa, ricominciarono a cadere. Questa volta però la ragazza pianse in silenzio, attendendo la svolta degli eventi.
L’uomo che prima aveva colpito, iniziò a ridere in modo baritonale. Poi, smise all’improvviso guardando davanti a sé. Infatti, il proprietario della voce era nascosto nelle tenebre.
-E tu credi che ti consegnerei questo bellissimo confettino? Povero illuso. E comunque tu chi sei?
-Chi sono io? Sono il tuo peggior incubo.
Poi non ci fu più spazio per le parole. Colui che agiva nell’ombra, si muoveva nel buio senza provocare alcun suono. I quattro invece si guardavano intorno e incassavano colpi a non finire. La fanciulla aveva chiuso gli occhi terrorizzata e aspettava in silenzio. Gli unici suoni che percepiva erano i lamenti dei quattro ubriaconi e il tonfo dei loro colpi quando cadevano a terra. Poi, più nulla.
-Puoi aprire gli occhi ora.
“Di nuovo quella voce”pensò la ragazza. Nonostante fosse impaurita aprì gli occhi. Ciò che vide le fece smettere il cuore di battere. Fu questione di un attimo, ma bastò a toglierle il fiato. Davanti a lei un ragazzo. Alto, slanciato e bellissimo. La pelle rifletteva la luce lunare, come se fosse fatta di porcellana. I capelli di un blu scuro, più scuri della notte stessa. Più scuri di una notte senza stelle e senza luna. Poi gli occhi. Quegl’occhi erano la cosa più bella che avesse mai visto. Erano color ametista e sembravano leggerle dentro. Lo sguardo del ragazzo era uno sguardo di chi sa tante cose, uno sguardo “antico”. Perso nel tempo. Gli occhi di lui erano spenti come se avessero visto tutto. Uno sguardo “immortale”.Ma mancava qualcosa. “No, non qualcosa. Manca un sentimento. Manca qualcuno”pensò la fanciulla. La voce di lui la ridestò dai suoi pensieri.
-So’ che sono bellissimo. Di una bellezza innaturale. Ma non mi consumare.
Sul viso di lui si formò un ghigno di scherno. La ragazza arrossì violentemente.
-C-come osi! Non ti stavo guardando e comunque cosa vuoi fare con me? Mi porterai via come loro?-, chiese mentre puntava l’indice verso i quattro che russavano sul freddo asfalto.
-Certo, certo. Comunque mi pare di aver già setto le mie intenzioni prima. Ti porto con me.
La ragazza sbiancò vistosamente. Il ragazzo invece, alzò un sopracciglio. Sospirò.
-Non ti farò nulla- la guardò con la coda dell’occhio- per ora
La fanciulla arrossì di nuovo e iniziò a balbettare
-C-come s-sarebbe a dire per ora? Comunque io mi chiamo Amu. Amu Hinamori.
-E tu? domandò la ragazza.
-Vieni avvicinati. Te lo dirò nell’orecchio- disse il ragazzo. Amu protestò arrosendo e balbettando. Ad ogni modo obbedì. Si avvicinò al ragazzo dagli occhi ametista, mentre lui avvicinava la bocca al suo orecchio.
All’improvviso la ragazza balzò all’indietro e arrossì violentemente.
-Mi hai leccato l’orecchio!-strillò imbarazzata. Al che il bel ragazzo iniziò a sogghignare.
-Allora tu chi sei?- insistette Amu tornando seria
-Io? Io sono Ikuto Tsukiyomi.
Ikuto la squadrò da capo a piedi. Partì dalle gambe lunghe e diafane. Il ragazzo si scoprì leccarsi le labbra e ghignò silenziosamente. Continuò con la sua analisi girandole intorno. La ragazza lo osservava, mentre le guance le si imporporavano. Il ragazzo provò una sorta di piacere vedendola arrossire. Velocemente con lo sguardo arrivò al collo flessuoso e chiaro di lei. Alla vista sembrava estremamente vellutato. Ad un tratto si ritrovò due occhi color miele fissarlo. Sgranò gli occhi sbalordito. Quegli occhi lo guardavano con interesse, ma non nel modo in cui lo guardavano le altre donne. Era pura curiosità. Una strana sensazione lo colpì. La voce di lei lo investì.
-Ikuto?
Vide le sue labbra piene e rosse come il sangue muoversi. Il suo nome pronunciato da lei, da quelle labbra aveva un suono completamente diverso. Quelle labbra, desiderava assaggiarle, toccarle , leccarle,morderle. Finchè non le sarebbero sanguinate ed avrebbe provato il loro sangue. Di nuovo la strana sensazione di prima gli afferrò il cuore. Riprese il controllo di se stesso.
-Non capisco- mormorò guardandola
-Cosa non capisci?-domandò lei, pesierosa imbronciando le labbra. Ikuto non riusciva a staccare lo sguardo da quelle labbra.
- Non capisco il fatto che sei stata quasi rapita da quattro uomini quando sei piatta come una tavola
- COSA!-urlò Amu furiosa scatenando le risa del ragazzo.

Angolo autrice: Ehilà! Eccomi con il secondo capitolo. Finalmente ha fatto la sua comparsa il fantastico Ikuto <3 Quanto adoro quel ragazzo! Ah, ho dimenticato di avvertirvi che il rating forse salirà. Non ancora deciso quando ma succederà. Ringrazio i lettori silenziosi e cristie13. Sappi che ti adoro! Bene ora vi lascio ci vediamo al prossimo capitolo.

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Capitolo 3
*** Il peso di un passato ***


Ikuto sentiva i passi leggeri di Amu ed il suo respiro, dietro di sé. Subito, senza neanche fare ammenda al suo cervello, si materializzarono nella sua mente le labbra della ragazza. Si fermò all’improvviso e la fanciulla andò a sbatterci contro.
-Ahia! Perché ti sei fermato?-domandò Amu, mettendosi una mano sul naso.
Il ragazzo la guardò per un secondo, mentre un sorrisetto gli balenava sul volto. La fanciulla però era troppo presa a massaggiarsi il naso per accorgersene.
-Oh scusami! Ti ho fatto male?
Il sorrisetto era sempre lì, che si accentuava.
-Fammi vedere- disse, spostandole la mano dalla parte ferita. Amu puntò i suoi occhi in quelli di lui. Ikuto spalancò gli occhi e socchiuse le labbra. “Maledetti occhi” pensò. Sentì un battito cardiaco accelerato e il ragazzo seppe che non il suo. Guardò la ragazza. Quel battito gli suggeriva che lei era viva, che in lei ribolliva sangue fresco. Scosse la testa e notò che Amu lo stava ancora guardando curiosa. Poi la ragazza posò il suo sguardo sulla mano di lui che teneva la sua. Ikuto seguì il suo sguardo e notò anche lui il loro intreccio di mani.
-Allora com’è? E’ tutto rosso?- domandò la ragazza.
-Aspetta fammi vedere- il ragazzo avvicinò il viso a quello della fanciulla. Poi le bacio la punta del naso.
- Ecco la bua non c’è più. Oppure non è passato? Perché posso sempre rimediare, aumentando le dosi. E per precauzione applicherò il mio rimedio in altre parti
Il sorriso malizioso che le rivolse, fece arrossire Amu più del bacio sul naso e della frase.
-T-u brutto… - la ragazza non trovava un giusto insulto per quell’essere, finchè non gli apparì nella mente il gattino nero che le aveva fatto prendere un colpo nel vicolo.
-Tu brutto gattaccio pervertito!- esclamò la fanciulla puntando l’indice contro il ragazzo.
- Brutto gattaccio pervertito?- riflettè il ragazzo, per poi scoppiare a ridere.
-E’ il migliore e strano insulto che mi abbiano mai rivolto!- disse in preda alle risate. Amu arrossì imbarazzata.
-Non prendermi in giro! Non mi veniva in mente altro e comunque non mi hai detto perché ti sei fermato di colpo- esclamò la ragazza che gonfiò le guance in un espressione imbronciata.
Ikuto sorrise e due piccole fossette sulle guance fecero la loro apparizione. Amu le trovò subito tenerissime e trovò il loro proprietario bellissimo. Non che prima non avesse pensato che fosse bello, ma in quel momento le parve più “umano”. Il ragazzo però, tornò di nuovo serio e quell’espressione scomparve lasciando posto ad uno sguardo spento e perso nel tempo.
-Amu quanti anni hai?
La fanciulla lo guardò, indecisa se rispondergli o meno.
-18. Perché?
Doveva sapere dove andava a parare. Non sapeva perché ma doveva saperlo.
-Tu non hai una casa? Non hai dei genitori che ti aspettano?
“Ah! Ecco dove voleva arrivare”pensò Amu. Senza capire il perché ne rimase un po’ delusa, ma ripensò alla domanda del ragazzo e si rabbuiò.
Ikuto notò il suo cambiamento di stato dalla sua espressione e dal suo battito cardiaco. Lui ne aveva sentiti tanti di batti cardiaci ma nessuno lo aveva mai attirato come quello. La voce della ragazza lo distrasse.
-Io non ho più dei genitori. Ho vissuto fino a quest’anno in un orfanotrofio. Non ricordo come sono morti, nonostante fossi con loro. La scientifica non ha mai capito il motivo del loro dissanguamento totale.
Dissanguamento totale. Questa parola rimbombava nella mente di Ikuto ed una primitiva fame si impossessò di lui. Guardò Amu, sentì il suo cuore battere poi vide gli occhi di lei, quel colore caldo e accogliente. Scosse la testa e la fame si assopì per il momento.
Amu non capì perché gli disse quelle cose così private, che nessuno sapeva. Non riusciva a capire eppure dopo aver esposto la sua condizione familiare, il peso che per anni aveva tenuto sulle spalle, si dissolse.
-Senti un po’ confettino che ne dici se ci sbrighiamo? Sai, mi devi un favor per averti salvato e so’ già come potrai sdebitarti
Ancora quel sorriso malizioso ed Amu non potè far a meno di arrossire.
Angolo autrice:
Ciaoo a tutti! Questo è il terzo capitolo. So’ che avevo detto che avrei aggiornato ogni 2 giorni, ma oggi (come sempre) non avevo nulla da fare quindi…voilà! Allora qui ho scritto un po’ il passato di Amu così per farne un’idea. Ovviamente avrete già capito per mano di chi sono morti i suoi genitori vero? Fantastico. Inoltre, vorrei chiederti :l’atteggiamento di Ikuto va bene ho devo renderlo più pervertito? A proposito di questo, non potevo non mettere il fantomatico insulto di Amu ;-P .E’ il suo marchio di fabbrica( oltre al suo arrossire alle frase indecenti di Ikuto) mentre quello del nostro preferito è la sua perversione! Bene, domani pubblicherò un altro capitolo il quarto che parlerà del favore che Amu farà ad Ikuto? Siete curiosi? Allora ci vediamo domani. Ringrazio i lettori silenziosi e un saluto speciale a Cristie13 che mi sta aiutando (e non poco) e Kekka_chan. Grazie ragazze. So' che il capitolo è più corto del solito, ma siccome domani ne pubblicherò un'altro ho dovuto fare così <3!
Un bacione

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Capitolo 4
*** Consapevolezze ***


I due ragazzi arrivarono davanti ad una grande villa. Amu però, era talmente stanca e distrutta psicologicamente che non la degnò nemmeno di uno sguardo. Il ragazzo spinse il cancello di ferro battuto, che si aprì con un cigolio sinistro. Un vento si alzò all’improvviso , ululando tra le foglie degli alberi e battendo alle finestre delle case. Amu tremò e cercò di coprirsi le spalle. La pelle le si accapponò immediatamente e iniziò a sfregarsi le mani  sulle spalle per riscaldarsi.
-Hai freddo?-domandò il ragazzo
-Sì- mormorò di rimando lei. Ikuto la guardò con la cosa dell’occhio. Di colpo le parve così piccola e indifesa.
-Se hai freddo, vieni con me che ti riscaldo in un modo speciale. Bisogna essere senza vestiti e su un letto. Vuoi provare?
Senza voltarsi, il ragazzo seppe che la fanciulla era arrossita. Questo lo fece sogghignare.
-Sei un’idiota Ikuto!-esclamò lei. L’imbarazzo si percepiva anche attraverso la voce.
Una goccia d’acqua colpì delicatamente la spalla della ragazza. Lei la osservò mentre questa scivolava via, per poi cadere al suolo. Amu allungò il braccio per fermare il ragazzo, ma inciampò. Un gridolino di disappunto le sfuggì dalle labbra ed il ragazzo prontamente la sorresse.
-Ti piace essere salvata da me, eh?
Il solito sorriso balenò sul viso di lui e come da copione il rossore sulle gote di lei.
-N-non è per quello! Volevo solo avvertirti che sta per venire a piovere!
La ragazza arricciò le labbra e mise il broncio. Il ragazzo la adorò quando lo fece e rimase lì a guardarla. “ Ma a che diavolo sto pensando? Questa è una ragazzina ed è umana” L’evidenza lo colpì come uno schiaffo. Già, lui non poteva provare alcun tipo di sentimento per lei. Non doveva.
-Ikuto?
Quella voce. Adorava quella voce, non si spiegava il perché ma la adorava. Forse perché non usava quel tono che usavano tutte , con l’intento di portarselo a letto.
-Come fai a dire che sta per piovere?
Lui lo avvertiva, ma voleva sentire le sue ragioni.
-Mi è caduta una goccia sulla spalla-rispose lei calma
Ikuto la osservò. Le osservo la spalla, le osservò la curva morbida e la pelle chiara. Il suo sguardo andò direttamente al collo. Sentiva il sangue che le scorreva nel corpo. Il suo sangue e il suo corpo. Due cose che avrebbe voluto assaggiare. Sentiva il suo sangue venire pompato nel suo cuore. Già, il cuore. Come credeva di potersi innamorare di qualcuno, quando il suo cuore non funzionava. In tutti e due i sensi. Lei per lui era solo una preda. Un alimento per saziare la sua fame. Un alimento dalla pelle chiara, i capelli color confetto, occhi color miele e le labbra rosse come il sangue.
-Ikuto possiamo entrare? Sto congelando
Il ragazzo sorrise amaramente. Lui non sentiva nulla. Lui non avrebbe mai sentito né caldo né freddo. Non si sarebbe mai ammalato, non avrebbe potuto vivere la sua vita con la persona che più amava al mondo, perché non sarebbe morto. Odiava essere ciò che era.
Il ragazzo aprì la porta ed Amu si fiondò per prima all’interno della villa. Ikuto si chiuse la porta dietro di sé. Si tolse la giacca e si lasciò cadere elegantemente sul divano di pelle nera. La ragazza invece, stava in piedi a disagio. Una pioggia fitta iniziò a cadere.
-I-Ikuto vorrei cambiarmi. Hai qualche ricambio da darmi?
Faceva caldo ed Amu lo apprezzò. Non sopportava il freddo. Il ragazzo annuì e le fece cenno di seguirlo. Lei obbedì. Salirono le scale ed il ragazzo aprì la terza camera a sinistra del grande corridoio. Era tutto buio ed Amu non riusciva a distinguere nulla. Se avesse mosso un passo sarebbe cascata come un sacco di patate. Perciò rimase sull’uscio. Ikuto si muoveva tra le tenebre senza esitazione. Come se sapesse dove andare, come se vedesse. La ragazza sentì un cigolio ed ipotizzò si trattasse dell’armadio.
-Allora vuoi venire o no?-domandò Ikuto
-Io però non vedo nulla
-Ok. Accendi la luce se ti aiuta.
Ikuto se ne andò senza far rumore. Le passò accanto, veloce. Quasi non lo vide neanche. Amu accese la luce e ciò che vide la lasciò un po’ basita. Le pareti erano nere, l’arredamento era in mogano scuro e nel centro della stanza c’era un grande letto matrimoniale. Le lenzuola erano rosso sangue, mentre il piumino era nero. Dal soffitto pendeva un elegante lampada in stile gotico. In quella stanza c’era qualcosa di inquietante e tremendamente attraente. A passo lento si diresse verso il grande armadio di mogano, quello con le ante aperte. Cercò con lo sguardo qualcosa da mettersi, ma si accorse con orrore che erano tutti i vestiti di Ikuto. Si guardò il vestito che indossava e constatò che non avrebbe potuto usarlo per dormire. Sospirò e prese la camicia più lunga che trovò. Si spogliò lentamente. Mentre si infilava la camicia del ragazzo, la sua mente iniziò a vagare. “Ma che ci faccio qui? Dovrei essere nel MIO letto! Perché ho detto mio? Perché l’ho pensato come se dovessi dormire con Ikuto? E se fossi così? E se fosse questo il favore? Se volesse che io andassi a letto con lui? No, io non sono pronta! Dai Amu non ci pensare!” Non si accorse neanche, che era tornata al piano di sotto. Ikuto la guardò e il sorriso malizioso spuntò come al solito.
-Ma chi l’avrebbe mai detto! Il piccolo confettino sa’ essere provocante. E sa valorizzare bene le armi a sua disposizione. L’hai fatto apposta vero? Beh se devo essere sincero, non sei affatto male.
Ikuto stava minimizzando tutto. Quando diceva che non era affatto male, in realtà la trovava così provocante e attraente che mancava poco che l’avrebbe fatta sua, sul quel divano. E non gli era mai capitato di sentire quell’ardente e bruciante desiderio di stare con una donna.
-Ikuto? Non hai qualcos’altro da prestarmi? Sai questo è davvero corto e mi sento a disagio
Teneva la testa bassa, ma il ragazzo sapeva che era imbarazzata. La camicia che indossava era più corto del vestito color panna che indossava prima. Questo a malapena le copriva il sedere. Poi a causa del caldo, la ragazza aveva lasciato i primi cinque botto aperti, quindi le si intravedeva leggermente il reggiseno color crema.
Ikuto si leccò le labbra e l’amico dei paesi bassi per un momento si fece sentire.
-Se non ti va bene, puoi sempre rimanere in intimo se preferisci. A me va più che bene!
Amu arrossì al limite dell’impossibile, mentre con le mani cercò di allungare l’indumento per coprirle le gambe, ma senza saperlo lasciava scoprire sempre di più il reggiseno.
Il ragazzo sentì che non sarebbe riuscito a trattenersi, se lei avesse continuato. Per cui le fece notare con un sorrisetto divertito il casino che stava combinando. Lei assunse le più scure tonalità di rosso e sbraitò qualche insulto.
-Perché arrossisci? Non sarà mica la prima volta che stai in intimo davanti ad un uomo, no? 
Amu lo guardò torvo, mentre un leggerissimo rossore comparì. Ikuto strabuzzò gli occhi.
-Tu sei vergine?!
La ragazza gli lanciò uno sguardo furioso.
-Perché lo dici come se fosse una cosa strana? Sto aspettando la persona giusta
Ikuto la fissò. Aspettando la persona giusta. Una frase che lui non avrebbe usato mai. Non avrebbe potuto usare. Accantonò quel pensiero e si alzò. La invitò a seguirlo. Le mostrò la sua stanza. Poi se ne andò di fretta, senza salutarla né guardarla in viso.
La ragazza entrò nella camera ,ma non la guardò nemmeno ed andò spedita verso la finestra. La tempesta infuriava violenta, mentre il forte vento piegava le fronde degli alberi.
“Probabilmente non dormirò questa notte”
Ikuto era nella sua stanza e guardava il soffitto. Sentiva l’odore della ragazza aleggiare intorno a lui. Era la prima volta che portava una donna in casa senza che facessero nulla. Per giunta vergine. Era una sensazione strana. Amu profumava di fragola. Il su profumo gli entrava nelle narici e lo stordiva. Udì dei passi veloci avvicinarsi e fermarsi davanti alla sua porta . Sentì bussare e poi la porta aprirsi.
-Ikuto posso dormire con te?
Amu era sulla porta, con un enorme cuscino sotto al braccio e una mano sulla maniglia. Il ragazzo si girò su un fianco in direzione della porta e la guardò non capendo. Il rombo di un fulmine fece sussultare la ragazza, che guardava il ragazzo impaziente. Ikuto capì l’esigenza della ragazza ed acconsentì la sua richiesta. Amu corse velocemente e si mise sotto le coperte. L’odore di lei gli penetrò nelle narici, più violentemente di prima. Fragola.Un altro rombo fece scappare ad Amu un gridolino spaventato. Strizzò gli occhi e si coprì il viso con il lenzuolo. Il ragazzo la guardava spaesato. Poi sorrise e le tolse le coperte dal viso. Allungò le braccia e la strinse a sé. Amu spalancò di colpo gli occhi e li puntò in quelli ametista di lui. Sulle guance di lui apparvero le tenere fossette che Amu aveva visto e adorato la prima volta che erano comparse.
-Hai paura dei fulmini- affermò il ragazzo, rispondendo alla domanda muta della fanciulla.
Lei abbassò lo sguardo e iniziò a parlare
-Ero piccola, avevo circa cinque anni. Era una notte proprio come questa. Tempestosa. Per questo ho paura dei fulmini. - Ero uscita con i miei genitori ed era abbastanza tardi. Ci fu un guasto alla macchina e così mio papà accostò.
Amu respirò profondamente,mentre le lacrime premevano di uscire.Ikuto nel frattempo.la fissava. -Mio padre uscì dall’auto e aveva iniziato a controllarla. Mia mamma uscì poco dopo, per sapere se il danno era grave.Io ero rimasta in macchina. I minuti passavano, ma loro non stavano ritornando. Poi sentii un urlo. Era mia madre. Ce ne furono altri e poi…
La ragazza non riuscí a trattenersi. Iniziò a piangere. Le lacrime scendevano senza fermarsi. Ikuto si affrettò ad asciugarle con i pollici, ma ormai la ragazza era un fiume in piena che non accingeva a fermarsi.
-Poi… non lo so ,è tutto così confuso. Ricordo sangue, tanto sangue. E i miei genitori in un lago di quella sostanza rossa. Ikuto sono così confusa.
Ikuto la strinse forte ed iniziò ad accarezzarle i lunghi e morbidi capelli. Amu si strinse più al ragazzo ed appoggiò la testa sul petto muscoloso di lui. Dopo poco spalancò gli occhi e guardò il ragazzo
-Ikuto, perché il tuo cuore non batte?
Merda. Il ragazzo iniziò a imprecare. Spaesato la guardò. Era in crisi, non sapeva cosa dirle. Se il suo cuore fosse stato come quello do ogni essere umano, a quella domanda avrebbe perso qualche battito. Poi sentì qualcosa toccarlo.
-Di un po’, mi stai provocando?
La fanciulla lo guardò, non comprendendo.
-Provocando? Ikuto di cosa stai parl…
Amu guardò il ragazzo era a petto nudo e lei stava disegnando dei cerchi sulla sua pelle.
-ndo- finì la frase, per poi arrossire e voltargli la schiena
-B-brutto g- gattaccio pervertito!
-Io? Infondo sei una pervertita anche tu-disse in tono divertito.
-Non l’ho fatto apposta! E comunque non mi hai detto come sdebitarmi.
-Spero che non sia una cosa indecente- borbottò la fanciulla
Il ragazzo rise e l’avvicinò a sé, facendo in modo che la schiena di lei si avvicinasse al suo torace. La strinse fra le sue braccia.
-Oh, il favore dici? Mhh fammi pensare.
Le si avvicinò
-Che ne dici se vieni a stare da me?- le bisbigliò nell’orecchio per poi leccarglielo sensualmente. Lei gemette e lui andò in estasi. Iniziò a lasciarle una scia di baci incandescenti giù per la spalla. Il ragazzo iniziò a morderle leggermente la clavicola, mentre lei non riusciva a trattenersi e gemeva piano. Ikuto prese a leccarle il collo e subito trovò la vena. Sentì i suoi canini calare e la sua fame ruggire.
-I- kuto ti prego fermati
Amu si girò verso di lui, ansimante. Gli occhi le si erano velati dal piacere e si erano anche scuriti, diventando color caramello. Ikuto spalancò gli occhi. Non aveva mai visto un’espressione del genere. Bellissima e pericolosa. Troppo pericolosa perché lo eccitava tantissimo. Se lei non l’avesse fermato, sarebbe andato avanti. Solamente per il gusto di sentire la sua voce, mentre le provocava piacere. Un’altra scarica di eccitazione gli pervase il corpo, mentre un calore gli scaldò il sesso.
-Mi dispiace ma non so come sei abituato tu, ma io non ti conosco nemmeno
Amu era spaventata. Era spaventata perché le era piaciuto. Non aveva mai provato emozioni così intense, con nessuno. Nessuno si era mai comportato così con lei. Lei che veniva temuta ed ammiratada tutti per il suo atteggiamento freddo e distaccato. Quell’atteggiamento che allontanava gli altri. Ma nessuno sapeva o capiva che quella era solo una maschera, una facciata per nascondere la sua timidezza e la sua insicurezza. Mentre a lui sembrava non importare. Forse Lui la capiva.
-E riguardò al favore?
Ikuto la desiderava. La voleva con sé e voleva che lei fosse sua e di nessun altro. La desiderava più di qualsiasi cosa al mondo. La doveva avere a tutti i costi. Non importava come, ma doveva averla.
-Io non posso accettare. Io… Sono troppo stanca per discutere con te, ne riparliamo domani.
Ikuto sorrise e chiuse gli occhi. Nonostante lui non avrebbe potuto dormire. Sentì il respiro di Amu farsi pesante, ma la voce di lei si fece sentire comunque
-Ikuto?
-Si?
-Grazie per avermi salvata.
- Lo so ed ora dormi, confettino
Aspettò che ci fosse qualche insulto da parte della ragazza, ma quando si sporse per vedere se si fosse arrabbiata, si accorse che lei già dormiva.
-Buona notte, Amu
E le sfiorò le labbra con le proprie.
 
Angolo autrice:
Ehilà come va? So’ che avevo detto che avrei aggiornato ogni due giorni ma per alcuni motivi ieri non ho aggiornato. Tanto lo so che vi ha fatto solamente piacere ahahaha. Spero di no però! XD Non sono molto soddisfatta di questo capitolo. Voi che ne dite? Comunque, in questo capitolo, Amu racconta la morte dei propri genitori e si conosce una parte della vita di Ikuto. Quella … come dire… Quella sotto le coperte? Inoltre, Amu sperimenta nuove sensazioni riguardanti il piacere. Ma in questo campo le sorprese non sono finite ( risatina maliziosa)Pure Ikuto fa la conoscenza di nuovi sentimenti , oscuri alla sua mente di maschio conquistatore. Di maschio sciupa femmine. Bene, credo di aver finito e non so’ esattamente quando aggiornerò, ma sarà presto (sfortunatamente per voi) ahahaha scherzi a parte vi adoro.
Saluto come sempre Cristie13, kekka_chan e la mia nuova dea da venerare, Eris_Elly92. Grazie di cuore, non sapete quanto mi rendete felice e appagata <3
Saluto e ringrazio anche i lettori, che leggono ma si nascondono nell’ombra. Grazie!
Un bacione a tutti
 
 

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Capitolo 5
*** Perdita di controllo ***


Un raggio di sole le colpì delicatamente il volto. Sbatté le palpebre per abituarsi al buio, finché non riuscì a distinguere i contorni dei mobili. Diede un colpo di reni per alzarsi, ma qualcosa la bloccava. Spostò lo sguardo color miele, sul busto. Sgranò gli occhi, sbalordita. Un braccio di Ikuto le cingeva dolcemente la vita e la stringeva a sé.All'improvviso i ricordi della scorsa notte,la investirono in pieno. Arrossì. Provò a spostare l’arto del ragazzo, ma invano. Anzi, il ragazzo la strinse di più. Amu sospirò e alzò lo sguardo su di lui. Le ciglia esageratamente lunghe per un ragazzo, gli sfioravano gli zigomi alti. I raggi solari gli baciavano la pelle, facendola brillare. Le labbra perfette erano leggermente socchiuse, per facilitare la leggerissima respirazione. Era quasi inesistente.
 Mentre osservava quelle labbra, Amu ebbe un brivido. Ricordava quelle labbra sulla sua pelle, sulla sua spalla e sul suo collo. Le pareva ancora di sentire il calore che quei baci scaturivano. Un’altra piacevole scossa le attraversò la spina dorsale.
Vedendo quel ragazzo, bello come un dio greco, allungò la mano per toccarlo. Voleva mantenere un contatto con lui. Come per assicurarsi che lui fosse reale, che lui fosse lì con lei. Ma un pensiero la bloccò. “ Ma che cosa sto facendo?”. Ritrasse velocemente la mano, come si fosse scottata.
Con delicatezza afferrò il braccio del ragazzo e lo spostò da sé, per poi correre nella stanza che le venne assegnata.
 
Si era vestita in fretta e furia. Aveva intenzione di andarsene senza avvertire Ikuto. Ma quando passò davanti alla porta del ragazzo, non potè far a meno di fermarsi. Aprì lentamente la porta, che cigolò. Avanzò a piccoli passi e lentamente. Ikuto stava ancora dormendo. La fanciulla si sporse versò di lui e gli posò una mano sul braccio. Lo scosse leggermente. Nulla. Ripetè il gesto con un po’ più vigore. Ancora niente. La ragazza si arrese e si voltò per andarsene. Qualcosa però la trattenne. Si voltò verso il ragazzo, che le tratteneva per il braccio. Gli occhi ametista di lui puntati in quelli miele di lei.
-Perché sei vestita così? –domandò il ragazzo con la voce impastata dal sonno. Lasciò il braccio di Amu e si mise seduto sul letto. Stese le braccia verso l’alto e si stiracchiò. Nel momento in cui lo fece, la ragazza non potè fare a meno di pensare a quanto somigliasse ad un gatto.
-Stavo per andare a casa e volevo salutarti e… ringraziarti
Amu era imbarazzata, ma in qualche modo anche … vuota. Sapeva il perché ma non voleva accettarlo. Continuava a negare a se stessa, il fatto che il ragazzo aveva rappresentato molto per lei. Anche se per una notte. Lui era stato il primo ad interessarsi a lei, a conoscere la sua storia, il suo passato. Era stato il primo a non allontanarsi da lei per via del suo carattere ed era stato sempre il primo a baciarla in quel modo così… sensuale.
Un brivido le percosse la colonna vertebrale. Un brivido caldo, così…piacevole. Si morse l’interno guancia, frustrata. Non avrebbe dovuto affezionarsi così tanto a qualcuno che non conosceva. Un sorriso amaro le comparve sul viso. Già, lei non lo conosceva. Per quanto lui conoscesse tutto di lei, o perlomeno quasi tutto, lei ancora non sapeva nulla di lui a parte il suo nome. E questo nell’insieme le dava un certo fastidio.
-Scusa, credo di non aver sentito bene. Dove vuoi andare?- chiese il ragazzo, assicurandosi di marcare bene la domanda. Le riafferrò il braccio e la fissò negli occhi , come volerla sfidare a rispondere
Amu deglutì.
-A-a casa-balbettò, cercando di scappare dalla stretta ferrea del ragazzo.
Ikuto continuò a fissarla impassibile e questo ad Amu non piaceva per niente. Aveva imparato con l’esperienza, che a volte il silenzio non sempre era un buon segno.
Il ragazzo dagli occhi ametista le strattonò il braccio e la trascinò con sé sul letto, per poi imprigionarla sul letto con il suo corpo. I loro corpi si incastonarono come i pezzi di un puzzle. Come se fossero stati creati per quello. Amu rabbrividì, ma il ragazzo sembrò non accorgersene. Forse perché troppo preso a guardarla.
-Ed il favore che mi devi? Ti ho salvato la vita- mormorò all’orecchio di lei
La ragazza non potè fare a meno di arrossire e una sensazione calda si propagò al basso ventre. Si morse il labbro inferiore per non gemere. Ikuto se ne accorse e sorrise malizioso.
“ Maledizione, questa ragazza mi farà impazzire!”pensò, leccandosi leggermente le labbra.
Il ragazzo esercitò una leggere pressione sul corpo di lei, facendo combaciare i bacini.
La fanciulla nonostante si fosse imposta di non fiatare, non riuscì a reprimere il gemito che le sfuggì dalle labbra.
Ikuto non fu da meno. Un grugnito soffocato scappò anche lui, mandando leggermente la testa all’indietro per il piacere.
“Dannazione! Io non avrei dovuto provare niente”pensò stupito, mentre delle scariche elettriche gli percossero il corpo.
Abbassò lo sguardo sulla ragazza, che lo fissava. Ikuto la guardò. I capelli color confetto sparsi disordinatamente sul materasso. Era bellissima. Gli occhi color del miele lo guardavano. Quegli occhi stavano guardando lui. Quegli occhi di quel colore così caldo, così opposto rispetto al suo. Le labbra color del sangue erano socchiuse e un leggero respiro affannato traspirava da esse. La fanciulla , però continuava a mordersi il labbro inferiore. Continuava a torturarlo, ma lei non sapeva quanto questo sconvolgeva il ragazzo. Non sapeva quanto si faceva desiderare in quel momento. Oh, quanto avrebbe voluto assaggiare quelle labbra tormentate!La pelle chiara veniva messa in risalto dai colori delle lenzuola. Il nero, il colore dell’anima di lui ed il rosso, il colore delle labbra di lei.
-Amu- bisbigliò il ragazzo, aumentando la pressione sul corpo di lei.
La fanciulla in risposta, si mordicchiò le labbra fino a farle sanguinare. A quel punto, il ragazzo non potè più trattenersi. La baciò con impetuosità, succhiandole il labbro. La ragazza gemette, ma non lo respinse. Amu aveva perso la lucidità.
Il ragazzo continuò a succhiarle il labbro. Era il sangue più delizioso che avesse mai assaggiato. E aveva provato tenti tipi di sangue. Ma di quel sapore così provocatorio,mai. Per un breve istante le accarezzò le labbra con la lingua, poi la avvolse alla sua e le esplorò a fondo con spietata sensualità. I cuore di lei batteva velocemente quasi le stesse per esplodere. Ikuto lo sentiva e se ne compiacque.
Amu senza fare ammenda al suo cervello, gli mise le braccia al collo e iniziò a giocherellare con i capelli di lui.
Era imbarazzata e voleva sprofondare, certo, ma non poteva negare che tutto ciò gli piacesse. Ikuto la baciò più a fondo fino a succhiarle la lingua e tutto dentro di lei iniziò a pulsare di…. Un sentimento non identificato.
Desiderio, le suggeriva la mente , ma lei era troppo impegnata per ascoltarla.
Ancora una volta, Amu fece una cosa che non aveva programmato e una cosa che non sapeva di saper fare.
Ripetè il gesto di lui, succhiandogli la lingua con più forza. Al che il ragazzo si stupì, spalancando gli occhi.
Ormai era evidente che lui avesse un erezione , mentre si strusciava sui fianchi di lei . Ikuto le baciò e le leccò la mandibola per poi scendere ed arrivare al collo. Amu si coprì la bocca con le mani, ma il ragazzo riusciva a sentire benissimo i suoi gemiti soffocati. E lo mandavano fuori di testa. Nonostante non fosse in grado di respirare, emise dei suoni che non sapeva neanche di saper emettere..
Continuò a leccarle il collo e con il sapore del sangue di lei in bocca, sentì i suoi canini fare la loro comparsa. Un fame si impossessò di lui e le mordicchiò il collo. Amu ormai non riusciva più a fermare i gemiti, così non fece più nulla per nasconderli
-Ikuto, fermati ti prego.
Il ragazzo tornò in sé ed i suoi canini scomparvero. Guardò la ragazza imprigionata sotto di sé. Vide i suoi occhi velati dal piacere, il viso aveva assunto un delizioso color ciliegia ed un respiro affannoso usciva dalle sua labbra. Labbra che lui aveva assaggiato e che ancora voleva provare. Aveva anche assaggiato il suo sangue. Era il sangue più dolce che avesse mai deliziato il suo palato. Poi vide il collo di lei. Era sfumato di rosso. Stava per morderla. Stava per ucciderla soltanto perché aveva fame.
In fondo è la tua natura. Questo gli diceva il cervello, ma il cuore diceva tutt’altra cosa. Sapeva che il cervello aveva ragione, ma il pensiero di morderla contro la sua volontà ,lo faceva star male.
-Ikuto, ti senti bene?
Amu respirava ancora a fatica. Le sensazioni che aveva provato erano ancora vive dentro di lei e la facevano vibrare di desiderio. Sì, perché ormai aveva capito che si trattava di quello. E voleva di più. Arrossì al suo pensiero e si trattenne a stento dal darsi una pacca sulla fronte.
-Scusami- sussurrò il ragazzo, avvicinandosi a lei.
Amu strizzò gli occhi, ma un delicato contatto glieli fece spalancare.
Ikuto l’aveva baciata delicatamente sulla fronte, per poi uscire dalla stanza, lasciando Amu sul letto con i suoi tormenti.
 
Angolo autrice:
Ehi gente come va? Ok, prima di colpirmi e mandarmi all’altro mondo, vorrei il permesso per scusarmi adeguatamente. Lo so, avevo detto che avrei aggiornato ogni due giorni ed è una settimana che non lo faccio -.-, ma il mio caro computer aveva iniziato ad assumere delle brillanti e deliziose tonalità color fucsia, che tra l’altro continua ad assumere. XD Bene, come avrete notato ho cancellato il capitolo in cui annunciavo il cambio del mio nickname. Che papà curioso che ho! Alla fine il cambio di password non è servito a niente -.- Ahahaha scherzi a parte…no, sto dicendo sul serio. Alloraaa, parliamo del capitolo. Come al solito non mi convince. Sarà dalla scena di “passione” tra Amu e Ikuto? Molto probabilmente sì. Forse è troppo? Come avrete notato non sono abile a descrivere queste scene ^///^. Beh ditemi voi cosa ne pensate, no? Allora come al solito ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite, le seguite o le ricordate. Grazie. Ed un saluto speciale a chi mi segue attivamente nel mio percorso verso il compimento di questa storia. Un saluto a: Cristie13,kekka_chan, Eris_Elly92, Ale_LoveBS, 483_inter, e shugochara26. Grazie di cuore ragazze, grazie per avermi fatto sapere cosa pensate della mia storia e grazie per avermi fatto sapere che vi è piaciuta! Grazie 1000 <3 Allora, i prossimi capitoli non so’ quando li pubblicherò, ma spero presto!  Ok, ora vado
Un bacio a tutte ciaoo
 

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Capitolo 6
*** Suppliche ***


Ikuto camminava in modo instabile. Gli arti gli tremavano e i sensi di colpa lo stavano divorando. Si strinse nelle spalle per smettere di tremare. Non capiva se tremava a causa della mancanza di sangue da due giorni o perché aveva quasi ucciso Amu.  Non aveva importanza in quel momento. Arrivò barcollante in soggiorno e si sdraiò su divano. I tremolii non si fermarono neanche allora. Non poteva dormire, eppure chiuse lo stesso gli occhi. Rimase fermo, mentre le ombre e i fantasmi del suo passato gli fecero visita.
 
Amu si alzò lentamente dal letto. Aveva caldo e i piedi a contatto con il pavimento gelato le diedero sollievo. Si lisciò il vestito stropicciato  e si voltò verso il materasso sfatto. Sfatto. Quella parola le risuonava in mente. Già, erano stati lei ed Ikuto a renderlo così. La cosa che la imbarazzava di più era il modo in cui tutto quel disordine sul letto di lui, era stato provocato. Questa volta non riuscì a trattenersi a darsi una pacca sulla fronte .Stupida, pensò. Si ripetè che doveva andarsene e più in fretta possibile. Corse fuori dalla stanza. Arrivò in soggiorno e vide il ragazzo . Era sdraiato sul divano e sembrava stesse avendo un incubo.
-No!!-urlò lui.
Amu si precipitò ad abbracciarlo. Si inginocchiò e li prese la testa tra le braccia accarezandogli i capelli e sussurandogli di stare tranquillo. Lui spalancò gli occhi e guardò la ragazza con la bocca semiaperta. Lei si staccò di colpo, mentre il ragazzo si alzò in piedi. Lei lo seguì a ruota.
-Amu- mormorò il ragazzo.
Inaspettatamente si accasciò sulla ragazza che quasi perse l’equilibrio dalla sorpresa. Amu si allarmò.
-Ikuto, che cosa ti succede? Ti senti bene?
Ikuto sentiva il cuore di lei battere furiosamente. Sentiva il suo profumo e  vedeva i marchi dei suoi baci sul collo. Aveva fame, molta fame. Ma non voleva mordere. Non sapeva il perché, ma era ciò che intendeva fare. Non mordere Amu.
-A-mu ti prego non andartene. Non lasciarmi solo-la supplicò lui, mettendosi alla sua altezza e  guardandola con occhi imploranti.
Quello sguardo per Amu fu come ricevere un pugno allo stomaco. Non guardarmi così ti prego. Non posso resistere, ti supplico, pensava lei. Non avrebbe mai creduto che un tipo come Ikuto –presuntuoso, vanitoso, pervertito, arrogante e insistente e dannatamente bello, questo non poteva negarlo- potesse supplicarla così. Non avrebbe mai immaginato che si sentisse così solo. Sospirò rassegnata e lo assecondò con un cenno del capo.
-Vado a prepararti qualcosa da mangiare, aspettami qui-disse lei dirigendosi verso la cucina
Lui la prese per un braccio e la attirò a sé.
-Non scomodarti. Esco a mangiare qualcosa poi torno subito. Sai , nel caso tu voglia avvelenarmi con qualche tuo piatto.
Lei gonfiò le guance offesa e incrociò le braccia.
-Bene, ingrato!Non cucinerò mai per te sappilo! E non cambierò idea-strillò lei arrabbiata.
Lui rise, incantando la ragazza. Amu arrossì e distolse lo sgurado.
Ikuto se ne accorse e le prese il mento con le dita facendola voltare verso di lui.
-Cosa c’è, Amu? Sono così bello che bisogna distogliere lo sguardo?
Il solito sorriso malizioso fece la sua comparsa sul volto di lui. Amu arrossì ancora di più, ma non potè fare a meno di pensare: E’ più bello quando ride sinceramente, ma anche così non mi dispiace. Arrossì violentemente e si mise le mani sulle guance. Ikuto spalancò gli occhi e sorrise. Ma voleva sapere cosa la faceva imbarazzare. Lo divertiva troppo vederla in quello stato.
-Allora?-insistette lui.
Lei farfugliò qualcosa di incomprensibile ed Ikuto  alzò un sopracciglio. Amu deglutì e –se possibile-divenne ancora più rossa.
-E’ c-che-e sei d-davv-ero… devo dirlo per forza?!-urlò lei battendo i pugni sul petto marmoreo di  lui.
Lui le blocco le mani e la avvicinò più a sé.
-Sì- le mormorò all’orecchio prima di baciarla
Amu spalancò gli occhi, ma subito si lasciò andare ai dolci baci del ragazzo.
Ikuto dal canto suo, non vedeva l’ora di assaggiarla tutta, ma per ora si accontentava del sapore delle sue labbra.
Le succhiò il labbro superiore. Senza accorgersene la ragazza  dischiuso la bocca, lasciando libero accesso alla lingua di lui. Le esplorò la bocca con una pericolosa sensualità. Le ginocchia di lei cedettero, ma Ikuto la resse. Le gambe di lei si allacciarono intorno al suo bacino, sotto la sua direttiva. Amu gli mise le braccia intorno al collo per reggersi meglio. Ikuto le mise le mani sotto le cosce e si diresse verso la parete. Fece aderire la schiena di lei contro il muro, mentre non smettevano di baciarsi.  I baci ormai avevano perso l’iniziale dolcezza, diventando selvaggi e passionali. Soprattutto quelli di lui. Ad Amu mancava l’aria. Il ragazzo si fermò e sorrise vedendo la ragazza che prendeva fiato e le guance arrossate.
Lei lo guardò male.
-Ma tu non avevi fretta di andare a mangiare fuori per evitare un mio eventuale avvelenamento?
Ikuto rise e la mise giù. Le leccò le labbra e si diresse verso l’uscita della villa.
-Torno subito- disse per poi sparire dietro la porta d’ingresso.
Mi son dimenticato di chiederle a cosa stava pensando prima. Oh beh sarà per la prossima volta. Il mio premio l’ho ricevuto lo stesso
Angolo autrice:
Lo so. Sono in ritardo. Un mostruoso ritardo. Ma vi avevo già accennato i problemi con il mio computer, che purtroppo sono ancora da risolvere. Tornando a noi. Il capitolo è moolto più corto del solito per i seguenti motivi: 1) Ho poco tempo 2) Il computer è attualmente in uno stato confusionale( mi spiace per lui L) 3) il prossimo capitolo sarà pieno di sorprese perché probabilmente saranno due capitolo insieme.XD Bene, le news sono terminate. Che ne pensate del capitolo? Spero vi sia piaciuto e ringrazio tutti <3
Un bacio e un abbracci

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Capitolo 7
*** Ricordi di sangue ***


Amu si lasciò cadere sul divano e diede un’occhiata all’orologio che portava al polso. Le 18.25. Quella mattina si era svegliata tardi, ma il resto del tempo l’aveva impiegato in modo differente. A baciarsi con Ikuto, per esempio. Arrossì al solo pensiero, ma quello stato d’animo non durò molto. La fanciulla si incupì. “Cosa sono io per Ikuto? Sono soltanto un giocattolo con cui passare il tempo, per poi buttarlo via quando ti annoi? E non siamo neanche fidanzati e continuiamo a comportarci come se lo fossimo!”.Questi erano i pensieri che turbinavano nella testa della ragazza. Per rispondere a quelle domande che tanto la ossessionava, decise di aspettare il ragazzo per saperle direttamente da lui.
 
La ragazza correva a più non posso tra le stradine ormai buie. Correva più veloce che poteva, a tal punto che inciampò. Cadde proprio su una pozzanghera formatasi dalla pioggia della sera precedente. I vestiti si sporcarono di quell’acqua sudicia, mentre la fanciulla sentiva quell’essere delle tenebre dietro di sé. Si alzò velocemente, incurante del taglio profondo che aveva sul ginocchio e la terra che la sporcava. Si tolse una ciocca di capelli color castagna dagli occhi e riprese a correre. Ormai a causa della ferita il suo ritmo era rallentato. Sentiva su di sé lo sguardo crudele e affamato della creatura della notte. Decise che se sarebbe morta, almeno sapere il volto del suo assassino era più che lecito. Si fermò di scatto e si voltò. Spalancò gli occhi. Mai avrebbe creduto che esistesse creatura più bella e affascinante di quella che aveva di fronte. Il ragazzo era alto e slanciato. I colori delle tenebre lo componevano. I capelli scuri come una notte senza stelle, la pelle color della luna e gli occhi. Gli occhi di un brillante ametista. Il ragazzo si avvicinò lentamente. Nonostante la bellezza tentatrice, la fanciulla aveva la sensazione che se si fosse avvicinata a quell’essere dalla bellezza non terrena si sarebbe fatta male. Il ragazzo la guardò negli occhi con le sue pietre preziose, ma nonostante il cervello le dicesse di allontanasi, la ragazza non potè fare a meno di avvicinarsi. La fanciulla guardò il ragazzo languidamente. Lui le si avvicinò e la prese per i fianchi. Un sospiro di piacere sfuggì dalle labbra di lei.
-Come ti chiami?- domandò il ragazzo avvicinandosi al viso di lei
-Elisabeth- mormorò lei guardandolo estasiata.
-Elisabeth – ripetè lui, mentre la ragazza chiuse gli occhi come per assaporare meglio il momento in cui pronunciò il suo nome- e quanti anni hai Elisabeth?
-24- rispose la ragazza. Si chiese come mai non riuscisse ad evitare di rispondere.
Ikuto sentiva odore di sangue. Seguì il profumo e si accorse che la sua preda era rimasta ferita al ginocchio.
-La bella Elisabeth è ferita sul ginocchio- disse il ragazzo sensualmente, anche se il timbro della voce aveva una nota macabra. Ma Elisabeth era troppo presa dal ragazzo per poterse accorgere
La ventiquattrenne si guardò la parte lesa e annuì impercettibilmente, mentre nella sua testa risuonavano le parole’ la bella Elisabeth’
-Tranquilla, ci penso io
Con una velocità sovraumana la fece appoggiare al muro e le alzò la gamba. Lui si piegò sulla lesione e le leccò la ferita lentamente.
Elisabeth si sentì bruciare. Non seppe se era la ferita o la lingua di lui. Sospirò di piacere, ma il tutto durò poco.
Quando il ragazzo si staccò un poco, lei emise un lamento.
-Sai ,il tuo sangue ha un buon sapore. Ne voglio di più
Elisabeth si stupì dall’affermazione del ragazzo e abbassò su di lui. Un grido di terrore proruppe dalla sua gola.
Gli occhi del ragazzo era diventati di un rosso brillante, di un rosso sangue. La ventiquattrenne iniziò a gridare e scalciare.
-Oh, che peccato! Potevamo divertirci di più- disse il ragazzo, mentre un ghigno crudele si formò sul viso.
Le prese le gambe e con un gesto secco le spezzò. Un urlo che di umano ormai non aveva niente, si propagò nella stradina buia e isolata dal resto del mondo.
Dagli atri inferiori ormai spezzati, sgorgava sangue vermiglio. Il ragazzo ne aveva le mani sporche e senza pensarci si leccò le dita.
-Mhmm… buono il sangue di Elisabeth
La vittima piangeva calde lacrime, mentre si guardava le gambe che giacevano sul cemento freddo in una posizione innaturale.
-Ne voglio di più. Me ne darai di più vero? Piccola Elisabeth - cantilenò lui, gongolando.
Quando questo le si avvicinò, Elisabeth provò a schermirsi con le braccia, agitandole. Ma prontamente lui, le afferrò spezzando anche queste. Altre urla esplosero dalla ragazza. Altro sangue usciva a fiotti. Altre ossa fuori uscivano. E altro sangue che veniva consumato dal ragazzo.
Ormai non poteva più difendersi e aspettò la sua fine. Ma la creatura notturna non aveva ancora terminato. Lui si avvicinò al collo di lei ed Elisabeth strizzò gli occhi rossi di pianto.
Lui le affondò i denti nella morbida carne e succhiò.
Lei, confusa spalancò gli occhi. Lo fissò, mentre si cibava del suo sangue. Non capiva. Che cos’era quella creatura? Il ragazzo si staccò e si voltò verso di lei. Spalancò la bocca mentre i canini brillarono nel buio.
Vampiro. Questo fu l’ultimo pensiero della ragazza, prima di cadere nel baratro dell’orrore e del dolore. Lui le si mise di fronte.
-Mi dispiace- fu tutto ciò che disse per poi prenderle i collo e spezzarglielo con un gesto secco.
Lasciò cadere la testa, per poi leccarsi le dita. Mi dispiace, ma il sangue di Amu è mille volte meglio del tuo. Forse, mille volte meglio di chiunque altro.
Amu ormai non riusciva da aspettarlo più. Le palpebre le divennero pesanti. Sempre di più, sempre di più.
Ikuto entrò in casa e trovò Amu addormentata sul divano. Sorrise a quella scena. Si avvicinò lentamente e la prese in braccio. Il profumo di lei gli invase le narici e lo stordì.
Amu si sentì sollevare ed allarmata aprì gli occhi. La prima cosa che vide fu il viso di Ikuto. I suoi occhi che la guardavano in modo così benevolo. Poi si accorse di essere in braccio a lui.
-Ikuto, fammi scendere! Immediatamente!-sbraitò agitandosi
-Ehi, ehi bambolina! Stai calma!
La mise giù delicatamente e la fissò con un sorriso malizioso.
Lei arrossì e balbettò un: Perché mi guardi con quel sorriso?
-Dove eravamo rimasti prima che uscissi di casa?
Ikuto si sporse verso di lei per baciarla, ma lei si spostò, imbarazzata. Ikuto alzò un sopracciglio, incuriosito.
Amu capì cosa volesse dire quel gesto e si affrettò a rispondere alla domanda muta del ragazzo.
-Non dovresti baciarmi. Noi non siamo fidanzati.
Il ragazzo la guardò per alcuni minuti, per poi scoppiare a ridere.
-Amu, Amu… stai scherzando vero?
Lei arrossì violentemente e scosse la testa. Lui sorrise e la abbracciò. Amu si pietrificò ed arrossì. Ora Ikuto tra le braccia teneva una statua.
-Vuoi per caso un contratto scritto sul fatto che siamo fidanzati?
La ragazza scosse la testa ed iniziò a torturarsi il labbro inferiore.
Ikuto la guardò, mentre un desiderio bruciante lo scaldò.
-E’ che non mi hai mai detto “ti amo” o cose simili e quindi ho pensato che io fossi soltanto un giocattolo-borbottò la fanciulla, abbassando lo sguardo.
In quel momento ad Ikuto, gli venne voglia di abbracciarla. Deglutì poi, mentre dei pensieri poco casti si proiettavano nella sua mente.
La ragazza alzò di nuovo lo sguardo, ma uno strano odore la distrasse. Era familiare, ma non si rammendava dove l’avesse sentito.
Si sporse verso il ragazzo ed inspirò. Si allontanò di scatto, mentre le pupille le si dilatarono. I ricordi di quel giorno la investirono.
Sangue, tanto sangue. Due cadaveri sul cemento. I suoi genitori. I suoi genitori morti. L’odore del sangue, dolce e metallico al tempo stesso che le penetrava nelle narici al punto di offuscarle la mente.
I ricordi come al solito erano a spezzoni e riaffioravano come meno se l’aspettava.
Sangue
Era quello l’odore che emanava Ikuto e la cosa la preoccupava.
 
Ikuto vide Amu sporsi verso di lui e annusarlo. La prima domanda che gli passò nell’anticamera del cervello fu: “Ma che diavolo sta facendo?”. Poi la vide ritirarsi di scatto come se si fosse bruciata e notò le pupille dilatate e inespressive. Un orribile presentimento gli attanagliò il cuore.
-Ikuto perché emani odore di…sangue- mormorò puntando gli occhi color miele nei suoi.
Una mano d’ombra gli stritolò il cuore, mentre si sentiva mancare. La mente gli andò in blackout, come se gli ingranaggi del suo cervello si fossero fusi.
Sbattè le palpebre, però sorpreso. Lei, un’umana, non avrebbe dovuto sentire l’odore del sangue.
-Allora?
La ragazza si stava spazientendo e iniziò ad insistere.
Ikuto a malincuore prese una decisione, che per quanto gli desse fastidio fare proprio questo a lei, era costretto a fare.
-Amu, perdonami- mormorò lui.
-Perdonarti per co…
Amu non riuscì finire la frase che Ikuto, attingendo al potere ipnotico dei suoi occhi rossi, la fece addormentare e scordare le ultime frasi.
Angolo autrice.
Scusate il ritardo ragazze! Perdonatemi, ma oggi è iniziata la scuola e non so se riuscirò più a continuarla. Ma sono sicura che la finirò la mia storia.
Questo è il capitolo che avevo scritto, ma che non andava abbastanza bene da postare. A causa del ritardo, per farmi perdonare metterò un altro capitolo. Se tutto va bene! Ovviamente. Ci si sente dopo... forse XD

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Capitolo 8
*** Amore e confessioni ***


Sbattè le palpebre più volte. Faceva fatica a svegliarsi come fosse stata costretta ad addormentarsi. Aveva- come se non bastasse- un gran mal di testa. Non ricordava quasi nulla della sera precedente, a parte al discorso su un contratto scritto o qualcosa del genere che aveva discusso con Ikuto. Si alzò supina e si massaggiò le tempie pulsanti. Con movimenti circolari cercò di alleviare il dolore che persisteva. Quando finalmente il mal di testa sembrò affievolirsi , posò delicatamente i palmi delle mani sul materasso. Si accigliò. Non capiva perché alla sua sinistra il materasso fosse più liscio e morbido dell’altra parte. Iniziò a ispezionare la superficie “estranea”, quando sentì un mugugno indistinto. Spalancò gli occhi e con la mano destra si affettò ad accendere la lampada presente sul comodino accanto al letto. Quando la luce illuminò- almeno parzialmente- la stanza, Amu sussultò alla vista di Ikuto nel suo letto. E questo non era tutto, il ragazzo era senza la maglia e steso a pancia in giù. Si alzò velocemente dal letto, ma la bellezza del ragazzo la distrasse, impedendole di correre via.

Una luce lo infastidiva. Strizzò gli occhi, ma nulla. Sbattè le palpebre e si girò verso la fonte di quella fastidiosa luminosità. Ma ciò che vide fu Amu in piedi che lo guardava stralunata. Sorrise e la guardò. Nonostante fosse spettinata, lui pensò che era bellissima. Aveva le gote rosse e gli occhi luminosi. “ Siamo sicuri che in realtà non sia una strega e mi abbia fatto qualche strano incantesimo?”pensò. Ma guardandola meglio si correse. No, lei un angelo. Il mio angelo.
-Ikuto perché sei nel mio letto?! E perché non hai la maglietta-strillò lei, mentre arrossiva
Ikuto ghignò e la guardò divertito.
-Mah! Mi sentivo solo e sono venuto a dormire con la mia ragazza- disse, mentre marcava le ultime parole, solo per il gusto di vederla in imbarazzo. Cristo, questa ragazza mi farà impazzire.
Fece segno con la mano di avvicinarsi. Senza neanche aspettare che si avvicinasse, la trascinò su di sé afferrandola per il polso. Lei gli cadde sul petto muscoloso e assunse le più svariate sfumature di rosso.
-E per quanto riguarda la seconda domanda… - disse ad alta voce, per poi avvinarsi al suo orecchio e sussurrarle con tono seducente e pericoloso- dormire con te mi ha fatto venire caldo… molto caldo.
Amu, nonostante si impose di smetterla di arrossire come una quattordicenne alle prese con la prima cotta, divenne bordeaux. A quella reazione Ikuto scoppiò un una risata, mentre le fossette che Amu tanto amava spuntarono. Prese a colpirlo con dei pugni sul petto
-Smettila di prendermi in giro brutto gattaccio pervertito- strillò arrabbiata.
Il ragazzo non smetteva di ridere, alternando delle frasi tipo: “ Smettila che mi fai male”
-Piantala di prendermi in – Amu alzò l’ennesimo pugno, che però venne intercettato da Ikuto, avvicinando involontariamente la ragazza a lui
-Giro- finì Amu ad un soffio dalla bocca di lui. Si guardarono ed entrambi e si resero conto in che situazione si trovavano. Lei a cavalcioni su di lui – che era a torso nudo per di più- distanti solo pochi centimetri.
Ikuto decise di accorciare quei pochi centimetri che li dividevano. Aveva voglia di baciarla, abbracciarle, farle provare piacere. Un piacere che solo lui poteva darle. Venne scosso da un brivido caldo, mentre vampate di calore lo investirono.
Amu lo vide avvicinarsi e chiuse gli occhi, aspettandolo. Perché voleva essere baciata da lui. In fondo gli piaceva no? E lei piaceva a lui, giusto?
Quella domanda le fece spalancare gli occhi e allontanare il viso. Ikuto la guardò stupito e preoccupato.
-Ikuto- mormorò lei, flebilmente-
-Ti prego dimmi cosa provi per me-
Le bruciavano gli occhi, era terrorizzata dal fatto che lui non provasse lo stesso per lei.
Ikuto si stupì all’udire quella richiesta. La fissò e non potè fare a meno di sorridere dolcemente. Sapeva il perché quella richiesta. Amu voleva essere amata, voleva quello che non aveva mai ricevuto da nessuno. E lui avrebbe fatto tutto per lei. Avrebbe accontentato ogni suo capriccio o desiderio. Sarebbe morto per lei.

La fissò negli occhi prima di iniziare a parlare: Amu io ti amo più di ogni altra cosa. Ti amo ed è una cosa che non so spiegarmi. Con te sono diverso e maledizione a volte faccio perfino fatica a controllarmi!
Si coprì il viso con le mani- E’ una cosa che non mi è mai successa, pensavo di non essere capace di amare, ma quando sono con te io…
Non finì la frase che sentì un singhiozzo soffocato. Delle mani delicate gli tolsero le mani dal viso e ciò che vide gli fece venire un tuffo al cuore. Amu stava piangendo. Quelle perle di rugiada erano per lui. Si sentì quasi soffocare da così tanto amore. Perché era quello che c’era negli occhi di lei. Amore. Quel sentimento, che stava via via scomparendo dal cuore degli umani, quel sentimento che ben poche volte nella sua vita da immortale aveva visto, adesso quel sentimento era tutto per lui. Amu gli stava donando amore solo con lo sguardo. A lui, una creatura dannata, una creatura della notte, una creatura di sangue. Il calore che emanava la ragazza, il corpo di lei, gli penetrò attraverso la pelle fino a depositarsi sul cuore che non aveva mai battuto. In tutti e due i sensi. Ma ora sentiva, sapeva che il cuore gia batteva per lei. Almeno in uno dei due modo possibili.
Amu lo baciò. Non l’aspettava certo, ma per questo era sempre stato pronto. Ciò che più lo stupiva era il messaggio che quel bacio , quel semplice contatto di labbra, gli trasmetteva: Ti amo, anch’io.
La baciò con più foga, sempre però assaggiandola lentamente. Amu senza neanche accorgersene usò la lingua delineandogli il contorno delle labbra. Qualcosa in Ikuto si ruppe e senza permesso le violò la bocca con la lingua. Ci fu un’intensa lotta tra lingue. Si cercavano e si stuzzicavano a vicenda. Poi Ikuto spostò la sua attenzione sul collo, baciandolo e leccandolo sensualmente. Amu sospirava mentre si godeva i baci di lui. Iniziò ad esplorarli il petto scolpito, accarezzando ogni singolo lembo di pelle. Ikuto, al contatto delle sue mani sul suo corpo emise un verso inarticolato. Quanto gli piaceva che Amu lo toccasse in quel modo. Si mise supino, facendo aderire la schiena alla tastiera del letto. La fanciulla assecondò i suoi movimenti senza smettere di toccarlo e baciarlo. Ikuto iniziò a sbottonarle la camicia, quando le mani di lei lo fermarono. Alzò lo sguardo su di lei e la vide arrossire.
-Scusa Ikuto, ma non sono pronta- sussurrò, per poi abbassare lo sguardo. Ikuto la guardò intenerito. Era troppo precipitoso con lei, poteva farle male. L’abbraccio forte.
La fanciulla spalancò gli occhi, ma ricambiò quel gesto d’affetto. Sentiva i muscoli di lui tendersi al suo tocco e la cosa le piacque molto. Non riusciva a credere che finalmente qualcuno l’amasse. Si sentiva per la prima volta amata ed accettata. Il ragazzo le baciò la fronte e le prese il viso tra le mani. Con i pollici le asciugò i residui delle lacrime. Al contatto delle sue lunghe dita, la fanciulla chiuse gli occhi. Ikuto si sporse e la baciò sulle labbra. Un bacio lieve come le ali di una farfalla, come seta sulla pelle e dolce come il miele. Era casto, dolce ed esprimeva il suo amore per lei. Amu mise una mano sulla sua e poi si illuminò.
-Ikuto, posso andare a casa? Sai,dovrei prendere le mie cose. Non posso mica prendere sempre le tue camicie
Il ragazzo la guardò, poi le baciò il naso.
-Secondo me, le mie camicie ti stanno più che bene- le sussurrò all’orecchio, mentre con la punta delle dita le toccò la linea della schiena. Amu rabbrividì.
-Ma se non ti bastano, posso coprirti e riscaldarti a modo mio- le soffiò sul collo, mentre la ragazza veniva percossa da brividi caldi. “Questo è l’Ikuto che conosco. Ma io lo amo in tutte le sue sfaccettature”pensò lei, reprimendo a stento un sorriso
Amu arrossì, gonfiò le guance offesa e voltò il capo infastidita. Ikuto iniziò a ridere vedendo la buffa scena e le accarezzò i capelli. Il gesto inaspettato fece voltare la fanciulla.
-Va bene, ma stai attenta. Non vorrei che ti succedesse la stessa cosa come la prima volta che ci siamo incontrati. Questa volta Amu fu percossa dai brividi, ma non di piacere.
Era spaventata ed Ikuto se ne accorse e se la portò al petto.
-Tranquilla, ti proteggerò io. Ti proteggerò per sempre.
E questo è davvero possibile. Ti dirò presto tutto te lo prometto, angelo mio
 
Angolo scrittrice:
Allora che ne pensate? A me piace, perché Ikuto diventa tenerissimo e finalmente si confessa! Ci voleva. Domani pubblicherò un altro capitolo carico di suspense, ma sarà( forse, devo ancora scriverlo) corto. Beh spero che vi sia piaciuto e ditemi che ne pensate!
Ciaooo <3

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Capitolo 9
*** Pensieri nascosti ***


Amu si sentiva osservata. Forse perché, in effetti la stavano fissando tutti. Si chiese se avesse qualcosa di strano sul viso o qualcosa sui capelli. Tre donne anziane ,sedute su una panchina, iniziarono a bisbigliare al suo passaggio.
-Hai visto quella ragazza? E’davvero molto bella- bisbigliò la prima. Le altre due annuirono.
-Oh, certo è molto bella ma è vestita come se fosse uscita da un giro di prostituzione!- bisbigliò la seconda.
-Già, queste giovani d’oggi! A vendere il proprio corpo così. Queste cose le puoi fare di giorni, ma ci vuole fegato a uscire allo scoperte di giorno! Ai miei tempi, le giovani facevano di tutto per nasconderlo, adesso se ne vantano!
“ Guardate, che vi sento”-pensò la fanciulla. Le osservò ancora una volta e con ribrezzo pensò che assomigliassero in modo inquietante alle Parche. Continuò per la sua strada, ma riusciva a sentire ancora il chiacchiericcio delle tre vecchiette. Fin da piccola, aveva avuto l’udito molto più sviluppato degli altri, ma non così tanto da risultare anormale. La vista e l’olfatto, anche quelli erano leggermente più sviluppati degli altri. Inoltre, spesso era più veloce e forte, ma questo era normale. Suo padre era l’uomo più forte che avesse mai conosciuto. Dopo la sua morte, aveva faticato a socializzare con i ragazzi.
Durante il tragitto verso casa, venne investita da molti tipi di sguardi. Sguardi invidiosi dalle donne, sguardi languidi e desiderio da parte del genere maschile ed occhiate contrariate da mamme con i loro bambini, che strillavano e piangevano, e dagli anziani.
Quando verso casa, le strade si fecero meno affollate, desiderò avere ancora quegli sguardi derisori su di sé. Almeno non si sarebbe sentita sola.


Ikuto aspettava Amu. Era sdraiato sul letto e aspettava. Ma in realtà stava pensando. Era ancora intontito e felice per ciò che era successo quella mattina. Amu che lo amava, Amu che lo baciava, Amu che lo fermava. Si diede dello stupido. Non avrebbe dovuto metterle fretta. Era tutto nuovo per lei e per lui era lo stesso. Non aveva mai sentito un desiderio così bruciante e che gli divorava il cuore. Nella foga forse, avrebbe potuto morderla e mandare all’aria tutto. Quel pensiero gli fece attorcigliare le viscere. No, non sarebbe accaduto per nessuna ragione al mondo. Ma, si ricordò che era stato molto vicino a morderla spinto dal desiderio e dalla fame. Si alzò dal letto e prese una maglia dall’armadio. Sarebbe andato a mangiare, per evitare che tutto ciò che più temeva si verificasse ancora.


Aprì la porta con la chiave che teneva nella piccola tasca del vestito. La casa era silenziosa e al buio. Erano tre o quattro giorni che non ci tornava. La convivenza con Ikuto le aveva fatto perdere la cognizione del tempo. Andò direttamente in camera sua. Prese dall’armadio la più grande valigia che aveva e ci mise dentro tutti i vestiti e beni preziosi. Aveva quasi finito, ma mancava qualcosa. La foto con i suoi genitori. L’afferrò delicatamente e la avvicinò a sé.
-Mamma, papà sto facendo bene a trasferirmi da Ikuto? Sapete, sono innamorata di lui-mormorò in direzione della fotografia.
La osservò per alcuni minuti, ma l’immagine dei suoi non cambiò. Già, non avrebbe più sorriso, riso o pianto. Non si sarebbero più arrabbiati delle sue marachelle o dei suoi errori. Non ci sarebbe stata sua mamma ad ascoltarla, nel caso avesse avuto qualche problema da ragazza. Non ci sarebbe stato suo padre ad arrabbiarsi sapendo che la figlia si stava trasferendo dal suo ragazzo o ad insistere se il ragazzo fosse alla sua altezza. E non ci sarebbe stato lui,che l’avrebbe accompagnata all’altare il giorno del suo matrimonio. Calde lacrime percorsero le sue guance, andando a cadere proprio sulla foto. Si affrettò ad asciugarsi gli occhi e anche la foto. La mise delicatamente nella valigia, chiuse la cerniera del bagaglio , spense la luce e uscì di casa.
Ikuto si mise la giacca e fece per uscire, ma quando aprì la porta incontrò qualcuno che non si aspettava di incontrare.
-Tu che ci fai qui?
 
 
Amu vide la villa da lontano. Affrettò il passo. Non vedeva l’ora di incontrare Ikuto. Svoltò l’angolo e si fermò. La porta di casa era aperta ed Ikuto era fuori. Stava parlando con un ragazzo. La ragazza non riusciva a vederlo perché era di spalle, né riusciva a sentire la loro conversazione. Capiva solo che stavano litigando. Ikuto rispondeva indifferente, ma la fanciulla sapeva che era arrabbiato. Aveva aggrottato le sopracciglia e gli occhi erano due fessure. Dopo alcuni minuti lo sconosciuto si allontano sbuffando e scuotendo la testa. Lei senza neanche pensarci si avviò verso la villa.
Ikuto spalancò gli occhi quando la vide. Era perfetta. Senza neanche accorgersene, se ritrovò di fronte. Gli stava sorridendo. Eppure capiva che qualcosa non andava. Sospirò. L’avrebbe capito nel corso della serata. Le afferrò la valigia e rientrarono. Senza sforzi portò il bagaglio in camera di lei, per poi scendere al piano di sotto dove Amu lo attendeva.
-Ikuto, io ho fame. Ti va di andare a mangiare fuori?- domandò speranzosa, mentre molleggiava sui piedi.
Lui deglutì, ma annuì. La fanciulla lo guardò preoccupata, piegando la testa di lato.
“Non fare quel movimento, non fare quel movimento”-pensò, stringendo i pugni lungo i fianchi.
-Ikuto ti senti bene?-domandò lei, facendo un passo verso di lui.
Il ragazzo si affrettò a rispondere nel modo più naturale che poteva.
-Ti stai preoccupando per me, confettino?
Il solito sorriso sornione spuntò. Amu si sentì sollevata, ma non del tutto tranquilla. Si avvicinò comunque e gli prese la mano. Il ragazzo sgranò gli occhi, guardandola stupito. Lei arrossì, ma prese ad accarezzargli la mano.
-Cosa c’è che non va?-gli domandò.
Ikuto si sentì mancare. Senza pensarci l’abbracciò. Sentì il sussulto di lei e le sue esili braccia avvolgerlo. Rimasero così per un po’. Ma lui rovinò l’atmosfera.
-Non avevi fame tu? O hai cambiato idea e vuoi fare qualcosa di più produttivo? Non sarà meglio andare in camera, ma se preferisci farlo qui…per me va bene- disse.
Amu si ritirò dall’abbraccio e gli schiaffeggiò giocosamente sul braccio. Ikuto le sorrise e le scoccò un bacio sul naso.
-Io vado a farmi una doccia veloce, mi cambio e poi andiamo- decretò salendo le scale per il piano di sopra.
-Ma guarda che per andare a letto insieme, non c’è bisogno di fare tutto questo. Sai, non presto molte attenzione a queste cose. Basta chiedere- ribadì lui con tono suadente.
Vide la ragazza girarsi verso di lui, con un piede a mezz’aria e rossa come un pomodoro.
-Ikuto- tuonò imbarazzata lei, per poi salire le scale con passo pesante.
Il ragazzo scoppiò in una risata contagiosa.
 
Angolo autrice:
Ehilà, ecco qua il nono capitolo. Secondo voi chi è il ragazzo che parlava con Ikuto? Chi lo sa! Beh, ditemi nei commenti chi credete che sia! Ma soprattutto per cosa stava litigando con il nostro begnamino? Lo scoprirete nei prossimi capitoli! Quindi continuate a seguirmi! Ci si vede!
Un bacio a tutte <3

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