Vite fragili, sogni infranti

di Bloody_Panda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Amore (dolore) indimenticabile ***
Capitolo 2: *** Nessun rifugio ***
Capitolo 3: *** Un'ultima volta ***
Capitolo 4: *** Ricominciare ***
Capitolo 5: *** Il mostro dentro ***
Capitolo 6: *** Bambola scheggiata ***



Capitolo 1
*** Amore (dolore) indimenticabile ***


}01. Amori (dolori) indimenticabili

 

 

Tsunade piange contro il petto di Jiraiya, bagnando lo yukata verde oliva dell'uomo con le sue lacrime. Lui le accarezza la testa, le sue dita callose immerse nei suoi capelli biondo miele, e le mormora parole di conforto, mentre la stringe in un abbraccio fraterno. Sa che è l'alcool a fare quell'effetto alla donna. Sa che quando beve qualche tokkuri di sake di troppo si lascia abbandonare alle emozioni e ai ricordi e smette di tenersi tutto dentro, facendo cadere la maschera superba e fiera che indossa ogni giorno. Una maschera che riesce a togliersi solo in presenza di Jiraiya.

«Perché non riesco a dimenticarlo?» chiede l'Hokage con rabbia tra i singhiozzi, battendo debolmente i pugni chiusi contro il torace dell'Eremita.
«Perché non riesco a smettere di amarlo?»
Perché sei una sciocca, gli verrebbe da risponderle.

Dopo tutti quegli anni Tsunade era rimasta aggrappata al ricordo di Dan. Ne soffriva, l'angosciava, la portava ad annegare il suo dolore nell'alcool, che lentamente la logorava da dentro, ma lei non riesce a recidere quel legame con l'uomo che aveva amato e a ricominciare una nuova vita. E da quando Orochimaru l'aveva illusa di poter riportare il ninja in vita, con le sue tecniche proibite, e lei aveva rifiutato quell'offerta, si era sentita terribilmente in colpa.
E lui, ancora più stolto di lei, l'accompagnava nelle sue bevute per poi essere sempre pronto a sorreggerla e a confortarla. A riportarla a casa illesa e con la dignità ancora integra dopo le sue colossali sbornie.

Jiraiya odia Dan, perché non sarebbe mai riuscito a prendere il suo posto nel cuore di Tsunade.

 

«Sono sicuro che Dan è orgoglioso di te, di ciò che sei diventata, ed è felice di sapere che dopo tutti questi anni non l'hai mai dimenticato.»
L'Hokage lo guarda sorpresa, con i suoi grandi occhi ambrati arrossati dal pianto. E lui vorrebbe baciare la sua bocca carnosa, velata da un rossetto scuro. Vorrebbe che l'amore che prova sin da ragazzino per lei fosse ricambiato anche solo per un istante. Ma sa che la farebbe solamente soffrire ulteriormente, e lui odia vederla ridotta in quello stato.

Tsunade l'abbraccia più forte, traballando sui suoi vertiginosi tacchi a spillo. 
«Non so come farei senza di te.» ammette dolcemente, mentre le lacrime smettono di scorrere sulle sue guance imporporate dall'alcool. Jiraiya le sorride e continua ad accarezzarla, come una bambina bisognosa d'affetto.


Sa che il giorno dopo la donna non si sarebbe ricordata nulla, l'alcool era un compagno di nottate crudele e meschino e l'avrebbe fatta risvegliare la mattina seguente con un mal di testa tremendo e un rimprovero di Shizune. Ma a lui non importava, amava averla vicino, sentire il suo profumo, essere sempre lì se avesse avuto bisogno, essere il suo sostegno e il suo amico fidato, come quando erano ancora due ragazzini. Anche con la consapevolezza che non sarà mai nulla di più per lei.

 

Più Tsunade lo stringe, mormorando il nome di Dan tra i singhiozzi, più Jiraiya si sente morire dentro.

 

 

Angolo del Panda

 

Salve a tutti, e benvenuti a quella che sarà una raccolta di 10 flash fiction a tema angst (o almeno, ci provo), che partecipa ad una challenge (Aedi fai da te) bellissima indetta dal gruppo di facebook "Gli scrittori maledetti - Sezione Anime e Manga" e in particolare dalle due admin. Ogni flashfict avrà come tema uno dei dieci prompt proposti, quello di questa fanfiction era il numero 8. Alcol.
Le coppie e i personaggi e i generi secondari all'angst varieranno in base al prompt!
Per quanto riguarda la fict, ho sempre amato il JiraTsu, e mi sembra doveroso fare in modo che il vecchio eremita porcello non sia dimenticato, anche in questa storia l'ho fatto soffrire ma, oh, non è colpa mia se amo l'angst!

Il tokkuri, almeno da quel che ho trovato, è il contenitore di ceramica da cui si versa il sake. Direi che l'amore doloroso e indimenticabile non è solo quello che Tsunade prova per Jiraiya, ma anche quello che il Sannin prova per la compagna (sic)!

Per il titolo della raccolta mi sono ispirata alla canzone degli Offspring "The Kids Aren't Alright", nella versione triste e melanconica degli Apocalypstik .

Che altro dire, a parte che mi sta venendo un angolo autore più lungo della storia?
Per coloro che sono capitati qui e che stanno seguendo la mia long, non temete, avrete presto un aggiornamento! *schiva pomodori* Spero che questa flash vi sia piaciuta e di ritrovarvi nei prossimi capitoli!

Alla prossima!

Panda

 

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Capitolo 2
*** Nessun rifugio ***


}02. Nessun rifugio

Quando i muscoli avevano smesso di tendersi e contrarsi, incapaci di muoversi a causa del dolore incessante, Itachi smise di correre e si gettò dentro ad un umida grotta, prima di collassare a terra, privo di forze.

Sapeva di aver seminato da tempo gli Anbu che gli stavano dando la caccia, eppure non aveva smesso di correre, di scappare. Non dai ninja della squadra speciale, ma da sé stesso, dal suo passato, da ciò che aveva fatto.

Il cuore gli batteva all'impazzata in corpo, gli si era smozzato il respiro e ogni singola fibra del suo corpo era dolente. Le grida strazianti di donne e bambini che riecheggiavano nella sua mente, facendola quasi esplodere. I volti sfigurati, i corpi martoriati di coloro che erano sangue del suo sangue.

 

Gli occhi spalancati dal terrore e dall'incredulità della sua ragazza, quando le trapassò le carni.

Le espressioni tristemente orgogliose dei suoi genitori, stretti in un ultimo abbraccio nell'attesa che la loro vita venisse strappata via loro dal figlio.

Il suo fratellino, sotto shock, tremante e disperato, che ignaro del suo sacrificio aveva cominciato ad odiarlo e a bramare il suo sangue come riscatto per essere rimasto solo. Lo aveva privato di una vita normale, dell'amore dei genitori, di un focolare a cui tornare alla sera. Aveva tolto la vita di numerose persone, come silenziosa arma carnefice nelle mani dei vertici di Konoha.

 

Era un mostro.

A nulla serviva ripetere a sé stesso che l'aveva fatto per una giusta causa.

Che se non avesse ucciso gli Uchiha sarebbe stata la guerra civile, e il numero di vittime sarebbe stato incalcolabile.

 

Annulla te stesso, cancella i ricordi, rimani freddo, sii un vero ninja: altrimenti impazzirai presto.

 

Ripeteva a sé stesso quella frase come un mantra, così da poter riacquistare la lucidità che gli serviva per far sì che potesse entrare nelle fila dell'Akatsuki, come gli era stato ordinato.

 

Ma, silenziosamente, le lacrime avevano cominciato di nuovo a scorrere lungo le sue guance pallide. Il vedere i volti sorridenti di Fugaku e Mikoto nell'attesa della loro morte era per lui un dolore lancinante.

Quelle lacrime e quella sofferenza provavano che, nonostante ciò che aveva compiuto al Villaggio, era ancora un essere umano.

Un ragazzino di quattordici anni, che aveva ancora molto da dare al suo Villaggio che non uno sterminio, molto amore da donare al fratellino.

 

Col pianto il respiro e il battito cardiaco rallentarono appena. Riuscì a sfogarsi, rannicchiato su sé stesso, le mani affondate nei suoi lunghi capelli neri, la divisa da Anbu sporca di sangue, sudore e terra. Quando il suo corpo privo di forze si fu rilassato, cercò di addormentarsi per recuperare energia.

 

Ma anche se in quella grotta si sentiva al sicuro, non vi era rifugio che potesse permettergli di sfuggire dal suo passato, che sarebbe tornato a tormentarlo ogni notte, nei suoi incubi.

 

Nella sua mente provata coloro che aveva ucciso continuavano a gridargli che era un assassino.

Aveva ucciso degli innocenti.

Le sue mani erano sporche di sangue.




Angolo del Panda

Eccomi di nuovo qua, ad aggiornare la raccolta con altre 500 parole. Stavolta il malcapitato finito tra le mie grinfie è Itachi -e chi mi segue sa che sto povero figlio lo faccio sempre soffrire-. Sempre per chi mi segue, il blocco si è sbloccato e sto lavorando al nuovo capitolo della long! Vi ricordo che come il capitolo precedente e quello prossimo questo capitolo fa parte della Challenge Aedi fai da te del gruppo Facebook "Gli scrittori Maledetti - Sezione Anime e Manga-, stavolta il prompt era rifugio,  spero si sia capito!
 Vi ringrazio per tutte le recensioni allo scorso capitolo, anche se non ho ancora avuto modo di rispondere, ma provvederò al più presto!  
In questo capitolo ho cercato di parlare degli attimi seguenti allo sterminio degli Uchiha da parte di Itachi -anche se so che la maggior parte è stato perpetuato da Obito ma vbb concedetemi questa licenza poetica-, e dei suoi sentimenti dopo aver commesso il massacro. Spero vi sia piaciuta, e alla prossima flash!
Panda

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Capitolo 3
*** Un'ultima volta ***


}03. Un’ultima volta
 
 
«Questa è l’ultima volta che ti do ascolto, Yahiko!»
Lo aveva rimproverato Nagato, con gli occhi plumbei ridotti a due minacciose fessure. Ma il capo dell’Akatsuki gli aveva sorriso beffardo, come suo solito. Entrambi sapevano che non serviva a nulla che l’Uzumaki palesasse il suo disappunto.
Yahiko era irriducibile e testardo.
Sarebbe sempre andato avanti per la sua strada, perseguendo i suoi ideali e le sue convinzioni, e nessuno l’avrebbe potuto fermare.
L’avrebbe sempre avuta vinta.
Per questo Nagato aveva deciso che l’avrebbe sempre seguito, qualunque percorso avesse scelto di intraprendere, camminando sempre un passo dietro di lui: per sostenerlo, per correggere i suoi errori, per aiutarlo a rialzarsi qualora fosse caduto.
Eppure quella volta il ragazzo dall’abilità innata oculare aveva un brutto presentimento. Un brivido che gli percorreva lungo la schiena nuda e che gli dava una scossa alla spina dorsale, che gli faceva capire che Yahiko non avrebbe dovuto fidarsi della Salamandra.
Ma, come sempre, il ninja aveva trovato un modo per persuaderlo a seguirlo.
«Se avessi un ryo per ogni volta che ho sentito questa frase a quest’ora sarei ricco!» gli soffiò in un orecchio mentre con le dita giocherellava con i lunghi capelli rossi dell’altro.
«Stavolta dico sul serio!» sbottò Nagato, lasciandosi però ammansire dai gesti ammaliatori del ragazzo sdraiato accanto a lui, che lo accarezzava disegnando immaginari arabeschi sul suo petto. «E appena Hanzo fa una mossa falsa ce ne andiamo… chiaro?»
Yahiko si abbandonò ad una risata argentina, le labbra socchiuse che sfioravano la pelle della guancia del compagno solleticandola.
«D’accordo! Ti prometto allora che questa è l’ultima volta che faccio di testa mia, ok? Ti senti tranquillo ora?»
 
Nagato annuì arrendevole, lasciandosi vezzeggiare dall’amante.
Era l’ultima volta che cascava in quel subdolo, ingannevole, meraviglioso tranello.
 
 
Nagato osservava il cadavere di Yahiko. Il silenzio che era piombato nella valle dopo le sue grida strazianti lo opprimeva. Persino Konan aveva smesso di versare lacrime. Se ne stava aggrappata al corpo senza vita, come una bambina con la sua bambola preferita dalla quale non accennava a separarsi.
Il dolore che provava in quel momento era straziante, logorante. Un’agonia, un susseguirsi vorticoso di immagini e ricordi nella sua mente, con la consapevolezza che Yahiko non gli avrebbe più parlato né sorriso, non l’avrebbe più accarezzato né baciato.
 
Nagato lo accarezzò, lo sguardo era perso nel vuoto. Konan gli parlava, ma lui non lo ascoltava. Soffriva, sentiva le carni lacerate e le forze mancare, il respiro venire meno. Non aveva nemmeno la forza di versare delle lacrime.
Eppure il volto di Yahiko rimaneva solare, con un sorriso sul volto pallido e privo di vita, come se sbeffeggiasse la morte stessa.
 
Non avrebbe permesso che fosse morto invano. L’avrebbe riportato indietro, avrebbe corretto i suoi sbagli, poiché non era stato capace di fermarlo in tempo: non lo aveva salvato, anzi ne era stato il carnefice.
 Avrebbe trovato il modo per far sì che Yahiko potesse camminare nuovamente sulla terra. E che potesse amarlo ancora, un’ultima volta.
 
 

 
Angolo del Panda

 
Rieccomi qua –wow. Non credo di essere mai stata così produttiva come questo mese!- con un'altra flash fict angst, stavolta il prompt era il numero 5. Ultima Volta. Vi ricordo che potete trovare la challenge Aedi fai da te alla pagina 777 di Mediavideo sul gruppo
Gli scrittori Maledetti - Sezione Anime e Manga.I protagonisti stavolta sono Yahiko e Nagato. Sì, per me sono una coppia, altro che litigarsi Konan, ma ahimè sappiamo tutti che questi tre orfanelli non hanno avuto una vita facile. Spero che vi sia piaciuta, ci vediamo alla prossima
 

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Capitolo 4
*** Ricominciare ***


}04. Ricominciare

{Attenzione! Spoiler per chi non ha seguito gli ultimi capitoli del manga in Giappone}
 

 

 

Shikamaru si era alzato in silenzio, nel cuore della notte. Una cupa tempesta si stava abbattendo su Konoha, e la pioggia e il vento sferzavano contro gli alberi e le finestre di casa Nara. Non c'era nulla in quel temporale che potesse far ricordare i momenti felici del precedente giorno di festa. 

Andò a cercare nel suo paio di pantaloni da chunin un usurato pacchetto di sigarette. 

Uscì fuori sulla veranda, dove una sferzata d'aria gelida gli colpì subito il viso. Osservando il cielo dalle cupe nubi poté vedere i fulmini che saettavano illuminando la città nella bufera.  

Tirò fuori una sigaretta dal pacchetto, insieme all'accendino che vi aveva infilato in precedenza, e se la portò alle labbra, aspirando subito una boccata di fumo. 

Avrebbe dovuto essere il giorno più felice della sua vita, il giorno del suo matrimonio.  

Nonostante le avversità che avevano dovuto passare per giungere al momento del fatidico sì -non era stato facile per Temari abbandonare la sua terra natia, la sua casa e i suoi fratelli, e per Shikamaru convincere il Kazekage di essere l'uomo giusto per la sorella, data la sua fama di persona svogliata-, si erano finalmente congiunti, avevano festeggiato la loro unione con i familiari e gli amici più cari ed erano nella loro nuova casa.   

Eppure nemmeno sapendo di avere finalmente la donna che amava al suo fianco riusciva ad essere completamente felice. 

In ogni istante di quel bellissimo giorno aveva desiderato che suo padre e il maestro Asuma fossero lì per vedere che uomo e che ninja era riuscito a diventare quel ragazzino.  

Sarebbero stati orgogliosi di lui? 

Quella mancanza che sentiva come un peso in petto gli aveva impedito di prendere sonno. Perché sì, gli mancavano gli insegnamenti del suo maestro e giocare a shogi col suo vecchio. Continuava a soffrire pensando che le sue scelte e la sua forza avrebbero potuto cambiare le cose, e far sì che fossero lì in quel giorno così importante per lui. 

 

«Avevi promesso che avresti smesso di fumare...» lo rimproverò una voce calda e familiare. Temari, avvolta nel suo scialle, si era portata al suo fianco fissandolo severamente. 

«Già ti comporti come mia madre.» le sorrise ironico, sapendo che si sarebbe guadagnato un pugno per quell'affermazione. La donna però le cinse il braccio appoggiando la sua testa bionda contro la spalla del marito. 

«So a cosa pensi. Non te ne faccio una colpa. Ma dovresti smetterla, almeno per il bambino...» gli sussurrò nell'orecchio, portandosi una mano sul grembo.  

Shikamaru sospirò, lasciando che la moglie lo sgridasse.  

Aveva ragione. Avrebbe dovuto smettere di aggrapparsi al passato, alle vecchie rimembranze, e ricominciare una nuova vita con Temari, facendo tesoro degli insegnamenti di Shikaku ed Asuma per tramandarli ai suoi figli, non soffrire nel loro ricordo. 

Strinse la ninja tra le braccia, accarezzando la pancia in cui stava crescendo una nuova vita, buttando la sigaretta dentro ad una delle pozzanghere che si erano formate davanti alla loro casa.  

Quella sarebbe stata la sua ultima sigaretta. 

 

 

Angolo dell'autrice 

Rieccomi qua, in questi lidi malmitosi, con una nuova fanfiction di questa raccolta -credevate che l'avessi abbandonata eh? Invece no!- 

Il prompt di questo capitolo è "Boccata di fumo" e il protagonista non poteva non essere che Shikamaru, che sinceramente ho sempre pensato che continuasse a fumare nonostante avesse vendicato la morte di Asuma uccidendo Hidan anche se non viene mai spiegato nel manga! Non è un fanfiction del tutto angst, diciamo che è agrodolce, ma dovevo pur festeggiare la mia otp che è diventata canon nel manga, no? XD 

Al prossimo capitolo!

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Capitolo 5
*** Il mostro dentro ***


 }05. Il mostro dentro

Hashirama fissava la schiena nuda di Mito, che si era placidamente addormentata nel loro talamo matrimoniale. Profondi graffi scarlatti le scavavano la pelle nivea e altre cicatrici perlacee le ricoprivano il corpo, nascoste dai lunghi capelli rossi.  

L'aveva sposata per convenienza, per creare un alleanza col villaggio di Uzu e perché così avrebbe sempre avuto sotto controllo la Volpe a Nove Code. 

Mito era bella, gentile ed affabile, ma per lui rimaneva pur sempre un estranea. Non si era mai accorto prima di quella notte che la donna, sotto la sua maschera fiera, nascondeva tanto dolore e sofferenza, causati proprio dal Bijuu.  

Prima che si addormentasse, dopo che ebbero consumato il loro primo rapporto, l'aveva sentita soffocare un pianto contro il cuscino e lui si era sentito tremendamente in colpa. Perché l'aveva portata via dalla sua casa, dalla sua famiglia, dai suoi amici e -perché no?- anche da un suo ipotetico amante.  

Tutti gli dicevano che era normale provare emozioni contrastanti con un matrimonio combinato, ma che presto avrebbero cominciato ad amarsi come si confà ad una coppia di coniugi.  

Ma come poteva amare una persona di cui non sapeva nulla?  

E come poteva lei ricambiare quei sentimenti, anzi probabilmente lo odiava! 

Mito si svegliò lentamente, stropicciando gli occhi assonnati. Non era ancora sorto il sole, eppure senza che il marito le avesse detto nulla aveva capito che c'era qualcosa che non andava. Si mise a sedere, per guardarlo negli occhi: i lunghi capelli scarlatti le coprivano i seni nudi. Hashirama constatò che non era solamente la schiena ad essere coperta di graffi.  

«Come ti sei procurata queste ferite?» le chiese dolcemente accarezzandole un braccio, ma la moglie si scostò con uno scatto impaurito.  

«Quando la Volpe vuole uscire... è come se impazzissi per cercare di trattenerla dentro di me.» 

Hashirama non disse altro. Provò ad abbracciarla ma la donna si ricoprì con le lenzuola, dandogli di nuovo le spalle. 

«Ti prometto che non permetterò più che ti accada.» le disse in un sospiro, prendendo tra le dita una ciocca di capelli color del sangue: Mito aveva un buon profumo, quasi afrodisiaco. La sentì nuovamente singhiozzare e tremare. 

«Ho paura. Questo matrimonio mi terrorizza. Tutto è sconosciuto, estraneo. Ho paura a darti un figlio, perché il parto indebolirebbe i sigilli che trattengono la Volpe. Ho paura che Kurama distrugga il tuo villaggio, che tanto ami. Ho paura che ti farò solamente soffrire, e tu non te lo meriti!» 

Hashirama le mise una mano sulla spalla, e Mito smise di tremare.  

Voleva dirle che non sarebbe successo nulla di tutto quello, che il chakra degli Uzumaki e dei Senju avrebbe trattenuto il Kyubi, ma non riuscì a pronunciare nessuna delle parole che gli balzavano in mente. Mito si strinse a lui permettendogli di abbracciarla, e continuò a piangere sul suo petto. 

Era Mito la forza portante, che conteneva dentro di sé un mostro. Eppure Hashirama in quel momento non poté fare a meno di sentirsi lui, un mostro dentro.  

 

 

 

Angolo Autrice 

Eccomi di ritorno, con un aggiornamento della challenge, stavolta il pair è Hashirama/Mito. Sono dell'idea che l'inizio della loro relazione non sia stato molto rose e fiori, e che si sia poi evoluto in meglio col tempo. Il prompt di questo capitolo è graffi e come sempre partecipa alla challenge Aedi fai da te del gruppo di Facebook Gli scrittori maledetti: sezione anime e manga. Spero che vi sia piaciuto, ringrazio coloro che hanno messo la serie tra le preferite/seguite ecc... e chi l'ha recensita, un enorme grazie! 

Al prossimo capitolo! 

 

Panda 

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Capitolo 6
*** Bambola scheggiata ***


}06. Bambola scheggiata

Lo sguardo che lo fissa ha occhi vuoti ed inespressivi, occhi di vetro, occhi di marionetta. Pelle di ceramica, muscoli di ingranaggi, un cuore che non batte, un cervello che non pensa.
 

La marionetta si muove quando i fili di chakra si agganciano ad essa, sollevandosi appena, rumori meccanici spezzarono il silenzio di quella stanza.  

Un ragazzino dai capelli rossi fissa la bambola, l'arma che egli stesso aveva creato, fluttuare nell'aria davanti a sé. Può muoverla, può farla attaccare, ma non può farla parlare, non può farla sorridere, non può farle dire "Ti voglio bene". La marionetta lo osserva, occhi spenti e il viso inespressivo. Il marionettista muove agilmente le dita, e una seconda bambola si solleva accanto alla prima. Un altro rapido movimento di falangi e i due corpi senz'anima e senza vita lo cingono in un abbraccio senza calore.  

Il ragazzo piange calde lacrime che gli bagnano la guancia. Con un gesto se le asciuga, poi fissa i volti di ceramica e carne.  

I sentimenti sono inutili in battaglia, fanno tentennare, prendere scelte avventate, provocano dolore. Le marionette colpiscono, agiscono anche se ferite, scheggiate, se perdono un arto, insofferenti al mondo che le circonda. Le marionette sono armi perfette, sono arte destinata a durare in eterno. 

Il ragazzino si alza, spezza i fili di chakra che tengono strette a se le bambole, che cadono a terra con un tonfo sordo. Una frattura causata dall'impatto col suolo si crea sui loro volti, sfregiandole per sempre come ferite che non si sarebbero mai rimarginate. Si volta appena ad osservare quei volti crepati, volti troppo familiari, privi di calore umano. 

Ora le chiama armi. Un tempo le aveva chiamate "mamma" e "papà". 

Non le avrebbe mai usate, non loro. Perché rivedere in quelle marionette il volto di sua madre e suo padre lo strazia, e non può permettersi errori legati a degli stupidi sentimenti nelle battaglie dove metteva in gioco la vita e la morte. Non può vederle andare in pezzi, bruciare, come se morissero di nuovo, tutte le volte. 

Abbandonandole alla polvere per sempre, in un muto addio, Sasori prese la decisione che gli avrebbe cambiato per sempre la sua vita: sarebbe diventato lui stesso arte, un'arma perfetta, immortale. 

Il mondo avrebbe imparato a temerlo od osannarlo. 

Senza provare sentimenti sarebbe stato invincibile, niente più affetti, niente più distrazioni, niente più agoniche sofferenze causate dal dolore. 

Quelle erano le ultime lacrime che pianse. 


Angolo autrice
Ritorna quel momento nella vita della Panda in cui si fa poco presente su EFP: in questo periodo sono stata presa da due contest (uno concluso e uno ancora in corso) ed ho ricominciato il tirocinio in ospedale che mi sta letteralmente uccidendo. Avevo pronta da tempo questa shot, più corta del solito, basata su Sasori e con il prompt "frattura" sempre della challenge Aedi fai da te del gruppo Gli scrittori maledetti -sezione anime e manga. In realtà avrebbe dovuto essere il primo capitolo, ma pazienza. Ringrazio di cuore  tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo e perdonatemi se non ho avuto tempo di ringraziarvi una ad una. Spero che vi piaccia, ci vediamo presto con nuove fanfict e nuovi aggiornamenti!

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