Vicinanza

di Zimt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Distanza ***
Capitolo 2: *** Solitudine ***
Capitolo 3: *** Presenza ***



Capitolo 1
*** Distanza ***




DISTANZA:

 
You’re my brightest shining star,
You’re my darkness in the morning
(Mando Diao – Give me Fire)
 
But much as it hurt, it didn’t hurt as much as did their laughter.
(The Gospel of Loki)
 
 
Maddy guardava Loki da distante, aveva cominciato a fare così con lui, come si fa con le fiamme. Aveva dovuto cominciare a prendere le distanze ogni tanto, da quando lui era diventato così vicino. Non che le dispiacesse, anzi, la sua compagnia era sempre piacevole, con la sua parlantina e il suo umorismo le strappava sempre un sorriso; ma un conto era stare accanto a un bel fuoco  e pensare a quanto era piacevole e quanto ti scaldava il cuore, un altro era avvicinarsi troppo fino a scottarsi.
Ultimamente la cercava, come amica, o come unica ragazza che ancora non aveva sedotto in tutta Asgard, a volte faticava a capirlo. Le prendeva la mano e le lanciava occhiate oblique con quegli occhi furbi brillanti di fuoco verde che sembravano volerla leggere dentro. Era stato naturale una volta, adesso non lo sapeva più, era cresciuta e aveva cominciato a notare quanto lui fosse bello, affascinante, astuto e… inaffidabile. Lo stava guardando da sopra la collina del Cavallo Rosso ricostruita dal Sogno, seduta sull’erba; lui era poco più in basso e le dava le spalle, i suoi capelli rossi sciolti sulle spalle si muovevano al vento come onde di fuoco che scendevano lungo la sua schiena, fino ai suoi fianchi stretti da ballerino. Maddy sospirò e lui si voltò appena per sbirciarla con un espressione difficile da decifrare. Quel pomeriggio erano usciti da Asgard perché Loki le aveva detto che cominciava ad annoiarsi (lasciarlo annoiare non era mai una buona idea se si volevano evitare incidenti) e perché il suo matrimonio con Sigyn, tanto per cambiare, era in crisi e lui sosteneva di aver bisogno di spazio. Era sposato… E padre. Maddy stavolta riuscì a trattenere il sospiro che le era salito alle labbra. Dopotutto, perché avrebbe dovuto importarle se lui era sposato? Erano solo amici.
A volte pensava a come sarebbe stato se non avessero cercato di togliergli la libertà, se non avessero cercato di negare quella parte fondamentale di lui per paura e invidia.
Anche avendolo davanti  così, con i piedi ben piantati per terra, riusciva a vederlo sempre e solo come era stato sull’ orlo del geyser sotto la collina: in equilibrio precario su un precipizio rovente, che giocava con le rune a una velocità impossibile, rischiando di cadere ma con un sorriso negli occhi. Col tempo aveva capito che era così che lui viveva, in bilico tra ordine e caos, tra mille opposti, nell’unico punto d’incontro, sottile come la punta di uno spillo, sfoggiando il suo miglior sorriso di sfida. Era il suo modo di sentirsi vivo, ma lei vedeva che si sentiva anche solo. Eppure non importava quante volte fosse caduto e quanto rovinosa sarebbe stata la caduta, lui non avrebbe mai imparato, perché era quella la sua natura, se non altro gli era andata abbastanza bene fino a quel momento. Come diceva Odino, lui era sempre stato fortunato. Lucky. Lui era anche questo, il ragazzo a cui aveva parlato di se stessa senza timidezza, senza farsi problemi, più che con chiunque altro.
Ma era stato anche grazie alla sua intelligenza che riusciva a uscire dalle situazioni assurde in cui si cacciava ogni minuto, e da secoli.
Si rendeva conto che lui non era in cerca di compassione, quella che Sigyn gli offriva lo infastidiva profondamente, ma aveva bisogno di qualcuno che fosse lì per lui in tutta la sua abbagliante luce e in tutte le sue terribili ombre, e le uniche due persone che erano riuscite a vedere entrambi i suoi volti erano Odino e lei. Ma solo lei non voleva usarlo o incatenarlo in nessun modo, pur sapendo che volergli bene era stare su un precipizio rovente e guardare giù.
Loki si voltò verso di lei, sorrise mostrando i suoi candidi denti affilati, stirando pigramente le labbra segnate dalla cicatrici, che ormai le erano familiari come quelle sulle proprie mani, guadagnate in battaglia e prima, nei suoi giochi ribelli di bambina. Cominciò a camminare verso di lei con grazia e quando la raggiunse, le si sedette accanto.  
“Sembri pensierosa, Maddy. Sei innamorata?” le chiese in tono leggero.
“Eh?” si trovò a fare subito i conti con il suo talento indubbiamente inferiore a quello di lui con le parole.
“Ma no, non sono pensierosa”, aggiunse cercando di rimediare, ma era sicuramente arrossita. Si sentiva le guance in fiamme e lui le scoccò uno sguardo divertito, anche se vi lesse anche qualcos’altro, qualcosa che le sfuggiva.
“Oh be’, come potresti essere innamorata, vivi ad Asgard, poverina, e per una bella e giovane donna intelligente la scelta è piuttosto limitata! Sono tutti un po’ ottusi dalle nostre parti, mi sarò sicuramente sbagliato. A meno che non ti piacciano i tipi tutti muscoli e niente cervello.” Commentò con una noncurante scrollata di spalle. Maddy cominciava a sospettare che quel discorso volesse arrivare da qualche parte, e temeva sia di scoprire dove, che la possibilità di non capirlo mai. Un attimo, l’aveva definita bella e intelligente? Donna?
Lui riprese a parlare: “certo mi dicono che almeno un tipo affascinante e sveglio tra tutti c’è.”
Lei ridacchiò. “Forse, ma manca di modestia”, rispose, non c’era nemmeno da chiedere a chi si riferisse.
“La modestia è sopravvalutata, come l’altruismo, sono qualità così poco sincere…” disse con un ghigno sfacciato.
“Senti chi parla di sincerità, padre e madre delle menzogne!” lo provocò.
“Tu cosa mi nascondi invece? Sei lontana, Maddy. Le cose erano diverse una volta. Mi sembravano ancora più diverse quando ero Lucky.” Commentò il burlone facendosi stranamente serio.
Erano diverse; Lucky era umano come pensavo di essere io, era soltanto un ragazzo, uno che aveva bisogno di me, qualcuno che poteva essere un amico o…” ribatté debolmente, per poi interrompersi, scuotendo la testa, senza sapere davvero come voleva continuare.
“Adesso sai che non siamo umani, ma non è cambiato altro.” Osservò lui. A lei non sfuggì il significato della frase, però non vedeva le cose nella stessa maniera e sentiva il bisogno di giustificarsi.
“Ma tu sei Loki, sei molte, molte cose… cose che comincio appena a capire, mi dispiace se ti sembro distante, forse è perché tu mi sembri vicino ma irraggiungibile. Sei un dio, sei fuoco indomabile, sei sposato…” si morse la lingua.
“Sposato?” ridacchiò lui senza allegria “ah, già, quello… per una volta non è stata esattamente una mia idea.” Lei non riuscì a sostenere lo sguardo di lui, sembrava bruciarla. Abbassò gli occhi sulle sue labbra istintivamente, senza aspettarsi la reazione che avrebbe suscitato.
“O forse sono queste cicatrici, eh Maddy?” le chiese con un tono aspro che non gli aveva mai sentito usare. “Ti danno fastidio? O diverte anche te pensare a come me le hanno fatte, a come me le sono meritate, lo sai? Te l’hanno raccontato gli altri e avete riso tutti insieme?” Aveva alzato la voce.
Maddy trasalì. Con una malia Loki si cancellò le cicatrici, poi distolse lo sguardo da lei, respirando affannosamente per riacquistare il controllo.
“No!” Si sentì dire la ragazza oltre il ronzio che le riempiva le orecchie. Quello sfogo le aveva fatto male, per essersi sentita accusare ingiustamente e per lui. Soprattutto per lui. Come si fa a consolare qualcuno che non vuole essere consolato?
“No.” Ripeté allungando la mano con la runa verso la sua bocca. Gli sfiorò le labbra con la punta delle dita, tracciandone i contorni delicatamente e la malia si dissolse, mostrando com’erano davvero, segnate dai suoi errori e dall’odio altrui.
Inaspettatamente, come la maggior parte delle cose che faceva, le prese la mano tra le sue e si portò il palmo alle labbra. Le diede un bacio sulla runa e lei la sentì scottare appena, di un calore piacevole che sentì nel proprio sangue, che le scorreva e le risaliva nelle vene, come euforia o come paura.
Lui chiuse gli occhi, e il suo volto si distese. Le sue lunghe ciglia, quasi bianche alla radice e rosso rame sulle punte, gli tracciavano ombre tremule sulle guance nella luce del tramonto, e a Maddy sembrò giovane come la prima volta che l’aveva visto, fragile e perso.
Per un attimo sembrò soltanto un ragazzo, che voleva solo stare lì con lei sull’erba ad aspettare la sera.
Poi le lasciò andare la mano, riaprì gli occhi e tornò a sembrarle un uomo senza tempo, imprevedibile, potente e misterioso; tutto cervello, magia e fascino…
“Loki” sospirò.
 
 

--------- ECCO QUI LO SPAZIO DELL'AUTRICE:

Dunque, spero che questo capitolo sia piaciuto a qualcuno e che mi lascerete una recensione, siamo in pochi in questo fandom quindi sarebbe molto apprezzato un riscontro dai pochi a cui capiterà di leggere questa storia! :) Grazie in anticipo! (Anche solo per essere arrivati fino a qui.)
Avevo cominciato volendo scrivere una cosa allegra e carina ma tanto per cambiare la situazione mi è sfuggita di mano, in particolare nei due capitoli che seguiranno, che pubblicherò se interessano a qualcuno, o magari anche solo per passatempo! XD Sono già quasi finiti comunque.
A proposito dei prossimi capitoli, sono il motivo per cui non ho messo un semplice rating verde (Loki è un birbante, lo sappiamo), ma se ritenete che dovrei alzarlo o abbassarlo ditemelo pure. Ah, da qui in poi siete anche a rischio spoiler per chi non ha letto “The Gospel of Loki”, mi pareva giusto avvisare!
 
Colgo l'occasione per un paio di ringraziamenti: uno va sicuramente a Matteo, che si è fatto convinvcere a leggere questa saga, e sopporta i miei ritardi nel rispondere ai suoi messaggi mentre leggo o scrivo fanfiction... e ogni tanto le legge anche! :*
E ovviamente ringrazio le mie colleghe del “Tunnel del Fantasy” per aver sopportato i miei deliri su questi libri; nala91 per non avermi detto di starmene buona la sera che le ho fatto leggere un pezzo di The Gospel of Loki, mentre io borbottavo su quanto lui fosse un personaggio fantastico, e Ilaria per avermi fornito la descrizione finale di Loki (che è tutto cervello, magia e fascino) in un momento di fangirling particolarmente acuto. Mi viene ancora da ridere, è la descrizione perfetta! ;)

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Capitolo 2
*** Solitudine ***


SOLITUDINE:

 

You never feared the life ahead
you never lived the life I gave you
when I hold you.

 
 
 

“Forse te le sei cercate però” gli fece notare in tutta sincerità. Lui rise, si alzò porgendole la mano e disse allegramente: “Vieni, è ora di svelare qualche mistero.”
 
 
Erano tornati ad Asgard e Loki aveva insistito per andare a casa sua, o meglio quella di Sigyn, a prendere una cosa, aveva detto. E così ecco che Maddy si trovava seduta al tavolo della cucina con Sigyn, con ciascuna una tazza di tè in una mano e una fetta di torta nell’altra, mentre lui cercava qualcosa chissà dove.
Maddy doveva ammettere che l’ambiente era decisamente opprimente, c’erano troppe decorazioni, troppi quadretti floreali alle pareti e l’aria era appesantita dall’odore dolciastro di candele profumate. La moglie del Burlone le rivolgeva un sorriso vagamente ostile all’altro capo del tavolo, e non sarebbe stata affatto male, si disse la ragazza, se non avesse indossato una vecchia vestaglia larga e piena di pizzi che la faceva sembrare un grosso centrotavola color panna. Erano chiaramente entrambe a disagio.
“Cara”, prese a dirle Sigyn, “e così ora mio marito ha… un’amica qui ad Asgard, eh?”
“Oh sì, sì, siamo amici, tanto amici…” cercando una buona scusa per non continuare a balbettare Maddy si riempì la bocca di tè e si zittì. Scottava un po’ sulla lingua.
“Ma pensa.” Commentò l’altra. “Non capisco proprio cosa se ne faccia di te il mio povero angelo. Ha già me, gli do tutto quello che gli serve, sai? Possibile che lui non lo capisca? Dopo tutto quello che ho fatto per lui, che la mia famiglia ha passato a causa sua.” continuò con aria trasognata.
“Io, ehm… credo che tutti abbiamo bisogno di degli amici, di qualcuno che ci capisca, ecco.” Provò a spiegarsi Maddy. Quella donna non la sopportava. O era un pizzico di invidia che sentiva? Certo essere la moglie di Loki doveva essere un bel casino, eppure…
“Ah, è questo che credi? Che io non lo capisca? Tu invece sì?” Sigyn stava mantenendo un tono amichevole ma l’astio nelle sue parole stonava così tanto che diede a Maddy un brivido. La risposta sincera sarebbe stata “no” e poi “sì”, ma non fece in tempo dire niente perché Loki ricomparve sulla porta, con un libro in mano e lo sguardo spiritato, che nascose subito, apparendo improvvisamente spensierato. “Oh ragazze, ma chi mi capisce, su! Tutti hanno un’opinione di me molto più bassa o terribilmente più alta di quella che merito!” ridacchiò. Entrambe le donne lo guardarono confuse. “Vieni Maddy, ti accompagno alla porta, qui c’è il libro che ti volevo prestare.”  disse avviandosi verso l’ingresso. Maddy si sentiva un po’ come se la stesse sbattendo fuori, ma visto come stava proseguendo la conversazione con Sigyn, pensò che forse le stava solamente facendo un favore. Si ficcò in bocca l’ultimo boccone di torta, ringraziò la padrona di casa in tono cortese e formale e andò a raggiungere Loki che la aspettava appena fuori dalla porta, con un libro e una bottiglia in mano.
“Dunque, fammi un favore, leggi questo, non è niente che tu non sappia, ma forse potrebbe chiarirti un paio di cose, e be’… Addio Maddy, amica mia.” Le disse con un sorriso angelico, poi cambiò Aspetto e, trasformatosi in un falco, volò via con la bottiglia (che aveva tutta l’aria di essere qualcosa di forte) tra gli artigli. Maddy non aveva nemmeno avuto il tempo di capire cosa stava succedendo o di rispondergli, ma quell’addio le era suonato inevitabilmente sinistro. Lo guardò sparire nel cielo notturno, diretto chissà dove, poi osservò il libro che le aveva lasciato, sulla copertina di cuoio nero si leggeva: “Lokabrenna. Il vangelo di Loki.”
Sigyn in quel momento si affacciò alla porta e rivolse a Maddy uno sguardo triste. “Tutti hanno bisogno di qualcuno da cui tornare, sai?” le disse con voce strozzata. “E quando scappa lui è da te che torna. Nemmeno l’amore può comprare l’amore, sono stata un’illusa.”
 
 
 
 

Your blood is poisoning your people,
your own people.

 
 
 
 
“Angieee…” era ubriaco. E nudo. Forse non era il suo momento migliore. Aveva cambiato Aspetto quando era arrivato nella Foresta di Ferro, perciò ora non aveva vestiti. Aveva appena dato il resoconto dettagliato delle sue malefatte all’unica vera amica che avesse mai avuto, sapendo che pur essendo la sua versione dei fatti, e non quella che lei conosceva (perché era abbastanza sicuro che lui e il Vecchio avessero un punto di vista abbastanza diverso sulle cose), si rendeva conto che non tutto quello che aveva fatto in passato era giustificabile. Per quanto la sua versione spiegasse il suo punto di vista, sapeva che avrebbe potuto, forse dovuto, agire diversamente. Insomma si era assicurato ancora una volta di essere irrimediabilmente, terribilmente e schifosamente solo. L’idea era stata proprio quella di allontanarsi da tutti, ma l’alcol l’aveva reso più malinconico del previsto e ora stava cercando sollievo da quel vuoto che si sentiva dentro cercando la Strega che un tempo era stata sua amante. “Angie!” urlò al buio fitto che lo circondava. Notò che in un punto poco lontano la luce della luna filtrava tra i rami, illuminando l’ingresso di una caverna sul fianco di una montagna. Non aveva idea di come fosse arrivato lì, ma un posto dove passare la notte a questo punto poteva essergli utile, entrò barcollando e inciampò in un sasso. Qualcuno però lo sorresse. “Angie?” chiese sorpreso.
“Chi altro? Vuoi urlare un altro po’ il mio nome, caro?” chiese lei sarcastica trascinandolo con forza insospettabile e lasciandolo cadere senza preavviso una volta raggiunto quello che Loki immaginò dovesse essere il fondo della caverna dato che urtò contro la pietra che non poteva vedere. Emise un lamento e un’imprecazione.
“Aspettami qui, torno tra poco.” Gli intimò Angrboda, e lui seppe che si stava allontanando perché il ticchettio dei suoi tacchi si fece via via più debole. Dopo un intervallo di tempo imprecisato, trascorso come se si trovasse nel Sogno, accasciato contro la roccia, stordito dal liquore che aveva bevuto e dalla stanchezza, la sentì tornare e lasciar cadere a terra delle cose.
Di fronte a lui si accese un fuoco, alimentato da della legna secca, e Angie gli era accanto, vestita di nero e di viola, con alti stivali di pelle, i lunghi capelli violetti sciolti sulle spalle. Dimostrava una ventina d’anni in questa occasione, dato che ovviamente poteva cambiare il suo Aspetto a suo piacimento, non si poteva mai sapere come si sarebbe presentata. Era estremamente bella e decisamente desiderabile. Loki ghignò. “Ah, Angie, sempre la solita bella Strega! Vieni qui.” Le disse con tono strascicato.
“Col cavolo, Loki. Per Hel e per Surt! Guardati. Non sei proprio al meglio e anche se lo fossi, con te ho chiuso.” Sentenziò lapidaria. “Prendi questi vestiti, e questa coperta e dimmi perché diavolo sei venuto qui e mi hai svegliata. Per fortuna che i ragazzi non sono qui a vederti in quello stato.”
“Cominci a somigliare in modo inquietante alla mia carissima e tre volte dannata moglie, sai?” il suo tono seccato sarebbe suonato più convincente se non gli fosse sfuggito un allegro “hic” alla fine del discorso.
“Mi stavi cercando per lo stesso motivo per cui sei ubriaco fradicio, per dimenticare, vero caro? Mi sembri un po’ scosso. Dimmi che cosa ti serve e vediamo se possiamo… collaborare.” Cinguettò affabile la strega.
Invece di dirle di fargli dimenticare e basta, invece di avvicinarsi a lei, e invece di dire che non poteva aiutarlo, tutte cose più in linea col suo carattere, le raccontò cosa aveva combinato. Aveva dato a Maddy il Lokabrenna, la lista completa delle sue imprese, dei suoi inganni e delle sue disgrazie dalla sua venuta in questo Mondo a Ragnaròk. Lì c’era scritto tutto sulle sue glorie, i suoi talenti, la sua astuzia, e tutte le sue cadute; in sintesi, il peggio di lui. “Tanti episodi divertenti su come rovino chiunque mi sia legato” disse con la voce di uno che ha ingoiato del filo spinato “Come quando ho fatto ammazzare due dei miei figli e imprigionare un altro.” La risata raschiante che gli uscì di bocca risuonò nella caverna come se le pareti stessero ridendo di lui. Si zittì di colpo.
“Siamo demoni e fuoco senza legami, Loki, ma i figli… con i figli è diverso, lo so. Tu non sei stato un granché come padre, permettimi di dirlo, ma so che non volevi che accadesse loro nulla di male. Ti ho visto cadere in ginocchio quel giorno e urlare. Hai sempre pensato di essere tu il cattivo e loro, come avrebbero potuto sacrificare degli innocenti?  So che non credevi che potessero farlo davvero. Non sono venuta da te anche se ero lì, perché cosa avrei potuto dirti?” disse Angie. Loki non si era aspettato niente del genere da lei. Fece una smorfia, incapace di rispondere.
“Qualcosa posso dirtelo adesso, saggezza spicciola del Popolo. Al cuore, come al caos, non si comanda, Loki.” Gli sussurrò materna. Assomigliava proprio a Sigyn in quel momento, eppure aveva appena detto proprio l’unica cosa che sua moglie non aveva mai capito.
Qualcosa nelle parole di lei l’aveva calmato e sentì che stava lentamente perdendo conoscenza, così non capì cosa stava dicendo Angrboda a se stessa: “Sarebbe molto conveniente avanzare un favore sia da te che dalla tua ragazzina, caro.”
 
Angie guardò il Burlone addormentato, avvolto nei vestiti che gli aveva portato e accasciato sulla coperta. Sembrava un ragazzino birbante, niente più, chi avrebbe detto che poteva portare tanti guai? Sigyn avrebbe detto qualcosa sul suo povero angelo, sicuramente, alla vista dei suoi bei tratti dolci. La Strega proprio non capiva cosa avesse in testa la moglie di Loki, e come potesse non vedere oltre le apparenze. Troppo ordine e troppo poca furbizia probabilmente, o troppo amore. Angrboda aveva desiderato Loki e l’aveva avuto, ma di amore non si era mai parlato, lei vedeva bene oltre la maschera del dio degli inganni e anche se ne rispettava la natura caotica, in quanto simile alla sua, non ne era particolarmente impressionata. Nel complesso nessuna delle donne di Loki aveva avuto le carte in regola per tenerselo stretto.  Per la stabilità serve dell’ordine, che Angie non poteva offrirgli, mentre per capirlo serviva caos nella vene, che mancava a Sigyn. La ragazzina d’altro canto…
 
Nel frattempo il cielo cominciava a rischiararsi, promettendo un’alba magnifica e Maddy stava lasciando scivolare dalle dita il libro che aveva finito in una notte, be’, forse saltando dei pezzi nella foga, molti episodi comunque li ricordava dai racconti del Guercio e dai libri sbiaditi letti anni prima. Non si era mai sentita così assolutamente, tremendamente e schifosamente sola. C’era qualcuno ad Asgard, a parte Idun forse, a non aver fatto delle cose orribili? E perché in quel momento la persona di cui sentiva di più la mancanza era quella che da quel resoconto ne usciva peggio, cioè il narratore stesso?
Era uscita dalla sua casa, correndo senza sapere dove, e si era trovata davanti Odino, ma in quel momento la vista dell’amico non le aveva dato conforto, sconvolta gli aveva detto di lasciarla stare quando si era avvicinato con aria preoccupata. Sapeva che Odino aveva quasi sempre agito nell’interesse della sopravvivenza dei Nove Mondi, ma c’erano cose che non riusciva, almeno in quel momento, a giustificare.
Era uscita da Asgard di corsa e si era imbattuta quasi subito in una ragazzina sui sedici anni, con un visetto dolce e innocente incorniciato da treccine viola. “Angrboda” aveva esclamato sorpresa. L’altra le aveva offerto una mano con fare amichevole e rassicurante, poi le aveva detto: “credo che tu abbia bisogno di parlare con me.” E con stupore Maddy aveva pensato che aveva ragione.
 
 
SPAZIO DELL’AUTRICE:
Prima di tutto delle NOTE SULLA TRAMA: buona parte del capitolo si basa su “The Gospel of Loki”, soprattutto perché emerge il lato più fragile ma anche negativo di Loki, e su “Le parole di luce” per quanto riguarda il suo rapporto con Sigyn, che in realtà adoro sotto sotto, scusa Sig, sappiamo che in realtà sei capacissima di tenertelo stretto il tuo Loki! Lo so che la mia ship funzionerà solo nelle ff.
Caspita, questo capitolo sì che era lungo, ma ho preferito non spezzarlo visto che aveva un filo conduttore unico. Be’ questo passaggio un po’ drammatico mi serviva per smuovere la situazione! Se qualcuno è arrivato fino a qui mi fa già molto piacere, e sarei ancora più felice se decideste di lasciarmi una recensione per farmelo sapere e per dirmi cosa vi è piaciuto e cosa no, o anche solo per dirmi che sono andata OOC alla grande e che sono anche un po’ melodrammatica! Grazie in anticipo! ;)
A proposito, ringrazio moltissimo nala91 e Jay W che con le loro recensioni mi hanno motivata a sistemare e pubblicare questo capitolo! (Quanto a sistemare ammetto che l’autorevisione non è il mio forte, quindi se trovate errori segnalatemeli pure e le critiche costruttive sono bene accette!)
(Quasi dimenticavo, le parti in inglese sono dalla canzone "Give me fire" dei Mando Diao! Molto carina, mi fa pensare al nostro Loki!)
 

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Capitolo 3
*** Presenza ***


PRESENZA:
 
 
I would never be one of them. I knew that now. I was alone. I would always be alone. I’d learnt my lesson for good, this time.
(The Gospel of Loki)
 
 
“Perché te ne sei andato?” La voce che lo risvegliò era familiare e sarebbe stata molto gradita se non gli avesse provocato una fitta di panico. Si sentiva assonnato e confuso, e valutò che non poteva essere passato molto da quando si era addormentato. Si tirò su a sedere, cercando di darsi un’aria dignitosa. Inutilmente, visto che i vestiti che indossava erano evidentemente di Angie: stretti, femminili e violetti. Gli ci volle un po’ a far adattare gli occhi alla luce soffusa che filtrava nella grotta.
Maddy era lì, in piedi di fronte a lui, con l’aria stravolta quanto la sua, ma una strana determinazione nello sguardo. Ed era andata fino a lì per lui, questo non se l’era aspettato.
“Preferisco sentirmi solo quando lo sono davvero piuttosto che quando sono circondato da persone.” Borbottò. Buongiorno a te, pensò. “Capisco.” Gli rispose a voce bassa. Gli allungò una borraccia piena d’acqua che le aveva dato Angie. Lui la guardò con gratitudine ne bevve un lungo sorso che gli schiarì le idee e la voce.
“Ho imparato la lezione a mie spese, mai fidarsi di nessuno. Sono sempre stato solo. Ma hey, me la cavo benissimo, sono pur sempre Loki... e Lucky.” Le fece l’occhiolino. “Non hai letto i miei comandamenti?”
Maddy presagiva che quella conversazione sarebbe stata lunga e difficile e sentiva già le labbra tirate e asciutte, la tensione nei muscoli e nel petto l’affetto che, nonostante tutto, l’aveva portata lì.
“So come ci si sente ad essere soli, diversi, io lo capisco e comunque… sì, ho letto il tuo Vangelo, modesto come sempre, ma è successo tutto molto tempo fa, e io non ti porto rancore. Non devi per forza essere solo.” Disse, sperando di risultare rassicurante. Frasi amare scritte in inchiostro nero le danzavano ancora davanti agli occhi.
“Maddy, lo so, tu ci sei, fin da quando ci siamo incontrati. Per la prima volta potrei non essere solo e questo mi fa paura. E non so se posso fidarmi ancora di qualcuno, né se qualcuno può ancora fidarsi di me.” Le disse nervoso. Era ancora ubriaco, o da dove altro veniva tutta quella sincerità?
“Non lo so.” Ammise lei. “Ma solo perché so che non sei particolarmente altruista e che cercherai sempre di salvarti la pelle non significa che non mi fidi di te, so quando posso e quando non posso… più o meno. Non è cambiato niente.” Lui sembrò stupito dalla sua risposta, e lei vide accendersi una scintilla nei suoi occhi.
“E sei venuta a cercarmi, nonostante tutto,” il suo sorriso sghembo era tornato. “Sei corsa qui, in capo ai Mondi, e perché? Solo per dirmi che siamo ancora buoni amici?” Lei però non era in vena di sorridere. Avrebbe voluto urlargli contro che non lo sapeva perché era lì, ma era una bugia. Cosa poteva dirgli? Che la faceva arrabbiare che lui non potesse fare parte di Asgard, che per lei era stata la sua prima casa, la sua prima famiglia? Che vederlo andare via le aveva fatto capire che senza di lui tutta Asgard non le bastava? Poteva dirgli che quel libro non lo voleva leggere, che non voleva sapere che cosa avevano fatto tutti i suoi amici, che sarebbe stato più facile incolpare solo lui e che comunque né prima né ora era riuscita ad odiarlo? Avrebbe dovuto dire che non voleva trovarsi a dover scegliere tra lui e tutti e gli altri, perché lei non era Sigyn e non riusciva a scegliere solo con il cuore? Ma era proprio necessario dirlo? Lui la conosceva bene e non era uno sciocco.
“Perché mi hai dato quel libro?” gli chiese lei invece di rispondere. “Credi che non sapessi già molte di quelle storie? O speravi di uscirne meglio da questa tua versione dei fatti?”
Lui scrollò le spalle, ostentando noncuranza.
“No, certo. Odino ti avrà raccontato tutto, o quasi, le aggiunte non fanno che peggiorare le cose per certi versi, lo immagino, ma magari ne esco più da codardo ed egoista, che da pazzo o da mostro. Comunque non mi importa, Maddy, non importa cosa dicono le storie del Vecchio o del Popolo, e non te l’ho fatto leggere per screditare loro. Anche se insomma, hanno fatto la loro parte, no? Volevo solo che tu, tra tutti, almeno tu, sapessi chi sono. Non mi conosci da sempre, ma sei qui, adesso. Volevo darti la possibilità di scegliere sapendo.” Di scegliere se restare al mio fianco… se restare. Loki abbassò lo sguardo, e si lanciò nella sua migliore interpretazione del “povero angelo”, infatti continuò imbronciato: “Ero curioso, ecco. Volevo sapere se il prezzo per avere qualcuno da cui tornare è che questo qualcuno non sappia chi sei. Be’, ora che abbiamo chiarito, puoi tornare da quegli altri che non sono esattamente fan del sottoscritto, direi.”
 
Your addiction in the one, the sweetest one, the precious one, oh that freedom.
So give me, give me fire, it doesn’t always have to end.
 
 
Da sotto un ciuffo scarmigliato di capelli rossi il dio controllò l’effetto della sua sceneggiata, e lei se ne accorse.
 
“Gli altri ti odiano soprattutto perché invidiano la tua libertà e ti temono. Certo tutto quello che hai combinato non può aver aiutato. Ma io so come sei, lo so da molto tempo. E non cercare di raggirarmi, non attacca con me.” Ribatté, seria. Maddy si sentiva patetica, perché si rendeva conto che in quel momento stavano entrambi supplicando. Sono qui per te, cerca di capirlo. Cadde un silenzio teso, interrotto solo dai fruscii del vento nella foresta.
“Sei innamorata, Maddy, è questo? Non è facile fidarsi in… amore. Ah, detesto questa parola.”  Borbottò lui con una smorfia, ma al di là della sua ironia si intuiva il peso dei suoi secoli di esistenza solitaria. “Credi che io non possa provare un minimo di… lealtà e rispetto, se non altro, verso qualcuno?”
Quanto era ancora inesperto di sentimenti, più di lei che era tanto giovane, eppure tanta sincerità da parte sua era disarmante, e poteva essere l’inizio di qualcosa, forse.
Si stava facendo irretire dal suo fascino? La stava ammaliando? Le venne voglia di usare Bjarkan e guardarlo attraverso quel cerchio tra le dita che rendeva le persone, e gli dei, tanto più comprensibili. Una cosa le era chiara però, qualcosa in lui e tra loro era cambiato, non in quel momento, ma nel corso del tempo.
“Non lo so. Siamo stati amici per anni, e ora non so, tu…” si interruppe, e fu un’esitazione di troppo, che sembrò spezzare quell’attimo sospeso di speranza e scelte.
“Ragazzina, torna ad Asgard!” le intimò alzandosi, leggermente instabile, e allontanandosi da lei. “Il sole non è ancora sorto e non è saggio stare in un bosco con me, sono un traditore, un poco di buono, un tipo pericoloso e dannatamente affascinante! Sono riuscito ad entrare nei vestiti di tutte le donzelle di Asgard quando erano nei loro letti e con mariti e parenti fuori dalla porta, chissà cosa potrei fare a te, qui, tutta sola!” Disse in tono insinuante e sardonico. Sapeva anche lui che dietro a tutta la sua sfacciataggine c’era una muta preghiera. Resta.
Lei non colse la provocazione.
“Loki, quando sorridi, quante volte è perché ne hai voglia e quante volte è per non dare loro la soddisfazione di vederti crollare?” domandò pur rendendosi conto che probabilmente si stava spingendo troppo in là. Quello che aveva letto però l’aveva scossa.
“Mi dicono che ho un sorriso irresistibile. E poi, invece di disperarmi tendo ad architettare vendette che mi tirino su il morale.” Sghignazzò. Resta. Resta comunque.
“Essere solo è anche una tua scelta, lo sai vero?” gli chiese, senza riuscire a nascondere la frustrazione e la malinconia che l’avevano assalita.
“Torna ad Asgard.” Sembrava seccato. Non la guardava più. Resta.
“Perché altrimenti cosa potresti farmi, qui, tutta sola?” sbottò lei sarcastica.
Lui si voltò ad affrontarla, le andò incontro con passo deciso, gli occhi illuminati da un qualcosa di selvaggio, la spinse contro una parete di roccia e avvicinò il volto al suo. Le teneva una mano su un fianco, con l’altra le aveva afferrato una ciocca dei capelli e ci stava giocando. Quando riprese a parlare la sua voce era forzatamente tranquilla.
“Sei la mia unica amica… in tutti i nove mondi, e io rischio di perderti così! Di metterti in pericolo perché sai che chi mi sta vicino non è al sicuro, o di vederti voltarmi le spalle delusa dal mio comportamento. Cerca di capirmi però, per la prima volta trovo qualcuno che mi capisce, che mi interessa anziché attrarmi soltanto. Maddy… Ho troppo caos nelle vene per resistere alle tentazioni.” Si staccò da lei appena per guardarla tutta, il desiderio scritto a chiare lettere sul viso. “Se devi andartene vattene subito oppure resta a scoprire quanto facile riesce davvero il fascino ai figli del caos. Anche con una giacca viola da donna.” Le soffiò le parole sulla guancia con il suo sorriso sghembo, solo un po’ più teso del solito.
Lei lo afferrò per il bavero della giacca in questione, guardandolo con aria di sfida e lo tirò verso di sé, facendo aderire i loro corpi e finalmente lui rise davvero. Fu una risata liberatoria, senza freni inibitori, che suonò splendida e folle alle orecchie di Maddy, e lui tornò ad essere il Loki che conosceva, senza quella punta di rabbia, malinconia e serietà che l’aveva rabbuiato in quei giorni. Ora era soltanto luce abbagliante e frenesia. Per gli dei, quanto le era mancato, pensò.
“Per gli dei Maddy, non osavo sperarci ma d’altra parte sono decisamente meglio della concorrenza, molto meglio, sono Loki!” si pavoneggiò ridendo, e la baciò.
 
Maddy nei momenti che seguirono ripensò fugacemente a una delle tante cose che le aveva detto Angie, qualcosa come: “Ma l’hai mai visto scagliare le rune? Hai visto che magie sa fare con quelle mani?” e aveva riso spudoratamente ammiccandole. A quanto pare la Strega non aveva più alcun interesse per Loki, ma pensava che lui le avrebbe dovuto qualcosa per una volta se avesse convinto Maddy ad andare da lui. L’avrebbe ringraziata anche lei un giorno in qualche modo e le avrebbe detto che almeno su qualcosa aveva indubbiamente avuto ragione.
 
E mentre la tirava a terra, sopra di sé e le infilava le mani sotto ai vestiti e la baciava, con le labbra stirate in un perenne sorriso esaltato, Loki aveva voglia di volare come un falco e bruciare come una fiamma e di ridere come un pazzo, ma non poteva perché avrebbe significato staccarsi da lei. E lei era bella, forte e fiera, e aveva deciso di restare lì con lui, di esserci per lui. E quella mattina si rotolarono sulla terra umida tra carezze e dispetti, risero entrambi e sorrisero e sospirarono, senza pudore, senza chiedersi se qualcuno avrebbe potuto passare di là e trovarli stretti l’uno all’altra, a giocare e a fare all’amore, senza pensare a chi ad Asgard non li aveva visti tornare.
Lui non riusciva a pensare ad altro che a lei, e provava qualcosa a cui non sapeva dare un nome preciso, ma lo faceva sentire libero, più di quanto non fosse mai stato. Era libero e non era solo.
 
 
My love's with you 'til the end,
the sweetest end, my precious end.
Oh my freedom.
 
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SPAZIO DELL’AUTRICE:
Io l’avevo detto che tutto ciò è stato scritto per arrivare all’ultimo paragrafo no? Ebbene sì, tre capitoli per dare sfogo alla mia anima di fangirl! Comunque, mi scuso se ci ho messo così tanto ad aggiornare, ho avuto un sacco di impegni e sapevo che sistemare questo capitolo avrebbe richiesto parecchio lavoro, e ancora non sono del tutto soddisfatta, ma non volevo rimandare ancora. (Cercherò di fare una revisione di questo e degli altri capitoli in futuro). Comunque temo che dovrei rinominarlo “Loki in Love” o qualcosa del genere per come sono andata OOC, ma spero di salvarmi dicendo che è passato del tempo, lui può essere cambiato almeno un poco, qui è in palese stato confusionale da alcol e sentimenti… e fondamentalmente io volevo così! :P Spero che comunque il finale vi sia piaciuto, davvero! :) Se vi va di lasciare una recensione a me fa molto piacere! (Vale anche per te I, fatti un account e passa al lato oscuro!)
Potete notare che anche stavolta ci sono dei versi di Give me fire (Mando Diao), che è stata la principale ispirazione mentre scrivevo. Ascoltateli che sono bravi!
Per concludere grazie mille a chi ha seguito questa breve storia, a chi ha commentato o lo farà in futuro e a chi ha seguito silenziosamente.
Alla prossima!

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