Vivere il presente ricordando il passato

di Nihal07
(/viewuser.php?uid=115380)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 15: *** The end ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


 


Capitolo I
Vivere il presente ricordando il futuro



 
 
Kakashi cadde in avanti, sulle proprie ginocchia. Aveva il respiro affannato a causa dello scontro appena concluso e man mano che i secondi passavano, si sentiva sempre più lontano da quello che lo circondava, come rinchiuso in una bolla, come assente ed inconsapevole.
1… 2… 3… I secondi continuavano a scorrere e si sentiva sempre più chiuso e oppresso da quelle quattro mura che lo circondavano.
Non c’era nulla di particolare in quell’edificio, nulla di speciale.
Era tutto uguale in quel luogo desolato.
Corpi a terra privi di vita, illuminati dal riflesso della Luna, la cui luce entrava da quelle finestre ormai infrante, chiara e titubante.
Stavano combattendo contro un nemico senza volto, che un giorno aveva deciso di attaccare uno dei tanti sporadici villaggi situati sui confini del Villaggio del Fuoco.
Il suo sguardo cadde su una ragazza distesa a terra. Forse l’aveva vista nei giorni precedenti, forse no.
Si avvicinò lentamente, come se gli importasse qualcosa di non fare rumore, quasi come se quella donna stesse dormendo e non dovesse essere svegliata.
L’uomo le scostò un ciuffo di capelli dal viso. Era fredda. Priva di vita.
La guardò per un paio di secondi. No, non era lei. I capelli erano più lunghi, il viso più affusolato.
Non poteva essere Rin. No, le assomigliava moltissimo, ma non era la sua ex-compagna di squadra. E come poteva esserlo? Rin era morta.
Che strano…
Il jonin si guardò le mani. Sangue, ovunque.
Spostò di nuovo lo sguardo sulla ragazza e sulla ferita che le dilaniava il ventre. Che fosse il suo di sangue? O quello del nemico che aveva appena ucciso? O di qualche altra persona che aveva soccorso invano?
Avvertì una brutta sensazione al livello dello stomaco, ma questo non bastò perché smettesse di guardarla.
Ad un tratto sentì una voce che lo chiamava, lontana, ma pur sempre reale.
“Kakashi!”
Una ragazza si mise tra lui e il cadavere che aveva di fronte.
Questo bastò per richiamare l’uomo alla realtà.
Sakura posò una mano sul viso del jonin, puntando gli occhi in quelli di lui.
“Kakashi, stai bene?”
L’uomo non la guardò, rimase a fissare un punto nel vuoto. Stava tremando.
“A-Andiamo via…”
La rosa annuì debolmente e lo aiutò ad alzarsi, sorreggendolo e iniziando a camminare verso l’uscita.
Una volta fuori, Sakura si fermò.
“Sei ferito?”
Il jonin fece segno di no. “Niente di grav…”
Perse per un attimo coscienza e si lasciò cadere tra le braccia dell’ex-allieva.
Pochi secondi dopo apparve Naruto trafelato. “State bene tutti e due?”
L’Haruno sorrise debolmente. “Torniamo all’accampamento.”
 

 

“Perchè l’hai fatto Kakashi?”
“Sei un assassino!”
“L’hai uccisa tu…”
 
“No!” L’uomo si tirò su di colpo. Poteva sentire il battito veloce del suo cuore rimbombare nella sua testa, quasi stesse per scoppiare. Si guardò intorno e capì di essere tornato alla realtà quando vide un’infermiera vicino a lui sgomenta, ma allo stesso tempo tranquillizzata dal vederlo sveglio.
“Come si sente?”
“Dove… sono?”
“All’ospedale. O meglio, quello improvvisato dell’accampamento dopo l’attacco.”
L’uomo si guardò ancora intorno. “Sakura Haruno… L’ha vista?”
L’infermiera annuì. “La vado subito a chiamare. Penso abbia finito di controllare alcuni pazienti.”
Detto questo sparì ancor prima che Kakashi potesse ringraziare.
Quando cercò per un attimo di ricordare però, il panico prese di nuovo il sopravvento.
Si ricordò dello scontro, della donna, di tutto quel sangue. Si guardò le mani, poi si alzò a fatica.
Molte parti del corpo gli facevano male, ma ignorò il dolore e si avviò verso un lavabo lì vicino.
Mise le mani sotto l’acqua e iniziò a sfregarsele convulsamente.
1… 2… 3… Le immagini iniziarono a sovrapporsi.
11… 12… Il sangue non andava via, era lì.
15… 16… Ancora un altro po’ e forse…
“Kakashi.”
Il corpo dell’uomo sussultò e si fermò di colpo.
Dopo un paio di secondi rivolse lo sguardò alla ragazza di fianco a lui che gli sorrise.
“Penso che oramai siano pulite, no?”
L’Haruno prese un asciugamano e glielo porse. “Un' infermiera mi ha detto che mi cercavi.”
Il jonin lo prese e se lo passò lentamente sulle mani. “Penso di averla sconvolta…”
La rosa gli accarezzò una spalla. “Stai meglio?”
Kakashi annuì debolmente. “Sono solo un po’ stanco. Tu e Naruto state bene?”
La ragazza rise. “Oh, Naruto benissimo! Guardalo.”
Il biondo stava rincorrendo alcuni bimbi, intenti a prenderlo in giro e giocare con lui.
Il jonin però non prestò minimamente attenzione a tutto questo e Sakura lo notò poco dopo. “Kakashi, tutto ok?”
“Si… Ora vado a riposarmi un po’.”
Detto questo tornò al suo letto, si distese e chiuse gli occhi.
Il via-vai continuo di pazienti e infermieri non gli negò la possibilità di addormentarsi, cosa che accadde dopo poco, ma ne risultò solo un sonno costeggiato da incubi e terrore.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo II ***


 
Capitolo II

 
Pioveva, ma nemmeno la pioggia riusciva a lavare il sangue che Kakashi si era ritrovato addosso.
Il corpo esanime di una ragazza si trovava davanti a lui. Faceva freddo, molto freddo.
Il jonin si avvicinò e scostò un ciuffo di capelli dal viso di lei. “Rin…”
Sentì qualcuno camminare verso di lui e quando alzò lo sguardo rivide  la donna, sempre pallida, ma stavolta viva, in piedi. Rin si abbassò e lo guardò con uno sguardo vuoto. “Perché l’hai fatto?”

 
Kakashi si tirò su di colpo e si guardò intorno più volte.
Era buio e fuori pioveva a dirotto.
Chiuse un attimo gli occhi prendendo fiato, ma quando finalmente questo ritornò regolare, sussultò sotto il tocco di una mano sulla sua spalla.
Si girò lentamente e si sentì morire rivedendo il volto della sua ex-compagna di squadra. Questa gli saltò addosso portandogli le mani al collo e facendolo cadere all’indietro.
“Rin… Cosa stai…”
La ragazza era seria, il suo sguardo non faceva trapelare nessun sentimento di pietà. Nessuna emozione.
“Ora tocca a te, Kakashi.”
 
Il jonin aprì di colpo gli occhi.
Quando si mise seduto, in fretta e furia, si strinse un braccio, facendo una leggera pressione con le unghie sulla pelle. No, non era un altro sogno stavolta.
Respirò profondamente più volte, ma la sensazione di vuoto misto a paura non sembrava andarsene.
Guardò verso l’uscita del grande tendone nel quale si trovavano tutti i feriti e notò una figura lì in piedi, ferma a guardarli. Non riusciva a vederne i lineamenti, ma quando la Luna fece capolino da dietro una nuvola, il suo riflesso rischiarò completamente la forma della persona.
Una donna. Il viso gli era ancora oscuro però.
Il jonin sentì un rumore dietro di lui e si girò. Non vedendo niente però, ritornò alla figura della ragazza, ormai scomparsa. Scese dal letto e lentamente uscì.
Si sentiva seguito. Qualcuno lo guardava.
Uscì e non vedendo nessuno, decise di rientrare.
“Kakashi…”
L’uomo si girò di scatto e per la prima volta dopo molto tempo, il terrore si impadronì di lui.
Fece un passo indietro ma questo non bastò ad allontanarlo sufficientemente da quella donna che infondo, lui conosceva fin troppo bene. “Rin… N-Non puoi essere tu…”
La ragazza si avvicinò sempre di più, accorciando le loro distanze. “Tu che ne pensi?”
Gli mise una mano sul petto. “Forse stai diventando pazzo Kakashi…”
Il jonin non riusciva a dire nulla, era totalmente paralizzato.
Rin si fece ancora più vicina. “Ti ricordi no? Quando mi hai uccisa…”
Un brivido percorse la schiena dell’uomo e la donna gli sussurrò all’orecchio. “Ora tocca a te morire…”
 
Dei passi si fecero strada nel silenzio che cadde tra il jonin e la donna dopo che questa ebbe sussurrato quella frase poco piena di ottimismo e speranza.
“Kakashi?”
Sakura uscì lentamente e si guardò intorno. “Che ci fai qui fuori da solo?”
Il jonin non rispose. Fissava un punto nel vuoto. Si lasciò cadere a terra sedendosi, quasi come se le gambe non riuscissero più a sorreggere il peso del suo corpo.
La rosa si avvicinò lentamente e si abbassò al suo livello. “Kakashi, mi rispondi?”. Gli posò una mano sull’avambraccio e per un attimo sembrò attirare l’attenzione dell’uomo che la guardò.
“Sakura… Tu sei un dottore no?”
L’Haruno non capì il motivo di quella domanda ma annuì comunque, aspettando un chiarimento.
“Si, ma non vedo come questo possa…”
Lo sentì tremare sotto il suo tocco. “I morti non tornano in vita, vero?”
“Kakashi, cosa…?”
Il jonin appoggiò la fronte sulla spalla della ragazza. “Torniamo a casa, ti prego…”

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo III ***


 
Capitolo III
 

Quando Kakashi arrivò a Konoha, si sentì subito un po’ meglio.
Forse quel posto l’aveva suggestionato troppo.
Quella donna gli aveva fatto riaffiorare nella mente troppi ricordi spiacevoli.
Una volta arrivato a casa, il jonin si limitò a salutare i ragazzi, lasciando una Sakura sospettosa e preoccupata. Le aveva detto che non era più abituato a quegli scenari cruenti , i quali lo avevano leggermente traumatizzato. Balle.
Si distese sul divano ma non provò ad addormentarsi. Tanto era sempre la solita storia. Gli incubi lo perseguitavano.
Arrivata la sera, mangiò rapidamente, si fece la doccia ed entrò nella sua camera con l’intenzione di addormentarsi il prima possibile.
Una volta chiusi gli occhi però, sentì degli strani rumori provenire dalla finestra.
Si alzò  e si sporse leggermente non vedendo nulla.
Decise di chiuderla nonostante fosse sua abitudine tenerla aperta.
Respirò profondamente prima di girarsi e tornare sotto le coperte.
“Kakashi.” Una voce dietro di lui lo fece sussultare e quando si girò si ritrovò davanti ancora quella ragazza.
Sì, perché lei non poteva essere Rin, anche se…
“Tu non sei…”
L’istinto lo portò a cercare di afferrare uno dei kunai che di solito portava nel tascapane dietro la schiena. Sfortunatamente, non trovò nulla.  In effetti non era per niente sua consuetudine coricarsi tenendo sempre qualche arma a portata di mano.
“Dimmi un po’ Kakashi, non avrai paura…”
L’uomo strinse i pugni.
“Che cosa vuoi da me?”
“Potresti almeno mostrarti felice di vedermi.” La donna sorrise e un brivido attraversò il jonin.
“Io non ti conosco. Tu non puoi essere Rin. Lei...” Si fermò per un paio di secondi. “Sarebbe stata diversa.”
Rin divenne seria. “Sai quanto tempo è passato Kakashi? La gente cambia. Alcune volte in meglio.”
Kakashi fece un passo indietro. “Dimmi perché sei qui.”
“Per ripagarti della stessa moneta.”
Detto questo, la donna afferrò un kunai e scattò in avanti verso Kakashi.
Ci fu una colluttazione e un breve scontro, ma quando l’uomo riuscì a strapparle dalle mani il kunai e a bloccarla a terra, si fermò di colpo.
“Se sei convinto che io non sia Rin, perché non mi colpisci?!”
Kakashi stette per un paio di secondi a guardarla, mentre nella sua mente riaffioravano immagini del loro ultimo incontro. Di come erano circondati dai nemici. Era lei che si era gettata su di lui, non il contrario. Perché ora lo stava accusando?
Si alzò, gettò l’arma per terra e rapidamente uscì di casa, spaventato.
Iniziò a correre, senza mai voltarsi indietro, perché se l’avesse fatto, probabilmente si sarebbe fermato in preda al panico.
Ansimando, bussò freneticamente alla porta di una casa che conosceva fin troppo bene.
Il tempo che passò sembrò un’eternità e quando una ragazza aprì finalmente la porta, mezza addormentata, Kakashi si ripetè che finalmente quell’incubo era finito. Doveva essere così per forza.
“Kakashi?”
“Sakura, posso entrare?”
La ragazza lo guardò un attimo. Sembrava spaesato. Continuava a guardarsi intorno. Sì, doveva esserci qualcosa che non andava.
“Ti prego…”
Annuì, lasciandolo entrare.
Chiuse svelta la porta, senza preoccuparsi di guardare fuori.
“Kakashi, vado a prenderti un bicchiere d’acqua, tu…”
Il jonin le afferrò un polso. “Per favore, resta qui.”
“Mi stai facendo preoccupare.”
Sakura si sedette sul divano e fece segno all’Hatake di fare lo stesso, di fianco a lei, e così avvenne.
“Cos’è successo? Perché vieni da me a quest’ora?”
Kakashi non la guardò minimamente. Si alzò e si diresse verso la finestra, poi scostò la tenda e spiò l’esterno.
La rosa si diresse verso di lui, gli appoggiò una mano sul viso e lo costrinse a guardarla. “Ora, voglio sapere cosa c’è che non va. Non posso aiutarti se fai così.”
L’uomo abbassò lo sguardo. “Non è una cosa di cui devi preoccuparti.”
“E invece si. È da quando siamo partiti per tornare a Konoha che ti comporti in modo strano. Qualcosa sarà pur successo. Puoi fidarti di me Kakashi. E mi stupisco che tu ancora non mi dica le cose in faccia dopo tutto questo tempo.”
Il rimprovero dell’allieva lo convinse che forse non poteva reggere ancora per molto tutto quello che gli stava succedendo.
Si sedettero e Kakashi iniziò a spiegare. “Quando ero adolescente, anche io facevo parte di un team. Sfortunatamente i miei compagni ora non ci sono più, sono tutti morti.”
Sakura annuì. “Ti ascolto.”
“C’era una ragazza e… Non…”
Il jonin si prese la testa fra le mani. Sentì gli occhi bruciare e i ricordi riaffiorarono più nitidi che mai. “Non l’ho uccisa io, Sakura… Te lo giuro…”
La rosa gli prese una mano. “Kakashi, io ti credo… Ma non capisco come mai tu sia qui, il tuo comportamento, ogni cosa…”
“Lei è morta. Io ero lì, lei non si muoveva. Ora è viva. Era a casa mia pochi minuti fa. Quando all’accampamento tu mi hai trovato là fuori, lei se ne era appena andata…”
Sakura non seppe che dire. Quella poteva essere una spiegazione valida. Coincideva con ogni minimo dettaglio, ma… Le persone non tornano mai in vita. Lei lo sapeva. Forse Kakashi…
“Non sono pazzo Sakura.” Puntò i suoi occhi in quelli di lei. “Non lo sono.”
Senza pensarci un attimo, la rosa lo abbracciò. “Lo so.”
Si staccò e gli sorrise. “Che ne dici di dormire da me stasera? Poi domani risolviamo ogni cosa.”
Kakashi si sentiva esausto. Aveva bisogno di dormire. Sapeva che non si sarebbe risolto nulla l’indomani, ma aveva bisogno di sentirselo dire.
Annuì debolmente.
“Vado a prendere una coperta.”
Sakura ci mise poco. Sapeva che il jonin non voleva stare da solo. Non quella notte.
Presa la coperta, l’uomo si coprì e si distese.
“Mi dispiace… Per tutto.”
La rosa sorrise. “Tu ci sei sempre stato per me. Farò di tutto per farti stare meglio. Ora cerca di dormire.”
Detto questo, Sakura spense la luce e si avvicinò alla finestra per chiudere la tenda.
Non prestò molta attenzione a quello che c’era all’esterno, ma non potè nascondere ai suoi occhi, la figura di una donna poco lontana da casa sua.
Non riuscì a distinguerne i tratti e quando si voltò di nuovo dopo aver posato lo sguardo su Kakashi che ormai dormiva, notò che era sparita.
Chiuse la tenda, prese una sedia e si sedette vicino l’uomo.
Gli passò una mano tra i capelli e gli strinse una mano. “Vedrai che metterò a posto le cose.”


 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


 
Capitolo IV

 
Kakashi si svegliò circondato da un dolcissimo odore di biscotti e caffè.
Quando aprì gli occhi e si tirò su, vide subito una Sakura intenta a gironzolare avanti e indietro spalancando tende e finestre per far entrare più luce possibile con una tazza di caffè in mano.
“Ben svegliato!” Un sorriso a trentadue denti fu la prima cosa che la ragazza rivolse al jonin.
Kakashi si stropicciò gli occhi. “Che ore sono?”
“Le nove.”
“Cosa?!” L’uomo sembrò svegliarsi completamente per un attimo. “Ma non devi andare a lavoro?”
La rosa negò con la testa. “Ho il turno di riposo oggi. Vuoi una tazza di caffè?”
“No, ti ringrazio. Dato che oggi non lavori però, potresti farne a meno anche tu.”
Sakura alzò le spalle. “Oramai è un’abitudine.”
Si sedette vicino a lui. “Oggi passerai tutta la giornata con me, preparati. Ti porterò a fare shopping, mangerai qualcosa di decente a pranzo e mi accompagnerai in ospedale nel pomeriggio per far visita ai bambini che si trovano lì.” Sakura annuì convinta e Kakashi si passò una mano dietro la testa.
“Io non vengo a fare shopping con te. In più non voglio che il tuo giorno di riposo sia speso per me. Sto bene.”
Sakura sorrise. “Voglio solo aiutarti a fare luce su questa storia, infatti…” Fece una pausa. “Stasera passerò da te.”
Kakashi la guardò interrogativo. “Per quale motivo?”
“Si dovrà far vedere prima o poi, non credi?”
L’uomo si alzò e si stiracchiò lentamente. “Hai già fatto abbastanza.” Sospirò. “Ora ho bisogno di un po’ di tempo per me.”
Il jonin si diresse verso la porta: “Dimenticati la mattinata di shopping sfrenato e il pranzo da re. Per quanto riguarda il seguirti in ospedale…” Fece pressione sulla maniglia, girò la chiave e uscì. “Ci vediamo dopo.”
“E per stasera?!” Troppo tardi, Kakashi aveva già chiuso la porta e se n’era andato.
Sakura tornò in cucina e restò per un attimo ferma davanti al tavolo apparecchiato con una tazza di caffè dal lato opposto al suo. “Sarà per un’altra volta allora…”
 
 
Kakashi aprì la porta esausto.
Uscito dalla casa di Sakura aveva optato per allenarsi un paio d’ore. Giusto per sgombrare la mente.
Entrò e si guardò attorno.
Salite le scale e arrivato in camera non potè non notare il disordine provocato dallo scontro della notte prima. No, non era stato un sogno, sfortunatamente.
Si fece una lunga doccia e cambiatosi, scese dirigendosi in cucina.
Cucinò velocemente qualcosa e pranzò.
Gli tornò in mente la proposta di Sakura e decise di accettarla: quel pomeriggio sarebbe andato in ospedale. Per la prima volta, non da paziente.
Ok, forse era la seconda.
Si mise a leggere uno dei suoi libri porno, fino a quando non arrivarono le 15.00.
Sakura non gli aveva detto un orario preciso, ma era quasi sicuro che l’avrebbe trovata lì, al suo arrivo.
Si avviò all’ospedale con calma e fu felice di vedere Tsunade che passeggiava con Shizune all’entrata.
“Salve Hokage. Shizune.” Kakashi fece un cenno col capo.
“Ciao Kakashi.”
“Cerco Sakura. Sapete se è qui?”
Tsunade ci pensò un attimo. “Deve essere al terzo piano. Chiedi, una volta arrivato, in che stanza si trova.”
Kakashi annuì e, dopo aver salutato, entrò e decise di usare le scale.
Arrivato al piano indicato, fermò un’infermiera. “Scusi, lei sa dove posso trovare Haruno Sakura?”
La donna annuì. “Si trova nell’ultima stanza a sinistra infondo al corridoio.”
“Grazie.”
L’uomo aumentò il passo, ma si fermò di colpo, sentendo delle risate di bambini.
Per un attimo lo attraversò l’idea di sbirciare, ma si disse che non sarebbe stato carino.
Bussò lentamente e sentì la voce di una bambina dire: “Avanti.” E ridere.
Quando la ragazzina però lo vide entrare, rimase un tantino scossa. Probabilmente non si aspettava di veder entrare un ninja.
“Ciao.” Kakashi sorrise, ma non riscosse molto successo.
Fu felice di sentire una voce che conosceva fin troppo bene provenire dal centro della stanza.
“Kira, torna con gli altri bambini.”
Sakura si fermò alla vista di Kakashi. “Alla fine sei venuto?”
L’uomo annuì. “Dopo quello che ti ho fatto passare ieri sera, non potevo mancare.”
La rosa sorrise. “Vieni, che ti presento qualcuno.”
Arrivati in mezzo la stanza, Sakura attirò l’attenzione dei presenti. “Bambini! Devo presentarvi una persona.”
“Il tuo fidanzato Sakura Chan?” Un bambino rise sonoramente e Sakura arrossì.
“No Yamamoto!! Il mio Maestro.” La rosa fece la linguaccia al bimbo che alzò le spalle divertito.
Anche Kakashi rise tra sé e sé.
“È venuto qui per farci compagnia, di conseguenza, possiamo sfruttarlo quanto vogliamo.”
Ed è a quell’affermazione che Kakashi iniziò a preoccuparsi. “Non era presente nel contratto questo accordo.”
Sakura gli sorrise. “Vedrai che ti divertirai.”
Infatti il pomeriggio passò velocemente.
Mentre i bambini tornavano a casa, chi accompagnato dai familiari, chi da solo, Sakura si fermò a guardare Kakashi intento a giocare a “sasso carta forbice” con un bimbo.
“Accidenti, hai vinto ancora…”
Il ragazzino si alzò divertito. “Se vuoi la rivincita, ti toccherà aspettare fino a quando non ci rivedremo. Preparati bene.” Poi salutò il jonin e uscì dalla stanza intravedendo, probabilmente, un suo parente intento ad aspettarlo. 
“Arrivederci Sakura Sensei!! Mio zio è arrivato.”
“Arrivederci  Takao.”
Kakashi a quel punto sospirò e si girò a guardare Sakura che arrossì. Questa d’altra parte si era infatti appena accorta del suo sguardo misto di dolcezza, affetto e ammirazione, verso l’uomo che aveva davanti, prima che il bambino la salvasse da quella situazione. Diamine…
Pregò non se ne fosse accorto.
L’uomo si alzò e cammino versò di lei. “Avevi ragione.”
“Su cosa?”
“Ci voleva una giornata come questa.” Fece una pausa. “Ma… Fammi capire… Sensei?”
Sakura rise imbarazzata. “In effetti lo trovo un po’ esagerato ma… Cosa posso farci?”
“Comunque… Non tutti i bambini sono tornati a casa con i genitori.”
La rosa sorrise triste. “Alcuni hanno i loro genitori ricoverati in ospedale. Altri non ce li hanno o questi ultimi non hanno abbastanza tempo per loro. Infine ci sono quei ragazzini che sono costretti a rimanere qui in ospedale a causa di malattie non curabili, ma fortunatamente non infettive. In questo modo possono giocare con gli altri. La mattina, l’accademia li impegna molto, ma di pomeriggio, pochi sarebbero quelli con qualcosa da fare. Diciamo che qui possono giocare con gli altri, instaurare legami e…” Sakura si diresse verso un tavolo con un paio di fogli sparsi sopra, li raccolse e sorrise di nuovo, stavolta più serena. “Fare i compiti.”
“Mi dispiace.”
“Già.” L’Haruno sospirò. “Ti va se quando finisco di mettere a posto, ti accompagno a casa?”
Kakashi negò con la testa. “Apprezzo il fatto che ti preoccupi ma… Non mi va molto.”
La ragazza si sentì un po’ ferita nel profondo. “Come vuoi. Senti, per stasera…”
L’uomo sorrise. “Dormi tranquilla. Io starò bene. Ora scusa, ma devo andare.”
Prima che Sakura potesse rispondere, il jonin si volatilizzò in una nuvoletta di fumo e la rosa si morse un labbro. Perché lo sentiva così distante?
Sospirò e finì di mettere a posto la stanza.
Aveva un brutto presentimento.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo V ***


 

Capitolo V
 


Kakashi sospirò chiudendosi la porta alle spalle.
Aveva appena cenato con Genma ed Asuma che l’avevano gentilmente costretto ad accettare.
Guardò l’orologio attaccato ad una parete della stanza: le 22.00.
Il tempo era volato. Infondo gli aveva fatto bene. Era da molto che non dedicava del tempo ai suoi amici.
Sorrise tra sé e sé e si diresse in bagno a cambiarsi.
Uscito, camminò fino alla camera da letto, e si girò quando sentì cadere dal comodino una delle due foto del Team Yamato e del Team 7.
Si avvicinò e la raccolse.
Rin sorrideva e Obito lo guardava in cagnesco.
Si sedette e iniziò a riflettere sul passato.
Quegli occhi, quella sincerità, quell’amore. Rin gli aveva regalato tutte quelle stupende emozioni che poche volte un uomo prova nella sua vita.
Gli sembrava impossibile che una ragazza così dolce ed altruista potesse diventare così insensibile e vendicativa. Per di più, verso di lui.
Quando lei gli aveva dichiarato il suo amore, lui le aveva risposto in una delle maniere più brutali possibili.
Le aveva detto che per lui, lei era solo spazzatura, un peso. Alla fine, forse, si era risollevato aggiungendo un semplice “O almeno, lo pensavo prima”.
Prima di cosa? Prima che Obito gli facesse una romanzina da Oscar? Perspicace.
 Ah, si… La parte migliore non era ancora arrivata.
Lui l’avrebbe sempre protetta, perché… Già, perché? Per una promessa. Non perché le voleva bene, no… Ma lui non era un ipocrita, non mentiva. Lui era uno che le cose te le diceva in faccia.
E con le sue ultime parole, Kakashi si sarebbe meritato un ceffone in faccia, cosa che però la situazione non  rendeva possibile.
“Era Obito quello che ti amava veramente”.  Come aveva potuto lei non accorgersene?
Ma ormai era troppo tardi. Obito era morto.
Che idiota. Nominarle Obito proprio in un momento del genere.
La verità è che nessuna ragazza dovrebbe sentirsi rispondere una cosa del genere. Tanto meno lei.
Gli uomini dovrebbero rispondere qualcosa come: “Sono onorato di sapere che provi un sentimento così forte per me, ma devi scusarmi perché io non provo lo stesso. Ma ricorda che infondo tu sei fantastica e troverai sicuramente qualcuno che possa darti più di quanto possa fare io.”
Ma ci sono veramente frasi capaci di non ferire in situazioni del genere?
È che lui era così preso, così assorbito, da tutte quelle faccende da adulti e da tutti quegli incarichi per godersi quello che la gioventù regalava ogni giorno ai ragazzi della sua età. E Rin era lì, ad aspettarlo.
Se si fosse fermato un attimo a fare i conti con il suo passato, forse, si sarebbe potuto salvare.
Se solo avesse dato a quella ragazza la possibilità di redimerlo da morti ben diverse da quella a cui Obito era andato incontro, forse avrebbe potuto capire di amarla. O almeno, avrebbe imparato a farlo con il tempo. Lei glielo avrebbe insegnato.
Lui era uno dei ninja più forti e abili di Konoha, ma quando si trovava davanti a quella ragazza che conosceva da una vita, non riusciva mai a dirle quello che veramente avrebbe voluto.
E il tempo, sfortunatamente gliel’aveva portata via.
E ogni volta davanti alla sua tomba, lui le chiedeva di perdonarlo.
Perché lei era una di quelle ragazze che un uomo come lui poteva soltanto amare con tutto se stesso.
Ma era troppo tardi ormai. Perché Rin non c’era più.
Distolse lo sguardo da quella foto e la appoggiò di nuovo sul comodino.
E se con il tempo, lui avesse cambiato lei, e non viceversa? Se lei fosse diventata quello che ora lui temeva?
Ma se quella donna che aveva visto ieri sera era veramente Rin, forse non era troppo tardi, forse lui poteva ancora…
Si alzò di scatto sentendo un rumore, ma fece solo in tempo a prendere un kunai dal tascapane lì vicino che qualcuno lo colpì alle spalle dietro la testa e lo bloccò a terra.
La stessa figura che l’aveva sorpreso gli sfilò dalle mani il kunai e gli premette pesantemente una mano davanti la bocca, così da non farlo parlare.
Un’espressione di dolore si materializzò sul volto del jonin, quando sentì la pungente lama del kunai penetrare lentamente nel suo fianco.
Da lì, tutto divenne un po’ confuso, ma non perse conoscenza.
Riuscì a vedere l’ombra di una donna che veniva avanti, mentre qualcuno, dietro di lui, lo tirava su. Sempre tenendolo bloccato, lo costrinse ad alzarsi in piedi.
“Kakashi.” La voce della ragazza che si spacciava per Rin arrivò alle orecchie del jonin gentile e gioiosa. “Sono contenta di vederti.”
 
Dopo aver passato la serata da Hinata, Sakura decise di tornare a casa.
Attraversata la piazza del villaggio, si tormentò un po’ con l’idea di passare da Kakashi.
L’aveva visto schivo quel pomeriggio. Era preoccupata e voleva essere sicura che tutto procedesse per il meglio. Pensare che quella ragazza potesse essere tornata ad infastidirlo, la inquietava molto.
Sapeva che lui non dormiva alle 10.00 di sera, di conseguenza, decise di incamminarsi verso casa sua.
Giusto per vedere come stava e per stare più tranquilla.
 
“A-Ancora tu…”
Rin rise. “L’altra sera non abbiamo finito, ricordi?”
“E per questo ti sei portata dietro un amico? Forse… Hai capito di non potercela fare da sola?”
Kakashi la sfidò con lo sguardo.
Inizialmente colpita dalla frecciatina dell’uomo, la donna tornò seria per un attimo, ma poi sorrise abbassandosi al suo livello e poggiandogli una mano sul viso.
“Semplicemente volevo evitassi di scappare come un coniglio impaurito. Ieri sera è successo proprio così.”
Kakashi cercò di divincolarsi per un attimo. “Se vuoi farmi fuori, perché non ti muovi e basta?”
La donna si allontanò e con tono sereno disse: “Forse il mio atteggiamento ti ha fatto pensare questo, ma stai tranquillo. Ho programmi molto più interessanti per quanto ti riguarda.”
In quel momento qualcuno bussò alla porta e Kakashi venne attraversato da un brivido di terrore.
“Kakashi Sensei?! È in casa?”
Rin abbassò la voce. “Ma guarda un po’.” Si avvicinò alla finestra e vide una ragazza dai capelli rosa che aspettava davanti la porta d’ingresso. “Sakura… Giusto? Il suo nome è questo.”
L’uomo cercò di liberarsi ma fu tutto inutile. “Non toccarla.”
“Non sei nelle condizioni adatte per dare ordini.”
Il jonin abbassò la testa rassegnato. “Tu vuoi me, non lei. Lasciala stare…”
Rin finse di pensarci un attimo e si avvicinò al ninja. “Kakashi… Lei è importante per te?”
L’uomo esitò un attimo, poi annuì.
“Più di quanto lo fossi io per te?”
Kakashi esitò di nuovo. “I-Io… Non lo so…”
Rin sospirò. “Risposta sbagliata.”
La ragazza fece per alzarsi, e l’uomo ebbe di nuovo paura. “Aspetta…”
“Si?”
“Non farle male…” Kakashi cercò la pietà nei suoi occhi. “Ti prego…”
E per un attimo sembrò vederla.
Rin si abbassò, gli sorrise e gli accarezzò dolcemente una guancia.
E fu lì che per un attimo, il ninja sentì che forse, lei era veramente davanti a lui. Che Rin era tornata per davvero.
“Come vuoi, non le farò del male.”
Per un breve lasso di tempo, il jonin si rilassò. “Ti ringrazio…”
A quel punto la donna si alzò, prese un kunai e ci giocherellò per un attimo.
“Devo ammettere che però sei un po’ cambiato.”
“Cosa vuoi dire?”
Rin afferrò saldamente il kunai e ferì Kakashi, premendo l’arma sul ventre dell’uomo, che per un attimo sentì in fiato mancargli.
Poi la ragazza gli sussurrò: “Ora credi a qualunque cosa la gente ti dica. Ho detto di avere grandi programmi per te. La tua allieva, rientra in uno di questi. La vedrai morire, come io ho visto Obito tirare gli ultimi respiri.”
Kakashi cercò di farsi forza, senza però grandi risultati.
Infatti dopo pochissimo iniziò a perdere conoscenza, tra la leggera risata di Rin e la paura per l’incolumità della sua allieva. “Sakura…”
 
Sakura sbuffò, convinta che l’uomo non le volesse aprire.
Fece il giro della casa e vide la finestra della camera di Kakashi aperta.
Decise di entrare da lì, e salita sul balcone sbirciò dentro.
Non lo vide e a quel punto si sporse di più, fino a diventare completamente visibile.
Nulla.
Saltò dentro e mosse qualche passo titubante.
Si stava addentrando dentro la casa del suo maestro. Se lui l’avesse scoperta… Cosa sarebbe successo?
Sorrise tranquillizzandosi e si disse che non sarebbe accaduto proprio nulla.
Qualcosa però la bloccò.
Si abbassò e toccò il pavimento.
Sentì qualcosa di viscido al tatto e per poco non cadde all’indietro quando si accorse che quello davanti a lei era sangue.
“Kakashi!”


 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo VI ***



Capitolo VI

 
“Hey, tu… Mi senti?”
Kakashi sentì una mano appoggiata sulla sua spalla scuoterlo leggermente e aprì gli occhi sperando di trovarsi a Konoha.
Errato.
Venne pervaso dal dolore che lo attraversò da parte a parte.
Vide, in maniera un po’ confusa, la sagoma di una ragazza mora, dai capelli lunghi, lisci, in parte raccolti in una coda. Indossava una maglietta a maniche corte, molto rovinata e di colore rosso. Lo guardava preoccupata, così l’uomo cercò di mostrarsi il meno sofferente possibile.
“Chi… Sei? Dove sono?”
La donna sospirò rassicurata. “Mi chiamo Miko. Ho l’obbligo di occuparmi dei prigionieri.”
“Prigionieri?”
La ragazza annuì. “Non fraintendermi. Anche io sono rinchiusa qui dentro da un po’ e…” Si asciugò una lacrima. “Devi scusarmi, ma non sono mai uscita da quando mi hanno trasferito qui. Non so dove ci troviamp. Ogni tanto vedo una ragazza che entra ed esce.”
Kakashi si fece attento. “Come si chiama? Hai visto qualcuno di nuovo, oltre a me? Magari una ragazza dai capelli rosa.”
Miko fece segno di no. “La donna che ogni tanto fa il giro delle prigioni si chiama Rin.”
L’uomo strinse i pugni e lasciò continuare la mora. “Comunque non è arrivata nessuna ragazza dai capelli rosa.”
Kakashi ringraziò tranquillizzato, poi si guardò intorno. Era rinchiuso in una stanza buia e l’unica finestra dalla quale entrava un po’ di luce si trovava troppo in alto per raggiungerla. In più, delle catene lo tenevano bloccato. Le mani erano legate dietro la schiena e da lì, la catena finiva nel muro.
Tornò in sé quando sentì qualcosa appoggiarsi sulla sua ferita al fianco. “Hey!”
Miko si ritrasse di colpo. “M-Mi dispiace… Non volevo farti male.” Arrossì. “Non conosco nessun tipo di arte medica, devi scusarmi.”
Kakashi sorrise. “Lascia stare. Sto bene. Hai finito? Scusa, ma sono davvero stanco.”
Miko annuì. “Ci vediamo domani.”
La donna uscì e il ninja rimase solo.
Solo con i suoi fedeli ricordi che lo tormentavano ovunque e con uno strano sentimento di irrequietezza e rabbia che diventava sempre più forte.
 
 
“Ti obbligo ad aspettare il ritorno di Naruto!”
Sakura negò con la testa più volte. “Lady Tsunade, non posso lasciare Kakashi da solo. Potrebbe essere troppo tardi quando Naruto tornerà.”
“Se l’è sempre cavata. Non è un jonin alle prime armi.”
La rosa capì che era tutto inutile. Qualsiasi cosa avesse detto, la sua maestra non avrebbe cambiato idea.
“Come vuole”.
 
E fu così che Sakura decise di partire contro il volere dell’Hokage e ora si trovava lì, nel villaggio abbandonato in cui Kakashi aveva iniziato a vedere quella ragazza.
Rin.
Sakura strinse i pugni, sentendo dentro di lei una sensazione di impotenza, mista a rabbia e paura.
Si trovava in un villaggio che non conosceva.
Kakashi poteva essere ovunque.
E per colpa di quella donna.
Respirò profondamente, ripetendosi di non piangere.
Era nel posto giusto, se lo sentiva. Era lì, che tutto era iniziato.
E se fosse stato il villaggio sbagliato?
Bè, sempre meglio che rimanere a Konoha ad aspettare Naruto.
La zona, ormai abbandonata, le trasmetteva un senso di angoscia.
Cercò di rimanere nascosta, mentre si faceva strada tra le strade strette e sporche.
Cercava qualcuno. Qualcuno che potesse condurla da Kakashi.
Si fermò quando sentì un rumore e dopo un paio di secondi si nascose su un tetto.
Vide un uomo alto e massiccio trasportare del cibo e delle bevande dentro un grande edificio.
Forse una vecchia prigione, o una casa in rovina e in disuso.
Era immensa, ma con pochissime finestre.
Sakura si morse un labbro ed entrò in una casetta lì vicina.
Avrebbe aspettato la notte del giorno seguente e spiato quell’uomo in ogni suo movimento.
“Kakashi, aspettami.”
 
 
 
Kakashi si svegliò di nuovo verso il tardo pomeriggio.
Era senza forze e probabilmente il sangue che aveva in corpo era sempre di meno, di ora in ora.
Non aprì gli occhi, e non potè affermarlo con certezza, ma sentì i passi veloci e incessanti di qualcuno farsi strada nel corridoio al di là della porta della sua stanza.
 
 
Dopo un paio di minuti Rin riprese piena consapevolezza del suo corpo.
Si tirò su lentamente e si guardò intorno.
Annusò l’aria e sentì un odore pungente farsi strada nelle narici.
Si guardò i vestiti e un brivido le percorse la schiena.
“Rin.”
La ragazza con i capelli castani, corti e gli occhi color nocciola ritornò di colpo in sé e si girò spaventata verso la persona che la stava chiamando.
“M-Miko?”
La mora socchiuse la porta dietro di sé e le lanciò il completo di una divisa.
Rin la guardò per un attimo. “Sono i miei vestiti… Ma perché?”
“Non è un tuo problema.”
A questo punto la donna fece segno ad un uomo di entrare e questo, una volta varcata la soglia della porta afferrò malamente Rin per un polso e la bloccò.
“Lasciami!”
Miko sorrise. “Perché ogni volta devi dimenarti per niente? Sai che non riuscirai a liberarti.”
“Perchè i miei vestiti sono sporchi di sangue?!”
La mora finse di pensarci. “Io non lo so. Forse esci di sera e non te ne accorgi. Takao, tienila ferma.”
L’uomo annuì.
Rin d’altra parte era ancora più spaventata. “Perché ogni volta che mi sveglio, non ricordo mai quello che è successo? Che cosa mi fai?! Dimmelo!!”
Miko la fulminò con lo sguardo. “Oppure?”
Il silenzio proruppe molto più fastidioso e inquietante di ogni altro rumore e la mora aspettò un attimo per continuare. “Tranquilla Rin, tra un po’ finirà tutto.”
 
 
Qualcuno aprì la porta, ma Kakashi non prestò molta attenzione a causa delle condizioni in cui si trovava.
“M-Miko?”
“Risposta sbagliata.”
Il jonin vide pian piano la figura di una donna prendere forma, e una volta colpita dalla luce che penetrava dalla finestra  quest’ultima divenne subito riconoscibile.
“Rin?!”
La ragazza annuì e Kakashi abbassò lo sguardo. “Cosa vuoi?”
“Vedere come stai.”
“No… A te non interessa.”
“Kakashi, io non voglio tu muoia. Altrimenti sarà stato tutto inutile.”
Il respiro dell’uomo si fece più affaticato. “Spero allora di morire al più presto…”
Rin sorrise. “Farò di tutto perché non accada.”
Il jonin la guardò per un paio di secondi. “Come puoi essere cambiata così tanto? Tutto questo odio non ti ha mai caratterizzata…”
“Oh, è sempre il solito discorso. Con me non attacca.”
“Perché? Perché dopo tutte quelle belle parole? Avevi detto di…” L’uomo si zittì per un attimo. “Amarmi.”
“Pensavi di avere l’esclusiva Kakashi?”
Rin si alzò e continuò a parlare. “L’amare un ragazzino spocchioso ed egoista come te è stata una delle cose più belle che potessero mai accadermi. Mi ha aperto gli occhi e mi ha permesso di dare una svolta alla mia vita. Quello che non ti uccide, ti fortifica, no?”
“Non può essere vero…”
“La verità Kakashi, è che la Rin che tanto brami, non esiste più. Quella gentile ed altruista se ne è andata. E tutto grazie a te. È colpa tua se ora ti trovi in questa situazione.”
“Vuoi solo convincermi di qualcosa che non è vero.”
“Hai ragione sai? Facciamo finta che tu non sia incatenato ad un muro e che io non stia cercando di farti impazzire. In realtà domani ti sveglierai e sarà stato tutto un sogno. Ti sveglierai nel tuo letto, ti alzerai e  ti recherai davanti alla mia tomba, a piangere e a chiedere il perdono di un fantasma che speri ti stia guardando dall’alto.”
Kakashi abbassò lo sguardò e non rispose.
“Kakashi, tu sei solo un uomo tormentato dai ricordi, dai rimpianti e dai sensi di colpa.”
Forse era vero. Ma lui voleva ritornare alla sua vita. Ai suoi sensi di colpa, alle uscite con i suoi amici, ai suoi libri, ai suoi appuntamenti, ai suoi arrivi in ritardo, alle missioni, al sangue, ai combattimenti e ai suoi compagni di squadra. A Sakura… A Naruto… Asuma, Genma, Gai…
“Nessuno ti concederà il perdono che brami così disperatamente. Mettiti la coscienza in pace e continua a tormentarti, fino a quando sarai vivo.”
“Finiscila!” Il jonin le gridò contro e le gettò addosso tutta la rabbia e la disperazione che aveva in corpo. “Che tu possa andare all’Inferno Rin.”
La donna rise, prima di aprire la porta e andarsene. “Ecco il vero Kakashi. Finalmente il finto buonismo se n'è andato dai tuoi occhi.”
La porta venne chiusa, Kakashi si lasciò andare, e senza forze chiuse gli occhi.
Bruciavano.
Per la prima volta nella sua vita pregò.
Forse le sue parole non vennero ascoltate da nessuno, forse vennero accolte da un Dio caritatevole e umano, forse furono sentite ed ignorate.
In ogni caso, si ritrovò a sperare ancora una volta che la vecchia Rin tornasse e quando capì che il suo desiderio probabilmente non sarebbe stato soddisfatto, perché impossibile, sentì il fiato mancargli, circondato dalla paura e dall’angoscia.
Forse, morire in quel momento, sarebbe stata la soluzione migliore.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo VII ***



Capitolo VII

 

“Kakashi.”
“M-Miko?”
La mora annuì. “Come ti senti?”
L’uomo non rispose.
“Faresti bene a mangiare qualcosa o non finirà bene per te. Potresti non farcela.”
“Fidati…” Il jonin sorrise amaro. “Sarebbe meglio.”
“Non dire così! Non saprei che fare poi.”
Kakashi tornò serio. “Perché non te ne vai? Tu puoi scappare.”
Miko sorrise. “Non saprei dove andare. E poi Rin non è cattiva con me.”
“Perché ti tiene qui?”
La donna si morse il labbro inferiore. “Conosco delle tecniche speciali. Posso controllare le persone.”
“Prendere il loro posto? Come se tu entrassi dentro di loro?”
Kakashi pensò alla famiglia di Ino. Capovolgimento Spirituale?
Miko annuì. “Esatto.”
“Forte…”
La ragazza sorrise. “Nessuno ha mai definito la mia tecnica con tale aggettivo.”
“Allora devi aver vissuto con delle persone davvero noiose.”
Miko gli appoggiò una mano su un ginocchio e rise leggermente. “Grazie.”
Kakashi annuì e prese la parola. “Miko, sono stanco… Puoi andare, per favore?”
“Come vuoi.” La mora si alzò e uscì lentamente. “Ci vediamo domani.”
Così l’uomo rimase solo. Ma stavolta i pensieri non gli affollarono la mente. Era troppo stanco persino per riflettere.
 
 
Sakura seguì sospettosa l’uomo.
Quando quest’ultimo si allontanò per la terza volta, quel giorno, la rosa entrò senza fare alcun rumore.
Socchiuse la porta dietro di lei e si guardò intorno.
Non c’erano persone a controllare l’entrata e stava iniziando a sospettare che quell’uomo fosse un abitante del villaggio, rimasto a causa della sua cocciutaggine.
Le stanze erano davvero molte. Le vennero i brividi notando una vaga somiglianza dell’ambiente e dell’atmosfera a quelli nel covo di Orochimaru.
Sospirò e iniziò ad aprire una per una le porte che davano sul corridoio.
Passato in rassegna il piano terra, si diresse al primo, facendo attenzione a non attirare l’attenzione e tenendosi sempre pronta a controbattere in caso di attacco nemico.
Quando ormai la tristezza stava per travolgerla, aprì l’ultima porta del piano e la chiuse dietro di sé.
“Chi… C’è?”
Al suono di quella voce, il cuore della rosa perse un battito.
Questa si girò e per poco non saltò al collo dell’uomo che aveva appena parlato, dalla gioia. Cercò piuttosto di restare calma e pensare subito ad un piano per uscire.
Si avvicinò lentamente e gli appoggiò una mano sul viso. “Kakashi… Cosa ti hanno fatto?”
“Sakura…?” Il jonin tossì un paio di volte. “Devi andare via… Oppure…”
“No, no… Tu vieni con me.”
“Non ce la faccio.”
La rosa si morse il labbro inferiore e mise una mano sopra la ferita di Kakashi.
Questo, d’altra parte, si piegò dal dolore e strinse i denti.
“Ora non sanguini più, ma hai bisogno di cure più approfondite e mirate. Ti porto in un posto sicuro.”
L’Haruno si concentrò, ruppe le catene che tenevano bloccato Kakashi e dopo un paio di tentativi riuscì a fare in modo che si alzasse, sorretto in parte da lei.
“Sakura… Sei tu vero?”
La rosa gli sorrise, cercando di cacciare indietro qualche lacrima di preoccupazione mista a gioia, ed essere la più rassicurante possibile. “Si, e ora mettiamo la parola “Fine” a questo incubo.”
 
Con le poche forze che gli rimanevano, i due jonin riuscirono ad uscire dal confine del villaggio.
“Non manca molto.”
Dirigendosi da Kakashi, la rosa aveva trovato un posto abbastanza tranquillo, anche se poco confortevole. Era una specie di grotta, un incavo nella roccia che per lo meno poteva ripararli dalle intemperie nel caso ci fossero state. La boscaglia però non li aiutava per niente. Infatti era tutto, tranne che fitta.
I due entrarono e la ragazza aiutò Kakashi a sedersi.
“Ora ti curo le ferite.”
L’uomo annuì e chiuse gli occhi. Non aveva nemmeno la forza per muoversi, nonostante il dolore pulsasse più forte che mai.
“Certo che hai scelto un posto sicurissimo…”
“Kakashi, era uno dei più vicini al confine.”
“Si… Hai ragione. Scusami.”
Sakura sospirò e sorrise. “Per questa volta ti perdono.”
Il jonin si mosse leggermente, notando un leggero miglioramento. “E Naruto?”
La ragazza si irritò leggermente. “Pensi che non abbia le capacità di venire fino a qui da sola e fronteggiare tutti i nemici che potrebbero capitarmi a tiro?”
Kakashi sorrise tra sé e sé notando la stizza nella voce dell’Haruno. “Penso che lui non ti avrebbe mai lasciata venire da sola. E Tsunade?”
Sakura arrossì e si vergognò per un attimo di essere andata via senza avvisare nessuno.
“Mi ha dato libera scelta. Naruto si metterà in viaggio appena tornato dalla sua missione.”
“Lo trovo giusto…”
“Ho finito.”
Sakura si sedette di fianco a lui. “Ti senti meglio? Ora le ferite sono state curate ma devi riposare.”
Non arrivò nessuna risposta. O almeno, nessuna risposta esplicita.
La rosa sentì ad un tratto un peso sulla spalla, come se qualcuno si fosse appoggiato.
Non si girò subito, per evitare di guardare l’uomo imbarazzata, ma sentendolo respirare profondamente, capì che si era gia addormentato.
Lentamente, si spostò, in modo che il jonin potesse cadere tra le sue braccia.
Quando questo avvenne, appoggiò la testa di lui sulle sue gambe e cercò una posizione comoda per lei.
Sospirò e poi disse qualcosa sottovoce. “Sono contenta di aver infranto le regole.”
 
“Miko!!”
Un uomo entrò di colpo nella stanza della mora e trafelato la guardò con gli occhi spalancati.
“Cosa vuoi Takao?”
“Kakashi… Non c’è più. È scappato.”
La donna si meravigliò per un attimo, ma poi tornò seria. “Sei uno stupido. Non può essere scappato sulle sue gambe.”
Miko tornò a leggere il grosso libro posizionato davanti a lei, sulla scrivania. “Quella ragazza dai capelli rosa deve averci fatto visita senza che tu te ne accorgessi. Ma non preoccuparti… Kakashi tornerà sicuramente.”




 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


 

Capitolo VIII
 

Lentamente, Kakashi aprì gli occhi, e dopo un paio di secondi si tirò su, stiracchiandosi.
Le ferite gli dolevano un po’, ma stava molto meglio rispetto la sera precedente.
Si girò verso Sakura e guardandola dormire, sorrise. Poi si alzò e uscì a respirare aria pulita, a pieni polmoni.
Fu inevitabile. Il ricordo di Rin pulsò nella sua mente, più vivido che mai.
Le cose non potevano finire così.
Si girò, deciso a prendere le sue armi e la giacca, ma si trovò davanti Sakura.
“S-Sakura?”
“Kakashi…” La rosa sbadigliò. “Come ti senti?”
“Molto meglio, grazie.”
L’Haruno si guardò intorno. “Non volevo spaventarti.” Poi gli diede una leggera gomitata. “Come puoi vedere, nessun nemico nei paraggi. Ho fatto davvero bene a scegliere questo nascondiglio.”
“Si…” Kakashi rispose assente, la scostò e Sakura si girò a guardarlo.
“Che cosa ti succede?”
L’uomo si fermò e la guardò negli occhi. “Ecco…” Poi sospirò.
“Sei sicuro vada tutto bene?”
Il jonin negò con la testa. “Tu torna a casa Sakura. Io devo chiudere una questione lasciata aperta per troppo tempo.”
La ragazza sbuffò. “Puoi smettere di accollarti tutte queste responsabilità?”
“Non puoi capire Sakura, quindi ti chiedo di fare…”
“Come vuoi? Ho fatto quello che volevi per più di sei anni. Ora mi sono stancata.”
La rosa si avvicinò all’uomo e gli appoggiò una mano sul braccio. “Non voglio lasciarti affrontare tutto questo da solo.”
Kakashi rimase in silenzio per un paio di secondi che alla ragazza sembrarono un’eternità.
“Mentre tu mi cercavi, una ragazza si è presa cura di me per tutto il tempo in cui Rin mi ha tenuto rinchiuso in quella stanza e non posso lasciarla da sola proprio ora. E poi…” Il jonin sospirò. “Non cercherò di ritrovare la Rin che conoscevo, perché ormai non esiste più. Voglio però che paghi per quello che ha fatto e per tutto quello che potrebbe fare se io lasciassi la situazione come è adesso.”
Sakura lo guardò attentamente. Poteva sentire persino dentro di lei quanto, il pronunciare quelle parole, feriva l’uomo che aveva davanti. Il dolore che il suo maestro provava nel ricordare e nell’accettare che la realtà era molto  più dura e crudele di quanto avesse mai immaginato e sperato.
Lo abbracciò, spinta da un’impellente voglia di proteggerlo. Avrebbe voluto farsi carico di tutte quelle emozioni negative, perché forse sarebbe stato meglio così. L’avrebbe fatto se questo sarebbe stato sufficiente a rivederlo sorridere.
“Ti prego Kakashi, torniamo a casa.”
Sentì l’uomo negare con la testa e per questo lo strinse più forte.
“Allora io verrò con te.” Poi si staccò. “Non ti lascerò da solo proprio ora.”
E fu in quello strano momento che sentì qualcosa muoversi dentro di lei.
Si avvicinò lentamente all’uomo che aveva davanti, le mani sul collo di lui.
Sentì le mani dell’uomo appoggiarsi sui suoi fianchi.
Il battito del suo cuore iniziò ad accelerare e una sensazione dolce si fece strada dentro di lei.
Perché quel momento sembrava così perfetto. Era straordinario come in un momento così buio e triste si andasse delineando un sentimento così profondo e delicato.
Che fosse stato degno di chiamarsi amore?
Ad un tratto però la magia si volatilizzò e sentì l’opposizione di Kakashi davanti di lei.
Percepì il delicato tocco delle labbra dell’uomo sulla sua fronte e abbassò lo sguardo.
A quel punto l’uomo le sussurrò qualcosa all’orecchio. “Ti ringrazio.”
Lei d’altra parte annuì e rimase lì in piedi anche quando Kakashi si staccò per raccogliere le sue cose.
Si diede della stupida per aver provato a fare qualcosa che forse nessuno in quel momento si sarebbe mai permesso di fare.
Per un attimo si era dimenticata chi stava dall’altra parte.
Era con il suo maestro e stava cercando la sua ex compagna di team.
Che Kakashi provasse qualcosa per lei?
In qualsiasi caso, nonostante quel tentativo fosse stato qualcosa di casto e puro, non sarebbe mai dovuto accadere.
Lo sentì camminare verso l’uscita e a quel punto prese la sua roba.
Per tutto il viaggio non parlò.
Pensò alla sua sfacciataggine, alla sua inadeguatezza in un momento così delicato, ma specialmente a cosa potesse aver pensato Kakashi.
Gli fu grata per il suo silenzio.
Sì, perché se c’era qualcosa che amava di lui, era che sapeva dire o non dire, la cosa giusta nel momento giusto.
 
 
“Muoviti Rin, non ho tutto il giorno.”
La Nohara uscì dalla sua stanza vestita con i vecchi indumenti della sua ex-divisa.
“Perché ho dovuto indossare questi?” La donna indicò i suoi abiti.
Miko alzò le spalle. “Ora vieni con me. Ti porto in un posto carino.”
 
 
Kakashi e Sakura entrarono nel nascondiglio in cui l’uomo era stato rinchiuso, senza alcun problema.
“Abbiamo un piano Kakashi?”
L’uomo rispose secco, intento a cercare qualsiasi forma di vita potesse indicargli dove si trovava Miko.
“No. Stammi vicina.”
La ragazza sospirò imbronciata. Questo era ovvio.
Dopo pochi minuti entrarono in una grande stanza.
Sembrava una specie di atrio ricreativo e la sua grandezza affascinò Sakura.
“Forse…”
La ragazza si sentì fermare dalla mano di Kakashi. “Davanti di noi.”
Sakura alzò lo sguardò e vide un uomo con un kunai in mano.
“Finalmente siete arrivati.”
Kakashi strinse i pugni. “Dov’è Rin?”
L’uomo rise. “Pensi davvero che ti dica dove si trova? Se io mi trovo qui, forse voglio non passiate, non credi?”
Ad un tratto il jonin si sentì strattonare la manica della felpa e si girò.
“Ci penso io Kakashi.”
Sakura indossò i suoi guanti speciali e afferrò un kunai.
“Non ci pensare nemmeno due volte Sakura, io non ti lascio da sola.”
La rosa sorrise. “Non so cosa ti leghi a quella ragazza, ma di certo è qualcosa di importante.” Fece una pausa. “Fidati di me. Posso farcela, dammi la possibilità di dimostrarti quanto sono cresciuta.”
Kakashi sospirò. “Stai attenta, ok? Se ti dovesse succedere qualcosa…”
“Non mi succederà nulla. E ora vattene. Prima inizio, prima finisco.” Sakura si stiracchio un attimo. “Se tu restassi, sarei costretta a proteggere due persone.”
 
 
Kakashi attraversò un altro paio di stanze prima di arrivare ad una grande sala come la precedente, ma più illuminata.
Le finestre erano più ampie, i vetri erano rotti e i cocci rimanenti sparsi per terra.
Si girò quando sentì una voce familiare. “Kakashi!”
Miko correva verso di lui. Arrivata, si fermò e si nascose dietro la sua figura. “Ho cercato di scappare. Quando ho sentito che te ne eri andato, è stata la prima cosa a cui ho pensato.” La mora fece una pausa. “Rin è lì, sono riuscita a colpirla.”
Kakashi strinse i pugni. “Resta qui, ci penso io.”
Miko annuì, guardandolo avanzare verso la figura di una donna quasi distesa a terra a causa del dolore provocato da un colpo allo stomaco.
“Ahia…” Rin si alzò lentamente e a fatica. Era debole, e questo non aiutava di certo.
Dietro di lei sentì un rumore di passi e il fastidioso suono di un Mille Falchi. Vide la sua luce sfavillante disegnare a terra la sua ombra e intimorita si girò.
Il suo cuore smise di battere per un istante. O almeno le sembrò che il suo cuore si fermasse.
Il fiato le mancò per un attimo e dovette aspettare un paio di secondi prima di parlare, tanto che nel frattempo cadde all’indietro, nonostante la voglia di alzarsi e correre verso l’uomo che aveva davanti fosse forte come niente del genere prima d’ora.
“K-Kakashi?”
Il jonin la guardò dall’alto al basso, cercando di sembrare il più sicuro possibile.
“Ora non sembri più tanto spavalda Rin.”
Presa dal panico, la ragazza negò con la testa. “No no… Cosa stai dicendo Kakashi? Quando…”
“Non far finta di non ricordare nulla.”
Rin si alzò lentamente. “Kakashi, è quella ragazza.” Indicò Miko. “Non è colpa mia, ma sua… Lei conosce delle strane tecniche. Il Capovolgimento Spirituale, ricordi? Non so cosa mi abbia fatto fare di preciso ma… Ti prego, devi credermi! Qualsiasi cosa ti abbia detto o fatto, non ero io. Come avrei potuto? Lo sai… Io… Io ti…”
Il braccio dell’uomo smise di essere avvolto dalle scintille e velocemente Kakashi afferrò Rin alla gola e la alzò sbattendola contro la parete.
“Kakashi… Mi… Mi fai male…”
L’istinto ordinò a Kakashi di diminuire leggermente la forza nella presa. Fu una reazione istantanea, non dettata dal ragionamento.
Era vero. Miko conosceva quella tecnica. Ma questo non provava nulla. Rin l’aveva tenuta rinchiusa lì dentro, doveva per forza sapere delle sue capacità.
Più andava avanti però, più sentiva un peso allo stomaco. La solita domanda vagava nella sua mente, prima a destra, poi a sinistra. Rin era veramente cambiata?
“Perché dovrei crederti?”
Qualche lacrima bagnò le guance di Rin. “Non… Non lo so…” Cercò di riprendere fiato. “Mi sono ritrovata qui dopo l’ultima volta che ci siamo visti… Devi fidarti di me…”
“Kakashi! Che cosa aspetti?!”
L’uomo si girò verso Miko, ma poi Rin attirò di nuovo la sua attenzione. “K-Kakashi… Come potrei farti del male dopo tutto quello che abbiamo passato? Ti ho… Confidato i miei sentimenti… Tu hai detto che… Era Obito ad amarmi… Ma io ti ho sempre… Aspettato… Quando ami una persona… Non puoi farle del male… E io ti ho amato con tutta me stessa… è stata una delle cose più belle che potessero accadermi…”
A quel punto, dopo un paio di secondi, Kakashi mollò la presa e Rin cadde a terra.
Si sentiva prosciugato di tutte le sue energie. La sua mente era piena di stupide domande, di inutili dubbi e di un’insanabile voglia di verità. Era distrutto.
Rin si alzò lentamente ma Kakashi cadde sulle ginocchia e abbassò lo sguardo.
“Ti prego Rin… Se la vendetta è quello che vuoi, prenditi la mia vita adesso e lascia libera Sakura. Perché io non ci riesco. Non posso farti del male.”
La ragazza fece segno di no con la testa, visibilmente confusa.
Miko sbuffò. “Siete davvero penosi.”
Rin la guardò spaesata e Kakashi sussultò.
La mora li fissava con disprezzo. “Io cerco di farti odiare quella donna in tutti i modi e tu le chiedi di farti fuori? Pensavo davvero fossi diverso Kakashi. Magari uguale a tuo padre.”
L’uomo si girò e la guardò interrogativo. “Mio padre?”
A quel punto Sakura arrivò di corsa e si fermò pochi metri prima di Miko. “Kakashi! Quell’uomo era una copia!”
Poi si accorse della mora e iniziò a non capire più nulla.
Miko rise. “Ci vedremo ancora Kakashi. Goditi i bei momenti, finché puoi.” E sparì in una nuvola di fumo.
“Kakashi, noi dobbiamo…”
Il jonin si alzò e guardò Rin, poi Sakura. “Lasciala andare. Tanto tornerà.”

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo IX ***




SCUSATEMI!!! Mi dispiace tanto per il ritardo ma sono stata piena di cose da fare! E l'ispirazione non mi ha aiutata di certo. Spero vi piaccia ;-)
Premetto già, però, che il prossimo capitolo arriverà abbastanza tardi. Scusatemi!!



 
Capitolo IX

 
Rin ogni tanto spostava lo sguardo dal fuoco acceso davanti a lei, a una Sakura che dormiva profondamente.
Sentì del passi e si girò. “Kakashi.”
L’uomo stava trasportando un bel po’ di legna con la quale alimentare il fuoco.
“Sta dormendo?”
Rin annuì e sorrise. “Non deve essere stata una missione facile.”
Kakashi sospirò e si sedette vicino a lei.
“Rin… Mi dispiace…”
La donna gli sorrise di nuovo dolcemente. “Ormai sono qui. Non importa quello che è successo poco fa.”
Il jonin negò con la testa. “Voglio chiederti perdono. Non sono riuscito a proteggerti. Se solo avessi saputo dov’eri, ti giuro che ti avrei cercata incessantemente. Ti ho dato per scontata quando eravamo adolescenti, sono stato uno stupido. Non ho capito quanto tenessi a me, in più questo è successo solo quando ti ho persa. O almeno quando ho creduto, te ne fossi andata per sempre. Io…”
Rin gli afferrò una mano. “Voglio che ti dimentichi di tutto questo. Ora sono qui e le cose andranno per il verso giusto. Lascia perdere il passato, tutto questo dolore, tutta questa voglia di dirmi che ti dispiace. Lo so che ti senti in colpa, ma io non voglio questo. Non ho mai provato odio per te, e mai succederà. Dimentica, ti prego. Se vuoi fare qualcosa per me, liberati di tutti questi ricordi spiacevoli.”
Lo abbracciò, stringendolo forte a sé e Kakashi si sentì finalmente libero.
Libero da tutti quei sensi di colpa, certo che lei lo aveva ascoltato.
Pronto a ricominciare. Pronto a rinascere di nuovo per la seconda volta.
 
 
Il viaggio di ritorno fu molto più veloce di quello di andata.
Rin fu accolta benevolmente da Tsunade, estremamente contrariata dall’altra parte, per il comportamento di Sakura. Il tutto era finito bene però, quindi le evitò una ramanzina con i fiocchi.
In compenso, fu gentilmente costretta ad ospitare temporaneamente Rin in casa sua.
Stare da Kakashi sarebbe stato troppo rischioso per la donna. Se mai un nemico li avesse attaccati, infatti, avrebbe iniziato a cercarla da lì.
E fu per questo che Sakura dovette abituarsi alla presenza di una nuova coinquilina e ad un Kakashi che faceva continuamente avanti e indietro.
La situazione non le era di certo indifferente.
Rin era sempre gentile, e non lo faceva nemmeno con cattiveria.
Voleva rendersi utile. Così le aveva detto la sera in cui aveva invitato Kakashi a casa sua per una cena a tre.
“Sakura, lascia che cucini io.”
La rosa non aveva potuto rifiutare. Era una frana ai fornelli.
Aveva deciso così di uscire a prendere qualcosa da bere.
Tornata dalla missione aveva avuto pochissimo tempo per fare la spesa.
Era uscita in fretta e con la stessa velocità si era diretta al supermercato.
Finite le compere decise di tornare a casa e durante il tragitto incontrò Kakashi.
“Sakura.”
“Kakashi? Che ci fai…” Poi le venne in mente che lui faceva la sua stessa strada. “Scusa. Come stai?”
“Davvero bene.” Le sorrise e Sakura ne fu felice, anche se l’idea che il jonin fosse così contento grazie al ritorno di Rin, la turbava un po’.
“Stai andando verso casa mia?”
Kakashi rise. “Diciamo di si. Sembra strano sentirlo dire da te. Spero che la cosa non ti disturbi.”
“No, certo che no. Allora, andiamo?”
L’uomo annuì. “Vuoi che ti porti io la borsa della spesa?”
Sakura arrossì. “Non ce n’è alcun bisogno.”
“Insisto.” Kakashi la prese e la rosa dovette cederla.
E adesso? Di cosa avrebbero parlato? Della missione? Del suo passato? Meglio di no.
La ragazza ci pensò un attimo.
“Sakura, ti prometto che questa situazione provvisoria cambierà in poco tempo.”
Come mai tutta questa fretta?
“Non è un problema. Convivere con Rin è stato strano e forse lo è ancora un po’, ma non è per niente un disturbo. E poi io ho dei turni da rispettare. La vedo molto di rado.”
Il jonin sorrise. “In qualsiasi caso, ti ringrazio per quello che stai facendo.”
“Lo rifarei altre mille volte se necessario.” Per te.
Dopo poco, arrivarono a casa.
“Rin, siamo arrivati.”
La donna si affacciò dalla cucina con ancora un grembiule addosso. “Finalmente. La cena è pronta.”
Si sedettero a tavola e per i primi 10 minuti, tutto andò bene, fino a quando Kakashi e Rin non si misero a parlare dei vecchi tempi.
“Io ODIAVO andare in missione da sola con Kakashi.” La donna rise. “Era sempre in ritardo.”
L’uomo negò. “Non è vero. Arrivavo in ritardo di un paio di minuti. Se per te questo è non essere puntuali, dovresti vedere adesso.”
Questo voleva dire che era perfettamente a conoscenza di essere un ritardatario cronico.
“Ricordo la nostra prima missione. Il caldo era pazzesco.”
“Io arrivavo sempre in ritardo, ma tu eri una lamentela continua.”
“Sai quanto io non sopporti restare a lungo sotto il Sole! E poi, ti ricordi quando ci siamo persi?”
Kakashi sbuffò. “Tu ti sei persa. Eri tu ad avere la cartina in mano.”
“Potevi perlomeno darmi una mano, invece che stare lì ad elencarmi quante nuove tecniche avevi imparato. Spero che ora tu sia diventato un po’ meno sbruffone.”
L’uomo stava per replicare, quando Sakura si alzò da tavola esordendo con la sua proposta di lavare i piatti.
“Sakura, non penso serva farlo adesso…”
“No Rin, davvero. Prima lo faccio, prima mi tolgo questo pensiero.”
La donna la guardò allontanarsi. “Forse ho parlato troppo.”
Kakashi le sorrise. “Stai tranquilla. Mi scuserò io con lei più tardi.”
Rin negò con la testa. “No, non è giusto. Non siamo solo noi due. Mi scuserò io con Sakura, non devi farlo tu per me.”
L’uomo sospirò. “Come vuoi.”
Poi si alzò, si diresse verso il divano e dopo essersi seduto, fece segno a Rin di fare lo stesso di fianco a lui.
“Non vedo l’ora di trovare altri difetti in te Kakashi. Chissà quanti ne hai accumulati con lo scorrere degli anni.” Rin rise e si sedette.
“Guarda che qui, ad essere invecchiato, non sono solo io.” Kakashi la fissò attento. “In effetti, pochi secondi fa stavo iniziando a notare qualcuna delle tue rughe fare capolino sulla tua fronte.”
La donna lo guardò allibita. “Tu non sai cosa stai dicendo.”
L’uomo fece spallucce e iniziò a guardarsi intorno.
Ad un tratto Sakura passò silenziosa e il jonin la fermò. “Sakura, dove stai andando?”
La rosa si bloccò immediatamente. “A portare fuori la spazzatura.”
L’uomo annuì e la ragazza sparì immediatamente.
“Lei sarebbe? La tua allieva?”
“Esatto…”
“Ti vedo molto protettivo, il che è una cosa positiva per Hatake Kakashi, no??”
Kakashi sorrise. “Può darsi. Non sarai gelosa?”
Rin arrossì leggermente. “Scherzi? So badare a me stessa. Non ho bisogno che uno sbruffone del genere sia protettivo con me.”
“Lo so…” L’uomo si avvicinò leggermente senza sapere di preciso il motivo. “Però non penso avresti problemi se lo diventassi anche con te, o sbaglio?”
“Perché me lo chiedi?”
“Non rispondere con una domanda Rin.”
“Pensavo che questa fosse anche la tua tattica. Come puoi odiare il tuo stesso modo di porti agli altri?”
La guardò un paio di secondi senza dire nulla, poi sorrise. “Mi sei mancata.”
La donna rimase perplessa per un attimo, poi si rilassò in una smorfia serena. “Anche…”
Si fermò quando lo vide avvicinarsi. Lo sentì appoggiare una mano sul suo collo e le sue labbra sulle proprie.
Chiuse gli occhi istintivamente. No, non le sembrava vero.
Ad un tratto però Kakashi decise di staccarsi.
“Scusami…”
Rin ci mise un attimo per rispondere. “Ehm… Figurati, io…”
L’uomo si passò una mano dietro la testa, imbarazzato. “Penso sia meglio che vada.”
Si alzò di scatto e si diresse verso la porta e per poco non finì per andare addosso a qualcuno.
 
 
Sakura lanciò brutalmente il sacco dell’immondizia nel cassonetto davanti la porta di casa sua.
Ma che diavolo le prendeva? Aveva appena fatto una figuraccia!
Alzarsi così, di colpo. Chissà cosa avevano pensato di lei.
Kakashi era un’idiota. Cosa poteva aver capito?
Rin invece era una donna. Questo giocava a suo vantaggio.
Aspetta. Ma se nemmeno lei riusciva a capire cosa le stava succedendo?
Vita crudele…
Fece le scale con molta calma. Questo, perché? Forse per temporeggiare?
Perché doveva temporeggiare? Forse perché era stanca di vedere quei due insieme?
E perché era stanca??
Oddio, basta pensare, Sakura!
Che poi, lei si conosceva bene. Finiva per diventare cattiva, e non era mai una cosa positiva.
Finiva per prendersela con chi non meritava tutta la sua ira funesta.
E in questo caso, con Rin?
Sospirò e aprì lentamente la porta.
La richiuse dietro di lei e si fermò quando sentì Rin e Kakashi parlare.
No Sakura, origliare è sbagliatissimo.
“Non rispondere con una domanda Rin.”
“Pensavo che questa fosse anche la tua tattica. Come puoi odiare il tuo stesso modo di porti agli altri?”
 Al diavolo, non era colpa sua.
“Mi sei mancata.”
 “Anche…”
Quando sentì piombare stranamente il silenzio, la rosa si sporse, e vide quello che non avrebbe mai voluto vedere.
Si ritirò subito indietro e si avvicinò alla porta.
No, no… Non ora…
Decise che la soluzione più rapida da prendere era quella di camminare dritta e spedita verso camera sua.
“Penso sia meglio che vada.”
Si risvegliò quando sentì dei passi e istintivamente ne fece qualcuno in avanti, fino a ritrovarsi Kakashi davanti.
“K-Kakashi…”
“Ciao Sakura… Senti, io devo proprio scappare… Volevo…”
La rosa portò le mani avanti. “S-Si… Non preoccuparti. Io devo andare. Ci vediamo uno dei prossimi giorni.”
E prima che l’uomo potesse dire qualcosa, l’Haruno lo sorpassò e scomparve, lasciandolo da solo con la via d’uscita da imboccare.



 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo X ***


 

Capitolo X
 

I giorni passarono veloci a Konoha.
Rin e Kakashi continuavano a passare parte del tempo insieme, mentre Sakura si straniva sempre di più dalle questioni riguardanti il suo maestro e tutto quello che ci girava intorno.
Kakashi non aveva più parlato a Rin di quello che era successo qualche sera prima, ma Rin era una donna. E inevitabilmente, le donne cercano sempre di parlare di quello che gli uomini, d’altro canto, vogliono evitare.
Quella sera, Sakura era uscita e Kakashi si era fermato a parlare con la Nohara.
O meglio, lei aveva costretto lui a fermarsi e chiacchierare un po’.
“Senti Kakashi…” Rin si sedette vicino a lui. “Sono davvero contenta di poter passare del tempo con te, ma voglio sapere una cosa. È da un po’ che ci penso e credo che questo sia il momento giusto per porti qualche domanda.”
“Ho il diritto di non rispondere?”
Rin sorrise. “Siamo tutti e due adulti, e non trovo ci siano problemi a chiarire un po’ le cose… L’altra sera, quel bacio… Tu provi davvero qualcosa per me? O si tratta di semplice affetto?”
L’uomo riflettè un attimo. “Non lo so di preciso… Sento che tu non mi sei indifferente, ma non so quantificare quello che provo quando stiamo insieme.”
La donna sospirò e un campanello di allarme si accese nella testa di Kakashi. “Scusa! Io non volevo che…”
Rin sorrise di nuovo. “Non voglio tu ti senta obbligato a fare o provare qualcosa che in realtà non ti appartiene.”
Il jonin si rilassò sul divano e guardò il soffitto. “Ti chiedo solo un po’ più di tempo…”
“Bè Hatake, io non vado da nessuna parte.”
E questo lo rincuorava moltissimo.
“Ora penso di dover andare. Solo che pensavo che Sakura sarebbe tornata a momenti.”
Rin sbuffò. “Kakashi, guarda che non ho bisogno di una guardia del corpo.”
“Non credo mi importi di quello che pensi tu. In qualsiasi caso, mi fiderò di quello che dici, e della puntualità di Sakura. Vado.”
E detto questo, il jonin si alzò e uscì dalla porta, incamminandosi molto lentamente.
 
Sakura cominciò a correre. Era in ritardo.
Nonostante il dover tornare presto a casa sua per proteggere quella che sarebbe potuta diventare la ragazza del suo maestro, la infastidiva un po’, il senso del dovere non le lasciava scelta.
Salì velocemente le scale ed aprì la porta sperando che Kakashi non fosse lì per ricordarle quanto la puntualità era importante.
Si fermò un attimo, constatando che Kakashi era l’ultimo che poteva rinfacciarle questo dettaglio, ma poco dopo, un urlo la fece tornare in sé e la costrinse a precipitarsi dentro casa sua.
 
Kakashi si fermò a metà strada, tra casa sua e quella di Sakura.
Pensò che forse doveva una spiegazione più dettagliata alla sua ex compagna di team.
Su queste cose, il temporeggiare non serve a molto.
Erano due adulti, non due adolescenti. Se fosse andata male, nessuno dei due sarebbe entrato in una depressione senza precedenti, quindi, perché non provarci?
Stava tornando insietro, era quasi arrivato a casa di Sakura quando sentì un urlo.
Subito iniziò ad accelerare il passo, fino ad arrivare a correre il più veloce possibile.
Trovò la porta aperta, salì le scale ed entrò.
Trovò Rin seduta su una sedia e Sakura intenta a portarle una tazza di the.
Subito le due ragazze si girarono verso di lui e Rin gli sorrise, notando il suo sguardo preoccupato.
“Ciao Kakashi.”
“Che è successo?!”
Rin parlò per prima. “Poco dopo essertene andato, è entrato un uomo. Era armato. All’inizio mi ha colto alla sprovvista, prima che potessi difendermi mi ha attaccata. Però è subito arrivata Sakura. Appena ha sentito qualcuno entrare, è scappato. Però sto bene, non ho nemmeno un graffio grazie a…”
Kakashi la interruppe e guardò Sakura. “L’hai inseguito?”.
La rosa lo guardò interrogativa. “Ovvio che no.”
“Cosa vuol dire “ovvio che no”? A quest’ora avremmo potuto scoprire chi l’aveva mandato.”
“Ho trovato molto più intelligente e sicuro verificare subito le condizioni di Rin. E poi, se fossi fuggita, altri avrebbero potuto approfittarne. Rin sarebbe stata da sola.”
“Quell’uomo è scappato subito Sakura. Se ci fosse stato qualcun altro, si sarebbe come minimo degnato di farsi vedere e seguire, non credi?”
“Scusa se non ho avuto tutto questo tempo per pensarci! Ho pensato da medico. La prima cosa da fare è soffermarsi sulle vittime delle aggressioni, senza lasciarli soli.”
“Lo vedo. Oggi infatti sei addirittura tornata in anticipo.” Kakashi lo disse con tono sarcastico. “Se fossi arrivata in orario, questo non sarebbe successo! Dov’eri andata di così tanto importante per non essere qui quando servi?”
“Ero a pensare un po’ a me stessa! Sai com’è… Sono costretta a restare qui dentro ogni giorno, fino a quando a te non passa per la mente l’idea di venire a trovare Rin. Restaci tu qui, se ti fa tanto piacere. Non posso di certo rendere conto solo a te di quello che faccio, io ho delle persone altrettanto importanti là fuori.”
Kakashi la guardò intensamente e Sakura per un attimo ne fu intimorita, ma non abbassò lo sguardo.
“Si tratta di lavoro.”
“No, si tratta di una tua paranoia. E io sono stanca di assecondarle tutte.”
Rin non sapeva cosa dire. Avrebbe voluto fermarli, dicendo che stava bene, non serviva farne una tragedia.
“Non mancarmi di rispetto, Sakura.”
La rosa distolse lo sguardo e strinse i pugni. Prese le chiavi da sopra il tavolo e uscì, sbattendo la porta.
Il jonin sospirò e guardò Rin, che lo fissava severa.
“Era davvero necessario?”
“Se qualcuno fosse stato con te, allora tutto questo non sarebbe successo.”
“Prevedi il futuro Hatake? Ora vai da quella ragazza e scusati con lei.”
Kakashi la guardò perplesso. “Che diamine stai dicendo Rin?”
“Se non vuoi scusarti, almeno dille che ti dispiace. Quello che ha fatto è giusto.”
“Oh certo, ecco un altro medico che parla.”
“Non si tratta di questo.” Rin lo rimproverò. “Hai così tanta paura che mi possa succedere qualcosa, che enfatizzi ogni avvenimento. Se ad essere attaccato fosse stato qualcun altro come per esempio l’Hokage, probabilmente ti saresti complimentato con Sakura per essere rimasta. Quindi non prendertela con lei, ma con te stesso. Se mi succederà qualcosa non è certo per colpa di Sakura, e non è nemmeno qualcosa che tu puoi controllare.”
L’uomo abbassò lo sguardo e la voce di Rin si addolcì. “Io la capisco. È una ragazza di 20 anni, ha bisogno dei suoi amici, di quella che era la sua vita prima che arrivassi. Non incolparla di questo.”
Kakashi ci pensò un attimo, poi annuì. “Va bene, ci parlerò.”
La donna sorrise. “Così mi piaci.”
 
 
Sakura si sedette su una sponda del fiumiciattolo che attraversava il villaggio.
Si sentiva triste, stanca e demotivata.
L’essere un bravo ninja e un bravo medico per lei era tutto, ma ora non ci stava riuscendo.
In più Kakashi continuava a farla sentire in colpa per cose che a lei sembravano scontate o superficiali.
In più, il vedere che teneva così tanto a Rin, il vedere che si preoccupava per lei più di quanto avrebbe fatto per una qualsiasi altra persona, la faceva stare male.
Non che odiasse Rin. Lei era una bravissima ragazza, gentile, solare, ironica.
Sì, tutto quello che una donna dovrebbe essere.
Ecco, lei non era così. Aveva quasi mandato il suo maestro a quel paese, una delle persone che più contava per lei in quel momento. Diamine.
Sentì dei passi dietro di lei, ma non si voltò.
Poi con la cosa dell’occhio vide qualcuno sedersi di fianco a lei.
Non ci voleva proprio.
“Possiamo parlare?”
“Chi ti dice che io abbia qualcosa da dirti?”
Kakashi sospirò. “Mi starai ad ascoltare, almeno?”
“Forse. Cerca di essere breve.”
“Ecco…” Kakashi si passò una mano dietro la testa. “La verità è che ho davvero molta paura di perdere ancora Rin e… Soffrire molto di più di quanto è successo in passato. Non pretendo tu capisca ma… Questa è la motivazione del perché, a volte, tendo ad essere così paranoico e protettivo, prendendomela con te, che in questo caso, sei la seconda persona più vicina a Rin che sta cercando di proteggerla quando io non posso farlo.”
L’uomo si fermò, sperando che Sakura dicesse qualcosa, ma questo non accadde.
“So che tu hai la tua vita… Ma ti giuro Sakura, che se solo potessi, non ti chiederei tutto quello che finora hai fatto.”
La ragazza lo guardò. “Se hai finito, ora puoi andare.”
Kakashi sospirò, si alzò lentamente ed iniziò a camminare verso casa sua. Sakura, dall’altra parte, si girò e lo seguì con lo sguardo fino a quando la sua figura non scomparve.
Lei non aveva bisogno di spiegazioni. Non era mai stata arrabbiata con lui dentro di sé, e lo capiva fin troppo bene.
Si scusò per essere stata così egoista.
Forse, il giorno dopo, avrebbe avuto l’opportunità di dirglielo.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


Mi scuso per:
- Il ritardo;
- Possibili errori che non ho notato;
- Per non aver reso al meglio i sentimenti dei personaggi.
GRAZIE PER IL VOSTRO TEMPO NEL LEGGERE QUESTA STORIA :)


 
Capitolo XI

 
Sakura aprì la porta di casa sua e annusò l’aria.
Odore di biscotti. E a casa sua, il sentire odore di biscotti era più raro di vedere Naruto rifiutare una ciotola di ramen.
Varcò la soglia della cucina e trovò Rin intenta ad apparecchiare per due.
Quando la donna la vide, le sorrise. “Ciao Sakura. Ti sei svegliata presto stamattina?”
Sakura si sedette a tavola titubante. “No. A dire la verità ho dormito a casa di una mia amica.”
Vero. La sera prima era andata a dormire da Hinata. Non le aveva raccontato il motivo di quell’auto-invito, ma sapeva che Hinata era la tipica ragazza discreta, pronta ad aiutarti quando ne avevi bisogno. Quando Sakura sarebbe stata pronta a raccontarle il suo disagio, Hinata l’avrebbe ascoltata al momento giusto. Come Ino d'altronde, tranne per la riservatezza.
“Sakura, per ieri…”
“Rin, vorrei non parlarne, davvero…” Poi la rosa la guardò. “Non voglio che tu ti senta in colpa comunque. È il mio compito proteggerti e da oggi in avanti lo farò senza esitazione, fino a quando non troveremo le persone che ti hanno attaccata.”
Rin sbuffò. “Invece sentiti libera di fare quello che vuoi Sakura. Sono una ninja anche io, non dimenticarlo. So badare a me stessa.”
L’Haruno abbassò lo sguardo, ripensando alla discussione con Kakashi, ma Rin interruppe i suoi pensieri appoggiando una delle sue mani, sulla sua. Sakura la guardò stupita.
“Non pensare a quello che ti ha detto Kakashi. È fissato con queste cose, le enfatizza più di quanto dovrebbe fare in realtà.”
“Ne sei sicura?”
La donna annuì. “E ora mangiamo.”
 
Dopo colazione, mentre Rin lavava i piatti, Sakura ne approfittò per rimettere un po’ d’ordine.
Vennero però interrotte da qualcuno che bussò alla porta.
La rosa corse ad aprire e fu sorpresa e delusa nel ritrovarsi Kakashi davanti.
“Ciao Sakura.” L’uomo sorrise, ma l’Haruno non rispose allo stesso modo.
“Cosa ti serve?”
Il jonin rimase in silenzio per un paio di secondi, abbattuto per la reazione della ragazza. “Dobbiamo andare da Tsunade. Ha delle novità per noi.”
 
I tre si recarono dall’Hokage in fretta e furia.
Kakashi bussò, e fu il primo ad entrare.
Tsunade spiegò loro che alcuni ninja appartenenti alla squadra Anbu avevano seguito le tracce dell’aggressore che aveva tentato di attaccare Rin la sera prima.
Ora, sapevano dov’era.
Kakashi decise di partire subito insieme a Sakura il giorno stesso.
Arrivati però all’entrata del villaggio, vennero fermati da Rin.
“Vengo anche io.”
Kakashi non nascose una smorfia contrariata. “No.”
“Non sarai tu a decidere!”
“Non voglio tu venga. Sei più al sicuro qui a Konoha.”
Rin incrociò le braccia. “Non lascerò che tu e Sakura vi facciate carico di questa missione da soli. È una questione che devo risolvere io stessa.”
Sakura ci pensò un attimo, poi disse qualcosa. “Non ha tutti i torti, Kakashi.”
L’uomo la fulminò con lo sguardo. “Non è una questione che ti riguarda Sakura.”
“Oh, certo. Mi riguarda solo quando sei tu a dovermi dare ordini su quello che devo fare.”
Kakashi sbuffò. “No, non è questo…”
Rin prese posizione. “Allora ascoltala. Cosa può succedere di così tanto catastrofico? “
E così le due donne convinsero l’uomo, ancora molto dubbioso e titubante.
Arrivarono al posto indicato dalla squadra Anbu in pochissimo tempo e si fermarono davanti l’entrata di una grande grotta.
Entrarono e presto incontrarono uno dei nemici.
“Eccovi finalmente.”
Sakura guardò l’uomo stupita. “Ancora tu? Pensavo di averti messo K.O.”
“Non basta così poco per farmi fuori.”
La ragazza strinse i pugni e Kakashi spostò lo sguardo su di lei. “Lo conosci?”
“Si. È l’uomo che ho affrontato nel luogo in cui hai incontrato Rin… Pensavo di averlo messo fuori combattimento per sempre…”
“Fantastico…”
Sakura stava per replicare alla risposta sarcastica dell’uomo, quando la voce di una donna li colse alla sprovvista.
“Ciao Kakashi.”
L’uomo sussultò vedendo la figura di una donna farsi strada nella penombra.
“Miko…”
“Indovinato. Mi fa piacere che tu ti ricordi di me. Come stai?”
“Starò meglio quando ti vedrò rinchiusa da qualche parte.”
La donna sorrise. “Vieni a prendermi.” E scomparve.
Sakura parlò per prima. “Kakashi, Rin, voi andate.”
Rin la guardò preoccupata. “Ma Sakura…”
Kakashi invitò la compagna a seguirlo. “Non preoccuparti Rin. Andiamo.”
Quando i due scomparvero, Sakura sospirò e poi guardò l’uomo che aveva davanti.
“Che cosa volete da Rin?”
“Da Rin nulla.”
La rosa si morse il labbro. “Se Rin non è il vostro obiettivo… Vuol dire che lei era l’esca per attirare… Kakashi?!”
“Sei intelligente.” L’uomo rise.
“Non gli farete del male.” Sakura strinse i pugni, prima di attaccare. “Prima dovrai vedertela con me.”
 
Kakashi respirò velocemente più volte.
Da quando Rin era tornata, non aveva prestato molta attenzione al suo corpo.
In effetti, le vecchie ferite gli facevano ancora male, ma non pensava avrebbero potuto penalizzarlo in quello scontro. Aveva agito troppo impulsivamente decidendo di partire subito.
“Forza Kakashi, che ti succede?” Miko rise.
Rin lo guardava preoccupata.
Avrebbe voluto aiutarlo, ma non sapeva davvero come dargli una mano.
I tempi in cui combattevano insieme erano ormai lontani. Aveva completamente cambiato modo di combattere, tanto che Rin era rimasta stupita, incapace di prevedere le sue mosse.
“Sta zitta…”
Miko alzò le spalle. “Ti pensavo davvero più problematico… Tuo padre non era fortissimo, ma tu addirittura, ancora più debole? Mi deludi…”
“Che stai dicendo? Cosa c’entra mio padre?”
“Morirai qui, quindi penso di potertelo dire…” Miko lo guardò negli occhi. “Tuo padre ha ucciso il mio Kakashi… Se il tuo fosse ancora vivo, me la prenderei volentieri con lui, ma eccoci qui.”
“E quindi, vuoi farmi credere, che hai organizzato tutto questo, solo per vendetta? Lui non…”
“Tornerà? E allora?”
Rin prese la parola. “Puoi ancora fermarti!”
Miko rise. “Non ho bisogno di qualcuno che mi faccia la paternale. So quello che voglio fare e sono fortemente decisa ad uccidervi tutti quanti.”
La donna prese posizione e puntò gli occhi in quelli di Kakashi. “Tecnica dello Sconvolgimento Spirituale!”
“Kakashi non guardarla!!”
“Troppo tardi.” Miko rise ancora. “Ora finiscila, Kakashi.”
La mano del jonin iniziò a brillare, circondata da scintille.
Rin fece un passò indietro, incapace di qualsiasi azione e quando lo vide scattare verso di lei chiuse gli occhi.
Il colpo però non arrivò, nonostante il rumore del Mille Falchi non accennava a diminuire.
Aprì lentamente gli occhi e vide una ragazza dai capelli rosa davanti a lei. “Sakura!”
L’Haruno aveva afferrato il polso dell’uomo, guardandolo intensamente negli occhi. “Ora Kakashi, torna in te.”
Gli sferrò un calcio laterale, forte abbastanza da fargli perdere i sensi.
“Rin, rimettilo in sesto, mentre io insegno a questa donna quanto parlare durante uno scontro sia inutile.”
Miko la fulminò con lo sguardo. “Pensavo non riuscissi ad arrivare fin qui.”
“Ti stupiresti di quante cose riesco a fare ogni giorno, molto più complicate rispetto allo sconfiggere uno dei tuoi amici.”
Detto questo, Sakura scattò in avanti, riuscendo a prenderla di sorpresa e colpirla allo stomaco.
“Dimmi come ci si sente ora.” Le sussurrò all’orecchio.
“Maledetta…”
Il secondo colpo di Sakura fu però parato e la rosa fu costretta ad indietreggiare, minacciata dal kunai appena sfoderato da Miko.
Intanto Kakashi presentò i primi segni di risveglio e Rin ne fu sollevata.
“Come ti senti?”
L’uomo ci mise un po’ per rispondere. “Bene ma…” Poi vide Sakura intenta a combattere contro la mora. “Scusa Rin… Ma devo sistemare delle cose…”
Si alzò, inizialmente a fatica, ma con dentro di sé la volontà di restituire a Sakura lo stesso favore che lei aveva fatto a lui. “Scusa Rin se non sono riuscito a fermarmi.”
La donna sorrise. “Corri subito ad aiutarla.”
Sakura cercò di sorprendere da dietro la donna, la quale però, usando la tecnica della sostituzione, riuscì ad ottenere l’effetto contrario. Alzò sopra di Sakura l’arma, ma fu presto intercettata da Kakashi che le afferrò il polso e la bloccò. “Sei rimasta da sola Miko.”
La mora sorrise. “Anche tu Kakashi…”
Il jonin non capì subito, sicuro di averla in pugno, fino a quando non la vide sparire, volatilizzandosi e comparendo dietro Sakura.
“Sakura!”
La rosa venne bloccata contro la parete. “Kakashi… Questa è… Una copia…”
“Kakashi! Dietro di te!!” Urlò Rin, che iniziò a correre verso di lui.
L’Hatake si girò, ma troppo lentamente per cercare di evitare il colpo di Miko, pronta ad usare il kunai che teneva tra le mani.
Kakashi non chiuse nemmeno gli occhi, convinto ormai di dover dire addio a tutto quello che aveva sempre amato. Il dolore però non arrivò, come la consapevolezza di dover salutare per sempre quello che fino a ieri era stato il suo mondo. O almeno, qualcuno avrebbe dovuto salutare comunque.
E ci mise un po’ a capirlo, ma quando questo avvenne, il mondo gli crollò addosso.
Rin si era messa tra lui e Miko, fermando il colpo della donna.
Quando la mora si staccò, la Nohara cadde a terra e Sakura, appena liberatasi, ebbe la prontezza di colpire la prima facendole perdere i sensi.
“Rin…” Kakashi si avvicinò lentamente alla donna, abbassandosi verso di lei, sostenendola. “Che diavolo ti è passato per la testa?!”
“Sono contenta di averlo… fatto…”
Kakashi la guardò intensamente, poi le spostò una ciocca di capelli dal viso. “Tu ti salverai…”
Rin gli sorrise debolmente e gli appoggiò una mano sul viso. “Tu che dici questo? Non si addice a uno come te…”
L’uomo abbassò lo sguardo. “Mi dispiace… Ho sbagliato tutto…”
“Kakashi,  io ti amo. Se per averti salvarto, devo rinunciare alla mia vita, lo farò. Ma ti prego… Non incolparti. Non farti del male… Non condannarti per una serie di sfortunati eventi… Sarò felice solo se tu lo sarai… Altrimenti non sarà servito a niente tutto questo…”
“Non puoi chiedermi questo… Non di nuovo…”
Rin gli sorrise ancora, prima di chiudere per sempre gli occhi. “Io ci sarò sempre per te…”
A quel punto arrivò Sakura, che accortasi della ferita di Rin, ci poggiò immediatamente le sue mani sopra, che iniziarono a brillare.
“Sakura… Salvala, per favore…”
La rosa non guardò il jonin, completamente concentrata su quello che stava facendo.
Dopo un paio di minuti però, si morse il labbro inferiore e gli occhi le si inumidirono.
Alzò lo sguardo verso Kakashi e le sue mani smisero di essere avvolte dal chakra. “Mi dispiace, Kakashi…”
Il jonin rimase un attimo a fissare il volto di Rin, poi strinse i pugni e si alzò.
Molti sentimenti si fecero strada dentro di lui: delusione, frustrazione, rabbia…
Fece alcuni passi indietro, allontanandosi, ma poi si voltò di nuovo verso Sakura.
“Io…Io ve l’avevo detto… E tu Sakura… Avresti dovuto ascoltarmi! Rin non doveva partecipare a questa missione… E…” Si avvicinò alla parete rocciosa e tirò un pugno addosso a quest’ultima con tutte le sue forze, ignorando il dolore. “Maledizione Sakura! Sei un medico, un dannato medico! Io… Io non ti ho mai chiesto nulla, e l’unica volta in cui ti prego di salvare una persona, tu fallisci! Salvi vite tutti i giorni, possibile che…”
Kakashi appoggiò la schiena contro la parete si lasciò scivolare contro di essa, sedendosi a terra.
Sakura si sentì trafiggere da quelle parole, ma cercò di mandare indietro le lacrime ignorando la sofferenza che la situazione le provocava. Si alzò e lentamente si avvicinò verso Kakashi.
“Kakashi… Mi dispiace…” Allungò una mano verso di lui, ma l’uomo si allontanò con un gesto brusco.
“Non toccarmi…” Continuava a non guardarla. “Non credo a una minima parola di quello che dici…”
In quel momento, tutto divenne troppo.
Si voltò dalla parte opposta al jonin proprio quando le lacrime iniziarono a rigarle il volto.
Si allontanò di qualche metro, capendo che per il momento, aveva solo bisogno di stare da solo.
Pensò ad un piano d’azione.
Sarebbero tornati al villaggio e avrebbero rinchiuso quei due farabutti da qualche parte.
Tornò nella prima stanza e trasportò il corpo dell’uomo ancora privo di sensi nella seconda.
Si fermò allibita però, quando non vide più il corpo di Miko.
Che nel trambusto fosse riuscita a scappare?
Strinse i pugni e spostò lo sguardo sull’uomo.
L’avrebbe costretto a parlare in un modo o nell’altro. Fosse stata costretta a cavargli le parole di bocca con tutta la sua forza.



 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo XII ***


 

Capitolo XII

 
Subito dopo la conclusione del funerale di Rin, Sakura cercò tra la folla Kakashi.
Era preoccupata e voleva vedere come stava.
Lo vide tra la folla, farsi strada per uscire da una delle zone più affollate e venire verso di lei.
Pochi passi, prima che arrivasse, Sakura si fece coraggio, pensando bene a cosa dirgli, ma proprio quando il suo nome uscì dalle sue labbra, vide l’uomo passarle di fianco e non degnarla nemmeno di uno sguardo.
Si girò, a contemplare la sua figura che se ne andava e mossa dall’istinto, fece un passo in avanti per raggiungerlo. Venne però bloccata da qualcuno che le afferrò il polso, e si girò di scatto.
“Asuma?”
“Ciao Sakura. Come stai?”
La rosa ci pensò un attimo. “Potrebbe andare sicuramente meglio…” Poi si voltò nella direzione di Kakashi.
“Sakura.”
“Si?”
“Non devi preoccuparti. Kakashi starà meglio. Ha solo bisogno di stare un po’ da solo.”
La ragazza si morse il labbro inferiore. “Non è stando da soli che si vince il dolore.”
Asuma sospirò. “Kakashi sta male ora. E non è il tipo di uomo a cui piace che questo aspetto più fragile di lui si noti. Cerca di portare pazienza.”
Gli occhi di Sakura si velarono di lacrime e l’uomo, a quel punto, la abbracciò. “Andrà tutto per il meglio.”
 
 
Passarono quattro giorni, ma di Kakashi, nemmeno l’ombra.
L’ansia e la preoccupazione di Sakura crescevano sempre di più.
Il quinto giorno, la rosa decise di ignorare le indicazioni di Asuma e si presentò davanti casa dell’Hatake.
In effetti, non poteva essere presente solo nei momenti gioiosi della vita del jonin.
L’amare qualcuno, includeva anche l’esserci quando l’altro ne aveva più bisogno.
E ora, lei era lì.
Non bussò nemmeno. Sapeva che Kakashi non avrebbe aperto.
Allora decise di usare un’entrata alternativa.
Molte volte, Naruto si presentava a casa del suo maestro anche per stupidaggini e Kakashi, da quel momento, aveva deciso di lasciargli sempre la finestra della cucina aperta, così avrebbe evitato, pigro com’era, di dirigersi ogni volta verso la porta per farlo entrare.
Fu così che Sakura si ritrovò a doversi intrufolare di nascosto in una casa, non sua.
“Kakashi?”
Si diresse verso la camera al piano di sopra, ma si fermò prima di imboccare le scale, in quanto lo vide seduto sul primo gradino.
Non c’era molta luce, ma quella che entrava dalle finestre quasi chiuse, bastava per intravedere la figura dell’uomo.
Non aveva nulla di diverso. Gli occhi però erano più tristi e stanchi. Soprattutto stanchi.
Kakashi non la guardò nemmeno. “Cosa ci fai qui Sakura?”
“Volevo…” Era intimidita da quella voce. “Volevo vedere come stavi…”
“Bè, ora l’hai visto, no? Puoi andare.”
Sakura non sapeva cosa fare. “Forse… Ti andrebbe di… Ecco…” Gli mostrò la borsa della spesa. “Potremmo mangiare qualcosa insieme. Intanto bisognerebbe far entrare un po’ di luce, qui è troppo buio e…”
Si fermò per un attimo. “Magari ti va di parlarne…”
Quell’ultima frase lo fece ridere. Una risata stanca, sarcastica, cinica. Poi tornò serio e si alzò. Si voltò verso Sakura, camminò verso di lei, fino a fermarsi poco prima.
La ragazza fu tentata di fare un passo indietro e di abbassare lo sguardo, ma cercò di fronteggiarlo comunque.
“Tu puoi risolvere il mio problema Sakura?”
La rosa ci pensò un attimo. Un pensiero disperato che però non trovò via d’uscita o soluzione.
A quel punto, abbassò lo sguardo e la voce ferma di Kakashi ruppe il silenzio.
“Guardami Haruno.”
La ragazza alzò la testa e lo vide puntare il suo sguardo su di lei.
“Tu puoi riportare Rin in vita?”
Sakura abbassò di nuovo lo sguardo, ma fu costretta a ritornare sui suoi passi quando la voce di Kakashi, stavolta autoritaria e irritata, la attraversò completamente, da parte a parte.
“Ti ho detto di guardarmi!”
Il corpo della rosa sussultò. Sakura fece mezzo passo indietro. “I-Io… Non posso…”
“Allora sei venuta qui inutilmente. Ti dirò una cosa Sakura. Nulla può risolvere il mio problema. Figuriamoci una chiacchierata con te. Pretendete tutti di venire qui, chiedermi come sto e poi andarvene, pensando di aver fatto qualcosa di buono. In realtà, usciti da quella porta, a voi non cambia nulla. Il dolore che provo non diminuirà e tu non potrai nemmeno capirne una minima parte. Non sai cosa vuol dire perdere una persona per la seconda volta. Dover affrontare tutto quello che hai subito in passato, credendo che la tua ex-compagna di team fosse morta. Ora lo è per davvero, ed è tutta colpa mia. Potevo salvarla, e non l’ho fatto. Anzi, è stata lei a salvare me. L’unica persona a questo mondo che non mi doveva nulla.”
L’uomo si perse un attimo a guardare il vuoto. “E ora vattene Sakura, prima che debba ripetertelo una seconda volta.”
Sakura aspettò fosse Kakashi a darle le spalle, e quando questo avvenne, si diresse verso la porta senza fare rumore ed uscì.
Cercò di arrivare a casa in fretta, dandosi della stupida per non aver ascoltato Asuma.
Salì in camera sua, si sedette sul letto, prese in mano la foto del team 7 e pianse come non faceva da tempo.
Era vero. Lei non poteva capire cosa stava provando, ma lui si sforzava di comprendere quanto lei stava male nel sentirlo parlare così duramente o nel vederlo così schivo e freddo?
Il provare qualcosa per lui, poi, non facilitava le cose. Lei lo considerava una delle persone più importanti nella sua vita, ma lui?? L’aveva appena mandata via, confermandole per la decima volta, quanto non la prendesse sul serio. Quanto la ritenesse irrilevante in questa questione.
Dopo l’ennesimo singhiozzo però, decise di calmarsi e respirò a fondo.
No. Kakashi stava solo affrontando un brutto momento.
Non poteva abbandonarlo proprio ora.
Doveva ritrovare il suo maestro, doveva farlo reagire.
Strinse i pugni e appoggiò la foto del team 7 sul comodino.
Non l’avrebbe lasciato da solo in quel momento. Non lei.
 
 
Passarono un paio di giorni, quando Sakura decise finalmente di ripresentarsi davanti la porta di Kakashi.
Bussò un paio di volte, ma non arrivò alcuna risposta.
“So che sei lì dentro Kakashi! Aprimi, ti prego!”
Ancora nulla.
“Bè, sappi che resterò qui davanti, fino a quando non mi aprirai!”
Poi si sedette. “Giorno e notte se necessario!”.
Dopo un paio di minuti però, la porta si aprì e Sakura si alzò di scatto.
“Kakashi!”
“Perché ti ostini a…”
Sakura lo interruppe. “Devo parlarti. Posso farlo dentro, posso farlo anche qui. A te la scelta.”
Kakashi non si mosse, per cui la decisione presa dall’uomo parve chiara alla rosa.
“Io non posso riportare in vita Rin ma darei la mia vita per riuscirci e per rivederti sorridere. Io rivoglio il mio maestro. Rivoglio l’uomo che mi ha insegnato ad essere forte, quell’idiota che ogni volta mi fa arrabbiare con i suoi discorsi filosofici o con i suoi ritardi infiniti. Io non posso capirti, ma posso capire Rin. Capisco perché ha deciso di sacrificare la sua vita per te. Voleva che tu fossi felice, ed è in questo modo che la stai ripagando? Isolandoti dal mondo, come se questo ti avesse fatto qualcosa? Usciamo da qui, cerchiamo Miko, facciamo tutto quello che vuoi, ma non restare qui da solo. Un sacco di persone ti vogliono bene, e altrettante soffrono nel vederti in queste condizioni. Devi reagire, non per loro, non per me, ma per te stesso. Sei tu che per primo devi trovare la forza di uscire da questo incubo. Farà male ogni volta, ma a piccoli passi, le cose andranno meglio. Se non vuoi il mio aiuto, chiedilo ad Asuma, a Genma o a Gai, ma non rinchiuderti in questo ambiente di rabbia e vendetta… Ti prego…”
Kakashi la guardò per un attimo. “Hai finito?”
La rosa lo guardò con disprezzo per mezzo secondo, sentendo che il suo tentativo di aiutarlo gli era appena scivolato addosso senza provocare nessuna reazione. “Si.”
“Allora puoi andare.”
Kakashi chiuse la porta e Sakura rimase lì per qualche secondo, prima di andarsene, senza avergli però gridato addosso un “Sei un emerito idiota!”.
 
 
Se voleva rimanere da solo, al diavolo lui e il suo stupido orgoglio.
Mentre preparava la cena, Sakura si sentì pervadere da sentimenti quali rabbia e indignazione.
Poteva, un uomo del genere, essere più testardo ed insolente?
Sussultò quando sentì qualcuno bussare alla sua porta.
Andò ad aprire abbastanza scocciata. “Chi…”
Si fermò di colpo quando si ritrovò davanti l’Hatake.
“Sakura… Devo parlarti… Se ti va di ascoltarmi.”
La rosa annuì.
“Non so se accetterai le mie scuse, ma volevo dirti che mi dispiace… Per averti offesa, dicendoti che non eri un bravo medico o per averti dato colpe che non hai. Io non intendevo farlo. Non pretendo tu capisca ma voglio che tu sappia che tutto quello che ti ho detto, non lo penso sul serio. Ho riflettuto e quello che hai detto è vero. E…”
Sakura lo vide in seria difficoltà e non potè non credergli e perdonarlo, ma proprio quando cercò di ribattere, l’uomo la abbracciò stringendola forte a sé.
“La verità è che non riesco ad affrontare tutto questo… Non da solo…”
Tutta la rabbia precedentemente provata scomparve e Sakura rispose a quell’abbraccio, così sincero e desideroso di aiuto.
La ragazza si staccò e gli afferrò una mano. “Dopo tutto quello che ti ho detto, di certo non posso tirarmi indietro.”
Kakashi le sorrise debolmente e annuì. “Grazie…”


 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo XIII ***


 

Capitolo XIII
 

"Dimmi dove si trova!" Sakura sbattè un pugno sul tavolo.
"E se io rifiutassi?"
Lo sguardo della rosa fulminò l'uomo. "Ti do altri 5 minuti per pensarci, poi, quando tornerò, ti caverò in qualsiasi modo la verità dalla bocca."
Poi si allontanò, e prima di uscire dalla stanza, fece segno ad un componente ANBU di controllare il complice di Miko.
Chiuse la porta alle sue spalle e si sedette sulla scrivania fuori dalla stanza degli interrogatori.
Sospirò e spostò di nuovo lo sguardo sull'uomo che aveva aiutato Miko tutto quel tempo.
Solo uno spesso vetro, che le permetteva di vederlo e sentirlo, senza che accadesse il contrario, li divideva.
L'avrebbe volentieri preso a pugni, ma le circostanze non gli lasciavano scelta.
"Sakura..."
La ragazza sussultò nell'udire quella voce. "Kakashi? Cosa ci fai qui?"
Il jonin vide l'uomo attraverso il vetro. "Ti ha detto qualcosa?"
Sakura sbuffò. "No."
Kakashi strinse i pugni e la rabbia si fece strada per un attimo dentro di lui.
La rosa scese dalla scrivania, si avvicinò a lui e gli appoggiò una mano sul braccio. "Sei sicuro di voler restare qui?"
"Si. Non uscirà da qui fino a quando non mi avrà detto tutta la verità."
Sakura negò con la testa. "Tsunade non vuole che tu ti avvicini a quell'uomo, e nemmeno io lo voglio."
Per un attimo, Kakashi fu attraversato dall'idea di accettare le condizioni delle due donne, ma questo non avvenne quando sentì le parole del prigioniero verso il componente della squadra ANBU che lo controllava.
"Dì a quella ragazza dai capelli rosa che potete farmi quello che volete, ma le cose non cambieranno. Non vi dirò dove si trova Miko. Tornerà qui, mi libererà e finiremo il lavoro che abbiamo iniziato con l'uccisione di quella inutile Nohara. Kakashi pagherà e con lui tutti quelli a lui vicino."
Kakashi strinse i pugni e iniziò ad avanzare verso la porta che divideva lui e quell'impostore. "Peccato che Tsunade non sia qui ora."
"Kakashi aspetta!" Sakura corse verso di lui e gli afferrò il polso, ma questo senza pensarci due volte lo tirò a sè con forza, facendo perdere l'equilibri alla ragazza, facendola sbattere contro la scrivania, cadendo a terra.
"Ahi..."
Kakashi si bloccò di colpo, realizzando il gesto appena compiuto senza volerlo.
"Sakura..." Subito si avvicinò a lei porgendole una mano, ma la rosa la rifiutò sprezzante con un gesto, e si alzò lentamente.
"Non toccarmi...!" Alzò lo sguardo. "Che diavolo ti è passto per la mente?! Volevi entrare e poi?! Cosa avresti fatto? L'avresti picchiato fino a quando non sarebbe stramazzato a terra senza vita? Non parlerà in questo modo Kakashi, altrimenti me ne sarei già occupata personalmente!"
La ragazza respirò profondamente. "E dimentica la vendetta Kakashi... L'uomo che conoscevo non l'avrebbe nemmeno presa in considerazione. Non cadere anche tu in questa trappola. E ora esci di qui."
Il jonin non potè fare diversamente e uscì, senza dire nulla.
Sakura invece chiamò un secondo componente dell'organizzazione ANBU: "Ho un piano, e necessito del tuo supporto."


Sakura entrò nella stanza dove il complice di Miko sembrò aspettarla.
"è l'ultima volta che te lo chiedo... Dove si trova Miko?"
"Ed io non mi stancherò mai di ripetertelo: non te lo dirò."
La rosa sbuffò. "Odio quelli come te. Lei non tornerà a salvarti. A lei interessa soltanto vendicarsi di Kakashi. Se tu muori, pensi veramente che le interesserà in qualche modo?"
"Perchè dovrei morire? Io ti servirò fino a quando tu non saprai il suo nascondiglio."
Sakura strinse i pugni, prima di sentire la porta dietro di lei aprirsi. "Haruno Sakura!"
Un componente ANBU entrò senza tanti convenevoli.
"Si?"
"Abbiamo scoperto dove si trova Miko!"
Un sorriso si stampò sul viso della ragazza, che spostò lo sguardo sul complice della donna, scioccato dalla notizia. "Perfetto! Recati dall'Hokage e informa Tsunade-Sama della notizia. Vi raggiungo appena finisco con lui."
Il ninja ANBU annuì e si dissolse.
"Allora, che mi dici? Ora non mi servi più." Sakura tirò un pugnò all'uomo, che cadde a terra.
"Asp-Aspetta!! Come avete fatto?!"
"Konoha dispone di molti ninja. Pensi che dopo centinaia di perlustrazioni, non l'avremmo trovata? Stolto."
L'uomo indietreggiò ancora. "Non è possibile! Il Villaggio della Roccia non è un alleato di Konoha e i vostri non possono essere già arrivati fin lì! Inoltre la grande cava lì presente è in disuso da anni, voi non..."
Sakura sorrise e l'uomo si morse il labbro inferiore.
"Ce ne hai messo per dirmi dove si trova, eh?" La rosa rise, si avvicinò alla porta e l'aprì. "Ho scoperto il luogo in cui Miko si trova. Riportalo nella sua cella. Io avviso Tsunade."
A quel punto Sakura uscì e un ninja entrò. "Assicurati che abbia quel che si merita."


Kakashi aspettò un paio di secondi prima di bussare.
"Chi è?"
"Kakashi."
"Vieni avanti."
Il jonin entrò e salutò con un cenno del capo.
"Hokage, io devo parlarle per..."
"Che ci fai qui, Kakashi? Pensavo fossi in missione..."
L'uomo si fermò per un istante a riflettere. "Non mi sono arrivati avvisi di alcun tipo..."
"Oh..." Tsunade sorrise tra sè e sè. "Sakura mi stupisce sempre di più."
Kakashi scosse la testa, confuso. "Continuo a non capire."
La donna gli sorrise. "Ti senti bene Kakashi? Pensi di poter partire tra poche ore per una missione?"
"Certo, ma cosa c'entra Sakura con questo?"
Tsunade si rilassò sulla sedia. "Lei a quanto pare pensa che il tuo essere coinvolto personalmente in questo momento, possa essere un problema."
"So quello che Sakura pensa. Ma non mi tirerò indietro per questo. La questione è personale, è vero, ma anche se lei non mi darà il suo consenso, parteciperò comunque. Proprio per questo, volevo dirle che..."
"Kakashi."
Il jonin si zittì. "Mi dica."
"Villaggio della Roccia. La cava abbandonata. Sakura è diretta lì."
Kakashi rimase un attimo senza parole. "Questo significa?"
"Ero sicura che Sakura te ne avrebbe parlato, tanto che le avevo dato subito il permesso per partire insieme a te in missione, ma a quanto pare, ha preferito andare da sola." Fece una pausa. "Sakura è andata a prendere Miko."


Sakura girò più volte la cartina, poi sbuffò.
Odiava leggere le cartine! Forse perchè le sue capacità non erano delle migliori.
Le avevano insegnato a girare la cartine ogni volta che svoltava, ma alcune volte perdeva proprio il segno.
Avrebbe potuto basarsi sul suo intuito o sull'universale regola del: "Se non sai dove andare, vai a sinistra", ma probabilmente sarebbe stato ancora peggio.
La osservò ancora meglio, portandosela a pochi centimetri dal naso, coprendosi la visuale. Iniziò ad aumentare il passo ma ad un tratto sbattè contro qualcosa - o qualcuno - e fu rimbalzata leggermente indietro, perse l'equilibrio e cadde, perdendo dalle mani la cartina.
"Ahia..." Si massaggiò il fianco, per poi alzare lo sguardo. "Che ci fai qui?!"
"Quello che avrei dovuto fare se tu mi avessi avvisato della missione!"
La rosa si alzò. "Bè, non l'ho fatto. Ora puoi tornare indietro."
Sakura lo sorpassò, ma Kakashi le afferrò il polso. "Forse non ci siamo capiti, Sakura."
"No, ho capito benissimo! Vuoi che me ne vada, mentre tu cercherai di sistemare tutto questo da solo."
Kakashi negò con la testa. "Non ho detto questo. Volevo essere avvisato, Sakura. Questa questione riguarda soprattutto me, lo vuoi capire?"
La rosa si liberò dalla presa dell'uomo. "Lo so. Infatti sei tu quello che Miko vuole uccidere, non io. Sei tu quello che la odia con tutto il cuore e questo potrebbe soltanto portarti ad agire senza ragionare. Ora chiediti di nuovo perchè non ho chiesto il tuo aiuto."
Kakashi le prese dalle mani la cartina che aveva appena raccolto. "Ti ho mai impedito di poter partecipare ad una missione di ricerca in cui Sasuke era coinvolto? Se non sbaglio il ragazzo non ti era indifferente a quei tempi."
Sakura rimase spiazzata, senza parole, e dovette arrendersi. Poi il jonin la sorpassò, senza aspettare una risposta. "Andiamo."


Kakashi si fermò di colpo. "La strada è ancora lunga. Per oggi ci fermeremo qui."
Sakura, che non aveva parlato per tutto il tempo, lasciò cadere malamente lo zaino dalle spalle. "Perfetto. Io vado a fare un giro."
"Non allontanarti troppo."
La rosa lo fulminò. "Come vuoi papà!" Poi sbuffò. "Hai paura vada a cercare Miko da sola, per caso? Senza lo zaino non posso andare lontana."
Poi diede le spalle all'uomo e si allontanò. Fece un giro, ispezionando quello che la circondava.
Stavano attraversando una foresta e quello che continuava a vedere non era minimamente diverso da quelo visto un'ora prima.
Si sedette ai piedi di un grande albero e sospirò triste.
Quel clima pieno di tensione non le piaceva affatto. Le mancavano i tempi felici, i bei ricordi, tutto quanto.
Kakashi la faceva innervosire sempre di più e lei non ne sapeva nemmeno il motivo. O forse si?
Alzò lo sguardo verso il cielo.
Nonostante gli alberi fossero un bel pò, le chiome non coprivano del tutto la visuale.
Stava iniziando a calare la sera e a diventare sempre più buio.
Sakura si morse il labbro inferiore. Non aveva proprio voglia di tornare da Kakashi.
Ad un tratto sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla e si alzò di scatto, impaurita.
"Chi...?!" Si interruppe subito. "Ti sembra modo di sorprendere così le persone?!"
"Si sta facendo buio, pensavo..."
La ragazza sbuffò. "Puoi smetterla per un attimo di pensare alla sottoscritta?! Sto bene, so badare a me stessa e per favore..." Respirò profondamente, ma non finì la frase poco dopo.
Kakashi aspettò un paio di secondi, poi interruppe il silenzio. "Mi fai perdere la pazienza a volte."
Sakura si scaldò di nuovo. "Vogliamo parlare di te?!"
L'uomo negò con la testa irritato. "Perchè diavolo devi essere così scontrosa?"
"Io non..." L'Haruno si bloccò per un attimo. Lei non era scontrosa, lei aveva solo bisogno di tornare alla normalità e di far ordine nella sua testa e nella sua vita. Un ordine a cui in quei giorni non aveva potuto pensare, troppo occupata a preoccuparsi per Kakashi o a cercare di capire dove Miko potesse nascondersi. "Io sono esausta! Sono stanca di tutto questo. Di litigare con te ogni volta che ci ritroviamo a dover discutere di Miko e di tutto quello che ha provocato. Sei venuto da me, chiedendomi di aiutarti, ma continui a comportarti come se io fossi completamente irrilevante. Non volevo che tu partecipassi a questa missione perchè sono preoccupata per te, per quello che potrebbe accaderti! Per quello che potrebbe accadere. Perchè tu stai già male per Rin e per tutto quello che le è successo... Io voglio solo che tu..." Possa ritornare ad essere felice, avrebbe voluto dire?
Pochi secondi dopo, Kakashi la abbracciò, stringendola forte a sè. "Ti prometto che quando questa storia finirà, tutto ritornerà come prima." Poi si staccò e le sorrise.
Sakura annuì, rassicurata dalle sue parole. Ed era in quei momenti che l'amore che provava per lui le ridava la forza di ricominciare e superare tutte le difficoltà che le si sarebbero parate davanti.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo XIV ***


 
Capitolo XIV
 

Kakashi e Sakura si rimisero in viaggio la mattina seguente e dopo un paio di ore arrivarono alla meta prevista.
Si addentrarono cautamente nella cava, ma non trovarono nulla di particolare. Solo qualche sasso sparso.
Appena entrati poterono affacciarsi su un grande atrio, dal quale si diramavano una serie di gallerie.
"Siete arrivati infine. Vi aspettavo."
La voce di Miko pervase il grande spazio che li circondava.
La donna uscì da una delle gallerie, camminando lentamente.
Kakashi strinse i pugni e Sakura, spostando lo sguardo su di lui, pregò che non commettesse qualche errore stupido.

"Allora Kakashi... Come è stato il funerale?? Mi sarebbe davvero piaciuto partecipare, ma immaginavo che la mia presenza non sarebbe stata giustamente apprezzata."
Sakura la fulminò con lo sguardo. "Che conclusione perspicace."
Miko sorrise. "Scusa ragazzina, non ti avevo vista." Poi spostò lo sguardo verso Kakashi: "Vuoi raggiungere la tua amichetta Hatake?"
"Non prima di averti eliminato." Kakashi scattò in avanti, il Mille Falchi già brillava.
"No Kakashi!" Sakura allungò la mano, ma fu tutto inutile.
Sapeva sarebbe finita così, ma diamine! Cosa gli passava nella testa a quell'uomo?!
Dalle tre entrate delle gallerie dietro Miko spuntarono tre copie della donna, e a quel punto, Sakura dovette sbrigarsi a raggiungere Kakashi, il quale aveva già dato il via ad un combattimento ravvicinato con la sua avversaria.
Sakura si morse il labbro inferiore, ed evocò due copie identiche a lei, ognuna delle quali si focalizzò su quelle dell'avversaria.
"Ti vedo più lento nei movimenti Kakashi. Non è divertente così."
Miko tirò un calcio allo stomaco dell'uomo, in quale indietreggiò di qualche passo.
Senza dargli un attimo di respiro, Miko gli saltò addosso, atterrandolo, bloccandolo a terra e puntandogli un kunai al collo.
Kakashi lasciò che le scintille del Mille Falchi lo avvolgessero, così la donna fu costretta a spostarsi.
Il jonin alzò il coprifronte dall'occhio scoperto e si preparò ad attaccare, quando l'avversaria puntò il suo sguardo in quello dell'uomo.
Kakashi sentì il suo corpo non rispondergli più come faceva qualche istante prima e maledì se stesso per non aver fatto attenzione. La stessa tecnica l'aveva fregato per la seconda volta.
Si voltò verso Sakura, la quale stava ansimando per lo scontro non ancora concluso con la copia di Miko. Fortunatamente le sue due copie avevano concluso il loro compito.
La copia dell'avversaria si spostò e Sakura, incurante del pericolo, si girò lentamente verso Kakashi, per accertarsi che stesse bene.
Fu questione di pochi istanti: una mano che la afferrava per il collo, una forza che la spingeva sulla parete rocciosa e non le permetteva di muoversi.
"Ka-Kakashi... Sono io..."
Il jonin cercò, con tutte le sue forze, di opporsi alla volontà della donna che lo stava controllando.
Non voleva far del male ad una sua compagna di team. Non di nuovo.
Il braccio avvolto dai Mille Falchi smise di brillare, le scintille scomparvero e afferrò uno dei suoi kunai, ferendosi la spalla del braccio che stava bloccando Sakura. Dal dolore cadde a terra sulle ginocchia. Si afferrò con la mano il braccio sanguinante e cercò di tornare in se stesso.
Sakura, ormai libera, si abbassò alla sua altezza, ma potè concentrarsi su Kakashi per poco, in quanto ognuna delle due Miko si era già infilata in una delle gallerie.
"Diamine..."
"Sakura, dobbiamo andare..."
"Ma Kakashi, stai bene?!"
"Starò meglio quando finiremo questa missione."
Il jonin seguì una due figure, sperando di trovare la vera Miko.
La rivide dopo pochi metri, le pareti della galleria erano piene di carte-bomba attaccate un pò ovunque.
Kakashi rabbrividì quando capì l'intento della donna.
"Vuoi far saltare questo posto..."
"Con te dentro Kakashi."
Il jonin indietreggiò. "Morirai anche tu in questo modo."
"Che tu ci creda o no, la cosa non mi interessa."
Kakashi rabbrividì per un attimo. "Aspetta...!!"
Prima che potesse dire altro, Miko sussurrò qualcosa, e le carte - bomba esplosero, colpendola in pieno e scaraventando Kakashi qualche metro più indietro di dove si trovava.
L'uomo si alzò dopo una decina di secondi, ancora stordito per l'esplosione. Era vivo ma...
Ad un trattò sentì un boato provenire dalla fine della galleria e vide le pareti crollare.
"Sakura..."
Uscì velocemente dalla galleria. Trovò Sakura che lo cercava con lo sguardo. "Kakashi, era una copia."
"Lo so, la vera Miko è morta. Se non usciamo ora, tutto ci crollerà addosso."
Sakura annuì, e tutti e due iniziarono a correre verso l'uscita. Dal soffitto iniziarono a franare grandi massi, le pareti dietro i due jonin si sbriciolarono. Kakashi tornò, per un attimo, al giorno in cui Obito era morto. Per colpa sua, schiacciato dal peso di un masso crollato dal soffitto di quella grotta.
Ad un tratto, stanco per la grande perdita di sangue, Kakashi inciampò e cadde a terra. "Dannazione..."
Sakura si fermò e tornò indietro. "Kakashi!!"
"Sakura, che diamine stai facendo?! Vattene!"
La ragazza lo afferrò per un braccio e se lo fece passare intorno alle spalle, cercando di dargli una mano ad alzarsi. "Non ti lascio indietro."
"Non riesco ad andare veloce. Non ce la faremo... alla mia velocità... Se... Se non te ne vai... Moriremo entrambi."
Sakura iniziò a camminare, per quello che poteva. Non mancava molto. Solo qualche metro e avrebbero varcato l'uscita. "Ti piacerebbe..."
La ragazza alzò lo sguardo e vedendo un grande masso cader giù, fece un gran respiro concentrando tutte le forze che le rimanevano.
Spinse Kakashi verso l'uscita, prima che la roccia bloccasse l'unica loro via di fuga.
Dopo un grande tonfo e un fitto polverone, Kakashi riuscì a riprendersi lentamente e dopo alcuni istanti, si tirò su, respirando l'aria pulita che l'esterno regalava. Fissò per un attimo l'entrata della cava, ormai bloccata dalle macerie, poi spostò lo sguardo per cercare Sakura.
Non la vide. Non vide nessuno.
Stanco, si trascinò all'entrata bloccata dai detriti e colpi più forte che poteva il masso che ostruiva il passaggio. "Dannazione...!".
Con il braccio sano, cercò di scavare nella roccia, ma non ne trasse alcun benificio.
Non poteva essere rimasta lì dentro. Non per salvare lui. Avrebbe dato anche la vita per quella della ragazza.
Strinse i pugni più forte che poteva. "Perdonami Sakura... Se potessi..."
"Perdonarti per cosa??"
Kakashi sussultò quando sentì una voce dietro di lui e una mano poggiarsi sulla sua spalla.
Si girò lentamente e per un attimo rimase perplesso sul da farsi quando capì che la ragazza che aveva davanti era davvero Sakura.
La rosa fu la prima ad interrompere quel silenzio. "Il tuo braccio non è messo per niente bene. Se non facciamo subito qualcosa potrebbe fare infezione... E io non..."
Kakashi non la lasciò nemmeno finire. La abbracciò, tirandola a sè con il braccio ancora funzionante. "Non farlo mai più."
Sakura sorrise ricambiando l'abbraccio. "Di certo non potrò più farlo se continui a stringermi nel modo in cui stai facendo ora."
Il jonin si staccò immediatamente imbarazzato. "In qualsiasi caso..."
"Si??"
"Grazie..."
Sakura tossì. "Per così poco??" Poi sorrise. "Che ne dici di tornare a casa?"

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** The end ***




The End

 
Erano ormai passati mesi da quella brutta storia.
Ogni tanto capitava di ripensarci ma aveva promesso di essere felice, glielo doveva.
Kakashi si voltò verso Hinata, la quale aveva preso la parola.
"Non riesco a capire perchè non siano ancora qui."
Naruto alzò le spalle. "Probabilmente Ino non avrà ancora deciso cosa mettersi."
Asuma rise. "Non credo che questa volta sia quello il problema. è da tre giorni che si prepara per stasera. Il "cosa mettersi" l'ha scelto da una settimana."
Naruto sbuffò. "Persino Kakashi è arrivato in orario."
Kakashi sorrise. "Non essere così irritato Naruto. Avranno le loro buone motivazioni."
"Ragazzi!! Siamo arrivate."
Tutti si girarono verso l'origine di quella voce: una Ino elegante e una Sakura imbarazzata da tutto quel fracasso.
La bionda parlò per prima: "Non date la colpa a me! Mi sono presentata a casa di Sakura super puntuale, ma lei non era ancora pronta. "Ho appena finito di preparare la lezione per domani" ha detto." Si girò subito verso l'amica che alzò le spalle imbarazzata.
"Scusatemi, non ho tenuto d'occhio l'ora." Sakura sorrise. Da poco infatti le avevano affidato una squadra di tre marmocchi da allenare; missione ardua e dalle sfumature imprevedibili. "Abbiate pietà".
Naruto ruppe qualsiasi indugio: "Suvvia, andiamo che sto morendo di fame".
Quella sera avevano infatti deciso di cenare tutti insieme: Asuma, Ino, Hinata, Naruto, Kakashi, Sakura, Kiba e Shino. Ten ten non era potuta venire e Sasuke aveva gentilmente rifiutato l'invito sostenendo di essere sommerso dal lavoro per potersi distrarre in quel modo.
"Sakura, non ti manca un pò fare il medico?" Chiese Kiba una volta sedutosi vicino alla rosa.
"Forse ogni tanto ma... è giusto fare più esperienze possibili nella vita, no? L'avere un Team da addestrare sembra divertente ed interessante per ora. Per fare il medico avrò molto tempo."
Kiba annuì. "Si, probabilmente hai ragione."
Sakura continuò. "E poi... Fare da maestra a tre ragazzini non preclude la possibilità di fare un salto in ospedale ogni tanto."
"E del tempo per te, te lo prendi mai?" Il ragazzo sorrise.
"Ogni tanto ci provo, ma non sempre la cosa mi riesce."
"Un ragazzo dovrebbe trovarsi nel tempo libero, altro che tecniche e missioni." Naruto lanciò un'occhiata maliziosa ai due amici e Kakashi, il quale poco prima stava parlando con Asuma, si focalizzò sulla scenetta che si stava presentando davanti ai suoi occhi, contribuendo con un'espressione contrariata.
"Direi che non c'è alcuna fretta." rispose Sakura, anche se il suo sguardo si posò involontariamente su Kakashi.
Che figuracce le toccava fare!!
Dopo cena, i ninja optarono per un giro in centro a Konoha e mentre camminavano, Ino ne approfittò per avvicinarsi a Sakura. "Kiba si sta impegnando molto stasera."
Sakura arrossì. "Credo sia solo una tua impressione."
Ino alzò le spalle. "Forse... Chi può saperlo?"
La rosa spostò lo sguardo su Kakashi che camminava poco più avanti di lei e sospirò.
Non avevano più parlato della loro ultima missione insieme e tutto era tornato come prima, tranne per quanto riguardava i suoi sentimenti nei confronti dell'uomo. Forse prendere in considerazione l'idea di Ino non le avrebbe fatto così male.
"Sakura." La voce di Kakashi riportò la rosa alla realtà.
"Kakashi" La ragazza sorrise dopo aver notato che l'uomo si era fermato per aspettarla e riprendere a camminare di fianco a lei.
L'Hatake mise le mani in tasca. "Come stai?"
La rosa ci pensò un attimo. "Bene grazie. Non ho nulla di cui lamentarmi ora come ora." O quasi. "E tu?"
Il jonin annuì. "Quindi adesso Tsunade ti ha costretta a badare a tre ragazzini?"
"Esatto." Sakura rise. "Il verbo "badare" però non mi convince molto. Ti sei forse espresso così anche quando ti hanno chiesto di essere il nostro maestro?"
"Certo che no, ho detto molto di peggio. La tua situazione è rose e fiori in confronto alla mia."
"In effetti i miei non sono ragazzini con la vendetta in testa o con una volpe a nove code in corpo."
"Senza togliere la ragazzina innamorata di turno." Ribattè Kakashi che notando l'espressione imbarazzata di Sakura si scusò subito. "Scusa, pessima battuta."
"Oh no, hai perfettamente ragione. Nessun cuore innamorato nel mio Team. E se dovesse succedere, darò a questa sfortunata donzella così tanti compiti e tecniche da imparare, che non avrà più tanto tempo per le storie d'amore." Sakura fece una pausa ma poi riprese. "Anche se molte volte, qualche pena d'amore insegna molto più di una qualsiasi tecnica."
"Ma non ti salva la vita." Ribattè cinico Kakashi.
Sakura negò con la testa. "E questo chi lo dice? L'amore salva da ben altre morti, forse più dolorose e pericolose di quella di cui parli."
Prima che il jonin potesse ribattere, Ino fermò tutti e con un grande sorriso catturò l'attenzione dei presenti: "Ragazzi, si è fatto tardi! Io devo andare."
Uno ad uno trovarono opportuno fare lo stesso. La sveglia il mattino dopo non avrebbe risparmiato nessuno.
Kiba si avvicinò a Sakura. "Se vuoi posso accompagnarti."
La rosa abbassò lo sguardò imbarazzata. "Non mi permetterei mai di darti questo disturbo..."
"Ma non lo è affatto, anzi. Penso che..."
"Io credo che sia giusto per tutti andare a casa propria." Kakashi si intromise. "Sakura, ho bisogno di parlarti di un'attività che potrebbe riguardare i tuoi giovani studenti."
La rosa guardò l'uomo perplessa, ma poi annuì. Così i due si lasciarono un Kiba alle spalle dopo averlo salutato.
La ragazza rise: "Suvvia, parlami di questa attività."
“Non si tratta di nessuna attività.” L’uomo fece una pausa di riflessione.  “Semplicemente non trovavo sensato che ti accompagnasse a casa.”
Sakura lo guardò perplessa. “Dobbiamo dirci qualcosa?”
“Volevo dirti che…” Kakashi si fermò. In realtà non sapeva nemmeno lui cosa voleva dirle. O forse non riusciva a trovare le parole giuste per esprimere quel concetto di cui aveva fin troppa paura. “Io ti…” L’ennesima pausa. “Ringrazio per quello che hai fatto. Non ne abbiamo più parlato e probabilmente non tratteremo più l’argomento ma… Prima di chiuderlo completamente, volevo ringraziarti.”
Sakura abbozzò un’espressione serena, ma un po’ delusa. “Figurati, mi dispiace solo che non sia finita nel modo che avevi sperato.”
Kakashi stette in silenzio e la rosa rispettò quel momento, fino a quando non arrivarono davanti casa di lei.
“Allora, se mai ti servisse una mano per tenere a bada quei tre ragazzini… Non esitare a chiedere.”
Sakura annuì. “Ti ringrazio. Alla prossima.”
La ragazza aprì la porta e Kakashi si girò per allontanarsi di qualche passo, prima di voltarsi di nuovo. “Sakura!”
La rosa si voltò e trattenne il fiato. “Si?”
Il jonin temporeggiò un attimo, poi sospirò. “Buonanotte.”
L’Haruno annuì sorridendo. “Buonanotte a te.”
Quando si chiuse la porta alle spalle, lanciò la borsa sul divano e si sedette accanto a questa passandosi una mano tra i capelli. “Ma per carità, Sakura finiscila di sperarci.”
 
Kakashi si diede dello stupido per la figuraccia appena fatta.
Chissà cosa aveva pensato Sakura di questo suo strano comportamento.
Arrivato a casa, si sentì più irrequieto di prima e dovette aspettare un po’ prima di coricarsi.
Si sedette sul divano e prese un libro, ma nemmeno leggere gli permetteva di pensare ad altro.
C’era qualcosa che provava, qualcosa che sentiva ma che non riusciva a spiegarsi, e Sakura era il cuore del problema.
Si prese la testa tra le mani e chiuse gli occhi.
Gli tornarono in mente Rin e la promessa che le aveva fatto prima di andarsene.
Sì, doveva essere felice, e lo voleva così tanto.
Sospirò. Aveva però paura di fare qualcosa di tremendamente sbagliato.
Si alzò e si diresse in camera con l’intento di andare a letto.
Si, doveva per forza aver perso il senno quella sera.
Lui e Sakura?
Ecco, ci stava ricascando.
Decise che la soluzione migliore era quella di dormirci su. Magari la notte lo avrebbe aiutato a trovare una soluzione.
 
Il giorno dopo Kakashi si svegliò con una strana sensazione addosso, non per niente piacevole.
Dall’altra parte, Sakura era già sveglia da un pezzo.
“Dove diamine ho messo quei maledetti fogli?!” Cercò per tutta la casa senza nessun risultato per cui decise di rinunciare. Al diavolo, avrebbe improvvisato alla grande.
Dopo un paio di secondi di riflessione, alzò gli occhi e fissò per un attimo l’orologio: le 9.00.
Era in ritardo… Fantastico.
Quando arrivò al punto di ritrovo però, trovo solo due dei ragazzi appartenenti al suo Team.
“Scusate il ritardo ragazzi.” Fece una pausa. “Ma Takao?”
“è in ritardo Sensei, come sempre” rispose una ragazzina dai capelli neri e corti: Mizune.
La rosa sospirò, contenta però di non essere l’unica ad aver fatto tardi.
Poco dopo, arrivò di corsa un ragazzo dai capelli rossicci e con un po’ di lentiggini sul viso. “Lo so, ho fatto tardi! Non è stata colpa mia però! Ho dovuto aiutare una nonnetta ad attraversare la strada.”
“Sempre scuse Takao! Io e Mizune non possiamo aspettarti ogni volta.” Ribattè il terzo ragazzino.
“Suvvia Itachi, la prossima volta saremo tutti più puntuali. Vero Takao?” Sakura fece l’occhiolino al povero malcapitato che rispose con un sorriso.
“Quindi è arrivata in ritardo pure lei Sensei? Figo!”
La rosa rise. “Forza, adesso dobbiamo andare al campo d’addestramento.”
 
Kakashi si abbassò per sistemare i fiori freschi al posto di quelli ormai appassiti. Successivamente appoggiò la mano destra sul marmo freddo e ruvido.
“Hey Rin.”
Non arrivò alcuna risposta. Non che Kakashi se l’aspettasse.
“Tu sapresti cosa fare.”
E soprattutto avrebbe saputo cosa dire. Perché forse Kakashi aveva già intuito quale era la decisione giusta da prendere, ma le parole mancavano.
E si sentiva così stupido per essere andato lì quella mattina, come se qualcosa sarebbe potuto cambiare. Come se un qualche incoraggiamento sarebbe potuto cadere dal cielo.
Si alzò mettendo le mani in tasca e sospirò.
Ad un tratto udì degli schiamazzi provenire dalla strada principale che in lontananza, costeggiava il cimitero.
Riuscì a notare le sagome di tre ragazzini che si rincorrevano e una di una donna dai capelli rosa che li osservava, tenendo un passo sostenuto.
Si voltò verso la lapide bianca di Rin e strinse i pugni. “Io ci provo.”
 
La spiegazione di Sakura riguardante l’utilizzo del chackra per arrampicarsi con la punta dei piedi risultò più che convincente. La pratica lasciò un po’ a desiderare a causa di continue cadute e lamentele varie.
“è impossibile.”
“No Takao, un mio compagno di Team aveva le tue stesse difficoltà. Ci ha provato un sacco di volte, ma nonostante le cadute, non ha mai mollato. Ora è uno dei ninja più forti del villaggio.”
Il ragazzino non sembrava molto convinto, ma ci riprovò.
Alla fine della giornata, i tre ninja si ritrovarono a dover prendere in considerazione l’idea di riprovarci il giorno seguente.
“Ragazzi, siete stati bravissimi. Vedrete che tra pochi giorni riuscirete ad arrampicarvi su qualsiasi albero. Ci vuole solo un po’ di allenamento.”
Più facile a dirsi che a farsi.
Sakura li vide prendere la strada per ritornare al villaggio pieni di sogni e speranza.
Quei tre ragazzini le ricordavano molto il suo passato. Bei ricordi, anche se non tutti erano così felici.
Ad un tratto sentì un tocco leggero sulla propria spalla e si voltò di scatto.
“Kakashi?”
“Ciao Sakura.” L’uomo abbassò lo sguardo.
“Da quanto sei qui?”
“Non molto, pochi minuti.” L’uomo mentì.
Sakura sospirò. “Ti serviva qualcosa?”
“Si.” Il jonin aspettò un attimo. “Scusa se posso sembrarti inopportuno…”
La ragazza inclinò la testa perplessa. “Dimmi.”
“Abbiamo passato molti momenti difficili in quest’ultimo periodo e… Si insomma, tu ci sei sempre stata e io…”
La rosa stava per interromperlo quando una voce in lontananza ruppe la tensione.
“Sakura Sensei!! Ho dimenticato la mia borsa.”
La ragazza sorrise. “Takao…”
Il piccolo ninja si fermò davanti i due sbalordito e a bocca aperta. “Tu sei… Il grande Kakashi Hatake??!!”
Sakura scoppiò a ridere e il jonin si passò una mano dietro la testa.
“Io… Credo di si…”
“Ti ho visto passare per il centro l’altro giorno! Io mi chiamo Takao.” Il ragazzino gli allungò la mano e Kakashi la strinse. Prima che potesse rispondere “Piacere”, il bambino ricominciò a parlare. “Non mi laverò più questa mano in vita mia, giuro!!! E tu Sensei, lo conosci e non ci hai detto niente? Dovrò raccontarlo a tutti i miei amici ora! Devo scappare!”
E fu così che Takao alzò i tacchi ed iniziò a correre come non aveva mai fatto in tutta la sua breve vita.
“Sono davvero divertenti. Vero? Grande Kakashi??”
“Non prendermi in giro…”
La rosa prese la borsa da terra e prese la parola. “Bè, è ora di andare. Noi ci vediamo per il prossimo…”
“Aspetta Sakura!”
La ragazza smise di proferire parola e Kakashi continuò. “Sarò diretto e senza troppi giri di parole, spero solo tu non reagisca troppo male.” Fece una pausa. “Ti va di uscire con me e vedere come vanno le cose?”
Lo disse tremendamente veloce che Sakura dovette rifletterci sopra un paio di volte prima di cogliere il senso della frase.
La rosa sorrise cercando di contenere tutta la sua euforia (cosa che avrebbe scaricato una volta arrivata in bagno, saltando per tutta la casa senza controllo). “Mi farebbe molto piacere se…” Si fermò un attimo. “Se tu sei… Pronto.”
Kakashi abbassò lo sguardo. “Lo sono e… Non voglio che tu abbia dubbi su questo.”
Sakura sorrise di nuovo. “Allora per me va bene.” Gli accarezzò il braccio. “Questa sera alle 20.00?”
Il jonin annuì sorridendo. “Questa sera alle 20.00.”

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2526679