La figlia di Newgate

di Yellow Canadair
(/viewuser.php?uid=444054)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Evocation ***
Capitolo 2: *** Evolution ***
Capitolo 3: *** Revolution ***
Capitolo 4: *** Translation ***
Capitolo 5: *** Compilation ***



Capitolo 1
*** Evocation ***


EVOCATION

 

Il mare era piatto e brillava sotto il sole di mezzogiorno, mentre pigre nuvole bianche, troppo rade per portare un po’ di frescura, pascolavano come pecorelle oltre gli alti pennoni della Moby Dick. La navigazione procedeva quieta in quella che era una fascia di mare dove regnava una perpetua torrida estate; un vento caldo e molle gonfiava appena le grandi vele candide e la massiccia polena fendeva pigramente le onde mentre l’equipaggio, con sudore e malavoglia, manovrava quel mastodonte e il codazzo di navi-satellite che si trascinava dietro, nonostante la canicola e le interminabili settimane per mare.

Erano infatti giorni e giorni che non si toccava terra, e i navigatori avevano avvisato che con quell’andatura certo non si sarebbero viste isole per ancora un bel pezzo; l’unica soluzione era armarsi di pazienza e sperare di incrociare qualche vascello da assaltare o qualche nave amica con cui fare un po’ di baldoria una volta calato il sole. Non sarebbe andato male a nessuno nemmeno un bel veliero della Marina, tanto per controllare che i cannoni non si fossero arrugginiti troppo e i pugni fossero ancora letali come dovevano.

La pazienza di Edward Newgate era quasi al limite, mentre si sottoponeva a tutti i controlli delle sue crocerossine; una dannata squadriglia gentilmente messagli alle calcagna da Marco alla quale era difficile nascondere una bottiglia di sakè e letteralmente impossibile mascherare un malanno dovuto alla fatica o all’età. Non c’era verso: o le signorine finivano i controlli di routine o l’uomo non avrebbe potuto alzarsi dal suo scranno per sbrigare le sue faccende, e non c’era gura-gura che tenesse. Diavoli erano quelle, non donne!

Marco la Fenice sfruttava spesso e volentieri il suo potere per svolazzare fino alla coffa dell’albero di mezzana, in coda alla nave, lì si sedeva più o meno comodamente e leggeva qualche libro preso in una polverosa libreria di chissà che isola o razziato, più o meno a caso, da una nave di passaggio.

Riusciva a percepire sulla pelle un po’ più di vento rispetto a quando stava giù, per non parlare poi del fatto che lì fosse quasi irraggiungibile, aspetto non trascurabile quando trascorri la tua vita con una famiglia che, per quanto amata e coesa, è anche profondamente chiassosa, e a volte la personalità un po’ schiva del Primo Comandante gli imponeva una decorosa ritirata ad alta quota assieme ad un libro. Si tolse la camicia e la usò per asciugarsi il sudore che gli imperlava la fronte e il petto atletico, e poi la assicurò annodando le maniche all’albero per non farla cadere, e cominciò a leggere, sfogliando lentamente le pagine ingiallite.

-Che cosa leggi oggi?-

Ma non aveva fatto i conti con una persona che, tra poteri, fisico da rugbista e infinita caparbietà, si era data all’arrampicata: Portuguese D. Ace era salito fin lassù spinto dalla noia (non certo dalla ricerca di tranquillità, figurarsi!).

Marco sbuffò, ma in fondo non era così tanto dispiaciuto: una volta arrivato in coffa e lette le prime pagine si era reso conto di aver preso un libro per ragazzi, non uno di quei racconti con risvolti da thriller psicologico come piacevano a lui.

-“Cuore d’inchiostro”.- rispose la Fenice chiudendo il libro e lasciando un indice tra le pagine per portare il segno.

-Che titolo spaventoso!- ghignò il ragazzo, abituato a roba ben più truce fra i libri del fratello.

-Aveva una sovraccoperta non sua.- spiegò infatti il lettore, rammaricato.

-E di che parla?- domandò Ace, mettendosi accovacciato in equilibrio sul parapetto della coffa.

Accidenti, pensò Marco, Ace sta davvero morendo di noia!

-La protagonista è in grado di far uscire i personaggi fuori dai loro libri, ma solo se legge ad alta voce.- spiegò. -Che cazzata…- ridacchiò.

-La Fenice è troppo vecchia per le favole?- lo prese in giro Portuguese.

-Ma sta’ zitto.- lo rimbeccò il maggiore. -Credo che lo leggerò, alla fin fine non ci sono più molti libri da leggere, a bordo. E poi comunque non… Ace?

Il moretto s’era fatto d’un tratto decisamente cogitabondo.

-Ehi, tutto a posto?- si impensierì Marco.

-Oh, certo. Non preoccuparti.- lo rassicurò gentile il Secondo Comandante, mentre faceva per scendere da lassù. -Hai detto che basta leggere quello che sta scritto sui libri, giusto?

-Non fare il cretino, è un libro da bambini!

-A dopo!- lo salutò Pugno di Fuoco con un gran sorriso mentre si calava giù per la sartia veloce come un missile.

 

~

 

-E quindi basterebbe leggere quello che sta scritto perché spunti fuori?- domandò di nuovo Rakuyou, il Settimo Comandante.

-Esatto! E pensa se lo facessimo sul serio.- lo provocò Ace con un ghigno.

-Cosa?

-Quello che ho detto! Scriviamo su un foglio qualcosa, lo leggiamo e puf! diventa reale!- spiegò di nuovo Ace.

Rakuyou lo guardò in silenzio, scrutandolo critico con un sopracciglio alzato. -Da quanto tempo non tocchiamo terra?- domandò.

-Quarantasei giorni.

Più di un mese. Era dura per tutti: scorte razionate, lo spazio che non era certo immenso e i segni della monotonia erano visibili a tutti. Soprattutto a Rakuyou, che ora si trovava ad ascoltare vaneggiamenti senza né capo né coda. Ma dopo quarantasei giorni di mare e col sole che picchiava duro sulle zucche, il Comandante dai bei dreadlocks biondi decise che valeva la pena prestare orecchio a quello che diceva il fratellino, non fosse altro che per divertirsi un po’.

Si ammorbidì e sorrise sotto i baffi neri, lasciandosi cullare dal bel sogno che gli proponeva il fratello. -Si potrebbero risolvere un bel po’ di problemi.- considerò. -L’acqua potabile a bordo, le derrate, la frutta che finisce sempre, gli alcolici…- elencò.

I due uomini si guardarono per un istante negli occhi ed esclamarono in coro:

-LE DONNE!-

 

~

 

-Siete impazziti?- sibilò Izou chiudendo di scatto il ventaglio e fissando glaciale i due fratelli, stringendo poi con stizza le labbra tinte di rosso.

Impazziti! Due omaccioni grandi e grossi che avevano preso troppo sole e avevano cominciato ad inventare storie vergognose per chiunque avesse un minimo di razionalità. Erano richieste da farsi? A lui, Izou! Per poi venirlo ad interrompere mentre integrava il diario di bordo della Sedicesima Flotta, tenuto dal suo vice, con alcune personali note, insomma in un momento delicatissimo! Ed erano venuti fin lì apposta per quello, usando lo Striker di quella bella testa di Ace. Due pazzi!

-Che ti costa, Izou? Un paio di parole, qualche formula, almeno proviamo!- cercò di convincerlo Rakuyou.

-Stronzate.- la voce del Comandante fu una sferzata sulle speranze dei fratelli, ma Ace sopportò e continuò l’affondo:

-E dai Izou! L’hai raccontato tu che tuo nonno aveva poteri da medium!!

Izou ringhiò basso, i suoi occhi neri si rabbuiarono come il cielo temporalesco al ricordo di quella storia. Sì, si era ubriacato, e allora? Aveva cominciato a dire fatti che dovevano rimanere privati, e allora? Che si fosse lasciato scappare che suo nonno materno era un sensitivo, e che riuscisse a far rizzare in piedi interi vassoi di chicchi di riso come ballerine sulle punte solo con la forza del pensiero, non era una buona motivazione per importunarlo con simili e bambinesche richieste.

-Non farò niente di simile.- dichiarò ostile. -Non funzionerebbe mai!-

-Lo sappiamo!- ghignò Ace circondando cameratescamente le spalle di Rakuyou. -Ma vogliamo solo divertirci un po’!

-Non ci si diverte con questo genere di cose.- lo redarguì il Sedicesimo Comandante.

-Izou, dai, navighiamo da settimane, siamo a pezzi.- lo pregò Rakuyou. -Vogliamo solo svagarci per qualche minuto.

-Lascia perdere.- sbuffò Ace arrendendosi. -Ha ragione lui, non possiamo scherzare così con il potere di suo nonno… chi te lo dice che sia una cosa ereditaria, poi?- affermò alzandosi da terra, dove si era seduto, e voltando le spalle ai due Comandanti. -Magari lui non ne è in grado, è inutile stressarlo con queste pretese.-

Izou batté con impazienza il ventaglio sul materasso del letto che aveva accanto. -Volete solo che faccia una fattura ad un foglio? Volete questo?

-Così quello che ci scriviamo sopra diventerebbe reale, se lo leggessimo a voce alta. Sì.- confermò Ace disinteressato.

-Piantala di bluffare. Se lo faccio, voi poi sparirete e non verrete più a disturbarmi con simili scemenze. Chiaro?- si accertò mentre prendeva un foglio bianco dal primo cassetto della sua piccola scrivania.

-Grazie, fratellone!- sorrise Rakuyou.

-Non. Chiamarmi. Mai più. Così.- ringhiò Izou facendo scattare il caricatore di una delle sue pistole e puntandola nel naso del fratello. -E ora fuori, non sono cose da far vedere a due beoni come voi.-

Ace e Rakuyou uscirono dalla stanza del fratello e attesero fuori per qualche minuto, con le mani affondate nelle tasche e ridendosela fra loro.

-Ecco.- fece Izou consegnando il foglio arrotolato su se stesso ad Ace dopo poco. E non diede loro tempo per ringraziamenti che si era già chiuso la porta alle spalle.

 

~

 

-Che ci scrivo?- fece impaziente Rakuyou ridacchiando, seduto a poppa tra cordame e reti da pesca con Ace.

Marco li guardò dall’alto della coffa e scosse la testa.

-Birra! Una grande caraffa di birra ghiacciata!- propose subito Ace.

-“…cciata” ecco.- scrisse obbediente Rakuyou.

I due aspettarono qualche secondo. Si guardarono intorno, tra le corde e poi persino dal mare, come se la birra dovesse schizzar fuori dalle onde, magari servita da una bella sirena mezza nuda.

-Con la bionda non funziona.- fece il l'improvvisato scrivano. -La preferisci mora? O rossa?- ridacchiò.

Ace capì il gioco ma ribatté: -No no, la voglio bionda! Con lunghi capelli biondi che cadano sulla schiena, tutti girati.

-“Girati”? Si chiamano “boccoli”, zuccone.-

-Basta che siano lunghi.

-“bel seno…”- continuò a scrivere Rakuyou.

-Metti “seno abbondante”! “bello” è generico, magari al foglio piacciono le piatte!- protestò ridendo Pugno di Fuoco immaginando morbide colline. -Anzi, scrivi “molto abbondante”-

-Scritto. Ah… “occhi… blu”. L’ho sentito in una canzone! Ti dispiace?-

-Per niente! E gambe lunghe e bel culo, ok?

-Full optional, insomma!- rise sguaiato Rakuyou scrivendo tutti i dettagli. -Vestita come?-

-E chi la vuole vestita?- rispose il Secondo Comandante. -Boh, mettile… gonna cortissima e maglietta. Che diavolo mettono le donne?-

-Forse era meglio nuda, meno rogne.- considerò Rakuyou, scrivendo della gonna.

-Non dimenticare le autoreggenti!- consigliò il moro.

-E poi dev’essere dolce e carina.- si ricordò il Settimo Comandante. Certo non voleva una tizia inavvicinabile e rissosa!

-Affascinante e seducente.- completò il minore scrivendo di suo pugno l’annotazione.

-Adesso leggi ad alta voce.- fece Rakuyou passando il foglio al compare.

-“Ragazza alta, bionda, lunghi capelli a boccoli, abbronzata, seno molto abbondante” beh, giusto. “Occhi blu mare, sedere sodo e tondo, gambe lunghe” ottimo anche questo. “Gonna cortissima e maglia bianca così traspare tutto”ma hai scritto anche questo!? “Autoreggenti. Dolce, carina, affascinante e seducente.”-

Ace smise di parlare e i due rimasero a contemplare per qualche istante il lavoro e ad immaginarsi boccoli biondi e seni floridi, ma poi, come la caraffa di birra, non comparve neanche l’avvenente donzella.

I due fecero spallucce e tornarono a bighellonare per la Moby Dick, e il foglio finì presto dimenticato nella gran baraonda che regnava nella stanza del Secondo Comandante.

 

~

 

All’alba del mattino dopo finalmente si levò un vento che fece gonfiare le vele, e i grandi vascelli procedevano finalmente ad una degna velocità sul mare calmo e scintillante dei riflessi rosei dell’aurora. Edward Newgate sorrise, certo che avrebbero finalmente toccato terra nel giro di poco, e controllava fiducioso il Log Pose accanto a lui.

I pirati cominciarono a svegliarsi e ad uscire fuori alla spicciolata, ma tutti si paralizzarono dallo stupore quando saltò fuori dal dormitorio una ragazza.

C’erano delle piratesse a bordo, ma questa ragazza non l’aveva mai vista nessuno, e certo se fosse successo nessuno se ne sarebbe dimenticato: era alta, forse intorno al metro e settanta, slanciata e dal portamento elegante; aveva i capelli biondi che le ricadevano a cascata sulla schiena in un superbo bouquet di boccoli, appena trattenuti sulla nuca. Gli occhioni blu come il mare guardavano curiosi a destra e a sinistra, come a cercare un volto fra la folla, sottolineati da un filo di eye-liner e quasi adombrati dalle lunghe ciglia nere. Stava in piedi senza mostrare paura dei ceffi attorno a lei con una mano puntata sul fianco e il braccio opposto tenuto lungo il fianco, facendo leva su una sola delle sue lunghe gambe abbronzate lasciate bene in evidenza dalla gonna in pizzo sangallo cortissima e dai tronchetti dal tacco alto. Aveva tutte le curve al posto giusto™, cosa che i primi che la videro ebbero cura di notare, grazie ai prosperosi seni in bella mostra che la maglietta faticava a contenere.

-Ferma!!- le intimò un pirata della Terza Flotta puntandole un fucile contro. La nuova arrivata alzò docile le braccia, socchiudendo appena le labbra turgide appena dipinte d’un rosa pallido.

-Chi sei?- le domandò a bruciapelo un altro fratello.

Intanto era giunto anche Edward Newgate, appoggiato al suo bisento, non ancora soverchiato dalle infermiere che la mattina, salvo emergenze, di solito se la prendevano comoda.

La ragazza alzò gli occhi color del mare sulla possente mole di Barbabianca ed esclamò rivolta a lui:

-Il mio nome è Celesty Newgate, mi avrai tra dodici anni con il demone Akashi, the Queen of Pain, figlia di Shanks il Rosso.-

 

 

Dietro le quinte…

Stanchi del fenomeno Mary Sue? Noooo? Bene, eccone una fresca di giornata, che si presenta a tutti noi con curve mozzafiato, lunghe gambe, capelli che-le-principesse-Disney-se-li-sognano, una discendenza nobile (sangue Newgate, di Shanks e un bel demone come mamma! Mica bruscolini!) e presto avrà stuoli di pirati altrimenti temutissimi ai suoi piedi e se farà bene il suo lavoro le daremo anche un simpatico animaletto. E vi ho già parlato dei Fenomenali Poteri Cosmici?

Il nome “Akashi, the Queen of Pain” è gentilmente preso in prestito dall’universo di DOTA. No, non è un prestavolto, la madre di Celesty è proprio quel demone. Invece il libro "Cuore d'inchiostro" viene dal nostro mondo, esiste davvero ed è della scrittrice Cornelia Funke.

Per chi non sapesse cos’è una Mary Sue, con questo nome si indica lo stereotipo del personaggio perfettissimo, bellissimo, purissimo e levissimo inserito (dai fan o dall’autore stesso) in una serie, e  che sconvolgerà tutti gli equilibri presenti, catalizzerà l’attenzione di tutti su di sé, avrà poteri mai sentiti prima e qualsiasi cosa farà, anche la più cretina, non potrà che essere un successo!

Pronti ad essere investiti da una valanga di glitter?

Io no.

Yellow Canadair

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Evolution ***


EVOLUTION

 

Celesty sospirò sconsolata mentre la ciurma attorno a lei era scossa da grasse risate. Lo sapeva che avrebbero reagito così, anche se sperava che almeno suo padre l’avrebbe presa seriamente.

-Quindi TU saresti la nipote del Rosso?- domandò Halta senza trattenere un sorrisetto beffardo, con la mano poggiata sull’elsa della spada che aveva al fianco.

-Esatto. Mia madre è sua figlia.- enunciò posata la nuova venuta. -Lo so che è difficile da credere, ma sto dicendo la verità!- mormorò addolorata.

-Halta, basta prenderla in giro.- tuonò Barbabianca. -Voi, prendetela.- ordinò ad un manipolo di pirati presso lei.

-Ma padre, io…- fece appena in tempo a dire la ragazza, prima che un uomo le afferrasse i polsi immobilizzandoglieli dietro la schiena; Celesty si voltò e incrociò uno sguardo severo sovrastato da due sopracciglia che disegnavano archi perfetti, appena adombrati da ciuffi biondi e disordinati.

-Tu sei…- sospirò la piccola Newgate.

-Silenzio, sta parlando lui.- sputò fuori Marco, spiccio.

-Come sei salita a bordo?- la interrogò immediatamente il Capitano. La questione più urgente, adesso che lei era ridotta all’immobilità dal suo braccio destro, era come avesse fatto un’intrusa ad infiltrarsi a bordo eludendo tutti i sistemi di sicurezza e le sentinelle che c’erano.

-Io vengo dal futuro.-

Metà dell’equipaggio scoppiò a ridere, l’altra metà serrò le labbra: escludendo quella possibilità del tutto improbabile, o era pazza o li stava deliberatamente prendendo per i fondelli, e Marco era di questa opinione.

-Rispondi!- ringhiò spintonandola in avanti.

Lei si voltò appena, incrociando i suoi occhi con quelli della Fenice; il blu del mare si fuse con le iridi scure dell’uomo, grigie come nuvole cariche di pioggia. -Sono stata mandata da mia madre.- sussurrò appena. -Mia madre gli ha mandato un messaggio dal futuro.-

La Fenice guardò spaesato quegli occhi color oceano che non stavano mentendo, ma non fece in tempo a ribattere che Celesty gli si afflosciò fra le braccia come un corpo morto.

-Aria! Aria!- invocò Halta allargando le braccia e non permettendo ai fratelli di avvicinarsi; che avesse un pugnale nascosto da qualche parte e stesse solo aspettando il momento buono di farlo finire nelle budella di qualcuno?

Marco depose la clandestina a terra mentre Halta la perquisiva. -Non puoi fare un po’ più piano?- domandò acido alla sorella, guadagnandosi in risposta uno sguardo seccato ma anche un po’ stranito. Che razza di richiesta era?

-Non è armata.- concluse la Dodicesima Comandante. -Ha solo questo, addosso.- ammise mostrando al padre un grande ciondolo d’oro a forma di cuore, con un meccanismo che tradiva il fatto che si potesse aprire come quei medaglioni che nascondono piccolissime miniature.

-Rimettiglielo al collo, Halta.- ordinò secco il Primo Comandante.

-Ma sei impazzito? Magari dentro c’è del veleno.- lo contraddisse un pirata lì presso.

-No.- rispose la Fenice prendendo Celesty dalle spalle e da dietro le ginocchia, caricandosela elegantemente fra le braccia. -Credo dica la verità.-

 

~

 

-ACE! ACE, SVEGLIATI!!!- gridò Rakuyou tempestando di pugni la cabina di Pugno di Fuoco. -SVEGLIATI, MALEDIZIONE!!!-

Era la donna da loro descritta!!! I capelli biondi, gli occhi blu, le autoreggenti, il vestito che lasciava trasparire tutto… era una coincidenza troppo, troppo grossa! Cosa diavolo avevano creato? E perché si dichiarava come figlia di Newgate?!? Nipote di Shanks il Rosso, poi! Venuta dal futuro! Non c’era bisogno di una calcolatrice per capire che i conti non quadravano.

-ACE, CAZZO, SVEGLIATI!- Il Settimo Comandante, spazientito, sbuffò ed estrasse una pesante palla da demolizione dal sorriso tetro. Aveva chiuso a chiave la porta? Era una sfida, allora.

Pugno di Fuoco era in una cucina con suo fratello, e stavano mangiando una montagna di bignè alla crema. Arrivava anche Satch, portando un gran vassoio di carne con la cioccolata fondente fusa su, e cominciava a mangiare con loro. Poi qualche maleducato cominciò a bussare alla porta della cucina. «È aperto!» rispose Ace a bocca piena, ma i colpi non cessavano.

-Ball and Chain!!

La palla da demolizione distrusse la porta di legno in un colpo solo, attraversò la stanza e si schiantò contro la parete opposta, rotolando poi sulle borchie fino a fermarsi accanto alla testa del Secondo Comandante.

-È aperto.- mormorò lui ancora preso dal sonno.

La palla da demolizione fece strada al suo proprietario e Rakuyou afferrò il fratello per le spalle. -Ace!- gridò assestandogli qualche schiaffone.

-Che cazzo c’è?- mugugnò educatissimo il moro.

-La donna del foglio!! Quella che abbiamo descritto ieri!! È lì fuori!!!

 

~

 

-E saresti mia figlia venuta dal futuro?- domandò scettico Newgate alla nuova arrivata. Era pazza, questo era assodato. Ma voleva capire dove stesse la falla nella sicurezza della nave, per il bene suo e dei figli.

La ragazza si era ripresa e ora stava seduta su una botte, sorvegliata a vista da Marco e da Jaws.

-Sono venuta per trasmetterti un messaggio da parte di mia madre.- ripetè come poc’anzi, portandosi i lunghi capelli dietro le orecchie e lasciando che la brezza del mattino trasportasse il suo dolcissimo odore di vaniglia. -Il messaggio è chiuso in questo medaglione, che può aprirsi solo con il sangue di noi Newgate.-

Pochi riuscirono a contenere le sghignazzate sentendo quel “noi Newgate”.

-Sicuro che non si tratti di un omonimo?- intervenne Curiel pulendosi le spesse lenti. Non era poi impossibile, d’altronde.

-No, signore.- rispose però la figlia del capitano. -Mio padre è Edward “Barbabianca” Newgate, l’Imperatore Bianco. A meno che non ci sia un’altra persona al mondo con tale titolo.- sorrise infine, arrossendo per l’ardimento della sua stessa risposta.

Il Babbo soppesò con cura quelle parole. Una figlia sua, nipote di Shanks il Rosso. Com’era possibile? Quel moccioso già nonno!? D’altro canto però lui, Newgate, aveva sempre sognato una famiglia, e quella Celesty sbucata dal nulla gli offriva la possibilità di averne una di sangue, se le sue parole fossero state veritiere. E sua madre? Come aveva detto? Akashi? Non ricordava nessuna con quel nome. Una donna che l’aveva (o meglio, l’avrebbe, in futuro) amato fino a dargli una figlia. Stava per mettersi quasi a piangere, chissà se Marco aveva un fazzoletto.

-Buttatela fuori bordo.- ordinò.

Ma prima che Fossa potesse eseguire l’ordine e che la Fenice potesse impedirglielo, un grido proveniente dall’alto paralizzò la ciurma:

-NAVE IN VISTA!!-

 

~

 

-La vedi?- fece Rakuyou al fratello, entrambe in disparte sul ponte di poppa, in posizione rialzata rispetto agli altri membri della flotta.

-Certo che la vedo.- ghignò trionfante il ragazzo. -Bisognerebbe essere ciechi per non vederla!- era meglio di come se l’era immaginata, i capelli biondi sulla pelle abbronzata, gli occhioni da bambola e soprattutto quel corpo da urlo che l’esiguo pezzo di stoffa che indossava certo non celava.

-Dobbiamo spiegare a nostro padre che non è pericolosa, prima che la faccia buttare a mare.- pianificò il maggiore. -Dai, andiamo.-

Ma l’urlo della vedetta interruppe il loro piano, e voltandosi a babordo i due pirati notarono un vascello della Marina in rapido avvicinamento; le lettere dipinte sulla vela maestra non lasciavano campo ai fraintendimenti: si trattava di Smoker, il Cacciatore Bianco.

-Che diavolo ci fa qui? Pensavo l’avessero messo di stanza a Rogue Town.- osservò Rakuyou.

-Sarà in vacanza-premio.- sorrise Ace. -Forza, facciamogli la festa.- e si schioccò le dita: il suo Pugno di Fuoco stava per ritornare.

 

~

 

-Fermi!!- invocò Celesty, buttandosi ai piedi del padre in un gesto implorante. -Non abbandonatemi, mi dovete ascoltare.-

-Sei pazza, mocciosa.- tuonò Newgate. -E al momento ho questioni più importanti, che ascoltare i tuoi vaneggiamenti. Prima Divisione! Preparate i rampini per l’arrembaggio!- ordinò ai suoi.

-Ascoltami!- lo pregò ancora la protagonista della storia. -Lasciali a me. Dimostrerò che sono davvero tua figlia!!-

-Guarda che il cognome “Newgate” non è qualcosa come la “volontà della D.”.- spiegò Barbabianca. -Mio padre era panettiere e mia madre una sartina, ma non è che io sappia farmi il risvolto ai pantaloni.-

-Falla provare, padre.- intervenne Marco.

Celesty lo guardò in volto. Non si aspettava un aiuto da qualcuno di quella ciurma che fino ad allora l’aveva derisa e umiliata, facendole passare il peggior quarto d’ora della sua vita. Come mai quell’uomo l’aveva difesa? Perché il Primo Comandante di quella ciurma spietata le stava concedendo l’onore di provare che lei era sangue del sangue di Edward Newgate?

-Magari si mette fuori gioco da sola.- mormorò Satch, il quale però stava già pianificando di intervenire se le cose si fossero messe male per la donzella, ovvero, pensava, quasi subito.

 

~

 

Il Cacciatore Bianco fece virare il proprio vascello fino a rivolgere la prora verso le navi di Newgate; le forze avversarie erano soverchianti e mettere così a repentaglio la vita dei suoi uomini era da stupidi, ma non aveva altra scelta se non affrontarli; il vento era a sfavore e non sarebbe riuscito a sfuggire agli avversari, e la resa era fuori discussione. Quelli erano pirati, e ne avrebbe trascinati all’Inferno con sé quanti più poteva.

-Capitano!- ansimò Tashigi mentre lo raggiungeva di corsa. -Si stanno avvicinando su una scialuppa!-

-Con chi stai parlando, stupida?- ringhiò il suo superiore. -Sono di qua!- finché non sarebbe riuscito a ficcare nella zucca della sua subordinata il semplice concetto che il posto degli occhiali fosse sul naso del proprietario, la soluzione più semplice era farle sentire la propria voce resa roca da anni di fumo e lasciare che questa la guidasse.

Tashigi gli porse un binocolo e lui puntò le grosse lenti nella direzione che la ragazza gli indicava.

Cos’era, un trucco? Edward Newgate che manda come prima linea una bamboccia? Smoker sfogliò mentalmente gli avvisi di taglia visti negli ultimi giorni, ma quel bel visetto pulito non gli sembrava di averlo mai visto.

Alta, dalle forme procaci, i capelli erano una nube d’oro e gli occhi, lo vedeva persino col binocolo, due laghi gemelli nei quali poter nuotare, almeno se non fosse stato possessore di un frutto del diavolo. Il Marine aspirò una profonda boccata dai suoi sigari, pronto a prendere in mano la situazione.

 

~

 

-Babbo, riguardo quella ragazza…- cominciò Ace rivolto al suo Comandante.

-Non ora ragazzo, la situazione è abbastanza tesa.-

-Conosci quella ragazza?- s’interessò Marco.

-No. Cioè, non di persona, ma so chi è.- spiegò il fratello.

-Ho detto DOPO.- tuonò Newgate rivolto ai figli, che si concentrarono a guardare la figuretta esile sulla barchetta a remi, in rapido e audace avvicinamento al veliero di Smoker.

Celesty, messa più distanza che poteva dalla Moby Dick, di fermò a qualche decina di metri dall’imbarcazione della Marina; ritirò i remi dagli scalmi e li poggiò sulle assi della sua piccola barchetta, scossa da piccole onde gentili. Si levò in piedi e cominciò a cantare con voce melodiosa.

-...sta scherzando?- aggrottò le ciglia candide Newgate.

-Merda.- ringhiò Smoker.

Ma ben presto le onde attorno alla barchetta si incappucciarono di bianco e un fascio di luce salì serpeggiante lungo la figura esile della ragazza, accompagnando le note che uscivano flautate dalla sua bocca. Allargò le braccia come ali e il medaglione che portava al collo risplendette nella luce del mattino, mentre ancora il canto armonioso saliva e accarezzava i cuori dei presenti.

Smoker imprecò a mezza voce, scuotendo la testa.

-Capitano! Si sente bene?- si preoccupò immediatamente Tashigi.

-NO!- ruggì iracondo l’uomo. -Portatemi un piccone, un’ascia, qualsiasi cosa! Affondate la nave! Tutti sulle scialuppe!!

-Sta scherzando!?!-

-Che Dio abbia pietà di Newgate.- rispose il Cacciatore Bianco.

 

~

 

I figli di Barbabianca certo non potevano definirsi novellini, non tutti almeno, e sicuramente non i capitani; eppure non gli era mai capitato, in tanti anni di onorata carriera, di vedere un vascello della Marina, per di più capitanato da Smoker, noto per il suo astio verso i pirati, autoaffondarsi.

Il tozzo veliero colava rapidamente a picco mentre piccole barchette a remi, ne erano sicuri, toccavano l’acqua dal lato opposto a quello dov’erano loro. Newgate era allibito, non riusciva a capire un simile comportamento; avrebbe avuto senso se quei Marine avessero voluto arrendersi, ma aveva visto chiaramente quel vascello venir loro incontro.

-Marco.- richiamò il suo secondo. -Portami il Capitano. Ci voglio veder chiaro.-

Immediatamente una grande fenice azzurra si fece spazio tra i propri fratelli e con un frullo d’ali decollò alla volta di ciò che rimaneva della nave della Marina. Ace saltò sul suo Striker, pronto a dare manforte, ma quasi fece sbandare la propria imbarcazione quando notò il grande uccello fare tappa sulla barca di Celesty e trasportare fra le zampe, con delicatezza, la ragazza fino a portarla con sé sulla nave che stava affondando.

-È impazzito!?- sbiancò in volto Izou, dal suo veliero.

 

~

 

Smoker fu trascinato sulla Moby Dick sconvolto e in preda ad un delirio che preoccupò persino le infermiere di Newgate.

-Dovete ributtarla…- uno spasimo doloroso. -RIBUTTATELA IN MARE!!!-

-Non ho mai visto niente del genere…- mormorò Ace di fianco alla sorella Halta, sconvolta quanto lui da quello spettacolo. Conoscevano tutti Smoker, chi di fama e chi di persona, e davvero non avrebbero mai creduto di assistere a simili scenate da parte sua; che fine aveva fatto il fiero avversario dei pirati, l’invincibile Cacciatore Bianco con il suo senso di giustizia? Marco l’aveva fermato mentre affondava la propria nave con le sue stesse mani, col fumo e col piccone, ed era stata la stessa Celesty ad avvicinarsi a lui e ad avvincerlo con una grossa catena d’agalmatolite che l’aveva ridotto alla quasi immobilità.

-Perché ce l’ha con la ragazza?- osservò Namiur, l’uomo-pesce. -Padre.- richiamò l’attenzione del suo Capitano. -Lo interroghiamo?- chiese il permesso.

-Bravo Namiur.- lo spalleggiarono alcuni irsuti compagni.

-Non ora, rinchiudetelo nelle sentine, voglio parlare con Celesty.

E Smoker fu portato via da non meno di quattro uomini nerboruti mentre ancora si contorceva e urlava con versi disumani avvertimenti alla ciurma e a Newgate.

-Qual è il tuo potere, ragazza?- domandò il babbo alla nuova venuta, la quale essendo stata bagnata dalle onde era stata prontamente coperta da Marco, che ora indugiava a petto nudo a pochi passi da lei, rivolgendole occhiate eloquenti.

-Ho mangiato il frutto del diavolo Sing-Sing. Cantando posso manipolare le linee di forza del pianeta ed indirizzarle fino a colpire i centri nervosi dei miei avversari, rendendoli incapaci di reagire. Purtroppo con lui- sospirò tristemente, intendendo Smoker -Non ha funzionato, e ha cercato di resistere al mio potere.-

Edward Newgate rimuginò su quelle parole, oscure ai più. Nella testa di molti si andava dipingendo la domanda “E che diavolo sono le linee di forza?”, ma era un quesito destinato a rimanere irrisolto.

-Ebbene, Celesty.- disse solenne. -Ti chiederei di diventare mia figlia ma sarebbe superfluo, gura gura gura!-

-Ma che cazzo sta dicendo!?- vociarono alcuni Comandanti.

-Che ne diresti di diventare capitano…- continuò imperterrito Newgate. -Della Terza Flotta?

Centinaia di uomini si voltarono contemporaneamente verso la mole imponente di Jaws; una lacrima solcò il suo viso abbronzato che tuttavia non perse l’espressione truce, poi un cupo cenno d’assenso.

Intanto Ace e Rakuyou ascoltavano in disparte quel dialogo con occhi sbarrati; Smoker stava evidentemente gridando contro Celesty, ma come era possibile che la conoscesse se era stata evocata da loro solo poche ore prima? E il Babbo, che di punto in bianco le dava il Comando della Terza Flotta!? E Marco, che abbracciava senza remore quella sconosciuta!?!

-Chi diavolo abbiamo evocato?!- esclamò preoccupato Ace.

-Questa è opera di Izou!- ringhiò il Settimo Comandante. -Dobbiamo tornare da lui e chiedergli di…

Un’ombra scura oscurò il sole sulle teste dei due Capitani e l’odore acre di sigaro riempì l’aria. -Oh.- ruggì l’omaccione alle spalle di Ace e Rakuyou. -Allora è colpa vostra.- accusò truce sfoderando una katana la cui lama prese pericolosamente fuoco.

-Fossa… non è come pensi…- cercò di difendersi Ace.

-SIETE DUE CAZZONI!!!- esplose la rabbia del Quindicesimo Comandante. -Vi rendete conto di cosa avete evocato!?!?- ringhiò iracondo l’omaccione agguantando per il collo i due malcapitati.

-La donna dei nostri sogni?- rispose strozzato Ace.

-NO! UNA PERICOLOSISSIMA MARY SUE, IDIOTA!!!-

-Che sta succedendo qui?- intervenne Marco a placare gli animi. -State spaventando Celesty con le vostre grida.-

-Ecco, vedete!?- tuonò ancora Fossa indicando a due mani Marco. -L’ha già mandato OOC!!

-Fossa, nostro padre vuole vederti. Ha detto che devi liberare la stanza.

-Che stanza?

-La tua. Ne serve una per Celesty.

-Ragazzo, io non ho la stanza sulla Moby, ho la mia cabina sul mio vascello, te ne sei dimenticato?- spiegò paziente lui.

-Mi dispiace, Fossa. Celesty non ha avuto vita facile, ha solo cercato qualcuno che le volesse bene.- rispose serissimo Marco.

-Certo Marco, non preoccuparti.- mormorò comprensivo il Quindicesimo Comandante dando delle pacche su una spalla della Fenice e rispedendolo al mittente.

-Vedete? Tutto il mondo adesso ruota attorno a lei, ha poteri fortissimi che non hanno senso e Marco le fa la corte. Oh, e ha anche sconfitto Smoker senza colpo ferire.

-Che facciamo adesso?- si preoccupò Ace.

-Va fermata a qualsiasi costo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Dietro le quinte…

Scappate, anime prave. Siete al cospetto di una Mary Sue con Fenomenali Poteri Cosmici, un Marco steso ai suoi piedi con tanto di scritta “WELCOME” e un Edward Newgate che è entusiasta di aver appena rimpiazzato Jaws. Tutto nella norma, insomma. 

È la prima volta che uso Smoker in una storia, e spero di non averlo mandato OOC; cioè, non più di quanto non abbia fatto Celesty. Spero di aver rispettato anche gli altri personaggi nonostante la conturbante presenza della nuovissima figlia di Newgate.

Se avete notato errori di battitura o di grammatica vi prego di segnalarmeli nelle recensioni, e provvederò immediatamente a rimuoverli! Inoltre ringrazio i recensori (GRAZIE!!!) e tutte le persone che stanno seguendo la storia!!

Yellow Canadair

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Revolution ***


REVOLUTION

 

-Me lo sarei aspettato da due mozzi svogliati, ma non da due capitani!- borbottò Fossa squadrando da capo a piedi i fratelli. -Soprattutto tu, Rakuyou! Ace è un idiota e lo sappiamo tutti, ma tu un po’ di sale in zucca dovresti averlo.- continuò agitando il sigaro.

Ace ascoltava il rimbrotto a capo chino, Rakuyou cercò di difendersi: -Siamo in mare da mesi! E l’abbiamo preso come diversivo, come passatempo… come potevamo sapere che quella sarebbe comparsa davvero?

-A saperlo, me la sarei fatta comparire direttamente in cabina.- sospirò Ace. -E con meno vestiti.-

-Ma se gira già mezza nuda che fa girare la testa pure ai gabbiani.- si lamentò Fossa. -Bella o no, è pericolosa. Come diavolo avete fatto a evocarla?-

Rakuyou ed Ace si guardarono a vicenda; non volevano fare la spia, ma se Izou aveva fatto quella fattura al foglio, era probabile che conoscesse anche un rimedio.

 

-Cosa avete fatto?!- sibilò incredulo infatti sul suo vascello il Sedicesimo Comandante.

-Una Mary… com’è che si chiamava?- fece Ace.

-Una Mary Sue.- completò Fossa. -Una ragazza bellissima, forme perfette, capelli, poppe, quella roba lì.

-Una bomba!- assicurò Rakuyou ponendo le mani come ad afferrare i seni della ragazza.

-Avete evocato qualcosa?- sussurrò invece Izou, sgranando gli occhi truccati con una lunga linea che si allungava verso le tempie.

-È fantastica, una meraviglia! Però dice di essere la nipote di Shanks, la figlia del Babbo, sua madre è una specie di demone… Izou, la cosa ci è scappata di mano, bisogna farla sparire! Ha preso il comando della divisione di Jaws!!!-

Izou arretrò, lo sguardo rivolto verso il basso e quasi ci mancò perché si appoggiasse allo stipite della sua cabina davanti alla quale si trovavano.

-Ehi, ti senti bene?- ruggì Fossa preoccupato.

-Io non ho fatto nessun incantesimo a quel foglio!- sussurrò Izou.

-Il racconto di Marco…- ricordò Ace, ma era fuori strada. Infatti Izou, spronato dagli altri due fratelli, si spiegò meglio: -Non posso aver fatto nulla a quel foglio… ho recitato qualche parola inventata a caso, giusto per far fessi voi due che sicuramente stavate origliando… ma non posso aver compiuto un vero rito!

I quattro uomini si guardarono perplessi.

Il Quindicesimo Comandante prese in mano la situazione: -Ace, Rak, voi avete fatto qualcosa al foglio? Parole magiche, balletti strani, niente di niente?

-Abbiamo scritto la descrizione e l’abbiamo letta a voce alta, tutto qui.- confermò Ace.

-E allora Izou, escludendo che quella zucca vuota di Ace abbia poteri paranormali, credo proprio che tu volente o nolente abbia combinato qualcosa a quel foglio.

-I poteri di mio nonno…- sussurrò a mezza voce il povero Sedicesimo Comandante.

-Su, su.- lo incoraggiò Fossa. -Troveremo una soluzione. Inutile chiederti se conosci la formula contraria, vero?-

-Cercando di indovinare parole a caso? Improbabile.- asserì Izou, recuperando la razionalità.

-Magari le parole non c’entrano.- intervenne Pugno di Fuoco. -E se fosse una questione…- si passò le mani fra i capelli. -Una questione di quello che vuoi far fare al foglio? Qualcosa tipo l’Ambizione del Re Conquistatore ma rivolta al foglio.

-Non ho capito.- disse Rakuyou.

-Io forse sì.- asserì Izou. -Posso provare. Riportatemi quel foglio e cercherò di rimediare.-

Rientrò rapido nella propria cabina lasciando con un palmo di naso i tre pirati.

Ci vollero tre ore, trentaquattro minuti e sedici secondi per riuscire a venire a capo in quella baraonda apocalittica che era la stanza del Secondo Comandante sulla Moby Dick: bandiere, cartine, Log Pose rotti, libri di navigazione, cartine da tabacco, oggetti di natura svariata e non sempre riconoscibile, mutande, calzini, magliette (“per forza non le metti mai! Non le trovi!”, aveva detto Fossa), locandine di spettacoli, avvisi di taglia, fotografie, matite e giornali affollavano quei pochi metri quadri di spazio. Il famoso Foglio di Izou era andato a rintanarsi sotto il letto, probabilmente spaventato da quella babilonia dantesca creata da Pugno di Fuoco.

-Non entrerò mai più lì dentro.- disse convinto Fossa nell’uscire, asciugandosi la fronte con un fazzolettino bianco. -E tu volevi che la pupa si materializzasse nella tua stanza!? Nemmeno un cane da valanga l’avrebbe trovata!-

-Dai forza, prima ci muoviamo e prima sparisce Celesty.- sviò l’argomento Ace. -Portiamolo ad Izou.

Il Sedicesimo Comandante, con la sua usuale cordialità, li sbattè fuori dai coglioni mentre lui improvvisava chissà cosa nella sua stanza con quello stramaledetto foglio.

Pochi minuti dopo, come era successo in precedenza, restituì il pezzo di carta ai fratelli e veloce come un ninja sparì, facendo in tempo a sussurrare: -Dovrebbe essere sparita, ora.-

-Oh, eccoti qua!- cinguettò allegra Celesty circondando la vita di Ace con le sue braccia abbronzate, stringendosi a lui con tutta la morbidezza delle sue forme. -Il babbo ti cercava, Ace.- lo avvisò. -Andiamo da lui?-

Ace era ragazzo e vedendosi questo gran bel pezzo di figliola addosso non potè fare a meno di stringerla a sé facendola gemere leggermente, ma non dimenticò di mormorare rivolto ai fratelli: -Ho l’impressione che non abbia funzionato.-

-E io ho l’impressione che se Marco ti trova così ti spacca la testa, Rogia o no.- tuonò Fossa, poi disse rivolto alla ragazza e staccandola dal fratello: -Celesty, va’ avanti, facci strada.-

E mentre la figlia di Newgate li precedeva prima nei corridoi del vascello della Sedicesima Divisione, poi sulla scialuppa e infine nei locali della Moby Dick, Rakuyou suggerì: -Potremmo cancellare quello che abbiamo scritto, e magari sparisce anche lei.-

-Sì, vale la pena tentare. Muoviti, fallo.- ordinò ad Ace, che aveva in mano il foglio. E lui, guardando quelle curve sinuose e perfette e sospirando di malinconia, tracciò una linea sulle parole che descrivevano quella meraviglia di donna.

 

Il giorno dopo furono tutti svegliati da un grido femminile; Ace si girò nel letto, prese mentalmente nota del fatto che nemmeno l’ultima soluzione avesse funzionato e si riaddormentò.

Gli altri pirati, meno narcolettici e più innamorati della leggiadra creatura, si precipitarono sul ponte da cui venivano le urla.

Celesty uscì dalla stanza di Vista (il poveretto era stato spostato nella dispensa, tra le patate e i barattoli di conserve, complice uno spirito cavalleresco che in quel momento giocava decisamente a favore dell’ospite) inseguita da Satch con le gambe ancora impigliate nel lenzuolo che li aveva coperti; la ragazza era in lacrime e si copriva il volto con le mani.

-Celesty, tesoro mio, che succede?- si rivolse a lei un Marco vittima di OOC pesantissimo. Le tolse con delicatezza le mani dal volto e quello che vide fu raccapricciante: sul volto della bellissima Celesty facevano mostra dei graffi, sottili e precisi come un tratto di matita, che stillavano sangue luccicante nella luce del mattino.

-Si è svegliata così, io non c’entro!- spiegava Satch fortunatamente lontano dalle orecchie della Fenice.

-No, nemmeno questo ha funzionato.- disse Rakuyou a Fossa, distante dalla scena del crimine. Ace li raggiunse, gli occhi pesti di sonno e un cornetto alla crema ficcato in bocca, di cui era visibile solo un’estremità.

-Prendi quel foglio, ho un’altra idea.- rispose Fossa. -Usiamo lo stesso sistema di quando è comparsa: scriviamo che scompaia. Ce l’hai la matita?- domandò al Settimo Comandante.

Rakuyou aveva un lapis in tasca, e poggiandosi alla schiena di Fossa mise in fila le parole per cancellare l’esistenza della donna piena di poteri e così pericolosa.

-“Il giorno dopo di Celesty Newgate non rimase traccia; si trattò di un sogno? Fu una visione? Nessuno riuscì a spiegarselo, anzi, tutti si dimenticarono di lei”- lesse Rakuyou a voce alta.

-Dovrebbe mettere tutto a posto.-

Il giorno dopo Celesty si svegliò serena e riposata, i graffi erano spariti e al suo fianco svolazzava felice un cardellino parlante.

-Celesty cara, quel grazioso animaletto da dove viene?- sussurrò Barbabianca, ormai così vertiginosamente OOC da non esser più lui.

-Oh, Kiko!- sorrise graziosa la figlia dai biondi capelli. -È la manifestazione diretta del mio spirito. Una sorta di protettore che veglia su di me, anche se di fatto è una parte di me.- poi, senza dir nulla, si arrampicò su una sartia e si andò a sedere in cima ad un pennone, e dopo poco cominciò a cantare con voce soave.

Stille di luce volteggiavano attorno alla sua leggiadra figura, i vestiti che aveva addosso si scomposero e si ricomposero fino a creare una nuova e seducente mise che sembrava fatta di morbida edera, e che andava a coprire solo punti essenziali, lasciando al sole e all’aria il corpo perfetto e generoso della ragazza che ancora cantava.

Pian piano sulle sue spalle, al suono del suo canto, si andavano aprendo delle formidabili ali lunghe e azzurre che parevano fatte di fili di seta, muovendosi pigre al vento e allungandosi per parecchi metri. Cantava melodiosa affascinando suo padre, fiero di sapere che ad ottant’anni suonati avrebbe allegramente fatto con una demone lussuriosa una così bella figliola!

Ace e Rakuyou si nascosero dietro due grossi barili e scivolarono con la schiena contro di essi fino a sedersi per terra, al riparo dagli sguardi di Newgate e di Celesty.

-E adesso?- fece il maggiore.

-Non lo so.- ammise Pugno di Fuoco togliendosi il cappello e facendosi aria con la falda. -È intoccabile.- e sbuffò passandosi una mano su pettorali e addominali ^-^ ihihhi

-Cosa, scusa?- si voltò Rakuyou.

-Ho detto che è intoccabile.- ripetè Ace.

-E hai ridacchiato.-

-Ma sei scemo? Hai ancora in testa la sua risatina.- risolse Ace.

-Dobbiamo farlo sembrare un incidente.- mormorò il Settimo Comandante. -La situazione ci sta sfuggendo di mano, di questo passo pretenderà anche di sposare qualcuno o di…

-Babbo!- la sentirono dire in lontananza. -Se mamma ti vedesse ti direbbe di smettere con gli alcolici.- ò_ò è sempre meglio non bere!

Ace e Rakuyou si girarono di scatto l’uno verso l’altro, come a cercare una conferma: non l’avevano sentito, vero?

Barbabianca sgranò gli occhi, incredulo. Poi si fece cogitabondo.

-Buttala a mare, buttala a mare, buttala a mare…- tifava Ace.

-Sai che ti dico, figlia mia? Penso che tu abbia ragione.-

Milleseicento uomini impallidirono come un sol corpo; la Fenice non conta perché… è una Fenice! (NDA: che battuta squallida XD) Ed è innamoratissimo di Celesty!

Fossa accese il sigaro presso i due barili dietro i quali erano nascosti i due fratelli.

-Sapevo che prima o poi saremmo arrivati a questo.- soffiò il fumo in cerchi bigi. -Avete qualche altro coniglio nel cilindro?

-Forse in realtà dovremmo lasciarla stare con noi….. in fondo è forte!!!!!!- disse Ace.

-Che è successo!? Ehi, ti senti bene?- disse Rakuyou.

-Certo.- si meravigliò Pugno di Fuoco. -Perché?-

Rakuyou si distanziò di qualche centimetro. -Avevi cominciato a parlare strano… sembravi isterico.-

Presto o tardi sarebbe arrivato anche Shanks, l’imperatore, richiamato dalla fuga di notizie che c’era stata: l’arrivo di Celesty era una notizia che i giornalisti non si fecero scappare, e il Rosso conosceva le potenzialità della nipote: non poteva lasciare che si unisse alla ciurma di Barbabianca, doveva avere lui quella ragazza. Era il suo compito come nonno e come unico familiare ancora in vita della ragazza, oltre a Barbabianca ovviamente. Si sarebbero scontrati? Forse. Uno dei due sarebbe morto? Sicuramente. Ma la vita di Celesty era molto più importante delle loro. Avrebbe cambiato il destino del mondo, meritava di trovare un uomo che la facesse sorridere ancora una volta, doveva essere protetta dalla Marina. E Shanks sapeva di essere l’unica persona al mondo a poterlo fare.

-Io non voglio che alla mia famiglia capiti qualcosa!!!!!- urlò Ace. -Rakuyou!! Che ci sta succedendo!?- si allarmò.

-Cavolo!- ringhiò il pirata dai dreadlocks biondi, schiacciato quasi da quel roseo Comic Sans MS.

-Oh no… non dovevamo arrivare a questo punto!!- gridò spaventato Fossa. -È uno degli effetti della Mary Sue… sta cambiando il font!!-

-E che vuol dire!?

-Che si sta impossessando della fanfiction!

Io, Celesty Newgate, sono finalmente arrivata alla nave del Babbo! Accidenti quanti brutti ceffi! Ma alcuni ho notato, hanno il sorriso e lo sguardo delle brave persone, sento di potermi fidare :3

Il mio potere… non è semplice da spiegare. È uno dei più terribili e più potenti, ecco perché fin da piccolina sono stata allontanata da tutti, senza possibilità di spiegarmi o di farmi nuovi amici. Riesco a controllare materia e sentimenti umani usando il suono della mia voce, e questo intimorisce molti.

Mamma è il Demone Akashi, detta “Queen of Pain”, e quando non lavora viaggia per mondi, cercando urla di terrore e gente da uccidere mentre si eccita col suono delle loro grida.

Chissà perché nessuno voleva giocare con me.

Sono tornata qui, indietro nel tempo, per impedire che si consumi l’atto più tragico della storia di One Piece: la morte di Ace.

Avrei potuto materializzarmi direttamente sul campo di battaglia, ma se avessi ucciso qualcuno? Se avessi fatto del male a degli innocenti? Meglio apparire anni prima ed evitare l’evento che ha scatenato Marineford. Il ritrovamento del frutto da parte di Satch? L’omicidio da parte di Barbanera? La partenza di Ace?

-Babbo.- dissi portandomi davanti alla sua immensa e dolce mole. -Sono venuta fin qui dal futuro per dirti di ritirarti dalla pirateria.-

-ADESSO BASTA!!!- Ace s’intromise in quel turbinio di rosa e di insensatezze. -PUGNO DI FUOCO!!- le fiamme avvolsero il Comic Sans e tutto tornò alla normalità, ma i pirati sapevano che era soltanto una tregua.

-Fossa! Io l’ammazzo con le mie mani!!- ringhiò ancora il Secondo Comandante.

-Bell’idea, è la volta che nostro padre ti stacca la testa sul serio.

-Fermi, fermi, fermi.- invocò Rakuyou sforzandosi di ragionare. -Ricominciamo daccapo: chi abbiamo davanti?

-Una Mary Sue.- fece Fossa.

-Da quando è qui, cos’ha fatto?

-Ha fatto schizzare gli ormoni a tutti, mandato OOC sia Marco che il Babbo e chissà chi altri, affondato una nave della Marina, mostrato le sue grazie un po’ a tutti…-

-Che cosa?- sollevò la testa Ace.

-Ha mostrato le sue graz…

-La Marina!- s’illuminò Pugno di Fuoco. -Smoker sapeva di lei! Non avete visto com’era agitato? Prima di essere trascinato via…

-…stava cercando di metterci in guardia.- completò Rakuyou.

I tre uomini non ebbero nemmeno bisogno di parlarsi per dirigersi a tutta velocità verso la sentina dov’era tenuto prigioniero il Cacciatore Bianco.

I pirati scesero le scale fino a raggiungere il cuore buio della Moby Dick, dove sentivano il respiro pesante del prigioniero e dei mal trattenuti gemiti. (*^* oh, Smoker! se gemi così verrò io a salvarti!)

Accortosi dei tre uomini che si avvicinavano a lui, Smoker alzò la testa e li squadrò da capo a piedi. Era quasi immobile per terra, non era stata risparmiata agalmatolite per legarlo ed era assai strano vederlo senza i suoi proverbiali sigari.

Ruggì basso una risata, ghignando in direzione degli avversari. -A quanto pare ci siete arrivati, finalmente.-

Le catene robuste tintinnarono cupe accompagnando la leggera torsione del busto dell’uomo. (sbav!)

-Cosa sai di lei, Marine?- lo interpellò Fossa.

-Che è una creatura pericolosa, come non ne dovrebbero mai nascere. Chi è stato mandato fuori di testa?

-Il Babbo e Marco.- confessò Ace. -Ma sicuramente anche altri, Satch e Vista si comportano in modo strano, Jaws è stato rimpiazzato…-

-Peggio di quanto pensassi.- ringhiò il Marine, per poi contorcersi in un’espressione di dolore che preoccupò i pirati, che ben sapevano di trovarsi davanti ad un uomo di valore, seppur avversario.

-Ehi, vecchio, ti serve un medico…?- azzardò Ace con dolcezza, sfiorando Smoker, il quale sorrise.

-Fanculo.- ringhiò invece il Cacciatore Bianco. -Non sono immune ai poteri delle Mary Sue. Mi sto… innamorando di lei.- ammise a fatica. -E sto cercando di resistere.-

-Ti stai… cosa?- si sorprese Ace.

-Sì, hai capito bene, moccioso!- sputò fuori il Marine. -Tu ne sei immune perché l’hai evocata, ma io no! Maledizione…

-Allora tu perché stai bene?- domandò Rakuyou a Fossa.

-Io sono un personaggio secondario.- spiegò l’irsuto pirata. -Lui no.- sospirò apprensivo. La situazione era critica. Si tolse una scatoletta di latta dalla tasca e infilò uno dei propri toscani fra i denti di Smoker, accendendolo con un cerino.

Il Marine ringraziò con un cenno del capo.

-Abbiamo cercato di eliminarla, ma non ci siamo riusciti.

-Certo che no.- disse Smoker rilassandosi, mentre si beava del sapore del tabacco. -Sono coriacee, loro. Incantevoli, bellissime, dolcissime e quasi immortali.-

-Come ce ne liberiamo?- domandò Ace, diretto.

-Dovete eliminare il problema lì dove è nato.- rispose Smoker. -Dovete contattare l’autrice.

 

 

 

 

 

 

 

 

Dietro le quinte...

No Smoker, che fai, mi tiri in ballo? 

Vorrei ringraziare i lettori che mi seguono in questa sconsiderata storia! Spero che i personaggi non vi siano sembrati OOC e che se qualcuno usa il font Comic Sans MS rosa acceso nelle storie non la prenda a male! 

Una sola richiesta! Recensioni? No, quelle lasciatele perdere, la richiesta è per Rakuyou e Fossa, che qui su EFP non sono ancora stati elevati allo status di personaggi nella famigerata lista che tutti conosciamo. Per favore, potreste votarli? Basta andare nella home della sezione "One Piece / All'Arrembaggio", in alto a destra c'è la sezione "Aggiungi personaggio"; se vi cliccate si aprirà una finestra con tutti i personaggi che devono arrivare a 30 voti per essere inseriti, e in fondo all'elenco ci sono proprio Fossa e Rakuyou! 

Grazie e grazie e ancora grazie da parte loro, e da parte mia!

A presto,

Yellow Canadair

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Translation ***


TRASLATION


 

Bzzzzzzzzz!!! Bizzzzzzzzprrrrrzzzzzzz!

Spietato, implacabile, le sue pinze fendevano l’aria e lambivano la pelle in un lento e costante dolore che esplodeva nella testa della ragazza. Il male assoluto, una tortura lenta, inesorabile e crudele quanto consapevole e volontaria.

Serviva forse ad allontanare il male di una società malata? Rendeva meno acuto il dolore di persone andate via per sempre senza un addio? Placava forse quel senso di vuoto e di apatia verso un mondo che girava sempre più rapido? O forse era solo un diversivo, in attesa di un incerto futuro? “Siamo nati per soffrire” o, come dicono le patate, “siamo nate per soffriggere”.

Bzzzzzzzzzzzz…

Il rumore metallico copriva quasi la musica sparata a tutto volume nelle cuffie della ragazza, un ulteriore scudo contro le avversità del mondo? Una valvola di sfogo? Parole dette da perfetti sconosciuti che s’incastravano alla perfezione nella sua vita?

A cosa pensava Yellow Canadair mentre passava il silk-epil sulle proprie gambe? Sicuramente non a quello detto finora. I suoi pensieri spaziavano da “ahia”, “peli incarniti”, “coca cola”, “cacca” fino ai più profondi meandri della filosofia metafisica, come un pendolo che oscilla tra “ho fame” e “che palle”.

Biiiizzzzz buzzzzzz brrrrrzzzzz… sbzzzzzz…

Il Satinelle bianco a fiorellini andava tranquillo e lei lasciava che il dolore di mille strappettini le scivolasse addosso. Finalmente sola! La casa era deserta, era tarda mattinata, nessuno entrava in camera sua a controllare se stesse realmente studiando, e poteva mettersi a gambe larghe sul suo letto (con un grande asciugamano sotto al sedere, eh! Se no tutti i pelini sparsi chi li toglie?), lasciandosi inondare dalla luce del mattino per vedere dove si nascondevano quei maledetti che puntuali spuntavano, allegri e goderecci, sotto il sole della spiaggia.

Ah, ma gliel’avrebbe fatta vedere lei! Non ne sarebbe rimasto in piedi uno, dopo quella retata, nemmeno uno.

-Dov’è?

-Qui non c’è nessuno… cos’è questo rumore?

-Il frigo! Però, fornito!

-Lascialo perdere, dobbiamo cercare lei.

Ma vedi ‘sto piccolo bastardo che s’è ficcato sotto pelle, pensò la ragazza passando e ripassando il marchingegno sul pelino, per poi farlo uscire fuori grattandoselo in maniera assai poco professionale.

-È lei!- esultò Ace entrando in una camera da letto ed indicando al fratello una ragazza che dava loro le spalle, piccolina, con una maglietta nera, i capelli tenuti su da un mollettone di plastica e due enormi cuffie che le coprivano le orecchie.

-Non credo ci senta.-

Biiiizzzzzzzzz…

L’onesto silk-epil continuava a lavorare sulle gambe ignude della sua padroncina, le ligie cuffie trasmettevano musica nonostante l’avvertimento sulla soglia di sicurezza della saggia casa produttrice.

-Ehi, scusa…- Ace cercò di attirare l’attenzione della ragazza picchiettandole l’indice sulla spalla.

Cazzo ci fa mamma già qui? E soprattutto, perché tutta questa gentilezza? Yellow Canadair spense il silk-epil e si voltò scocciata.

In un secondo sospeso nel tempo e nello spazio, i suoi occhi rimasero calamitati in quelli di Pugno di Fuoco, registrando i dettagli, le lentiggini, i capelli selvaggi, il naso sottile, l’aria imbarazzata, mentre ormai libero dal frastuono dell’elettrodomestico, dalle cuffie si udiva un romanticissimo:

«…i Puffi sanno che un tesoro c’è nel fiore accanto a te,

Madre Natura pensa sempre a noi, ed i Puffi sono tutti amici suoi!»

Gli occhi le si riempirono di lacrime, la bocca si aprì senza emettere un suono, l’abbronzatura faticosamente accumulata lasciò spazio ad un pallore senza precedenti.

-Ehm, scusami.- s’inchinò Ace, come gli aveva insegnato Makino, seguito da Rakuyou alle sue spalle. -Per caso sei Yellow Canadair?-

Arretrò, incredula e spaventata, fino alla testata del letto, cercando di allungare la propria maglia almeno fin sotto alle mutande.

Ace. Rakuyou. Encefalogramma piatto. Tra orecchio e orecchio il vuoto cosmico.

-Senti…- provò Ace, senza avvicinarsi. -Dobbiamo parlarti però… usciamo un attimo, ok? Così puoi rivestirti e… mi dispiace molto…- poi il Secondo Comandante guardò verso il muro della stanza. -Ehi, ma quello è il mio fratellino!-

-Ace, muoviti.- gli intimò Rakuyou trascinandolo fuori dalla stanza e richiudendo cortesemente la porta.

I due pirati si guardarono tra loro.

-Pensavo si spaventasse di più…- disse uno.

-Ha dei gran bei nervi saldi.- commentò l’altro.

Yellow Canadair intanto aveva affondato la propria faccia nel cuscino urlandovi dentro fino a seccarsi la gola, mentre piangeva senza pietà. Che sogno era!?! Cosa aveva mangiato!?! Il silk epil era andato in corto circuito ed era morta?!?

Pianse e pianse, poi, calmatasi, si diresse verso l’uscio decisa a tornare in cucina e replicare esattamente l’ultima colazione fatta. Era un sogno. Era stato decisamente un sogno, conseguenza di una colazione troppo robusta.

Aprì la porta e si trovò davanti Ace e Rakuyou, sorridenti.

La scena che seguì, Yellow Canadair preferì dimenticarsela, anche se i due pirati ebbero molto tatto ed Ace ebbe anche l’educazione di non prenderla in giro, cosa che effettivamente si sarebbe meritata; nell’ordine: tremore delle gambe, pianto convulso, incapacità di articolare parole. Inutile aggiungere che quando Ace le cinse le spalle per portarla in cucina e offrirle una sedia, i sintomi peggiorarono.

Le prime parole che, tra le lacrime, i due sventuratissimi uomini riuscirono a distinguere furono: “Sei vivo”, rivolte ad Ace, che si ritrovò stretto in un abbraccio disperato, quasi la ragazza l’avesse conosciuto da sempre e l’avesse ritrovato dopo averlo a lungo dato per morto.

Quando le lacrime si furono asciugate, Yellow Canadair e i pirati si accomodarono al tavolo da pranzo nell’appartamento dei genitori della ragazza, in una sala ariosa che comprendeva sia la cucina che il salotto, e i due poveretti, del tutto travolti dall’euforia di lei, non riuscirono ad esporre subito il loro problema, troppo divertiti dalla padrona di casa che si avvicinava all’uno e all’altro senza paura, bevendosi con lo sguardo ogni dettaglio, ogni parola e ogni atteggiamento.

-Sei davvero come ti immaginavo!- sussurrò estatica sfiorando la giacca bianca di Rakuyou.

-Tieni, ti faccio fare un giro allora!- rise il pirata, sfilandosi la giacca e facendola infilare alla ragazza.

-Tieni anche questo allora.- rispose al gioco Ace, piazzandole in testa il cappello.

Yellow Canadair si beava con quegli indumenti, anche se puzzavano un po’ ed era un prestito momentaneo, però si rese conto che quei due non erano lì per pura beneficenza e chiese: -Posso fare qualcosa per voi?- e aprì l’anta del frigo per prendere qualcosa da bere.

-Abbiamo un problema, Smoker ha detto che ci puoi aiutare…- cominciò Rakuyou.

-Una Mary Sue.-

-Ah.- riconobbe la ragazza fissando i pirati. Chiuse il frigo e andò nello stipo dei liquori, estraendo una gran bottiglia di Malvasìa che teneva in riserbo per le occasioni speciali. Già due comandanti di Barbabianca alla sua tavola erano un’occasione più che speciale, se poi li mandava Smoker, un Marine, per parlare di una Mary Sue, la questione richiedeva un’attenzione particolare.

-Ditemi tutto.- ordinò cortese una volta riempiti tre bicchieroni.

E i due pirati cominciarono a raccontarle di tutto quello che era successo, dal libro che stava leggendo Marco, al foglio, e poi il nonno di Izou, Fossa che aveva svelato chi fosse la creatura, Smoker che dava di matto, Jaws depauperato e i casi abominevoli di OOC da cartellino rosso ed espulsione del Babbo e di Marco.

Le parlarono a lungo di Celesty, gliela descrissero, fecero un lungo discorso sui suoi poteri legati alla voce e sulle sue doti, quanto fosse bella e dolce, e videro che man mano l’espressione dei lei si faceva più cogitabonda e tesa, e quando nominarono Shanks notarono che per lei la notizia era davvero sconvolgente.

-La figlia di Shanks il Rosso?- ripeté.

-Dice di essere la nipote.- esplicò Rakuyou. -Ma le date non coincidono, c’è una sorta di demone della lussuria in mezzo…

-Aka…- mormorò Yellow Canadair. -Akashi?- azzardò. -Ha anche le ali? Ali lunghe e azzurre?-

I due pirati non erano affatto sconvolti. -Sì, esatto.- le confermarono. -L’hai creata tu, vero?-

Yellow Canadair impallidì. -No! Oh, no no no no…-

Si alzò in piedi e scappò verso la sua stanza, per poi riemergerne con in braccio un mucchio di fogli colorati tutti scarabocchiati e un portatile già acceso.

-E questo cos’è?- si avvicinarono i due pirati allo schermo luminoso.

-Un computer… è lungo da spiegare, diciamo che è qui dentro che nascono le storie, in un certo senso.

-Ma questa è una foto del Rosso!- notò Ace guardando lo sfondo del desktop.

-Dicevo.- sviò il discorso la ragazza aprendo programmi a casaccio con il volto più vermiglio dei capelli dell’imperatore. -Avete evocato nel vostro mondo la bozza di un personaggio che doveva salvare Ace a Marineford!-

I due filibustieri ammutolirono.

-Fare cosa?- chiese il diretto interessato con un sorriso forzato.

-Salvarti a…- balbettò lei. -Quanti… quanti anni hai?-

-Diciannove!- rispose orgoglioso.

Ah. Bene. Yellow Canadair poteva fargli uno spoiler di dimensioni astronomiche e salvargli la pelle, se avesse superato lo shock della notizia. Ma lo spoiler “causerebbe un paradosso temporale il cui risultato potrebbe provocare una reazione a catena che scomporrebbe la tessitura del continuum tempo-spazio distruggendo l'intero Universo!” aveva visto abbastanza volte Ritorno al Futuro per capire che la sua azione non sarebbe stata scevra da conseguenze terribili.

-Se devi salvare una persona.- cominciò lentamente. -Non frapporti tra essa e il nemico.-

-Cosa, scusa?- domandò educatamente Portuguese.

-Non frappor… SPOSTA RUFY, OK? Non ti mettere davanti ad Akainu! È la cosa più stupida del mondo! Devi entrare in scivolata e levarlo!

Prese fiato. Doveva ancora lavorarci su, ma gli avrebbe insegnato a non morire da babbeo, poco ma sicuro.

-Dicevo, Celesty Newgate è un prototipo che avevo in mente, ma non l’ho mai usata in una storia.- spiegò cliccando su una casellina e palesando sul monitor il disegno di una giovane ragazza prosperosa e dai lunghi capelli biondi.

-È lei!- confermò Rakuyou.-

-Celesty Newgate, sedici anni, bionda, full optional, un frutto legato alla voce, praticamente il potere delle principesse Disney.-

Prese in mano alcuni dei fogli.

-Ed ecco qua la sua parentela con Shanks.- disse mostrando un albero genealogico. -Stavo cercando di far quadrare una mia teoria personale e far entrare nella stessa famiglia te, Rufy, Shanks, Crocodile, Nico Robin, Bagy, Perona e un paio di altre persone, solo che poi mi è venuta in mente Celesty, e ho continuato ad usare questo foglio per scrivere di lei.-

Ad un certo punto i rami già confusissimi dell’albero pieno di matrimoni improbabili e di dubbia riuscita si intrecciavano con i capelli della Mary Sue.

-Poi, parlando a telefono, è uscita nel discorso anche questa Akashi…

-E tu sei una con il vizio di disegnare mentre telefona.- indovinò Rakuyou.

Yellow Canadair sospirò, afflosciandosi sulla sedia. -Mi dispiace…- mormorò sconfitta. -L’ho creata proprio Suosa! Potrete perdonarmi?-

-Siamo stati noi ad evocarla!- la rassicurò Pugno di Fuoco. -Non devi addossarti una colpa del genere.- disse.

-Ha ragione, ragazza.- rincarò Rakuyou cercando di tirarla su. -E poi tu sei l’autrice. Sei l’unica che può sistemare le cose.-

-E invece no!- pianse la ragazza. -Non posso far sparire un personaggio così di colpo, nemmeno io! Creerebbe un buco nella trama e… i recensori negativi! Mi silurerebbero! O mio Dio, forse sono già arrivati, ho creato una Mary Sue! Non voglio fare il login, non voglio vedere!!

-Allora uccidila! Creale un punto debole e faccela eliminare!

-E no! Se la uccidete, Newgate vi punirà come traditori della famiglia!

Guardò sconsolata i fogli, afferrò l’infausto albero genealogico e ne fece una palla di carta, che volò nella sala descrivendo una traiettoria violenta e netta nell’aria. Ace sorrise e le fece prendere fuoco, polverizzandola prima che toccasse terra.

-E poi dovrò trovare un’altra protagonista per fare quello che avevo in mente perché una Mary Sue farebbe più danni che altro.- considerò Yellow Canadair pensierosa. Una Mary Sue in piena Marineford! Aveva fatto danni su una nave, figurarsi con un turbinio di persone attorno, per di più in mondovisione.

Il rombo di un aereo in avvicinamento la distrasse, guardò oltre il vetro della finestra un grande velivolo giallo che si abbassava verso il mare.

-Staremo qui solo un’altra ora scarsa.- ammonì Rakuyou rompendo il silenzio lasciato dai motori dell’aereo. -Poi dovremo tornare a casa nostra.

-Non la potete uccidere. Non voi.- esclamò all’improvviso Yellow Canadair.

Prese una biro blu dal cassetto della cucina, girò uno dei fogli anche ancora giacevano sul tavolo e cominciò a disegnare sul lato intonso come una forsennata, scrivendo un sacco di appunti accanto alla figura che man mano si delineava con una grafia tondeggiante. -Capite cosa c’è scritto?- domandò infine porgendo il foglio ai due figli di Newgate.

-Sì, è chiaro.

-Bene. Dovete trascrivere queste cose, lettera per lettera, sul foglio di Izou. E poi ovviamente dovrete leggerle ad alta voce. Lettera per lettera, parola per parola. Non interferite con gli eventi, assecondateli. Se ci sono problemi tornate qui.- poi ci ripensò. -Anzi, tornate in ogni caso.-

E poi, i due pirati non capirono perché, si ostinò a spiegare perché, per salvare una persona, fosse molto meglio spostarla piuttosto che fermare la minaccia che poteva dimostrarsi troppo forte e avere comunque la meglio.

Rakuyou guardò verso il grande orologio che vegliava sulla cucina. -Dobbiamo andare adesso.- disse un po’ triste. -Grazie di tutto!- sorrise alzando il pollice in segno positivo mentre Yellow Canadair si sfilava docilmente di dosso la sua giacca e il cappello di Ace.

-È stato bello.- mormorò commossa la ragazza mentre abbracciava forte prima l’uno e poi l’altro. -A…Ace…?- balbettò infine.

-Sì? Dimmi!- sorrise il filibustiere.

Yellow Canadair divenne più rossa e più rovente delle fiamme dell’inferno, ma sussurrò con coraggio: -Posso… posso darti un bacio?-

 

~

 

-Dovrebbero essere di ritorno.- protestò Fossa guardando l’orologio.

-Ancora un minuto.- lo rassicurò Izou senza innervosirsi.

Fossa rilesse ancora, dal famoso foglio, quanto scritto e letto la sera precedente dopo innumerevoli prove: “Ace e Rakuyou si ritrovarono nella casa dell’autrice, fortunatamente deserta salvo che per l’autrice stessa, ma fu solo una visita momentanea e tornarono dopo due ore esatte, sani e salvi, e con la soluzione al problema della presenza di Celesty Newgate.”

Forse un po’ barocca, ma meglio essere precisi. Avevano fatto molte prove prima di mandare allo sbaraglio i due capitani, visto che le ultime volte il foglio aveva deliberatamente ignorato i loro ordini e avevano capito che, se non si trattava di sabotare la Mary Sue, il foglio era molto preciso riguardo quello che vi si leggeva.

-Uff! Eccoci qua!- esclamarono Rakuyou ed Ace uscendo dalla porta della cambusa.

-Siete tutti interi?- si accertò Fossa squadrandoli scettico. -Che diavolo hai da gongolare, tu?- interrogò Ace.

-Niente, niente.- minimizzò il ragazzo. -Ecco la soluzione.- e tese ad Izou il foglio colorato affidatogli da Yellow Canadair.

Izou lo afferrò con un gesto deciso, sorvolando sul colore rosa acceso, e lesse la prima riga, poi la seconda, poi la terza e così via, perdendo l’espressione seriosa man mano che s’addentrava in quel delirio.

"Amethyst D. Sparkle, detta la Piccola Lady

 

 

 

 

Dietro le quinte…

Beh? Che potevo fare? Mettermi io, personalmente, in pigiama e infradito, contro una Mary Sue? Ho fatto quello che so fare meglio: fare figure orrende e offrire da bere. In particolare i pirati si sono scolati la mia riserva di Malvasìa, un tipico vino (“vino liquoroso”, recita l’etichetta) che ho contrabbandato dalle isole Lipari. Era per le occasioni speciali e avere Ace e Rakuyou nella propria cucina è un ottimo motivo per vuotare una bottiglia.

Ricordo a tutti gli spettatori il momento del televoto! Votate per Fossa e Rakuyou, rendeteli personaggi a tutti gli effetti! Basta andare nella home della sezione "One Piece / All'Arrembaggio", in alto a destra c'è la sezione "Aggiungi personaggio"; se vi cliccate si aprirà una finestra con tutti i personaggi che devono arrivare a 30 voti per essere inseriti. Fossa e Rakuyou grazie a voi sono a metà classifica! Chi è che non ha ancora votato? 

Spero che la mia soluzione anti-Sue non abbia successo, così i nostri baldi bucanieri saranno costretti ad un’altra trasferta a casa mia, e magari portano anche Smoker. Hasta la vista baby! :D

Yellow Canadair

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Compilation ***


Compilation

 

Ace e Rakuyou erano appena tornati sul vascello della Sedicesima Divisione dalla loro gita nella casa dell’autrice e adesso le sue istruzioni scritte su un foglio venivano esaminate dai pirati. Yellow Canadair consigliava di evocare una ragazza di nome Amethyst D. Sparkle.

-E questi cerchietti cosa sono?- chiese Izou prendendo il foglio da Portuguese.

-La taglia. Sono tutti zeri.-

-Ha la “D.” nel nome, non è che siete parenti?- notò Fossa.

-Mai vista né sentita…- mormorò il moro guardando la descrizione della donnina. Il frutto Glitter-Glitter? Occhi cangianti dal rosa all’azzurro? Ma che specie di bestia era?

-Forza, prima trascriviamo e prima ci leviamo Celesty di torno.- disse pratico Izou entrando nella sua cabina, al sicuro da occhi indiscreti. Il Sedicesimo Capitano si sedette alla scrivania e si mise comodo per trascrivere il poema consegnato loro dall’autrice.

 

“Il mio nome è Amethyst D. Sparkle, ma il mio soprannome è Piccola Lady. A dieci anni ho mangiato il frutto del diavolo Glitter-Glitter ed ero molto triste perché non avrei potuto più nuotare, e invece a quanto pare questa particolarità dei frutti con me non funziona! Sarò fortunata? Dalla mia mamma Boa Hancock invece ho ereditato i poteri del Mero-Mero, e così posso far sì che tutti si innamorino di me ^_^ il mio papà non so chi sia, ma ha la “D” nel nome quindi sarà sicuramente una persona buonissima e onestissima! Tutti i possessori della “D” sono così!! ♥ 

Che dire di me? Sono una ragazza normale, semplice, dolce, complicata, un po’ timida e cerco il vero amore ma senza che interferisca il Mero-Mero… non voglio un uomo innamorato perché costretto, lo voglio innamorato perché il Vero Amore è la cosa più potente che esista, più forte dei frutti del diavolo. Mi piace la musica e ascolto di tutto, tranne la techno, troppo ritmata! E i melodici, troppo noiosi. E il rock, troppo movimentato. E il metal, troppo frastuono. E la musica classica, non si capisce niente, non c’è nemmeno il testo. E il rap, troppo testo. Mi piace la mia, di musica, quando suono io. Suono l’arpa. Ma anche il campanello (oh oh oh come sono simpatica!).

Amo vestirmi di nero, risalta la mia pelle bianca che non si scotta mai, nemmeno se sulle navi il sole picchia come Mike Tyson. Mi metto le autoreggenti, la gonna nera e il top scollato e sto bene con me stessa. Basta questo. Sì, questo.

Sono alta 1,70 metri, peso 57 kg e porto la V di reggiseno.

Ho i capelli lunghi e neri come l’ala di un corvo che mi arrivano fino alla schiena con le meches fucsia, gli occhi sono rosa se c’è il sole e azzurro se ci sono le nuvole. Mi hanno detto che questo mio difetto dipende dalla pressione bassa, che mi porta anche a svenire spesso. Spero di incontrare brave persone che non mi prendano in giro come hanno sempre fatto i miei compagni di scuola.

La mia è stata un’infanzia orribile, sono stata presa in giro per il mio aspetto e per il mio nome. Ma ora tutto finirà, il bullismo sarà sconfitto.

Il bullismo è brutto. Il bullismo è brutto, brutto, brutto, brutto. Il bullismo è brutto”

 

-Questa cosa ci si rivolterà contro.- pronosticò Izou con ribrezzo.

-Non ho capito, com’è il bullismo?- fece Rakuyou.

-È brutt… ma che fai, prendi pure per il culo!?!- ruggì Fossa.

-La maggior parte delle cose scritte qui non ha senso…- sibilò Izou.

Ace lesse ad alta voce quella sconclusionatissima descrizione, poi ripiegò il foglio e stava per fargli prendere fuoco quando i fratelli lo fermarono: non fosse mai che distruggesse l’unico modo che avevano per contattare l’autrice, nel caso che quel tentativo non fosse andato in porto.

Visto che però, come succedeva sempre, per attendere un riscontro doveva sorgere l’alba successiva, Fossa, Ace e Rakuyou lasciarono il vascello di Izou (che con quella storia non voleva averci più a che fare) e tornarono a bordo della Moby Dick.

 

http://www.polyvore.com/bad_girl/set?id=135137528

 

-E questo che diavolo è?- chiesero ad una voce Ace e Rakuyou, una volta arrivati sul ponte principale della nave paterna.

Galleggiava appesa al nulla una lunga stringa incomprensibile di lettere e numeri colorati di fucsia che si muoveva nel tenue vento, quasi fosse stata dipinta su una lastra ondeggiante di vetro bollente sospesa in aria davanti ai loro nasi.

-Ah, è apparso mentre non c’eravate: è il link a Polyvore per far notare come s’è vestita oggi.- spiegò Fossa decisamente contrariato a quello sfoggio.

Ace allungò una mano per toccare quelle lettere rosa acceso, ma le dita attraversarono quello strano artefatto come se fosse stato fatto di fumo.

-Ace, amore!- trillò una voce proveniente da sottocoperta, e immediatamente sul ponte si palesò Celesty, tutta pimpante e con un gran sorriso. Abbracciò il moro e disse, premendo le poppe stratosferiche contro i pettorali del ragazzo: -Mi accompagni a terra a fare compere?-

A Fossa andò di traverso il fumo del toscano, Rakuyou sgranò gli occhi e poco ci mancò che Ace non perdesse l’equilibrio andando a cadere contro il link di Polyvore. Tuttavia si riprese in tempo per dire con educazione: -Siamo ancora lontani da qualsiasi costa, Celesty. Non possiamo muoverci.- concluse, resistendo alla tentazione di posare una mano non sulla schiena della ragazza, dove stava, ma un po’ più a sud.

-Il babbo mi ha detto che possiamo usare il tuo Striker!- obiettò ancora la sorellina.

E da quando il vecchio aveva poteri decisionali sul suo Striker?, pensò Ace. Newgate era suo padre, ma lui era pur sempre un Comandante con una certa indipendenza e lo Striker, fino a prova contraria, era suo. E Barbabianca non si sarebbe mai sognato di dare un ordine così cretino!

-Ascoltami.- tentò ancora Ace. -Si sta facendo tardi adesso, e non so se siamo vicini o lontani ad un’isola…

-Ma io voglio andarci adesso!- s’intestardì l’ospite.

Ace stava giusto per testare una nuova mosse del suo infuocato repertorio quando un grido attirò l’attenzione di tutti i presenti:

-Sottomarino in emersione a tribordoooo!!- diceva la vedetta, e tutti i pirati andarono sulla fiancata destra della nave per assistere a quella strana comparsa.

-Di chi si tratta, Babbo?- chiese Marco volando fino allo scranno dove sedeva il genitore, subito raggiunto da Celesty che gli si strinse addosso.

Barbabianca scrutò con attenzione il mare e infine mise a fuoco, a parecchi metri da loro, un sottomarino giallo che mostrava fiero le sue insegne.

L’intera imbarcazione emerse lenta dall’acqua, un portello sulla sommità si aprì e, prima ancora di qualche marinaio, ne uscì uno sventolante drappo bianco.

Celesty abbandonò la postazione accanto a Marco e, dopo un breve volo, si issò a sedere fra i pennoni per avere una visuale migliore, e guardava incuriosita l’appariscente sottomarino in avvicinamento.

Il drappo bianco, che segnalava una resa, era tenuto dal braccio magro di Orca, un pirata dai capelli rossi e lo sguardo perennemente nascosto dal cappello. -Aiuto!- gridava diretto all’equipaggio della Moby Dick. -Il mio capitano ha ingoiato per sbaglio un campanaccio da mucca ed è svenuto!-

Una sonora risata scosse la Moby Dick, e anche Ace, Fossa e Rakuyou in un momento normale sarebbero scoppiati a ridere, ma purtroppo la situazione era troppo assurda per non pensare che avesse qualche legame con Celesty.

Barbabianca rideva facendo tremare il tavolato della sua nave mentre fra l’equipaggio correvano frasi come: “Ma che bravo dottore!” “L’ha ingoiato per errore? Ci stava facendo la scarpetta nel piatto?” e “Scusi, dov’è il bagno?”.

Poi l’imperatore bianco si riprese, considerò un attimo l’equipaggio del sottomarino che nel frattempo si era accostato ed era stato circondato da un manipolo di figli di Newgate, e poi tuonò: -Non sono la Croce Rossa; affondateli.-

-FERMO!!!-

Con un salto degno dell’Uomo Ragno, Celesty era atterrata dritta davanti allo scranno del padre e in ginocchio davanti a lui, con le ali verde acqua che aleggiavano ancora nell’aria dopo aver frenato la caduta e i boccoli biondi che sfioravano il legno nell’inchino in cui si era piegata. -Fermati, padre! Abbi pietà di loro, io… io li conosco! Il capitano è Trafalgar Law, ero nella sua ciurma alcuni anni fa. È il miglior chirurgo del mondo, se lo salvassi sarebbe in debito con me, e ti potrebbe aiutare.

Fossa si sbattè una mano in fronte, raggelando al pensiero di quello che stava per succedere.

Trafalgar Law fu quindi trasportato a bordo della Moby Dick (perché curarlo là dove stava, nel suo giaciglio, avrebbe impedito il risveglio nel letto di Celesty) e curato amorevolmente dalla dolce ragazza che, a quanto aveva dichiarato, aveva dei portentosi poteri curativi, dati sempre da quel suo famigerato frutto del diavolo.

-Lasciateci soli.- chiese con delicatezza ai pirati che avevano trasportato nella sua stanza il Chirurgo della Morte. Sempre a pensare male! Non c’erano altri letti a bordo, ricordate? C’è Vista a tener compagnia alle patate nella cambusa, ora che ci penso.

E naturalmente tutti le obbedirono, ben consci della sua natura compassionevole e per niente maliziosa.

Una volta che la porta fu chiusa, Celesty tirò un sospiro e si sedette sul lettino accanto al capitano Hearth; accarezzò pensierosa i capelli neri del ragazzo svenuto, le basette, scese sul mento e si soffermò sulle labbra, indugiandovi appena mentre ricordava i baci che si erano scambiati con passione fino a pochi anni prima.

Beh, doveva darsi da fare: un campanaccio nello stomaco non era roba da poco. Protese le mani lunghe e curate sullo sterno scoperto del giovane svenuto, chiuse gli occhi, tirò un sospiro e cominciò a concentrarsi. Una tenue luce verde illuminò le mani di Celesty, mentre lunghe ciocche di capelli biondi si sollevarono, quasi guidati dalla luce che adesso aleggiava attorno all’intera figura della ragazza e un lumicino sembrava provenire anche dall’interno del corpo di Trafalgar Law.

 

-Quanto manca a domani mattina?- si lamentò Ace. La Moby Dick era un delirio: non solo Marco aveva fatto una terribile scenata di gelosia quando aveva appreso che Law e Celesty erano stati insieme tempo addietro, e ora lei era sola con lui, ma Satch, dopo aver conosciuto il legame tra gli Hearth e la piccola Newgate, aveva cominciato a mettere sotto torchio i subordinati di Trafalgar per scucire loro quante più informazioni sulla ragazza, nell’evidente tentativo di fare colpo.

Jaws, dopo aver perso la propria divisione, si era chiuso nella sua cabina e si rifiutava di uscire, mentre i suoi ormai ex subordinati, senza ordini né controllo, erano lasciati completamente a loro stessi e vagavano per la nave senza meta.

La cambusa era quasi inagibile perché Vista aveva pensato bene di montarvi all’interno una tenda canadese per poter “ospitare quel bocciolo di rosa”, testuali termini, se per caso avesse reputato scomoda la cabina; Ace una volta raccolte quelle raccapriccianti parole aveva chiuso la porta della cambusa con un movimento lento e si era allontanato in tutta fretta.

Edward Newgate era tutto contento che sua figlia avesse tali strabilianti doti, e Fossa non ritenne nemmeno necessario muovergli la mozione che, visto che la ragazza era una sciamana, una dottoressa o roba simile, salvare Trafalgar Law per avere in cambio cure mediche era completamente inutile. Ormai l’imperatore bianco era cotto, inutile cercare di farlo ragionare. Altro che OOC, ormai stava diventando qualcosa di completamente avulso dal Newgate originale!

L’unica speranza era che la notte passasse in fretta e l’incantesimo facesse effetto, liberando Amethyst D. Sparkle.

 

-C… Celesty-ya…- mormorò Trafalgar Law mezz’ora dopo, socchiudendo gli occhi grigi.

-Sono qui, Eustas… ehm! Trafalgar.- rispose Celesty prendendo una mano del Chirurgo della Morte fra le sue.

L’uomo ghignò sprezzante. -Sono caduto proprio in basso, per farmi salvare da te.- disse.

-Non dire così.- replicò piccata Celesty. -Lo sai che ho fatto dei sacrifici enormi per riuscire a gestire il mio potere.-

Ma la montagna dell’OOC franò addosso al Chirurgo: -Che ci fai qui? Credevo di averti perduta per sempre.- affermò portandosi alle labbra la mano della dama in un casto e rispettoso bacio.

Diversi minuti dopo, ormai si era fatta sera sulla Moby Dick, i due uscirono dalla cabina di Vista Celesty e la ragazza, trionfante, annunciava a tutti la lieta novella, la guarigione di Trafalgar Law, facendo suonare allegramente il campanaccio da mucca recuperato nel tratto finale dell’esofago del tatuatissimo capitano.

Rakuyou era appoggiato ad una balaustra della nave, cincischiava con i suoi grossi orecchini e tormentava i dread in attesa che il padre desse l’ordine, nella migliore delle ipotesi, di buttare fuori bordo a calci Chirurgo e sottoposti in tuta da benzinai, ma rimase assai deluso:

-Ottimo lavoro, figlia mia! Gura gura gura!- tuonò ilare Newgate. -Si organizzi una grandiosa festa per il tuo operato, i pirati Hearth saranno ospiti d’onore!-

Rakuyou pianse.

La festa durò tutta la notte, perché arrivati alle quattro del mattino la ragazza si mise in testa di voler vedere l’alba e, manco a dirlo, tutti la assecondarono con piacere.

Ma proprio mentre la baldoria entrava nel vivo, tutti erano sbronzi e Celesty veniva trascinata sul palco improvvisato per cantare la sua nona canzone, una nave apparve all’improvviso sull’acqua scura che circondava il vascello in festa. Stranamente le vedette erano mute, o più probabilmente troppo sbronze per capirci alcunché.

-Ehi, pidocchi.- risuonò una voce sul mare. -Per caso su questa nave è presente Celesty Newgate? Io e lei abbiamo… un conto in sospeso.-

Sir Crocodile saltò sul ponte centrale della Moby e sorprese alle spalle Celesty, con ancora il microfono in mano, la strinse a sé immobilizzandola contro i suoi maestosi pettorali, e la tenne sotto la minaccia dell’uncino.

-Nessuno si muova, bambocci.- disse.

Tutti i figli di Barbabianca scattarono in piedi, pronti all’attacco, ma nessuno, nemmeno Newgate, osava far partire la controffensiva per timore di colpire l’ostaggio.

-Ti ho cercata a lungo, piccola Celesty.- mormorò cupo l’uomo dall’uncino d’oro. -Ma adesso finalmente verrai con me, sarai la mia diretta subordinata nella Baroque Works, l’organizzazione segreta alle mie dipendenze.

Ace e Rakuyou tirarono un sospiro di sollievo. Se un membro della Flotta dei Sette noto per la sua intelligenza spiattellava ad una gremita piazza di essere a capo di una setta segreta, allora anche quello era merito della presenza della Mary Sue e si sarebbe risolto in pochi istanti. Magari, pensò Fossa, si sarebbe dovuto preparare un letto in più per l’ennesimo ospite.

-Crocodile!- ruggì l’imperatore. -Lascia in pace la mia famiglia! Sono io quello che vuoi uccidere!-

-Fantastico.- mugugnò Fossa accendendo il proprio sigaro. -Ha anche cominciato con le battute da telenovela.- e si chiese perché Amethyst ci mettesse così tanto a rivelarsi. Ormai il sole era quasi sorto.

-Non t’intromettere, vecchio!- rispose Crocodile. -Voglio solo la mocciosa.

La prima briciola di sole fece capolino dal mare.

-FERMO DOVE SEI, MOSTRO!-

Tutti i pirati si voltarono verso il boccaporto che conduceva ai dormitori comuni e quello che videro fu Ace che dormicchiava abbracciato allo stipite col cappello ciondolante sulle spalle.

-E lèvati… togliti!- mormorò una vocina dietro di lui, spingendolo in avanti. Ace crollò a terra continuando a dormire ed apparve…

-Come osi prendere in ostaggio una fanciulla indifesa che non aveva altri desideri che vedere l’alba assieme alla sua famiglia? Io sono Amethyst D. Sparkle, e ti punirò in nome della Luna!

-Quest’introduzione mi ricorda qualcosa…- fece Trafalgar Law, appoggiato a Bepo poco distante.

All’alba Amethyst D. Sparkle aveva finalmente fatto irruzione sulla scena! Fossa e Rakuyou, assonnati ma felici, si fregarono le mani.

-Non riuscirai a sconfiggermi.- tuonò Crocodile scomponendosi in milioni di granellini. -SABLE-

-Glitter anarchy!- invocò Amethyst sommergendo l’avversario sotto una montagna di brillantini dorati, quelli odiosi e appiccicosi da lavoretto di Natale.

Di Crocodile spuntava solo la testa da quell’infamante cumulo luccicante, e ci sarebbero voluti gli occhiali da sole per guardarlo bene in volto.

Amethyst si mise davanti a lui con le mani sui fianchi, guardandolo con superiorità e sorridendo sprezzante. Le lunghe gambe erano messe bene in evidenza dal vestitino che comprendeva una minigonna cortissima di pizzo nero e un corpetto sempre nero che fasciava il vitino e il seno prosperoso; portava delle parigine a righe orizzontali nere e rosse e le scarpe nere con un alto tacco a spillo. I capelli liscissimi e neri erano portati dietro le candide spalle scoperte, gli occhioni al momento rosa acceso erano contornati da una generosa quantità di matita nera e mascara, e attorno a lei aleggiavano minacciosi i glitter.

-Buongiorno a tutti.- ringhiò arrabbiata. -Porto pace e serenità.-

-Tsè. Tutto qui quello che sai fare? Sparare brillantini?- disse acida Celesty, ormai libera da Crocodile, spazzolandosi via dalle braccia i glitter.

-“Tutto qui” un paio di palle.- disse educatissima Amethyst. -Ti ho salvato il culo, bella.-

-Signore, signore, non c’è bisogno di litigare!- intervenne Marco a far da paciere, mettendo le mani sulle spalle delle due ragazze.

Amethyst sorrise notando la mano abbronzata del Primo Comandante sulla sua spalla nuda, Celesty divenne di fiamma e sbottò: -LA STAI TOCCANDO!!-

Marco, nonostante l’OOC di cui era vittima, si rese improvvisamente conto di aver fatto un errore imperdonabile e ritirò in fretta la sua mano, ma questo non chetò Celesty.

Amethyst comunque, per non sembrare scortese, rincarò la dose: -Cosa c’è, Celesty, sei così insicura che basta che il tuo ragazzo mi rivolga la parola per scoppiare in lacrime?-

-Crocodile, vuole da accendere?- chiese servizievole Fossa andando vicino all’uomo sepolto dai glitter, cui si era spenta la brace del sigaro. -Ne avremo per un po’.-

-Come osi, tu?- s’incrinò la voce di Celesty.

-Celesty, tesoro, lascia perdere…- fece Marco, desideroso di non far affondare la nave dove si trovavano per un litigio furibondo tra ragazze.

Ace decise di intervenire, assecondando gli eventi come gli aveva detto Yellow Canadair. Camminò fino alle due litiganti e al fratello, mise protettivo le mani sulle spalle della mora Amethyst e disse con un sorriso: -Marco ha ragione, su, andiamo a mangiare qualcosa insieme, è ora di colazione!-

-Non toccare quella gattamorta, Ace, è una falsa bugiarda! Che ci fai qui? Cosa vuoi da noi?- strepitò Celesty.

-Ah, io sarei la bugiarda! Che balle hai propinato a quel povero vecchio per farti prendere a bordo? Che ironia… prima nei bordelli e ora a bordo!-

A Barbabianca andò di traverso il sakè e ci vollero quattro infermiere e cinque pirati muscolosi per evitare la strage.

Le ali di Celesty si dispiegarono di scatto, passando dal solito azzurro-verde ad un minaccioso blu-violaceo. -Hai parlato troppo, schifosa.-

-Oh, finalmente mostri il tuo volto, battona di bassa lega!-

-Voice lutenyl!- gridò Celesty.

-Sparkling atom!- attaccò Amethyst.

-Sound wave!!!- ribattè la piccola Newgate.

-Getsuga Tenshō!- invocò la mora.

-Hai sbagliato manga, cretina!- inveì Celesty con un’altra raffica di onde sonore.

-Giù la testa!!- ordinò Marco a tutti i suoi fratelli. -Mettetevi al riparo!!-

I filibustieri correvano avanti e indietro per salvarsi dalle raffiche di attacchi che le due si lanciavano, chi si riparava dietro casse di sakè, chi si imboscava nel sottomarino giallo, chi si buttava a mare, chi si spogliava e invocava il Giudizio Universale. Newgate rideva, beato lui.

Rakuyou ed Ace si asserragliarono dietro due botti, al riparo dai «Supermassive Glitter Maniac!» e dai «Soundtrack palpitation love!»

-Non è così che doveva andare!!- sbraitò Rakuyou scansando all’ultimo minuto un raggio di glitter.

-Ce l’hai il foglio?- gridò Ace.

-Che vuoi fare!?-

-Portiamo l’autrice qui!- spiegò Ace scrivendo in tutta fretta sulla carta.

-Apparirà solo domani mattina!-

-E invece no!-

 

L’autrice Yellow Canadair comparve accanto al Secondo Comandante di Edward “Barbabianca” Newgate, contrariamente a tutte le regole, esattamente quando Portuguese D. Ace finì di scrivere questa frase.

 

Yellow Canadair cadde con una sonora culata accanto ad Ace, spalancò la bocca per urlare ma una mano le coprì le labbra e Portuguese disse rapido: -Hai fatto un casino con la seconda Sue, devi rimettere a posto le cose. Non. Gridare.- e le tolse delicatamente la mano dalla bocca.

-…io stavo facendo un esame…- pigolò sconsolata la ragazza.

-Devi bloccare Celesty e Amethyst!-

-…stava anche andando benino…- mugolò Yellow Canadair.

-Stanno distruggendo la nave!!-

-…era la quarta volta che lo provavo…- pianse ancora.

-E attirano pirati a casaccio!-

-SEI MORTA, PICCOLA STRONZA!- un grido fece cautamente fare capolino dalle botti alle teste di Ace, di Rakuyou e di Yellow Canadair.

Amethyst D. Sparkle era a terra in un lago di sangue (o almeno si ipotizzava fosse il suo sangue: era rosa e luccicava), ma un sorriso aleggiava sulle sue labbra morte, segno che era morta senza rimpianti.

-Ora siamo punto e accapo!!- si disperò Rakuyou.

-No! Amethyst!!!- una voce maschile proveniente dal parapetto di babordo attirò gli sguardi dei presenti: Donquijote Doflamingo scavalcò grazie alle sue lunghe gambe il parapetto e si diresse ad ampie falcate verso il corpo esanime della ragazza, piangendo amaramente tutte le sue lacrime.

-Anche tu qui, maledetto fenicottero?- ringhiò Crocodile, sommerso ancora dai brillantini.

-Voi siete pazzi!- disse Yellow Canadair. -Non posso mica farci qualcosa! La situazione è degenerata!! Dov’è Smoker?- domandò.

Crocodile intanto si era scrollato i glitterozzi di dosso e aveva preso ad attaccar briga con Doflamingo, che teneva il cadavere in mano ed era quasi sul punto di togliersi gli occhiali da sole, segno di quanto fosse sconvolto.

Trafalgar Law stava litigando con Marco su qualcosa di indefinito e indefinibile che aveva a che fare con Celesty, Edward Newgate aveva mandato a chiamare Vista e gli stava comunicando che la nuova figlioletta avrebbe preso anche il comando della Quinta Divisione, scatenando nella Spada Fiorita un moto di ribellione che però faceva a pugni con la sua galanteria, con la conseguenza di una crisi interiore tutt’altro che di facile risoluzione.

-Ehi! Zoro vuole conoscere Celesty, la famosa spadaccina! È qui con voi?

Un’anacronistica Thousand Sunny aveva fatto la sua apparizione tra il sottomarino di Trafalgar e la nave di Crocodile, e il suo capitano richiamava a gran voce i membri dell’equipaggio della Moby.

-FERMI, FERMI! ADESSO BASTA!!-

Saltò sul ponte della Moby Dick un arrabbiatissimo Shanks il Rosso, ma non era stato lui a parlare: tutti s’inchinarono, dal grande Barbabianca all’eccentrico Doflamingo, dietro al mantello dell’ultimo arrivato comparve il Maestro Eiichiro Oda.

Il silenzio s’impossessò finalmente della sovraffollata Moby Dick ed Eiichiro Oda fece qualche passo verso Celesty Newgate, studiando al contempo la sventurata Amethyst ancora tra le braccia di Doflamingo.

Guardò ad una ad una tutte le sue creazioni, i suoi figli, da Marco a Newgate fino a Trafalgar, e poi i suoi protagonisti ancora sull’altra nave. -Dov’è l’autrice?- chiamò a gran voce, con la lettera minuscola alla parola “autrice”.

-Eccola qua.- tuonò Smoker, emergendo dalle sentine con un aroma tutt’altro che gradevole e due sigari fra i denti. Spingeva in avanti Yellow Canadair e sembrava che avesse recuperato tutto il suo IC.

-Sei tu che hai creato tutto questo bailamme?- domandò il Maestro alla maldestra ragazza.

-No, signore.- rispose Yellow Canadair, sentendosi nei guai fino al collo. -Ho creato soltanto lei.- e indicò la ragazza pallida con il fenicottero.

-E l’altra?-

-Era solo una bozza! Non doveva essere usata in un racconto! Era immatura!- si giustificò la ragazza arretrando, ma Smoker implacabile la spinse in avanti con un ringhio.

Eiichiro Oda sospirò meditabondo. -Bisognerà far sparire chi non appartiene al mondo di One Piece.- disse. -Solo così le cose ritorneranno al proprio posto.- concluse mandando occhiate eloquenti alle ciurme di Cappello di Paglia e Trafalgar Law, e poi a Crocodile e Doflamingo.

L’Autore nipponico poi prese di tasca una gomma per cancellare e, certosino, cominciò a sfregarla su Amethyst, facendola presto scomparire, e fra le braccia del figlio Doflamingo non rimase altro che un pugno di aria luccicante.

Poi si diresse verso Celesty e disse: -Tu potresti essere recuperata.- disse. -Ma purtroppo hai combinato troppi disastri.- la piegò con cura e se la mise in tasca, fra altri bozzetti.

-Ora bisogna sistemare un po’ le cose. La Moby Dick non può essere così sovraffollata.- disse Eiichiro Oda, e cominciò a mandare via ciurme di troppo e flottari, finché non rimasero solo la Moby Dick con il suo equipaggio e la Red Force sulla quale viaggiava lui.

-Tocca a te.- si voltò verso l’autrice Yellow Canadair. -Anche tu dovrai sparire. Hai visto e sentito troppe cose in questo mondo. Mi spiace.-

Yellow Canadair impallidì per la paura ma un baldo cavaliere piombò al suo fianco in sua difesa.

-Fermati, Maestro!- esclamò Portuguese D. Ace, seguito dal fratello Rakuyou. -Siamo stati noi ad evocare per gioco Celesty Newgate, strappandola dalle bozze di Yellow Canadair.

-È andata proprio così?- domandò l’Autore all’autrice, che però se da un lato non ci teneva a morire, dall’altro non voleva accusare uno dei suoi personaggi preferiti.

-Sì. È andata così.- intervenne Fossa pacato.

-Eiichiro.- intervenne Shanks sorridendo. -Forse possiamo perdonarla. Guarda qui!-

Inutile dire che, mentre Shanks si avvicinava al gruppetto, Yellow Canadair svenne per lo shock.

-Cosa sono queste?- domandò l’Autore al suo personaggio dai capelli rossi, che teneva in mano un cartiglio piegato in quattro.

-Sono le recensioni positive!- spiegò il Rosso concitato. -I lettori sono rimasti contenti!-

-Svegliati, tu!- fece Oda inginocchiandosi vicino a Yellow Canadair e cominciando a schiaffeggiarla. Qualcuno provvidenzialmente gli passò un secchio d’acqua che fu rovesciato addosso alla ragazza.

Eiichiro Oda lesse le recensioni della storia e aggrottò le sopracciglia. -Si sono divertiti con questa roba? Tutti sono stati mandati fuori di testa! E ci sono due protagoniste che vanno contro il canon.

-E contro il buonsenso.- completò Fossa.

-Propongo la grazia!- suggerì a gran voce Ace prendendo un polso di Yellow Canadair e sollevandolo, alzando quasi di peso la ragazza.

Shanks andò verso il Secondo Comandante. -Ormai l’emergenza è finita.- lo spalleggiò. -E lei ha comunque cercato di rimediare.

-Però rimane sempre un’autrice maldestra.- tuonò Smoker. -E va punita.- terminò, da bravo marine.

-Ma no, ma no.- disse benevolo Oda. -Visto che ci tenete così tanto, per questa volta ti perdono, Yellow Canadair, ma mi devi promettere che starai attenta a non creare mai più delle Mary Sue così dannose.

-Lo prometto, signor Oda! Non accadrà mai più! Grazie, signore!- disse pentita la ragazza.

-Adesso forza, bisogna tornare a casa. Devo rispondere alle SBS e sono in ritardo. Arrivederci, Edward!- salutò il capitano della nave su cui stavano, che rispose con un cenno dall’alto del suo scranno, in un evidente ritorno al carattere originale, con il figlio Marco accanto dall’aria scocciata.

Eiichiro Oda salì con un balzo sulla Red Force seguito da Shanks, e i due riportarono Yellow Canadair nel mondo suo e dell’Autore.

E ora la storia è finita. Qual è la morale, vi starete chiedendo voi lettori. Non sono nemmeno sicura che ci sia una morale, in tutta questa babilonia creata. Forse la morale è “non disturbare Marco mentre legge” oppure “durante una lunga traversata non cercare di fare incantesimi che non sai controllare”.

Non credo che la morale c’entri con la creazione delle Mary Sue.

In fondo, a quanto pare se crei una Mary Sue poi ti trovi Ace in casa e Shanks che ti da un passaggio, quindi non è poi così male. Ti trovi anche un Doflamingo che piange, un Newgate che espropria le ciurme ai figli e un Crocodile che soccombe sotto i glitter, ma in fondo i nostri protagonisti, come sappiamo, ne hanno passate ben di peggiori. E sono ancora con noi.

 

 

 

Dietro le quinte…

Questo delirio è finito! Finitoooo!!! Ringrazio umilmente Shanks per avermi riportata a casa e avermi lasciato il suo numero di lumacofono. Ringrazio Eiichiro Oda per non avermi uccisa e ringrazio Ace per aver preso le mie difese!

Ringrazio Doflamingo e Crocodile per non avermi disintegrata per vendetta, ma conoscendoli posso pensare che sia solo una questione di tempo.

Ringrazio voi lettori che con le vostre recensioni meravigliose avete convinto Oda a lasciarmi andare e a concedermi il perdono per aver creato quegli abomini di Sue. Non lo farò mai più, davvero! Tanto ormai ho il numero di Shanks quindi non c’è nemmeno bisogno di ricorrere a simili diabolici piani per tornare nel mondo di One Piece.

Ringrazio "L'Inferno di Topolino" (di G. Martina e A. Bioletto) che ha ispirato il finale della storia.

Sì, puntavo al numero del Rosso fin dall’inizio, cosa credevate? Che questa fosse una storia seria? Pffff! A proposito, non è un caso che Eiichiro Oda appaia con Shanks! Lui stesso (Oda) ha dichiarato che il personaggio cui somiglia di più è proprio il Rosso, e che se potesse scegliere sarebbe la sua ciurma quella in cui militerebbe!

Grazie a tutti per aver votato per Rakuyou e Fossa! Ora sono inseriti come personaggi nell'apposita lista! Grazie davvero! E grazie soprattutto per aver letto questo delirio, grazie a chi ha recensito, grazie a chi ha solo letto, grazie anche agli sponsor che hanno permesso questo sogno: la Compagnia Elettrica, la Stazione Nord, Vicolo Corto e Bastioni Gran Sasso. 

Grazie, grazie ancora a tutti e appuntamento alla neurodeliri! 

Yellow Canadair

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2779997