Non voglio lasciarti

di Easter_huit
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Disperazione ***
Capitolo 2: *** Rassegnazione ***
Capitolo 3: *** Buona educazione! ***
Capitolo 4: *** Felicità ***
Capitolo 5: *** Il mio rifugio segreto ***



Capitolo 1
*** Disperazione ***


Sono tre ore che sono chiusa qui dentro e nessuno è venuto a cercarmi. Nemmeno Luke, ora che ho bisogno di lui.

Ero in camera da letto a ricamare quando mia madre entrò. "Eveline, dobbiamo parlare." disse.
"Mamma, cosa succede?" le chiesi preoccupata.
Si sedette sul letto e mi prese una mano. "Papà è stato promosso a dirigente."
Io esultai perché aspettavamo da tanto che lo promuovessero. "Che bello!"
Mia madre però era seria. "Eveline, per favore. Siediti." Capii che non aveva ancora finito di parlare.
"Eveline, papà dovrà trasferirsi in città domani pomeriggio e noi dobbiamo andar con lui." disse infine.
"Cosa?" esclamai "No, mamma, non puoi chiedermi questo. La mia vita è qui."
"Eveline, per favore, non peggiorare le cose." disse.
"Ma... mamma! Non posso andarmene. Non posso lasciare casa mia, i miei amici e... e Luke. Non posso!"
Mia madre si alzò in piedi in modo autoritario. "Eveline! Non fare la bambina e prepara subito le valigie se non vuoi farmi arrabbiare!"
"Perché dobbiamo andare anche noi? Non può andarci solo papà?" domandai con le lacrime agli occhi.
"Dobbiamo perché papà non può inviarci i soldi per sopravvivere e tu andrai in una scuola decente per poter studiare medicina come hai sempre sognato!" disse e mi accorsi che anche lei stava per piangere. Nemmeno lei voleva andarsene ma lo faceva per papà.
"Ora prepara le valigie." mormorò.
"No! Io non voglio andarmene! Questa è casa mia! Non posso andarmene!" dissi cominciando a piangere.
Mia madre mi afferrò e mi abbracciò, ma io mi divincolai e fuggii.
Uscii di casa in lacrime e corsi via. "Eveline! Torna indietro!"
'No, non posso andarmene. Tutta la mia vita è qui. Non posso lasciare i miei amici. Charlotte, Alice, Jack, Edward e... Luke. Non posso lasciarli! No!'
Senza accorgermene arrivai al fienile abbandonato e ora sono qui a piangermi addosso perché non voglio lasciar casa mia.

Sento una voce fuori. "Eveline!". È Luke.
Lo sento scivolare per il passaggio segreto e salire al piano di sopra dove mi trova con la testa sulle ginocchia piegate e la schiena contro il muro.
"Ivi... " mormora appena si accorge che sto piangendo. Si avvicina a me e si accuccia al mio fianco.
Mi asciugo le lacrime. "Dov'eri finito?"
"L'ho saputo pochi minuti fa che eri scomparsa e sono venuto subito qui appena me l'hanno detto." mormora.
Mi mette un braccio intorno alle spalle e mi appoggio a lui. "Su... non piangere, Ivi." mi sussurra cullandomi.
Mi asciuga una lacrima con dolcezza e mi alza il viso con un dito così che possa fissare il suo sguardo nel mio. "Hai dei begli occhi, sai?" mi dice, facendo un mezzo sorriso.
"Vai al diavolo, Luke." dico tirandogli un pugno fiacco sul petto, però mi fa recuperare un po' di buonumore.
"Puoi dirmi cosa succede?" mi chiede.
Subito lo guardo stupita. "E così non te l'hanno detto?"
"Che cosa?" Lui sembra più stupito di me.
Abbasso lo sguardo per non vedere la sua espressione. "Ci trasferiamo" dico. Sento la tristezza assalirmi di nuovo.
"Cosa?" esclama.
"Hai capito bene, Luke. Ci trasferiamo." ripeto con le lacrime che minacciano di saltar fuori di nuovo.
"Quando?" mi chiede in un sussurro.
"Domani pomeriggio"
"E... per quanto tempo?"
"Non lo so. Potrei star via per quattro o cinque anni come anche per sempre." mormoro.
Sento le lacrime uscirmi di nuovo dagli occhi. Lui se ne accorge e mi abbraccia. "No, Ivi. Non piangere. Per favore." mormora, ma, dalla voce spezzata che ha, so che anche lui rischia di cedere.
"Non voglio lasciarvi, Luke. Tu e gli altri. Voglio rimanere con voi." dico tra le lacrime.
"Io non posso far nulla, Ivi. Anch'io non voglio che tu te ne vada ma devi ascoltare i tuoi genitori." sussurra.
Lo avvolgo stretto tra le mie braccia mentre lui mi accarezza la testa.
"Forza, andiamo a casa. È tardi." dice dopo un po'.
Mi prende in braccio quando vede che mi rifiuto di alzarmi e io mi aggrappo a lui. Sento che mi dà un bacio sulla fronte e mi accorgo che il suo cuore batte forte. Non credo che sia perché faccia fatica ad alzarmi; sono piuttosto leggera.
È da un po' di tempo che entrambi proviamo qualcosa l'uno per l'altra e viceversa ma entrambi abbiamo paura di fare il primo passo.
Lentamente mi addormento fra le sue braccia mentre mi porta a casa. "Dormi, Eveline. Dormi."

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Capitolo 2
*** Rassegnazione ***


Mi sveglio in camera mia e davanti al letto vedo la valigia da fare. I vestiti invece sono sistemati sulla cassapanca.
Sento pizzicarmi di nuovo gli occhi. No, non voglio piangere.
Mi alzo e mi lavo la faccia. Ricordo vagamente che ieri sera mi ha portata a casa Luke e mia mamma mi è saltata al collo abbracciandomi e baciandomi mentre mio papà ringraziava Luke per avermi portata a casa.
Mi infilo un paio di pantaloni e una camicia leggera. È estate e fuori fa caldo. Esco di casa cercando di non svegliare i miei e, appena metto piede oltre la porta, mi metto a correre.
Vado a trovar Luke. Voglio passare con lui il resto della giornata prima di partire.
Luke è il figlio del falegname e lo trovo fuori vicino a una catasta di legno. È a petto nudo e sta tagliando la legna. Mi fermo un attimo a guardarlo ammirata.
Luke è un bel ragazzo. Ha un bel fisico e due spalle larghe, grazie al lavoro che fa per suo papà. Una volta mi aveva detto che un pomeriggio aveva tagliato un'intera catasta di legna per sfogarsi e alla sera aveva avuto tutti i muscoli doloranti.
Si accorge di me e mi sorride. Io mi avvicino e sento il familiare profumo di legna che ha sempre sui capelli.
È rosso in faccia per lo sforzo ed è sudato perché c'è un sole cocente, però appare rilassato. Forse si è appena sfogato per qualcosa.
"Ciao Luke." dico.
"Ciao Eveline." mi risponde appoggiando l'ascia a terra. "Come stai oggi?"
Alzo le spalle. "Bah... come vuoi che stia? Bene non di certo." rispondo.
"Oh, Eveline non fare così." mormora.
"Non fare così? Non fare così?" gli faccio eco disperata "E cosa dovrei fare secondo te? Questo pomeriggio parto, forse non tornerò più e sembra che non te ne importi molto. E mi dici 'non fare così'?"
"Dannazione Ivi! Si che m'importa di te. Credi che mi farebbe piacere non vederti più?  No, dannazione. Certo che no." esclama.
Mi manca poco perché scoppi a piangere di nuovo.
"No, Eveline. Non piangere"  mormora abbracciandomi "Mi spezzi il cuore così."
Mi divincolo e mi volto. "Ciao Luke."
Lui rimane lì e non si muove lasciandomi andar via. "Ciao Eveline." dice in un sussurro.
Faccio un lungo giro intorno al villaggio fermandomi nel bosco circostante.
'E per fortuna che volevo passare il resto della giornata con Luke! Sono proprio una cafona..."

Torno a casa che è ora di pranzo.
Io e mia mamma non ci rivolgiamo neanche la parola e mio papà si sente a disagio.
"Non sopporto vedervi in questo stato." mormora ad un certo punto.
Mia mamma gli prende una mano e fa un sorriso forzato. "Amore, non ti preoccupare. È sempre difficile fare un trasloco ma vedrai che ci abitueremo." gli dice.
Mio papà la guarda. "Non mentirmi, cara. Lo so benissimo che non volete partire." dice. Poi fa un sospiro. "Ho deciso. Mollerò il lavoro così non dovremo partire."
Io scatto in piedi come una molla tanto che la sedia cade a terra. "No, papà! Non puoi farlo! La aspettavi da mesi questa promozione! Non puoi gettare la spugna a causa nostra... Per favore, non farlo! Cosa faremmo se tu lasciassi il lavoro? Come vivremmo?" esclamo quasi urlando.
"Andremo in città. Mi sta bene. Ci divertiremo e sarà tutto come prima, ma tu non mollare il lavoro." dico, ancora, mentendo a me stessa. No, non sarò mai felice ma non posso permettere che papà molli il lavoro a causa nostra.
Guardo mia mamma e mi rivolge uno sguardo comprensivo e so che la pensa come me.
Sparecchiamo la tavola e vado al piano di sopra con mia mamma per preparare le valigie.
Il silenzio viene rotto da mia mamma. "Sei andata a trovare Luke, stamattina?"
"Si." rispondo. "E abbiamo litigato." aggiungo mortificata.
"Eveline vai a parlargli. Finisco io." mi dice.
Io la guardo interrogativa.
"Non partire con il rimorso di aver litigato con lui." dice ancora.

Mi avvio verso la casa di Luke e gli lascio un bigliettino sotto la porta. 'Ci vediamo al rifugio segreto. Eveline.'
Arrivo là e aspetto fuori seduta sull'altalena nascosta dietro al fienile. Mi metto a dondolare lentamente.
Dopo un quarto d'ora, arriva. È ancora a petto nudo e la maglietta ce l'ha buttata su una spalla ma sembra fresco e riposato rispetto a stamattina.
"Ciao." dico.
"Ciao." mi risponde guardandomi con i suoi occhi azzurri. Ha lo sguardo lucido.
Mi alzo dall'altalena e mi avvicino a lui. Gli metto una mano sulla guancia. "Hai gli occhi lucidi." dico.
"Mi sono appena svegliato. Stavo dormendo." risponde evasivo, ma so che non è vero. Lo sappiamo entrambi.
Lo abbraccio stretto a me e, dopo un secondo, anche lui contraccambia. "Scusami per come ti ho trattato stamattina." dico contro i suoi pettorali. "È che... Non ho voglia di lasciarti."
"Lo so, Ivi. Me lo continui a ripetere da ieri." mi dice e sento dal tono che sta sorridendo.
Alzo lo sguardo e sorrido anch'io.
Luke si stacca dall'abbraccio e toglie lo spago che ha attorno al collo. Lo guardo e vedo il sassolino diviso a metà. L'altra metà ce l'ho io e la tiro fuori.
Vedo che mi porge la sua così faccio per togliere la mia e dargliela ma mi ferma. "Non credo di aver bisogno della tua metà."
Lo guardo interrogativa. "Perché?"
"Non credo che riuscirei mai a dimenticarti." dice in un sussurro.
Buon Dio! Ha paura che io lo dimentichi! Prendo il sassolino che mi porge e dopo lo abbraccio di nuovo.
Lui mi accarezza la testa. "Io non mi dimenticherò di te, Luke. Mai. Sei il io migliore amico." sussurro.
"Solo questo?" dice piano tanto che faccio fatica a sentirlo.
Cosa vuole dirmi?
"Eveline, siamo solo migliori amici?" mi chiede ancora piano.
Ora capisco. "No. Siamo più che migliori amici." sussurro dopo un attimo di esitazione.
Mi accarezza ancora la testa mentre con l'orecchio sento il battito del suo cuore accelerare.
So di essere rossa in viso ma continuo a tenere nascosto il viso sul suo petto.
Poi lui mi alza il mento con un dito e come ieri pomeriggio mi asciuga di nuovo una lacrima che mi è sfuggita. Fissa i suoi occhi azzurri nei miei marroni e con dolcezza mi accarezza una guancia, mentre il suo sguardo si carica di emozioni e me ne sento travolgere.
Lentamente mi infila una mano tra i capelli sciolti e chiudendo gli occhi si china a baciarmi. Chiudo gli occhi anch'io e appena la sua bocca è sulla mia, tutte le emozioni trattenute fino a quel momento scoppiano e mi rendo conto di averlo desiderato a lungo questo momento. Anche se è arrivato tardi.
Mi infila la lingua tra le labbra e il contatto fra la mia e la sua mi fa sussultare.
Si stacca da me e contro le mie labbra sussurra: "Ti amo, Eveline. Addio."
Poi se ne va lasciandomi imbambolata con ancora la sensazione della sua bocca sulla mia. Adesso sarò ancora più triste a lasciare casa mia.
Mi lego il sassolino intorno al collo e vado a casa per partire e, forse, non tornare più.

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Capitolo 3
*** Buona educazione! ***


Sono passati circa 4 anni da quando abbiamo lasciato casa nostra.
Il lavoro di mio papà procede a meraviglia, tutti lodano il suo operato, mentre mia mamma ha fatto amicizia con le signore del quartiere e ha trovato lavoro anche lei presso una boutique francese.
Io invece sto andando ancora a scuola. Fra due-tre anni forse finirò gli studi e diventerò un medico.
Non ho fatto molte amicizie in questo periodo. Non conosco quasi nessuno, a malapena i miei compagni di classe e i miei professori.
A scuola mi deridono e mi evitano perché sono sempre silenziosa e scontrosa, ma non m'importa. Gli unici amici che ho mai avuto non sono qui con me. Nemmeno lui.
Apro la porta della nostra nuova e lussuosa abitazione. 'Mi manca la semplicità della mia vecchia casa.'
"Sono tornata." mi annuncio a mia mamma che so essere in salotto per un ritrovo pomeridiano con le signore del quartiere.
Mia mamma mi viene incontro. "Ciao tesoro, com'è andata oggi?" mi chiede, sotto gli sguardi curiosi delle donne che si sporgono dal salottino per vedermi.
'Impiccione', penso mentre lancio loro una breve occhiataccia. "Come al solito, mamma." rispondo.
"Ti va di unirti a noi?"
"No perché quelle vecchie alle tue spalle non aspettano altro che spettegolare su tua figlia." vorrei risponderle ma mi limito a declinare il suo invito con la scusa che devo studiare.
"Certo, Eveline. Vai pure a studiare."
Da quando siamo in questa casa, i rapporti tra me e mia mamma si sono freddati notevolmente. Forse perché lei è riuscita ad abituarsi alla sua nuova vita e io no. Forse perché quelle che lei chiama 'amiche' per me sono solo delle vecchie impiccione.
Salgo in camera e mi butto sul letto pensando ad una sola cosa. Luke.
Qualche giorno fa mi è arrivata una lettera da parte sua. Ero talmente felice che lui mi avesse scritto che ho riletto la lettera decine di volte tanto da consumarla. 'Devo pensare a cosa rispondergli.'
Per il momento, però, voglio solo dormire.

Mi sveglio verso il tramonto e mi alzo dal letto a piedi nudi, con l'intenzione di andare a bere qualcosa in cucina.
Scendendo giù dalle scale, però, sento delle voci. Credo che mia mamma non abbia ancora finito il suo ritrovo pomeridiano.
"Perché tua figlia non partecipa mai, Miranda?" chiede una donna a mia mamma.
Al sentirmi nominare mi blocco sulle scale.
"Si impegna a studiare, Sophie, quindi non ha tempo per noi." risponde mite mia mamma.
"Deve essere molto brava a scuola, se non fa altro che studiare." dice un'altra voce.
"Infatti lo è, Hannah."
Sento una risatina. "Strano. Perché ho sentito voci che tua figlia sia... come dire... una poco di buono?"
A quelle parole spalanco gli occhi esterrefatta.
"Non capisco cosa vuoi dire, Hannah." dice mia mamma con una leggera nota di irritazione nella voce, che nessuno nota tranne me.
Sento qualcuno sospirare leggermente. "Oh, suvvia Miranda, sai benissimo di cosa stiamo parlando. Tua figlia è irrispettosa a scuola. È peggio di un serpente. Appena qualcuno prova ad avvicinarla per fare conoscenza, lei reagisce negativamente. Non le hai insegnato la buona educazione?" replica un'altra donna.
"Mia figlia... "
Non lascio il tempo a mia mamma di replicare. Scendo le scale con rapidità e mi precipito nel salottino.
Tutte si voltano verso di me, azzittendosi, mentre le guardo con aria di sfida a braccia conserte. "Avanti, signore, continuate pure. Stavate dicendo?" le incito.
Alcune di loro volgono lo sguardo altrove tranne nella mia direzione ma una signora mi fissa irritata. "Miranda! Vedi che cosa ti dicevamo? Tua figlia non può piombare così all'improvviso senza avvisare! Non è buona educazione!" esclama 'l'arpia'.
"Sophie... "
"Mamma, mi permetti una parola?" le chiedo interrompendola per l'ennesima volta.
Lei annuisce così mi rivolgo direttamente a Sophie. "Signora Sophie, mia mamma mi ha insegnato la buona educazione ed è stata molto brava. Infatti, è buona educazione preavvisare il proprio arrivo per evitare scene imbarazzanti. Oppure è buona educazione non credere alle 'voci' ma chiedere direttamente all'interessato per conoscere entrambe le facce della medaglia di una storia. Inoltre, so che è maleducato sparlare di una persona alle sue spalle. Non trova?" le chiedo con un tono falsamente desolato.
"Sono molto spiacente di esserle sembrata una persona irrispettosa, madame, ma quando vengo a sapere certe 'voci' sul mio conto cerco di chiarirle direttamente da chi le ho sentite. Ora come ora potrei denunciarla per diffamazione, lo sa? Lei però è una persona educata e so per certo che quello che lei ha detto, come le sue degne amiche, erano solo 'voci' e non intendeva certo sparlare di me, vero?" continuo con tono gentile sbattendo più volte le ciglia e ricalcando la parola 'voci'. Sulle mie labbra spunta un sorrisetto irritante.
Vedo Sophie stringere la mascella fumante di rabbia. Afferra con decisione la sua borsetta e con passo deciso si dirige verso la porta.
"Signora Sophie?" la chiamo un'ultima volta.
Lei si volta lentamente e mi rivolge uno sguardo di ghiaccio.
"È stato una piacere parlare educatamente con lei. Davvero." le dico senza perdere il mio sorriso irritante.
"Certamente" risponde lei a denti stretti. Poi si volta e se ne va senza salutare.
Io sbuffo e, facendo finta di sistemarmi un ciuffo di capelli, esclamo: "Che maleducazione! Andarsene via senza salutare!"
Le donne attorno a me mi guardano con due occhi che sembrano scoppiare fuori dalle orbite, compresa mia mamma. Deduco che nessuno avesse mai messo al suo posto 'l'educata' signora Sophie.
Una ad una, tutte le donne escono dalla porta con saluti stentati, lasciandoci sole me e mia mamma.
Lei mi guarda. Io la guardo. Poi scoppiamo a ridere entrambe.
"Oddio! Non ho mai visto Sophie con una faccia del genere! Nessuna aveva mai osato andarle contro men che meno una ragazza della tua età!" esclama mia mamma tenendosi la pancia per le risate.
Rido anch'io. "Non negare però che se lo meritava. Era una vera arpia!" replico con le lacrime agli occhi.
Entrambe ci calmiamo e lo sguardo di mia mamma si addolcisce. Poi di slancio mi abbraccia.
"Cosa c'è mamma?" le chiedo perplessa.
"Avevi ragione, bambina mia. Sono solo delle vecchie pettegole e noi non abbiamo bisogno di gente del genere nella nostra vita." mi sussurra.
Ricambio l'abbraccio commossa. Mi sembra quasi che sia da una vita che mia mamma non mi abbraccia più.
"Non potevo accettare che ti ritenessero una madre indegna. Di sicuro ti avrebbero propinato un educatore se non fossi intervenuta a difendere il mio nome." dico.
"E sei stata bravissima, Eveline. Hai aperto gli occhi anche a me. Grazie, bambina mia."
Ci stacchiamo dall'abbraccio e ci guardiamo negli occhi. "Ma adesso non hai paura di sentirti un'esclusa?" le chiedo leggermente preoccupata.
Lei mi sorride dolcemente e mi accarezza una guancia. "Ho te e tuo papà. Non voglio vivere oltre nella menzogna." replica.
Mi apro in un sorriso sincero e l'abbraccio di slancio. "Ti voglio bene, mamma."
"Ti voglio bene anch'io, bambina mia."
Questa è la città dove vivo. Non vedo l'ora che arrivi il momento di tornare a casa nostra, dai nostri amici. So per certo che non resteremo qui a lungo.


NdA
Questo capitolo e il prossimo sono di transizione, per capire un po' sommariamente com'è la vita di Eveline in città dopo il trasloco.
Comunque un grazie a Winterwings, che è stata la prima a seguirmi, e a Reach for the stars. Ciaoo!

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Capitolo 4
*** Felicità ***


In questo momento il mio viso sembra non riuscire a trattenere il mio enorme sorriso.
'Ho finito! Ho finito!' esulto dentro di me.
Stringo la mano al mio professore che mi consegna la pergamena della mia laurea in medicina. Ora sono ufficialmente un medico.
"Complimenti, Eveline." mi dice poi passa allo studente successivo.
Stringo a me la pergamena e scendo dal palco. Davanti a me vedo papà e mamma sorridenti.
Non riesco a trattenermi e mi precipito fra le loro braccia felice. "Bravissima, Eveline. Sono fiero di te." mi sussurra papà.
"Grazie, papà"

A casa allestiamo una piccola festa solo per noi tre.
Posso dire di essere felice per oggi perché, per me, questa laurea è la mia prima soddisfazione dopo sei anni e mezzo dal nostro trasloco. Sono euforica.
Io e Luke non ci siamo scritti molto, tre o quattro lettere di media all'anno. È faticosa una corrispondenza a distanza, soprattutto una come la nostra.
Nelle nostre lettere non abbiamo mai accennato a quel fatidico bacio d'addio ma è inutile negare che sento la sua mancanza.
Mi mancano le giornate passate insieme a ridere e scherzare, mi mancano le passeggiate nel bosco...  semplicemente mi manca lui.
"Tesoro, ho fatto una torta per l'occasione. Ti va di tagliarla?" mi dice mia mamma richiamandomi dai miei pensieri.
Le sorrido. "Certo, mamma."
Una bella torta di pan di spagna viene posta davanti a me e io afferro un coltello per tagliare la sua morbida consistenza.
Osservo felice i miei genitori. Per oggi nulla turba il nostro animo e sembra essere tutto perfetto.
I miei compagni di corso sicuramente faranno grandi feste in onore delle loro lauree, ma io mi accontento dei miei genitori perché loro sono davvero felici per me.
"Cosa fai questo pomeriggio, Eveline?" mi chiede ad un certo punto papà.
"Credo che andrò a fare quattro passi intorno al parco. Perché?"
"Oggi vado in azienda per una riunione e prima di tornare a casa volevo fare un giro per il mercato con tua mamma. Ti va di venire con noi?" mi chiede di nuovo.
Rifletto un istante. Potrei benissimo andar con loro, tanto non ho nulla da fare, ma devo rispondere all'ultima lettera di Luke e per farlo voglio assoluto relax.
"Penso che andrò al parco, papà. Voglio vedere un po' di natura." dico infine.
"Ok. Allora ci vediamo stasera."

Esco di casa verso le tre del pomeriggio e mi dirigo verso il parco.
Mi piace passeggiare in mezzo alla natura perché mi ricorda molto casa mia. Da bambina, infatti, scappavo spesso con Luke per andare a giocare nel bosco circostante al villaggio.
Luke...
Tra le mani ho la sua ultima lettera. Appena individuo una panchina, mi ci siedo e la rileggo per l'ennesima volta.

'Cara Eveline,
ho ricevuto la tua ultima lettera e sono felice che tu abbia quasi finito gli studi per ottenere la laurea. Almeno tu sei riuscita a realizzare uno dei tuoi sogni.
Io invece continuo il lavoro di mio padre da quando lui è mancato due anni fa e le richieste non mancano mai.
La vuoi sapere una bella notizia? Jack e Charlotte si sposeranno con l'arrivo della primavera. Vorrei tanto che ci fossi anche tu. Ci manchi molto.
Tutti sentono la vostra mancanza.
La vostra casa è ancora vuota, nessuno vuole venderla perché sperano che prima o poi voi torniate. Anche se mi sembra una speranza vana dopo sei anni e mezzo di assenza.
Aspetto con ansia una tua risposta.
Tuo Luke.'

Le sue lettere di volta in volta si sono fatte sempre più brevi. Le mie invece sono sempre brevi perché, nonostante siano passati anni dal trasloco, non sono riuscita ad abituarmi a questa vita di città, quindi non racconto mai molto.
Mi sento come un pesce fuor d'acqua, un animale di bosco tenuto in gabbia. La città mi soffoca mentre a casa mia mi sentivo libera e serena.
La città mi sembra solo una prigione. Potrà avere tutte le comodità del mondo, ma non riuscirà mai a convincermi di preferire quattro case lussuose ad una semplice casetta di legno attorniata da un bosco.
Tiro fuori carta e penna da una tasca.
'Caro Luke...' comincio a scrivere ma non so come proseguire. Non gli ho mai raccontato tanto della mia quotidianità, a parte di quella volta che ho messo al suo posto la cara signora Sophie e che l'unica cosa buona qui in città è il parco.
Gli scrivo che ho preso la laurea e che da adesso in poi sarò ufficialmente un medico. Gli racconto che oggi è stato un giorno perfetto perché è una di quelle poche volte che mi succede qualcosa di buono.
Mi dilungo molto perché non so cosa scrivergli. A dire la verità non so mai cosa scrivergli.
Di parlare di quel nostro primo e ultimo bacio non me la sento, perché a distanza di quasi sette anni non so nemmeno io cosa provo per lui. E credo che nemmeno Luke abbia voglia di parlarne per lettere. Se un giorno dovessi ritornare, allora, forse ne parleremo a quattrocchi.
Mi tamburello le labbra con la penna pensierosa, poi alla fine decido di alzarmi e farmi quattro passi in mezzo agli alberi.
Al parco ci sono sempre le solite persone. Giovani coppie a passeggio, giovani fanciulle a braccetto con il padre o la madre e ogni tanto qualche scapolo che cerca di corteggiare le ragazze sole. Come la sottoscritta.
Molti ragazzi hanno provato a corteggiarmi ma ho sempre allontanato chiunque volesse avere i miei favori. Di sicuro ho distrutto molti cuori.
Non so nemmeno io perché mi comporto così.
Forse, semplicemente, non sopporto la loro mente chiusa, che pensa solamente che le ragazze di città sono frivole e altezzose, e che quindi bisogna adularle per avere i loro favori. Purtroppo, io non sono così. Non sono una ragazza di città.
'O forse sono io che non voglio aprire il mio cuore a nessun altro.'

Al tramonto mi dirigo verso casa con una lettera incompleta da inviare.
Appena varco l'entrata, sto per annunciare il mio arrivo quando sento un urlo.
Preoccupata vado in cucina e vedo i miei genitori volteggiare felici. La loro allegria mi influenza e sorrido anch'io. È da molto tempo che non li vedevo così. "Cosa succede?" chiedo.
Mia mamma si volta e corre ad abbracciarmi sorridente e con lacrime di gioia agli occhi. "Fra un mese torniamo a casa, Eveline! Si torna a casa!" dice stritolandomi nel suo abbraccio.
"Cosa?"
Papà si unisce all'abbraccio. "Mi hanno spostato nella filiale situata vicino a casa nostra!" esclama.
Il mio sorriso si allarga ancor di più e gioisco e piango assieme.
Torno a casa. Torno dai miei amici. Torno da Luke.
Appena i miei genitori mi liberano dal loro abbraccio stretto corro in camera mia.
Stropiccio la lettera che avevo cominciato a scrivere quel pomeriggio. Prendo un foglio bianco e ci scrivo poche parole.

'Caro Luke,
un mese. Ancora un mese e poi sarò a casa. Torno a casa.
Tua Eveline.'



NdA
Un neo-ringraziamento a Winterwings e a Reach for the stars.
Anche a me è piaciuta molto la scena con la signora Sophie, quando l'ho scritta; volevo mostrare che Eveline non è una semplice piagnucolona (visto che non ha fatto altro nei primi due capitoli).
La prossima volta pubblicherò l'ultimo capitolo quindi sorgono un po' di domande: Luke ama ancora Eveline? Ed Eveline? Riuscirà a capire cosa prova per Luke? Saranno qualcosa di più di semplici amici o quel fatidico bacio non è servito a niente?
Spero che non vi si roda il fegato dalla curiosità!!!!;):) Alla prossima! Ciao!

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Capitolo 5
*** Il mio rifugio segreto ***


Mi avvio rabbiosa verso casa. 'Uff! Certi ragazzini proprio non li sopporto!' penso.
Sono tornata a casa solo da ieri sera ed ero appena andata in cerca di Luke quando all'improvviso un gruppetto di ragazzini tra i dieci e i dodici anni ha avuto la bella idea di farmi uno scherzo rubandomi l'ombrello.
Sono bagnata fradicia perché piove acqua misto ghiaccio. Dovrei essere congelata. Invece ho un caldo infernale a causa di quei ragazzini che mi hanno fatta innervosire. Proprio un bel ritorno a casa, il mio.
Faccio un passo falso e scivolo per terra. Lancio un guaito, appena mi manca il terreno da sotto i piedi, e sbatto il sedere a terra. "Ahi!" esclamo con una smorfia.
Mi massaggio la schiena per il contraccolpo ricevuto, quando vedo che qualcuno mi tende una mano. "Serve un aiuto?" mi chiede.
Ancor prima di alzare lo sguardo so già chi è. "No, guarda. Mi piace tanto stare per terra con il culo bagnato." rispondo aspra pervasa dal nervoso.
Luke mi sorride divertito.
Afferro la sua mano guantata. "Noto che ti stai divertendo alle mie spalle." sbuffo mentre mi aiuta ad alzarmi.
"È inutile che te la prendi con me. Lo sai benissimo anche tu che i bambini devi lasciarli perdere quando osano sfidarti." mi fa notare, difendendosi.
Sospiro. "È vero, hai ragione. Scusami." dico alla fine.
"Oh, non ti preoccupare. Ho sopportato di peggio." dice allegro, mettendomi un braccio intorno alle spalle.
In quel momento mi accorgo che il suo corpo è freddo. "Dio! Sei congelato!" dico togliendogli un guanto e prendendogli una mano ghiacciata tra le mie.
"Non ho tanto freddo..." mormora provando a ritrarsi dal mio tocco.
"No. Vieni con me." lo interrompo mettendogli un dito sulle labbra. "Avviciniamoci a quel fuoco così ti scaldi un po'."
"No, non serve..."
"Oppure possiamo passare dal fabbro per scaldarti. Di sicuro sua moglie ci offrirà qualcosa di caldo." dico ancora.
Mi prende il viso tra le mai. "Ivi. Non serve, davvero. So io dove andare." dice guardandomi negli occhi.
Ivi. Da quanto tempo non sentivo quel soprannome? Ivi. Mi arrendo.
Luke se ne accorge, e dice: "Vieni con me. Voglio vedere se ti ricordi."
Mi afferra per una mano e mi conduce per le strade del villaggio, fino alla periferia verso un fienile abbandonato. I ricordi d'infanzia vengono a farmi visita.
Quel fienile abbandonato era il nostro luogo per i giochi. Veniva usato dal figlio del vecchio padrone per depositarvi i propri attrezzi, però vi veniva raramente così lo utilizzavamo noi come rifugio segreto.
"È ancora in piedi... Non ci posso credere..." mormoro commossa.
Luke si ferma e si volta verso di me sorridendo. Mi lascia la mano e ci avviciniamo.
"Ti ricordi quando giocavamo a nascondino tra i travi del fienile?" mi chiede, anche lui un po' emozionato.
"Oh, si. E mi ricordo anche quella volta che sei caduto nella paglia e temevo che ti fossi fatto male."
"Mentre io mela ridevo." dice ridacchiando. "Ti ricordi il passaggio segreto?"
"E come potrei scordarmelo?" mormoro.
"Chi arriva ultimo è una pera cotta!" esclama e poi corre verso il nascondiglio.
"Ehi, non vale!" gli urlo correndogli dietro.
Lo vedo sparire dentro una buca di terra e poco dopo lo raggiungo anch'io.
Sbuco dentro il fienile mentre lui raggiunge già il primo piano. "Luke! Sei dannatamente sleale!" grido.
Lui scoppia in una fragorosa risata. "Come sempre!"
Mi mancava proprio la sua risata. L'ultima volta che l'avevo sentita avevo diciassette anni e lui diciannove. Da allora sono passati quasi sette anni.
"Che fai? Non vieni su?" mi dice accorgendosi che lo sto fissando. Arrossisce.
Sorrido e lo raggiungo. Mi porge di nuovo una mano per aiutarmi a salire.
"Quanti anni avevamo quando siamo venuti qui la prima volta?" mi chiede.
"Io ne avevo otto e tu dieci." gli rispondo con sicurezza. "Tu eri fuggito qui perché tua mamma..." Non riesco a finire la frase.
"... era morta. Già." conclude lui rattristandosi.
"Ehi, Luke... " dico prendendogli una mano. "Ti ho portato un regalo." Gli porgo una scatolina sperando di distoglierlo da quel brutto ricordo.
Lui la prende e la apre. Fa un enorme sorriso. "Non ti sei dimenticata di me, allora... " mormora. Tira fuori uno spago con attaccato un sassolino diviso a metà.
"E la tua?" mi chiede guardandomi intensamente.
Metto una mano dentro al colletto della maglia e tiro fuori l'altra metà. "Si, ce l'ho ancora." dico guardando la mia metà.
Era il simbolo della nostra amicizia. Alla mia partenza, lui mi aveva regalato la sua metà, per paura che lo dimenticassi.
All'improvviso sentiamo aprirsi il portone.
"È il..."
"Ssh!" Gli faccio cenno di restare in silenzio.
Cammino accucciata e lui mi segue facendo lo stesso. Mi dirigo verso l'interno e da una feritoia del pavimento controllo il piano di sotto.
È Mark, il contadino. Il proprietario del fienile.
'Dannazione!', penso.
Osservo Mark mentre deposita ascia e sega. "Accidenti a questo tempo!" lo sento borbottare.
Mi volto di scatto quando sento i passi di Luke far scricchiolare il legno. Gli faccio segno di rimanere immobile. Mark sembra non esserne accorto.
Chiude l'armadietto e si dirige verso il portone. Sembra esitare prima di uscire. "Vedete di uscire prima o poi, voi due." dice. Poi esce chiudendosi il portone alle spalle.
Per un attimo mi paralizzo, poi dietro di me sento ridere Luke.
Mi volto e lo fulmino con lo sguardo ma alla fine rido anch'io.
"Ivi. Credo che sapesse già da tempo che noi venivamo qua." dice cercando di smettere di ridere.
"Al diavolo. Ormai." dico sedendomi.
Si siede accanto a me. "Posso ricordarti un'altra cosa?" dice mordendosi un labbro.
Sembra stia cercando di trattenere un sorriso. Che cosa sta architettando? Lo guardo circospetta. "Dimmi."
"Io non so se te lo ricordi" - si avvicina a me - "ma tu una volta non soffrivi il solletico?"
Prima che mi renda conto di quello che mi ha detto, mi infila un dito nel fianco e guaisco sussultando.
"Si. Credo proprio di si." dice sorridendo.
Io mi alzo allontanandomi. "Oh, no. Non ci provare." dico levando le mani di fronte a me.
"Oh si invece." dice.
Mi afferra per un braccio e comincia tormentarmi i fianchi mentre io rido all'impazzata perché non resisto.
"Oh, ti prego. Basta. Non resisto." esclamo ridendo.
Provo a contrattaccare e gli faccio il solletico anch'io. Cadiamo a terra e rotoliamo come due bambini.
Alla fine ci fermiamo entrambi con il fiatone e un sorriso ebete sul volto.
Luke è disteso sopra di me e mi accorgo che non ha più il corpo congelato. Anzi, è bollente.
"Non hai più freddo. Ti sei scaldato in fretta." constato.
"Con te sempre." mormora e non so perché ma quelle tre parole fanno sussultare il mio cuore. 'Mi ama ancora... e io?'
"Mi sei mancata tantissimo." dice piano dopo un secondo di esitazione.
Appena lo dice il mio cuore sussulta di nuovo.
Si leva da sopra di me e ci sediamo entrambi, le mie gambe sopra le sue.
Alza una mano verso il mio viso ma poi ci rinuncia. Vorrei che non lo avesse fatto.
"Quando te ne sei andata, temevo che sarei morto senza di te. Le lettere non bastavano a diminuire la tua assenza. E dopo quel che è successo qui... l'ultima volta... io..." dice ma s'interrompe. Mi fissa e mi accorgo che sto arrossendo.
Arrossisce anche lui.
"Continua." sussurro.
"Temevo che non saresti più tornata. Mi avevi lasciato un vuoto incolmabile." mormora infine.
Intreccio le dita alle sue. "Anche tu mi sei mancato, Luke. Nonostante le lettere, ho passato gli ultimi anni ad arrovellarmi chiedendomi come stavi, cosa facevi... e con chi stavi." mormoro, pensando che dopotutto, sì, anch'io lo amo. Anche se nessuno dei due vuole ammetterlo apertamente.
Lui prende coraggio e mi accarezza la guancia destra, infilandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Cosa siamo noi due, Eveline?" mi chiede piano.
Faccio un mezzo sorriso. "Siamo due allocchi che non riescono a dirsi quello che provano." dico, ironizzando la situazione che si stava scaldando.
Ride piano, poi mi prende per i fianchi e mi avvicina di più a lui. "Eveline... quel bacio... di sette anni fa..."
Ora sono seduta sopra le sue gambe e le mie sono intrecciato dietro alla sua schiena. Il mio corpo sfiora il suo e questa vicinanza suscita forti emozioni in entrambi.
"Si?" sussurro.
"È... servito a qualcosa?" dice infine.
Sorrido alla sua incertezza. "Si." annuisco.
I suoi occhi si illuminano. Mi mette una mano dietro alla nuca e avvicina le sue labbra alle mie. Non aspettava altro.
Sì. Mi sei mancato da morire, Luke. Ti amo, e sono felice di essere qui nel mio rifugio segreto. Tra le tue braccia.



NdA
Ecco tutto! Questo è l'epilogo della mia breve storia (oltre ad essere la scena originale del sogno che ho fatto e al quale mi sono ispirata, rielaborandolo un po').
Spero molto che vi sia piaciuta e che se scriverò altre storie siate di nuovo le prime a seguirmi nelle mie avventure.
Non so quando ricomincerò a scrivere ma per il momento vi saluto! Ciao! :):):)

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