L'Uomo Sfortunato

di NUNU65
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Uomo Sfortunato Va A Lavoro ***
Capitolo 2: *** L'Uomo Sfortunato va ai Musei Vaticani ***



Capitolo 1
*** L'Uomo Sfortunato Va A Lavoro ***


  1. L’uomo Sfortunato va a lavoro
Cos’è la sfortuna ? Chi è l’uomo sfortunato ?. La sfortuna è tutta una serie di eventi brutti che capitano ad un uomo sfortunato. Si, non avete capito una mazza se volete capire il significato della sfortuna andate sul dizionario oppure leggete questa storia.
Voglio raccontarvi la storia di un uomo, un uomo sfortunato. Non ha un nome è chiamato da tutti: stronzo, merdaccia, coglione, amore, papà. Ha molti soprannomi ma un nome vero proprio non c’è la. L’uomo sfortunato è il classico italiano-medio, che quando deve comprare una cosa guarda prima il prezzo e non l’oggetto o la qualità. Non è alto e neanche di bassa statura, non è goffo ma non è neanche agile, non è intelligente e non è una capra ma è un mostro del telecomando. Nel 1999 gli è stato assegnato il record di cambio di canale in dieci secondi, superato quello di dodici del caro Ragioniere Fantozzi Ugo, suo amico di vecchia data. La mattina: si alza con la sveglia alle sei che suona fastidiosamente, sbadiglia e beve il caffè bollente, si precipita come un cane in bagno alza la tavoletta del water e urina, un bel bidet e poi sciacqua mani, faccia e ascelle, si taglia la barba velocemente con il suo rasoio Gillette datato 1923 e mezzo scassato. Una volta uscito dal bagno corre in salotto per salutare la famiglia: la moglie Silvia, una donna con un colorito bianco, i capelli color aranciotopo e l’alito fognato. La figlia Piera, vent’enne diplomata con la media del sei all’Istituto per parrucchieri di Roma. L’uomo le accarezza affettuosamente come se fossero dei animali domestici. La Silvia gli mette le scarpe e la Piera gli infila il cappotto ed ecco che l’uomo sfortunato è pronto per l’autobus che passerà sotto casa sua alle sette precise. Ed eccolo in mezzo ad una folla incazzata come una bestia ad aspettare l’autobus, tutta la folla lo schiaccia violentemente. Tibiate, manate e gomitate in faccia si prende l’uomo sfortunato, quando ecco che si inizia ad intravedere l’autobus che arriva lentamente alla fermata. Dentro l’autobus una vecchia di 104 anni madre dell’autista: Loris, un mammone cinquantenne, cocainomane e alcolista. La notte prima aveva passato una serata da sballo con gli amici davanti al televisore e la madre che preparava polpettone e lasagne fino alle 4 del mattino. Loris, frena bruscamente, apre la porta del suo bus scassato ed ecco che inizia la guerra: impiegati che si menano, donne che si acciuffano i capelli e l’uomo sfortunato munito di una mazza bastonava pensionati e giovani disoccupati quando ecco che il bus inizia a partire, dentro circa novantanove persone tra cui: impiegati, anziani, giovani disoccupati. Ma tra tutti quei individui non c’era la minima traccia dell’uomo sfortunato. In realtà per una questione di eventi inspiegabili era finito nella fogna, qualcuno l’aveva buttato per rubargli il posto. Ci mise circa due ore per uscire e quando uscì ecco di nuovo il bus di Loris, l’uomo sfortunato si stese sulla strada e aspettò Loris che passasse, il bus con difficoltà arrivò e l’uomo sfortunato come sempre sparì dalla strada asfaltata, si era aggrappato al bus perché gli avevano rubato i pochi spiccioli che aveva per uno spuntino e per il bus ma quando la vecchia anziana lo scoprì furono cazzi amari. Loris frenò bruscamente, scese dall’autobus e al centro di Piazza Venezia nerbò violentemente per cento volte consecutive l’uomo sfortunato. I romani ridevano e tra la folla c’erano anche la Silvia e la Piera. Alla centesima nerbata l’uomo sfortunato disse:
-Posso andare ora ?-
-Ma dove cazzo vuoi andare ? Stronzo mi devi 50 centesimi- disse Loris
-Ma ora i 50 centesimi non li ho con me- disse Sfortunato
Manata sulla guancia destra.
-Guardi che io divento una belva umana sa- minacciò Sfortunato
Ginocchiata nella parte intima che causò un dolore lancinante al povero uomo sfortunato che ormai stanco si alzò e con la testa bassa e i vestiti mezzi strappati si dirigeva verso il tram più vicino che poi l’avrebbe portato a Piazza Del Popolo, sarebbe andato in Via Del Corso e poi subito a lavoro nella ditta di stampa cartacea in cui lavorava. Arrivò con un ritardò mostruoso e si beccò la cazziata del direttore di turno.

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Capitolo 2
*** L'Uomo Sfortunato va ai Musei Vaticani ***


L’uomo Sfortunato è nato a Napoli e all’età di venti anni decise di trasferirsi a Roma. Dopo due anni passati a fare il pizzaiolo riuscì a trovare un posto nella ditta di stampa cartacea in cui lavora e lì conobbe la moglie Silvia e poi venne alla luce la figlia che più a un umana sembrava una scimmietta. L’uomo Sfortunato fin dal 1997 era chiuso dalle 5.30 del mattino fino alle 17.00 del pomeriggio in ufficio fra: conti, manate, telefonate, insulti e cazziate e nella sua misera vita non ebbe mai la fortuna di visitare Roma e la sua grande bellezza. Però un giorno, l’uomo riuscì ad ottenere un permesso ed uscì dal lavoro alle 13.30. Fuori la ditta era elettrizzato il collega Gazzi gli aveva regalato gentilmente tre biglietti per i Musei Vaticani. L’uomo Sfortunato non sapendo cosa fossero questi Musei Vaticani se ne fregò e si diresse verso casa con la sua 500 a 20km orari. Arrivo a casa ed entrò come un animale nel condominio spingendo tutto quello che si trovava sotto gli occhi: vecchie arzille, bambini scassapalle e ragazzine . Arrivò fuori al portone bussò il campanello, la porta si aprì e l’uomo si trovò davanti la figlia con un tramezzino in mano e un sorriso a dir poco inquietante, la Piera avvicinò la guancia destra alle labbra del padre ma egli le scansò e gli accarezzò affettuosamente la testa come se fosse un curioso animale domestico.
-Silvia, preparati usciamo- urlò Sfortunato
La moglie con i bigodini stile anni 70’ incastrati nei capelli uscì dalla cucina. All’uomo vennero i colati di vomito.
-Ma come usciamo ?- domandò la moglie
-Si usciamo, Gazzi mi ha regalato tre biglietti per i Musei Vaticani-
-Ma amore tu l’arte l’hai sempre odiata- disse la Silvia
-Ma chissenefrega no, per una volta che usciamo come una famiglia tu devi sempre parlare, su forza vestitevi- disse l’uomo.
Alle 15.00 i tre uscirono dal portone, Roma era semivuota e l’uomo sfortunato contento entrò con una scatto felpato in auto e partì dimenticandosi della moglie e della figlia. Alle 15.30 posarono l’auto e fecero una corsa tremenda verso i Musei ed eccoli arrivati. Avanti a loro un follone agghiacciante, i tre si fecero spazio e l’uomo che stava per morire asfissiato tra la folla iniziò a sventolare i tre biglietti ed ecco che sentì una voce che urlava a lui:
-Dammi i biglietti che ti faccio entrare
L’uomo sfortunato li lasciò andare sperando che sarebbero entrati invece niente, aspettarono tre ore poi rifecero i biglietti altre due ore di fila ed ecco a loro i Musei Vaticani. Ma proprio quando entrarono una guardia svizzera li fermò:
-Mi scusi signore ma qui animali non sono permessi- disse la guardia
-Animali ? Ma quali animali- domandò sfortunato
-Quella è una scimmia signore- disse la guardia indicando la Piera.
Manata dell’uomo alla guardia svizzera che cadde a terra.
I tre camminavano mollemente mano nella mano tra: turisti, critici d’arte, quadri. Appena arrivati nella Pinacoteca l’uomo iniziò a sentire i primi bisogni fisiologici delle 18.10. Lasciò le due donne e iniziò a correre disperato alla ricerca di un bagno. Non lo trovava, girava e rigirava girava e rigirava e rigirava e girava di nuovo. Quando ecco che nella sua mente si accese una lampadina. L’uomo ormai disperato corse dietro una statua si calò i pantaloni e come un cane randagio defecò, per la sala si iniziò a sentire una puzza bestiale. Asparagi, vino, pasta, cipolle, frittata e frutta messi insieme e poi defecati dietro una statua del 400’\500’. Senza attirare nell’occhio l’uomo uscì e ritornò dalle donne. Arrivati nella sala delle cartine geografiche l’uomo iniziava a non capire quali fossero le regioni, non capiva come mai si dovessero sprecare dei tappeti del XIX secolo per disegnare delle regioni, con paesi scritte in una lingua strana. L’uomo rimase basito mentre la Piera e la Silvia si sforzavano a cercare il Lazio e Roma. Alla sala di arte contemporanea il disgusto tra mille apprezzamenti, l’uomo criticava ad alta voce le opere e poi le cazziate. Le stanze furono giudicate inutili dall’uomo sfortunato, per lui gli affreschi non servivano a nulla. Però le ammirava con un certo piacere. E ora il pezzo forte, i tre arrivarono alla Cappella Sistina. L’uomo sfortunato si autodefiniva il massimo esperto. Appena entrati furono aggrediti da una folla di asiatici, l’uomo sfortunato iniziò a fare a botte continuavano buttarlo a terra e così si affidò ai denti, morse: tre donne, cinque bambini, otto uomini e dieci anziani o meglio le sue vittime preferite. La Piera si perse tra la folla inferocita e la Silvia si trovò senza un soldo con i capelli spettinati e senza scarpe. L’uomo sfortunato invece si trovò davanti al Giudizio Universale, cacciò dalla tasca il telefono e scattò una foto, da lì ne seguirono circa trecentocinquanta. Il povero uomo sfortunato fu allontanato dalla cappella e fu portato in una stanza, dentro c’era lui e uomo vestito di bianco. Era il papa. L’uomo sfortunato cercò di scusarsi ma non ci fu niente da fare si beccò una cazziata mostruosa dal papa.

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