En tu suenos no sigas dormida

di Axyna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il viaggio ***
Capitolo 2: *** Il concerto ***
Capitolo 3: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 4: *** Non bere ***
Capitolo 5: *** Gioia e tormento ***
Capitolo 6: *** Il ritorno a casa ***



Capitolo 1
*** Il viaggio ***


Ciao a tutti. Questa storia è nata d'impulso e non ha grandi aspirazioni se non quella di scrivere per il piacere di farlo. Prendetela così com'è, parole su parole per descrivere un viaggio immaginativo! 

 
Il Viaggio

Ripercorrendo i miei ricordi ammisi con me stessa che tutto quello che mi era successo si era svolto troppo velocemente per poterci ragionare sopra in tempo.
Il cuore aveva agito molto prima che la mente comprendesse davvero cosa stesse succedendo.

 
La decisione di fare un viaggio in America era stata improvvisa.
Ricordo che pensai che se non fossi partita in quel momento troppe cose mi avrebbero frenato.
Era maggio e all'università non vi erano appelli di esame fino al mese successivo, era il periodo perfetto per prendersi una pausa.
Un paio di settimane prima la mia amica Laura, che si era trasferita negli Stati Uniti per motivi di lavoro, mi aveva invitato ad andarla a trovare. Viveva sola e aveva una casa spaziosa, un po' di compagnia non le avrebbe fatto male.
Alla fine mi ero decisa ed ero partita.

Quando le confermai per telefono che sarei arrivata da lei dopo pochi giorni.. era così felice che la sua allegria mi contagiò. Adesso ero davvero eccitata di vedere uno Stato che non avevo ancora visitato e di poter riabbracciare una cara amica.
In quei giorni sentii spesso Laura per telefono.
La sera prima della partenza, parlando del più e del meno, Laura mi avvisò che il giorno dopo il mio arrivo ci sarebbe stato il concerto di Enrique Iglesias e che casa sua non distava molto dal luogo in cui si sarebbe svolto.
La ringraziai per l'informazione, sapeva che mi piacevano le sue canzoni e che non mi sarebbe dispiaciuto poter andare ad un suo concerto ma le ricordai che la decisione di partire per l'America era stata presa d'istinto e che quindi non avevo comprato nessun biglietto per il concerto.
Se ne avesse avuto voglia però potevamo farci un salto e magari, a seconda di dove si fosse svolto, avremmo potuto sentire qualche canzone.
Magari.
 
Atterrare in America, dopo un lungo viaggio e vedere finalmente la mia amica Laura all'aeroporto fu la giusta ricompensa.
Ci abbracciammo e ci dirigemmo con la sua auto verso casa sua, una villetta confortevole con un bel pezzo di giardino.
Durante il viaggio mi disse che la casa era stata presa d'occasione e dopo qualche lavoretto al tetto era diventata la sua casa dei sogni, dove avrebbe potuto cominciare una vita nuova.
Arrivai alle 11 di mattina e quel giorno fu davvero sorpendente.

Parlando del più e del meno, le domandai del lavoro.
Laura mi disse che 8 mesi fa aveva fatto un provino come cantante e che da 6 mesi lavorava in giro per il mondo come vocalist per un cantante famoso.
"Ma dai, Laura! Tu diventi famosa e me lo dici così!! E' meraviglioso" l'abbracciai. Aveva sempre avuto talento, se lo meritava.
"Grazie Damia, è il mio sogno e finché posso farlo me lo voglio tenere stretto"
"Ma certo che sì e te lo auguro con tutto il cuore" le sorrisi "adesso dimmi con chi canti, dai! Così almeno se è abbastanza famoso mi fai fare un autografo" risi e le feci l'occhiolino.
Laura mi sorrise e mi invitò a sedere sul divano.
"Damia.. non ci crederai mai.. lavoro nello staff di Enrique Iglesias!"
 
Rimasi in silenzio, ferma ad osservarla, per capire se magari mi prendeva in giro.
 
"Beh? Non dici nulla?" rise forte con uno sguardo furbo che mi mise in agitazione
"Lau, ma vuoi prenderti gioco di me?"
Laura, di tutta risposta, andò nella stanza adiacente e prese il suo computer portatile, digito dei nomi su youtube e mi porse il pc.
Davanti ai miei occhi scorrevano le immagini di uno dei concerti di Iglesias e ad un tratto riconobbi la voce di Laura e la sua bella persona si fece avanti nel video duettando con il cantante.
Mi girai verso di lei stupefatta, con la bocca aperta.
"Non ci credo Laura..."
"Ahaha, ti ho sorpreso eh?! E non è finita qua.."
Mi lasciò imbambolata con il computerino sulle ginocchia e quando tornò mi porse dei cartoncini.
Li presi e quando mi accorsi di cosa erano, sgranai gli occhi.
"Laura ti avverto, troppi colpi al cuore in una sola giornata mi faranno stramazzare al suolo..."
Avevo tra le mani il biglietto per il concerto di Enrique e un pass VIP che dava accesso al camerino, con la possibilità di autografo e foto.
La risata argentina di Laura mi risvegliò dal mio torpore. Appoggiai il pc sul divano e le buttai le braccia al collo.
"Oh, Laura.. ti adoro"
Laura sorrise e mi abbraccio "Ti voglio bene amica, ci sei stata sempre per me anche quando nessuno credeva nelle mie possibilità. Ti meriti questo regalo"
La guardai con profondo affetto.
"Grazie... grazie davvero"

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Capitolo 2
*** Il concerto ***


 Il concerto
 
Le urla, le mani che afferravano l'aria come se fosse stata oro, capelli che sferzavano il viso dei vicini, mani alzate, lacrime, mille voci diverse, la musica  e lui.
Fino ad ora il concerto era stato pazzesco, pieno di energia. Era fine maggio e quindi la temperatura era perfetta, non faceva caldo da sudare e tirava un venticello fresco.
Mi ero vestita semplicissima. Una canotta rosso scuro e jeans, Laura aveva insistito affinché lasciassi i lunghi capelli corvini liberi, lisci e appuntati dietro solo da un fermaglio a forma di rosa, color rosso rubino che mi aveva gentilmente prestato per l'occasione. 
Ancora non credevo alla fortuna che avevo avuto, Laura aveva previsto tutto, pure che riuscissi ad arrivare alla prima fila del palco.
Dovevo pensare a che regalo farle, perchè questa era stata una sorpresa enorme. Inoltre mi aveva detto che sarei rimasta a dormire nel loro albergo quella notte e che la mattina sarebbe tornata insieme a me a casa. Che occasione incredibile.
 
Ma adesso la canzone che cominciava a propagarsi nell'aria, stava alzando al massimo l'agitazione del pubblico femminile, i cuori che battevano a mille.
Tutte lo sapevano, avrebbe dovuto scegliere una ragazza per portarla sul palco e dedicarle quella canzone.
Posso essere il tuo eroe?
Era quasi impossibile venire scelte, una possibilità su migliaia.
Avevo fatto di tutto per essere in prima fila a lato del palco esterno e quando lo vidi avvicinarsi non riuscivo a contenere la mia agitazione. Allungai la mano come le decine di ragazze vicino a me.
Giuro che non me lo sarei aspettato davvero, lì davanti, bello come un modello e carismatico come pochi, con lo sguardo che passava tra di noi, alla ricerca di qualcosa? ma cosa? qualcuno a cui avrebbe dedicato quella canzone speciale e romantica per tutte coloro che amavano il suo genere musicale.

Laura si avvicinò ad Enrique e gli disse una parola all'orecchio, lui la guardò e annuì.
Si avvicinò alla fine del palco e si piegò sulle ginocchia e improvvisamente lo vidi a pochi passi da me.
Cavolo, dovevo muovermi.

Era la mia unica possibilità, e visto che c'ero dovevo fare in modo che scegliesse me.
Desideravo sentire il suo odore, la sua stretta, vedere i suoi occhi, le sue ciglia lunghe che adoravo e che invidiavo. A lui donavano uno sguardo assolutamente sexy.
Mi allungai, e la mia mano fu sfiorata dalla sua. Andò oltre, toccò altre mani poi tornò verso di me, mi guardò i capelli e mi prese la mano.
Fui così stordita che per un attimo pensai che fosse tutto frutto delle mia fantasia ma la mia mano veniva tirata verso il palco e improvvisamente un omone addetto alla sicurezza mi prese da sotto le ascelle, con velocità e poca carineria e mi spinse verso il palco.
Sentivo le voci delle mie vicine urlare. Lo avrei fatto pure io ma in quel momento il mio cervello era in stand-by.
Caracollando mi trovai ad un passo da lui e fu incredibile vedere da vicino quanto era effettivamente un bel ragazzo, emanava forza non solo fisica ma anche emotiva.
Ero agitata al massimo ma non volevo fare la parte della assatanata, anche se in quel preciso istante comprendevo tutte quelle ragazze che al mio posto si erano buttate tra le sue braccia disperate e totalmente fuori controllo.
Ero una fan da molti anni, ma non avevo nessun poster di lui a casa, nè la sua biografia, nè sapevo come si chiamasse ogni componente della sua famiglia.
Ascoltavo la sua musica attraverso il computer e ne rimanevo folgorata ogni volta, la sua voce mi incantava e anche la sua bellezza.
Il fatto di avere avuto questa fortuna mi scatenava reazioni diverse e opposte, ero felice ma anche dispiaciuta. Molto probabilmente avevo appena tolto il posto ad una ragazza che viveva per lui, che aveva milioni di foto sparse per la camera, che sapeva a memoria ogni video e che sicuramente avrebbe vissuto l'esperienza del palco come se avesse tra le mani il Santo Graal.
La prima cosa che fece Enrique fu sorridermi per poi chiedermi quanti anni avevo e da dove provenivo.
"Ho 25 anni e sono italiana"rimase stranito e poi sorrise.
"Italiana? forte! Hai fatto un viaggio lunghissimo per esser qua" aveva un sorriso aperto e solare che contraccambiai subito.
"Ehi! Questa ragazza viene dall'Italia, un grande applauso per lei" si rivolse al pubblico che rispose subito alla sua richiesta.
Sorrise di nuovo e cominciò a cantare. Era proprio come l'avevo immaginato, lui dolcissimo e che mi teneva stretta in un abbraccio.
Ah! Se solo potessi avere un ragazzo così, che mi faccia sentire protetta tra le sue braccia e unica nel mondo.
 
"Balleresti se ti chiedessi di ballare? 
Correresti senza guardarti indietro? 
Piangeresti se mi vedessi piangere? 
Salveresti la mia anima stanotte? 
Tremeresti se ti toccassi le labbra?...
"

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Capitolo 3
*** L'inizio della fine ***


Mi stavo godendo ogni nota e quando Enrique mi abbracciava ricambiavo forte.
"Sei bella" lo guardai negli occhi e lui mi diede un piccolo bacio a stampo.
Per un attimo il boato della gente intorno a me fu assordante ma venne attutito subito dopo dalle braccia di Enrique che si strinsero di nuovo su di me.
"Laura, la mia cantante, mi ha detto di scegliere la ragazza con la rosa rossa tra i capelli. Tu. Vi conoscete?" mi sussurrò ad un orecchio.
Laura, che grande donna.
"E' una mia amica, non pensavo avesse organizzato tutto questo, ma le sono davvero grata"
Mi strinse di più a sè.
Ah! Menomale che il cuore è abituato a questi colpi.
Ho sempre pensato che l'abbraccio fosse una delle dimostrazioni di affetto più belle di tutte, forse anche più del bacio. Ma in effetti le due cose sono difficili da paragonare. Il fatto è che un abbraccio ti fa sentire accolta, sostenuta, viva. Il bacio ti fa sentire amata.
E il primo bacio ricevuto da Enrique era stata una piacevole sorpresa, ma aspettavo trepidante la fine della canzone perchè mi avrebbe baciata di nuovo, lo faceva sempre.
Il che era rassicurante, sapevo che l'avrebbe fatto e non aspettavo altro.
 
Se era fidanzato o meno non lo sapevo ma se fossi stata nei panni della fidanzata la cosa non mi sarebbe piaciuta per niente.
Fermi sulla pedana alla fine della canzone, mi baciò sulle labbra e mi abbraccio.
Fu un bacio a stampo ma era il finale perfetto per questa canzone, per l'atmosfera che si era creata. Un attimo indimenticabile.
 
Quando la pedana toccò la base, scesi, lui mi abbracciò, disse che sarebbe risalito per continuare lo show e che ci saremmo visti dopo.
Rimasi un attimo interdetta in penombra guardandolo risalire sul palco e pochi secondi dopo si accesero le luci della stanza.
Al ticchettio di tacchi mi girai e vidi una donna che si avvicinava, con passo calzante.  Senza dire una parola, mi guardò e avvicinò le mani al mio collo tirando fuori il cordoncino con il pass che avevo messo sotto la maglia per non rischiare di perderlo.
"Seguimi, prego"
Non era stata estremamente cordiale ma non me lo feci ripetere due volte.
Entrammo in un ascensore e un minuto dopo ero dietro al palco, potevo vedere la band e di stralcio pure Enrique che cantava. Mi girai verso la donna per chiederle dove mi sarei dovuta mettere per non intralciare nessuno ma una volta che mi fui girata la donna era sparita. Cavolo.
Sospirai e mi misi a sedere per terra.
*Speriamo che questa non sia una via di passaggio, altrimenti rischio di essere pestata alla grande* pensai sconfortata.
 
Guardai l'orologio, erano le 21 e capii che lo show stava per terminare, dopo 2 ore no stop.
Cinque minuti dopo infatti, Enrique ringraziava tutti i fan per aver partecipato alla serata in maniera così grandiosa. Era orgoglioso dei suoi fan.
 
Dopo altri saluti e qualche battuta, le luci si abbassarono ed Enrique scese dalla botola, mentre altra musica di sottofondo si espandeva nell'aria come consolazione per la fine del concerto. Le urla erano diminuite ma l'agitazione forte e l'emozione elettrizzavano il posto in maniera ancora molto tangibile.
 
Mi alzai da terra e l'attimo dopo la donna che mi aveva accompagnato e che poi era misteriosamente sparita, mi raggiunse scocciata.
"Ragazzina! Mi chiedevo dove fossi! Non è che puoi andartene a spasso per questo luogo come se niente fosse solo perchè conosci una componente dello staff. Dovevi seguire me, non restare qua!" il termine scocciata non descriveva bene il tono alterato della donna.
"Veramente.. io non ho.."
"Non mi interessa, se vuoi farti fare un autografo ti conviene seguirmi" e senza aspettare una mia risposta si avviò a passo svelto verso una stanza con le porte a vetri.
Carina la tipa.
Le mie sopracciglia avevano assunto una linea unica e forse avevano intenzione di toccare i capelli.
Scossi la testa e la seguii.
Ovviamente l'assistente acida doveva capitare proprio a me.
 
Entrammo nella stanza, grande e spaziosa e mi accorsi che c'erano altre sei fan che agitavano cartelloni pieni di foto e di dediche, con i volti scritti con il pennarello e un'energia pazzesca.
Io in confronto a loro mi sentivo un pesce fuor d'acqua, forse sarei dovuta essere più entusiasta nel trovarmi là ma per quanto quello che mi era successo era stata una cosa pazzesca, non mi sarei sentita a mio agio a investire Enrique Iglesias con la mia "ululante" gioia.
 
Quando Enrique entrò nella stanza persi un timpano. Lui probabilmente tutti e due. In confronto al concerto queste avevano un'ugola d'oro.
 
"Ciao ragazze,sono contento di vedervi!! Spero vi sia piaciuto il concerto"
 
Le ragazze, che stimai con una seconda occhiata avessero al massimo 18 anni, ricominciarono ad urlare il nome di Enrique e a saltare.
 
Io che ero dalla parte opposta alla loro le guardai scoraggiata. Capivo che averlo davanti agli occhi non era da tutti i giorni e che poteva suscitare delle reazioni simili ma una o due ragazze così erano gestibili... sei tutte assieme diventava pesante.
 
Enrique si fece abbracciare dal gruppo.
"Calma ragazze, vorrei rimanere vivo" disse scherzando, poi si rivolse a me "Vieni anche tu, dai."
La cosa non mi dispiaceva affatto ma la questione sarebbe stata diversa se nella stanza ci fossi stata solo io.
Ovviamente mi unii all'abbraccio. O meglio riuscì ad abbracciare una ragazza che abbracciava Enrique. Lui comunque liberò un braccio per accarezzarmi la testa. Come ad un cane. Perfetto.
 
Comunque si districò dall'abbraccio poco dopo, fece l'autografo e la foto con ognuna di noi.
Ci salutò, abbracciandoci tutte assieme e venne richiamato in un'altra stanza da un assistente uomo con la barba e gli occhiali neri.
 
Uscii dalla stanza e rimanemmo insieme agli assistenti del concerto.
La donna che "carinamente" mi aveva accompagnato alla stanza ci indirizzò verso l'uscita.
Durante il tragitto che percorsi insieme alle sei ragazze, incontrai Laura. Ovviamente questo scatenò un ulteriore moto di agitazione nelle scatenate fan, sedato dall'acida assistente. Forse le ci voleva un uomo.
Laura le salutò con la mano, mi prese per un braccio e mi trascinò via verso la via che avevo appena percorso con le ragazze. Mi girai un attimo e lo stupore era impresso sui loro volti . Non che nel mio ci fosse un'espressione diversa, beninteso.
"Ma perchè lei si e noi no!!" sentii dire con tono scocciato da una delle ragazze.
Vidi l'assistente alzare gli occhi al cielo, un attimo prima che Laura chiudesse la porta dietro di noi.

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Capitolo 4
*** Non bere ***


Non bere
 
"Laura ma che fai?!" la suddetta mi sorrise scuotendo la testa divertita. I suoi ricciolini danzavano sulla testa, aveva dei bellissimi capelli.
 "Alla fine di ogni concerto organizziamo un piccolo buffet e ho deciso di invitarti, per Enrique non c'era problema se gli assicuravo che non avresti tentato di stuprarlo"
La mia faccia sconvolta la fece ridere, io adesso ridevo un pò meno. Ero sconvolta ed accaldata e probabilmente con i capelli fuori posto e il trucco forse sbavato.
Ce la potevo fare.
Fortunatamente quella stanza aveva il bagno quindi riuscii a darmi una sistemata veloce.
 
Cinque minuti dopo ci spostammo nella stanza adiacente.
Tutto lo staff era già lì, Enrique con il solito cappellino sulla testa, circondato dagli altri, seduto su uno dei divanetti presenti nella stanza. Entrammo nella stanza proprio nel momento in cui addentava un tramezzino. Forse era affamato.
 
Laura, che era una forza della natura, entrò richiamando a sé l'attenzione e presentandomi allo staff come una sua cara amica.
Il mio saluto fu un timido ciao, che fu ricambiato immediatamente da tutti, Enrique mi sorrise. E aveva quel sorriso. Una bella bocca di denti, bianchi, che stavano benissimo su quel viso.
Dovevo darmi una calmata, ero stata invitata ad un ritrovo privato, un minimo di contegno si addiceva.
Ma contro Laura non si poteva vincere, se si metteva qualcosa in testa doveva averla vinta.
Fatto sta che mi ritrovai accanto ad Enrique con un piattino sulle ginocchia pieno di piccole pizzette e crostini.
Certo come se avessi voglia di mangiare con il rischio di buttarmi qualcosa addosso o che mi si incastrasse qualcosa tra i denti.
"Dai mangia, che poi ci beviamo qualcosa" Enrique mi guardava quindi decisi di mettermi in bocca una pizzetta. Sorrise. "Dimmi un pò, pensi di stare molto in America? E' un bel viaggio considerando che vieni dall'Italia "
"Beh... credo un paio di settimane. Poi dovrei tornare per dare l'ultimo esame all'università" lui si girò meglio verso di me
"Oh. Quindi vai all'università! Cosa studi di bello?"
"Formazione primaria, studio per diventare insegnante di scuola primaria" sorrise
"Ti piacciono i bambini?"
"Molto, credo che lavorando con loro io possa crescere e dare il meglio di me, sono genuini nelle emozioni, nel sorriso e nello sguardo, al contrario di molti adulti, che sanno perfettamente come fingere verso gli altri" Enrique si sistemò meglio sul divanetto, appoggiando la testa all'indietro.
"Interessante punto di vista. Mi  trovi d'accordo, mi piacciono i bambini"
 
Il ritrovo andò avanti una mezz'oretta, in cui chiacchierai un po' con tutti del più e del meno.
Alla fine rimanemmo in cinque nella stanza: io , Enrique, Laura, la voce maschile che lo accompagnava e uno dei musicisti.
"Vi offro un giro di rum? ci state?"
Ero contraria all'alcool perchè non lo reggevo ma annuii insieme agli altri. Non me la sentivo di dire di no a niente in quel momento, soprattutto ad Enrique. Laura mi guardò con un sopracciglio alzato ridendo.
 
Il primo bicchierino andò giù una meraviglia e mi sentivo già libera con una farfalla.
Cominciai a fare un pò la sciocca e la risata di Enrique mi sembrava un canto melodico, tutto aveva assunto un colore più bello, un suono più acceso. Anche se ogni tanto la vista si sfuocava e solo i denti bianchi di Enrique mi riportavano con i piedi sulla terra.
Ad un certo punto ridendo sbattei la testa con uno dei due ragazzi, forse il vocalist, non ne fui subito sicura ma fu il suo lamento a darmi la conferma di cosa era successo.
Ops.
 
Laura mi prese per un braccio e mi aiutò ad alzarmi. Risi, appoggiandomi a lei.
"Mi sà proprio che io e te andiamo a fare la nanna. Ma tu dimmi se dovevo scegliermi una amica che non tiene l'alcool! A me che invece piace tanto bere" e rise. La sua risata non aveva nulla di splendente come quella di Enrique.
Oh. Enriqueeee.
"Vohglio saalutare Enriqueee!" il mio tono ubriaco, mi fece vergognare per un millesimo di secondo poi dimenticai di averlo usato e ricominciai con la mia lamentela verso Enrique.
Lo sentii ridere e poi il suo profumo mi avvolse. Mi stava abbracciando augurandomi una buona notte.
"Nocie" avevo tentato di dirlo in spagnolo ma la risata di tutti mi confermò che adesso era giunto il momento di stare zitta.
Laura salutò tutti e sentii Enrique dirle che ero simpatica e che gli avevo risollevato l'umore quella sera.
Gli ero simpatica. Yuppiii.

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Capitolo 5
*** Gioia e tormento ***


Laura mi portò nella sua stanza. Il bello di quell'albergo era che ognuno dei componenti dello staff aveva una sua stanza e quella di Enrique era di fronte a quella di Laura.  
 
Laura mi prestò le cose per la notte, mi aiutò ad entrare nella doccia, a spogliarmi e a rivestirmi.
Fu davvero un tesoro, non credo che ce l'avrei fatta da sola.
Alle undici mi addormentai di botto.
 
A notte fonda, intorno alle 3, mi svegliai di soprassalto. La sbornia era quasi sparita anche se mi girava la testa e mi sentivo instabile.
Mi girai nel letto e vidi accanto a me Laura addormentata su un fianco.
 
Mi alzai piano e andai in bagno. Davanti allo specchio cominciai ad osservarmi.
Alzai le sopracciglia e piegai il collo da un lato.
Ma Laura sapeva effettivamente cos'era un pigiama?!
Mi aveva prestato un babydoll nero per dormire quella notte.  Era proprio da lei.
Un indumento succinto e sexy. Uscii dal bagno e osservai il vestiario di Laura: micro pantaloncini maculati e canotta rosa.
Scossi la testa sorridendo.
Vicino al letto trovai una vestaglia grigio perla, la infilai.
Mi diressi alla porta, girai la chiave e uscii dalla stanza.
 
Una parte del mio cervello sapeva che stavo facendo una cavolata ma l'altra parte era così decisa a farlo, che prevalse su tutti i fronti.
Appena uscita mi trovai di fronte la stanza di Enrique, il cartellino sulla porta, con il suo nome, era in bella vista davanti a me.
Che sarebbe successo se fossi entrata in quel momento?
Sarebbe stato da solo? mi avrebbe buttato fuori? Avrebbe svegliato il resto dello staff?
Avrei fatto una figuraccia quello era sicuro, inoltre Laura mi avrebbe ucciso, ma in quell'istante la mia mente aveva smesso di comandare e aveva lasciato lo spazio al cuore, che in quel momento batteva più forte che mai.
 
Inghiottii la saliva e mi avvicinai alla porta. Sicuramente sarebbe stata chiusa e in quel caso avrei girato i tacchi e sarei tornata immediatamente in stanza da Laura, ma dovevo provarci.
 
Afferrai la maniglia e spinsi forte.
Chiusa.
Era logico, per sicurezza chiunque avrebbe chiuso la porta.
Rimasi qualche secondo in contemplazione della porta, delusa, poi mi girai per andarmene.
In quel momento sentii la chiave della stanza di Enrique girare nella serratura e la porta aprirsi.
Mi girai e mi sentii come il cervo sorpreso dai fari di un'auto.
 
Lo sguardo assonnato ma vigile di Enrique mi stava fissando, le sopracciglia aggrottate e un punto di domanda che aleggiava tra noi.
Registrai tre secondi dopo che era in boxer, a petto nudo.
Per il Cielo e per tutte le sue stelle!
Era in silenzio che mi guardava da qualche minuto..quando capii che era venuto il momento di parlare.
Inghiottii.
"Mi spiace se ti ho svegliato, davvero, ma ti stavo pensando. Ehm. Cioè. Probabilmente ti ho disturbato. Sarai sicuramente in compagnia. Io, scusa. Cioè, fai conto che non sia successo nulla. Per favore non dirlo a Laura. Scusa. Ciao. "
Avevo detto un sacco di cavolate. Oddio, oddio, oddio. Voglio sparire.
Mi diressi velocemente verso la stanza di Laura.
"Vuoi entrare...?"
Mi girai verso Enrique con gli occhi sgranati. Cosa?!
"Cosa?!"
Lui percorse i pochi passi che ci separavano, mi prese per un polso e mi tirò dentro la sua stanza, richiudendo la porta dietro di noi.
 
L'imbarazzo era tangibile. Io  con un babydoll e una vestaglia che arrivava a malapena sopra il ginocchio, lui in boxer.
Aiuto. Che situazione.....
 
Lui si avvicinò e mi toccò i capelli.
Forse era anche lui sotto effetto dell'alcool. Che dovevo fare?
Mi sembrava di essere dentro ad un suo video musicale, sentivo la musica di heartbeat risuonarmi nelle orecchie.
"Io.."
"Shhh" e mi baciò.
 
Fu tutto così veloce. Un attimo prima ci stavamo baciando l'attimo dopo stavamo ansimando sul letto, ancora "vestiti" ma con la voglia di assaporarci e di viverci sempre più forte.
Forse ero solo un capriccio di una notte, il bisogno fisico di un uomo che in quel momento voleva sfogarsi.
In quel preciso istante però niente aveva più senso. Tutto fu retrocesso in un angolino della mente, la mia testa non funzionava quella sera e non so se l'alcool aveva inciso o meno, ma non mi sarei tirata indietro. Non quella notte.
 
Fu così che passammo la notte insieme, vivendoci senza dirci una parola.
 
Quando si addormentò accanto a me, osservai le sue lunghe ciglia che creavano un ventaglio nero in contrasto con la pelle e la bocca rossa e piena, che avevo baciato e che avrei voluto baciare per sempre. Dio, se era bello.
Mi sentii felice e stupida allo stesso tempo. Sorrisi amaramente.
Che cosa mi aspettavo adesso?
 
Guardai l'orologio, erano quasi le cinque e non riuscivo a prendere sonno.
Ripensavo a cosa era successo, incessantemente.
Osservavo Enrique e sentivo il mio cuore vibrare di un sentimento che poco avevo conosciuto e che adesso mi stava inondando il cuore di nuove sensazioni.
 
Mi alzai, mi vestii alla bene e meglio e mi avvicinai alla scrivania, presi foglio e penna e cominciai a scrivere.
 
Enrique,
ho passato una notte stupenda, non so neanche se domani ti ricorderai di me...
Prima che tu ipotizzi qualsiasi cosa sappi che non voglio approfittare di una cosa così bella per farmi pubblicità o per screditarti o per qualsiasi cosa tu pensi.
Io ti ho voluto davvero.
Non so niente di te eccetto quello che sanno tutti, avrei voluto ma ho avuto la possibilità di vedere oltre al profilo pubblico che ostenti. Non ho voluto passare questa notte con te per chi rappresenti ma per ciò che sei: un ragazzo pieno di talento, sensualità e dolcezza.
Io ti am. Se ti dico che sto cominciando a provare qualcosa di forte per te forse non mi crederai, quindi fai conto di non aver letto questa frase.
Non voglio essere qualcuno che dimenticherai troppo presto.
Partirò con il primo aereo per l'Italia.
Non ti dimenticherò, anche se tu lo farai.
Damia.

 
Erano le 5 e in punta di piedi uscii dalla stanza di Enrique ed entrai nella stanza assegnata a Laura pregando che dormisse e che non si fosse svegliata.
La vidi sempre addormentata, ferma nella stessa posizione in cui l'avevo lasciata.
Dopo un concerto così, dovevano recuperare tutti le energie quindi ero sicura che eccetto il portiere non mi avrebbe vista nessuno.
Mi vestii e scrissi due righe veloci anche a Laura.
 
Laura, giuro che ti spiegherò tutto. Ho fatto una
Parto, torno in Italia. Ti prendo in prestito le chiavi della macchina e dei soldi per partire. So dove tieni la chiave di riserva di casa, prendo le mie cose e giuro che ti renderò fino all'ultimo dollaro preso.
Scusami io non se parto così nel cuore della notte. Ti spiegherò a tempo debito. Non preoccuparti per me.
Ti voglio bene.
Damia.

 
Presi ogni cosa e mi avviai all'uscita, con il cuore a pezzi e l'anima distrutta.
 

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Capitolo 6
*** Il ritorno a casa ***


6) Il ritorno a casa
 
Ovviamente non avevo tenuto di conto che in quell'albergo vi erano delle guardie addette alla sicurezza, che appena mi videro si allarmarono e mi si avvicinarono sospettose. Fortunatamente ero vicino all'uscita quindi mi vide anche il portiere con cui avevo parlato molto quella sera durante il buffet.
Era simpatico. 
 
Avere davanti quei due bestioni era inquietante soprattutto perchè dalle loro facce capivo bene che non erano felici di vedere un'estranea aggirarsi in piena notte in quell'albergo. Il portiere si avvicinò repentino, rassicurando la sorveglianza sulla mia identità.
"Signorina Damia? che ci fa in piedi a quest'ora? Sta bene?"
"Ciao Johnny, tutto bene.. mi sono però dimenticata di avvertire Laura che avevo un appuntamento improrogabile in Italia in questi giorni e che sarei dovuta partire. Le ho lasciato un biglietto"
"Ma è certa di stare bene? Ha un viso strano e poi è così presto per partire.. sola.."
Sorrisi anche se non ne avevo voglia.
"Sì tutto bene, tranquillo, so cavarmela! Piuttosto dammi del tu, che con il lei mi fai sentire vecchia" gli feci l'occhiolino sorridendo " Saresti così gentile da chiamarmi un taxi?"
"Certo che si Damia, chiamo anche l'aeroporto per sapere a che ora è la partenza per l'Italia."
Lo ringrazia mille volte.
Johnny mi aiutò a portare la valigia al taxi e mi salutò con un bacio sulla guancia.
Gli sorrisi.
Per un attimo mi balenò alla mente che se mi fossi innamorata di lui tutto questo non sarebbe successo.
Rimossi il pensiero.
"Buon viaggio Damia"
"Grazie Johnny..."
Dieci minuti dopo ero in partenza verso l'aeroporto. Spensi il cellulare.
 
Dopo aver fatto tutti i vari controlli e pagato ciò che c'era da pagare, salii sull'aereo.
Salutai con rammarico quello Stato che mi aveva lasciato un'impronta indelebile nel cuore.
Speravo che Laura non si offendesse e che Enrique conservasse di me almeno un bel ricordo.
Quella vita non avrebbe fatto per me, sarebbe stata difficile e sofferta. Probabilmente ero stata solo lo svago di una notte e avrei sofferto molto di più nel scoprirlo e nel rimanere là, per poi sentirmi mandare via dopo.
 
Mi soffermai sul rumore costante dell'aereo per tutta la durata del viaggio cercando in quel suono un ancòra, un sostegno per non pensare.   
 
Mettere piede in Italia non mi fece bene come mi aspettavo, mi sentivo spezzata. Divisa in due.
 
Ero stata una codarda? Forse.
Avrei potuto chiedere qualcosa di più a quell'uomo? Non so, ma tra le varie opzioni che il mio cervello aveva elaborato durante la notte, il solo pensiero di essere mandata via.. mi aveva convinto a fuggire.
Enrique era un personaggio famoso, circondato da bellissime donne,  cosa avrei potuto pretendere da lui? Che si innamorasse di me? Ah! Che ridere...
Era stato l'istinto?
Conoscendomi ero stupita da me stessa. Andare a letto con un uomo senza conoscerlo realmente. Conoscevo la sua parte famosa ma la persona vera era un'altra cosa.
Avevo sempre decantato l'amore, vissuto, voluto, conosciuto. Non quello da una notte e via.
Non potevo negare che passare la notte con Enrique era stata una cosa voluta e desiderata.. ma anche tanto egoista.
Grazie alcool, nemico dei sentimenti e fautore di azioni sciocche e controproducenti.

Dovevo smetterla. Presi un bel respiro e mi imposi di restare calma.

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