Il mio Terence è diverso.

di LadyMary
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un segreto preannunciato. ***
Capitolo 2: *** La decisione. ***
Capitolo 3: *** Perché? ***
Capitolo 4: *** Passeggiata Domenicale. ***
Capitolo 5: *** Ma chi è l'uomo misterioso? ***
Capitolo 6: *** Il diario di... ***



Capitolo 1
*** Un segreto preannunciato. ***


Disclaimer:

i personaggi di questa storia non sono di mia proprietà, ma appartengono all’ autrice, Kyoko Mizuki, e alla Toei Animation per l’anime. Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.



Il mio Terence è diverso.



Premessa:



Ciao a tutti/e. Questa é una storia pubblicata per un motivo ben preciso: farvi conoscere il vero Terence, quello interiore, soffocato ed oppressato dal suo segreto.
No, non è uno scherzo, ma pura e dura verità. Il Terence che ho conosciuto è diverso, si, avete letto bene:
Il mio Terence è diverso.
Non è come l'avete conosciuto voi. Quando Kyoko Mitzuky tesseva le origini della sua vita, la trama della sua storia insieme a Yumiko Igarashi che lo disegnava potendone cosí ammirarne la persona, io inconsciamente, inconsapevolmente ero li; l'essere prescelto che in futuro avrei conosciuto la verità su di lui, chi lo ha visto sotto il suo vero aspetto, io sono chi ha saputo come davvero sono andate le cose dopo il grande successo con il manga e l'anime. Ho avuto la fortuna di conoscerlo come non l'avete conosciuto voi.

Un segreto preannunciato.


-Dicci cos'ho che loro non sanno.-
-Terence..io..io..-
-No, non sto parlando con il mio interlocutore misterioso, é soltanto la mia Autrice; stiamo "complottando" per cercare di esporvi nella maniera meno traumatica possibile, una verità... o segreto?
Ed io, Terence Graham Granchester mi chiedo continuamente se il mondo di Terence, le sue fans, il fandom e quanto'altro, siano pronti ad accettare la notizia.
Sono terrorizzato.
Ma la mia Autrice mi tranquillizza dicendomi che andrà tutto bene, e chi ama davvero accetta tutto di una persona.-
Comunque sia, andiamo avanti con il discorso introduttivo.
Se ne può anche capire qualcosa particolarmente da "Indegno successo" anche così non poteva sembrare...Ma anche dalle precedenti storie.
-Terence? Terence? Io sono ancora qui che dovrei dare la risposta.-
-Hai ragione, perdonami. Parla pure adesso.-
-Terence...io...non voglio che sia io a dirlo al mondo intero, a quello delle generazioni passate, alle presenti e le future.-
-Allora questo rimarrà solo un segreto, per sempre, come è solita fare l'Autrice, sempre e solo un segreto inaccessibile per ora.
O forse?


Da come abbiamo capito ci sono tre persone che hanno costruito questa premessa: l'Autrice, Terence e la voce narrante, che più in là tanto narrante non è ma sarà ben altra cosa, ma questo potrà svelarlo solo il tempo.



Prologo.


1927. Century City. Los Angeles, California.

Terence è cambiato, maturato dalle circostanze della vita, solitario si, quello gli è rimasto. Nel giro di pochi anni é diventato un attore cinematografico, lavorando in un ambito dove vengono affinati i migliori talenti che verranno poi trasferiti ad un livello massimo. Attualmente vive da cinque anni nella sua villa acquistata per motivi di lavoro, visto che nei pressi risiede l'edificio preparatorio per i futuri attori protagonisti. Quasi sperduta in un territorio dove il transito è ammesso esclusivamente a persone dell'ambito lavorativo, un area riservata solo a pochi talentuosi, e dai quali molti vengono trasferiti alla sede principale fondata nel 1915, ovvero la Fox Film Corporation. Persone scelte visto la matura esperienza, serietà e dedizione al lavoro, e prossimamente uno di questo sarà proprio Terence. Nonostante che nell'ambito si respira aria di apparente serietà, la gelosia prende spesso il sopravvento tra i compagni di carriera, ed essendo Terence un carattere solitario e particolare, cerca di evitare qualsiasi forma ed approccio con loro al di fuori del campo del lavoro, nonostante lo invitano a trascorrere delle serate in sua compagnia; inutile dire che tutte le donne sono attratte dal suo fascino, dal comportamento inavvicinabile dell' uomo, dal suo futuro dall' inevitabile successo, e da quella passione fino al sangue che mette quando recita. Ed é risaputo che quando più una cosa è impossibile da raggiungere più è agognata, e una di queste si chiama Terence Graham Granchester.

Note dell'Autrice.

Eccomi di nuovo qui, stavolta "in veste di long" XD come avevo preannunciato. Dopo sei storie singole ed una raccolta, una FF più lunga ci voleva eh? Così grazie a Chiary Chan e Petra Lu che mi hanno spronata recensendo "Lettera bugiarda?" cosí ho deciso di continuare l'avventura, cosa che aleggiava fermamente nella mia testa già da tempo, visto che ne avevo la precisa idea su come continuare. Non a caso l'ho postata in un giorno che ricorda una rivoluzione, si perché questa é la prima Slash della sezione e la prima a scrivere di Candy morta. Una rivoluzione appunto. Beh, credo che detto questo posso sperare soltanto che vi piaccia il tutto, e ringraziare anticipatamente chi leggerà e recensirà. Vi auguro una buona lettura. Un saluto di mia propria mano: LadyMary.

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Capitolo 2
*** La decisione. ***


La decisione.

-Basta, ho deciso! - Esclamò gettando sul pavimento il bianco asciugamano da bagno, che fino a pochi secondi prima gli avvolgeva il nudo corpo. Un pezzo di qualità che la sarta personale gli aveva regalato, ricamando la base con fili d'oro riportando il nome completo del Duca.

- Un dono pregiato per un corpo di pregio.- Complimentò tra le tante parole la spigliata e logorroica poco dopo averglielo consegnato al destinatario qualche giorno prima nella sua bottega.
Parole che per lui non gli sfiorarono nemmeno le orecchie, e con assenza di espressione annuì completamente disinteressato con un: -Grazie, a presto.- Dopodiché voltò le spalle ed uscì.
Anche in quella occasione il solito carattere strafottente mostrò il suo essere nei confronti del sesso femminile, o forse si tratta sempre dell' incancellabile rancore che gli ricorda una distaccata madre, e automaticamente si mostra indifferente a chi uomo non è? O potrebbe essere qualcos'altro che forse non si sa ancora, oppure si tratta di un diverso appiglio riguardante il fiocco rosa? Che sarebbe? Vabé, questo lasciamolo al mistero e alla storia stessa.

-Non leggerò più nessuna lettera! Lascerò che marciscano ammassate l'una sull'altra, senza che i miei occhi degnano di sguardi quelle stupide parole.-Continuò iniziando a vestirsi per una salutare passeggiata Domenicale in esclusiva compagnia di se stesso, dopo aver letto alcune pagine di Shakespeare come di sua abitudine quando non lavora. E ancor prima, la lettura delle mittenti Marlove non fu per lui una cosa inevitabile.
Ma poi perché continuava a leggerle facendosi del male interiore? Per quale motivo permetteva alla sua vista di svelare quelle nascoste parole ricordandole poi alla mente? Malinconia del passato? Voglia di vestirsi di nuovo dei panni della bella giovinezza? Consapevolezza di essere amato anche se non corrisponde? Oppure per rimorso? Può darsi, perché nonostante lui sia un duro ha pur sempre un morbido cuore in petto. O forse perché nel suo cuore è decisamente e drasticamente cambiato qualcosa? E quindi anche se la madre e figlia non sono al centro dei suoi interessi, e degnandole solo di una lettura dei loro scritti, quella'umanità già di suo che è stata alimentata dalle circostanze della vita, gli ha fatto acquisire una certa collaborazione per chi comunque è più sfortunato di lui, e Susanna è una del caso. Nel giro di poco tempo, Terence ha subito improvvise circostanze dalla vita, ed ha imparato che da essa ci si può aspettare di tutto, e che basta andare avanti qualsiasi cosa che la vita ci presenta, ovviamente quando si tratta di sofferenza, perché le belle cose si sa le accettiamo tutti, ma quelle dure, dolorose no, d'istinto vi ci si deprime, indietreggia, ribella. Ma Terence ha fatto contrariamente.Un suo esempio di forza interiore l'ha avuta quando tramite la corrispondenza pelle Marlowe seppe che Candy era stata trovata senza vita nel letto della sua stessa camera una Domenica mattina. La stanza era situata al piano superiore di un piccolo edificio dove svolgeva il suo lavoro per conto di un' associazione familiare di volontari. Cosa affermata anche da un collega, che settimane dopo gli riferì l'accaduto, essendo conoscente della deceduta misteriosamente. Arresto cardiaco? Avvelenamento? Purtroppo il caso é rimasto irrisolto e non preso in considerazione da nessuno. Ovviamente su due piedi Terence pensó che si trattasse di una loro malefica intenzione per avvicinarlo a loro, ma la conferma del collega sfatò il mito bugia. Ma chi sarà questo collega che conosceva Candy, e coincidenza ha voluto che lavorasse con Terence? Chissà, forse lo scopriremo più avanti. Ad ogni modo, Terence ha deciso di prendere provvedimenti a riguardo; una decisione presa dopo aver letto per l'ennesima volta una lettera che diceva:



Note dell'Autrice.

Ed ecco pubblicato il secondo capitolo! Da qui iniziamo seriamente a ragionare vero? Vi prego, abbiate pietà che vi ho spezzato la lettura proprio ora che c'era la lettera! Tanto si potrà leggerla al prossimo capitolo. Ringrazio ancora Petra Lu per la sua prima recensione a questa storia, e per averla messa nelle preferite. A questo punto LadyMary vi saluta, ciao e alla prossima!

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Capitolo 3
*** Perché? ***


Oh Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre, rifiuta il tuo nome, o se non vuoi, giura che mi ami e non sarò più una Capuleti.

-William Shakespeare.-

Perché?

Ciao amore lontano ma vicino, che sarebbe dentro al mio cuore. Terence Graham Granchester, tu conosci benissimo che non posso correre liberamente per venirti incontro, la vita me lo ha impedito, e per di più il destino ti ha segregato in quelle quattro maledette aperte mura di cui dovevo farne parte anch'io con te! Ma nulla può impedirmi di immaginarti qui con me nei sogni della mia mente, ma lo sto facendo anche in un certo senso di forma fisica con le bamboline. Ti pare giusto che ad un'età così matura debba fantasticare con dei fantocci simulando il mio matrimonio che non posso avere perché il destinatario di questa lettera si rifiuta di adempierne la più doverosa e giusta realtà? Per me è quasi una cosa normale giocarci su come sto facendo, visto che chi ama davvero non si vergogna di nulla, ed io non mi vergogno di questo giocare alle bambole con te. Dovresti vederli come sono carini insieme! Oggi Susanna indossa un vestito arancio - di cui ovviamente ho cucito io stessa - con due balze di bianco merletto all'orlo della gonna, gli sta benissimo fino alla base dei piedi che poggia per terra. Si, perché lei sta eretta per terra, non come la sua umana copia originale! Beata lei in un corpo di stoffa che può correre nel mondo dei giochi sognanti con Terence, il duca Granchester! Adesso veniamo a te: sulla testa ti ho infilato i capelli a piccole ciocche dopo ciocche, scegliendo la criniera del miglior purosangue del ranch che apparteneva al mio deceduto padre. E tu non permettere che la morte fisica dell'assenza mi porti via da te! Ora, in questo momento, il tuo sosia di pezza se ne sta accanto a me disteso sul nostro talamo nella casa in legno pregiato; pezzo che ho fatto costruire dal migliore falegname di famiglia, sotto le mie attente e minuziose descrizioni. Perché non torni? Perché non poter far vivere sul serio queste storie create dal mio cuore per te? Perché non lasci tutto per amore di chi ti ama davvero? Sono anni ormai che sto ad attenderti, e non ho mai smesso di amarti un solo istante! E se dopo della sedia a rotelle per te dovrei finire in psichiatria, allora ben venga! E pure lì permetterò alla mia mente di pensarti! Perchè continuare in eterno quello che ti ha crudelmente separato da me, la tua salvatrice che ti ama in sempiterno? Guarda, dopo tanto tempo me ne sto ancora seduta qui davanti al mio scrittoio a scriverti con una delle stesse mani che hanno reso possibile lo scambio degli attuali posti tra me e te,e quest'anima non smette di condividere la tua, nonostante che Terence Graham Granchester continua ad ammutolire i suoi silenzi! Perché continuare un silenzio che dura una vita, mentre io trascorro la mia stessa esclusivamente per te che te ne stai lontano e disumanamente indifferente da me? Dovrei odiarti per questo? Impossibile, io ne sono umanamente il perfetto contrario. Invece di odiarti amo, nonostante il tuo atteggiamento nei miei confronti, sapendo benissimamente che non posso venire da te perchè impedita fisicamente, e per di più proprio dallo stupido ed insignifcante lavoro che mi ha diviso da te, contrariamente a quanto è successo, visto che avrebbe dovuto unirci definitamente. Così, quello che posso fare per te con il resto del mio corpo lo faccio, perchè niente e nessuno potrà separarmi da te, anche se un giorno moriranno tutti i miei organi vitali salvandosi esclusivamente il cuore, sarà quello che ti scriverà, perchè è in lui che tu regni e siedi sovrano, ed il mio cuore rappresenterà tutta la mia vita, perchè tu batti in lui. E seduta qui sul supplizio che ha barattato la tua vita con la mia, io ti aspetterò finchè il mio cuore cesserà di battere, cioè mai, perchè io sarò sempre ad attenderti, perchè il mio amore per te non finirà mai di pulsare visto che è eterno, e in sempiterno io starò con te.

La tua Susanna.

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Capitolo 4
*** Passeggiata Domenicale. ***


Passeggiata Domenicale.

Il pettine color della notte passò tra le ciocche acconciandone la chioma appena accennata sulle spalle, poi vestito solo sull'intimo, a piedi nudi afferrò la bronzea maniglia dell'uscio.-Che imputridiscano loro e chi le scrive!- Concluse chiudendosi dietro la porta del bagno sbattendola energicamente, avviandosi nella camera da letto che si trovava logicamente accanto alla stanza dei bisogni. Pochi nudi passi e si trovò presso la base del letto dove prima aveva poggiato i pezzi da indossare. Infilò le braccia nella candida camicia, ne abbottonò i dorati gemelli che riprendevano le fattezze dei bottoni del gilet, e sistemò il colletto, il tutto in silenzio con la sua quasi solita aria accigliata e naturalmente pensierosa. Anche i pantaloni con tanto di gilet in raso Damascato rigorosamente di colore nero come le scarpe ai piedi del letto, erano stati indossati. Un completo a festa? No, era solo un' ossigenante passeggiata all'aria aperta, e Terence voleva vestirsi così perchè lui è semplicemente il Duca di Granchester. -Sono cinque anni che persiste questa cosa del via vai di lettere, anche se i miei silenzi proseguono immutabili.- Faceva tra se camminando a passo lento con ambedue le mani in tasca. Poco dopo, un piccolo sassolino venne lanciato non troppo lontano dalla punta della sua scarpa destra, mentre la voce ferma e a tono basso ironizzó queste parole: -Che destino crudele il loro.- Riferendosi ovviamente alle due inarrestabili donne che per ben cinque anni continuavano a scrivergli nonostante la sua totale indifferenza. E indifferente non fu nemmeno il suo passaggio. Due uomini verso la trentina se ne stavano seduti su di una piccola panchina interamente in pietra bianca. Terence passò davanti a loro che lo osservavano di sottecchi ancor prima che la sua figura permetteva di onorarli di quella matura bellezza. Quei sguardi lo seguirono ancora per un pò, fino a che uno di loro dai capelli biondo scuro e leggermente mossi, si accostò all'orecchio dell'altro bisbigliando un qualcosa che copriva con la mano, e di cui l'ascoltatore dagli occhi verde mare appariva interessato al riferimento. Cos'avranno mai potuto dire sul Duca di Granchester? Sull'attore amato dalle donne ed odiato dagli uomini? O forse sarà qualcos'altro di profondamente impensabile? É il caso di chiederlo all'Autrice stessa? A me non pare. Andiamo avanti. Il paesaggio di ritorno si presentava quasi desolato, poco più che desertico, come chi in quel fresco mattino di Aprile ne calpestava il suolo. In fondo si trattava dei dintorni nei pressi della sua dimora, ed essa doveva naturalmente possedere quelle caratteristiche intorno a sè, visto che ospitava un padrone dall'esistenza singola. Anche se "l'eremita" come lo ha scherzosamente nominato un suo collega, in quella debole giornata di sole, Terence aveva scelto la passeggiata invece del suonare dell'armonica seduto sotto un albero in compagnia solo di se stesso, come faceva fino a qualche anno precedente, Ma quel Terence era cambiato, mutato dai segni del tempo che gli avevano fatto prendere ben altre abitudini anche se mantengono quel suo stare da solo. Adesso quello odierno sfoga la sua esistenza al di fuori del lavoro seduto ad una scrivania scrivendo copioni, che venivano apprezzati e richiesti dai produttori stessi che li sfruttavano per le loro opere facendogli recitare le parti che scrive. Alternando questo con la meditazione, disteso sul suo letto a pensare, immaginare, rilassarsi in assoluto silenzio attorno a sè, rifugiandosi solitario anche in questo. Durante l'andare della passeggiata, un uomo sulla cinquantina, moro, corpulento e vestito di bianco uscì da sotto un arco fermandosi sotto di esso, incrociando il pensieroso passante. -Buona Domenica Terence!- Gli augurò guardandolo gioiosamente. Quasi di sottecchi e velocemente ricambiò il saluto con un cenno del capo ed un finto e forzato sorriso. Ma ormai tutto il paese lo conosceva bene...o quasi bene, perchè non è mai nulla come sembra. Cosa si rifugiava sotto quel volto stressato dalla vita? Non certo quella cinematografica che comunque lo gratifica. Quindi, che si nasconde dietro quei silenzi che non mutano nemmeno con la gentilezza? Cosa si cela nello spirito del Duca di Granchester? Beh, di certo ognuno è fatto in un certo modo perché non è fatto a caso, e tutti hanno una propria vita diversa da raccontare; ma Terence forse vuole custodirla gelosamente nel suo nobile cuore. Così, terminato l'atteggiamento quasi indifferente di colui che aveva dovuto educatamente dargli una risposta parlata, l'uomo fece spallucce e sorrise ritornando sotto l'arco, del quale all'interno risiede il suo alloggio circondato da alberi da frutto di cui ne faceva il passatempo preferito. -Il fruttivendolo non aveva nulla da impegnarsi? Proprio ora doveva uscire ed incrociarmi? Oggi non ho voglia di salutare nessuno.- Borbottò infastidito, come non lo era già abbastanza. Mentre passeggiava, alla sua destra c'era una piccola fontana in pietra e si accostò per bere unendo le mani. Dietro di lui a circa quattro metri di distanza, nascosto in un folto cespuglio, un uomo all'incirca la sua età lo osservava di nascosto quasi impaurito guardando quella figura che beveva davanti alla bassa fontana. -Non ne posso più, ho un copione che aspetta di essere concluso da me.- Si lamentò cominciando a tornare indietro, l'aria aperta e la gente proprio non gli andava giù da quando ha intrapreso la strada del vero successo da lui tanto agognata, non fa altro che allontanarsi dagli altri, nonostante siano proprio le persone ad essere parte della sua fama. -Devo rientrare, prima che incontri qualcun'altro interessato a rivolgermi parola.- Nel dirlo, i suoi passi erano leggermente più svelti dei precedenti. E pensare che nonostante questa lotta interiore con il mondo, il suo ego gli ha dato la forza di uscire solo per il gusto di sentirsi famoso in mezzo agli altri, e di ricevere qualche sguardo di ammirazione, tutte cose poi soffocate e dimenticate dai pensieri che gli attanagliano la mente. Beato e beata chi lo capisce questo Terence! -Buongiorno Terence.- Disse a bassa voce una giovane donna poco prima di incrociare il suo passaggio dalla distanza di quasi un metro. -Stupendo come sempre.- Fece tra sè dopo averlo guardato per un istante, per poi abbassare subito gli occhi celesti al suolo, continuando a stringere tra le mani il fiocco rosa sotto il mento, termine di un grande nastro del cappello che indossava. Terence accoppiò lo sguardo controvoglia senza rispondere al saluto, poi sbuffò leggermente. -Tanto per quella inutile donna delle pulizie gli bastava pure solo uno sguardo, la mia risposta era superflua.- Nonostante tutto, era riuscito ad evitare la sedia dello scrittoio ed il letto, sul quale trascina sogni e pensieri quasi inutili per l'esistenza, ed immaginazioni che dovrebbero e vorrebbero soltanto prendere forma reale.

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Capitolo 5
*** Ma chi è l'uomo misterioso? ***


Ma chi è l'uomo misterioso?

Intanto l'uomo non identificato si spostò dal nascondiglio quando Terence aveva percorso qualche metro tornando indietro verso casa. Destinazione riserbata anche all'osservatore, che iniziò ad intraprendere la strada; nel suo corso desiderò di mangiare delle pesche, chissà, forse ispirato da qualche profumo simile in giro. -Devo aspettare come sempre, dovrò attendere un paio di mesi per poterle mangiare.- Si lamentò sottovoce prima di fermarsi davanti ad un cancello dove al suo interno poteva acquistare della frutta. Scosse leggermente il capo dopo aver osservato per pochi istanti la gente che comprava. Sospirò e continuò il suo cammino mantenendo un'aria di serietà sul volto. Contrariamente a quello di andata di Terence, il suo percorso fu totalmente solitario, ma fece ritorno accompagnato da quell'interna voglia di frutta con tanto di qualcos'altro celato nell'intimo del cuore. Un piccolo ruscello faceva da marito fedele accoppiando la villa che li divideva per circa dieci metri sulla destra, dall'altro lato una fitta boscaglia con tanto di stretti sentieri, ad attorniare il tutto, una bassa catena montuosa completava il pacifico quadro in cui soggiornava da circa due anni. Una volta superato il vialetto che porta al cancello principale -una piccola stradina di cui entrambi i lati vi erano due strisce di minuti fiori multicolori che facevano da benvenuto a chi percorreva quella romantica passerella. -Vestito da un completo color avorio e camicia in raso bianca, le scarpe in tinta tastavano tranquillamente il terreno, una quiete apparentemente fisica la sua, ma pare che i suoi pensieri erano turbati da un qualcosa di nascosto, o forse non troppo tanto manifesto, pensieri che trasparivano da un volto dall'espressione quasi sempre seriosa, motivata forse dal lavoro che svolgeva solitamente. L'uomo varcó la soglia e si avviò in cucina, guardò l'orologio a pendolo in legno scuro: segnava le undici esatte. -Di tempo ne ho, adesso devo pensare a me stesso purtroppo...mi coccoleró con una torta di mele, ormai devo accontentarmi con quello che la vita mi permette di offrirmi, per ora.- Si rassegnò parlando a se stesso con un filo di voce lavandosi le mani, poi preparò il tutto per il singolo pranzo. -Ecco qui, nella vita bisogna.sapersi accontentare, sia che sono piccole cose o che le sostituiscano, l'importante che esistono.- Si consolò guardando la torta leggermente fumante sul tavolo, dopodiché guardò fuori al giardino attraverso l'ampia finestra. -Ne assaggeró un pezzettino all'aria aperta, al Diavolo la tradizione, se é per questo ne ho una in testa! Una crudele tradizione.- Concluse l'ultima frase con una certa tristezza. Detto questo, portò l'occorrente sul tavolo in legno scuro come le quattro sedie fisse al suolo e si sedette su su una di quelle al lato largo sospirando. -E rieccoci di nuovo da soli, come se ne avrei...va e lasciamo stare.- Si lamento per poi tagliare la prima fetta, e pensieroso cominciò a mangiare; nel mentre ne osservava l'interno ben stratificato e riuscito. -Per la frutta ho rimediato, ma quanto vorrei...- Con una certa fatica interruppe il pensiero addentando ancora una volta il frutto delle sue mani. Poco dopo prese una seconda porzione, ma il pensiero continuava a molestarlo forse dolcemente come la sostanza che lentamente gli si scioglieva in bocca. Un contrasto tra dolce e dolore quello che deglutiva sia fisicamente che mentalmente, immagini e desideri che scendevano giù in un contesto amaro da ingoiare con dolcezza, e l'altro da ingerire con amarezza, un pensa e ripensa che durò il tempo di una torta consumata interamente da chi l'aveva creata qualche ora prima. -Me ne sono accorto e non di averla presa tutta, o almeno credo...poi chissà....vabé adesso è finita, e con lei dovrò pur mettere fine ai miei interminabili pensieri.- E cosí, incerto e sazio di cibo dolce unito ad un'amara condizione interna, rientrò in casa.

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Capitolo 6
*** Il diario di... ***


Il diario di...

Nel frattempo Terence fece ritorno a casa nella condizione che avrebbe voluto: la natura gli ha donato un tragitto che ha compreso lui e la natura stessa che lo circondava con il silenzio dei suoi suoni non umani. -Finalmente a casa, finalmente un po di pace.- Fece chiudendosi la porta dietro. -Però prima devo sbarazzarmi di questa tenuta da uscita e mettermi comodo.- Pensò tra sé raggiungendo la camera da letto. Letto, e fu proprio quello che vide per primo entrando nella grande stanza, sospirò e si distese supino guardando la soffitta che appariva così tanto simile a lui, vuota e solitaria. Così, dopo aver poggiato la testa sulle mani unite dietro la nuca, iniziò a far vagare i suoi pensieri. -Il lampadario è solo come me in questa camera.- Fece tra sé per poi chiudere gli occhi posizionandosi sul fianco destro. -Ma io avevo uno scritto da portare a termine.- Rammentò a se stesso riaprendo gli occhi dopo aver cercato di allontanare pensieri che risultavano scorrere inutili nella sua mente, tutta roba della quale bisognava solo reagire o andare avanti, fermarsi a sognare nel vuoto serve solo a far passare del tempo prezioso. -Alla fine che m'importa, sono io il padrone di me stesso, quelle parti le avrà solo quando lo decido io, adesso non ho voglia di mettermi a scrivere.- Parlò sottovoce dopo essersi messo a sedere privandosi del gilet che poggiò sul letto. Sospirò passandosi la mano al centro della testa portando indietro i capelli guardandosi nello specchio davanti a lui che ne rifletteva tutta l'intera persona, e con lui si vedevano le nuvole che lente percorrevano il loro passaggio fuori dalla finestra dietro al pensieroso Duca. Quest'ultimo ne osservava il naturale cammino nell'altitudine del cielo azzurro come le tende che la sera prima lasciò aperte dopo aver contemplato le stelle dietro la grande finestra prima di addormentarsi. Pensieroso si avvicinò all'affacciata guardando il panorama. -Non è che l'aria aperta la disprezzo, il problema è questa società che si oppone alla natura e quanto ne concerne, e qui il disprezzato sono sempre io.- Detto questo gli prese l'ispirazione per scrivere continuando ad osservare quel semidesertico paesaggio e la bianca tenuta posizionata nell'angolo destro del giardino secondo la prospettiva che gli offriva la finestra, una tenuta composta da tavolo e sedia che spesso adopera per dedicarsi alla scrittura. -Al pranzo penserò dopo, andrò a mettere su qualche pezzetto di me per il copione.- Così, spinto da quell'aria aperta che l'aveva fatto rientrare in casa, tornò a respirare la frescura dell'ambiente sedendosi sulla postazione da scrivano, lasciando il posto a pensieri di lavoro anziché a ragionamenti di preoccupazione, ansiosamente inutili e dannosi per l'esistenza. Riuscirà mai a superare ciò che misteriosamente prova internamente, liberandosi da chissà quale bisogno, catena, o altro che lo tiene prigioniero in quella dannata solitudine?

Domenica 20 aprile 1930 ore 14:00.

Ci sono riuscito ancora una volta, ma poi ho avvertito voglia di pesche...
la causa è la pelle.
Sono terrorizzato, e posso dirlo solo qui sui miei fogli,
loro mi amano e non mi condannano.
Ma per che cosa poi?
Per un motivo che non ha senso?
Vabè, adesso credo che devo dirti addio caro diario dei segreti,
che nel mio caso sarebbe solo uno di segreto,
solo uno in questo infinito spazio di dolore che spero finirà presto...
addio allora, se forse stanotte morró di desiderio.

Dopodiché poggiai il tutto sul piccolo mobiletto alla destra del letto, e successivamente fu il mio capo ad essere accomodato -sul cuscino però- sulla quale avrei voluto inzupparci lacrime di sofferenza, ma non riuscirono ad inserirsi nell'avorio tessuto perché il sonno prese il sopravvento su di loro e vinse, menomale per la sua vittoria, mi sono risparmiato dell'altro dolore che chissà per quanto altro tempo ancora dovrà marcire l'uno sull'altro come cumuli di inutile immondizia da bruciare!

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