Cronache di un'Assassina - La Vendicatrice degli Abissi Sora D. Aoi

di Sora_D_Aoi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1: Il Nome di Quest'Era è Barbabianca! - La Collera di Ace e il Cavaliere Fantasma ***
Capitolo 2: *** 2: La Battaglia Continua! - L'Intervento di Aoi e i Poteri del Mizu-Mizu no Mi ***
Capitolo 3: *** 3: Questa è la Strada che ho Scelto! - Attacco Finale Contro Akainu: Abisu no Himei ***
Capitolo 4: *** 4: Pentimenti e Rimorsi - La Fine della Guerra e le Lacrime di Pugno di Fuoco ***
Capitolo 5: *** 5: Ricordi di un'Assassina (1a Parte) - La Piccola Schiava Fuggitiva ***
Capitolo 6: *** 6: Ricordi di un'Assassina (2a Parte) - L'Isola di Dawn e il Grey Terminal ***
Capitolo 7: *** 7: Ricordi di un'Assassina (3a Parte) - Ace, Rufy, Sabo e Aoi: La Nascita di un Legame Indissolubile ***
Capitolo 8: *** 8: Ricordi di un'Assassina (4a Parte) - Fuga dalla Terra Sacra di Marijoa ***
Capitolo 9: *** 9: Ricordi di un'Assassina (5a Parte) - Un Incontro Voluto dal Destino ***
Capitolo 10: *** 10: Ritorno al Presente - Il Risveglio di Aoi ***
Capitolo 11: *** 11: Arrivo ad Amazon Lily! - Il Calore di un Abbraccio Fraterno e l'Amore Travolgente di una Kuja ***
Capitolo 12: *** 12: La Mancata Promessa - Una Dolorosa Realtà che va Accettata ***
Capitolo 13: *** 13: La Vita Continua - Il Giuramento di un Fratello Maggiore ***
Capitolo 14: *** 14: I Tre Fratelli Finalmente Riuniti! - Attimi di Pace dopo la Logorante Guerra ***
Capitolo 15: *** 15: Ao e Lily - La Storia di una Valorosa Guerriera e di un Pirata dal Cuore Nobile ***
Capitolo 16: *** 16: La Forza dell'Amore - Il Coraggio di Lily e la Nostalgia di Aoi ***
Capitolo 17: *** 17 (Special): Secondo Giorno ad Amazon Lily - La mia Piccola Grande Famiglia ***
Capitolo 18: *** 18: La Comparsa di una Leggenda! - Il Re Oscuro Silvers Rayleigh ***
Capitolo 19: *** 19: Una Nuova Consapevolezza - L'Importante Decisione di Rufy ***
Capitolo 20: *** 20: L'Esito di un'Importante Scelta - Un Padre che vi aspetterà Sempre ***
Capitolo 21: *** 21: Raggiunto il Luogo d'Allenamento! - L'Isola a Quarantotto Stagioni, Rusukaina ***
Capitolo 22: *** Epilogo: L'Allenamento ha Inizio! - Due Anni al Compimento della Promessa ***



Capitolo 1
*** 1: Il Nome di Quest'Era è Barbabianca! - La Collera di Ace e il Cavaliere Fantasma ***


Note d'Autrice: non è propriamente un avviso, ma questa storia, per il contenuto fortemente sentimentale seppur rientrante nel genere 'avventura', è più propensa ad un pubblico femminile. Inoltre, sia in questo capitolo che nei successivi alcuni scontri durante la guerra e alcune frasi pronunciate dai personaggi, come le provocazioni di Akainu o il discorso pre-morte di Barbabianca potrebbero aver subito delle modifiche o delle aggiunte, mentre la setta di mercenari chiamata Cavalieri Fantasma e la stessa protagonista sono di mia invenzione e proprietà. Ok, non ho altro da aggiungere. A voi la storia!
 
➀ - IL NOME DI QUEST'ERA È BARBABIANCA
LA COLLERA DI ACE E IL CAVALIERE FANTASMA
 
Marineford, sede del Quartier Generale della Marina, era ormai irriconoscibile, poiché ospitante una delle guerre più sanguinose e violente che la storia avesse mai visto e che comprendeva moltissimi celebri individui quali gli Shichibukai, i Tre Ammiragli e l’enorme flotta di uno dei leggendari Quattro Imperatori, Edward Newgate, meglio conosciuto come Barbabianca.

Innumerevoli erano state le vittime di entrambe le fazioni, sempre più stremate dalla battaglia che si stava susseguendo da ore. Assurdo era pensare che quel massacro su entrambe le parti fosse stato causato da una singola persona, un singolo uomo il cui nome era però divenuto da poco ancor più famoso. Il Comandante della Seconda Divisione dei Pirati di Barbabianca, appena riconosciuto come figlio del Re dei Pirati Gol D. Roger, ‘Hiken no Ace’, era la causa di tutto. La sua cattura e la sua imminente esecuzione pubblica avevano spinto il suo Capitano e tutte le sue flotte fin lì, tutti pronti a sacrificare la propria vita pur di liberarlo.

All’improvviso dal cielo era poi piovuta un’intera nave della Marina, assieme a più di duecento detenuti provenienti dalla famosa prigione sottomarina di Impel Down, tra i quali addirittura Crocodile, vecchio leader dell’organizzazione criminale Baroque Works, e Jinbē, uomo-pesce conosciuto anche come ‘Cavaliere del Mare’, entrambi ex Shichibukai. Ad essi si aggiungevano poi i Rivoluzionari Inzauma e Emporio Ivankov, Regino del Regno di Kamabakka, e la Supernova Monkey D. Rufy, figlio del Rivoluzionario Monkey D. Dragon e fratello adottivo del prigioniero, giunti anche loro per soccorrere quest’ultimo.

Molti colpi di scena si erano susseguiti nell’arco di quelle ore, e più volte la situazione si era ribaltata a favore prima di una fazione e poi dell’altra. Si era però giunti ad un punto che mai la Marina avrebbe pensato: il prigioniero Portgas D. Ace era stato liberato dal fratello minore adottivo Monkey D. Rufy, e stavano fuggendo assieme ai restanti membri di Barbabianca, eseguendo così l’ultimo ordine impartito dal loro Capitano.

Tuttavia il più feroce dei Tre Ammiragli, Sakazuki, meglio conosciuto come Akainu, era ancora in campo, ed era certo di aver trovato un modo per far fare al prigioniero il suo gioco sfruttando il suo enorme orgoglio e lealtà: “Vi ritirate subito dopo aver liberato Hiken no Ace... avete mostrato la vostra vera indole di codardi, alla fine!”

“Non ascoltatelo! Se vi fermate farete soltanto il suo gioco! Dobbiamo correre fino a raggiungere la nave!”

Il marine continuò, ghignando: “D’altro canto... con un Capitano del genere non posso certo biasimarvi... In fondo, Barbabianca è... il perdente della Vecchia Era!”

A quelle parole, come sperato dall’uomo, Hiken no Ace si fermò: “... Che cosa hai detto, bastardo...?!”

“Ace!” lo chiamò preoccupato il fratello minore, fermatosi anche lui assieme a Jinbē.

“Scappa, Ace!!!” gridò poco distante da lui Marco la Fenice, Comandante della Prima Divisione, al quale erano state subdolamente messe delle manette di agalmatolite per impedirgli di usare i suoi poteri di rigenerazione. 

“Non dargli ascolto, Ace! Fa tutto parte del suo piano! Pensa a scappare!!!” continuò un altro dei suoi compagni, allarmato.

“Lasciagli dire quello che vuole! Non ha importanza!!!” si aggiunse un terzo vicino a lui, tirandolo per un braccio.

“Lasciatemi andare!” ringhiò il ragazzo liberandosi dalla presa “Ha osato insultare il Babbo...!!! Rimangiati tutto quello che hai detto, bastardo!!!”

“Rimangiarmi quello che ho detto?! Neanche per sogno, e ti dico anche il perché! Tuo padre, Gol D. Roger, è riuscito a conquistare la Grand Line sacrificando se stesso... dando così vita al periodo conosciuto come ‘Era della Pirateria’. Non dovrei dirlo, essendo un marine, però... Quell’uomo si è pienamente meritato il titolo di Re dei Pirati! Invece il tuo ‘Babbo’, Barbabianca, che cosa ha fatto? Ho dei dubbi sul suo obbiettivo di sorpassare il suo rivale e diventare il nuovo Re dei Pirati...! Credo invece che tutto ciò che volesse fosse crearsi una bella famigliola in un posto sicuro e vivere in serenità i suoi ultimi giorni! Molti credono che basti avere il nome di Barbabianca sulla propria isola per essere al sicuro... ma in verità quel vecchio usa il suo nome solo per spaventare i pirati codardi e senza spina dorsale come lui! E lo definiscono ‘eroe’? Non fatemi ridere! Quando Roger era in vita, Barbabianca è sempre stato secondo a lui... ma anche dopo la sua morte, avvenuta più di vent’anni fa, non è ancora riuscito a diventare Re! Ciò significa che è destinato a rimanere eternamente secondo!”

Intanto il prigioniero stava lentamente tornando indietro verso di lui, bruciando letteralmente d’ira: “Taci...”

“E facendosi chiamare ‘Babbo’, ‘Babbo’... s’è guadagnato solo il rispetto di feccia, giocando al ridicolo gioco della ‘famiglia’.”

“Chiudi quella bocca...!”

“Ha regnato per decenni su questi mari, senza mai diventare Re o ottenere qualcosa di concreto... E sono bastate poche parole per spingere uno dei suoi stessi ‘figli’ a trafiggerlo... ma nonostante ciò continuerà a proteggerlo fino alla morte. Una vita davvero triste e inutile... non pensi?”

“Basta...!!! Stai zitto!!!”

“Ace! Torna subito qui!” lo chiamò inutilmente Izou, emulato poi dagli altri compagni.

Ace continuò ad avanzare verso l’uomo, tenendo il capo basso e parlando con voce grave: “Il Babbo... ha dato a tutti noi un posto dove stare... Cosa puoi saperne tu di lui?! Cosa puoi saperne della sua grandezza?!”

“Se la vita non è dedicata alla Giustizia, allora non ha alcun senso! Voi pirati non meritate un posto in cui vivere!”

“BASTA!!!”

“Barbabianca morirà come il perdente che è sempre stato!!! Sarà la giusta fine per chi comanda spazzatura come voi!!!”

“Barbabianca è il più grande uomo che la storia abbia mai conosciuto!!! Come osi deridere l’uomo che mi ha salvato la vita?! IL NOME DI QUEST’ERA È  BARBABIANCA!!!”

“FERMATI, ACE!!!”

§

“Ehi! Tu! Identificati!” esclamò un marine notando una piccola figura incappucciata passeggiare tranquillamente nel bel mezzo del combattimento.

“... Dici a me?” chiese quella con voce cristallina e apatica, fermandosi.

“Certo che dico a te!!! Siamo in guerra, dove credi di esse”-

L’uomo si zittì, sentendo un dolore allucinante unito ad una strana sensazione nello stomaco. Comprese soltanto prima di morire che la piccola figura che gli aveva trapassato lo stomaco semplicemente con il braccio era la stessa misteriosa persona che aveva iniziato a massacrare molti dei suoi compagni silenziosa come un’ombra. Giusto poco prima un suo compagno era andato a dare l’allarme direttamente a Sengoku.

La figura tirò fuori il suo braccio e lo guardò, rosso e trasparente, ormai infuso del sangue caldo dell’uomo: “So meglio di te dove sono. E così c’è anche quel moccioso con la faccia da scimmia... Dev’essere migliorato parecchio, se è riuscito a liberare quell’idiota con la faccia da schiaffi... Mi ha semplificato parecchio le cose...!” sogghignò pulendosi il braccio con un lembo del mantello “Devo essere pulita per quando mi sporcherò le mani col sangue di quel bastardo rosso...!”  
 
§

“Grand’ammiraglio Sengoku! Grand’ammiraglio Sengoku! Abbiamo un enorme problema!!!” urlò un marine correndo verso il capo supremo delle forze della Marina, mentre i suoi compagni continuavano senza sosta ad attaccare invano l’Imperatore.

“Cosa?! Non può esserci un altro problema!!! Barbabianca sta distruggendo l’isola, e Portgas D. Ace è stato liberato e sta fuggendo assieme a tutti gli altri pirati!!! Cos’altro c’è?!”

“E-ecco... un individuo sconosciuto sta decimando i nostri! Indossa un mantello con cappuccio scuro, e non siamo riusciti ad indentificarlo, però... Sembra invulnerabile a tutti i nostri attacchi, ed utilizza delle tecniche... simili a quelle dei Cavalieri Fantasma!”

“Che cosa hai detto?! Una persona... che usa le tecniche di assassinio dei Cavalieri Fantasma...?! Non è possibile... che sia lei?!”

“Che cosa stai dicendo, Sengoku?” chiese un affannato Garp, pulendosi la divisa “Chi sarebbe questa ‘lei’?!”

“Garp! Tu... sai chi sono i Cavalieri Fantasma, vero?!” chiese allibito il Grand’ammiraglio.

“Certo, che domande...! Sono la setta di mercenari che ci offre la loro collaborazione per eliminare i criminali più pericolosi come i Rivoluzionari... Risiedono nei sotterranei di Marijoa, se non erro...”

“Esatto...! E sai anche che una piccola percentuale dei marines più promettenti viene affidata ai loro allenamenti estremi per creare così dei combattenti eccezionali al nostro servizio, sebbene non ci siano vincoli ufficiali tra di noi! I Cavalieri Fantasma ci offrono i loro servigi per una grande somma di denaro, ma soprattutto per i promettenti ‘apprendisti’ che diamo loro... Però... una volta, tra questi ultimi, vi fu una persona scelta dal loro capo in persona...”

“Evita i giri di parole e arriva al sodo, Sengoku!” sbuffò l'Eroe incrociando le braccia al petto.

“Dieci anni fa... una piccola schiava dei Draghi Celesti, mentre questi erano su un’isola dell’East Blue per degli affari familiari, riuscì a rubare le chiavi del suo collare e a fuggire... Successivamente, la stessa famiglia di Nobili Mondiali andò in visita su un’isola poco distante da quella dove la bambina era fuggita... L’Isola di Dawn, e più precisamente nel Regno di Goa.”

“I-Isola di Dawn...?!” sbiancò il Viceammiraglio, conoscendo benissimo l’isola natale di suo nipote dove sia lui che Ace erano stati cresciuti dalla bandita Dadan sul Monte Corbo, prima che quei due screanzati prendessero il mare e diventassero pirati. D’un tratto, il viso di una bambina gli balenò in testa. Che fosse...?!

“Esattamente. Lì provò ad uccidere i suoi padroni per vendicarsi sia del suo periodo di schiavitù sia per la morte di un suo amico nobile che aveva rubato un peschereccio per andarsene proprio quel giorno, venendo ucciso dallo stesso Drago Celeste perché era sulla sua rotta.”

Garp iniziò a sudare sempre più freddo: quella storia... lui la sapeva già... Conosceva anche quel ragazzino morto... il miglior amico di Ace scappato dal Regno di Goa... Combaciava tutto...

“Venne perciò nuovamente catturata e riportata a Marijoa, ma per qualche oscuro motivo venne scelta dal leader in persona dei Cavalieri Fantasma per divenire una mercenaria. Divenne un’abilissima assassina, ma tre anni e mezzo fa si ribellò... Rubò un Rogia Proibito che avevamo ottenuto con tanta fatica e che avevamo lasciato in custodia laggiù per quando vi fosse stato un marine degno di ottenerlo... e riuscì straordinariamente a fuggire. Tuttavia quella notte era scoppiata una tempesta, e la ragazzina era rimasta ferita da Akainu e Aokiji che avevano cercato di fermarla... La videro chiaramente affondare in acqua, perciò tutti ci convincemmo che la possibile minaccia da lei costituita non esistesse già più... Tenemmo ugualmente la vicenda nascosta al mondo per non illudere i pirati più arroganti di poter entrare e uscire da Marijoa come se nulla fosse... Ma l’unica persona in grado di utilizzare le tecniche di assassinio dei Cavalieri Fantasma senza esserlo... è lei...!”

“... E qual è il suo nome...?” domandò timoroso il Viceammiraglio, mentre il nome di quella ragazzina pronunciato da un piccolo e ingenuo Rufy gli rimbombò nella testa.

“Il suo nome è... Sora D. Aoi!” proclamò sconvolto il Grand’ammiraglio facendolo impallidire definitivamente, prima di impartire nuovi ordini “Tutti coloro che sono rimasti nella piazza pensino a Barbabianca! Gli altri devono concentrarsi sull’eliminazione dei pirati e dell’individuo che ci sta decimando! Non perdete altro tempo!”

“Sembra che... la mocciosa di cui hai appena parlato ti preoccupi parecchio... Eh, Sengoku? Purtroppo per voi la conosco bene... e riconosco che ha davvero un gran potenziale... Peccato per quel caratteraccio...” sorrise divertito ma stanco il vecchio Barbabianca, creando altre crepe nell’aria per respingere gli ennesimi marines “Forse se fosse arrivata prima avremmo avuto molte meno perdite, ma l’importante è che tenga testa a quel moccioso di magma e permetta a Ace e a suo fratello di andarsene da questo maledetto posto.”

“Non permetteremo a nessuno di quei criminali di lasciare vivi quest’isola, e lo stesso vale per lei!!!” 

“Continua pure a sperare, Sengoku! Voi affonderete con me e quest’isola, ma loro ce la faranno! La loro Era è arrivata!”
 
§

Fuoco e lava si erano infine scontrati l’uno contro l’altro, uno per proteggere l’orgoglio della persona a lui più cara e l’altro per portare a compimento la propria Giustizia.

Tuttavia la differenza fra i due si rivelò quasi istantanea, come conferò Ace quando finì a terra, sbalzato dall’attacco dell’altro con il braccio che gli bruciava.

“Ace è stato ustionato...?!”

L’Ammiraglio sorrise, maligno: “Non avrai abbassato la guardia semplicemente perché sei un Rogia, vero? Tu sei semplice ‘fuoco’, mentre io... io sono ‘magma’! Posso consumare anche il fuoco! Il mio potere è nettamente superiore al tuo!”

“Merda! Se soltanto non avessi queste dannate manette...!!!” ringhiò Marco, ancora alle prese con l’agalmatolite “Ohi! Non avete ancora trovato il tizio che ha liberato Ace con i suoi poteri?!”

Intanto il ragazzo tentò di alzarsi, mentre suo fratello minore provò ad andargli in contro, cadendo però nel tentativo.

“Rufy-Kun! Hai già superato i tuoi limiti! Il tuo corpo non ce la fa più!” gli ricordò Jinbē affiancandolo.

Lo sguardo di Mugiwara, però, era rivolto al piccolo foglietto che gli era caduto poco lontano: “L-la... Vivrecard di Ace...” mormorò cercando di prenderlo, quando il pezzetto di carta cominciò a muoversi lentamente verso la persona a cui era legato.

“Il Re dei Pirati, Gol D. Roger... Il Rivoluzionario Monkey D. Dragon... è già impensabile che i loro figli siano cresciuti come fratelli giurati.” asserì grave Akainu, davanti ad un Ace affaticato e ansimante “Il sangue che scorre nelle vostre vene è già di per sé una colpa! Non uscirete vivi da qui! Osserva attentamente!” tuonò alla fine, avventandosi su Rufy ancora a terra.

“NO! FERMATI!!!”

Rufy sgranò gli occhi, quando vide Ace frapporsi fra lui e l’Ammiraglio.

Fu questione di un attimo.

Le perle della sua collana rossa saltarono dal filo rotto, sparpagliandosi per il campo di battaglia.

Tutti rimasero immobili, esterrefatti.

I secondi sembrarono non passare mai, così come la realizzazione di ciò che era appena accaduto.

Ace...

§

... Ace aprì lentamente gli occhi, confuso per non sentire il dolore atroce e mortale che aveva immaginato. Anche Rufy era sbalordito.

“... Tu...!!!” ringhiò furioso l’Ammiraglio “Tu...!!!”

“Perché ha... interrotto...”-

“Voi due... non imparerete mai a non essere un’abnorme scocciatura per chi vi circonda, vero...?!” sibilò seria una voce femminile, melodiosa quanto severa “Non importa quanti anni possano passare... Rimanete entrambi due mocciosi testardi che fanno sempre come cazzo vogliono, per poi lamentarsi delle conseguenze...! Tu... inutile Succo di Frutta con la faccia da schiaffi... non ti pare di aver già fatto abbastanza danni con tutta questa storia della cattura e dell’esecuzione...?! Devi per forza comportarti da coglione che si finge coraggioso proprio a due passi dalla nave che ti porterà via?! E per che cosa?! Per rispondere alle provocazioni del bastardo qui presente, che non ha esitato ad eliminare gli stessi compagni che non condividevano la sua ‘Giustizia’?! E tu, Moccioso di Gomma... Quando cazzo imparerai a contare fino a dieci prima di fare la prima stronzata che ti frulla in quella noce di cervello che ti ritrovi?! Possibile che le prime parole che vi rivolgo dopo secoli debbano essere queste?!” sbottò decisamente infuriata, respingendo e facendo arretrare con due gomitate simultanee Sakazuki.

Proprio fra Ace e Akainu si era frapposta una piccola figura, che aveva fermato senza problemi il colpo incandescente dell’Ammiraglio. Era avvolta in un lungo mantello scuro, ma il cappuccio si era abbassato durante la sua corsa per bloccare il marine, rivelando così una lunga treccia biondo cenere che i due fratelli non poterono non riconoscere, così come la voce dal tono perennemente serio e incazzato. Ai tempi quella lunga treccia era stata soltanto un caschetto arruffato che l'aveva spesso fatta sembrare un maschio, mentre la voce era pressocché identica, così come il tono. Le sue braccia, però... erano fatte d’acqua. Sì, le sue braccia erano composte d’acqua, pura e cristallina, che stava rapidamente evaporando a contatto col magma di Akainu.

“A... A-A...” balbettò a fatica Rufy, mentre gli occhi divennero lentamente lucidi.

“A... A-Aoi...!!!” completò Ace con voce tremante, guardandola sconvolto.

Lei ghignò, guardandoli con la coda dei grandi occhi celesti: “A dopo i discorsi strappalacrime, babbei.” 

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Capitolo 2
*** 2: La Battaglia Continua! - L'Intervento di Aoi e i Poteri del Mizu-Mizu no Mi ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...
 
Dopo molte ore di guerra, la battaglia tra la Marina e la flotta dell’Imperatore Edward Newgate per il salvataggio di Hiken no Ace dall’esecuzione sembra agli sgoccioli. Essa ha visto affrontarsi alcuni tra i più famosi individui del mondo, quali gli Shichibukai, i Tre Ammiragli e la flotta al completo di Barbabianca.

 Presto agli scontri si è unita anche una delle Unidici Supernove Monkey D. Rufy, famosa per aver assaltato Enies Lobby e aver salvato la Bambina Demoniaca Nico Robin e Cutty Flam, apprendista del carpentiere Tom, conosciuto per aver costruito il Puffing Tom e aver progettato l’Oro Jackson, la nave del Re dei Pirati Gol D. Roger.

Alla fine il prigioniero Portgas D. Ace viene liberato, e Barbabianca ordina ai suoi uomini la ritirata, dichiarandolo il suo ultimo ordine come Capitano. Durante la fuga, però...

“Vi ritirate subito dopo aver liberato Ace Pugno di Fuoco... avete mostrato la vostra vera indole di codardi, alla fine!
D’altro canto... con un Capitano del genere non posso certo biasimarvi... In fondo, Barbabianca è... il perdente della Vecchia Era!”

“Rimangiati tutto quello che hai detto, bastardo!!!”

“Se la vita non è dedicata alla Giustizia, allora non ha alcun senso! Voi pirati non meritate un posto in cui vivere!”

“BASTA!!!”

“Barbabianca morirà come il perdente che è sempre stato!!! Sarà la giusta fine per chi comanda spazzatura come voi!!!”

“Barbabianca è il più grande uomo che la storia abbia mai conosciuto!!! Come osi deridere l’uomo che mi ha salvato la vita?! 
IL NOME DI QUEST’ERA È  BARBABIANCA!!!”

La superiorità di Akainu si è dimostrata quasi letale per Portgas D. Ace, che sarebbe stato trafitto dal suo pugno di magma se...

“Voi due... non imparerete mai a non essere un’abnorme scocciatura per chi vi circonda, vero...?! Non importa quanti anni possano passare... Rimanete entrambi due mocciosi testardi che fanno sempre come cazzo vogliono, per poi lamentarsi delle conseguenze...! Possibile che le prime parole che vi rivolgo dopo secoli debbano essere queste?!”

“A... A-A...”

“A... A-Aoi...!!!”

Un misterioso personaggio dalle fattezze di una graziosa ragazza ha appena fatto la sua apparizione, cambiando così gli esiti della guerra.

 
➁ - LA BATTAGLIA CONTINUA!
L'INTERVENTO DI AOI E I POTERI DEL MIZU-MIZU NO MI

 
“A dopo i discorsi strappalacrime, babbei. Ora, se non vi spiace, voglio giocare con l’Ammiraglio Sakazuki! Jinbē! Per favore, porta via questi due imbecilli prima che possano fare altri macelli. Io vi raggiungerò appena avrò finito con lui...!!!” esclamò la ragazza, pronta ad attaccare ancora.

“A-Aoi-San...!” farfugliò l’uomo-pesce, allibito “Ma come...”-

“Vi sembra che adesso abbia tempo per chiacchierare?! Rimandiamo tutto a dopo che ce ne saremo andati da qui!” sibilò lei, nervosa “Sparite dalla mia vista!”

“Non credo che andrete da nessuna parte, invece!” ringhiò Akainu, ricoprendo il magma ormai solidificato dall’acqua con dell’altro alla forma ‘liquida’ “Tu sei l’ultima che avrei voluto tra i piedi, mocciosa...! Credevo che fossi crepata in acqua quella notte di tre anni e mezzo fa!”

“Invece sbagliavi di grosso, bastardo... vedo che il tuo brutto muso è rimasto lo stesso di allora! Comunque sei caduto proprio in basso... usare simili trucchetti per fermare un condannato a morte! Sei stato fortunato che quella faccia da schiaffi abbia abboccato così ciecamente! Ad ogni modo... se oserai ancora sfiorare lui, o il moccioso col cappello di paglia...” disse con tono tranquillo, sfoggiando i denti affilati in un sorriso macabro “Giuro che ti farò conoscere l’inferno, esattamente come tu l’hai fatto conoscere a me anni fa... Con l’unica differenza che tu ne uscirai letteralmente a brandelli!”

“Credi forse di intimorirmi, mocciosa?! Ti ci vorranno millenni per poter anche solo pensare di metterti contro di me!!! Quella volta non ti ho uccisa, ma mi riscatterò per quell’errore... Anche tu, esattamente come quei due mocciosi, sei una feccia che va assolutamente eliminata!”

“Certo, certo... Se speri che reagirò come quella faccia da sberle sei del tutto fuori strada. A proposito... Vi sbrigate sì o no a sparire...?!” sputò acida, sentendo la presenza dei tre ancora stupiti alle sue spalle.

“M-ma Aoi...”-

“Rufy... prova a dire anche solo una delle tue emerite stronzate sul fatto che devi rimanere per aiutare chi ha appena salvato il tuo stupido culo gommoso e giuro che ti ammazzo...!!! E lo stesso vale per te, signor ‘sono un mostro e non voglio essere salvato da mio fratello’!!! Sappiate che quando tutto questo sarà finito vi farò il culo a strisce porpora, razza di incompetenti che non siete altro!!!” sbottò ormai del tutto irata, mentre i suoi avambracci tornavano ad essere trasparenti e liquidi “Jinbē...! Spicciati una buona volta!”

“S-sì...!”

“Ti sembra il momento per distrarti, mocciosa?!” urlò Sakazuki “Dai Funka (Grande Eruzione)!!!”

“Ah, già, scusa... Mi ero dimenticata che avevi fretta di crepare, vecchio bastardo! Burēdo Suisei (Lame Acquatiche)!!!” gridò lei agitando con estrema velocità entrambi gli avambracci, dai quali partirono due ‘lame’ d’acqua che si scontrarono contro la lava, creando una densa coltre di vapore “Da questa parte, botolo ringhioso!!!” si sentì dire in mezzo alla nube “Gyojin Karate: Karakusa-Gawara Seiken (Karate degli Uomini-Pesce: Tecnica del Pugno Spaccategole)!!!”

Akainu venne sbalzato fuori dalla nube e cadde a terra col sangue alla bocca, tenendosi lo stomaco: “Maledetta mocciosa...!!! Come hai...?!”

“M-ma quella... quella non era una tua mossa, Jinbē...?!” domandò sorpreso Rufy all’uomo-pesce, mentre quest’ultimo se l’era caricato in spalla come un sacco di patate e aveva ripreso a correre con Ace, Ivankov e tutti gli altri pirati “Credevo che soltanto gli uomini-pesce...”-

“Mugiwava-Boy ha vagione! Non mi avevi detto che soltanto voi uomini-pesce potevate usavlo?!” s’intromise anche Iva col suo tipico accento.

Intanto il vapore si diradò rapidamente, mostrando così la ragazza e il suo sorriso maligno: “Non ci arrivi, caro il mio Ammiraglio? Strano, dovresti vista la spiegazione che hai dato prima alla faccia da schiaffi! Così come il tuo magma può annientare il fuoco di Ace, e come quest’ultimo può sciogliere il ghiaccio di Aokiji... la mia acqua raffredda e solidifica il tuo magma e spegne il suo fuoco! Fuoco batte ghiaccio, magma batte fuoco e acqua fotte tutti!” spiegò divertita “Anche se in verità il tuo amico ghiacciolo potrebbe darmi qualche problema... Ma visto che al momento non lo vedo...”

“... Sì... I tuoi poteri sono, in ambito di elemento, in vantaggio sui miei... però... come è possibile che qualcuno al di fuori degli uomini-pesce utilizzi il Gyojin Karate?!” abbaiò Akainu irritato dalla situazione inaspettata.

“Infatti, Jinbē! Come è possibile?!” insistette Rufy mentre si allontanavano.

“Semplice, Rufy-Kun... Gliel’ho insegnato io.” ammise l’azzurro.

“Cosa?! Gliel’hai insegnato?!”

“Com’è possibile...?! Non ho mai visto nessun umano usarlo prima d’ora!”

“Infatti solitamente è impossibile, per un essere umano, impararlo... Ma lei è una delle poche eccezioni! Se non l’avete ancora capito, Aoi-San ha mangiato un Frutto del Diavolo, il leggendario Rogia Mizu-Mizu*, che le permette di trasformare il suo corpo in acqua e di fondersi con essa. Il Gyojin Karate si basa sulla forza, la velocità e soprattutto l’utilizzo dell’acqua.”

“Perciò lei, potendola controllare...” ragionò Ace “Ha potuto impararlo senza problemi!”

“Non esattamente... è già difficile per un uomo-pesce imparare la disciplina del Gyojin Karate... E quando Aoi-San e io ci siamo incontrati, lei aveva ingerito il suo Frutto da poco più di sei mesi... Perciò ha fatto il triplo della fatica, perché non soltanto il suo corpo non era ancora propenso ad impararlo, ma anche perché aveva poca dimestichezza con i poteri derivanti dal suo Frutto. Il fatto che adesso lo utilizzi con facilità indica che non è passato un giorno senza che lei non si sia allenata per padroneggiare le tecniche e renderle sue, così come per i poteri del suo Frutto del Diavolo. Io le ho soltanto dato le basi.” 

“Aoi... Aoi è sempre incredibile...!” sorrise Rufy “Se soltanto potessi aiutarla...”-

“Non provare a fare stupidaggini, Rufy-Kun! E lo stesso vale per te, Ace-San! Nelle vostre condizioni le sareste solamente d’intralcio.”

“Inoltve, Mugiwara-Boy... ti ho iniettato i miei ‘Tension Hovmone’ già due volte! Se lo facessi una tevza moviresti per cevto, e anche se perdessi i sensi non ti assicuvo che savesti in gvado di viprendevti!” spiegò Ivankov.

“Lo so! Però non è giusto... dopo così tanti anni...”

“C-cosa...?! Fino a dove accidenti ti sei spinto per salvarmi, idiota?!” sbottò Ace, preoccupato dalle notizie appena ricevute.  

“Dovevo salvarti!!! Se non ci fossi riuscito la morte sarebbe stata il minimo!” ribatté deciso il minore.

“Non dire cose come queste con così tanta leggerezza, imbecille!!! ... Aoi...”

Ace era rimasto letteralmente sbigottito non soltanto perché Aoi era riapparsa come se nulla fosse dopo dieci anni che lui e Rufy la credevano scomparsa, o peggio ancora morta, ma soprattutto l’aveva addirittura salvato da una morte certa e stava combattendo con quella che a lui sembrava una facilità disarmante un Ammiraglio della Marina... Anche lei... era venuta per salvarlo... Anche lei... stava rischiando la sua vita per lui...

Jinbē gli lesse nel pensiero: “Non devi preoccuparti per lei, Ace-San... Aoi-San è diventata molto forte e abile... Senza contare che ha un’intelligenza fuori dal comune. È una stratega brillante a cui basta osservare il nemico per individuare un punto debole.”

“Lo so... Aoi... è sempre stata così...” sorrise amaramente lui “Spero solo che... non si ferisca a causa mia...”

§
 
“Cos’è? Gli effetti dell’età si fanno sentire, vecchio cane rabbioso? O forse hai capito che in ambito di elementi e velocità ti sono superiore?!” sogghignò Aoi osservando divertita l’Ammiraglio ansimante “La forza non serve a niente se il nemico è capace di schivare e annullare ogni tua mossa!”

“Non montarti la testa soltanto perché sei riuscita a colpirmi, mocciosa! Ti ho sottovalutato, lo ammetto, ma non accadrà più! Ti farò patire le pene dell’inferno, e poi toccherà ai tuoi amichetti!”

“Io non ne sarei tanto convinta, botolo. Sei parecchio malconcio, mentre io sono fresca come una rosa. Oltretutto... non ho ancora usato nemmeno una delle mie tecniche di assassina... O un altro trucchetto che ho imparato sull’Arcipelago Sabaody...!”

“Hai un bel coraggio a credere di potermi battere senza dare fondo a tutte le tue riserve! Adesso ti dimostrerò cosa succede a mettersi contro la Giustizia! Meigō (Cane Oscuro)!!!”

Un getto di lava partì a tutta velocità dalla mano dell’Ammiraglio. Aoi non si scompose minimamente, ma si limitò a spiccare un grande balzo e iniziando a girare vorticosamente su se stessa, facendo diventare il suo corpo gradualmente liquido fino a diventare un autentico mulinello d’acqua: “Fukai no Tatsumaki (Tornado degli Abissi)!!!”

Il magma e l’acqua si scontrarono, creando una nuvola di vapore ancora più densa della prima. Aoi soffiò, infastidita, poiché essendo evaporata troppo il suo corpo ci mise più tempo a ricondensarsi, e purtroppo per lei l’Ammiraglio se ne accorse, colpendola di striscio sulla spalla solida con del magma: “Merda!”

“I miei colpi non ti faranno male, ma se faccio evaporare troppo l’acqua che compone il tuo intero corpo quest'ultimo ci mette parecchio per ricondensarsi, dico bene?! E in fase di ricomposizione il tuo corpo non può assumere la totale forma liquida, rendendoti vulnerabile!”

“Sei sveglio, nonnetto... Tuttavia, avevo già pensato ad una soluzione...!” sogghignò la ragazza, ormai del tutto solidificatasi, sganciando dalla cintura dei pantaloni a tre quarti una borraccia, aprendola e bevendone il contenuto tutto d’un fiato “Brr...! Che freddo...!!! Anche se dopo le vampate che mi hai scagliato contro è quasi piacevole!”

“Pensi di potermi sconfiggere perché hai bevuto un po’ d’acqua?!”

“Sì! Ti renderai ben conto della differenza!” rispose lei lanciandosi alla carica, trasformando le mani in acqua e modificando quella delle dita per creare così degli enormi artigli liquidi.

“Cosa speri di combinare con quelle mani d’acqua?!” rise l’Ammiraglio “Vuoi graffiarmi?!”

“Ma che bravo!” si congratulò ironicamente lei, mentre l’acqua che componeva le dita diventava improvvisamente scura, quasi nera.

“M-ma quello...!”-

“Troppo tardi! Buru no Kiba (Zanne del Buru**)!”

Gli artigli infilzarono con forza il corpo dell’Ammiraglio benché fosse ancora magma, facendogli sputare sangue: si era accorto troppo tardi che quel colpo non era un bluff per poterlo evitare.

Aoi si allontanò di un paio di balzi, soddisfatta, leccandosi le dita sporche di sangue.

“M-maledetta mocciosa... Quello... q-quello era il Busou-Shoku...!!!”

“L’hai capito un po’ tardi, vecchio bastardo! Stai perdendo colpi! Ricordi il ‘trucchetto’ di cui parlavo prima? L’ho imparato da nientedimeno che dal vice del Re dei Pirati! Inoltre, avendo utilizzato acqua di una temperatura più bassa, la quantità che è evaporata a contatto col tuo magma è stata molto meno rispetto a prima! Sorpreso, eh? Credevi forse che dopo essermi salvata avessi cazzeggiato tutto il tempo, in questi tre anni e mezzo?! Mi sono allenata duramente, perfezionando le mie tecniche di assassina, i miei poteri e l’uso dell’Haki! Sarebbe stato il massimo se avessi risvegliato anche l’Haou-Shoku, ma purtroppo quello non dipende dall’allenamento...” sospirò affranta “Invece, quei due imbecilli l’hanno già risvegliato e non lo sanno nemmeno usare... Che tristezza...!” 

“Non te la stai prendendo un po’ troppo comoda, ragazza? Hai colpito duramente Sakazuki, è vero, e la tua acqua è in vantaggio sul suo magma... Ma cosa mi dici del mio ghiaccio? Riuscirai a fronteggiarci entrambi contemporaneamente?” s’intromise una voce profonda che lei riconobbe subito alle sue spalle. In un attimo, sentì le sue braccia diventare pesanti e rigide “Ice Time.”
 
§
 
“Correte! Ormai ci siamo!”

“Come fai a dirlo?! La distanza fra noi e le navi sembra non diminuire mai!”

“Non perdiamoci d’animo, ragazzi! Appena saremo arrivati i primi a salire dovranno essere Ace e suo fratello! Sono loro i bersagli principali!”

“Non vi sembra che faccia più freddo di prima?”

Ancora nel bel mezzo della loro corsa Ivankov si girò per controllare la situazione, e fu allora che sgranò gli occhi dalle lunghe e folte ciglia: “Oh, no! Aokiji si è unito alla lotta di Akainu contvo la vostva amica!”

“Cosa?!” scoppiò Ace guardando nella stessa direzione, scorgendo un’Aoi in difficoltà e due grosse figure davanti a lei “Oh, no! AOI!!!”

“Fermati, Ace!!!” lo bloccarono i suoi compagni tenendolo stretto per le spalle, pronti a bruciarsi “Sta combattendo contro di loro appositamente per te! Non fare stupidaggini!!!”

“Lasciatemi andare!!! L’ho già persa una volta! Non permetterò che accada di nuovo!!! Le devo troppo!!!”

“AOIII!!!” strillò Rufy con tutto il fiato che aveva in gola, cominciando anche lui a divincolarsi nella presa dell’uomo-pesce “Lasciami, Jinbē!!!”

“Non fare altre pazzie, Rufy-Kun! Rischi di morire davvero!!!”

“Ma...”-

“PROVATE A INTROMETTERVI NELLA MIA BATTAGLIA E GIURO CHE NON VE LO PERDONERÒ, IMBECILLI DECEREBRATI CHE NON SIETE ALTRO!!!” li interruppe con voce assordante la diretta interessata, che era riuscita ad evitare che il braccio destro venisse totalmente congelato “Non sono venuta qui per vedervi crepare, razza di deficienti!!! A cosa credete che servirebbero i miei sforzi, se voi due coglioni tornaste indietro?! Salite su quella cazzo di nave e piantatela di fare i poppanti!!! IO NON MORIRÒ, SONO STATA CHIARA?!”

“A... oi...”

“Razza di... idiota...!!! Non ce la farà mai contro due Ammiragli messi insieme!”

“Se hai tempo per gridare, mocciosa, usalo per evitare questi!!!” latrò Akainu pronto a lanciare un altro attacco “Ryūsei Kazan (Meteore Vulcaniche)!”

Aoi provò goffamente a scansarsi, tentativo che fallì dal principio a causa del grosso e ingombrante braccio congelato e di una gamba che in qualche modo era stata ferita e che le doleva terribilmente, tanto da farle perdere l'equilibrio e cadere a terra: “Merda...! Non riesco nemmeno a muovermi a causa di quest'inutile gamba e di queste ridicole braccia...!!! Non riuscirò ad evitar”-

Sia i suoi grandi occhi azzurri che quelli neri dei due fratelli si sgranarono, quando alle spalle dell’Ammiraglio di magma si stagliò l’enorme figura di Barbabianca, decisamente irata: “Tu e la tua lava mi avete davvero stancato, moccioso di magma...!!!” urlò con la sua voce possente, comprimendo l’aria sull’uomo fino a schiacciarlo e farlo volare via.

“BABBO!!!” gridò a squarciagola Ace.

“BABBO!!!” lo imitarono tutti i pirati in coro “BABBO, SCAPPA!!!”

“Non siate sciocchi, figli miei!!! Vi ho già detto che in questa Era non c’è più spazio per me! Voi e questa mocciosa arrogante dovete prendere il mare e vivere appieno la vostra vita! Questa è la vostra Era!”

“V-vecchio...” balbettò Aoi, prima di rivolgergli un ghigno “Non mi sembri messo tanto bene, lasciatelo dire.”

“Gurarararara... Mocciosa impertinente... Dovresti ringraziarmi per averti salvato la pelle, invece che usare quella tua linguetta velenosa.” ricambiò con un sorriso lui.

“Maledetto vecchiaccio... Sei ancora in piedi nonostante tutto?!” si rialzò a fatica Akainu, adirato.

“Non mi sorprende. In fondo è uno dei Quattro Imperatori.” commentò soltanto Aokiji prima di riprendere ad attaccare la ragazza “Comunque sia... Adesso finirò il lavoro intrapreso prima! Ice Time Capsule!”

“Merda!” imprecò nuovamente Aoi non essendo ancora riuscita a rialzarsi.

L’attacco di ghiaccio dell’Ammiraglio venne rimandato al mittente da un autentico muro di fiamme blu, la cui origine altro non era che il Comandante della Prima Divisione: “Ohi, ohi! Non correre troppo! Non ti sarai scordato di me, spero!”

“COMANDANTE MARCO!” lo chiamarono a squarciagola i suoi compagni.

“Tu sei... il Comandante della Prima Divisione, Marco la Fenice...” mormorò lei, sorpresa.

“Mi fa piacere che ti ricordi di me, ragazzina... Direi che sono arrivato al momento giusto!”

“Tsk! Come se avessi bisogno del tuo aiuto!” sbuffò sprezzante lei, incrociando a fatica le braccia congelate al petto.

“Ah... Voi Comandanti di Barbabianca avete proprio la pellaccia dura...! E ora si è aggiunta anche quella piccola mercenaria... Siete proprio una scocciatura...!” cantilenò una voce apparentemente annoiata, mentre fasci di accecante luce gialla andarono ad agglomerarsi fino a formare un alto uomo vestito di giallo e con gli occhiali da sole chiari. L’Ammiraglio Borsalino, meglio conosciuto col nome di Kizaru, si era appena materializzato davanti a loro.

“Oh, no! È arrivato anche Kizaru!” esclamò spaventato un pirata.

“Come faranno a fronteggiarli tutti e tre?! Il Babbo è in pessime condizioni, e anche Marco e la ragazzina non sono messi benissimo!”

“Lasciami andare, Jinbē! Hanno bisogno del mio aiu”-

“No, Rufy...!”  lo bloccò Ace, che aveva ormai smesso di agitarsi, rassegnato “Non... intervenire...”

“Ma che stai dicendo, Ace?! Non soltanto Aoi, ma anche il vecchio e il tuo amico rischiano di”-

“Lo so! P-però... non permetterò che altre persone a me care gettino la loro vita per salvare la mia...! Q-quindi... quindi mi fiderò di Aoi e delle sue parole, così come mi fiderò di Marco e del Babbo... Se io morissi... tutti i compagni che ho perso oggi non me lo perdonerebbero mai! Così come né io né Aoi ti perdoneremmo se ci lasciassi prima di diventare Re dei Pirati! Fidiamoci di loro, Rufy!”

Mugiwara si morse le labbra frustrato, consapevole che non avrebbe potuto comunque fare nulla in quelle condizioni pietose.

Tutto quello che lui e Ace potevano fare per Aoi era avere fiducia in lei e pregare che quell'incubo finisse nel migliore dei modi. 

Note d'Autrice (*):
*: Mizu in giapponese significa acqua, quindi è il 'leggendario' Frutto che molti fan avrebbero voluto vedere nell'opera originale. So perfettamente quanto sia stato gettonato nelle FF, ma non avevo altre idee, e poi è l'unico con cui ho potuto inventare delle tecniche senza arrovellarmi troppo il cervello (W la versatilità dell'acqua).
**: Il Buru era un antico rettile acquatico che viveva nella valle del Jiro, in India. Dopo che la popolazione di Apatani migrò in quella zona, a quei tempi paludosa, l'habitat venne bonificato e la specie arrivò all'estinzione, o almeno questo dice Wikipedia, perché in un altro sito (di cui vi lascio il link nel caso v'interessasse: http://misteri.esoterya.com/il-buru-mitico-mostro-indiano-della-palude/5516/) è considerato un mostro mitologico che vive nella medesima palude e viene descritto come un rettile di circa tre metri e mezzo con quattro zampe dotate di lunghi artigli, il muso appuntito e spine sul dorso, ed è in quest'ultimo modo che io ho considerato la mia 'mossa', in quanto già altre tecniche di altri personaggi (il primo che mi viene in mente è Ener) contengono nomi di divinità/creature mitologiche.
 

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Capitolo 3
*** 3: Questa è la Strada che ho Scelto! - Attacco Finale Contro Akainu: Abisu no Himei ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...

Con la liberazione del condannato Portgas D. Ace la guerra di Marineford prende un esito decisivo. Con l’ordine di fuggire i Pirati di Barbabianca si dirigono verso le navi sopravvissute al combattimento, e dopo l’intervento di Aoi, una vecchia conoscenza di Rufy ed Ace, salvando quest’ultimo da un letale attacco dell’Ammiraglio Akainu la battaglia sembra quasi giunta al termine. Tuttavia, contro la ragazza  schierano anche Aokiji e Kizaru, decisi a non cedere, mentre al suo fianco giungono Barbabianca e il Comandante della sua Prima Divisione, Marco la Fenice, ormai liberatosi delle manette di agalmatolite.

“Lasciami andare, Jinbē! Hanno bisogno del mio aiu”-

“No, Rufy...! Non... intervenire...”

“Ma che stai dicendo, Ace?! Non soltanto Aoi, ma anche il vecchio e il tuo amico rischiano di”-

“Lo so! P-però... non permetterò che altre persone a me care gettino la loro vita per salvare la mia...! Q-quindi... quindi mi fiderò di Aoi e delle sue parole, così come mi fiderò di Marco e del Babbo... Fidiamoci di loro, Rufy!”

Lo scontro non è ancora finito.

 
- QUESTA È LA STRADA CHE HO SCELTO!
ATTACCO FINALE CONTRO AKAINU: ABISU NO HIMEI

Barbabianca fece roteare la sua grande alabarda, sbattendola poi con violenza a terra: “Marco! Mocciosa! Sparite subito da qui e raggiungete gli altri!”

“Ma Babbo...”-

“Vuoi disobbedire ai miei ordini proprio ora, Marco...?!”

“Tsk! Se lui vuole andarsene che faccia pure, ma io non sono tenuta ad obbedirti! Io non accetto ordini da nessuno!” ribatté decisa Aoi, ricevendo in risposta un altro colpo sul terreno dissestato da parte del gigante.

“Non sto scherzando, mocciosa! Vattene e raggiungi quegli scalmanati dei tuoi fratelli una volta per tutte! Per quanto tu sia forte... sono sicuro quel sangue non sia uscito a caso.”

A quella frase gli occhi di tutti si incentrarono su di lei. Barbabianca aveva ragione: dei numerosi tagli si erano gradualmente aperti su varie parti del suo corpo, ricoprendola così di sangue e facendole affannare il respiro.

“Q-questi... non sono niente! Così come questo ghiaccio non è niente!” ringhiò infastidita la biondina, utilizzando il braccio destro per fare una cosa che lasciò tutti di stucco: spezzò di netto l’avambraccio sinistro congelato, per poi iniziare a divorarlo con i denti appuntiti. Contemporaneamente, dal suo avambraccio assente aveva iniziato a sgorgare acqua che stava lentamente prendendo la forma di quell’ultimo.

“Ma cosa...” borbottò Marco, sempre più confuso.

“Il braccio... il braccio si sta riformando...!” balbettarono attoniti alcuni marines e pirati.

“Dannata mocciosa...!”

“Ecco perché non sembrava così preoccupata che le avessi congelato le braccia.”

“Ah...! Sono davvero dei mostri, questi qui...!”

“Io sono acqua, poveri stolti! Siete bravi in chimica? Primo principio della materia: essa non si crea né si distrugge, ma si modifica! Acqua, ghiaccio e vapore sono la medesima sostanza! Mi basta sciogliere il ghiaccio per poter ricostruire le parti del mio corpo! E se evaporo e non ho il tempo necessario per condensare l’acqua persa mi è sufficiente introdurne una quantità pari! Posso rigenerarmi all’infinito!”

“E quei tagli, invece? Anche quelli fanno parte dei tuoi trucchetti?!” le domandò con tono di scherno Akainu, rialzandosi “Mio malgrado, sia io che Aokiji ti abbiamo colpita troppe poche volte... e anche quando è accaduto le parti interessate erano sotto forma d’acqua. Perciò... quelle ferite altro non sono che contraccolpi!”

“Contraccolpi?!”

“E così... te ne sei accorto, eh, vecchio bastardo?” sibilò lei in un sorriso tirato.

§
 
“Che cosa vuol dire che ha subito dei contraccolpi, Jinbē?!” chiese agitato Rufy, dato che il gruppetto si era fermato a guardare e poteva ancora sentire le parole delle due fazioni nonostante la lontananza.

Per quanto fosse possibile, sia a lui che a Ace parve di vedere l’uomo-pesce sbiancare e chinare il capo: “Ecco...”

“Tu... Tu lo sapevi! Sapevi di questa cosa!!! Vero, Jinbē...?!” sbottò il Comandante della Seconda Divisione, scuotendolo per il jinbei “Rispondi!!!”

“Lascialo andare, Ace!” cercò di placarlo Izou, Comandante della Sedicesima Divisione, rischiando di bruciarsi le mani.

“Taci, Izou! Che accidenti significa tutto questo?!”

“... Questo... è il prezzo da pagare per aver acquisito i poteri del Frutto Mizu-Mizu!” rispose il Cavaliere del Mare, liberandosi dalla presa del giovane “E Aoi-San ne era ben consapevole, quando l’ha mangiato!”

“Spiegati meglio, dannazione!!! Qual è il prezzo da pagare?!”

“Come ben sapete, ingerire un Frutto del Diavolo concede un potere fuori dal comune a discapito della capacità di galleggiare in acqua, oltre ai peculiari svantaggi che variano da Frutto a Frutto. Ebbene... uno degli svantaggi del Frutto che ha mangiato Aoi-San è questo. La maggior parte dei suoi attacchi, al di fuori del Gyojin Karate e dell’Haki, si basano sulla pressione e sulla forza centrifuga attribuite all’acqua, e ogni volta che esse vengono utilizzate vi sono dei contraccolpi all’interno del suo organismo. Più pressione viene attribuita, maggiore è l’entità dei contraccolpi. Con attacchi pienamente controllati i danni possono venire ridotti persino del settanta o ottanta percento, però... se nella foga del combattimento o per forze esterne Aoi-San dosa male la pressione... L’acqua aumenta il volume e la velocità di circolazione del sangue, e i capillari e le vene che non riescono a contenerlo esplodono gradualmente causando le ferite che vedete ora. E con ulteriori sforzi si può arrivare ad un danneggiamento degli organi interni... È vero, Aoi-San può rigenerarsi all’infinito ingerendo o assorbendo acqua, ma non può fare nulla se si dissangua prima di avere la possibilità di aggiungere acqua al suo corpo.”

“Q-quindi... Aoi...”

“AOIII!!!”
 
§
 
“Che accidenti urla, quello stupido Succo di Frutta...?!”

“Credevi forse che non conoscessi le proprietà del Frutto del Diavolo che hai mangiato? Ti ci vogliono tempo e concentrazione per calibrare i tuoi attacchi in modo da non avere ripercussioni sul tuo corpo, e nelle sfide serie come questa non puoi permetterteli! Per questo il tuo corpo comincia ad avere dei problemi! Puoi rigenerarti quanto vuoi introducendo nuova acqua, ma su di te il dissanguamento ha gli stessi effetti che ha su un normale essere umano!”

“Sta dicendo il vero, ragazzina...?!” chiese Marco ancora a bocca aperta.

“... Sì, lo ammetto... Se mi dissanguo sono spacciata... Però vi ucciderò prima che questo accada! Non sono venuta qui per schiattare, e ora che quella faccia da schiaffi è quasi al sicuro non me lo posso permettere! Devo raggiungere lui e quel moccioso di gomma e riempirli di sberle!!!”

“E allora obbedisci e raggiungili, mocciosa testarda che non sei altro...!” sbottò Barbabianca sempre più affaticato “E lo stesso vale per te, Marco!”

“Non sei nella posizione di darmi ordini, vecchio! Sembri un groviera da quanti buchi ti ritrovi! E poi non ti permetterò di morire qui! Ti porterò su una di quelle fottute navi e fuggiremo insieme, che tu lo voglia o meno!”

Tu credi di potermi dare degli ordini?! Hai idea di chi hai davanti, mocciosa?!”

“Sì! Un vecchio testardo che sta rischiando inutilmente la pelle!”

“Ehi! Modera i termini, ragazzina! Non puoi rivolgerti al Babbo in quel modo!”

“Ah, ma taci, stupido pollo azzurro con la testa ad ananas!”

“Credo che voi tre vi siate dimenticati della situazione in cui vi trovate.” s’intromise Aokiji, mentre il suo corpo si stava lentamente ricoprendo di ghiaccio.

“Distrarvi in un momento simile... Voi pirati siete proprio senza speranze...!” cantilenò Kizaru, facendo letteralmente brillare il suo indice pronto a sparare un letale raggio di luce.

“Vi concedete addirittura tempo per bisticciare su una cosa così inutile?! Non avete ancora capito che nessuno di voi lascerà quest’isola?!” tuonò infine Akainu, aumentando il volume del suo magma “Siamo tre contro tre, ma con il vecchio in quelle condizioni cosa sperate di fare?!”

“Bada a come parli, moccioso di magma! Non mi ci vuole niente per”-

Un violento fiotto di sangue impedì a Barbabianca di terminare la frase. Il suo corpo stanco e affaticato si sporse appena in avanti, rischiando di fargli perdere l’equilibrio.

“Vecchio!”

“BABBO!!!”

“Perfetto! Tu sarai il primo, Barbabianca!”

“Non te lo permette”-

“Ah...! Ti sei distratto di nuovo, Marco la Fenice...!”

Marco si accorse troppo tardi che Kizaru si era materializzato alle sue spalle, colpendolo con un raggio di luce dove non c’erano le sue fiamme blu a ricoprirlo. L’uomo cadde a terra, tossicchiando sangue, mentre gli attacchi degli altri due Ammiragli vennero diretti verso il malconcio Capitano che non poteva difendersi.

“BABBOOO!!!”

I due attacchi, lambendosi appena mentre si dirigevano verso il bersaglio, crearono del vapore, rendendo così impossibile agli sfortunati spettatori di vedere se e come il loro Babbo fosse stato ferito.

Una volta diradatasi la coltre, però, ciò che videro fu sorprendente: un attimo prima che il colpo raggiungesse Barbabianca Aoi si era messa in mezzo, a testimoniarlo il suo corpo per metà congelato e per metà evaporante. Anche Barbabianca e Marco erano allibiti.

“AOI!”

“A... A-appena in tempo...” ansimò appena la giovane, sputando un piccolo fiotto scarlatto “Vedi dove porta la tua cocciutaggine, vecchio...?!”

“Stupida ragazzina!!! Perché accidenti ti sei messa in mezzo?! Non ti ho mai chiesto di proteggermi!” la rimproverò l’uomo, ansando.

“T-taci... vecchio...! I-io... non ti permetterò... di lasciare questo mondo... S-se tutto questo finirà... vecchio... I-io... potrò... chiamarti Babbo...?”

Quella domanda lasciò l’uomo spiazzato. Nonostante tutto, lui si era affezionato a quella ragazzina fin dal primo momento in cui si erano incontrati. E avendo imparato a conoscere il suo carattere, frutto di un’infanzia dolorosa e intrisa di sangue, non si sarebbe mai aspettato una simile domanda proprio da lei.

Il grande Imperatore sospirò, scosso sia dalla spossatezza che dal gesto nobile che quella ragazzina aveva appena compiuto per lui: “... S-stupida mocciosa... Tu sei già mia figlia! Non era necessario un gesto simile!”

Aoi sorrise appena, felice, mentre una solitaria lacrima le solcò il volto: “Invece per me lo era eccome... vecchio testardo... So che non è un buon modo per iniziare ad essere una figlia modello, però... Io... non ti lascerò qui, a costo di disobbedirti!”

Il dialogo venne interrotto dalle risate sguaiate di Akainu, che non provò nemmeno a trattenersi: “Ah, ah, ah, ah, ah!!! Non ci posso credere!!! Gli inutili discorsi di quel vecchio hanno influenzato addirittura te, ragazzina?! Tu, che sei stata educata ad uccidere i tuoi stessi compagni per sopprimere i sentimenti, adesso vorresti entrare nella ciurma capitanata da quel vecchio?! Questa sì che è buona!!!”

Il suo sorriso divenne amaro: “... Non fa nulla... Non m’importa un cazzo che un rifiuto come te capisca o meno il mio desiderio... Sì... per diventare una perfetta assassina sono stata educata a sopprimere i miei sentimenti... Ho messo da parte le mie paure, i miei affetti e ogni forma di umanità... ho ucciso i miei stessi compagni, perché altrimenti sarei stata uccisa da loro... Sono stata privata del sonno per anni, per potermi difendere dai loro agguati... Laggiù, per sopravvivere, non potevo far altro che immergere le mani nel sangue di quelli che sarebbero potuti essere miei alleati... I veri assassini non possono essere umani... non possono provare emozioni... Sono macchine da guerra incapaci di amare, di soffrire o di nutrire speranza... Il loro unico scopo è uccidere chi viene loro nominato... non importa chi esso sia. Ma... è proprio per questo che sono scappata. La mia semplice presenza qui testimonia che io ho ancora delle emozioni! Io sono ancora umana! Non ho mai voluto diventare un’assassina, non ho mai voluto imparare ad uccidere senza provare rimorso! I miei affetti, i miei sentimenti, la mia libertà... non li ho mai dimenticati! Li ho soltanto dovuti accantonare fino a che non ho avuto occasione di ribellarmi! Questa è la strada che ho scelto, e non me ne pento!!! Ma tanto... le mie parole per voi, per la Giustizia, sono soltanto le parole di una feccia... Però il vostro disprezzo non mi sfiora nemmeno! Perché questo è... questo è il mio credo, e non lo rinnegherò!!!”

“Adesso mi hai davvero stufato, mocciosa!!! Hai detto bene: tutte quelle parole sono patetiche dette da una feccia come te!!! Avresti potuto avere un futuro migliore servendo la Giustizia, e l’hai buttato al vento!!! Perciò la morte sarà la tua punizione!!!” tuonò teatralmente l’Ammiraglio di magma, avvolgendosi in una quantità di lava nettamente maggiore a prima, la quale venne scagliata con forza contro di lei prendendo poi la forma di una testa di cane “Inugami Gureo (Segugio Fiammante)!!!”

“AOIII!!!”

“SPOSTATI DA LÌ!!!”

“Di’ pure quello che vuoi, botolo di merda... IO NON MORIRÒ, E NON TI PERMETTERÒ DI FAR SOFFRIRE ULTERIORMENTE LA MIA FAMIGLIA!!!” urlò con tutta voce che aveva, allargando le mani più che poté. Contemporaneamente, il terreno sotto ai piedi di tutti iniziò a tremare, e le onde sembrarono iniziare ad agitarsi, come se una violenta marea fosse in arrivo.

“M-ma queste scosse...”

“S-sono...”

“I suoi poteri...?!”

D’un tratto, dalle fratture nel ghiaccio e nel terreno alle sue spalle e a quelle dell’Imperatore s’innalzarono nove altissime colonne d’acqua, che vorticavano tutte con fragore su loro stesse, avvicinandosi tra di loro.

“Che accidenti sta...”-

“I suoi poteri... possono spingersi fino a tal punto?”

“Oh... è davvero un mostro, quella ragazzina...!”

ABISU NO HIMEI: HAIDORA (Urla degli Abissi: Idra)!!!” gridò, alzando poi le mani sopra la testa e facendole ondeggiare con forza in avanti.

Le basi dei grandi getti si unirono fra loro, mentre le cime mutarono lentamente, assumendo la forma di nove teste di drago, le quali si lanciarono tutte verso il cane di magma del marine seguendo gli ordini dettati dalle sue braccia, producendo un forte boato simile quasi ad un ruggito.

I due attacchi si scontrarono pienamente, generando una potente onda d’urto nell’area circostante e una gigantesca coltre di vapore. Tuttavia il divario tra le due mosse fu palese: tutti videro chiaramente che alcune delle teste travolsero con tutta la loro potenza l’Ammiraglio, scaraventandolo per metri e metri.

La nebbia si diradò con una lentezza che parve estenuante, facendo trattenere il fiato a tutti i parteggiatori della giovane. Tra questi, Ace e Rufy si sentivano il cuore in gola, angosciati dalle condizioni della ragazza.

Infatti furono i primi a sgranare gli occhi e a sentirsi svenire, quando la loro compagna fu nuovamente visibile: a terra, immersa in una pozza di sangue, con la parte sinistra del corpo piena di scottature e quella destra praticamente mancante, poiché evaporata nell’attacco antecedente.

Il tempo sembrò fermarsi in quell’istante. Nessuno fiatò, nessuno si mosse. Sembrava che tutti fossero stati congelati da una mossa di Aokiji.

Aoi non si muoveva. Aoi non respirava.

Aoi...

Fu in quell’istante, che una voce si levò in tutta la sua disperazione, raggiungendo anche il cielo. Un nome: “AOIII!!!”

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Capitolo 4
*** 4: Pentimenti e Rimorsi - La Fine della Guerra e le Lacrime di Pugno di Fuoco ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...

Mentre Ace e Rufy continuano a fuggire verso una delle navi che li porterà in salvo, Aoi, Barbabianca e Marco la Fenice proseguono il loro combattimento contro i Tre Ammiragli.

Akainu si dimostra subito il più spietato, e cerca di approfittare delle delicate condizioni fisiche di Barbabianca per ucciderlo, combinando un attacco con Aokiji. Tuttavia, straordinariamente, Aoi si mette in mezzo e fa da scudo all’Imperatore, intenzionata a proteggerlo.

“I-io... non ti permetterò... di lasciare questo mondo... S-se in tutto questo finirà... vecchio... I-io... potrò... chiamarti Babbo...?”

“... S-stupida mocciosa... Tu sei già mia figlia! Non era necessario un gesto simile!”

Tu, che sei stata educata ad uccidere i tuoi stessi compagni per sopprimere i sentimenti, adesso vorresti entrare nella ciurma capitanata da quel vecchio?! Questa sì che è buona!!!”

“Non m’importa un cazzo che un rifiuto come te capisca o meno il mio desiderio... Perché questo è... questo è il mio credo, e non lo rinnegherò!!!”


“Adesso mi hai davvero stufato, mocciosa!!! Inugami Gureo (Segugio Fiammante)!!!”

“IO NON MORIRÒ, E NON TI PERMETTERÒ DI FAR SOFFRIRE ULTERIORMENTE LA MIA FAMIGLIA!!! ABISU NO HIMEI: HAIDORA (Urla degli Abissi: Idra)!!!”

L’attacco di Aoi si dimostra nettamente superiore a quello di Akainu, ma a un caro prezzo: dispersa la nebbia causata dalla collisione delle tecniche, Aoi si rivela svenuta a terra in un lago di sangue.

“AOIII!!!”
 
➃ - PENTIMENTI E RIMORSI
LA FINE DELLA GUERRA E LE LACRIME DI PUGNO DI FUOCO
 
Non sapeva quanto tempo fosse passato da quando aveva ripreso i sensi. Potevano essere passati minuti, ore, giorni. Non lo sapeva e non gl’importava.

Non aveva idea di dove si trovasse. Era un luogo buio e freddo, arredato come una stanza spoglia, nel quale ogni tanto si sentivano degli strani cigolii simili al metallo quando si dilata o si ritira. L’unica fonte di luce era l’oblò adiacente al letto dove era stato sistemato, dal quale filtrava una luce azzurra e blu, innaturale per essere la luce del sole. Qualcosa gli diceva che era un luogo sotto il livello del mare.

Era stato curato e bendato con cura, e al braccio aveva infilato l’ago di una flebo contenente uno strano liquido giallognolo. Non c’era un muscolo o un osso che non gli dolesse fortemente, ma nulla batteva la micidiale emicrania che lo stava massacrando dall’esatto momento in cui la sua coscienza era riaffiorata dal torpore di quel sonno comatoso.

Guardava il soffitto, in silenzio, incapace di partorire anche il più semplice dei pensieri. Era come un fantoccio vuoto e insensibile al dolore o a qualsiasi altro tipo di stimolo. Non si domandò nemmeno se quella fosse la realtà oppure un sogno molto realistico. Saperlo aveva ben poca importanza per lui.

Il suo cervello prese lentamente ad ingranare, stanco e affaticato, ponendogli come domanda iniziale quella che aveva segnato quasi ogni istante della sua esistenza fino a quel momento: era giusto che lui fosse nato? Era giusta la sua esistenza? Era giusto che non fosse morto trafitto da Akainu? Era giusto... che le persone a lui più care fossero state uccise o ferite mortalmente unicamente per proteggerlo?

... No.

I ricordi di quanto accaduto, di quanto visto, dei corpi a terra dei compagni privi di vita e delle loro espressioni colme di disperazione erano sufficienti per fargli affermare che no, non era giusto che fosse nato e non era giusto che molti dei suoi cari avessero dato la vita per salvare la sua, divenuta così agonizzante e triste. Non era riuscito a proteggere il suo amico Satch, ai tempi, e non era neppure riuscito a vendicarlo uccidendo Teach. Aveva accettato la sconfitta ed era stato pronto a pagarne il prezzo.

Però... però era arrivato il suo Babbo, la sua intera ciurma e poi addirittura Rufy, pronti a tutto pur di salvarlo. Aveva visto molti, troppi dei suoi compagni cadere per lui senza fermarsi, aveva scorto troppe volte la nera mano della Morte sulla testa del suo adorato fratellino intenzionato a tutto pur di liberarlo. E le emozioni che avevano vorticato in lui erano state così assurde e contrastanti...! Un misto fra la più atroce disperazione e l’autentica felicità. Vedere cosa la sua famiglia era disposta a fare solamente per lui gli aveva fatto, forse per la prima volta nella sua vita, desiderare ardentemente di continuare a vivere.

E alla fine la sua richiesta era stata esaurita: Rufy l’aveva liberato, e come nelle più belle favole avevano corso l’uno accanto all’altro verso la libertà. Aveva constatato con i suoi occhi quanto suo fratello si fosse ben allontanato dal moccioso piagnone che ricordava chiaramente. L’aveva visto più adulto, più uomo, anche se sempre infantile e spericolato, e ne era stato pienamente orgoglioso.

Come nelle favole, però, la felicità appena ritrovata era stata messa in ombra dal ‘Male’, nel suo caso impersonato da un bastardo di magma disposto a tutto pur di portare a termine i suoi ideali di Giustizia Assoluta.

Lui, come uno stolto, si era lasciato abbindolare da quelle parole piene di cattiveria e superbia, e per questo aveva visto la morte in faccia. Era ancora convinto che, se quel pugno l’avesse centrato come sarebbe dovuto essere, lui avrebbe lasciato una volta per tutte quel mondo così pieno di pregiudizi e ipocrisia, in cui i pirati sono per forza il Male e la Marina il Bene.

Tuttavia, nonostante la sua stupidità, il Fato aveva comunque decretato che doveva continuare a vivere, mandandogli in aiuto un angelo sotto forma di una ragazzina dalla lunga treccia biondo cenere e dai grandi occhi azzurri.

Ricordò come la felicità e la commozione l’avessero pervaso in quell’attimo, ma rimembrò anche la disperazione più assoluta di quando la vide a terra, in una pozza di sangue, immobile.

Aveva compreso troppo tardi come il Destino, o qualunque altro ente conducesse i fili di quel mondo, avesse voluto lasciargli la vita per poterlo punire in modo ancora più crudele. Si era visto togliere così troppe persone da non riuscire a contarle tutte. Una di esse, però, un nome in particolare, sarebbe sempre stato indelebile nella sua mente, nei ricordi di quell’incubo.

Le sue ultime parole risuonarono nella sua mente, gravi e solenni come era sempre stato colui le aveva pronunciate:
 
**

“Teach... Non sei tu... l’uomo che Roger stava aspettando... Tu non hai alcuna speranza, Teach... Non sei tu. Così come c’è chi sta portando avanti la volontà di Roger... anche se non fosse Ace... anche se lui morisse... qualcuno porterebbe avanti anche il suo volere! Pur sbarazzandovi della loro stirpe, non spegnerete mai il fuoco della loro determinazione! È così da moltissimo tempo, generazione dopo generazione... E arriverà il giorno in cui un uomo, portandosi il peso di tutti quei secoli sulle spalle, arriverà a sfidare il mondo intero! Sengoku! Tu e la tua Marina... vivrete col terrore che un giorno quella battaglia possa portare il caos su tutti i mari e continenti! Anche se a me non importa... Quando finalmente qualcuno troverà quel tesoro... il mondo ne uscirà totalmente stravolto! Qualcuno lo troverà, un giorno, senza ombra di dubbio! E mi piacerebbe che a trovarlo fosse uno dei miei amati figli... Ma anche se così non fosse non avrebbe importanza... Il mio ultimo desiderio prima di morire è che tutti voi viviate, figli miei, e non dubitiate mai che la vostra esistenza abbia uno scopo! E non parlo soltanto per te, Ace... Ma anche per la piccola Aoi e per tuo fratello minore! Non abbandonate mai i vostri sogni... Perché... IL ONE PIECE... ESISTE DAVVERO!”

**

A quel pensiero, raggiunta quella consapevolezza, il suo cervello smise di ricordare, troppo stanco e spossato per poter reggere ulteriormente quel dolore. Le lacrime cominciarono a bagnargli il viso scarno e pallido, mentre gli fu necessario mordersi le labbra per trattenere gemiti e singhiozzi, che risultavano dolorosi per i muscoli affaticati.

Non era giusto. Nulla di tutto quello che era accaduto era giusto. Lui sarebbe dovuto morire laggiù, a Marineford, come da programma. Anzi, sarebbe stato meglio se fosse stato inghiottito dall’oscurità di Barbanera sull'Isola di Banaro, così da non dover nemmeno assistere impotente a quell’abominevole scempio. La sua vita non sarebbe stata niente, in confronto a quelle sacrificate per salvarla. Oars... quel gigante mostruoso dal cuore buono. Aoi... quella bambina così dolce e premurosa sotto ai suoi modi duri che aveva ritrovato dopo così tanto tempo... Il Babbo... il suo adorato Babbo, colui che gli aveva donato l’autentico affetto che soltanto un genitore avrebbe potuto dare.  

Non si accorse nemmeno che la porta della stanza in cui era costretto a rimanere si fosse aperta finché una voce profonda e seria non gli si rivolse: “Non ti fa bene agitarti nelle tue condizioni. Le ferite rischiano di”-

“STAI ZITTO!!!” urlò con tutta la voce che aveva, cominciando poi a tossire violentemente. Era assurdo che lui, Hiken no Ace, sentisse la sua gola bruciare e dolergli intensamente. Era una crudele ironia.

Si sentì strattonare per un braccio e qualcosa di sottile e lungo penetrarglielo. Un lieve bruciore si propagò dal punto interessato, per poi lasciargli solo un fastidioso pizzicore.

Alzò gradualmente gli occhi, incrociando così uno sguardo che avrebbe potuto definire solo in un modo: ghiaccio puro.

In un attimo si ritrovò a guardare il niente, in quanto l’uomo si era diretto all’uscio con grandi falcate, dandogli le spalle: “T’informo che sei sul mio sottomarino: le regole le faccio io. A causa dei tuoi poteri il tuo corpo consuma la morfina al doppio della velocità di una persona normale, ma in compenso il tempo necessario alle tue ferite per rimarginarsi è dimezzato. Ti ci vorranno al massimo un paio di giorni, quindi vedi di startene buono e zitto fino a quel momento. Non mi riterrò responsabile se morirai decidendo di fare di testa tua, Portgas-ya.”

Lo vide svoltare l’angolo, ma nonostante ciò decise che non avrebbe taciuto così facilmente. Era pur sempre Ace Pugno di Fuoco, una fiamma selvaggia e indomabile per natura: “E-ehi...! Aspetta!”

Si morse le labbra frustrato, nel ricevere soltanto un misero silenzio. Ormai era andato.

Chiuse gli occhi, rassegnato, quando il ragazzo rientrò in stanza, asserendo secco: “Che vuoi.”

Perché quella non era una domanda. Era un’affermazione dal tono vagamente retorico, come se sapesse già perché l’aveva chiamato.

Fu così che ebbe modo di osservarlo meglio nonostante la penombra della stanza: a occhio e croce doveva essere poco più grande e alto di lui, ma un po’ più mingherlino, e aveva pelle abbronzata. I capelli erano una folta zazzera nera e arruffata con tanto di basette, coperti in gran parte da un vistoso cappello bianco a macchie nere. Due paia di orecchini ad anello scintillavano sulle orecchie, e notò chiaramente sotto le maniche rialzate della felpa gialla e nera, la quale rappresentava un Jolly Roger familiare, svariati tatuaggi, che probabilmente proseguivano sotto il capo vestiario. I jeans attillati mostravano dei motivi molto simili a quelli del cappello, mentre sul mento spiccava un apparentemente ispido pizzetto nero. Gli occhi come aveva ben visto erano di un glaciale grigio ferro, cerchiati da delle leggere occhiaie, mentre le labbra sottili erano rivolte in un’espressione alquanto scocciata.

Per qualche motivo si convinse di averlo già visto. Lo osservò attentamente, fino a che una lampadina non gli si accese in testa: “T-tu sei... una delle Undici Supernove come mio fratello...! Tu sei... il ‘Chirurgo della Morte’, Capitano dei Pirati Heart, Trafalgar Law... ho indovinato?”

Di risposta ottenne soltanto uno sguardo rivolto al cielo: “Non ho tempo per ascoltare le tue brillanti deduzioni, Portgas-ya. Ho due pazienti che sono in condizioni molto più precarie delle tue.”

A quell’affermazione, la serie di domande che avrebbe voluto rivolgergli si ridusse drasticamente: che cos’era accaduto dopo che aveva visto il suo amato Babbo morire degnamente in piedi per mano di quell’infame? Dove si trovavano i suoi adorati compagni? E i suoi amati fratellini... Aoi... Aoi era davvero...?! Davvero... l’aveva persa per sempre...?! E Rufy dov’era?! Jinbē l’aveva protetto o...

“E-ecco... io... Tu...!”-

“Il Cavaliere del Mare è stato colpito dal magma dell’Ammiraglio Akainu per proteggere Mugiwara-ya, che nel frattempo aveva perso conoscenza per la spossatezza e per la disperazione di aver visto le critiche condizioni di Aoi-ya. Il primo si dovrebbe riprendere a breve, ma sia tuo fratello che Aoi-ya sono sotto terapia intensiva. Fisicamente si rimetteranno, chi più rapidamente e chi più lentamente, ma il loro risveglio dipende esclusivamente dalla loro forza di volontà.”

A quelle parole non poté trattenere un doloroso sobbalzo. Q-quindi... Aoi... Aoi era ancora... E Rufy...!

“... A-Aoi... Aoi e Rufy sono...” singhiozzò piano, trattenendo altre lacrime che minacciarono di uscire. Era da tempo che non aveva così tanta voglia di piangere. Non avrebbe saputo identificare con certezza lo stato d’animo che lo stava invadendo in quel momento, perché se da un lato i suoi amati fratellini erano vivi, dall’altro stavano combattendo contro la morte. E tutto unicamente per colpa sua “... Q-quante... quante possibilità hanno... di...”

“Non esiste una risposta esatta. Come ti ho già detto in ambito fisico hanno quasi entrambi superato il pericolo, ma il problema è far riaffiorare le loro coscienze. Tutto sta al loro subconscio e alla loro volontà. Anche se... per come li ho inquadrati, avendo raggiunto il loro obbiettivo si sentiranno incentivati a continuare il loro cammino. Ma potrei anche sbagliarmi, quindi non dare per certe le mie parole.”

Non fu certo di aver letto correttamente fra le righe, ma ad Ace parve che quella risposta fosse stato un implicito modo del ragazzo per rassicurarlo, sebbene paresse una cosa improbabile.

Sorrise appena, rincuorato più dalla sua supposizione che non dalle parole in sé del chirurgo: “Grazie, Trafalgar...”

“Tsk. Non farti strane idee. Se ti ho salvato è unicamente perché non volevo inimicarmi la flotta di Barbabianca e nemmeno dare al Governo la soddisfazione di averti fatto fuori.”

“Non ti stavo ringraziando per quello... Era per... aver salvato la vita di Rufy e Aoi... e anche di Jinbē. Io... non me lo sarei mai perdonato, se per la mia vita il prezzo da pagare fossero state le loro...”-

“Lo stesso vale per loro. L’unica ragione per cui ho aiutato Mugiwara-ya è perché vedo in lui uno strano e interessante rivale, e sarebbe stato un peccato gettare così le sue potenzialità. E il Cavaliere del Mare non l’ha mollato nemmeno dopo essere svenuto, per cui me lo sono ritrovato necessariamente a bordo. Per quanto riguarda Aoi-ya... è stata la prima a guadagnarsi senza troppa fatica il mio rispetto, e ti assicuro che non è cosa facile. Inoltre... il suo corpo è diventato leggermente più maturo dall’ultima volta che”-

“Tu mia sorella non la sfiorerai nemmeno con un dito, chiaro?!” ringhiò il moro scattando come una molla a quelle parole, per poi digrignare i denti in una smorfia di dolore “Ahi!!!”

“Ti avevo detto di startene buono.”

“Se vengo a sapere che le hai fatto una qualsiasi cosa giuro che”-

“Ah, è un po’ tardi, ormai...” sorrise strafottente lui, lanciandogli uno sguardo di sfida, prima di dirigersi verso la porta.

“C-che accidenti intendi con ‘è un po’ tardi, ormai’?!”

“Devo andare. Ho due pazienti che attendono ansiosamente il mio ritorno.” ghignò stronzo il Chirurgo della Morte, chiudendosi la porta alle spalle. Ace aveva appena ricevuto una dimostrazione della sua fama di persona strafottente e superba.

“MALEDETTO BASTARDOOO!!!”

Alla fine Ace sospirò, stanco, sdraiandosi a fatica sul duro materasso. La morfina stava cominciando a fare effetto.

Doveva assolutamente trovare un modo per sdebitarsi con Jinbē, che si era occupato del suo fratellino fino alla loro riunione e che aveva insegnato ad Aoi il Gyojin Karate, e con il Chirurgo della Morte, che non avrebbe mai ringraziato abbastanza per averli salvati nonostante le sue giustificazioni e quelle che sperava essere battute di pessimo gusto.

I suoi pensieri divennero automaticamente per Rufy e Aoi. Anche se incoscienti erano vivi. Vivi. Vivi per davvero...A lui suonava quasi come un miracolo. Non avrebbe mai tollerato di essere sopravvissuto in cambio delle loro perdite... Avevano già perso Sabo ai tempi, e non aveva nemmeno fatto in tempo a giurare di proteggere i suoi fratellini e di non morire che Aoi era stata portata via da quei Nobili Mondiali bastardi. Mai si sarebbe aspettato di vederla ricomparire così, fisicamente cresciuta ma caratterialmente rimasta matura e premurosa sotto ai suoi modi un po’ bruschi. Aveva nuovamente rischiato di perdere sia lei che Rufy, ma stavolta in modo definitivo.

“Io... sono così debole... Per me... le persone che amo sono morte o hanno rischiato di morire... Anche il Babbo... i-il Babbo è... morto a causa mia... N-non... sono stato in grado di proteggere né lui né Rufy e Aoi... Anzi... sono stato protetto da tutti loro... Tutti i compagni... tutti i fratelli che ho perso... li ho persi unicamente per colpa della mia irruenza e immaturità... M-mi sento... mi sento così male...!” singhiozzò appena, mentre altre calde lacrime gli rigarono il viso “Mi spiace, Sabo... Scusami, Rufy... e anche tu, Aoi... Perdonami... Babbo...! Oars... E voi tutti... perdonatemi... Io... io non sono capace di proteggere nessuno...!”

Fu con quell’angoscia che le palpebre di Hiken no Ace si abbassarono lentamente, facendo scendere le ultime lacrime, e si addormentò.  

Angolo Autrice: 
Salve. Innanzitutto ringrazio chi è arrivato a leggere fin qui. Chiedo poi scusa per aver fatto 'terminare' la guerra in modo così brusco, ma dopo la presunta morte di Ace, in questa storia sostituita con lo svenimento di Aoi (perché, parola del Chirurgo della Morte, la nostra piccola assassina è viva) le cose sarebbero andate allo stesso modo dell'originale (a parte il riuscito salvataggio del nostro amato fiammifero), quindi mi sembrava inutile 'sprecare' uno o due capitoli per farla finire... Comunque nel prossimo capitolo (che pubblicherò a breve) ci sarà il riassunto di quanto accaduto dopo la perdita di conoscenza di Aoi, in modo da avere un quadro completo della situazione, dopodiché... No, non ve lo dico *ghigno stronzo di Trafalgar*!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto... Vi invito a recensire e ringrazio tutti quelli che l'hanno fatto finora o hanno messo la storia nelle seguite o addirittura nelle preferite. Lo apprezzo infinitamente... X3!
Alla prossima!

Sora_D_Aoi

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Capitolo 5
*** 5: Ricordi di un'Assassina (1a Parte) - La Piccola Schiava Fuggitiva ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...

Dopo lo svenimento di Aoi, la guerra è stata ulteriormente segnata dall’arrivo di Marshall D. Teach, ormai conosciuto come Barbanera, diretto responsabile della cattura di Ace entrato negli Shichibukai appositamente per liberare i più pericolosi detenuti del sesto livello di Impel Down.

Il pirata afferma di aver architettato tutto esclusivamente per ottenere nuove reclute nella sua ciurma e di essere intenzionato a distruggere Marineford. Viene così intrapreso un duello fra Barbabianca e Barbanera, ma quando l’Imperatore sembra avere la meglio sull’altro, la sua malattia gli provoca la sconfitta e la morte da parte del traditore.

Prima di andarsene, Barbabianca rivolge un ultimo saluto ai suoi figli e una solenne promessa al mondo: il One Piece esiste davvero, e quando qualcuno lo troverà nel mondo verrà portato il più assoluto scompiglio.

Rufy, stanco e sconvolto dalle condizioni critiche di Aoi perde i sensi in preda alla disperazione, mentre Ace sviene in seguito ad un colpo di Akainu nel frattempo ripresosi dalla tecnica della ragazza. Jinbē si assume il compito di proteggerli, venendo ferito nello scontro con l’Ammiraglio, mentre dal mare emerge il sottomarino di Trafalgar Law venuto fin lì appositamente per accogliere e curare i fuggitivi.

Nonostante le difficoltà, viene loro permessa la fuga grazie all’arrivo di Akagami no Shanks, un altro dei Quattro Imperatori, che segna, assieme alla morte di Barbabianca, la fine della guerra e l’inizio di una nuova Era.
 
§

Ciononostante, si torna ora a dieci anni prima degli avvenimenti che hanno sconvolto il mondo.

Si torna, più precisamente, al passato della ex assassina Sora D. Aoi, e alla sua vita prima di conoscere i due 'fratelli D.' e divenire un Cavaliere Fantasma.
 
❺ - RICORDI DI UN'ASSASSINA (1A PARTE)
LA PICCOLA SCHIAVA FUGGITIVA

Correva. Correva il più velocemente possibile, incoraggiata nel sentire i passi dei suoi inseguitori farsi sempre più lontani, così come le loro voci. Aveva imboccato parecchie stradine secondarie di quel paese, e alcuni di quei vicoli erano stati così stretti che aveva dovuto ringraziare soltanto la sua taglia minuta per esserci potuta passare.

Non le importava dove sarebbe finita, non le importava chi avrebbe incontrato da lì in avanti. A lei bastava solamente allontanarsi il più possibile da quegli energumeni che le stavano alle costole. Cosa avesse fatto dopo sarebbe stato secondario.

Raggiunse il porto, dove riconobbe subito l’enorme imbarcazione dei suoi ormai ex padroni. Così imponente, così luccicante.

Così nauseabonda.

Se soltanto ne avesse avuto tempo e modo l’avrebbe bruciata con le sue stesse mani, per potersi godere le grida e le espressioni colme di terrore di quei maledetti Nobili Mondiali, anche se non le sarebbero bastate mille volte per sentirsi soddisfatta.

“Eccola! È laggiù! Prendiamola!” sentì gridare una voce familiare che la riportò alla realtà. Eccoli di nuovo, i fedeli servitori di quei bastardi. Erano proprio decisi a non mollare, ma nemmeno lei avrebbe ceduto.

Doveva immediatamente trovare un nascondiglio, se non voleva rendere totalmente vani gli innumerevoli sforzi che aveva fatto per arrivare fin lì. Aveva passato sei anni della sua vita alla mercé di quella gente, che non aveva fatto altro che usarla come un passatempo di dubbio gusto. I lividi e le cicatrici che le costellavano il corpicino pallido e magro testimoniavano tutte le atrocità che aveva dovuto sopportare in silenzio, in quel luogo spaventoso. Attestavano la vera natura di quegli abominevoli esseri che non potevano essere toccati neanche con un dito. Non importava quante persone catturassero e usassero per i loro luridi interessi, non avevano alcuna rilevanza le vite che tormentavano e stroncavano per semplice divertimento o noia. Il sangue che spargevano era invisibile agli occhi della ‘Giustizia’. Perché loro erano superiori. Perché a loro ogni cosa era concessa senza restrizioni. 

Loro erano Draghi Celesti.

Non poteva capire dati suoi otto anni appena compiuti, ma era certa che mai avrebbe capito che cosa rendesse quegli uomini e quelle donne così diversi dagli altri per permettere loro ogni tipo di sopruso. Tuttavia ciò che in quel momento le importava non era capire perché. Tutto ciò che voleva era un nascondiglio, una via di fuga, e prontamente la trovò.

Raccolse da terra due sassolini, e con estrema precisione li tirò negli occhi dei suoi due assalitori, che si fermarono a causa del dolore: “Dannata mocciosa...!!! Fermati subito!!!”

“Vi piacerebbe, brutti gorilla.” sibilò a bassa voce riprendendo la sua corsa sfrenata, dirigendosi verso la sua ‘ancora’, perché propriamente era una grossa nave, di salvezza. Individuò subito un grosso vessillo col teschio e una polena rossa vagamente ricordante un drago, ma non se ne preoccupò minimamente. Se era riuscita a fuggire a dei Nobili Mondiali era certa che non avrebbe faticato a scroccare un passaggio a dei pirati. Loro non erano nulla in confronto a quei mostri vestiti in quelle ridicole tute.

Si arrampicò rapidamente sulla fiancata della nave, obbligandosi a non guardare giù e a pensare solo a salire. Con un po’ di fatica in pochi minuti raggiunse la cima, e appena fu certa che sopra fosse tutto tranquillo andò subito a cercare un posto buio dove potersi infilare. Fortunatamente i pirati dovevano essere ancora a terra. L’ideale sarebbe stato trovare il magazzino dei viveri, ma anche se avesse trovato l'armeria si sarebbe potuta comunque arrangiare, perché ogni nave pirata degna di tale nome aveva almeno una delle due stanze che ricordava di aver letto sui libri.

Dopo una decina di minuti di ricerca trovò ciò che stava cercando: la stanza con le munizioni.

Con un sorrisetto soddisfatto si guardò attorno alla ricerca del posto ideale. Lo trovò, appallottolandosi sotto un vecchio telo sporco dietro il grosso baule che conteneva le palle di cannone, poiché quest’ultimo era posizionato proprio nell’angolo più buio della stanza. Se non avesse fatto rumore, cosa non molto difficile da fare per lei, forse i proprietari della nave non l’avrebbero trovata.

Il collo esile le doleva ancora: dopotutto si era tolta quel maledetto collare esplosivo appena poco prima che la sua fuga avesse inizio, all’incirca un’ora e mezza prima. Non si era ancora abituata a poterlo massaggiare di nuovo, tantomeno a poter deglutire senza sforzi. Dopotutto, l’aveva tenuto per sei anni, quel dannato affare. Aveva aspettato con immane pazienza il primo momento di distrazione di quei bastardi, aveva atteso con ansia un viaggio su una piccola isola lontana da Marijoa, luogo inespugnabile dal quale non avrebbe mai avuto vie di scampo.

E alla fine il Destino era stato per una volta dalla sua parte: il giorno prima, infatti, lei e i suoi padroni si erano diretti su una piccola isola nell’East Blue per delle faccende di affari del capofamiglia. Essendo lei la schiava del figlio minore che non poteva rimanere da solo a Marijoa era di conseguenza stata portata con loro. Non c’aveva messo molto per ingannare quel piccolo bastardo del suo ex padrone ritardato come pochi e a rubargli la chiave, mentre i suoi genitori troppo impegnati col ‘lavoro’ non se n’erano nemmeno accorti. E anche se dopo aver scoperto della sua fuga le avevano messo alle costole quei due le cose erano andate discretamente bene. L’odore di polvere da sparo non era molto allettante, a dir la verità, ma per lei tutto era meglio di quello che aveva passato, quindi non poteva lamentarsi.

Chiuse gli occhi, giungendo ad una specie di veglia, rimanendo in ascolto. Chissà su quale nave si era clandestinamente imbarcata... Chissà se i pirati sarebbero arrivati presto... Chissà se sarebbero partiti non appena fossero tornati... Chissà se l’avrebbero trovata e, se sì, uccisa... Sperò fermamente che avrebbero avuto pietà di una bambina di appena otto anni.

Si lasciò cullare dal delicato suono delle onde in lontananza, fino a che le sue palpebre si chiusero definitivamente, facendola sprofondare nel suo primo vero sonno ristoratore.
 
§
 
“Aveva visto giusto Benn! È proprio un bambino! Ed è proprio piccolo! Chissà come e perché è finito qui!” esclamò una voce profonda e sconosciuta con tono divertito, risvegliando così la giovane fuggitiva da quel sonno così profondo e rigenerante. 

Rimembrò lentamente i fatti accaduti prima che cadesse tra le braccia di Morfeo, e scattò in piedi trattenendo un grido quando ricordò di essersi nascosta su una nave pirata per sfuggire ai servitori del suo ex padrone. Si era nascosta nella sala delle munizioni sotto ad un telo polveroso, e senza rendersene conto si era addormentata.

E, proprio come aveva temuto, era stata trovata.

Un uomo era infatti accovacciato davanti a lei. Aveva i capelli rossi, leggermente mossi e lunghi fino al collo, e gli occhi neri e sottili, di cui il sinistro era solcato da una cicatrice vagamente ricordante i graffi di un felino. Aveva anche un sottilissimo paio di baffi e la barba rada appena visibili. Indossava una camicia bianca lasciata aperta sul petto, e attorno alla vita aveva una fascia rossa. I pantaloni erano marroni, e sulle spalle teneva un lungo mantello nero. Al fianco destro aveva una lunga spada, mentre in testa portava uno strano cappello di paglia. Ai piedi un semplice paio di sandali neri.

La piccola rimase immobile, impietrita alla vista dell’arma. Nella sua testa cominciò subito ad elaborare molteplici piani per uscire da quella situazione apparentemente disperata, quando l’uomo sorprendentemente le sorrise, ma non in modo crudele o beffardo. Le sorrise in modo addirittura, avrebbe osato pensare, amichevole: “Ben svegliato, piccolo! Il mio nome è Shanks, e sono il Capitano di questa nave! Potrei sapere perché sei finito qui nell’armeria? Di’ un po’, non sarai scappato di casa pensando di giocare al pirata, vero? Perché se è così mi vedrò costretto a tornare indietro e a riportarti a casa! Se tra qualche anno vorrai diventare membro della mia ciurma sarai ben accetto!”

L’unico motivo per cui lei non osò insultarlo era per la spada legata in vita. Ma seriamente quello stramboide era un pirata?! E il Capitano della nave, poi! Le aveva parlato come se fosse da routine per lui trovare bambini clandestini e doverli riportare a casa! E poi lei non sapeva mica se voleva diventare o meno un pirata!

Non disse nulla, guardandolo lievemente di sbieco, facendo allargare il suo sorriso ebete: “Beh? Il gatto ti ha mangiato la lingua, bimbo? Hai proprio una faccia divertente, in questo momento!”

“Non prendermi in giro perché sono piccola, brutto stramboide! E poi smettila di parlarmi come se fossi un maschio! Sono una femmina, accidenti a te!”

Si tappò repentinamente la bocca, mordendosi con forza le labbra per impedirsi di fiatare: “Accidenti a me e alla mia lingua biforcuta! Adesso questo stramboide mi ucciderà, o peggio mi butterà in mare, per allietarsi nel vedere una povera bambina sbranata da chissà quale mostro marino! E tutta la fatica che ho fatto verrà all’altro mondo con me!”

Invece, la coltellata, il pugno o qualsiasi altro dolore fisico non arrivarono, anzi: lo stramboide scoppiò a ridere fragorosamente, facendole fare doppiamente la figura dell’idiota: “S-saresti una femmina?! Oh, cielo, scusami! È che con quei capelli a caschetto e quei vestiti così larghi ero certo fossi un maschietto! Anche perché non si vedono tutti i giorni bambine così coraggiose da salire su una nave pirata!”

Effettivamente, la scompigliata chioma biondo cenere le arrivava appena fino al collo, e i vestiti luridi e larghi potevano confondere. Ma lei era certa che non si potesse prenderla per un maschio in modo così scontato.

“Beh, la mia è stata una scelta per forza maggiore! E smettila di ridere, brutta testa di papavero! Non c’è niente di divertente!”

Il pirata si asciugò una lacrima, sorridendole a trentadue denti: “Tu sei divertente, bambina! Coraggio, vieni con me, così ti presento alla mia ciurma!”

“Io non voglio presentarmi alla tua... AH! M-mettimi giù, maniaco! N-non voglio venire con te! E lasciami!!!”

“Su, su, non ti scaldare! Se fai la brava stasera ti lasceremo il pezzo di carne più grosso!”

La bambina scalciò e si dimenò invano, poiché alla fine si ritrovò comunque circondata da tante strane facce, nessuna delle quali particolarmente rassicurante. Un uomo con una coda di cavallo nera si fece avanti, sorridendo: “Alla fine l’hai trovato, eh Shanks?”

“Già! Avevi ragione, Benn! Inoltre ha coraggio da vendere! E a dispetto delle apparenze è una signorina!”

“Cosa? È una femmina?!”

“Ah, ah! E chi mai se lo sarebbe aspettato?!”

“Allora è una bambina proprio intraprendente, eh?”

“E cosa ti ha portata fin qui, signorina?”

“Beh, lei l’ha definita una ‘scelta per forza maggiore’... Anche se non ho ben capito a cosa si riferisse!”

Lei continuò ad agitarsi, contrariata, finché finalmente il rosso non si decise a metterla a terra: “E va bene, e va bene! Ti metto giù! Non c’è bisogno di scaldarsi tanto!”

“Per la cronaca odio essere presa in braccio! Quindi non farlo mai più!” sibilò lei innervosita, lanciandogli lo sguardo più minaccioso di cui fu capace.

Tanto per cambiare, tutta la bizzarra ciurma scoppiò a ridere: “Ah, ah, ah! Altro che coraggio! Questa bambina è una piccola tigre!”

“Stai attento, Capitano! Potrebbe battere perfino te!”

Ignorò a fatica l’ilarità degli adulti e andò ad accucciarsi in un angolo della prua. Se non altro quei pirati non sembravano cattivi, o perlomeno non erano interessati a togliere la vita ad una bambina come lei. Poco dopo il Capitano ordinò ai suoi uomini di tornare alle loro mansioni, per poi accucciarsi nuovamente davanti a lei, piegando di lato la testa: “E dai! Non ti sarai offesa! Stavamo solo scherzando!”

“E a te che cosa importa...?! Non sai nemmeno quali sono le mie intenzioni! Non mi stai neppure sottoponendo a un interrogatorio serio! Se fossi in te quantomeno mi assicurerei che il clandestino non abbia cattive intenzioni!” gli fece notare lei con una dura nota di rimprovero. Lei era sempre stata abituata ad essere trattata come una poco di buono, e a suo parere quei pirati l’avevano presa un po’ troppo sottogamba.

Il rosso fece una faccia strana, sbuffando: “Come sei seriosa, bambina! Diventerai una donna bella tosta, su questo non ci piove!”

“E prendimi sul serio una buona volta! Chi ti dice che io non sia salita qui per fare del male alla tua ciurma o rubarti il tesoro?!”

“Non ti saresti fatta un pisolino sotto un lenzuolo nell’armeria se fossero state quelle le tue intenzioni! E poi andiamo... si vede lontano un miglio che sei una bella bambina che non farebbe male a nessuno!”

Con un sbuffo si ritrovò ad arrossire appena, infastidita da quel complimento così fuori luogo quanto stupido: “N-non darmi della bella bambina dopo avermi appena scambiata per un maschio, scemo!”

“Comunque sia, non ho motivo per sospettare di te. In fondo sei salita su questa nave perché stavi scappando da qualcuno... Ho indovinato?”

La piccola sgranò gli occhi, sorpresa: “C-come hai fatto a capirlo?!”

“Beh, con quale altra ‘forza maggiore’ una bambina si addentrerebbe su una nave pirata di cui non conosce nemmeno il vessillo? Immagino che tu voglia uno strappo fino alla prossima isola...”

Come avesse fatto a cogliere in quel modo nel segno non l’avrebbe mai capito, su questo era sicura. Ma l’importante era che non la considerasse una scocciatura, e considerando il suo tono mite inizò a nutrire qualche speranza.

“... Sì... Non chiedo altro... potete anche lasciarmi qui fuori senza cibo e acqua... a me basta arrivare su un’isola abbastanza lontana da quella che abbiamo lasciato...”

“Ho capito! La prossima isola è a tre giorni di navigazione da qui! Vorrà dire che sarai nostra ospite in questo piccolo lasso di tempo. Nel frattempo spero che potrai divertirti con noi!” sorrise semplicemente Shanks, amichevole. Aveva riconosciuto quasi subito i segni e i lividi sul collo della ragazzina, ma non le aveva voluto chiedere nulla per non metterla in agitazione. Era certo che fosse scappata con le sue sole forze dai suoi padroni, e aveva identificato immediatamente l’imponente nave con le vele del Governo Mondiale nel porto dove aveva ancorato la nave quel pomeriggio. Non aveva dubbi sul fatto che fino a quel momento fosse stata una schiava dei Draghi Celesti.

“Tsk! Come se mi lasciassi coinvolgere dalle stramberie di voi pirati! Tu poi sei proprio il più strano di tutti! C-comunque... grazie...” ringraziò lei a fatica, senza guardarlo in faccia. Sapeva bene che gli doveva ben più di un semplice ringraziamento, poiché stava in parte già iniziando ad assaporare la sua tanto agognata Libertà, ma in quel momento non sapeva cos’altro fare per esprimere la sua gratitudine.

Il sorriso del rosso si ampliò: “Non c’è di che, signorina! A proposito, il tuo nome?”

“Il mio... nome...?” domandò lei di conferma, sorpresa. A nessuno era mai importato di sapere il suo nome. Fino a quel giorno era sempre stata ‘la schiavetta di Duke’.

“Sì! Non me l’hai ancora detto! Non voglio chiamarti ‘bambina’ per i prossimi tre giorni!”

La bimba sbuffò, alzando gli occhi al cielo: “Se ci tieni...! M-mi chiamo... Aoi. Sora D. Aoi.”

Per un attimo Shanks sgranò gli occhi, sorpreso, e non soltanto perché quella bambina portava nel nome la fantomatica ‘D.’. Poi però il suo sorriso tornò nuovamente, e le scompigliò amichevolmente i capelli, alzandosi: “Bene, ragazzi! Da oggi per i prossimi tre giorni Aoi sarà una nostra compagna di viaggio! Fatela sentire come a casa!”

“AGLI ORDINI, CAPITANO!”

Già, casa... lei non ne aveva mai avuta una, riflettendoci. O meglio, non ne aveva alcun ricordo, benché meno di sua madre o di suo padre... Però, prima di quel giorno non le era mai importato, poiché il suo desiderio di Libertà aveva avuto la priorità su tutto il resto.

Chissà come sarebbe stata la sua vita da quel momento in poi... Chissà se avrebbe incontrato degli amici o delle persone a cui si sarebbe potuta affezionare talmente tanto da considerarle la sua famiglia...

Nulla del suo futuro era prevedibile, in quel momento. L’unica cosa che sapeva era che la sua vita era appena cominciata, e che avrebbe fatto il possibile per viverla al meglio.

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Capitolo 6
*** 6: Ricordi di un'Assassina (2a Parte) - L'Isola di Dawn e il Grey Terminal ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...
 
La battaglia di Marineford, ormai conclusasi con la morte del leggendario Barbabianca e l’arrivo dell’altrettanto celebre Akagami no Shanks, ha segnato l’inizio di una nuova Era.

I nostri giovani eroi, Monkey D. Rufy, Portgas D. Ace e Sora D. Aoi sono stati salvati dal Chirurgo della Morte Trafalgar Law, che li ha curati e che si sta dirigendo su un’isola al momento a loro ignota.

§

Ma facciamo un passo indietro, a dieci anni prima, per spiegare la vita condotta dalla piccola schiava Sora D. Aoi dopo essere fuggita dai Draghi Celesti. 
 
 - RICORDI DI UN'ASSASSINA (2A PARTE)
L
ISOLA DI DAWN E IL GREY TERMINAL

“TERRA! TERRA! HO AVVISTATO TERRA!” strillò a squarciagola uno dei pirati di Akagami no Shanks, svegliandola così dalla sua terza notte di assoluto riposo.

I giorni a bordo della nave pirata sulla quale Aoi era salita per scappare dai Draghi Celesti erano passati molto più in fretta di quanto la ragazzina avesse mai potuto immaginare. Inizialmente era stata molto sulla difensiva, ma non c’era voluto molto perché quella ciurma così allegra e stravagante fosse riuscita a metterla totalmente a suo agio. Nessuno prima di loro era mai stato gentile con lei, e per Aoi era stata una sensazione nuova e strana, ma tutto fuorché sgradevole. Per la prima volta da che aveva memoria aveva riso di cuore, e aveva pianto di gioia mangiando quei piatti così gustosi e caldi, cucinati con tanta premura e gentilezza.

In quei soli tre giorni, quella ciurma le aveva insegnato come vivere appieno la vita, e ad apprezzare quei piccoli gesti all’apparenza così scontati ma in realtà di grande valore.

C'era però da aggiungere che lei non si era limitata a godere di quei gesti gentili. Avendo sviluppato un senso abbastanza acuto della giustizia e della correttezza, ironicamente contrastante alle maniere adottate da quei vermi nei suoi confronti, la piccola si era sentita in dovere di ripagare quella strampalata ciurma e il loro altrettanto bizzarro Capitano per averla ospitata con così tanta semplicità. Perciò ogni giorno Aoi aveva pulito i pavimenti, rifatto i letti, sistemato le stanze e fatto altri piccoli lavoretti alla sua portata, anche se sentiva di non aver ancora saldato del tutto il suo debito.

In quel lasso di tempo, poi, aveva scoperto un paio di cose sulla ciurma di Shanks che l’avevano lasciata senza parole: innanzitutto era famosissima e molto temuta da tutti, particolare che la bambina non si sarebbe mai aspettata vista la faccia da sempliciotto del loro Capitano. Inoltre, Shanks era stato un membro dell’equipaggio del grande Gold Roger, l’ormai defunto Re dei Pirati, anche se come semplice mozzo, e il cappello di paglia dal quale non si era mai separato gliel’aveva dato proprio lui. Apprese quelle notizie Aoi si era sentita leggermente lusingata di poter viaggiare su quella nave tanto famosa, anche se soltanto per uno strappo fino all’isola successiva.

Oltretutto... Shanks le aveva rivelato di aver capito che era stata una schiava dei Nobili Mondiali, ma nonostante ciò non aveva cambiato il suo modo di trattarla, anzi, era rimasto sorpreso quando lei gli aveva raccontato di come fosse riuscita a rubare le chiavi del suo ex padrone e a togliersi il collare, per poi fuggire fino alla sua nave. A parere suo sarebbe potuta diventare un’ottima piratessa, parere sul quale la ragazzina aveva ancora parecchi dubbi. In fondo aveva appena otto anni, e sapeva benissimo di non essere forte. Aveva già in programma di cominciare ad allenarsi per non rischiare di venire catturata o ferita da nessuno, ma che sbocchi avrebbe preso una volta diventata più forte ancora non lo sapeva.

Aveva appena terminato di rifare il letto del Capitano, quando proprio quest’ultimo arrivò nella sua cabina, sorridente come era sempre stato da che l’aveva conosciuto: “Siamo arrivati, Aoi! Si scende!”

“Sì, un attimo!” rispose placidamente lei, dando un ultimo colpetto al cuscino “Arrivo.”

I pirati e la bambina scesero dalla nave in silenzio, forse non ancora pronti a salutarsi. O meglio, Aoi non si sentiva ancora pronta a compiere quel passo. Dopotutto si era affezionata a quei pirati, ma era consapevole che non avrebbe resistito più di una settimana su quella nave. Aveva sentito la ciurma affermare che il loro era diventato uno sbarco di alta priorità a causa sua, dato che non volevano rischiare che venisse coinvolta in qualche scontro o venisse etichettata come membro della ciurma, e lei aveva dato loro pienamente ragione.

Ormai giunti in porto, Aoi si mise davanti all’equipaggio capitanato da Shanks, mordendosi appena le labbra per non piangere: “E che diamine! I pirati non piangono! E io non sono una bambina piccola! Ho otto anni ormai! Non posso... piangere...”

Fu Shanks a prendere la parola: “Allora è tempo di salutarci, eh bimba? Siamo stati davvero bene con te, anche non era necessario fare tutti quei lavoretti, in questi tre giorni! Ti abbiamo ospitata con piacere!”

“Parla per te, stramboide! P-per me... per me è stato il minimo ripagarvi per l’ospitalità che mi avete dato... e per me non è ancora abbastanza! Grazie a voi... grazie a voi ho avuto un piccolo assaggio della libertà che volevo da tanto! E questo sarà solo l’inizio! Diventerò più forte, e troverò il modo di ripagarvi degnamente! Ecco... n-non so se diventerò un pirata, e tantomeno se mi sentirò adeguata ad entrare a far parte della vostra ciurma... Però vivrò come mi avete insegnato, e un giorno mi sdebiterò! Avete la mia parola!”

Detta come l’aveva detta lei, la sua era sembrata più un goffo giuramento di vendetta che non una promessa, ma Aoi era certa che avessero capito. Infatti, come da copione, tutti i pirati scoppiarono a ridere sguaiatamente, facendola sbuffare. Shanks si chinò davanti a lei, scompigliandole la chioma biondina, sorridendo: “Allora ci conto, Aoi! Tra al massimo dieci anni voglio vedere il tuo nome su un manifesto da ricercato come pirata!”

“Ma se ti ho appena detto che non so se voglio diventare un pirata, stupida testa di papavero! Adesso vado, sono stufa di essere presa in giro!”

Gli altri risero più forte, rivolgendole i saluti più svariati: “Ci vediamo, signorina! Stacci bene!” iniziò Benn, il Vicecapitano.

“Metti su peso, se non vuoi volare via per una folata di vento!” rise Lucky Lou.

“Diventa forte, così un giorno potresti sostituire Shanks!” continuò divertito Yasopp.

“Ehi, ehi! Non allargatevi così!” ribatté il diretto interessato, aumentando così l'ilarità degli altri.

Alla fine Aoi sorrise, mettendosi a correre senza mai voltarsi indietro per non avere altri dispiaceri. Respirò profondamente l’aria di quell’isola che le avrebbe fatto da casa per un po’. Iniziava per lei una nuova vita.
 
§
 
Erano ormai passati tre mesi, da quando la piccola Aoi era diventata ufficialmente libera e aveva ricevuto uno strappo fino ad una piccola isola dal famoso pirata Akagami no Shanks, e a parte l’iniziale difficoltà per trovare un rifugio e imparare a badare a se stessa la ragazzina non se la stava passando poi così male.

Aveva scoperto che l’isola su cui era stata accompagnata si chiamava Isola di Dawn, e che il villaggio che aveva relativamente esplorato si chiamava Foosha. Era un posto tranquillo e quasi privo di problemi, dove la gente si dava da fare e dove i pirati venivano ospitati senza timore. Perciò non si era stupita più di tanto quando aveva scoperto che la ciurma di Shanks si era trattenuta lì per qualche altro giorno, tuttavia aveva preferito non incontrarli più.

La decisione di non vivere in paese era stata pressappoco istantanea per lei, poiché non avendo alcun genere di legame e sentendo il bisogno di essere totalmente indipendente era sicura che non si sarebbe mai pienamente ambientata laggiù. Aveva quindi optato per l’apparentemente sinistro monte che si stagliava proprio alle spalle del villaggio, il Monte Corbo, ed eccetto la presenza di un gruppo di banditi dall’aspetto tutt’altro che minaccioso aveva trovato rapidamente la sua dimora ideale.

Con un po’ di fatica aveva costruito una piccola casetta su un grosso albero frondoso nei pressi di un fiume, che le assicurava acqua e cibo insieme alle numerose piante di bacche e alberi da frutto e alle bestie selvatiche che stava ancora imparando a cacciare, con le quali aveva iniziato anche a fare pratica nella lotta. Aveva messo su peso, tornando ad essere abbastanza robusta e con una più che discreta forza fisica e resistenza. Era ufficialmente diventata la ‘bambina della giungla’.

Un solo fattore aveva cominciato a disturbarla: “ACEEE! ASPETTAMIII!” 

Nella foresta si aggiravano due ragazzini, uno apparentemente più grande di lei di un paio d’anni, dall’aspetto freddo e tenebroso, mentre l’altro doveva essere più piccolo di lei di un annetto.

Ed era proprio quell’ultimo a darle sinceramente sui nervi.

Era arrivato pochi giorni dopo di lei, e da quello che aveva osservato dalle fronde degli alberi si era messo in testa di seguire il più grande, venendo puntualmente respinto in modo a dir poco brutale. Infatti il ragazzino serioso era forte, e aveva più volte messo in difficoltà il minore lanciandogli contro enormi massi o facendogli crollare addosso alberi interi.

Ma, nonostante le ferite e i numerosi cerotti, il più piccolo ogni mattina lo seguiva chiamandolo a squarciagola, nella speranza di raggiungerlo. Con la pioggia o col vento, con il caldo o con il freddo. La sua caparbietà si avvicinava abbastanza a quella di Aoi, che non aveva mollato fino a che non era riuscita a scappare nonostante tutti i soprusi e le umiliazioni subite, e forse le sarebbe stato quasi simpatico se non avesse sempre urlato in quel modo così stridulo e fastidioso, proprio come il moccioso che era. La sua vocina era insopportabile.

E anche quella mattina non si stava dando per vinto: “ACEEE!”

“Ma che diamine! Possibile che debba sempre urlare?! Tanto quello più grande non lo ascolterà mai! È irremovibile!” sbuffò nella sua mente portandosi le mani alle orecchie, nella speranza di riuscire a riprendere sonno. Quei due si alzavano sempre all’alba, e quindi le grida del moccioso iniziavano poco dopo, svegliandola puntualmente e in malo modo. Era davvero seccante avere una sveglia simile.

Nonostante i suoi sforzi, alla fine Aoi comprese che il suo sonno era ormai andato a farsi benedire, perciò decise di alzarsi e recarsi al fiume per darsi una rinfrescata e per raccogliere qualche frutto nelle vicinanze. Non si sorprese quando un grosso coccodrillo tentò di aggredirla, venendo istantaneamente infilzato dalla lancia che si era ingegnosamente costruita. All’inizio aveva fatto molta fatica per imparare ad uccidere quei bestioni senza farsi male, ma giorno dopo giorno ci aveva preso la mano, diventando così una buona cacciatrice di coccodrilli e bestie selvatiche.

Sogghignò:
“E per oggi pranzo e cena sono serviti! Però per colazione voglio qualcosa di dolce... Quelle bacche sono proprio ciò che fa al caso mio! E quelle erbe aromatiche insaporiranno ancora di più la carne di coccodrillo! Ottimo! Ormai sto diventando pratica anche in queste cose!”

A colazione fatta Aoi fece un po’ di allenamento contro qualche cinghiale selvatico, vincendo quasi subito, e dopo riprese la sua esplorazione della foresta. Inizialmente, essendo debole e sottopeso, la ragazzina non se l’era sentita di addentrarsi troppo in quel bosco, timorosa di perdersi o di cacciarsi in qualche guaio, ma dopo che aveva cominciato a sentire i positivi effetti del suo allenamento solitario la sua curiosità era tornata a galla, e ogni giorno aveva preso ad esplorare una nuova zona, per scoprire quali piante e animali ci fossero. Ormai le erano rimaste poche aree da esplorare, e una di esse era quella dove il più grande dei due ragazzini andava quotidianamente lasciando indietro l’altro. Senza volerlo Aoi aveva cominciato a chiedersi dove andasse con così tanta costanza.

Iniziò a spostarsi di ramo in ramo, facendo ben attenzione a non farsi scorgere dal moro che aveva raggiunto in poco tempo. Non era sua intenzione seguirlo, semplicemente quella mattina andavano entrambi nella stessa direzione.

Ad un certo punto, però, i piccoli piedi della ragazzina la tradirono, e un rametto si spezzò rumorosamente cadendo poi a terra.

Aoi rimase immobile, spiando da dietro i folti tralci. Come aveva temuto il ragazzino si era bloccato di colpo, probabilmente in attesa di nuovi rumori, per poi riprendere a camminare. La bambina sospirò sollevata, e attese un paio di minuti prima di riprendere l’esplorazione. Il cuore cominciò a tamburellarle d’eccitazione quando intravide un varco luminoso.

Accelerò l'andatura, rimanendo poi basita quando arrivò alla fine del bosco, nella zona più in pendenza, e si trovò davanti un enorme... che cos’era? Un cumulo di... immondizia, a giudicare dall’aspetto sudicio e dal tanfo che le penetrò prepotentemente le narici, facendola trattenere a stento dal rigurgitare la colazione fatta poco prima. Chi mai avrebbe immaginato che in cima al Monte Corbo vi fosse un’immensa discarica?

Aoi deglutì, nascondendosi appena in tempo fra i rami prima che il più piccolo dei due ragazzini arrivasse al suo stesso punto, rimanendo stupito anche lui. Finalmente ce l’aveva fatta a raggiungere il ‘nascondiglio’ del più grande.

La bambina attese che il moretto s'inoltrasse nell’enorme discarica, e poi vi entrò anche lei, faticando a procedere a causa degli enormi cumuli maleodoranti che rendevano il sentiero tortuoso. Rischiò più volte di inciampare in cianfrusaglie rotte e sporche, e dovette trattenere un grido quando fra queste intravide quello che sarebbe sembrato in tutto e per tutto un teschio umano: “C-che razza di posto è mai questo...?!”

Nonostante la leggera inquietudine si costrinse a proseguire l’esplorazione, sorprendendosi quando vide delle persone dall’aspetto sciatto e abbandonato scavare tra i rifiuti. Il suo primo pensiero fu che mai avrebbe pensato che si potesse vivere in un luogo del genere, e si chiese anche cosa stessero cercando in quei cumuli di spazzatura. La risposta alla sua seconda domanda arrivò quando uno di quelli scattò in piedi sollevando una vecchia collana di perle probabilmente finte urlando: “Un tesoro!”

Subito, altri di loro gli si gettarono addosso cercando di rubargli l’oggetto appena trovato, senza farsi problemi a ricorrere anche alla violenza. Nel frattempo Aoi ne osservò un altro illuminarsi e nascondere gelosamente in un sacco quello che sarebbe sembrato un vecchio orologio da comodino, e un altro ancora raccogliere pezzi di legno e di ferro probabilmente per costruirsi qualcosa. Scorse addirittura una vecchia baracca fatta di lamiere, dalla quale ne uscì un uomo sbadigliante.

Quel posto stava divenendo sempre più enigmatico.

“Ehi, ragazzino! Che bella lancia... perché non me la fai provare...?!” sogghignò alle sue spalle uno di quei pezzenti, provando ad avventarsi contro di lei. Aoi lo schivò facilmente, brandendo la sua arma e dandogli l’asta di quest’ultima in testa con tutta la forza possibile, facendolo svenire.

Ringhiò, e non perché aveva cercato di aggredirla: “Possibile che tutti mi scambino per un maschio?!”

Decise di chiedere informazioni, troppo incuriosita da quel luogo per non saperne niente. Osservò con cura le facce di quei tipi, recandosi poi da quello apparentemente più tranquillo: “Ehi, vecchio...! Che posto è questo?”

“Parli con me, ragazzino?”

“E con lui siamo a tre! Anzi, di più, visto che nessuno della ciurma di Shanks l’aveva capito prima che glielo dicessi...!” sbuffò nella sua testa lei, prima di annuirgli.

Lui le sorrise, beffardo: “Ah! Mi sorprende che tu non lo conosca! Questo è il Grey Terminal! Qui è dove vengono buttate tutte le cose vecchie e inutili provenienti dal Regno di Goa! È un’enorme discarica, come puoi vedere!”

“E allora perché voi vivete qui?”

“Ah! Semplice: non avremmo altro posto dove andare! Siamo considerati fecce della società, ragazzino! Viviamo qui cercando oggetti utili e rivendibili sperando di poterci guadagnare qualcosa!”

“E che posto è il Regno di Goa che hai nominato?”

“Si vede che non sei di queste parti! Il Regno di Goa è il luogo che confina con il Grey Terminal! È circondato da un’enorme muraglia, e lì vivono tutte le persone più ricche e nobili dell’isola! Quelli considerano spazzatura non soltanto noi, ma anche le persone normali che non hanno un titolo nobiliare! Sono spocchiosi fino alla nausea! Ti consiglio di girarci a largo, se non vuoi rischiare di farti male!”

“Capito... Grazie della spiegazione...” ringraziò appena, prima di ritornare sui suoi passi. Le parve di udire in lontananza la voce del ragazzino fastidioso, per poi intravederlo mentre si inoltrava in una zona a est della grande discarica, dove riprendeva la foresta. Notò solo in quel momento che il bambino aveva in testa un cappello di paglia simile a quello di Shanks.

Fece per seguirlo, ma poi ci ripensò. Non aveva motivo per farlo, e tantomeno desiderava rischiare di doverci avere un qualsiasi tipo di contatto: se bastava la sua voce stridula a darle sui nervi non voleva immaginare cosa sarebbe successo se si fossero parlati. Inoltre aveva già esplorato abbastanza per quel giorno.

Delle grida familiari, però, richiamarono la sua attenzione. Istintivamente si mise a correre verso l’altra parte della foresta, inconsapevole di quali svolte le avrebbe portato quel gesto.

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Capitolo 7
*** 7: Ricordi di un'Assassina (3a Parte) - Ace, Rufy, Sabo e Aoi: La Nascita di un Legame Indissolubile ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...

Il viaggio dei tre fratelli D. a bordo del sottomarino di Trafalgar Law continua. I tre, privi di sensi, si stanno lentamente riprendendo dalle serie di ferite riportate durante la guerra dalla quale sono usciti in parte vincitori e in parte vinti, poiché per la vita di Portgas D. Ace Barbabianca è morto facendo una grande promessa al mondo e dando inizio ad una nuova Era.

§

Tuttavia, lasciando alle spalle il presente, verrà ora rivelato il motivo che ha spinto Sora D. Aoi ad unirsi alla battaglia, ovvero la storia di come ha conosciuto Ace e Rufy, dieci anni prima degli eventi.

Verrà adesso narrata la storia dell’incontro tra quattro fratelli.
 
 - RICORDI DI UN'ASSASSINA (3A PARTE)
ACE, RUFY, SABO E AOI: LA NASCITA DI UN LEGAME INDISSOLUBILE
 

“E questo moccioso chi sarebbe?” domandò perplesso un gigantesco uomo con i capelli azzurrini e la carnagione cadaverica. Aveva occhi piccoli dal colore indecifrabile e dei denti aguzzi come un pescecane. Le forzute braccia erano tatuate, e la casacca bordeaux lasciava scoperti i muscoli addominali. Le gambe invece erano tozze rispetto al resto.

Insomma, un autentico mostro.

Ad Aoi si gelò il sangue nelle vene quando vide che teneva il ragazzino rumoroso per la scollatura della maglia con una mano, mentre nell’altra teneva impugnata una grossa spada. Attorno a lui c’erano altri tre uomini, di cui due coperti di bende e cerotti.

Come accidenti era finito in quella situazione, quel moccioso?! E perché il più grande e un altro, nascosti dietro ad un cespuglio, non facevano nulla per aiutarlo?!

Lei si era come al solito silenziosamente appostata sopra il ramo di un alto albero, troppo intimorita dalla loro maggioranza numerica, dalla loro mole e soprattutto dall’arma dell’evidente capo per avere la forza di intervenire.

Intanto, il moretto continuava ad agitarsi e a gridare: “Lasciami andare! Bastardo!!! Aiuto! Aiutatemi!!! ACEEE! AIUTAMI, ACEEE!!!”

Aoi notò chiaramente gli altri due ragazzini sobbalzare e stringersi ancora di più dietro al cespuglio.

Il gigante invece aumentò la presa: “Hai detto Ace...?!”

“Sì, perché?! Che vuoi?!”

“Tu... conosci Ace...?!”

“Sì! È mio amico! ... Però prima ha tentato di uccidermi!”

A quell’affermazione per poco lei non cadde dal ramo: “Che accidenti sta dicendo?! Non capisce in che situazione si trova?! Che moccioso!”

“Capisco... Allora voglio chiederti una cosa... Quell’Ace di cui parli ci ha rubato un sacco di soldi e poi è scappato via... Non so proprio dove si sia cacciato... Tu sai qualcosa...?!”

A quella domanda cadde il silenzio, un silenzio opprimente che preannunciava il peggio. Aoi comprese in quel momento perché il cosiddetto Ace e l’altro ragazzino non fossero ancora intervenuti: “Razza di idioti... Che accidenti gli è venuto in mente di derubare quel mostro?! Quello è un pirata vero, e non ha affatto l’aria di essere accondiscendente e gentile come Shanks... Merda... anche se intervenissi non cambierebbe niente, anzi... moriremmo in due e basta... Dannazione... mi sento così inutile...!”

Non sapeva nemmeno lei da dove nascesse il suo forte desiderio di aiutare quell’irritante ragazzino dalla bocca larga e la voce stridula, ma la consapevolezza di essere inutile in quella situazione le dava sui nervi. Forse perché non sopportava le ingiustizie e quelli che usavano la loro fama, la loro forza o la loro intelligenza per sottomettere gli altri. In fondo, lei sapeva troppo bene cosa significasse dover subire umiliazioni e sofferenze senza poter muovere un dito nemmeno per difendersi, e il pensiero che una scena simile le si presentasse nuovamente davanti agli occhi le fece salire la rabbia a mille, anche se quella volta non sarebbe stata lei a rimetterci.

La piccola rimase col fiato sospeso, finché il marmocchio non fece una cosa che mai si sarebbe aspettata: distolse lo sguardo e storse le labbra, fischiettando: “Non lo so... ♪!”

“Che razza di bugiardo è?!” 

Anche le facce dei pirati tradivano la loro incredulità. L’energumeno rimase in silenzio, fino a che un ghigno sinistro non si dipinse sul suo brutto muso e su quello dei suoi seguaci: “Capisco... Beh, se non ti ricordi mi sa che non abbiamo altra scelta... Ti aiuteremo noi...! Vedrai, recupererai la memoria molto presto...!”

Il bambino prese nuovamente ad urlare in cerca di aiuto, mentre il capo dei pirati lo tenne stretto per il bavero della maglietta, dirigendosi con i suoi scagnozzi nel Grey Terminal. I due ragazzini rimasero nascosti.

Aoi attese con pazienza che i quattro tizi si allontanassero debitamente, rimanendo poi ad osservare il moro più grande e l’altro, un biondino con un buffo cappello a cilindro e una giacca blu, uscire allo scoperto. Avevano avuto un bel coraggio ad abbandonare l’altro a quel modo.

Si arrampicarono rapidamente su un robusto albero vicino a dove si erano nascosti, e la ragazzina si stupì quando uno di loro scoperchiò uno scomparto segreto costruito sul ramo più solido, stropicciandosi poi gli occhi nell’identificarne il contenuto: soldi, tantissimi soldi erano stati accuratamente sistemati laggiù, assieme a gioielli e oggetti preziosi.

“C-come... dove... d-dove accidenti hanno preso tutti quei soldi?!”

Il tempo passò, lento e inesorabile, mentre i due ragazzini si armarono di scatole in cui spostarono rapidamente tutto il loro bottino, con espressioni ansiose e preoccupate. Per loro era quindi più importante tenere nascosto del denaro che andare a salvare quel marmocchio che nonostante il modo in cui era stato trattato preferiva rischiare la vita piuttosto che spifferare tutto?! Ma che razza di persone erano?! Alla faccia degli amici!

Aoi decise di non sprecarsi a scendere da loro per urlargli in faccia, ma saltò invece di albero in albero fino al Grey Terminal, nella speranza di riuscire quantomeno a vedere quel moccioso vivo un’ultima volta. Sapeva bene che non ce l’avrebbe mai fatta da sola contro quei pirati, ma per lei non aveva importanza. Si era ripromessa di farsi giustizia a modo suo, e l’avrebbe fatto a qualunque costo. Inoltre aveva ormai smesso di sperare che quei due ragazzini mettessero il loro amico davanti ai soldi.

Corse a perdifiato nella maleodorante discarica, guardando nervosamente in ogni angolo. Non sentì la sua voce sgraziata nell’aria, tantomeno intravide il gigante coi capelli azzurri che l’aveva catturato o uno dei suoi tirapiedi.

Ad un certo punto, però, dei tonfi sordi e inquietanti attirarono la sua attenzione. Aoi si diresse in direzione del rumore, trovando così una baracca molto simile a quella vista quella stessa mattina. Si arrampicò furtivamente sul tetto di quell’ultima, spiando dalle fessure presenti nelle lamiere.

In quel momento desiderò con tutto il cuore di non averlo mai fatto.

Legato e appeso con una corda, il ragazzino era grondante di sangue, mentre il gigante coi capelli azzurri lo stava martoriando con dei guanti pieni di spuntoni come se fosse un sacco da boxe. Lo udì respirare appena e singhiozzare, distrutto, mentre l’altro continuava a torturarlo, sempre più impaziente: “DIMMI DOVE SONO!”

Aoi rimase immobile, cercando di rimanere calma, mentre degli spezzoni della sua infanzia a Marijoa riaffiorarono con prepotenza. Si strinse nelle braccia, tirando un sospiro profondo. No, aveva passato la fase della paura. Prima di scappare si era abituata ad essere picchiata praticamente ogni giorno, quindi non poteva permettersi di regredire. Aveva promesso a Shanks che avrebbe vissuto come voleva, serenamente, ma ciò non significava dover ignorare un ragazzino indifeso.

Non capì neppure come e quando sfondò con forza parte del tetto, infilzando la sua lancia nella spalla bianca del mostro che stava per sferrare un altro pugno contro il bambino: “AH! L-la mia spalla... Brutto moccioso... E tu chi cazzo saresti?!” urlò quello adirato, sfilandosi rapido la punta della sua arma, usandone l’asta per scaraventarla con violenza a terra per poi spezzarla in due, rendendola inutilizzabile.

Aoi si tenne lo stomaco dolorante, sputacchiando un piccolo fiotto di sangue, tirandosi su a fatica facendo leva su gomiti e ginocchia: “B-basta... T-tu... non lo torturerai oltre! Lui non c’entra niente con i tuoi soldi...!”

“Ah, ma davvero...?! Tu invece ne sai qualcosa, immagino...!!!” ghignò maligno il gigante, scattando nel tentativo di afferrare la bambina “Tanto meglio! Allora mi dirai tu dove quei due mocciosi hanno nascosto il mio denaro!!!”

Lei lo evitò per un pelo: “N-non so dove sia il tuo denaro! Sono solo stanca di vederti maltrattare quel bambino! E anche se lo sapessi non ti direi niente, brutto troglodita coi capelli da imbecille!!!”

Fu questione di un attimo: Aoi si vide sbalzata per metri e metri e poi trapassata in pieno stomaco da un pugno acuminato del pirata. Nonostante il dolore allucinante provò nuovamente ad alzarsi, ma altri spuntoni le trapassarono la schiena, facendole tossire altro sangue: “Brutto moccioso... SONO STANCO DI VENIRE PRESO PER IL CULO DA DEI MARMOCCHI!!! PARLATE! DOVE SONO ACE E SABO?! DOVE HANNO NASCOSTO IL TESORO?!”

Uno dei suoi sottoposti intervenne: “P-Porschemi-San! Basta così...! È tutto inutile! È da ore che va avanti a torturare quel bambino... Non ha più nemmeno la forza di gridare! E adesso anche questo... Non parleranno mai! E poi...e poi non ce la faccio più a guardare! Abbia un po’ di pie”-

L’uomo venne zittito da un pugno: “Se hai la forza di lamentarti va’ a cercare quei due dannati marmocchi!!! E voi, parlate!!! DOVE AVETE NASCOSTO IL MIO DENARO?!”

Aoi sorrise strafottente nonostante la situazione: “... V-va’ a cercarlo in quel posto, brutto ba”-

Un terzo pugno molto più forte degli altri le sfondò quasi il cranio, mentre riconobbe la sensazione del sangue caldo che si espandeva impiastricciandole il caschetto biondo cenere. Respirò appena, non riuscendo a muovere nemmeno un muscolo: “... Sono così debole... c-come avevo previsto le ho solo prese, e anche di brutto... Il ragazzino... non si muove quasi... O-ormai... è la fine, mi sa... L’unica cosa di cui mi pento... è di non aver potuto restituire il favore che dovevo a Shanks... Mi sento svenire... h-ho perso troppo sangue...”

Le palpebre della ragazzina lentamente si abbassarono, e gli ultimi rumori che udì furono due urla differenti che non riuscì a riconoscere e il fracasso del legno che veniva distrutto.

Poi il buio.
 
§
 
La prima cosa che Aoi sentì fu qualcosa di fresco e umido, probabilmente un panno, muoversi sul suo viso pallido, risvegliandola lentamente dal profondo torpore in cui era sprofondata. Dove si trovava? Che ore erano? Cos’era successo?

Ah, giusto: aveva cercato di soccorrere quel moccioso dalla voce stridula, ma era andato tutto secondo le sue pessimistiche aspettative ed era stata letteralmente massacrata da quel Porscemo o come si chiamava. Quindi le alternative erano due: o era miracolosamente viva oppure, più probabilmente, era morta ed era partita per l’aldilà.

Ma se fosse stata la seconda opzione ad essere veritiera perché si sentiva chiaramente a pezzi? Non era solo l’anima a passare a miglior vita? E poi, il paradiso non sarebbe dovuto essere più luminoso? Lì sembrava notte... E da quando in qua in paradiso si poteva udire un pianto tra l’altro piuttosto familiare? Ma almeno aveva gli occhi aperti? O erano chiusi?

Si portò lentamente le mani al viso, trattenendo dei gemiti mentre si strofinò con delicatezza gli occhi stanchi.

“Ah! Ti sei svegliato, finalmente! Come ti senti...?” le chiese con tono vagamente gentile una voce mentre si levò le mani dagli occhi. Aoi ci mise qualche istante a riconoscerlo come il ragazzino sconosciuto con il cappello a cilindro che aveva intravisto nella foresta, e poco più avanti il moccioso dalla voce stridula, bendato come una mummia, che piangeva con il moccio al naso. 

Quindi, nonostante tutto, se l’era cavata... Non seppe, Aoi, se esserne contenta o meno, visto che quando quel marmocchio piangeva era peggio di quando strillava la mattina.

“Tsk... Che domanda stupida... Come credi che stia? Le ho prese di brutto, ovvio che mi sento uno schifo...” sputò acidamente lei, guardandosi intorno nella speranza di ricostruire gli eventi. Identificò il bosco vicino al Grey Terminal dove quella brutta esperienza era cominciata. Era notte, e la luna piena con i suoi raggi argentei illuminava soffusamente la foresta, dandole un aspetto quasi mistico “Quindi... nonostante tutto non sono morta...”

“Avresti preferito?” le domandò strafottente un’altra voce, facendole girare a fatica il collo e piegare le labbra verso il basso. Il ragazzino chiamato Ace, bendato anche lui su braccia, gambe e testa, stava avvolgendo delle bende attorno ad un tubo di ferro con fare concentrato, seduto sopra una piccola altura naturale.

Con un leggero impaccio Aoi si alzò, raggiungendolo: “Ah, ah, ah. Spiritoso, Ace. Si dà il caso che sia stata conciata così a causa vostra.” gli rimbeccò con estrema freddezza.

Lui alzò gli occhi, fulminandola con lo sguardo e permettendole di vedere da vicino il suo viso. Aveva i capelli corvini e mossi, selvaggi, e neri erano pure gli occhi, profondi ma illuminati da un bagliore in quel momento poco rassicurante. A causa della luce soffusa non poté esserne certa, ma ad Aoi parve di scorgere anche degli spruzzi di lentiggini chiare sulle guance, che contribuivano a dargli un’aria ribelle e indisciplinata. Le labbra abbastanza carnose erano contratte in una smorfia tutt’altro che amichevole: “... Come accidenti sai il mio nome...?!”

“L’ho sentito dal mocciosetto piagnucoloso qui presente. Il tuo nome è diventato la mia sveglia in quest’ultimo periodo, visto che questo marmocchio non faceva altro che urlarlo ai quattro venti ogni mattina.” spiegò lei scrollando le spalle e sostenendo senza fatica lo sguardo. Se quel ragazzino credeva di poterla intimorire si sbagliava di grosso. Aveva già visto abbastanza cose del crudele mondo degli adulti per poter avere paura di un ragazzino poco più grande di lei che tra l'altro si chiamava pure come un succo di frutta.

Nel frattempo il moro col cappello di paglia non aveva smesso un secondo di piangere, facendola  trattenere a stento dal finire il lavoro cominciato da Porscemo.

A quell’affermazione il più grande sgranò gli occhi: “Allora... allora eri tu che ci spiavi...!” ringhiò “Sapevo che sul Monte Corbo c’era qualcuno, solo che non ero mai riuscito a beccarti...! Chi saresti...?! Sei per caso una spia di Bluejam?!”

“Hai un bel coraggio ad aggredirmi in questo modo, Succo di Frutta ambulante...! E comunque non so nemmeno chi sia quel Blucomesichiama che hai nominato!” sibilò lei innervosita, prima che un attacco di tosse le impedisse la parola. Si ritrovò a tossire per cinque minuti buoni, scacciando duramente la mano del biondino “N-non toccarmi...!”

“Scusa tanto! Volevo solo aiutarti! Sei il più disastrato qui! Uff... Mi bastava già Ace con questo caratteraccio!”

“Non paragonarmi a questo moccioso!”

“Moccioso a chi, Succo di Frutta?! Ho otto anni, se vuoi saperlo!”

“Beh, io ne ho dieci, cretino!”

“Se proprio devi insultarmi, Succo di Frutta, smettila di parlarmi come se fossi un maschio! Sono una femmina, accidentaccio a voi!”

“TU SEI UNA FEMMINA?!” gridarono in coro i due, sbalorditi. Il terzo invece si stava ancora ‘crogiolando’ nelle sue lacrime e nei suoi lamenti fastidiosi.

Il moro ghignò, strafottente: “E dove saresti una femmina?! Sei più piatta di me e di Sabo messi insieme!”

A quell’affermazione Aoi afferrò istintivamente un ramo appuntito da terra, arrossendo lentamente di rabbia e imbarazzo: “L’età dello sviluppo parte non prima dei nove/dieci anni, rintronato!!! Ho ancora l’età per non averle!!!”

“Certo, certo!”

“Vuoi sapere dove te lo ficco se non la pianti di sfottermi, deficiente?!”

“Sentiamo pure, Asse da Stiro!”

Entrambi non avevano dubbi che sarebbero arrivati alle mani se il biondino non si fosse messo in mezzo: “Ok, basta! Piantatela entrambi! Maledizione, Ace! Hai già fatto dannare abbastanza per oggi! Mi spieghi perché non te la sei data a gambe?! La tua è una pessima abitudine... Quando hai davanti un pirata in carne ed ossa non vuoi mai scappare...! Hai così fretta di morire?!”

Il moro nel frattempo era tornato alla sua precedente attività, ovvero quella di ‘adornare’ quel tubo di ferro che Aoi intuì essere il corrispondente della sua ormai ex lancia, senza degnare l’amico di una risposta: “... Non mi piace... era meglio prima...”

Il biondino sospirò, affranto. La piccola notò in quel frangente che aveva gli occhi scuri e che gli mancava un dente dell’arcata superiore: “Dopo quello che abbiamo combinato oggi... I pirati di Bluejam non ci daranno tregua... li avremo costantemente alle calcagna...”

“Beh, non sarebbe successo se quel geniaccio del tuo amico non avesse rubato il loro denaro... Mi spiegate poi che cosa avete in mente di fare con tutti quei soldi?”

“Non sono cose che ti riguardano, Asse da Stiro.”

“Chiamami di nuovo così e ti farò diventare davvero un succo di frutta ambulante, rintronato!”

“Su, su... Non litigate. Piuttosto, tu... Che ci facevi nel Grey Terminal? E perché Porschemi ti ha ridotta a quel modo?”

“Non vedo perché dovrei dirvelo.”

“Ti abbiamo salvato la pelle, Asse da Stiro. Direi che è un motivo più che sufficiente. E prima tu stessa mi hai accusato di essere la causa delle tue attuali condizioni.”

Di risposta Ace ottenne un ringhio minaccioso: “Soltanto perché ho lo stomaco un po’ conciato non credere che non ti possa dare una lezione, Succo di Frutta!!!”

“Oh, che paura!”

“Adesso ti...!!!” si trattenne a fatica, soffiando come un gatto “Se proprio volete saperlo volevo aiutare quel moccioso, visto che voi avete messo i soldi al primo posto!”

I due rimasero in silenzio, prima che ‘Succo di Frutta’ sorridesse nuovamente in modo arrogante: “Ah! Ma se le hai solo prese!”

“Sapevo già come sarebbe andata a finire, idiota! Ma... mi sono lasciata guidare dall’istinto... Non... potevo sopportare tutto quello...”

A quell’affermazione il moro smise di prenderla in giro, mentre il biondino accennò ad un sorriso riconoscente: “... Beh... è stato coraggioso da parte tua... considerando anche che neppure ci conoscevi... Grazie...”

“Tsk! Non l’ho fatto con razionalità! E un ‘grazie’ non migliorerà certo le mie condizioni di salute!”

“Quanto rompi...! Hai fatto tutto tu e hai anche il coraggio di lamentarti...! Voi femmine siete proprio odiose e viziate!”

“E voi maschi ve la tirate troppo, soprattutto tu, Succo Ambulante! Se avessi saputo che conseguenze avrei tratto dal mio gesto non sarei mai andata dal moccioso!”  

Peraltro, l’oggetto della discussione non accennava a smettere di piangere: “H-ho... avuto tanta paura...!!! Credevo c-che sarei morto...!!!”

Aoi sospirò e si massaggiò le tempie, innervosita: “A proposito... Qualcuno può farlo stare zitto?! Il suo piagnisteo mi dà sui nervi...!”

Ace scese dal muretto naturale, prendendo fiato e gridando: “AH! Adesso hai rotto! Vuoi stare zitto?! Non la smetti più di frignare! Nemmeno Asse da Stiro che è una femmina ha versato una lacrima!!! A me i codardi e i piagnucoloni non sono mai piaciuti!!!”

A quell’affermazione, stranamente, il bambino smise di piangere di botto, mordendosi le labbra. I tre più grandi ne rimasero sorpresi.

Il più piccolo abbassò il capo, nascondendo in parte il viso sotto il cappello di paglia: “G-grazie...” bisbigliò, mentre altri fiumi di lacrime gli scivolarono sulle guance “P-per... avermi salvato...!”

Ace s’innervosì nuovamente: “Brutto...!”-

“Ohi, ohi...! Calmati, ci sta solo ringraziando.”

“Ne ha di acqua da sprecare...” asserì indifferente Aoi, massaggiandosi il capo dolorante “Ah, che giornataccia...”

Il moro lentigginoso riprese: “Ad ogni modo... Perché accidenti non hai vuotato il sacco?! Quella è gente che non si fa scrupoli a far fuori donne e bambini!”

“S-se... se avessi parlato... non sarei più potuto essere tuo amico...” si giustificò lui, tenendo la testa bassa.

“Che accidenti c’entra?! Saresti morto se non fossimo arrivati noi! E poi perché diavolo ci tieni tanto ad essere mio amico?! ... Dopo tutto quello che ti ho fatto passare... Perché mi hai seguito fin qui...?! Perché ottenere la mia amicizia è così importante per te?!”

“P-perché... Perché io non ho nessun altro di cui fidarmi!” sbottò l’altro alzando il capo “Non posso tornare al Villaggio Foosha, e detesto i banditi...! Se non ti avessi seguito... Sarei rimasto del tutto solo! E io detesto stare da solo!”

Quelle parole lasciarono tutti e tre interdetti, ma soprattutto Aoi ne rimase stupita. Riflettendoci, lei non aveva mai pensato che la solitudine potesse fare male... Lei era stata sola da sempre... anzi, aveva sempre cercato la solitudine, era sempre stato il suo rifugio quando era ancora una schiava... Forse era per quello che non l’aveva mai vista in modo negativo...

Intuì che anche per Ace quella fosse stata una strana affermazione, perché il moretto si rabbuiò di colpo: “Tu... non hai una famiglia?”

“A parte il nonno non ho nessuno...!”

“... Perciò... finché stai con me ti senti bene...?”

“Sì!”

“È dura senza di me...?”

“Sì!”

“... Tu vuoi... che io viva?”

Aoi alzò gli occhi al cielo, inconsapevole della motivazione che aveva spinto l’altro a fare una simile domanda: “Che razza di domanda è...?!”

“Certo che sì!” rispose soltanto il bambino.

Il più grande gli diede le spalle, pensieroso: “Capisco... Però... a me... i mocciosi piagnucoloni non piacciono per niente...!” ammise grattandosi il capo.

“Neanche a me.” aggiunse lei con naturalezza.

Il moccioso in questione saltò giù dal piccolo rialzo di terra su cui era stato seduto fino a quel momento, agitando i pugnetti: “Io non sono un moccioso piagnucolone! Io sono fortissimo!”

“Forte?! Tu?! E dove lo saresti, sentiamo! Fino ad ora hai solo pianto come una mammoletta, mentre Asse da Stiro non ha nemmeno versato una lacrima! E lei è una femmina, anche se non sembra!”

A quella frase la bimba affiancò il più piccolo, ringhiando: “Rimangiati quello che hai detto, stupido Succo di Frutta ambulante con la faccia da scemo!!!”

“E poi tu non sei stato preso a pugni con degli spuntoni!!! Io ho solo sette anni!!! Quando ne avrò dieci non piangerò più, e sarò mille volte più forte di te!!!”

“Io non piangevo nemmeno a sette anni, idiota!!! Non paragonarmi a te! E comunque col cavolo che mi rimangio quello che ho detto, Asse da Stiro che sembra un maschio!!!”

“Io diventerò il più forte di tutti, e diventerò un grande pirata come ho promesso a Shanks!!!”

A quel nome la ragazzina si bloccò, sgranando gli occhi: “H-hai detto Shanks?!”

“Sì, perché?!”

“Come può un mocciosetto come te aver conosciuto Shanks?! E cosa gli avresti promesso?!”

“Che diventerò un grande pirata proprio come lui! E questo cappello me l’ha dato lui come simbolo della nostra promessa!!!”

Ace tornò all’attacco: “Un pirata?! Tu?!”

“Sì, esatto!!!”

“Non accadrà nemmeno tra un milione di anni!!!”

“Invece sì che accadrà!!! Diventerò più forte di tutti voi messi assieme!!!”

Quell’affermazione causò una risata tirata della bambina: “Ah! Questa sì che è buona, marmocchio!!!”

“Piantala di darmi del marmocchio! Hai solo un anno in più di me!!!”

“E con questo?! Me la sono cavata meglio di te con quel pirata!!!”

“Ma se le hai solo prese!”

“Anche tu!!! Ma contrariamente a te io non mi sono fatta catturare come un’imbecille!!!”

“Sì, ma le hai comunque prese alla grande, Asse da Stiro!!!”

“E tu di che t’impicci, inutile Succo di Frutta con la faccia da schiaffi?!”

A dividerli fu, come da copione, il biondino: “Ok, stop! Avete rotto tutti e tre! Abbiamo un problema molto più serio da risolvere!”

“Sarebbe?”

“Dopo gli avvenimenti di oggi i pirati di Bluejam non ci daranno tregua. Ancora peggio, non daranno la caccia soltanto a noi tre, ma anche a te...”-

“Aoi.” completò con uno sbuffo la diretta interessata, riflettendo di non aver ancora rivelato loro il suo nome. 

“Aoi, ecco... Bel nome. Comunque, questa foresta è estremamente vicina al loro ‘covo’, perciò rimanere qui è una pessima idea. Se mi assalissero nel sonno che cosa farei?”

“Moriresti.” rispose flemmatico Ace.

“E di brutto, anche.” aggiunsero gli altri due.

“Infatti... ed è qui che entrate in gioco voi due, Ace e Rufy.”

“In che senso?”

Il biondino tirò a sé i due amici, bisbigliando concitatamente qualcosa. Aoi sbuffò, decidendo che non le interessava.

“Ah! Ecco cos’hai in mente...! Sarebbe vantaggioso per tutti!”

“Vero? Allora facciamo così!”

“Shi, shi, shi! Che bello! Ho tre nuovi amici e due di loro vivranno con me!”

Aoi fece due rapidi calcoli sul numero di amici menzionati, alzando poi gli occhi al cielo: “Non avrai incluso anche me, spero!”

“Certo che ti ho inclusa! In fondo volevi aiutarmi, anche se le hai prese!” ribatté quello con naturalezza, prima di illuminarsi “Ace, Sabo! E se anche lei venisse con noi?! Non sarebbe molto meglio?!”

“Beh, per me non ci sarebbero problemi... Ha dimostrato di sapere il fatto suo... Dipende però se nel rifugio di quei banditi c’è abbastanza spazio...” meditò il biondino “Tu che pensi, Ace?”

“Non lo so... L’idea di avere una femmina che mi ronza attorno mi dà fastidio! Inoltre non potrei dire certe cose con lei nei paraggi...”

“Tsk! Chi ti ronza attorno, Succo di Frutta?! E comunque so molte più ‘cose da grandi’ di tutti voi messi insieme!”

Ace la ignorò di proposito, proseguendo il suo ragionamento: “... È anche vero che tra noi è quella messa peggio, e se non ce l’avesse detto l’avrei considerata in tutto e per tutto un maschio... Inoltre, al momento è un’Asse da Stiro in piena regola... Anche se la vedessi nuda non ci guadagnerei o perderei granché...”

“TI SEMBRANO RAGIONAMENTI DA FARE, SUCCO DI FRUTTA PERVERTITO?! E POI CHI HA MAI DETTO CHE VOGLIO VENIRE CON VO”-

La bimba non fece in tempo a finire la frase che il moretto lentigginoso l’afferrò rudemente, tappandole la bocca e rivolgendole una smorfia tutt’altro che gentile: “Shh!!! Ma sei scema?! Vuoi che quei tipi ci trovino?! Abbassa questa dannata voce...!!!”

Di tutta risposta la biondina gli leccò il palmo, ottenendo la libertà: “Ah! Che accidenti fai?!”

“Sei tu che mi fai incazzare, Succo di Frutta del cavolo! E poi io non ho la benché minima intenzione di venire con voi! So perfettamente badare a me stessa!”

“Non mi sembri nelle condizioni di poter affermare una cosa simile, Asse da Stiro! Sei quella messa peggio tra noi! Non sopravvivresti un minuto se i pirati di Bluejam ti trovassero!”

“Rimangia subito quello che hai detto, brutto...!!!”-

“Ascolta un secondo, Aoi...!” s’intromise Sabo “Ok, forse Ace non te l’ha detto proprio gentilmente... ma ha ragione quando dice che tra di noi le tue ferite sono quelle più gravi! Certo, hai dimostrato un’ottima resistenza, visto che nonostante le batoste che hai preso sei già in piedi, però... in combattimento saresti in seria difficoltà, anche perché non hai armi a disposizione. Non ti stiamo chiedendo di combattere per la nostra causa o qualcosa del genere, visto che tu sei quella che c’entra meno, però non vogliamo che ti accada qualcosa di male per colpa nostra... Hai già fatto tanto per noi andando a salvare Rufy che nemmeno conoscevi... Permettici quantomeno di proteggerti finché non ti sarai del tutto ripresa! Poi potrai andartene dove vuoi. Che ne dici?”

Aoi lo guardò, perplessa. Effettivamente il ragionamento del biondino non faceva una piega. Per quanto cercasse di nasconderlo e per quanto fosse già da anni abituata ad avere male dappertutto, semplicemente stare in piedi era per lei una fatica bestiale, in quel momento. Tutto ciò che avrebbe voluto era soltanto darsi una rinfrescata e poi rintanarsi sotto la sua coperta di foglie per una bella dormita. E lui, Sabo, tra i tre, era il più saggio e gentile... Non aveva nulla a che fare con Succo di Frutta e l’altro...

“... V-verrò...” si arrese alla fine arrossendo appena, senza guardarli in faccia “Ma solo finché le mie ferite non si saranno rimarginate...! E non combatterò per il vostro tesoro di cui non ho ancora capito l’utilità, visto che sono finita in questa storia per puro caso!”

“Perfetto! Saggia decisione!”

“Tsk... Così oltre a Rufy dovrò sopportare pure te, Asse da Stiro...”

“Forse volevi dire che io dovrò sopportare sia te che il marmocchio! E piantala di chiamarmi Asse da Stiro, Succo di Frutta!!!”

“Evviva!!! Anche Aoi verrà a vivere con noi da Dadan! Ci divertiremo tantissimo!”

I due mori fecero strada, e durante il tragitto Aoi si sentì pervasa da qualcosa che non riuscì ad identificare. Si sentiva uno strano torpore nel corpo, ed era certa che non fosse per le ossa e i muscoli indolenziti, poiché era particolarmente piacevole, simile alle sensazioni che aveva provato sulla nave di Shanks. Era qualcosa di diverso, un calore che le sembrava si propagasse dal cuore.

Quello sarebbe stato soltanto l’inizio di un legame che niente e nessuno, degli eventi e dei personaggi che avrebbero incontrato in futuro, avrebbe potuto spezzare. Era l’esordio di un qualcosa di nuovo, che avrebbe per sempre segnato la loro vita, in particolar modo quella di Aoi, e che li avrebbe portati a fare delle scelte.

Quello era il principio di un legame indissolubile: il legame di quattro fratelli.

Angolo Autrice:
Salute a voi, cari lettori (o sarebbe meglio dire lettrici) che hanno seguito le avventure della mia piccola assassina fino a qui. Giusto per non portare delusioni o particolari aspettative vi informo già che il prossimo capitolo andrà oltre il periodo antecedente la ‘morte’ di Sabo (chi vuoi più prendere in giro, biondino XD?) e al breve periodo che i restanti tre fratellini passano insieme, in quanto, come per i capitoli riguardanti la guerra, la storia si sarebbe svolta 
praticamente allo stesso modo dell'originale, con delle lievi differenze che verranno ancora una volta spiegate nel riassunto pre-capitolo... Ringrazio ancora le mie tre recensitrici preferite tony tony chopperRobin_Selene99 e ankoku (nella speranza che i colori scelti per i nomi non facciano schifo alle dirette interessate ^^") e anche tutte (o tutti?) coloro che hanno messo la storia nelle preferite o nelle seguite. Siete davvero SUPERRR *Franky Pose* ^^!!!
Alla prossima!
Sora_D_Aoi 

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Capitolo 8
*** 8: Ricordi di un'Assassina (4a Parte) - Fuga dalla Terra Sacra di Marijoa ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...

*DIECI ANNI PRIMA*
 
Sora D. Aoi, una ex schiava dei Draghi Celesti, dopo essere scappata e stata traghettata sull’Isola di Dawn da Akagami no Shanks decide di stabilirsi sul Monte Corbo, una montagna alle spalle del Villaggio Foosha, in modo da non dover obbedire o dipendere da nessuno. Qui inizia ad allenarsi e a diventare sempre più forte e, per una serie di brutte circostanze, fa presto la conoscenza di tre ragazzini, Ace, Rufy e Sabo, tutti e tre intenzionati a diventare, un giorno, dei temibili pirati.

Benché inizialmente diffidente e in contrasto col carattere di Ace, la bambina si ritrova ad affezionarsi ai tre, tanto da partecipare ad un simbolico brindisi che la rende così loro sorella, e passa con loro alcuni lieti e divertenti mesi, godendosi finalmente parte di quell’infanzia fino a quel momento negatale.

Tuttavia la ciurma di Bluejam, un pericoloso pirata dell’East Blue, a causa di un ingente furto di denaro da parte di Ace è intenzionata ad ucciderli. Contemporaneamente al Regno di Goa è prevista una visita dei Draghi Celesti, e i cittadini per impedire di essere denigrati da questi decidono di bruciare il Grey Terminal, una sorta di enorme discarica adiacente al loro regno abitata da individui poveri ritenuti fecce.

Inoltre Sabo, in realtà figlio di due nobili di Goa, decide di sacrificare la sua libertà per il bene dei fratelli, tornando sotto costrizione del padre nella sua villa prima dell’incendio per il quale non riesce a fare nulla.

Con lo straordinario intervento di Dadan Ace sconfigge Bluejam e i suoi pirati, mentre Rufy e Aoi vengono portati al rifugio dei banditi per venire curati.

Appena ripresasi Aoi scappa di nascosto ed entra nel Regno di Goa, preoccupata per le sorti di Sabo, dove vede la nave che quest’ultimo aveva rubato per andarsene venire brutalmente abbattuta da uno dei Draghi Celesti in visita.

Riconoscendo i suoi vecchi padroni la bambina prova ad ucciderli per vendicare Sabo e riscattarsi dalle umiliazioni passate, venendo però miseramente catturata e riportata a Marijoa, dove attira l’attenzione di una singolare setta di mercenari alleati del Governo, i Cavalieri Fantasma.

Qui trascorre i successivi sei anni, prima di compiere un gesto che cambierà nuovamente in modo radicale le sue sorti.

**

 - RICORDI DI UN'ASSASSINA (4A PARTE)
FUGA DALLA TERRA SACRA DI MARIJOA

Il silenzio che avvertiva attorno a sé quella notte era estremamente inusuale, inverosimile. Stava procedendo tutto secondo le sue aspettative. Stava andando tutto liscio. Troppo liscio, per i suoi gusti. Dopotutto stava parlando della capitale del Governo Mondiale, dimora dei ‘grandi’ Draghi Celesti e dei Cinque Astri di Saggezza, nonché ingresso principale per il Nuovo Mondo. Stava parlando di una fortezza inespugnabile, elusa soltanto poco più di dieci anni prima dal Capitano dei Pirati del Sole, Fisher Tiger. Stava parlando di Marijoa.

Quella calma era decisamente troppo strana per un luogo di simile rilevanza. Insomma, si era aspettata chissà quali pezzi grossi del Governo o della Marina per quel luogo ritenuto quasi sacro, o almeno qualche guardia a sbarrarle la strada. Oltretutto era assai strano che loro non si fossero accorti della sua assenza e non la stessero cercando. Non che non fosse sollevata di non dover perdere tempo prezioso a combattere, visto che ad intralciarla in modo abbastanza fastidioso era la foschia tipica di quell’isola, ma quel silenzio così pressante la esasperava. E dire che lei aveva sempre avuto i nervi saldi. Dopotutto, una mercenaria del suo calibro doveva averceli per forza. Era stata educata per sei lunghi anni ad essere un’invisibile macchina assassina, che non doveva dimostrare la benché minima esitazione nel compiere le missioni che le venivano affidate. Non importava quale incarico le affidassero, lei sapeva solo che doveva portarlo a termine, a prescindere da quanto sangue avrebbe dovuto spargere.

O almeno, era questo ciò che avevano cercato di inculcarle da quando era stata nuovamente catturata.

Era così che il Governo, quando non aveva voluto ricorrere ad Ammiragli, Shichibukai o Buster Call, aveva sempre agito per eliminare individui di pericolosità mondiale che però tendevano a spostarsi da soli e in continuazione, come ex pirati di fama mondiale o presunti alleati di questi ultimi o dei Rivoluzionari.

Forse dal giorno stesso in cui era stata creata la Marina quest’ultima aveva affidato parte dei suoi soldati più meritevoli a quello speciale ‘gruppo’, il quale si assumeva il compito di plasmarli fino ad ottenere delle autentiche macchine da guerra, che agivano nell’ombra e nel silenzio, senza nessuna pietà. Questo ristretto gruppo di mercenari, detti ‘Guerrieri Fantasma’, ufficialmente era composto di soltanto tredici individui, i quali risiedevano negli oscuri sotterranei di Marijoa e avevano il dovere dato loro dal Governo di addestrare nelle maniere a loro più congeniali i marines più promettenti e con capacità innate come forza, velocità e resistenza nettamente superiori alla norma, affinché, nel caso un Guerriero Fantasma avesse perso la vita durante la missione, ci sarebbero subito stati dei degni candidati a sostituirlo. Simili alla CP9, loro avevano però il diritto di agire anche al di fuori degli ordini dati dal Governo, sempre che le loro azioni non diventassero un pericolo per quest’ultimo, e potevano accettare missioni commissionate da Nobili Mondiali o Nazioni che non volevano l’aiuto della Marina. Erano quindi un’organizzazione a parte, libera come gli Shichibukai di fare i loro comodi rispettando però le condizioni pattuite con il Governo.

Peccato che, proprio qualche giorno prima, fosse giunta notizia che uno dei Guerrieri Fantasma fosse morto durante la missione affidatagli, e che per questo motivo si necessitasse subito di eleggere il suo degno successore. E, a quanto pareva, tra i soldati che stavano venendo addestrati da quella piccola organizzazione chi avrebbe avuto tutti i requisiti per diventare una degna Guerriera Fantasma era proprio lei, e in caso di rifiuto sarebbe stata immediatamente fatta fuori, in quanto la sua pericolosità eguagliava fortemente quella di un Viceammiraglio. 

E, ovviamente, Sora D. Aoi ne aveva piene le tasche.

Cosa avesse fatto poi per meritarsi quel tipo di trattamento era un mistero. Era stata riportata lì dall’Isola di Dawn sei anni prima, guardata con stizza da quei bastardi dei suoi ex padroni, costretta a patire nuovamente le più atroci sofferenze da un giorno all’altro. Avrebbe preferito morire tra le fiamme del Grey Terminal, uccisa da Bluejam, perché almeno il suo ultimo ricordo sarebbe stato il voler proteggere il suo fratellino Rufy, oppure partire con Sabo e affondare assieme a lui e alla sua nave. Tutto sarebbe stato sicuramente meglio che dover crescere ingerendo veleni per diventarne immune, combattendo simultaneamente con tre ‘apprendisti’ ogni giorno e dormendo sì e no tre ore la notte, a causa di una maledettissima insonnia rapidamente sviluppatasi per potersi difendere dagli agguati delle altre reclute, visto che non era vietato uccidersi a vicenda per eliminare la concorrenza.

Invece no, lei era stata scelta, era stata ritenuta una persona adatta, degna di poter ricevere quel grande privilegio, di venire educata per diventare una futura Guerriera Fantasma. Soltanto perché in lei scorreva il sangue di un pirata di cui non conosceva nemmeno il nome aveva dovuto sopportare fin da che aveva memoria le più atroci torture, punizioni e soprusi, e nonostante avesse ottenuto una breve libertà si era poi fatta catturare nuovamente come una debole mocciosa, finendo in una situazione addirittura peggiore della precedente nella quale a fatica aveva potuto adattarsi. 

Oltretutto nessuno aveva mai avuto pietà di lei, nonostante la differenza d’età che la divideva dagli altri soldati ‘speciali’ fosse di minimo tredici anni, e lei di anni non ne aveva ancora compiuti quindici. Quando lei era stata una bambina, loro erano stati dei giovani uomini fieri e desiderosi di diventare qualcuno, di farsi un nome tra i più grandi giustizieri ed eroi della Marina, di servire fedelmente il Governo Mondiale con le loro abilità.

Ma lei?

Lei no, lei non aveva mai fatto assolutamente niente, tantomeno aveva mai desiderato gloria o potere, soprattutto per servire quella ‘Giustizia’ tanto decantata. Lei era stata soltanto una bambina desiderosa di vivere una vita libera e piena di soddisfazioni, fedele alla sua personale concezione di ‘Giustizia’, che aveva raggiunto seppur brevemente quella felicità da lei tanto bramata avendo trovato una famiglia che l’amava e che la rispettava per quello che era. Aveva trovato dei fratelli che non le avevano mai negato il loro affetto, e che non si erano mai fatti scrupoli a proteggerla e ad aspettarla quando erano stati un passo avanti a lei.

Nonostante sapesse di essere diventata un mostro capace di uccidere senza provare ribrezzo di sé Aoi non aveva mai dimenticato quei sorrisi sinceri, quegli sguardi carichi di affetto, quel calore che soltanto una famiglia avrebbe potuto trasmettere. Erano stati unicamente quei ricordi, quella certezza di meritare di stare al mondo e di avere qualcuno che la amasse a permetterle di non perdere la sua umanità e di chiedere scusa sottovoce ogni qualvolta, una volta al mese, era costretta ad uccidere alcuni di quegli uomini in un ‘torneo’ mortale organizzato appositamente per testare l’insensibilità degli ‘apprendisti’.

Era stato proprio tramite quel metodo che era stata scelta tra tutti per divenire il più giovane Cavaliere Fantasma della setta. Il mattino successivo si sarebbe svolta la cosiddetta ‘Cerimonia di Marchiatura’, dove l’avrebbero appunto marchiata sulla schiena con il loro stemma, un abominevole mostro vagamente somigliante al mitologico Cerbero.

Doveva quindi assolutamente scappare prima che il ‘domani’ arrivasse. Se l’avessero marchiata, anche se poi fosse riuscita a fuggire sarebbe stata sola per sempre, e ovunque fosse andata avrebbe avuto alle calcagna la Marina pronta a giustiziarla, se non addirittura i suoi stessi ‘maestri’ che stranamente non si erano ancora fatti vivi.

Non era così che voleva vivere, benché meno voleva accettare di divenire un’assassina al servizio di quella ‘Giustizia’ che riteneva il commercio degli schiavi e le indicibili azioni dei Draghi Celesti normali e considerava tutti i pirati degli esseri crudeli e senza scrupoli.

Lei voleva essere libera, raggiungere il suo obbiettivo e ricongiungersi con i suoi amati fratelli, a costo di impiegarci tutta la vita. Non avrebbe permesso più a nessuno di decidere per lei, non ne avevano il diritto né lei gliel’avrebbe concesso.

Sarebbe scappata quella notte e sarebbe sopravvissuta, anche se si fosse ritrovata contro il mondo intero. Non avrebbe mostrato esitazione.

Dopotutto, non era stata la prima cosa che le avevano insegnato da quando era finita laggiù?

Prima di farlo, però, prima di lasciare quella maledetta isola, aveva un compito da assolvere. Un compito che, naturalmente, si era data da sé. E ormai era arrivata: la sede dei cinque Astri di Saggezza. Era lì che il Governo Mondiale aveva nascosto un’arma di pericolosità spaventosa, che solo il più degno dei degni della Marina avrebbe mai potuto, in un futuro remoto, meritare e controllare, ovviamente sempre sotto le indicazioni del Governo. Se fosse caduto nelle mani di qualcun altro, come un pirata o peggio un Rivoluzionario, si sarebbero trovati contro un pericolo a dir poco ineguagliabile, che avrebbe potuto distruggere tutti i loro sogni di ‘Pace’ e ‘Giustizia’.

Tale arma altro non era che un Frutto del Diavolo. Un Rogia leggendario quanto le imprese del Re dei Pirati.

Il Frutto Mizu-Mizu.

Soltanto i piani alti del Governo e della Marina erano a conoscenza della sua reale esistenza e della sua attuale locazione proprio lì, nel palazzo di Marijoa. Peccato per loro che un giorno, casualmente, avesse sentito un loro discorso circa quel Frutto e la sua posizione, e che con le sue abilità di spia e assassina professionista nessuno l’avesse scoperta. Quella era stata la sola ed unica volta che aveva ringraziato quella setta di invasati per i loro insegnamenti.

Quella era la sua unica via di fuga. La sua unica speranza. Il suo biglietto di sola andata per la Libertà.

Doveva averlo, ad ogni costo.

Raggiunse dal retro del palazzo una delle torri, la più alta, in modo da dare le spalle all’ingresso principale dove aveva visto due guardie dall’aria poco rassicurante. Si arrampicò, veloce, mettendo i piccoli piedi nudi e sporchi nelle leggere rientranze che c’erano fra un mattone e l’altro. Trovò una grande finestra, dietro la quale intravide, nella penombra, un’ampia stanza dalle pareti chiare. Al centro di essa si trovava una specie di trespolo, sul quale era poggiata una piccola teca di vetro. E, sotto di essa, uno strano oggetto blu con dei piccoli disegni ondulati.

“Eccolo.”

La ragazzina tirò fuori da una tasca dei larghi pantaloni consumati una piccola boccetta. La aprì con la bocca e gettò il suo contenuto contro la finestra, che si sciolse come neve al sole. Poi la richiuse con cura, riponendola nella tasca.

Poggiò le mani sul piccolo davanzale interno alla stanza e, dandosi slancio con le braccia, con un agile balzo entrò, acquattandosi subito contro il muro in cerca di qualche Den-Den Mushi. Ce n’erano quattro, attaccati agli angoli alti della stanza, e tutti puntavano sulla zona centrale del locale, dove si trovava la teca.

Doveva assolutamente disattivarli.

Dalla tasca opposta alla prima stavolta tirò fuori una bandana nera, che si legò stretta attorno al viso in modo da avere bocca e naso coperti. Socchiuse gli occhi, preparandosi mentalmente alle lacrime che sarebbero scese dopo aver lanciato quattro piccole sfere violacee che aveva tenuto sotto la maglia larga. Prese bene la mira e lanciò la prima sfera contro uno dei Den-Den Mushi posizionato in uno dei due angoli più distanti da lei. La sfera lo colpì in pieno, e una densa nuvola dello stesso colore si propagò da quest’ultimo. L’animaletto si ritirò dentro al guscio, cadendo a terra addormentato, mentre la cortina si disperse nell’aria.

Subito si ritrovò addosso le antenne delle altre tre, ma prima che l’allarme avesse il tempo di attivarsi le colpì allo stesso modo, facendole rovinare tutte a terra. Quasi le dispiaceva per loro. Il fumo viola intanto si era fatto denso, ma con la finestra aperta sapeva bene che si sarebbe diradato in fretta. Doveva agire prima che ciò accadesse.

Sentì dei passi veloci farsi sempre più vicini. Senza pensarci nemmeno corse fino alla teca di vetro, lanciandola contro i poveri malcapitati che avevano appena aperto la porta. Poi afferrò il Frutto e, stringendolo forte al petto, con tre grandi balzi saltò giù dalla finestra da cui era entrata. Mentre cadeva dall’alta torre morse la sua refurtiva, faticando a non sputarla per via del sapore orribile. Sapeva che per acquisire i poteri di un Frutto del Diavolo era sufficiente un morso, ma per ogni evenienza lo ingoiò tutto in altri due bocconi: non voleva rischiare di perderlo dopo tutta la fatica che aveva fatto.

“Tu, dannata mocciosa... Sai che cos’hai appena fatto...?!” ringhiò una voce che conosceva bene. Le era sembrato tutto troppo facile, fino a quel momento. Si girò, trovandosi davanti l’imponente figura di Akainu, i cui occhi anche da sotto il berretto con visiera tradivano il nervosismo e l’ira “Dopo tutto quello che ho fatto per te, marmocchia, è così che hai deciso di ripagarmi?!”

A quella domanda dalla sue piccole labbra uscì un suono vagamente simile ad una risata: “Non ne sei contento?” lo sfotté mostrando i denti acuminati in un sorriso maligno “È anche merito tuo se sono diventata quella che sono.”

Quel bastardo di magma l’aveva ‘presa a cuore’ poco dopo il suo arrivo, cercando di inculcarle soprattutto con la forza tutte le sue concezioni di Giustizia Assoluta, aggiungendo così il suo personale contributo a quell’inferno durato sei anni. Era infatti certa che i segni delle bruciature da lui causati non sarebbero mai spariti, quasi a voler rimembrare tutto il rancore che aveva iniziato a nutrire per lui fin da subito e che sarebbe potuto solo aumentare.

“... Oltretutto, io non ti ho mai chiesto nulla.” aggiunse poi rivolgendogli un’occhiata colma di rancore, lapidaria, studiando con cura la strategia da adottare. Pur avendo appena ingoiato il Frutto del Diavolo e sapendo che il suo elemento avrebbe potuto bloccare quello di Akainu, la ragazza era anche consapevole che con la sua inesperienza circa il controllo dei suoi nuovi poteri non avrebbe avuto ugualmente speranza. Poi, notò dietro all’Ammiraglio qualcosa, qualcosa che faceva proprio al caso suo.

“Ah, davvero? Bene, allora immagino che avrei dovuto ucciderti lo stesso giorno in cui sei arrivata. Dopotutto, il figlio di un pirata non merita nemmeno di essere al mondo...! Non credo che i Cavalieri Fantasma me ne vorranno, dato che con questo tuo gesto hai esplicitamente ammesso di non voler essere una di loro! Sei stata davvero stupida a rivoltarti contro di me. Avrò sbagliato a farmi così tante aspettative nei confronti di una mocciosa disobbediente e ribelle, ma non credere che non possa rimediare al mio errore, tantomeno che ti lasci andare viva da qui!” tuonò, mentre un denso vapore si propagava dal suo corpo, che lentamente si trasformava in un fluido rosso e incandescente. Magma.

“Tsk. Provaci, se ne sei capace.” sorrise lei strafottente balzando poi in diagonale, aggirando con incredibile velocità e maestria il marine e raggiungendo il laghetto del giardino. Le bastò toccare la sponda con un dito, perché quest’ultimo diventasse lentamente trasparente e liquido. Era una sensazione strana, quella che provava nel sentire il suo dito tramutato in acqua, ma piacevole. Si tuffò senza pensarci due volte, mentre il suo corpo si scioglieva e si univa all’acqua del lago. Adesso lei era il lago, poteva controllarlo fino all’ultima goccia. E per quanto caldo potesse essere il magma di Akainu, al massimo sarebbe evaporata, e una volta che avesse incontrato dell’aria fredda sarebbe letteralmente piovuta attraverso la pioggia. Il suo nemico mortale non era lui. Non erano il fuoco o il magma a spaventarla, ma il ghiaccio. E per sua fortuna non aveva visto Aokiji da nessuna parte.

D’un tratto sentì un calore quasi insopportabile, e si vide sbalzata fino in cielo, assieme a quasi tutta l’acqua del lago. Capì che Akainu aveva fatto la sua mossa, e che con un pugno di magma aveva fatto evaporare gran parte del laghetto. Ma conduceva comunque lei la partita.

Le fu infatti sufficiente evaporare per far sì che a contatto con l’aria fredda il suo corpo potesse condensarsi, ritornando così in forma liquida. Una volta raccolta a sé tutta l’acqua a sua disposizione cominciò a girare su se stessa, diventando un autentico e devastante vortice d’acqua, dirigendosi a tutta velocità verso il mare quella notte illuminato da uno spicchio di luna prima coperto dalle nubi. Akainu non avrebbe mai potuto raggiungerla.

Purtroppo, però, qualcosa andò storto.

Ice Age.”

La ragazzina fece appena in tempo a ritornare in forma solida e a saltare fuori dal grande vortice aggrappandosi al muro di un edifico, prima che un’ondata di ghiaccio congelasse l’acqua rimanente del lago, facendola cadere rovinosamente. Ringhiò, notando che il colpo aveva raggiunto i suoi piedi, congelandoli e facendoglieli pesare come due mattoni.

“Dannazione...”

“Mi sa che dovresti obbedire senza fare tante storie, ragazza. Akainu è un tipo meno paziente di me, e se dovessi prendere il mare diventeresti indubbiamente la sua preda principale.” l’avvertì calmo uno spilungone con i capelli ricci e neri e una mascherina per gli occhi sulla fronte.

“Aokiji.” asserì soltanto lei.

“Dunque, a te la decisione. Puoi farti catturare da me, se preferisci. Se invece sei ostinata a voler fuggire, sarò costretto ad usare l’‘Ice Time’.”

La giovane non si scompose, anzi, con un sorriso ironico strinse la presa alla parete con una mano, dondolandosi fino a spiccare un salto che le permise di arrivare sul tetto: “E se non dovessi scegliere nessuna delle due?”

“Beh, in ogni caso ora sei una nemica del Governo, ragazza. Non potrai ugualmente vivere come se nulla fosse dopo che hai mangiato quel Frutto proibito.” 

“Vivere come se nulla fosse? E chi ha mai detto che io volessi vivere come se nulla fosse, e che non desiderassi inimicarmi il Governo? Il Governo e la Marina predicano tanto, ma non si fanno problemi a chiudere gli occhi davanti alla condotta di quei Nobili bastardi o ad insabbiare fatti che intaccherebbero la loro autorità. Io non ho mai fatto nulla, eppure da che ho memoria sono sempre stata trattata come una bestia, un essere inferiore che non ha il diritto di vivere se non per soddisfare le pretese di quei figli di cagna che si credono i padroni del mondo. E nonostante ciò, nonostante ci siano tantissime persone nelle mie stesse condizioni, voi pretendete che tutti li rispettino e vedano i pirati o i Rivoluzionari come le uniche cause del male nel mondo? Non ho nemmeno bisogno di scommettere che la fetta più grossa di marciume su questa terra sia costituita da parte dei vostri uomini e dai piani alti del vostro amato Governo Mondiale, forti della loro autorità e posizione. Ma un giorno arriverà qualcuno in grado di ribaltare le cose, di portare finalmente alla luce l’autentico Bene dal vero Male, di osare ciò che gli altri non hanno mai osato, e quando accadrà voi e la vostra amata Marina, così come il Governo, vi troverete in guai seri.”

Fece appena in tempo a terminare la frase che un’ondata di lava rischiò di travolgerla, sciogliendo però il ghiaccio sui suoi piedi. La mercenaria tornò allo stato solido, evaporante, senza perdere il sorrisetto: “Ma che gentile, Ammiraglio. Mi serviva proprio un bel fuocherello per sciogliere il ghiaccio.”

“Non sperare che sia finita qui, mocciosa. Il bello deve ancora venire...!” ringhiò quello, serio.

“Ah, ma davvero?”

Trasformò gli avambracci in acqua e spiccò un salto così in alto da raggiungere delle nubi minacciose, lacerando la più grande di esse con due ‘lame d’acqua’ che lanciò dai due arti. Un fulmine squarciò il cielo, accecando i due Ammiragli, e quando i due riaprirono gli occhi la ragazzina era già lontana. Ma Akainu non si arrese: “Non credere di sfuggimi, mocciosa!!! Inugami Gureo (Segugio Fiammante)!!!”

Un’enorme ondata di lava dalla forma ricordante un cane venne scagliata con forza verso di lei, investendola in pieno e scaraventandola dalla costa appena raggiunta in mare, a largo.

Nessuno dei due Ammiragli ebbe modo di vederne il corpo, perciò entrambi ritennero con una punta di amarezza di aver scongiurato quel potenziale pericolo avente le spoglie di una ragazzina con cui il mondo era stato perennemente crudele. Poco dopo iniziò a piovere, quasi come se il cielo avesse voluto piangere la sua scomparsa.

L’episodio della giovane mercenaria che era riuscita a fuggire dalla Terra Sacra seppur dando via la propria vita non venne mai divulgato, ma nessuno sapeva che, in quegli abissi, una speciale corrente si era diretta il più lontano possibile da lì, prima di trasformarsi in una ragazzina priva di forze e incapace di nuotare e di essere intercettata da un particolare mezzo di navigazione.

Angolo Autrice:
Sì, sì, lo so che sono che sono petulante, ma prometto che dal prossimo capitolo in poi non vi romperò più se non per eventuali note. Abbiate pazienza (fate come Law che non ha ancora ucciso i Mugiwara nonostante tutto quello che gli hanno fatto passare da quando si sono alleati). 
Allora, prima di tutto ringrazio tutti i lettori silenziosi che sono arrivati fin qui e anche le mie fedeli recensitrici (speriamo esista 'sta parola) che (spero) mi lasceranno i loro pareri, e 
mi auguro che il capitolo sia stato di vostro gradimento. Ora, per chi magari si è segretamente appassionato (seh, come no) a questa storia e comincia ad averne abbastanza di questi capitoli-flashback ho il piacere di informarvi che il prossimo capitolo sarà l'ultimo dei ricordi della nostra cara assassina. Spero di averci azzeccato con la seppur vaga descrizione di Marijoa e soprattutto che abbiate capito tutto. In verità questo capitolo doveva essere l'inizio di una storia che avevo iniziato a scrivere l'anno scorso (tra l'altro proprio qui al mare dove sono ora) ma che non ho mai mandato avanti né ovviamente pubblicato, riadattato naturalmente alla trama della FF... (Tutti: ma a noi che ci frega?)
Ok, adesso sparisco. Ringrazio tutti i SUPER lettori che si sono letti anche questo inconcludente trafiletto *Franky Pose* ^^!
Alla prossima!
Sora_D_Aoi

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Capitolo 9
*** 9: Ricordi di un'Assassina (5a Parte) - Un Incontro Voluto dal Destino ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...
 
*TRE ANNI E MEZZO PRIMA*

Sora D. Aoi, una ex schiava dei Draghi Celesti figlia di un pirata e di una guerriera esiliata dalla sua isola, per una serie di eventi che l’hanno portata a divenire una recluta di un particolare gruppo di mercenari al servizio del Governo, i ‘Cavalieri Fantasma’, dopo sei anni di allenamenti disumani viene scelta dai capi di quest’organizzazione per succedere un membro morto durante una missione.

Conscia che dopo la cosiddetta ‘Cerimonia di Marchiatura’ anche se fuggisse non potrebbe mai vivere la vita desiderata, la giovane assassina decide di scappare la notte prima della cerimonia, dopo aver rubato con ingegno e ingerito un particolare Rogia custodito a Marijoa temuto dal Governo e dalla Marina, il Mizu-Mizu no Mi.

Dopo un breve scontro con Akainu e Aokiji, Aoi finisce in mare a causa di un colpo dell’Ammiraglio di magma, riuscendo però a salvarsi trasformandosi in acqua e facendosi trasportare da una delle numerose correnti marine. Finisce così in un mare del tutto sconosciuto e, esaurite le forze, sviene e ritorna alla forma originale rischiando di affogare, venendo però raccolta da un particolare pirata il cui nome, anni dopo, è destinato a divenire assai famoso e temuto.

**
 
 - RICORDI DI UN'ASSASSINA (5A PARTE)
UN INCONTRO VOLUTO DAL DESTINO

 
Venne svegliata da dei rumorosi cigolii metallici molto simili a quelli delle porte dei sotterranei di Marijoa. Era la prima volta in sei anni che non cadeva in un sonno degno di tale nome.

A quel pensiero, però, il suo corpo si rizzò automaticamente, facendole trattenere a stento un ringhio di dolore. Perché nessuno dei suoi ‘compagni’ aveva approfittato della sua distrazione per farla fuori e assicurarsi così il posto errante dei Cavalieri Fantasma?! E perché ad accogliere i suoi muscoli doloranti non era stata la solita dura, fredda e maleodorante parete di pietra intrisa del sangue di tutti gli ‘apprendisti’ che non avevano superato le prove, ma un basso materasso che per lei era morbido quanto una nuvola?!

Si strofinò gli occhi stanchi, distrutta, per poi aprirli lentamente dando loro modo di abituarsi alla forte luce bianca che illuminava la stanza a lei sconosciuta. A giudicare dall’odore di medicinali e dalla presenza di due enormi librerie contenenti solo ed esclusivamente libri di anatomia e medicina doveva essere una specie di infermeria.

Quindi non era nei sotterranei, questo ormai era chiaro. Ma allora come c’era finita lì? Nessuno aveva mai curato lei o gli altri ‘apprendisti’, nemmeno dopo le mensili prove mortali dalle quali era sempre uscita almeno con qualche osso rotto o con una ferita profonda.

Si ricordò soltanto in quel momento degli avvenimenti che avevano vivacizzato la notte precedente, portando i tanto desiderati radicali cambiamenti alla sua vita rimasta triste e deprimente per sei lunghi anni. L’ultima immagine che rammentava era la sua amata e gelida pozza nera che la inghiottiva completamente, e la strana ma piacevole sensazione di viaggiare trasportata da una delle tante correnti marine. Non ricordava quando avesse esaurito le energie necessarie per rimanere in totale forma liquida e avesse rischiato seriamente di affogare, ma decise che non aveva la benché minima importanza.

Era libera. Libera di nuovo. Libera davvero. Non sarebbe più stata oppressa da quegli allenamenti e torture inumani. Non avrebbe più dovuto ingerire veleni dopo ogni magro ‘pasto’.

Non avrebbe più dovuto uccidere nessuno per poter continuare a vivere.

Non soltanto tutto era andato secondo i suoi piani, ma qualche anima compassionevole l’aveva pure salvata da una morte che tutto sommato sarebbe stata serena, permettendole così di raggiungere tutti gli obbiettivi che si era prefissata, primo tra tutti tornare dai suoi amati fratelli per poter ricevere dopo tempo immemore quel calore sincero e inestimabile che mai aveva dimenticato.

Era stata bendata con diligenza, e sentì quasi subito il pizzicore dato dall’ago della flebo che aveva conficcato nel braccio destro. Chiunque fosse stato aveva fatto davvero un ottimo lavoro.

Ancora stanca e per nulla intenzionata ad alzarsi Aoi si guardò attorno, alla ricerca di un possibile passatempo, quando una delicata luce azzurro-blu alle sue spalle attirò la sua attenzione.

Si girò bruscamente, trattenendo una colorita imprecazione, per poi dimenticare completamente il dolore o qualsiasi altro pensiero negativo davanti al panorama che si trovò ad osservare: la luce colorata proveniva dalla piccola finestra/oblò presente, e grazie ad essa si potevano vedere gli abissi marini abbastanza illuminati dalla luce del sole che giungeva solo fino ad una certa profondità. L’acqua era perfettamente limpida e immobile, segno che il mare era calmo, permettendole così di ammirare anche le variopinte specie di pesci esotici e anche di alcuni mostri marini che vi nuotavano, seppur sufficientemente lontani dal mezzo su cui si trovava, che intuì essere un sottomarino visto che seppur lentamente si stava muovendo.

Quella fu la prima dimostrazione di quanto la sua vita sarebbe stata meravigliosa finalmente libera da ogni forma di prigionia, fisica o psicologica che fosse stata. Non avrebbe mai ringraziato abbastanza il suo salvatore.

Tuttavia, d’un tratto, un fattore non ancora considerato la colse, ma dopo una rapida analisi si tranquillizzò: “Se fosse stato un sottomarino della Marina sarebbero stati avvertiti che ho ingerito un Frutto del Diavolo e mi avrebbero messo le catene di agalmatolite... Oltretutto non ho mai sentito parlare di sottomarini della Marina! E poi quante probabilità ci sarebbero state di incappare proprio in uno dei presunti pochissimi mezzi di quei bastardi a chilometri e chilometri di navigazione da Marijoa? In ogni caso anche se mi trovassi in pericolo potrei sempre distruggere tutto e sciogliermi in acqua per farmi trasportare da un’altra corrente.” 

D’un tratto la porta della stanza si aprì con un sinistro cigolio, facendole compiere il secondo movimento brusco della giornata e trattenere anche una seconda imprecazione. Forse avrebbe ‘finalmente’, perché in realtà non era così impaziente di farlo, conosciuto il suo salvatore.

Tuttavia rimase seriamente interdetta nel trovarsi davanti nientedimeno che un grosso tizio vestito da orso polare con tanto di tuta arancione, stivali neri ed espressione dannatamente ricordante quella di un orsacchiotto di peluche.

Perché quello era un costume... vero?

L’individuo in questione s’irrigidì nell’incontrare il suo freddo sguardo indagatore, prima di fare un profondo inchino: “Sono lieto che si sia svegliata, signorina! Io sono Bepo, il navigatore di questo sottomarino! Mi scusi se sono un orso parlante!!!”

... Le opzioni erano due: o la stava prendendo in giro o, straordinariamente la più probabile dato il tono sinceramente colpevole del suo interlocutore, la sua ipotesi si era rivelata del tutto errata.

Tutto ciò che il presunto ‘orso parlante’ ottenne fu una sua occhiata stralunata e una frase leggermente impacciata: “... Oh... Beh... credo non ci siano problemi... se sai parlare... Piuttosto... sei tu il capo qui?”

“E-eh? A-ah, no, non sono io...! Ecco... è stato il mio Capitano a mandarmi qui per vedere se si era svegliata... Come si sente?”

“Dolorante un po’ ovunque, ma sopravvivrò.” rispose con naturalezza lei, sorprendendosi da sola: era sempre stata convinta che se e quando fosse riuscita a scappare sarebbe stato molto difficile per lei riabituarsi ai contatti umani, avendo sviluppato per le circostanze in cui si era ritrovata un carattere molto chiuso e diffidente.

Era anche vero che quell’orso di umano aveva ben poco, a parte la capacità di stare in piedi, parlare dandole del lei e scusarsi per essere un orso parlante. E poi con quello sguardo tenero sembrava troppo un pupazzo gigante da strapazzare. Anche se non l’avrebbe mai ammesso lei aveva sempre amato i peluche.

“Per fortuna! Il Capitano sarà felice di saperlo! Sa, è stato lui ad individuarla priva di sensi nel bel mezzo di una corrente! Pensi che stava per essere mangiata da uno mostro marino! Se non fosse stato per lui...”

Aoi sorrise strafottente come non faceva da sei anni a quella parte, potendo finalmente sfogare il suo lato sfrontato e a tratti selvaggio, ribattendo perciò come aveva sempre ribattuto davanti ad ogni provocazione di un nemico o di quello stupido Succo di Frutta di suo fratello maggiore: “Capisco... Beh, il tuo Capitano è o molto sicuro di sé o particolarmente ingenuo, visto che ha raccolto e curato una perfetta sconosciuta in balia delle correnti... Anche se, mio malgrado, dovrò ringraziarlo. Dove si trova in questo momento?”

“È nella sala comandi, probabilmente... m-ma non si alzi! Nelle sue condizioni ha ancora bisogno di riposo! Il Capitano stesso mi ha ordinato di impedirle qualsiasi movimento!”

“Tsk. Questo tuo Capitano mi sembra tirarsela un po’ troppo. Allora chiamalo, se non vuoi che disobbedisca ai suoi ‘ordini’.”

L’orso non fece nemmeno in tempo a rispondere che la porta si aprì mestamente, rivelando così un giovane uomo poggiato sullo stipite. Era sul metro e novanta, con la pelle bronzea e i capelli neri e arruffati, coperti in gran parte da un cappello bianco a macchie nere. Indossava una felpa gialla e nera rappresentante un Jolly Roger e dei jeans maculati. Notò anche dei tatuaggi sulle mani e sugli avambracci lasciati scoperti dalle maniche rialzate, e un paio di orecchini ad anello per lobo. Il mento era adornato da un pizzetto, e due basette sbucavano da sotto il cappello.

Ciò che però colpì maggiormente la ragazza furono gli occhi: sottili e allungati, cerchiati da leggere occhiaie, di un grigio plumbeo che le ricordò subito un cielo tempestoso.

Lo sguardo gelido e imperscrutabile che le rivolse le fece accapponare la pelle, così come la voce roca e profonda: “Non ce ne sarà bisogno. Puoi andare, Bepo. Devo fare alcune domande e un paio di controlli alla nostra ospite.”

“A... aye-aye, Captain!”

L’orso ​polare in tuta arancione uscì rapidamente dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle e lasciandoli inevitabilmente soli.

Aoi trattenne il fiato, prima di fare un respiro profondo e fronteggiare fieramente quello sguardo. Si era ripromessa che se mai fosse riuscita a scappare da Marijoa non si sarebbe più fatta mettere i piedi in testa da nessuno, nemmeno con lo sguardo. Se ai tempi era stata nuovamente catturata era stato solo ed esclusivamente per la sua imprudenza e per la sua debolezza, ed essendo certa che sia Ace che Rufy nel frattempo non avessero smesso un secondo di allenarsi non poteva permettersi di rimanere indietro. Sarebbe diventata molto più forte, al punto da intimorire i nemici con una semplice occhiata.

Presto notò con compiacimento di essersi abituata agli occhi dell’altro, il quale non aveva ancora spiccicato una parola da quando il suo amico orso se n’era andato. Decise di prendere lei l’iniziativa: “E così tu sei il famoso ‘Capitano’ che mi ha salvata dalla corrente e dal mostro marino... Ti dirò, non mi sembri molto felice della tua scelta... Sei per caso venuto qui per rimediare al tuo errore?”

Il moro la guardò ancora più attentamente, prima di piegare le labbra sottili in un ghigno divertito e strafottente al tempo stesso, molto simile al suo: “Sei parecchio sfrontata nonostante la situazione, Ojou-ya*. Non ti hanno insegnato a dare del ‘lei’ alle persone più grandi di te?”

La ragazzina ricambiò il sogghigno, per nulla intimorita: “Di solito il ‘lei’ lo si dà a qualcuno per cui si prova un certo rispetto o timore... Ma al momento io non provo nessuno di questi due sentimenti nei tuoi confronti. E poi a occhio e croce non avrai più di ventidue anni...”

“Infatti ne ho ventuno.”

“Appunto. Se ti dessi del ‘lei’ non ti offenderesti? Figurati che ha dato fastidio a me sentirmi dare del ‘lei’ da quel tuo amico orso... e non ho nemmeno quindici anni.”

“Gli avevo detto di essere gentile e di metterti a tuo agio, ma come al solito Bepo non ha il senso della misura... Sai com’è: è un orso.”

Aoi trattenne una risatina, divertita dalla bizzarra conversazione intavolata con quell’altrettanto eccentrico personaggio. Capì subito che nonostante l’aspetto e lo sguardo leggermente inquietante quel tipo non aveva cattive intenzioni, o almeno non in quel momento. Anche perché se si fosse pentito di averla salvata e avesse voluto ucciderla non avrebbe aspettato che si fosse svegliata, ma l’avrebbe uccisa o rigettata in mare mentre era priva di sensi, avendo probabilmente intuito che aveva ingerito un Frutto del Diavolo.

Invece nel frattempo lui le si era lentamente avvicinato, sollevandole il mento con le dita e guardandola dritta negli occhi: “Che visino grazioso... Peccato che non sia accompagnato almeno da una seconda... Giusto per sapere... sei già ‘diventata signorina’?”

A quella domanda, la possibile stima che avrebbe potuto provare per lui si trasformò in un pugno che venne facilmente evitato: “Ohi, ohi. Che maniere. Non è educato trattare così chi ti ha salvato la vita, Ojou-ya, e nemmeno tanto femminile...”

“Fottiti, stronzo.” sibilò lei nascondendo un ormai inconsueto rossore. L’ultima volta che era arrossita in quel modo era stata ad una delle innumerevoli e imbarazzanti frecciatine di quello stupido Succo di Frutta, e si maledisse quando provò quasi piacere a sentire le sue guance scaldarsi dopo così tanto tempo. Da quanti anni non aveva provato altre emozioni oltre a frustrazione, rassegnazione e tristezza?

“Deduco dal tuo linguaggio scurrile e dai tuoi atteggiamenti che tu non sia stata cresciuta come la futura donnina di casa, ho indovinato?” continuò lui sogghignando, afferrandole il braccio a cui era attaccata la flebo.

“Non fare domande cretine, sottospecie di pedofilo... Ahia!” sobbalzò lei, quando il moro tastò il punto in cui era conficcato l’ago “Ma sei coglione?!”

“No, sono un dottore. E se non la pianti con questi coloriti epiteti mi vedrò costretto a sedarti e ad insegnarti le buone maniere, Ojou-ya. Piuttosto... che Frutto del Diavolo hai ingerito per arrivare fino a qui? La prossima isola è ad una settimana di viaggio da dove siamo ora, mentre la precedente l’abbiamo lasciata cinque giorni fa... Il fatto che tu abbia percorso una così notevole distanza senza rischiare di affogare dopo poco mi fa pensare ad un potere che ti permetta di andare molto veloce e al di sopra dell’acqua... o al di sotto?”

La ragazzina s’irrigidì, sorpresa dall’incredibile intuito del ragazzo: “Ha capito tutte queste cose soltanto vedendomi priva di sensi col suo sottomarino...?! Non so se apprezzare o maledire il suo acume...”

“Dov’è finita tutta la tua baldanza? Per caso quel mostro marino è riuscito a mangiarti la lingua, Ojou-ya? Ci sono andato molto vicino, vero?”

Di risposta ottenne uno sbuffo: “Che palle! Quanto sei insistente! Non hai considerato l’eventualità che io non voglia dirtelo?!”

“Certo che l’ho fatto, ma visto che fino a prova contraria ti ho salvata e curata mi aspetto una risposta. Sono stato magnanimo, ma non credere che ti lascerò andare via senza prima aver saputo qualcosa in più sul tuo conto. Sono pur sempre un pirata.”

“Ah, quindi sei davvero un pirata... E di che ciurma, di grazia?”

“Non cercare di sviare il discorso. Io non sono tenuto a risponderti, mentre tu sì.”

La biondina si morse le labbra, avendo capito che quel tipo non avrebbe mollato così facilmente: “... Te lo dico ad una condizione.”

“Sarebbe?”

“Non devi dire a nessuno di me e dei miei poteri. Il Governo e la Marina molto probabilmente mi credono morta, quindi più ritardo la mia entrata in scena e meglio è. Devo fare parecchie cose prima di potermi permettere di avere quei botoli alle calcagna, prima fra tutte imparare a controllare pienamente i miei poteri... Se tale condizione non ti aggrada puoi pure torturarmi quanto ti pare: non otterrai una parola.”

I due si fissarono per un lungo istante, prima che sulle labbra del moro comparisse un nuovo ghigno: “Il tuo sguardo mi fa capire che davvero moriresti piuttosto che rivelarmi qualcosa di te se non ti dimostrassi fiducia. Immagino che i tuoi poteri siano qualcosa di stupefacente, viste le precauzioni... Va bene, non dirò ad anima viva di averti salvata, men che meno delle tue capacità... Lo giuro sulla mia ciurma.”

Aoi era certa che giurare sulla testa dei propri uomini fosse un gesto alquanto sconsiderato per un pirata non sufficientemente cosciente o certo delle conseguenze, e oltretutto quello stesso pirata le aveva salvato la vita senza chiedere altro che qualche informazione sul suo conto, per cui non fidarsi sarebbe stato il colmo. E poi, malgrado odiasse ammetterlo, quel tipo le ispirava in qualche modo fiducia.

Prese un lungo sospiro, prima di parlare: “Io... Ho mangiato un Rogia da molti ritenuto leggendario e considerato molto pericoloso dal Governo, tanto che prima che ne entrassi in possesso era custodito in una delle torri del palazzo di Marijoa, la ‘Terra Sacra’.”

A quell’affermazione, l’interesse del ragazzo sembrò accentuarsi ulteriormente: “... E di che Rogia si tratta?”

“... Mizu-Mizu no Mi.”

“... Il... leggendario Rogia... che permette di controllare l’acqua e di fondere il proprio corpo con essa...?!” chiese non riuscendo a mascherare una certa sorpresa, prima di ricomporsi “... Ora si spiega come hai fatto a percorrere una simile distanza... Hai viaggiato attraverso una corrente marina, ma quando hai esaurito le energie il tuo corpo è tornato alla forma solida e hai rischiato di affogare in quanto l’incapacità di nuotare vale anche per il tuo Frutto... Pensavo che per un Rogia del genere ci fosse un’eccezione da questo punto di vista...”

“No... Il mio Frutto del Diavolo non è onnipotente come molti pensano. Anzi, ha parecchi svantaggi, a dir la verità, e uno di questi è proprio l’incapacità di galleggiare in acqua nonostante quest’ultima sia il mio elemento: se per un qualche motivo mi ritrovassi in mare l’unico modo per non affogare sarebbe trasformare il mio intero corpo in acqua, ma anche così le mie azioni sarebbero limitate, perché se finissi in una corrente troppo forte non riuscirei ad oppormi e finirei chissà dove... Inoltre basterebbe che anche una sola parte del mio corpo in mare fosse in forma solida per perdere le forze... In acqua dolce, invece, posso anche mantenere una o più parti del mio corpo in forma umana, anche se sempre in modo moderato. Per quanto riguarda l’agalmatolite, questa ha lo stesso effetto che ha su tutti gli altri Frutti.”

“Davvero molto interessante...” sogghignò compiaciuto il ragazzo “Potrei averne una dimostrazione, se non è chiedere troppo?”

La ragazzina si tese, facendosi ancora più seria: “... Ti ho già detto molto più del dovuto... Non so nemmeno chi sei e quale sia la tua fama, e anche se ti sono grata per avermi salvato la vita non posso mettermi più allo scoperto di così.”

“Hai ragione. Va bene, fai finta che non te l’abbia chiesto... Puoi almeno dirmi il tuo nome?”

“... Prima potresti dirmi tu il tuo.”

Il ghigno del pirata si allargò appena: “Non ho mai incontrato una ragazzina così cauta in vita mia... Comunque mi chiamo Law, Trafalgar Law, e sono il Capitano dei Pirati Heart. Piacere.”

“... Aoi, Sora D. Aoi.”

“Oh, una portatrice della misteriosa ‘D.’... Stai diventando un personaggio sempre più intrigante. Ti chiederei di entrare nella mia ciurma, visto che m’ispiri particolarmente, ma da quello che mi hai detto hai già dei programmi, dico bene?”

“Sì... È una lunga storia, ma la prima cosa che mi sono ripromessa di fare una volta che fossi stata finalmente libera era, oltre che imparare ad utilizzare i miei poteri, raggiungere l’East Blue il prima possibile.”

“East Blue? E come mai? È lì che si trova la tua isola natale?”

“No... Però è laggiù che si trova la mia famiglia... Io e i miei fratelli ci eravamo ripromessi che ognuno di noi avrebbe intrapreso il proprio viaggio per diventare pirata una volta compiuti diciassette anni... Ma a causa di una serie di eventi uno di loro è morto mentre io sono stata catturata... Uno degli altri due, il più grande, tra pochi mesi compirà diciassette anni e partirà per la sua avventura... Quindi vorrei tornare prima che accada per salutarlo un’ultima volta e chiedergli se, quando avrò raggiunto anch’io la giusta età, potrò entrare a far parte della sua ciurma. Sia lui che gli altri miei due fratelli hanno sempre ambito a diventare Capitani, ma io non me la sento di portare sulla schiena l’incolumità di altri... non mi perdonerei mai se alcuni miei compagni perdessero la vita sotto il mio comando... Inoltre siamo stati divisi per troppo tempo, e per me la solitudine inizia ad essere pesante da sopportare... Riunirmi a loro è il mio più grande desiderio...”

“... Devi essere molto legata a loro, da come ne parli... Ma dimmi... sei stata una schiava di un Drago Celeste oppure ti sei introdotta abilmente a Marijoa esclusivamente per rubare il tuo Frutto?”

Aoi sorrise amara, sempre più colpita dalla sagacia del ragazzo: “Non ti sfugge proprio niente, eh? Ho il presentimento che farai grandi cose, tu... Comunque sì, sono stata una schiava dei Draghi Celesti, ma solo fino ad otto anni, quando sono riuscita a scappare durante il soggiorno su un’isola dell’East Blue. Con un po’ di fortuna sono stata portata da un bravo pirata sull’isola dove ho conosciuto i miei fratelli, anche se pochi mesi dopo i miei stessi ex padroni sono giunti fin laggiù per una visita nel ricco regno del posto... Hanno sparato a uno dei miei fratelli che voleva andarsene... Ho visto la nave su cui era salito bruciare tra le fiamme e diventare polvere davanti ai miei occhi... E quando quei bastardi sono arrivati sull’isola non ci ho visto più: ho provato ad uccidere chi gli aveva sparato, ma ovviamente sono stata catturata e riportata a Marijoa... Tuttavia, invece di tornare ad essere una schiava sono stata scelta per essere allenata ed educata come una perfetta assassina, finché non ho colto il momento giusto per rubare il Rogia e scappare... Mi stai ascoltando?” domandò infine, notando che Law aveva iniziato a scrutare con attenzione le bende che la coprivano.

“Sì, ti ho ascoltata, e mi stai facendo pentire sempre di più per non averti semplicemente costretta a diventare una della mia ciurma contro la tua volontà. Tuttavia non sarebbe giusto tarparti nuovamente le ali e impedirti di ricongiungerti a loro... Immagino che tu abbia sofferto molto, e io non sono il tipo a cui piace provocare dolore senza un risvolto concreto. Oltretutto mi hai detto molto più di quanto mi aspettassi, quindi deduco di averti suscitato una più che discreta fiducia. Però nulla, a questo mondo, è gratuito, Sora-ya. Fare la tua conoscenza è stato molto costruttivo, ma ciò non toglie che ti abbia salvata, curata e ospitata qui per tre giorni.”

La ragazza sgranò gli occhi, esterrefatta dalla scoperta. Le era sembrato strano che dopo aver passato sei anni a dormire a stento le fossero bastate dieci/dodici ore di sonno, ma non avrebbe mai pensato di aver trascorso tre giorni interi nel mondo dei sogni: “T-tre giorni...?! Ho dormito così tanto?!” 

Il moro annuì, divertito: “Già.”

L’espressione della ragazzina s’indurì: “... Non ho soldi, benché meno ho intenzione di cederti il briciolo di dignità che mi sono riguadagnata riuscendo a farla in barba a quei bastardi dopo sei anni di attesa, in primis dal punto di vista fisico. Piuttosto sono pronta a farmi torturare.” 

“Tranquilla, i soldi non mi interessano, e non voglio nemmeno la tua purezza o qualsiasi altra cosa che potrebbe umiliarti... Sei riuscita a guadagnarti il mio rispetto, e ti assicuro che non è facile. Voglio chiederti una cosa molto semplice, dato che oggi mi sento generoso e tu hai suscitato il mio interesse...”

Per qualche strana ragione, un brivido le corse lungo la schiena.
 
§

Una settimana dopo, finalmente, Aoi poté davvero considerarsi libera da qualsiasi tipo di prigionia o limitazione. Non soltanto era guarita, ma aveva anche ripagato il debito nei confronti di Trafalgar Law.

Non era stato nulla di traumatico, o meglio, non all’apparenza... Tutto ciò che il pirata le aveva chiesto... Beh, era stato di essere la sua tuttofare per una settimana, il che sarebbe potuto sembrare una richiesta più che legittima se non si considerava chi era il suo committente: non soltanto aveva pulito da cima a fondo tutto quel ridicolo sottomarino giallo almeno tre volte, ma aveva anche dovuto cucinare per l'intera ciurma, fare il bucato, revisionare ogni singola tubatura/motore/qualsiasi altra cosa componesse il sottomarino, sistemare i libri dello studio del Capitano e soprattutto sopportare le sue dannate inclinazioni da ‘chirurgo pedofilo da strapazzo’, in quanto non erano mancate domande invadenti sulle sue misure e sull’età in cui era ‘diventata signorina’, benché meno svariati tentativi di approfittarsi della sua ‘carica’ di medico per metterla in imbarazzo e per, a suo parere, molestarla sessualmente.

L’unico lato positivo di tutto quello era stato che non soltanto aveva fatto conoscenza del suo equipaggio, formato interamente da individui o con dei nervi d’acciaio o estremamente stupidi visto che erano sempre riusciti a soddisfare tutte le assurde richieste del loro Capitano, ma questi ultimi erano stati così gentili dal procurarle una piccola barca, assicurando che fosse un regalo e che quindi non dovesse nulla a Trafalgar.

Era ormai il momento dei saluti, o meglio, lo sarebbe stato se lei avesse detto che era intenzionata a partire la sera stessa in cui erano giunti su un’isola. Infatti tutta la ciurma era scesa a terra da qualche ora, e Aoi era intenzionata ad andarsene prima che tornassero. Non le piacevano i saluti strappalacrime, e anche se era loro grata per quello che avevano fatto non si sentiva ancora pronta ad esternare dopo così tanto tempo le sue emozioni. Si era quindi limitata a lasciare un biglietto di ringraziamento generale. Non sapeva se e quando avrebbe perso quella sua gelida maschera che le impediva di instaurare un legame col prossimo. Già con Trafalgar le sembrava di essersi spinta oltre i suoi standard, giustificandosi che fosse stato il senso di gratitudine nei suoi confronti a farla aprire in modo tanto spontaneo.

Ormai il sole si era timidamente nascosto all’orizzonte, tingendo il cielo di un’infinità di colori caldi e accoglienti che man mano divenivano sempre più scuri, fino a raggiungere il blu scuro tipico di una notte serena.

Aoi slegò la barchetta dal grande ed eccentrico sottomarino giallo in quel momento deserto e silenzioso, decisa, quando sentì dei passi provenienti dal ponte dell’imbarcazione farsi sempre più vicini, finché la sua profonda voce asserì: “Ero certo che te ne saresti andata in silenzio, Aoi-ya. Da questo punto di vista io e te ci somigliamo molto.”

“Tsk, non paragonarmi a te, chirurgo da strapazzo...!” esclamò lei puntando i suoi occhi in quelli del pirata. Azzurro e grigio: due cieli e due mari di significato opposto ma complementari, due facce della stessa medaglia.

Celeste e cinereo rimasero uniti per un lungo istante, finché le labbra sottili del Capitano degli Heart non si piegarono immancabilmente verso l’alto: “... Allora presto, Aoi-ya.” sillabò strafottente, essendo stato obbligato a chiamarla per nome.

“A presto, Law.” ricambiò lei prima di dargli le spalle, portare una gamba indietro e far diventare il piede acqua in modo da usarne la forte pressione come propulsore**, allontanandosi rapidamente dalla costa. Un piccolo ghigno si dipinse sul suo viso pallido, soddisfatta: “Tsk, che tipo! Non so perché ma sono certa che sentirò presto parlare di lui!”

Contemporaneamente Law tornò nel suo sottomarino, leccandosi malizioso le labbra: “È davvero un peccato che si fosse già promessa ad un altro pirata.”

Entrambi sapevano che un giorno si sarebbero rincontrati, perché, seppur piccola e acerba, una nuova e bizzarra amicizia era comunque nata da quell’incontro voluto dal Destino.

Note d'Autrice (*):
*: Ojou è l'usuale termine che si usa per rivolgersi a giovani ragazze o bambine sconosciute oppure di famiglie benestanti/famose con l'aggiunta dei tipici suffissi giapponesi -Chan, -San o -Sama (o almeno io l'ho sempre sentito in questi contesti prevalentemente negli shoujo manga/anime, x cui mi scuso se tale definizione fosse in qualche modo errata) e si traduce normalmente con ‘signorina’. Siccome Law si rivolge a tutti (eccetto ai suoi uomini) utilizzando il suffisso -ya ho pensato di fondere le due cose.
**: Non so quanto si sia capito, comunque per intendersi basti pensare ad Ace quando viaggia sulla sua striker facendola muovere tramite l'energia termica dei piedi tramutati in fuoco(?), ma ovviamente qui con l'acqua.

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Capitolo 10
*** 10: Ritorno al Presente - Il Risveglio di Aoi ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...

*TRE ANNI E MEZZO PRIMA*

Sora D. Aoi, dopo aver trascorso sei anni a Marijoa presso il covo dei Cavalieri Fantasma, una setta di mercenari alleati con il Governo, la notte prima della cerimonia che l’avrebbe resa a tutti gli effetti una di loro decide di impossessarsi di un pericoloso Rogia custodito in una delle torri del palazzo e di fuggire, desiderosa di tornare libera e di rincontrare i suoi fratelli Rufy e Ace, il quale prenderà il mare e diventerà un pirata tra pochi mesi.

La sua fuga viene però ostacolata dagli Ammiragli Akainu e Aokiji, i quali cercano uno di ucciderla e l’altro di catturarla. Tuttavia nonostante le difficoltà la ragazza riesce a raggiungere il mare e grazie ai nuovi poteri acquisiti si allontana a grande velocità dalla capitale del Governo attraverso una corrente marina, prima di perdere i sensi per la stanchezza e di venire soccorsa in tempo dalla ciurma di Trafalgar Law, a quel tempo un giovane pirata non ancora molto conosciuto.

Qui viene curata e racconta al futuro Chirurgo della Morte la sua storia, instaurando con lui un’amicizia molto particolare per entrambe le parti, e una volta saldato il suo debito attraverso numerosi lavoretti prende finalmente il mare per tornare nell’East Blue e raggiungere i suoi fratelli, inconsapevole che le ci vorranno ben tre anni e mezzo per poterli rincontrare entrambi in una critica circostanza.

§

Si torna ora a dove avevamo lasciato il presente e i suoi protagonisti, reduci ormai da due giorni di una sanguinosa guerra che verrà per sempre ricordata nella storia come l’evento che ha segnato la fine di un’Era e l’inizio di un’altra.

 
 - RITORNO AL PRESENTE
IL RISVEGLIO DI AOI

**
 
Quattro bambini stavano discutendo su una scogliera, sicuri come non mai delle parole che stavano pronunciando.

Era stato uno di essi, un biondino a cui mancava un dente, a cominciare il discorso, dopo aver confessato le sue vere origini di nobile: “Ace, Rufy, Aoi! Un giorno noi prenderemo sicuramente il mare! Salperemo da quest’isola... e finalmente saremo liberi! Voglio visitare un sacco di posti strani e sconosciuti e scrivere un libro su tutto ciò che vedrò! Se dovrò imparare la navigazione lo farò, non importa quanto dovrò impegnarmi! Dobbiamo diventare ancora più forti... Soltanto così saremo dei veri pirati!”

“Shi, shi, shi!!!” ridacchiò solamente il più piccolo dei quattro, un moretto sorridente con un buffo cappello di paglia in testa.

“Tsk... Ovviamente!” incrociò le braccia al petto l’unica femmina del gruppo, una ragazzina con un arruffato caschetto biondo cenere e due grandi occhi celesti.

Il quarto, anch’egli moro ma con una spruzzata di lentiggini sulle guance si avvicinò al dirupo, contemplando sorridente il cielo azzurro: “Non c’è bisogno che tu me lo dica! Io diventerò un pirata, sconfiggerò chiunque si metterà sulla mia strada... e mi guadagnerò il tipo di gloria di cui sono fatti i sogni! Soltanto così la mia vita sarà degna di essere vissuta! Non importa se i bastardi di questo mondo non mi riconoscono o non mi accettano... Mi odino pure quanto vogliono! Io non fuggirò, non perderò... E non importa come... ma il mio nome sarà conosciuto in tutto il mondo!!!”

“Shi, shi, shi! Davvero?” continuò a ridere il moro più piccolo, avvicinandosi all’altro “Allora... IO DIVENTERÒ... RE DEI PIRATI!!!” strillò solenne, lasciando gli altri tre di sasso.

“... Ah...”

“Tsk... moccioso...!”

“Tra tutte le cose che potevi dire...”

Il biondo alla fine scoppiò a ridere, divertito: “Ah, ah, ah! Sei davvero fuori di testa, Rufy! Sei uno da tenere d’occhio, poco ma sicuro! E tu, Aoi?” domandò incuriosito alla bambina.

“Cosa?”

“Tu... non hai un sogno?”

“Mh... Ecco...”

“Ah! Lo immaginavo! Non hai nemmeno un sogno! D’altronde si sa che le femmine non sono tagliate per diventare pirati o farsi un nome!” sghignazzò il moro con le lentiggini, lanciandole un’occhiata di sfida.

“P-parla per te, dannato Succo di Frutta ambulante! Certo che ho un sogno, ma non vedo perché dovrei dirvelo!” ribatté infatti quella sempre con le braccia incrociate al petto, girando indignata la testa.

“E dai! Noi siamo amici! E poi noi abbiamo già detto quali sono i nostri sogni!” si lamentò il più piccolo “Dai! Io voglio saperlo!”

Il moro più grande tornò all’attacco: “A meno che... Il tuo sogno non sarà mica sposarti con uno di noi, spero!”

La bimba arrossì vistosamente, lanciandosi subito alla carica verso il più grande venendo però trattenuta dal biondino: “E SE TI SPINGESSI GIÙ DALLA SCOGLIERA, BASTARDO DECEREBRATO?!”

“N-no, Aoi! Ace, piantala di prenderla in giro! Se non vuoi dircelo non fa niente...”

La ragazzina si liberò dalla presa del biondo, avendo abbandonato il proposito di spingere giù l’altro: “Tsk! Lo faccio solo perché sono stanca di venire presa in giro da quel cretino! Io... non so se definirlo un sogno, il mio... è più che altro un obbiettivo che voglio raggiungere ad ogni costo. Io... voglio sapere chi sono.”

“Sapere... chi sei?”

“Sì. Come sapete sono diventata una schiava quando avevo appena due anni... e non ho ricordi antecedenti alla mia cattura... Tutto ciò che so è che mio padre era un pirata, e mia madre una guerriera che era stata cacciata dalla sua isola natia... Entrambi sono morti, quindi non posso nemmeno mettermi alla loro ricerca... Però... però sono certa che qualcuno li conoscesse davvero! Quindi voglio incontrare le persone con cui i miei genitori sono venuti a contatto! Voglio raggiungere l’isola natia di mia madre e chiedere di lei... e poi cercare qualche possibile sopravvissuto della ciurma di mio padre! Questo è il mio obbiettivo! E allo stesso tempo voglio diventare forte, così forte da non permettere a nessuno di sottovalutarmi perché sono una femmina! Voglio essere libera di fare quello che voglio, di perseguire i miei ideali senza rendere conto a nessuno! Voglio un’identità di cui essere fiera, poter urlare al mondo: ‘Questa sono io, e sono orgogliosa di esserlo!’!”

“... Oh...”

“Mh...”

“Ah...”

La bambina arrossì nuovamente, imbarazzata: “C-che accidenti di commenti sono?! Eravate voi che volevate sapere cosa volevo! Avete qualcosa in contrario?!”

“No, no...! Solo che... il tuo è un obbiettivo veramente bello e profondo! Ti auguro vivamente di raggiungerlo!” affermò convinto il biondo, sorridendole.

“Sabo...”

“Mio malgrado gli do ragione, Asse da Stiro... Essere fieri della propria identità e voler essere liberi... sono due cose importanti anche per me... Quindi spero che un giorno diventeremo degni rivali!” si aggiunse il moro con le lentiggini.

“Ace...”   

“Per me tu sei già fortissima, e secondo me chi giudica una persona solo perché è maschio o femmina è davvero stupido! Anch’io spero che dimostrerai al mondo che anche le ragazze possono essere forti e libere di fare quello che vogliono!” concluse il più piccolo, stringendo ancora più a sé il cappello di paglia.

Alla bambina cominciarono a tremare le labbra, che provvide a mordere subito, e si strofinò gli occhioni lucidi ancora prima che rischiassero di lacrimare: “... A-accidenti a voi...! C-come se io mi commuovessi per così poco...!”

“Ma se ti stai trattenendo a malapena?!”

“C-chiudi quella bocca, Succo di Frutta con la faccia da schiaffi!”

**

Riprese con lentezza estenuante i sensi, corpo e mente così intorpiditi da non averne il benché minimo controllo. Aveva sognato il passato, forse. Non era la prima volta che le succedeva, anzi: durante i suoi sei anni di prigionia a Marijoa, quando riusciva a cadere in uno stato leggermente più incline al sonno che non alla veglia, erano quelli gli unici momenti in cui poteva trascorrere, seppur soltanto in quel mondo onirico, del tempo con i suoi adorati fratelli.

Dove si trovava? Cos’era accaduto? Quanto tempo era passato da quando aveva perso i sensi? Ma soprattutto... Ace, Rufy... il Babbo... e tutti gli altri... dov’erano finiti?

Prima di provare ad aprire gli occhi cominciò a fare mente locale sugli eventi che l’avevano fatta finire lì, ovunque si trovasse. Era corsa a Marineford attraverso le correnti marine perché quei bastardi della Marina volevano giustiziare Ace, arrivando all’inevitabile scontro con Barbabianca. Quando era arrivata sul campo di battaglia aveva scoperto che oltre alla ciurma del vecchio c’era pure Rufy assieme a dei detenuti di Impel Down, ed era stato proprio lui a togliere le manette ad Ace.

Poi, quell’idiota di un Succo di Frutta aveva abboccato come un cretino alle provocazioni di Akainu, rischiando di venire trapassato da un pugno di magma. Lei era intervenuta prima che gli sforzi di tutti divenissero vani, e mentre quei due imbecilli dei suoi fratelli le avevano obbedito e si erano messi in fuga lei aveva intrapreso l’agognata lotta contro quel cane bastardo, alla quale poi si erano aggiunti anche Aokiji e Kizaru. Lei era stata assistita da Barbabianca in persona e dal suo Primo Comandante Marco la Fenice.

Aveva fatto il culo a quel cane di magma, ma era rimasta gravemente ferita per il troppo sforzo e per aver fatto da scudo al vecchio, e con il suo attacco finale aveva esaurito anche le ultime energie rimaste ed era svenuta sul campo di battaglia. Non ricordava altro...

Doveva essere stata portata via dalla guerra, poiché l’unico rumore presente era quello della macchina collegata alla mascherina che aveva sul viso. Il suo corpo, seppur dolorante, era nuovamente intero. Avvertì la dolce sensazione dell’acqua tiepida che avvolgeva le sue membra stanche e martoriate, sentendo di essere completamente immersa.  

Aprì lentamente gli occhi e si rese così conto di trovarsi totalmente a mollo in una vasca trasparente più simile ad un acquario, senza affogare grazie alla mascherina che le donava ossigeno. Si guardò stancamente attorno, riconoscendo quasi subito la stanza quasi del tutto buia in cui si trovava. Collegò quel locale assai familiare alla sagacia con la quale era stata curata: soltanto una persona di sua conoscenza avrebbe potuto escogitare un simile modo per ricomporre il suo corpo letteralmente a pezzi.

Con un piccolo sforzo portò la testa in superficie, venendo avvolta dal tepore della stanza oscura dovuto alla presenza dell’acqua tiepida. Le uniche luci presenti erano il delicato barlume bluastro proveniente dalla piccola finestra/oblò della stanza e una piccola spia rossa sovrastante la porta, molto simile ad un allarme.

Dopo nemmeno un minuto quella stessa luce si spense e la porta si aprì, portando un chiarore leggermente più accentuato che venne però coperto dall’alta figura che si stagliò sull’uscio: “Finalmente hai ripreso i sensi, Aoi-ya. Mi sembri stare molto meglio, rispetto a quando ti hanno lasciata alle mie cure.” sogghignò una pacata e roca voce maschile che conosceva bene. Il ’-ya’ alla fine le tolse ogni possibile dubbio.

La ragazza si portò faticosamente un braccio alla bocca, abbassando la mascherina e respirando a pieni polmoni l’aria calda e un po’ umida, prima di sospirare: “Mio malgrado, sono felice di essere finita nuovamente nelle tue grinfie, Trafalgar: soltanto tu avresti potuto curarmi con tale abilità.”

Il ghigno del moro si allargò: “Oh. Il coma deve aver stabilizzato tutti gli estrogeni che ti fanno sempre sembrare mestruata. Non mi sarei mai aspettato un ringraziamento e un complimento proprio da te, in fila per giunta.” commentò ironicamente il Capitano di Heart.

“Se vuoi che t’insulti e ti prenda a pugni basta chiederlo, chirurgo da strapazzo con inclinazioni sadiche e perverse. Ce l’ho ancora a morte con te per i tuoi perversi tentativi di abbordaggio.” sputò infatti lei guardandolo di sbieco. Anche se i due si sarebbero potuti azzardare a definirsi ‘amici’ a lei non era mai andato granché a genio l’atteggiamento strafottente del Chirurgo della Morte, men che meno le sue insopportabili battutine.

Law le si avvicinò, sollevandole il mento con le dita continuando a ghignare con una strana luce negli occhi: “Non dovresti parlarmi così nelle tue condizioni, Aoi-ya... Essendo fortemente indebolita... sei automaticamente alla mia mercé.” asserì leccandosi le labbra e calcando sulle ultime parole, abbassando lentamente lo sguardo.

“Che cosa intendi con...”-

Istintivamente Aoi s’irrigidì, non percependo fastidio alcuno nel venire accarezzata dall’acqua appena tiepida, fastidio che invece avrebbe dovuto percepire se avesse indossato degli indumenti o delle bende bagnate.

Ecco dove voleva arrivare quel bastardo.
 
§

Fu questione di pochi istanti perché il Chirurgo della Morte si ritrovasse scaraventato fuori dalla stanza che venne subito chiusa a chiave, fradicio fino all’osso, sbattuto violentemente contro la dura e fredda parete metallica di uno dei tanti corridoi del suo sottomarino.

“Capitano! Che ti è successo?!” accorsero subito Shachi e Penguin, due dei suoi sottoposti, entrambi allarmati.

“Sei bagnato fradicio! E cos’era il botto di poco fa?!”

“... La cura ha funzionato a meraviglia. È tornata forte e vigorosa come al solito.” commentò soltanto tra sé e sé, alzandosi come se nulla fosse “Vado a farmi una doccia veloce. Mantenete la rotta e tenete d’occhio i pazienti, in particolare Aoi-ya. Conoscendola vorrà subito rimettersi in piedi: impediteglielo.”

“E-e come?”

“Vi lascio libero arbitrio sul metodo.”

“A-aspetta, Capitano!”

“Non puoi lasciarci soli in sua balia! Lo sai di cosa è capace se si arrabbia! Non vogliamo vivere un’altra esperienza come quella di tre anni e mezzo fa!”

Law non si voltò nemmeno, in parte infastidito e in parte divertito dall’istantanea reazione della ragazza: “È davvero cresciuta dal nostro ultimo incontro... Anche se i suoi seni sono ancora un po’ deludenti...”

§

Nella ‘sua’ stanza, intanto, Aoi era ancora appallottolata su se stessa nella vasca, con la testa pulsante e le guance rosse e accaldate. Era sicura che mai avrebbe digerito il fatto che quel bastardo di Law l’avesse vista nuda in tutta tranquillità. Già tre anni e mezzo prima l’aveva assillata con le sue inclinazioni da pervertito...! Chissà poi che non se ne fosse approfittato mentre era stata in quella specie di coma...

“Giuro che un giorno gli staccherò palle e pizzetto e glieli farò ingoiare! Quella sottospecie di dottore perverso e insopportabile... Chiederò al Babbo di sbriciolarlo assieme al suo ridicolo sottomarino...!” meditò, stringendosi ulteriormente nelle spalle “... Già... chissà se... lui e tutti gli altri tanno bene... Io sono stata portata in salvo, però... Babbo... Ace... Rufy... Jinbē... e tutti voi, ragazzi... Vi prego... non lasciatemi di nuovo sola... Io... L’unica cosa che voglio è che stiate tutti bene... È soltanto grazie a voi se non sono mai caduta totalmente nell’abisso oscuro e sanguinoso in cui hanno cercato di portarmi... se sono ancora umana...”

Nonostante la porta chiusa aveva sentito chiaramente Law ordinare a due dei suoi uomini di impedirle di uscire, e decise che sarebbe stata lì fino a che non avessero raggiunto l’ignota destinazione prevista dal Chirurgo della Morte. Non aveva voglia di passare per la solita ribelle scalmanata, anche perché si sentiva ancora stanca, e se da un lato desiderava avere delle risposte dall’altro aveva paura di affrontare una probabilmente crudele realtà. Una più di tutte aveva preso ad inquietarla non poco.

Per sicurezza s’infilò nuovamente la mascherina della macchina ancora in funzione, immergendosi nella grande e spaziosa vasca. L’acqua la lambiva dolcemente, alleviandole i numerosi dolori che la turbavano, e l’oscurità che la circondava le dava l’impressione di stare vagando per i profondi abissi oceanici che aveva visitato tante volte unendosi alle varie correnti grazie ai suoi poteri.

Chiuse lentamente gli occhi, fino a tornare in un dolce stato di veglia. Le sembrò di sentire delle delicate e amorevoli braccia stringerla ad un corpo altrettanto morbido e caldo, e si abbandonò a quella dolcezza così rassicurante quanto surreale. Non era la prima volta che avvertiva quella sensazione, che lei aveva identificato in un modo tutto suo.

“... Mamma...”

Con quella nostalgica sensazione di cui non aveva ricordi nitidi si addormentò, inconscia che il luogo in cui lei e i suoi fratelli erano diretti avrebbe fatto luce su una parte importante del suo passato.
 

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Capitolo 11
*** 11: Arrivo ad Amazon Lily! - Il Calore di un Abbraccio Fraterno e l'Amore Travolgente di una Kuja ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...
 
Dopo essere giunto a Marineford perché intenzionato a dare un suo contributo nella guerra, Trafalgar Law accoglie sul suo sottomarino Rufy, Ace, Aoi e Jinbē, ai quali presta subito le dovute cure.

Ace, essendo il primo dei tre fratelli a svegliarsi, viene divorato dai sensi di colpa per la scomparsa di Barbabianca e di molti dei suoi compagni e per aver portato alla perdita di coscienza Rufy e Aoi che, scopre da Law, essere entrambi ancora vivi ma sotto terapia intensiva.

Rimasto solo, Pugno di Fuoco si concede un pianto liberatorio, cadendo nuovamente in un sonno profondo.

Il giorno dopo è Aoi a svegliarsi, e capisce di essere stata portata via dal Chirurgo della Morte, artefice del suo salvataggio dopo la sua fuga da Marijoa tre anni e mezzo prima e con il quale ha instaurato un particolare rapporto di amicizia.

Ancora stanca e stravolta dalla lunga guerra a cui è scampata e preoccupata per la ciurma di Barbabianca e per i suoi fratelli Aoi decide di rimanere nella vasca di rigenerazione in cui Law l’ha messa per curarla, addormentandosi nell’attesa di raggiungere un’isola a lei ignota.
 
 - ARRIVO AD AMAZON LILY!
IL CALORE DI UN ABBRACCIO FRATERNO E L'AMORE TRAVOLGENTE DI UNA KUJA

Il suo sonno venne interrotto da delle urla piene di rabbia e dolore, facendola trasalire. Si accinse ad uscire dalla vasca, quando un violento scossone la fece nuovamente ricadere in acqua.

“Che accidenti sta succedendo?!”

Rimase in ascolto, tesa, mentre gli scossoni cessarono al contrario delle urla. Si sentì mancare quando riconobbe quella voce: “ACEEE!!! AOIII!!! DOVE SIETEEE?!”

“R-Ru... Ru... fy...”

Si levò la mascherina e uscì di corsa dalla vasca e dalla stanza indossando la prima cosa che trovò, ovvero una grande maglia nera che le arrivava alle ginocchia, la quale le era stata messa a disposizione sulla sedia accanto alla vasca. Il sottomarino pareva deserto, e la cosa la inquietò non poco.

Seguì le urla, rimanendo shockata quando notò un enorme buco sul tetto dell’imbarcazione. Ringraziò che fossero riemersi, perché altrimenti sarebbero morti tutti affondando con l’intero sottomarino. Saltò fuori dal buco senza pensarci troppo, vedendo subito tutto l’equipaggio di Law, Jinbē e Rufy sulla costa di un’isola che non conosceva. Considerando la posizione del sole doveva essere pomeriggio inoltrato.

Il suo fratellino continuava a correre da una parte all’altra, come indemoniato, urlando a squarciagola il suo nome e quello di Ace e continuando a scaraventare via i poveri Pirati Heart che tentavano di fermarlo: “DOVE SONO ACE E AOI?! LORO... LORO NON SONO MORTI!!! DEVO ANDARE DA LORO!!!”

Con un balzo arrivò fino alla costa, proprio alle spalle di Rufy. Per un attimo ebbe il timore di non avere voce, ma fortunatamente si sbagliò: “Rufy... Calmati, Rufy...!”

Il moro a quella voce si fermò con un sobbalzo, per poi girarsi lentamente verso di lei. Era bendato come una mummia, e la faccia era smunta e bianca come un cadavere. Il suo quasi perenne sorriso non c'era, così come assente era il suo inseparabile cappello di paglia. Si chiese cosa accidenti potesse essere successo dopo che era svenuta per ridurre il suo fratellino in quello stato.

Gli occhi neri di Rufy divennero lentamente lucidi, mentre il ragazzo di gomma si morse le labbra per trattenere le lacrime, che però scesero prepotentemente rigandogli il viso: “A... A-Aoi... Aoi... A-Aoi...!!!”

Nel vederlo in quello stato gli sorrise nel modo più dolce che poté, avvicinandosi piano a lui. Venne travolta da una stretta disperata, avvertendo subito tutta la paura e l’angoscia che Rufy doveva aver provato nel vederla ridotta a quel modo. Lo strinse forte a sua volta, sollevata come non mai di poterlo riabbracciare dopo così tanti anni e soprattutto lontani da ogni pericolo.

Lo sentì singhiozzare senza sosta il suo nome e quelle calde lacrime bagnarle la spalla. Gli accarezzò delicata l’arruffata zazzera corvina, la felicità e il sollievo superiori a qualsiasi altro sentimento. Non credeva che dopo così tanti anni di lontananza si ricordasse ancora come fosse essere una sorella maggiore, così come non pensava che l’abbraccio di un proprio caro potesse essere così rassicurante. Da piccola non le era mai piaciuto quel tipo di effusioni essendosi abituata ad essere trattata come un animale, mentre quando avrebbe potuto cominciare ad apprezzarle era stata portata via da quei maledettissimi Draghi Celesti. Aveva perso tanti aspetti preziosi e importanti della sua vita a causa di quei bastardi.

“Stai tranquillo... Sono qui... e non me ne vado... Accidenti... avresti potuto bussare e chiamarmi, anziché fare una simile scenata... Mi pareva di averti detto che non sarei morta laggiù... Lasciarti alle cure di quello stupido fratello maggiore non era nei miei progetti, soprattutto dopo il macello che ha combinato...”

“P-però... però...! I-io... t-tu... H-ho... sognato che il tizio di magma... e Ace... e-e poi... e-e poi non c’eravate più...!” farfugliò in modo confuso Rufy, affondando il viso nella sua lunga chioma umida “I-io... io odio... stare da solo...!” concluse con lo stesso tono di quando era bambino, facendola sorridere. La sua parte di moccioso piagnucolone era rimasta invariata.

“Lo so... Su questo sei rimasto tale e quale a dieci anni fa... Se Ace ti vedesse ora non so se riuscirebbe a non innervosirsi...”

Quell’abbraccio sembrò non finire mai, ma ad Aoi non importava, perché parte della sua tristezza e frustrazione evaporarono come acqua a contatto col fuoco. Tuttavia sarebbero del tutto scomparse solo una volta riabbracciati anche quello stupido di un fratello maggiore, il Babbo e la sua nuova ciurma, sempre che la sua richiesta fosse ancora valida.

Lentamente Rufy si calmò e si staccò gradualmente dall’abbraccio della sorella, asciugandosi poi le lacrime e trattenendo a fatica i singhiozzi: “... P-però... A-Ace... A-Ace è...”

“Ace-San è vivo, Rufy-Kun. Non preoccuparti.” lo rassicurò Jinbē accennando ad un sorriso “Evidentemente i ricordi di tutte le atrocità a cui hai assistito durante la guerra ti hanno procurato un incubo particolarmente realistico.”

“D-davvero?! A-Ace... A-Ace è... vivo...” ripeté sollevato come non mai, mentre le ginocchia gli cedettero facendolo cadere a terra e altre piccole lacrime gli rigarono le guance.

Aoi scattò accovacciandosi accanto a lui, apprensiva come una madre: “E-ehi! Ti senti male...?!”

“N-no... S-sono... sono solo stanco e sollevato!” sorrise a trentadue denti il giovane tamponando quegli ultimi piccoli rivoli d’acqua salata sul viso, la tristezza di poco prima già divenuta un ricordo.

Aoi sospirò, rincuorata che non gli fosse accaduto nulla di grave. Lentamente, però, quel sollievo si trasformò in una specie di rabbia con una punta di rammarico: “Dannazione...! Sei il solito incosciente, Rufy! Quando accidenti imparerai a contare fino a dieci prima di fare la prima cazzata che ti viene in mente?!”

Di tutta risposta il ragazzo di gomma piegò la testa di lato, perplesso: “Cosa intendi?”

“Cosa inte... ma non vedi come accidenti sei ridotto, brutto babbeo che non sei altro?! Uno zombie di Moria è messo meglio di te! Che cazzo ti è saltato in mente di infiltrarti ad Impel Down e poi di venire a Marineford?! Ti rendi conto che hai sfiorato la morte almeno una trentina di volte?!”

“E che cosa avrei dovuto fare?! Lasciare che facessero del male ad Ace senza fare niente?! E poi anche tu sei arrivata per salvarlo, e fino a non so quanto tempo fa eri in una pozza di sangue con soltanto metà del corpo! Tu più di tutti hai rischiato di morire!” ribatté l’altro, arrabbiato “I-io... non me lo sarei mai perdonato se ti avessi persa di nuovo dopo averti creduta morta per dieci anni! Sei tu l’incosciente!!!”

“Tsk! Come se fossi potuta morire contro quel botolo di magma! Io posso rigenerare anche il cuore se ho dell’acqua a disposizione! Tu sei soltanto un Moccioso di Gomma che non sa quello che fa!” gli rimbeccò lei.

“Intanto sono sicurissimo che potrei batterti senza problemi!”

“Non sfidare la sorte, marmocchio! Devo ancora farti il culo a strisce porpora per tutte le emerite cazzate che hai combinato da quando sei diventato un pirata!!! Mai una volta che la tua taglia sia aumentata per piccolezze!!! Possibile che non potessi accontentarti di distruggere un paio di Basi della Marina?! Prima hai bruciato la bandiera del Governo e sconfitto la CP9, poi hai dato un pugno ad un Drago Celeste e adesso hai fatto quel macello a Impel Down e Marineford! E poi che hai intenzione di fare?! Sfidare a duello uno dei Quattro Imperatori, per caso?!”

“Lo farò se ne avrò voglia, perché io sono l’uomo che diventerà Re dei Pirati!!!”

“E dove saresti uomo, Moccioso di Gomma...?!”

“Ok, basta così. Se volete fare a botte dovrete aspettare fino a che non sarete del tutto guariti!” s’intromise Jinbē dividendoli “Non c’è dubbio che siate stati entrambi due emeriti incoscienti...! Rufy-Kun, ho davvero apprezzato tutto quello che hai fatto per me, per Ace-San e per la ciurma del Babbo, ma ora come ora devi solamente riposare! Se ti agiti troppo le tue ferite rischiano di riaprirsi, e tutto il lavoro fatto da Trafalgar-San andrà buttato al vento! E lo stesso vale per te, Aoi-San! Certo, con l’idroterapia a cui sei stata sottoposta le tue ferite si sono totalmente rimarginate e il tuo corpo è di nuovo intero, ma lo capisco dai tuoi movimenti e dalla tua faccia come la stanchezza ti stia cadendo addosso tutta in una volta, adesso che è tutto finito. E non sono l’unico che la pensa così!”

“Tsk! Ma se sto benissimo! Potrei fare il culo a quel bastardo di magma altre dieci volte!” si vantò la biondina, esibendo un ghigno strafottente e incrociando le braccia al petto come quando era bambina.

“A proposito di ‘culo’, Aoi-ya... Per quanto tu sia attraente nella mia maglietta, ti converrebbe metterti qualcosa sotto... è sufficiente una raffica di vento...” intervenne con un ghigno divertito e perverso il Chirurgo della Morte, accentrando così gli sguardi perplessi e leggermente imbarazzati dei presenti su di lei.

“... Intendi dire... che sotto Aoi non ha le mutan”-

“RUFYYY!!! CHIUDI QUELLA BOCCA!!!” strillò indemoniato l’oggetto della discussione tirando un duro calcio sul muso del moro, facendolo rimbalzare per via del suo corpo gommoso.

“COSÌ LO UCCIDI!!!” urlarono in coro i Pirati Heart.

“Date la colpa al vostro Capitano bastardo!!! Dove cazzo sono i miei vestiti, Law?!”

Il sogghigno del Chirurgo della Morte si allargò: “Semplice, mia cara Aoi-ya... essendo stata colpita per metà da del magma puro, la parte destra di tutti i tuoi indumenti è andata bruciata, compresa la tua deliziosa biancheria intima, mentre quella sinistra era un ammasso di stracci. Ho buttato tutto poco dopo averti messa nella vasca per l’idroterapia.”

“Tu... Tu... avresti buttato i miei vestiti...?!” ripeté a denti stretti la ragazza, il viso più rosso della camicia di Akainu.

“Puoi pure perlustrare il mio sottomarino, se non mi credi. Ma anche se ne trovassi i resti dubito che potresti indossare le tue mutandine come sono adesso...”  

“Un giorno di questi io ti...”-

“RUFYYY ♥?!” chiamò all’improvviso una voce femminile dal tono melodioso e felice, mentre dalla selva uscì una bellissima donna, alta e dal fisico prorompente, con lunghi capelli corvini e seducenti occhi azzurri dalle lunghe ciglia. Indossava un’elegante camicetta rossa a maniche lunghe rosa che le arrivava poco sopra l’ombelico, con una mostruosa scollatura che le lasciava scoperto gran parte del florido seno candido, assieme ad una lunga gonna rossa, rosa e verde decorata da motivi molto particolari, la quale metteva in mostra le lunghe gambe. Infine sulle spalle portava un lungo mantello bianco, molto simile a quello dei Viceammiragli della Marina, e ai piedi un paio di scarpe rosse dai tacchi vertiginosi. Sulle orecchie pendevano due bellissimi orecchini dorati a forma di serpenti arrotolati, ed era sempre un enorme serpente anche quello che sembrava quasi fasciarle il sinuoso corpo, bianco a chiazze rosse con in testa uno strano copricapo simile a un teschio, da dietro il quale scendeva un’eccentrica criniera celeste.

Alle sue spalle apparvero presto altre donne, tutte vestite con degli attillati bikini di pelle di vari colori abbinati a delle gonne esageratamente corte e tutte con un serpente avvolto attorno alla vita. Due di loro, probabilmente delle gigantesse, avevano appresso anche due enormi carriole piene di ogni tipo di frutta, verdura e carne immaginabili.

Aoi trattenne il fiato, quando si rese conto di avere davanti nientedimeno che la famosa Imperatrice Pirata, indiscussa sovrana di quell'isola e unico membro femminile degli Shichibukai, Boa Hancock.

Il modo in cui Rufy la salutò la lasciò ancor più interdetta: “Ah! Hancock! Ciao! E ciao anche a voi, ragazze!”

“Ciao, Rufy!” lo salutarono entusiaste le donne, sorridendogli. Aoi cominciava seriamente a non capire che accidenti stesse succedendo. Ad un certo punto una consapevolezza la travolse con una potenza pari ad un colpo di Barbabianca: se come aveva capito la guerra era finita Boa Hancock non sarebbe potuta apparire così, benché meno portandosi dietro quelle donne vestite in quei modi così tribali quanto in un certo senso sensuali, a meno che... non fossero stati portati proprio su quell’isola.

La donna in questione la scrutò, sospettosa, prima di rivolgere uno sguardo amorevole e luminoso al fratello: “Oh, Rufy! Allora ti sei davvero ripreso! Come sono sollevata!” esclamò con un tono dolce come il miele, portandosi timidamente le mani alle guance che si erano imporporate “Ero così in pena per te, quando ti ho visto svenire durante la battaglia!”

“Ah! Quindi siamo su Amazon Lily! Ecco perché mi pareva familiare!” ridacchiò il suo fratellino come se nulla fosse, confermando in pieno la sua deduzione. Si sentì quasi mancare il respiro.

“Sì! Ho detto ai pirati che hanno curato te e tuo fratello che potevano portarti qui, in modo che la Marina non potesse seguirci! Puoi trattenerti qui per tutto il tempo che vuoi, e lo stesso vale per tuo fratello! A proposito... dov’è?”

“Ah, Ace? Beh, Jinbē mi ha assicurato che sta bene, però... non è ancora uscito...”

“Conoscendolo se la starà dormendo nella grossa...” meditò ad alta voce l'ex assassina, ancora leggermente scossa.

“Shi, shi, shi! Mi sa che hai proprio ragione!”

Aoi sobbalzò appena quando si sentì addosso lo sguardo indagatore della bella Principessa Serpente. Si sentì subito in dovere di chinarsi al cospetto di quella donna, per la quale sentiva di nutrire un enorme rispetto poiché sovrana della tribù di guerriere da cui discendevano anche sua madre e lei, le Kuja: “L... L-la ringrazio infinitamente per aver deciso di ospitare i miei fratelli nonostante le vostre durissime leggi...! È soltanto grazie a lei se siamo ancora tutti vivi e al sicuro...!”

Si sorprese, nel sentire la melodiosa voce della Principessa tremare leggermente: “H-hai detto... fratelli...?!”

“Sì! Aoi è mia sorella maggiore proprio come Ace! Come con lui non abbiamo legami di sangue, ma siamo fratelli di principio, anche se siamo stati divisi dopo poco tempo...! Ha un anno in più di me!” spiegò allegro Rufy lasciando tutti senza parole, a parte Jinbē e Law che lo sapevano già.

Le Kuja iniziarono a bisbigliare tra loro, mentre Aoi fece appena in tempo a tirare su il capo che le sue mani vennero avvolte da quelle candide dell’Imperatrice Pirata, la quale la guardò dritta negli occhi: “Ti prego di perdonare la mia ignoranza, Onee-Sama! Non sapevo che Rufy avesse anche una sorella maggiore... ma avrei dovuto riconoscere subito la prode fanciulla che è andata in soccorso suo e di suo fratello! È un onore per me fare la tua conoscenza, e non ti ringrazierò mai abbastanza per quello che hai fatto!”

L’espressione che si dipinse sul volto della giovane assassina fu molto simile a quella fatta tre anni e mezzo prima alla vista di Bepo, l'orso della ciurma di Law: “O... O-Onee... Sama...?”

“Ah... Ho conosciuto anche la sorella maggiore del mio Rufy... la mia amatissima e futura sorella...!” si disse fra sé e sé Hancock con uno sguardo sognante, lasciandola sempre più... stordita, ecco, stordita era la parola adatta.

“... SORELLA?!”

Una possibile risposta a tutta quella situazione le nacque quasi spontanea, ma la accantonò subito per la sua stessa inconcepibilità. Insomma... la bellissima e fortissima sovrana delle Kuja... n-non poteva essersi presa una cotta per il suo stupido e ingenuo fratellino con la faccia da scimmia!!! Era una cosa impossibile!!!

Boa Hancock le rivolse uno sguardo ammirato e amorevole, scrutandola poi da capo a piedi con espressione sconvolta: “M-ma... Ah! Non oso immaginare come devono averti trattata quelle belve!!! La lunga chioma piena di nodi, e addosso quell’orribile straccio puzzolente! Povera sorella mia! Provvederò subito a procurarti dei vestiti e a prepararti una stanza nel mio castello!”

“C-che... m-ma... ma non è...”-

“Che la metà di voi torni al castello per preparare la più bella delle stanze a disposizione e un bagno caldo! E procuratevi anche le stoffe e le pelli più pregiate per cucirle degli abiti degni di una Principessa! Voialtre iniziate subito a servire Rufy e la sua amabile sorella! Sbrigatevi!!!”

“Agli ordini, Hebihime-Sama!!!” annuirono le Amazzoni, di cui la metà tornò indietro come ordinato. Le altre portarono i grossi carri a Rufy, che iniziò a mangiare con foga prendendo fiato soltanto per chiacchierare con una Kuja bionda dai capelli a caschetto e dall’aria gentile.

Aoi rimase basita, ma nonostante ciò cercò di controbattere: “M-ma... ma non è assolutamente necessario, Hebihime-Sama...! I-io... n-non posso soggiornare nel suo...”-

“Ti prego, Onee-Sama, dammi del ‘tu’ e chiamami Hancock!” le sorrise solare quella “Non posso permettere che una fanciulla di tale dolcezza e coraggio soggiorni in mezzo a quelle bestie disgustose!” sbraitò poi guardando in cagnesco l’equipaggio di Law prima di sorriderle di nuovo.

“EHI!” si lamentarono in coro i pirati venendo zittiti da un’altra occhiataccia.

“La nostra Imperatrice è proprio innamorata...” sospirò la più anziana delle Kuja, una bassa vecchietta dalle grosse labbra che usava il suo serpente a mo’ di bastone “Perdona i suoi modi, figliola... ma i suoi sentimenti la travolgono più del dovuto. Per una Kuja innamorarsi è qualcosa di raro e sconvolgente.”

Con quell’affermazione ogni pensiero razionale andò a quel paese, facendole, tanto per cambiare, ripetere incredula: “I... i-innamorata...?!”

Quella sarebbe stata solo la prima di tante sconvolgenti sorprese.

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Capitolo 12
*** 12: La Mancata Promessa - Una Dolorosa Realtà che va Accettata ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...

Sono ormai trascorsi due giorni dalla sanguinosa guerra di Marineford, conclusasi con la morte di uno dei Quattro Imperatori Edward Newgate e con l’intervento di un altro di essi, Akagami no Shanks.

L’uomo che ha rappresentato la causa della guerra, Portgas D. Ace, è riuscito a mettersi in salvo assieme ai suoi fratelli minori adottivi Monkey D. Rufy e Sora D. Aoi e all’ex Shichibukai Jinbē grazie al tempestivo intervento del Chirurgo della Morte Trafalgar Law.

I tre fratelli sono stati curati dalla Supernova, e benché Ace fosse stato il primo a svegliarsi i primi due a scendere su Amazon Lily, l’Isola delle Donne, sono prima Rufy, che si mette subito alla disperata ricerca dei fratelli maggiori e poi Aoi, l’unica che riesce a tranquillizzarlo.

La ragazza scopre così di essere finita sull’isola natia di sua madre, che sapeva essere una Kuja esiliata dalla sua patria, e si ritrova ad essere riverita da nientedimeno che Boa Hancock, attuale Principessa di Amazon Lily nonché membro degli Shichibukai, la quale pare essere innamorata di Rufy.
 
 - LA MANCATA PROMESSA
UNA DOLOROSA REALTÀ CHE VA ACCETTATA 

Aoi dovette probabilmente aver assunto una faccia shockata, perché la Principessa Serpente iniziò presto a scuoterla delicatamente, preoccupata: “T-ti senti male, Onee-Sama?! Tu, col cappello a macchie! La mia adorata sorella si sente male! Ti ordino di fare qualcosa!!!”

“Io non obbedisco proprio a nessuno, Hebihime-ya. E comunque a far star male Aoi-ya è stata la notizia appena ricevuta.” ribatté seccato Law, le braccia incrociate dietro la testa e le gambe accavallate, la schiena contro un albero.

“S-sto bene... N-non si preoccupi, Hebihi... Hancock-San.” si corresse in tempo vedendo la sua espressione dolce e supplichevole “S-sono solo... Wow.” trasse un profondo respiro, senza parole.

Quindi... non soltanto era finita senza saperlo sull’isola che stava cercando da tanto tempo, luogo d’origine di sua madre, ma oltretutto in qualche assurdo e perverso modo quell’imbecille di Rufy era riuscito a far innamorare di sé nientedimeno che la Principessa Serpente Boa Hancock! Che accidenti aveva fatto per riuscirci?! C-che... che il suo fratellino fosse cresciuto abbastanza per sapere come comportarsi con il gentil sesso...?! Eppure sembrava talmente disinteressato... Non era nemmeno certa che avesse ancora capito come venivano concepiti i bambini...

Però... non aveva comunque senso! Avrebbe avuto più senso che si fosse innamorata di quella faccia da schiaffi di Ace, che almeno non aveva sempre un’espressione da babbeo stampata in viso... Ma Rufy! Quella fu l'ennesima dimostrazione di come il mondo e la natura potessero essere proprio bizzarri e ironici, a volte...

“Coraggio! Serviti pure! Hai bisogno di recuperare le forze! Tutto il cibo dell’isola è a vostra più completa disposizione!”

“Fantastico!” esultarono ingenuamente i Pirati Heart avvicinandosi alle cibarie, prima che un’Hancock furibonda non vi si frapponesse.  

La sua espressione dolce e affascinante era stata sostituita da una demoniaca: “Non sono per voi, deplorevoli esseri!!! Provate a sfiorare anche solo una delle mie cibarie e assaggerete tutta la mia furia!!! A voi e a Jinbē verranno portati gli avanzi della cena di stasera! Ritenetevi fortunati, soprattutto per il privilegio di potermi vedere in tutta la mia bellezza!” abbaiò facendo mostra della sua inconfondibile posa, piegandosi verso l’alto e puntando loro contro l’indice accusatore.

“Eh?! Ma non è giusto!”

“Siamo noi che abbiamo salvato Mugiwara e Pugno di Fuoco! Meritiamo una ricompensa per tutta la fatica che abbiamo fatto!”

“Non ci avete nemmeno permesso di entrare nel villaggio! Almeno il cibo lo pretendiamo!”

Una delle Kuja, una mora dallo sguardo duro e gelido sfondò il tagliere e il tavolo su cui stava affettando della carne, lanciando loro un’occhiata assassina: “Voi non avreste nemmeno potuto mettere piede sulla nostra terra, luride creature! Le uniche eccezioni sono Monkey D. Rufy e suo fratello maggiore, al massimo anche il Cavaliere del Mare. Dovreste ritenervi onorati di poter anche solo soggiornare sulla costa della nostra isola e di aver visto l’Imperatrice dal vivo! Se oserete lamentarvi ancora risponderemo di conseguenza!”

“Ben detto, Kikyo!”

“... O-ok...”

“Perdonateci...”

“N... n-non è giusto, però...”

“... Chissà se anche le orse di quest’isola sono così...”-

“PER L’ULTIMA VOLTA, BEPO: NON CI SONO ORSE SU QUEST’ISOLA!” urlarono esasperati i compagni di Law, mentre questo non aveva fatto una piega né detto nulla.

“A-ah! Scusate...”

“Piantala di scusarti ogni volta!”

“Capitano...! Perché non dici niente...?!”

Con quella dimostrazione ogni dubbio fu dissipato: l’ostilità delle Kuja verso gli uomini era mondialmente risaputa, così come l’enorme orgoglio della loro sovrana. Il fatto che la Principessa Serpente dimostrasse quelle premure soltanto nei confronti di Rufy e di chi era molto legato a lui confermavano che doveva nutrire se non amore quantomeno dei sentimenti di sincero affetto e devozione. Non faticò a scommettere che se e quando Ace si fosse svegliato avrebbe ricevuto le stesse riverenze che aveva ricevuto lei pochi minuti prima per il semplice fatto che erano fratelli.

Allungò timidamente un braccio verso una mela, sospirando e ritraendola. Aveva troppi pensieri per la testa per poter avere la forza di mangiare. Nessuno le aveva ancora raccontato come fosse finita la guerra, e il fatto che nemmeno una nave della flotta di Barbabianca si trovasse nei paraggi la faceva sentire ancora peggio, perché se si fosse concluso tutto nel migliore dei modi era certa che si sarebbe risvegliata su una delle loro navi, e si sarebbe ritrovata in mezzo ad una grande festa per celebrare la vittoria.

“Per caso... il cibo non è di tuo gradimento, Onee-Sama?” le chiese preoccupata la sovrana delle Kuja.

“A-assolutamente...! Soltanto che... non ho fame, in questo momento...”

“So già a cosa stai pensando, Aoi-San.” asserì serio Jinbē, guardandola tristemente “... Ecco... Non so da dove iniziare... A-Aoi-San... Sono mortificato...”

Percepì immediatamente l’immenso rammarico con cui l’uomo-pesce le aveva parlato, e ciò unito all’assenza di un qualsiasi membro della ciurma del vecchio le fu più che sufficiente. D’altro canto quel tremendo pensiero la stava tormentando da quando si era svegliata, ma aveva cercato di non pensarci con tutte le sue forze.

Tuttavia non riuscì a non sentire il suo cuore frantumarsi in mille pezzi come fosse stato di cristallo.

Si portò indici e medi sulle tempie, mordendosi le labbra e socchiudendo gli occhi. Chinò il capo: “N-no... non è... necessario... non devi sentirti in colpa, Jinbē... H-ho... già capito... quello che volevo sapere...”

“Aoi...”

“... Te lo chiedo comunque... Jinbē... Il Babbo... i-il Babbo è morto, vero...?”

Jinbē chinò il capo, annuendo appena: “... Sì... Aoi-San... Il Babbo... ci ha lasciati durante la guerra...”

Il suo più grande timore si era perciò avverato.

Si sforzò di continuare: “... Chi...?”

“Marshall D. Teach assieme alla sua nuova ciurma gli ha inferto le ferite decisive... Anche se sai che ancor prima della guerra...”-

“Sì... Q-quel vecchio testardo... non voleva accettare di essere avanti con gli anni... P-per quanto le sue infermiere lo rimproverassero ha sempre fatto di testa sua, perché ‘lui era Barbabianca’. T-tutti sapevano bene che prima o poi sarebbe accaduto... Forse, però... se avesse seguito i consigli delle infermiere e si fosse concesso meno al suo amato sakè sarebbe stato sufficientemente forte per respingere o resistere a più colpi...”

“... Aoi-San...”

“Aoi...”-

“Devo stare da sola. Scusatemi.” tagliò corto lei mordendosi ancor più forte le labbra fino a farle sanguinare. Si mise a correre sulla costa, alla ricerca di un luogo in cui sfogare quel vortice di emozioni: tristezza, rabbia, frustrazione, amarezza, nostalgia, rancore e molte altre a cui non avrebbe saputo dare un nome. Si sentì subito colpevole, quasi l’avesse ucciso lei. Colpevole della sua debolezza, colpevole di non aver mantenuto la promessa, colpevole... di non averlo chiamato Babbo almeno una volta.

Si fermò su un’alta scogliera, dove il mare s’infrangeva con violenza, quasi volesse anch’esso dare sfogo alla rabbia accumulata. Una fredda brezza la scosse fino alle ossa. Si accorse soltanto in quel momento che il sole era ormai del tutto tramontato, lasciando spazio ad un cielo buio ma pieno di stelle, che lo illuminavano come tante piccole lanterne. Si chiese se tra di esse ci fosse anche la sua, e se potesse sentire la sua voce.

Una volta sedutasi le lacrime scesero senza controllo, mentre le labbra sanguinanti non poterono più sopportare: si strinse nelle ginocchia e scoppiò in un pianto disperato, urlando e gemendo fino a farsi bruciare la gola. Non ricordava l’ultima volta che aveva pianto a quel modo. Anzi, no. Riuscì a fare un paragone con il giorno in cui vide la nave del suo adorato Sabo sparire all’orizzonte divorata dalle fiamme. Anche in quell’occasione nonostante fosse stata lì non era riuscita a fare niente per impedirlo.

In quel momento, però, il dolore che provava era solo per quel gigante tanto forte quanto gentile e amorevole. Le immagini, i suoni e le voci cominciarono a riaffiorare, impazziti:

*UN ANNO PRIMA*
 
“Gurarararara... Quindi, mocciosa... ti sei introdotta sulla mia nave perché stai cercando una persona... Ho capito bene?” sorrise divertito il grande Imperatore Edward Newgate, scrutando con attenzione la sua piccola e bionda interlocutrice e assaporando con gusto il sakè che questa gli aveva portato. Aveva intuito subito quanto fosse sveglia, soprattutto perché gli aveva portato il dono più opportuno di tutti. Doveva conoscerlo davvero bene.

Lei, seduta sulle ginocchia ad una decina di metri dal suo trono, sosteneva senza problemi il suo sguardo dorato: “Sì. So che tempo fa tu e la persona che sto cercando avete combattuto, e pare che quella persona e la sua ciurma si siano unite a te sotto tuo diretto invito. Sono venuta qui per accertarmi di aver sentito giusto. Sto cercando quella persona da due anni e mezzo, ormai, e non ho intenzione di andarmene fino a che non avrò ricevuto delle conferme.”

“Ohi, ragazzina! Come osi parlare al Babbo in questo modo?!”

“GURARARARARA! Calmati, Marco... Questa ragazzina ha una linguetta piuttosto tagliente, ma si vede chiaramente che non ha intenzioni ostili... E per qualche strano motivo credo di sapere a chi si riferisca... ha un atteggiamento molto simile al suo quando era appena arrivato! Va bene, mocciosa, chiedimi pure qualunque cosa. Cercherò di accontentare ogni tua curiosità. In fondo mi hai portato dell’ottimo sakè... GURARARARARA!”

“Ottimo... La persona che sto cercando pare essere divenuta da qualche tempo Comandante della tua Seconda Divisione... voglio sapere il nome di questo Comandante.”

Il vecchio osservò accigliato il suo gelido sguardo celeste, prima di scoppiare in un’altra risata: “GURARARARARA! Avevo proprio visto giusto! Sei tale e quale a lui!!! Ebbene, mocciosa, risponderò alla tua domanda... Attualmente, nella mia ciurma, il posto di Comandante della Seconda Divisione è occupato da un ragazzo che si chiama Portgas D. Ace, meglio conosciuto come Hiken no Ace, un tempo Capitano dei Pirati di Picche.”

La ragazzina parve irrigidirsi un poco, ma lentamente si rilassò, allentando la forte presa che aveva fatto sui lembi dei suoi pantaloni a tre quarti neri: “... Capisco.”

“È lui la persona che stavi cercando, mocciosa?”

“... Non mi pare di avere dei vincoli che mi obblighino a rispondere.” sorrise strafottente lei, causando ulteriore nervosismo nel Comandante della Prima Divisione.

“Adesso stai calcando un po’ troppo la mano, ragazzina! Dovresti già essere grata per essere stata accolta su questa nave con così tanta facilità!”

Di risposta lei lo congelò con lo sguardo: “Non sto parlando con te, pollo con la testa ad ananas.”

Un piccola vena pulsante si fece visibile sulla tempia della Fenice: “... Come mi hai chiamato...?!”

“GURARARARARA! Non darle peso, Marco! È soltanto una bambina...! Non riesco a capire se la tua spavalderia derivi da un’estrema sicurezza o da un’incredibile stupidità! Hai davvero un bel coraggio, considerando dove ti trovi! Mi chiedo però... se tu sappia fare altro, oltre che usare quella tua linguetta biforcuta...”

“Se vuoi testare le mie abilità, vecchio, non ho problemi.” sogghignò lei, facendo trattenere a stento Marco dal darle un pugno.

“GURARARARARA! Ma sì, mi voglio divertire! E poi sei riuscita a far arrabbiare Marco, e ti assicuro che non è da tutti! Vuoi pensarci tu, figliolo?”

Il biondo sorrise, maligno: “Non sai che regalo mi stai facendo, Babbo... Insegnerò la buona educazione a questa ragazzina, finalmente!”

“Vedremo, pennuto. Però se vincerò questa sfida mi direte dove si trova il vostro Comandante di Seconda.”

“GURARARARARA! Affare fatto, mocciosa!”

 
§

Il duello fra il Comandante della Prima Divisione e la piccola ospite durò tre giorni interi, e sarebbe durato probabilmente all’infinito a causa delle loro capacità di rigenerazione. Nonostante la differenza di forza e di esperienza mettesse in chiaro vantaggio la Fenice la ragazzina non arretrò mai, né perse quella sicurezza che aveva dimostrato fin da subito, ottenendo così la stima di tutti gli spettatori e dello stesso Comandante, oltre che ovviamente quella del Capitano. Inutile dire che le venne rivelato subito che Ace era partito poco tempo prima perché sulle tracce del traditore che aveva assassinato Satch, il Comandante della Quarta Divisione.

Nonostante tutto la ragazza dovette ammettere di essersi trovata davvero bene su quella nave, soprattutto per i modi gentili e bonari con cui l’Imperatore l’aveva trattata. Non faticò a credere che Ace si fosse unito alla sua ciurma di spontanea volontà, soprattutto per l’usanza del vecchio di farsi chiamare
Babbo’ da tutti i membri del suo equipaggio.

Tuttavia, aveva trascorso ben altri quattro giorni dalla fine del duello con Marco sulla grande Moby Dick, ed era giunto per lei il momento di ripartire: “Bene. Allora io vado. Adesso che ho saputo quello che dovevo sapere non ho più motivi per rimanere qui. Ho già perso troppo tempo, per quanto sia stato rilassante.”

“GURARARARARA! Sempre dritta al sodo, eh, mocciosetta? Ma ti dirò... le persone fredde e arroganti come te non mi dispiacciono, sai? Perché non diventi mia figlia? Potresti vivere come più ti aggrada, rispettando poche semplici regole... Oltretutto hai già ottenuto il rispetto di molti dei miei figli! Che ne dici?”

Si sorprese, Aoi, nel riflettere seriamente su quella proposta prima di dare una risposta all’uomo: “... Mi spiace, vecchio... ma declino la tua offerta. Non sono il tipo a cui piace dipendere da altri, e non sono nemmeno troppo di compagnia. Inoltre non mi fermerò fino a che non avrò rintracciato quell’idiota infiammabile, e ora che ho avuto le mie conferme non voglio trattenermi oltre.”

L’Imperatore sospirò: “Immaginavo, mocciosa... Sei proprio un bel tipetto, tu... mi ricordi Ace quando era salito da poco su questa nave... anche se tu sei molto più calma e riflessiva di quella testa calda! GURARARARARA!”

“Devo ammetterlo, ragazzina... Non te la cavi male per la tua età... Inoltre non avrei mai pensato che avessi ingerito proprio uno dei Frutti del Diavolo ritenuti leggendari...” ammise Marco accennando ad un sorriso.

“Tsk! Se è per questo neanche tu sei tanto male... pennuto!”

Il biondo sospirò, ormai abituatosi agli atteggiamenti, peraltro molto simili a quelli di Ace, della ragazzina: “Sei fortunata che io sia così maturo... Altrimenti ti mostrerei chiaramente cosa questo pennuto è in grado di fare!”

“Immagino... Beh, ora vado. Non esagerare con il sakè, vecchio, se non vuoi una fine precoce e oltremodo imbarazzante...”

La grossa risata dell’uomo risuonò nell’aria: “GURARARARARA! Ma sentitela, questa mocciosa! Chi ti credi di essere per potermi dare dei limiti?! Io posso fare tutto quello che voglio, e sai perché?! Perché io sono Barbabianca!!! GURARARARARA!!!”

Un piccolo ghigno le si dipinse sulle labbra rosee: “Lo terrò a mente, vecchio...!”

**

“S-scusami... Scusami, Babbo...!!! N-non ho... non ho mantenuto... l-la promessa che ti avevo fatto...! S-sono... sono ancora così dannatamente debole...! P-pensavo... che con gli allenamenti di Jinbē e Rayleigh a-avrei potuto... avrei potuto proteggervi tutti... I-invece... invece ho permesso che ti portassero via da tutti i tuoi amati figli...! I-io... non merito di essere stata considerata tua figlia... P-perché... se lo fossi stata non sarei svenuta...! S-se lo fossi stata... ti avrei protetto e ti avrei salvato...! A-anche se... anche se so che non ti sarebbe rimasto tanto tempo... m-mi sarebbe piaciuto... stare ancora una volta con te... Avrei voluto tanto che gli altri mi accettassero a braccia aperte come hai fatto tu...! S-scusami... scusami... E-e... tutti voi... scusatemi... A-Ace... Perdonami...!”

S’irrigidì appena, quando sentì delle braccia calde e robuste avvolgerla con dolcezza, ma poi pianse ancora più forte, fino ad esaurire la voce e a chiedergli scusa con un sussurro: “P-per... donami... Ace... P-perdonami...!”

Era però ben consapevole che nessuna scusa o supplica l'avrebbe mai riportato indietro.

A distanza di dieci anni, dopo un fratello, entrambi avevano perso un padre.

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Capitolo 13
*** 13: La Vita Continua - Il Giuramento di un Fratello Maggiore ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...

Fuggiti dalla guerra e curati da Trafalgar Law, i tre fratelli vengono portati sull’Isola delle Donne, Amazon Lily, sotto invito dell’Imperatrice Pirata Boa Hancock che è intenzionata a proteggerli in quanto innamorata di Rufy.

Aoi rimane spiazzata davanti all’atteggiamento affettuoso e devoto col quale la Principessa Serpente le si rivolge, ma presto le sue preoccupazioni ritornano a galla. Rassicurata dal sapere che Ace è sano e salvo ancora dentro il sottomarino, Aoi teme a chiedere cosa sia accaduto dopo la sua perdita di conoscenza, ma Jinbē, pur senza spiegarsi in modo dettagliato, le fa intendere che Barbabianca non ce l’abbia fatta e abbia lasciato i suoi figli durante la guerra, causandole così un’enorme sofferenza.

La ragazza si allontana da tutti, desiderosa soltanto di sfogarsi e di far riemergere il ricordo della prima volta che è salita sull’imponente Moby Dick, chiedendo scusa a tutti per non aver mantenuto la sua promessa e venendo ad un certo punto avvolta dalla persona a cui deve le scuse più grandi, Ace, da poco ripresosi. 
 
⑬ - LA VITA CONTINUA
IL GIURAMENTO DI UN FRATELLO MAGGIORE

*POCHI MINUTI PRIMA*

Fece appena in tempo a mettere un piede fuori dal ridicolo sottomarino giallo di Trafalgar Law, prima di venire stritolato in quello che capì essere un abbraccio di Rufy: “ACEEE!!! Ti sei svegliato, finalmente!!! Non sai quanto mi”-

“R-Ru... fy... n-non... r-respi... ro...! A-allen... ta la pre... sa...” rantolò con un fil di voce, il viso bluastro e l’esofago schiacciato da quella morsa d’acciaio applicata dal suo fratellino, il quale con i suoi poteri lo stava letteralmente strangolando.

“Ah, scusa!” si scusò il più giovane, dandogli finalmente modo di respirare “Mi sei mancato tanto...! Ero così preoccupato che ho sognato che quel tipo di magma avesse ucciso sia te che Aoi...” ammise trattenendo un singhiozzo, ricevendo così un debole pugno in testa.

“Non provare a piangere! Non sei più un bambino, ormai! E comunque... mi dispiace tantissimo per quello che hai passato per salvarmi... e ti ringrazio infinitamente per quello che hai fatto...! Sono orgoglioso di avere un fratellino come te!” gli sorrise lui, prima di venire soffocato di nuovo.

“ACE!!! Sei vivo!!!”

“N-non per molto se continui a stringermi così...!”

“Ace-San! Sono felice di vederti in piedi! Mi sembri stare meglio!” esclamò sereno Jinbē sistematosi in un angolo della costa.

“Ah, Jinbē! Sì, sto molto meglio rispetto a un paio di giorni fa! Ti ringrazio per esserti preso cura del mio fratellino dopo che sono svenuto!”

“L’ho fatto con piacere! Così come hai fatto tu tempo addietro Rufy-Kun si è guadagnato il mio più profondo rispetto! Anche se i meriti vanno soprattutto a Trafalgar-San che ti ha curato e a Boa Hancock che ci ha accolti sulla sua isola!”

Lo sguardo del moro si puntò sulla Principessa Serpente, che gli sorrise solare: “Questo ed altro per i fratelli del mio... C-cioè, di Rufy! Puoi trattenerti qui per tutto il tempo che vuoi! Tutto il cibo e le comodità dell’isola sono a vostra più completa disposizione!”

L’unica cosa che ottenne da Law, spaparanzato contro un albero lì vicino, fu un irritante sorrisetto strafottente che lo fece pentire di averlo guardato.

Sorrise grato alla Kuja: “Ah... Ti ringrazio! Piuttosto... Aoi...”-

Rufy chinò il capo, perdendo il sorriso solare apparso poco prima, mordicchiandosi nervoso le labbra: “A-Aoi... si è svegliata...”

“Davvero?!” chiese entusiasta lo zolfanello, guardandosi attorno alla ricerca della sorella “Ma dov’è? È ancora nel sottomarino?”

Il silenzio che ottenne in risposta lo fece riflettere, fino a fargli domandare: “Jinbē... Che cosa è accaduto dopo che sono svenuto? S-so già che il Babbo... Ma i miei compagni...”-

“È stato Akagami no Shanks a mettere la parola fine alla guerra, Ace-San... Ed è sempre stato lui che ha fatto sì che Aoi venisse portata in salvo tramite Bagy il Clown e che ha permesso ai tuoi compagni di scappare e di dare una degna sepoltura al Babbo... Anche Sengoku era stanco di quella carneficina, tanto da acconsentire alle sue richieste... Per quanto riguarda Aoi-San... ha intuito dal mio tono quanto era accaduto al Babbo, e appena gliel’ho confermato è scappata via... Credo volesse sfogarsi in solitudine... Non immaginavo che vi fosse così legata... Probabilmente si sente in colpa per la sua... A-aspetta, Ace-San! Dove vai?!”

“C’è bisogno di chiederlo?! Rufy, non seguirmi! Questa cosa riguarda solo me e lei!” rispose soltanto Pugno di Fuoco allontanandosi rapido, ignorando i muscoli che chiedevano pietà. Non aveva ancora ben compreso che tipo di rapporto l’avesse legata al Babbo, ma immaginò perfettamente quali fossero i pensieri e i sentimenti della sua sorellina in quel momento, e non era affatto giusto che a pagare le conseguenze delle sue azioni sconsiderate fosse lei.

Tutto ciò che voleva, in quel momento, era poterla abbracciare come non aveva ancora avuto modo di fare, e farle capire quanto le fosse grato.

Ci volle poco perché venisse guidato dalle sue grida colme di dolore.

**

La fece girare verso di sé, avvolgendola nell’abbraccio più deciso e amorevole del mondo, facendola affondare nel suo petto fasciato che profumava vagamente di cenere. Le baciò delicato il capo, immergendo le dita nella lunga chioma arruffata e annodata giocherellando distrattamente con alcune ciocche. La cullò, piano, sperando che quel supplizio terminasse presto. Non era lei a dover chiedere scusa. Non era lei a doversi sentire così maledettamente in colpa.

Non era lei che doveva soffrire a quel modo.

Il Babbo era morto solo ed esclusivamente a causa sua. Sia lui che i suoi compagni avevano cercato di fermarlo prima che si mettesse alla ricerca di Barbanera, ma Ace non aveva dato loro ascolto, troppo furioso per la scomparsa dell’amico Satch e troppo sicuro delle sue capacità. Eppure, nonostante ciò, nonostante tutto fosse accaduto unicamente per causa sua, tutta la sua famiglia era andata a salvarlo a dispetto delle inevitabili perdite. Lui, che era sempre stato tormentato dal dubbio di poter o meno vivere, era stato risparmiato in cambio di tante vite preziose.

Ma anche se lo doveva a tutti i suoi compagni in quel momento, vedendo quanta sofferenza Aoi stava provando e come si stesse attribuendo delle colpe che lei non aveva, avrebbe soltanto voluto morire trafitto da Akainu. Forse dando la sua vita quella del suo amato Babbo sarebbe stata risparmiata.

L’unica cosa buona, in tutto quel supplizio, era che almeno i suoi fratellini si fossero ripresi, e che la sua piccola Aoi fosse lì, al sicuro, benché stesse soffrendo ingiustamente.

“P-per... donami... Ace... I-io...”-

“Tu non hai nessuna colpa, Aoi... Anzi... non potrò mai ringraziarti abbastanza per tutto quello che hai fatto... Hai protetto il Babbo con tutte le tue forze... e hai anche salvato la vita a questo buono a nulla di tuo fratello maggiore... Io... ti devo davvero tanto... E sono certo che anche tutti gli altri, compreso il Babbo, ti siano estremamente grati per tutto...”

“P-però... p-però...!”-

“Però non è giusto che tu ti attribuisca colpe che non hai... Tutto quello che è accaduto è solo ed esclusivamente colpa mia... E-e non mi potrò mai perdonare il fatto... che per la mia inutile vita ne siano state sacrificate così tante... Io... sono talmente insignifican”-

“N-non osare proseguire!” sbottò lei alzando la testa, rivolgendogli uno sguardo irato ma umido di lacrime “Devi smetterla di considerarti un abominio che dovrebbe sparire dalla faccia del Creato e la causa di tutto il male nel mondo! Tu devi vivere, vivere!!! Hai capito, coglione masochista che non sei altro?! Non devi mai più, e ripeto, mai più darti dell’inutile o pensare che devi morire!!! Il fatto che tua madre sia morta per te ti dovrebbe essere sufficiente! Ha dato la sua vita per te, perché ti ha amato fin dal primo momento in cui sapeva di attenderti!!! E anche se lo odi, sono certa che anche tuo padre ti abbia amato...! La tua vita... la tua vita è importante per tutti coloro che erano laggiù al momento della tua rischiata esecuzione, e non solo! Quindi vivi senza rimpianti!!! Non lo devi solo a me o a Rufy, ma anche al Babbo e a tutti quelli che hanno dato la loro vita per salvarti, che ti amano e che ti hanno amato!!! Lo devi a tua madre, a tuo padre, a Sabo, a te stesso...! Non importa che sangue ti scorre nelle vene! Non importa se tuo padre era il Re dei Pirati! Tu sei tu! Tu sei Portgas D. Ace conosciuto come Pugno di Fuoco!!! T-tu, stupida faccia da schiaffi... s-sei... il mio adorato fratellone, che nonostante tutto amo con tutto il cuore! P-perciò... perciò non ti perdonerò mai, se oserai pensare di nuovo una cosa del genere!!!”

“Aoi...”-

“Giuramelo...” bisbigliò appena, tirando su col naso, riaffondando il viso nella sua spalla “Giurami che vivrai, e che non farai mai più una stronzata del genere... Giuramelo, Ace... è tutto ciò che ti chiedo... e che il Babbo vorrebbe... I-io... n-non voglio più perdere nessuno...”

Per quanto in quel momento gli sembrasse ingiusto, Aoi aveva ragione. Doveva vivere non solo per tutti coloro che si erano sacrificati per lui, ma soprattutto per quelli che erano ancora in vita e che continuavano ugualmente ad amarlo. Lo doveva al Babbo, a Sabo, a sua madre, ai suoi compagni e soprattutto ai suoi fratellini, ai quali l’aveva promesso anche tempo prima.

“... Te lo giuro...” bisbigliò alla fine il moro, stringendola ancora a sé e asciugandosi con l’altro braccio le lacrime sfuggite al suo controllo “... E ti giuro anche... che non permetterò che vi accada nulla fino a che non avrete raggiunto i vostri obbiettivi... Io... farò tutto ciò che è in mio potere per far sì che Rufy diventi il Re dei Pirati... e impedirò a chiunque di farti altro male... Non permetterò mai più che ti portino via, Aoi... lo giuro... E ti aiuterò a scoprire chi sei veramente, fosse l’ultima cosa che”-

“N-non ci provare, idiota! Dicendo così... metti in conto la possibilità di rimetterci la pelle... E io... io ti proteggerò sempre e comunque, che tu lo voglia o meno, inutile Succo di Frutta andato a male...” sospirò la biondina, strofinandosi via i rimasugli del suo pianto  “A-adesso... basta piangere... Il Babbo non vorrebbe mai vederci in questo stato... Anche perché sto molto meglio ora che mi sono sfogata... Io... diventerò ancora più forte e vivrò come ho sempre voluto, così come ho promesso al Babbo e a Shanks, e impedirò a chiunque di fare del male alla mia famiglia... Ora che ci penso devo parecchi favori a quella Testa di Papavero di un Imperatore...”

“Anche tu in debito con lui...?” domandò il maggiore accennando ad un sorriso, sentendosi già più tranquillo alle affermazioni appena fatte dalla sorella sulla sua salute.

“Sì... Oltre ad avermi portato sull’Isola di Dawn permettendomi di conoscervi, in quello stesso periodo ha anche salvato Rufy da un mostro marino, se non sbaglio... Non mi sono ancora sdebitata.”

“Capisco... io l’ho già ringraziato per questo... ma temo che dovrò ripagarlo di nuovo, la prossima volta che c’incontreremo...”

“Ah... e come mai?”

“È andato personalmente sulla nave del Babbo per metterlo in guardia da Teach, quando io lo stavo ancora cercando... E ho saputo anche che ha tenuto impegnato l’Imperatore Kaido per permettere al Babbo di venirmi a salvare... Infine, è stato sempre lui a mettere la parola fine alla Guerra di Marineford.”

Aoi alzò il capo, gli occhi sgranati in due enormi pozzanghere celesti: “L-la guerra è finita grazie a lui?!”

“Non lo sapevi? Io l’ho saputo da Jinbē prima di venire a cercarti... Dopo che... il Babbo ci ha lasciati... I miei compagni si sono messi in fuga perché troppo stanchi e sconvolti per continuare, ma i marines, sotto incitamento di quel bastardo di magma, hanno continuato ad attaccare e a mietere nuove vittime... io sono svenuto proprio a causa di un suo attacco, anche se fortunatamente non mi ha leso nulla oltre a una piccola parte dello stomaco. Nel frattempo è arrivato Trafalgar Law che si è mostrato disposto a salvarci, ma Akainu ha ferito abbastanza gravemente anche Jinbē che ci stava trasportando e che ci ha fatto da scudo con il suo corpo... Ha colpito di striscio anche Rufy, causandogli una bruciatura sul petto simile alla mia... Soltanto con l’intervento di un giovane marine amico di Rufy la battaglia è cessata, perché con le sue parole ha preso il tempo necessario a Shanks per arrivare e per darti in custodia a Bagy il Clown che ti ha portata sul sottomarino di Law sotto sua richiesta, vedendo una speranza di poterti salvare... Inoltre... pare che abbia ottenuto il permesso di dare una degna sepoltura al Babbo da Sengoku in persona... Anche quel vecchio di un Grand’ammiraglio sa capire quando mettere la parola fine, a quanto pare. Marco e gli altri devono essere andati via con lui.”

Aoi riordinò lentamente tutte le informazioni ricevute, rabbrividendo al pensiero di essere stata parzialmente toccata, poiché in quel momento priva di metà corpo, da quel citrullo megalomane che durante la guerra non aveva fatto altro che combinare cazzate e mettersi in ridicolo.

“Capisco...” sospirò alla fine, poggiando timidamente il capo sull’incavo della sua spalla “Alla fine ci è andata relativamente bene... e sono felice che almeno loro ce l’abbiano fatta... Tu... come ti senti...?”

“Fisicamente mi sto riprendendo bene, mentre interiormente sono un po’ scosso e un po’ sollevato... Ho pianto tanto quando mi sono svegliato la prima volta per il Babbo e per i miei compagni... e anche per te e per Rufy... Quando Trafalgar mi ha detto che eravate sotto terapia intensiva mi sono sentito morire... Ma per fortuna vi siete svegliati prima di me...! È stata la più rassicurante sorpresa che avreste potuto farmi...! Però... Aoi...”-

“Piantala! Ti ho già detto che devi smetterla di attribuirti tutte le colpe di questo mondo! Quel che è successo è successo, e l’unica cosa che possiamo fare è rialzarci e andare avanti... Appena staremo entrambi meglio raggiungeremo il Pennuto e gli altri, e chiederemo loro di portarci sull’isola in cui l’hanno sepolto... Lo ringrazieremo per tutto quello che ha fatto per entrambi e lo rassicureremo sulla nostra salute, così come per Akagami, se avremo modo di incontrarlo... In fondo, due bravi figli devono sempre ringraziare tutto quello che un genitore fa per loro... No?”

Ace le sorrise, commosso, accarezzandole con estrema delicatezza il visino pallido per paura di romperla: “Non sai come invidio questa tua forza d’animo... Grazie...”

“Tsk... In teoria dovresti essere tu il forte uomo che guarda al futuro, sai? Comunque... Torniamo indietro, prima che quel marmocchio del nostro fratellino combini qualche stupidaggine pure qui. Mi si accappona la pelle se penso a tutte le stronzate che ha combinato fino ad ora!”

“Purtroppo per noi è fatto così...!”

Durante il tragitto entrambi lentamente si rilassarono, rassicurati dalla presenza dell’altro, e cercarono di non pensare più a tutto il dolore e all’amarezza che sentivano ancora in fondo al cuore, distraendosi con pensieri piacevoli, primo tra tutti il potersi rivedere in tranquillità dopo dieci anni di lontananza.

“Ace...” iniziò lei, potendo finalmente osservare il suo fratellone da vicino. Era cambiato parecchio dal ragazzino arrogante e irascibile che era un tempo, e la permanente sensazione di calore che quell’infinito abbraccio le aveva lasciato era una prova. Oltretutto aveva sviluppato un fisico alto e muscoloso, ben proporzionato e gradevole alla vista, anche se nel viso dai tratti virili riuscì comunque a riconoscere alcuni particolari infantili, come il caldo sguardo nero in quel momento un po’ spento e le due spruzzate di lentiggini sulle guance, oltre che le labbra morbide e perfette lievemente screpolate. Per il resto era diventato un giovane uomo piuttosto ben piazzato...

A quella constatazione scosse violentemente il capo, voltandolo poi dall’altra parte, sorpresa e turbata dalle osservazioni appena fatte. Aveva davvero pensato quelle cose di suo fratello?! Doveva essere proprio fusa per cadere così in basso...

“Dimmi.” rispose lui, facendola ripigliare un poco.

“... S-sei cambiato...”

“Beh, sorellina, sono passati dieci anni... Non avrai mica pensato che sarei rimasto piccolo e gracile, spero!” ghignò soddisfatto lui, stringendo il pugno e gonfiando i muscoli del robusto braccio sinistro, sul quale si potevano intravedere sotto le bende le lettere del suo nome assieme ad una S sbarrata, che lei intuì essere in onore di Sabo.

“N-non intendevo fisicamente, idiota...! Dov’è finita quell’arroganza che mi portava a desiderare di prenderti a pugni ogni due secondi? Insomma... credevo che appena ci fossimo rivisti avresti iniziato a prendermi in giro per la mia altezza e ad affibbiarmi odiosi nomignoli... I-invece... prima mi hai tenuta abbracciata a te come un orsacchiotto...” ammise senza guardarlo in faccia, pentendosi istantaneamente di quanto detto. Era davvero così conciata da fare certe affermazioni?! 

Il moro si bloccò, concedendosi qualche istante per osservarla. Effettivamente la sua sorellina non era cambiata molto fisicamente: era rimasta minuta e gracile, con le esili braccine candide e il visino di porcellana leggermente rovinato dai segni della battaglia, così come la piccola boccuccia rosea perennemente imbronciata. Doveva essere sul metro e cinquantacinque, visto che a fatica gli arrivava al petto, e in quella larga maglia nera riuscì soltanto ad intravedere due piccolissime sporgenze nella zona pettorale e dei fianchi, indice che di femminile il suo corpicino doveva aver sviluppato ben poco. Oltretutto caratterialmente era rimasta identica, a parte un’ulteriore maturità e forza interiore che aveva sempre dimostrato fin da piccola. L’unica novità era la lunga chioma che le arrivava al sedere, che lui aveva lasciato ad un arruffato caschetto biondo cenere che l’aveva sempre fatta sembrare un bambino dai tratti esageratamente graziosi. 

Lei intanto si era fermata e lo stava fissando, arrossendo lentamente e rivolgendogli uno sguardo imbarazzato mascherato da occhiataccia: “E-ehi... Che accidenti hai da guardarmi così, Succo di Frutta...?!”

Neppure il suo modo di arrossire e la dispensa di nomignoli con cui era solita chiamarlo erano cambiati. Era rimasta la sua unica e inimitabile coraggiosa sorellina che s’imbarazzava per un nonnulla.

Le sorrise, dolce, attirandola con una mano verso di sé e chinandosi per schioccarle un affettuoso bacetto nella chioma scompigliata: “Niente! Tu invece sei rimasta la mia dolcissima sorellina che finge di fare la dura! E con i capelli lunghi stai decisamente meglio che con quel caschetto spelacchiato che ricordo, Raperonzolo!”

Aoi s’irrigidì e rimase in silenzio, shockata più da quel gesto che non dal nuovo nomignolo appena affibbiatole, prima di divenire rossa fino alle orecchie e strillare: “C-che accidenti ti salta in mente, stupido Succo di Frutta andato a male con la faccia da schiaffi?! C-che accidenti era quello?!”

“Un bacetto?” domandò retoricamente lui, per nulla imbarazzato dal suo gesto.

“T-tu... tu hai ricevuto un sacco di botte in testa mentre eri ad Impel Down, vero?!”

Di tutta risposta il pirata sorrise malandrino: “Come la fai tragica! Mi preferivi quando ti davo dell’Asse da Stiro e ti spintonavo perché ne avevo voglia?”

“T-tu... tu...!!! Ah, ci rinuncio!!! Sei un caso senza speranze, idiota! E-e prova a rifarlo o a chiamarmi con quel soprannome idiota e giuro che ti faccio rimpiangere i ’pugni amorevoli’ del vecchio, sottospecie di un fratello pervertito!!!”

“Va bene, va bene... A proposito di pervertiti... In che rapporti sei con quel Trafalgar?!” sbottò il fiammifero ricordandosi delle parole e del ghigno bastardo che Law gli aveva rivolto quando gli aveva chiesto informazioni su lei e Rufy. Notò solo in quel momento che non aveva mai visto la maglia nera che Aoi stava indossando “E soprattutto perché accidenti sei vestita così?!”

“Perché ti scaldi tanto?! Siamo soltanto conoscenti che nutrono un quasi reciproco rispetto... anche se quel bastardo ha buttato via tutti i miei vestiti perché ha detto che il magma di Akainu me li aveva ridotti a brandelli! Anche se erano inutilizzabili non aveva il diritto di toccarli!!! Ah, e poi c’è stato quell’episodio nella vasca...”-

“E... e-episodio nella vasca...?!” ripeté lui, sentendosi sempre più sprofondare. Cosa aveva fatto quel chirurgo bastardo alla sua dolce e innocente sorellina?!

“Sì...” ammise lei, arrossendo un poco “Per permettere al mio corpo di ricomporsi Law mi ha messa in una vasca con sostanze nutritive che hanno accelerato il processo di rigenerazione. Ero totalmente immersa nell’acqua e respiravo grazie ad una mascherina che mi dava ossigeno. Poco dopo essermi svegliata è arrivato lui... e...”

“E...?!” la incitò lui, sempre più ansioso. Ebbe il sentore che in qualsiasi caso avrebbe carbonizzato il Chirurgo della Morte, benché il ‘filo’ su cui era sospesa la vita di quest’ultimo dipendesse dalla risposta che la sua sorellina gli avrebbe dato.

“E beh... mi ha fatto notare che ero nuda. Credo volesse farmi qualcosa di perverso, così ho usato quelle poche energie che avevo recuperato per usare un ‘Kairyuu Ippon-Seoi’ (Proiezione della Corrente) usando l’acqua della vasca e l’ho spedito fuori dalla porta che ho chiuso accuratamente a chiave. Sono rimasta in quella stanza fino a che non so quanto tempo dopo ho sentito le grida di Rufy, e ho indossato l’unica cosa che c’era. Credo che sia sua.”

“Q-quindi... a-a conclusione di tutto... q-quel... quel bastardo... quel bastardo ti ha vista nuda...?!” fremé di rabbia e imbarazzo il moro, andando letteralmente a fuoco. Era questione di secondi.

“Sì... anche se pensandoci alla fine è grazie a lui se sono viva, quindi... Inoltre tre anni e mezzo fa, quando sono scappata da Marijoa e ho rischiato di affogare, le correnti mi hanno portata lontana e fatta finire in prossimità del suo sottomarino... È stato lui a raccogliermi e a curarmi, e... mi stai ascoltan”-

“TRAFALGAAAR!!!” esplose alla fine Ace con tutto il fiato che aveva in gola, mettendosi a correre all’impazzata come Rufy quando si era svegliato qualche ora prima, le spalle e le braccia accese da minacciose lingue di fuoco.

Non seppe, la giovane ex assassina, come si ritrovò a rincorrerlo: “A-aspetta, Ace! Che vuoi fare?!”

Alla fine un piccolo sorriso le nacque sulle labbra. Nonostante fosse consapevole che né lei né Ace avrebbero mai scordato il dolore della loro perdita, in quel momento s’impose di non pensarci, perché alla fine quello stupido fiammifero di un fratello maggiore era salvo, così come quel mocciosetto di gomma del suo fratellino, e non avrebbe potuto chiedere altro.

Almeno una promessa l’aveva mantenuta.

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Capitolo 14
*** 14: I Tre Fratelli Finalmente Riuniti! - Attimi di Pace dopo la Logorante Guerra ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...

Giunti ad Amazon Lily, l’Isola delle Donne e terra d'origine della madre di Aoi, quest'ultima e Rufy finalmente si ricongiungono sotto gli sguardi di tutti coloro che li hanno aiutati durante e dopo la guerra. In particolare, Aoi si ritrova a fare conoscenza con la sovrana dell’isola, Boa Hancock, la quale sembra affezionarsi subito a lei per via del sentimento che la lega al ragazzo.

Qui, però, la giovane viene anche a sapere della tragica scomparsa di Barbabianca, la cui morte ha segnato l’inizio di una nuova Era, e in preda ad un misto di emozioni Aoi si allontana per sfogarsi, venendo presto raggiunta e consolata da Ace.

 Proprio nella triste circostanza i due fratelli si riuniscono dopo tanto tempo, rassicurandosi a vicenda e facendosi reciprocamente forza. Decidono quindi di tornare alla costa dove hanno lasciato Rufy e gli altri, speranzosi di poter godere di un meritato riposo in compagnia dei propri amici, in attesa di solcare nuovamente i mari.


⑭ - I TRE FRATELLI FINALMENTE RIUNITI!
ATTIMI DI PACE DOPO LA LOGORANTE GUERRA   

Quando arrivò alla costa dove aveva lasciato tutti Aoi osservò perplessa la scena che si trovò davanti: Rufy aveva ripreso a strafogarsi sotto gli sguardi gentili e divertiti delle Kuja rimaste, mentre Boa Hancock stava sbraitando contro Trafalgar, il quale nel frattempo con i suoi poteri aveva letteralmente fatto a pezzi Ace e stava maneggiando la sua testa come si maneggia un pallone da basket. Ovviamente, però, lo zolfanello non si era calato nel suo ruolo e stava urlando e gemendo affinché qualcuno lo aiutasse.

Né i Pirati Heart né Rufy parevano farci caso più di tanto, gli uni troppo concentrati sulle belle guerriere e l’altro troppo attento a ingurgitare tutto ciò che si trovava davanti. Neppure Jinbē sembrava interessato ad intervenire, avendo capito che Ace non correva alcun rischio, tanto che si era messo a chiacchierare con la piccola vecchietta Kuja.

Anzi, no: in realtà Rufy ci stava facendo caso eccome, in quanto non la smetteva più di ridere sputacchiando cibo dappertutto. E pensare che fino a poche ore prima aveva fatto scoppiare un pandemonio perché voleva i suoi fratelloni...

Quando il Chirurgo della Morte la notò le rivolse uno dei suoi consueti ghigni: “Ah, Aoi-ya. Eccoti. Va meglio adesso che ti sei sfogata?”

“Aoi! A-aiutami! Mi gira la testa! S-sto... per vomitare...!!!” la supplicò la testa di Ace, mentre il Capitano di Heart continuava a giocherellarci con nonchalance.

“Ah! Onee-Sama! Perdonami, ma non sono riuscita ad impedire a questo mostro di usare i suoi poteri!” si scusò Hancock rivolgendole uno sguardo da cucciolo ferito che mutò subito in uno da bestia feroce nello spostarsi sul pirata “Piantala di torturare il mio futuro fratello maggiore, demonio!!!”

Tutto ciò che i tre ottennero da lei fu un sospiro, seguito da una semplice domanda: “... Perché hai fatto a pezzi Ace, Law?”

“Ha iniziato lui, Aoi-ya. Si è arrabbiato perché per curarti ti ho vista nuda. E il fatto che io sia un dottore e che quindi sia autorizzato a vedere i miei pazienti in intimità non gli è stato sufficiente per calmarsi. Ha provato letteralmente ad incenerirmi accusandomi di aver fatto qualcosa come ‘rubare la tua innocenza’... Benché abbia visto nudi anche lui e Mugiwara-ya lui, a Portgas-ya importa solo quello che ho fatto a te... Non credevo che potesse essere un fratello così premuroso...”

A quelle parole Hancock si portò le mani al viso, shockata: “Questa bestia... Questa bestia crudele ha visto il mio Rufy e i suoi fratelli come Madre Natura li ha concepiti...! Chissà quali sofferenze e umiliazioni hanno subito...!!! Perché non ha preso me al loro posto...?! Il mio povero Rufy... e i miei adorati fratelli!”

Le Kuja accorsero subito dalla loro sovrana: “Si faccia forza, Hebihime-Sama!”

“Piantala di fare il santarellino, sottospecie di medico con inclinazioni sadiche! Voglio sapere che cosa hai fatto alla mia sorellina mentre era incosciente!!!” insistette testardo Ace, nonostante si trovasse in una condizione in cui nessun altro avrebbe mai avuto il coraggio di controbattere “È l’ennesima volta che te lo chiedo e mi aspetto una risposta!!!”

“E io, per l’ennesima volta, ti dico che non ho fatto proprio un bel niente alla tua ‘amata sorellina’. L’ho vista nuda, lo ammetto, ma anche se la guardassi per ore non proverei niente. Rispetto a tre anni fa il suo corpo si è sviluppato soltanto quel tanto che basta da far capire che ha superato la fase infantile... Sono stato quasi tentato di metterle due protesi al seno non appena il suo corpo si era totalmente rigenerato, ma sapendo che poi avrebbe probabilmente affondato il mio sottomarino ho lasciato perdere...”

“L-la vuoi smettere con questi discorsi, razza di chirurgo perver”-

“CHE COSA HAI DETTO?!” sbottò la testa di Pugno di Fuoco, facendosi bruciare i capelli per essere lasciata andare, rotolando dolorosamente a terra “RIPETILO ANCORA SE NE HAI IL CORAGGIO!!! ASPETTA SOLO CHE MI VENGANO RIMESSI A POSTO I PEZZI E...”-

Aoi raccolse da terra la testa di suo fratello, guardandolo negli occhi infuocati prima di sospirare di nuovo: “Piantala! Da quando in qua fai il fratellone geloso?! So difendermi da sola, sai? Credevo avessi imparato che cosa succede a cadere nelle provocazioni, e invece guarda come ti sei ridotto! Cadi a pezzi!”

La voce allegra e ridanciana di Rufy intervenne: “Shi, shi, shi!!! Sembri Bagy, fratellone!!!”

“Perché nessuno mi ha detto che quel bastardo ha mangiato un Frutto del Diavolo?!” piagnucolò il Comandante della Seconda Divisione guardando il cagnesco il pirata, il quale alzò gli occhi al cielo.

“Non ti facevo così infantile, Portgas-ya.”

“Chiudi quella bocca, bastardo!!! Non m’importa se mi hai curato, ti farò patire le pene dell’infer... AHIA!”

Aoi l’aveva zittito con un pugno in testa: “Basta! Ti stai mettendo in ridicolo davanti a tutti! Tra me e lui non è successo proprio un bel niente! E tu, Rufy, piantala di ridere come un cretino e aiutami a rimettere insieme questo babbeo di tuo fratello!”

“Uffa... Ace a pezzi faceva ridere!” brontolò come un bambino Mugiwara, ingoiando intero l’ultimo pezzo di carne che aveva in mano.

“Vorrei vedere te al mio posto, brutto fratellino ingrato che non sei altro! Ah! Bastardo!!! Non mi hai lasciato nemmeno un pezzo di carne!!!”

“È colpa tua che ti sei messo a litigare con Trolafag!”

“È Trafalgar, Rufy, Tra-fal-gar! E poi piantatela! Sembrate due mocciosi! Mi chiedo perché debba ancora sopportarvi! Se soltanto non fossi stata ridotta in quel modo... appena fossi stata certa che voi due decerebrati eravate sani e salvi me ne sarei andata per la mia strada! Invece sono qui a farvi da balia!”

Ace a quell’affermazione sogghignò malandrino: “Certo, certo... Intanto Jinbē mi ha detto che hai passato questi ultimi tre anni e mezzo a cercarmi come una forsennata! Come la mettiamo, sorellina?”

Aoi si morse il labbro, arrossendo appena: “S-se non chiudi il becco giuro che avrai il culo al posto della faccia, Succo di Frutta!”

“Shi, shi, shi! Aoi è arrossita!”

“Dacci un taglio, babbeo!”

Gli altri osservarono incuriositi il particolare trio, chiedendosi come tre individui così diversi tra loro potessero essere cresciuti insieme. Tutti eccetto Hancock, che ripresasi dallo shock e giurato di farla pagare a Law stava emanando cuoricini da tutti i pori nel vedere il ‘suo’ Rufy così sereno: “Non vedo l’ora che si sia ripreso del tutto... così, finalmente... ci sposeremo...♥!!!”

I due fratelli iniziarono a smanettare con le parti del corpo del maggiore, faticando parecchio in quanto soltanto la testa era stata lasciata intera, mentre tutto il resto era stato scomposto in pezzi disuguali, oltre al fatto che era ormai calata la notte.

“Ecco! Così è a posto!”

“Idiota! Gli hai messo una gamba al posto del braccio!”

“E non ho l'ombelico così alto!”

“Ah, scusa! Così?”

“Ha il braccio storto!”

“Voi due fate schifo con i puzzle...”

“Non sarebbe successo se non ti fossi messo a discutere con Law!”

“Avrei dovuto lasciarlo impunito dopo quello che ti ha fatto?!”

“Ma se non hai avuto nemmeno il tempo di sfiorarlo! E poi ti ho già detto che non gli ho dato modo di fare niente!!! Ehi, Trafalgar! Non puoi metterlo a posto tu?!” domandò spazientita Aoi, girandosi verso il Capitano di Heart.

Il diretto interessato aprì pigramente un occhio, accennando ad un ghigno: “... Cosa mi dai in cambio, Aoi-ya?”

Le parti del corpo di Ace presero istantaneamente fuoco: “BASTARDO! PIANTALA DI FARE QUELLE ALLUSIONI SULLA MIA SORELLINA!!!”

La biondina sbuffò: “... Ho già capito. Faremo da noi. Ace! Spegniti!”

Il fiammifero singhiozzò, obbedendole: “Ingrata... L-la mia sorellina è cresciuta così in fretta... Ahi! Ehi, Rufy! Piantala di staccarmi i pezzi della faccia per metterli storti!!!”

“Ah, ah, ah, ah, ah!!! Ace sembra un alieno!”

“Effettivamente...”

“Questo è un abuso!”

“Ma piantala! Comunque sei a posto, ora...”

Ace si controllò da testa a piedi, tirando un sospiro di sollievo quando sentì che nessun pezzo era fuori posto: “Ah! Finalmente intero! E adesso mi ci vuole un bel buffet per festeggia...”-

A tutti i presenti venne un colpo, quando Ace cadde rovinosamente a terra senza emettere nemmeno un gemito.

Law fu subito pronto a riportarlo nel sottomarino, Hancock a chiamare il villaggio intero e Jinbē a donargli qualsiasi organo o simile servisse per farlo stare meglio. Soltanto Aoi e Rufy non si scomposero: “Ah... mi ricordavo di questa cosa... ma speravo che con gli anni gli fosse passata! Invece sembra peggiorato!”

“Shi, shi, shi! Anche quando ci siamo incontrati ad Alabasta gli è successo un paio di volte! A me fa sbellicare!”

“Ma se anche a te succedeva, babbeo!”

“Ah, davvero?”

“C-come potete rimanere così calmi, voi due?!”

“Qui serve un pronto intervento! Bepo!”

“Aye-aye, Captain!”

“Ehi, ehi, ehi! Datevi una calmata! Non ha niente!” li bloccò Aoi, sospirando “... Si è solo addormentato!”

“... CHEEE?!”

Tutti li guardarono con occhi sgranati, addirittura Law aveva perso la sua consueta calma, come se fossero stati alieni appena scesi da una navicella spaziale. Aoi alzò gli occhi al cielo: “Quest’idiota con la faccia da schiaffi soffre di narcolessia! Da piccolo non capitava spesso, ma il Babbo mi aveva raccontato che era accaduto più di una volta che cadesse con la faccia nel piatto durante un pasto o una conversazione! Evidentemente con gli anni è peggiorato... Anche Rufy e suo nonno ne soffrivano, a volte.”

L’attenzione dei presenti si concentrò su Ace: era in una posizione scomposta, con la bocca spalancata e un piccolo rivolo di saliva che colava da essa. Mettendosi in ascolto poterono udire anche un leggero russare.

“... Ah...”

Trafalgar tirò un sospiro, sbattendosi poi una mano in faccia, rassegnato: “Dovrei essermi abituato a questa gente... invece sono uno più fuori dell’altro...”

Hancock si portò una mano al prosperoso petto, facendo un profondo respiro: “Menomale...! Se fosse successo qualcosa al fratello di Rufy e Aoi... io...”

“Ace-San e Rufy-Kun sono sempre pieni di sorprese...!” commentò soltanto Jinbē, ammorbidendo l’espressione seria che aveva assunto poco prima.

“Shi, shi, shi! Bene! Così c’è più cibo per me! Ehi, Hancock!”

“S-sì...♥?!” si riprese subito la Principessa arrossendo istantaneamente “Ah...♥! Mi ha chiamata per nome...♥! È come se fossimo già sposati...♥!!!”

“Hai altra carne nel tuo castello? L’ho finita, e sicuramente quando Ace si sveglierà ne vorrà un po’... Non voglio che si arrabbi! E poi questa frutta mi ha stufato!”

“HA ANCORA FAME?!” urlarono in coro i Pirati di Heart non diretti a nessuno in particolare.

“C-certamente! Vado subito ♥!” miagolò dolcemente lei, prima di congelare il resto degli uomini con lo sguardo “E già che ci sono prenderò gli avanzi destinati a voi bestie! Aoi-Neesama... non vorrei sembrarti insistente, ma che ne diresti di venire con me? Sembri così stanca e infreddolita! Hai bisogno di un bagno caldo e di vestiti degni di questo nome!”

Contrariamente a suo fratello, sentirsi parlare con quel tono da Boa Hancock in persona era per Aoi un onore, tanto che chinò il capo, a disagio: “S-se non sono un disturbo... accetterei l’offerta... A te va bene, Rufy?”

“Sì, vai pure! Avvertirò io Ace se si sveglia!”

“Magnifico! Vieni, seguimi! La tua carne arriverà il prima possibile, Rufy ♥! Ragazze, voi rimanete qui e assicuratevi che nessuno eccetto Rufy e suo fratello tocchino il cibo rimasto!” esclamò radiosa la Principessa Serpente, prendendola per mano e sparendo con lei nella selva. La piccola anziana Kuja decise di seguirle in silenzio, scrutando di sottecchi la giovane ospite, in preda ad un dubbio che l’aveva colta dal primo momento in cui l’aveva vista e aveva sentito il suo nome dal Cavaliere del Mare.

Purtroppo l’unica luce presente era quella lunare, perché ad Aoi sarebbe piaciuto molto esplorare per intero l’isola e scoprirne la fauna e la flora presenti, non avendo mai perso la sua tipica curiosità. Inoltre era lì che sua madre era nata, quindi voleva vederne ogni possibile sfaccettatura prima di decidere sul da farsi.

“La vostra isola è davvero un posto lussureggiante... mi piacerebbe esplorarla, domani... se possibile...”

“Certo! Sentiti libera di fare quello che vuoi qui! Considera la nostra isola come una seconda casa, Onee-Sama! E non sentirti a disagio! Anche se non fossi stata la sorella di Rufy saresti stata la benvenuta! D’altronde la nostra isola è composta di sole donne, e se non ci sostenessimo a vicenda non saremmo conosciute in tutto il mondo! La nostra forza dipende soprattutto dal legame che ci unisce!”

“Se soltanto applicassi più spesso queste parole, Hebihime...” sospirò l’anziana, ricevendo un’occhiataccia dalla donna.

“Potevi anche rimanertene al castello, Nyon-baa! Non ti azzardare ad importunare la nostra ospite!”

“No di certo! Questa ragazza ha dimostrato un enorme coraggio nonostante la giovane età! Sarebbe il modello perfetto per le giovani guerriere Kuja!” ammise, prima di prendere un profondo respiro e domandarle “... Dimmi, figliola... qual è il tuo nome completo?”

“E-ecco... Mi chiamo Sora D. Aoi...” ammise timidamente lei, irrigidendosi quando vide la vecchina sussultare “Q... q-qualcosa non va...?”

La vecchia Nyon sbatté le palpebre, sudando freddo, salendo sul capo del suo serpente per arrivare alla sua altezza: “Lo sapevo! Ecco dove avevo già visto i tuoi occhi... Come si chiamava tuo padre, figliola...?!”

“N-non ne sono sicurissima... Ma credo si chiamasse... Sora D. Ao... Ecco... i miei genitori sono”-

“E tua madre si chiamava Lily, vero?!”

La biondina annuì appena, sempre più confusa, prima di venire illuminata da una ovvia consapevolezza. Sapeva bene che sua madre era una Kuja, e certa che le donne dell'isola l'avessero quantomeno sentita nominare aveva già in programma di chiedere se qualcuno l’avesse mai conosciuta, ma non pensava che quella vecchina l’avrebbe subito riconosciuta come sua figlia! Quindi lei sapeva sicuramente qualcosa!

“Che cosa significa tutto questo, Nyon-baa...?! Stai spaventando Aoi-Neesama, e anche me onestamente...” intervenne Hancock, cercando di mantenere la sua espressione calma e moderata “... Credo di capire che vogliate parlare... Però prima, Aoi-Neesama, ti prego di concederti un bagno caldo e un sano pasto rigenerante. Non hai toccato cibo e i tuoi capelli chiedono pietà!”

Anche la vecchia Nyon sembrò acquietarsi appena: “Hancock ha ragione, figliola... Te lo meriti, dopo tutto quello che hai passato in questi ultimi giorni... Parleremo dopo con calma davanti ad un pasto caldo, d’accordo?” le sorrise gentile, quasi come una nonna.

“... V-va bene...” annuì, facendo un respiro profondo. Non si era nemmeno accorta che nel giro di pochi istanti tutti i suoi muscoli si erano tesi come corde di violino. D’altronde non si sarebbe mai aspettata di trovarsi davanti un personaggio chiave del suo passato così su due piedi. Invece, finalmente, il destino aveva deciso per una volta di stare dalla sua parte.

Finalmente avrebbe fatto luce su un importante tassello delle sue origini.

Finalmente avrebbe potuto scoprire chi era davvero.

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Capitolo 15
*** 15: Ao e Lily - La Storia di una Valorosa Guerriera e di un Pirata dal Cuore Nobile ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...
 
Dopo essere stati condotti su Amazon Lily da Trafalgar Law e aver scoperto l’esito della guerra, Rufy, Ace e Aoi possono finalmente godere di un meritato riposo assicurato da Boa Hancock, il cui ruolo di Shichibukai assicura all’isola nessuna visita da parte della Marina.

Tra ricostruzioni di corpi, abbuffate e spaventi dovuti agli attacchi narcolettici di Ace, Aoi riscopre la serenità e la gioia di essere circondata dalle persone a lei care e la curiosità verso le nuove conoscenze, come quella di Hancock, la quale la invita a trascorrere la sera al suo palazzo per potersi rifocillare e rinfrescare con un bagno caldo.

Lungo il tragitto, però, scopre che Gloriosa, una vecchia sovrana ormai conosciuta come Nyon-baa ritenuta da tutte la saggia dell’isola, conosceva i suoi genitori in quanto ne distingue subito il nome e alcuni tratti fisici ereditati da loro, e le promette di dirle tutto quello che sa una volta giunte al palazzo.

- AO E LILY
LA STORIA DI UNA VALOROSA GUERRIERA E DI UN PIRATA DAL CUORE NOBILE

Benché fosse stata quasi obbligata, Aoi non avrebbe mai ringraziato abbastanza Boa Hancock per la sua esagerata ospitalità: era rimasta nell’enorme vasca dell’altrettanto gigantesco bagno del suo castello probabilmente per ore, e se fosse stato per lei non sarebbe mai uscita da lì. Quel luogo era un autentico paradiso di vapore, acqua calda al punto giusto e un’incredibile varietà di oli e sali da bagno per qualsiasi esigenza. Non si era mai sentita tanto rilassata in vita sua, e le sue ossa la stavano ancora ringraziando per essersi finalmente concessa un po’ di tempo solo ed esclusivamente per sé.

Dopotutto aveva appreso dell’imminente esecuzione di Ace a Water Seven, e benché a quei tempi mancassero ancora tre giorni al decisivo quanto inevitabile scontro fra la Marina e i pirati del Babbo si era comunque messa immediatamente in viaggio per essere certa di trovare in tempo la giusta corrente marina che l’avrebbe condotta a destinazione, conscia che si sarebbe persa più volte. 

Poi, una volta arrivata, aveva dovuto pure farsi strada fra quei marines incapaci cercando di non dare nell’occhio per poter sorprendere i nemici più pericolosi come gli Shichibukai e gli Ammiragli. Infine, una volta fatto ciò aveva dovuto fronteggiare quel botolo di magma per permettere ai suoi stupidi fratelli di mettersi in salvo e per cercare di proteggere, seppur inutilmente, purtroppo, Barbabianca.

Ora che i suoi cari erano al sicuro e che gran parte dei suoi sentimenti negativi erano stati espulsi con quel pianto liberatorio poteva davvero permettersi di rilassarsi, prima di affrontare la questione su sua madre.

A bagno fatto era stata accompagnata in un’enorme e lussuosissima stanza con tanto di letto a baldacchino, dove aveva trovato a sua disposizione una moltitudine di abiti di modelli e colori diversi, che condividevano però tutti delle scollature e degli spacchi piuttosto... aggressivi. Non che avesse granché da nascondere, in verità, con una seconda nemmeno piena e dei fianchi appena accennati, ma essendo molto timida e pudica e non volendo rischiare altre prese in giro da parte di Trafalgar o rimproveri da parte del suo ‘fratellone geloso’ aveva preso la scelta degli abiti come una missione importante da svolgere con attenzione.

Alla fine aveva optato per i tradizionali abiti delle Kuja, ovvero una fascia bikini azzurra a chiazze leopardate e una gonna bianca che le arrivava appena a metà coscia, mentre ai piedi portava un paio di stivaletti che le arrivavano al polpaccio, neri: purtroppo quello era l’unico abbinamento che non la facesse sentire con le tette al vento.  

Era ancora intenta a guardarsi nello specchio, a disagio nel sentirsi così scoperta e quasi vulnerabile: “A-anche se discendo da questa tribù questi abiti non sono affatto il mio genere... M-mi sento quasi nuda...senza contare che odio le gonne... Tanto so che appena Law mi vedrà conciata così di sicuro inizierà con i suoi discorsi da maniaco...! Per non parlare di quello stupido Succo di Frutta... Sono quasi sicura che mi darà della scostumata e che si coprirà gli occhi per non vedermi...! E pensare che da piccolo ne diceva di cose sconce... Che rottura...”

La giovane era così concentrata a fare quelle considerazioni che le venne un colpo quando vide grazie allo specchio la Principessa Serpente apparirle alle spalle: “A-ah! H-Ha... H-Hancock-San...! Sei tu...”

La donna alzò le mani in segno di resa, anche lei leggermente sorpresa dalla reazione: “S-scusami, Onee-Sama... Non era mia intenzione spaventarti! Volevo solo chiederti se ti avrebbe fatto piacere farti pettinare i capelli, adesso che li hai belli puliti... Sono veramente bellissimi, così morbidi e fluenti! Sarebbe davvero un peccato se vi si formassero tanti nodi! E poi vorrei fare il possibile per approfondire il nostro rapporto... Sei l’unico membro femminile della famiglia di Rufy che ho conosciuto fino ad ora...!”

“G-grazie, ma non è...”-

La biondina non fece nemmeno in tempo a finire la frase che la donna la spinse sul grande letto a baldacchino, sedendosi poi alle sue spalle cominciando a strigliarli delicatamente con le dita lunghe e affusolate: “Sì, sono davvero belli...! E hanno un colore, poi...! Sei proprio fortunata!”   

Alla fine la più piccola la lasciò fare, in parte non sapendo come ribattere senza sembrare sgarbata, ma soprattutto perché non era mai stata coccolata e viziata se non da Sabo e raramente anche da Ace, ma nulla più di una carezza sulla testa o il permesso di magiare il pezzo di carne più grosso: per una volta desiderò, seppur vergognandosi tremendamente, di venire trattata come una principessa. Il che era doppiamente ironico, dato che a viziarla era la sovrana delle Kuja: “Ah... mi stai viziando troppo, Hancock-San... Non era assolutamente necessario, te l’assicuro...”

Stavolta non si spaventò, ma s’insospettì nel non sentire alcuna risposta dell’Imperatrice Pirata. Si girò, timorosa che le fosse accaduto qualcosa, e la trovò ancora lì, immobile, con il pettine d’osso in mano, gli occhi sgranati e lo sguardo atterrito di chi aveva appena visto un fantasma: “H-Hancock-San...?! T-ti senti male?”

La mora si riscosse, scuotendo violentemente la testa e sbattendo nervosamente le palpebre: “S-scusami...! È-è che... non immaginavo che... P-perdona la mia indiscrezione!!!” esclamò gesticolando concitatamente “D-davvero, scusami...”

“Va bene, ma... per cosa...?”

“E-ecco... s-sulla schiena... S-sulla tua schiena c’è...”-

“Ah, il marchio dei Draghi Celesti?” chiese lei con semplicità, indicandosi il segno di uno zoccolo rosso con tre punte sulla schiena “Già... Scusa per non avertelo detto prima... è un po’ imbarazzante... Stavo pensando di chiedere ad Ace di bruciarlo...”

“... N-non... non ti richiama... brutti ricordi...?” domandò timidamente la donna, sorpresa dalla naturalezza con cui la ragazzina l’aveva indicato.

“Beh, abbastanza... Ma sai, mi è stato impresso quando avevo appena due anni, per cui ho rimosso il ricordo di quel momento... Inoltre questo è ormai diventato un segno di forza, per me.”

“U-un segno... di forza?”

“Sì... Voglio dire... riuscii a scappare dai miei padroni quando avevo appena otto anni. Con astuzia fregai facilmente il mio ‘legittimo proprietario’ che era più piccolo di me e anche un po’ ritardato, e per una serie di fortunate coincidenze riuscii ad essere portata su un’altra isola da un pirata molto buono e generoso, seminando i due energumeni che mi avevano messo alle calcagna... Purtroppo appena sei mesi dopo venni nuovamente catturata, ma stavolta fu per colpa della mia avventatezza. Tuttavia venni scelta da una speciale organizzazione al servizio del Governo per diventare un’assassina professionista, quindi venni ‘soltanto’ allenata fino allo sfinimento per diventare una macchina da guerra priva di emozioni... Come avrai intuito, però, le uniche cose che ho imparato sono le tecniche di assassina... È stato nei sei mesi di libertà antecedenti alla mia seconda cattura che ho conosciuto Rufy ed Ace, ed è stato grazie a loro che non ho perso i miei valori morali e la mia umanità, neppure durante il mio periodo di allenamento estremo. Questo marchio rappresenta una doppia vendetta su quei bastardi, perché come mi hanno catturata due volte io per due volte sono riuscita a scappare... Capisci?”

“E-e il Frutto del Diavolo che hai ingerito... Come e quando...”-

“L’ho rubato prima della mia seconda fuga. Era custodito in una delle torri del palazzo di Marijoa, poiché considerato un Rogia Proibito bisognoso di una persona degna di utilizzarlo... O almeno, questo è quello che dicevano, perché io ho fregato tutti e l’ho divorato in tre bocconi netti! L’unico motivo per cui non si è mai saputo delle mie ‘gesta’ è per il semplice fatto che durante la mia fuga sono stata colpita da un attacco di Akainu che ha creduto di avermi uccisa... Inoltre, il Governo ha tenuto nascosto l’accaduto per timore di altri attacchi alla loro amata ‘Terra Sacra’ e soprattutto per non ammettere che qualcuno aveva sputato sulla loro autorità.”

Hancock rimase in silenzio, esterrefatta dalle confessioni appena ricevute. Anche lei e le sue sorelle Sandersonia e Marigold molti anni prima erano state catturate e vendute a dei Nobili Mondiali come schiave, e anche loro avevano impresso sulle loro schiene quel maledetto marchio. Inoltre tutte e tre avevano ingerito un Frutto del Diavolo sotto costrizione di quei vermi desiderosi di strani e perversi passatempi. Soltanto grazie all’arrivo di Fisher Tiger, un uomo-pesce infiltratosi a Marijoa per liberare i suoi compagni, lei e le sue sorelle erano potute fuggire e ritornare ad Amazon Lily.

Tuttavia, contrariamente all’enorme coraggio appena dimostrato da quella ragazza, loro non avevano mai superato il dolore e la vergogna provocati dai traumi e dalle umiliazioni subiti, tanto che avevano diffuso la voce che sulle loro schiene vi fossero impressi gli occhi maledetti delle Gorgoni che tramutavano in pietra chiunque li vedesse per nascondere il vero significato di quel marchio.

Pensandoci era stato proprio coprendo il marchio di sua sorella Sandersonia durante il combattimento in cui lei lo voleva morto che Rufy si era guadagnato prima la sua gratitudine e poi il suo profondo amore... Sapere che sua sorella avesse passato un’esperienza molto simile alla sua e ne avesse parlato con lei con così tanta spontaneità non fece altro che aumentare i forti sentimenti che già nutriva per lui e la grande stima e gratitudine che provava per lei.

Fu proprio la giovane Aoi a ridestarla dalle sue riflessioni: “H-Hancock-San... tutto bene...? P-per caso il fatto che io abbia questo marchio t’infastidisce...?! Se è così posso andare da Ace e dirgli di bruciarlo... Tanto anche a me comincia a”-

“No! Assolutamente! Non ti permetterei mai di soffrire ulteriormente, Aoi-Neesama! Stavo solo pensando... che mi sembra di capire sempre di più perché mi sono affezionata così tanto e così rapidamente a Rufy e anche a te... Voi due... e sicuramente anche Ace-Niisama... Disponete di una forza d’animo e di una gentilezza che non ho mai visto prima d’incontrarvi! Non importa quante persone possano venirvi contro... Voi date la vita per difendere i vostri ideali e le persone a voi care, anche a costo di affrontare il mondo intero...! Siete le persone più meravigliose che abbia mai conosciuto...! Perciò sentitevi liberi di chiedermi qualunque cosa!”

Aoi rimase sorpresa di una simile affermazione, ma poi sorrise sincera: “Grazie, Hancock-San... Non ti ringrazierò mai abbastanza per quello che hai fatto per me e per i miei fratelli... E a proposito di questo... Ho capito giusto che a te... i-insomma, che a te piace mio fratello Rufy...?” non riuscì a trattenersi dal chiedere, ancora molto perplessa dallo sviluppo degli eventi.

A quella domanda la Principessa Serpente arrossì come una tredicenne alla sua prima cotta, portandosi le candide mani alle guance roventi: “E-ecco... Cioè, so che non dovrei farmi problemi con te, Aoi-Neesama, è-è che... è così imbarazzante...♥!”

La ragazza ridacchiò, divertita quanto sorpresa dalla palese verità: “Va bene, va bene! Ho capito! Fai finta che non te l’abbia chiesto, ok? D’altronde, mio malgrado, sono anch’io una ragazza... Posso capire come ti senti!”

“Grazie della comprensione, Aoi-Neesama!” ringraziò la mora dando un ultimo giro all’elastico che teneva legata l’immancabile treccia bionda della minore “Comunque ho finito con i tuoi capelli! Possiamo pure andare a mangiare! Mentre ti stavi facendo il bagno ho portato ai tuoi fratelli la carne che mi avevano chiesto, perciò per stasera ho finito di uscire...! Un’ultima cosa, prima... ti spiacerebbe indossare questo?” le domandò poi porgendole un lungo mantello bianco “Ecco... vedi... Il marchio che hai sulla schiena ha assunto per il mio popolo un significato un po’ diverso... e quindi...”-

Aoi lo indossò senza farselo ripetere, sollevata nel sentirsi più coperta almeno sulle spalle: “Sicurissimo! Non mi crea alcun fastidio! Onestamente mi sentivo un po’... vulnerabile...! Ma così va molto meglio! Inoltre... beh, ci tengo molto a rispettare le vostre tradizioni, perché essendo discendente di una Kuja nutro un profondo rispetto per il vostro popolo, e vorrei fare il possibile per imparare tutto sulle vostre usanze.”

“Capisco... Ti ringrazio! Andiamo, ti accompagno in sala da pranzo!”
 
§
 
Naturalmente, anche la sala da pranzo del castello della Principessa Serpente era a dir poco mastodontica e sfarzosa, fornita di ogni lusso possibile. A regnare nel locale era il chilometrico tavolo centrale, che avrebbe potuto contenere almeno metà delle flotte di Barbabianca da quante sedie lo circondavano.

Tuttavia vi erano sedute soltanto tre persone oltre a lei e ad Hancock: la vecchia Kuja che l’aveva riconosciuta e due donne che intuì essere le sorelle minori di cui l’Imperatrice Pirata le aveva parlato mentre si dirigevano lì.

La prima era molto alta e slanciata, con la testa sproporzionata rispetto al corpo e la cui forma ricordava il cranio di un serpente. Aveva una lunga chioma verde acqua che le scendeva morbida sulla schiena, e verdi erano anche gli occhi dalla forma sottile. Le parve anche di intravedere una lingua biforcuta uscire appena dalle labbra distese in un placido sorriso, mentre vide chiaramente al suo fianco una grossa pantera con gli occhi rossi e in testa uno strano copricapo, la quale la scrutò mostrando appena le affilate zanne.

La seconda era alta all’incirca quanto l’altra, con però una corporatura molto più robusta e tondeggiante e i capelli castano-rossicci acconciati come una valchiria. Gli occhi erano scuri, mentre le labbra carnose erano tirate in un’espressione fredda e seria.

“Ah, eccovi qui! Spero che ti sia goduta il bagno caldo, figliola!” sorrise gentile la vecchia Kuja, mentre lei si sedette timidamente accanto all’alta donna verde e Hancock a capotavola. Non appena si furono accomodate innumerevoli portate dall’aspetto e dal profumo deliziosi cominciarono ad essere servite, facendole trattenere a stento l’acquolina. Nonostante mangiasse a parere dei suoi fratelli ‘come un uccellino’ e fosse allenata a rimanere senza cibo per tre mesi di fila, la sua parte di ragazza stanca e spossata non poté rimanere indifferente davanti a quel dono del cielo.

Si ricordò solo in quel momento della domanda dell’anziana: “A-altroché! Mi sembra quasi di non avere le ossa...!” ricambiò sorridente lei, prima di presentarsi educatamente alle altre due “Perdonate la scortesia... Io sono Sora D. Aoi, e sono la sorella maggiore di Mugiwara no Rufy e la minore di Hiken no Ace... Molto piacere...!”

Il sorriso della verde si allargò: “Io sono Boa Sandersonia, la secondogenita della famiglia Boa! Sono lieta di aver finalmente conosciuto la ragazza che ha salvato Rufy! Anche se per te è stato un gesto spontaneo dato il vostro legame ti ringrazio per quello che hai fatto per lui... io e le mie sorelle gli dobbiamo un favore enorme!”

“Sandersonia ha ragione.” annuì l’altra gigantessa accennando ad un sorriso “Io invece sono Boa Marigold, terzogenita della famiglia Boa. È un onore avere qui con noi la ragazza che ha combattuto con tanto coraggio contro gli Ammiragli della Marina. Sei stata un esempio per tutte le giovani Kuja.”

A quel complimento la biondina non poté trattenersi dall’arrossire appena, grattandosi imbarazzata il capo: “N-non esageriamo...! Ho fatto il minimo... Purtroppo per una serie di circostanze ho passato ben dieci anni lontana da loro... Non mi sarei mai perdonata se fosse accaduto loro qualcosa quando invece il mio intervento avrebbe potuto cambiare la situazione! Per fortuna è andato quasi tutto per il meglio...” non riuscì a non calcare su quella parola, mentre nella sua testa il sorriso affettuoso del Babbo s’imponeva prepotente.

“Mi dispiace molto per la tua perdita, figliola... Non so quale sentimento ti legasse a Barbabianca, ma deduco dal tuo sfogo di prima che gli fossi molto affezionata... La sua morte non ha soltanto portato il dispiacere a tutte le persone a lui care... ma ha preannunciato anche il totale sconvolgimento dell’equilibrio che si era instaurato nel Nuovo Mondo... Gli avvenimenti che caratterizzeranno quest’epoca sono al momento imprevedibili...” spiegò saggiamente la vecchia Nyon “... Ma ora parliamo d’altro. Innanzitutto serviti pure quanto vuoi! E poi... se te la senti di affrontare l’argomento...”-

“Sì, la prego. Uno dei principali obbiettivi che mi ero posta fin da piccola era scoprire qualcosa di più sulle mie origini e sulla mia reale identità... Sono diventata una schiava dei Draghi Celesti ad appena due anni, e non ho alcun ricordo o informazione sui miei genitori. So soltanto che mia madre apparteneva alla vostra tribù e che mio padre era membro di una ciurma pirata al momento a me ignota... e anche che entrambi sono morti prima che io venissi catturata e venduta come schiava.”

Aoi notò subito lo stupore nato sui visi delle due sorelle di Hancock, e intuì che anche loro dovessero essere state in qualche modo traumatizzate dai Nobili Mondiali, perché così si sarebbe anche spiegato lo strano atteggiamento della Principessa Serpente e della sua richiesta di indossare quel lungo mantello bianco per celare il marchio. Tuttavia non chiese nulla.

La vecchietta annuì soltanto col capo, pensierosa: “Sei proprio sua figlia, cara... Nonostante quello che devi aver passato fino ad ora hai una forza interiore impressionante per parlarcene con così tanta naturalezza... Anche le ragazze qui presenti hanno passato un’esperienza molto simile alla tua, con l’unica differenza che il semplice ricordo suscita in loro un grande sconforto...”

“P-per favore, Nyon-baa...! Non andare oltre...” la supplicò con voce flebile Sandersonia, prendendosi la testa tra le mani “Non voglio ricordare...”

“Scusami, Sandersonia. Non era mia intenzione turbarti... Oltretutto divagherei, se le raccontassi quanto vi è accaduto... Allora, figliola... Conoscevo bene tua madre, prima che se ne andasse... Era la sorella minore dell’Imperatrice che precedette Hancock e si chiamava Lily, che significa ‘giglio’, il fiore simbolo della nostra isola. Ti somigliava molto... Da lei hai preso sicuramente il carattere, oltre che il colore degli occhi, i lineamenti del viso e la pelle bianco latte... Come te era una donna molto forte e coraggiosa, che affrontava con sicurezza e astuzia ogni singolo pericolo le si presentasse. Era anche molto intelligente e colta, e adorava scoprire sempre cose nuove. Inoltre, nonostante la quasi perenne serietà, non aveva mai permesso a niente e a nessuno di ferire le sue compagne, ottenendo così la stima e il rispetto di tutte. Tuttavia, le cose cambiarono... Non so se ne sei a conoscenza, ma la nostra isola si trova nella Calm Belt, per cui è impossibile raggiungerla se non con un mezzo di navigazione munito di pale o motore. Nonostante ciò, un giorno giunse sulla costa una piccola zattera ridotta in pessime condizioni. A bordo vi era una sola persona, riuscita con le sue sole forze a remare fino alla terraferma e a scappare a tutti i mostri marini. Immagino che avrai già capito di chi sto parlando...”

La giovane annuì appena, sorpresa: “... M-mio padre... Giunse fino a qui da solo a bordo di una zattera...?!”

“Esatto, e a trovarlo fu proprio tua madre. Come ben sai da secoli vigono sulla nostra isola leggi assai severe che vietano di ospitare, se non per delle questioni estremamente gravi o particolari, degli uomini... Infatti Hancock ordinò ai tempi la pena capitale anche per Rufy, che oltre ad essere un uomo aveva pure visto il marchio dei Draghi Celesti presente sulla sua schiena, ma questa è un’altra storia... Tua madre tentò subito di ucciderlo, ma l’uomo riuscì nonostante la stanchezza a difendersi dalle sue frecce potenziate con l’Haki, tanto da riuscire a guadagnarsi il suo rispetto, essendo lei la seconda guerriera più forte dopo sua sorella maggiore. Decise perciò di nasconderlo in una piccola grotta nella zona più rocciosa dell’isola, e prese a portargli ogni giorno cibo, acqua e rimedi per le sue ferite, cercando però di mantenere un atteggiamento il più distaccato possibile.”

“Perciò... immagino che poi sua sorella l’avesse scoperta e fatta esiliare... oppure condannata a morte...” ipotizzò la giovane contenendo l’amarezza, avendo ormai compreso quanto le tradizioni fossero importanti per quella tribù, forse addirittura più dei legami di parentela.

“No, no...! O meglio, la sovrana lo scoprì e proclamò la pena di morte per entrambi nonostante il legame che la univa a tua madre, ma una sventura voluta dal destino fece sì che l’ordine di esecuzione venisse ritirato. Proprio in quel periodo molte guerriere che erano solite recarsi nella foresta per cacciare, tra cui anche tua madre, erano state morse da una velenosissima specie di tarantola, e tale veleno era a quel tempo letale poiché non era ancora stato scoperto un antidoto. Ma Sora D. Ao, questo era il nome dell’uomo, grazie alle sue conoscenze mediche riuscì ad ideare la cura e a guarire tutte le ragazze intossicate, compresa tua madre. Grazie al suo gesto non soltanto evitò la morte a molte fanciulle, ma si guadagnò anche la stima e la gratitudine della Principessa, che revocò la pena di morte nei suoi confronti e in quelli di Lily e gli donò una piccola imbarcazione con cui riprendere il suo viaggio.”

“Wow... non avevamo mai sentito di questa storia... Quanti anni fa è accaduta?” chiese incuriosita Sandersonia.

“Beh... quanti anni hai, figliola?” le domandò la vecchia Kuja.

“Ecco... ne ho diciotto, anche se non so la data del mio compleanno...”

“Capisco... allora... sono passati circa vent’anni, forse ventuno...”

Dal canto suo, Aoi si sentiva già pienamente orgogliosa dei suoi genitori, benché le mancassero ancora parecchi tasselli di quel grande puzzle. Come mai suo padre era arrivato laggiù da solo, se dalle informazioni ricavate aveva scoperto che era stato un pirata? Quando e da chi era stato ucciso? E sua madre? Com’era finita da Amazon Lily fino a Silversea Isle, la sua isola natale stanziata nel North Blue, se era la sorella minore dell’Imperatrice prima di Hancock? E cosa le era successo per far sì che lei finisse nelle mani di quei dannati Nobili Mondiali?

“... Tutto bene, Aoi-Neesama...?” la richiamò gentile Hancock, notando l’incorruttibile silenzio in cui la ragazza era piombata.

Alla voce della Principessa Serpente Aoi si riscosse, sbattendo un paio di volte le palpebre: “S-sì, scusatemi... stavo solo riflettendo. Ecco, Nyon-baa... Io... avrei ancora delle domande da farle, se posso...”

“Certamente! Chiedimi pure! Spero di poter soddisfare tutte le tue curiosità!”

“La ringrazio... Ecco... Quindi la sorella di mia madre donò a mio padre un’imbarcazione per poter lasciare la Calm Belt... Ma cosa spinse mia madre a lasciare l’isola, se non era stata esiliata?”

L’anziana le sorrise, intenerita: “Tua madre andò via da quest’isola perché era stata contagiata da una malattia rara e incurabile...”

“U-una malattia... rara e incurabile...?!”

“Sì... La stessa malattia di cui si è ammalata Hancock poco dopo l’arrivo di Rufy e che ha portato alla morte molte sovrane prima di lei... È una malattia che viene portata dagli uomini, e che soltanto loro possono curare...”

“Aspetta, Nyon-baa...!” s’intromise Marigold, mentre Hancock era stranamente arrossita “Non sarà...”

“Esatto... Tua madre era malata al cuore, figliola... Aveva preso il Mal d’Amore!”

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Capitolo 16
*** 16: La Forza dell'Amore - Il Coraggio di Lily e la Nostalgia di Aoi ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...

Invitata a trascorrere la notte al palazzo della Principessa Serpente Boa Hancock, Aoi viene finalmente a sapere dalla vecchia Nyon di come sua madre avesse conosciuto suo padre.

*VENT’ANNI PRIMA*

Lily, sorella minore della Principessa che precedette Hancock e ai tempi seconda Kuja più forte dell’isola, trova sulla spiaggia un uomo svenuto accanto ai resti di una zattera e prova ad ucciderlo, venendo però quasi sconfitta. Sorpresa e ammirata dal suo coraggio nonostante la sua spossatezza e le ferite la donna decide di nasconderlo e di portargli cibo e cure necessarie, a costo di tradire le tradizioni del suo clan.

Dopo poco tempo, però, le azioni di Lily vengono scoperte, e sua sorella maggiore, a discapito dell’affetto che la lega a lei, ordina per entrambi la pena di morte. A salvare entrambi dalla pena imminente sono però le conoscenze mediche dell’uomo, che gli permettono di creare un efficace antidoto al veleno di una tarantola che aveva morso molte guerriere, Lily compresa.

Grazie al suo nobile gesto la Principessa di Amazon Lily revoca la pena capitale per entrambi e dona una piccola imbarcazione all’uomo per permettergli di riprendere il suo viaggio.

Quanto a Lily, poco dopo la partenza di Ao viene colpita dal Mal d’Amore, una malattia solitamente contratta dalle sovrane dell’isola in seguito all’infatuazione per un uomo, per la quale perisce anche sua sorella maggiore. Intenzionata a guarirne la donna parte alla ricerca del pirata, non sapendo quali sviluppi tale importante scelta porterà.

**

 
- LA FORZA DELL'AMORE
IL CORAGGIO DI LILY E LA NOSTALGIA DI AOI

 
A quella dichiarazione il viso di Aoi si contrasse in una smorfia a metà tra il confuso e lo schifato. Insomma, non che non capisse quanto potente e pericoloso potesse essere l’amore, ma definirlo una malattia...! Oltretutto, per come era stata cresciuta, lei non era il tipo che pensava a ‘futilità’ come l’innamoramento, le sdolcinatezze eccetera. Pensava che se mai si fosse dovuta innamorare sarebbe successo a tempo debito, una volta diventata sufficientemente forte da non dover rischiare di morire o di perdere la persona amata in questione.

Tuttavia si ricompose, capendo quanto per un popolo di sole donne tutto ciò che potesse essere relazionato ad un uomo costituisse una grande quanto temibile scoperta: “... In poche parole... mia madre si era innamorata di mio padre... Giusto?”

“Per te che sei cresciuta assieme a degli uomini sicuramente parrà una cosa normale, ma per le donne di Amazon Lily tutto ciò che ha a che fare con gli uomini costituisce enormi novità e innumerevoli divieti! Per una donna della nostra isola l’innamoramento è una vera e propria malattia, poiché non potendo intrattenere relazioni con l’altro sesso è categoricamente impossibile guarire dal dolore della lontananza! Molte sovrane prima di Hancock hanno perito a causa del Mal d’Amore, e anche la sorella maggiore di tua madre morì per questo! Tuttavia Lily, molto più audace e consapevole di sua sorella, decise di rifiutare il trono per mettersi alla ricerca di tuo padre e per scoprire quante più cose poteva del mondo. Scappò la notte prima della sua incoronazione, lasciando una lettera in cui spiegava le sue decisioni e prometteva di darci sue notizie. Fu proprio per il suo coraggio e la sua determinazione che nessuna delle Kuja la rinnegò mai come una loro cara compagna. Io stessa la ricordo come una mia cara figliola.”

La ragazza chinò il capo, trattenendo delle piccole lacrime di commozione per le care parole dell’anziana: “La ringrazio... significa molto per me... Ma... riceveste mai sue notizie...?” osò domandare, da un lato timorosa di un diniego e dall’altro desiderosa di sapere ancora e ancora sulla forte e impavida donna che l’aveva data alla luce.

Ebbe un tuffo al cuore, quando le labbra carnose della vecchina si piegarono verso l’alto: “È proprio perché ricevetti sue notizie che ti ho riconosciuta, cara! Appena due settimane dopo la sua partenza iniziò a mandarci una lettera inizialmente ogni settimana, poi una ogni mese. Alcune lettere erano indirizzate a tutte le Kuja e a sua sorella morente, ma la maggior parte erano per me e per tua nonna, che era una mia cara amica purtroppo scomparsa in una battaglia... Le prime parlavano delle isole visitate, del tempo e della sua salute, oltre che dei progressi nella ricerca di tuo padre! Dopo averlo trovato le sue lettere erano diventate un vero vortice di emozioni, tanto che io stessa e tua nonna rimanevamo scosse! Infine, le ultime... parlavano di come il suo amore per quell’uomo alla fine ricambiato ti avesse data alla luce... Inizialmente il tuo nome sarebbe dovuto essere lo stesso dell’Imperatrice prima di Hancock nonché tua zia, Iris... Ma quando nascesti tuo padre era già ripartito, e la sua mancanza portarono tua madre a darti un nome molto simile al suo... Aoi, poiché era certa che crescendo saresti diventata forte e libera come tuo padre Ao.”

“Che bella storia...” commentò soltanto Sandersonia, ammirata “Mi sarebbe davvero piaciuto conoscerla...”

“È impressionante fino a dove l’amore può spingere una persona... Mi chiedo se anche una di noi avrebbe agito allo stesso modo, se si fosse trovata nella stessa situazione...” rifletté pensierosa Marigold.

Aoi si prese la testa tra le mani, facendo dei lunghi respiri per non cedere alla tristezza. Aveva già pianto abbastanza per quel giorno, e per quanto lo potesse desiderare sua madre non sarebbe mai tornata indietro, così come suo padre. Tutto ciò che poteva fare era portare con orgoglio il suo nome, simbolo dell’amore incondizionato di sua madre nei confronti di suo padre, e seguire le orme di entrambi diventando una forte guerriera che avrebbe vissuto libera come un pirata.

“Aoi-Neesama... Come ti senti?” le domandò timidamente Hancock, turbata dall’espressione triste e stanca che aveva assunto.

A quella domanda lei sforzò un sorriso, malinconica: “Un po’ scossa... Ma non è nulla di grave... In fondo questa non è stata la prima grande rivelazione della giornata... E poi mi ero già preparata a non rimanerne indifferente... Dopotutto ero io quella ansiosa di sapere... La ringrazio molto, Nyon-baa...  Grazie al suo racconto posso soltanto dire di essere fiera di discendere dalla vostra tribù, e di essere grata a mia madre per il nome che porto.”

“Sono sollevata di sentirti parlare così, figliola...! Lily era per me una cara ragazza, e vedere che sua figlia è dolce e coraggiosa quanto lei mi riempie il cuore di gioia! Purtroppo non so nulla su tuo padre, a parte il suo nome e il fatto che fosse un uomo dal cuore grande e nobile... Prima di andartene da quest’isola, però, passa ancora da me... Voglio farti un dono che spero gradirai...!”

Fu grazie al calore e al conforto che quelle parole sprigionarono che il sorriso di Aoi divenne sincero: “Lo farò sicuramente, Nyon-baa... grazie. E grazie anche a voi...” spostò lo sguardo sulle sorelle Boa “Il bagno e questa deliziosa cena mi hanno davvero ridato la vita! Prometto che mi sdebiterò!”

Anche sullo splendido viso di Hancock si dipinse un’espressione serena e felice: “Non dirlo nemmeno per scherzo, Aoi-Neesama! Sei come una sorella per noi, e non soltanto perché sei figlia di una Kuja! Sentiti libera di venire qui tutte le volte che vuoi! La nostra casa è anche la tua casa!”

“Siamo pienamente d’accordo con nostra sorella!” sibilò Sandersonia. Marigold si limitò ad un sorriso consenziente.

“Grazie davvero...! Però, se non chiedo troppo... potrei tornare dai miei fratelli per un po’? Insomma... è da molto tempo che non stiamo insieme... e ho tante cose da raccontare...”

“Questa è l’ultima delle domande che mi sarei mai aspettata!” sogghignò divertita la verde “Anche se non dipende da me il permesso di farti uscire ancora...”

La Principessa Serpente si alzò con garbo dal suo posto, avvicinandosi alla giovane: “Anche se io e le mie sorelle abbiamo sofferto tanto... abbiamo sempre potuto contare l’una sull’altra durante la nostra prigionia... mentre tu non soltanto hai subito numerose angosce, ma eri totalmente sola... Hai solo il dovere di recuperare tutto il tempo che hai perduto con i tuoi fratelli, e di dire loro le cose che non hai avuto tempo e modo di raccontare fino ad ora...!” asserì sorridendole “Anche se ovviamente mi aspetto che torni qui per la notte! È impensabile che dopo tutto quello che hai passato possa dover subire una notte all’aperto in mezzo a quelle belve! Oltretutto, un sonno in un letto degno di tale nome è indispensabile per conservare la propria bellezza femminile! Sulla nostra isola la cura del corpo è sacra, perché una donna bella è una donna forte! Ecco cosa crediamo noi!”

“... Ho capito... allora vedrò di tornare il prima possibile, così mi farò una bella dormita! A dopo!”

“A dopo!”

“Fai attenzione alle bestie notturne dell’isola!”

La ragazza corse fuori, animata da un forte desiderio di affetto che solo Rufy e Ace avrebbero potuto darle. Mai come in quel momento aveva desiderato abbracciarli entrambi e farsi scaldare il cuore dai loro sorrisi. Forse per le emozioni scaturite dalle parole di Nyon-baa e Hancock, o forse più semplicemente per assicurarsi che quell’incubo fosse finito davvero lasciandole almeno le due persone che amava più di ogni altra cosa. Non lo sapeva e non le importava.

Raggiunse la costa in pochi minuti, lasciando che un enorme sorriso fanciullesco le nascesse sulle labbra nel riconoscere le loro sagome sedute attorno ad un falò.

“ACE! RUFY!!!”

I due fecero appena in tempo a girarsi, prima di venire travolti da quell’abbraccio da lei tanto agognato.

“Aoi!”

“C-che succede?”

A quella domanda le sue guance si scaldarono di colpo, facendola terribilmente imbarazzare dell’espansivo gesto appena compiuto. A peggiorare la situazione le parve di sentire lo strafottente sguardo plumbeo di Trafalgar addosso. Il menefreghismo di poco prima si trasformò in una serie di imprecazioni nella sua testa. Si sentì una mocciosa viziata in tutto e per tutto.

Si staccò di netto, sedendosi sulle ginocchia senza guardarli in faccia, cercando di assumere la sua tipica espressione scocciata: “... S-sono scivolata...!”

I due fratelli si guardarono leggermente confusi, prima di scambiarsi un’occhiata e un sogghigno complice: “Ah, ecco!”

“Per un attimo ci era sembrato che volessi abbracciarci!”

“Tsk! C-come se io fossi una di quelle donnette sentimentaliste! E-e poi perché mai avrei dovuto volervi abbrac”-

Loro non le diedero nemmeno modo di terminare la frase, ricambiando con energia la stretta che le sue esili braccia avevano donato loro poco prima.

“Accidenti... Non c’è niente di male a volere un abbraccio dai tuoi fratelli, sai?”

“Shi, shi, shi! Ne sono passati di anni dal nostro ultimo abbraccio familiare! Anche se quelli del nonno non li definirei proprio abbracci, visto che faticavamo a respirare ogni volta!”

Fu con quel gesto così puro e affettuoso che Aoi rimembrò quante volte in quei dieci anni di lontananza avesse desiderato avvertire quelle sensazioni. Sì, nell’arco di quella lunga e stancante giornata era stata abbracciata sia dal suo emotivo fratellino che dal suo affettuoso fratellone, ma quel senso di sicurezza e protezione moltiplicato al quadrato non aveva prezzo. Avrebbe tanto voluto che a chiudere il cerchio vi fosse stato anche Sabo, il suo ‘preferito’, ma si diede nuovamente della ragazzina viziata: quello che i suoi fratelli le stavano donando era qualcosa di un valore inestimabile, e non poteva permettersi di desiderare di più, soprattutto per non aver fatto concretamente nulla per vendicarlo.

Si mordicchiò nervosamente le labbra, nascondendo il viso e gli occhi lucidi tra le spalle dei due, intrecciando le mani con quelle di entrambi: “R-razza di... c-ci tenete proprio a farmi piangere, idioti...?! I-io... i-io...!”-

“CI SEI MANCATA UN SACCO!” completarono in coro i due, sinceri, Rufy scompigliandole i capelli e Ace posando appena le labbra sul capo, ben attento che Law li guardasse.

“... V-volevo anche vedere...! Dopo tutte le cazzate che avete combinato entrambi qualcuno con un minimo di sale in zucca era indispensabile per impedirvi il suicidio...!” ribatté risoluta la biondina, trattenendo un singhiozzo “Brutti babbei... Puzzate come due capre...”

“Scusa se contrariamente a te non ci è stato messo a disposizione il bagno di un enorme castello pieno di saponi e sali in quantità industriale!” ridacchiò Ace con il suo tipico sorriso malandrino, costringendola a mostrare il viso stanco e rigato da un paio di lacrime “Andiamo... Basta piangere! Mi pareva che nemmeno a te piacessero i mocciosi piagnucoloni! Oltretutto per te l’acqua è un bene prezioso il doppio!”

“E poi a me non piace vederti triste! Già farti sorridere è un’impresa, visto come sei sempre seriosa... se poi piangi mi metti davvero alle strette!” concluse Rufy “Dai, sorridi!”

“L-la fate facile, voi due babbei...” sospirò, sedendosi in qualche modo tra loro “Siete fortunati che sia così stanca, perché altrimenti i ‘pugni amorevoli’ del vecchio vi sembrerebbero delle carezze in confronto ai miei!”

I tre si guardarono, finché Ace e Rufy non scoppiarono a ridere e Aoi gonfiò le guance fingendosi offesa, fino a che non riuscì a trattenersi dal cedere a quell’ilarità senza senso. Era da tempo immemore che la sua risata cristallina non veniva udita, e anche lei si compiacque di non aver dimenticato come si rideva.

D’un tratto, Ace si mise a scrutarla da capo a piedi, prima di arrossire e sgranare gli occhi d’ossidiana: “COME ACCIDENTI HAI POTUTO USCIRE CONCIATA IN QUELLA MANIERA, BRUTTA SPUDORATA?!”

“E non gridare, idiota! Erano gli unici abiti che... c-che mi coprivano in modo decente il sopra!”

“Il problema non è il sopra, ma il sotto! È lì che risiede tutta l’innocenza e la purezza di una fanciulla!” singhiozzò melodrammatico “Non mi perdonerei mai se dovessi diventare donna contro la tua volontà, magari obbligata da quel bastardo...!!!” aggiunse indicando Law, il quale non si era ancora spostato dall’albero contro cui si era appoggiato. I suoi uomini invece erano tornati nel sottomarino e le Kuja erano rientrate al villaggio, lasciando solo loro e Jinbē, anche lui nello stesso angolino in cui la ragazza l’aveva visto apparentemente appisolatosi.

“Te l’ho già detto, Portgas-ya... La tua adorata sorellina non mi crea alcun tipo di ‘disagio’ fisico, anche se devo ammettere che il suo ‘lato B’ non è male…” ammiccò il pirata con un ghigno.

“Non cominciare con le tue frasi da maniaco sessua”-

“MUORI, BASTARDO!”

“Che andate blaterando tutti e tre?” domandò candido Rufy piegando la testa di lato.

“Te lo spiegherò quando sarai più grande, Rufy!”

“Ma se ho quasi diciotto anni! Dai, Ace, dimmelo!”

“No!”

“Aoiii...! Me lo dici tu...?!”

“No, mi spiace... sei ancora piccolo per queste cose!”

“Ma non sono piccolo!”

“Mentalmente un bambino di otto anni è più sveglio di te! E ora smettila di insistere!”

“Uffa... Sabo me l’avrebbe detto...” gonfiò le guance offeso come quando era bambino.

“Fidati, lui sarebbe stato il primo ad astenersi dal farlo...” borbottarono in coro i maggiori annuendo col capo.

Iniziarono poi a raccontarsi tutto quello che si erano persi degli altri due da quando si erano divisi, e la parola venne concessa perlopiù ad Aoi, visto che l’ultimo incontro tra i due mori prima di Marineford risaliva ad Alabasta più di sei mesi prima.

“Quindi è così che ho conosciuto il chirurgo perverso qui presente.” concluse la prima parte del suo racconto sbirciando furtivamente Law, il quale le concesse un’occhiata divertita.

“Non è gentile definirmi perverso, Aoi-ya.”

“Non è stato gentile nemmeno farmi le domande e le osservazioni che mi hai fatto tu ai tempi.”

“Volevo solo appurare che mi stessi dicendo la verità... Non avevi nemmeno una prima piena a quattordici anni e mezzo, e dai miei esami il tuo ciclo...”-

“VUOI CHE RIPRENDA DA DOVE MI ERO FERMATO, SOTTOSPECIE DI MEDICO DEPRAVATO?!” alzò la voce Ace, mentre il fuoco del falò sembrò aumentare improvvisamente di volume.

“Vuoi che ti faccia in pezzi ancora più piccoli di prima, Portgas-ya?” chiese gelido lui allargando il suo ghigno e accarezzando il fodero della sua nodachi poggiata lì accanto.

“Volete che metta fine a questa discussione a modo mio?!” li minacciò la biondina scoccando loro un’occhiataccia “Dovreste aver capito entrambi che non ho tanta pazienza!”

“Io direi che non ne hai proprio, sorellina...”

“Su questo sono d’accordo con te, Portgas-ya.”

“Visto? Avete già trovato una cosa in comu... Ripetetelo se ne avete il coraggio.”

“Shi, shi, shi! Sei spassosa come sempre, Aoi!” intervenne Rufy che tanto per cambiare non aveva capito granché della situazione.

“Dove accidenti sono spassosa, rintronato?! Ah... niente da fare: per quanti anni passino rimani sempre un emerito babbeo!”

“Shi, shi, shi! Davvero?!”

“Lo capisci o no che non sono complimenti?!”

“Oh... Però io voglio sapere come hai conosciuto Jinbē, Aoi! Sei diventata fortissima!!!” ammise entusiasta il minore, non avendo affatto recepito di essere stato insultato “Dai, Jinbē! Vieni qui con noi, così sentiamo entrambe le versioni!”

L’uomo-pesce sorrise sereno, avvicinandosi in silenzio ai tre ragazzi: “Comincia pure tu, Aoi-San.”

La giovane si sbatté una mano sul viso e sospirò profondamente, rassegnata: “... Ok, tanto non ho niente da perdere con questo babbeo. E sia. Ho conosciuto Jinbē circa sei mesi dopo la mia fuga da Marijoa. Ai tempi ero ancora molto diffidente, perciò mi ci volle tempo per pensare di averci un contatto diretto, soprattutto perché sapevo della sua fama e perché era la prima volta che vedevo un uomo-pesce e uno Shichibukai dal vivo. A dirla tutta m’incuteva un certo timore. Poi, però, quando venni a sapere che il Gyojin Karate da lui usato era il perfetto equilibrio fra forza, velocità e utilizzo dell’acqua m’imposi di farmi insegnare quantomeno le basi, a costo di implorarlo in ginocchio.”

“Inizialmente rifiutai in modo categorico di insegnare la mia preziosa disciplina ad una ragazzina umana, ma dopo il duello a cui Aoi-San mi sfidò mi ricredetti. Ad appena quindici anni di età Aoi-San sapeva già sferrare attacchi micidiali quanto eleganti e raffinati, senza movimenti inutili, tanto che ne uscii vittorioso per poco e stremato. Oltretutto, seppur di utilizzo ancora insicuro e acerbo, i suoi poteri la rendevano naturalmente incline ad imparare il Gyojin Karate, anche se allo stesso tempo proprio la sua inesperienza e la sua incapacità fisica nel sopportare la pressione attribuita all’acqua nelle varie tecniche la misero parecchio in difficoltà. Le ci vollero all’incirca tre mesi per controllare i poteri derivanti dal Mizu-Mizu e altri sei per apprendere correttamente le basi del Gyojin Karate. Dopo le dissi di non avere più nulla da insegnarle, perché il Gyojin Karate, così come qualsiasi altra disciplina di combattimento, deve essere sviluppata e perfezionata secondo le capacità e le inclinazioni di ciascun individuo. Non esisteranno mai, perlomeno nella stessa epoca, due persone che eseguano allo stesso identico modo una tecnica, a prescindere dal genere o dalla disciplina. E pur provando ad emularla una tecnica vista da qualcun altro risulterebbe in ogni caso incompleta, perché privata dell’essenza che la rende unica.”

“Infatti le tecniche di Gyojin Karate che mi avete vista usare sono diverse da quelle di Jinbē, perché oltre ad avere meno esperienza non potrei mai eguagliare la sua tecnica. Sono ancora ben lontana dal potermi definire un’utilizzatrice di questo splendido stile di combattimento.”

“Anche se, sono fiero di dirtelo, sei migliorata davvero tantissimo in questi tre anni! Non sai con che piacere e orgoglio ti ho osservata usare le mie tecniche...!” ammise fiero Jinbē, sorridendole. 

A quel complimento Aoi arrossì vistosamente, girando il capo dall’altra parte: “C-come se i tuoi complimenti mi toccassero!”

“In questo invece non è proprio cambiata!” continuò l’uomo-pesce ridendo incontrando il pieno consenso dei due.

“E il Babbo come l’hai conosciuto...?” domandò Ace rivolgendole un sorriso nostalgico, incuriosito dal legame che l’aveva spinta a quel pianto disperato un paio d’ore addietro.

“E-ecco... Come ti ha già detto Jinbē... dopo la mia fuga mi sono messa alla tua ricerca perché volevo entrare a far parte della tua ciurma... Inizialmente volevo tornare sull’Isola di Dawn per salutarti prima che partissi e per finire gli ultimi due anni prima di prendere il mare con Rufy... Ma mi sono presto resa conto che anche se fossi tornata non ti avrei già più trovato, e ho pensato che allenandomi per conto mio avrei ottenuto dei risultati molto più significativi. Così ho cambiato programma e ho atteso che ti facessi una fama in modo da poter sapere qualcosa di più sui tuoi spostamenti, ma per mia sfortuna sono sempre arrivata tardi... Inoltre mi sono fermata per quasi un anno per apprendere il Gyojin Karate da Jinbē, e altri sei mesi li ho passati a Sabaody per imparare l’utilizzo dell’Haki da Rayleigh. In verità mi aveva detto che l’allenamento vero e proprio avrebbe dovuto richiedere due anni, ma avendone apprese le basi quando ero ancora a Marijoa e vista la mia impazienza sono riuscita ad accorciare drasticamente i tempi. Infatti il mio controllo è appena sufficiente.”

“A me non sembrava affatto appena sufficiente!” commentò soltanto Rufy “Hai colpito quel tizio di magma senza nemmeno farti male!”

“Questo perché l’elemento del mio Rogia è l’acqua, fratellino... Comunque, ritornando al discorso... Una volta rimessami in viaggio ho saputo del tuo scontro prima con Jinbē e poi con il Babbo, e prima che potessi farmene una ragione tu eri diventato il suo Comandante di Seconda! Ecco come l’ho conosciuto, anche se in verità ho faticato non poco a trovare la Moby Dick e a ricevere il permesso di salire, e ho pure dovuto duellare con quel pennuto di Marco per sapere dove accidenti fossi andato! Il Babbo mi aveva pure proposto di diventare una dei suoi... Ma in quell’occasione m’importava troppo rincontrarti... Mi ero ripromessa che avrei accettato la sua offerta solo una volta rivisto il tuo brutto muso sano e salvo, fino a che non ho letto sul giornale di Water Seven della tua esecuzione... Il resto lo sapete già. A causa tua ho visitato praticamente ogni isola della prima parte della Grand Line, Succo di Frutta!”

Il sorriso del moro divenne prima più caldo e sincero, poi divertito: “Capisco... Allora posso assumermi il merito di averti fatta diventare molto più forte, Raperonzolo!”

Di tutta risposta lei digrignò i denti in un sorriso tirato: “Vuoi farti un bagno in compagnia dei mostri marini, inutile Succo di Frutta con la faccia da scemo...?!”

Tanto per cambiare alle loro risate si aggiunse pure Jinbē, mentre stavolta lei non cadde nel tranello e cercò di minacciarli con lo sguardo, ottenendo soltanto sghignazzi più forti. Le sembrò che anche il ghigno di Law fosse davvero divertito, anche se probabilmente si sbagliava.

Alla fine accennò anche lei ad un sorriso.

In fondo, sentire le loro risate era balsamo per il suo cuore nostalgico, e non avrebbe potuto chiedere di più.

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Capitolo 17
*** 17 (Special): Secondo Giorno ad Amazon Lily - La mia Piccola Grande Famiglia ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...

È ormai trascorso un giorno dall’arrivo del sottomarino di Trafalgar Law sull’Isola delle Donne, Amazon Lily.

Chi prima e chi dopo, Monkey D. Rufy, Portgas D. Ace e Sora D. Aoi si sono risvegliati e ripresi dalle ferite sia fisiche che emotive riportate in seguito alla Guerra dei Vertici, e dopo numerose e sorprendenti scoperte e delucidazioni sul passato di Aoi, i tre si apprestano a trascorrere i successivi giorni sull’isola, ancora indecisi sulle loro prossime mosse e ignari di che cosa il destino abbia in serbo per loro.

⑰ (SPECIAL) - SECONDO GIORNO AD AMAZON LILY
LA MIA PICCOLA GRANDE FAMIGLIA

Si svegliò lentamente, Aoi, dando ai suoi occhi tempo e modo di abituarsi ai caldi spiragli di sole che filtravano timidamente attraverso le tende del grande letto a baldacchino della stanza assegnatale da Boa Hancock. Li sfregò piano, sbadigliando silenziosa, per poi stiracchiarsi con calma per godere del piacevole tendersi di ogni muscolo ancora intorpidito dal sonno profondo. Non aveva dormito così comodamente da mesi, e quel riposo tanto meritato unito al lungo bagno e alla squisita cena della sera prima l’avevano ormai del tutto rigenerata. Si sentiva in grado di raggiungere qualsiasi luogo e sconfiggere qualsiasi nemico.

Non aveva idea di che ore fossero state quando il suo corpo era sprofondato in quel materasso fatto a suo parere di nuvole, dato che non si era nemmeno resa conto di quanto tempo avesse trascorso in compagnia dei suoi fratelli e di Jinbē a raccontare e ad ascoltare le numerose avventure che sia lei che loro avevano vissuto da quando avevano preso il mare. Sapeva soltanto che ricordava ogni singola storia in modo chiaro e nitido, quasi le avesse vissute personalmente. Quelle di Rufy in particolare avevano riacceso la fervida immaginazione che aveva creduto essersi persa dal suo ritorno a Marijoa. Aveva sognato ad occhi aperti le candide distese innevate di Drum, le infinite dune sabbiose di Alabasta e l’immenso Mare Bianco di Skypiea, invidiando segretamente il fratello per aver vissuto così tante avventure con i suoi amati compagni che prima o poi, nel bene o nel male, avrebbe conosciuto e ringraziato personalmente per aver badato al suo stupido fratellino fino al tragico momento della loro forzata separazione da parte di Bartholomew Kuma.

Le isole da lei visitate non erano mai state nulla di che. Certo, alcune erano veramente pittoresche, come Water Seven e qualche altra, ma a lei sarebbe piaciuto vederne alcune del tutto inusuali, come quell’isola descritta da Rufy abitata ancora da autentici dinosauri, o magari una dove ci fossero draghi, centauri o altri animali mitici. Una scintilla di entusiasmo si accese in lei al pensiero che molto probabilmente nel Nuovo Mondo isole di quel genere erano all’ordine del giorno.

E lei molto presto vi sarebbe finalmente entrata assieme alla sua nuova ciurma, sempre che i compagni di Ace volessero accettarla. In caso contrario avrebbe accettato la loro decisione e avrebbe ripreso il suo viaggio solitario, non prima però di aver ringraziato il Babbo sull’isola in cui era stato sepolto e quella testa rossa di Shanks. C’erano molte cose che voleva raccontare ad Akagami oltre ai ringraziamenti che doveva porgergli, per cui un incontro con lui sarebbe stato d’obbligo in ogni caso.

Con la testa tartassata da quelle mille riflessioni Aoi si lavò e vestì lentamente, per poi raggiungere con calma la sala da pranzo. Al contrario dei suoi fratelli il suo senso dell’orientamento era più che discreto, quindi non ebbe problemi a trovare la strada.

Già lungo il corridoio sentì dei rumori leggermente sospetti, ma rimase ugualmente sbigottita da ciò che si trovò davanti una volta giunta nel grande salone: Rufy e Ace, comodamente stravaccati su due sedie della grande sala da pranzo e con le guance piene come due scoiattoli prima dell’inverno, erano intenti a rubarsi a vicenda il cibo dai piatti sotto gli sguardi sorpresi e divertiti delle sorelle Boa, di Nyon-baa e di alcune Kuja tra cui anche la bionda del giorno prima.

Il primo pensiero le nacque spontaneo: “Ma questo non era un posto vietato agli uomini...?!”

Hancock nel frattempo l’aveva notata e raggiunta con poche falcate delle sue lunghe e sinuose gambe: “Ben svegliata, Aoi-Neesama! Hai dormito bene?” le domandò civettuola, mentre i due fratelli non l’avevano nemmeno notata da tanto era il baccano che stavano producendo nel contendersi una coscia di pollo originariamente nel piatto di Ace.

“C-certo, benissimo, però... Che ci fanno loro qui?” non si trattenne dal chiedere, calcando la parola per sottolineare il distacco che avrebbe voluto avere con loro in quel momento. Nel vederli strafogarsi senza un minimo di ritegno quasi si pentì dello scambio delle coppe di sakè di dieci anni prima.

“Ecco... Volevo fare colazione in famiglia! C-cioè... hai capito cosa intendo, vero... ♥?” miagolò arrossendo la Principessa Serpente, lanciando una fugace occhiata ad un ignaro quanto idiota Rufy per poi iniziare ad emanare svariati cuoricini coprendosi le guance imporporate “E tu e Ace-Niisama siete troppo importanti sia per Rufy che per me per poter rimanere in mezzo a quelle bestiacce sulla costa! I tuoi fratelli e Garp-Jiichan sono diventati ufficialmente le eccezioni riguardo alle leggi di quest’isola!”

“Ha incluso pure il vecchio... fantastico! Quasi quasi potremmo invitare qui Dragon e fare una bella festa! E il bello è che quel babbeo rintronato non sa nemmeno come cazzo è venuto al mondo... Questa ragazza mi fa quasi pena... lei e il suo amore irrealizzabile...” ragionò in silenzio, sforzando un sorriso “Capisco! Beh, grazie mille per lo strappo alla regola!”

“Figurati! Accomodati e serviti anche tu!”

“Lasciala, Ace! Questa è mia!”

“Non dire cazzate, Rufy! Era nel mio piatto, quindi è mia!”

Alzò gli occhi al cielo, esasperata: “E che cazzo, Sabo! Non potevi morire dopo aver almeno insegnato loro come si mangia a tavola?! Eri un nobile, accidenti a te!”

Sospirò profondamente, sbattendosi una mano sul viso, attirando così l’attenzione di entrambi che alzarono il capo bofonchiando quello che doveva essere un saluto, sputacchiando a destra e manca frammenti di cibo.

L’imbarazzo scaturito dal loro indecente comportamento aumentò visibilmente sul suo viso di porcellana, tintosi nel frattempo di rosso: “Non ve l’hanno mai detto che non si parla con la bocca piena?! E sedetevi composti, accidenti a voi! Siete in un castello di una delle più nobili tribù mai esistite, non nella cucina della vostra nave! Non potete fare quello che volete!!!”

I due ingoiarono simultaneamente gli enormi bocconi, Rufy piegando la testa di lato e Ace sbattendo confuso le palpebre.

“Perché ti arrabbi subito di prima mattina? Loro non ci hanno detto niente!” si lamentò il più piccolo “E anche tu da piccola mangiavi come noi e ci rubavi il cibo dal piatto!”

“Non ha tutti i torti, però... In fondo non è per nulla educato comportarsi così dopo essere stati invitati da Boa Hancock in persona...” meditò il maggiore, prima di alzarsi e fare un piccolo inchino “Scusate! Mi ero dimenticato le buone maniere... Stavo morendo di fame! Il cibo comunque era squisito!”

Stavolta fu Aoi a sbattere gli occhi, stranita: “Da quando in qua quel Succo di Frutta conosce le buone maniere?!” 

“Grazie del complimento, fratellone di Rufy!” sorrisero le Kuja artefici del banchetto, mentre fecero accomodare anche la ragazza e disposero nuove portate sulla lunga tavola “Servitevi pure!”

Ace scalò in un posto per permetterle di sedersi tra lui e Rufy, in parte perché voleva farle sentire tutto il loro affetto ma soprattutto perché voleva impedire a Rufy, seppur vanamente vista la sua capacità di allungarsi a dismisura, di continuare a rubargli il cibo dal piatto come aveva fatto da venti minuti a quella parte.

Come aveva temuto, però, il suo fratellino non demorse, usando vari stratagemmi tra cui quello di estendere un braccio per picchiettarlo su una spalla da dietro e approfittare della sua distrazione per agire e accaparrarsi la refurtiva, il tutto sotto lo sguardo sempre più spazientito della sorella. Hancock dal canto suo continuava a spargere cuoricini rosa senza togliere un secondo i grandi occhi azzurri dal suo amato e giovane trangugiatore.

“Questo era davvero un colpo basso, fratellino! Va bene che i pirati prendono quello che vogliono con mezzi non proprio leciti, ma questo è troppo! Dov’è finito il grande affetto fraterno che nutrivi per me?!” recitò Pugno di Fuoco da pessimo attore, simulando un malriuscito singulto.

Nonostante fosse palese, ovviamente Mugiwara cascò comunque nel patetico tentativo dell'altro, perdendo il sorriso divertito do poco prima: “Oh... Scusa, Ace... io... AH! Maledetto! Quella costoletta era mia!!!”

“Eh, eh, eh...! Sei il solito babbeo, Rufy! Questo era per la coscia che mi hai rubato pri”-

A interrompere le parole di Pugno di Fuoco e quella situazione in generale furono due impeccabili pugni della ‘terza incomoda’, la quale ne aveva già abbastanza di veder volare sopra la sua testa pezzi di cibo vario uniti a braccia intente ad allungarsi in modi più o meno discreti per raggiungere le pietanze dell’altro: “Siete pirati o mocciosi scappati da un ricovero per disadattati mentali?! Dateci un taglio e mangiate quello che avete nei vostri piatti, se non volete che Law vi operi a breve il culo da come ve lo concerò a suon di calci, imbecilli!”

Il viso del Comandante di Seconda si contrasse in una smorfia tra il dolorante e l’orripilato: “Sei proprio un maschiaccio, sorellina! Certe parole non dovresti nemmeno conoscerle, sai?!”

“Shi, shi, shi! A me piace quando parla così!” ridacchiò il minore massaggiandosi il capo su cui era spuntato un vistoso bernoccolo “Anche se i suoi pugni fanno sempre un male cane, come quelli del nonno!”

“State zitti e mangiate, babbei!”

“Agli ordini...!”

“Il modo di fare di Aoi-Sama mi ricorda quello di Hebihime-Sama con gli altri uomini...”

“Già! Anche se non è della sua stessa bellezza, Aoi-Sama quando si arrabbia è davvero carina!”

“Sì! Sembra un gattino che tira fuori le unghiette!”

“P-piantatela con queste sdolcinatezze! S-su di me non funzionano!” asserì imbarazzato l’oggetto della discussione, gonfiando le guance arrossate e girando fintamente indignata il capo dall’altra parte.

“Certo che non funzionano! Sei un uomo forte e imperturbabile, vero sorellina?” ironizzò Ace scompigliandole i capelli ancora sciolti.

“P-piantala! Io non sono assolutamente imbarazzata! Avrei dovuto chiedere a Trafalgar di toglierti la bocca con la sua Room! Almeno te ne saresti stato zitto!”

“Come sei cattiva!”

“E tu sei un idiota senza speranze! Hancock-San, avrei una richiesta da farti! Potrei visitare il villaggio e il resto dell’isola? Vorrei sapere di più su Amazon Lily e sugli usi e i costumi delle Kuja... Sempre che tu sia d’accordo...”

“Certamente, anzi! Margaret! Voglio che oggi tu faccia fare ad Aoi-Neesama il giro del villaggio e di tutte le varie zone dell’isola, spiegandole accuratamente ogni dettaglio sulle varie attrazioni e tradizioni!”

“Agli ordini, Hebihime-Sama!” annuì seccamente la bionda coi capelli a caschetto e lo sguardo dolce per poi avvicinarsi a lei e porgerle la mano, sorridente “Io sono Margaret! È un onore conoscerti, Aoi-San!”

“A-ah! Ma no, non esagerare... Che imbarazzo... Comunque grazie per quello che farai per me! Mi affido alla tua guida, allora!” sorrise entusiasta lei stringendole la mano “È un problema per te iniziare subito il giro?”

“Affatto, anzi! Mi rende felice sentirti così ansiosa di conoscere la storia e le tradizioni del nostro popolo!” rispose entusiasta la donna “Direi innanzitutto di fare tappa al villaggio! Spero che ti piacerà!”

“Vuoi andare già adesso?” domandò deluso Rufy “Uffa... Io volevo vedere le tue tecniche speciali e i tuoi poteri!”

“Non fare il moccioso! Te li mostrerò quando sarò tornata, va bene? Fino a quel momento... Boh, gioca con Ace, ma vedete di non distruggere o bruciare nulla! Se vengo a sapere di qualche vostro disastro vi faccio finire direttamente in sala operatoria da quel chirurgo da strapazzo senza anestesia, sono stata chiara?” ribatté tagliente lei mostrando il pugno e rivolgendo loro uno sguardo minaccioso quanto eloquente.

“Sì, mammina!” annuì lo zolfanello alzando gli occhi al cielo “Vorrà dire che ci faremo anche noi un giretto per l’isola! Sempre se possiamo...”

“Possiamo, Hancock?” domandò Rufy piegando la testa di lato, facendo arrossire vistosamente le guance della donna che subito si affrettò a coprirle con le mani.

“M-ma certo...! Non avete nemmeno bisogno di chiederlo, ragazzi... ♥!” pigolò lei senza riuscire a guardarlo tanto era imbarazzata.

“Perfetto! Ti sfido a chi arriva primo nella foresta, Ace!”

“Riceverai una bruciante sconfitta nel vero senso della parola, fratellino!”

“Non fate cazzate!” ribadì di nuovo Aoi agitando il pugno dietro ai due, che in pochi secondi furono fuori dal castello.
 
§
 
Il giro turistico di Amazon Lily fu per Aoi a dir poco illuminante. Rimase davvero affascinata da tutte le varie attrazioni di cui il villaggio era provvisto, soprattutto dalla grande arena in cui si tenevano dei combattimenti amichevoli tra le varie guerriere e dalle terme, nelle quali quasi ogni giorno la maggior parte delle donne si recava per rilassarsi dai vari impieghi come la caccia e per chiacchierare con le amiche.

Fu proprio in quel luogo che Aoi divenne oggetto di curiosità tra le varie Kuja, giovani o mature che fossero, in quanto le voci sulla sorella maggiore di Rufy ospitata dalla Principessa Serpente si era diffusa più veloce di un’influenza.

In meno di mezz’ora la giovane assassina si trovò tartassata da mille domande, alcune semplici e abitudinarie e altre intime e in parte imbarazzanti. Quella in cima alla classifica riguardava lo ‘strano fungo’ che il suo fratellino aveva in mezzo alle gambe, alla quale la ragazza, capito a cosa le Kuja si stessero ingenuamente riferendo, non poté trattenersi dall’arrossire terribilmente.

“Anche vostro fratello maggiore ce l’ha?”

“Perché non si stacca?”

“Perché Rufy l’ha definito un ‘gioiello’?”

“A che cosa serve?”

“C-chiedete a loro!!! I-io... i-io queste cose non le so...! Eh... eh, eh, eh!” rise malamente grattandosi nervosamente la testa, sperando di averla scampata.

“Eh?!”

“Bugiarda!”

“Se non lo sapessi non saresti tutta rossa!”

“E poi Rufy non ci ha detto a cosa serve!”

“Dai, diccelo!”

“Sei cresciuta con loro! Non puoi non saperlo!”

“È-è... è-è un segreto! ... Facciamo così: per ora mi lasciate sorvolare la domanda, e in cambio dopo vi porto qui fuori dalle terme mio fratello Ace! Sono certa che lui risponderà con piacere alla vostra domanda! Va bene?”

“Eh? Vostro fratello maggiore?!”

“Pare che lui sia in grado di diventare completamente di fuoco! Mi piacerebbe un sacco vederlo!”

“Anch’io, anch’io!”

“Ma per gli uomini è negato il semplice accesso all’isola! Figuriamoci al villaggio!”

“Però è pur sempre fratello di Rufy e Aoi! E Rufy è un uomo!”

“La Principessa Serpente ha dichiarato che anche lui come Rufy è diventato un’eccezione alla regola! Non credo che ci sarebbero problemi!” intervenne Margaret sorridente.

“Eh, davvero?!”

“Allora anche lui dev’essere amico della Principessa!”

“Wow! Che forza!”

“Allora per noi va bene, Aoi-San! Però ci risponderà veramente?”

“Certo che lo farà! Avete la mia parola! Allora a dopo, ragazze!”

“A DOPO, AOI-SAN!” la salutarono in coro tutte le donne presenti, permettendole così di uscire accompagnata da Margaret.

“Per fortuna se la sono bevuta... Quel cretino gommoso... Che cazzo avrà combinato quando è finito qui per creare un simile macello?! Il ‘fungo tra le gambe’... Bleah...! Non voglio pensarci...” rabbrividì per poi scuotere violentemente il capo, ancora rossa in volto.

“È davvero una cosa così segreta quel fungo?” riprese incuriosita la sua guida.

“S-sì! Certo che sì! Se non lo fosse stato avrei risposto personalmente! Parola di Kuja!”

Margaret le sorrise dolce, riprendendo a camminare: “Capisco! Sai... Sono davvero felice di averti conosciuta, Aoi-San! Sei davvero forte e gentile, e sono certa che anche tua madre fosse una persona straordinaria! Sono anche quasi invidiosa...”

“Invidiosa... di me? Non scherzare, Margaret-Chan! Nessuno potrebbe essere invidioso di me...” mormorò tristemente lei sfiorandosi istintivamente il piccolo seno sodo per poi confrontarlo con quello generoso della sua guida.

“Non dire così! Vedi, qui su Amazon Lily non essendoci uomini ad un certo punto della loro vita tutte le Kuja devono lasciare l’isola per avere dei figli, che per qualche strana ragione sono sempre femmine! Eppure, pur tornando da questi viaggi le donne non raccontano mai come sia venire a contatto con un uomo, e non vi sono nemmeno bambini maschi, quindi non si può neppure intuire che cosa si possa provare... Nessuna madre ci ha mai spiegato come ha fatto ad avere la propria figlia! Sappiamo solo che serve un uomo, ma il come la sua presenza sia fondamentale è per quasi tutte noi un’incognita, e anche chi sa preferisce tacere, Nyon-baa compresa! Per noi quelle creature sono un enorme mistero che non può essere risolto senza gravi conseguenze...! Invece per te averli accanto, parlarci, toccarli... è una cosa del tutto normale! Tu hai due fratelli maschi che ti vogliono bene e che ti trattano alla pari, con i quali hai condiviso tanti ricordi ed emozioni... Per me, invece, loro sono solo due uomini, due uomini di cui non so molto... Certo, Rufy mi considera sua amica, e anch’io provo lo stesso, però... Però non potrò mai avere quello che hai tu, quell’affetto e quella fiducia incondizionati... O almeno, non potrò averli fino a che non lascerò l’isola per avere un figlio... Ecco cosa invidio di te... tu sei stata veramente fortunata a poter crescere senza limitazioni accanto a Rufy e Ace-San!”

Quel discorso lasciò la ragazza alquanto perplessa. Riflettendoci, però, in un certo senso Margaret aveva ragione: sua madre Lily era stata una Kuja, e non una Kuja qualunque, bensì la sorella minore della Principessa che precedette Hancock, e da come Nyon-baa aveva parlato era certa che fosse sempre stata fin da sempre ligia alle tradizioni e ai doveri imposti dalla sua isola prima di conoscere suo padre. Certo, era partita alla sua ricerca per impedire di morire di ‘Mal d’Amore’, ma secondo quanto la sua giovane guida le aveva spiegato era tradizione che una Kuja dopo aver generato la propria figlia tornasse sull’isola al fine di crescerla ed educarla come una perfetta guerriera... Invece sua madre aveva deciso di non farlo, rimanendo su Silversea Isle fino a che, secondo le sue ipotesi, quegli schifosi Draghi Celesti non erano arrivati e l’avevano uccisa per poi portare via lei a soli due anni di età.

A parte i dubbi e la curiosità circa la strana decisione di sua madre, Aoi dovette ammettere che se Lily fosse tornata come da tradizione ad Amazon Lily poco dopo la sua nascita, lei non sarebbe mai venuta a contatto con degli uomini, e quindi nemmeno con Shanks, Rufy, Ace, Sabo e tutti gli altri individui maschili di sua conoscenza. A quell’ora probabilmente sarebbe stata una perfetta guerriera Kuja, pronta magari ad ereditare da sua madre ancora viva il ruolo di regnante... Non avrebbe mai ricevuto le attenzioni e l’affetto che aveva ricevuto dai suoi goffi fratelloni e dal suo dolce fratellino, o meglio, l’affetto che avrebbe ricevuto sarebbe stato diverso...

“Ora che li ho di nuovo accanto a me li do per scontati, però... Quando eravamo lontani... io... non desideravo altro che averli accanto... Rimanendo loro lontana per così tanto tempo ho capito quanto per me fossero diventati importanti... Loro sono... i miei fratelli... la mia piccola grande famiglia... Sono davvero fortunata ad averli con me...”

La dolce voce di Margaret la riscosse: “E-ecco... Scusami, Aoi-San! Non volevo dire nulla, con quello... Spero di non averti ferita...”

“E-eh? Ma no, no! Stavo solo riflettendo, Margaret-Chan, non preoccuparti! Se devo essere onesta, però, la mia è stata più una sfiga che non altro!”

“C-come? Perché dici così?”

“Vedi, per una lunga serie di complicati eventi ho conosciuto i miei ‘adorati fratelli’ quando avevo già otto anni, e ho passato appena sei mesi con loro... Ma la vita con due fratelli maggiori e un fratello minore non è affatto fiabesca come immagini...”

L’espressione della bionda si fece sempre più crucciata: “Due fratelli maggiori...? Io credevo che Rufy fosse più piccolo di te...!”

“Ah, sì, scusa! Vedi, inizialmente oltre a Rufy e Ace avevo anche un altro fratello, ma purtroppo ci ha lasciati poco tempo prima che io venissi separata da loro... In breve era un nobile che voleva scappare dal suo regno per diventare un pirata, esattamente come noi tre... Tuttavia, proprio il giorno in cui rubò una piccola imbarcazione per diventare libero da tutte le imposizioni dei suoi genitori quest’ultima venne affondata da dei Nobili Mondiali... L’ho vista sparire davanti ai miei occhi... È stato proprio per il mio desiderio di vendetta che sono stata catturata e separata da Ace e Rufy... In verità noi tre ci siamo riuniti proprio durante la guerra per salvare quel Succo di Frutta di Ace!”

“Wow... C-cioè...! Mi spiace per la vostra perdita...”

“Tranquilla, tanto lui vive ancora qui...” la rassicurò lei con un sorriso malinconico, poggiandosi una mano sul cuore “Comunque, quei sei mesi con loro non sono stati affatto tutti rose e fiori! Non c’era giorno che non litigassi con Ace per le sue frecciatine o battute di pessimo gusto o che non venissi assillata da quel piagnucolone di Rufy! L’unico ‘normale’ era Sabo, che però... beh, anche lui a volte mi faceva davvero imbestialire! Rufy e Ace cercavano ogni volta di rubarmi il cibo dal piatto, e dovevo morderli per farli smettere, mentre ogni tanto Sabo si divertiva a farmi il solletico ai piedi mentre dormivo e ovviamente quei due babbei gli andavano dietro spediti! Infine, non passava giorno senza che quel fiammifero mi chiamasse con un insopportabile appellativo che sicuramente mi porterò nella tomba! E non chiedermi qual era, per favore!”

La giovane Kuja la fissò, prima di voltarsi dall’altra parte e coprirsi le morbide labbra con le mani, trattenendo a fatica delle cristalline risate alle quali Aoi arrossì ulteriormente: “C-che ci trovi di tanto divertente...?!”

“S-scusami, Aoi-San...! È che... sei talmente carina in questo momento! Sembri una bambina a cui sono state negate le caramelle!” ammise Margaret rivolgendole il più solare sorriso di cui disponeva “Però... Sono certa che per quanti litigi e problemi tu abbia avuto con loro, i tuoi fratelli ti vogliano un bene dell’anima! Basta vedere con che luce negli occhi ti guardano per capirlo! E anche tu sicuramente li ami con tutti i loro pregi e difetti! Altrimenti non li avresti cercati per così tanti anni, e nemmeno saresti intervenuta nella Guerra di Marineford!”

La piccola assassina si grattò il capo, sbuffando: “... M-mio malgrado non potrei mai abbandonare quei due babbei a loro stessi! Basta pensare a come si stavano abbuffando per capire che non sono per niente affidabili!” affermò severa, prima di venire bruscamente sollevata da terra in un abbraccio esageratamente caldo e soffocante. Non le servì nemmeno provare ad identificarlo per cominciare a dimenarsi e ringhiare “E lasciami andare, inutile Succo di Frutta!!!”

“Ammettilo che non potresti mai stare senza il tuo adorato fratellone, sorellina!” ridacchiò Ace divertito, strusciando la guancia nella sua chioma bionda sotto lo sguardo divertito di Rufy “Sei ancora così piccina! Non posso credere che tu sia maggioren... AHIA!”

L'unico modo che la giovane assassina aveva trovato per liberarsi era stato tirargli una testata sul naso, naturalmente potenziata con l'Haki, rischiando di fratturarglielo: “Sei tu che ti sei appiccicato come una cozza! Lo sai che detesto tutte queste smancerie!”

“Però quando eri piccola e Ace ti faceva arrabbiare andavi sempre a farti abbracciare da Sabo!” puntualizzò Rufy.

“A-avevo i miei buoni motivi per farlo! E fatti gli affaracci tuoi, Rufy!”

Fortunatamente per lei Margaret arrivò in suo soccorso: “A proposito, Ace-San... Le mie compagne vorrebbero che rispondessi ad una loro importante domanda... Potresti venire con noi nei pressi delle terme?”

Il fiammifero smise di massaggiarsi il naso dolorante per grattarsi perplesso il capo: “Una domanda? A me?”

Istintivamente, ormai libera, Aoi si nascose dietro a Rufy.

“Sì! Vedi, quando Rufy è finito su quest'isola ha mangiato molti funghi, di cui uno estremamente invasivo. È sufficiente un morso per venire ricoperti di funghi da capo a piedi. Quando l'ho trovato era svenuto e sommerso da quei funghi, e non sapendo che fosse un uomo l'ho portato alle terme dove con l'aiuto di alcune mie amiche ho rimosso ogni parassita. Soltanto uno non si è staccato.”

Il cipiglio di Ace si fece sempre più evidente: “... Quindi...?”

“Beh... Come dire... Rufy ha definito quello strano fungo in mezzo alle gambe un ‘gioiello di famiglia’... Ma non ci ha detto a cosa serve... mentre Aoi-San ha detto che è un segreto e che tu ce l'avresti detto volentieri!”

La reazione del moro fu a scoppio ritardato: rimase immobile, in silenzio, per poi sgranare i grandi occhi d'ossidiana e arrossire rapidamente avendo elaborato le parole appena udite. Infine sospirò, mentre delle piccole lingue di fuoco si sprigionavano scoppiettanti dalle mani chiuse a pugno: “... Aoiii...?”

“S-sì...?!”

Il più grande con un balzo provò a prenderla, paonazzo e incandescente come non mai: “CHE ACCIDENTI TI SALTA IN MENTE DI PASSARMI IL TESTIMONE SU UN DISCORSO SIMILE, AGGIUNGENDOCI PURE UN ‘VOLENTIERI’?!”

“C-che avrei dovuto fare?! Non sono io ad avere quel ‘coso’ tra le gambe, e non ho la benché minima intenzione di parlare a quelle povere ragazze di una cosa simile!!!”

“Non chiamarlo ‘coso’!!! Anche lui ha una dignità!!!”

“Beh, io gliel'ho promesso, quindi tu ora andrai là e spiegherai loro tutto quello che devono sapere sul tuo coso!”

“Ti ho già detto di non chiamarlo così!!!”

“E allora dimmi come chiamarlo!!!”

I due continuarono a discutere fino a raggiungere il luogo stabilito, sotto gli occhi perplessi e curiosi di Margaret e quelli spensierati di Rufy: “Anche da piccoli litigavano così?”

“Sì, però di solito era Ace che diceva le cose sconce e Aoi che si arrabbiava! Stavolta è accaduto il contrario!”

“Cosa sono le cose sconce?”

“Boh! Aoi chiama così un sacco di cose! Credo che il discorso di poco fa rientrasse tra quelli!”

Alla fine Margaret ridacchiò, sorridendo verso i due: “Avevo proprio visto giusto... Voi tre vi amate alla follia! Vi invidio proprio!”

Angolo Autrice:
Ok, ok, inizio subito a fare la lista delle cose che dovete perdonarmi:
1) Il ritardo stratosferico e (ovviamente) l'orario indecente di pubblicazione. Ricordo di aver promesso che avrei aggiornato otto giorni fa, ma i compiti delle vacanze sembravano essersi moltiplicati nell'arco degli ultimi giorni di vacanza (oltretutto italiano e inglese nemmeno li abbiamo corretti è_é!!!)... Tra l'altro, un libretto delle vacanze di tedesco risalente all'anno scorso da facoltativo è magicamente diventato obbligatorio (e tutto perché la prof non si ricorda), quindi entro domani sera parlerò un ibrido tra italiano e tedesco... Evviva -_-"!
2) Il capitolo in sé. Cioè, ci ho messo due settimane per partorirlo e non è nemmeno un capitolo direttamente collegato alla trama (ecco il perché di "special", consideratelo un filler)... Mi faccio pena da sola...
3) Il contenuto... Insomma, non so che dire... Perdonatemi >///< !!! Io di solito detesto queste allusioni perverse, ma l'episodio del fantomatico "fungo che non si stacca" mi è rimasto impresso a fuoco... Anche se da un lato mostra in modo estremamente comico (o doloroso, dal punto di vista del nostro povero Mugi... Fortuna che era svenuto ^^") l'ignoranza delle Amazzoni di fronte ad un uomo e a tutto ciò che lo riguarda, compresa la fisiologia (insomma, hanno scambiato Rufy per una donna poco formosa e bruttina, capiamoci XD!) e quando ho pensato al nostro fiammiferino in una situazione del genere... non sono riuscita a trattenermi: dovevo scriverlo. Anche la nostra piccola eroina (che così piccola non è) ci ha messo del suo, con quel" Sono certa che lui risponderà con piacere alla vostra domanda!"... Spero di non essere stata volgare in questo contesto, ho fatto del mio meglio per mantenere l'atmosfera il più leggera e "innocente" possibile...
Ringrazio tutti coloro che leggeranno questo capitolo e che lo (eventualmente) recensiranno. Spero di poter presto proseguire la trama originale e di poter aggiornare in modo più regolare.
Grazie ancora a tutti, alla prossima!
Sora_D_Aoi


 

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Capitolo 18
*** 18: La Comparsa di una Leggenda! - Il Re Oscuro Silvers Rayleigh ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...
 
Sono trascorsi cinque giorni dalla fine dell’ormai celebre Guerra dei Vertici, il violento e sanguinario scontro che ha visto affrontarsi con tenacia la Marina e i pirati del leggendario Edward Newgate, assieme anche ai famosi Shichibukai e ad alcuni criminali evasi dalla prigione di massima sicurezza Impel Down, per la libertà del figlio del Re dei Pirati Portgas D. Ace.

La morte di Barbabianca ha costituito l’inizio di una nuova Era, della quale lo stesso Ace, salvatosi dalla sua esecuzione, e i suoi fratelli minori adottivi Monkey D. Rufy e Sora D. Aoi, sono attualmente le indiscusse stelle assieme a Marshall D. Teach, il quale è stato in grado di acquisire con qualche sconosciuto stratagemma anche i poteri del Frutto Gura-Gura, appartenuto in precedenza al grande Imperatore.

Tenuti nascosti su Amazon Lily dalla Principessa Serpente Boa Hancock assieme alla ciurma responsabile del loro salvataggio, i Pirati Heart, i tre fratelli devono ancora decidere le prossime mosse da attuare per ricongiungersi alle rispettive ciurme, le quali paiono attualmente disperse.

Un incontro particolare quanto inaspettato, però, li porterà a fare delle scelte fondamentali per il futuro.
 
⑱ - LA COMPARSA DI UNA LEGGENDA!
IL RE OSCURO SILVERS RAYLEIGH

Alla fine altri due giorni trascorsero quietamente.

I tre fratelli si erano quasi del tutto ripresi, benché Law avesse tassativamente vietato ai due mori di allenarsi prima di altre due settimane. Quanto a Jinbē anche lui avrebbe dovuto aspettare una settimana circa prima di poter ritornare sulla sua isola, ma l’uomo-pesce aveva affermato che non se ne sarebbe andato fino a che tutti e tre i giovani non fossero stati in perfetta forma.

Aoi si era ormai affezionata alle Kuja e alle sorelle Boa in particolare, che la trattavano proprio come se fosse stata da sempre una loro cara amica, forse in modo quasi eccessivo viste le speranzose domande di Hancock sulla maniera migliore per domandare a Rufy se e quando si sarebbero sposati.

Aveva stretto una forte amicizia anche con la Kuja di nome Margaret, che aveva più o meno la sua età e che anche senza obblighi da parte della sua sovrana le aveva mostrato con gioia tutte le tradizioni e i costumi dell’isola, arrivando anche ad insegnarle a potenziare le frecce con l’Haki e a tirare con l’arco-serpente.

La felicità della ragazza di trovarsi sull’isola contenente parte delle sue origini assieme ai suoi fratelli e ai suoi amici era tale che quasi le si stringeva lo stomaco al pensiero di dover prendere il mare e diventare un pirata della flotta di Barbabianca, benché nulla fosse stato ancora programmato.

In verità, Ace aveva più volte provato a chiamare Marco e gli altri Comandanti con il Den-Den Mushi messogli a disposizione da Hancock, ma stranamente quelli non gli avevano ancora risposto rendendolo leggermente inquieto. Non avevano più avuto loro notizie dalla forzata fine della guerra, e benché sia lui che Aoi fossero più che fiduciosi sulle capacità dei loro amici tutto quel silenzio non era normale. Neppure sui giornali era riportato qualcosa, a parte il tempestivo intervento di Shanks e le ignobili azioni di Barbanera, che era entrato ufficialmente in possesso dei poteri del Frutto Gura-Gura del Babbo con chissà quale ignobile trucco.

O meglio, non era riportato qualcosa su di loro, perché una notizia relativamente sconvolgente era appena stata pubblicata.

Fu proprio per quella notizia, fresca di stampa sul giornale appena consegnato da un News Coo di passaggio, che tutti, Law incluso, si voltarono verso Aoi appena questa fece capolino dalla selva adiacente alla costa quella mattina.

La biondina ricambiò i loro occhi sgranati con uno sguardo tra il perplesso e l’infastidito: “Beh? Che avete da fissare? Mi sono fatta la doccia e lavata i denti prima di venire qui, quindi non osate dire che ho qualche pezzo di cibo incastrato o che sono sporca! Io non sono come voi sudici buzzurri!”

Rufy a quell’affermazione scoppiò a ridere, imitato da qualche coraggioso pirata Heart, mentre Jinbē e Law sorrisero e Ace la prese in braccio e la lanciò in aria prima che avesse il tempo di reagire, con la stessa espressione di un bambino in un negozio di giocattoli: “Ah, sorellina!!! Sono così orgoglioso di te!!! M-mi viene quasi da piangere!!!”

“C-che accidenti stai facendo, sottospecie di Succo di Frutta deteriorato?! Mettimi giù!!! E voi che accidenti avete da sghignazzare, eh?! Cercate rogne?!”

“Affatto, Aoi-ya. Volevamo solo congratularci con te per il successo che hai recentemente conseguito. Anche se ad essere onesto la cosa mi rende anche leggermente seccato.” spiegò Law con la sua solita calma, appoggiato al dorso di un addormentato Bepo.

“Congratularvi? Successo conseguito? Di che accidenti state parlando?!”

“Leggi qui e ti sarà tutto più chiaro, Aoi-San!” le sorrise affettuoso l’uomo-pesce allungandole un quotidiano “La notizia è in prima pagina!”

La ragazza glielo strappò bruscamente di mano, iniziando a leggere la piccola e odorosa calligrafia a macchina: “La Guerra dei Vertici... La morte di Edward Newgate... Barbanera... Nuova Era...” mormorò mentre leggeva rapida, fino a che i suoi occhi non divennero due laghi celesti e la sua voce non si alzò in modo tale da poter essere chiaramente udita da tutti i presenti “... È-è nata quindi una nuova minaccia appartenente alla Nuova Era, non catalogabile in una tipologia specifica ma pericolosa quanto un pirata... un tempo al servizio del Governo ma poi ribellatasi per seguire la strada del crimine e del male... I-il suo nome è... Sora D. Aoi, ex assassina professionista, ormai soprannominata da tutti, in seguito alla sua condotta nella Guerra dei Vertici... la ‘Vendicatrice degli Abissi’, con una taglia di... D... DUECENTODIECI MILIONI DI BERRY?!”

“Già! È di ben dieci milioni più alta di quella di quel medico da strapazzo!!!” esclamò Ace euforico “Ah, sorellina!!! Qui dobbiamo festeggiare, e subito!!!”

“Come prima taglia è veramente alta! Chissà quanto crescerà non appena prenderai il mare!” rifletté sorridente Penguin.

“Non mi viene difficile crederlo! Basti ricordare quando l’abbiamo conosciuta tre anni fa...” tremò Shachi “Brr... Tutt’un tratto mi è venuto freddo...”

“Non dobbiamo dimenticare che anche se per poco è cresciuta acquisendo i valori di Ace-San e Rufy-Kun! Questa è un’ulteriore dimostrazione del fatto che non serve avere lo stesso sangue per essere fratelli di una certa stoffa! E come tuo maestro sono davvero orgoglioso di te!”

“Shi, shi, shi! Questa è la mia sorellona!” rise Rufy “Anche Shanks ne sarà felice, secondo me!”

La felicità generale scemò lentamente, e questo perché Aoi non aveva ancora detto nulla, né aveva avuto qualche reazione eccetto quella di stupore.

Gli sguardi di tutti i presenti si concentrarono su di lei, che nel frattempo aveva chinato il capo e si era fatta scura in volto. Ace le si avvicinò piano, poggiandole delicato una mano sulla spalla: “Qualcosa non va, Aoi...? Non sei felice? Oppure non ti senti bene?”

Tutto si aspettò Pugno di Fuoco, tranne che vedere il volto della sua sorellina rigato da delle piccole e calde lacrime: “... N-no... Soltanto che avrei voluto... farlo sapere anche a Sabo e al Babbo... e festeggiare anche con loro...”

“Oh...”

Alla fine la giovane sforzò un sorriso, asciugandosi le guance umide: “N-non fateci caso...! È solo uno stupido capriccio... nulla di più... Scusatemi.”

Il maggiore le sorrise dolce, accarezzandole la chioma bionda: “Ci mancherebbe...! Tanto loro saranno stati i primi a saperlo!” affermò convinto lanciando una fugace occhiata al cielo azzurro “Però un po’ felice lo sei, vero? Non puoi non esserlo! Sei diventata ufficialmente nemica della Marina e del Governo Mondiale, che non soltanto ti sono ostili, ma addirittura ti temono! È un risultato a dir poco eccezionale, soprattutto perché sei una ragazza, e purtroppo nel mondo della pirateria le ragazze e le donne non vengono prese molto sul serio, a parte poche... Ma tu hai una taglia che rientrerebbe tranquillamente in quella delle Undici Supernove, e soprattutto sei ritenuta più temibile di Trafalgar!!!”

“Le taglie sono solo numeri, Portgas-ya. Se avessi davvero voluto fare sul serio sono certo che la mia taglia si sarebbe aggirata attorno a quella di Mugiwara-ya.”

“Certo, come no! Parli così perché ti brucia il fatto che la mia adorata sorellina abbia una taglia più alta della tua! E ti ricordo che la mia è di attualmente cinquecentocinquanta milioni di Berry!”

“E io ti rammento che ieri ti ho facilmente fatto a pezzi con la mia Room e giocato con la tua testa vuota per una mezz’oretta circa.” ribatté placido il chirurgo sfoderando il suo tipico ghigno strafottente.

“RAZZA DI”-

“Ace, piantala di cedere alle provocazioni di Law! Law, piantala di stuzzicare Ace! Siete assillanti quando fate così!” li rimproverò subito la neo-ricercata, sbuffando.

“Lo sai che detesto ricevere ordini, Aoi-ya... Però se me lo chiedi con un tono dolce e attraente posso anche farci un pensie”-

“IMPICCATI!”

“Shi, shi, shi! Siete davvero uno spasso voi tre messi assieme!!!”

“Come al solito parli a vanvera, tu!”
 
§

La mattinata trascorse tranquilla fino a che Penguin non sobbalzò, attirando così l’attenzione degli altri. L’uomo prese un binocolo, mettendosi a scrutare ansiosamente il mare.

Shachi gli si avvicinò: “Che succede, Pen?”

“Mi è sembrato di vedere un pesce laggiù...”

“Un pesce?”

Rufy aguzzò la vista, curioso: “Ah, sì, è vero! È enorme! Scommetto che alla griglia sarebbe delizioso!!!”

“Possibile che pensi sempre al cibo, tu?!”

“Credo che invece sia un mostro marino... è troppo grande e lungo per essere un pesce...” meditò Ace.

“Magari è una trota gigante!”

“Non si è mai sentito parlare di trote giganti, babbeo!”

“Ha ragione Ace! È proprio un enorme mostro marino!” affermò convinto Penguin, ancora a bocca aperta.

“Perché continua ad agitarsi a quel modo?! Sta combattendo?”

La grossa creatura nel frattempo era tornata sott’acqua, fino a che, pochi istanti dopo, un gigantesco spruzzo si diffuse proprio dal punto in cui l’animale era sparito. Il mostro riapparve, con un’unica differenza.

Era morto.

“È morto! Qualcosa lo ha fatto fuori!”

“EH?! Un bestione del genere?”

“Non si è nemmeno visto cosa sia successo!”

“Queste acque sono spaventose!”

“Che succede...? C’è qualche orsa nelle vicinanze?” domandò un assonnato Bepo che era stato svegliato dagli schiamazzi dei compagni.

“COSA C’ENTRANO ORA LE ORSE?!” lo rimbeccarono gli altri pirati.

“S-scusate!”

“WOW! Chissà chi o cosa è stato! E chissà se possiamo mangiarlo!!!”

“Dacci un taglio, ingordo che non sei altro!!!”

Ben presto, però, l’attenzione di tutti si spostò verso il basso, dove la parete rocciosa della costa iniziava e dalla quale era giunto uno scroscio alquanto bizzarro.

Non ci volle molto perché tutti rimanessero ad occhi e bocca spalancati, soprattutto Rufy e Aoi, che riconobbero quasi subito la figura che si era appena parata loro davanti, lasciandoli ancora più esterrefatti.

Era un uomo abbastanza alto, e nonostante l’età avanzata fosse palese il suo fisico era ancora prestante quasi quanto quello di Ace, messo ancor più in evidenza dall’assenza di una qualsiasi maglia e dai corti pantaloni color porpora. La pelle bronzea faceva risaltare gli abbastanza lunghi capelli bianchi e la folta barba dello stesso colore, mentre sul sinistro dei suoi occhi neri dallo sguardo pacifico spiccava una cicatrice perfettamente verticale che arrivava fino al sottile sopracciglio scuro. Altre due cicatrici campeggiavano sulla parte destra del petto e sul braccio sinistro, e gli unici elementi che mitigavano il suo aspetto quasi maestoso erano gli occhiali dalla sottile montatura rotonda sistemati in fronte e i modesti abiti portati sottobraccio.

“N-non...”

“N-non è possibile...”

“R-Ra... R-Ra...”

“RAYLEIGH!” esclamarono in coro Rufy e Aoi, mentre l’anziano prese fiato dal lungo viaggio e iniziò a strizzare gli abiti e i capelli fradici.

La sua espressione inizialmente stupita divenne un sorriso paterno: “Ma bene! Vedo che ci siete tutti! È un sollievo rivedervi sani e salvi, figlioli!”

“Q-quindi è lui che ha ucciso quel mostro marino!”

“Non solo l’ha ucciso, ma l’ha fatto a mani nude ed è venuto fin qui a nuoto! Ha attraversato la Calm Belt a nuoto!”

“Non per niente è il leggendario Re Oscuro, Silvers Rayleigh! ... Oh, scusatemi...!”

“PERCHÉ  TI SCUSI, ADESSO?!”

Law si limitò a rimanere immobile e in silenzio, turbato come poche volte in vita sua dall’apparizione così improvvisa e inaspettata di un simile personaggio. Un senso d’inquietudine simile a quello che provava nei confronti di quell’uomo gli attanagliò per poco lo stomaco.

“Rayleigh-Ossan! Che sorpresa! Avevo quasi deciso di usare la tua Vivre Card per tornare a Sabaody!” ammise sorridente Mugiwara “Come mai sei qui?”

“Beh, figliolo, volevo appurare con i miei occhi che sia te che i tuoi fratelli foste sopravvissuti senza qualche tipo di trauma o robe simili, ma vedo che siete quasi in perfetta forma! Inoltre, ho dato la mia Vivre Card a Shakky per potermi spostare liberamente, quindi volevo evitarti un viaggio inutile!”

“Rayleigh... Il Re Oscuro...” ripeté allibito Jinbē “Non mi sarei mai aspettato che anche tu lo conoscessi di persona, Rufy-Kun...”

Fu in quel frangente che Rayleigh lo notò: “Ah, tu sei quell’uomo-pesce che un tempo era uno Shichibukai...”

“Si chiama Jinbē! È anche a lui che devo la vita!”

“Capisco, capisco! Ne sono felice!”

L’uomo-pesce lo guardava ancora stranito e sembrava impallidito, tanto da incuriosire Mugiwara: “Perché hai quella faccia, Jinbē?”

“Beh, insomma... non mi sarei mai aspettato di trovarmi davanti una leggenda vivente così su due piedi... Anche se dovrei essermi abituato al fatto che voi tre avete a che fare soltanto con persone incredibili e degne di nota, Rufy-Kun...!”  

“Sarà... Anche se è molto forte per me rimane comunque uno strano vecchietto!” ammise con naturalezza Aoi “A proposito, Rayleigh! Devi darmi ancora qualche dritta sull’Haki! Non mi avevi detto che lo si può utilizzare anche sugli oggetti e sulle armi per potenziarli!”

“Immagino che ti riferisca alle frecce potenziate delle Kuja... Comunque non preoccuparti! Ti darò spiegazioni a tempo debito, Aoi-Chan! Tra i tre mi sembri quella più in forma!”

“Tsk, ne dubitavi? I miei allenamenti sono pur serviti a qualcosa, vecchio!” ribatté saccente la biondina incrociando le braccia al petto.

“No, affatto. Non ho mai dubitato di te, Aoi-Chan. Non a caso anche se per poco sei stata mia allieva!” affermò bonario l’uomo, prima di spostare lo sguardo su Ace “Cambiando discorso... Sono davvero felice che il figlio di Roger sia qui con noi! Volevo tanto conoscerlo!”

Il moro lo guardò lievemente di sbieco, infastidito dal modo col quale quel vecchio si era riferito a lui. Era l’unico a cui quel nome e quel viso non avessero detto nulla: “Saresti...?!”

“Lui era il braccio destro del defunto Re dei Pirati, Silvers Rayleigh, soprannominato il ‘Re Oscuro’.” lo precedette Aoi, prima di agitare nervosamente l’indice contro il fratello “Guai a te se cominci con le solite lagne sul tuo sangue, su chi sia il tuo vero padre eccetera! Rayleigh è una delle persone a cui devo il fatto di essere riuscita a salvarti avendomi insegnato le basi dell’Haki, quindi prova a guardarlo come l’hai guardato poco fa o ad essere scortese in altri modi e giuro che  di te non rimarrà che della cenere fumante! Sono stata chiara, inutile Succo di Frutta?!”

“M-ma se non ho detto niente!” si difese goffamente lui alle accuse della minore, il fastidio nei confronti del vecchio già divenuto un ricordo.

“Credi che non abbia visto come l’hai guardato?! Avevi l’espressione da ‘io non c’entro nulla con quell’uomo e quindi nemmeno con te’ stampata in faccia! Anche il Babbo provava un grande rispetto per lui, quindi comportati bene!”

“Non posso nemmeno guardare la gente, adesso?!”

Il bisticcio dei due fu interrotto dalle sonore risate del diretto interessato, nel frattempo rivestitosi e sistematosi gli occhiali, trasformandosi così un placido vecchietto: “Ah, ah, ah! Immaginavo che a tenerli in riga fossi tu, Aoi! D’altronde ne hanno combinate di tutti i colori, questi due ragazzi! Beh, sono felice per te! Riunirti a loro era il tuo più grande desiderio, giusto?”

La giovane ricercata arrossì: “... F-forse! Anche se certe volte vorrei non averli mai incontrati! Sono due babbei patentati!”

“EHI!”

“Ah, ah, ah! Siete davvero un trio affiatato! Mi fa piacere! A proposito, congratulazioni per la tua taglia! Ho qui una cosa per te, Aoi-Chan. È solo un pensiero, ma credo che i tuoi fratelli ne rimarranno entusiasti! Fortuna vuole che la tasca interna della mia mantella sia impermeabile!”

Detto quello Rayleigh iniziò a frugare in una tasca interna della lunga mantella grigio-bianca, tirando fuori un foglio di carta piegato. Lo spiegò con lentezza, per poi girarlo verso i presenti, che subito si allungarono in modi più o meno discreti per vedere. Sui volti dei due fratelli D. nacquero due enormi sorrisi a trentadue denti.

 

“WOW!!!” strillò acutamente Rufy con gli occhi luccicanti.

“HA GIÀ UN MANIFESTO!!!” gridò Ace con la stessa espressione del minore.

“Ed è anche naturale. Da quella foto traspare chiaramente il suo carattere dominato dagli estrogeni che la rendono perennemente mestruata.” aggiunse ghignando il Chirurgo della Morte.

“VUOI LASCIAR PERDERE IL MIO CICLO, LAW?!”

“Sorellina!!! Ti adoro!!!” riprese Ace lanciandola di nuovo in aria, talmente esaltato che non aveva nemmeno sentito il commento fatto pochi istanti prima da Trafalgar.

“Dacci un taglio, deficiente!!! Mettimi giù!!!”

“Ero certo che ti saresti presto fatta un nome, ma non pensavo che ad appena tre giorni di distanza dalla guerra avresti già avuto un manifesto con una taglia del genere! Ormai sei una piratessa a tutti gli effetti!”

“Pirata, prego! Piratessa non mi piace! Io sono un pirata, punto!”

“R-RAYLEIGH?!” strillarono in coro delle voci femminili all’improvviso, facendo voltare i presenti verso la selva alle loro spalle, che si ritrovarono così davanti le sorelle Boa, Nyon-baa e alcune Kuja sconvolte, assieme ad un grande carro colmo di cibarie.

“Ah! Gloriosa-San! Ragazze! Da quanto tempo!” sorrise placido l’ex pirata, facendo così calare il silenzio per qualche istante e mutare le espressioni degli altri presenti.

“... VOI VI CONOSCETE?!” 

Angolo Autrice:
Ehilà ^^! Prima di tutto volevo ringraziare chi ha letto e recensito fino a qui, è solo grazie al vostro sostegno se la mia storia va a gonfie vele! Siete davvero SUPERRR XD!
In secondo luogo volevo fare alcune precisazioni sulla taglia della nostra cara pirata (il solito maschiaccio XD): la taglia è così alta perché Aoi s'inserisce nel contesto della Guerra dei Vertici, alla quale partecipa gran parte dei personaggi più forti rivelati fino a quel momento da Oda, a partire da Barbabianca e i suoi Comandanti fino ad arrivare agli Ammiragli e agli Shichibukai. Lo stesso personaggio causa di tutto questo macello (il nostro caro fiammiferino X3) ha una taglia di cinquecentocinquanta milioni di Berry, la più alta rivelata fino ad ora. Se avessi inserito il mio personaggio in una saga precedente quella di Marineford la sua taglia sarebbe stata proporzionale sia alle altre taglie rivelate fino a quel punto sia rispetto al "livello di combattimento" (linguaggio da Dragon Ball XD) dei vari personaggi. Spero che la mia logica possa essere comune anche a voi e che quindi non vi sembri spropositata (anche perché Aoi si è allenata per anni e conosce delle tecniche spaventose, oltre che un Frutto del Diavolo piuttosto particolare :P).
Che altro dire... Beh, il disegno sarebbe potuto venirmi meglio (tipo l'acqua "appuntita" potevo evitarla XD)... si capisce che quella specie di "sabbia" che ho messo è per dare l'effetto "manifesto" comune a quelli originali di Oda :3?
Ok, adesso chiudo prima di rischiare di essere linciata XD! Grazie mille a tutti e alla prossima!
Sora_D_Aoi
 

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Capitolo 19
*** 19: Una Nuova Consapevolezza - L'Importante Decisione di Rufy ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...

Dopo cinque giorni dalla Guerra dei Vertici, lo scontro che ha visto affrontarsi l’imbattibile flotta di Barbabianca e i migliori esponenti della Marina compreso il Grand’Ammiraglio Sengoku, Monkey D. Rufy, Portgas D. Ace e Sora D. Aoi si trovano ancora ad Amazon Lily assieme a Jinbē e alla ciurma loro salvatrice, i Pirati di Heart, in attesa di prendere delle importanti decisioni, prima tra tutte ricongiungersi alle rispettive ciurme delle quali non hanno alcuna notizia.

La mattina del sesto giorno un New Coo di passaggio porta delle sconvolgenti notizie su Aoi: la ragazza è ufficialmente diventata una ricercata del Governo Mondiale e soprannominata ‘Vendicatrice degli Abissi’, con una taglia di ben duecentodieci milioni di Berry.

Inoltre, la comparsa inaspettata del Re Oscuro Silvers Rayleigh, un tempo il Vicecapitano del Re dei Pirati, lascia esterrefatti tutti i presenti, ai quali viene subito mostrato il manifesto della neo-ricercata.

A concludere quella mattinata intensa è l’arrivo improvviso delle sorelle Boa e di Nyon-baa, le quali riconoscono subito con grande stupore dei presenti l’uomo.

Nessuno dei tre fratelli, in particolare Rufy, sa ancora quali importanti scelte dovranno compiere a breve. 

 
- UNA NUOVA CONSAPEVOLEZZA
L'IMPORTANTE DECISIONE DI RUFY

 
“L-le grandi guerriere Kuja e l’ex braccio destro del Re dei Pirati si conoscono?!”

“È una mia impressione o da quando siamo sbarcati qui non abbiamo fatto altro che fare scoperte inimmaginabili?!”

“Hai ragione! Prima la stratosferica taglia di Aoi, e adesso questo! Chissà che non scopriamo che il One Piece in realtà si trova su quest’isola!”

“Non mi sarei mai aspettata di vederti comparire così all’improvviso, Rayleigh, anche se dovrei aver imparato che sei davvero un tipo imprevedibile!” ammise la vecchia Nyon con un accennato sorriso sulle grosse labbra “Che cosa ti porta qui?”

“Beh, Gloriosa-San, volevo accertarmi che le condizioni dei ragazzi qui presenti non fossero troppo gravi, ma vedo con piacere che si sono ripresi bene! Inoltre era da tanto che non venivo a farvi visita, e parlando con Shakky mi è venuta voglia di rivedervi! Siete davvero cresciute sane e belle, ragazze!” sorrise bonario l’uomo rivolgendosi alle sorelle di Hancock, facendo nascere sui loro visi due sorrisi sinceri.

“Grazie, Rayleigh!”

“Non pensavo che anche voi conosceste Rayleigh-Ossan ma soprattutto che lui fosse vostro amico!”

“È una lunga storia...” sospirò Sandersonia, congelando poi con lo sguardo gli uomini di Law “A proposito, ora che Rufy e i suoi fratelli si sono ripresi potreste anche sloggiare! La vostra presenza non ha fatto altro che infastidire le ragazze!”

Inutile dire che quella frase suscitò subito il malcontento tra i pirati: “Ehi! Come puoi dirci questo?!”

“Se non fosse stato per noi a quest’ora Mugiwara, Pugno di Fuoco e Aoi sarebbero già all’altro mondo!”

“Infatti! Ci siamo fatti trattare come degli animali senza lamentarci, ma questo è trop”-

“Stavamo già pensando di andarcene.” intervenne gelido Law, alzandosi da terra “È sufficiente che Mugiwara-ya, Portgas-ya e il Cavaliere del Mare attendano almeno una settimana prima di riprendere qualsiasi tipo di combattimento. Per il resto non c’è più motivo per rimanere qui, abbiamo anche riparato i danni fatti da Mugiwara-ya. È ora di salpare.”

“EH?!”

“M-ma...”

“M-ma Capitano...!”

“Vorreste forse opporvi a una mia volontà?” domandò il Chirurgo della Morte sorridendo sinistramente.

“C... C-certo che no!”

“Allora sbrigatevi ad ultimare i preparativi per la partenza.”

“Agli ordini, Capitano!”

La ciurma pirata salì rapidamente sul bizzarro sottomarino giallo, mossa da un misto di ansia ed entusiasmo, mentre il loro Capitano vi si avviò con la solita pacatezza che lo caratterizzava.

Aoi sospirò: “Il solito maniaco dittatore...”

Ace invece era soddisfatto: “Finalmente non dovrò più subire tutte le sue odiose frecciatine e le sue allusioni perverse sulla mia sorellina!”

“Non preoccuparti, Portgas-ya... Avrò altre occasioni per divertirmi con la tua sorellina!” ghignò stronzo lui, facendo istantaneamente arrossire la ragazza e andare a fuoco dalla rabbia il moro, il quale fu prontamente trattenuto da Jinbē.

“La pianti con queste frasi a doppio senso, sottospecie di chirurgo mentalmente deviato?!”

“LASCIAMI, JINBĒ!!! DEVO SPACCARGLI QUELL’INSOPPORTABILE FACCIA DA SAPUTELLO!”

“Non fare il bambino, Ace-San! Stai buono e spegni le tue fiamme!”

“Allora alla prossima, ‘fratelli D.’. Spero di incontrarvi nel Nuovo Mondo.”

“Non sperarci troppo, Trafalgar!”

“A mai più, bastardo!!!”

“A presto, Trolafag!” concluse Rufy ovviamente fuori luogo con il suo consueto sorriso ebete sulle labbra.

“PERCHÉ ACCIDENTI LO SALUTI?!” strillarono esasperati i due fratelli maggiori.

“Perché è grazie a lui se voi e Jinbē siete vivi! Anche se dite che vi sta antipatico dovreste essergli grati!”

Ace e Aoi si guardarono, prima di sospirare pesantemente: era proprio il loro ingenuo e amabile fratellino.

“Ah... Non c’è proprio niente da fare, fratellino: fai davvero fatica a scorgere la cattiveria nelle persone!”

“L’avessi pronunciato giusto una volta! È Trafalgar, non Trolafag! Quante volte dovrò ripetertelo prima che la tua zucca vuota lo assimili correttamente?!”

Nel frattempo il Chirurgo della Morte era salito sulla sua imbarcazione: “Ricordati solo una cosa, Mugiwara-ya: la prossima volta che c’incontreremo saremo rivali, se non addirittura nemici. Se ti ho salvato è proprio perché sono curioso di vedere la potenza della tua ‘D.’ e l’influenza che essa avrà in questa nuova Era e nel Nuovo Mondo, nulla di più.”

“Ah, ok! Per ora però ti sarò solamente grato per aver salvato la vita ai miei fratelli e a Jinbē! Quando ci rivedremo nel Nuovo Mondo deciderò se considerarti o meno mio nemico, soprattutto se proverai a rubarmi il One Piece e il titolo di Re dei Pirati!” ribatté tranquillo l’altro senza perdere il sorriso.

“Che razza di risposta è?!” brontolò Aoi non trovando un senso logico nelle parole del minore.

“Che ti aspetti da Rufy, sorellina?” ridacchiò Ace scrollando le spalle “È fatto così...”

Tutto ciò che ricevette fu un tipico ghigno strafottente: “Chissà perché, ma immaginavo che avresti detto qualcosa del genere. Alla prossima, allora.”

Law sparì nel suo sottomarino, che appena un minuto dopo s’immerse rapidamente fino a scomparire nelle profondità degli abissi. Il silenzio calò per qualche istante, fino a che la melodiosa voce di Hancock, rimasta in disparte per il troppo imbarazzo nei confronti di Mugiwara, risuonò nell’aria: “Rufy... ♥? E-ecco... Pensando che tu e i tuoi fratelli aveste fame ho pensato di portarvi qualcosa... Mangiate pure tutto quello che volete... ♥!” mormorò rossa in volto dando le spalle ai tre, bucando con l’esile dito una povera anguria presente nel carro.  

“Non riesci nemmeno a guardarlo in faccia e ti azzardi a parlare di matrimonio...?” commentò stranita la vecchia Nyon.

“Serviteli subito!” ordinò perentoria la Principessa Serpente alle strane scimmie lì presenti, che subito si affrettarono a tirare giù l’enorme piatto in cui era stata sistemata l’infinita quantità di cibarie.

“WOW! Quanto cibo!!!” gridò euforico Rufy con gli occhi luccicanti e la bava alla bocca.

“In effetti avevo un languorino...” ammise Pugno di Fuoco accarezzandosi il robusto stomaco.

“Ma se è appena mezzogiorno! Come potete avere fa... EHI, PARLO CON VOI!!!” strillò irata la giovane assassina, in quanto i due mori si erano catapultati sul cibo prima ancora che lei finisse la frase.

Un brontolio le fece girare il capo verso Jinbē, il quale fece finta di nulla.

Hancock lo uccise con lo sguardo: “Jinbē...!!! Quel cibo è unicamente per Rufy e i suoi fratelli!!! Non pensarci neppure!!!”

La sua allieva invece sorrise, intenerita: “Mangia pure, Jinbē! Tu almeno hai uno stomaco ai limiti dell’umano! Inoltre al momento non ho fame! Prendi pure la mia parte!”

“M-ma... Aoi-Neesama...”

“Tranquilla, Hancock-San! Non ho per niente fame, e sto ancora digerendo la colazione di stamattina...! Ho uno stomaco che compensa quelli di quei due pozzi senza fondo! Cedo più che volentieri la mia parte a Jinbē!”

Stavolta fu Jinbē a controbattere: “Non è necessario, Aoi-San...! Non badare a me! Non succede nulla se non mangio per un po’... Inoltre voi ne avete bisogno molto più di me! Dovete riprendervi il prima possibile!”

“Uniffiti a gnuoi, Finbe!” bofonchiò Rufy in modo quasi incomprensibile avendo la bocca piena, sputacchiando pezzi di cibo un po’ ovunque.

“Non fafe cofì e manfia!” si aggiunse allo stesso modo Ace.

“Quante volte vi ho detto di non parlare con la bocca piena, brutti babbei?! Non costringermi ad usare la forza, Jinbē... Sai che ne sarei capace!” lo minacciò la ragazza con un ghigno divertito sulle labbra “Su, siediti e mangia.”

L’uomo-pesce sospirò, prima di accennare ad un sorriso e sedersi accanto a Rufy: “Se proprio devo... Grazie molte, Aoi-San!” ringraziò di cuore afferrando il primo frutto che gli capitò.

Il gruppetto di donne e il nuovo arrivato osservarono spensierati il trio mangiare con foga, fino a che l’angelica espressione di Hancock non divenne nuovamente mostruosa: “JINBĒ...! Adesso stai davvero esagerando!!! Non puoi abusare in quel modo dell’altruismo di Aoi-Neesama! Hai mangiato abbastanza!!!”

Il boccone che l’uomo-pesce stava masticando gli andò di traverso, rischiando quasi di soffocarlo. Fu soltanto grazie ad Aoi che distrasse la donna parlandole di alcuni aneddoti di quando Rufy era piccolo che l’ex Shichibukai non rischiò di venire pietrificato.

Nel frattempo Rayleigh aveva tirato fuori dalla tasca interna della sua mantella una lettera che aveva dato a Nyon-baa, la quale la stava leggendo con un’espressione entusiasta sul volto: “Ah, Shakky, Shakky, Shakky... Leggo con piacere che quella ragazza non è cambiata di una virgola! Grazie per avercela portata, Rayleigh!”

“Ci mancherebbe! Shakky non è cambiata affatto da quando vivevate con noi a Sabaody... È forte e autoritaria proprio come allora!”

Sandersonia sorrise nostalgica: “Rayleigh... Shakky... Nyon-baa... Se siamo riuscite a scappare da quei maledetti Draghi Celesti lo dobbiamo solo a voi e all’aiuto che ci avete dato allora... Non vi ringrazieremo mai abbastanza!”

“Non dirlo nemmeno per scherzo, figliola! Non avrei mai potuto abbandonare le ragazze che ho visto nascere e crescere! Però, Rayleigh... abbiamo un grosso problema! Credo tu abbia capito il perché Rufy e i suoi fratelli si trovino qui... Anche se non ho dubbi sul fatto che tu li abbia trovati grazie al tuo incredibile istinto, inizio a sospettare sulla sicurezza di questo nascondiglio! La Marina potrebbe presto intuire la loro posizione... Oltretutto pare che i compagni di Pugno di Fuoco si siano ritirati dalla guerra assieme ad Akagami no Shanks, e per quante volte il ragazzo abbia provato a chiamarli non ha ancora ricevuto risposta.”  

Fu solo in quell’istante che Hancock si girò verso di loro, sgranando i grandi occhi azzurri per la sorpresa: “M-ma... Rayleigh! Sei proprio tu?! Ah, quanti ricordi!”

“L’HAI VISTO SOLO ADESSO, ANE-SAMA?!” gridarono in coro le sue sorelle, esterrefatte.

“È talmente presa da Rufy che se arrivasse qui un Ammiraglio o uno degli Imperatori non se ne accorgerebbe nemmeno...” sospirò sconsolata l'anziana Kuja “Ah, che ragazza... Ti prego di scusarla.”

“Ah, ah, ah! Non importa, davvero! Comunque... a mio parere dubito che la Marina arrivi a capire che i tre fratelli si trovano qui! Fin da prima della guerra sono stato informato della posizione di Rufy dalla stessa persona che l’ha mandato qui grazie ai suoi poteri.”

A quell’informazione Aoi sgranò gli occhi, collegando le parole dell'ex pirata a quanto raccontatole dal suo fratellino e da Law circa l’episodio sull’Arcipelago Sabaody: “Q-quindi... È stato Bartholomew Kuma a dirti che l’avresti trovato qui...?! M-ma... lui è uno Shichibukai! Già il suo gesto di dividere la ciurma di Rufy anziché eliminarla non mi è chiaro, ma venire a sapere che abbia persino detto a un pirata la sua posizione non fa che rendere ancora più ambigue le sue reali intenzioni!”   

“Un motivo c’è, in verità... Tuttavia al momento non è importante. Comunque è stato proprio studiando la direzione indicatomi da Kuma che la mia attenzione è caduta su Amazon Lily. Inoltre... ho dovuto cercare le importanti informazioni sulla Guerra dei Vertici, sul motivo d’infiltrazione di Rufy ad Impel Down e sulla sua evasione con gli altri detenuti... Anche se è stato solo grazie a Shakky se mi sono convinto delle mie supposizioni...”

“Perché? Che ti ha detto?”

“Beh... ha dedotto che Hancock si fosse innamorata di Rufy-Kun... e unendo oggettivamente la sua ipotesi alle mie intuizioni ne è venuta fuori una teoria impeccabile. Inizialmente ho avuto i miei dubbi, non lo nego, però... mai sottovalutare l’intuito femminile.”

“Grande Shakky!” ridacchiò divertita Sandersonia.

“C’ha azzeccato in pieno... È esattamente ciò che è accaduto!” annuì Nyon-baa, guardando con la coda dell’occhio un’Hancock adorante in piedi accanto ad un Rufy intento a divorare ogni cosa gli capitasse a tiro.

“Dubito fortemente che la Marina possa arrivare a fare una simile ipotesi e basarsi con fermezza su quest’ultima! Invece, per quanto riguarda i Pirati di Barbabianca... Ho la certezza che stiano tutti bene, Comandanti compresi.”

In quel momento fu Ace a rischiare di soffocare per il boccone di carne che stava masticando: “H-hai sentito i miei compagni?! Quando?! E dove sono ora?! Sono con Akagami o”-

“Datti una calmata, Ace!” lo ammonì Aoi, infastidita dalla sua agitazione.

“Come fai a chiedermi di calmarmi?! Si sta parlando dei miei compagni!!!”

“Lo so! Ma non è agitandoti che risolverai qualcosa! Lascia parlare Rayleigh!”

Il vecchietto sospirò, lisciandosi la candida barba: “Non devi preoccuparti, figliolo. I tuoi compagni si stanno degnamente riprendendo dalla guerra. È stato Shanks in persona a contattarmi, avendo pensato che avessi potuto avere a che fare con Rufy-Kun e che quindi fossi a conoscenza della situazione. Le sedici flotte di Newgate e quelle alleate si trovano con lui al momento, e giusto due giorni fa hanno celebrato un solenne funerale per il loro Capitano su un’isola del Nuovo Mondo... Ho riferito la tua attuale posizione, ma Marco la Fenice ha detto che al momento sono impossibilitati a venirti a prendere a causa dell’ingente numero di feriti e al caos che la morte di Newgate sta provocando in questi giorni. Se lasciassero quell’isola con buone probabilità avrebbero immediatamente braccati dalla Marina.”

Pugno di Fuoco tirò un enorme sospiro di sollievo, premendosi con forza le mani sul viso: “... Mi hai appena tolto un gigantesco peso, vecchio... Per fortuna... i miei compagni... ce l’hanno fatta...! Non importa se al momento non possiamo ricongiungerci... Ciò che conta davvero è avere la conferma che stiano bene! Anche se... avrei tanto voluto partecipare anch’io al suo saluto...”

La biondina gli diede una pacca sulla spalla, mostrando i candidi denti appuntiti in un sorriso fiducioso: “Lo saluteremo insieme il prima possibile... è una promessa! Quindi non deprimerti: il Babbo non ne sarebbe contento...!”

Le labbra del pirata si sollevarono appena verso l’alto: “Grazie, sorellina...!”

“Sono felice di sapere che i tuoi compagni stanno bene, Ace...!” si aggiunse malinconico Rufy, pensando con tristezza e risentimento alla sua amata ciurma dispersa chissà dove. Avrebbe dovuto ricongiungersi con loro a Sabaody più di una settimana addietro... invece era ancora lì, e anche se era felice come non mai di aver salvato Ace e aver ritrovato Aoi doveva decidere cosa fare.

“Però perché il Pennuto e gli altri non hanno risposto a tutte le chiamate del Succo di Frutta?” domandò perplessa Aoi “Voglio dire... Hanno rischiato tutti la vita per salvare questa faccia da schiaffi! Se fossi in loro fremerei per sentirmi dire da lui che sta bene...!”

“Effettivamen... Ehi! Chi sarebbe la faccia da schiaffi?!”

“Taci!” 

“Probabilmente non hanno risposto per timore che fosse un trucco della Marina per scoprire la loro posizione... Tuttavia, se volete, posso darvi un Den-Den Mushi collegato direttamente a quello di Shanks in persona. Con quello dovreste riuscire a contattarli.” si offrì l’ex pirata.

“Sorvolerei sul fatto che eri il suo braccio destro per sempre, vecchio!” esclamò entusiasta il moro, ricevendo poi un pugno in testa da parte della sorella.

“Si dice ‘Le sarei infinitamente grato!’, idiota! Ti ho detto di portagli rispetto!!!”

“Ma se anche tu gli dai del vecchio?!”

“Beh, io sono stata una sua allieva: ho tutto il diritto di dargli del vecchio!”

“Credo che tu abbia dei seri problemi di contraddizione, sorellina cara...”

“Se non stai zitto giuro che ti spedisco con un calcio da Law!”

“Non ti agitare troppo, Aoi-San!”

“È lui che mi fa imbestialire, Jinbē!”

“Ma se non ho fatto niente!”

“Hai una stupida faccia da schiaffi! Questo è più che sufficiente per farmi incazzare, Succo di Frutta!”

“Shi, shi, shi! Voi due siete troppo divertenti!”

“Chiudi quella bocca, babbeo!”

“Va bene! Dopo vi presterò il mio Den-Den Mushi, però... prima dobbiamo parlare di alcune cose. Rufy-Kun... Prima hai detto che saresti venuto a Sabaody se io non ti avessi preceduto, dico bene?”

Rufy ingoiò un grosso boccone di carne, facendosi serio: “Esatto! Voglio rincontrare i miei compagni! Avevamo stabilito che ci saremmo rivisti dopo tre giorni proprio là utilizzando la tua Vivre Card, però... quando ho scoperto che Ace era stato catturato salvarlo era diventata la mia priorità! Ora che stiamo tutti bene... voglio riunirmi a loro!”

“Capisco, ma... sei certo che sia una buona idea?”

A quella strana domanda il giovane pirata sembrò tendersi, cercando d’interpretarla correttamente. Anche Ace e Aoi osservarono confusi l’uomo, non capendo dove volesse arrivare.

Rayleigh continuò: “Ricordi quali fatti sono accaduti a Sabaody?”

Rufy sussultò, sgranando i grandi occhi d’ossidiana e tremando leggermente. Le mani fasciate si strinsero a pugno, facendo diventare le nocche, uniche parti visibili assieme alle dita, bianche. Tutti rimasero in silenzio, come per rendersi partecipi del vortice di emozioni che si stava in quel momento scatenando nel ragazzo. I due fratelli furono pronti a scattare al primo segnale negativo che il loro fratellino avrebbe potuto lanciare, che si fosse trattato di una furia distruttiva o di un pianto disperato: gli sarebbero stati accanto fino a quando ne avesse avuto bisogno.

“Pensi davvero che se tornassi laggiù saresti capace di fronteggiare quei portentosi avversari?”

Il silenzio si mantenne a lungo, sovrano, mentre una nuova consapevolezza si fece lentamente spazio nel giovane pirata: non soltanto a Sabaody non era stato in grado di proteggere i suoi compagni da quell’Ammiraglio e dalle copie di Kuma, ma ad Impel Down era sopravvissuto al veleno di Magellan solo grazie all’aiuto di Von Clay che lo aveva portato da Iva-Chan... E se non fosse stato per l’intervento di Aoi a Marineford probabilmente Ace sarebbe morto rendendo vani tutti i suoi sforzi. Non poteva poi dimenticare tutto l’aiuto di Hancock, che lo aveva accompagnato ad Impel Down, gli aveva dato le chiavi delle manette di Ace e soprattutto gli stava dando asilo, di Jinbē che lo aveva protetto più e più volte a costo della vita e infine di Trolafag che lo aveva curato e portato in salvo. 

Purtroppo per lui Rufy capì di aver fallito su tutti i fronti: non era ancora abbastanza forte per affrontare le insidie del Nuovo Mondo... Però i suoi adorati compagni sicuramente lo stavano aspettando, e non poteva far finta di niente e farli attendere. Inoltre gli mancavano i sonnellini fuori luogo di Zoro, le sgridate quotidiane di Nami, la deliziosa cucina di Sanji, le divertenti storie di Usopp, le medicine amare di Chopper, le mille conoscenze di Robin, le buffe pose di Franky e le allegre melodie di Brook. Gli mancavano troppo i suoi compagni.

Doveva assolutamente tornare da loro.

Fu proprio quando fece per esprimere a parole i suoi pensieri che la voce di Rayleigh riprese calma e profonda: “Vuoi riunirti ai tuoi compagni solo per farli soffrire di nuovo?”

Un altro sobbalzo lo colse. Ace e Aoi si fecero scuri in volto, non proferendo parola.

“Ho una proposta da farti, Rufy-Kun, e vale anche per voi due, ragazzi. Ovviamente decidere di accettare o meno dipende solo da voi!”

Rufy si abbassò l’amato cappello di paglia sugli occhi, teso e ansioso di conoscere la proposta di Rayleigh, conscio che a prescindere da quest’ultima sarebbe diventato più forte. Lo doveva ai suoi compagni, ai suoi fratelli e alla promessa fatta a Shanks. Non avrebbe mai più permesso che le persone a lui care venissero ferite.

Questa volta avrebbe preso la decisione giusta.

Angolo Autrice:
*sbuca lentamente fuori da un angolino* Ehilà...!
Finalmente dopo 2 settimane sono riuscita a terminare questo dannato capitolo, anche se onestamente non ne sono così soddisfatta... Più che altro mi sembra un po' statico, a parte per la partenza del nostro amato-odiato chirurgo e le solite abbuffate dei nostri fratelli preferiti, anche se, riguardando gli episodi da cui ho preso ispirazione (507 e 508) anche lì la situazione di Rufy viene lasciata un attimo in sospeso per spiegare cos'è accaduto agli altri Mugiwara, quindi credo sia accettabile, così come il fatto che Rayleigh non abbia ancora esplicitato la proposta che vuole fare i nostri tre protagonisti (sempre prendendo spunto dall'anime).
Comunque, per chi si stesse stufando di leggere in chiave leggermente differente gli avvenimenti post-guerra sappia che il prossimo capitolo sarà tutto inedito (che parolone) ^^! 
Ultima cosa: nelle riflessioni di Rufy i nomi dei personaggi sono storpiati o abbreviati apposta proprio perché sono dal suo punto di vista (Trolafag è il massimo, anche se l’ho inventato io XD).
È inutile che ringrazi tutti coloro che hanno letto o leggeranno questo capitolo, ma io lo faccio lo stesso: SUPERRR (speravate che non l'avrei detto, vero XD?) GRAZIE X3!!! Alla prossima!
Sora_D_Aoi

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Capitolo 20
*** 20: L'Esito di un'Importante Scelta - Un Padre che vi aspetterà Sempre ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...

A distanza di cinque giorni dalla Guerra dei Vertici, numerose notizie hanno sconvolto i giovani pirati Monkey D. Rufy, Portgas D. Ace e Sora D. Aoi, e l’arrivo inaspettato del leggendario ex pirata Silvers Rayleigh porta ulteriori novità ai tre fratelli.

L’uomo infatti dichiara di essersi messo in contatto con Akagami no Shanks in persona, il quale ha dato conferma sulle condizioni relativamente positive delle Flotte di Barbabianca e dei loro Comandanti, i quali hanno già celebrato un solenne funerale per il loro amato Capitano ma non possono ancora raggiungere il loro compagno a causa del trambusto presente nel Nuovo Mondo. 

Dopo aver dato tale rassicurante notizia ed aver assistito alla partenza del Chirurgo della Morte Trafalgar Law, Rayleigh si appresta a fare ai tre ragazzi un’importante proposta destinata a cambiare le sorti della loro avventura nel Nuovo Mondo.

Verranno quindi ora svelate le scelte compiute dai giovani pirati e gli esiti che queste hanno portato.


⑳ - L’ESITO DI UN’IMPORTANTE SCELTA
UN PADRE CHE VI ASPETTER
À SEMPRE 

Non riusciva a credere di trovarsi veramente lì. Il suo cervello non era ancora capace di elaborare il fatto che la lunga serie di eventi che l’avevano portata alla sua destinazione fosse ormai solo un ricordo, che quei sei giorni di angoscia fossero giunti al termine per lasciare spazio a quel momento tanto atteso quanto travagliato.

Nella sua testa c’era il vuoto più totale, l’unico suono che vi rimbombava era il delicato fruscio delle onde in lontananza. Si era ripetuta le parole da dirgli dieci, cento, mille volte, nel lungo viaggio che entrambi avevano dovuto affrontare per arrivare laggiù, eppure in quel momento quelle parole sembravano essersi dissolte come granelli di polvere nel vento, senza lasciare alcuna traccia dietro di loro.

Quasi a volerle rendere le cose più difficili, la sua mente cominciò a rielaborare con lentezza estenuante quella famosa sequenza di azioni compiute nei giorni antecedenti, facendogliele rivivere una ad una.

*UNA SETTIMANA PRIMA, AMAZON LILY*

“Ho una proposta da farti, Rufy-Kun, e vale anche per voi due, ragazzi. Ovviamente decidere di accettare o meno dipende solo da voi!” iniziò serio il Re Oscuro Silvers Rayleigh, giunto da solo ad Amazon Lily unicamente per constatare con i propri occhi le condizioni dei tre ‘fratelli D.’ e per fare loro un’importante proposta.

“Non girarci troppo attorno e dicci di che proposta si tratta, vecchio!” sbuffò impaziente Aoi, suscitando un sospiro da parte del suo interlocutore.

“... Voglio che abbandoniate la pirateria per i prossimi due anni per permettermi di insegnarvi quantomeno le basi dell’Haki!” proclamò solenne l’anziano.

Il tempo sembrò fermarsi in quello stesso istante. I tre giovani sgranarono occhi e bocca, prima di strillare in coro uno stonato: “COSAAA?!”

Hancock repentina intervenne, innervosita: “Rayleigh! Come puoi dire una cosa del genere a Rufy dopo che”-

Rufy istintivamente la zittì alzando un poco il braccio, affrontando deciso lo sguardo quasi intimidatorio dell’ex pirata: “Però... i miei compagni...”-

“Sono certo che te ne sia reso conto anche tu, Rufy-Kun: nelle tue condizioni attuali non hai speranze nel Nuovo Mondo, soprattutto ora che la Marina ti sta dando la caccia ancora più assiduamente. E sono sicuro che tu abbia anche realizzato che se non fosse stato per Aoi... Ace-Kun non ce l’avrebbe fatta a sopravvivere al pugno di Akainu. L’unico modo in cui puoi pensare di poter proteggere i tuoi compagni e i tuoi fratelli e impedire che fatti come quelli di Sabaody e di Marineford accadano di nuovo è accettare la mia offerta. Vorrei che ci pensassi bene.”

Mugiwara rimase in silenzio, serio come poche altre volte in vita sua. Stava veramente considerando la proposta appena fattagli, perché come si era già ripromesso non avrebbe mai più permesso che venisse torto anche un solo capello a tutta la sua grande famiglia, i suoi nakama e i suoi fratelli.

Non credeva di esagerare affermando che da quella scelta sarebbe dipesa la sopravvivenza della sua ciurma, così come ai tempi era purtroppo dipesa quella di Sabo.

“Immaginavo qualcosa del genere, ma due anni sono veramente troppi, vecchio!” protestò Aoi mentre il minore rimaneva in silenzio, puntandogli contro il piccolo indice “I sei mesi di allenamento che ho fatto con te a Sabaody non contano?!”

“Certo che contano. Tu tra tutti sei quella più avanti nel mio ‘programma’, Aoi-Chan. Tuttavia devi migliorare le tue abilità nel Kenbun-Shoku ed espandere il tuo controllo del Busou-Shoku anche agli oggetti con cui entri in contatto, in modo da ampliare le tue possibilità in combattimento. Inoltre, come ti avevo già detto durante il nostro primo allenamento, credo che anche tu possegga l’Haou-Shoku, ma non ne sono ancora certo, e anche se lo possedessi a differenza dei tuoi fratelli dovresti ancora risvegliarlo. Avendo già delle basi abbastanza promettenti per quanto riguarda il Kenbun-Shoku e il Busou-Shoku vorrei concentrarmi proprio sul risveglio del tuo
 Haou-Shoku, sempre che tu lo possegga, anche se come ben sai svilupparlo a dovere dipenderebbe unicamente dalla tua volontà. Per il resto del tuo allenamento chiederei invece aiuto a Jinbē.” 

“C-cosa? A me?! Mi perdoni, Rayleigh-San... ma io ho già insegnato ad Aoi-San tutto ciò che c’è da sapere sul Gyojin Karate!” ribatté il diretto interessato, sorpreso per essere stato tirato in causa.

“Certo, per quanto riguarda le arti marziali Aoi-Chan non ha proprio più nulla da imparare... Tuttavia, essendo tu un uomo-pesce, sei naturalmente propenso a comprimere e decomprimere l’acqua, dico bene?”

“S-sì, però...”

“Ho capito.” affermò seria la ragazza “Il più grande svantaggio derivante dal mio Frutto del Diavolo è proprio la pressione da attribuire all’acqua... Certo, in un allenamento con Ace e Rufy o contro qualche nemico di poco conto non ci sono problemi a dosare correttamente la pressione, ma in una guerra come quella che abbiamo combattuto... Ho rischiato la vita proprio a causa dei contraccolpi dovuti al dosaggio scorretto della pressione in un ristretto lasso di tempo...”   

“Inoltre sarebbe utile se imparassi a desalinizzare l’acqua di mare così da poterla usare per rimpiazzare quella sfruttata senza indebolirti.” aggiunse flemmatico il Re Oscuro “Immagino che tu sappia fare anche questo, vero Jinbē?”

“Sì...” annuì l’ex Shichibukai ancora perplesso “Anche se non credo di essere la persona più adatta per impartirti questo genere di nozioni, Aoi-San...”  

“Ah, ma non dire idiozie! A tre anni dal nostro primo incontro sei rimasto forte e abile proprio come allora, se non anche di più! Senza contare che per qualche tempo te ne sei rimasto al fresco ad Impel Down con Succo di Frutta, e nonostante ciò non ne sei uscito per nulla indebolito! Mi affido a te, Jinbē!” asserì fiduciosa la giovane scoprendo i bianchi denti affilati in un ghigno ottimista.

L’uomo-pesce accennò ad un sorriso: “Grazie della fiducia, Aoi-San. Vedrò cosa posso fare.”

“Credo di non aver capito bene!” s’intromise Ace con tono infastidito, corrugando le sopracciglia scure “Chi ti credi di essere per propormi una cosa simile, vecchio?! Posso capire che Rufy abbia bisogno di allenarsi e che Aoi debba migliorare alcune sue abilità... Ma io sono un pirata da più di tre anni ormai, e sono il Comandante della Seconda Divisione di Barbabianca! Non ho bisogno di una cosa si”-  

A zittirlo fu un puntuale pugno in testa da parte della giovane neo-ricercata: “AHI! Si può sapere che ho fatto adesso?!”

“Stai sparando una stronzata dietro l’altra, ecco cosa stai facendo! Sbaglio o quello a cui stavano per tagliare la testa eri tu, brutto idiota con la faccia da schiaffi?! Se il tuo stupido culo infiammabile è salvo è unicamente grazie a noi, ai tuoi compagni, alla qui presente Hancock-San e anche a Law, Ivankow e Shanks! È stata proprio la tua stupida arroganza da moccioso a farti finire su quel dannato patibolo, e non ho nemmeno bisogno di scommettere che appena salperemo riprenderai come un coglione la tua caccia a Teach, che adesso ha pure i poteri del Babbo e quindi è doppiamente più forte, facendomi incazzare il doppio!!!”

Ace si morse il labbro inferiore, frustrato dall’essersi lasciato sbattere in faccia l’evidenza: come al solito Aoi aveva ragione. Razionalmente lui stesso sapeva di non avere chances contro Teach, eppure, se non fosse stato per i suoi fratelli e per i problemi che impedivano ai suoi compagni di venire a prenderlo, la sua parte ribelle e irruente l’avrebbe fatto partire già giorni prima per rimettersi alla sua ricerca, divenuta ancor più agognata dal fatto che quel bastardo avesse acquisito con qualche sporco mezzo i poteri del suo amato Babbo.

Era anche vero che riprendere il mare per andare a farsi uccidere da quel bastardo era certamente l’ultima cosa che il Babbo, Satch, Oars, i suoi compagni caduti e anche sua madre e Sabo avrebbero voluto... Oltre al fatto che sarebbe venuto meno alla promessa fatta ai suoi fratelli e si sarebbe assicurato l’eterno odio della sua sorellina. Forse apprendere quel famoso Haki gli sarebbe stato utile, soprattutto per proteggere i suoi cari e riscattare quelli che avevano dato la vita per lui.

La voce pacata di Rayleigh intervenne: “So per certo che tutti e tre disponete di enormi potenzialità, che necessitano però di essere saggiate e perfezionate a dovere. Tutti e tre volete impedire che venga fatto del male alle persone che amate, ma questo nobile sentimento non è sufficiente per fronteggiare i nemici che dimorano nel Nuovo Mondo. La decisione spetta a voi.”

“... Ho capito.” assentì deciso Rufy guardando l’uomo dritto negli occhi “Io... voglio accettare la tua offerta, Rayleigh-Ossan! Se non sono in grado di proteggere le persone a me care non posso certo ambire al titolo di Re dei Pirati! Devo diventare molto, molto più forte!”

Un nuovo silenzio piombò sovrano sulla costa di Amazon Lily, prima che due sorrisi, uno divertito e l’altro tra il rassegnato e l’intrigato, si dipingessero sui volti dei due fratelli maggiori: “Chissà perché ma ero certo che avresti risposto così, fratellino! E va bene! Anche se l’idea non mi va granché a genio seguirò questo tuo allenamento, vecchio!” si arrese Ace, incrociando le braccia al muscoloso petto e cercando di trattenere una nota d’ilarità nella voce “Anche perché gradirei sapere qualcosa in più di questo Haki che state nominando da giorni, e se quest’ultimo mi aiutasse oltre che a proteggere i miei fratelli e la mia ciurma anche a rendere giustizia a Satch e al Babbo sarebbe il massimo!”

“Che tu accettassi era il minimo, inutile Succo di Frutta!” precisò scettica la sorella “Altrimenti ti avrei convinto io con le mie mani, e ti assicuro che non sarebbe stato piacevole!”

“Mentre per quanto riguarda te, Aoi-Chan?”

“C’è bisogno di chiederlo?! Ho aspettato più di dieci anni per diventare pirata e farmi un nome: attenderne altri due per iniziare a dare grane a quegli incapaci della Marina non mi costa nulla! E poi sono certa di poter impartire delle lezioni degne di questo nome a questi due babbei!” affermò convinta la biondina incrociando puntualmente le braccia al petto.

“EHI!”

“Sono proprio dei ragazzi d’oro...! I loro compagni sono davvero fortunati!” ridacchiò in un sibilo Sandersonia.

“Il loro legame è forte almeno quanto quello che lega la nostra tribù. Vanno davvero presi come esempio!” affermò convinta Nyon-baa “Dico bene, Han”-

“Ah, il mio Rufy... ♥! Quanto vorrei sposarlo ora... AH! L-l’ho detto davvero!” miagolò la Principessa Serpente arrossendo a vista d’occhio, dando subito le spalle all’amato “Che imbarazzo... ♥!!!”

“Come puoi pensare di sposarti se non riesci nemmeno a dirlo davanti a lui?!”

L’espressione di Rufy, il quale ovviamente non aveva sentito nulla dei deliri di Hancock, tornò entusiasta come sempre: “Allora è deciso! Ci affidiamo a te, Rayleigh-Ossan!”

L’ex pirata sorrise: “Ottimo! Speravo proprio di ricevere un consenso unanime, figlioli!”

“Per quanto riguarda il tempo di allenamento con Jinbē hai in mente scansioni precise, vecchio?” domandò incuriosita l’ex assassina.

“Beh... Credo che per te un anno e tre mesi saranno sufficienti per assimilare del tutto ciò che sai già sull’Haki e per risvegliare il tuo possibile Haou-Shoku. Se per Jinbē non è un problema e se a te va bene gli ultimi nove mesi li trascorreresti ad allenarti con lui.”

“Per me non ci sono problemi, Rayleigh-San! Ho soltanto bisogno di decidere dove farle svolgere l’allenamento, sempre che Aoi-San non sia contraria.”

“Affatto! Anche perché so già che avrò bisogno di una pausa da questi due smidollati! Ho qualche dubbio sul fatto di poterli reggere per più di un anno!”

“Effettivamen... EHI!”

**

In seguito a quella decisione i tre ragazzi avevano dovuto ragionare su molti aspetti, primo tra tutti far sapere ai loro compagni di quell’inaspettato quanto importante cambio di programma. Rufy, prima di essere separato dai suoi nakama, aveva ordinato loro di rincontrarsi dopo tre giorni dalla vicenda di Sabaody seguendo le Vivre Card di Rayleigh, ma da quell’avvenimento erano passate quasi due settimane, e il pensiero di lasciarli soli era stato talmente angosciante da fargli perdere, seppur brevemente, l’appetito. Inoltre anche Ace e Aoi erano in ansia per la lontananza e l’assenza di comunicazione con Marco e gli altri, sentimento che si era presto unito all’incorreggibile ostinazione del moro sul fatto di non poter assolutamente attendere ben due anni prima di rendere degnamente omaggio al Babbo e ringraziarlo a dovere.

Così, l’allenamento di Rayleigh era stato posticipato di altre due settimane per permettere loro di portare a termine le loro necessità.

Il modo per far sapere ai compagni di Rufy i nuovi propositi del loro Capitano non si era fatto attendere: il giorno successivo il giovane pirata aveva esposto con fermezza il suo desiderio di tornare a Marineford accompagnato da Rayleigh e Jinbē, al fine di lanciare un messaggio in codice che soltanto i loro compagni avrebbero potuto decifrare, utilizzando come diversivo la Campana di Ox citata da Rayleigh quello stesso giorno, la quale era custodita nella piazza principale dell’isola.

Inutile aggiungere che il piano aveva trovato l’immediata ostilità da parte di Aoi, la quale non si era risparmiata una lunga paternale condita con diverse imprecazioni che avevano fatto inorridire il ‘povero’ Ace, ma trovandosi davanti al consenso dei due diretti interessati e alla relativa indifferenza da parte del fiammifero alla fine anche lei era stata costretta a cedere, non senza una grossa vena pulsante sulla tempia e la promessa di non tornare mai più laggiù per salvare l’inutile ‘culo gommoso’ di suo fratello.

Per quanto riguardava lei, Ace e i Pirati di Barbabianca, invece, le alternative non erano state molte.

Infatti l’isola in cui il vecchio Imperatore era stato sepolto si trovava nel Nuovo Mondo, e le entrate per quest’ultimo erano di fatto solamente due: quella sottomarina passante per l’Isola degli Uomini-Pesce o l’assai più celebre Marijoa, dimora dei Cinque Astri di Saggezza e di quei disgustosi Draghi Celesti.

Inizialmente l’ipotesi di passare al di sopra il livello del mare era stata scartata a priori, tuttavia Aoi aveva dovuto presto constatare che né lei né Ace avevano una qualsiasi sorta d’imbarcazione, e benché Hancock avesse offerto loro una delle sue navi queste non erano state rivestite per poter affrontare un simile viaggio. A peggiorare la situazione l’unico rivestitore di navi di loro conoscenza doveva andare con Rufy per dargli manforte, non avendo perciò il tempo materiale per tornare a Sabaody e rivestire per loro una nave.

Il pericolo di dover passare per Marijoa era quasi sembrato inevitabile, tuttavia, grazie forse a Sabo e al Babbo che vegliavano su di loro, Marco si era finalmente fatto vivo sul Den-Den Mushi del vecchio Rayleigh, annunciando che la Prima Divisione dei Pirati di Barbabianca li stava attendendo sull’Isola degli Uomini-Pesce per andare nel Nuovo Mondo.

La discussione ovviamente era poi andata per le lunghe, in quanto entrambi i giovani avevano avuto molte cose da dire a quel ‘Pennuto’, prima tra tutte la loro decisione di allenarsi per due anni assieme all’ex braccio destro del Re dei Pirati senza però rinunciare all’idea di salutare degnamente il Babbo il prima possibile.

Così, grazie all’aiuto di Jinbē che aveva chiamato con i suoi poteri una piccola balenottera e donato loro un Baburī Sango, uno speciale corallo capace di creare bolle d’aria molto resistenti per permettere loro di viaggiare sott’acqua, il Comandante della Seconda Divisione e la neo-pirata si erano separati dal loro fratellino e in appena un giorno avevano raggiunto la pittoresca isola natale dell’ex Shichibukai, nella quale erano stati ben accolti poiché fino a poco prima della sua morte l’isola era stata sotto la diretta protezione di Barbabianca, il quale aveva assicurato per anni una pace stabile e duratura.

La serenità aveva però lasciato posto ad una grande amarezza non appena si erano ricongiunti con Marco e la sua divisione. Non c’erano state risate né battute, solo qualche frase d’incoraggiamento e qualche timida pacca sulle spalle. La maggior parte di loro non era ancora riuscita ad accettare di non avere più un Capitano ma soprattutto un padre che li facesse sentire a casa, si sentivano persi e disorientati e non avevano idea di come sarebbero andati avanti. Avevano già iniziato la disperata ricerca di una guida, di un loro fratello che sapesse quale fosse il bene di tutti e che s’impegnasse per condurceli, ma al momento ogni loro pensiero era pieno di ‘se’ e di ‘ma’, arrivando presto a condizionare anche la sicurezza dei due fratelli. Neppure Marco o gli altri Comandanti erano ancora stati capaci di prendere una posizione, forse nella silenziosa speranza che qualcosa o qualcuno desse loro un solo piccolo coccio con cui ricostruire i loro cuori ancora infranti. L’unica cosa che si erano ripromessi fermamente era stata di proteggere i loro compagni a costo della vita.

Con quel vortici di emozioni nel cuore la nave della Prima Divisione aveva navigato per quattro giorni nelle acque del Nuovo Mondo, fino a raggiungere la piccola e tranquilla isola divenuta da una settimana a quella parte la nuova dimora di Edward Newgate.

§

Forse le piccole lacrime che le solcavano già il viso candido e magro valevano più di qualunque frase fatta, ma il pensiero di trovarsi al suo cospetto senza sapere cosa dire le faceva venire la nausea. Il fiato sembrava mancarle disperatamente, la gola si era fatta secca e bruciante e la testa le doleva a tal punto da farle temere che sarebbe esplosa in pochi istanti.

Sentì una mano grande e calda avvolgere immancabilmente la sua, in una stretta forte ma leggermente tremante.

Ricambiò la stretta senza esitazione, alla ricerca di un sostegno reciproco.

Anche lui non aveva ancora pronunciato una parola, in preda ad un’afasia derivata dal misto di emozioni contrastanti che si stavano scontrando dentro di lui da quando si erano messi in viaggio fino a quel momento.

Era grande, la sua lapide, e solenne, proprio come lo era stato lui fino al momento in cui non li aveva lasciati. Le parole incise nella pietra con una calligrafia piccola ed elegante rappresentavano appieno lo spirito col quale aveva sempre vissuto, riflettevano i valori che avevano segnato il suo percorso e che avevano al contempo portato alla creazione di una delle più grandi leggende che circolavano nei mari da ventenni: la leggenda dell’uomo più forte del mondo.

Ecco com’era la tomba di Edward Newgate, l’eterno rivale del Re dei Pirati Gol D. Roger che sarebbe sempre stato ricordato come Barbabianca, l’uomo più forte del mondo e il più vicino al One Piece.

Era strano non poter contemplare nient’altro che la sua lapide, grandioso emblema della sua inimitabile potenza, il suo grande mantello, simbolo del suo immenso coraggio e della sua incapacità di fuga e infine la sua enorme alabarda, sua più fedele compagna, che l’aveva accompagnato in tutti gli anni che avevano fatto di lui il grande uomo che sarebbe per sempre stato ricordato.

Era strano ricordarsi il suo aspetto imponente e minaccioso smontato dal suo grande sorriso paterno, i suoi sottili occhi dorati, i suoi celebri baffi a mezzaluna e la sua grossa e sincera risata.

Era strano pensare che quelli sarebbero stati solo semplici e miseri ricordi.

Si morse con forza le labbra per non singhiozzare, ricordandosi della promessa che si era fatta il giorno dopo la sua angosciante scoperta.

Non si accorse nemmeno di pensare quelle cose ad alta voce: “S-scusami, Babbo... T-ti avevo promesso che non avrei più pianto così... I veri pirati non si lasciano andare a questo modo... P-però... però adesso che sono qui non sono certa di potermi trattenere...! L-le lacrime... le lacrime scendono da sole...”

La stretta alla mano si fece ancora più forte, mentre dei mal trattenuti singulti le fecero spostare appena lo sguardo su Ace, il quale si era calato il grande cappello arancione ridatogli qualche giorno prima da Marco per nascondere il suo viso contratto in una smorfia di dolore, dal quale scivolavano delle piccole e calde lacrime.

Deglutì a fatica, cercando qualche parola che potesse confortare più loro stessi che non il Babbo: “P-però... H-hai visto...? A-Ace... Ace è qui con me... è-è vivo come volevi... Almeno una cosa buona sono riuscita a farla... M-mi... mi spiace per... averti disobbedito fino all’ultimo... p-però... anche tu hai saputo essere un vero testone... D-da questo lato ci somigliavamo, no...? Speravo di riuscire a farti vivere in questo mondo ancora per un po’... giusto il tempo per... sentire ancora la tua risata e... v-vederti felice un’ultima volta... E invece non è stato così... M-mi... dispiace tanto...” 

Quelle timide parole vennero sostituite da dei piccoli singhiozzi uniti a gemiti, ai quali Ace la tirò a sé e la strinse, cercando goffamente di rassicurarla e allo stesso tempo di sentirla vicina a sé: “Grazie, Aoi... Va tutto bene... basta così...”

“P-però... P-però...!”-

“Dobbiamo andare avanti e farci forza a vicenda... solo così la volontà del Babbo continuerà a vivere in noi... Ricordi...? So che per i primi tempi sarà difficile, però... dobbiamo trasformare questo dolore in forza... Dobbiamo diventare forti... per poter portare il suo nome con orgoglio...”

La ragazza si asciugò il viso, guardando il fratello con occhi languidi e annuendo appena, tirando su col naso: “... È-è... imbarazzante che sia tu a dirmi queste cose, stupido Succo di Frutta sentimentalista...”

Il moro sollevò appena le labbra verso l’alto, sciogliendo lentamente la presa per poi fronteggiare di nuovo la grande lastra di pietra: “... Hai visto,  Babbo? A quanto pare questo buono a nulla di tuo figlio ha ancora del lavoro da sbrigare prima di poterti raggiungere... Sai che non sono bravo con i discorsi come potevi esserlo tu... ma spero che le mie parole ti arrivino comunque, ovunque tu sia in questo momento... So bene di essere ancora un moccioso irresponsabile e scalmanato, che non è ancora capace di valutare le situazioni senza rischiare la pelle ogni volta... Se quel giorno vi avessi dato ascolto e non fossi partito alla ricerca di Teach sicuramente tu ora saresti ancora qui con noi, così come Oars e molti altri nostri compagni... Non potrò mai perdonarmi del tutto questa colpa, ma cercherò di riscattarmi come meglio posso, proteggendo i miei nakama e i miei adorati fratellini... Diventerò più forte e maturo, e imparerò a valutare le situazioni che si presenteranno senza farmi dominare dal mio istinto, cosa un po’ difficile visto che sono fuoco...” ammise grattandosi il capo “Non darò mai le spalle a tutti i valori e gli insegnamenti che mi hai donato, benché meno rinnegherò mai il simbolo che porto sulla schiena, che è il mio personale One Piece... Avrai già saputo che per i prossimi due anni mi allenerò col braccio destro del tuo rivale, e benché la cosa non mi entusiasmi spero che questo mi aiuti a portare avanti la tua volontà, anche se sarà il mio fratellino a diventare il prossimo Re dei Pirati... Sarai d’accordo con me sul fatto che sia lui la persona più adatta a diventarlo... L’hai conosciuto di persona e mi sembravi ben impressionato! Che altro... Beh, sicuramente appena terminato l’allenamento torneremo qui a salutarti come si deve... Ah, se dovessi incontrare un bambino biondo a cui manca un dente sappi che è nostro fratello Sabo! È un tipo davvero in gamba, e secondo me andreste molto d’accordo! Ehm... non so cos’altro dire... credo di aver terminato... Spero tu abbia capito tutto... Te l’ho detto che non sono bravo con i discorsi...”

Il silenzio cadde sovrano, finché la piccola mano fredda di Aoi non s’intrecciò nuovamente e timidamente alla sua: “F-fai davvero pena con i discorsi... Scommetto che sia lui che Sabo si staranno facendo un sacco di risate...”

Ace si sforzò di sorridere, percependo il goffo tentativo di alleviare quel grosso groppo che aveva in gola: “Almeno io non sono drammatico come te, sorellina... Se con me si staranno facendo due risate, con te si saranno messi a piangere...”

“C-chiudi quella boccaccia, inutile Succo di Frutta...”

Dei passi lenti e regolari si fecero sempre più vicini, ma entrambi non dovettero nemmeno girarsi per capire di chi si trattava. Aoi prese un profondo sospiro, avvicinandosi alla base della stele e poggiandovi accanto un piccolo fiasco: “Beh... Noi adesso andiamo, Babbo... Dobbiamo parlare con una certa Testa di Papavero e tornare ad Amazon Lily per allenarci... Ti lasciamo qui uno dei tuoi sakè preferiti. Vedi non scolartelo tutto, perché passerà un po’ prima che possiamo tornare a portartene un altro...!”

“Grazie di tutto, Babbo! Ti vogliamo bene!”

“Il solito smielato...! Allora... ci vediamo tra due anni, Babbo!”

Con quelle parole i due ragazzi si voltarono, le mani ancora intrecciate, sentendo quel macigno nel petto alleggerirsi gradualmente quasi fino a scomparire. Per un attimo una grossa figura evanescente sembrò apparire alle loro spalle e contemplarli con un paterno sorriso in volto, ma quando entrambi si girarono non videro nient’altro che l’imponente tomba di pietra lucida. Si scambiarono un’occhiata perplessa, prima di accennare ad un piccolo e lieve sorriso sincero.

Ripresero a camminare, entrambi certi che lui li avrebbe sempre aspettati con pazienza.

Angolo Autrice:
Una sola parola: Vergogna. Sì, mi vergogno tantissimo per molte cose, prima tra tutte le quasi quattro settimane dall’ultimo aggiornamento. Davvero, non so che dire ç_ç. Anzi, no, una cosa c'è: questo è stato il parto più travagliato (in senso metaforico, s'intende) che abbia mai fatto... Avrò cambiato lo sviluppo del capitolo sì e no quattro volte, prima di tornare poi come una scema all’idea di partenza -.-"... E tutto quello che ho ottenuto è stato QUESTO. Ok, ho scritto cose peggiori nella mia vita, ma dopo quasi un mese di meditazione su questo dannato capitolo e aver promesso qualcosa di inedito... mi sento abbastanza amareggiata. Spero comunque che sia quantomeno grammaticalmente corretto e che la lunghezza leggermente maggiore della mia media abbia rimediato a questa lunga e vergognosa mancanza...
Che altro dire... Mi sa che l'incapacità espressiva l'ho ereditata da Ace -.-"... Comunque ringrazio già chi si sforzerà già di leggere il capitolo per intero senza vomitare. Chiunque lo farà entrerà subito nella mia lista di SUPERRR (ah, da quanto tempo aspettavo di dirlo XD)!
Alla prossima!
Sora_D_Aoi

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Capitolo 21
*** 21: Raggiunto il Luogo d'Allenamento! - L'Isola a Quarantotto Stagioni, Rusukaina ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...

I tre fratelli Monkey D. Rufy, Portgas D. Ace e Sora D. Aoi, in conseguenza alla proposta fatta dal Re Oscuro Silvers Rayleigh, decidono di interrompere per due anni la loro avventura in mare e di allenarsi con l’ex braccio destro del Re dei Pirati, al fine di apprendere l’utilizzo dell’Haki ed essere sufficientemente pronti ad affrontare il Nuovo Mondo, finito ormai nel caos in seguito alla morte di uno dei Quattro Imperatori Edward Newgate.

Tuttavia l’allenamento viene posticipato di due settimane, in quanto sia Ace che Rufy necessitano di comunicare in qualche modo la loro decisione ai loro compagni, e quindi si separano temporaneamente.

Rufy, accompagnato da Jinbē e Rayleigh, si reca nuovamente a Marineford per suonare sedici volte la mistica Campana di Ox. Quel gesto, unito alla sua scritta sul braccio, 3D2Y, sono il segnale destinato ai suoi compagni: si dovranno recare all’Arcipelago Sabaody tra due anni anziché dopo i tre giorni stabiliti tempo addietro.

Ace e Aoi invece vengono aiutati da Jinbē e raggiungono Marco e la Prima Divisione sull’Isola degli Uomini-Pesce. Da quest’ultima si dirigono poi sull’isola del Nuovo Mondo in cui il loro Capitano riposerà da quel momento in avanti, e gli porgono un ultimo caloroso omaggio con la promessa di tornare tra due anni.
 
 - RAGGIUNTO IL LUOGO D'ALLENAMENTO!
L'ISOLA A QUARANTOTTO STAGIONI, RUSUKAINA

Aoi inspirò profondamente la frizzante brezza salmastra prima di rivolgere ancora una volta lo sguardo a Jinbē, girato di spalle e in piedi sul parapetto della grande nave di Hancock mentre attendeva la creatura marina che l’avrebbe riportato sulla sua isola.

Ormai le due settimane concesse da Silvers Rayleigh ai tre fratelli per comunicare ai loro compagni le decisioni prese erano terminate, e quello stesso pomeriggio lei, Ace e Rufy avrebbero cominciato il nuovo allenamento pensato dal vecchio pirata per prepararli ai nemici e alle insidie che avrebbero incontrato nel Nuovo Mondo. 

Il piano studiato da Rufy per riferire il suo messaggio si presupponeva aver avuto successo, in quanto non erano giunte fino a quel momento notizie sulla sua ciurma, e Mugiwara confidava fermamente che tutti i suoi compagni avrebbero rispettato la sua decisione e si sarebbero anche loro allenati per poterlo supportare al massimo.

Per quanto riguardava Jinbē, l’uomo-pesce sarebbe tornato sulla sua isola sottomarina e sarebbe risalito in superficie dopo quindici mesi per prendere Aoi e insegnarle a controllare al meglio la pressione e la salinità dell’acqua. La ragazza si sorprese quando si rese conto che le dispiaceva il pensiero di doversi separare da lui per tutto quel tempo: tra loro si era instaurato un forte legame di maestro e allieva, e dopo averlo rivisto a distanza di anni si era illusa che sarebbero rimasti assieme per un po’ più di tempo.

Ovviamente però tenne quelle considerazioni per sé, mentre una specie di squalo-balenottera sorridente emerse a lato dell’imponente imbarcazione capitanata da Hancock.

Jinbē gli montò sul dorso con un balzo, rivolgendosi poi un’ultima volta ai tre fratelli: “E così è giunto il momento di salutarci... Sono certo che al nostro prossimo incontro vi ritroverò molto più forti e maturi, ragazzi!” sorrise sincero l’uomo-pesce.

“Grazie di tutto, Jinbē! Ti dobbiamo davvero tanto!!!” ringraziò Rufy con il suo immancabile tono entusiasta.

“Confermo pienamente! Ti ringrazio per esserti preso cura del mio fratellino sia ad Impel Down sia dopo che sono svenuto, e anche per tutto quello che hai fatto per il Babbo e i miei compagni!” si aggiunse Ace “Non saprò mai come sdebitarmi!”

“Non ditelo nemmeno, ragazzi! Sono io quello che dovrebbe ringraziarvi! Rufy-Kun... ad Impel Down ti ho chiesto di darmi un posto dove morire, ma alla fine sono disonorevolmente sopravvissuto... così come a Marineford, dove forse dando la mia vita quella del Babbo sarebbe stata risparmiata, Ace-San...” ammise tristemente l’ex Shichibukai chinando con forza il capo “Perdonatemi!”

“Ma che cosa vai blaterando?!” chiese allibito Ace “Dopo tutto quello che hai fatto dovresti soltanto chiederci di ricambiare!”

Rufy annuì con una piccola smorfia di disappunto sul volto: “Infatti! Ti ho già detto di non dire queste cose, Jinbē! Se non fosse stato per te non soltanto non avrei mai raggiunto Marineford e salvato Ace, ma probabilmente non sarei nemmeno riuscito a scappare dopo essere svenuto! Su, alza la faccia!”

L’uomo-pesce obbedì lentamente, incontrando così lo sguardo severo di Aoi: “... Qualcosa non va, Aoi-San...?”

Di tutta risposta la ragazza sibilò, piccata: “E me lo chiedi?! Possibile che ultimamente i vostri discorsi finiscano sempre sul non essere morti al posto di qualcun altro?! Certo, magari se qualcuno di noi avesse protetto il Babbo dando la sua vita lui sarebbe ancora qui con noi... Ma in ogni caso avremmo comunque sofferto, quindi ormai è inutile rimpiangere il passato! Dobbiamo andare avanti e pensare a quanto siamo fortunati ad essere ancora in questo mondo! Lo dobbiamo a tutti quelli che hanno dato la loro vita per noi, compreso il Babbo!” asserì decisa, prima di girare la testa di lato e arrossire appena “E poi... e-e poi io non vorrei mai un altro maestro per imparare a usare l’acqua, Jinbē! Tienilo bene a mente!” concluse sforzandosi per mantenere un’espressione indignata e per non sbirciare la reazione shockata e quasi commossa dell’ex Shichibukai.

“Ah... Quanto sei dolce, sorellina!” commentò dopo qualche secondo Pugno di Fuoco scompigliandole affettuosamente i capelli.

“Toccami ancora i capelli e giuro che finirai in compagnia dei pesci, faccia da schiaffi!” lo minacciò ancora rossa in viso “E-e comunque non fraintendere, Jinbē! Stavo solo dicendo che se proprio vuoi morire potrai farlo solo dopo che avrò terminato il mio allenamento con te!”

L’uomo-pesce sorrise, divertito dalla goffaggine della sua allieva: “Naturalmente, Aoi-San... Grazie di tutto, ragazzi! Sono certo che potrò aiutarvi ancora in futuro! Ci vediamo tra due anni sull’Isola degli Uomini-Pesce, Rufy-Kun! Aspetterò con ansia il giorno in cui tu e i tuoi compagni arriverete!”

“Contaci!”

“Alla prossima, Jinbē! Stammi bene!”

“E non scordarti: tra quindici mesi devi venire a prendermi per l’allenamento!”

“Non me ne dimenticherò di certo! A presto!”

La creatura marina e Jinbē sparirono rapidamente nelle profondità del mare, lasciando Aoi con lo sguardo fisso nel punto in cui fino a pochi istanti prima era stato il suo maestro. Con un piccolo sospiro si girò verso i suoi fratelli e gli altri, beccando in pieno la Principessa Serpente caduta in ginocchio mentre contemplava ammirata e imbarazzata Rufy e Ace, per poi riprendersi quando Rayleigh entrò nel suo campo visivo e le domandò: “Ti senti bene, Hancock?”

“B-bada ai fatti tuoi!” rispose sprezzante la donna distogliendo lo sguardo e rialzandosi come se nulla fosse “Con chi credi di avere a che fare?!”

L’anziano la guardò leggermente perplesso, probabilmente cercando di capire cosa avesse detto di male, per poi andare oltre e asserire: “Avremmo bisogno di andare in un certo posto, per la precisione su quell’isola... Potresti portarci laggiù con la tua nave?”

A quell’affermazione la donna sgranò appena i grandi occhi azzurri, per poi ricomporsi rapidamente: “Ho capito...! Forza, allora: si salpa per Rusukaina!”

“Agli ordini, Hebihime-Sama!!!” annuì in coro l’intero equipaggio delle Kuja, mentre la nave venne orientata verso la meta stabilita e prese rapidamente velocità.

§

Il viaggio durò per circa un’ora, e quando la nave si fermò e i tre fratelli uscirono da sottocoperta si trovarono davanti una grossa isola, sulla quale si stagliavano tre grosse montagne, probabilmente vulcani viste le chiare colonne di fumo che vi uscivano, e alberi dalle strane forme e particolari. Aoi osservò con cura ogni più piccola caratteristica del paesaggio a lei visibile, conscia che la prima cosa che lei e i suoi fratelli avrebbero dovuto imparare sarebbe stata orientarsi in mezzo alla fitta selva che ricopriva quasi totalmente quel luogo selvaggio e incontaminato.

La nave venne ancorata nella costa meridionale dell’isola, proprio all’entrata della foresta, e ai tre pirati saltò subito all’occhio l’incredibile varietà di vegetazione presente: piante rampicanti, fiori giganti dall’odore strano, enormi funghi variopinti e cespugli con bacche strane e quasi sicuramente velenose. A fatica poterono immaginare quali specie animali potessero vivere in quell’ambiente bizzarro e tutto fuorché sicuro.

“Questo posto sarà perfetto.” commentò soddisfatto il Re Oscuro, mentre anche le Kuja e la loro sovrana li raggiungevano a terra “Questa è Rusukaina, una cosiddetta isola a ‘quarantotto stagioni’, un territorio aspro e selvaggio che cambia stagione ogni settimana.”

“Ah... Ora capisco perché ci hai portati qui, Ossan! Sembra un posto davvero divertente!” ridacchiò divertito Rufy non riuscendo a scorgere tutti i pericoli e le insidie che sicuramente si celavano laggiù. Il semplice fatto di riuscire ad abituarsi a un determinato clima ogni settimana avrebbe comportato una grande capacità adattamento e sopportazione, e certamente il loro allenamento non si sarebbe limitato a quello!

Tuttavia Aoi si limitò a sospirare, sapendo fin troppo bene che quel babbeo del suo fratellino non avrebbe compreso il pericolo nemmeno se gli avesse fatto un disegno. Confidava che si sarebbe presto reso conto che quell’allenamento non era un gioco.

“Rufy... ♥!” intervenne Hancock con le guance appena imporporate e i grandi occhi colmi di devozione “Vi porterò ogni giorno le specialità culinarie dell’Isola delle Donne! Mi assicurerò solo il meglio per garantirvi le energie necessarie per allenarvi!”

“EH?! Dici sul serio, Hancock?!” fremette subito il moro con la bava alla bocca, mentre la donna indietreggiava rapidamente e si nascondeva dietro una roccia per il batticuore “Allora mi porterai quella ‘gorgocosa’ per cui la tua isola è così famosa, vero?! Quella roba era deliziosa!!!”

“C-certamente... ♥!”

“Ah, Hebihime-Sama!!!” esultarono in coro tutte le Kuja per il successo conseguito dalla loro Principessa, mentre Ace e Aoi si scambiarono due sguardi estremamente perplessi.

“Ma fanno sempre così...?”

“E lo chiedi a me...?”

“Beh, sei tu figlia di una Kuja, mica io...!”

“L-lo so! Anche se per certi versi mi sento fortunata ad essere cresciuta con delle presenze maschili... Se penso che sarei potuta essere come loro...”

Ace alzò lo sguardo, cercando di immaginarsi Aoi come una ‘Kuja purosangue’, per poi sgranare gli occhi d’ossidiana e scuotere violentemente la testa, mettendo infine una mano sulla spalla della sorella e annuendo col capo con l’espressione di chi la sa lunga: “Già... Sei stata proprio fortunata, sorellina.”

“Ohi... Che cosa accidenti ti sei immaginato per fare quest’affermazione...?!”

“Ti porterò tutto quello che vuoi in grande quantità, Rufy... ♥! E anche voi potete chiedermi ciò che volete, Aoi-Neesama e Ace-Niisama...!” continuò nel frattempo l’Imperatrice Pirata puntando lo sguardo su di loro, che risposero la prima con un debole sorriso e il secondo con una risata forzata.

“E questa è stata la decima volta che Rufy mi ha chiamata per nome...” mormorò la Shichibukai, prima di avvampare a tal punto da emettere un getto di vapore dal viso “È-è questo... quello che si chiama ‘fidanzamento’...?!”

“No!” protestò la vecchia Nyon sbattendosi una mano in fronte “Ti ho già spiegato in cosa consistono il fidanzamento e il matrimonio! E poi perché continui ad indietreggiare...?!”

“Hancock... Non puoi viziarli così!” s’intromise serio Rayleigh “Durante il loro allenamento nessuna donna potrà mettere piede su quest’isola!” stabilì con tono irremovibile.

“EH...?!”

Fu questione di un attimo, prima che l'ex pirata si trovasse davanti la Principessa Serpente, la quale prese a tirargli insistentemente il naso con un’espressione indemoniata sul viso angelico: “Che cos’hai appena detto?! Chi ti ha dato il diritto di prendere simili decisioni, Rayleigh?! Dammi una risposta sbagliata e giuro che ti tramuto in pietra!!!”

“N-non per il naso! Smettila, Hebihime!” cercò di calmarla la vecchia Nyon seppur tenendosi a distanza per paura di venire calciata via.

“Qui c’è cibo a sufficienza...! Sugli alberi, sulle montagne, nei fiumi e nel mare, senza dimenticare tutti gli animali che vivono qui! Se non sono in grado di sopravvivere non possono nemmeno considerarsi pirati!” protestò l’anziano cercando di liberare il suo povero naso dalla presa della piratessa “Se lo faccio è unicamente per il loro bene!”

“Per il loro bene...?” ripeté Hancock dopo aver apparentemente ritrovato la lucidità, mollando per la gioia del Re Oscuro il suo naso.

“Esatto, per il loro bene!” ribadì lui massaggiandosi la povera appendice strapazzata “Non farei mai qualcosa che possa nuocere loro! Ci tengo che questi ragazzi continuino la strada che hanno scelto e che siano pronti a tutto pur di realizzare i loro sogni!”

“Per il loro bene...” meditò nuovamente la Shichibukai, facendosi scura in volto. Rimase in silenzio per qualche attimo, prima di rialzare il capo con espressione raggiante e imbarazzata e affermare “Allora, se è per il bene di Rufy e dei suoi fratelli sopporterò... ♥!”

“Ah... Che tipa strana...” commentò soltanto Pugno di Fuoco sottovoce, sbirciando per pochi istanti il suo fratellino che sembrava totalmente immune alle eloquenti dichiarazioni d’amore fatte dalla donna “Però è davvero innamorata... Mi chiedo cosa pensi Rufy di tutto ciò...”

“Te lo dico io: un accidenti di niente.” rispose Aoi agitando la mano rassegnata “Non sa nemmeno come cazzo è venuto al mondo, quel babbeo.”

La Principessa Serpente riprese la parola facendosi seria: “Però, Rayleigh... Quest’isola è molto pericolosa! Se succedesse loro qualcosa...”-

“Se così non fosse che allenamento sarebbe?” ribatté l’ex pirata leggermente spazientito, iniziando a incamminarsi nella foresta “Se sei tanto preoccupata prega per loro. Non puoi fare altro. Coraggio, ragazzi. Andiamo!”

“Sì!” annuì entusiasta Rufy andandogli subito dietro.

“Arrivo...!” si unì Ace sistemandosi il cappello sulla testa “Allora ci si vede, ragazze!”

Aoi fece per seguirli, ma prima tornò indietro e fece un profondo inchino, sinceramente grata per tutto quello che quelle ragazze e soprattutto Hancock avevano fatto per loro: “Grazie di tutto, Hancock-San! Un giorno mi sdebiterò! E non preoccuparti, terrò d’occhio io quel babbeo del mio fratellino! Non gli accadrà niente, quindi stai tranquilla!” le sorrise fiduciosa.

Hancock la guardò stupita, prima di sorriderle sinceramente come poche altre volte aveva fatto in vita sua e stringerle riconoscente le mani: “Grazie, Aoi-Neesama! Mi raccomando, abbi cura di te e della tua bellezza! Faremo tutte il tifo per voi!”

“Contaci! A presto, Nyon-Baa! Per favore, custodisci ciò che volevi darmi ancora per un po’...!”

L’anziana ricambiò subito sollevando sincera le labbra verso l’alto: “Certamente, figliola! Fai onore alla nostra tribù e soprattutto alla tua cara madre!”

“Sarà fatto!”

“Aoiii! Allora vieni o no...?!” la richiamò Rufy a un centinaio di metri più in là “Dai, sbrigati!”

“Arrivo, arrivo! Non essere impaziente, Moccioso di Gomma!” sbuffò la biondina riprendendo subito il suo solito tono scocciato “Hai così tanta fretta di farti male?!”

“Buona fortuna!”

“Abbiate cura di voi, ragazzi!”

“Ciao!!!”

Tutti e tre i giovani pirati ricambiarono i molteplici saluti delle Kuja con i sorrisi sulle labbra, prima di riprendere in silenzio il cammino guidati dal vecchio Rayleigh e ancora inconsapevoli di che cosa li avrebbe attesi.
 
§

Dopo circa mezz’ora Rayleigh riprese a parlare, indicando con un braccio un ampio spazio erboso poco più avanti: “Memorizzate bene quell’albero. Nemmeno le bestie più feroci osano avvicinarsi. Questa è l’unica area sicura dell’isola.”

“Davvero?! Che forma strana che ha!” constatò Mugiwara correndo vicino al grosso albero bianco “Sembra una rapa!”

“E ti pareva se non lo collegava a qualcosa da mangiare...”

“Però effettivamente ci somiglia.”

Il Re Oscurò deviò poi a sinistra, rallentando il passo per permettere ai tre fratelli di raggiungerlo: “Bene... Noi siamo gli unici quattro esseri umani sull’isola. Osservate la natura in tutta la sua magnificenza!” esclamò con una nota vagamente teatrale volgendo lo sguardo al paesaggio. A troneggiare in quel panorama mozzafiato c’era uno dei tre vulcani che avevano scorto dalla nave, separato da un’altra zona di fitta vegetazione, mentre vari alberi campeggiavano nell’erba ispida dall’odore pungente. Puntando lo sguardo all’orizzonte, però, i tre ragazzi si accorsero dell’insolita presenza di alcuni resti di edifici ormai in rovina.

La spiegazione dell’ex pirata arrivò puntuale come sempre: “Pare che su quest’isola molto tempo fa vi fosse una Nazione, ma che gli abitanti non siano riusciti a vincere la lotta per la sopravvivenza... Le rovine che vedete sono il simbolo della loro sconfitta contro la natura. Questo è un ambiente rigido e pieno di pericoli! Vi converrà fare molta attenzione, se volete sopravvivere.”

“WOW! Sento che questa sarà un’avventura incredibile!” gridò Rufy senza riuscire a trattenere l’emozione “Magari anche meglio di quelle che abbiamo vissuto sul Monte Corbo dieci anni fa!”

“Come al solito non sai mai prendere le cose sul serio! Rayleigh ha appena detto che sopravvivere su quest’isola non è uno scherzo e tu pensi all’avventura?!” lo rimproverò subito la sorella “Sei il solito moccioso, Rufy! Quasi mi pento di aver promesso ad Hancock di tenerti d’occhio!”

Ace rise divertito, cingendo con un braccio la neo-ricercata e poggiando una guancia sulla sua testa: “Non c’è bisogno che tu nasconda il tuo adorabile istinto di sorella maggiore, sorellina! Però spero che riserverai le stesse premure anche a me!”

Di tutta risposta Aoi arrossì, ringhiando innervosita e scacciando il fratello maggiore con una spinta: “C-con chi credi di avere a che fare, Succo di Frutta?! Non sono mica la vostra balia! E-e non verrei a salvarvi nemmeno se mi imploraste in ginocchio!”

“Bugiarda...”

“Taci!”

A interrompere la discussione furono i molteplici versi delle bestie che abitavano l’isola, che fecero sobbalzare i giovani e sorridere divertito il loro maestro: “Quest’isola pullula di bestie fameliche, così tante che sarebbe praticamente impossibile contarle!” asserì convinto accarezzandosi la candida barba “Sono certo che ce ne siano almeno cinquecento contro le quali non avresti la benché minima speranza, Rufy-Kun... E almeno duecentocinquanta che al momento non potresti nemmeno sfiorare, Ace-Kun. Se non diventerete più forti rapidamente non potrete nemmeno superare la notte.”

“EH?! Con che coraggio osi fare queste stime, vecchio?!” ringhiò innervosito Pugno di Fuoco “Ti ricordo che sono il Comandante della Seconda Divisione di Barbabianca! Non hai idea di che cosa sono capace! E poi perché non hai fatto un confronto anche per Aoi?!”

“Perché lei è la più abituata agli ambienti ostili, essendo stata cresciuta e addestrata da mercenari professionisti. Anche se sono certo che lei sappia valutare da sé contro quante specie non può ancora competere.”

La biondina sbuffò, arrossendo appena: “Cosi mi sopravvaluti, vecchio! Comunque credo non molto meno di Ace... diciamo sulle duecentotrenta, non di meno. Ho ancora molto lavoro da fare prima di potermi permettere di stare tranquilla.” 

“Ben detto, Aoi-Chan! Mi aspetto il massimo impegno da tutti e tre!”

“Però... Come fai a sapere cosa vive o cosa non vive qui e anche il loro numero?” domandò pensieroso il ragazzo di gomma.

“Non crediate che questa mia abilità non c’entri con voi.” chiarì il maestro facendosi serio “L’obbiettivo principale di questo allenamento è proprio quello di farvi acquisire il controllo di questo potere... Il potere conosciuto come Haki.”

Quella frase rappresentò per loro il segnale: l’allenamento aveva ufficialmente inizio.

Angolo Autrice:
*sospira profondamente* Immagino che sia inutile implorare perdono in ginocchio per i 2 MESI E 4 GIORNI di ritardo, vero...? Non esistono parole che esprimano quanto mi senta uno schifo ad avere il coraggio di aggiornare dopo così tanti mesi... è il più grande ritardo nella storia degli aggiornamenti, e non ci sono giustificazioni che tengano ç_ç!
A parte il mio indicibile imbarazzo per questo fattore, confido che questo capitolo possa essere considerato più o meno al livello degli altri nonostante mi renda conto che non è accaduto quasi praticamente niente (giusto per rimanere nel tema "aggiungere la beffa al danno" -_-")...
Nonostante ciò ho il piacere d'informare che il prossimo capitolo sarà l'ultimo di questa FF, e che in pratica è già stato scritto (anche se ovviamente vi apporterò le dovute modifiche e correzioni prima di pubblicarlo), ma lo pubblicherò tra un po' perché vorrei inserirvi un disegno "degno" del finale, ovviamente con i dovuti ringraziamenti a tutti i lettori che mi hanno seguito e soupportato.
Per ora ringrazio tutti coloro che hanno comunque letto queste righe nonostante la mia vigliaccheria... GRAZIE MILLE >.< !!!
Alla prossima (e ultima)!
Sora_D_Aoi

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Capitolo 22
*** Epilogo: L'Allenamento ha Inizio! - Due Anni al Compimento della Promessa ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...

Dopo aver deciso di abbandonare la pirateria per i prossimi due anni al fine di allenarsi ed essere sufficientemente pronti alle insidie del Nuovo Mondo, i pirati Monkey D. Rufy, Portgas D. Ace e Sora D. Aoi devono temporaneamente separarsi per compiere dei gesti per loro importanti, rispettivamente avvertire i propri compagni della decisione presa e salutare degnamente l’Imperatore Edward Newgate.

Portati al termine con successo i compiti da loro prefissati i tre fratelli si riuniscono e, salutato Jinbē con la promessa di rincontrarsi presto, vengono finalmente condotti a Rusukaina, un’isola a quarantotto stagioni di cui la flora e la fauna sono state capaci di sconfiggere l’insediamento umano.

Qui, guidati dal Re Oscuro Silvers Rayleigh che insegnerà loro l’utilizzo del grande potere conosciuto come Haki, i tre pirati sono finalmente pronti a diventare più forti per proteggere le persone a loro care e realizzare i loro sogni.  

EPILOGO - L’ALLENAMENTO HA INIZIO!
DUE ANNI AL COMPIMENTO DELLA PROMESSA

 
“Di nuovo questo Haki? È da giorni che ne sento parlare sia te che Aoi, ma ancora non ho capito che cosa sia, Rayleigh-Ossan!” ammise ingenuamente Rufy appena udì nuovamente quel nome “Ci spiegate che cos’è?!”

“Tsk, che razza di ignoranti...”

“Non puoi biasimarli, Aoi-Chan... Prima del Nuovo Mondo non sono molte le persone che lo conoscono, benché meno che siano in grado di utilizzarlo. Anzi, proprio perché sai che cos’è mi piacerebbe che fossi tu a spiegarglielo.”

“Siamo appena arrivati e già scarichi su di me le tue responsabilità di insegnante?! E poi confidavo che almeno Succo di Frutta sapesse cos’è, visto che è un Comandante di Barbabianca!”

“Scusami tanto se sono così stupido...!” sbuffò offeso il diretto interessato “E comunque ho capito che qualcosa che ha a che fare col combattimento!”

“Che genio! Bah... Comunque ascoltatemi bene, perché ve lo spiegherò solo una volta!” chiarì la biondina, prima di percepire delle scosse sempre più insistenti sotto ai piedi e di rivolgere la coda dell’occhio alle sue spalle, dove poco dopo un gigantesco elefante dalla pelle color rame fece la sua violenta apparizione, barrendo rumorosamente e buttando giù con dei secchi colpi della chilometrica proboscide alcuni alberi.

“AH! È USCITO! È uscito qualcosa, Rayleigh-Ossan! Dietro di te e Aoi!!!” li avvertì agitato Mugiwara indicando ansiosamente col dito.

“È-è... un elefante?! Ma è almeno cinque volte più grande di un elefante normale!” contestò Ace leggermente sorpreso da quella stazza mastodontica. Era grande almeno metà della Moby Dick, e la nave del Babbo era stata una delle più grandi mai costruite.

“WOW! Che figata!!! Lo voglio nella mia ciurma!!!” continuò il minore con gli occhi luccicanti.

Aoi si limitò a sbuffare: “Ci mancava pure questa bestiaccia... Fammi indovinare, vecchio: devo dare loro anche una dimostrazione pratica!”

“Ah, ah, ah! Vedo che non ti smentisci mai, Aoi-Chan...!” rise di gusto l’ex pirata senza nemmeno girarsi verso la belva infuriata.

La giovane sospirò, cercando di ripetere più o meno fedelmente la spiegazione teorica che aveva ricevuto dallo stesso Rayleigh ai tempi: “Dunque... L’Haki è un potere posseduto da tutti gli esseri umani, non molto diverso dai concetti di ‘percezione’, ‘volontà’ e ‘intimidazione’...” cominciò a esporre, mentre l’enorme animale iniziava a far penzolare con sempre più forza e velocità il lungo naso “Tuttavia, la maggior parte degli esseri umani vive senza essere minimamente a conoscenza di questo potenziale... La vera forza sta nel non dubitare mai nella presenza di tale potere.” continuò calma, venendo interrotta da un barrito ancora più forte del precedente.

“Fate attenzione, voi due!!!”

“Alle vostre spalle!!! Sta caricando!!!”

“Ignoratelo e ascoltatemi!” intimò innervosita la ragazza, prima che Mugiwara partisse all’attacco per difendere lei e Rayleigh.

Gear Second!” gridò il ragazzo di gomma emanando vapore dal corpo e sferrando un forte pugno su una zanna dell’animale, il quale però non sembrò accusare minimamente il colpo e lo percosse brutalmente con la proboscide, sbattendolo contro un albero.

“Rufy! Maledetto...!!!”  ringhiò infuriato Pugno di Fuoco facendo divampare il braccio destro e caricando il colpo che l’aveva reso famoso “Hiken (Pugno di Fuoco)!!!”

Le fiamme colpirono in pieno la bestia, ma poco dopo salirono al cielo e si volatilizzarono, lasciando il bestione praticamente immune.

“Che cosa?! Il mio fuoco non l’ha nemmeno scalfito!”

In pochi istanti anche Ace si ritrovò sbattuto contro un albero: l’elefante si era mosso a una velocità tale che lo zolfanello non aveva nemmeno fatto in tempo a prevedere il colpo.

“Stai bene, Ace...?!”

“Sì... Non preoccuparti!”

“Che razza di elefante...! Non soltanto è forte, ma è anche veloce!” ansimò appena Rufy rialzandosi.

“Già... Oltretutto il mio fuoco è del tutto inefficace.” aggiunse frustrato Ace.

La terza preda della dell’animale fu Aoi, che non si girò nemmeno, cercando di ricordare il seguito della spiegazione: “E poi che altro... Ah, sì. L’Haki si divide principalmente in due categorie.” riprese a parlare come se non sentisse il pericolo.

“AOI! Dietro di te!!!”

“Non è il momento per le spiegazioni, girati!!!”

“Non interrompetemi, idioti! Non sono mica sprovveduta come voi!” li ammonì estremamente seccata, chiudendo gli occhi “Lui non fa parte delle duecentotrenta specie che non posso battere... attacco da destra con la proboscide... Tsk, povera bestiaccia! Sei così prevedibile!”

La scena che si presentò davanti ai due mori fu stupefacente: Aoi si piegò all’indietro all’ultimo secondo, evitando con estrema precisione il colpo dell’elefante.

Il quale era stato sferrato con la proboscide ed era arrivato da destra, esattamente come aveva predetto.

“Il primo tipo, che permette di percepire in maniera assoluta la presenza degli avversari: il Kenbun-Shoku, vale a dire l’Haki della ‘percezione’.” sogghignò soddisfatta l’ex assassina continuando ad evitare senza difficoltà gli attacchi della belva “Se allenato a sufficienza permette di percepire i nemici anche al di fuori del campo visivo, stimare con sicurezza il loro numero e la loro potenza e anche di prevedere i loro attacchi in maniera quasi infallibile.”

“I-incredibile...”

“È assurdo...!”

“Rufy-Kun... Tu che sei stato a Skypiea dovresti averne sentito parlare. Laggiù viene chiamato Mantra.” intervenne Rayleigh.

Rufy rimase a bocca aperta, stupefatto, quando Ace si accorse che un albero coinvolto nello scontro stava per cadere addosso a entrambi: “Attento, Rufy!” urlò prendendolo in tempo e scivolando in avanti.

“G-grazie, Ace...”

“Di niente.”

“Grazie della dimostrazione, Aoi-Chan. Adesso ci penso io.” le sorrise benevolo il Re Oscuro, mentre l’immenso animale aveva nuovamente cambiato bersaglio puntando proprio a lui “Il secondo tipo di Haki è conosciuto col nome di Busou-Shoku. Con questo Haki è come se si indossasse un’armatura invisibile.”

“Ossan!!!”

“Alle tue spalle!!!”

“Tsk, il solito esibizionista!”

L’enorme animale attaccò ferocemente l’uomo, che pochi istanti prima di venire schiacciato tese un braccio e ribaltò la bestia con una spinta appena percettibile, facendola cadere a terra agonizzante: “Ovviamente, se l’armatura è sufficientemente forte può essere usata anche a scopo offensivo.” illustrò senza perdere il sorriso pacato, dando un colpetto sulle fronti dei due fratelli che caddero per terra per il dolore.

“AHI! Che male!!!”

“Anche se sono fatto di gomma ha fatto un male della miseria!!!”

“Questo è il modo migliore per utilizzare il Busou-Shoku e per contrastare gli utilizzatori dei Frutti del Diavolo. Grazie a questo potere anche i Rogia, apparentemente invincibili nel loro elemento, possono essere resi tangibili e colpiti nella loro reale essenza.”

“Per la cronaca è stato proprio grazie al Busou-Shoku che ho potuto contrastare Akainu senza venire ferita dal suo magma.” aggiunse Aoi incrociando le braccia al petto.

“Ecco perché quella volta a Sabaody sei stato in grado di colpire Kizaru mentre io non sono riuscito ad affrontare né il Fumoso né Aokiji, Ossan...!” ragionò stupefatto Mugiwara.

“Esatto. Oltretutto questo potere può essere trasferito anche sulle armi e in generale agli oggetti con cui si entra a contatto. Un esempio che dovresti conoscere sono le frecce della Kuja.”

“Ah...! Avevo sempre pensato che fossero fatte d’acciaio!”

“Tsk! Come se fossero necessarie! Non sottovalutare la potenza di noi Kuja, Rufy!”

“Da dove arriva tutto quel cameratismo...? Giusto prima ti ritenevi fortunata per non essere cresciuta lì...”

“Chiudi quella boccaccia, Succo di Frutta!”

“Kenbun-Shoku e Busou-Shoku: questi sono i due tipi, o meglio tonalità, di Haki. Tuttavia... Al mondo esistono pochissimi individui in grado di usare un terzo tipo di Haki.” rivelò tetro l’ex pirata, mentre il terreno sotto ai loro piedi riprese a tremare: l’enorme elefante ramato aveva ripreso i sensi, e si stava dirigendo all’impazzata contro di loro con gli occhi rossi dal furore.

“Osservate attentamente, ragazzi.” li invitò l’uomo, dando per la prima volta lo sguardo alla creatura inferocita, ormai a pochissimi metri di distanza.

Tutti e tre i ragazzi sussultarono appena, sentendo come una specie di spostamento d’aria e una strana tensione che fece calare il silenzio totale.
Incredibilmente la bestia rallentò sempre di più, fino a fermarsi completamente davanti al gruppetto. Poco dopo le sue zampe si fecero molli e cadde a terra.

 Stavolta, però, era apparentemente priva di vita.

“C-cosa...”

“Che è successo...?”

“Anche se l’ho già visto... Questa sensazione mi mette sempre a disagio...”

“Questo è un terzo tipo di Haki posseduto solo da una persona su un milione, ed è l’unico che non dipende dall’allenamento. È conosciuto col nome di Haou-Shoku, vale a dire la ‘Tonalità del Re Conquistatore’. Questo potere dipende dalla forza di volontà del soggetto stesso, ed influisce su quella dei nemici. Il suo potenziamento è proporzionale alla crescita individuale.”

Tutti e tre i fratelli rimasero ammutoliti, esterrefatti, fino a che Rufy deglutendo affermò: “È-è la stessa cosa che hai fatto alla Casa d’Aste sull’Arcipelago Sabaody...!!!”

“Esatto. Ma anche tu e Ace-Kun l’avete già utilizzato. Il potenziale del vostro Haou-Shoku si è già risvegliato.”

“EH?!” strillarono in coro i due mori “E quando?!”

“Ah...! Ora che ci penso, Rufy... quando ero al patibolo e stavano per giustiziarmi, sia gli esecutori che la maggior parte dei marines che ti avevano circondato erano svenuti all’improvviso... E tutto poco dopo il tuo urlo disperato...” rifletté ancora shockato Ace “Ma io... No, io non ho mai usato un potere del genere! Se lo avessi avuto non avrei mai perso contro quel bastardo di Teach!”

“Ed è qui che ti sbagli, Succo di Frutta! Forse ai tempi non te ne accorgesti vista la situazione, ma per proteggere me e Rufy quando stavamo per essere uccisi dai Pirati di Bluejam durante l’incendio nel Grey Terminal hai usato proprio l’Haou-Shoku.” gli svelò seria Aoi “Ai tempi non compresi come diavolo avessi fatto, ma dopo aver sentito la spiegazione di Rayleigh sull’Haki capii che dovevi per forza aver usato quel potere. Quindi anche tu hai già risvegliato il tuo potenziale.”

“Effettivamente anch’io quella volta rimasi senza parole, Ace!” si aggiunse Rufy con occhi colmi di ammirazione.

“Senza dimenticare che sei il figlio di Roger, e come dice il detto buon sangue non mente.”

“Non paragonarmi a lui, vecchio!” ringhiò infastidito Pugno di Fuoco “Anche se... Lo ammetto, è stato stupefacente il fatto che tu abbia fatto svenire quel bestione con un semplice sguardo.” continuò evitando volutamente lo sguardo dell’uomo, fingendosi ancora offeso.

“Ti ringrazio del complimento, Ace-Kun!” ribatté l’anziano con un sorriso “Ho il sospetto che anche tu sia in grado di utilizzarlo, Aoi-Chan, soprattutto perché...” perse la voce poi, rendendosi conto di aver parlato troppo.

“O-ohi... perché ti sei interrotto?” chiese Ace leggermente allarmato.

“Ti senti male, Ossan?!” si aggiunse il minore.

“C’è... c’è qualcosa che mi hai tenuto nascosto, Rayleigh...?” osò domandare la diretta interessata leggermente tesa per la strana reazione del maestro.

L’ex pirata sospirò, sistemandosi meglio gli occhiali sul naso: “Ah... Ormai è tardi per far finta di nulla... Anche perché pensavo di dirtelo un giorno o l’altro... Tuo padre possedeva l’Haou-Shoku, anche se purtroppo non ho mai avuto modo di insegnargli a controllarlo.”

Un silenzio pressante piombò nella foresta, come se anche tutti i loro abitanti fossero rimasti ammutoliti.

“C-che... cosa...?!”

“Ossan.. Ma tu come...”-

Aoi strinse appena i pugni, chinando la testa e facendosi scura in volto: “... C-come cazzo fai a saperlo, Rayleigh...?!” ringhiò a denti stretti facendo dei respiri profondi. Ad un tratto, un frammento della conversazione avuta una settimana prima con quella testa rossa di un Imperatore si fece spazio nella sua mente:

*UNA SETTIMANA PRIMA*

“Onestamente non so cosa faccia credere a quel vecchio che anch’io come Ace e Rufy possegga l’Haou-Shoku... Eppure mi ha detto che gran parte del mio allenamento s’incentrerà proprio sul risveglio e il controllo di quest’abilità.” spiegò perplessa Aoi, alzando lo sguardo sul suo interlocutore dal volto in penombra a causa del piccolo fuocherello che avevano acceso sulla spiaggia dell’isola del Babbo.

Dopo che lei e Ace avevano finalmente avuto modo di fare visita alla tomba del defunto Capitano, Shanks aveva insistito per farli pernottare sulla sua amata Red Force, ma non riuscendo a prendere sonno a causa della testa gremita di pensieri Aoi si era recata sulla costa dove l’Imperatore aveva ormeggiato la sua nave, e presto quell’ultimo l’aveva raggiunta. Così, finalmente, avevano avuto modo di parlare tra loro senza eventuali freni dovuti a presenze sgradite.

Akagami no Shanks ridacchiò, bonario come se lo ricordava, portandosi la sua fedele fiaschetta di liquore alle labbra e bevendone una generosa sorsata: “Ah! Niente di meglio di un po’ di sakè per digerire la cena e conciliare un buon sonno!”

“Ma almeno mi hai ascoltato, sottospecie di pirata ubriacone?!” sbottò la biondina scoprendo i denti in una smorfia irritata.

“Calma, calma! Certo che ti ho ascoltato, bimba!” la rassicurò lui calcando il tono sulla parola con cui soleva chiamarla anche dieci anni prima “Se il vecchio Rayleigh è rimasto come quando era il vice di Roger non hai di che preoccuparti! Te l’avevo detto che saresti diventata una tosta, tu, e il bel manifesto che mi ha dato Benn lo conferma! Oltretutto buon sangue non mente, quindi scoprire di avere l’Haou-Shoku non sarebbe così stupefacente!”

A quell’affermazione la ragazza sgranò i grandi occhi celesti, mentre il pirata dai capelli rossi cercò subito di mascherare l’espressione di chi ha detto troppo che gli era subito apparsa sul viso.

“... C-che cosa intendevi dire con quella frase...?!” domandò balbettando appena, nervosa.

“N-nulla! Stavo solo dicendo che essendo figlia di un pirata e di una Kuja non puoi che essere un portento, bimba! Tua madre era considerata la seconda guerriera più forte di Amazon Lily ai tempi, no...?! Chissà che magari non ce l’avesse pure lei!” spiegò a disagio l’Imperatore sorridendo forzatamente.

Lei lo guardò di sbieco, limitandosi ad affermare: “Sarà... ma non mi fido molto di questa tua affermazione, Akagami! Vedremo cosa mi dirà quel vecchio di Rayleigh!”

**

“T-tu... tu mi stai tenendo nascosto qualcosa su mio padre, vero...?!” lo accusò decisamente furibonda di quello che lei considerava un tradimento e una mancanza di fiducia nei suoi confronti “Anche Shanks ha fatto delle strane affermazioni sul mio conto e sul mio presunto Haou-Shoku, ma il fatto che tu sappia che mio padre ce l’aveva non mi lascia dubbi! Che accidenti sapete?!”

“Nulla di così speciale, Aoi-Chan, anche se confidavo che quell’inetto di Akagami te l’avesse detto dopo essersi fatto sfuggire qualche indizio.” chiarì il maestro fronteggiando il suo sguardo adirato e sospirando nuovamente “Tuo padre era il navigatore dell’Oro Jackson, la nave dei Pirati Jolly Roger e quindi del Re dei Pirati, Gol D. Roger.”

Un nuovo silenziò piombò inesorabilmente, e Rufy e Ace videro chiaramente loro sorella divenire bianca come un cadavere, tanto che entrambi temettero che sarebbe svenuta di colpo. Anche loro rimasero di stucco a quella dichiarazione, soprattutto Ace: il padre di Aoi e quel disgraziato del suo erano stati compagni, e a distanza di una generazione i figli di due membri di quella ciurma non solo si erano conosciuti, ma erano diventati fratelli. Quante probabilità potevano esserci? Ma soprattutto, che parere avrebbe avuto Aoi di suo padre da quel momento in avanti? Avrebbe davvero ambito a sapere tutto di lui e a portare con orgoglio un nome così simile al suo?

Invece la neo-ricercata riuscì ad aprire la bocca per prendere ossigeno, e dopo un paio di respiri più che profondi strinse una mano a pugno e si diresse ad andatura di zombie verso un albero alle sue spalle, abbattendolo poi con una furia tale da far cadere anche quelli dietro di esso e farsi sanguinare le nocche.

“A-Aoi!”

“Perché l’hai fatto?!”

La biondina non rispose. Tenne il capo basso per qualche minuto, fino a che con un altro profondo respiro non si girò verso di loro, massaggiandosi la mano ferita con uno sguardo apparentemente sereno in viso: “Adesso va molto meglio. Spero tu abbia intuito che se non avessi avuto quegli alberi a portata di mano questo pugno l’avrei dato a te, vecchio. Non ti chiederò perché tu e quella Testa di Papavero abbiate voluto tenermelo nascosto, ma... Adesso ho un motivo in più per diventare più forte. Se mio padre era il navigatore del Re dei Pirati era come minimo una forza della natura... quindi lo renderò orgoglioso di me e lo supererò.” spiegò seria prima di scoprire i denti i un ghigno strafottente “Darò a questo mondo marcio una dimostrazione di cosa sa fare la figlia di Sora D. Ao!”

I due mori tirarono un sospiro di sollievo, mentre il loro maestro sorrise soddisfatto dalla reazione della ragazza. Aveva temuto che scoprire di essere la figlia di uno di quei famigerati pirati l’avrebbe mandata nel panico e le avrebbe fatto odiare le sue origini come Ace, invece Aoi l’aveva sorpreso ancora una volta. Non sapeva cos’avrebbe dato per tornare indietro e dare modo ai suoi genitori di vederla crescere e diventare la splendida persona che era diventata.

Pugno di Fuoco le cinse appena una spalla, sorridendole fiducioso: “E noi ti aiuteremo sicuramente!”

“Shi, shi, shi! Esatto! Altrimenti che fratelli saremmo?! E poi tuo padre doveva essere un portento come quello di Ace!” sghignazzò Rufy.

“Grazie del sostegno, ragazzi...!”

“Sono felice di sentirvelo dire! Comunque sia, tornando a noi, non vi conviene usare l’Haou-Shoku finché non sarete totalmente in grado di controllarlo: coinvolgereste anche gli innocenti attorno a voi.”

“Capito! Però... Un membro della ciurma del Re dei Pirati è in grado di sconfiggere mostri del genere senza nemmeno toccarli... È a dir poco stupefacente!”

“Ah, ah, ah! E così adesso senti di dovermi più rispetto, eh, Rufy-Kun?”

“Sì! Ma... io ho già visto l’Haki in posti diversi... Shanks, il nonno, Ener e Aisa... e poi ancora Hancock e le Kuja... Senza dimenticare te e Aoi!”

“Non ne dubito! Ma imparare a padroneggiarlo non è affatto facile. Per questo voglio allenarvi: avete tutti e tre un enorme potenziale che dovete assolutamente sfruttare in vista degli scontri futuri. Se lo userete correttamente potrete fare la differenza in questa Nuova Era! Date il meglio di voi!”

“Sì!”

“Era scontato, vecchio!”

“Siamo più che pronti!”

“Però prima devo fare una cosa!” asserì il ragazzo di gomma osservando il suo prezioso cappello “Possiamo tornare all’albero a forma di rapa?”

“Va bene, Rufy-Kun...” acconsentì Rayleigh incuriosito dalla richiesta del giovane. Anche Ace e  Aoi si scambiarono un’occhiata confusa.

Una volta tornati nell’unico spiazzo sicuro dell’isola Rufy si diresse nuovamente verso l’albero, togliendosi il cappello e prendendo dalla tasca dei pantaloni la Vivrecard del Re Oscuro, per poi poggiarli sulle bizzarre rocce appuntite che circondavano la grossa pianta: “Il pirata ‘Mugiwara no Rufy’ si congederà per un po’! Non voglio che accada nulla al mio cappello e alla Vivrecard di Rayleigh-Ossan!” dichiarò il moro accennando a un sorriso e alzando lo sguardo al cielo. Sia i suoi fratelli che Rayleigh capirono subito a cosa stesse pensando.

“Ah...! Sei proprio incorreggibile, Rufy!” sospirò Aoi senza trattenere un ghigno divertito.

“Non ti smentisci mai, fratellino! Allora già che ci sono metterò anch’io il mio cappello e la Vivrecard di Marco! Ci tengo!” lo imitò Pugno di Fuoco posando il suo cappello arancione sulla roccia accanto a quella del fratello.

“Adesso però sbrigatevi e cominciamo, ragazzi! Abbiamo molto lavoro da fare!” li richiamò il loro nuovo maestro.

“Sì!”

“Arriviamo, arriviamo! Non ti agitare, vecchio!”

“Grazie infinite, Ossan!”

“Non potreste chiamarmi ‘Rayleigh-San’ o ancora meglio ‘Rayleigh-Sensei’?”

“Accontentati di ‘Rayleigh’, vecchio!”

“Ma se fino ad ora lo hai chiamato quasi ed unicamente ‘vecchio’, sorellina! Sei incoerente!”

“La pianti di fare il saputello, Succo di Frutta?! Ti ho già detto che essendo già stata sua allieva io posso chiamarlo come voglio!”

“Allora ti chiameremo soltanto Rayleigh!”

“Ah, va bene... Adesso andiamo!”

“SÌ!”

I tre giovani pirati seguirono di corsa il loro maestro verso il vulcano dell’isola, tutti con in testa un solo pensiero: diventare sufficientemente forti per i loro compagni e le avventure che li avrebbero attesi.

Rufy ad un certo punto gridò al cielo: “Zoro, Sanji, Nami, Usopp, Chopper, Robin, Franky, Brook! E anche tu, Sabo! Per mantenere la promessa che vi ho fatto... Diventerò molto più forte!!! Voi aspettatemi!!!”

Ace seguì il suo esempio, spinto dall’entusiasmo: “Babbo, Satch, Oars... Prometto che vi renderò giustizia e che non renderò il vostro sacrificio inutile!!! Scoprirò con i miei occhi qual è il mio scopo in questo mondo e vi renderò fieri di me!”

Infine anche Aoi decise di fare una promessa: “Mamma, papà... Non ho mai avuto il privilegio di conoscervi, ma vi giuro che scoprirò quante più cose possibili su di voi e renderò onore al nome che porto e alla tribù a cui appartengo! Dimostrerò a questo mondo di che stoffa è fatta Sora D. Aoi!!!”

“NOI... MANTERREMO QUESTE PROMESSE!!!”

§

*SU UN’ISOLA DEL NUOVO MONDO*

Camminò lento verso l’enorme lapide del pirata conosciuto come l’uomo più forte del mondo, accennando ad un piccolo sorriso quando trovò il suo compagno totalmente incappucciato ancora lì in piedi di fronte ad essa, con lo sguardo rivolto alla sommità della lastra.

“Immaginavo di trovarti qui. Mi spiace, ma entro stasera dovremo ripartire per il Quartier Generale. Pare che la famosa Nico Robin sia stata intercettata dai nostri nei pressi di Tequila Wolf, e Dragon-San desidera che ci siamo anche noi. Se partiamo oggi arriveremo a Baltigo in tre giorni.”

“Capisco. Dammi solo qualche altro minuto.” chiese calmo l’uomo incappucciato “Almeno lui ha ricevuto un posto degno in cui riposare.”

“Mi sorprende tutto questo affetto da parte tua...!” ridacchiò il ragazzo alle sue spalle “In fondo lui era l’autentico rivale del Re dei Pirati...”

“Proprio per questo gli devo i miei più sentiti omaggi!” ribatté deciso l’altro “Era il rivale numero uno di Roger, e onestamente l’ho sempre stimato e mi è sempre piaciuto il suo modo di considerare il suo equipaggio!” sogghignò poi “E poi... proprio per la loro rivalità Roger lo considerava uno dei suoi migliori amici, un po’ come per quel vecchio piantagrane di Garp. Oltretutto... lei stessa è arrivata ad affezionarsi al vecchio Newgate nonostante quello che ha passato, tanto da venire fin qui con Pugno di Fuoco per dargli un saluto degno di tale nome. Dovrà pur significare qualcosa.”

“Già...” annuì il più giovane capendo a cosa si riferisse con una nota di malinconia nel cuore “... Non ti senti in colpa a non essere andato da lei quando ne hai avuto l’occasione?”

“Non fare domande di cui conosci già la risposta, figliolo... Come minimo mi avrebbe chiesto chi cazzo ero, e appena lo avesse scoperto mi avrebbe fatto a brandelli, e sai bene che non sto scherzando! Anche se per poco ci hai avuto a che fare anche tu! Oltre ai grandi occhioni celesti e il faccino grazioso quella ragazza ha lo stesso carattere di sua madre! Addirittura Akagami mi ha consigliato di aspettare ancora un po’! Con le Kuja non si scherza, ricordatelo!” sbuffò senza riuscire a trattenere un ghigno “Comunque... immagino manchi anche a te, così come di certo ti mancano i tuoi fratelli! Quanti anni sono passati? Otto, nove?”

“Più di dieci... Immagino che verrò preso a pugni da tutti e tre quando li rivedrò, e ho la sensazione che lei sarà quella che avrà meno riguardi!”

“Ah, ah, ah! Non mi stupirebbe! Non ci andrà piano nemmeno con me, ne sono certo! Ma abbiamo ancora tempo per prepararci psicologicamente: se conosco bene il vecchio Rayleigh allenerà tutti e tre in preparazione agli scompigli che si sono creati qui nel Nuovo Mondo... per due anni mi pare, giusto?”

“Beh, se abbiamo decifrato correttamente il messaggio sul braccio di Rufy, sì... Non dovremmo sentir parlare di loro per i prossimi due anni.”

“Due anni... Caspita, quando la rivedrò avrà già vent’anni... Mi si stringe il cuore al pensiero.”

“Anche per me è strano pensarlo... Io e Ace ne avremo ventidue, lei venti e Rufy diciannove... Ho ancora due anni per migliorarmi e non essere da meno!”

“Ah, ah, ah! Sei proprio incorreggibile, ragazzo! Ora capisco perché il vecchio Dragon ha pensato bene di prenderti sotto la sua ala! Gli stai dando grandi soddisfazioni!”

“Ehiii! Voi due!!!” li chiamò in lontananza una voce femminile, mentre una bella ragazza sulla ventina dai capelli a caschetto castano-arancioni e i grandi occhi blu correva rapidamente verso di loro “È da più di mezz’ora che vi cerco! Non abbiamo più tempo! Dobbiamo partire subito se vogliamo arrivare a Baltigo entro tre giorni!” sbuffò leggermente spazientita picchiettando ritmicamente uno dei due graziosi stivaletti marroni a terra “Abbiamo soggiornato abbastanza qui, mi pare!”

“Sì, scusaci Koala. Arriviamo subito!” le sorrise il giovane sistemandosi meglio il cappello a cilindro nero sulla testa “... Ace, Rufy, Aoi... Due anni... Ancora due anni e finalmente ci rincontreremo! Abbiate pazienza!” esclamò determinato alzando i neri occhi al cielo “Fra due anni i quattro fratelli saranno finalmente riuniti! È una promessa!”

Angolo Autrice:
*sospira profondamente* Fatico ancora a crederci, ma… CE L’HO FATTA!!! *inizia a girare su se stessa emanando cuoricini come Sanji ma cerca poi di darsi un contegno* C-cioè… Alla fine, dopo parecchie fatiche, un salto di corrente e parecchie imprecazioni al seguito sono finalmente riuscita a finire la mia prima FF ^^!  A parte l’ormai scontato ritardo (1 mese e 13 giorni... rispetto all’ultima volta è quasi accettabile, no ^^”?), devo dire che sono abbastanza soddisfatta del risultato finale, anche se non al 100% come avrei voluto... Credo abbiate capito quanto sono puntigliosa su certe cose u_u. Spero che il finale abbia soddisfatto le fan del nostro caro “biondino misterioso” (Sabo: ma se nell’anime hanno rivelato la mia identità più di un mese fa O_o?!), il quale avrà certamente un ruolo maggiore nel sequel che avevo già annunciato più o meno esplicitamente... Riguardo a quest’ultimo non so quando comincerò a pubblicarlo, le idee sono tante ma il tempo per metterle in ordine è assai poco (ergo: che tu sia maledetta, scuola!)...
Infine (per i pochi che non hanno ancora chiuso la pagina ^^”), ci tenevo a porgere i miei più sentiti ringraziamenti (rigorosamente in ordine alfabetico: niente preferenze!) a tutti quelli che hanno messo la mia FF in una delle categorie o che hanno semplicemente recensito... in fondo alle liste c’è un “regalo” (se così si può chiamare -//-“) che spero gradirete ;) (il colore del biondino è volutamente "sbiadito" in quanto vuole dare quell'effetto ricordo/mistero):

♥ NELLE PREFERITE:
AlexisSlyterin, ankoku, Asra, Der_leztze_tag, Felpato_394, jess chan, Julls994, KING KURAMA, makoto15, nemesis_inframe92, Robin_Selene99, seya_femy01, tony tony chopper, vavi94, _Stupid Wise_;              

♦ NELLE RICORDATE:
Conan34_98, cristal_smeraldo48, IlCantoDiLorelei, Stella cometa 94, While Y;

♣ NELLE SEGUITE: 
Alex096, 
ankoku, asocialeereditaria, Bisca88, blackwhiteeli, Blunight, Citronella, fede95IkkiJiulsLacrima_00Luffy is the wayLyeesiaMugiwara_no_LuffaNakuraminanni222Puffetta96Sakiler Sajura FrostTheLadyVampire97valepassion95WikiJoexxib_emme;                                                                                                                                                                                
♠ RECENSIONI: 
elementar_95, Keyra Hanako D Hono;

 
         


 

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