Wolf and Marauders' years

di Theresa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: un grifondoro complessato/Wolf ***
Capitolo 2: *** I tassi dovrebbero essere vicino alle serpi ***
Capitolo 3: *** Pregiudizi ***
Capitolo 4: *** Neve ***
Capitolo 5: *** Mezze verita ***
Capitolo 6: *** James Potter e la ragazza impossibile ***
Capitolo 7: *** Pray Jungle ***
Capitolo 8: *** Candem/Nobile casata ***
Capitolo 9: *** Candem Park ***
Capitolo 10: *** Run!Run!Run! ***
Capitolo 11: *** Tagli ***
Capitolo 12: *** Il lupo nella foresta ***
Capitolo 13: *** Un giglio è troppo scontato ***
Capitolo 14: *** vita quotidiana di studenti complessati ***
Capitolo 15: *** La fine di una fottuta vita ***
Capitolo 16: *** what happened? ***
Capitolo 17: *** Hunter ***
Capitolo 18: *** You gotta move ***
Capitolo 19: *** Le bugie sono dolci la verità amara ***
Capitolo 20: *** E se avessi paura ***
Capitolo 21: *** Lettera ***
Capitolo 22: *** O.d.F. ***
Capitolo 23: *** Animale ferito ***
Capitolo 24: *** Come un completo sconosciuto ***
Capitolo 25: *** No regret ***
Capitolo 26: *** Mattoni Rossi ***
Capitolo 27: *** Dentro il castello i topi ballano ***
Capitolo 28: *** Crucio ***
Capitolo 29: *** Il ritorno del Re ***
Capitolo 30: *** L'oscurità che ci circonda ***
Capitolo 31: *** Compleanno solitario ***
Capitolo 32: *** Non ritorno ***
Capitolo 33: *** Gatto Nero ***
Capitolo 34: *** Storia di una piuma ***
Capitolo 35: *** Una serpe complessata/ Felpato ***



Capitolo 1
*** Prologo: un grifondoro complessato/Wolf ***


Prologo

Un grifondoro complessato



Sirius Black era quello che si poteva definire la pecora nera della sua famiglia o quella bianca, dipendeva da che colore era associato a loro.
Ciò che lo distingueva maggiormente da loro era il suo essere un grifondoro, alquanto complessato, lo ammetteva anche lui, ma pur sempre un grifondoro con idee che alla sua pura famiglia,o a qualsiasi altro serpeverde, non andavano affatto a genio.
Li odiava profondamente con i loro discorsi sul fatto di essere purosangue li rendesse superiori ma lui sapeva che loro non erano altro che spazzattura.
Sua madre era la più esaltata, inneggiava con gli occhi scintillanti su quanto fosse giusto lo sterminio dei sanguesporco e mezzosangue.
Lui litagava sempre con sua madre, loro non parlavano, loro si urlavano contro parole di odio e piene di astio con il tentativo di ferirsi l'un l'altro, lei cercava inutilmente di cambiarlo e lui continuava a ribellarsi.
Suo padre era assente ma sempre  onnipotente, era lui che metteva fine alle loro sfuriate con poche semplice parole :"smettila Sirius, sei un Black." E lui non riusciva a ribattere, non riusciva a gridargli in faccia che lui non voleva essere un Black, che non lo aveva chiesto lui di esserlo.
Odiava essere inparentato con i Black o i Lastrange o qualsiasi altra famiglia serpeverde, era per questo che aveva finalmente deciso di andarsene.
Andare dai Potter, da James, lui l'avrebbe ospitato senza alcun problema.
Non era da lui andarsene silnziosamente nella notte ma aveva ancora la traccia addosso e si trovava chiuso in camera sua perché aveva finalmente avuto il coraggio di rispondere a suo padre.
"Smettila Sirius, sei un Black." Aveva detto lui con la sua calma glaciale.
Sirius si era zittito immediatamente mentre sul volto di suo madre si dipingeva il sorriso soddisfatto che lui tanto odiava.
-Si,sono un Black.- aveva iniziato Sirius  -Non ho scelto io di esserlo, ma insomma, sono meglio di tutti voi, nobile casata dei miei boccini, messi insieme.- Si era alzato e diretto in camera deciso ad andarsene, si era ritrovato chiuso dentro.
Aveva sempre pensato che la sua uscita da quella famiglia sarebbe stata molto più scenica, rovinando una delle tante feste che dava la sua famiglia ma ne aveva rovinate così tante che ormai non ci trovava quasi più gusto, ma zittire suo padre,cosa che non era riuscito mai a fare, quello si che gli aveva fatto correre un brivido lungo la schiena.
Vedere la sua smorfia di sorpresa nel vedere che il potere che aveva sempre esercitato sul figlio non c'era più aveva fatto sentire Sirius finalmente libero di andarsene da quel posto.
Aveva già calato il baule dalla finestra con dei lenzuoli ora si apprestava ad uscire anche lui, una via di fuga decisamente babbana, un'altra offesa alla sua famiglia che lo faceva ridere, qualdo lo avrebbe raccontato a James sarebbe morti dalla risate.
Prima di seguire il suo baule fuori dalla finestra diede un'ultima occhiata alla sua staza ormai spoglia, se non si contavano i poster babbani che grazie a una magia di creacher non si potevano più staccare.
Si calò dalla finestra e disse addio a quella casa, il nottetempo lo aspettava e lo avrebbe portato lontano.
 
James Potter era ciò che si poteva definire James Potter, unico nel suo genere, ma a sua madre piaceva definirlo Caos perché dovunque passasse riusciva a disseminare disordine mentre lei cercava, quasi inutilmente, di tenere pulita quella casa e riuscire a creare corridoi tra tutto ciò che lasciavano in giro suo marito e quella testa calda del figlio, non le serviva di certo altro lavoro ma il campanello suonò una mattina dei primi giorni d'estate e si ritrovò davanti un Sirius Black in cerca d'asilo.
Aveva chiamato suo figlio buttandolo praticamente giù dal letto e lo aveva fatto andare nel solotto senza dirgli il motivo.
L'assonato Potter all'inizio non aveva neanche riconosciuto l'amico, i suoi occhi faticavano a rimanere aperti ed il suo cervello non funzionava.
-Felpato!- Aveva gridato dopo cinque minuti buoni.
-Già, ho trovato questo randagio fuori casa.- Aveva detto la madre sorridendo a Sirius.
-Possiami tenerlo? Ti prego, mi occuperò io di lui.- Aveva implorato James.
-Spero non come ti occupi di te stesso.- Aveva risposto la madre.
-Trova un posto dove metterlo.- Aveva poi aggiunto la donna. -E metti un po' in ordine il porcile che è la tua camera, per merlino!-
-vieni Sirius, mi devi raccontare tutto.- 
Siriusi si era affrettato a seguire l'amico ma prima ringraziò la signora dell'ospitalità.
 
James a volte odiava gli scherzi di Sirius, felpato sapeva che all'amico per svegliarsi serviva almeno una buona mezz'ora, come minimo, e loro aveva già i tempi stretti per prendere il treno, ma lui non poteva starsene buono almeno quella mattina,no,non poteva, così James si era ritrovato a svegliarsi in ritardo con ancora il suo baule vuoto.
Aveva buttato tutto a casaccio pregando la madre di inviarli le aventuali cose che aveva sicuramente di menticato.
Attraversarono la colonna, Sirius ridendo e James che cercava di non perdere gli occhiali mentre correva, non si erano neanche preoccupati di guardare se qualcuno li aveva visti.
Il treno stava fischiando, qualcuno lo imitò ma loro non vi fecero caso e corsero verso il vagone dei Grifondoro, era il primo, secondo o terzo fischio?
Correndo urtarono una ragazza, James non si voltò nemmeno ma Sirius non riuscì a resistere quando la senti imprecare da pura babbana londinese.


Wolf


 
La ragazza guardava i suoi amici, la sua famiglia.
Tutto questo le ricordava la prima volta che era partita da quello stesso binario per una scuola a cui non voleva andare.
Suo fratello ammirava il treno estasiato,come se non ne avesse mai visto uno, la prima volta che era partita lui aveva solo 4 anni e lei si era sentita tremendamente in colpa nel doverlo abbandonare.
Ora ne aveva 10 e sognava di seguire la sorella maggiore in quel magico posto che lei chiamava "bib di scuola".
Non si assomigliavano per niente, il minore aveva preso tutto dal padre, occhi scuri e vivaci che non si fermavano mai troppo a lungo su qualcosa, sempre ansiosi di vedere qualcosa di nuovo e divertente, capelli neri perennemente spettinati sebbene ogni mattina diceva di pettinarseli per almeno 10 minuti buoni, magro come un fuscello e agile come una scimmia sebbene il suo corpo stava già cambiando in una fisionomia un po' più tarchiata, lei non aveva dubbi che più sarebbe cresciuto e più la sua mascella si sarebbe scolpita e tutta la sua figura avrebbe riportato alla mente quella del padre.
Il treno fischiò segno che la partenza era vicina.
Xavier,lo spilungone del gruppo fischiò a sua volta  imitando  il treno mentre si metteva le mani in tasca.
Xavier aveva la stessa età della ragazza gli occhi scuri erano assonati e la guardavano accusatori per averlo fatto alzare dopo una notte passata a "festeggiare" .
Il viso era un po' scavato e faceva esaltare di più le sue orecchie leggermente a sventola mentre i suoi capelli castani erano l'esatta copia di quelli del l'ultimo bassista dei Sex Pistols, Sid vicious.
Portava pantaloni a quadri scozzesi rossi e neri ed un maglione di lana fine di ottima fattura di un colore marrone smorto che lei aveva sempre odiato.
Lo spilungono per non far notare tutta la sua altezza teneva sempre le spalle e la schiena curvate in avanti così da accentuare la sua aria stanca e trascinante.
Accanto a lui se ne stava un'altro ragazzo di non molto più basso e con le stesse occhiaia ma con degli occhi colore del cielo in estate che erano capaci di trafiggere chiunque e sulle labbra sottili vi era un sorriso sornione simbolo che non si era ancora svegliato.
I suoi capelli neri erano corti e nessun pettine vi era certamente stato passato, ciocche ribelli ricadevano ogni dove senza nessun nesso logico.
Indissava una maglia bianca larga e ormai lisa, una giacca nera in pelle talmente logora che nessuno avrebbe detto che sarebbe resistita fino a fine giornata prima di strapparsi e dire addio al proprietario che tanto la amava, i jeans erano strappati e pronti anche loro a tirare le cuoia, gli anfibi neri, che non erano stati allacciati, erano probabilmente cio di più nuovo che il ragazzo indossasse ma anche loro avevano il loro tempo e lo facevano vedere.
Anche lui era magro ma al contrario del compare aveva un po' di massa muscolare, e la sua aria da bello e dannato faceva girare la maggior parte delle ragazze che si stava affrettando per salire sul treno.
Distrattamente estrasse sigarette ed accendino dai pantaloni senza alzare lo sguardo suo suoi due amici che si salutavano, stava per accenderne una ma si fermò riversando uno sguardo freddo a Xavier e la ragazza.
I due si stavano abbracciando, lui l'aveva sollevata da terra e finalmente la sua postura era quella di un ragazzo normale.
-Cosa sono tutte queste smancerie?- Chiese acido con ancora la sigaretta spenta tra le labbra.
Lei rise lasciando andare l'amico che tornò alla sua postura da uomo non erectus.
-vorresti anche tu?- rispose lei increspando le labbra in un sorriso divertito.
-Non fumarla qui.- Aggiunse poi con aria più seria.
-Se no che mi fai?- Chiese alzando il soppraciglio destro,quello con il piercing, e sfoderò uno dei suoi ghigni di sfida che avrebbe fatto invidia al peggiore dei seperverde.
Xavier alzò gli occhi al cielo esasperato e divertito dalla scenetta dei due amici.
Anche lui sfoderò un ghigno divertita.
-Sai cosa potrei farti.-
-Non eri tu quella "spiacente,niente magie fuori da Hogwards"?-
Il treno fischiò una seconda volta Xavier lo imitò nuovamente insieme all'amico e lei spostò la sua attenzione su suo fratello abbracciandolo.
-Non prendere troppo esempio da loro.- lo ammonì prima di lasciarlo andare.
-Continui con tutte queste smancerie, si potrebbe pensare che tu sia una brava ragazza.-Scerzò lui circondandole la vita con le braccia.
-Se fossi una brava ragazza non starei con te.- Disse prima di baciarlo con passione, il tossicchiare di Xavier li fece staccare.
-Non sparire Wolf.- 
-Non mi sembra di averlo mai fatto,Dean.- Rispose lei afferrando il suo baule e poi dirigendosi sul treno.
Due la urtarano nella fretta di salire e lei imprecò più volte dando sfogo al suo linguaggio da scaricatore di porto, facendo girare i genitori che salutavano i figli prima di un nuovo anno e facendo ridere la sua famiglia fin troppo punk in quel posto.
 


Come vi sembra? 
cercherò di essere perfetta per quanto riguarda la musica, Wolf e formata per il 59% dalla sua cultura musicale e nella londra del 78 la musica è parte integrante di unavita schifosa.
Sirius sarà uno dei protagonisti, ma cercherò di fare del mio meglio anche con gli altri malandrini.
leggete e recensite, mi servono i vostri consigli per non far diventare tutto questo un macello, grazie :)

Se riuscirò a capire come si fa prima o poi aggiungerò i disegni che riguardano questa storia, si accettano consigli per riuscire a farlo.
Seriamente,mi serve aiuto.

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Capitolo 2
*** I tassi dovrebbero essere vicino alle serpi ***


I TASSI DOVREBBERO ESSERE VICINO ALLE SERPI

Sirius non era riuscito a vedere bene la ragazza, c'era troppa gente in mezzo e James lo aveva praticamente trascinato sul treno,l'unica cosa che aveva visto erano stati capelli biondi, quasi platino, e qualcosa di rosso.
Il treno fischiò per la terza ed ultima volta quando James e Sirius entrarono nello scompartimento dove Peter e Remus li stavano aspettando.
Il primo se ne stava seduto a gambe incrociate sul sedile logoro del treno, gli occhi languidi e scuri, semi nascosti dai capelli color paglia, si illuminarono alla vista degli amici.
-Allora, come è andata la luna di miele, piccioncini?- Chiese Remus sorridendo con aria stanca ai due compari.
Ovviamente era stato messo al corrente della fuga di Sirius il giorno stesso del suo arrivo in casa Potter.
-Un sogno che diventa realtà.- rispose sarcasticamente James mentre cercava di pettirnarsi i capelli con le dita, il minimo indispensabile perché non sembrassero un riccio di mare.
-Sai Lunastorta, sopporto i suoi scherzi per 9 mesi l'anno.- Continuò Potter ancora arrabbiato per lo scherzo della mattina.
Il ragazzo, dopo aver sistemato entrambi i bauli si lasciò andare sul sedile logoro del treno.
L'amico sembrava troppo interessato ad allungare il suo collo fuori dallo scompartimento che ascoltare le lamentele di James.
-Ma amore!Così mi offendi!- Esclamò Sirius tornando improvvisamente presente per gli amici.
-Chiudi la bocca Felpato!-  Il treno cominciò a muoversi lentamente allontanandosi da Kings Cross, il vociare dei ragazzi di prima fuori dai finestrini e le grida dei genitori che cercavano di dare gli ultimi consigli fece sorridere i quattro.
La confusione si allontanò velocemente con l'aumentare della velocità del treno ma nel corridoio nel vagono adibito ai Grifondoro vi era qualcos'altro che faceva trambusto.
Sirius allungò nuovamente il collo nel tentativo di vedere qualcosa mentre i suoi amici ricominciarono a parlare delle loro vacanze.
Lungo la stretta corsia tra le cabine stava avanzando una ragazza che si trascinava dietro il suo baule e poco sembrava importarle se se il bagaglio colpiva qualcosa, o qualcuno.
Sirius la osservò con particolare interesse, rapito da quella particolare figura che non sembrava far parte di quel luogo.
Doveva essere alta come minimo un metro e settanta, magra come un chiodo e con poco seno, non il tipo che di solito preferiva lui, ma in lei c'era qualcosa.
I capelli biondo platino erano raccolti in uno chignon blando, sul punto di disfarsi, e molti ciuffi le ricadevano scompostamente sul viso pallido ed ovale.
Sopra delle guance leggermente scavate vi erano due grandi occhi grigi come il cielo appena prima delle tempesta adornati con matita nera, eyeliner, mascara e occhiaia che malgrado l'evidente tempo che aveva dedicato al trucco non si era data la pena di coprire.
Le labbra non erano molte carnose e neanche quelle sembravano aver avuto un'atenzione maggiore delle occhiaia.
La camicia che indossava aperta era decisamente troppo grande per lei, le maniche arrotolate in modo approssimativo fino ai gomiti, era rossa con un motivo scozzese a linee nere.
Sotto indossava una canotta nera smanicata con scritto "God save the queen", l'apertura sotto le ascelle le arrivava fino alla vita lasciando poca immaginazione sul colore del reggiseno.
Indossava poi dei leggins neri che le delineavano le gambe magre, infine portava un paio di anfibi neri.
Tutto ciò che indossava era in qualche modo trasandato, come se fosse stato usato così tante volte che non vedeva l'ora di essere buttato ma allo stesso tempo era in ottime condizioni.
Sirius si chiese come mai non l'avesse mai notata, lui era stato con quasi tutte le ragazze carine della scuole, ne aveva lasciate giusto una decina per il suo ultimo anno, ma lei non l'aveva mai vista prima, soprattutto tra le grifondoro.
-Che guardi Felpato.- chiese James.
-Quella ragazza. Sapete chi è?-
I tre allungarono il collo come lui, insieme sembravano quattro struzzi, e osservarono la ragazza ormai a pochi passi da loro.
-Capelli platino, occhi grigi...deve essere una Malfoy.-Rispose James smettendo di allungare il collo come un'idiota.
-Una Malfoy non veste abiti così, e poi cosa ci farebbe nel vagone dei Grifondoro?- 
-Non lo so. Tu sei un Black eppure sei qui.-rispose l'amico.
Intanto la ragazza superò il loro scompartimento mentre il suo baule continuava a colpire qualunque cosa.
Minus si tirò istintivamente indietro al suo passaggio, lui la conosceva quella ragazza, di vista, non vi aveva mai parlato troppo impaurito da lei e da chi le girava intorno.
Decise di non mettere al corrente gli amici di questa cosa, molto probabilmente non l'avrebbero più rivista e lui si vergognava a conoscere una ragazza del genere.
-Non credo sia una grifondoro.- Disse Lupin massaggiandosi il collo.
Sirius continuò a guardare la ragazza andarsene, il suo sedere era coperto dalla camicia, avrebbe voluto vedere il suo sedere per capire se valeva la pena di perdere tempo con lei che non era il suo tipo ideale.
 
Wolf arrivò finalmente nel suo vagone, quello della sua "casa", che poteva diventare la sua tomba in ogni momento.
Aveva dovuto passarli tutti perché,nella fretta per non perdere il treno, era saltata sul primo vagone al terzo fischio  con ancora nelle orecchie i fischi d'imitazione di quegli idioti dei suo amici.
Era finita miseramente nel vagone di quei boriosi grifondoro, gente che non sopportava, la maggior parte di loro erano dei palloni gonfiati e,ai suoi occhi, degli enormi ipocriti.
Forse non erano tutti così ma la maggior parte di loro, di quelli con cui era entrata in contatto per concludere alcuni affari, erano di quello tipologia, neanche fossero stati fatti con lo stampino.
Mentre cercava di attraversare il più velocemente possibile quel vagone un ragazzo aveva attirato la sua attenzione, gli aveva dedicato solo uno sguardo fugace più che altro infastidita da come la fissava.
Con disinvoltura la fissava senza neanche nasconderlo, allungando il collo come uno stupido struzzo, avrebbe voluto prenderlo a pugni ma decise di ignoralo.
Il ragazzo aveva capelli neri e fluenti, lucenti e ben curati incorniciavano un viso appuntito e di carnagione chiara, gli occhi scuri sembravano appesantiti da qualcosa di più grande di lui ma allo stesso tempo pieni di vita.
Ed era proprio il suo sguardo ad averla infastidita, o meglio, fatta incazzare.
Sapeva perfettamente chi era quel ragazzo, sebbene lui cercasse in ogni modo di negare legami con la sua famiglia la somiglianza con il fratello era palese.
Wolf conosceva bene Regalus essendo dello stesso anno.
Come poteva il maggior dei Black guardarla così dopo aver abbandonato la propria famiglia? Come poteva avere voglia di vivere e divertirsi dopo la situazione in cui si trovava? E soprattutto come poteva guardarla in quel modo, come se si stesse chiedendo come mai non l'avesse già portata a letto? 
Dopo i grifondoro era passata ai tassi, persone completamente diverse.
A lei erano sempre piaciuti i tassi,prima di tutto non era ipocriti, erano davvero dei buonisti incurabili e poi erano molto leali nei confronti della propria casa, della propria famiglia.
Non si mettevano in mostra come degli stupidi pavoni ma erano comunque forti, saldi nelle loro decisioni.
Infine dovette passare attraverso il vagone dei corvonero, dei così detti geni che si credevano superiori a tutti, che come facciata seguivano la legge ma sotto sotto era più ipocriti dei grifondoro e insensibili a ciò che avevano intorno almeno che non riguardasse i loro dannati voti.
I tassi sarebbero dovuti stare vicino alle serpi, questo era quello che pensava dopo la sua lunga attraversata.
A lei piacevano i tassi e lei piaceva a loro,stranamente, inoltre era l'unica altra casa che non le stesse sulle palle.
Mentre cercava posto la sua mente decise di farsi un giro cantando per la millesima volta Anarchy in the Uk, la voce di Rotten, con le sue parole deformate ed il suo tono lunatico e bambinesco, rimbalzava nella sua testa mentre tra il distorto delle chitarre ed il martellare ritmico e potente della batteria riascoltava il basso ancora suonato da Matlock,lui si che sapeva suonare, altro che Sid che era solo figura sul palco, nel mero teatro dei Sex Pistols in cui vi era inesorabilmente rimasta invischiata insieme a Dean.
Il primo bassista della formazione aveva lasciato tutto quel Gennaio con suo enorme rammarico, se Rotten era autore di quei testi pieni di rabbia e anarchia così affascinati ai suoi occhi Matlock era responsabile degli arrangiamenti,della musica, di tutti ciò che stava sotto alla voce del lunatico Jhonny, che caricava e creava il caos di cui il gruppo aveva bisogno per mettere in scena il loro teatro fatto di pura realtà, descritta nei suoi aspetti più decadenti.
-Wolf!- lei ritornò al presente quasi con rabbia, adorava annullarsi nella musica.
La voce squillante che l'aveva chiamata era quella di Narcissa Black, ragazza di un anno più grande di lei.
-Narcissa!- la salutò lei sfoggiando un piccolo sorriso che subito si spense nel vedere il ragazzo che la stava accompagnando.
-Zambini.- salutò con molto meno entusiasmo e facendo notare tutta la sua irritazione nel vederlo.
Il ragazzo nero, di almeno una decina di centimetri più alto di lei, la stava guardando con il solito sguardo da pesce lesso che di solito faceva cadere le ragazze ai suoi piedi.
-potresti metterci un po' più di entusiasmo, Wolf.-
-Ti ricordi che l'ultima volta ho detto che sembravi un salmone? Mi ero sbagliata. In questo momento sembri un fottuto tonno.-
-Dopo tutto il tempo che ti dedico nel tentativo di rimorchiarti mi tratti così? Dopo tutto questi anni mi merito una ricompensa!- Rispose il ragazzo con aria esasperata.
-Non è colpa mia se già a 12anni ci provavi, non riuscirai mai a portarmi a letto.-
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
-Smettetela! Siete dei serpe verde!- si intromise Narcissa con il suo consueto modo snob che l'aveva sempre caratterizzata.
-Vieni nel nostro vagone Wolf? C'è Reg.-
La ragazza si limitò a guardarla storto soppesando la proposta.
-Narcissa!Zambini! Come avete potuto lasciarmi con Bella!- Reg era uscito da una delle cabine bianco come un cencio e con aria trafelata.
Si passò le dita tra i capelli con ansia e rivolse a l'unica che non aveva nominato un sorriso tirato.
-Là dentro c'è Bella? Sei fottutamente fuori di testa se pensi che mi esporrò al rischio di essere uccisa da quella pazza!-
-Chi avresti chiamato pazza,sporca mezzosangue?-


 
Ed ecco finito il secondo capitolo. Mi scuso per tutti gli errori che troverete.
Probabilmente noterete che molti personaggi hanno l' età cambiata e questo succede sia perché sono ignorante sulla loro età sia perché sono parte integrante della storia e mi serve cambiare i periodi in cui sono andati ad Hogwards.
Grazie a chiunque abbia letto il primo capitolo e chi si è avventurato a leggere questo.
Grazie anche a chi ha recensito, antrisna.
Quello sopra è Xavier,sono riuscita a mettere le foto, forse per il prossimo capitolo riuscirò a fare anche Wolf e Sirius ma non saprei perchè trovo più difficile disegnare qualcosa che prende spunto da persone che esistono davvero invece che iniziare qualcosa dal nulla :)



 

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Capitolo 3
*** Pregiudizi ***


PREGIUDIZI

 

Bellatrix Black era stata bocciata per questo ora si trovava a rifare il settimo anno con la sorella minore, per questo ora era nel corridoio del vagone con la bacchetta puntata contro Wolf.
Era talmente incazzata con quella ragazzetta che si credeva chissà chi, lei era una purosangue e non si faceva trattare in quel modo.
-hei hei hei...Bella, metti giù quella bacchetta.-
Si intromise Zambini facendo comunque qualche passo indietro proteggendosi dietro Wolf.
-Vuoi dirmi che non sei pazza?- Disse la ragazza cercando di infastidire ancora di più la Black.
Bellatrix la fulminò con lo sguardo, pochi secondi e la fattura sarebbe partita colpendo in pieno la ragazza che ancora teneva dietro di se il baule e la bacchetta appositamente da parte.
-Bella!Non vorrai essere espulsa prima di arrivare a scuola!-
Si intromise Narcissa.
Bella puntò lo sguardo furente sulla sorella, le palpebre che solitamente era pensanti e gli donavano uno sguardo annoiato e sexi erano spalancate, occhi che fulminavano ed incenerivano qualunque cosa era posati sulla snob purosangue che aveva davanti. Il fatto che la sorella minore difendesse quello scempio della natura la faceva infuriare, a volte si chiedeva davvero se sua sorella capisse cosa volesse dire essere una VERA strega.
-Stupeficium!-
Wolf si abbassò d'istinto,allenata dalle continue sparatorie nel suo quartiere, la fattura avrebbe colpito in pieni Zambini,che aveva cercato di ripararsi come un codardo dietro ad una ragazza senza bacchetta alla mano, se Narcissa non fosse intervenuta creando una barriera a proteggere i due.
-Cissy!Non proteggerla! È una mezzosangue!-
-Bellatrix Black. Sei qui per passare l'anno perché sei una purosangue e tutti i Black che si rispettano finisco Hogwarts con buoni voti.Come ti ho già detto prima:vuoi essere espulsa prima di arrivare a scuola?-
Il tono di Narcissa sembrava quella di una madre andata su tutte le furie, non ammetteva nessuna replica e la sorella sapeva che le poche volte in cui lei si comportava in quel modo era meglio fare quello che diceva.
Ritornò nello scompartimento preoccupandosi di sbattere la porta così da far capire tutta la sua disapprovazione.
-E io dovrei stare con quella?-
-Sei una mezzosangue e hai mancato di rispetto ad una purosangue, lo capisci questo?- Il tono di Narcissa era duro, diretta come sempre aveva fatto capire a Wolf la gravità del suo gesto.
-Certo Nacissa.- Rispose Wolf reprimendo il riso abituata ormai da anni di esperienza.
Nella sua testa esplodeva una grassa risata, era uno dei suoi passatempi preferiti far infuriare la Black, si irritava così facilmente che era quasi diventato automatico farlo, ma Wolf sapeva di non poter esagerare se Narcissa si fosse arrabbiata per la sua irriverenza allora niente avrebbe impedito alla maggiore delle sorelle di schiantarla da qualche parte o peggio.
 
Remus si passò la mano sul volto cercando di svegliarsi, la luna piena era arrivata solo due giorni dopo l'inizio della scuola e ora se ne stava in infermeria.
Le cicatrici sul suo volto erano in bella vista, Madama Chip gli aveva impedito di nasconderle con il solito incantesimo, il motivo di tale decisione gli risultava del tutto oscuro.
Felpato se ne era appena andato al lago, la professoressa di divinazione, materia che lui aveva prontamente mollato dopo un anno, gli aveva assegnato un qualche stupido compito sull'osservazione delle nuvole da uno di tre punti precisi e l'amico aveva scelto quello.
Personalmente non sopportava quella materia, era d'accordo con la McGranit nel definirla una disciplina senza  capo ne coda, come le stelle potessero predire qualcosa o in che modo influissero nella vita di una persona lui non lo capiva, era del tutto illogico.
L'unica cosa che interferiva significativamente nella sua vita che faceva parte della volta celeste era la luna ed era un satellite, non la luce di una stella di migliaia di anni fa, non una nuvola che poteva cambiare forma ad ogni ventata, non delle stupide foglie di te in fondo ad una tazza.
-Lunastorta!Mi devi aiutare!-
James Potter era entrato nell'infermeria come un tornado seguito da un accaldato Minus che aveva faticato a stare dietro all'amico.
Remus sospirò, c'era un unico motivo per il quale James Potter prodigio nel quidditch ed eroe in mondi che probabilmente solo lui conosceva poteva chiedere aiuto a lui.
-Questo è l'ultimo anno, DEVO USCIRE CON LA EVANS!!-
-Ci sei già uscito una volta.-
-Quella volta non conta!-
Protestò con foga Ramoso, era andata talmente male,quella volta, che non era più riuscito a guardare in faccia nessuno per un mese.
-Questa volta ascolterò te e non quell'idiota di felpato.- Promise.
Remus alzò gli occhi al cielo, far si che Lily desse un'altra possibilità a James era una cosa praticamente impossibile,lei poteva essere testarda oltre ogni dire ma lui era uno dei suoi migliori amici e sapeva quanto significasse quella ragazza per Ramoso, inoltre, proprio in quel momento, lo stava guardando con due giganteschi occhi da cerbiatto imploranti.
Nessuno riusciva a dire di no a James,a negargli qualcosa, nessuno a parte Lily ovviamente, lei aveva un modo tutto suo per rifiutare quel povero ragazzo.
-Allora:niente scherzi, niente mocciosus, niente io sono il migliore.- cedette in pochi secondi.
-Aspetta aspetta!Niente scherzi!?- Chiese Minus atterrito, ne avevano già progettato uno con Sirius, il ritorno dei Malandrini non poteva aspettare oltre.
 
Sirius voleva iniziare bene l'anno per questo ora era al lago per fare i compiti di quella materia che non gli veniva in mente, come si chiamava?
Era lì per le nuvole e scrivere di qualche morte prematura e amori infranti per quella prof...come si chiamava?
Lo aveva punito spesso per le svariate volte in cui si era addormentato insieme a James ma non riusciva proprio a ricordare chi fosse quella donna, forse non lo aveva mai saputo, che non si fosse presentata?
Alzò gli occhi al cielo, non c'erano nuvole, solo un'enorme coperta grigia.
Cosa doveva scrivere? Qualcosa come :Morirai soffocato nel letto per colpa delle tue lenzuola tra tre giorni e lei straziata dal dolore farà la stessa fine?
Morte e amore infranto c'erano e quella megera ti metteva un voto decente solo se il tuo futuro era costellato da incidenti.
Si chiese perché non aveva lasciato il corso come aveva fatto Lunastorta, non voleva di certo farci un'esame su quella roba, si promise di lasciarlo: a metà anno vi era la possibilità di lasciare alcuni corsi se troppo impegnativi.
-Grazie Merlino.- borbottò tra se mentre riportava il suo sguardo sulla terra.
Sul suo volto si allargò un sorriso, appena accennato, quasi più simile ad un ghigno malizioso che ad un espressione di felice sorpresa.
Sotto ad un albero se ne stava distesa una ragazza dai capelli biondi, la ragazza dai capelli biondi ed in pochi istanti tutti i suoi buoni propositi per il suo ultimo anno scolastico finirono nel dimenticatoio.
Più si avvicinava più gli sembrava che stesse dormendo.
Aveva messo sopra a quel misto di terriccio e sassi ai confini della foresta proibita il suo mantello e vi si era rannicchiata sopra.
Le spalle erano curve e le gambe piegate come nel tentativo di proteggere qualcosa,lui non riusciva a vedere altro che la sua schiena.
Quando le arrivò abbastanza vicino capì che la sua prima intuizione era giusta, stava decisamente dormendo ma la sua espressione era tesa e le sue occhiaia sembravano più profonde se mai fosse stato possibile.
In una mano stringeva una lettera ormai consunta e piegata alla meglio, doveva averla letta molte volte e probabilmente anche accartocciata altrettante volte.
La carta ormai giallastra di quello strano foglio a righe era solcato da mille increspature, lui riuscì a leggervi solo una parola prima che lei si muovesse nascondendola del tutto : morirà.
Vide la ragazza aprire gli occhi svegliata dalla sua presenza ma non accennò a voltarsi verso di lui.
Decise di cogliere al volo l'opportunità di parlarle, quale altra possibilità avrebbe avuto di incontrarla nei corridoi della scuola?
-Quello sarebbe il mio albero.- Disse la prima cosa le era passata per la testa, aveva un milione di frasi per abbordare le ragazze ma l'unica che gli era venuto in mente era quella.
Lei alzò la mano munita di bacchetta, con svelti e piccoli movimenti di polso incise a lettere cubitali WOLF.
-Uumm, lupo? Mi piacciono i lupi ma scommetto che hai una nome più carino.-
-Lasciami dormire in pace.- Disse lei richiudendo gli occhi con aria nervosa.
Sirius rimase per qualche istante interdetto dal comportamento scorbutico della ragazza.
-Dimmi il tuo nome e ti prometto che comincerai a sognare.- A volte si sentiva un vero idiota a pronunciare frasi del genere ma sulle ragazze facevano colpo.
-Wolf. E ora lasciami dormire.-
-Il tuo vero nome.- Disse mentre si sedeva di fianco a "Wolf" che non sembrò neanche notarlo.
-E' il mio cognome, ora smettila di rompere.-
-Dato che non me lo vuoi dire lo indovinerò.- Disse Sirius con un grande sorriso sulle labbra, stava cominciando a divertirsi, solitamente non irritava mai le ragazze come faceva James ma sembrava l'unico modo per avere una qualsivoglia conversazione con lei.
-Allora si comincia, fermami quando ci arrivo.- Lei non protestò.
-Angelica, Jenny, Tina, no aspetta non sembri una Tina. Forse Ginny? o Margaret, anche se le Margaret di solito sono rosse e senza occhiaia. Sindy? Molly?Clio? Cameron? Può essere un nome di ragazza vero?-
-Chiudi quella dannata bocca!-
Wolf, più velocemente di quanto lui avesse visto fare da qualsiasi essere umano, si era seduta, girata verso di lui e preso per il colletto della camicia.
Sirius si ritrovò scaraventato dentro a quello sguardo rovente, si sentì nel mezzo della tempesta, poi i suoi occhi furono attirati da qualcosa più in basso e come un ebete rimase a fissarlo.
-Oh.- Fece lei con finta sorpresa -La hai vista.- Disse con rabbia mollando la presa.
Lui si alzò gli occhi si soffermarono ancora per un attimo sulla cravatta allentata che lei portava al collo.
-Sei una serpeverde.- Disse lui facendo un passo indietro con disgusto, ora capiva perché non l'aveva mai notata, le serpi non lo avevano mai interessato, chiunque lo fosse diventava invisibile per lui se non per scherzi ed insulti.
-Oh! ma guarda il grande Sirius Black con che disgusto mi sta guardando.- Disse lei, i suoi occhi freddi come il ghiaccio.
-Ovviamente io sono una purosangue mangia babbani non è così?-
-Perchè? Non lo sei?- Chiese lui sarcastico.
-Tu non sai niente di me quindi non iniziare con i tuoi dannati pregiudizi solo perché sono una serpe.- Disse mentre si alzava e raccoglieva il mantello. -Non devo spiegazioni ad un coglione se sono una purosangue e se credo in ciò con cui sono cresciuta, io, almeno, non volterei mai le spalle alla mia famiglia.-
Detto questo gli riversò addosso un altro sguardo gelido che lo fece rabbrividire e se ne andò, il discorso era chiuso per lei e lui era rimasto senza parole.
Guardandola andarsene notò che aveva proprio un bel sedere, era davvero una spreco che lei fosse un'altra di quei fanatici fissati con il sangue.
Il disgusto con cui la ragazza aveva pronunciato le ultime parole continuava a rimbalzargli nella mente, la sua famiglia erano i malandrini e nessun altro e non gli avrebbe mai voltato le spalle.
Infuriato tornò al castello dimenticandosi completamente perché era andato al lago nero, la prossima volta che l'avrebbe rivista non si sarebbe fatto zittire in quel modo, la prossima volta che l'avrebbe rivista le avrebbe fatto passare la voglia di sentirsi così superiore per il suo sangue.

 
 
Oooook, ho finito anche questo capitolo, spero che sia decente e vorrei sapere la vostra opinione.
Spero che non odiate Wolf per i suoi modi ma è uno scaricatore di porto irritabile, soprattutto quando non dorme, e si, odia praticamente tutti, chi più chi meno.
Nel prossimo capitolo spero di essere un po' più divertente, scrivere cose divertenti non è il mio forte ma ci proverò, si parla dei malandrini, saranno complessati ma non di certo deprimenti.
Spero in una vostra recensione per capire se non sta diventando tutto un casino. o se posso migliorare in qualche modo.
Quella sopra è Wolf, ovviamente, la "maglia", se si può definire tale, con scritto No Fun è un riferimento ai Sex Pistols, No Fun è una cover degli Stooge che loro cantavano ad ogni concerto(praticamente), l'ultima canzone che cantò Rotten prima di rompere definitivamente il gruppo (non poteva mancare un po' di Punk almeno nel mio commento finale.)
 
 
 
Ps: ho provato a fare Sirius, dopo diversi tentativi credevo di esserci riuscita e da una sua bozza pensavo di fare regalus ma lo riguardo dopo 5 minuti e...non mi va bene.
Due ore di lavoro buttante, troppi segni a matita che non mi permettevano di chinarlo e non era come volevo, ci ero andata vicina ma quando disegno il risultato finale deve essere perfetto.

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Capitolo 4
*** Neve ***


Avviso per chiunque la stia leggendo:
Da Lunedì inizio scuola e non credo che riuscirò a pubblicare ogni settimana,
lo farò ogni due, quindi due Sabato(i?) al mese


NEVE

 

Il piano stavo per avere inizio, il ritorno dei malandrini era imminente.
Con 5 minuti di distacco l'uno dall'altro erano usciti dalla classe di storia della magia con la semplice scusa di andare in bagno, in realtà James aveva apertamente detto al professore che andava a farsi un giro e Sirius era semplicemente uscito senza dire una parola.
L'incantesimo che stavano per fare lo avevano imparato da poco, non ad una lezione ma per conto loro, e lo dovevano ancora padroneggiare al meglio ma ne Sirius ne James avevano resistito, dovevano collaudarlo per un loro scherzo il prima possibile e quello era il giorno giusto.
-Non capisco perché io debba essere qui.- protestò Remus con poca energia.
-Sta zitto Lunastorta, piuttosto, è l'aula giusta?- chiese James.
Peter, che teneva orgogliosamente la mappa davanti a se la studiò velocemente con gli occhi che luccicavano.
-Si si. È quella con la McGranit.- rispose con voce stridula per l'eccitazione.
Mancavano pochi minuti al suono della campanella, James e Sirius si scambiarono un'occhiata significativa.
Sfilarono le bacchette da sotto ai mantelli e le agitarono verso l'aula con un sorriso già compiaciuto.
La loro idea era quella di creare una piccola nevicata nell'aula, i ragazzi avrebbero riso, la McGranit si sarebbe arrabbiata e loro si sarebbero presi il merito (e la punizione per questa unica volta durante l'anno, almeno lo speravano).
Ma, come aveva predetto Remus più volte ai compagni, non tutto andò per il verso giusto.Cominciò a nevicare sopra le loro teste, fiocchi talmente grossi che quasi non si scioglievano a contatto con la loro pelle calda.
Si ritrovarono in pochi istanti bagnati fradici, i ragazzi dentro l'aula stavano ridendo mentre una furente McGranit gridava inutilmente di fermarsi e uscire dall'aula compostamente.
Era incredibile come i ragazzi di terza riuscissero ed essere perfetti  per gli scherzi ai professori dei malandrini, non era troppo intimoriti da non ridire e fare cazzate come quelli di prima e seconda e gli esame erano ancora abbastanza semplici da non aver bisogno di lisciarsi i professori.
-Lunastorta fa qualcosa!- Si lamentò James mentre i suoi capelli perfetti cedevano sotto il peso dei fiocchi di neve.
-Io non farò un bel niente!- Rispose il lupo mannaro allontanandosi dai tre e quindi dal campo di azione della neve.
-Ci pensò io ragazzi!- squittì un fin troppo esaltato Peter già con la bacchetta alla mano.
Agli occhi di Remus tutto sembrò estremamente lento, Sirius si gettò addosso all'amico nel tentativo di fermarlo mentre James gridava un "no"  a rallentatore scuotendo la testa e le mani ma troppo tardi, Peter aveva già lanciato l'incantesimo.
Felpato e Codaliscia caddero rovinosamente a terra, Minus sbatté la testa sulle dure mattonelle.
Con le lacrime agli occhi cercò di rialzarsi, era convinto che il placcaggio dell'amico gli avesse rotto come minimo il cranio.
Tutti erano in silenzio religioso mentre lui, la vista ancora appannata,non capiva cosa c'era di strano, semplicemente non stava più nevicando.
La sua bocca si spalancò per lo stupore, anche il resto della combriccola era scioccata, la mandibola che toccava terra e lo sguardo sbalordito.
Il primo a riprendersi fu Sirius.
-Perché dalla classe arriva questo sibilo?- Chiese quasi con paura, cosa mai poteva aver fatto Codaliscia con il suo incantesimo.
Anche gli altri assunsero uno sguardo preoccupato, Felpato si alzò da terra e James tirò su l'altro.
Dall'aula provenivano della urla quasi impercettibili sovrastata da sibili simili a frustate, ad ululati, a niente di buono.
La porta si spalancò, o meglio volò via dai cardini abbattendosi contro la parete proprio accanto a loro, pochi centimetri e uno ci avrebbe lasciato la pelle.
Ormai era troppo tardi per scappare a gambe levate, dalla porta scardinata era uscita solo neve (molta neve, fin troppa neve) per quel momento ma tra tutti quei metri la McGranit si stava facendo largo, gli occhi già puntati sui quattro ragazzi in corridoio, occhi furenti, mentre le labbra sottili fremevano.
Dietro di lei gli studenti uscirono bagnati con pulcini, coi capelli spettinati, il trucco colato, i vestiti sporchi e fradici,centimetri di neve su spalle e testa.
Ogni tanto qualcuno di loro se la scrollava di dosso come se se ne fosse accorto solo in quel momento.
Tra quei ragazzi uscì anche Wolf con un sorriso divertito sulle labbra, i capelli spettinati ed il trucco che colava facendola assomigliare ad un panda.
-Andate pure ragazzi.- La classe si affrettò ad andarsene.
Ormai la campanella era suonata e gli studenti delle classi vicine si stavano fermando per vedere cos'era successo con curiosità.
-Non voi quattro e nemmeno lei,signorina Wolf.- 
I malandrini fermarono la loro camminata di fuga disinvolta.
-Professoressa McGranit!- Esclamò James con il sorriso più innocente del suo repertorio.
-Non ora signor Potter, ho un paio di punizioni da assegnare.- Lo zittì inflessibile lei.
-Ma professoressa, noi passavamo solo di qui.- Si intromise Sirius anche lui sfoderando il suo sorriso più innocente.
Sulla falda del grande capello della donna si erano accumulati diversi centimetri di neve, la stoffa sembrava ormai sul punto di cedere sotto al peso di quei fiocchi.
-Signor Minus, Signor Lupin l'argenteria ha proprio bisogni di una...-
La McGranit si bloccò mentre la tesa del suo cappello cedeva davanti ai suoi occhi facendo cadere tutta la neve che si era raccolta su di essa davanti al suo viso.
Le labbra sottili vibrarono per la rabbia.
-pulita, sono sicura che sapete già come fare. Dopo le lezioni per due giorni consecutivi.- Continuò come se niente fosse.
-Potter, Black gli spalti devono essere puliti, gli spettatori dell partite di quidditch devo avere un posto decente dove sedersi, soprattutto i Grifondoro, inizierete domani, tutto il pomeriggio.- 
Il morale dei due malandrini toccò terra calpestato dal lavoro che dovevano fare, gli spalti dei Grifondoro era i peggiori di tutti e loro lo sapevano bene, Sirius aveva contribuito più volte ad aumentare il lerciume che in qualche modo vi era sempre tra quelle panchine.
Wolf ridacchiava senza vergogna per la disgrazia successa loro, li guardava con sguardo strafottente di superiorità.
-E lei signorina Wolf li aiuterà.-
Il ghigno beffardo sul volto della ragazza si trasformò in una smorfia di incredulità e rabbia.
-Come scusi?-
-Hai sentito bene.-
-Ma io non c'entro un cazzo!-
-I termini.- tuonò la professoressa.
-Ma prof. Io era solo venuta a portargli uno stra maledetto messaggio di merda dal professor Lumacorno e adesso sono in punizione?-Esplose di nuovo la ragazza.
-I termini!- tuonò nuovamente la professoressa.
I malandrini erano rimasti a guardare sbalorditi quella scenetta, nessuno aveva mai mancato di rispetto in quel modo alla McGranit.
I ragazzi delle altre classi ormai si erano dispersi, sebbene la loro curiosità era molta dovevano affrettarsi per raggiungere l'aula della lezione successiva.
I pochi di loro che avevano cercato di rimanere avevano deciso di andarsene impauriti che la rabbia della professoressa colpisse anche loro come stava facendo con Wolf.
-Mi scusi professoressa per il mio linguaggio. Semplicemente non capisco cosa c'entro io in tutto questo.-
-Dato che si e divertita così tanto a spese dei suoi compagni più piccoli in aula invece di aiutare credo che una punizione sia d'obbligo inoltre trascorrerà a pulire gli spalti tutto il pomeriggio e non solo una parte come avevo programmato dato il suo poco rispetto nei miei confronti.-
Wolf sbuffò inviperita trattenendosi visibilmente dal non ribattere nuovamente.
-Mi aspettavo più maturità da parte sua signorina Wolf, 10 punti verranno tolti alla sua casa per il suo egoismo e la sua mancanza di rispetto.-
La professoressa voltò lo sguardo furente di nuovo ai quattro ragazzi.
-E 10 punti verranno tolti a Grifondoro per la vostra stupidità nel aver messo in pericolo dei compagni più piccoli.-
La professoressa voltò le spalle ai propri studenti e si diresse verso la sala insegnanti a passo spedito.
-Sarete contenti.- Sibilò Wolf verso i quattro Grifondoro che in effetti erano leggermente contenti che una serpe avesse preso una delle peggiori punizioni grazie a loro.
Remus era probabilmente il meno felice, si sentiva in colpa per aver coinvolto la ragazza ma allo stesso tempo era divertito.
-Non sai quanto.- Rispose Sirius sfoderando un ghigno che avrebbe fatto invidia ad una serpe.
L'euforia  per aver messo nei guai, anche se non lo aveva programmato, quella ragazza lo stava invadendo, era lui il più soddisfatto di quella situazione.
-Stai attento, con quel ghigno sembri più una serpe che un grifone.-
-Io non potrei mai assomigliare ad una serpe, sai, loro hanno quella espressione idiota, un po' come la tua.- Ribatté prontamente lui.
James ridacchiò  insieme a Peter, Remus accennò un sorriso.
Wolf lo fulminò come solo lei sapeva fare facendolo perdere nella tempesta dei suoi occhi grigi.
-Ha detto domani?- chiese in un sussurro, turbamento passò nei suoi occhi solo per un attimo poi riversò uno sguardo di rabbia verso i ragazzi.
-Io vi odio.- Sibilò prima di voltare loro le spalle e dirigersi nella stessa direzione della McGranit con passo svelto.
I quattro scoppiarono a ridere, James aveva addirittura le lacrime agli occhi.
-Sei stato grande Felpato.- Disse mentre cercava di darsi nuovamente un contegno.
Sirius stava ancora ridendo appoggiato al muro, lei aveva appena svoltato l'angolo e lui, sebbene avesse riso insieme ai compagni, non aveva distolto lo sguardo da quella ragazza fino a quel momento.

James e Sirius si abbandonarono sul divano della sala comune, il loro morale di nuovo a terra per il pensiero della punizione futura.
Lily Evans varcò l'entrata della sala comune, subito gli occhi di James si posarono sulla rossa dalla pelle color latte.
La guardò avvicinarsi e sul suo volto si disdegnò un sorriso divertito quando realizzò che lei si stava dirigendo proprio verso di loro, si passò velocemente una mano fra i capelli per spettinarli.
-Ho una cosa per voi due, dalla professoressa McGranit.- Disse frettolosamente porgendo ai ragazzi un biglietto.
-Non essere timida Evas.-
-Come scusa?-
Sirius prese la pergamena dalle mani della ragazza.
-Una lettera d'amore per me, è così carino.-
-Per Merlino, Potter! Che problemi hai?!-
-Il Signor Potter..- James si fece improvvisamente attento a ciò che il suo amico aveva iniziato a leggere e anche Lily si ritrovò stranamente interessata.
-Raggiungerà i suoi compagni Minus e Lupin condividendo la loro punizione sebbene si meriterebbe di peggio. Il signor Black porterà a termine la sua punizione con la signorina Wolf Sabato pomeriggio dalle 2.00-
La voce di Sirius gli morì in gola al contrario del suo amico che era saltato in piedi con un sorriso a trentadue denti ed aveva abbracciato Lily di slancio, poi l'aveva lasciata, lei ancora shockata di quel contatto improvviso con il ragazzo.
Le aveva preso le mani e aveva cominciato a saltare come un furetto impazzito gridando "non devo più pulire gli spalti!".
-Mollami Potter.- Disse Lily strappandosi dalla stretta di James e riprendendo il controllo di se stessa.
James sembrò rendersi conto di ciò che aveva fatto, in sette anni non era mai riuscito, neanche lontanamente, ad avvicinarsi ad un gesto del genere.
-Non toccarmi più Potter.- Disse Lily poi si voltò ed andò nel suo dormitorio più inviperita che dopo i soliti battibecchi che solitamente aveva con il ragazzo.
-Hai visto Sirius?- strillò quasi come una ragazzina James.
-Si,ho ho visto, bel colpo dopo sette anni.- Rispose il compagno con un ghigno divertito.
-Oh. Vedila così Felpato io ho abbracciato la Evans e evitato la punizione peggiore e tu ti puoi consolare con la felicità per me.-
-Senti sottospecie di un cervo vedi di non rompere i boccini ed attraversare quella porta prima che la McGranit ci ripensi, o io non ci ripensi e ti spacchi la faccia.-
-Vedi Felpato, sei già felice per me.- Gli rispose l'amico prima di andarsene.

Xavier stava cercando inutilmente di dissuadere l'amico a fare una cosa si cui dopo si sarebbe pentito.
-Wolf ti ammazzerà.- lo ammonì sebbene con non molta convinzione.
-È solo una prova e poi basta.- Rispose Dean passandosi una mano tra i capelli spettinati.
I ragazzi si trovavano in una fabbrica abbandonata, a Londra ve ne erano molto, soprattutto nella periferia, la crisi aveva colpito ogni cosa, più di tutti gli operai e le fabbriche.
I due si trovavano nella sala del supervisore,in quel momento sembrava più il dormitorio di un qualche barbone che in qualche modo aveva recuperato materassi e coperte e quei barboni si trovavano proprio in quella stanza anche se, probabilmente, non potevano definirsi tali dato che avevano un posto dove tornare.
-Anche la settimana scorsa lo hai detto.- Rispose Xavier strofinandosi gli occhi, le occhiaia meno scure del solito.
I capelli era ancora sparati come quelli di Sid Vicius  ma indossava un uniforma quasi nuova della scuola pubblica che frequentava.
-Quella era un' altra.-  Rispose Dean esasperato.
-Allora vuoi fartele tutte e poi andare da Wolf come se niente fosse?-
-Xav,non sto facendo nulla di male.-
-Non è come farsi una canna Dean, Wolf ti ammazzerà.-
-No se non glielo dirai.-
-È la mia migliore amica,Dean, che dovrei fare? Mentirgli spudoratamente?-
-Ero convinto che fossi io il tuo migliore amico, cazzo. In una situazione di vita o di morte pensavo che avrei potuto contare su di te.- Rispose lui quasi ridendo.
-Infatti salverei lei anche se non me lo perdonerebbe mai, tu mi chiederesti di salvare lei, moriresti per lei.-
Il ghigno beffardo sul viso di Dean scomparve, abbassò lo sguardo incapace di sostenere quello dell'amico per una volta, la consapevolezza che stesse sbagliando, che lei non l'avrebbe mai perdonato si stava insinuando nei suoi pensieri eppure...
-Non si è fatta più sentire.-
-È passata solo una settimana, cazzo! Dopo tutto quello che avete passato...domani sarà qui.-
Xavier fece una pausa, non aveva mai visto il suo amico in quello stato pietoso, lui era sempre stato autodistruttivo ma mai in quel modo, stava facendo di tutto per perdere la cosa più importante della sua vita.
-Dean, lei non è una delle solite puttanelle che ti porti a letto, lei è Wolf.-
-Credi che non lo sappia!- scattò il ragazzo calciando uno dei materassi.
Xavier gli appoggiò la mano sulla spalla.
-È Wolf e ti ammazzerà se lo scopre da sola, devi dirglielo e smetterla. Siamo sempre stati noi tre contro tutti,ma voi due siete sempre stati fottutamente legati da qualcosa di più e ora non mandare tutto a puttane.-

 

 

Ebbene eccoci qui con un altro capito.
Per favore non odiate Wolf vi giuro che nel prossimo capito non sarà isterica o mestruata.
Ho cercato di renderlo divertente ma sinceramente non ho idea se ci sia riuscita o no (credo di no).
Vi chiedere che c...o c'entrino Xavier e Dean con Hogwards,forse,ma lo scoprirete presto e non vi preoccupate non farò molte di queste parentesi su di loro, probabilmente questa sarà l'unica, ma era nella mia testa e dovevo metterla giù.
Ogni critica e ben accetta, o qualsiasi opinione che avete in merito a ciò che sto scrivendo, davvero.

Ditemi cosa ne pensate del capitolo :)

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Capitolo 5
*** Mezze verita ***


Wolf e Dean, lo so che lei sta male con i capelli sciolti ma è la vita.


Mezze verità
 


Sirius non riusciva a prendere sonno e ormai doveva essere passata da un pezzo la mezza notte.
Ciò che lo teneva sveglio era il pensiero di Wolf, o meglio, il pensiero che il giorno seguente avrebbero dovuto pulire gli spalti insieme.
Per quanto stimasse la McGranit a volte odiava la sua ossessione per il quiddicht,sapeva bene che James era riuscito a saltare quella punizione perché la professoressa  teneva sempre in gran conto gli allenamenti del ragazzo, sia quelli con la squadra sia quelli che si ostinava a fare da solo, ma James, Sabato, non aveva nessuna intenzione di allenarsi.
Sabato iniziava il piano Lily Evans ed il fatto che Felpato fosse impegnato poteva solo far comodo al ragazzo.
Sirius si passò una mano fra i capelli non capendo il perché della sua insonnia, niente gli aveva mai fatto perdere il sono, o meglio, nessuna ragazza e nessuna punizione lo aveva mai fatto, perché ora era diverso?
Sentì Peter rigirarsi nel letto per la milionesima volta, neanche lui sembrava riuscire a dormire.
Sirius lo aveva chiamato, il suo sussurro era sembrato più il latrato di una qualche bestia, più o meno un'ora prima dicendogli di stare fermo.
Il compagno si era fermato qualche minuto per permettere all'amico di addormentarsi  e poi aveva ricominciato a girarsi.
Non erano donne o punizioni a tenevano sveglio Minus, magari fosse stato così.
La sua punizione aveva già finito di scontarla mentre con le ragazze non aveva poi grossi problemi, non aveva di certo ai suoi piedi tutte quelle che aveva Felpato e non poteva mirare ad una come Lily Evans o a quelle che si faceva Sirius ma se la cavava meglio di Lunastorta, inoltre fare parte dei malandrini aiutava almeno che non fosse una serpe, nessuno di loro mirava mai ad una serpe.
No, ciò che lo teneva sveglio era quella sensazione di inutilità nel gruppo, la sensazione di essere l'elemento sostituibile.
Si era praticamente attaccato a loro dal giorno della loro prima partenza per Hogwards ma per entrare nel gruppo ci era voluto più tempo.
Sirius e James avevano subito fatto amicizia, due anime gemelle che si erano incontrate senza più lasciarsi,poi la loro simpatia si era estesa a Remus, ci erano volute settimane perché lui si aprisse con loro e alla fine era arrivato il suo turno di entrare ufficialmente nel gruppo di amici.
Minus era specie di edera, incapace di vivere per conto proprio e come un'edera si era avvinghiato a quei ragazzi che non lo consideravano più che un coetaneo fino a che un giorno James non aveva proposto di diventare animaghi.
-Dovremmo diventare tutti e tre animaghi così da aiutare Lunastorta con il suo piccolo problema peloso.- all'inizio Peter non aveva capito ma poi i compagni lo avevano messo al corrente del problema dell'amico, la licantropia, e lui era entrato ufficialmente nei Malandrini.
La sensazione di essere inutile però lo attanagliava regolarmente.
Con la magia non era particolarmente bravo, solitamente finivano nei casini per colpa sua, diventare animago era stato difficilissimo e se non ci fosse riuscito probabilmente non avrebbe potuto fare l'unica cosa utile al gruppo:aprire il passaggio per la stamberga strillante.
Ma ciò che più lo turbava era ciò che sarebbe accaduto dopo la fine della scuola, conosceva bene i suoi amici, loro non se ne sarebbero stati con le mani in mano nascondendosi in un buco aspettando che la guerra finisse.
Loro sarebbero stati in prima linea a combattere,e lui? Lui aveva paura, non possedeva quel tipico coraggio da Grifondoro, la morte era una prospettiva che lo terrorizzava, dopotutto non era un mago brillante.
Ma forse il signore oscuro lo avrebbe protetto, lui era un purosangue.
Scosse violentemente la testa scacciando quel pensiero con rabbia.
Non poteva tradire i suoi amici, loro lo avevano aiutato sempre, Remus più di tutti aveva fatto si che riuscisse a superare gli esami , spiegandogli addirittura pozioni, materia incompatibile con Codaliscia.
Anche dopo Hogwards avrebbero continuato a proteggerlo e a salvarlo e magari, un giorno, lui sarebbe riuscito a salvare loro.
Con quell'ultimo pensiero si girò un ultima volta e finalmente riuscì a dormire, il tradimento lontano dalle sue azioni, dai suoi pensieri, nascosto nelle suo insicurezze.

Wolf era felice, stranamente felice o forse quel calore che sentiva erano solo i postumi della felicità, probabilmente era così, era sempre così, il giorno dopo aveva sempre i postumi della "felicità" che a volte si accompagnavano a quelli della sbornia.
Solitamente quella sensazione di leggerezza permaneva in lei per al massimo qualche ora, poi il cinismo e il nichilismo prendevano di nuovo possesso di lei, ma quella volta era diverso, erano resistiti ben più di qualche minuto o semplice ora, era ben 8 ore che l'accompagnavano 3 delle quali le aveva dedicate a dormire alla grossa nel suo letto e le altre alle lezioni di magia.
Si stava dirigendo verso il campo da quidditch dove avrebbe scontato la sua punizione che non credeva di meritarsi affatto ma quel giorno aveva deciso di abbondarsi ai postumi di quella strana felicità fino a quando sarebbero durati.
Sapeva che doveva trascorrere il pomeriggio con Black ma neanche questo la preoccupava o meglio aveva deciso che non avrebbe interferito con il suo umore.
Quando arrivò sugli spalti Sirius non era ancora arrivato e sebbene pensò con irritazione che quello era un tipico comportamento da Grifondoro decise di aspettarlo dandogli il beneficio del dubbio.
Si sedette, era strano guardare gli spalti della sua casata dall'altra parte del campo, gli stendardi nuovi già appesi, un serpente verde argento su sfondo dai medesimi colori.
Estrasse il pacchetto di sigarette che aveva in tasca e ne prese una poi cercò l'accendino che aveva fregato a Xavier, il ragazzo era loro fornitore ufficiale, suo e di Dean.
Accese la sigaretta con calma, aspirò con lentezza assaporandola, si alzò, la sigaretta tra le dita, il fumo che usciva dalla sue labbra leggermente socchiuse, si appoggiò al parapetto, non aveva nessuna intenzione di sporcare ancora di più quel porcile che avrebbe dovuto pulire in seguito.
La sigaretta finì in fretta, pochi minuti e tra le dita rimase solo il mozzicone della sua dose di nicotina.
Lasciò cadere quello che restava della sigaretta sul campo da quidditch, Black non si era ancora fatto vedere ma decise nuovamente di lasciar perdere, qualunque cosa stessa facendo quel borioso Grifondoro non era una cosa che le interessava, non fino a che i postumi della felicità continuavano.
Sirius era di tutt'altro avviso rispetto alla ragazza, in ritardo stava percorrendo la strada dal castello al campo quasi correndo.
Irritato quasi ruzzolò giù dal pendio prima dello stadio e questo non migliorò di certo il suo umore già nero.
Salì le scale, questa volta con calma per riprendere fiato e non dare alla serpe che l'aspettava qualcosa per cui prenderlo in giro.
-Finalmente, Black!- Esclamò lei con leggera irritazione, decisamente meno di quanto si aspettasse lui.
Lei era lì ma,con suo disappunto,non lo stava aspettando seduta sugli spalti con aria disgustata.
Si era tirata su le maniche della maglietta scolorita, i capelli come sempre legati in uno chignon alto blando e sul punto di disfarsi, pantaloncini corti e i suoi immancabili anfibi logori.
Aveva già iniziato a pulire, tutte le panche erano bagnate, un secchio ormai vuoto era abbandonato in un angolo, ora stava spazzando, non si era fermata neanche per un secondo quando era arrivato lui, si era limitata puntargli addosso uno sguardo di rimprovero per un attimo.
-Puoi iniziare a togliere le gomme da masticare sotto le panche, la ci sono secchi e spatole.- Disse continuando a lavorare non lasciando il tempo a Grifondoro di riprendersi da quella strana sorpresa.
-Appena ho finito qui ti aiuto, poi vediamo cosa ci manca, certo che mezz'ora è tanta di ritardo.-
-Le hai lavate tutte?- riuscì infine a dire il ragazzo.
-Non essere idiota, le ho solo passate un attimo,non ho neanche usato il bruschino.- Rispose lei.
Sirius fece come lei gli aveva detto anche se il fatto di essere comandato non gli piaceva per niente, il perché lei avesse preso il comando di tutto la situazione non lo sapeva.
Era da un po' che lavoravano, nessuno dei due aveva più parlato, lei aveva finito di spazzare ed ora stava andando a prendere un secchio ed una spatola per aiutare il Grifondoro.
La ragazza aveva appena iniziato a lavorare sulla panca sotto di lui,proprio quella sottostante, abbastanza vicini per iniziare senza problemi una conversazione. 
Sirius si stava domando il perché di quella mossa quando una voce familiare pronunciò il nome della ragazza.
-Wolf.- Lei si alzò i postumi della felicità non erano ancora passati, per questo si diresse con un mezzo sorriso verso il ragazzo che era appena arrivato.
-Reg!- esclamò con entusiasmo la ragazza, lui fece un mezzo sorriso in risposta ma poi sembrò impallidire nel vedere il fratello maggiore che lo stava fissando senza alcuna espressione.
Wolf lo prese per un braccio frettolosamente e lo trascinò sulle scale d'entrata agli spalti in modo che Regalus Black potesse tornare in sé e parlare liberamente senza avere lo sguardo del fratello addosso.
-Non mi avevi detto che era qui.- Sibilò infine il ragazzo quando si fu ripreso, la rabbia scorreva nei suoi occhi,così simili a quelli di Sirius, con violenza, impetuosa sembrava sul punto di espandersi in tutto il corpo e trasformarsi in azione.
-Non saresti venuto.- Rispose lei.
-Sai quanto...-
-Smettila Reg.- Lo fermò lei scocciata, aveva ascoltato talmente tante volte le sue ingiurie contro la pecora "bianca" della famiglia Black quando erano con Bella o Narcissa o qualunque altro serpeverde che ormai non aveva più voglia di unirsi a quello stupido teatrino.
Lo aveva anche ascoltato nei momenti più bui, o solari, nei quale parlava del fratello e della famiglia ma quello non era il luogo in cui lasciarsi andare, Wolf lo conosceva abbastanza da sapere che i pensieri del ragazzo non era cosa che voleva far sapere in giro, soprattutto a suo fratello.
-Niente postumi di felicità?- Chiese il ragazzo.
-Si,fino a che non ho visto la tua brutta faccia pallida.- Rispose lei.
-Allora.-
Lei estrasse il pacchetto di sigarette ed un piccolo foglio di pergamena e lo porse al ragazzo che li prese senza dire niente.
-6.- Disse lei.
-Come mai? Non è 8 di solito?-
-Ne ho fumata una e poi mi fai il favore.- rispose lei alzando le spalle, spendere 8 galeoni per un pacchetto di sigarette era una stronzata assurda ma chi era lei per abbassare il prezzo per dei ricchi che avevano soldi da spendere?
-Scrivere a quelli, se mi beccassero la mia vita sociale sarebbe finita. Dovresti smetterla di avere rapporti con loro.-
Sirius non riusciva a sentire cosa i due si dicevano, riusciva solo a vedere la sommità delle loro teste.
Sebbene fosse vicino loro parlavano troppo sommessamente perché lui potesse sentire, coglieva solo qualche parola:8, vita, coglione, ci vediamo.
Wolf tornò,il sorriso che aveva aleggiato sul suo volto per tutto il tempo era quasi completamente sparito, rimanevano solo gli sgoccioli di quello che a Sirius era sembrato buon umore.
-Come mai lo conosci?- chiese.
Anche se non lo avrebbe ammesso davanti a lei cercava in qualche modo di sapere come se la passava suo fratello, potevano odiarsi ma restava comunque suo fratello minore e gli era sembrato ancora più pallido del solito, cosa era successo negli ultimi mesi dopo che lui se ne era andato?
-Sai, stessa classe, stessa casata, diciamo che conosco abbastanza bene Reg.- Rispose lei con calma.
-E come...-
-Siete dei porci!-
-Come scusa?- Chiese Sirius preso alla sprovvista dal repentino cambio di argomento.
-Guarda! Siete dei maledetti porci, voi Grifondoro! Negli altri spalti non ci sono tutte queste cazzo di gomme da masticare.-
-A si? -Chiese sarcastico Sirius.
-I tassi sono troppo buoni per lasciarle sotto gli spalti come voi, i corvi sono dei perfettini del cavolo e noi serpi...le gomme da masticare sono troppo babbane, preferiamo sigarette e alcool, non lasciamo prove in giro.- Rispose lei.
Sirius roteo gli occhi esasperato.
-Voi non riuscite a seguire le regole neanche per il tempo di una partita.-
-Non essere ipocrita, so perfettamente dei vostri festini a base alcolica nella sala comune.- Rispose lei acida.
Sirius ammutolì stizzito, quella ragazza era impossibile e mentre la tensione tornava tra i due lei continuò il suo lavoro in silenzio, solo qualche minuto dopo lei prese l'iniziativa e proferì parola, ancora con una nota di irritazione della voce.
-Se mettessi da parte i tuoi pregiudizi su di noi come avevo fatto per i miei verso i Grifondoro sarebbe meglio.-
-E per quanto riguarda il sangue?-
-Tu sei purosangue, non vedo che problemi dovrei avere.- fece una breve pausa mentre riservava al ragazzo uno dei suoi migliori ghigni di serpe.
-E poi...Mivolevoscusareperl'altrogiorno.- Disse mentre il suo ghigno spariva e le sua guance si coloravano leggermente di rosso.
-C..cosa?- Chiese il Grifone spaesato da ciò che aveva detto ma soprattutto dalla sua improvvisa fragilità, dal suo rossore ed dalla sua dolce espressione buffa piena di imbarazzo.
-Oh! Hai sentito e non lo ripeterò.- rispose lei subito nella difensiva con irritazione, tornando la ragazza di sempre che Sirius detestava.
-E sia chiaro che non è per averti dato del coglione, solo che sono stata...- fece un'altra pausa distogliendo gli occhi dal ragazzo e tornando al suo lavoro.
-ingiusta per averti accusato di aver abbandonato la tua famiglia, io non ti conosco e non so le tue motivazioni quindi...- Sirius sorrise a quelle parole, dette da una serpe era qualcosa di inaspettato.
-Sei comunque un coglione.- Aggiunse lei per ricordargli che malgrado le sue scuse lei rimaneva la ragazza detestabile del loro primo incontro.
-E tu sei detestabile.- Rispose lui ricominciando a lavorare, la ragazza, che si trovava parecchio più avanti di lui non rispose, Sirius non seppe dire se lo avesse sentito oppure no ma quelle battute furono le ultime che si scambiarono per almeno due ore.
Avevano iniziato a passare le panche con il bruschino, Sirius si sentiva uno straccio ormai, stare inginocchiato per così tanto tempo gli aveva procurato dolori alle gambe che gli sembrava di essere un vecchietto con l'artrite e ora anche le sue mani cominciavano a fargli male a forza di grattare quelle panche, ringraziava mentalmente James per averlo convinto a fare il battitore, o almeno ad allenarsi quella estate così almeno aveva i calli che lo proteggevano dalla comparse di vesciche sanguinanti alle dita.
Spesso borbottava lamentandosi di tutto quel lavoro, di quella punizione assurda per un piccolo scherzo sfuggito al loro controllo.
Wolf, al contrario, non si lamentava, lavorava in silenzio con ritmo regolare più veloce del suo che era andato rallentando, questo fatto continuava a stupirlo.
Sembrava abituata a svolgere lavori pesanti e faticosi e questo faceva sorgere continue domande nella mente del Grifondoro che si chiedeva come una serpe, ricca e purosangue, potesse ora essere lì a fare un lavori babbano senza una sola lamentela.
Si chiese se dietro quel ghigno perfetto, migliorato negli anni, non ci fosse qualcosa di più di quello che trasmetteva.
-Mettila di borbottare come un vecchio barbone.- Lo rimproverò trovandosi nella panca sopra di lui.
-Io non borbotto.- Rispose lui preso in fallo e sentendosi in imbarazzo, quella ragazza sembrava avere molta più resistenza di lui che avrebbe dovuto far parte del sesso forte.
Lei ridacchiò superandolo dimostrando la sua netta superiorità.
Sirius, deciso a non farsi battere, accelerò sebbene le sue braccia sembravano del tutto contrarie a quel cambio di ritmo.
-Non dovresti lamentarti della punizione, io dovrei!- esclamò lei quando lui la ebbe raggiunta.
-Vostro era lo scherzo e vostra la punizione!-
-È colpa tua, insomma...la McGranit ne aveva tutto il diritto.-
-Quel gatto non ne aveva nessuno di diritto! Ha semplicemente visto un serpeverde e ha deciso di mettere punizioni alla cazzo, è normale che io abbia reagito!-
-Devi aver fatto qualcosa nella classe.- insistente lui incapace di non schierarsi che dalla parte della professoressa.
-Lascia stare, non so affari tuoi.-
-Affari miei cosa?- chiese dubbioso Sirius, ma lei non rispose.
Il ragazzo continuò a mantenere il suo ritmo per una buona mezz'ora, poi, vedendo che non ce la faceva più decise che doveva distrarla e farla rallentare in qualche modo almeno per il poco tempo che rimaneva della punizione.
Frugò velocemente nei meandri del suo cervello per cercare un argomento su cui potesse avere interesse ma nella sua mente stanca l'unico neurone ancora al lavoro stava ascoltando Jhonny Be good di Chuck Berry.
-Hai mai sentito canzoni babbane?- Chiese conoscendo già la risposta.
Lei rallentò il ritmo continuando a non rivolgendogli nessuno sguardo anche se dentro di lei rideva sommessamente, ormai allenata continuava a portare la maschera che indossava da anni quando si trovava dentro a quelle mura soffocanti.
-Perchè dovrei ascoltare musica babbana?-
-E' bella, davvero. C'è questa canzone che si chiama Jhonny Be Good, di un certo Chuck Berry che è davvero forte.-
-Davvero?- Chiese la ragazza con un ghigno divertito, conosceva perfettamente quella canzone, Rock'n'Roll anni '50.
Il primo Rock'n'Roll in circolazione che parlava di tutto ciò che gli uomini avrebbero voluto avere:donne, soldi, macchine e donne.
Conosceva anche Chuck Berry, un afroamericano che non sapendo fare Blues aveva unito quel genere al Country ed era riuscito a tirare fuori qualcosa che piaceva un po' a tutti creando una corrente che non si era ancora fermata sebbene col tempo si fosse affievolita.
Sirius interpretò male la sua espressione divertita, la prese quasi come un insulto verso i suoi gusti musicali e soprattutto la prese come un'espressione da Purosangue razzista, cosa che non era affatto ma che lei non cercò di spiegare.
Il ragazzo cominciò un lungo monologo sulle canzoni Rock'n'Roll che aveva sentito descrivendogliele nei minimi particolari mentre continuavano a lavorare con sempre più calma.
Finì col parlargli del Blues e delle case coloniali dove i neri era costretti a lavorare e come quella musica fosse quella che cantavano gli schiavi nelle grandi piantagioni.
-Sinceramente preferisco il Jazz.- Disse Wolf con non noncuranza interrompendo il ragazzo.
Lui si fermò a fissarla per un attimo decisamente sorpreso che lei conoscesse qualcosa riguardante il mondo babbano.
Si trovavano sulle scale degli spalti, avevano finito e si erano attardati a parlare di musica, dopo l'affermazione della ragazza erano rimasti una buona mezz'ora a parlare di musica e artisti degli anni '30-'50 e lui si era ritrovato più volte stupito dalla sua coltura musicale, sembrava conoscere ogni artista che lui nominava e cento in più per ogni genere.
-Come mai conosci tutti questo?-
-Questo cosa?- chiese lei mentre si strofinava le braccia coperte solo dalla maniche fine della maglia grigia.
-Sulla musica, e poi non mi aspettavo che lavorassi cosi duramente.-
-Intendi non come una riccona?- chiese ridendo al pensieri di fare parte di quella cerchia di persone così lontane da lei.
Lui annuì a disagio.
-Ti dirò un segreto...- disse avvicinandosi a lui.
Sirius si irrigidí quando senti i suoi capelli sfiorarli il collo, lei profumava di menta e, forse, fuligine.
-Sono una sporcosangue.- sussurrò lei.
Sirius spalancò gli occhi rimanendo senza parole del tutto impreparato ad una notizia del genere e perché quella ragazza lo avesse detto proprio a lui.
Wolf si allontanò ghignando e poi scoppiando in una grossa risata al boccheggiare del ragazzo che era in cerca di esprimere in parole ciò che pensava.
-Devi essere davvero idiota Black! Una sporcosangue non potrebbe mai essere un serpeverde, si nasce serpeverde!- Esclamò Wolf tra una risata ed un ghigno di superiorità.
-Non parlarmi mai più.- Disse mentre si ne andava ancora con lo spettro della risata sulle labbra.

 

E ho finito, proprio qualche minuto fa, e ringrazio chiunque lo legga e se recensite meglio così capisco se sto andando abbastanza bene o proprio male.
Spero che non sia male  anche perchè è stata una fatica finirlo, non sono brava a rispettare scadenze quando scrivo.
 Per il prossimo capitolo ci saranno i tentativi di James per conquistare Lily, ce la farà o fallirà miseramente?

 

Ps. Mi scuso per tutti i dannati errori che troverete

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Capitolo 6
*** James Potter e la ragazza impossibile ***



 
Si, il cupido è Lupin :)

JAMES POTTER E LA RAGAZZA IMPOSSIBILE

Povero James Potter incapace di mettere pace al suo cuore che lo trascinava inesorabilmente verso la ragazza impossibile, circondato da cani che lo deridevano con latrati ironici, da lupi cordiali e da topi adulatori.
Nello specchio davanti a lui veniva ritratto uno dei ragazzi più belli di Hogwards a sua opinione e insieme vi era il ragazzo...Sirius con l'umore più nero del suo cognome e la lingua tagliente come il rasoio.
-Bellezza, finito di spazzolarti i capelli?- chiese il ragazzo più affascinante della scuola a opinione degli altri.
Il cacciatore continuò a ravvivarsi i capelli passandoci le dita con nervosismo, come il miglior giocatore di quidditch (a detta degli altri) potesse essere così nervoso per...un incontro del tutto senza doppi fini con la ragazza impossibile sembrava una barzelletta sui cui i cani continuavano a riderci sopra per dimenticarsi di certe punizioni e certe ragazze.
-Non sei in ritardo Felpato.- fece notare il lupo cordiale con voce malinconica.
Improvvisamente la lingua del cane non fu più molto tagliente e se ne andò di corsa augurando buona fortuna al ragazzo deriso poco prima.
Ma James Potter non era ancora pronto per uscire, si ravvivava i capelli ormai in modo spasmodico ormai da mezz'ora mentre si guardava nello specchio del bagno come il narcisista che era ma se avesse continuato ancora a rimirarsi sarebbe rimasto un narcisistico cacciatore senza ragazza impossibile.
James Potter aveva un piano per conquistare la ragazza impossibile,a lei piaceva il fare studioso e gentile del lupo così il ragazzo aveva chiesto aiuto e lui, data la sua natura generosa, non si era tirato indietro nello spiegare cosa volesse dire "per bene".
La sua idea era quella di essere come il lupo ma migliorate così che la ragazza impossibile venisse conquistata.
Fu grazie al lupo, che dopo aver preso il mantello dell'invisibilità ed aver messo il topo adulatore in una delle sue tasche, che il ragazzo riuscì ad uscire da quella angusta stanzetta che era il bagno della camera.
Lupin e Minus seguirono (quasi lo dovettero spingere)James fino alla biblioteca ma non prima di essersi infilati sotto il mantello dell'invisibilità.
La ragazza impossibile era lì che leggeva un libro,su uno dei piccoli tavoli rotondi posto vicino ad una delle grandi vetrate,era rannicchiata sulla piccola sedia con la schiena appoggiati ai pietroni sotto la finestre.
Il gomito era appoggiato al tavolo di legno chiaro  e sosteneva la sua testa leggermente inclinata.
L'altra mano reggeva il piccolo libro dalla copertina blu e logora.
Gli occhi verdi erano leggermente socchiusi per poter mettere a fuoco le lettere che avevano davanti a sè mentre le sue labbra erano allungate da un piccolo sorriso.
Le bastò vederla a James per trovare e perdere in un attimo tutta la sua determinazione.
I suoi occhi scuri indugiarono su ogni centimetro del suo corpo con avidità prima che sul suo volto si dipingesse il solito sorriso divertito.
-Ramoso, togliti quel sorriso per favore ne abbiamo parlato.-
-Si, si lo so.- disse il ragazzo a mezza voce.
Il topo sulla spalla del lupo stava già pregustando le risate che si sarebbero fatti, sperava che andasse tutto bene, almeno per quella volta, ma era sempre divertente vedere insieme quei due strani individui.
Il cacciatore si ravvivò per l'ultima volta i capelli e si avvicinò a passo deciso alla ragazza mentre l'amico, sotto il mantello, scuoteva la testa al sorriso che il ragazzo non riusciva a togliersi.
James si avvicinò alla ragazza con il libro sotto mano, tossicchiò per farsi notare.
I suoi occhi verdi si puntarono su di lui con irritazione per aver dovuto distogliere la sua attenzione dalla lettura.
-Che stai leggendo Evans...cioè Lily, che stai leggendo Lily?- 
Lei inclinò la testa di lato come per voler mettere a fuoco il ragazzo, sembrava imbarazzato o impacciato? Non era un normale comportamento da James Potter.
-Un libro, Potter.-
-Questo lo vedo Evans...cioè...che libro?- 
"Gentile, no Evans,no mocciosus,no il migliore,no sorriso idiota,solo studio." Si ripeté mentalmente ciò che gli aveva detto Remus ma sembrava più difficile del previsto.
La ragazza impossibile sembrò soppesare se rispondere alla domanda o no.
-Peter Pan.- Rispose la ragazza scrutando l'espressione del ragazzo.
Lui prese l'altra sedia del tavolo, la voltò in modo che lo schienale fosse rivolto verso la ragazza e vi si sedette appoggiando i gomiti sulla spalliera e lasciando il resto delle braccia a penzoloni.
-Non lo ho mai sentito, di cosa parla?-
Lily era nervosa, James si trovava troppo vicino a lei e questo la rendeva impacciata, le ginocchia di lui sfioravano i suoi piedi e le sue mani erano pericolosamente vicine alle sue cosce.
-C...cosa ti interessa?- Chiese cercando di nascondere il crescente imbarazzo, dopo quella volta che il ragazzo l'aveva abbracciata era cambiato qualcosa, in quei tre giorni aveva sempre tentato di tenere una distanza fisica tra lei ed il ragazzo in modo che lui non ci potesse più riprovare.
-Mi interesso sempre di te.- Rispose il ragazzo con aria di disappunto.
-D...dobbiamo fare pozioni.- Disse lei cercando di chiudere l'argomento.
Era stato Remus a chiedergli di dare una mano a James per finire la pergamena di pozioni di 30cm, lei all'inizio non aveva accettato sebbene il ragazzo glielo avesse chiesto più volte dicendogli che lui non aveva tempo e che aveva il suo bel daffare con Minus.
Aveva ceduto solo ad una battuta di Sirius che,stranamente, aveva accompagnato l'amico a chiederglielo per la ventunesima volta.
Sirius aveva insinuato con malizia che lei provasse qualcosa per Potter e che lo evitasse dopo l'abbraccio e lei per dimostrare a quell'idiota che non era affatto così aveva ceduto, solo dopo si era resa conta di aver fatto il gioco di quel Grifondoro.
-Pozioni.- confermò annuendo James.
Lei si sedette in modo che potesse concentrarsi sul libro che aveva portato il ragazzo con sé.
-Stai scherzando?- chiese sprezzante.
-Perché?-
-È il libro di testo.-
-Lo so.- Rispose il ragazzo passandosi una mano fra i capelli.
-Insomma...siamo in biblioteca speravo che mi avresti aiutato a trovare i libri.- Si corresse subito James notando il turbinio d'irritazione nella ragazza impossibile.
Lei si alzò e gli fece cenno di seguirla tra gli scaffali.
Vedendola camminare davanti a se il ragazzo si perse nel contemplarla.
Si ricordava che all'inizio la ragazza destava in lui certo interesse che veniva però superato dall'antipatia reciproca, con il tempo si era abituato al loro rapporto trovandolo divertente e poi era diventata una sorta di sfida.
Verso il terzo anno però era cominciata quella che i suoi amici chiamavano "Lily obsession", gli era cominciata a piacere come carattere, come persona e stuzzicarla era diventato sempre più divertente convinto che fosse l'unico modo per attirare l'attenzione della Evas.
Con il tempo aveva cominciato ad apprezzare come una piccola ruga le si disegnava ogni volta che veniva infastidita (cosa che veniva la maggior parte delle volte per colpa sua), i suoi capelli rosi come il tramonto che la rendevano riconoscibile anche ad un miglio di distanza, il suo sguardo perso nella lettura raggomitolata su una delle poltrone della sala comune, i suoi sorrisi allegri e spensierati che rare volte erano rivolte a lui e i suoi occhi furenti insieme al rossore delle guance quando battibeccavano.
Era cominciata a diventare molto di più che una sfida, di una cotta di adolescente.
A volte si ritrovava a fissarla a soffermarsi sui vari punti del corpo, gambe, sedere,ventre, seno, ma soprattutto sulle suo labbra rosee e leggermente carnose che avrebbe voluto far sue, farle smettere di parlare per qualche secondo e assaporarle.
E poi i suoi occhi in grado di trafiggerlo come nessun'altra era mai riuscita.
Lei era la sua ragazza impossibile e mai vi aveva rinunciato per quanto lei continuasse a mantenere le distanze, lei era la sua Evans e avrebbe preso a calci chiunque le si sarebbe avvicinato troppo.
Ora, davanti a lui, la ragazza cercava inutilmente di allungarsi per raggiungere un tomo che raggiungeva a stento con le punte della dita.
La mano di James sfiorò quella di Lily quando lui prese l'oggetto del desiderio.
Lei ritirò la mano come scottata mentre le sue guance si incendiavano.
-È quello che desideravi Evans?- Chiese James con un sorriso divertito.
-Si, Potter e prendi anche quei due affianco, è la tua ricerca che devi finire.- Rispose lei scocciata più dalla sua reazione a quel tocco inaspettato che dal sorriso del ragazzo, quel sorriso che sempre la faceva infervorare.
Più indietro, sotto al mantello dell'invisibilità, il topo cercava di non ridere mentre Remus scuoteva la testa sia per come James aveva fissato il corpo delal ragazza, per fortuna lei non sembrava essersene accorta, sia per quello stupido sorriso divertito che sembrava impossibile togliergli.
Remus decise di aver visto abbastanza, James gli aveva chiesto di rimanere per aiutarlo se fosse successo qualcosa o almeno come sostegno morale ma come poteva accorgersi il ragazzo se c'era o no? Inoltre doveva aiutare Codaliscia per incantesimi, anche se il compagno sembrava essersene dimenticato, e lui era un lupo gentile.
Un'ora più tardi James aveva quasi finito la sua pergamena di trenta centimetri sulle proprietà della Verbena e sui suoi usi pratici e teorici.
-Allora di cosa parla il libro?- Chiese ma si ritrovò colpito da uno dei grossi tomi che aveva portato al piccolo tavolo rotondo.
-Finisci di scrivere.- Ripose la ragazza.
-E poi me lo dici?- Venne di nuovo colpito dallo stesso tomo.
-Lo prendo come un si.- Ripose rimettendosi a scrivere e al contempo massaggiandosi la testa mentre lei roteava gli occhi.
-Sei manesca Evans, mi hai fatto male.- 
-Era quello l'intento.- Rispose lei ridendo.
Qualche minuto e finalmente James mise l'ultimo punto al suo compito che poi passò alla ragazza così che lo correggesse.
-Allora?-
-Perfetto.- Rispose la ragazza rivolgendogli un piccolo sorriso.
-Intendevo il libro che stavi leggendo.-
-Perché ti interessa?-
-Come ti ho già detto mi interesso sempre a te.- Rispose semplicemente lui.
-Ma perché?-
-Davvero, Evans, non lo hai capito dopo sei anni?- 
Lei divenne rossa e distolse lo sguardo dal ragazzo.
-Parla di un bambino che non vuole crescere...- Rispose cambiando argomento il più velocemente possibile.
-E poi?-
Lei si alzò di scatto destabilizzando il ragazzo che non pensava di aver fatto qualcosa di sbagliato.
-Se ti interessa leggilo.- Rispose lei riprendendo il piccolo libro blu che se ne era rimasto sopra al tavolo per tutto il tempo.
-Non saprei dove trovarlo, perché non mi presti il tuo?-
-Vuoi leggerlo davvero?- Chiese lei titubante.
-Parla di me, no?- lei accennò ad un sorriso grato, i ruoli era tornati al loro posto.
-Te lo presto solo perché così impari qualcosa, Potter, vedi di non rovinarlo.-
-Più logoro di così non può essere, Evans, ma lo proteggerò come se ne andasse dalla mia vita dalle zampe di Felpato.-
Lei rise prima di dirigersi verso l'uscita della biblioteca.
-Aspetta Lily, facciamo la strada insieme.-
-Se proprio insisti.-
-Continuerai ad aiutarmi a studiare? Prometti?-
-Se non fai l'idiota mentre lavoriamo.-
-Allora ti va di uscire con me?-
-Che hai detto? Per Merlino! James! che domande!-
-Prima o poi cederai, te lo chiederò ogni giorno. Tutte cedono.-
-Tutte, Potter? Non mi  sembra che tu abbia tutte queste ragazze ai tuoi piedi.-
-Solo perché non me ne vanto quanto Sirius, rimarresti sconvolta da quante pozioni hanno cercato di....
 
Wolf avrebbe voluto prendersi a sprangate.
Come aveva potuto abbassare la guardia in quel modo dopo cinque anni? Era stata stupida, se lui ne avesse parlato con qualcuno la sua vita sarebbe finita, la sua casata si sarebbe rivelata come la sua tomba. Le mancava solo un fottutissimo anno obbligatorio e poi se ne sarebbe andata, le serviva la sua bacchetta e tutte le scorciatoie che la magia le dava a disposizione, e dio solo sapeva quanto quelle scorciatoie le servivano. 
Per fortuna aveva indossato subito la maschera che portava tra quelle mura ma non per questo non era meno preoccupata.
Si era messa addirittura a parlare di musica! Era stata così stupida, cosi idiota che si sarebbe presa a sprangate.
Stava entrando nel castello percorrendo il un corridoio laterale che sapeva che solitamente era poco affollato quando vide Bellatrix venirle incontro.
-Wolf.- Disse la ragazza con il tono più sprezzante possibile.
-Bella.- salutò la ragazza al medesimo modo.
-Ti ho visto ridere con...Sirius.-
-Hai visto male, io stavo ridendo, Lui non sembrava capire la mia presa per il culo.- Ripose Wolf continuando a camminare per raggiungere la sala comune.
Bellatrix le si affiancò.
-Sei vestita da schifo.-
-Non vado di certo a pulire gli spalti con i vestiti buoni.- rispose " e di certo non vestita da puttana come te" pensò senza però dirlo ad alta voce, aveva già fatto abbastanza casini per un giorno.
Wolf si ritrovò bloccata al muro, la mano della ragazza che si stringeva attorno al suo collo impedendole di respirare.
-Smettila di mancarmi di rispetto piccola puttanella.- Se Wolf avesse avuto abbastanza fiato avrebbe roteato gli occhi ma concentrò i suoi sforzi per rimanere impassibile.
-Quando Cissy capirà che sei spazzatura allora non ci sarà scampo per te, ti troverò e provvederò che quella tua bocca rimanga cucita e che cuoi stupidi occhi non possano più guardami, sei solo feccia. Vedi di ricordarlo.- Bella la lasciò andare.
-Chi ti dice che abbia bisogno di essere protetta.- Chiese Wolf passandosi la mano sul collo dove poco prima stringevano le dita della ragazza.
-Bella, Wolf, che ci fate insieme?- La voce preoccupata di Narcissa le raggiunse.
-Niente, ci siamo incontrate per caso.- Rispose Wolf.


   


Ecco un'altro capitolo, forse un po' corto ma non ricordo quando scrivo di solito.
Il problema è che non ho la più pallida idea di come andare avanti se fare una parentesi su Lupin, che possa trovare anche lui qualche ragazza magari un tasso o lasciarlo stare ancora per un po' di tempo?
Approfondire il personaggio di Minus, amicizie con serpi?
O indagare sul passato di Wolf e vedere il perchè di quelle occhiaia?
Non ne ho idea.
Sopra la mia versione di Bella da adolescente (normale e chibi) spero vi piaccia il capitolo e che recensiate (?).
Scusate per gli errori che avete trovato.

P.S. Se vi foste chiesti perchè Wolf si chiama solo Wolf è perchè non ho ancora deciso il suo nome (scelta troppo difficile) e per un'altro fatto che verrà fuori più avanti.

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Capitolo 7
*** Pray Jungle ***




 
PRAY JUNGLE
 

Si si è fantastico.- Ripetè per l'ennesima volta Sirius al suo amico.
Ramoso non aveva fatto altro che parlare di Lily per tutta la domenica, l'amico aveva a mala pena avuto il tempo di raccontare la sua di punizione tra una pausa e l'altra (mentre James era impegnato a mangiare o lucidare la scopa)
ma comunque non aveva interessato l'amico o, almeno, l'incontro con Lily superava di gran lunga l'esperienza di felpato.
Sirius non capiva come farsi aiutare per scrivere un compito di pozioni potesse essere più interessate, aveva ascoltato le proprietà della verbena ed i suoi usi teorici e non così tante volte che per la prima volta sarebbe arrivato preparato a lezione anche senza aver fatto il compito.
-Potresti fingere più entusiasmo.- disse James uscendo dal bagno e lasciando entrare un povero Codaliscia che se la stava per fare addosso.
-Sinceramente Ramoso ne hai parlato per tutta la domenica, della tua ragazza, ed io stavo dormendo prima che mi svegliassi per dirmi quanto fosse morbida la pelle di Lily quando le hai ecc...- Rispose Sirius che ancora con un occhio chiuso cercava di godersi gli ultimi momenti a letto prima di doversi alzare.
-Almeno ti ha ascolto, più di quanto faccia con la McGranit alla prima ora.- Ridacchiò Remus sorridendo.
-Alla parliamo della tua ragazza.- Sirius aprì anche l'altro occhio per mettere a fuoco il compagno.
-Janet?- Chiese il ragazzo. Non si ricordava di aver detto a Ramoso che aveva intenzione di uscire con qualcuna per rilassarsi un po'.
-No cagnaccio, non so neanche chi è.-
-La corvonero del nostro anno con un davanzale enorme.-
-Molto fine Sirius.-
James sembrò pensare a ciò che l'amico aveva detto.
-Ho capito.-
-Ma voi due cosa avete in testa?- Chiese Remus.
-Lunastorta dovresti smetterla di pensare come un brav'uomo, fai parte dei malandrini!- Esclamò James.
Sirius li lasciò battibeccare per qualche minuto mentre cercava le varie parti della sua divisa disseminate ogni dove nella stanza.
-Tornando alla tua di ragazza, non Janet. Ha davvero detto di essere una sporco sangue?-
-Poi ha detto che era uno scherzo, era convincente in tutti e due i momenti.- Rispose Felpato abbottonandosi la camicia.
-Non sembra molto apposto. Non dovresti frequentarla. Regola n.28 non uscire con le serpi.- disse solenne James.
-Non ricordo di aver approvato questa regola.-
-È una di quelle sottintese.-
-Cioè quelle che ti inventi al momento quando non ti va bene qualcosa? -
-Niente serpi è la numero 26 credo,  ne avevamo discusso al terzo anno, dopo la faccenda...della cacca di gufo.- disse Codaliscia uscendo dal bagno.
Sia Sirius che James assunsero un colorito verdastro a quel ricordo.
-È la regola.- Disse James cercando di riprendersi.
-Regola o no io non la frequento, ha qualche rotella fuori posto quella,  e tanto meno è la mia ragazza. Uscirò con Janet,  sarà lei la mia ragazza per un po'.-
-La corvonero del nostro anno con il davanzale...enorme?- Chiese con invidia Minus,  lui se la poteva scordare una ragazza di quel calibro.
-Sono circondato da bestie! Ma con cosa ragionate con il...

Wolf non si sentiva bene.
Aveva la testa pesante e per essersi appena svegliata era fin troppo confusa e senza forze.
Aprì gli occhi, le palpebre stranamente più pesanti, faceva fatica a respirare e poi tossì.
Roteo gli occhi mentre si sedeva per riuscire a respirare nuovamente.
Si alzò dal letto, la sua pelle si coprì di brividi mentre vagava nella piccola stanzetta che era la sua camera per cercare la divisa prima di prendersi la morte.
Era stata fortunata, le segrete di serpe verde avevano sempre avuto le camere migliori grazie alle continue donazioni delle famiglie di purosangue, tra le più facoltose nel mondo magico, che non volevano che i propri figli vivessero in un ambiente meno confortevole di quello casalingo.
Wolf era cosi passata dalla povertà al lusso della sua stanza, addirittura singola, che era riuscita ad accaparrarsi il primo anno.
Si ricordava quel giorno, lei era preoccupata,non per la nuova scuola, non per dover iniziare materie mai sentite, non per i nuovi compagni, non per la casa in cui sarebbe stata smistata, ciò che l'agitava era essere lontana dalla sua famiglia.
La crisi era appena iniziata a Londra ed aveva colpito soprattutto gli operai delle fabbriche, suo padre poteva perdere il posto da un giorno all'altro e senza di lei a casa chi avrebbe portato quei pochi soldi extra che guadagnava con piccoli lavori ovviamente a nero?
Quando la professoressa McGranit aveva detto il suo nome lei aveva ostentato più sicurezza di quanta ne avesse.
La voce del cappello nella sua testa l'aveva fatta sussultare ma aveva avuto la buona idea di non rispondere ad alta voce.
Quando si era seduta al tavolo dei serpeverde si era ritrovata vicino a Zambini e per un po' di tempo aveva dimenticato casa conoscendo anche Narcissa, Regalus e sfortunatamente anche Bella.
Quando era andata con gli altri primini nel dormitorio era rimasta indietro ad ammirare la sala comune così elegante ed estranea, completamente diversa da ciò a cui era abituata.
Arrivando per ultima alla scelta delle camere pensava di ritrovarsi con tre ragazze che non avrebbe sopportato, invece l'unica camera rimasta libera era quella singola, molto più piccola rispetto alle altre, forse uno spazio vitale troppo ristretto per chi era abituato a ville, ma gigantesco per lei.
Aveva addirittura un bagno personale, un lusso per una ragazzina abituata ad avere forse l'acqua corrente e sicuramente non l'acqua calda.
Wolf si era infilata la divisa, aveva indossato le calze di lana nera, la gonna che portava sempre a vita alta, la camicia bianca ed il gillé.
Gli ci vollero altri dieci minuti buoni prima di trovare la cravatta tra giramenti di testa e attacchi di tosse.
I corridoi erano pieni dei ragazzi, soprattutto serpi data la poca strada che aveva appena percorso, che si dirigevano dalle segrete alla sala grande per fare un'abbondante colazione.
Solo il pensiero di uova, pancetta e pane tostato le diede il voltastomaco mentre le voce dei ragazzi le sembravano dei trapani.
Qualcuno la prese per un braccio e la trascinò dietro ad una statua in modo che nessuno potesse vederli, ma neanche uno studente sembrava interessato a loro due.
Vedendo il volto pallido di Regalus Wolf si sentì improvvisamente in trappola, che avesse saputo di ciò che aveva riferito al fratello?
Cosa sarebbe successo se Black avesse riferito tutto a Regalus? Il suo coetaneo avrebbe cominciato ad evitarla per ciò che era in realtà o si sarebbe infuriato perché si era confidata con un estraneo, con Sirius che si erano così spesso divertiti a prendere in giro?
-Non è tornato.- Disse semplicemente il ragazzo passandosi le dita fra i capelli neri, quando lo faceva assomigliava terribilmente a Sirius.
-Ne lui ne lo zio.-  Continuò abbandonando la mano lungo il fianco.
-E' già successo.- Rispose Wolf.
Regalus la fissò, lo sguardo preoccupato, una preoccupazione che non avrebbe fatto vedere a nessuno oltre che a lei.
Wolf lo abbraccio, circondo il suo collo con le sue esili braccia e si alzò in punta di piedi in modo che lui potesse affondare il viso sull'incavo della sua spalla.
Le braccia di Reg le circondarono la vita e la strinsero, aggrappandosi a lei come ad un'ancora,
Rimasero così per qualche minuto,senza dire niente, mentre lui cercava un conforto che avrebbe potuto trovare in quella sua strana amica, in quel rapporto contorto di cose mai dette ma sempre sapute, nascosti dalla statua dagli occhi indiscreti dei serpenti velenosi.
Quando il ragazzo la lasciò andare le porse una lettera.
-Dalla a Sirius.- Disse semplicemente.
Wolf inarcò un sopracciglio mostrando tutto il suo disappunto e la sua riluttanza.
-Se lo faccio io lo prenderei a calci, non è il momento di fare preoccupare mia madre, sempre se possa provare questo sentimento.-
Wolf sbuffò sonoramente ma infilò il biglietto in una piccola tasca interna della gonna che aveva cucito lei stessa per portare a termine i propri affari.
-Sappi che se non torno viva vuol dire che Bella mi ha visto e mi ha ucciso. Mi avrai sulla coscienza Reg.- Rispose lei.
-Correrò questo rischio.- ridacchiò lui.

Wolf abbandonò la lezione dopo il ventesimo attacco di tosse,  o meglio,  venne cacciata dalla professoressa di antiche rune per il suo continuo disturbo.
Quando la mattina era passata da Madama Chips la donna le aveva detto che era un semplice raffreddore e le aveva dato una piccola ampolla da prendere in caso fosse peggiorato e lei lo aveva fatto ma non aveva ancora sortito il suo effetto miracoloso.
Così era passata per il dormitorio e aveva deciso di partire in anticipo,  con gli studenti a lezione aveva meno possibilità di non essere scoperta e un po' per questo un po' perché tosse e raffreddore rendevano la sua testa addormentata abbassò la guardia.
Sirius la vide passare,  camminava svelta e non sembrava essersi accorta di lui nascosto dietro ad una della tante statue presenti nel grande castello mentre faceva la sua pausa da storia della magia.
Il ragazzo si chiese cosa vi facesse fuori dall'aula e soprattutto dove si stesse dirigendo con quell'aria così sospetta.
Non molto lontano vi era uno dei passaggi segreti che portavano fuori dal castello e lui aveva la sensazione che la ragazza lo sapesse.
Uscì da diedro la statua e girò nel piccolo corridoio laterale in tempo  per vedere Wolf sparire nel passaggio.
Era troppo incuriosito per non seguirla, nessuno dei malandrini lo avrebbe perdonato se si fosse lasciato passare davanti un'avventura del genere.
Aprì il passaggio dopo aver aspettato il tempo accettabile per non essere visto dalla ragazza.
Quando uscì dal passaggio la figura della ragazza si stava dirigendo verso Hogsmeade.
Wolf si diresse a passo decise verso la cittadina e quando vi arrivo si incamminò svelta lungo le piccole stradine laterali rimanendo ai margini del piccolo villaggio che ormai conosceva come le sue tasche.
Essendo abituata ad una realtà urbana molto più grande e varia, in continua evoluzione, quale era Londra, Hogsmeade le appariva quanto mai pittoresca ma anche molto noiosa.Arrivata alla sua destinazione aprì il cancello dando un fugace occhiata a quella costruzione così bislacca.

Si ergeva in due piano di mattoni rossi ma il primo piano sembrava essere stato "impilato" male sul piano terra così da rendere la casa sbilenca, infatti solo grazie un incantesimo  tutto rimaneva in piedi.

Bussò veloce alla porta color giallo canarino senza neanche notare un Sirius Black che si era fermato e nascosto dietro al muretto che contornava il piccolo giardino.
Ad aprirle arrivò un ragazzo sui 20 anni, tutto nel suo aspetto era ben curato, dal viso sbarbato, i capelli castani pettinati, ai vestiti puliti che quasi sembravano nuovi.
Tutto gridava sono un bravo ragazzo dai suoi occhi scuri al sorriso che aveva rivolto alla ragazza.
Le porse la mano e lei la prese ricambiando il sorriso con uno più tirato, sparirono sotto gli occhi esterrefatti di Sirius, si era appena smaterializzati?
Quello andava ben oltre ad infrangere la regola di uscire dal castello, probabilmente l'espulsione non gliela avrebbe tolta nessuno se fosse venuto fuori.
Ancora più incuriosito aspetto che il ragazzo tornasse, ci vollero 10 minuti buoni prima che riapparisse davanti alla porta giallo canarino.
-Hey! Io sono Sirius, Sirius Balck. Tu?- 
Il ragazzo guardò felpato con sguardo stranito mentre scavalcava il muretto, invece di usare il cancello aperto, e gli porgeva la mano.
-Vieni da Hogwards?-
-Anche la ragazza,no?- Rispose Sirius.
Lui sembrò soppesare ciò che gli era appena stato detto.
-Thomas McGranit.- Disse infine.
-Scommetto tre galeoni che lei non dovrebbe essere venuta qui.-
-Non siete nella stessa barca?- Sirius fece  spallucce infilandosi tutte due la mani in tasca.
-La parola  di un grifondoro vale più di quella di una serpe, io la ho semplicemente seguita per curiosità, non avevo idea che Wolf se ne andasse in giro facendosi smaterializzare.-
-Aspetta, sei Sirius?-
-Mi sembra di avertelo già detto.-
-Il compagno di James?-
-Preferiamo la parola amici.- Rispose il ragazzo sorridendo.
Ora che vi faceva caso vi era solo una casa ad Hogsmeade che fosse costruita in quel modo, il negozio di articoli di quidditch si doveva trovare sul retro e dio solo sapeva quanto tempo ci avessero passato lui e James lì dentro.
-Non avevo idea che Malcom fosse parente della McGranit!-
-Mio padre è suo cugino.- Rispose  ragazzo sorridendo.
-Quella donna è una grande.-
-È una McGranit, non per niente siamo stati sempre smistati in Grifondoro.-
-Potresti fare un favore ad un tuo compagno di casata.....

-Finalmente sei arrivata!- esclamò Bet vedendo entrare Wolf.
-Ma se sono in anticipo di mezz'ora!- ringhiò la compagna in risposta mentre si dirigeva nel piccolo sgabuzzino dove era solita cambiarsi per indossare la divisa.
In realtà il locale non imponeva una vera e propria divisa ma sia Wolf che Bet avevano adottato un certo stile, gonna o pantaloni neri e camicia bianca,  almeno che non vi fosse qualche impedimento,  in quel caso l'importante era non essete troppo colorate e troppo "puttanelle".
Quando uscì dallo sgabuzzino Bet le passo il piccolo grembiule da cameriera bianco dove vi era ricamato Wolf.
Le due lavoravano insieme ormai da anni e sebbene Bet fosse piu grande di lei nessuna delle due aveva mai sentito un distacco a causa della loro età e avevano sempre collaborato senza che nessuna delle due prendesse realmente in mano la situazione.
Stavano ridendo,  aspettando che la maggiore finisse il turno quando Wolf notò un ragazzo sulla porta che sembrava volesse entrare.
Si nascose dietro al bancone al suono della campanella.

Sirius era riuscito a convincere Thomas a smaterializzarlo grazie al suo naturale fascino che colpiva chiunque e alla promessa di mettere una buona parola su di lui con Wolf.
Ma lui aveva perso Wolf quasi subito,  non era nemmeno convinto che la ragazza che aveva seguito fosse lei e si era comunque volatilizzata lasciandolo completamente spaesato.
Stava perdendo la speranza,  non avendo idea di dove si trovasse non sapeva neanche come tornare al luogo d'incontro con Thomas,  la sua espulsione era praticamente certa almeno che non l'avesse trovata.
Desideroso di un posto caldo decise di entrare in un piccolo bar.
Sulla grande vetrata vi era scritto "pray jungle", un nome senza senso ma che aveva una certa musicalità.
Dentro vi erano tavoli e sgabelli in ferro battuto e da un lato un piccolo rialzo che fungeva da palco.
Le pareti erano di mattoni rossi e ognuna era colma di scritte e disegni fatti con pennarelli indelebili bianchi e neri.
Al suono della campanella la cameriera che se ne stava seduta sul bancone si volto verso di lui con sguardo scocciato sebbene pochi attimi prima stesse ridendo.
Continuò a fissarlo finché non prese posto ad uno dei tavoli,  solo allora lasciò la sua postazione.
Non era molto alta, aveva un corpo grassottello che la facevano sembrare un po' tozza ma le sue curve era abbondanti,  nessun ragazzo avrebbe fatto caso al suo leggero sovrappeso.
Un occhio era coperto dai capelli castani e ricci mentre dall'altro lato era stato cercato di domarli con delle forcine.
-Cosa ti porto? - Chiese.
-Una birra.- rispose il ragazzo conoscendo solo quella bevanda.
Lei gliela portò in pochi minuti.
-2 pound- Disse e Sirius quasi si soffocò con il sorso di birra appena bevuto.
Dopo aver sputacchiato un po' cominciò a frugarsi nelle tasche in cerca di qualche spicciolo ma la possibilità che avesse soldi babbani con se erano nulle.
-Non hai i soldi. - Chiese con voce dolce lei.
-Ehm...se mi facessi credito.- Rispose lui mentre sul suo volto si allargava un sorriso seducente.
-Non sono qui per farmi prendere dai fondelli dal primo ragazzo figo che passa,  sgancia i soldi o non uscirai tutto intero da qui. -
-Hai intenzione di picchiarmi? -
-Togliti quello stupido sorriso togli fiato!  Non sono qui per farmi inculare da un ragazzino che puzza ancora di latte! Wolf si occuperà di te se non sganci i soldi.-
-Non li ho davvero.-
-Wolf! -
Lei uscì da dietro il bancone, uno sguardo che metteva i brividi.
-Sgancia i soldi,  Coglione.- Disse Bet con sguardo minaccioso.
-O cosa? - chiese spavaldo Sirius,  contro due ragazze poteva farcela facilmente,  soprattutto se una di quelle era una serpeverde che aveva infranto le regole.
Il pugno arrivò improvviso,  in pieno volto,  sentì il suo naso scricchiolare sotto il colpo poi un dolore sordo e il sangue che colava.
- Se no ti distruggerà quel sorriso togli fiato.- Rispose Bet minacciosa.
Wolf lo prese per il colletto,  un ghigno malefico e divertito sul volto.
-lo porto fuori Bet,  so chi è e non voglio sporcare il locale. - Disse con una luce negli occhi che fece accapponare la pelle al ragazzo.

Remus stava girando per il castello alla ricerca di Sirius,  era sparito durante storia della magia e non si era fatto vedere per gli allenamenti con James che avevano già programmato.Ramoso era andato al campo a quidditch nella speranza che l'amico fosse già lì mentre lui e Codaliscia erano stati spediti nei vari luoghi dove Sirius era solito rifugiarsi, il problema era che ve ne erano tantissimi e se non voleva essere trovato era perfettamente in grado di farlo.
-Remus!- Lo chiamò Codaliscia tornato dalla serre.
-Non lo ho trovato.-
-Va bene, continuiamo insieme.-. Rispose il ragazzo chiedendosi perchè si faceva sempre coinvolgere in tutto dai quei ragazzi, ma la risposta era ovvia.
Loro si erano insinuati nella sua vita, senza di loro non sarebbe mai riuscito a sopportare ciò che era, senza di loro la tortura della trasformazione non sarebbe stata così "piacevole" e senza di loro lui sarebbe stato solo.
-Scusate!?- I due si girarono al richiamo di quella voce squillante.
Una studentessa tassorosso si stava dirigendo verso di loro correndo.

 

 

Scusate il ritardo ma fino a Sabato non ero nemmeno riuscita ad iniziare il capitolo.
Cosa ne pensate? cosa vi aspettate che succederà? E' prevedibile? 

Perdonatemi per la mia moltitudine di errori.
Non so che altro dire...

 

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Capitolo 8
*** Candem/Nobile casata ***


Wolf&Pako               Avviso che la pubblicazione del prossimo capitolo molto probabilmente sarà posticipata ma non so dirvi di quanto                                                                              
 
CANDEM

La piccola tassorosso li raggiunse.
Era alta un metro e sessanta ed era minuta.
Il volto tondo dalle guance rosse a causa della corsa era incorniciato dai capelli lisci e castano chiaro e dalla frangetta che forse era un po' troppo lunga.
Sopra l'orecchio destro spuntava una gerbera color salmone.
Indossava già la divisa invernale, le maniche del maglione le nascondevano le mani perché troppo lunghe, la gonna le arrivava a metà coscia mentre mentre i calzini le arrivano qualche centimetro sopra il ginocchio.
Posò i suoi grandi occhi color dell'oro sui due ragazzi che aveva di fronte, a giudicare dalla loro cravatta erano dei grifondoro e molto probabilmente non avrebbero potuta aiutarla ma domandare non faceva mai male.
Uno dei due era una ragazzo alto e magro dal volto pallido egli occhi profondi,non sembrava nel pieno della sua forma.
L'altro più basso, ma la superava comunque in altezza (1.58 non erano difficili da superare), era di corporatura più robusta, i capelli color della paglia sembravano non aver visto un pettine da giorni e gli occhi di un marrone chiaro erano acquosi e sempre in movimento, vi era la stessa curiosità che si trovava anche in quelli della ragazza.
-Per caso avete visto Wolf?- Chiese.
-Wolf?- Chiese il più alto con voce perplessa.
-È una serpeverde, bionda, alta magra...gnocca. Di solito i Grifondoro notano le serpi, ne avete vista passare una simile?-
-Sappiamo chi è.- Disse il più basso.
-Ma non l'abbiamo vista.- aggiunse velocemente l'altro.
-Grazie comunque.- Rispose a ragazza rivolgendogli un sorriso dolce.
-Non è neanche nelle serre. Stiamo cercando un nostro amico e sono già passato di lì.-
-Grazie, sei molto gentile.- il ragazzo dai capelli color paglia sorrise radioso.
-Potremmo cercarli insieme.-
-Non credo siano insieme.- disse il più alto.
-Credo di no, ma dobbiamo girare tutto il castello tutti e tre.-
-Vengo con voi volentieri.- Rispose la ragazza, entrambi guardarono speranzosi il più grande.
-Non vedo cosa ci sia di male.- Rispose lui alla fine con aria rassegnata.
-Io sono Patty Amalia Cornelia Oswald, ma chiamatemi Amy o Cornelia, Pako può farlo solo Wolf. Voi?-
-Peter Minus, puoi chiamarmi semplicemente Minus.- Rispose ridacchiando il ragazzo più basso.
-Remus Lupin.-
-Allora andiamo.- Disse la ragazza con un grande sorriso e gli occhi luccicanti, prese a braccetto entrambi e cominciò a camminare insieme a loro.
-Chi state cercando?- Chiese con voce squillante.
I ragazzi vennero presi alla sprovvista da quella domanda, Remus si trovava ancora impegnato a capire le emozioni contrastanti che provava al contatto con quella piccola ragazza mentre Peter si stava crogiolando in quel contatto e allo stesso tempo cercava di imprimersi i suoi vari nomi nella mente.
-Sirius, Sirius Black.- Rispose Minus, il primo dei due a riprendersi.
-Sai chi è?-
-Ehmm..umm...cosa? Si...certo che so chi è...è Black, tutti lo sanno, come Potter...o Malfoy...si insomma.- Rispose la ragazza diventando dello stesso colore del fiore che portava tra i capelli.

Per Sirius il primo pugno era stato del tutto inaspettato e non solo in fatto che lei lo avesse fatto, ma anche il dolore era stato imprevisto, il secondo, di pugno, lo era stato altrettanto, il terzo ugualmente improvviso ma il quarto lo aveva fermato afferrandole il polso.
Dopo il primo pugno lo aveva trascinato fuori con aria glaciale, tirandolo per la cravatta con se fosse il guinzaglio di un cane, e lo aveva condotto nella piccola stradina laterale di fianco al locale.
Lo aveva lasciato continuando a fissarlo con gli occhi di ghiaccio.
Lui aveva estratto la bacchetta, avendo già compiuto i 17 anni non aveva più la traccia addosso, e aveva messo apposto il suo naso sopprimendo un gemito quando l'osso si era riposizionato correttamente, nell'istante successivo lei lo aveva colpito nuovamente forse con più forza di prima.
Sirius aveva imprecato contro di lei e ripetuto l'incantesimo, lei lo aveva colpito ancora, per avere un braccio così magro vi era fin troppa forza.
Aveva ripetuto l'incantesimo ma questa volta fermò la sua mano prima che raggiungesse il suo naso o qualche altra parte del suo viso.
Un sorriso compiaciuto gli si disegnò.
-Allora sei davvero una sporco sangue.- Disse.
Il ginocchio della ragazza si sollevò velocemente e lui si ritrovò a terra stringendosi i gioielli di famiglia.
Wolf prese la bacchetta che il ragazzo aveva perso.
-Non sono una sporco sangue.- Sibilò tra i denti,lo costrinse a sollevare la testa tirandolo per i capelli in modo che potesse vedere tutta la rabbia che c'era nei suoi occhi.
-Sono una purosangue e non sentirai uscire dalle mia labbra altre affermazioni.- Lo lasciò andare allontanandosi di qualche passo.
Si rigirò la bacchetta tra le mani concentrandosi su di essa lasciando un po' di tempo al ragazzo per riprendersi.
-Vuoi farmi credere che lavori qui anche se sei una puro sangue? Sei una sporco sangue, ammettilo.- Disse ridacchiando Sirius mentre cercava di rimettersi in piedi.
Lei lo colpì con un calcio all'addome fermandolo.
-Situazione economica complicata.- Disse con estrema lentezza come parlando ad uno stupido.
-Sono una purosangue.- continuò nello stesso modo.
Sirius continuò a ridacchiare.
-Perché sei qui?- chiese.
-Avevo voglia di una birra.-
-Non sono cogliona, rispondimi se non vuoi che ti pesti a sangue.-
-Ti stavo seguendo, ho convinto McGranit a darmi un passaggio ma poi ti avevo perso e non sapevo dove dovevo incontrarlo di nuovo.-
-Perché non te ne sei tornato ad Hogwards? Sai smaterializzarti, no?-
Sirius non rispose mentre riusciva finalmente a rimettersi in piedi.
-oh...non sai smaterializzarti?-
-Certo che so farlo.- Rispose sulla difensiva io ragazzo.
-Allora...hai paura di farlo?- Chiese quasi ridendo.
-Non ho paura!- Disse indignato.
La smaterializzazione non era la sua forma di trasporto preferita, ogni volta si poteva perdere un braccio o una gamba o spaccarsi semplicemente, lui preferiva spostarsi a cavallo di una scopa o di un ippogrifo e di un drago, quello si sarebbe stato un bel mezzo di trasporto che avrebbe fatto salire la sua adrenalina a mille.
La risatina di Wolf si perse lungo i vicoli.
-Siamo a Candem Town.-Disse infine.
-Potrei lasciarti qui, convincere McGranit che sei un maniaco e farti espellere.-
-O potrei riprendermi la bacchetta e farti espellere.-  Disse Sirius.
-Posso anche essere una serpe ma godo di fiducia da parte dei professori e sò come inventarmi una bugia convincente. Ora, tu capisci che non posso farti tornare prima di me.-
Sirius la fissò con sguardo divertito, come avrebbe potuto fermarlo? Ora che sapeva che non si faceva scrupoli a colpirlo poteva difendersi tranquillamente anche se era ancora dolorante e probabilmente non sarebbe riuscito a camminare decentemente.
Forse un po' di preoccupazione la provava, sarebbe riuscito a prendersi la bacchetta o lei sarebbe riuscita a sgusciare via portando con sé la sua possibilità di rimanere ad Hogwards?
Nascose queste piccole preoccupazione dietro al sorriso beffardo.
Wolf nascondeva ben altro dietro la sua maschera di collera glaciale, dietro alla maschera che l'aveva protetta per tanti anni e continuava a farlo dando al ragazzo la sensazione che lei sapesse ciò che faceva.
Dentro di sé lei era in preda al panico, si trovava in trappola, il lavoro di cinque anni mandato in fumo in pochi secondi.
Cosa avrebbe fatto se lui avesse rivelato il suo segreto? Sarebbe stata espulsa, ne era certa.
Aveva resistito per così tanto tempo, combattendo e creandosi una posizione dal niente su bugie inconfutabili, difendendosi da qualsiasi attacco con le unghie e con i denti, ma ora il suo castello stava cedendo sotto una folata di vento come se fosse stato di carta, e forse lo era sempre stato un castello di carta e lei vi si era barricata credendosi al sicuro.
Ora, per colpa di un ragazzo che nemmeno conosceva, tutto stava per cadere, ciò per cui aveva studiato le stava per essere portato via insieme alle scorciatoie che avrebbe portato, quelle scorciatoie che da tanto anelava.
Le sarebbe bastato solo un anno, almeno fino al suo diciassettesimo compleanno, niente di più, poi avrebbe abbandonato la scuola, non avrebbe comunque avuto i soldi per continuarla e avrebbe tirato avanti come aveva sempre fatto, non chiedeva poi molto.
Ora cosa avrebbe dovuto fare? Pestare il ragazzo che aveva di fronte? A sangue? Quanto l'avrebbe aiutata farlo? Probabilmente niente.
La sua maschera le venne in aiuto portando alle sue labbra le parole giuste.
-Potrei spezzare la tua bacchettata.- Iniziò facendo pressione alle estremità del bastoncino facendolo incurvare fino al punto critico, Sirius trattenne il respiro la sua bacchetta sembrava così fragile tra quelle dita fini - o potremmo trovare un accordo, non credi?- La ragazza spostò il suo sguardo dal legno al ragazzo, era calmo e glaciale del grigio dopo una tempesta.
-Troveremo di sicuro un accordo.- Rispose il ragazzo.

Narcissa Black era abituata ad avere il controllo di quei piccoli aspetti della sua vita in cui poteva averne, era anche abituata ad essere la migliore in qualsiasi cosa si cimentasse, qualcosa che le avevano insegnato fin da piccola.
Altra cosa che aveva imparato fin da piccola era come rivolgersi alle persone in base al sangue, in base al loro ceto e a come si comportava una signora degna della sua casata.
Aveva imparato cosa voleva dire essere una donna di casa prima di imparare a scrivere, aveva imparato quali erano i comportamenti disdicevoli e come essere degna del nome che portava.
Sapeva di essere il diamante della famiglia, per lungo tempo oscurata dalla falsa brillantezza di Andromeda, per questo doveva essere perfetta in ogni istante, per oscurare gli sbagli delle sorelle, per deviare l'attenzione da quelle voci a dir poco disdicevoli che avevano cominciato a girare sulla maggiore delle sorelle Black, così era stata cresciuta Narcissa.
Sua sorella Bellatrix non era neanche lontanamente vicina a ciò che avrebbe dovuto essere per portare il nome della casata, aveva perso due anni per colpa del suo atteggiamento sregolato e del suo carattere violento, anche se i loro genitori continuavano ad appoggiarla qualunque cosa facesse perché il suo odio verso i babbani, i sporcosangue ed i mezzosangue e la sua esaltazione dei puro sangue fungevano da scudo, da scusa per ogni sua azione.
Fin da piccola Andromeda e Narcissa avevano dovuto tenere a bada la sorella ed il compito era passato unicamente a lei quando la maggiore aveva iniziato Hogwards.
Non era stato facile non farsi trascinare ma lei aveva sempre saputo cosa volevano i suoi genitori da lei e le governanti ( ne avevano cambiate parecchie per colpa di Bellatrix) avevano sempre tessuto le sue lodi ma le avevano sempre fatto capire quali erano i suoi compiti e  che ogni suo errore sarebbe stato sempre spifferato alla madre che non si faceva scrupoli ad alzare le mani sulla propria figlia.
-Vedi cosa mi costringi a fare? Dobbiamo, DEVI, cancellare ogni tua impurità.- soleva dirle dopo averla colpita.
Suo padre non era da meno, non l'avrebbe mai colpita e spesso rimproverava sua madre per questo, ma riusciva comunque a farle sentire il peso dei suoi sbagli.
Era diventata perfetta con il tempo, da anni non sbagliava più, da anni nella sua vita erano rimaste solamente le uscite in famiglia, le grandi cene, i balli in maschera, i vestiti bellissimi e di ottima fattura, i regali, le carezze della madre, i caldi abbracci del padre, finalmente era diventata degna della "nobile casata dei Black".
Per quanto si sforzasse, però, ogni volta che lo pensava le veniva in mente Sirius, la derisione nella sua voce nel pronunciare quelle parole, il disprezzo che vi aveva impresso quella volta.
Quando erano piccole la loro famiglia andava spesso a trovare i cugini e all'inizio i loro rapporti erano più che buoni ma poi Sirius era diventato sempre più strano, nella sua testa avevano cominciato a girare strane idee e per questo il legame tra i cugini si era sciolto, il punto di rottura fu quando Sirius e Bellatrix si presero a pugni.
Da quel giorno le visite erano continuate ma nessuna della sorelle aveva più rivolto la parola a Sirius se non per ciò che richiedeva l'etichetta ma vi fu una volta in cui Narcissa dimenticò tutta l'etichetta, il giorno in cui la voce di suoi cugino si attaccò a quelle parole.
Era andata nella cucina di sua zia perchè i suoi le avevano chiesto di controllare Mendy, la loro vecchia elfa domestica ormai mezza sorda, perchè non erano sicuri che avesse sentito l'ordine.
Il piccolo essere tremante stava riponendo l'ultimo piatto lavato,  lo scaffale aperto davanti a se.
-Mendy! - la chiamò Narcissa con un tono troppo dolce se sua madre avesse sentito.
L'elfa sobbalzò alla voce della ragazzina di 13anni che la chiamava ed il piatto scivolò dalle sue lunghe dita tremanti per finire in frantumi sul pavimento. Narcissa si precipitò verso di lei con il cuore in gola mentre il piatto ormai in frantumi giaceva a terra e Mendy spalancata gli occhi trattenendo il respiro. 
a ragazzina si affrettò a raccogliere i cocci per  terra prima che l'elfa li usasse per punirsi,  la ceramica affilata le procurò un taglio sul palmo della mano.V
ide il terrore sugli occhi dell'elfa.
-Finisci quello che devi fare, non punirti,  non hai fatto niente. Non dire ai miei cosa è successo va tutto bene.- Si affrettò a dirle con voce più chiara possibile sperando che il suo udito per quella volta non la tradisse.
Il piccolo essere annuì lentamente e poi si diresse verso la torta monumentale che doveva portare nel salottino dove erano solito riunirsi.
Narcissa tirò un sospiro di sollievo nel vedere che aveva capito.
Mendy era stata la loro elfa domestica da sempre e la piccola Black aveva sempre nutrito dell'affetto per quella fragile creatura a dispetto dei rimproveri della madre.
La mano pizzicava,  i suoi occhi si posarono sulla ferita rossa, il sangue gocciola e stava sporcando i cocci di ceramica ed il pavimento.
Il panico si insediò in lei,  il cuore cominciò a batterle all'impazzata,  improvvisamente respirare era diventato difficile e gli occhi spalancati erano sull'orlo delle lacrime.
-Come...- Cominciò a balbettare mentre ansimava e le lacrime scorrevano.
-Spiego...la casata...degna.- fu più o meno in quel momento che suo cugino Sirius entrò nella cucina.
-Che è successo? -
Narcissa alzò lo sguardo impanicato dalla sua mano ferita.
-Niente. Io...niente...non...non..sono...degna...lo...io...-
Cominciò a balbettare ma poi le fu impossibile respirare e le lacrime sgorgarono ancora più copiose.
Si portò le mani al petto,  con l'una stringeva l'altra cercando di fermare il sangue che usciva.
Fu allora che Sirius notò il sangue.
Si accucciò davanti a lei e delicatamente le prese le mano insanguinata,  lei lo guardava spaventata come un animale ferito.
Sirius entrasse un fazzoletto pulito dalla tasca e glielo strinse attorno alla mano per fermare l'emorragia.
-Meglio? - Chiese alzandosi.
Narcissa annuì riprendendo a respirare ma rimanendo seduta sul freddo pavimento.
Lui si occupò di raccogliere i cocci stando attento a non tagliarsi e di pulire il pavimento alla meglio poi si fermò a guardare la cugina che continuava a guardare la mano impaurita e allora capì cosa significavano quei balbettii e chiamò di malavoglia Kreacher.
CRACK Narcissa vide apparire davanti a se l'elfo della famiglia Black.
-Metti a posto piatto e pavimento.- Gli ordinò Sirius e con un semplice schiocco delle dita scheletriche tutto tornò come prima.
Poi il ragazzo le prese delicatamente la mano e sciolse il fazzoletto, poi continuando a tenerla con gentilezza ordinò a Kreacher di guarire il taglio.
Sotto i suoi occhi spaventati il suo palmo tornò liscio.
-Ora sei degna della "nobile casata dei Black"- Disse con disprezzo e derisione il cugino alzandosi e dirigendosi verso la porta.
In quell'istante tutto ciò per cui stava cercando di essere perfetta le sembrò terribilmente stupido.
-Grazie.- Disse rimanendo seduta e lui le rivolse un sorriso divertito prima di uscire.
Narcissa scosse la testa a quel ricordo,  ben presto non si sarebbe più dovuta preoccuparsene,  ben presto sarebbe entrata a far parte della nobile casata dei Malfoy e suo cugino non aveva infangato quella frase. Il matrimonio era già deciso, promessa sposa a Lucius Malfoy e a lei non dispiaceva affatto.
Lucius era più grande di ben sei anni e doveva ammettere che da piccola si era presa una bella cotta per lui,  nessuno poteva biasimarla,  Malfoy era un ragazzo avvenente dai lineamenti eleganti e proveniva da una delle casate più importanti, nei suoi anni a scuola aveva fatto strage di cuori.
Così Narcissa aveva visto avverare davanti ai suoi occhi quel piccolo desiderio che aveva sempre ritenuto sciocco e sebbene non poteva avere il controllo neanche in questo aspetto della sua vita lo aveva accettato di buon grado.
Quando le attenzioni del ragazzo si erano spostate da sua sorella maggiore a lei,  ancora prima che cominciassero le voci,  prima del fidanzamento,  quando tutti credevano che Andromeda sarebbe stata la prescelta,  Narcissa lo aveva accolto con piacere.
Con l'ufficializzazione del fidanzamento avevano cominciato a passare molte ore insieme, da soli, quando il ragazzo si recava da lei per portare a termine i suoi compiti da promesso sposo ma nessuno dei due lo vedeva come un peso.
Narcissa scosse nuovamente la testa leggendo le ultima parole della lettere di Lucius "Parlami di ciò che ti preoccupa, spero di vederti a Natale, Lucius."
In qualche modo lui riusciva a capire quando qualcosa non andasse e la esortava sempre a parlargliene anche se probabilmente quella lettera gliela aveva scritta a causa della pressione dei genitori.
Lei cominciò a scrivere la risposta, iniziando coi i saluti e le risposte alle domande che lui le aveva posto, le solite domande di etichetta che non sapevano di niente, in seguito cominciò a scrivere della scuola ma non c'era davvero molto da scrivere e l'unica cosa di cui voleva parlargli non poteva scriverla.
Lasciò la piuma sulla scrivania e se ne andò a letto, le sue compagne di stanza stavano cominciando a lamentarsi della luce e lei non aveva voglia di sentirle.

 

 

Spero vi sia piaciuto e mi dispiace per gli errori che sicuramente troverete.
Recensite e dal prossimo capitolo si tornerà a parlare di musica seriamente, è più difficile di quanto pensassi introdurla nei capitoli anche perchè sono solo Wolf e Sirius che ne parlano.

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Capitolo 9
*** Candem Park ***


 

CANDEM


La radio accesa a tutto volume su una stazione pressoché sconosciuta con due che sembravano fatti a condurre mettendo pezzi tra i più disparati senza nessun reale senso logico ed il locale vuoto.
-Ma qui non viene mai nessuno?- chiese Sirius.
-È Lunedì, la gente deve riprendersi dalla sbornia di domenica e di sabato...di venerdi e giovedì e di mercoledì e martedì. - Gli aveva risposto Wolf guardandolo come se fosse un prefetto idiota che non capiva nulla.
Nel loro accordo lui non avrebbe dovuto aprire bocca ma la ragazza non resisteva quando per rispondergli poteva farlo sentire uno stupido, quando invece non poteva gli ribadiva l'accordo con voce aspra.
-E adessooo un po' di StooooooooOOOoOoooo- cominciò uno dei due presentatori con voce impastata,  si sentì distintamente il suono di uno scappellotto.
-ges!- terminò il conduttore.
Quel suono secco del compagno che lo colpiva si sentiva spesso,  Sirius aveva notato che avveniva ogni volta che l'altro cominciava ad esagerare o straparlare cosa che avveniva frequentemente.
La melodia iniziò bassa quasi impercettibile, Sirius vide lo sguardo di Wolf farsi improvvisamente attento ed un piccolo sorriso spuntargli all'angolo della bocca.
Alzò il volume in modo che la cantilena riempisse il locale cullandoli nella sua ritmiticitá. Le voci che formavano il coro sembravano provenire dall'oltre toba, uomini saggi, indiani seduti intorno ad un fuoco che cantavano con voci basse e impnotizanti.

Oh gi ran ja ran ja ja ran era il ritornello che veniva ripetuto, parole sconosciute e piene di mistero.

To night

Inizio il cantante sopra le voci del coro che continuavano, la sua voce impnotizante quanto la loro.
In sottofondo si riusciva a sentire lo scadere ritmico della batteria, che sembrava quasi annullarsi, nei cori e la chitarra,una sola nota, una sola corda che veniva pizzicata.
Sotto a tutto vi era un'altro suono stridulo, ininterrotto.

I'll hold myself tight

I won't fight, I won't fight

La chitarra senza distorto ora produceva note più ravvicinate, ogni pizzico era come l'increspatura dell'acqua dopo averci gettato un sasso, si prolungava per attimo e si disperdeva appena prima della nota successiva e poi solo la nota che ondeggiava, la corda che sembrava muoversi di vita propria.
Brividi percorsero la pelle di Sirius mentre il coro indiano si levava.

 

Then I whisper to me

Then I whisper to me

Then I'll lay right down

Then I lay right down

On my back, on my back

 

La voce strascicata del cantate, quella cadenza che sembrava unirsi al coro entrarvi a farvi parte e continuarlo sebbene non fosse così.

 

In my Hotel

And I'll be in love

Well

 All night,all night

 

Gli occhi di Sirius si posarono su Wolf, una distrazione di pochi secondi prima che quella musica lo riprendesse nella sua aspirare ipnotica, prima che tornasse a sentire i brividi e lo stomaco in subbuglio.

 

And in the morning I'll be ready

To see you, too see you

 

 

Di nuovo Wolf riempì la sua visuale senza che lo volesse, ondeggiava al ritmo della cantilena,dal coro indiano e Sirius continuò a guardare quell'immagine mentre ciò che lo circondava perdeva spessore e consistenza.

 

Don't forget to come

Don't forget to come

I'll be shaking, I'll be tremblin

I'll be happy, I'll be weak

And I'll love you

And I'll love you

And we'll fall to sleep

We'll fa to sleep

 

La chitarra riemerse con il suo piccolo assolo senza attirare troppa attenzione.

 

Six o'clock, dong,dong

Real far,real far

 

Di nuovo la chitarra si fece sentire poco più aggressiva accompagnando la canzone fino alla fine

 

Good bye,good bye god bey

 

Il coro diventava sempre più sommesso mentre gli strumenti emergevano piano, un violino o una chitarra a quel punto Sirius non riusciva più a distinguere davvero ciò che ascoltava, gli strumenti sempre più importante ed il coro sempre meno e infine si spense tutto come se il sonno lo avesse finalmente colto.
La canzone riecheggiava ancora agli angoli delle lero menti,  e presentatori sembravano senza parole quanto loro e per qualche secondo il silenzio regnò nel locale.
-E questa era we will fall degl...- Wolf aveva abbassato del tutto il volume della radio ma il suono di quella voce aveva riportato Sirius al presente, al vita,  lo aveva svegliato di sopprassalto e ora si sentiva confuso quasi come appena alzato.
Provò a parlare ma Wolf lo fece prima di lui.
-Non dire niente,  lasciami il ricordo della canzone ancora per un po'.- disse e lui non seppe che rispondere in alcun modo a quella richiesta maliconica.
-Non rimetti la musica? - chiese dopo un tempo che gli parve infinito.
Lei sbuffo inviperita dall'atteggiamento di lui.
-Parleranno per cinque minuti buoni,  è sempre così, cinque canzoni e poi seghe mentali. Poi faranno un'altra degli stooges se è 1969 dopo andranno probabilmente verso il rock'n'roll se è No Fun i Sex Pistols sono assicurati. Non ho voglia di sentire i pensieri di un cannato.- Rispose con il solito tono,  come se parlasse ad un idiota.
-Chi sono i Sex Pistols? - chiese Sirius, non li aveva mai sentiti e lui, si era sempre ritenuto un gran conoscitore della musica babbana rispetto ai suoi coetanei per ciò era convinto che fosse un gruppo semisconosciuto ma dalla reazione della ragazza non sembrava affatto.
I grandi occhi grigi di Wolf diventarono due fessure feline prima di riaprirsi e guardarlo come se fosse uno stupido.
-Sex Pistols.- ripeté piano ma l'espressione del ragazzo rimase interrogativa ed anche irritata dal modo in cui veniva trattato.
-Tu non sai niente,  Black. - Disse.
Sirius stava per ribattere quando un ragazzo entrò nel locale.
Era alto, le spalle incurvate per non far notare troppo il suo metro e novanta,  i capelli sparati che sfidavano la forza di gravità e borse sotto agli occhi color oro.
Indossava la divisa di una qualche scuola e sembrava nuova per quanto stropicciata.
Come entrò Wolf sorrise e lui si fiondó su di lei abbracciandola e sollevandola da terra facendola volteggiare.
-Mettimi giù, immediatamente. - Disse la ragazza alla fine con  tono leggermente freddo.
Il ragazzo obbedí rimettendola a terra e lei gli puntó gli occhi addosso interrogativa ma non abbe risposta alla sua muta domanda.
-Io sono Xavier, tu? - Chiese il ragazzo a Sirius sedendosi sullo sgabello di fronte con un sorriso amichevole.
-Sirius Black.- Rispose al ragazzo.
-Non dargli confidenza Xav.-
-Fratello dell'altro black? - continuò Xav senza prestare attenzione alla ragazza.
-Presumo di si.- rispose Sirius incuriosito,  come mai conosceva suo fratello,  quel ragazzo che sembrava del tutto babbano?

-Dovrei bendarlo.- disse Wolf mentre attraversavano il ponte, e lo pensava davvero.
Si stavano dirigendo verso Candem Park, lei vi abitava giusto di fronte, e non sapeva quanto Black conoscesse Londra,  inoltre non voleva nessuna sorpresa.
-E come pensi di non farlo sbattere contro a qualcosa, per manina? -
Wolf si tolse la sciarpa,  odiava non poter usare la metro ma il parco si trovava tra le due stazioni,  o ci andavi a piedi o ci andavi a piedi (soprattutto se non potevi permetterti neanche il biglietto dell'autobus) a casa e a lei non era mai pesato come quella sera.
Lanciò la sciarpa ormai stinta dall'usura a Xavier.
-Bendalo e portalo a manina.- Disse lei senza fermarsi.
Sirius si fece bendare,  aveva fame e Wolf aveva detto che se se si fosse comportato bene lo avrebbe fatto cenare e poi era lei che aveva il coltello dalla parte del manico fino a che aveva la sua bacchetta, fino a che non sarebbero tornati ad Hogwards. La sciarpa odorava di cenere e menta.
Xavier lo condusse prendendolo amichevolmente per un braccio per tutto il tempo parlando con lui con la spontaneità di un bambino, cosa che Wolf continuava a contestargli con irritazione.
La sciarpa gli venne tolta solo quando arrivarono a destinaziobe.
Un edificio a tre piani decadente affiancato ad altri nel medesimo stato se non per le luci da cui erano popolati.
Wolf aprì la porta che dava direttamente all'imboccatura della scale in ferro, ormai marroni per colpa della ruggine.
Cominciarono a salire.
-Situazione finanziaria complicata? - Chiese sarcastico Sirius.
-Qui abbiamo tutti situazioni economiche complicate, chi più, chi meno.- Gli rispose Xavier freddamente lasciando da parte per qualche secondo la sua gentilezza.
Arrivarono sul pianerottolo all'ultimo piano, lo stabile era talmente piccolo che l'appartamente lo comprendeva tutto.
La porta era blu, appena riverniciata,  se ne poteva ancora sentire l'odore.
Wolf infilò la chiave nella toppa e aprì spalancando il portoncino su una ampia stanza, sembrava che la cucina fosse stato unita ad un ampio salotto.
A sinistra si trovava il fornello con il frigo, delle mensole e un piano dove potersi mettere a cucinare.
Vi era anche un tavolo abbondanza grande per al massimo sei persone strette come sardine ma vi erano solo 5 sedie e nessuna uguale all'altra.
A sinistra lo spazio sembrava ancora più grande di ciò che era grazie alle grandi vetrate che davano sul parco ed al fatto che vi fosse solo un divano logoro e un letto ad una piazza e mezza disfatto.
Appena la porta si chiuse alle loro spalle un ragazzino sbucò da chissà dove e corse verso Wolf, l'abbracciò.
Le ricambio subito prima di spettinargli i capelli e lasciarlo andare.
-Mi mancherà il giorno che non mi saluterai più così. - Sospirò lei.
-Non arriverà mai quel giorno.- Disse il bambino.
-Lui chi è? - Chiese poi posando gli occhi scuri sullo sconosciuto.
-Nessuno che ti debba interessare, puoi chiamarlo cane bast...-
-Sirius o felpato se preferisci.- Si intromise Black.
-Io sono Jack.- Disse con un sorrisone - Jack Wolf.-
-Oggi si mangia bene.- Disse la ragazza per distogliere l'attenzione di tutti da ciò che aveva detto il bambino.
Posò la sacca scolastica sulla tavola e vi estrasse pomodori freschi,  una forma di pane, delle mozzarelle che con qualche incantesimo aveva fatto sì che rimanessero commestibili e delle arance.
Doveva aver fatto un incantesimo allargante alla borsa perché continuò estraendovi anche alcuni tomi abbastanza corposi che non avrebbero trovato posto normalmente.
Riempì una pentola d'acqua aggiungendovi del sale e la mise sopra al fornello.
Subito Jack si adoperò per preparare la tavola per cinque persone.
Xavier si era allontanato dalla cucina e ora ammirava il paesaggio fuori dalle grandi vetrate.
Sirius decise di raggiungerlo.
- Siamo in 4, ma stanno preparando per 5.- disse Black.
Xaviero lanciò un'occhiata alla porta chiusa alla sua sinistra e sospirò.
-Forse...cenerá anche la signora Turner. - Fece una pausa.-Ma non credo.-

Era più o meno l'una quando Xavier decise che era arrivata l'ora di andare a casa.
Wolf aveva già messo suo fratello a letto alle dieci, Sirius avrebbe potuto giurare di averla sentita cantare qualcosa, dopo di che si era dedicata allo studio per due ore mentre Xavier intratteneva l'ospite,  tra i due era nata una sorta d'intesa e quando lei si unì alla loro conversazione stuzzicarla era diventato fin troppo divertente.
Ora la ragazza si trovava affacciata alla finestra, era stato Sirius ad accompagnare il ragazzo alla porta mentre ancora parlavano di motori.
Le si avvicinò, lei continuava a guardare la porta alla sua sinistra regolarmente con sguardo rassegnato, in collera.
La vista sul parco era alquanto triste, scialba,  più di un barbone dormiva sotto agli alberi, sulle panchine,  gli edifici erano messi male e ormai le uniche luci accese erano quelle dei lampioni attorno ai quali si raggruppavano come falene i tossici del quartiere.
-Bella vista.- Disse Sirius con sarcasmo.
Lei si strinse nelle spalle senza dare risposta.
-È stato divertente.-
-Sei la prima persona della scuola che conosce...Xav e Jack...vorrei che fossi anche l'ultimo.- Rispose lei.
Estrasse la bacchetta di Sirius dalla gonna della divisa scolastica.
-Te la rendo.- disse porgendogliela - Puoi smaterializzarti da solo o venire con me da Mcgranit.-
-Non voglio essere beccato a smaterializzarmi in mezzo ad Hogsmeade.- Rispose Sirius prendendo la bacchetta dalle mani della ragazza.
Wolf prese la sciarpa grigia e la borsa.
-Voglio che sia chiaro Black.- Disse diventando nuovamente ostile -Ad Hogwards non voglio che tu mi rivolga la parola.- Disse di nuovo come se stesse parlando ad un'idiota. - E era muovi il culo che andiamo.-
Sirius si affrettò a seguirla lungo le scale,  aveva pensato che l'ascia di guerra fosse stata sotterrata ma non era così,  dopotutto lei era una serpe e le serpi prima o poi ti mordono.
-Non mi bendi? O hai paura di dovermi toccare, io che ho tradito il mio sangue.-
-Io non sono Xav,  ti farei sbattere contro a qualunque cosa, inoltre sarai abbastanza impegnato a guardarti dai ladri, i tossici e tutta la feccia che gira qui intorno, non avrai tempo per guardarti in giro. -
E fu proprio così,  fin da subito la sua attenzione venne attirata da quegli individui, vi erano anche prostitute, una cercò di abbordarlo ma appena vide Wolf se ne andò velocemente.
-Non è un bel quartiere in cui crescere.- Disse il ragazzo mentre attraversavano il ponte.
- Pensi che non lo sappia? Cosa di situazione economica complicata non entra nella tua testa di grifone, Black? E non parlarmi fino a che non arriviamo da Mcgranit. -
-A proposito di Mcgranit,  quando gli dirai che non ti interessa.-
-L'ho conosciuto quando aveva 12 anni e lui era al quinti anno, non mi vede in quel senso.-
-Ti vede solo in quel senso. Sei scema?-
-No,  ma non sarò io a dirgli che sto con qualcuno.-
-Quindi Xav è il tuo ragazzo? Sapevo che doveva avere qualcosa che non andava, era troppo perfetto. -
-L'unico difetto di Xav è aver conosciuto Dean e me.-
-E chi è questo Dean.-
-Nessuno di cui ti debba interessare. Mcgranit è laggiù,  in perfetto orario.- Rispose la ragazza affrettando il passo.
Il ragazzo li smaterializzò al piano terreno di casa sua, Wolf si fermò qualche minuto dopo che Sirius era uscito dal portoncino e poi lo raggiunse. Erano quasi arrivati al passaggio quando Sirius notò di non sapere il nome della ragazza.
-Stavo pensando...Come ti chiami?-
Lei si fermò di colpa appena prima di entrare nel passaggio e lui le andò a sbattere contro.
Lei si voltò, il suo volto sfiorava quello di Sirius ed il suo sguardo era in tempesta.
-Il mio nome non ti deve interessare. Ora, entreremo e ognuno per la sua strada.- Si voltò e sparì nel passaggio senza più proferire alcuna parola.

Quando Sirius arrivò al dormitorio si sentiva stanco e svuotato, la giornata era stata pesante ed il giorno seguente si sarebbe dovuto alzare presto per questo non capì subito chi fosse la figura che se ne stava in piedi in mezzo alla sale comune con le braccia incrociate davanti al petto.
-Ti sembra l'ora di tornare?- Chiese con astio James.
-Avevi un allenamento di quiddich, ti ho aspettato tutto il pomeriggio.-
-Mi dispiace James, vedi...- L'amico non lo lasciò finire di parlare.
-Aspettati la mia vendetta Felpato e domani vedi non mancare.- Il ragazzo se ne stava andando via come una furia mentre Sirius si passava una mano fra i capelli con stanchezza, non era stata sua intenzione saltare l'allenamento ma non era stata sua intenzione quasi niente quel giorno, si era fatto trasportare dagli eventi senza mai fermarsi a pensare, stranamente non aveva neanche cercato di prendere in mano le situazioni.
-Ma James! Sono stato a Londra fino a mezz'ora fa!- Gridò alla fine abbandonandosi su una poltrona, aveva dato la sua parola a Wolf che non avrebbe detto niente a nessuno ma James era il suo migliore amico, non vi era niente che non gli raccontasse. L'amico preso alla sprovvista dalla notizia si arrestò sulle scale di colpo e scivolò, quasi non si ruppe la testa nella caduta.
-A Londra?- Chiese massaggiandosi la testa dove già si stava formando il bernoccolo e rimettendosi in piedi per poi abbandonarsi sulla poltrona di fronte  felpato.
-Con Chi? Come?-
-Con Wolf...ti racconto tutto domani, sto morendo di sonno.- Disse Sirius facendo seguire il tutto da un grosso sbadiglio, anche James imitò l'amico spalancando ancora di più la bocca se possibile.
-Riassumi.-
Sirius fece come gli era stato detto e James lo seguì con sguardo attento sebbene la sua testa continuasse a ciondolare ed i suoi occhi erano sul punto di chiedersi.
Quando felpato ebbe finito il racconto i due si diressero verso i dormitori, i gradini sembravano mastodontici e lo sforzo di alzare i piedi immane.
-Ma non eri tu quello che diceva che Wolf non ti interessava?-
-Non mi interessa!-
-Dico solo che per non interessarti hai trascorso tutta la giornata con lei a rischio di essere espulso, non hai mai cercato di riprenderti la bacchetta in nessuno modo e poi la hai accompagnata fino da McGranit quando potevi smaterializzarti, sai perfettamente come non farti beccare...ah si...l'hai seguita in un passaggio segreto e hai convinto McGranit a smaterializzarti da lei a rischio di essere espulso promettendogli di mettere una buona parola per lui, cosa che non hai fatto, e malgrado ti fossi perso continuavi a cercarla invece di tornare. Sembra proprio non interessarti, Felpato, non ho idea di cosa faresti se ti interessasse.- 
-E' una serpe, Ramoso, ricordati la regola.-
-Al diavolo la regola! Siamo Malandrini!T'interessa o no?-
-Sono io a non interessargli!-James rise per il tono lamentoso dell'amico.
-La prima ragazza che non cede al fascino del grande Felpato!-
-Ha il ragazzo.- Disse come per giustificarsi.
-E quando questo ti ha fermato? Non hai fegato, scommetto 100 galeoni che non riesci a conquistarla.-
-E io Scommetto che tu non riuscirai a conquistare la Evans per Natale.-
-Io ci riuscirò, ci lavoro da anni. Fatta?- James gli porse la mano.
-Fatta.-
-Sento già l'odore dei soldi.- ridacchiò Ramoso.

Finito, ci ho masso tantissimo per un obrobrio...ma la scuola risucchia tutta la mia poca creatività :(
Ditemi cose ne pensato ora che non sono neanche più sicura se continuare.

Non saprete mai il nome di Wolf muahahahahaa 

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Capitolo 10
*** Run!Run!Run! ***


Run!Run!Run!


La sala grande era gremita di studenti concentrati sulla loro colazione, alcuni intenti sui loro libri scolastici per i ripassi dell'ultimo minuto, altri sembravano più nel mondo dei sogni che in quello reale, ma coloro che erano abbastanza svegli parlavamo per tutti immergendo la sala nella solita confusione mattutina.
Lily era tra gli studenti del ripasso dell'ultimo minuto mentre James si sarebbe sicuramente unito ad uno degli altri due gruppi ma prima,  come tutte le mattine,  doveva fare una cosa.
Appena la ragazza notò il ragazzo avvicinarsi,  con il collo allungato come uno struzzo nel tentativo di vederla,  si affrettò a chiudere il libro di divinazioni ed a ingoiare il boccone.
Si alzò bevendo il succo il più velocemente possibile.
-Te ne vai? - Le chiese Alice con aria di disappunto.
-Già te ne vai proprio quando arrivo io?  Ho la sensazione che tu voglia evitarmi, Evans. Ho una cosa importante da chiederti.-
Lily rimase senza parole per qualche secondo, sorpresa dalla velocità con cui l'aveva raggiunta. -La risposta è no, James, e sarà sempre no.-
Dal giorno che lo aveva aiutato in pozioni James continuava a chiederle di uscire,  di andare da Madama Rosmerta insieme, lo faceva tutte le mattine prima di raggiungere i suoi compagni e fare colazione e lei,  puntualmente,  rifiutava.
Le prime volte non le aveva dato poi così tanto fastidio ma poi lui aveva cominciato a chiederlo in modi sempre più originali:recitando poesie piuttosto scadenti,  facendole una serenata...le dichiarazioni di James cominciavano ad essere l'evento della mattina,  gli studenti si chiedevano che metodi nuovi avrebbe usato e quando lei avrebbe ceduto, era convinta che avessero addirittura cominciato a scommetterci sopra.
Così aveva cominciato ad evitarlo con la paura che si presentasse in mutande e con un mazzo di rose nella sala grande e lei sarebbe sprofondata nell'imbarazzo più totale.
-Non sai neanche cosa ti volevo chiedere! - protestò lui con falsa indignazione.
-E poi è per felpato questa volta.- Lily alzò un sopracciglio interrogativa,  non era tirando in ballo quell'idiota di Sirius che l'avrebbe convinta.
-Illuminami,  perché dovrei aiutare il tuo amico.-
-Sirius ha trovato una ragazza, seria, vuole mettere la testa apposto ma lei non sembra voler uscire con lui da sola e se uscissi con noi questo week-end forse felpato diventerà un bravo ragazzo.-
Lily soppesò ciò che aveva detto il ragazzo per qualche secondo,  la fronte corrugata nello sforzo di calcolare i pro e i contro.
-Ti farò sapere...- disse, dopo di che se andò in fretta.
Sul volto di James si disegnò un sorriso trionfante,  era sicuro che la ragazza non avrebbe resistito se era per salvare un'anima perduta nella lussuria.
Ora doveva solo informare del suo piano anche felpato e se non avesse collaborato si sarebbe inventato una scusa per la sua assenza e quella della ragazza che lo avrebbe dovuto rimettere apposto, ragazza che non poteva esistere.
Una ragazza qualsiasi sarebbe andata bene, erano poche quelle che avrebbero detto di no a felpato, la corvonero di cui avevano parlato sarebbe stata perfetta ma se ricordava bene l'amico ci era già uscito una sera della settimana precedente ed aveva subito perso interesse.
Provò ad immaginare come sarebbe stata l'uscita se Sirius avesse invitato Wolf e se lei avesse accettato:un disastro.
Non conosceva la ragazza ma da quello che gli aveva raccontato l'amico non sarebbe mai andata d'accordo con Lily (figurarsi se la rossa rivolgeva la parola ad una serpe) probabilmente neanche lui le sarebbe piaciuto e tutto sarebbe finito in una litigata e la ragazza impossibile non gli avrebbe dato nessun'altra possibilità. Ma non vi era pericolo, i tentativi di Sirius, se così si potevano chiamare, erano stata ridicoli. L'avevano incrociata nei corridoi diverse volte, Sirius le aveva sorriso ma lei aveva sempre tirato dritto, ignorandolo completamente, James si era addirittura chiesto se lo avesse fatto di proposito o non li avesse proprio visti.
Una volta felpato aveva cercato di salutarla ma anche allora lei aveva tirato dritto, per fortuna Janet aveva risposto al suo saluto, convinta che fosse per lei,  quella stessa sera i due erano "usciti" insieme.
-Che è quel sorriso?- chiese felpato, la sua voce, impastata dal sonno, simile ad un latrato.
James spiegò ai suoi amici il suo piano mentre prendeva posto e cominciava a fare colazione.
Minus lo seguì con gli occhi scintillanti,  Remus continuava a scuotere la testa indignato e Sirius continuò a mangiare tranquillamente.
-Rovinerai tutto.- disse Remus.
-Io la trovo un'idea geniale...per farti prendere a calci. E poi chi ti dice che riesco a trovarmi una ragazza per sabato? È Mercoledì. -
-Ci sono davvero poche ragazze che ti direbbero di no. E poi...non è importante che tu ci sia.-
-Certo che è importante,  chi riderebbe del tuo fallimento e chi ti saboterebbe se non venissi?  Certamente non questa brava ragazza che dovrebbe rimettermi apposto.-
-Scegline una decente, felpato,  deve almeno sembrare una che non uscirebbe con te.-
-Mi sbaglio o hai appena detto che tutte vogliono uscire con me? - chiese Sirius.
Involontariamente,  Felpato, posò lo sguardo su Wolf che stava facendo colazione insieme a Zambini al tavolo dei serpeverde, rideva e mangiava dal suo piatto mentre continuava a parlare con Regalus.
La vedeva sempre con Regalus, a ridere. Fino ad allora non aveva mai fatto veramente caso alle compagnie di suo fratello minore, aveva sempre cercato di mettere una certa distanza tra loro, ma da come li vedeva parlare insieme, entrare ed uscire dalle classi quando per caso vi passava davanti, sembrava buoni amici e probabilmente conosceva Wolf da molto, dal primo anno.
Non aveva idea di come avrebbe fatto a convincere la ragazza ad uscire con lui, non era nemmeno in grado di rivolgerle la parola, lei era sempre presa da qualcos'altro,  o lo ignorava semplicemente,  le poche volte che l'aveva incrociata di sfuggita nei corridoi.
Non aveva neanche idea di come pagare la scommessa, aveva a malapena i soldi per...i  realtà non poteva neanche permettersi di portare una ragazza ai Tre Manici di Scopa.
100 Galeoni era troppi per le sue tasche,  al suo risveglio, la settimana precedente, si era maledetto per aver accettato ma non si sarebbe mai tirato indietro,  se avesse vinto quei soldi gli avrebbero fatto comodo.
Ma come vincere? Wolf si circondava di persone che erano l'opposto di lui e che l'odiavano, inoltre lei era la prima a non volergli rivolgere la parola.
La caduta di una ragazza proprio dietro di lui lo distrasse facendolo girare.
Tutta la sala, chi più chi meno, era scoppiata a ridere nel vedere quella tassorosso minuta scivolare sul nulla e cadere distesa faccia a terra.
Sirius le porse la mano per alzarsi e lei l'accettò volentieri mentre rideva, forse, più degli altri.
-Tutto bene? -
Lei lo fissò sgranando gli occhi e smettendo di ridere,  per qualche secondo rimase lì ferma continuando a tenere la mano di Sirius mentre le sue guance diventavano sempre più rosse.
-S..si.-
-Vuoi tenermi la mano per sempre.-
-Um...cosa...no...certo che no...insomma...- Disse lei mollando la presa immediatamente.
-Non badare a lui Amelia, siediti con noi a fare colazione.-
Disse Remus spostandosi in modo da fare spazio tra lui e Felpato.
La ragazza sorrise raggiante mentre prendeva posto.
-Wow! Lunastorta, da quando fai conquiste,  e così carine!?-
-Io non faccio conquiste, James.-
-L'abbiamo conosciuta mentre cercavamo Sirius.-
-Dovrei aiutarvi la prossima volta, magari potrei conoscere anch'io una ragazza così carina. Amelia, giusto? -
-Esatto.-
-Io sono Sirius, Sirius Black.-
-Soprannominato anche l'idiota.- ci tenne a sottolineare James.

Due settimane di pausa erano troppe ed il piano era ormai stato elaborato, almeno in parte, una piccola parte, quasi infinitesimale.
La McGranit aveva passato a spiegare per metà lezione il complesso incantesimo che i suoi studenti stavano ora provando a fare con scarsi risultati.
Una timida mano si alzò tra gli studenti intenti nel loro esercizio.
La studentessa chiese educatamente di andare ai servizi e la professoressa acconsentì storcendo leggermente la bocca.
Alice si diresse verso la porta dell'aula con la solita fretta che accompagna gli studenti desiderosi di una pausa,  uscì ma tornò sui propri passi in pochi secondi e gridando in preda al panico.
-Al fuoco! - gridò -Il corridoio va a fuoco! -
La professoressa si precipitò fuori dall'aula seguita dagli studenti.
Li accolse un corridoio lambito da fiamme vorticanti che si arrampicavano lungo le pareti fino al soffitto.
La McGranit cominciò ad adoperarsi per spegnere il fuoco aiutata dagli studenti, i malandrini in prima fila, ma le fiamme non si spegnevano, l'acqua passava attraverso a quelle lingue di fuoco senza spegnerle.
Ben presto divenne chiaro che quel fuoco non bruciava realmente, era il cosiddetto fuoco amichevole anche se non possedeva il suo caratteristico colore blu e così, da una indefinita bacchetta, il getto d'acqua colpì uno degli studenti che a sua volta colpì un altro studente e così via.
In men che non si dica tutto si trasformò in grida, corse, cadute e risate di studenti infradiciati.
Un trafelato Gazza correva in contro ai quei ragazzi con una secchia ormai quasi vuota nel tentativo di spegnere quel fuoco, qualcuno lo aveva avvisato che la scuola andava a fuoco.
-Fermi! - gridò la McGranit per riportare l'ordine ma proprio in quel momento Pix gli rovesciò un secchio di acqua in testa e pure Gazza, ingannato da una fiamma, gli gettò addosso il suo.
Il poltergeist fece una sonora pernacchia prima di sparire nel soffitto e la rabbia della McGranit si riversò sull'omino che le stava di fronte.
L'ora era finita e gli studenti si dispersero in fretta mentre la professoressa inveiva contro quel vecchio sudaticcio.
I malandrini furono i primi ad andarsene tra le risate generali e le timide congratulazione dei compagni attenti a non farsi sentire dalla professoressa.
Quel divertimento rese molto più sopportabile l'ora di storia della magia.

Lupin era passato in biblioteca per prendere un libro e adesso stava percorrendo i corridoi con l'intenzione di raggiungere i propri compagni in cortile.
Si sentiva ancora come un pulcino bagnato,  anche se ormai i suoi vestiti erano solo umidi e non più fradici.
Lo scherzo, malgrado tutto, era andato a buon fine, il loro scopo era quello di creare una battaglia d'acqua, ne Pix ne quell'idiota di Gazza erano previsti, non era loro intenzione mettere in mezzo la professoressa, non dopo l'ultimo scherzo.
Secondo James e Sirius, ovviamente, era stato la ciliegina sulla torta la comparsa di Pix e Gazza, i due avevano riso fino alle lacrime insieme a Peter sotto un suo sguardo contrariato ed una risata a stento trattenuta.
Doveva ammettere che era stato divertente vedere la furia della McGranit che bagnata come un pulcino inveiva contro il custode.
-Remus!- gridò una voce dietro di lui.
Si fermò e si voltò vedendo la ragazza che gli stava correndo in contro ma che si fermò troppo tardi e gli sbatté contro mandando tutti e due rovinosamente a terra.
Amelia si staccò da lui mettendosi in ginocchio e ridendo mentre si grattava la testa in leggero imbarazzo.
Lui si sollevò appoggiandosi sui gomiti e ridendo con lei.
-E con questa fanno due. - Disse Remus.
-In realtà sarebbero tre ma...shhhh.- Disse mettendosi un dito davanti alla bocca.
Remus rise.
Gli studenti cominciavano a guardarli mentre passavano lanciando sguardi indagatori.
-È meglio alzarsi.- disse Remus.
-Si,dovremmo.- disse la ragazza ma non accennando ad alzarsi.
Fu lui ad alzarsi per primo e poi ad aiutare lei a rimettersi in piedi.
-Cosa volevi?- Disse cominciando ad incamminarsi con lei verso il parco.
-Quando stavamo cercando Wolf hai detto che mi avresti dato una mano a studiare se ne avessi avuto bisogno.-
-Pozioni?-
-No, so quanto hai da fare con Peter...è antiche rune il mio problema. Sono troppo scema per quella materia.- Sospirò.
-Antiche rune è un problema per tutti, non so quanto ti posso aiutare.-
-Ma tu sei intelligente,lo so, mi aiuterai,vero?- lo implorò la ragazza con uno sguardo talmente tenero che solo un cuore fatto di pietra avrebbe rifiutato la sua richiesta e Remus Lupin non lo aveva di certo.
-Sabato?-
-È la prima uscita ad Hogsmeade,venerdì?-
-Codaliscia mi ha già prenotato.-
-Umm...sabato mattina lo ho completamente libero... per te andrebbe bene?-
-Se Lumacorno continua a stare male non c'è problema, ho rune alla prima quindi verso le 9 e mezza?-
-Se non ho impegni però facciamo di pomeriggio, domani ti dirò.-
-E poi dici di non fare conquiste!- esclamò Ramoso vedendolo arrivare insieme ad Amelia.
La ragazza rise mentre lui negava l'affermazione di James con la solita calma, ma forse avrebbe dovuto preoccuparsi maggiormente dello sguardo cupo che Codaliscia gli aveva lanciato.
Sirius lo prese da parte per parlargli mentre Amelia rimaneva con gli altri due malandrini sfoderando il suo usuale sorriso allegro.
-Allora...fai conquiste.- Ridacchiò.
-Ho già detto di no, Amelia mi stava chiedendo se potevo darle ripetizioni. Non c'è niente tra noi, come sempre voi due viaggiate di fantasia. - Sirius lanciò un'occhiata alla ragazza che stava ridendo con Peter.
-Senti...di solito non ti chiedo pareri in merito alle ragazze...-
-Parli di Amelia o Wolf.-
-Secondo te? Sei scemo,Lunastorta, più di quanto si pensi. Giurami che James non verrà mai a sapere di quest...- Sirius si bloccò, una ciocca dei suoi capelli era caduta per terra, qualcosa gliela aveva tagliata proprio sopra all'orecchio destro ma cosa che lo aveva ancora più sconcertato era il colore di quella ciocca, rossa.
Per qualche secondo rimase immobile completamente senza parole mentre la collera aumentava, avrebbe ucciso quello stupido cervo, non si era forse scusato per il suo mancato allenamento? Non aveva portato una giustificazione valida? 
Non secondo James Potter, grazie all'assenza dell'amico il suo allenamento era stato inutile, senza Sirius nessuno batteva la pluffa in modo che lui potesse rincorrerla e prenderla al volo, senza di lui non si era allenato a schivare i bolidi, aveva solo potuto fare rafforzamento e non era ciò che voleva.
-Tu! Idiota di un cervo imbalsamato! I miei capelli! -
James schivò il pugno dell'amico.
-Ti serviva un nuovo taglio Felpato, sembravi una donna ormai! - Rise l'amico.
-Fanculo, James! - 
Sirius se ne andò infuriato mentre l'amico ancora rideva, la sua vendetta sarebbe arrivata presto.
Agitò la bacchetta infuriato ma i suoi capelli non tornarono del suo colore naturale. 
-Sirius! -
Il ragazzo non si fermò neanche un attimo ad aspettare la piccola tassorosso che lo raggiunse.
-Se vuoi posso fare qualcosa per i tuoi capelli.-
Sirius la guardò interrogativo.
-Conosci qualche incantesimo? Sai tagliarli in modo decente? -
-Io no. Ma ho avuto un problema del genere l'anno scorso e Wolf ha risistemato tutto.-
-Non mi aiuterà mai! -
Amelia rise.

 

 

 

Cosa ne pensate? Per una volta niente Wolf. 
Dato che vi ho fatto aspettare parecchio pubblicherò il prossimo capitolo tra pochi giorni.
Buon Natale!In ritardo e ascoltate tanta musica!

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Capitolo 11
*** Tagli ***


                              Wolf, Dean e Jack                                                                   


TAGLI
 


Quando Sirius aveva detto ad Amelia che Wolf non lo avrebbe aiutato lei aveva riso ma quando trovarono la ragazza fu il suo turno di ridere.
Trovarla non fu affatto facile, percorsero corridoi su corridoi,  Sirius sfoggiava il sui nuovo "taglio" senza farsi troppi problemi, i suoi capelli erano stati più volte bersaglio degli scherzi dell'amico.
Avere una scusa per vedere Wolf lo metteva di buon umore ma più di tutto a farlo sorridere era la ragazza che lo stava accompagnando su e giù per le scale.
Amelia era solare, divertente, rideva spesso ed ad ogni suo battuta, il sorriso sempre presente sulle sue labbra, e sapeva essere ingenua in modo talmente carino che nessuno avrebbe mai potuto prendere in antipatia una ragazza così.
Si chiese perché lui dovesse proprio andare dietro a Wolf, una ragazza ben poco solare, scorbutica, che non gli voleva parlare e che non conosceva affatto.
-Pako! - aveva esclamato Wolf vedendo la tassorosso ma non aveva rivolto neanche uno sguardo a Black.
-Lui è Sirius, lei è Wolf.-fece le presentazioni Amelia.
-Perché? -
-Ci serve il tuo aiuto.-fu in quel momento che iniziò a ridere e Sirius seppe che in quella risata c'era anche la presa in giro per il suo nuovo look by James Potter.
Wolf fece finta di asciugarsi le lacrime.
-No.-
-Ti prego, Wolf! - implorò Amelia con uno sguardo talmente tenero che nessuno avrebbe mai potuto negarle qualcosa.
-No.-
Il viso della ragazza si rattristò ma neanche questo fece smuovere il cuore di pietra che sembrava avere la ragazza.
-Scusaci un secondo, Sirius.- Amelia prese Wolf per mano e la portò abbastanza lontano per far si che il ragazzo non le sentisse.
Sirius non capì di cosa stessero parlando, un momento ridevano, un momento sembravano entrambe serpi, un momento sembravano chiacchierare del più e del meno, fatto sta che quando tornarono avevano concluso qualcosa.
-Io non lavoro gratis solitamente.- Disse subito Wolf.
-Situazione economica complicata? - ghignò Sirius.
-Io me ne vado.-
-Wolf!  È il mio favore.-
La serpe roteo gli occhi prima di sospirare e seguire la sua piccola Pako verso un'aula vuota.
Bastò agitare la bacchetta alla ragazza per far tornare i capelli di Sirius di nuovo del loro splendido e lucente nero.
Era un incantesimo che aveva imparato per Xav, anche se su di lui non aveva mai avuto modo di usarlo.
-Come hai fatto?-
-Che taglio vuoi? - sospirò Wolf.
- Ci devo pensare.-
Mentre Sirius pensava Amelia decise di introdurre un nuovo argomento.
-Sabato andiamo ad Hogsmeade? -
-È la prima uscita! - Rispose Wolf come se questo desse una risposta.
-Lo so.-
-Vado sempre con Reg, lo sai,  la prima uscita di ogni mese più o meno.-
-Non è vero! -
-Invece si.-
-Non posso venire con voi?-
-Hai deciso, idiota? O continuerai a fissare il muro davanti a te? -
-Taglia meno che puoi per far venire una cosa decente.-
-Vado a cercare Ragalus e gli chiederò di venire con voi! - esclamò Amelia prima di uscire come una furia dalla stanza.
L'aula sembrò diventare improvvisamente più piccola, il rumore metallico delle forbici che tagliavano a Sirius sembrava assordante e la ragazza si sentiva a disagio ad affondare le mani in quella morbida chioma.
-Siamo soli, ancora...non ti sembra il destino? - Disse il ragazzo con un piccolo ghigno.
-Un destino crudele, non ne sarei felice se fossi in te, sono io che ho le forbici. - Rispose lei.
-Perché non possiamo andare d'accordo?-
-D'accordo? Mi sembrava di averti chiesto di non rivolgermi mai più la parola, di lasciarmi in pace e tu mi sorridi nei corridoi e cerchi pure di salutarmi! Sei dannatamente ovunque ed ora ti sei avvicinato anche a Pako. Voglio mettere in chiaro una cosa, non voglio andare d'accordo con te.-
-Quando abbiamo parlato di musica al campo...-
-È stato solo una giornata strana per me, era strano trovare qui qualcuno che ne sapesse qualcosa.-
-Scommetto che sono l'unico, Regalus non ne sa niente.-
-Rag sà più di quanto pensi.-
-Perché non esci con me questo sabato invece che con lui? -
-Tu non capisci il significato delle parole non voglio andare d'accordo con te, vero? -
-Non mi arrendo. -
La forbice schioccò così vicino al suo orecchio che lui, per un attimo, pensò che glielo avesse tagliato.
Decise di chiudere la bocca fino a che i suoi capelli non fossero stati al sicuro.
Passarono i minuti,Amelia non tornava più,  il silenzio freddo tra loro due cominciava a sembrare insopportabile al ragazzo, non era abituato a trovarsi in situazioni del genere,  era sempre riuscito ad evitarle grazie alla sua parlantina sciolta ma ogni volta che aveva provato a dire qualcosa la forbice sibilava così vicino al suo orecchio...e lei non accennava a rispondere.
Quando ebbe finito Sirius agitò la bacchetta per far sparire i capelli caduti in terra, erano molti di più di quelli che si aspettava, forse aveva ragione James a dirgli che sembrava una ragazza.
Fece apparire uno specchio e si rimirò per qualche istante, non era niente male.
Si voltò verso Wolf mentre lo specchio spariva in una piccola nube di fumo,lei stava rimettendo la forbice nella sua borsa.
Vi estrasse la solita sciarpa scolorita e se la mise affondandoci il viso.
Si diresse verso la porta senza dire niente, se ne stava semplicemente andando.
Pose la mano sul pomello ma lui la fermò afferrandola.
Lei alzò lo sguardo, un sopracciglio alzato per sottolineare il suo disappunto, sempre quell'aria di superiorità che non sembrava abbandonarla tra quelle mura o semplicemente quando parlava con lui.
-Prima dicevo sul serio. Riguardo Hogsmeade.- Disse.
Lei inclinò la testa fissandolo per qualche secondo, la somiglianza con il fratello, ora che i suoi capelli erano molti più corti, era incredibile.
Doveva ammettere, peró,che aveva una bellezza diversa dal fratello, non si poteva negarlo, un'insopportabile grifone ma niente male, il tipo di Pako.
-Anche io. - rispose aprendo la porta.
Si trovò davanti Pako che aveva il fiatone, i suoi occhi si posarono su i due studenti con disappunto.
-Ha detto di no.- disse con voce rattristata.
-Io me ne sto andando. Ci vediamo, Pako.- Wolf se ne andò.
Sirius rimase nuovamente solo con la piccola tassorosso,  l'accompagnò al suo dormitorio.
Stavano camminando lungo il corridoio quando Sirius le chiese come mai Wolf la chiamasse Pako.
-Patricia Amelia Cornelia Osborne uguale Pako.- aveva risposto la ragazza semplicemente.
-Certo che hai un sacco di nomi. -
-Anche tu ne hai due mi sembra.-
-Già, e Wolf quanti ne ha? -
La ragazza corrugò la fronte nel tentativo di ricordare.
-Uno:Wolf.-
-Non sai come si chiama?-
Amelia fece spallucce,  si era presentata come Wolf e nessuno l'aveva mai chiamata in modo diverso,  lei si era abituata a quel nome,  la descriveva perfettamente.
-Siamo arrivati.- Disse la ragazza quando arrivarono alle botti che nascondevano l'entrata della sua sala comune.
-Allora ti lascio, ma prima devi darmi una risposta.-
-A cosa? -
-Sabato vorresti con me ad Hogsmeade? -
Lei arrossì visibilmente.
-Ummm...ehm...certo.-
-Allora ci vediamo in cortile alle due e poi andiamo. Ci saranno anche Lily e James ma li molleremo prima possibile. Ci se vede principessa.-
Sirius se ne andò senza neanche lasciare il tempo alla ragazza di salutarlo.
Perchè se non poteva avere Wolf non poteva almeno avere Amelia? Remus aveva detto che non vi era niente tra loro.

-Perché non vieni sabato? -
-Te lo ho già detto.- sospirò esasperata Wolf a Dean.
-Con me ti divertiresti di più. - Disse con un piccolo ghigno il ragazzo.

Wolf sospirò mentre si infilava gli anfibi,  dovevano essere le tre, Dean se ne era appena andato, forse alla fabbrica forse all'orfanotrofio, chi poteva dire cosa passava per la testa a quel ragazzo.
Si guardò in giro in cerca della sciarpa,  forse se la era presa lui?
Si fermò di colpo, da quella fatidica porta lei era uscita. Magra, scheletrica, pallida come un cadavere, tremolante, gli occhi che sembravano schizzarle fuori dalle orbite. I capelli lisci le ricadevano lunghi in ciocche scomposte e scure, qua e là ve ne era qualcuna di grigia, addirittura bianca.Doveva essere stata una bella donna un tempo ma ormai il suo aspetto era stato devastato dalle droghe pesanti di cui aveva fatto uso, le avevano scavato il viso, la pelle tirata sopra le ossa, sembrava potesse cadere a pezzi da un momento all'altro, tutto il suo corpo sembrava che potesse cedere da un momento all'altro.
La donna aveva solo 30anni ma ne dimostrava molti di più.
Al tremolio si unì un farfuglio di parole sconnesse, si rannicchiò su se stessa mentre cominciava ad urlare.
Wolf le corse in contro, lo donna stava sudando freddo, con le unghie scavava solchi lungo i suoi avambracci, il sangue sgorgava.Wolf cercò di fermarla, con difficoltà riuscì a prenderla per i polsi impedendone di tagliarsi ancora.
Ma era forte, la ragazza sapeva che l'astinenza poteva portare un tossico a trovare la forza, a riuscire a fare qualsiasi  cosa e la donna non era un'eccezione.
Il sangue colava sulla sue mani mentre cercava di farla stare ferma, era talmente magra che sentiva le sue ossa, così fragili, potevano essere spezzate in qualunque momento.
-Shhhh...Va tutto bene.- disse con voce calma Wolf.
La donna scosse la testa ma smise di urlare.La diciassettenne lasciò andare uno dei polsi della donna e allungò il braccio per abbracciarla.
L'attirò a sé e la tenne stretta mentre lei cercava di allontanarla, mentre cercava di scavare gli stessi solchi che aveva fatto sulle sue braccia nella suo addome.
-Va tutto bene, lo superi, lo superiamo.- continuò a ripetere Wolf sia a sua zia sia a suo fratello che si era svegliato per colpa delle urla.
Jack la stava guardando, il suo sguardo terrorizzato continuava a guardare la sua mano sanguinate.
Sua zia pian piano si calmó, come succedeva sempre, e arrivò ad uno stato di oblio.
Quando Wolf fu sicura che non si sarebbe più mossa la lasciò andare.
-Chiama Dean o Xav, chi vuoi.- Jack prese il telefono e compose uno degli unici tre numeri che conosceva.
Lei si lavò le mani dal sangue, disse a suo fratello di andare a prepararsi.
Aspettò seduta sul divano che arrivasse qualcuno.
Ci vollero solo cinque minuti perché bussasse alla porta.
Jack era appena uscito dalla sua stanza, aveva lanciato uno sguardo preoccupato alla zia e poi si era diretto verso di lui.
-Starà bene. Oggi dormiremo in fabbrica ti va? - Jack annuì ricambiando il sorriso.
-Aspettami fuori due minuti e arrivo.- il bambino fece come gli era stato detto.
Wolf si passò una mani fra i capelli e inaspettatamente lui la baciò, lei ricambiò annullandosi in quel gesto ma non riuscì a reprime un gemito quando la mano del ragazzo le strinse per farla aderire al suo corpo.
-Che c'è. -
Wolf alzò il maglione distogliendo lo sguardo da lui.
Quattro solchi profondi,le unghie della donna avevano scavato con furia ceca senza capire cosa stavano realmente facendo.
Dean vi appoggiò delicatamente la mano.
-Vuoi che resti.- lei scosse le testa rimettendo apposto il maglione.
Lui l'abbracciò e lei si aggrappò a lui, per qualche secondo furono solo loro due.
Dean se ne andò non prima di averla baciata un'altra volta.
Wolf si voltò verso sua zia, ancora rannicchiata per terra.
La fece alzare e sedere sul divano, prese le garze e una bacinella piena d'acqua, le pulì le ferite e le fasciò i polsi cercando di essere il più delicata possibile.
-Ti sei fatta di nuovo? - chiese freddamente la ragazza. La donna scosse la testa violentemente.
-Zia...perché non puoi smettere? -
-Tu non capisci. - sussurrò.
-Io capisco che il tuo stipendio se ne va in terapie e in quella roba.-
-Tu non sai, tu non...ci sei mai.- Disse la donna, la voce flebile e tremolante.
-Cerco di esserci il più possibile, ma lavoro e frequento una scuola.-
-Non ci sei...mai. Sono sola.-
-Non sei sola, io ci sono sempre,  anche quando sono al lavoro o a scuola basta che mi chiami e sono da te. Quando non ce la fai puoi sempre contare su di me. Siamo una famiglia...- Disse la ragazza ma venne interrotta bruscamente.
-Non ci sei! - Wolf le lasciò andare i polsi e sospirò.
-Chi pensi che mantenga questa cazzo di famiglia!? Tu dovresti prenderti cura di noi! Spendi i soldi in droghe che rovinano la tua e la nostra vita! -
-TU NON CI SEI! -
Wolf si alzò,  non si poteva parlare con lei quando era in quello stato.
-Hai ragione.- sua zia sembrò rilassarsi a quell'affermazione.
-Ma ci sarò Lunedì per portarti alla terapia e ci sarò quando uscirai.Ora perché non vai a dormire, sono sicura che sarai stanca, hai lavorato molto oggi.- la donna annuì e sparì di nuovi nei meandri della sua camera.
Chissà quando aveva preso l'ultima dose? Prima che lei arrivasse dal lavoro probabilmente.
La raggiunse in camera, controllò che andasse a letto, le rimboccò le coperte,  le accarezzò i capelli e cantò per lei fino a che non si addormentò,  solo allora si concesse di concentrarsi su di se.
Andò in bagno e si tolse il maglione.
I graffi erano profondi, più di quando si sarebbe aspettata, li pulì con diligenza e vi applicò una garza.
Non ricordava più perché volesse uscire e non poteva più farlo ora anche se avrebbe desiderato una boccata d'aria.
Accese la luce ed estrasse dalla sua borsa il libro di antiche rune, non vi era niente di meglio per non pensare ai problemi se non immergersi nello studio di una materia complicata o meglio non aveva possibilità di fare qualcos'altro,
Quando Dean e Jack la raggiunsero erano le 9 di mattina e lei non aveva chiuso occhio.
Sarebbe dovuta già partire e andare ad Hogwards, aveva chiesto a Pako di unirsi alla sua ripetizione ma non se la era sentita, non poteva lasciare suo fratello solo con sua zia,anche se solitamente non lo era mai perché Dean o Xav badavano a lui quando lei non c'era,  Jack in quel momento aveva bisogno di sua sorella e non lo avrebbe abbandonato.
Aveva avvisato McGranit che venisse a prenderla per le due e lui aveva accettato anche se con un po'di proteste.
Quando varcarono la porta azzurra lei lasciò andare il libro e si alzò.
Jack le corse in contro e l'abbracciò, Wolf lo strinse cercando di rassicurarlo ignorando il bruciore dei tagli.
-Oggi facciamo colazione al bar.- Disse rivolgendo al fratellino un sorriso radioso.
-Rimani? -
-Si, ma vatti a cambiare e pettinare, ci sono già troppi barboni qui in giro...e lavati i denti.- Jack annuì raggiante e andò a cambiarsi e lavarsi.
Appena la porta del bagno si chiuse alle spalle del ragazzino lei non ce la fece più, corse verso Dean e si rifugiò nel suo abbraccio.
Lui le accarezzò i capelli mentre la stringeva.
Wolf ignorava il dolore del suo addome, quel contatto era troppo importante, era tutto ciò che le serviva, la sua boccata d'aria prima di doversi immergersi di nuovo.
-Non hai dormito.- Disse lui. -Cosa è successo? -
-Non ci sono mai.- Rispose affondando ancora di più il viso nel petto del ragazzo. -Ha ragione.-
-Tu fai il possibile, tu ci sei sempre.- Wolf scosse la testa e si staccò da quelle braccia che la stringevano e la facevano sentire al sicuro e puntò i suoi occhi su di lui.
-Promettimi che non diventerai come lei, promettimi che non prederai quella roba. Io non voglio...non voglio dovermi aggrappare alla speranza che tu ne riesca ad uscire prima o poi perché lo sai che non riuscirei mai a lasciarti, sei la cosa più importante della mia vita e non ce la farei mai senza di te.-
-L'ho provata ma non mi serve, lo sai Wolf. Sei tu la mia droga.-
Lei abbozzò un piccolo sorriso mentre lui si avvicinava e la baciava.
-Non è una bella cosa da dire.- Disse poi.
-Ma è vera.- lei rise.
Jack arrivò nella stanza cambiato, lavato e "pettinato".
Wolf passò una mano tra quei capelli ribelli prima di entrare nella camera della zia per controllare che stesse ancora dormendo.
Sua zia giaceva sul letto nella stanza immersa in una semi oscurità, come l'aveva lasciata qualche ora prima quando aveva controllato che stesse bene.
La scosse leggermente e lei corrugò la fronte infastidita.
-Vieni a fare colazione con noi? - chiese piano. La donna scosse lievemente il capo.
-Divertitivi.- Augurò abbozzando un sorriso.
-Ti porterò qualcosa. - disse la ragazza dolcemente.
Prima di uscire dalla porta guardò un'ultima volta sua zia rannicchiata sotto alle coperte,  anche così sembrava così piccola e fragile.
Si chiese come avrebbe fatto, non poteva lasciarla sola, ben presto l'astinenza non avrebbe colpito solo la sua mente come era successo la sera prima ma anche il suo corpo e non poteva lasciare questa responsabilità a Dean o Xav, loro avevano già i loro di problemi, come tutti.
Uscì dalla stanza, porse la mano a Jack che glie la prese volentieri. Uscirono dall'appartamento,scesero le scale ed uscirono dal portone,l'aria fresca l'investì e Wolf rimpianse la sua sciarpa finita chissà dove.
Dean le prese la mano e si diressero verso il bar, vedendoli la gente avrebbe potuto scambiarli per una famiglia felice anche se nel posto sbagliato e forse composta dalle persone sbagliate ma pur sempre felice.
Il bar dove andarono era quello più vicino a casa loro,sebbene fosse alquanto malridotto  il tavolo vicino alla finestra non era male,la padrona era un'amica e era un posto a cui erano affezionati,soprattutto lei e Dean che vi erano praticamente cresciuti.
La signora li accolse con il solito sorriso ambiguo che l'aveva sempre caratterizzata,era una donna nera sulla cinquantina dai grandi occhi scuri e intelligenti e dalle curve generose.
Si fermarono a parlare con lei fino a che la loro colazione non fu pronta,poi presero posto al tavolo vicino alla finestra, Wolf e Jack da una parte e Dean di fronte a loro.
Patatine fritte, caffè, latte e pancake era quello che avevano sul tavolo, Wolf ricordava che quella colazione la faceva con il padre,  quando qualcosa era andato storto prima di risolverlo facevano colazione e poi si concentravano sul problema. A volte era incredibile quanto del suo comportamento avesse preso da lui, quanto i loro caratteri erano simili.
-Ancora non ci credo che sei finita nella casa dei ricconi.- ridacchiò Dean mentre beveva il suo caffè.
Jack stava bevendo il latte ma subito la sua attenzione fu per i due, quando si parlava di Hogwards non si faceva mai sfuggire una parola, sperava con tutto il cuore di andare a quella scuola o di diventare un'astronauta.
-Sono cinque anni.- disse Wolf addentando una patatina e guardandolo con disappunto.
-Ma tu, tra i ricconi con la puzza sotto al naso? -
Wolf gli puntò contro una patatina.
-Sono i ricconi che sganciato soldi e poi io non sono povera, ci arrivo a fine mese.-
-A volte.- gli rispose il ragazzo sghignazzando.
-Anche tu saresti finito lì, quindi chiudi la bocca.- rispose lei mangiando la sua patatina.
-E io? In che casata finirei? - chiese Jack ansioso.
-Mmm...difficile dirlo.- rispose lei con aria pensierosa.
-E se finissi in grifondoro? - chiese lui quasi con aria spaventata.
-Perché no? Puoi decidere.-
-Davvero? -
-Io e il cappello abbiamo avuto una lunga discussione prima che mi smistasse. Ma non scegliere quegli odiosi leoni, tu sei molto meglio.-
-È tua sorella la mela marcia della famiglia.-
-Tu sei la mela marcia della famiglia! - esclamò Wolf indignata ma poi finirono tutti e tre a ridere.
-Comunque vado a mielandia.- sia gli occhi di Jack che quelli di Dean si illuminarono all'udire il nome di quel posto da favola pieno di dolciumi di ogni tipo.
-Volete qualcosa? -
Entrambi partirono a raffica ad elencare ciò che volevano mettendo insieme i nomi più disparati e inventandone di nuovi.
Rimasero al bar fino a mezzo giorno,  Dean per qualche motivo si era portato dietro un mazzo di carte e cominciò a fare giochi di magia per far divertire Jack proclamandosi un mago di gran lunga superiore a Wolf.
Insegnò al bambino qualche trucco e nella strada per ritornare a casa lo portò in spalla.
La mattinata passò troppo veloce per Wolf ed il tempo di partire arrivò troppo presto ma non poteva rimandare.
Sarebbe tornata la sera stessa ma comunque non voleva lasciare solo suo fratello, ma c'era Dean e Jack lo aveva sempre adorato, inoltre per ogni problema c'era sempre Xav pronto ad ogni evenienza.
Quando tornò, dopo aver ringraziato più volte McGranit per il disturbo incontrò Pako nei corridoi che l'accusò di averla abbandonata ma Wolf seppe calmarla e farsi perdonare e alla fine si fermò ad aspettare Black con lei.
Come al solito il ragazzo era in ritardo e quando notò Wolf il suo sorriso si tramutò in puro disappunto.
Wolf gli porse la lettera che gli aveva dato Regalus la settimana precedente.
-Regalus mi ha chiesto di dartela.- detto questo lasciò la busta nelle mani del ragazzo e se ne andò per raggiungere l'altro fratello Black.
-La apri?- chiese Amelia con aria curiosa.
-No. Andiamo,  principessa, ci aspettano. - disse lui porgendole la mano e infilando la busta nella tasca dei jeans.


Che ne pensate? Pian piano vi svelerò sempre più cose di Wolf. Cosa ci sarà scritto nella lettera? Neanche io lo so ancora.
Spero vi sia piaciuto che non ci siano troppi errori.
Alla prossima :)

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Capitolo 12
*** Il lupo nella foresta ***


IL LUPO NELLA FORESTA



Sirius non aveva intenzione di farsi rovinare la giornata da Wolf, per questo si era infilato in tasca la lettera senza leggerla.
Che diritto aveva lei di presentarsi davanti a lui a consegnargliela, ad aspettare con Amelia il suo arrivo con la solita aria strafottente dopo che aveva ben messo in chiaro che non voleva vederlo?  E che diritto aveva Regalus di scrivergli qualcosa quando anche lui aveva messo ben in chiaro da che parte stesse, dalla parte sbagliata della barricata, della guerra.
Non si sarebbe fatto rovinare il pomeriggio da suo fratello e quella biondina, non si sarebbe preoccupato per lui per ore mentre i sensi di colpa per non essergli stato abbastanza vicino lo attanagliavano.  Non lo avrebbe permesso, anzi avrebbe aiutato James a conquistare quella stupida ragazza che era Lily Evans e si sarebbe divertito con Amelia.
Ma per quanto si sforzasse di essere calmo e rilassato James notò subito la sua incazzatura quando si trovarono nel piazzale della scuola e si affrettò a prenderlo da parte per chiedergli cosa era successo.
-Niente.- aveva risposto seccamente Sirius.
-Sei la mia anima gemella, capisco quando hai qualcosa stupido di un cane.-
-Pensavo che la tua anima gemella fosse la Evans. - Rispose il ragazzo storcendo gli angoli della bocca in una espressione di disapprovazione.
-Hai capito.- Sirius sbuffó ma si confidò con l'amico, lo avrebbe fatto comunque prima o poi, non vi era niente che non raccontasse alla sua "anima gemella".
-Non hai pensato che magari sia da tuo zio? È l'unico che ti sopporta lì. -
-Chiudi il becco. Non ho intenzione di rovinarmi la giornata.- Disse Sirius e senza lasciare l'amico replicare raggiunse le ragazze.
Per una volta James poteva aver pensato una cosa giusta, cosa che succedeva raramente quando di trattava di qualcosa che non fosse il quidditch.
Per quanto Sirius avesse affermato che non sa sarebbe fatto rovinare la giornata da tutto ciò, Ramoso non aveva un buon presentimento.
I quattro partirono verso quel villaggio appena fuori dei possedimenti di Hogwards che era solito accogliere gli studenti durante i fine settimana.
L'autunno aveva ormai preso il sopravvento sulla vegetazione, la via per arrivare al paese era costeggiato da alberi dalle foglie rosse, gialle e marroni, ogni tanto il vento soffiava gelido fra le fronde portando con se turbinii del colore del fuoco.
Amelia rabbrividì a causa del vento e Sirius, da bravo cavaliere,  le circondò le spalle con un braccio ma Lily fu veloce ad intromettersi e spostare l'attenzione della ragazza su qualcos'altro facendola sgusciare fuori dall'abbraccio caldo del ragazzo.
Felpato lanciò un'occhiata piena di rimprovero a James che però si limitò ad alzare le spalle, impotente.
Per prima cosa si diressero da madama Rosmerta dove ordinarono delle burro birre.
Per ordine di Lily,  Sirius non si poté sedere al fianco della piccola tassorosso e di nuovo fulminò l'amico.
Il rampollo ormai diseredato di casa Black si vendicò cominciando a parlare di quidditch e malgrado tutto quello che cercò di fare Ramoso per cambiare argomento a discapito di qualcosa più congeniale alla rossa quello rimase il punto focale della conversazioe per un gran lasso di tempo.
Si scoprì che Amelia seguiva molto quello sport magico e sebbene fosse una frana, aveva provato diversi anni ad entrare nella squadra della sua casata senza successo, era una tifosa sfegata e quell'anno si era proposta come cronista.
A quella notizia James riuscì solo a passarsi una mano sul volto ormai rassegnato.
-Forse Lily non vuole parlare di sport.- aveva azzardato a quel punto Amelia.
-Da quando quell'esercizio di aerobica sulla scopa si può chiamare sport? - Lily aveva chiesto con aria stizzita e forse un po' troppo bruscamente.
-Quell'esercizio di aerobica ha fatto miracoli per i miei addominali, e anche per quelli di James!- protestò Sirius.
-Andiamocene, Amelia,lasciamo a lui questa eretica.- Disse il ragazzo alzandosi ed infilandosi la giacca in pelle.
Amelia si alzò, si lisciò la gonna rossa a pieghe che aveva indossato per l'evento e coprì il maglioncino bianco con un cappotto grigio.
-Dove andiamo? - Chiese mettendosi la sciarpa dei colori della sua casata.
-Sorpresa.- la prese per mano e uscirono dal locale.
Sirius fece un profondo respiro, diede un'occhiata all'amico all'interno della locanda e continuando a tenere per mano la ragazza la condusse davanti a Mielandia.
-Aspettami qui.- Disse lasciandole la mano.
-Ma io voglio entrare.- disse Amelia mettendo il broncio.
Sirius le depositò un piccolo bacio sulla punta del naso.
-Sorpresa.- disse prima di entrare.
Quando fu dentro fu investito dall'odore dei dolciumi e per un attimo lo riportarono bambino, o forse era meglio dire che gli ricordarono il suo amore per loro dato che lui non era mai realmente cresciuto.
Riempì un sacchetto per lui ed Amelia con delle caramelle più comuni e vendute che sicuramente le sarebbero piaciute e poi cominciò a riempirne uno più piccolo per se.
Voleva solo una manciata di cioccolata alla menta, piccoli pezzi erano in un contenitore cilindrico insieme ad altri di cioccolato bianco e nero. Era uno dei dolci più babbani che si potessero trovare ma a lui piaceva parecchio.
Riempì il piccolo sacchetto bianco e lo mise in tasca sperando che non si sciogliesse.
Pagò il conto salutando gli ultimi soldi che erano rimasti nel suo portafoglio.
Stava per uscire quando notò Wolf proprio di fronte al contenitore dei suoi dolciumi preferiti, voleva dirle qualcosa, una delle sue solite battute per punzecchiarla e sfoderando il suo ghigno, non era poi così arrabbiato per la "sorpresa" che gli aveva fatto inoltre aveva in disperato bisogno di soldi che non poteva permettersi di perdere la scommessa, ma Regalus si intromise,entrò nel suo campo visivo.
Stava parlando con aria accigliata ma la ragazza gli rispose con una scrollata di spalle abbastanza significativa, non gliene fregava niente di quello che stava dicendo.
"Problemi in paradiso? " pensò Sirius ridacchiando tra sé mentre usciva.
Amelia era lì che lo aspettava.
La prese nuovamente per mano e la sentì tremare a quel contatto.
-Chiudi gli occhi.- lei obbedì ma condurla per la strada fu piuttosto difficile perché continuava a sbirciare e Sirius fu più volte costretto a rimbeccarla.
La condusse davanti ad un negozio e finalmente le fece aprire gli occhi.
All'inizio aveva intenzione di portarla da un'altra parte ma vedere i suoi occhi scintillare in quella maniera gli fece capire di aver fatto la scelta giusta.
-Non sapevo ce ne fosse uno qui.- disse con voce un po' più acuta del normale sottolineando la sua sorpresa ed estasi.
-Solo i veri appassionati come James Potter lo sanno, la maggior parte delle persone normali si porta tutto da casa.- Rispose lui ridacchiando per le stranezze dell'amico. La ragazza si avvicinò alla vetrina dove una Ninbus '77 faceva da padrona.
La rimirò con la bocca spalancata appannando il vetro.
-Puoi entrare.- disse Sirius ridendo e lei non se lo fece ripetere due volte.
Nel negozio la ragazza sembrava incantata e quasi non si accorse della presenza del buon vecchio McGranit che salutò con calore il grifondoro ma non riuscì a catturare l'attenzione di Amelia per più di qualche secondo.
Era così estasiata da tutto ciò che la circondava e i suoi occhi vivaci si posavano su ogni cosa come avrebbero fatto quelli di Sirius se si fosse trovato in un negozio di motociclette babbane.
Il ragazzo la guardò divertito e alla fine si affiancò a lei circondandola con un braccio le spalle e commentando assieme i vari cimeli sportivi che si potevano ammirare.
Passarono nel negozio quasi un'ora e quando finalmente uscirono lei lo ringraziò più volte rivolgendogli un sorriso grato.
Poco più avanti vi era una panchina e decisero di sedersi lì.
Lei si rannicchiò contro il suo petto con la scusa del freddo e lui finalmente estrasse le caramelle che aveva preso a Mielandia. Amelia sorrise raggiante a quella vista e non fece tanti complimenti mangiando subito un verme gommoso.
Cominciarono a parlare del più e del meno,  Sirius era sempre stato bravo ad incantare le ragazze e farle ridere e con Amelia fece sfoggio di questa sua bravura ma non volle forzare troppo la mano.
Sapeva che avrebbe potuto fare sue quelle labbra in qualsiasi momento ma lei era così innocente che quasi se sentiva in colpa nel farlo senza prima darle qualcosa. Era una sua caratteristica quella di comportarsi de vero cavaliere con chiunque uscisse e quando aveva ottenuto ciò che voleva le lasciava con gentilezza allontanandosi gradualmente così da poter sempre chiedere dei favori in onore dei vecchi tempi.
Vi era delle volte in cui si era comportato in modo davvero pessimo, con alcune, soprattutto con quelle più appiccicose.
Era grazie a loro che la sua reputazione non era delle migliori, ma nessuna poteva dire di non essere soddisfatta, inoltre era meglio che tutte sapessero che lui cercava solo avventure e niente di più.
Il sole cominciava a tramontare quando si alzarono dalla panchina per tornare al castello.
-È così brutto che sia già finito tutto.- disse lei.
-Finito? -  chiese lui mentre le sue labbra si incresparono in un mezzo sorriso.
Lei aggrottò la fronte non capendo cosa il ragazzo volesse dire.
La vide sussultare quando lui fece un passo per avvicinarsi di più a lei e quando la sua mano le scostò delicatamente i capelli dal viso le sue guance si colorarono di un rossore piacevole alla vista.
Si avvicinò a lei lentamente e mentre poggiava le sue labbra su quelle di lei, l'attirò a se con l'altra mano circondandola e lasciando cadere la carta delle caramelle che ancora teneva in mano.
Fu lei a schiudere le labbra e lasciarsi baciare, passando le mani tra i suoi capelli folti ed alzandosi in punta di piedi per potersi avvicinare a lui maggiormente.
Quando la lasciò le sue guance erano rosse e respirava affannosamente e si senti quasi in colpa di avere tutto quel ascendente su di lei.
-Direi che è ora di andare. -disse con naturalezza abbassandosi per raccogliere il sacchetto ormai vuoto dei dolciumi.
Lo infilò nella tasca dei pantaloni e le sue dita incontrarono involontariamente la lettera.
-Meglio che ci sbrighiamo. Non avevi organizzato un gruppo di studio.?-chiese.
Lei sembrava smarrita ma annuì e quando lui cominciò a camminare lo seguì indecisa se avvicinarsi a lui o meno.
-Voi tassorosso siete incredibilmente altruisti.- continuò lui con la calma di chi parla ad un'amica come se non fosse successo assolutamente niente e anche lei continuò su quella linea, incerta su cosa fosse realmente successo.
La salutò alle porte del castello.
-Ci vediami in giro, principessa.- le aveva detto rivolgendogli un'altro mezzo sorriso che la fece arrossire e che la rese ancora più confusa.
Sirius fece un salto in camera, ancora deserta, per depositare il suo cioccolato e poi decise di leggere la fatidica lettera. Si sedette sulla sponda del letto e la estrasse.  La busta era completamente bianca.
L'aprì e dispiegò il foglio. Riconobbe la scrittura dello zio e senza pensarci un momento di più si mise a leggerla.

"Ero sicuro che Regalus te l'avrebbe recapitata, non è poi così cattivo.
Comunque se ti è stata consegnata vuol dire che ci ho lasciato le penne.
Fai buon uso della mia fortuna."

Sirius si fermò e prese fiato, accartocciò il foglio e per qualche secondo non fece altro che rimanere seduto sul letto respirando affannosamente incapace di continuare a leggere. Nella busta vi era anche il testamento dello zio, lo scorse velocemente, tutto quello che vi era scritto era che lui erano l'unico erede e da quel momento entrava in possesso della sua fortuna che era composta da alcuni mobili e tutto il denaro presente in banca.
Ripiegò i fogli del documenti, cerco di lisciare il foglio che aveva accartocciato e continuò a leggere.

"Spero che ti porti più fortuna che a me e con tutto ciò che ti lascio possa aiutarti ad sfuggire dalla nostra "bellissima" famiglia. Comprati un appartamento a Londra, e una di quelle trappole babbane che tanto ti piacciono e già che ci sei continua a combattere che non ti fa mai male e attira le ragazze giuste. Ah...trova l'amore se ci riesci. Buona fortuna."

Piegò la lettera e la mise nella busta che poi depositò nel cassetto del proprio comodino, come se non fosse stata mai letta.
Il dormitorio era completamente vuoto, il silenzio regnava ma lui sentiva la voce, quella dello zio che con un mezzo sorriso sulle labbra ripeteva così spesso che un giorno o l'altro ci avrebbe rimesso le penne anche se poi, per rassicurarlo,  spergiurava che si sarebbe ritirato prima che fosse troppo tardi e a quanto pareva, Sirius, aveva fatto bene a non crederci ma solo averlo sperato era stato un errore.
L'unico membro della famiglia che amava era morto, si alzò incapace di rimanere fermo, incapace di sopportare il pensiero che l'uomo che lo aveva reso diverso dalla sua famiglia fosse...andato.
Lo vedeva, lì sulla porta sorseggiando dalla sua fiaschetta argentata qualcosa di così forte che anche dopo anni gli faceva storcere la bocca, una volta lo aveva provato e la sua gola era andata a fuoco, aveva cominciato a tossire e gli occhi gli si erano riempiti di lacrime.
Lo vedeva muoversi nella stanza e lo sentiva, sentiva la sua voce bassa e profonda, la sua risata roca e le sue perle di saggezza che gli offriva così spesso.
Serró i pugni fino a che le nocche non diventarono bianche.
Passò davanti allo specchio, vi vide riflesso lo zio con il suo ghigno sbilenco e gli occhi vivaci e poi il vetro andò in frantumi e da tutte quei frantumi l'unica immagine restituitagli fu la sua.
Abbassò il pugno, la mano bruciava e sanguinava, vetro si era incastrato tra le falangi, non riusciva più a distendere le dita ma neanche questo dolore riusciva a distoglierlo dai ricordi.
Uscì dal dormitorio e cominciò a correre per i corridoi del castello, non voleva incontrare nessuno e non ci sarebbe voluto molto perché il castello si ripopolasse di studenti.
Quando si fu addentrato abbastanza nella foresta si trasformò e cominciò a correre, senza meta, correva, saltava le radici ed i rami bassi, scansava gli enormi alberi che gli su paravano davanti e rincorreva i piccoli animali che potevano essere le sue prede, ma non le prendeva, le inseguiva lungo passaggi segreti, sentieri nascosti che solo gli animali della foresta potevano conoscere. Fu seguendo una lepre dalle orecchie particolarmente lunghe che si trovò davanti l'inaspettato e snudò le zanne.

Wolf era tornata al castello prima del solito,aveva avuto una piccola discussione con Regalus,niente di realmente importante ma dopo la notte che aveva passato non avrebbe sopportato ulteriori litigi e alla fine lo aveva lasciato alla compagnia di Zambini e altre due ragazze di cui non aveva una così buona opinione. Non avrebbe dovuto essere così dura con lui, lo sapeva bene ma continuava a lamentarsi del fatto che lei avesse troppi rapporti con babbani e simili. Ora stava camminando sui ciottoli in riva al lago nero, sperava di esservi inghiottita ma si teneva ad una certa distanza, avrebbe volentieri voluto tuffarsi e immergersi nell'acqua gelida.
Si sedette sulla sponda del lago dove la foresta aveva preso maggiormente il sopravvento, sotto quello fronde enormi si sentiva piccola ed in qualche modo anche i suoi problemi non erano poi così grandi. Era lì seduta da un po' di tempo, la mente piena di pensieri, la maggior parte sensi di colpa e preoccupazioni, aspettando il gufo che le avrebbe portato il suo lascia passare per andarsene quel posto che sembrava così fuori dal resto del mondo. Il castello era isolato da ciò che succedeva nel mondo babbano ma lo era anche dalla guerra magica che sembrava svolgersi lontano, troppo perché potesse colpirli davvero.
Si alzò per sgranchirsi le gambe che avevano cominciato a dolerle per la staticità della sua posizione. Si voltò presa di sorpresa dal rumore di un ramo spezzato e si trovò davanti l'inaspettato.
Fece un passo indietro spaventata, vi erano poche cose che riuscivano a spaventarla ma un enorme cane nero che snudava le zanne era una di quelle.
Da anni si era sparsa la leggenda che un enorme cane nero vivesse nella foresta, alcune riportavano anche la presenza al suo fianco di un maestoso cervo, ma lei non vi aveva mai dato credito convinta che tutto fosse partito dal alcuni studenti annoiati che si divertivano a spaventare gli studenti. Rimase immobile ad osservare l'animale cercando di calmarsi e controllare il proprio respiro. Anche la belva la fissava ma pian piano la sua aria feroce si affievoliva.
Gli occhi della ragazza vennero attirati da un baluginio riflesso dal alcuni pezzi di vetro sulla zampa destra dell'animale. Le ferite che provocano erano sanguinanti e dovevano far provare un gran dolore all'enorme cane e per questo era anche il suo punto debole. Poteva sfruttarlo a suo vantaggio per scappare,correre via, annaspare nel ciottolato fino al castello. Aveva sempre sfruttato le debolezze altrui quando le tornavano comodo, lo aveva imparato con l'esperienza che le debolezze non potevano, non dovevano, essere lasciate allo scoperto o sarebbero state usate da chi riusciva a vederle a loro vantaggio facendo soccombere la vittima. L'animale aveva di nuovo snudato le zanne alla sua espressione glaciale, calma.Lei addolcì lo sguardo come faceva con Jack quando si faceva male o quando, per qualche assurdo motivo, se lo ritrovava a casa, o al lavoro, con ematomi procurateseli chissà dove. Estrasse la bacchetta lentamente e per contro l'animale ringhiò.
-Non fare tante storie, voglio solo sistemarti quella zampa.- disse sbuffando e agitando la bacchetta. I pezzi di vetro si sfilarono dalla zampa,si depositarono sul terreno, e le ferite smisero di sanguinare.
Wolf aveva imparato diversi incantesimi curativi, e si era esercitata parecchio, soprattutto su se stessa.
Molte volte dopo le sue frequenti incursioni segrete nel mondo babbano non ne usciva molto bene ed aveva bisogno dell'infermeria, ma sebbene madama Chips non fosse una donna che facesse molte domande ai suoi studenti con lei ne avrebbe avute parecchie anche perché sarebbe approdata lì con medicamenti di fortuna del tutto babbani,  con garze e cerotti che solitamente gli alunni non possedevano. 
Chiunque si sarebbe fatto delle domande e anche la frequenza con cui si sarebbe presentata sarebbe stata alquanto sospetta. Lei non lo faceva apposta ad essere coinvolta in risse o cose di questo tipo ma sembrava che i guai la cercassero e che non facevano mai troppa fatica a trovarla.
Si allontanò dall'animale percorrendo le sponde del lago, il grosso cane nero continuava ad annusarsi la zampa con curiosità, lei, alla fine, era riuscita a sfruttare la sua debolezza per allontanarsi.
Si chiese quando sarebbe arrivato il suo piccolo gufo così da potersene andare.

Mentre camminava per allontanarsi dall'animale, ancora concentrato sulla sua zampa miracolosamente guarita, tra i suoi pensieri si infilarono le note di una canzone e prepotenti scacciarono tutto.
Il motivi per la quale era affiorata nella sua mente era perché quello stesso giorno aveva scorto il vinile sotto il suo letto, inoltre aveva bisogno di scacciare i cattivi pensieri che l'assillavano.
Si delinearono le prime note della pianola, l'entrata della chitarra, la voce graffiata, l'ultimo baluardo del rock'n'roll che ancora splendeva.
Fin dalla prima volta che lo aveva ascoltato nel '73, sebbene avesse solo 11 anni,  sapeva che quel ragazzo avrebbe fatto carriera e con Born to Run aveva finalmente sfondato anche se lei preferiva i primi due album.
Le piaceva Springsteen, un semplice ragazzo americano, non ricordava la località precisa dalla quale proveniva, accompagnato dagli amici di sempre, la E-street Band.
Si era sempre sentita legata a lui perché provenivano dalla stessa realtà e riusciva rappresentarla, come i Sex, ma in un modo completamente diverso.
La canzone che frullava nella sua testa era Growin' up, le piaceva, la musica la faceva sentire leggera soprattutto quando l'ascoltava dal vecchio e malconcio giradischi che lei, Dean e Xav possedevano.
Ricordava di aver ballato con Dean su quelle note, prima che tutto si complicasse o che si risolvesse,  ricordava di aver riso e scherzato.
Se Dean fosse stato lì in quel momento avrebbe impugnato la sua vecchia chitarra acustica sgangherata e avrebbe suonato.
Lui aveva quello che loro chiama il dono, qualsiasi canzone ascoltasse riusciva a memorizzarla, distinguere ogni singolo strumento, capire ogni nota e percepire qualsiasi colpo.
Lei invece poteva ricordare ma quando cercava i dettagli tutti si confondeva.

Il dono del ragazzo non si limitava alla copiatura,  Dean sapeva comporre,  riusciva a mettere in musica ogni cosa passasse nella sua testa e Wolf aveva sempre creduto che lui un giorno sarebbe diventato qualcuno.
Ma vi era un  problema, credere in se stessi non era così semplice, per nessuno di loro.
Xav aveva iniziato a credere, a seguire il suo sogno, dopo l'adozione grazie al sostegno dei genitori ma era stato difficile.
Lei e Dean, invece, erano nella stessa barca, credevano in se stessi perché dovevano,  per non deludere chi li aveva sostenuti ma era difficile puntare in alto.
Lui era instabile e molte volte cadeva malgrado fosse sempre spavaldo e sicuro di se e lei cercava di mantenere la sua famiglia, non poteva permettersi di fallire.
-I stood stone-like at midnight
(In piedi, fermo come un sasso a mezza notte)-
la sua voce era a malapena un sussurro mentre entrava nella foresta per raggiungere la radura sulle sponde del lago dove era sicura di non incontrare nessuno. Sapeva che nesssuno poteva sentirla, per questo si concedeva questa libertà. 

La sua voce era solo per le persone importati e per chi pagava. 
Forse era per questo che era finita in serpeverde, tutto aveva un prezzo nella sua mente e niente poteva essere dato senza un torna conto.
Serpeverde la culla degli ambiziosi si diceva ma si cominciava a dire anche culla dei magiamorte.
-Suspended in my masquerade
(Preso dal mio travestimento)

I combed my hair till i was just right
(Ho pettinato i miei capelli fino a che non fossi ok)

And commanded the night brigade
(e comandavo la brigata della notte)-
si abbassò per schivare un ramo mentre pian piano che si allontanava dal castello il tono della sua voce cresceva. Gli studenti non si spingevano mai così in profondità come impauriti che qualcosa potesse ucciderli ma a lei non importava delle leggende che tutti vaneggiavano intorno alla foresta proibita dove era così pericoloso andarci ma anche dove si facevano scontare le punizioni di notte. Quella scuola sapeva essere tremendamente contraddittoria.

-I was open to pain and crossed by rain
(ero pronto al doloro, trafitto dalla pioggia)

And i walked on a crooked crutch
(e camminavo con una stampella storta)

I strolled all alone throug a fallout zone
(vagavo solo attraverso una zona radioattiva)

And came out with my soul untouched
( e ne sono uscito con l'anima incontaminata)-
sarebbe stato bello se davvero si potesse passare attraverso tutti i problemi rimanendo puri, ma lei sapeva che non era possibile malgrado quelle parole le dessero speranza. Con la mano delineò il diametro di un albero dalla corteccia scura e vecchia.

-I hie in the clouded wrath of the crowd
(mi sono nascosto nella rabbia confusa della folla)

But when they said "sit donw" i stood up
(Ma quando loro dissere "siediti, mi alzai)

Oooh ooh growin' up-
lei non voleva crescere, crescere portava responsabilità che lei, d'altronde, già aveva. Un piccolo scoiattolo le sfrecciò davanti e si fermò su un ramo sopra di lei guardandola con i grandi occhi scuri ascoltando il suo canto, ma lei lo sorpassò con un piccolo sorriso sulle labbra. Quelle erano il tipo di creature che abitava quella foresta, non mostri sanguinari.

-The flag of paracy flew from my mast
(la bandiera pirata sventolava dal mio albero maestro)

My sails were set wing to wing
(le mie vele erano dispiegate)-
Si fermò per un secondo per decidere di saltare parte della strofa. 

-I broke all the rules, strafed my old high school
(ho infranto tutte le regole, devastato la mia vecchia scuola)

Never once gave trought to landin
(mai una volta pensando di atterrare)

I hid i the clouded wrath of the crowd
(Mi sono nascosto nella rabbia confusa della folla)

But when they said "come down" i threw up
(ma quando dissero "vieni giù" vomitai.

Oooh oooh growin' up-
intonò quasi cantando a pieni polmoni quella melodia rock'n'roll, la sua voce si disperdeva nella foresta solitaria.

-I took month-long vacantions in the stratosphere
(presi un mese di vacanza nella stratosfera)

And you know it's really hard to hold your breath
(e lo sai che è davvero difficile trattenere il tuo respiro)

I swear i lost everything i ever loved or feared
(giuro che ho perso tutto quello che avevo sempre amato o temuto)

I was the cosmic kid in full costume dress
(ero il bambino dello spazione nella sua tuta)

Well, my feet they finally took root in the earth
(bena, alla fine i miei piedi toccarono terra)

But i got me nice little place in the stars
(ma conservo un bel posticini tra le stelle)-
La piccola radura le se aprì davanti e quasi inciampò su una radice ma non smise di cantare.

-And i swear i found the key to the universe
(giuro di aver trovato le chiavi dell'universo)

In the engine of an old parked car
(in un motore di una vecchia macchina parcheggiata)

I hid i  the mother breast of the crowd
(mi sono nascosto nel grembo materno della folla)

But when they said "pul down" i pulled up
(ma quando loro dissere "vieni giù"  volai)-
Quando avrebbe voluto volare via davvero.

Andarse ed evadere dal sistema, da entrambi i sistemi di cui faceva parte.
Prima di finire la canzone sentì un movimento dietro di se e si tappò la bocca e quando si voltò trovò nuovamente il cane nero.
Lo fissò per qualche secondo, non lo aveva sentito seguirla ma lei era troppo concentrata su se stessa per pensare che l'animale potesse farlo.
Si avvicinò a lei e quando l'annusò  si irrigidì involontariamente, non le piacevano i cani, soprattutto quelli così grandi.
L'animale le leccò la mano e cominciò a scodinzolare.
Wolf si avvicinò al lago indispettita, asciugandosi la mano sui jeans.
Si sedette contro un'albero, l'acqua a pochi centimetri da lei, una striscia di ciottolato prima della pece nera era quella che lei chiamava radura ma che in effetti non aveva niente a che fare con il termine.
L'animale si accucciò vicino a lei e poggiò il muso sul suo addome guardandola con i grandi occhi scuri e tristi.
Lei non riuscì a reprimere un gemito per colpa dei graffi, non aveva ancora avuto tempo di curarli con la magia da quando era tornata, Xav avrebbe psicanalizzato questo fatto con lei sue teorie distorte, solitamente giuste, ma lei era rimasta sulla superficie riguardo a quella dimenticanza.
-Che vuoi? - disse al cane con stizza, non le piaceva che le desse tutta questa confidenza.
Ma ovviamente non rispose, non che lei se lo aspettasse, continuò a guardarla con i suoi enormi occhi tristi.
- Ti serve un nome.- disse alla fine cominciando ad accarezzarlo e corrugando la fronte nello sforzo di pensare.
-Ti chiamerei Black ma mi ricorda un coglione.- disse quasi ridendo della sua poca fantasia.
Abbassò di nuovo lo sguardo sull'animale sentendosi stupida nel parlare con lui.
-Non credo sia una buona giornata per lui, gli ho dato una lettera e non credo contenesse buone notizie...sembra che anche tu abbia passato una giornata di merda.- sbuffò appoggiando la testa al tronco.
-Io ho passato una notte di merda, così...per coronare una vita schifosa. - chiuse gli occhi. 
Perché essere autodistruttiva? Ci pensavano già gli altri a demolirla non serviva che ci mettesse anche lei a fare la vittima.
-Spero che tu non abbia fame, tra poco arriverà Anacleto, non mangiarlo. - lo ammonì.
Quasi rise nuovamente, una vita a cercare di fare la dura e per poi chiamare il suo mini gufetto Anacleto.
-Chissà da quando vivi in questa foresta...io sono qui da sei anni. Quando sono arrivata la mia vita era già un casino e ne avevo solo 11... Sono partita da quella grande stazione spaventata come una scolaretta alle prime armi e non tanto per andare in un posto nuovo, a Londra conosci posti nuovi in continuazione e non sai se ne uscirai vivo, ma perchè...la famiglia è importante e sentivo di abbandonarla.- Si fermò non capendo che stava facendo. Era patetica, raccontare la sua vita ad un cane, come se l'avrebbe portata da qualche parte.
-Sai, la gente dice che si ricordano maggiormente i momenti brutti o quelli belli, non ricordo, tanto non ci ho mai creduto. Quello che si ricorda è ciò che riteniamo importante. niente di più e niente di me e quella prima giornata verso questo...mondo, per usare in bel termine, è stampata nella mia mente...



Prossimo capitolo= james e Lily e un piccolo flash back si la ripetizione,forse.
Spero che il capitolo non sia noioso e spero vi piaccia la canzone, sinceramente volevo inserire Glory days, avevo pensato a tutte le possibile riflessioni ma è del '84, ci sono rimasta malissimo.
Non vi ho descritto la voce di Wolf perchè mi sembrava di renderla narcisista...non volevo che si lodasse da sola perchè non è affatto una ragazza di quel tipo , se volete averne un'idea ascoltate i The prettty Reckless, le canzoni acustiche o tipo House on a Hill, nella mia testa la sua voce è molto simile a quella della Momsen
Pace e amore...anzi ascoltate buona musica :)
Ho cercato di tradurre la canzone...ancune cose non suonano bene in italiano come in inglese.

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Capitolo 13
*** Un giglio è troppo scontato ***


 

 


Angolo dell'autore:
E' la seconda volta che non ho una copertina per il capitolo ma non ho avuto tempo ma voglio che ve ne sia una quindi...ho messo un vecchio disegno che ho trovato.
Ho cercato di scrivere un capitolo meno triste dell'altro e più leggero, almeno l'inizio.
Recensite, per favore.
E' la prima volta che non ho idea di cosa scrivere nel prossimo capitolo e sono preoccupata, non ho idea di che direzione prenda la storia.
p.s. vediamo se trovate la mia allusione ad un fandom...


 

UN GIGLIO E' TROPPO SCONTATO


Sirius se ne era andato e James riuscì solo a tirare un sospiro di sollievo, se quella era tutta la sua vendetta non ci era andato poi così pesante.
Lily ora, però, lo stava guardando accigliata, le labbra fine che fremevano.
James si trovò improvvisamente impacciato come un elefante in una cristalleria, solo quella ragazza riusciva a fagli perdere la bussola a quel modo.
-Se ne sono andati.- Disse con tono contrariato e lui subito si allarmò, il suo cervello si spense lasciandolo come un'idiota. Aveva sognato  così tante volte di uscire con la ragazza, l'aveva progettato per anni e ora l'unica cosa che desiderava era che tornassero gli altri due così che il suo cervello potesse farlo con loro.
-Non mi sembrava che quella ragazza avesse così paura che il tuo amico allungasse le mani.-
Lily si alzò,  confusa e contrariata da quella uscita.
-Il tuo caro amico non ci ha  neanche lasciato i soldi per pagare.- aggiunse prima di cercare i soldi nella sua borsa.
Finalmente James riuscì a riprendere le redini della sua mente.
-Non ti preoccupare, avevamo già concordato che pagassi io. Lily, pago io.-
-Ho i soldi.-
-È il minimo che possa fare offrirti una burrobirra dato l'inferno che ti ho fatto passare.-
Lei alzò lo sguardo verso di lui con aria leggermente sorpresa.
-Non è stata colpa tua.- disse arriciando le labbra in un piccolo sorriso e alzando un soppracciglio comprensiva.
James aveva cercato più volte a cambiate discorso, aveva partecipato alla conversazione semplicemente rispondendo alle domande per cortesia, aveva trattenuto il suo entusiasmo il più possibile, con evidente difficoltà, e sebbene con poco successo aveva cercato di coivolgere Lily che per tutto il tempo non aveva fatto caso agli sforzi del ragazzo, anzi si era tenuta in disparte in un mutismo irritato.
-Ma perché ti stai vestendo? - chiese lui che ancora se ne stava seduto.
-Torno al castello.- a quelle parole James si alzò di scatto facendo quasi cadere il suo boccale. 
-Non puoi! Devo ancora farmi perdonare per...Felpato.-
-Non devi, non è andata peggio dell'ultima volta.- disse lei infilandosi la sciarpa e reprimendo una risatina.
-Mi devo far perdonare anche per quello. Per favore, ti porto solo in un posto e poi ti lascio andare.- lei rimase per qualche secondo con le labbra arriciate soppesando la proposta.
-Lo prendo come un si, questo tuo mutismo.- approfittò il ragazzo e prima che lei rispondesse si alzò ed andò al bancone a parlare.
Quando tornò da lei si infilò velocemente il cappotto scuro e gli porse la mano ma lei lo squadrò decisamente sorprese, e non nel senso buono del termine, e lui finò per passarsela in mezzo ai capelli spettinati facendo finta che non fosse successo niente. Le aprì la porta della locanda ed uscì con lei, il vento gli investi scarmigliando i capelli della ragazza che cercò di proteggersi dentro la sciarpa.
-Allora, dove andiamo, Potter?_
-Lo capirai subito.-
James cominciò a camminare e lei si affrettò a seguirlo curiosa di cosa volesse fare il ragazzo.
Non ci misero molto ad arrivare, percorsero qualche stradina ma non si allontanarono molto dal centro della cittadina.
Lily squadrò il locale dall'intonaco bianco e dalle travi portanti a vista di un legno scuro.
-La libreria?- Chiese con una leggera nota di sarcasmo.
-No, scema. Di fronte.- Lily spostò la sua attenzione sul locale di fronte non scordandosi di fulminare con lo sguardo il ragazzo.
-Da quando c'è una fioreria?-
-Dalla scorsa settimana, credo.- Rispose James infilando le mani nelle tasche del cappotto scuro ed entrando nel negozio.
Lily,per un attimo, rimase a fissare gli infissi verdi della porta a vetri del negozio, poi si affrettò a seguire il ragazzo.
Appena varcata la soglia il profumo dei fiori quasi la stordì e la fece sorridere, adorava i fiori.
Erano ovunque,si ritrovò in un labirinto di colori e odori, gli scaffale erano colmi, traboccanti, ed il ragazzo era sparito in quell'allegra giungla.
Cominciò ad addentrasi anche lei,qualunque movimento facesse un vaso rischiava di cadere o lei rischiava di sbattere contro una scaffale perfettamente mimetizzato con la vegetazione.
-Potter?- Vhiamò.
-Sono da questa parte.- le arrivò la voce del ragazzo da destra ma lo scaffale di quel lato sembrava proseguire per metri, si chiese quanto potesse essere grande quella fioreria.
-C'è qualcuno?- Chiese una voce stridula proveniente dalla parte opposta di quella del ragazzo.
-James, James Potter.- Rispose di rimando lui, ora anche la sua voce parve, alla ragazza, provenire da sinistra.
-James? Non capisco dove sei.-
-Non ho ancora messo i cartelli, povera cara.- la voce della donna si perse tra i fiori.
-Segui la mia voce, non sono tanto lontano.- la voce del ragazzo era di nuovo alla sua destra, poco prima doveva essersi confusa.
Decise di proseguire in linea retta finché non avesse trovato una svolta a destra.
"Più grande all'interno." pensò mentre proseguiva rimirando i fiori che aveva attorno. La maggior parte delle piante che la circondavano in quel momento erano esotiche, dai colori forti e caldi, e che non aveva mai visto, per questo trovò decisamente strano trovarsi un semplice giglio bianco davanti al volto.
Poi apparve James Potter che le porgeva il fiore con un sorriso sornione.
Lei lo prese e lo rimirò per qualche secondo.
-Un giglio, non ti sembra troppo scontato?-
-Non essere fredda come Giglio Tigrato.- Rispose lui con un broncio che la fece sorridere.
-Lo hai letto?-
-Cosa?-
-Il libro.-
-Che libro?-
-Peter Pan.-
-Non tutto.- Rispose lui sopprimendo una piccola risata.
-Dove sei arrivato?-
-Uno dei bambini sperduti sta per uccidere Wendy.-
-Trombetta.- James rise a quel nome, nel libro vi era un'illustrazione piuttosto buffa del piccolo bambino panciuto che incoccava la freccia ed un nome del genere avrebbe scatenato l'ilarità di qualsiasi diciassettenne ma, a quanto sembrava, Lily Evans non era d'accordo e riservò al ragazzo un'occhiataccia.
-Hai problemi a leggere, Potter?Non mi sembra che sia un libro difficile, anche uno con il tuo quoziente intellettivo dovrebbe averlo ormai finito.-
-Non essere così scontrosa, Giglio Tigrato.- Disse il ragazzo.- Ti prometto che per Sabato prossimo lo finisco.-
Lily sbuffò ma accettò le "scuse" del ragazzo.
-Ora, se il mio senso dell'orientamento non m'inganna, la cassa dovrebbe essere da quella parte.-
-La cassa?- Chiese lei seguendo il ragazzo.
-Certo, voglio coprirti di fiori.-
-Cosa!?- Esclamò lei arrossendo.
Lui si voltò, continuando a camminare, per rivolgerle un sorriso ma non fu una buona idea.
Sbatté violentamene la testa contro un vaso di latta che pendeva dal soffitto e che era ricolmi di fiori rossi e carnosi. Nell'urto alcuni caddero e al contatto con il suo scoppiarono come piccoli fuochi d'artificio facendo fare fare un salto indietro a due ragazzi per la sorpresa.
James urtò contro uno scaffale instabile producendo un disastroso effetto valanga.
-James Potter!- La voce infuriata e stridula della proprietaria li raggiunse sovrastando il casino degli scaffali che stavano cadendo come tessere del domino.
I due ragazzi si guardarono preoccupati per qualche secondo.
James afferrò la mano di Lily ed insieme corsero verso l'uscita del locale, zigzagando tra i fiori e urtando i vasi mentre ridevano.
Anche usciti dal negozio continuarono a correre, lui continua a tenerle la mano conducendola tra le stradine e voltandosi spesso verso di lei per sorriderle mentre non riusciva a smettere di ridere.
Si fermarono in una stradina laterale accanto a Mielandia.  James continuava a ridere come un imbecille mentre lei riprendeva fiato appoggiata al muro verde del negozio di dolciumi.
-Hai appena distrutto un negozio, non dovresti ridere.- Gli fece notare lei.
-Nessuno ha le prove.- Rispose lui.
-Io sono una testimone.- disse lei, le guance ancora rosse per colpa della corsa.
-Ma sosterrai il mio alibi.- Disse lui avvicinandosi.
-E perchè dovrei?-
James sfilò il giglio dalle sue mani, con lui davanti Lily si trovava praticamente bloccata al muro.
-Sei tu la ladra, Giglio tigrato.-
Lily rimase senza parole, sia per quella vicinanza che per il giglio che aveva sottratto illegalmente dal negozio.
James incastrò il fiore tra i suoi capelli, appena sopra all'orecchio.
Appoggiò la mano contro il muro avvicinandosi sempre di più alla ragazza che si mosse agitata.
-Non chiamarmi così.- disse riprendendo il controllo di sè.
-Quindi ammetti di essere una ladra? E di esserti divertita?-
-Non sono una l-ladra.-
-Il giglio che hai tra i capelli dice il contrario.- James le sorrise avvicinando il suo volto a quello di lei, un un battito di ciglia tutte le difese della ragazza cedettero e desiderare assaporare quelle labbra ormai ad un soffio dalle sue.
-Lily!-
-Ora si chiama Giglio Tigrato.- James si era subito allontanato al suono della voce di Alice che chiamava l'amica.
-Alice!- esclamò la ragazza dopo qualche secondo, il tempo che le ci volle per tornare alla realtà, staccarsi dal muro e voltarsi verso la compagna.
-Che ci fai con James? senza offesa.-
-Nessun'offesa,Alice. Le stavo solo proponendo di venire a vedere le selezioni della squadra di Grifondoro Domenica.-
-A proposito...Fred vorrebbe qualche dritta per le selezioni. Io, lui e gli altri stavamo andando a prenderci una cioccolata calda, volete unirvi a noi?-
-Certo!- Rispose Lily desiderosa di non rimanere sola con James.
-Io passo. Dì pure a Paciock che basta che faccia bene quanto l'anno scorso.- Alice sorrise annuendo.
-Allora...ci vediamo alle selezioni, ragazze.- disse e poi con tono più basso si rivolse alla ragazza. -Per Merlino, quel colpo alla testa mi ha stordito, meglio che me ne vada in infermeria prima che svenga.- E poi si diresse verso il castello con passo sicuro e le mani in tasca.
 

Wolf percorse i corridoio in fretta e furia stringendo il pezzo di carta in mano, il suo piccolo Anacleto che continuava a seguirla zigzagando rischiando di schiantarsi contro il muro ad ogni cambio di rotta.
Il piccolo pennuto, poco più grande del pugno di un'uomo, possedeva un piumaggio di mille sfumature di marroni diversi che costituiva metà del suo volume e delle ali dell'apertura  poco più grande si 5-6 pollici.
Aveva anche due occhi enormi, sproporzionato rispetto a quello che doveva essere il suo piccolo cranio, sopra un becco quasi completamente coperto dalle piume.
Wolf si dirigeva al dormitorio a passi decisi per prendere la sua borsa, che doveva ancora riempire,  e poi partire.
Sperava di non incontrare nessuno, non aveva voglia di dare spiegazioni per la sua assenza a lezione quella mattina, Regalus le era bastato.
Si unì alla folla di studenti che ritornati dalla gita fuori dalla scuola si apprestavano a tornare in camera a cambiarsi prima della cena.
Il volatile la precedette oltre il passaggio e senza neanche aspettarla raggiunse la sua camera.
Lei cercava di farsi largo tra la calca di studenti e quando, finalmente, riuscì a superare il passaggio ed entrare nella sala comune fu praticamente trascinata  in avanti fino a che non si distaccò dalla folla approdando su una poltrona di pelle poco prima della tromba delle scale per il suo dormitorio.
Una risata la fece voltare e quasi imprecare quando si trovò davanti il ghigno di Zambini.
Gli occhi chiari, verdi, erano puntati su di lei con la solita espressione da pesce lesso.
-Non eri con Regalus? - chiese alla fine mentre lanciava un'occhiata alla scale così piene di scolare che si chiedeva quando una sarebbe morta calpestata dalla calca.
-Dopo tutte le attenzioni che ti dedico potresti pensare a me e non a quel pivellino.- protestò il ragazzo con aria contrariata.
-Attenzioni? Non mi sembra. - rispose lei.
-Va bene, lo ammetto, questa settimana non sono state tante e lasciarti per quelle due ragazze...non è da me, ma sembri introvabile in questi ultimi giorni.-
-Forse non sai cercare.- rispose lei.
Il ragazzo si rilassò sulla poltrona in pelle scura lasciando da parte il suo atteggiamento.
-Siamo tornati per te. Reg doveva parlarti.- roteo gli occhi e poi punto il suo sguardo di nuovo su di lei, non come prima, non vi era nessun doppio senso nei suoi occhi.
-Sai che è un po' giù. Sta sera volevamo fare una serata insieme alla torre, tutti, per sollevarlo un po' di morale, ci servirebbero le solite cose...Cissy ha proposto la torre di astronomia.-
- Ti porto giù tutto tra qualche minuto, ma metà dovrete pagarla. Non me lo posso permettere di dare via roba a cazzo, se poi si venisse a sapere, sai, tutto farebbe puff.-
Zambini alzò un sopracciglio confuso.
-Non vieni? -
-Vorrei, ma non posso...-
-Noi puoi? - sibilò allungandosi verso di lei - È il tuo migliore amico e non puoi?-
Wolf non disse niente, continuò a sostenere lo sguardo del ragazzo finché lui non cedette.
-Io che pensavano di poter sgattaiolare via con te, per una volta.- sospirò adagiandosi di nuovo sulla poltrona con gesto teatrale.
-Non avevi nessuna possibilità, ma venerdì prossimo si potrebbe fare qualcosa, solo noi...no guardarmi così, idiota! Intendevo noi nel senso no bella,  e sev...-
Il ragazzo annuì con un ghigno beffardo e pieno di doppi sensi e lei sbuffò alzandosi senza lasciarli la soddisfazione di arrossire come succedeva una volta.
Sentì i suoi occhi puntati sulla sua schiena mentre si dirigeva verso le scale e cominciava a scendere gli scalini.
Quando tornò dalla sua stanza consegnò la borsa al ragazzo che la pagò più di quanto avesse chiesto.
- Sicura di non riuscire a fare un salto? -
-Un salto dove? - Chiese Regalus sedendosi sulla sedia di fronte al compagno più grande.
-No.  Ci vediamo ragazzi.- rivolse un sorriso ad entrambi e si diresse verso l'uscita della sala con Anacleto al suo seguito.
Appena varcò la soglia Regalus le si affiancò.
-Per prima...io non...-
-Sono stata dura con te.- disse semplicemente lei incamminandosi.
-Perché non vieni sta sera? -
Lei non rispose ed il piccolo gufo colpì il ragazzo alla nuca nel suo zigzagare senza senso.
Regalus si massaggiò la testa accigliato.
-Perché hai quella borsa?-
-Non ci sarò per i prossimi due giorni.- rispose lei.
- Hai intenzione di andare lì!?-
-Smettila, Reg. Ne abbiamo già discusso. - rispose lei.
-Scusami tanto se la mia famiglia è composta da babbani e non da purosangue. -
-Pensi che tenga conto del sangue della tua famiglia! ?- l'espressione del ragazzo era sconcertata.
-Non hai fatto altro che ripetermi che sono babbani ecc...quindi si, penso che ne tieni conto e che hai rotto il cazzo con questo discorsi oggi.- Rispose lei accelerando il passo.
- Non capisci niente, come sempre.-
-Cosa dovrei capire? Illuminami se tanto ci tieni.-
-Sono preoccupato.-
-So cavarmela da sola, non sono sempre tornata? Senti...adesso non ho tempo ma sarò qui tutte le sere, sarò solo per te qualsiasi cosa tu voglia fare, e venerdì facciamo qualcosa tutti insieme, ve bene?- Wolf non gli lasciò il tempo che il ragazzo necessitava per risponderle, gli sorrise e se ne andò in fretta e furia già in ritardo per il suo appuntamento.
Era quasi arrivata all'immenso portone dove la professoressa McGranit la stava aspettando per accompagnarla che si trovò davanti Amelia appena tornata dal suo gruppo di studio/sostegno e decise di fermarla per parlare prima di cenare. Ma lei l'aveva interrotta subito spiegandole che doveva andare. -Sirius mi ha baciata.- aveva detto allora il piccolo tasso mentre le sue guance diventavano rosse e le si disegnava un piccolo sorriso sornione.
Wolf cercò di dire quelcosa, riaprí e richiuse la bocca diverse volte emettendo suoni indefiniti per qualche secondo sottolineando tutto il suo disappunto.
A farla tornare in se fu la voce della professoressa che la richiamava spazientita.
-Arrivo.- rispose e poi si rivolse alla ragazza che aveva davanti.
-Come? Quando?  Dove? E soprattutto perché!?- disse spalancando gli occhi ancora incredula alla notizia.
-Ti lascio Anacleto, scrivimi...devo sapere tutto, ti giuro che ti farò rinsavire da questa cotta.-
Il piccolo pennuto si posò sulla spalla della ragazza castana e lei lo accarezzò divertita.
-Ti scriverò ma non mi farai rinsavire, io sono pro Sirius e tu pro Reg.- rise come solo lei poteva fare.
-Risparmiami i dettagli troppo smielati.- aveva detto Wolf prima di raggiungera la professoressa che era solita accompagnarla fino dal cugino per quelle legali incursioni nel mondo babbano.

 

angolo autore:
Perchè io posso farne due.
spero vi sia piaciuto e che non ci siano troppo errori.

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Capitolo 14
*** vita quotidiana di studenti complessati ***


 

VITA QUOTIDIANA DI STUDENTI COMPLESSATI


Regalus...

La giornata lo aveva lasciato ko, prima hogsmeade dove aveva litigato con Wolf, poi lei che se ne andava e non capiva niente.
Pensandoci quel giorno i suoi problemi erano ruotati intorno a lei, ma succedeva spesso quando la sua migliore amica si degnava di fare capolino nelle sue giornate oltre che nelle ore di lezione che si rivelavano così divertenti solo grazie a lei, il suo cinismo ed il sarcasmo, in grado di criticare qualsiasi parola che provenisse dalla bocca di chicchessia.
Sta di fatto che la giornata lo aveva distrutto ma si era comunque alzato dal letto, si era cambiato ed aveva raggiunto tutti alla torre di astronomia.
Tutti era un'eufemismo, se arrivavano a dieci era tanto.
Ovviamente c'erano Zambini e Cissy, gli organizzatori di quel festino per tirarlo su di morale, non poteva mancare Bella, sempre presente se vi erano alcolici in giro, non che Wolf fosse molto diversa.
Anche Nott faceva parte della combriccola, un ragazzo alto e robusto, il tipico energumeno che nessuno vorrebbe avere contro in un corpo a corpo ma che ha l'aria da scemo, cosa che non era affatto.
Per completare coloro di età maggiore della sua vi era Severus Piton, l'unico che non proveniva da una nobile casata ma che aveva fatto colpo su Malfoy e anche se lui aveva ormai finito la scuola, il ragazzo dai capelli unti era entrato di diritto nel gruppo.
Le altre due ragazze presenti erano di un anno più piccole, una era una Parkinson, una bulletta insopportabile dai capelli corvini e l'altra, mora e decisamente gentile per essere una serpe,  era una Yaxley, Lysandra.
I più giovani erano Greengrass e Gamp, due scapestrati ma il primo era di certo il più sveglio mentre il secondo non sapeva quando chiudere la bocca.
Ed era proprio Gamp che stava intrattenendo con la sua sciolta parlantina ed il sue repertorio di battute la corte.
Come una volta le aveva detto Wolf ogni corte aveva il suo giullare, la sua regina regina, che per ovvi motivi era Narcissa,  ed il suo re, Zanbini ne faceva le veci.
-Pensavo non arrivassi più. - disse il ragazzo nero avvicinandosi con un bicchiere di whisky per lui.
-Dovevo divertirmi, no? - rispose lui e dopo di che buttò giù ciò che l'amico gli offriva, era più forte di quanto si aspettasse e mentre boccheggiava l'amico rise di lui.
Gli riservò uno sguardo furente che non portò a niente, tranne che a mettere ancora di più di buon umore l'altro ragazzo.
-Non guardarmi così, pivellino.- lo canzonò e di nuovo Regalus lo fulminò ma non disse niente, cosa poteva dirgli, poi? Gli aveva affibbiato quel soprannome dalla prima volta che gli aveva parlato e nemmeno diventare il suo migliore amico, almeno per lui era così, non aveva cambiato questo fatto.
-E' un vero peccato che Wolf non ci sia.- Disse il ragazzo con sguardo perso chissà dove, ma Regalus sapeva perfettamente cosa passava nella testa del suo migliore amico e riuscì solo a riderci su, una risata amara, più di quanto pensasse.
-E' inutile che ti lamenti, Pivello, te la godrai tutte le sera della prossima settima mentre io mi farò insultare quando la incrocio nei corridoi.- Zambini gli passò un'altro bicchiere.
-Non ubriacarti.- gli disse prima di dirigersi verso Narcissa con un sorriso pieno di doppi sensi. Il resto della serata fu alquanto annebbiata per Regalus,l'ultima cosa che ricordò di quella sera fu la sensazione delle sue labbra su quelle di Lysandra.

Wolf:..

Era a casa, sua zia a letto tranquilla, aveva passato l' ispezione anti droga dell'adolescente.
Suo fratello dormiva da un amico, Xavier sonnecchiava sul suo letto per svegliarsi al momento opportuno e fare baldoria e Dean era sul divano con una birra appoggiata a terra senza pensare a qualcosa in particolare come sempre, o meglio cercava di pensare poco in presenza d'altri e non farsi prendere alla sprovvista dalla domanda "a cosa stai pensado?".
Voleva sempre essere preparato a rispondere "Niente." e non cogliersi in fallo e dire ciò che passava nella sua mente, anche perché la maggior parte delle volte erano fantasie su Wolf che non voleva divulgare a quegli idioti dei suoi amici o canzoni, e neanche quelle erano per loro.
-A cosa stai pensando?- Chiese Xavier mentre si girava nel letto -Ti prego, non dirmi Wolf.- Il ragazzo era troppo alto per riuscire a stare nel letto ed i suoi piedi penzolavano fuori.
-Tranquillo, a niente.-
Xavier alzò la testa e aprì gli occhi vigile, un pensiero gli era sfrecciato davanti scandalizzandolo.
-Dean?-
L'amico lo guardò con sguardo annoiato.
-Ti prego,,,dimmi che tu e Wolf non aveva fatto niente su questo letto, insomma...di solito ci sono a casa Jack e sua zia.- Sul volto del ragazzo si disegnò un sorriso divertito e allo stesso tempo pieno di doppi sensi.
Xav si alzò di scatto dal letto.
-E non solo lì.-  disse l'amico con sguardo ancora più divertito.
-Per esempio, sul tavolo della cucina abbiamo...-
-Chiudi quella bocca! Ci ho mangiato su quel tavolo!- Gridò lanciandogli un cuscino in pieno volto.
-E non pensare che questo.-disse indicando il cuscino che lo aveva colpito - sia esente....-
Xavier cominciò ad imprecare pulendosi le mani su vestiti.
-Peggio dei conigli, Cazzo!-
-Potrei dirti altro per esempio sul...-
-Stai zitto!- Gridò Xavier coprendosi le orecchie con le mani e cominciando a cantare una canzoncina per coprire la voce del suo migliore amico.
Wolf entrò, seguita da Anacleto e si trovò del tutto impreparata a quella scena.
-Che succede?- Chiese.
Dean si zittì automaticamente ma mantenne il suo sorriso divertito.
-Wolf, dimmi la verità. Il tuo ragazzo è un pervertito e non lo avete fatto su quel letto, o sul tavolo o sul divano...-
-No!- Gridò lei sdegnata ma rossa da capo a piedi.-Mio fratello è nell'altra stanza e c'è mia zia! Dean! Che cazzo stai dicendo?- Xavier si rilassò e si lasciò di nuovo andare sul letto rassicurato.
-Solo la verità.- Gli rispose tirandola per braccio e facendola sedere sulle sue ginocchia.
Wolf lasciò cadere la lettere di Amelia per terra e sorrise divertita al ragazzo.
-La verità? Ma dove?- Chiese lei ancora più divertita mentre si avvicinava e gli mordeva il labbro.
Dean la sollevò e la fece distendere sul divano mentre la baciava.
-Prendetevi una stanza!- bofonchiò Xav mentre Anacleto continuava a colpirlo in testa.
-Questa sarebbe la mia stanza.- Gli fece notare Wolf ancora bloccata sotto a Dean.
Xavier si mise seduto e finalmente il piccolo volate smise di colpirlo ripetutamente e si posò sulla sua spalla ossuta.
-No, non potete farlo in questa casa, ci passo troppo tempo.-
-E alla fabbrica?- Chiese Dean.
-Lontano dal mio letto, mooooooolto lontano.-
Dean si alzò di scatto e fece alzare anche la ragazza, in fretta e furia afferrò la giacca mentre lei rideva.
-Sta sera inauguriamo un nuovo posto!- esclamò divertito mentre l'amico non riusciva a fare altro che sorridere per non prenderlo a pugni.
Wolf stava ridendo, stuzzicata all'idea, fino a che il suo sorriso non si piegò.
Mollò la mano di Dean e sa piegò verso il divano e quando tornò in una posizione eretta sventolò davanti a Dean una bustina contenti pochi grammi di una polvere bianca.
-Cos'è?- Chiese con aria impassibile.
Dean non seppe che dire, era ammutolito tutto d'un colpo e con lo sguardo cercava l'aiuto dell'amico che sembrava trattenere il fiato.
Ora, non vi era più niente da ridere, Dean lo sapeva bene, ora fottuto.
Lei gli gettò contro la busta e non fu l'unica cosa ad arrivargli addosso.
Wolf gli saltò addosso e non era per rifugiarsi nel suo abbraccio, o per fare l'amore, era per picchiarlo e Dean lo sapeva bene.
Lei gli fu sopra facendolo cadere, colpendolo, pestando i suoi pugni sul suo petto con foga, gli occhi pieni di rabbia che lo trapassavano ormai pieni di lacrime che sarebbero caduto sul suo volto.
Era tremendamente simile a quella volta, si era fatto una dose tagliata male ed aveva dato di matto.
Aveva urlato e colpito Wolf e Xav e poi la sua ragazza gli si era gettata addosso e lo aveva colpito e quando tutto era passato lei piangeva, gli aveva chiesto di non farsi più e lui aveva promesso.
Ma aveva infranto tutto e lo capiva dalla tempesta negli occhi della ragazza, dalle lacrime che gli rigavano il viso dai pugni sempre meno forti.
Alla fine lei si alzò e li puntò su di lui, non poteva credere di essere stato così stupido, di aver infranto la promessa.
-Vattene.- disse lei, gelida.
Lui rimase a terra a fissarla, quanto era bella anche in quelle condizioni disastrate ed era tutta colpa sua.
-Vattene! - gridò indicandogli la porta.
Non poteva dire davvero, non era lei a dire che loro erano la cosa più importante della sua vita.
-Ho detto Vattene! Non ti viglio più vedere! VATTENE! VATTENE! VATTENE! - lui si alzò in piedi.
-Mi dispiace.- disse facendo un passo verso di lei che si ritrasse.
-VATTENE! - Wolf lo spinse con tutta la sua forza verso la porta.
-Wolf, mi dispiace.-
-Non basta, Dean. Lo avevi promesso...Vattene! - e prime che se ne rendesse conto stava uscendo dalla porta, spinto a forza sapendo di aver rovinato l'unica cosa bella della sua vita.
Wolf si lasciò andare sul divano asciugandosi le lacrime.
-Lo sapevi, vero?-
Xav smise di trattenere il fiato e si avvicinò a lei, non c'era niente da dire.
-Insomma, lo so che lui è il tuo migliore amico...Ma, come hai potuto permetterglielo?- chiese.
Il ragazzo si sedette di fianco a lei.
-Mi dispiace Wolf, gli ho detto a cosa andava incontro, ma cosa avrei dovuto fare?-
Lei non disse niente e lui l'abbracciò, Wolf appoggiò la testa al suo petto e affondò il viso nel suo braccio aggrappandosi con entrambe le mani.
-Vai da lui. Ha bisogno di te, non voglio che si faccia del male.- Disse dopo qualche secondo e sciogliendosi dall'abbraccio.
-Tu non sembri stare meglio.-
-Io sto bene. Vai da lui e convincilo a smettere.-
-Perchè non vieni con me?-
-Non posso. Glielo avevo detto che sarebbe finita se fosse successa una cosa del genere, se adesso cedo...crederà che non ci siano conseguenze ed io...e poi non riuscirei a mantenere questa posizione se lo vedessi, cederei subito.-
Xavier si alzò dal divano e si diresse verso la porta, prima di uscire lanciò un ultimo sguardo all'amica, un piccolo sorriso di saluto aleggiava sulle sue labbra, era decisamente triste, troppo triste per stare su quel viso.
-Digli che se la smette...io sono qui.- Aggiunse con un sorriso ancora più triste, lui annuì.
Chiudendosi la porta alle spalle decise che prima di aiutare l'amico lo avrebbe preso a pugni.

Amelia...

Aveva preso carta e penna e scrisse la sua lettera nell'euforia del momento, era semplice per lei ricreare i sentimenti che aveva provato mediante i ricordi, soprattutto se riguardavano fatti recenti.
Si era lanciata su una descrizione dettagliata di tutto ciò che era successo, fin nei più piccoli dettagli, da quando lei l'aveva lasciata con Sirius.
Sapeva che l'amica l'avrebbe odiata per tutto quello che stava scrivendo, pieni di dilazioni inutili, ma avrebbe letto tutto e nella risposta si sarebbe lamentata parecchio.
Sapeva che all'amica non piaceva affatto Sirius, si da quando se ne era presa una cotta Wolf aveva cercato di dissuaderla da quella sua idea ma senza grandi risultati. Capiva che all'amica non poteva stare simpatico Sirius per riguardo verso Regalus, ma la sua antipatia per il ragazzo andava ben oltre il semplice sostegno dell'idea del più giovane dei rampolli Black e più volte si era chiesta se fosse successo qualcosa tra quei due.
Ovviamente, espose anche questi dubbi nello scritto, con Wolf non si era mai risparmiata fin dal primo giorno che l'aveva conosciuta in treno, forse era una delle poche persone con cui parlava senza peli sulla lingua, anche se era abituata a dire sempre la verità a chiunque e per questo molte volte era inopportuna. Aveva sempre avuto quel fastidioso problema, non pensava prima di parlare, la sua bocca sembrava funzionare separatamente dal suo cervello e quando scriveva era la stessa cosa, proprio per questo nei compiti finiva spesso fuori argomento, e lettere che scriveva erano chilometriche.
Alla fine della lettera, prima di ribadire la su posizione "pro Sirius" e che cosa ci trovasse l'amica in Regalus Black, che lei personalmente non era mai riuscita a farci amicizia per una serie di motivi che aveva già esposto, gli aveva chiesto perchè se ne era dovuto andare, e dove poi?
Amelia non aveva mai saputo molto su Wolf a parte quello che sapevano tutti, forse qualcosa in più, ma niente riguardo questi suoi viaggi fuori dal castello. Sapeva che doveva compierne alcuni per il suo giro di contrabbando di alcolici e sigarette, lei stessa aveva fatto delle consegne per l'amica quando si era trovata a corto di soldi, ma non credeva che lo facesse con i professori che la smaterializzavano.
Quando ebbe finito di scrivere lasciò la lettera al piccolo Anacleto che partì in un volo sgangherato verso la sua meta, sconosciuta alla ragazza.
Nella sua stanza non c'era nessuna per questo decise di raggiungere le amiche in sala comune, si prospettava una serata noiosa, quella domenica nessuno aveva avuto il tempo di preparare i soliti giochi che rallegravano tutta la casata. Nemmeno lei ne aveva avuto il tempo, e Merlino solo sapeva quanto gli piacesse organizzare serate del genere.
Scena le scale saltellando e decise che avrebbe fatto un giro con due sue amiche per vedere se in giro, in qualche classe, qualcuno avesse organizzato qualcosa d'interessante o per lo meno divertente.

James...

la sua giornata non poteva andare meglio, era vero che non era riuscito a baciare la Evans perchè, per qualche strano motivo Alice non era dotata del giusto tempismo, non quando riguardava lui e Lily.
Non vedeva l'ora di parlarne con  felpato ma quando arrivò in camera trovò solo gli altri due appartanenti alla combriccola. Non ci fece molto caso, infondo era uscito con una ragazza e probabilmente aveva avuto molta più fortuna di lui.
Quando non arrivò per l'ora di cena tutti e tre concordarono di non aspettarlo, le loro pancie brontolavono e non avevano nessuna voglia di aspettare un ritardatario che si stava divertendo. 
James era di ottimo umore e neanche per un momento mise in conto che al suo amico potesse essere successo qualcosa.
Stava mangiando tranquillamente, quando la sua bocca non era occupata dal cibo parlava  con i suoi due amici dell'uscita, come se non lo avesse già fatto abbastanza.
Stava giusto dicendo di come avesse invitato Lily alle selezioni mentre brandiva la forchetta distribuendo la sua cena a tutti quando Peter si alzò di scatto, facendo prendere un colpo a tutti e se ne andò percorrendo la sala a grandi falcate.
-Ma che gli è preso? - chiese James ma Remus scosse la testa, codaliscia era stato di malumore tutto il giorno e lui non era riuscito a capirne un gran che della motivazioni borbottate con astio che aveva ricevuto.
James si voltò, cercando tra le altre tavolate cosa avesse fatto innervosire Peter.
Notò subito Amelia, seduta tra due sue compagne, che parlava emozionata di qualcosa, le gote rosse ed una scintilla negli occhi.
Si chiese dove fosse Felpato.
Anche lui si alzò e attraversò la sala sicuro di sé, come sempre, molti occhi si pesavano su di lui al suo passaggio e non poteva negare che questa sua notorietà gli dispiacesse, ovunque andasse gli studenti lo guardavano ammirati, lui era il grande James Petter,  "The Hunter", il miglior cacciatore che il grifondoro avesse mai avuto e colui che da quattro anni portava la squadra alla vittoria. Aveva già collezionato offerte da talentscout di squadre minori, ma lui puntava molto più in alto, anche se fino a che la guerra non fosse finita il suo obbiettivo era quello di diventare auror, e non era male neanche per quel ruolo, la McGranit glielo aveva ripetuto più volte.
Insomma, lui era il re della scuola, indiscusso ed ammirato da tutti.
Smise di autoelogiarsi quando arrivò alle spalle della ragazza.
-Amy, sai dov'è Felpato? - chiese senza mezzi termini ed ignorando lo sguardo da pesce lesso delle due amiche di lei.
-No, non lo vedo dalle cinque.- rispose lei con un largo sorriso.
James non salutò nemmeno, corse verso Remus, lo prese per un braccio e lo trascinó letteralmente fuori dalla sala, mentre l'amico quasi si uccideva cercando di alzarsi della panca senza accoltellare nessuno.
Incespicarono lungo le scale, anzi Remus incespicava lungo le scale rischiando di cadere e sbattere la testa uccidendosi dato che James era più che allenato a cose del genere, cosa che trovava senza senso dato che su una scopa,  secondo lunastorta,  si usavano le gambe quanto a stare seduti su una sedia.
James imprecó più volte quando si dovettero fermare perché alle scale piaceva cambiare, mentre lui ringraziò il cielo che potesse riprendere un po' di fiato prima di riprendere la loro folle corsa.
James gridò la parola d'ordine alla signora grassa che si aprì non senza lamentarsi con la sua voce stridula.
Entrando si scontrarono con Paciock che riuscì solo a gridare parole sconesse mentre loro lo superavano senza tante cerimonie.
Per la felicità di lunastorta salirono anche le scale che portavano al dormitorio maschile. Si fermarono un momento prima di entrare in camera, ora James non sembrava così bisognoso di entrare nel domitorio. Codaliscia e Felpato stavano discutendo.
-Chiudi la bocca!- aveva ringhiato Sirius e poi il silenzio.
Ramoso e Remus irruppero nella stanza e per un secondo non seppero che dire a ciò che trovarono davanti.
Peter era atterra, si contorceva con le mani sul volto mugugnando qualcosa di incomprensibile per il sangue che sgorgava dal suo naso in quantità industriale.
Sirius se ne stava in piedi, a pugni stretti e decisamente incazzato.
-Che hai fatti Felpato!?- urlò Remus dirigendosi verso il compagno a terra mentre nello stesso memento James gridava lo stesso a Codaliscia raggiungendo l'amico in piedi.
-Se volevi uscire con Amy potevi farti avanti, non dare la colpa a me per la tua mancanza di palle! - ringhió feroce senza calcolare la presenza degli amici.
- Tou noun te la melitiii! Solou perché noou hai avuto Woulf voulevii qualcosa!- rispose l'altro la voce squittente ed impastata dal sangue.
Sirius si stava per avventare nuovamente sull'amico e lo avrebbe colpito se James non si fosse messo in mezzo per fermalo.
-Si può sapere che é successo? - chiese Remus ma nessuno rispose.
Si chiusero nel mutismo e l'aria divenne pesante nella stanza.
Alla fine Lunastorta accompagnò il compagno ferito in infermeria per proteggerlo dalla rabbia di Black.
Solo allota Sirius si lasciò cadere sul letto come un peso morto, la mano che aveva colpito lo specchio, e l'amico, ancora dolorante dopo le cure maldestre di Wolf.
-Che è successore- chiese James abbandonadosi sul letto di frote.
Sirius non aveva mai colpito Peter, che d'altronde non aveva mai fatto niente per scatenare la rabbia di nessuno di loro. Era già successo che dei giorni fosse nervoso e rispondesse male, provocatorio, ma nessuno di loro aveva mai colto la sfida perché sapeva che dietro a quel comportamento vi era un problema da risolvere.
-Peter è un coglione.- rispose l'altro cercando di stringere la mano a pugno, non riusciva a stringere bene le dita.
-Che hai fatto alla mano? come farai a fare selezioni? - chiese James sedendosi a gambe incrociate.
-Sinceramente, Ramoso, non me ne frega niente delle selezioni ora.- rispose.
Potter si trattenne di prendere a sberle l'amico ma lo avrebbe fatto ben presto se non avesse cominciato a parlare. Che cazzo era successo allo specchio!?
-Si può sapere che è successo?-
-Che cazzo vuoi, James? Ti ho già detto che e successo.- ringhió in risposta.
James si alzo dal letto, prese Sirius per il colletto della camicia e lo fece alzare dal letto.
-Peter è un coglione non è una risposta! Non prendi a pugni uno specchio perché è coglione, non prendi a pugni neanche lui! - Sirius si liberò dalla presa dell'amico con rabbia.
-Che cazzo te ne frega! È soltanto morto mio zio...- tutta la foga con cui aveva iniziato se ne andò, dirlo rendeva tutto più reale.
Si abbandonò sul letto, nuovamente, quando era con Wolf il dolore non era così forte, nella sua forma di animagus i suoi sentimenti si attenuavano e mentre lei lo accarezzava raccontandogli del suo primo giorno di scuola gli era sembrato che tutto fosse lontano, che non fosse reale.
Ma la guerra si combatteva fuori da quelle mura sicure, fuori da quel mondo rinchiuso in una bolla la gente combatteva e moriva e non era solo il dolore della perdita a fargli rabbia, era anche il fatto di starsene lì, senza fare niente mentre soldati morivano e famiglie rimanevano senza madri, padri, figli, zii pazzi.
-A volte mi dimentico che lì fuori c'è una guerra.- disse James appoggiandosi al baldacchino che ondeggiò poco rassicurante.
-Giuro che se dici che ti dispiace prendo a pugni anche te.-
-In realtà volevo proporti di ubriacarci, starmene qui con le mani in mano mi fa solo incazzare.-
-Mi leggi nel pensiero, James. Si vede che siamo anime gemelle, altro che con Lily.-
-Io almeno l'ho quasi baciata mentre con Wolf è tanto se ti nota.-
-Chi pensi che abbia passato il pimeriggio a farsi accarezzare da lei...

Zabini...

Se ne stava appoggiato con la schiena contro il muro con l'atteggiamento di chi è il capo e sa di esserlo e di fatti era così. Nel dormitorio dei serpeverde vi era sempre stata una piramide gerarchica, chi stava in cima era il re e lui vi stava seduto comodo, nessuno che cercava di buttarlo giù.
Ora però non gliene fregava più di tanto, non gli era mai fregato niente di tutto ciò, la sua attenzione era rivolta a qualcos'altro, qualcun'altro. Due individui che condivideva una poltrona in pelle che stavano ridendo a crepa pelle. Uno di loro era il suo migliore amico, Regalus Black, e l'altro era una creatura strana che aveva catturato la sua attenzione fin dal primo momento che l'aveva vista ma non era successo il contrario. L'unica ragazza che gli aveva resistito, che non era caduta ai suoi piedi come tutte e che definiva il suo sguardo come quello di un pesce diverso ogni volta.
Era davvero brava a resistergli, doveva ammetterlo, e con il tempo era migliorata, ora non arrossiva più ai suoi sguardi lascivi e ponderava sempre le parole quando parlava con lui in modo da non dargli troppo capo libero, una volta gi aveva detto che il suo sguardo era come quello di uno stupido pesce spada ma ora non avrebbe mai più fatto un'errore del genere.
Era anche l'unica ragazza con cui si era comportato da cavaliere, non aveva mai approfittato di lei quando era ubriaca, cosa che lo aveva turbato parecchio perchè con le altre non si faceva problemi di questo genere.
Comunque era venerdì e quella sera si sarebbero ubriacati tutti insieme,ma vi era un'enorme problema: Reg. Tutte le attenzioni di Wolf sarebbero state per lui, come nelle ultime sere che le avevano trascorse ridendo in sala comune con il suo sguardo leggermente irritato.
Bella si appoggiò al muro di fianco a lui e con aria disgustata seguì il suo sguardo.
-Pensavo avessi gusti migliori.- Disse continuando a guardare la ragazza con aria disgustata.
-Migliori? Tutte vorrebbero fare un giro con lei, hai visto che corpo?- Rispose lui, la voce profonda e bassa per non farsi sentire dagli studenti di prima poco più in là.
-Rinsecchito.- Disse acida lei. 
-Sexy.- la contraddisse lui.
-E si veste come una puttana dei quartieri poveri.- Aggiunse lei per affermare il suo punto di vista.
-Ti assicuro che il loro abbigliamento è più simile al tuo.- la ragazza sbuffò a questa affermazione e gli rivolse un'occhiata rovente.
-Chiamami quando cambierai gusti.- Disse prima di pestare i piedi a terra ed andarsene per la sua strada.

Era andato a prendersi una boccata d'aria, o meglio era uscito dalla stanza delle necessità per allontanarsi un po' dalla musica, non era sua intenzione rimanere solo con Wolf ma lei eri lì, appoggiata al muro, col trucco colato ed il respiro affannoso.
Appena lo notò lo squadrò con occhio critico.
-Sei anche uno stolker?-  chiese più acida del solito.
-Pensavo fossi con Reg.- Rispose lui abbassando lo sguardo sul bicchiere che aveva ancora in mano, aveva avuto un pessimo tempismo. Per tutta la settimana le era sembrata di buon umore, cosa assolutamente strana, e adesso non lo era affatto.
-Non sono la sua balia.- rispose irritata staccandosi dal muro, incrociando le braccia e guardandolo con aria spavalda del tutto innopportuna in quel momento. Sul volto di Zabini si formò un sorriso sgembo e alzò le mani in segno di resa.
-Non ti sto accusando di niente.- Rispose lui quasi ridendo. Lei non cambiò espressione e si avvicinò a lui con passò deciso e gli prese il bicchiere dalle mani, buttò giù il suo contenuto senza sbattere ciglio e lo riconsegnò al ragazzo per poi tornare ad appoggiarsi al muro.
Lui inclinò la testa di lato scrutandola.
-E questo che cazzo di senso aveva?- chiese lui non capendola per niente.
-Te ne stavi lì, con la tua aria da pesce lesso ed il sorriso sgembo e non beeeeevevi.- Rispose lei finendo a ridere.
-Quella roba mi ha bruciato la gola.- aggiunse mentre sbadigliava. Lui rise, Wolf doveva essere ubriaca marcia, quell'ultimo bicchiere doveva avergli fatto fare il salto perché ora continuava a ridere come una scema mentre si strofinava gli occhi.
-Quanto hai bevuto?-
- Un pó.- rispose lei di un'ottava più alta del normale e sorridendogli. Solo una Wolf ubriaca poteva sorridegli in quel modo perché,altrimenti, gli avrebbe rivolto uno dei suoi ghigni o uno dei suoi sorrisi di cortesia, che comunque erano raramente rivolti a lui.
-Credo che faresti meglio ad andare a letto.- disse lui ridendo vedendola sgranare gli occhi e cercare di staccarsi dal muro, cosa che gli costò più di un tentativo e poi lo guardò con aria spavalda.
-Oh no,non io,io no ho mai perso il controllo,tu sei faccia a faccia con l'uomo che vendette il mondo*-Rispose lei con tono di sfida e leggermente canticchiando.
-Uomo, vorrai dire donna. Da quando hai cambiato sesso senza dirmelo.-
-No,è uomo...ne sono sicura.- disse lei quasi completamente confusa e cercando conferma nel suo sguardo, altro sintomo della sua sbornia, Wolf non cercava mai conferma,lei aveva ragione e basta a prescindere da chi aveva di fronte.
-Allora, uomo che vendette il mondo,- cominciò con un piccolo ghigno. - Ti porto a letto.- disse ridendo, non riuscì a non pensare a quella volta che le aveva detto le stesse parole in una situazione molto simile.
-Ma Reg mi aspetta e Narcissa!- protestò pestando i piedi. Lui le si avvicinò, ancora il suo sorriso sgembo, quello per far cadere le ragazza ai suoi piedi che non funzionava su quella ragazza neanche se ubriaca.
Lei cercò di fare un passo indietro ma l'equilibrio non era il suo forte in quel momento e cadde a terra sbattendo il sedere. Lui scoppiò a ridere lei lo fulminò mettendo il broncio ma poi allungò le braccia nella sua direzione per "farsi" alzare. -Portami in spalla.- lui sgranó gli occhi rimanendo senza parole ma alla fine l'accontentó e l'accompagnò fino al dormitorio in spalla mentre lei canticchiava e rideva e faceva strani discorsi che probabilmente lui non avrebbe dovuto ascoltare ma lo fece e gli rispose.
La portò fino in camera, si fece dare il permesso da lei per entrare nel dormitorio femminile e l'accompagnò in camera ma questa volta lei lo fece entrare rifiutandosi di scendere dalla sue spalle.
La fece sedere sul letto e lei si tolse le scarpe e si infilò sotto le coperte, lui la osservò mentre scivolava sotto la stoffa come un gatto indeciso sul dafarsi.
-Rimani qui?- chiese lei.
 

Angolo autore:
Non mi ricordo più quando dovevo pubblicare ma dato che lo ho finito...meglio farlo subito.
Nel prossimo capitolo sarà novembre inoltrato, quasi finito.

 

* "Oh no, not me

I never lost control

You're face to face

With The Man Who Sold The World" (David Bowie)

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Capitolo 15
*** La fine di una fottuta vita ***


LA FINE DI UNA FOTTUTA VITA



Sirius

Domenica mattina,sul campo da quidditch cercando di ottenere il suo posto come battitore per poi passare l'anno sotto quel dittatore del suo migliore amico e a fare allenamenti massacranti minimo 4 volte a settimana. Si chiedeva ancora come si era fatto incastrare, ma dopo tutto non si poteva dire di no a James Potter e gli serviva qualcosa con cui distrarsi per questo avrebbe dato il meglio e avrebbe ottenuto il suo posto in squadra.
Ora il suo amico stava camminando con fare militaresco davanti ai candidati propinandoli il suo solito discorso intimidatorio. James prendeva dannatamente sul serio il quidditch e neanche la presenza di Lily Evans sugli spalti poteva distrarlo.
Sirius non lo stava più ascoltando da un pezzo, da quando aveva aperto bocca, praticamente, non vedeva l'ora che tutto finisse, che le selezioni finissero così da poter tornarsene al castello.

17 Novembre
Era stato massacrante, i muscoli gli dolevano ed era bagnato fradicio, anche se si era cambiato ed aveva di nuovo addosso i suoi vestiti al posto della divisa della squadra, correre sotto la pioggia fino al castello senza un ombrello aveva sortito lo stesso effetto che rifare l'allenamento sotto quell'acquazzone.
Si mise a sedere sul letto e vide la mappa sopra al suo comodino, dove l'aveva lasciata prima di raggiungere James al campo.
Fece un profondo respiro dando un'occhiata fuori dalla finestra, non aveva voglia di tornare sotto a tutta quell'acqua ma se lei fosse andata al loro appuntamento quotidiano? E poi doveva dirgli la verità, non poteva starla ad ascoltare mentre lei confidava a un animale, che secondo lei non capiva niente e che si presentava solo per la sua razione di coccole, molte più cosa di quante avesse detto a chiunque. Forse non si sarebbe arrabbiata così tanto, no? Aveva mantenuto i suoi segreti e gli aveva dato conforto, come un cane avrebbe potuto fare, insomma.
Sospirò ancora mentre usciva dalla stanza, si preparava ad essere schiaffeggiato ed insultato e sperava che il tipico trattamento alla Wolf si limitasse a quello.
Wolf non aveva poi parlato così tanto di sè, molti giorni se ne stavano semplicemente zitti a scrutare il lago persi nei loro pensieri, e lui sapeva di aver bisogno di questo, di trasformarsi e farsi calmare dalla sua presenza per mettere a tacere i suoi sentimenti, ma la fase della negazione stava passando e ora c'era l'accettazione di ciò che era successo e doveva ringraziarla per questo, perché, malgrado molte volte non gli era sembrato, tutto quello che diceva aveva un senso, difficile da trovare, ma che in qualche modo gli rivelava piccole verità che lo facevano andare avanti e attraversare quel lutto...più facilmente. Ad aiutarlo erano stati anche i suoi amici, lui e Peter si erano riconciliati subito, appena saputo la notizia il ragazzo aveva messo da parte i suoi sentimenti e gli aveva dato il suo supporto.
Vi erano stati ancora degli artriti fino a che Felpato non aveva messo apposto, alcune settimane dopo l'uscita ad Hogsmeade, le cose con Amelia. Le aveva spiegato che non poteva succedere niente tra loro perché lei piaceva ad un suo amico e non voleva creare problemi, lei l'aveva presa bene, aveva scherzato su chi fosse questo amico e alla fine gli aveva addirittura chiesto di rimanere amici, si divertiva con loro e non voleva perdere la loro compagnia.
Sospiro ancora, guardò con aria sconsolato il diluvio ed uscì dal castello cominciando a percorrere la strada verso il lago nero.
Il terreno era scivoloso, più volte rischiò di cadere e ruzzolare giù per la collina e rompersi il collo.
Stava per inoltrasi nella foresta per trasformarsi,l'idea di dirle la verità era svanita dalla sua mente, quando vide in lontananza un ombrello rosso.
Si fece coraggio, l'ora della verità era arrivata e non aveva senso posticiparla.
-Wolf!- la chiamò stampandosi un sorriso, lei si voltò sorpresa di vederlo là e riservandogli uno sguardo scocciato.
Riprese a camminare senza aspettarlo ma lui corse, malgrado i suoi muscoli indolenziti che gli urlavano contro, e la raggiunse affiancandosi a lei.
-Che vuoi?- Chiese spostando l'ombrello leggermente più a destra per non permettergli di coprirsi.
-Ho una cosa importante da dirti.- 
-Non credo che tu possa dirmi qualcosa che possa ritenere importante.-
Lei accelerò il passo e per un attimo Sirius pensò di lasciar perdere ma non voleva tornare in dormitorio e sentirsi in colpa mentre James e Lunastorta lo rimproveravano per il suo comportamento degno di un serpeverde e di un codardo.
-Credo che ti potrebbe interessare, sono un animagus.-
Lei si fermò e si voltò verso di lui, il suo sguardo non prometteva niente di buono.
-E questo, perchè mi dovrebbe interessare?- chiese lentamente ed inclinando la testa da un lato e puntando il suo sguardo tormenato su di lui.
-Mi posso trasformare in un grosso cane nero...-
-Spero tu stia scherzando.- lo fermò lei glaciale, aveva collegato le cose velocemente, dalla sua prima frase "sono un animagus", non che ci volesse molto.
-Non sto scherzando.- Rispose lui sostenendo il suo sguardo sempre più furibondo.
-Sei una bastardo!- gridò, sembrava indecisa se prenderlo a pugni lasciando andare l'ombrello rosso o usare direttamente quello come arma. Per quanto il suo sesto senso gli dicesse di fare un passo indietro per uscire dal suo campo d'azione rimase fermo.
-Mi dispiace, Tay...-
-Ti dispiace!?- Chiese con disprezzo ma poi si fermò. -Come mi stavi chiamando?- Ora Sirius diede retta al suo sesto senso e fece un passo indietro prima di rispondere.
-Taylor, ho scoperto il tuo nome.- disse.
-Pensavo di averti detto che non ti doveva interessare...anzi, sai cosa ti dico, fottiti! Sei solo un viscido bastardo, pensi di avere il diritto di sentirti mio amico solo perchè ti ho raccontato qualche storiella. Ti assicuro che non lo avrei fatto se avessi saputo che quel coso fossi tu e...- Wolf si bloccò, un piccolo gufo l'aveva colpita in testa ed ora continuava a svolazzargli intorno senza sosta. Lei sbattè le palpebre un paio di volte prima di farlo fermare e prendere il piccolo foglio che portava con sè.
Lo srotolò velocemente e per qualche secondo rimase ad osservare quel piccolo pezzo di carta mentre sgranava gli occhi in un'espressione terrorizzata.
-Che è successo?- Chiese Sirius facendo un passo verso di lei che alzò lo sguardo stranita, sembrava che non capisse cose le succedeva intorno, l'ombrello era per terra, le era caduto di mano e ora lo guardava spaventata, ma tutto questo durò solo per pochi secondi perchè riprese subito in mano la situazione.
-Non mi vendicherò se farai una cosa per me.- Disse e senza aspettare una risposta riprese in mano l'ombrello e poi corse via -Seguimi!- Gli gridò.
Sirius non seppe di preciso perché cominciò a muoversi, non aveva paura della sua vendetta, ma lo fece e la seguì fino all'ufficio della professoressa McGranitt.
Si chiese cosa ci facevano lì mentre osservava Wolf battere forsennatamente alla porta ed il piccolo pennuto svolazzarle intorno intontito.
Aveva freddo e anche lei stava tremando, ma non credeva che fosse per il fatto che fosse bagnata fradicia.
La professoressa aprì la porta, lo sguardo irritato che scrutó i due ragazzi con sorpresa e curiosità allo stesso tempo.
La ragazza gli porse il foglio senza aggiungere una parola e la donna lo lesse e subito la sua espressione mutò, divenne preoccupata e per un attimo la sua bocca si aprì tremolante.
-Lo sai che non sono qui, io non mi posso muovere, servo per mantenere la barriera. Con gli attacchi degli ultimi tempi non posso lasciare il mio posto.-
-Lo so, professoressa. Ma pensavo che...Sirius può smaterializzarmi laggiù e riportarmi qui quando sarà tutto apposto.- Rispose la ragazza cercando d'imprimere nella sua voce gentilezza ma non riuscendo a nascondere una nota ansiosa, preoccupata.
-Non mi fido a lasciarvi andare da soli, non so se legge i giornali Signorina Wolf, ma negli ultimi tempi gli attacchi dei mangiamorte si sono intensificati e Londra comincia ad aver un tasso piuttosto elevato.-
-Basterebbe questa notte, se va tutto bene la dimetteranno presto.- Rispose la ragazza ma la donna non cambiò espressione.
-La scongiuro...se a mia zia dovesse succedere qualcosa...lei è la mia famiglia...se...io e mio fratello non potremmo più stare insieme...non le chiederei questo se non fosse importante. Pensa che chiederei a Black un favore, cosi...personale? Non potrei mai perdonarmi se non fossi lì...con mio fratello...se...- la sua voce si spezzò e non riuscì a continuare mentre calde lacrime cominciavano a scorrere sul viso.
La donna per un attimo lasciò il suo cipiglio severo, sul suo volto si disegno un'espressione preoccupata e dolce, quanto i suoi tratti severi le permettevano.
-Le assicuro che la riporterò sana e salva, ci penserò io a proteggerla e se succede qualcosa torneremo di filato al castello.-
La donna sospirò valutando ancora le opzioni, di certo lasciare andare a zonzo due suoi studenti in quel periodo non era qualcosa che riteneva opportuno, Sirius vedeva che non le piaceva affatto quella proposta.
Entrò nel suo ufficio facendo segno di seguirla.
Si sedette dietro alla scrivania, intinse la penna d'oca nell'inchiostro e si mise a scrivere su due piccoli fogli di pergamena.
-Con questi potete uscire dal castello. I non mi posso muovere da qui fino al ritorno di Silente ma appena sarà tutto apposto voglio che la riporti a casa, hai capito Sirius?-
-Lo farò.- Rispose subito il ragazzo mentre Wolf agguantava i fogli che la donna porgeva loro.
-Grazie.- Disse Wolf grata prima di uscire dalla stanza, Sirius si affrettò a seguirla ma la donna lo richiamò facendolo fermare sulla soglia.
-Se succede qualcosa voglio che la riporti qui. anche contro la sua volontà, non sei lì per fare l'eroe e fino a che non posso raggiungervi il comando è affidato a te. Mi hai capito Black?-
-Si, professoressa, le assicuro che non farò niente di stupido, non voglio che le succeda qualcosa.- Rispose prima di raggiungere la compagna.
-Hai intenzione di sbrigarti o no?- Gli chiese lei mentre lo aspettava appena fuori dalla porta.
Si incamminarono insieme lungo i corridoi, o meglio cominciarono a correre e Sirius maledì quello stupido allenamento spacca ossa perché ora ogni centimetro del suo corpo stava maledendo lui.
Arrivarono al cancello del castello, la pioggia stava diminuendo e loro camminavano veloci riparandosi sotto all'ombrello rosso.
Gli immensi battenti in ferro battuto si aprirono per loro, lo stretto necessario per farli passare e si richiusero alle loro spalle.
Appena usciti dai possedimenti lei afferrò saldamente il suo braccio, non sembrava più esserci in lei nessuna reale preoccupazione o incertezza come quando era davanti alla professoressa, e si smaterializzarono.
Il piccolo parco dove comparvero era dove Sirius era arrivato la prima volta,non molto lontano dal ponte. Li accolse una pioggia leggera, quasi evanescente, che rendeva tutto umido e freddo e picchiettava in modo regolare contro l'ombrello rosso e contro le giostre,per le più rotte, presenti in quello piccolo spiazzo abbandonato pieno di erbacce.
Wolf non si fermò nemmeno un momento ed uscì subito dal parchetto, Sirius dovette affrettarsi per non rimanere un'altra volta sotto la pioggia.
-Andiamo direttamente all'ospedale, dobbiamo prendere la metro...dato che dobbiamo fare tutto secondo le regole mi rimborserai il biglietto.-
Mentre camminava a passo spedito verso la stazione Sirius non riuscì a non stupirsi del comportamento della ragazza, si era rivolto a lui con il solito tono di superiorità e sul suo viso non vi era traccia di preoccupazione, della disperazione che aveva dimostrato davanti alla professoressa. 
Sirius l'aspettò mentre lei faceva il biglietto, una vecchia signora dall'aria arcigna se ne stava dietro il bancone e quando arrivò il turno di Wolf non le riservò neanche uno sguardo.
Il ragazzo intanto si guardava intorno incuriosito, non era mai stato in una stazione della metropolitana e si meravigliava del fatto che i babbani avessero potuto costruire una cosa del genere senza il minimo uso della magia.
Li dentro puzzava un po' e non si poteva dire che fosse il posto più pulito che avesse visto ma c'era un sacco di gente che andava avanti indietro, sempre di fretta, come se qualcosa li stesse rincorrendo.
Wolf gli consegnò il suo biglietto e poi passò il tornello, senza aspettarlo continuò a camminare mentre lui imitava la ragazza al posto di blocco.
Lei diede un'occhiata veloce ad una pianto dova erano segnate le linee della metro, senza neanche realmente fermarsi, poi si unì a la calca che prendeva il tunnel a destra.
Sirius la raggiunse e le stette dietro, preoccupato che da un momento all'altro potesse perderla tra quella folla.
Salirono su quello che a Sirius ricordò un treno,  era uscito dalla bocca del tunnel ad una velocita impressiobante e aveva sostato meno di un minuto per far salire e scendere i passegeri prima di riprendere la sua corsa ed immergersi nel buio.
Ebbero fortuna e trovarono due posti a sedere, uno di fianco all'altra.
Mentre tremavano nei loro abiti bagnati Wolf decise di metterlo al corrente, sempre con il suo tono di superiorità che non sembrava mai abbandonarla, che ci avrebbero messo una ventina di minuti per arrivare.
Per un po' non proferirono parola, mentre Sirius esaminava curiosamente il vagono e chi ne faceva parte.
Dopo la seconda fermata sembrò che entrasse il mondo e sebbene fossero seduti dovettero stringersi per permettere a tutta quella gente di salire.
La calca di affievolì appena due fermate doppo.
-La prossima scendiamo. - disse Wolf e lui la guardò interrogativo, poco prima aveva detto 20 minuti ma ne erano appena passati 10.
-Dobbiamo cambiare e prendere la rossa.- rispose lei mentre di alzava.
Uscirono quasi spinti dalle altre persone che dovevano scendere.
Wolf non si diede la pena di aspettarlo, percorse un paio di metri e svoltó a destra, poi prese delle scale e a sinistra, stava proprio arrivando in quel momento la linea rossa e lei agguantò Sirius per una mano e saltarono sul vagone appena prima che le porte si chiedessero dietro di loro.
Si sedettero, a parte loro vi erano solo altre due persone sulla metre che si facevano gli affari loro.
Wolf non gli aveva ancora lasciato la mano, stava tremando a quanto sembrava tutta la sicurezza che ostentava non era molto vera.
Sirius gliela strinse per farle capire che sarebbe andato tutto bene ma lei si divincolò dalla stretta come se fosse stata appena scottata, come se si fosse appena accorta di quel contatto sgradito.
Puntò il suo sguardo su di lui.
-Non parlare di questo con nessuno e quando torneremo ad Hogwards...-
-Non rivolgermi più la parola- concluse la frase per lei Sirius -Com'è che ogni volta ti trovi a fare questo discorso? Quando siamo "faccia a faccia"-
-Perchè ho una reputazione da difendere.- rispose seccamente lei.
-Peccato, però, che spunti ovunque, mica pensavo di incontrarti in mezzo alla foresta eppure...eccoti là. Io questo lo chiamo destino.-
-Io la chiamo sfortuna. Non potevo di certo sapere che tu fossi quel cane puzzolente.-
-Non ti sei mai lamentata del mio odore.- 
-Senti, solo perché ti ho raccontato tre cose in croce di me non vuol dire che diventeremo amici, io pensavo di parlare con un cane senza cervello non con qualcosa che potesse proferire parola.- Sirius non seppe se prendere quelle parole come un'insulto alla sua intelligenza o lasciar perdere.
Decise per la seconda opzione, ma davvero non sopportava quella ragazza.
-Non mi sembra di aver detto a nessuno i tuoi segreti. Non ne ho fatto parola nemmeno con james.- questa affermazione la fece solo innervosire di più.
-Come se quello che ti ho detto fosse importante.  E poi dove vuoi arrivare? - chiese irritata.  Sirius si sentì quasi sollevato da quel tono, finalmente qualcuno che non lo trattava con i guanti o che lo gurdasse come un cucciolo ferito in cerca di riparo.
Questa era una delle cose che aveva sempre reso piacevoli i suoi "incontri" con lei, malgrado riuscisse a leggergli dentro la tristezza non lo aveva mai guardato come se fosse sul punto di crollare e anche adesso non lo faceve sebbene sapesse perfettamente cosa era successo alla sua famiglia, poteva metterci una mano sul fuoco, ma non era sicuro che il fatto che non vedesse in lui qualcuno da consolare non fosse per il fatto che lei semplicemente gli era indifferente.
- Ho dimostrato che ti puoi fidare.- disse sapendo perfettamente che avrebbe solo peggiorato la situazione.
-Mi hai ingannata per più di un mese.- disse lei con astio.
-Ti sono stato vicino per più di un mese.- disse con tono più dolce - Non credo che tu abbia parlato della tua rottura con Dean a Regalus. O sbaglio? -
Lei si irrigidí.
-Lui aveva già i suoi problemi. Chiudi quella bocca Black.-
-No, ora tu risponderai alle mie domande o si torna dritti a scuola.- disse il ragazzo con un piccolo ghigno che lei ricambiò con un'occhiata furente.
-E voglio la verità. -
- Su cosa? - sbottò lei.
- Ti piaccio? -
- Che razza di domanda è?!-
I due uomini si voltarono verso di loro, neanche lui stesse allungando le mani!
-Eddai, Amy dice che mi odi a tal punto che devo averti fatto qualcosa ma l'unica spiegazione è che tu abbia una cotta per me. Ogni volta che ti tocco ti allontani come scottata,  e la tensione che c'era quando mi hai tagliato i capelli? Non sono insensibile. -
Wolf sembrava sul punto di esplodere, da un momento all'altro gli avrebbe sicuramente tirato un pugno sul naso, ne era praticamente certo. Lei invece fece un bel respiro -Vuoi la verità? - chiese sussurando per non attirare nuovamente l'attenzione degli altri due passeggeri. Sirius annuì rivolgendogli un sorriso storto.
-La verità è che Amy non sa di che parla. Pensa che tu debba piacere a tutte solo perché sei un bel ragazzo e hai il fascino del ribelle ma non è così.  Io amo Dean e non c'è nessuna tensione fra noi, hai le visioni. Il fatto che ti odi è perché tuo fratello è il mio migliore amico e tu sei uno sbruffone esattamente come Zabini ma lui un po' d'intelligenza ce l'ha. Inoltre per qualche strano motivo mi sei sempre in mezzo ai piedi quest'anno, è una cosa che mi rompe. Contento? O la verità non è quella che ti aspettavi? -
-Se ami tanto il tuo ragazzo perché lo hai lasciato? - chiese mentre il suo umore peggiorava a vista d'occhio, prendersi una cotta per quella vipera non era una cosa che doveva fare. Era assurdo che si fosse lasciato convincere da James che lui provasse qualcosa.
-Perché...ho dovuto.- rispose lei. Poi si alzò per scendere alla fermata.

Arrivarono in ospedale correndo.
All'inizio la ragazza aveva camminato lentamente, la pioggia picchiettava incessante sull'ombrello rosso, troppo piccolo per coprire realmente entrambi, ma poi lei aveva accelerato tradendo la sua irrequietezza.
Alla vista dell'edifico color della cenere aveva iniziato a correre, sempre più veloce come se stesse gareggiando contro un avversario invisibile e lui dovette costringere le sue gambe, decisamente contrarie a tutto quel movimento post allenamento, a starle dietro.
Entrando Wolf sapeva perfettamente dove andare, si fermò solo un secondo, per chiedere informazioni ad una infermiera che evidentemente conosceva, prima di riprendere la sua corsa.
Si fermò solo dopo due rampe di scale, fuori da una porta.
Sbirciò dalla finestra, o almeno così sembrò a Sirius mentre riprendeva fiato.   In realtà si stava specchiando, esaminò la sua figura, frugò nelle tasche alla ricerca di qualcosa e ne estrasse un fazzoletto.
Con non molto successo cercò di risistemarsi il trucco e poi passò ai capelli, cercò di dargli una sistemata in modo che non sembrassero quelli di uno spaventapasseri.
Sirius rimase sorpreso di come cercasse di darsi un contegno prima di entrare, aveva tutto il diritto di essere sconvolta, da quanto aveva capito lui a sua zia doveva essere successo qualcosa di grave.
Wolf stava ancora cercando di darsi una sistemata quando dalla stanza uscì un ragazzo che non era Xavier ma della sua stessa età.
Lei sembrò sorpresa, presa alla sprovvista da quel ragazzo dai capelli scuri e gli occhi azzurri.    A Sirius sembrò di non esistere, come se lui fosse in una dimensione diversa rispetto a loro.
Il ragazzo l'abbracciò, senza dire una parola, rispondendo alla supplica negli occhi di lei.
Ora Sirius aveva capito chi era quel ragazzo, doveva essere Dean e ne era praticamente sicuro perchè appena aveva visto come lei lo guardava aveva capito cosa intendeva con la frase "Io amo Dean, non volevo lasciarlo."
Ed ora stava rifugiandosi in quell'abbraccio, completamente indifesa, ogni barriera sparita, la maschera tolta.
Lui le accarezzava i capelli, sembrava che tutto quello che volesse fare fosse proteggerla.
Il grifone cominciava a sentirsi in più, il terzo in comodo ma aveva anche paura di interrompere quel moneto perchè lei sembrava finalmente..."respirare".
Alla fine tossicchiò per far notare la sua presenza, quella situazione era diventata troppo imbarazzante per lui.
I due si staccarono, lei aveva un piccolo sorriso che cercava di nascondere e lui per un attimo la fissò.
Poi Dean spostò la sua attenzione su Sirius, come se lo avesse appena notato.
-Chi sei?- Chiese con sguardo interrogativo, sembrava alquanto curioso di capire che era colui che aveva accompagnato la sua "ragazza".
Sirius pensò che doveva essere abbastanza sicuro di lui e Wolf perchè non vi era nessuna traccia di ostilità ed era tutto dire data la loro relazione.
Wolf gli aveva accennato qualcosa in uno dei suoi monologhi ma come sempre era stata scarna con i particolari.
-Sirius Black. Quello che la ha accompagnata.- Rispose.
-Dean.- si presentò l'altro porgendogli una mano che lui strinse.
-E' strano che Wolf si faccia accompagnare.- aggiunse lanciando uno sguardo alla ragazza.
Siruis assunse per un secondo un'espressione stupita -Oh! Non lo ha proprio voluto lei. Credo che mi odi.-
-Wolf odia tutti.- lo rassicurò l'altro scoppiando a ridere e beccandosi un'occhiataccia della ragazza.
-Aspetta.- Dean smise di ridere.  -Tu sei lo stolker.-
-Solker!? Ero solo curioso, non tutti escono dal castello così.- Rispose sulla difensiva non sapendo come giustificare il suo comportamento.
Ma Dean non ne sembrava affatto contrariato.
-E' successo anche a tuo fratello.-
-Mio fratello!?- Sirius non era riuscito ad impedire alla sua mascella di spalancarsi e assumere espressione da completo idiota.
Il suo sguardo si spostò da Dean a Wolf e vicerversa.
-Non lo sapevo?Ti racconto se vuoi.- poi si rivolse a Wolf. -Stavo andando a prendere i caffè, ma se vuoi entro con te.-
-Vai, e porta via questo idiota.- disse sbuffando ed accennando un sorriso.
-Vuoi qualcosa?-
-Un tè...col latte.-
Dean sorrise alla ragazza, una sorriso rassicurante mentre lei sospirava.
-Allora noi andiamo.- disse con un po' d'incertezza.
Wolf si voltò verso la porta, facendo un lungo sospiro mentre sbirciava dalla finestrella come era la situazione all'interno della sala.
Annuì in risposta a Dean che senza tanti problemi circondò le spalle di Sirius con un braccio e rivolgendogli un sorriso divertito gli disse -Ho sempre saputo che lo stolkerismo è un affare di famiglia- mentre lo trascina lungo quello squallido corridoio dai muri bianchi e l'odore di candeggina.
-Non ho niente a che fare con mio fratello.- disse non ricambiando il sorriso e scrollando il suo braccio dalle sue spalle, non aveva nessuna voglia di dare troppa confidenza a quel ragazzo, gli doveva soffiare la ragazza dopo tutto e sebbene i soldi non fossero più un problema gli scocciava perdere la scommessa contro James che, contro ogni previsione, se la stava cavando bene con quella secchiona della Evans.
Dean per tutta risposta rise e se Sirius non si fosse ripromesso di considerarlo un nemico avrebbe riso con lui perché aveva una risata contagiosa, non un latrato come il suo.
-Non sono di certo io a poterti dire se avete qualcosa in comune, non ci ho scambiato molte parole, e poi all'inizio aveva quell'aria di sufficienza che gli avrei spaccato la faccia. Xav, peró, ha capito subito che non era poi cosí male, di te dice che sei uno a posto. Deve essere vero. Lui ha un certo sesto senso per le persone, per fortuna che l'ha sviluppato dopo aver conosciuto me e Wolf.- rise di nuovo e questa volta Sirius accennò un sorriso mentre continuava a seguirlo,  ancora si chiedeva cosa suo fratello pensasse di tutto quello.
Le luci al neon illuminavano il corridoio di una luce fredda dando al giovane ragazzo di fianco a lui un colorito quasi malsano,  si muoveva tra i corridoi con familiarità inaudita e Sirius si chiese come mai.
-È tipica di mio fratello quell'aria di sufficienza. Con lui Xav ha preso sicuramente un  granchio.- disse dopo qualche momento.
Dean gli rivolse uno sguardo sbalordito mentre i suoi occhi chiari lo trafiggevano da parte a parte, sembrava che qualcuno gli avesse tolto una certezza.
-Se Xav dice che uno è apposto allora è così.  Io non ci capisco niente della gente ma lui...la sa lunga.- disse con convinzione.
-Io la so lunga su Regalus.-
-Non così lunga.- disse mentre faceva un cenno ad un infermiera -Dopotutto ha mantenuto il "segreto" di wolf.- Sirius si trovò infastidito da quelle parole, lui conosceva la sua famiglia,  più di quel sedicenne.
-Ma perché tutti la chiamano Wolf.- chiese per sviare il discorso.
-Oh...be.- Dean si infilò le mani in tasca mentre cominciava a scendere le scale. -Non credo ti riguardi...insomma se non te lo dice lei non sarò di certo io a farlo. Non sono in una buona posizione. Ma ti do un consiglio,  non chiamarla Taylor o sarà l'ultima cosa che farai nella vita. Quando lo ho fatto io mi ha quasi spaccato l'osso del collo...quella cogliona.- Sirius non seppe se ridere o meno ma si appuntò mentalmente di non ripetere più quel nome se ci teneva alla sua vita.
Era riuscito a conoscere il nome che la ragazza custodiva così gelosamente grazie alla mappa dei malandrini, gli ci era voluto un mese perché gli venisse quella brillante idea.
Cominciò a scendere le scale di un bianco sporco infilandosi le mani in tasca.
Era ancora fradicio, si scostò velocemente una ciocca bagnata dal viso, dal taglio che gli aveva fatto la ragazza era passato abbastanza tempo perché la sua chioma ritornasse a compromettere la sua visuale.
-Me lo ricorderò.- rispose.
Dean si passò la mano ossuta nella sua intricata chioma di capelli scuri,  indomabili quanto quelli di James.
-Quindi sei un grifone.- disse senza demordere nel suo tentativo di fare conversazione.
-Com'è?  Wolf dice che siete degli ipocriti ma per lei lo sono tutti.-
-Ipocriti? - chiese seccato, nessuno poteva insultare la sua casa, soprattutto una serpeverde che si trovava nel covo degli ipocriti.
-Non sono mica io che lo dico.- disse Dean.
Ma Sirius vide il suo sorriso sarcastico nella vetrata davanti a loro, per un attimo gli sembrò un ghigno degno delle peggiori serpe ma in un secondo il volto del ragazzo si aprì in un sorriso divertito.
-Lei parla di te ogni tanto.-
-Uhmm...parla di me? Pensavo di non interessargli.- disse questa fu la sua volta di ghignare soddisfatto ma Dean non si scompose e gli aprì la porta che dava ad un'altro corridoio, li vi era molta più gente.
-Non eccitarti troppo. Wolf non si conquista facilmente come le altre e poi non è che parli di te direttamente o quando lo fa è per sottolineare quanto le rompe la tua esistenza. - Dean fece una lieve risata mentre la porta si richiudeva dietro di loro.
Sembrava avesse capito perfettamente le intenzioni di Sirius nei confronti della sua amata ma non sembravano turbalo.
-Parla del vostro gruppo...malan-qualcosa. Ve lo devo dire, vi stimo. - gli lanciò un'occhiata piena di ammirazione -Davvero, siete degli idoli! -
Sirius non riuscì a non ricambiare il sorriso del ragazzo,  era così sincero ed infantile,  come quello di un bambino che aveva appena incontrato l'eroe della sua storia preferita e quell'eroe era proprio lui.
-La mia preferita è quella delle scale ghiacciate...quando Wolf ce lo ha raccontato sono morto. - Scoppiò a ridere mentre entrava nella squallida caffetteria dell'ospedale che era pressoché vuota.
Dean si informò su cosa volesse Sirius da bere -Dobbiamo lasciare sole Wolf e sua zia, ci beviamo qualcosa qui e poi portiamo quello che ci hanno ordinato. Intanto mi racconti quello che avete combinato voi e gli altri.- gli aveva detto sempre con un largo sorriso e quella curiosità che di solito apparteneva solo ai bambini.
Il ragazzo fece due chiacchiere con la commessa dietro al bancone che aveva lasciato da parte la sua aria annoiata e dispotica per fare gli occhi dolci al cliente e a ridere a delle stupide battute.
Dean non sembrava far particolarmente caso al comportamento della donna e prese le ordinazioni che lei aveva preparato in tutta fretta.
Quando arrivò al tavolo Sirius non poté fare a meno di commentare -Quella ti si sarebbe gettata addosso!- con una certa ammirazione, non era facile accaparrarsi una più grande soprattutto se doveva avete una decina d'anni in più.
Dean fece spallucce -Neanche tu te la devi cavare male, mi ha chiesto anche di te...quella donna non ha un contegno.-
Sirius fece un piccolo ghigno di trionfo, erano bastati pochi sguardi per farla cadere ai suoi piedi.
-Devi essere una sorta di puttaniere.- rise l'altro.
-Puttaniere? - chiese stranito da quella parola -Io mi diverto solamente.-
-Lo stesso io, siamo essere incompresi.  - disse sconsolato l'altro -Ma quel tempo è finito.- aggiunse prima di bere un sorso. Tossì varie volte mentre strizzava gli occhi -Questa roba fa sempre schifo uguale.- disse ancora tossicchiando ma poi bevendosene un altro sorso tra una smorfia e l'altra.
Sirius lo imitò e quasi non sputò tutto in faccia al ragazzo,  quella...bevanda, se si poteva considerare tale,  faceva davvero schifo, era un attentato alla vita.
Cerco di sistemarla riempiendola di zucchero, forse così sarebbe riuscito ad inghiaiarla.
-Allora?- fece Dean -racconta. La cosa più rischiosa che avete fatto?- Sirius non si fece pregare.
-C'è stata quella volta che abbiamo cercato di tagliare in ramo al platano picchiatore, volevamo sapere se continuava a picchiare...- Sirius rise, un latrato, al ricordo di quel ramo che aveva seminato il panico nel dormitorio maschile distruggendo ogni cosa si mettesse nella sua strada e a come avevano rischiato il collo per prenderlo ed aveva portato solo più guai, ma era stata quella la parte più divertente.
Alla fine della sua storia la risata cristallina di Dean riempì la caffetteria, era stato un ottimo ascoltatore, tratteneva il fiato, rideva al momento giusto e soprattutto lo guardava come se fosse il suo idolo.
Lo prego di continuare, di raccontare ancora e Sirius non si fece pregare, non lo faceva mai quando si trattava di narrare le sue gesta eroiche.
Ben presto anche Dean cominciò a raccontare le sue avventure contro il sistema, scolastico o meno, e non avevano nulla da invidiare a quelle del compare.
Mentre tornavano a fare le scale, questa volta con le ordinazioni degli altri in mano. sentivano entrambi con un lieve senso di colpa perché si erano attardati per quasi un'ora a ridere, lasciando un po' troppo tempo a Wolf e sua zia.
Dean aveva una personalità magnetica quanto quella di Sirius e quando due individui del genere si incontravano poteva andare solo in in due modo: rivalità o amicizia.
E ora Sirius provava simpatia per quel ragazzo dalle grandi occhiaia ed il sorriso facile, ne provava così tanta da chiedersI se era giusto voler separarlo da Wolf, lui l'amava malgrado il casino che doveva aver combinato mentre felpato sapeva di esserai preso una semplice cotta e dopo averla conquistata l'avrebbe lasciata, lui non era tipo da cose serie, soprattutto se riguardavano i sentimenti.
Quando arrivarono davanti alla porta la ragazza ne stava uscendo, indirizzó uno sguardo a loro e prima che qualcuno dicesse qualcosa anche Xav uscì ed invitò Sirius ad entrare.
Gli altri due sparirono per un'ora buona.
Sirius entrò nella stanza ad attenderlo c'era Jack, rannicchiato in una sedia gli aveva subito rivolto un assonato, ed una donna era seduta sul letto dell'ospedale.
La donna lo salutò e si scusó del fatto che non riusciva a ricordarsi il suo nome.
La donna non assomigliava per niente a Wolf, l'unica cosa che potevano avere in comune era la magrezza ma in quello la donna la batteva alla grande.
Il ragazzo non si ricordava di aver mai visto una persona in quello stato, sempreva...accartocciata, non sarebbe riuscito a trovare un'altra parola, era come se qualcuno l'avesso accartocciata e poi avesse cercato di raddrizzata ma senza risultato.
La donna si scusò ancora mentre si metteva a dormire, sembrava così stanca, come se un peso la stesse schiacciando. 
Xavier e Sirius finiro per mettersi a giocare a carte, lo studente della scuola di magia non conosceva quel gioco babbano e quando gli altri due fecero il loro ingresso nella stanza il punk gli aveva vinto 50 galeoni rimettendoci solo mezza sterlina.
Il dottore entrò nella stanza verso le 10 per informarli che la zia di Wolf,  Gaile, sarebbe stata dimessa da lì a pochi minuti doveva solo compilare un modulo.
Sirius rimase sorpreso di come il dottore non si rivolgesse direttamente alla donna ma a Wolf e del fatto che più tardi si attardò con lei e non con la sua paziente.

Erano quasi arrivati alla casa della ragazza, stavano costeggiando il perimetro del parco frequentato da gente poco raccomandabile.  
La musica del bordello lì vicino faceva da sottofondo a quella passeggiata. Gaile apriva il loro gruppo, stringeva la mano a Jack che si ostinava a camminare malgrado barcollasse per la stanchezza e non riuscisse ad andare dritto.
Poi vi erano Xav e Sirius che nuovamente parlavano di motori come se non ci fosse un domani. Pochi passi più indietro vi erano Dean e Wolf, entrambi riuscivano solo a fissarsi i piedi mentre si chiedevano come erano finiti lì, isolati rispetto agli altri, se pochi momenti prima erano tutti insieme a ridere e scherzare.Tutti si ammutolirono nel sentire Dean cantare.
Era una canzoncina stupida su un coccodrillo, rivolse un rivolgeva un mezzo sorriso alla ragazza.  
Aveva una bella voce, non era la solita voce intonata, vi era qualcosa di strano che stonava ma era proprio quello che donava al ragazzo la capacità di ammaliare chiunque anche con una canzoncina per bambini.

-Never smile at the crocodile
No you can't get married with a crocodile
Never die with a crocodile
No, you can't get friendly with a crocodile-

Wolf accennò un sorriso, forse una risata, mentre la mano di lui stringeva timida la sua e anche lei cominciava a cantare quel ritornello insieme a lui.
Si unì anche Xavier e dalle risatine tra una parola e l'altra si notava che era perfettamente a suo agio nel fatto di essere stonato come una campana. Anche Sirius si unì con il suo latrato, orma non stava più davvero cantando nessuno e tutti finì con una grossa risata generale e gli applausi di Gaile e Jack.
Stavano ancora ridendo quando Wolf decise di attraversare, si assicurò che non ci fossero macchine in vista  e cominciò la sua attraversata.
Era appena scesa dal marciapiede quando la macchina spuntò dal nulla, come per magia, ad una velocità assurda.
Wolf si sentì spingere, mentre veniva travolta fide la macchina sbandare,schiantarsi contro un palo della luce.

 

Hey, mi scuso per il ritardo e gli errori che troverete ma non ho avuto il tempo di riguardarlo tutto.
La scuola mi sta letteralmente uccidendo, non ho avuto nemmeno il tempo di disegnare/pensare la copertina.
Non sò quando riuscirò a postare il prossimo, la prossima settimana sono in gita e non riuscirò a scrivere.
Spero vi sia piaciuto, io ho ancora qualche dubbio su tutta questa faccenda...

p.s. sapete perchè si dice stonato come una campana? Le campane sono intonate!

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Capitolo 16
*** what happened? ***





WHAT HAPPENED?


Nell'ultimo mese Wolf aveva avuto il tempo di pensare al suo rapporto con Dean, a quanto tutto era complicato e a quanto fosse confusa su ciò che provasse per lui. Quei sentimenti erano sempre stati ingombranti e allo stesso tempo incompresi, da entrambe le parti. Entrambi erano certi di amarsi ma che tipo di amore? Un'amore crudele che li stava consumando. Gli mancava terribilmente, gli mancava il suo migliore amico, colui che aveva saputo starle vicino anche durante i suoi schizzi però, allo stesso tempo, aveva paura d'incontrarlo. Lui si stava riabilitando mentre lei si chiedeva se la loro relazione avrebbe potuto avere un seguito, non ne era sicura. Non era pronta per riprovarci, forse più avanti quando il casino sarebbe finito. Non sapeva cosa gli avrebbe detto ma voleva stargli vicino per questo quando era tornato con il suo tè caldo gli aveva offerto la sua amicizia, in quel momento era l'unica cosa disponibile. Avevano giocato con i loro sentimenti a vicenda consapevoli che ci sarebbero sempre stati l'uno per l'altra ma forse le cicatrici che si erano lasciati erano troppo profonde.
Era convinta che lui avrebbe gridato, che il mondo gli sarebbe caduto addosso, infondo incaricava Xav per mandargli i suoi esami ogni volta che li faceva come prova che aveva smesso, che era tutto in regola.
Ma lui aveva sorriso, forse il sorriso più grande che gli avesse mai visto.  Per ora entrambi non avevano altro da offrire a parte la loro amicizia, avevano bisogno di tornare uniti come una volta ma se stavano insieme non era possibile, non in quel momento in cui tutto era incasinato. Quando tutto sarebbe finito sarebbero tornati insieme, nessuno dei due aveva dubbi su questo ma la fiducia aveva bisogno di tempo per essere ricucita, come le ferite.
L'aveva abbracciata, sollevandola da terra mentre il suo tè cadeva per terra spargendosi sul pavimento. Avevano riso mentre si stringevano, era questo che le era mancato di più, il fatto di esserci l'uno per l'altra e di venire compresi, sempre. Come quando aveva interpretato la sua richiesta d'aiuto fuori dalla camera di degenza di sua zia, le aveva fatto capire che c'era, pronto a sostenerla.
-Sarò una dittatrice.- Gli aveva detto mentre lo stringeva. Lui aveva riso -Lo so, è quello che mi serve.- Ma in quel momento, malgrado fosse confusa su tutto ciò che provava per il ragazzo, cosa significasse davvero per lei, che tipo di amore condividevano sembrò svanire. Rimase solo la consapevolezza che non voleva, non poteva, perderlo. La macchina era spuntata come per magia, aveva guardato bene, lo faceva sempre perché lì di guidatori ubriachi ve ne erano molti ma quell'auto non c'era qualche momento prima. Lo avrebbe potuto giurare, ma quello che avrebbe potuto giurare non cambiava il fatto che ora era fracassata contro il palo e che si era portata con lei Dean. Ci fu un secondo in cui tutto sembrò fermarsi mentre la consapevolezza di cosa era successo prendeva possesso dei presenti, un secondo in cui la musica del bordello non si sentì, in cui nessuno respirò, in cui i barboni del parco non scapparono per paura della polizia che sarebbe arrivata, un momento in cui i tossici ed i drogati lanciarono uno sguardo alla scena prima di defilarsi.
Poi l'urlò di Jack sembrò far ripartire il tempo, sua zia che lo abbracciava coprendogli gli occhi in modo che non vedesse la scena, Wolf che gridava a Xav di chiamare un ambulanza, di correre a casa, appena di là dalla strada e prendere il telefono, lei che si tuffava verso Dean, cercando di capire come stava, Sirius che estraeva la bacchetta, figure incappucciata che uscirono da ogni dove.
Wolf non le notò, concentrata com'era sul ragazzo schiacciato tra il lampione ed il cofano. Perdeva molto sangue, sembrava che qualcosa gli si fosse conficcato nell'addome e non dava segni di vita, il busto sul cofano scuro di quella ford, la bocca spalancata piena di sangue e gli occhi chiusi.
Cercò di estrarre la bacchetta, l'aveva incastrata tra la schiena e la sua gonna, come sempre quando era a scuola, ma non c'era. Mentre cercava disperatamente di trovarla con una mano e con l'altra stringendo la mano di Dean tutto sembrò crollarle addosso, doveva essere caduto quando lui l'aveva spinta. 
Suo malgrado lasciò la mano di Dean e comincio a cercare la bacchetta,tastava l'asfalto alla ricerca di quello stupido bastoncino di legno,le lacrime le impedivano di vedere chiaramente e il lampione che funzionava a scatti e con una luce così fioca non l'aiutava affatto.
La sua visuale era appannata, tutto intorno a lei era ovattato mentre era alla disperata ricerca della sua bacchetta. Sentiva esplosioni ovattate intorno a lei,come se fossero lontane miglia.
Sentì Sirius gridare agli altri di andare alla macchina, di entrarvi e restarci. Lei cominciò a cercare ancora più velocemente.
Vide Xav sfrecciarle affianco, suo fratello che stava arrancando verso di lei.
Una luce e lei si mosse senza pensarci,si alzò e si frappose tra l'anatema e Jack.
Cercò di non gridare mentre il dolore le esplose dentro, non aveva mai provato così tanto dolore, era come se partisse dalle ossa, come se si fossero rotte tutte in una volta.
Cadde in ginocchio ancora davanti a suo fratello che si era arrestato terrorizzato nel vedere sua suorella emettere un urlo strozzato.
Xavier aprì la portiera dell'auto ed agguantò Jack mentre un'altro cruciatus la colpiva mandandola in mille pezzi.
Questa volta non riuscì a trattenersi ed urlò mentre si raggomitolava su se stessa, mentre si contorceva alla disperata ricerca di far cessare quell'inferno che sembrò durare minuti,ore.
Sentì una risata ma tutte le sue sensazioni erano confuse, il dolore sembrava essere l'unica realtà e quando finalmente cessò rimase l'eco di quella tortura nel suo corpo.

Vomitò e respirò affannosamente mentre agguantava la bacchetta che per fortuna il suo amico aveva recuperato.
Si difesa dall'altro cruciatus scaraventando chi l'aveva colpita a metri di distanza.
Si rialzò mentre sentiva il suo corpo piegarsi alla sua volontà controvoglia, mentre la nausea l'assaliva.
Gettò un incantesimo protettivo attorno alla macchina.
Qualcosa la colpì alla gamba facendola cadere di nuovo.
Sentì Sirius urlare e subito si voltò nella sua direzione lanciando una fattura all'uomo incappucciato che indietreggiò.
Il ragazzo si rialzò raggiungendola ed aiutandola a rimettersi in piedi.
Wolf non sapeva per quanto ancora avrebbe retto, erano cinque, Black ne teneva a bada tre e lei due ma ad ogni incantesimo cedeva un po' di più, la testa le girava mentre continuava a perdere sangue dal suo polpaccio.
Di dovettero dividere per schivare un bombarda, lei rotolò a terra, fece leva sulle mani per cercare di alzarsi.
Sirius poco più là in aveva appena colpito un mangiamorte, perché questo erano, ma proprio in quel momento una fattura lo stava per colpire.
Lo fece senza pensarci, agitò la bacchetta mentre con tutto il fiato che aveva in gola grido -Protego!-creando uno scudo davanti al compagno.
La luce verde rimbalzò ritorcendosi contro il suo creatore che cadde a terra ma prima di poter fare qualsiasi altra cosa il dolore la pervase nuovamente. Gridò con voce roca, strozzata dai singhiozzi mentre tornava all'inferno.
Il dolore era così forte, pensava che sarebbe morta, che nessuno poteva sopravvivere a ciò.
Sentì un altro grido ma non seppe riconoscere la provenienza mentre cercava di mantenere la lucidità che se ne stava andando. Mentre si stringeva nella vana speranza che tutto passasse, mentre urlava.
Poi vide una luce azzurra, uno svolazzare di mantelli, verde smeraldo che volteggiava, il dolore che cessava lasciandola esausta e che persisteva nei suoi ricordi.
Altre esplosioni, le figure incappucciate che scappavano.
La professoressa McGranit che tra lo svolazzare del suo mantello verde le correva incontro.
- Va tutto bene, è finita.- le disse ma Wolf riuscì solo di dire una cosa -Dean!- un grido strozzato, di aiuto.
La professoressa era una strega potente, avrebbe potuto aiutarlo, un incantesimo per salvarlo lo avrebbe trovato sicuramente.
Non sapeva quanto fosse durata la battaglia e quanto fosse grave il ragazzo, forse aveva ancora tempo. Se solo avesse avuto la sua bacchetta...non fece in tempo ad elaborare il pensiero che l'oblio l'accolse benevolo.

Wolf socchiuse gli occhi, le luce al neon la costrinsero a richiuderli immediatamente, era troppo forte da sopportare.
Sentì qualcuno stringerle la mano e se fino a qualche istante prima il suo corpo sembrava non esistere ora il dolore la fece tremare e scosse, dalle sue dita intrecciate con quelle del ragazzo, le percossero tutto il corpo.
Si costrinse ad aprire gli occhi, già sapeva di trovarsi in un ospedale. L'odore era quello ma non sapeva se anche gli ospedali dei maghi odorassero di candeggina e disinfettante.
Respirare le era difficile, era come introdurre nel suo corpo tanti piccole spine che si conficcavano nel tragitto dal naso ad i suoi polmoni e viceversa.
Ci mise qualche secondo a mettere a fuoco la stanza ed i presenti mentre sembrava che ogni contatto le provocasse dolore, perfino il cuscino su cui poggiava la testa.
Non si era sbagliata, si trovava in un ospedale, le pareti bianche, due lettini dalle coperte azzurrine ed ispide nella stanza ed alcune sedie scomode.
Xav era colui che continuava a stringerle la mano e che senza volerlo provocava quelle scosse che le si arrampicavano lungo l'avambraccio.
Sembrava sconvolto, gli occhi gonfi e rossi come se avesse pianto, gli stessi vestiti dell'attacco sporchi, le mani sbucciate.
Davanti al suo letto troneggiava la professoressa Mcgranit nel suo mantello verde, perfettamente in ordine se non per qualche ciuffo sfuggito al suo austero chignon e la sua espressione preoccupata, accondiscendente, che sembrava volerla rassicurare.
Black era alla sua destra, aveva un occhio nero, tumefatto, i vestiti strappati e parecchie fasciature che emanavano uno strano odore, sulla sua guancia vi era come una pasta biancastra sporcata dal sangue.
-È tutto finito signorina Wolf, ora è al San Mugo...- quindi il San Mugo aveva lo stesso odoro di un ospedale normale e anche lo stesso aspetto, un po' meno squallido di quello a cui era abituata.
-...è stata colpita da tre maledizioni cruciatus, come si sente? Potrebbe aver riportato danni cerebrali, la prego dica qualcosa.- mentre parlava la professoressa si era allungata sempre di più verso di lei con aria ansiosa mentre Wolfle riservava uno sguardo vacuo.
-Dean? - chiese voltandosi verso Xavier che le strinse maggiormente la mano e senza volerlo aumentò il dolore.
Lui strinse gli occhi mentre in due fessure mentre socchiudeva la bocca.
-Il suo amico...- iniziò la donna ma si fermò indecisa su cosa dire e come dirlo.
Xav si limitò a scuotere la testa senza riuscire a guardarla, i suo capelli ondeggiarono, ormai non tenevano più la piega sparati come il bassista dei Sex Pistols.
Wolf ricambio la stretta dell'amico per quanto anche quel movimento fosse difficile.
Non sapeva cosa dire ne che fare, forse le maledizioni che l'avevano colpita avevano davvero causato qualche danno al suo cervello perché non riusciva a capire, elaborare ciò che gli era stato detto, non sapeva nemmeno cosa dovesse provare.
Mentre continuava a guardare il suo amico riuscì solo a pensare che doveva esserci per lui, che avrebbe dovuto dire qualcosa per rassicurarlo che tutto sarebbe passato,avrebbe dovuto aiutarlo in qualche modo a superare questa cosa. Aveva un aria così disastrata e di solito erano loro ad averla, non lui.
-Xav...- inizò, la voce roca a colpa della gola secca.
-C'è un'altra cosa.- si affrettò ad aggiungere lui mentre lanciava una fugace occhiata alla donna al capo del letto.-Tua zia...-Wolf trattenne il fiato -è stata colpita da una...-
-Maledizione criciatus.- gli venne in aiuto la professoressa.
-Si, una di quelle cose che ha colpito te. Io non so di preciso cosa siano e come è successo ma...- di nuovo Xavier boccheggiò in cerca di aiuto, non era da lui non riuscire a mettere insieme una frase compiuta.
-Ha perso parti delle sue facoltà mentali, mi duole dirle ma sua zia non è capace di badare a se stessa ne tanto meno a lei e suo fratello. Ora era ricoverata qui al San Mugo dove le daremo tutto l'aiuto possibile ma non tornerà quella di un tempo. quella donna deve aver sofferto molto, i danni al suo sistema nervoso sono irreparabili. Mi disp...-
-Non abbiamo un assicurazione per pagare la degenza di mia zia.- Disse la ragazza non facendo finire la professoressa che si ritrovò sorpresa da quella affermazione. Wolf continuò a guardare la sua mano intrecciata con quella del suo amico mentre continuava a parlare.
-Se mia zia non può più avere la nostra tutela verremo sbattuti tra i centri sociali, anche se ottenessi l'emancipazione non mi daranno mai l'affidamento di Jack...-
-Stia tranquilla signorina Wolf, di questa faccenda ce ne occuperemo personalmente io ed il professor Silente quando  lei si sentirà meglio. Ora la lascio con i suoi amici, che non si tratteranno a lungo.- diede un'occhiata ai due ragazzi.
-È bene che lei riposi.- così dicendo gli rivolse un sorriso che venne ricambiato solo da un'espressione vuota ed interrogativa.
Si diresse verso la porta mentre il mantello verde le svolazzava attorno.
Lanciò un'ultima occhiata alla sua allieva prima di aprire la porta, abbassò la maniglia e tirò verso di se ritrovandosi davanti un trafelato Regalus Black.
Il ragazzo si spostò per far passare la donna e poi entrò quasi titubante. 
Guardò suo fratello sorpreso mentre si avvicinava al letto, ma l'attenzione che diede a Sirius fu solo di qualche istante, come per assicurarsi che stesse bene. 
Poi guardò Wolf che gli riservò solo un fugace sguardo.
-Dov'é Jack? - chiese a Xavier.
- È con le infermiere. Era un po' stordito dopo...quello che è successo e gli hanno dato qualcosa per...si insomma...dormire. ma dovrebbe essere sveglio. Ti vorrà...- di nuovo Xavier si fermò. 
-vedere.- lo aiutò lei. Lui annuì. 
-Lo vado a prendere...- disse sciogliendosi dalla stretta della mani di lei e dirigendosi verso la porta. 
Uscì senza aggiungere altro.
-Black, vai con lui. Prendi Jack e fai entrare Xav entrare da solo, dopo, ci devo parlare da sola.- Sirius si trovò sorpreso del fatto che lei gli rivolgesse la parola e si affrettò a seguire l'altro.
Reg si avvicinò di più a lei, cercò di stringerle la mano ma lei si divincolò.
Lui sembrò ferito da questo gesto e per un secondo rimase imbambolato con la bocca semi aperta.
-Wolf...-
-Non provare a dirmi che ti dispiace per Dean.-
-E cosa dovrei dire?- chiese lui.
-Non lo so. Che non sei qui per quello che penso. Che non sei qui per dirmi addio.- rispose lei ma lui fuggì al suo sguardo, abbassò il capo e strinse i pugni.
Lei sospirò mentre cercava in qualche modo di mettersi seduta, dopo alcuni tentativi penosi vi riuscì. 
-Tranquillo, Reg. Lo sapevamo entrambi che se fosse venuto fuori che ero una sporcosangue.- lui sussultò a quella parola.
-Tu sapevi cosa ero, non te lo ho mai detto ma entrambi sapevamo cos'ero e quali erano i rischi.- le faceva male parlare, più di quanto avesse immaginato ma doveva continuare doveva spiegargli che non ce l'avrebbe avuta con lui.
-Forse...potrei restare con te, essere dalla tua parte.  Non devi affrontare tutto da sola!  Sei la mia migliore amica che razza di persona sarei se ti abbandonassi? -
-Non fare lo scemo! Non sei nella posizione di appoggiarmi o di rimanere con me. Già il fatto che tu sia venuto è stupido.  Come spiegherai agli altri questa cosa? -
Gli occhi scuri del ragazzo la scrutarono pieni di rabbia. 
-Io posso cavarmela. Non ho bisogno di essere protetta ma...tu hai persone a cui tieni. Ce la posso fare.-
- Lo so.- disse a denti stretti la verità si abbatteva su di lui come una valanga, una verità che aveva sempre cercato di soffocare, di nascondere a se stesso facendo finta di niente ponendo davanti a tutto i suoi "valori" che aveva imparato fin da piccolo.-Se non fosse per Lysandra manderai tutti a fanculo ma...-
-Ti sei preso proprio una bella cotta. - disse lei ridendo.
-Non è una cotta!- rispose lui sulla difensiva mentre arrossiva.
-E cosa sarebbe?- chiese lei accennando un ghigno cosa che la fece gemere.
Ci fu qualche secondo di silenzio.
-Non voglio che le succeda qualcosa per colpa mia.- sussurrò.
Lei annuì. 
-Sei degno di un grifone! - lui le lanciò un'occhiataccia.
- Non paragonarmi a quei palloni gonfiati! E a vedere come sei messa sembri più tu un grifone!-
-Non insultarmi con quella parole! - risero entrambi,una risata amara.
Di nuovo caló il silenzio.
-Addio, Wolf.- disse lui.
-Addio, Reg.- rispose lei.
Poi Regalus Black si diresse verso la porta e senza più guardarsi indietro lasciò la vita della ragazza.
Poco dopo Xavier entrò nella stanza, sembrava in uno stato confusionale.
La ragazza scorse Jack alla finestra della porta tenuto in braccio da Sirius.
Gli rivolse un sorriso prima che sparisse dalla sua visuale.
Xavier si diresse verso di lei boffonchiando qualcosa sul fatto che Black lo avesse obbligato ad entrare da solo.
I passi del ragazzo rimbombarono sul pavimento strascicati finché non arrivo di fianco al suo letto.
-Come stai? - chiese Xavier con un filo di voce, come pauroso di svegliare qualcosa.
 Che domanda stupida, sapevano entrambi come stavano, erano nella stessa situazione. 

Wolf sapeva come doveva sentirsi, come lei voleva essere di sostegno ma parlarne era difficile, era ammettere la realtà,le parole erano macigni.
-Io so cavarmela, come stai tu? - rispose lei, una risposta stupida che non voleva dire niente.
Lui appoggiò la mano sul letto, più per sostenersi e lei gliela strinse malgrado tutto il suo corpo le gridasse di stare ferma.
Passò qualche secondo prima che lui si decidesse a rispondere.

-Bene. Lo affronteremo insieme, no? - contraccambiando la stretta.
-Bene?  Xav...- sospirò -Non devi essere forte quando sei con me. Puoi mostrati incazzato, disperato.  Puoi dirmi qualsiasi cosa.-
Lui fece un passo indietro sciogliendosi dalla stretta di lei. 
Wolf rimase a guardarlo per qualche secondo mentre lui giocherellava con le maniche del maglione, quelle mani piene di taglie e rosse, corrose dal freddo.
Se solo non avesse perso la bacchetta tutti quello non sarebbe successo, se solo non fosse stata un'idiota e avesse visto quell'auto.
Strinse le coperte, con forza e il dolore fisico sembrò superare quello che stava cominciando a provare.
-Siamo insieme.- disse ma questo sembrò fuori luogo anche a lei.
Insieme, cosa cazzo voleva dire?  Insieme, lo erano sempre stati loro tre ma ora non lo erano più. 
-Sto bene, Wolf. - rispose lui, sorrise un sorriso così falso, una maschera per proteggere lei e se stesso da quella verità. 
-Dean è morto.- lo aveva detto perentoria, fredda.
Voleva che quelle parole fossero come acqua gelata per Xavier. Voleva che capisse cosa era successo e lo affrontasse prima possibile.
-Era il tuo migliore amico ed è morto.- continuò mentre il sorriso dell'amico si rompeva. 
Non aveva nessuno diritto di distruggere quella fragile armatura che si era costruito e forse non lo faceva nemmeno per il suo bene solo non poteva dire che era tutto apposto perché non era così. 
La bocca del ragazzo si piegò in una smorfia, la guardava con orrore. 
Lei era il mostro che gli stava portando dolore.
-Dean...- fece una pausa prima di continuare - lo so che è successo...ero lì, nella macchina...il sangue.-
-Non dire di stare bene.- lo implorò lei.
- Siamo solo noi due. Dean non c'è più. E ora siamo soli. Eravamo la sua famiglia e lui la nostra. Era un coglione ma...è morto e niente può cambiare tutto ciò.  Lo so bene, so cosa dovremo affrontare. Ci sono già passata. Ma Xav non dirmi più di stare bene.-
Xavier alzò gli occhi arrossati su di lei.
-Davvero? Davvero non dovrei cercare di rendere tutto più semplice per te.- aveva una voce roca che nascondeva la rabbia che stava provando. - cosa dovrei fare? Scaricare su di te il mio dolore? Lo so che è morto. Non mi servi tu per saperlo. Ho perso mio fratello!- abbassò lo sguardo mentre si passava una mano fra i capelli.
-M-ma siamo insieme, no?  Noi d-due. Cosa d-direbbe se mollassimo? - il ragazzo scosse la testa, una lieve risata isterica aleggiò sulle sue labbra sottili.
-Vieni, ti devi dire una cosa molto importante e voglio che tu mi senta bene.- lui si avvicinò e posò il suo orecchio sulle sue labbra.
Lei si costrinse ad alzare le braccia e circondargli il collo mentre cominciava a sussurrargli all'orecchio.
- Siamo insieme ma tra un po' non lo saremo più fisicamente.  Io sarò a scuola e tu qui. Ma voglio che tu sappia che ce la faremo. Un giorno tutto il dolore diventerà sopportabile, non sparirà ma riusciremo ad accettarlo.-
-lo so.- rispose lui in un sussurro.
-Come stai? -
Di nuovo il ragazzo si prese qualche secondo prima di rispondere.
-Male.-
-Anche io.-
Sentì le mani di Xavier scorrerle lungo la schiena fino alle scapole, sentì le sue dita aggrapparsi alle stoffa del camice, e lo sentì stringersi a lei, quasi soffocandola mentre affondava il volto nella sua spalla e cominciava a piangere senza più contegno. 
Sussultava per colpa dei singhiozzi mentre le sua grida erano soffocate.
Per qualche secondo lei rimase immobile mentre sentiva la sua disperazione, poi una lacrima cominciò a rigare il suo viso e poi un'altra e una'altra ancora. E allora fu lei ad aggrapparsi al suo maglione a stringerlo fino quasi a strapparlo. A piangere senza più un contegno quasi gridando. 
Si stringevano perché erano rimasti soli.
La consapevolezza di quell'abbraccio era un peso troppo grande, ora capivano, la straziante realtà, che erano rimasti loro, solo loro e per quanto cercassero di nasconderlo e di proteggersi a vicenda solo loro era troppo poco, troppo difficile.


 

Lo so, ci ho messo moltissimo a pubblicare e non è solo che non ho avuto il tempo materiale.
Scrivere questo capitolo è stato difficile, più di quanto pensassi. 
Soprattutto l'ultima parte che ancora non mi convince e probabilmente cambierò. 
Il motivo?  Mi ero affezionata a Dean, nella mia testa avevo creato tutta la sua storia indipendente da Wolf, avevo pensato alla sua vita all'orfanotrofio, alle sue prime lezioni di chitarra a tutto.
Ma perché l'ho fatto morire? Perché questo era il punto fisso della storia, ho pensato settimane a cercare di trovare un altro modo ma lo avevo deciso ancora prima di iniziare a scrivere tutto. 
Ormai penserete che sia scema, se mi piace un personaggio dovrei far si che sopravviva, no? 
Ma in qualche modo lo farò, aggiungerò dal terzo o quarto capitolo un piccolo spazio su di lui, ovviamente tutto si chiuderà con il capitolo precedente a questo. 
Cavolo, questo mio angolo dell'autore è troppo lungo!

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Capitolo 17
*** Hunter ***


HUNTER

La pioggia batteva regolare, grandi gocce diminuivano la visibilità del ragazzo che zizzagava sul campo da quidditch sotto il temporale nel tentativo di prendere una pluffa incantata.
Si muoveva veloce, leggero come se volare su una scopa fosse la cosa più naturale al mondo.
Concentrava tutti i suoi sforzi inseguendo quella pluffa senza più i suoi compagni da parecchio tempo, poco importava del freddo che sentiva fin dentro le ossa, poco importavano in rischi di giocare sotto un'acquazzone del genere, poco importava che l'allenamento fosse finito da un pezzo e che ora fosse. 
Tutta la sua attenzione era per quel gioco, per la sua aspirazione. 
Ma questo non gli impedì di notare una chioma rossa sotto un ombrello scuro che cercava di farsi largo tra gli spalti per arrivare il più possibile vicino allo steccato che li delimitava.
Riuscì ad agguantare la pluffa e lasciarla dentro all'anello. 
Aspettó qualche secondo prima di fiondarvisi dietro in picchiata ver ticale al limite del campo.
Il vento gli sferzava gelido il volto mentre si schiantava velocemente verso il suolo.
Il suo volto si allargò in un piccolo sorriso di vittoria prima di afferrare la pluffa e fermarsi in pisizione orizzontale,  all'ultimo momento, a pochi centimetri dal terreno ciottoloso.
La palla prese ad agitarsi leggermente tra le sue braccia e non riuscì a resistere, la lasciò andare e dopo averle concesso qualche metro di vantaggio riprese a rincorrerla, si concesse qualche giro della morte prima di riprenderla.
Agitó la bacchetta per annullare l'uncantesimo che aveva lanciato sulla pluffa e poi si diresse verso la ragazza impossibile chiedendosi cosa volesse.
Era venuta alle selezioni, ma sospettava che fosse solo per le pressioni che aveva fatto Alice per vedere il suo ragazzo aggiudicarsi il posto di 
portiere, poi aveva disertato le partite malgrado le sue richieste,ma aveva accettato volentieri di aiutarlo ancora con pozioni e trasfigurazioni.
Quella ragazza continuava a dargli segni contraddittori, quando sembrava andare tutto bene si innervosiva e quasi scappava via a gambe levate.
Si avvicinò alla ragazza fermandosi di fronte a lei e rivolgendole un sorriso.
-Non riesci proprio a starmi lontana, TigerLily?- chiese quasi gridando per farsi sentire mentre la pioggia continuava ad inondarlo.
-Ti ho detto di non chiamarmi così!-protestò lei.
James si avvicinò a lei in modo da poter stare sotto al suo ombrello e non sentirsi come in un acquario. 
-che...che fai? - chiese inarcando la schiena in modo da allontanare il suo 
viso da quello del cacciatore.
-Cosa? - chiese, per sfuggire alla pioggia non si era accorto della vicinanza con la ragazza. 
-Se non lo hai notato sembra che ci sia l'oceano fuori dal tuo ombrello ed incantesimo impermeabile. Ci hai gettato anche un silencio?  La pioggia non si sente quasi.- rispose lui cercando di tenere nascosto il subbuglio nel starle così vicino, non succedeva da quella volta che l'aveva quasi baciata, quella volta che aveva fatto il passo più lungo della gamba.
La ragazza tornò alla sua posizione eretta facendo un mezzo passo indietro per avere una certa distanza  da quel viso.
Gli occhi di lui la stavano scrutando in attesa di una risposta.
Occhi color nocciola sotto le sopracciglia scure.
Allungò leggermente l'ombrello verso di lui in modo che si potesse coprire un po' di più. 
Si chiese perché cercasse di essere gentile con James, cioè con Potter. 
-Molto gentile. - disse lui rivolgendole uno dei suoi soliti sorrisi.
-Rivoglio il mio libro, Potter. - disse senza mezzi termini, ricordandosi improvvisamente del perché si trovava lì. 
-E lo voglio subito, non ho intenzione di venire alla partita nella vana 
speranza di riaverlo.- disse dura, Potter era solo un bullo, doveva tenerlo a mente e non perdere il controllo solo perché era un bel ragazzo, aveva appena pensato che era un bel ragazzo?
-Vieni alla partita e lo riavrai.-
-Questo è un ricatto.- rispose lei gonfiando le guance. 
-Io lo chiamo equo scambio. - rispose lui, gli occhiali protettivi si stavano appannando leggermente mentre il suo respiro caldo uscivo dalla sua bocca in piccole nuvole. 
Avrebbe voluto sfilarseli ma senza era praticamente cieco e non avrebbe potuto godersi il viso tormentato della dolce Lily.
-Non lo è!- disse infine.
Lui piegò la testa di lato, quasi impercettibilmente mentre il suo pensiero vagava, quanto avrebbe voluto affondare le dita in quei capelli così belli, rossi come il fuoco.
-Non ti costa niente.- protestò lui.
-È solo una partita, fallo per la tua casa. Sei una grifondoro o no? -
-Certo che lo sono.-
-Allora vieni. Nessuno grifondoro che si rispetti non è mai andato ad una partita di quidditch.-
Lily si mosse a disagio.
-Ci sono venuta ad una partita.- disse quasi avvampando. James si chiese cosa c'era da vergognarsi.
-Quando? - chiese curioso.
-Al terzo anno.- ammise.
-E mi hai visto giocare? - era sempre più incuriosito da quella rivelazione.
-Si, hai preso il boccino ad un palmo da terra.-
Come era carina mentre cercava di non incrociare il suo sguardo.
Potter ripensò alla partita, al terzo anno non era ancora capitano, lo sarebbe diventato l'anno seguente, quel giorno era teso come una corda di violino.
Il loro cercatore era infortunato, il sostituto aveva avuto qualche diverbio con il capitano in carica, McGragor, e lui era finito a fare il cercatore dopo essersi allenato per tutt'altro ruolo per settimane. 
-Allora devi venire! Sei il mio porta fortuna!-
-Ma che stai dicendo, Potter? Non ti servono porta fortuna.-
-Quella fu una partita fortunata. Io non sono un cercatore.-
-E cosa saresti? - Lui scosse la testa, tutta la scuola inneggiava a lui e lei ovviamente non ne sapeva niente.
-Io sono un cacciatore. La vedi questa? - chiese mostrandole la palla che reggeva sotto il braccio.- Si chiama pluffa e faccio punto lanciandola attraverso le porte, i cerchi.- disse indicandoli velocemente. 
-Non sono ignorante, le conosco le basi.-
-La prossima è una partita difficile, ci devi essere o vuoi che grifondoro perda contro quelle dannate serpi? E poi voglio proprio vedere se ne 
capisci qualcosa - chiese.
Lei gonfiò le guance quasi rassegnata, solo un'altra spinta e avrebbe ceduto. 
-Se vuoi il tuo libro dovresti venire.- le rivolse un sorriso prima di rimmergersi nell'acquazzone e andare agli spogliatoi.
Non gli piaceva affatto ricattare la ragazza ma come altro l'avrebbe potuta trascinare alla partita? 
Forse finalmente lo avrebbe visto per qualcosa di più dello stupido impulsivo che era.
 
COME SONO ARRIVATO AL ST. SMITH E XAV

Piove a dirotto, la notte in cui approdo al St. Smith, come se non ci fosse un domani, come se il mondo dovesse venire sommerso.
Ho solo qualche mese o giorno, Suor Larette cambia sempre la sua versione quando me la racconta, sono dentro una cesta talmente logora che la butteranno a breve.
Con me c'è solo una coperta sporca e forse anche quella da buttare ma si ricicla tutto al St. Smith, ancora mi chiedo da che santo abbia preso il nome.
Stringo in mano un biglietto mezzo mangiucchiato, ci ho sbavato sopra parecchio ma in qualche modo, prima di cestinarlo, lei riesce a decifrarvi il nome Dean.
Sotto la cesta vi è un volantino, lasciato lì prima che venissi abbandonato, è un volantino pubblicitario della pizzeria Donovan, destinata ad avere vita breve.
Mi ritengo fortunato, se avesse trovato un volantino di qualche ristorante cinese ora probabilmente mi chiamerei Dean Ching e non Donovan.
La suora mi porta dentro e vengo messo con gli altri approdati come me alle sponde dell'orfanotrofio.
Succede una ventina di volte l'anno, le suore fanno la ronda per controllare ogni notte e alcune volte la mattina dopo vi è un nuovo 
arrivato.
Non tutti però arrivano al St. Smith così, Xavier, per esempio, ci è arrivato all'età di tre anni.

Entra dalla porta come se niente fosse accompagnato da due poliziotti, non parla, ma si guarda attorno senza molto interesse.
I suoi sono appena morti, coinvolti in una sparatoria.
Lo invidio un po', lui ha avuto una famiglia, ma invidio un po' tutti.
Lo fisso senza ritegno, com'è avere una madre? Un padre? Com'è ricevere dei regali? Com'è magiare un pasto decente?
Ma tutta la mia invidia sparisce quando incontra il mio sguardo, per qualche secondo ci guardiamo, sembra come interessato a me che me ne sto in un angolo, in disparte senza schiamazzare come i miei coetanei incuriositi dal nuovo arrivato.
Gli sorrido, credo di non aver sorriso a nessuno a parte alle suore, di 
certo non ad un mio compagno.
Lui ricambia prima di sparire dietro la porta in legno scuro della preside, ormai si sta scrostando, qualcuno dovrebbe rimetterla apposto ma vi sono molte cose che si dovrebbero rimettere apposto, il soffitto perde, i termosifoni non funzionano le tubature hanno problemi.
Ma ci accontentiamo, il St. Smith è un povero in canna che cerca di tirare avanti, per questo non si butta via niente.
Quella sera rivedo Xavier, si è portato alcune cose da casa dentro una scatola da scarpe ma non ne sono geloso, lui non ci può più tornare a casa mentre io vi sono già.
Il dormitorio è uno stanzone pieno di brandine, solo i più grandi possono avere delle camere da minimo 5 persone.
Comunque,in qualche modo corrompo i miei compagni e mi accaparro il letto vicino al suo, mi è costato due vasetti di marmellata che ho rubato dalle cucine ma lui mi piace, rispetto agli altri.
-Io sono Dean.- mi presento, stiamo per andare a letto, tutti lo hanno 
fatto e hanno cercato di cavare un ragno dal buco ma quel ragazzo ha la bocca cucita.
Lui mi fissa, ha degli occhi grandissimi, decisamente troppo grandi ed i capelli sono lisci color della sabbia, è un tipo strano, ma qui dentro nessuno è normale.
-Xavier.- mi risponde, ha risposto a me e non agli altri.


Ci ho messo un sacco e ho scritto poco, lo so.
Ho deciso di scrivere qualcosa su James e Lily perché è da un po' che non  parlavo di loro e inoltre serviva un capitolo più leggero rispetto quello precedente.
Ho iniziato l'approfondimento su Dean, ho pensato che la prima persona e il presente avrebbe reso tutto più veloce e diretto.
Spero vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate :)

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Capitolo 18
*** You gotta move ***


YUO GOTTA MOVE
 


You gotta move
You gotta move
 

Wolf si destò, improvvisamente, sicura di aver sentito la SUA voce.
L'aveva sentito, un sussurro lontano, forse cantava o forse no, non era riuscita a capirlo.
Lanciò uno sguardo a Xavier che dormiva scompostamente su quella poltrona scomoda coi capelli color sabbia che ricadevano scomposti sul viso, gli occhi troppo grandi chiusi in cerca di riposo.
“Anche la tua mente comincia già a farti brutti scherzi?”
Si alzò dal letto, poggiare i piedi a terra le fece torcere la bocca, era come camminare sopra lava bollente.
Le gambe continuava a tremarle indecentemente fino a che non si appoggiò ai braccioli della sedia e allora che le sue braccia cominciarono a tremare dovendo sostenere parte del suo peso.
Adagiò le sue labbra screpolate sulla guancia liscia di Xavier, che cosa sarebbe successo dopo?
Non voleva pensare al futuro, per questo un passo tremulo dietro l'altro, con la paura di cadere e svegliare il suo migliore amico che era riuscito a trovare un po' di pace in quella notte, raggiunse l'armadio.
Lo aprì,i suoi vestiti strappati ma puliti erano stati disposti accuratamente sullo scaffale.
Doveva cambiarsi, sapeva cosa doveva fare e poi...sapeva cosa doveva fare.
Sfilarsi il camice non fu difficile,la stoffa ruvida le era scivolata addosso bruciante.
Era coperta di lividi, ematomi viola e giallognoli le ricopriva il corpo.
Non ricordava di essere stata colpita così tante volte.
Perché non erano ancora spariti? Era in un ospedale magico dopo tutto.
Infilarsi la gonna fu complicato, quando finalmente riuscì a chiuderla era sudata e respirava affannosamente, la fronte imperlata di sudore mentre cercava di fermare il tremolio che si era impossessato di lei.
Prese la camicia, dopo l'esperienza appena vissuta fu molto più semplice dovendo muovere solo le braccia.
Le dita erano rigide e deboli ma alla fine riuscì ad abbottonarla.
Allora afferrò il maglioncino senza maniche, doveva solo infilarlo.
Alzò le braccia ma loro non finirono il movimento, si fermarono incapaci di continuare.
Una lacrime impudente le scivolò lungo la guancia mentre lo lasciava cadere a terra, cosa avevano fatto al suo corpo?
Prese la bacchetta “bastoncino inutile!” pensò con rabbia ma stringendola, non l'avrebbe mai più lasciata andare.
Arrivò alla porta, afferrò la maniglia con una smorfia, era come se la maledizione fosse ancora dentro di lei pronta a colpire ad ogni contatto.
-Cosa pensa di fare?- l'aveva apostrofata la professoressa McGranit vedendola uscire.
-Parlare con il preside.- rispose, ecco cosa doveva fare.
-Non sia sciocca, lei si deve rimettere prima!-
-Non sono sciocca! Sto bene e voglio parlare con il preside o tutte le decisione importanti le prenderete senza di me. Lo voglio vedere, subito.-

James si era svegliato presto, molto presto, esageratamente presto.
Si strofinò il viso mentre usciva dalle coperte.
Lanciò un'occhiata al letto di Sirius ancora perfettamente intatto, evidentemente non era tornato quella notte.
Mentre usciva dalle coperte si chiese dove potesse essere finito, non lo vedeva dall'allenamento.
Sapeva che sicuramente era andato al lago ad incontrare la ragazza ma non avrebbe mai pensato che potesse andargli bene, non di certo così bene.
Magari era andata male, una visione di Sirius in mutande, legato e dentro una sgabuzzino fece capolino nella sua mente malata e si concesse una lieve risata.
Si lavò il volto e poi, cercando di non svegliare i compagni cercò a tentoni il libro, lo aveva lasciato sopra la comodino ma evidentemente quel bastardo doveva essere sotto al letto.
Imprecò mentre strisciava sul pavimento cercando di raggiungerlo, finalmente riuscì ad agguantare la copertina rigida e tirarlo a sé, nella sua esultanza sbatté la testa contro le assi del letto ed imprecò nuovamente.
Uscì dalla stanza massaggiandosi la testa, chi glielo aveva fatto fare di svegliarsi come le galline e quasi ammazzarsi per prendere un libro.
Lei.
Un ricatto era la cosa peggiore che potesse fare, per fortuna aveva incontrato Lunastorta prima di Felpato o il suo piano idiota sarebbe andato avanti compromettendo tutto.
Raggiunse la sala comune e di buttò sul divano, Lily era un tipa mattiniera e sperava di incrociarla prima che andasse a fare colazione.
-Pazzo.- si disse mentre cercava di stare sveglio.
Si stava ancora maledicendo per quell'idea che gli sembrava ormai idiota come quella del ricatto quando sentì il quadro spostarsi e liberare il passaggio per qualcuno.
Si voltò incuriosito, chi poteva tornare in dormitorio a quell'ora?
Sorpreso vide entrare il suo amico che si fermò a fissarlo.
-Davvero, Ramoso, mi sembri una madre apprensiva se mi aspetti così tutte le notti.- scherzò.
James lo squadrò.
-Che diavolo ti è successo!?- Sirius aveva un occhio nero, una pasta bianca sporca probabilmente del suo sangue, su tutta la guancia destra e parecchie fasciature si intravedevano attraverso i suoi vestiti logori, anch'essi sporchi di sangue, probabilmente anche quello suo.
-Non gridi, signor Potter.- Disse la professoressa McGranit facendo il suo ingresso nel suo impeccabile mantello verde.
James non riuscì a trattenere la sua sorpresa, la sua mascella ormai toccava terra mentre guardava i due come un completo idiota.
-Già che c'è può andare a prendere un cambio per il signor Black, rimarrà in infermeria per un po'.-
James finalmente richiuse la bocca e deglutì.
Annuì e si girò per eseguire l'ordino che gli era stati impartiti.
-Non svegli i suoi compagni.- Aggiunse la professoressa appena prima che lui sparisse arrampicandosi sulle scale.
James arrivò in camera, in completo subbuglio, Sirius avrebbe dovuto dargli qualche spiegazione e al diavolo se sarebbe sembrato una madre apprensiva.
Appoggiò il libro sul letto e aprì il baule del compagno, riuscì a trovarvi un cambio, i pantaloni di un pigiama (almeno così sembrava) ed una maglia, la prima che aveva afferrato.
Ridiscese le scale con i vestiti in mano, i due lo stavano aspettando.
-La prego di accompagnare Black in infermeria.- Disse la donna prima di di andarsene in fretta e furia.Sirius era terribilmente pallido e continuava a fare smorfie per colpa del dolore.
James lo aiutò a camminare mentre percorrevano i corridoi bui del castello.
-Si può sapere che è successo?-
-La pozione per il dolore sta finendo.- Rispose l'amico. James si trattenne dal colpirlo.
-Non pensavo che Wolf potesse ridurti così.- Scherzò allora.
-Senti, portami in infermeria e poi parliamo.- James sbuffò, avrebbe voluto sapere tutto subito ma l'amico era terribilmente serio e non osò fare altre domande.

When the lord gets ready
you gotta move
 

Wolf si svegliò, non per la voce che da poco aveva iniziato il suo racconto ma perché la sua mente aveva deciso di giocarle un altro brutto scherzo, era davvero assurdo come lei cercasse di non pensare all'accaduto ma che quella voce nella sua testa le desse proprio l'illusione che lui fosse proprio accanto a lei a canticchiare quella canzone.
Gliela aveva sentita solo una volta, non aveva nemmeno idea di come fosse l'originale dei Rolling Stones, conosceva solo la voce del ragazzo con la sua chitarra ma non voleva andarsene dai suoi pensieri.
Trovava ironico che quella fosse la canzone che continuava a tornarle in mente.

You may be high
you may be low

Chiuse gli occhi contrariata e confusa, la voce sembrava il ricordo di un sogno lontano mille anni e lei cercò di scacciarla concentrandosi sul presente.
Chiedendosi come ci fosse arrivata in infermeria, sentiva la testa pesante e malgrado gli sforzi i ricordi dell'incontro con il preside erano alquanto sfuocati.
Riaprì gli occhi impaurita di addentrarsi in ricordi indesiderati.
Si concentrò sulla voce.
Sirius Black.
Fu irritata di riuscire a riconoscere la sua anche in quello statoi confusionale.
Lui era entrato nella sua vita senza chiedere il permesso e l'aveva incasinata, come se non lo fosse già abbastanza.
Quando capì di cosa stava parlando si infuriò, non aveva nessun diritto di sbatterle in faccia ciò che cercava di lasciar fuori dai suoi pensieri con tutta la sua forza, ma quando cercò di muoversi per chiudergli la bocca notò di non riuscire a fare niente, il suo corpo era ancora addormentato e quando allora decise di urlargli di chiudere la bocca si fermò.
Black stava parlando di Dean e riuscì solo a rimanere in religioso silenzio trattenendo sorrisi, lacrime e risate mentre conosceva nuovi aspetti di quella storia e del grifone.

Sirius era sul letto dell'infermeria, la tenda attorno al letto li proteggeva dagli occhi indiscreti di uno studente con il mal di pancia che era approdato quella mattina verso le nove.
Madama Chips, ormai esasperata lo stava cacciando, ma tutta la sua frustrazione era in realtà rivolta a Black che non era per niente quello che si poteva definire un bravo paziente.
James continuava a tirargli occhiate d'impazienza, lui era un altro motivo per cui la donna aveva un diavolo per capello.
Aveva cercato più volte di cacciarlo ma senza nessun risultato soddisfacente, il ragazzo si era rifiutato di andarsene.
La donna scostò la tenda lanciando uno sguardo rovente ai due, decisamente incollerita per la loro presenza.
-Le concedo ancora un'ora!- disse puntando un dito accusatore verso il visitatore -O la ricovererò.-
James deglutì mentre il suo compagno sghignazzava.
-Non fate confusione!- finì la donna prima di richiudere la tenda ed andarsene con i due che ridevano sotto ai baffi.
Quando sentì i passi della donna tornare nel suo ufficio e chiudere la porta, Sirius, decise che poteva premiare la pazienza di Ramoso che dalle 5 di mattina fino alle, lanciò un'occhiata all'orologio, 9.15 era rimasto ad aspettare ed assisterlo.
-Allora parlerai o devo usare l'occlumanzia?- chiese l'amico leggermente preoccupato per la minaccia che aveva appena ricevuto.
Sirius sospirò, usare l'occlumanzia avrebbe reso il tutto molto più semplice e veloce.
Cominciò dall'inizio, dall'incontro con Wolf al lago.
Era semplice parlare di quei momenti perché erano passati relativamente sereni, lo sguardo della ragazza quando l'aveva chiamata per nome ancora lo inquietava, aveva fatto una delle sue solite figure dimostrandosi un idiota e James, da buon amico quell'era, glielo fece notare ridendo di lui che gli ricordò di quelle che aveva fatto con Lily.
Poi continuò descrivendo l'arrivo del piccolo volatile, il lampo di paura che era passato negli occhi della ragazza, quella strana e inattesa proposta di seguirla che lui aveva accettato senza pensarci un secondo.
-Non sono mai stato in metropolitana.- ammise James quando Sirius gli raccontò della sua prima esperienza con quel mezzo di trasporto babbano.
Si persero per poco tempo a discutere su come una cosa del genere potesse funzionare senza il bisogno della magia.
Per poi tornare alle poche parola scambiate con la ragazza su quei sedili logori, solo ora si rendeva conto di quanto idiota doveva essere sembrato ai suoi occhi.
Poi arrivo all'incontro con Dean.
-Oh!Il tuo rivale.- esclamò James con entusiasmo.
-Rivale?- Chiese Sirius sospirando – Io avevo già perso in partenza, dovevi vedere coma la guardava, non era una semplice cotta, e come lei guardava lui. E poi, dopo averlo conosciuto, avevo rinunciato a fare lo stronzo rubandogli la ragazza.-
E così continuò raccontando al suo migliore amico come, malgrado le sue resistenze, aveva fatto amicizia con quel ragazzo sagace e ribelle.
James quasi si preoccupò di aver trovato un rivale ma si sentì lusingato da quell'ammiratore fuori dalle mura del castello.
Improvvisamente Sirius si bloccò in cerca delle parole giuste, si sistemò meglio con la schiena appoggiata al cuscino del letto in cerca di una posizione comoda, ma sembrava non trovarla.
-Avanti, Felpato. Che è successo?- Lo esortò James preoccupato dal comportamento dell'amico che fino a poco prima con un mezzo sorriso stava raccontando di come avevano cantato a squarcia gola un ritornello senza senso che parlava di coccodrilli.
-La Ford è spuntata dal nulla.- disse abbassando la voce.
Con fatica riuscì a trovare le parole per descrivere la scena, la ragazza che attraversava, l'auto spuntata da chissà dove, Dean che la spingeva via arrivando a salvarla prima di tutti.
La voce quasi gli morì in gola quando parlò del corpo del ragazzo tra la macchina ed il lampione. Sempre a bassa voce ma decisamente con meno difficoltà passò oltre,ai mangiamorte descrivendo il suo primo vero scontro che era riuscito ad affrontare mantenendo una certa lucidità sebbene l'adrenalina fosse salita a mille.
Di come aveva cercato di proteggere tutti facendo del suo meglio e come lui e Wolf, continuava a chiamarla rigorosamente per cognome, erano riusciti a tener duro fino all'arrivo della professoressa.
-Se non fosse arrivata lei probabilmente saremmo morti.-ammise infine.
James lo stava guardando con occhio critico, ciò che aveva appena scoperto lo aveva lasciato per un attimo senza parole ma ora una miriade di domande affollava la testa del cacciatore.
Rimase in silenzio come Sirius.
-Ho pensato.- James lo guardò sorpreso da quell'affermazione e l'amico gli riservò un occhiataccia e si ammutolì.
-Come ti senti?-
Sirius alzò le spalle, non stava male.
-Mi sarei divertito se...se lui non fosse morto. Sai come sono, combattere contro dei mangiamorte.- sospirò-E' quello che voglio fare uscito di qui, ma non sono convinto di potercela fare. Ero lì per proteggere Wolf e gli altri ma mi sembra che non sia servito a niente.- ammise senza nemmeno guardare l'amico negli occhi.
-Hai fatto il possibile, non credo che avrei potuto fare di meglio, non credo che nessun studente avrebbe potuto fare di meglio.Sirius scosse la testa deciso a non ascoltare l'amico.
-Non pensavo fosse così combattere. E' tutto reale ma allo stesso tempo non lo è. Non abbiamo sempre fantasticato su queste cose e ti assicuro che soddisfa le nostre aspettative ma, lo so che sembra stupido, non aveva messo in conto che si potesse morire.
Nelle nostre fantasie ne usciamo sempre vincitori ma la realtà è diversa e se solo fossi stato più attento...se avessi reagito in un modo invece che in un altro. Ma ormai è passato, non si può più fare niente, no?-
-Esatto, e dovresti decisamente smetterla di piangerti addosso, Merlino! Ora non c'è più niente che tu possa fare e poi,da tuo racconto stranamente oggettivo, hai fatto tutto quello che potevi fare.-
Sirius sospirò, non voleva più parlarne ed era ancora indeciso se dare retta al suo migliore amico o meno, forse aveva di nuovo detto qualcosa di intelligente.
James guardò l'amico convalescente, aveva subito un brutto trauma proprio adesso che stava riuscendo a superare la morte dello zio.
-Sirius.- disse estremamente serio.- Ti ricordi la sera in cui ricevesti la notizia della morte di tuo zio.- Il ragazzo annuì.- Quella fu la prima volta che ci venne sbattuto in faccia che non tutti sopravvivono e che fuori di qui nessuno posto è sicuro.
Quella notte abbiamo brindato in suo onore e promesso che avremmo combattuto, indipendentemente da cosa sarebbe successo in futuro e credo che sia ancora quello che vogliamo e dobbiamo fare.-
Sirius lo fissò ed annuì alle sue parole.
-Ma ora godiamoci questi ultimi mesi di pace prima di essere spediti là fuori.- James sorrise -A proposito, quanto tempo dovresti rimanere qui?-
-Tra giorni, ma poi ha detto che non posso fare sforzi per una settimana.-
Ramoso rimuginò per qualche secondo.
-La partita! Salterai la partita! Merlino! Che senso ha allevare un battitore se poi non gioca contro quelle serpi! Come puoi farmi questo! Merlino aiutami tu!- Gemette il cacciatore sull'orlo di una crisi, Sirius rise ed il suo latrato riempì l'infermeria.

You may be rich, child
you may be poor

-But when the Lord gets ready
         you gotta to move- sussurrò Wolf senza volerlo.
Era notte fonda, probabilmente le tre del mattino, James era stato cacciato dalla professoressa McGranit, cosa che l'aveva svegliata dalla sua dormiveglia quella sera prima di cena.
Se lei non era più riuscita a riprendere sonno Black si era addormentato quando l'amico se ne era andato.
-Chi c'è?- le voce del ragazzo impastata dal sonno la colse alla sprovvista e se il suo corpo fosse stato capace di muoversi decentemente avrebbe sussultato.
Si morse la lingua, non pensava fosse sveglio e non aveva nessuna voglia di parlargli.
-Wolf?- chiese lui.
Lei cercò di non rispondere, come aveva potuto riconoscerla? Non le sembrava di aver urlato, forse aveva poco più che sussurrato quelle parole.
-Lo so che sei tu.-
Wolf alzò un sopracciglio involontariamente, decisamente scocciata da quel comportamento.
-Il tuo amico aveva ragione.- disse senza dargli risposta sulla sua identità già scoperta.
Si morse nuovamente la lingua, si odiò perché lui avrebbe preso quella confidenza nel modo sbagliato, non era forse stata lei a dirgli che non rivolgerle più la parola all'interno del castello.
-Su cosa?- chiese incuriosito, improvvisamente sveglio.
Lei sospirò dicendosi che glielo doveva, almeno dopo tutto quello in cui l'aveva coinvolto, che poi era stato lui il primo ad intromettersi e non glielo aveva di certo chiesto lei di farlo.
Poi lo avrebbe semplicemente liquidato.
-Sei stato bravo.- dio solo sapeva cosa le costava ammetterlo ad alta voce.-Ci hai salvato. Dovresti goderti questi ultimi momento in questo stomachevole posto fin che puoi.-
“tu che puoi” si corresse mentalmente.
-Ci hai ascoltato?- chiese sorpreso dalla notizia.
-Mi aveva svegliato, voi e le vostre metropolitane.- rispose seccata solo per non sembrare una stolker, cosa che non era affatto ma che non pensava che un testa di gallina,tanto per non dire di peggio, come Black avrebbe compreso.
Lo sentì armeggiare con qualcosa ed imprecare a bassa voce.
-Fino a quando hai ascoltato?- chiese piuttosto allarmato ma lei si rifiutò di rispondere lasciando tutto nel più completo silenzio nella speranza che lui se ne andasse dalla sua vita.
Ma evidentemente non aveva messo in conto la tenacia del ragazzo, quella che lei considerava stupidità.
-Wolf?- cercò di sollecitarla a rispondere ma sebbene la voce del ragazzo sembrava distrarla da quei ricordi fin troppo vividi tenne la bocca chiusa.
-Davvero, fin dove hai ascoltato?- chiese lui preoccupato, doveva aver detto qualcosa di tremendamente imbarazzante.
Se solo avesse sentito ora avrebbe avuto qualcosa con il quale ricattarlo e farlo stare zitto, se solo la stanchezza non avesse preso il sopravvento.
Di nuovo quei rumori metallici che non riusciva a definire.

Finalmente Sirius riuscì a raggiungere le stampelle e a scendere dal letto, doveva sapere cosa quella ragazza aveva ascoltato ad ogni costo.
Merlino solo sapeva di cosa avevano parlato lui e James, cose che dovevano rimanere tra loro, eventi imbarazzanti che avevano rivangato per ridere ma che era meglio non diffondere, la sua prossima conquista ed il perché di quel cambio di rotta improvviso.
Spostò la tenda di spessa stoffa ruvida che circondava il letto della ragazza, con un veloce incantesimo non verbale fece accendere la lampada sul comò affianco la branda.
Per qualche secondo non riuscì a dire niente mentre si sosteneva sulle stampelle.
La luce gialla della fiamma illuminava il volto della ragazza e la sua esile figura.
Gli occhi erano infossati, chiarissimi e freddi, circondati da occhiaia profonde, era stanchi ma incapaci di chiudersi ed il pallore li portava in risalto.
Wolf aveva sempre avuto una carnagione chiara ma ora faceva concorrenza alle lenzuola candide e sulla pelle spuntavano ematomi che stranamente non erano ancora guariti.
Da quando l'aveva vista l'ultima volta il suo aspetto non era affatto migliorato, ora aveva un ecchimosi sulla mascella, era di un colore giallognolo e malsano, ed un altro più scuro intorno all'occhio sinistro.
Lei alzò un sopracciglio mentre le sue labbra screpolate, come se non bevesse da mesi, e tagliate si allungavano in una smorfia di disappunto.
Se ne stava seduta, coperta da una canotta, le braccia martoriate scoperte, le mani graffiate, il resto del corpo nascosto dalle
lenzuola.
Non accennò ad aprire bocca e non gli chiese di smettere di fissarla sapeva di dover aver un aspetto orrendo con i capelli lisci, sciolti e scompigliati.
Lui si sedette sulla sedia adibiti per i visitatori che non sarebbero mai arrivati per lei.
Non riuscì a distogliere lo sguardo da lei, che le avevano fatto?
Lei continuava a guardare davanti a se, rifiutandosi di prendere in considerazione la sua presenza.
-Non credo che tu ti debba ancora preoccupare della tua reputazione, lei voci girano in fretta.-
Wolf non lo degnò di una risposta, non era stupida.
Come aveva sempre temuto la sua casa si sarebbe trasformata nella sua tomba.

 

 

2. COME INCOTRAI UN IDIOTA

Xavier è silenzioso, apre bocca solo per rispondere alle domande in classe e con me solo qualche volta. Ma basto io, parlo già abbastanza per tutti e due, e poi a 4 anni non si parla molto, si gioca per lo più.
La mia lingua troppo lunga ci ha messo comunque nei guai, e sempre per colpa mia siamo costretti a rintanarci vicino alla ringhiera in ferro battuto,nera alta due metri, vicino alla strada.
Parlo troppo, o meglio rispondo.
I bulli sono stupidi ma la cosa che li fa incazzare di più è sentirsi tali, ed io sono bravo a farli incazzare.
Questo non giova a mio favore, vengo picchiato un giorno si e un giorno no, e Xav con me.
Anche lui li fa incazzare, ha sempre quell'aria annoiata e ride al mio sarcasmo, se non lo facesse non le prenderebbe così tante.
Non ci facciamo di certo prendere a botte senza controbattere, ma devo ammettere che siamo magri ed in svantaggio contro a degli energumeni di 10 anni.
Io e Xav siamo migliori amici, d'altronde parliamo solo tra di noi, avrò pure una lingua lunga che ci mette nei guai ma non mi piacciono gli altri e cerco di evitarli come loro evitano da me, da sempre.
Mi chiedo perché Xavier non mi abbia abbandonato, se non stesse con me non lo picchierebbero, sono io che rispondo, è più forte di me prenderli in giro.
Il posto che abbiamo trovato vicino alla strada non è male, nessuno ci vede, vi è un albero abbastanza grande, e la siepe ha assunto una forma strana intorno ad esso.
Tra l'albero e la ringhiera si è formato una spazio che la siepe contorna.
Sono convinto che Suor Mary sappia di quello spazio nascosto ai confini del campo nel cortile sul retro, dove a noi non sarebbe premesso stare, ma per qualche motivo non ne ha mai fatto parola con nessuno.
Lei è la mia preferita, è la più giovane, quando sono arrivato io aveva 18 anni e dio solo sa perché abbia fatto una scelta del genere, a quell'età si ha tutta la vita davanti.
Non mi piace solo perché è carina, ma è gentile, anche con me che creo guai senza volerlo, è come se mi cercassero loro. Comunque a lei sorrido sempre.
E' settembre, a Londra fa freddo, il vento passa per la strada portandosi dietro le foglie.
Oggi abbiamo deciso di provare a parlare con i passati, la maggior parte ci ignorano, alcuni ci rivolgono un sorriso ma nulla di più.
Io li guardo con invidia, vorrei uscire dal St. Smith.
Io e Xavier ne abbiamo parlato ma sono io quello più desideroso, lui sembra stare bene, io mi sento in prigione.
Un uomo sta arrivando, è giovane, non sembra avere più di 25 anni.
Ha capelli scuri, color mogano, ed una mascella accentuata.
E' un po' tarchiato, ma non molto.
Sorride, sembra canticchiare qualcosa, è la prima volta che sento qualcosa di diverso dai cori delle suore e non capisco cosa dica da quanto biascica le parole.
Probabilmente si sente osservato perché si volta verso di noi, ci guarda sorpreso per qualche secondo poi sorride rimanendo in silenzio.
-Che hai da guardare?- sbottò maleducato, Suor Chiara mi avrebbe sicuramente dato un ceffone, lei è la più bacchettona.
-Due bambini.- Dice senza mezzi termini.
-Non siamo bambini!- rispondo guardandolo in cagnesco, vedo Xav spalancare gli occhi come se qualcuno gli avesse rivelato un segreto e poi ridere sotto i baffi, ma me ne frego. Io non sono un bambino.
L'uomo ride avvicinandosi.
-Io sono Mike, e voi?- Io non rispondo, cosa vuole quello? Nessuno si è mai fermato a parlare con noi.
-Io sono Xavier e lui è Dean.- guardo in cagnesco anche il mio amico, dovrebbe stare dalla mia parte.
-Piacere di conoscervi.- risponde l'uomo, ha gli occhi scuri e vivaci, sempre in movimento.
Cerco di mantenere la mia incazzatura ma lui si rimette a cantare quel motivetto e io devo capire cos'è, la mia curiosità è troppa.
-Cosa canti?- chiedo mettendo da parte il mio orgoglio.
Lui socchiude gli occhi, evidentemente cerca di ricordare qualcosa.
-Perchè ti interessa?- Chiede.
Io sbuffo, voglio solo sapere che canzone è, anzi non mi interessa voglio solo sentirla ed impararla, voglio poter creare qualcosa come quella.
-E' una mia personale interpretazione di qualcosa di Chuck Barry, non ricordo che canzone.-
Il nome di quel tizio non mi dice niente ed evidentemente lui lo nota.
-Sapete chi è?- chiede.
-Ti sembra che lo sappiamo?- lui ride, è per questo che la gente mi evita o mi picchia, colpa mia che non so tenere a freno la lingua, ma col tempo non sono migliorato affatto, forse il contrario.
Mike sfila dalle tasche un pacchetto di sigarette e se ne accende una, ci dà un'altra occhiata e poi comincia a camminare.
Lentamente, troppo lentamente, mi sta dando la possibilità di scusarmi e chiedere qualcosa di più su quel tizio e quella musica che già aleggia nella mia testa.
Xavier mi scuote per un braccio, sembra che adesso non abbia più tanta voglia di parlare, quel bastardo.
-Aspetta.- dico alla fine, non credo neanche mi abbia sentito.
Invece si volta con un sorriso trionfante, come se fosse difficile vincere contro un bambino, che razza di uomo abbiamo appena conosciuto?
-Ne vuoi sapere di più.- chiede.
Io lotto per non rispondergli come prima, ma lui lo fa apposta, lo vedo nella scintilla di divertimento che vi è nei suoi occhi.
Ride di nuovo, odio quell'uomo.
-Sapete, ho una figlia proprio della vostra età.- Mi chiedo cosa mi dovrebbe interessare, e poi quanto vecchio è per avere già una figlia?
-Vado a prendere del gelato.- Dice prima di aspirare dalla sigaretta. -Che gusti volete?-
Ma che domanda del cavolo, non ho mai mangiato del gelato.
 

Unendo tutto sembra un papiro ma lasciando separato non ha senso pubblicare.
Nel prossimo capitolo succederà qualcosa...se riuscirò a scriverlo in una settima, almeno lo spero.
Grazie per chi ha letto e prima o poi agiornerò le copertine ;)

 

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Capitolo 19
*** Le bugie sono dolci la verità amara ***


LE BUGIE SONO DOLCI LA VERITA' AMARA

 

Zabini ricordava di averle rivolto un sorriso divertito e lei era arrossita involontariamente, qualsiasi tredicenne lo avrebbe fatto e questo dimostrava che era come tutte le altre.
Allora si era avvicinato bloccandola contro il muro, strapparle un bacio sarebbe stato semplice, talmente semplice che tutto il divertimento se ne stava andando ma continuò a sorridere trionfante.
Aveva sperato che quel gioco durasse più a lungo, che ci volesse più di qualche complimento per farla cedere.
-Che fai?- aveva chiesto lei sulla difensiva.
-Secondo te?- Aveva risposto lui maliziosamente avvicinando ancora di più il viso a quello di lei ma prima che azzerasse la distanza gli disse una cosa che lo fece fermare e sgranare gli occhi.
-Non sono una puttanella.- lo aveva detto con rabbia, le aveva sputate fuori mentre i suoi occhi incandescenti lo fulminavano.
Lo aveva spinto via con forza.
-Usa i tuoi trucchi da trota con qualcun'altra.- aveva detto prima di andarsene e rendere tutto più interessante.
Ora si era fermato davanti all'infermeria.
Avrebbe potuto giurare di aver visto la chioma platino di Narcissa Black svoltare l'angolo solo qualche istante prima,probabilmente anche lei, come lui, sarebbe voluta entrare e accertarsi che Wolf stesse bene o ancora di più avrebbe voluto dimenticare l'accaduto, ma il loro mondo fuori dalle mure di quel castello non avrebbe mai accettato un comportamento del genere.
Wolf era una...
-La sporcosangue è lì?- Bellatrix era apparsa dal nulla ed ora se ne stava affianco a lui con una gonna decisamente troppo corta per essere accettata come divisa scolastica.
-Che ci fai qui?- chiese lui non degnandola di uno sguardo e con una nota di noia nella voce, odiava trovarsela sempre in mezzo ai piedi.
-Avevo pensato di farle una visita.- rispose esaltata, nel sorriso della ragazza non vi era nulla di sano e tanto meno di rassicurante.
-Mi auguro che non farai niente di stupido qui, a scuola.- rispose lui esasperato da quell'atteggiamento malato.
-E tu che ci fai qui? Spero che abbiate finalmente capito che è solo feccia.-
Il ragazzo alzò le spalle non curante, con la coda dell'occhio aveva appena visto Reg arrivare nel corridoio e tornare indietro di gran carriera.
-Credo che ciò che è proibito sia più eccitante, molto più eccitante.- Disse con un mezzo sorriso incamminandosi.

Era ormai passata una settimana o giù di lì, Domenica mattina erano tutti a vedere la partita, Grifondoro/Serpeverde, che la rivalità tra le case rendeva sempre tra le più attese.
Lei invece non era tra quelli che si stavano preparando per assistere al gioco anche se prima dell'accaduto non aveva mancato nessuna partita disputata dalle serpi, d'altronde era ancora rilegata in infermeria e ancora per una settimana non sarebbe tornata al suo dormitorio anche se il giorno seguente avrebbe riniziato le lezioni.
Stava guarendo bene, Madama Chips era tremendamente fiera della sua paziente che contro ogni previsione più rosea poteva già tornare in classe.
Lei, invece, non ne aveva nessuna voglia di affrontare tutto, di passare sotto quegli sguardi accusatori della sua casata, o quelli impauriti che credevano che anche solo con un'occhiata lei potesse infettarli con chi sa quale malattia mortale.
Ma doveva aspettarselo, gli spettacoli prima o poi finisco e l'attore deve calare la maschera sotto la quale si cela rivelando l'essere.
Un essere che ora stava camminando a piedi scalzi su quelle mattonelle fredde e lisce, i pantaloni larghi del pigiama che si trascinavano stanchi quanto lei,solo per arrivare alla finestra.
Forse sarebbe riuscita a vedere in campo, alla fine quel gioco le piaceva, se solo ne avesse avuto il tempo avrebbe giocato, possedeva discrete qualità di volo.
Cadeva una pioggerellina leggera lì fuori, di quelle per le quali ci si chiede se piove davvero perché non la si sente sulla propria pelle, non si viene colpiti da gocce insistenti impossibili da ignorare, ma alla fine ci si trovava fradici.
Guardò i ragazzi che si affrettavano verso lo stadio, col capo chino, i più previdenti si erano già muniti di un ombrello.
La maggior parte vestiva di rosso e oro, d'altronde le serpi non erano mai state amate delle altre case e lei lo aveva sempre considerato un pregio.
Non le era mai piaciuto fare parte del gregge, belare a comando, era una cosa che aveva preso dal padre, le piacevano i lupi che portavano scompiglio tra le stupide pecore che non sapevano distinguere il vero dal falso.
La vita nel branco poteva essere più crudele, ma la verità non lo era sempre?
“Le bugie sono dolci, la verità amara.” pensò con ironia, tutti anelavano la verità, la cercavano e la pretendevano ma pio rimpiangevano di aver lasciato il caldo focolare delle menzogne.
Perchè la verità ti strappava via quella coperta con la quale cercavi disperatamente di coprirti, per proteggerti, fuggire al freddo, perché ti lasciava disorientato sgretolando le tue certezze, perché una volta scoperta non potevi più scappare.
Si, potevi cercare di illudere te stesso, di non averla sentita o distorcerla, coprendola di altre menzogne e falsità ma non sarebbe più stato lo stesso, perché ormai era lì ad aspettarti e non si può scappare per sempre.
Eppure lei lo stava facendo, stava scappando, anche se non era poi particolarmente brava, avrebbe continuato a farlo perché le bugie erano dolci e la verità amara.
Proprio in quel momento entrò Black, aveva già lasciato l'infermeria ma ogni giorno tornava per un veloce controllo.
Si diresse verso di lei e le rivolse un sorriso che ricambiò alzando gli occhi al cielo esasperata.
-Ho una cosa per te.- irruppe rompendo quel silenzio.
Wolf incrociò le bracia appoggiandosi con la schiena contro la finestra, il vetro freddo a contatto con la sua pelle la fece rabbrividire.
Lui estrasse una lettera stropicciata dalla tasca e gliela porse.
-Ho incontrato McGranit in corridoio, magari è una lettera d'amore.- Ridacchiò lui mentre lei gliela strappava dalle mani con una smorfia ma prima che potesse ribattere Madama Chips apparve e si portò via il grifondoro.
Aprì la lettera, già si immaginava cosa volesse e di fatti lo aveva scritto nero su bianco dopo una miriade di scuse e la speranza di rimanere amici e altre cose del genere.
“Non posso più portarti avanti e indietro, sarebbe troppo pericoloso dopo quello che è successo,è bene che tu la smetta...”
Accartocciò il foglio e cercò di centrare il cestino infondo alla stanza ma lo mancò di qualche centimetro.
Tornò ad appoggiarsi alla finestra mentre sentiva Black parlare a vanvera dietro la tenda.
Sbuffò sonoramente, nel tentativo di pensare a come avrebbe fatto adesso, nessuno sembrava mettere in conto che lei non aveva un reddito e che alla fine della scuola se non avesse racimolato i soldi si sarebbe trovata a vivere sotto ad un ponte.
E ora doveva trovare qualcun altro che le desse un passaggio perché fino al suo compleanno non poteva utilizzare la magia fuori da Hogwards, McGranit non era l'unico a cui aveva chiesto di smaterializzarla ma lui lo faceva gratis.
Doveva per forza rivolgersi ad uno del settimo anno, non una serpe date le sue condizioni, e doveva trovarlo il prima possibile, prima che le sue scorte finissero e si trovasse buttata fuori dal giro.
-Allora? Era così brutta quella lettera d'amore.-
Lei alzò lo sguardo su Black, lui aveva 17anni.
“No, scordatelo!” pensò, non avrebbe chiesto nessuno favore a lui, gli rivolgeva la parola semplicemente perché ormai la sua immagine era bella che andata ed era l'unico che sapeva che fosse in infermeria.
-La peggiore che avessi mai letto.- rispose lei.
-mmm...e quante ne hai viste?- chiese lui incuriosito e felice della strana voglia della ragazza di parlare.
Lei scrollò le spalle.
-Abbastanza per capire che quella faceva schifo.-
-Povero ragazzo, tratti così i suoi sentimenti. Hai un cuore di ghiaccio.- Disse con voce lamentosa Black strappandole un risata che si affrettò a coprire con un colpo di tosse.
-Guarda che ti ho sentita.- esclamò lui.
-Sentita?- chiese lei fingendosi confusa mentre lui faceva un piccolo ghigno.
-Scusate?- una ragazza era appena entrata interropendo quel raro momento.
Wolf la squadrò con occhio critico e la ragazza la guardò quasi con paura,solo per un istante.
Si sistemò meglio il cerchietto tra i capelli color del cioccolato e si dipinse un lieve sorriso sulle labbra carnose ricoperte di un leggero strato di rossetto rosa.
Sembrava una bambolina avvolta nel suo cappotto panna, le guance rosee dove vi si erano formate due tenere fossette.
-Lo so che mi avevi detto di aspettare fuori, ma non uscivi più.- disse con una voce dolce e mielosa.
Sirius si grattò la testa prima di infilarsi le mani in tasca e dirigersi verso la ragazza.
-Ci vediamo, Wolf.- Disse prima di circondare le spalle della ragazza con un braccio ed uscire dall'infermeria.
Lei sentì la risata cristallina di lei ed il latrato di lui che si allontanava.
Rimase per un po' a fissare la porta chiusa senza fare niente, senza pensare a niente tranne che a quelle odiose fossette, al saluto di Black che neanche l'aveva guardata prima di uscire, alle risate in lontananza.

James aveva voglia di sbattere la testa contro l'armadietto in legno che aveva davanti ma si limitò a sfilarsi la divisa.
Avevano perso, la miglior partita che avesse mai giocato ed avevano perso.
“Maledetto Regalus!” pensò con stizza mentre mentre si infilava la maglia e ricordava come aveva fatto il giro della vittoria con il boccino in mano che aveva appena preso quasi buttando giù dalla scopa il duo cercatore.
Si legò i lacci delle scarpe e si mise la scopa, una nimbus, in spalla.
Si avvicinò a Jackson, il suo cercatore che aveva l'aria più bastonata di lui.
Il suo compagno gli rivolse uno sguardo di scuse per come era andata la partita e lui gli posò una mano sulla spalla rivolgendogli uno sguardo penetrante che voleva dire sia “so che hai fatto del tuo meglio” sia “aspettati un allenamento massacrante.”
Passò oltre appuntandosi mentalmente che avrebbe dovuto mettere sotto torchio anche Paciock che non aveva dato il suo massimo.
-Tommy!- Esclamò facendo sobbalzare un ragazzo corpulento che stava cercando di infilarsi il maglione.
-Che è quella faccia!?- chiese ma lui gli rivolse uno sguardo completamente confuso mentre ancora aveva solo le maniche infilate.
-Merlino! Hai giocato benissimo!-Disse battendogli una mano sulla schiena con forza facendolo barcollare e lasciandogli il segno.
-Se continui così ruberai il posto a Sirius...o a Wen.-
Tommy si infilò il maglione in imbarazzo non riuscendo ad aggiungere niente ma incapace di reprimere un sorrisetto compiaciuto.
-Santa Minerva!Nessuno prenderà il mio posto da titolare!- Esclamò la ragazza sentendosi presa in causa.
James rise prima di uscire dallo spogliatoio.
La pioggerellina che lo aveva accompagnato per tutta la partita lo stava aspettando anche ora ma più fitta ed insistente.
Lui, ovviamente, non era fra quelli che previdentemente si era munito di ombrello, ma non gli dispiaceva poi troppo camminare sotto la pioggia.
Con la scopa da una parte e l'altra mano in tasca lanciò uno sguardo al cielo mentre l'acqua gli picchiettava sugli occhiali.
Il suo fugace sguardo verso la volta celeste, forse era meglio dire volta grigiastra, fu interrotto dall'apparizione di un ombrello sopra la sua testa.
Abbassò lo sguardo e si trovò davanti in viso di Lily Evans che lo guardava con imbarazzo.
La sua mascella quasi toccò terra, e lo avrebbe sicuramente fatto se fosse stato in un fumetto, per la sorpresa di vederla dato che era una settimana che cercava di evitarlo e quando non ci riusciva lo aggrediva a parole, tutto per colpa di quel libro che lui non era riuscito a restituirle.
La mattina in cui Felpato era arrivato più morto che vivo e con la necessità di essere accompagnato in infermeria non l'aveva più vista, per precauzione aveva chiesto a Remus di chiederle di aspettarlo in un aula in caso il suo piano geniale fosse andato a vuoto, come era successo.
Lei aveva aspettato per ore ma lui non si era presentato, o meglio, lo aveva fatto ma troppo tardi, infatti se ne era completamente dimenticato e lo aveva ricordato quando ormai era arrivato davanti al ritratto della signora grassa, ci aveva messo un sacco di tempo ad arrivare davanti a quel quadro perché continuava a tornare sui suoi passi con il pensiero di tornare dal suo amico malgrado le minacce della Chip e della McGranit.
La stava ancora fissando a bocca aperta mentre cercava un assurdo motivo per spiegare la sua presenza.
-Sono venuta alla partita, alla fine.- disse con un filo di voce ed un sorriso tremolante.
James cercò di dire qualcosa, finalmente era riuscito a far funzionare nuovamente la sua mascella, ma lei lo fermò.
-Ti devo delle scuse.- Disse diventando paonazza.
Di nuovo spalancò la bocca come un idiota.
-Remus mi ha detto perché non eri venuto. Io non ne avevo idea, nessuno ne ha parlato.-
-Perchè nessuno doveva saperlo.- Rispose James -Volevo dirtelo, ma...-
-Lo so. Remus mi ha ripetuto mille volte di non andarlo a dire in giro. E' molto bello quello che hai fatto per Sirius.-
James si strinse nelle spalle mentre gli rispondeva.
-E' mio fratello, non ho davvero fatto niente di che.-
Lily gli riservò uno sguardo che fino ad allora non gli aveva mai rivolto, colmo di tenerezza e forse ammirazione e lui si crogiolò in quegli occhi verdi per qualche secondo.
-Ho il tuo libro.- Disse frugando dentro la borsa.
-Lo puoi tenere.-
Per la terza volta la sua mascella toccò terra lasciandolo privo di parola.
-Si, per un po'. Me lo restituirai un'altra volta.-
-Se sapevo che per conquistarti dovevo assistere Felpato avrei inscenato il suo tentato omicidio tempo fa.-
-Non mi hai conquistato!- disse nel rossore più totale.
-Sei venuta alla partita.- rispose lui con il sorrisino che tanto la mandava in bestia.
-Non avevi ragione sul fatto del porta fortuna.- rispose lei cambiando argomento.
-Scherzi!- esclamò lui mentre frugava nuovamente nella borsa.
-La migliore partita della mia vita, e anche quella del battitore! Ti mancava solo questa!- disse entusiasta mentre tirava fuori una sciarpa dei grifondoro ormai logora e avvolgendola intorno al collo della ragazza.
-Questa cosa puzza.- si lamentò lei.
-Davvero? Eppure l'ho lavata ieri e l'ho messa solo per venire qui.-
-Perchè me l'hai messa addosso?- chiese mentre si incamminavano lungo la collina diretti al castello.
-Perchè la mia sciarpa porta fortuna deve essere indossata dalla mia ragazza porta fortuna!-
-Che vuol dire la mia ragazza!- Lily non poteva essere più rossa di così.

3. Chitarra
Mike continua a passare, almeno una volta a settimana, ci offre il gelato e ci parla di musica.
Oggi ha una chitarra è talmente vecchia che ci starebbe bene dentro al St. Smith dove tutto sembra cadere a pezzi.
-Cos'è quella cosa?- chiedo indicando da dietro le sbarre un incisione sul legno scuro.
Ho solo 4 anni quindi non so ancora leggere.
Lui la guarda come se fosse la prima volta che la vede,è un idiota.
-Oh, questa?- Dice sempre sorridendo.
-No, intendevo la chitarra.- Xavier mi fulmina, ma può andarsi a fare un giro, non apre mai bocca quando c'è Mike e se vuole che tenga a freno la mia lingua può anche usare la sua.
Lui ride, ride sempre ed io lo odio.
-E' il mio cognome: Wolf.- Xav sorride rasserenato, ogni volta che parlo sembra aver paura della reazione di Mike.
-E' stupido.- commento.
-Mica l'ho scelto io, e poi a me piace. Fa figo.-
-E' meglio il mio.- dico ed io odio il mio cognome.
-E quale sarebbe di grazia?- sembra convinto che lo sto prendendo in giro.
-Donovan.- rispondo fiero e poi vedendo la sua sorpresa aggiungo -Me l'ha dato suor Clarette.- pessima idea.
-Mmm, e come lo ha scelto?- Io arrossisco., riesce sempre a trovare il modo di mettermi in imbarazzo.
-Un volantino, della pizzeria.- lui ride come se non ci fosse un domani.
-Hai ragione, meglio del mio.- dice, ma so che me lo rinfaccerà per tutta la vita.
-E tu Xav.- il mio amico si limita a sorridere così rispondo io.
-McGragor.-
-Anche questo da un volantino.- chiede lui.
-No, da...- mi zittisco improvvisamente “dai suoi genitori, sono morti.” continuo la frase nella mi testa.
Lanciò un occhi al mio amico, i suoi occhi giganteschi per un attimo sembrano essere nel panico più assoluto.
Non parliamo mai dei suoi genitori, lui non li ricorda gran che ed io ho capito che preferisce non parlarne.
Mi maledico, io e la mia stupida lingua, e spero che quell'idiota non faccia ulteriori domande.
Guardò Mike, ha un aria truce, probabilmente ha capito cosa stavo per dire.
-Da i miei genitori.- Quello di Xavier è un sussurro e sinceramente non so se Mike lo abbia sentito ma lui annuisce, in effetti sembra la cosa giusta da fare in questo momento.
Rimaniamo in silenzio per qualche momento, non è normale, non per me e Mike che battibecchiamo sempre.
-Volete sentire una canzone?- dice e senza aspettare una risposta strimpella qualche nota, muove le dita velocemente lungo la tastiera della chitarra per prendere gli accordi giusti.
Basta qualche suono per farmi innamorare di quello strumento, insomma, vorrei suonarlo, ecco tutto.
Xavier sorride mentre io non riesco a staccare gli occhi di dosso a quella meraviglia, mi chiedo se avrò mai la possibilità di suonarla o prenderla in mano.
Sia lui che Mike cominciano a cantare, io vengo preso alla sprovvista, ero talmente incantato dalle note da non essermi accorto che quella è la canzone, quella che quell'uomo biascica sempre quando viene da noi e di cui non ho ancora capito tutte le parole.
Canto anche io, è divertente, siamo noi tre che cantiamo e la gente ci guarda male ma non ce ne può fregar di meno.
Non mi lascia toccare la sua chitarra, dice che me lo devo meritare e che mi ci vorranno anni ma io voglio suonare e lui sembra capirlo perfettamente ma non vuole farmela toccare,
E' l'unica cosa che riesco a pensare per giorni, che voglio suonarla e nella mia testa si insinua il desiderio di rubare quella che usano le suore, loro non me la lascerebbero mai perché sono troppo piccolo ma Mike non farebbe domande e mi insegnerebbe, ne sono sicuro.
-Se avessi una chitarra forse...- ha detto sospirando lasciando intendere il resto e per giorni l'unico pensiero è quello di procurarmene una, giuro che lo farò.
Guardo Xavier e lui sbuffa perché sa che ormai ho deciso, la ruberemo per il tempo che Mike è con noi e poi la rimetteremo apposto, quanto difficile può essere?

 

Angolo autrice
Ed eccomi qui con un nuovo capitolo ma niente copertina, se aspettassi l'ispirazione anche per la copertina ci metterei un mese.
Come vi sembra?
Io non so che dire, nel prossimo forse scriverò di Lunastorta, Codaliscia e Pako, anche loro hano bisogno del loro spazio, non si possono lasciare a se stessi.
Non so se riesco a finirlo in una settimana ma ci proverò e cercherò di finire tutto in meno capitoli possibili perchè so che sarei in grado di dilungarmi per sempre ma prima o poi l'anno dei malandrini dovrà pur finire,no?
Grazie ^.^

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Capitolo 20
*** E se avessi paura ***


E SE AVESSI PAURA?


Codaliscia, ormai anche lui si definiva così la maggior parte delle volte, come se tutto il suo essere si potesse identificare nella sua forma da animagus, camminava tranquillamente al fianco di Lunastorta verso l'aula di pozioni, il libro sotto il braccio desideroso che quella tortura finisse presto anche se non era ancora iniziata.
Sirius e la sua nuova fiamma Carol si era appartati da qualche parte, James era con Lily che stranamente lo sopportava e lui e Remus erano soli, cercò di ricordare quale fosse il termine maschile per zitelle ma per quanto si sforzasse non riusciva a ricordarlo.
Lasciò andare quel pensiero, era troppo difficile pensare per una mente oziosa e così facilmente distraibile, soprattutto se una ragazza tassorosso, minuta, dai grandi occhi oro e con un fiore nei capelli veniva loro incontro con il più smagliante dei sorrisi.
Salutò prima Remus, come sempre faceva, e poi lui.
Peter, nessuno lo chiamava più così eccetto lei, sentirlo uscire dalle sue labbra lo metteva sempre di buon umore malgrado le notti insonni che stava passando.
Fu un saluto veloce e senza pretese, Amelia doveva affrettarsi se voleva arrivare in tempo a lezione però le serviva da Lunastorta la conferma per le ripetizione di quella sera.
Remus sembrava avere tutte le fortune, per una volta avrebbe voluto essere lui quello intelligente del gruppo così da poter aiutare la ragazza nello studio.
-Eppure Amelia non sembra aver bisogno di aiuto.-
-Come scusa?-
-Niente. Pensavo a bassa voce.-
L'umore di Codaliscia toccò il fondo quando entrò in aula e Lumacorno annunciò con la sua gioiosa voce un test a sorpresa.

Nessuno aveva mai parlato a Codaliscia della paura, nessuno gli aveva mai spiegato cos'era e tanto meno qualcuno gli aveva detto come superarla o almeno affrontarla.
La paura non era argomento che potesse affrontare con chicchessia malgrado la sua costante presenza nella sua vita.
La sentiva alla bocca dello stomaco, continuamente e inesorabilmente diventava sempre più grande e si avvicinava sempre di più al suo cuore.
“Codaliscia,hai paura?” nessuno glielo aveva mai chiesto ma lui si era fatto spesso questa domanda alla quale rispondeva sempre più frequentemente in modo affermativo.
Sebbene la paura fosse ormai una compagna non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, davanti ai suoi amici che non sembravano provare quell'attorcigliamento di budella al pensiero di morire, di cosa c'era fuori quelle mura, e se lo provavano non lo avevano mai dato a vedere.
Come avrebbero reagito sapendo che lui era un fifone?
Non era una cosa che poteva confessare, Grifondoro era la casa dei coraggiosi di cuore, nessuno aveva paura e lui invece ne aveva fin troppa, nessuno ne parlava perché nessuno sembrava conoscerla quanto lui che tremava al solo pensiero di nominarla.
Se qualcuno avesse parlato con Codaliscia e gli avesse spiegato che il coraggio proveniva dal superamento delle proprie paure forse ora ne ne avrebbe avute così tante, forse non sarebbe sembrato così fragile in quel momento mentre disegnava distrattamente quello che poteva assomigliare ad un maiale in un aula vuota, sulla lavagna illuminata solo dalla luce della luna.
Codaliscia non era solito girovagare per il castello in piena notte da solo, la maggior parte della volte lo aveva fatto con Felpato,Ramoso e Lunastorta ma loro non sembravano soffrire dei suoi problemi d'insonnia, che era decisamente strano dopo l'esperienza che aveva passato Sirius.
La sua esile figura si stagliava nell'aula,in mano un gessetto e nell'altra un sacchetto di caramelle.
Anche in quel momento aveva paura,ma non troppa, aveva pur sempre un prefetto, Remus, il caposcuola e capitano della squadra di quidditch,James, tra i suoi migliori amici.
Il cigolio della porta lo fece comunque rabbrividire e in meno di un secondo si era fiondato sotto la cattedra, il gesso caduto a terra gli sembrò un rumore assordante.
Dalla sua posizione non poteva vedere chi era entrato ma era sicuro che chiunque fosse potesse sentire il suo cuore martellare come un ossesso contro la sua cassa toracica nel tentativo di scappare.
-C'è nessuno?- la voce era tremolante, anche lei aveva paura proprio come lui, ma era Codaliscia che si stava nascondendo come un topo ed era lei che aveva preso il coraggio di parlare e chiudersi la porta alle spalle.
Con ancora il suo sacchetto di caramelle in mano uscì dal suo nascondiglio e rivolse un lieve sorriso alla ragazza.
-Peter!- esclamò sorpresa e tirando un sospiro di sollievo.
-Avevo paura fossi Pix, o il Barone Sanguinario.-
Se avesse messo in conto la possibilità d'incontrare il barone non sarebbe di certo uscito dal caldo rifugio che era il suo letto, ma in quel momento la presenza della ragazza sembrava acquietare il suo perenne stato di terrore.
Si sedette sulla cattedra pescando un'altra caramella non smettendo di guardarla mentre lei iniziava a guardare sotto i banchi.
-Ho dimenticato un libro.- spiegò.-All'ultima ora e me ne sono accorta solo ora. Se lo lascio qui, domani non lo trovo più. Ci sono un sacco di ladri di libri in giro.-
Codaliscai non aveva di certo bisogno di una spiegazione, infondo lui, poco prima, stava disegnando un maiale sulla lavagna senza un particolare motivo.
Se avesse semplicemente detto che stava facendo un giro sarebbe stato uguale, la cosa che gli importava era che lei fosse lì e che stesse sorridendo, come sempre.
Il sorriso non abbandonava mai quel grazioso viso e lui non si sarebbe mai stancato di guardarlo.
Amelia stava frugando sotto un banco quando,improvvisamente, alzò lo sguardo e lo puntò verso di lui.
-Stai mangiando dei calderotti al cioccolato?-Chiese.
Codaliscia esaminò l'interno del sacchetto prima di rispondere.
-Uhmm...anche delle mini piume d'acquila.-
Gli occhi oro di Amelia si illuminarono a quelle parole.
-Adoro le penne di zucchero filato.- esclamò sorridente chiudendo il banco che aveva appena controllato, il libro passato in secondo piano.
Il ragazzo le porse il sacchetto e lei si avvicinò quasi saltellando.
Prese una piuma dalle sfumature bianche ed azzurre e si sedette di fianco a lui rigirandosela tra le mani e gli si sedette affianco, la piuma sembrava così volubile e leggera, come se potesse prendere il volo e partire per luoghi sconosciuti.
L'addentò e lo zucchero le si sciolse in bocca, per la prima volta Codaliscia vide in sorriso diverso su quel volto, più piccolo e nostalgico ma sempre bellissimo ai suoi occhi.
-Come sono andate le ripetizioni?-chiese, Felpato gli aveva spiegato che alle ragazze piace quando ci si interessa di cosa hanno fatto durante la giornata.
-Umh.-fu la sua prima risposta perché stava ancora assaporando lo zucchero.
-Non saprei. Io non ci capisco molto, per fortuna Remus mi aiuta.- rispose tornando al suo solito sorriso.
-Lunastorta dice che sei intelligente, secondo lui non ti servono ripetizioni. Anche secondo me sei molto intelligente.- disse prima di addentare un altro calderotto.
-S-Sei anche m-molto c-carina.- riuscì ad aggiungere prima di infilarsi altro cioccolato in bocca e arrossire fino alle punte delle orecchie ma lei non sembrava ascoltarlo, rigirava la piuma mezza mangiata tra le dita.
-Hai mai paura, Peter?- chiese con un soffio.
Codaliscia non seppe che rispondere, nessuno glielo aveva mai chiesto.
-Lo so.- continuò lei non lasciando prolungare troppo quel silenzio durante il quale il cuore del ragazzo aveva iniziato a martellargli.
-Di essere intelligente, non carina.- Si affrettò a dire mentre le sue guance si coloravano leggermente.
-Non tanto intelligente.- aggiunse -Ma i miei voti non sono male.-
Addentò la fine della piuma con un piccolo sorriso.
-Allora perché?Insomma...le ripetizioni?-
Amelia prese un'altra penna d'aquila di zucchero filato, questa era grigia con lievi sfumature bianche, non più grande della sua mano.
-In che altro modo potrei stare con voi?_ chiese appoggiando la testa sulla sua spalla.
-Sei davvero comodo.- Amelia non stava più sorridendo, anche se continuava con il suo tono solare, ma lui non poteva vederla.
La ragazza si sistemò meglio sulla sua spalla che era particolarmente confortevole, era difficile trovare un ragazzo che non fosse troppo alto.
Codaliscia mangiò un altro calderotto non capendo bene la conversazione che stava sostenendo con la ragazza e cosa rispondere.
-Sai cosa farai dopo gli studi?-
-James e Sirius diventeranno auro, anche Remus ma lui vorrebbe insegnare...e tu?-
-Io?- chiese, quasi presa alla sprovvista da quella domanda.
-Non lo so.- disse abbandonando il suo solito tono.
Amelia fissò il vuoto davanti a sé, aveva dannatamente paura di cosa c'era l' fuori, paura di non essere abbastanza, di non saper fare abbastanza.
Cercava di non parlare mai di queste sue paure, non le piaceva lamentarsi e cercava di farlo il meno possibile, a nessuno piace chi si lamenta troppo.
Ne aveva parlato qualche volta con Wolf, sebbene lei aveva saputo ascoltarla se ne era sempre vergognata perché era convinta che l'amica avesse sicuramente altri problemi ben maggiori del suo sentirsi inadatta in ogni singola situazione.
Ad Hogwards era riuscita a trovare un posto sicuro dove, in qualche modo, aveva imparato a tenere a bada i suoi terrori, ma lì fuori non sarebbe bastato il suo sorriso solare, l' fuori c'era una guerra e lei aveva paura di non essere abbastanza per riuscire a superarla.
-Proprio nessuna idea?- Chiese Codaliscia con curiosità.
Lei scosse leggermente la testa sulla sua spalla, i suoi capelli profumavano di miele e lui ispirò affondo quel profumo.
-Ci sarà una materia in cui vai bene? Neanche io faccio schifo in tutto.- la esortò con una lieve risata.
Amelia corrugò la fronte, non vi erano materie in cui andasse particolarmente male ma neanche materie in cui andasse particolarmente bene, forse cura delle creature magiche.
-Forse...- si fermò un secondo -la verità è che lì fuori è un mistero e qui- fece nuovamente una pausa impaurita che la sua parte codarda venisse galla.
-E' sicuro.-
Quella parola calò come un macigno tra i due, Codaliscia si irrigidì e lei morse la penna di zucchero.
Si chiese se poteva parlare con lei, se Amelia provasse quella sensazione alla bocca dello stomaco al pensiero di ciò che avrebbero dovuto affrontare una volta usciti dal quella bolla di pace che era la scuola.
Il silenzio si faceva sempre più pesante e nessuno dei due apriva bocca mentre passavano momenti interminabili.
Codaliscia si mosse a disagio.
-Tutto bene, Peter?- chiese lei dolcemente.
-E se - si fermò,la gola improvvisamente riarsa, si inumidì le labbra -E se avessi paura?- la voce più roca e bassa del normale percorsa da un lieve tremolio.
-Cosa c'è di male?- chiese lei dolce come il miele, poso la sua mano su quella di lui che aveva abbandonato sul ginocchio, intrecciò le sue esile dita con quelle del ragazzo e dolcemente le strinse.

James e Lily stavano battibeccando, si potrebbe dire amichevolmente, alice accanto a loro rideva insieme a Peter, il quale aveva uno strano sorriso, e lanciava lunghe occhiate significative all'amica che cercava d'ignorarla per riuscire a concentrarsi e rispondere a tono a Potter.
Remus ed Amelia discuteva sul senso di una runa particolare di cui lei non condivideva il significato.
Sirius arrivò cercando di allacciarsi la cravatta, aveva i capelli, un po' troppo lunghi, spettinati e la camicia abbottonata male, il tutto coronato da un sorriso trionfante.
James fischiò all'arrivo dell'amico.
-Divertito?-
Sirius lasciò perdere la cravatta, la portata quasi sempre allentata, comunque.
-Come ti ho già detto le voci su di lei erano giuste.- disse mentre le sue labbra si allungavano in un sorriso pieno di doppi sensi al ricordo di quello che aveva fatto nello sgabuzzino solo pochi minuti prima.
-Mi disgusti.- disse Lily guardandolo come se avesse la nausea.
-Lo so.- rispose lui spalancando gli occhi ma non abbandonando il suo sorriso lascivo.
-Perchè non vieni a vedere gli allenamenti?- si mise in mezzo James prima che il suo migliore amico rovinasse tutto.
-Perchè dovrei?- chiese Lily voltandosi verso di lui con aria interrogativa.
-Sei venuta alla partita.- disse e poi assumendo lo stesso sorriso dell'amico -sono terribilmente sexy con la divisa da quidditch!-
Lily boccheggiò e arrossì e a metterla ancora più in imbarazzo si intromise Sirius.
-Ramoso! Così ti scavi la fosse da solo!-
-Che vuoi dire?-
-Sappiamo tutti e due che sono moooolto più sexy di te che la divisa!-
-Non è affatto vero!- rispose lui con falsa indignazione.
-Perchè non facciamo decidere Lily?- Propose Sirius e prima che lei dicesse niente i due gonfiarono il petto e si misero in posa.
-Allora?- la esortò James mentre entrambi facevano vedere i muscoli.
Lily Evans non era mai stata così rossa in vita sua e odiava come Alice che continuava a ridere a crepa pelle.
-Non credete davvero che io rispond...-
La sua risposta fu bloccata da un rumore sordo e tutti si voltarono verso la sua sorgente.
Wolf si stava rialzando con calma, i libri che doveva aver avuto in mano sparsi per terra, una tavola nera non molto grande e con delle rotelle continuava ad avanzare lentamente.
Due energumeni del quarto anno, serpeverde, stavano ridendo.
-Ti sei fatta male sporcosangue?- chiese uno sghignazzando e con una voce stridula simile più ad una gallina strozzata.
-Ti sono caduti i libri. Perché non li raccogli?Oh giusto, probabilmente non sei in grado con la magia.- continuò nel medesimo modo.
Wolf si limitò a fissarli atona per qualche istante, come chi guarda una mosca che gli passa davanti pigramente in giorno d'estate.
-Raccogli i libri!- sbraitò l'altro evidentemente convinto che la ragazza lo avrebbe fatto.
-Raccogli i libri, sporcosangue!- il ragazzo aveva strizzato i piccoli occhi da idiota che si ritrovava ed aveva estratto la bacchetta e l'aveva presa per un braccio.
Sirius senza nemmeno pensarci aveva fatto un balzo in avanti sfoderando la sua ma prima che qualcuno potesse notare il suo gesto Wolf si era mossa.
Aveva assestato un pugno in pieno volto a quello che aveva estratto la bacchetta e poi lo aveva colpito allo stomaco, girandosi aveva colpito l'altro con una gomitata che era rimasto paralizzato dalla reazione della ragazza che poi gli aveva lo aveva colpito con un calciò nei gioielli di famiglia.
I due energumeni erano a terra, uno tenendosi l'addome, l'atro mugugnando e piangendo rannicchiato su se stesso, una scena pietosa.
Wolf si abbassò e raccolse i libri tranquillamente, come se non fosse successo niente mentre i pochi che erano nel corridoio era ammutoliti.
-Oh, ma guarda?- disse marcando una falsa sorpresa nel suo tono -Per prendervi a calci in culo non mi serve la magia.- Non degnò di uno sguardo i due a terra, salì sulla tavola nera con le rotelle, usò un piede per darsi un po' di spinta e se ne andò zigzagando tra coloro che ancora se ne stavano immobili a fissare la scena.

-Che è successo?- Wolf aveva appena girato l'angolo due metri più avanti quando arrivò la professoressa McGranit attirata da pianto di uno dei due.
-E' stata Wolf!- gridò quello che se la era cavata meglio, anche se probabilmente aveva il naso rotto dalla quantità di sangue, e che ora si stava rialzando
La donna non sembrava troppo sorpresa.
-Non è stata colpa sua!- si intromise Sirius affrettandosi a mettere via la bacchetta. -L'hanno provocata! E' stata legittima difesa!-
-Davvero, Signor Balck?- chiese la donna con quello che poteva sembrare sarcasmo.
-E' vero! Ha tirato fuori la bacchetta, si è solo difesa. Tutti ne sono testimoni.- aggiunse James mentre gli altri dietro di lui facevano un passo avanti ed annuivano, non tutti convinti come Ramoso e Felpato.
La donna li squadrò non molto persuasa.
-Porta il tuo compagno in infermeria Gibky.-
-Ma quello che ha fatt-
-Me ne occupo io, Gibky.- rispose seccamente la professoressa facendo un lieve gesto con la mano per sottolineare la loro poca importanza.
Quando la McGranit se ne fu andò sembrava ancora indecisa se credere ai ragazzi o meno
James si avvicinò a Sirius.
-Cero che Wolf mette i brividi.- disse.
Sirius rise, Ramoso non aveva idea di quanto facesse male quel pugno.
 

Ed eccomi qua, tornata a scrivere qualcosa.
Non so che pensare, volevo soffermarmi su Peter, cercare di capire il suo tradimento e trovarne le radice ma non credo di esserci riuscita.
Il prossimo capitolo non so quando uscirà ma Wolf avrà altri problemi perchè è così che funzione il mondo ed è l'unica cosa che sò per ora, mente vuota.
buio totale :(

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Capitolo 21
*** Lettera ***



piccolo schizzo con tavola grafica per la copertina,
buona lettura.

 

LETTERA


Madama Chips le aveva concesso la prima ora per tornare a sistemarsi nella sua vecchia camera e poi sarebbe dovuta andare a lezione.
Wolf aveva ringraziato il cielo convinta che avrebbe trovato la sala comune vuota ma appena entrata si era dovuta trattenere per non imprecare.
Zabini, che per qualche assurdo motivo indossava solo i pantaloni del pigiama, stava proprio in quel momento attraversando la sala e sentendo il passaggio aprirsi si era voltato verso di lei.
Per qualche secondo si erano fissati, lei indecisa se scappare o meno, lui solo sorpreso di vederla.
Appena superato lo shock iniziale sul volto del ragazzo era apparso uno dei suoi sorrisi lascivi.
-Ben tornata.- disse voltandosi completamente verso di lei.
Lei non rispose, mascherò la sua confusione con uno sguardo gelido, cominciando a dirigersi verso il proprio dormitorio sperando che la lasciasse in pace.
Ma lui si frappose fra lei e la sua meta e per poco non ci sbatté contro.
Wolf era in preda al panico, fece un passo indietro per allontanarsi dal corpo del ragazzo ma non sapeva cosa fare più di quello.
-Potresti anche ringraziare dopo la bella accoglienza.- disse alludendo evidentemente al suo petto nudo.
-Che vuoi?- sbottò lei vogliosa di andare in camera sua e lasciare quel posto dove si sentiva in pericolo.
Wolf si impedì di arrossire al ghigno del ragazzo che sembrava spogliarla con gli occhi, non sapeva se doveva preoccuparsi o se tutto era come sempre.
-E poi non ho visto questa bella accoglienza di cui parli.- provò fissandolo negli occhi come sempre faceva.
Lui rise -Sei sempre la solita.- disse mentre lei continuava a guardalo in confusione.
-Ok, ok. Ora lasciami passare.- disse superando ma lui la prese per un polso costringendola a voltarsi, la schiacciò contro lo stipite dell'arco in marmo.
-Che hai intenzione di fare?- chiese senza arrossire malgrado la pressione del corpo del ragazzo su di lei.
-Mi piacciono le cose proibite.- il ricordo della prima volta che aveva tentato di baciarla aleggiò nella mente di Zabini e in un secondo le sue labbra era su quelle di lei.
Un violento spintone lo fecero fare un passo indietro mentre lo guardava come se volesse ucciderlo.
-Mi sembrava di averti già detto che non sono una di quelle puttane che ti porti a letto e neanche adesso lo diventerò.- cercò di imboccare le scale ma lui la prese di nuovo per il polso, questa vota con più delicatezza e lei si divincolò con forza ed iniziò a salire le scale ignorandolo.
-Lo so,a ti giurò che sarai mia.- le aveva quasi gridato mentre lei si arrampicava sui gradi sempre più velocemente fino a ad arrivare a correre come se fosse inseguita e lei fosse la preda.
Si chiuse in camera e scivolò con la schiena lungo la porta mentre cercava di calmarsi.
Ansimava, aveva un nodo alla gola e presto finì per piangere.
Mentre continuava a massaggiarsi il polso riusciva solo a singhiozzare come una bambina, lui non aveva stretto, anzi il suo tocco sarebbe stato piacevole se quella scossa di dolore non le avesse percosso tutto il corpo come se la maledizione fosse ancora lì, come se fosse stata colpita nuovamente.
Era ormai da una settimana che Wolf era tornata nel suo dormitorio ed era una settimana che era tornata a mangiare in sala grande.
Per la colazione si alzava molto presto così che quando arrivava la sala era vuota mentre la cena soleva consumarla tardi, appena prima che tutto svanisse.
In questo modo riusciva ad evitare la maggior parte dei suoi compagni, l'unico problema era il pranzo e a volte decideva di saltarlo e resistere fino a sera.
Malgrado queste sue precauzione in qualche modo riusciva sempre a vedere quelli che erano stati i suoi amici, mangiare distanti e ridere e qualche volte rivolgerle qualche lieve occhiata.
Si era sempre ripetuta che non erano importanti per lei ma aveva sempre saputo che non era vero, insomma, ci aveva trascorso quasi sei anni insieme e si era divertita con loro.
Poteva non sopportare Bellatrix o Severus ma Narcissa,Regalus e addirittura Zabini ora le mancavano, ora che doveva isolarsi.
Erano loro il motivo principale per il quale cercava di evitare la sala grande e la sala comune, ovviamente anche l'essere insultata e rischiare una fattura pungente ogni volta che incontrava una della sua casa era un bell'incentivo per girare alla larga.
Non era realmente intimorita da quegli idioti che pensavano di metterle paura ma era abbastanza pesante dover stare sempre all'erta.
In sala comune non ci metteva più piede, lì dentro aveva la sensazione che qualcuno, prima o poi,l'avrebbe davvero uccisa e per questo una volta lasciata alla mattina vi ritornava solo a sera tardi.
Ogni volta che entrava aveva paura di trovare qualcuno come era successo al suo ritorno, aveva paura di trovare Zabini e che cercasse ancora di toccarla, paura di provare quel dolore.
Anche quando Amelia si appendeva al suo braccio le faceva male, c'era qualcosa che non andava nella sua testa, non riusciva a sopportare che nessuno la sfiorasse tanto meno che la toccasse.
Trascorreva la maggior parte del suo tempo in biblioteca con Amelia o in punizione, solo in una settimana era finita in tre risse e tutte per lo stesso motivo, aveva cercato di toccarla e lei era scattata.
Sbuffò mentre spostava un ragnatela davanti a se appena prima di spuntare in un corridoio al terzo piano.
Si diede un occhiata intorno per essere sicura che nessuno la vedesse entrare nell'aula dove la stavano aspettando.
Loro erano già lì, quella che lei considerava la mafia, o meglio i capi della mafia, di Hogwards.
-Ora che è arrivata si può iniziare.- Disse uno dei presenti.
Nella stanza, oltre a lei, c'erano altre tre ragazzi, lei l'unica rappresentante del gentil sesso.
Quello che aveva appena parlato era Nox, un tassorosso, se ne stava seduto sopra la cattedra.
I capelli color della sabbia spettinati, ciuffi in mezzo a degli occhi verde scuro dotati di una scintilla magnetica in netto contrasto con il sorriso sornione dipinto sulle sue labbra fine.
-Perché abbiamo dovuto aspettare i suoi comodi?- protestò Alan Puncey, un serpe verde dello stesso anno di Wolf.
-Perchè devi rispettare la mia anzianità.- rispose seccamente lei sedendosi sopra un banco e sfilandosi la borsa per poi posarla a terra.
Alderton, l'atro serpeverde presente, tossì cercando di mascherare una risata.
In una stanza erano presenti i vertici della “mafia”, tre serpeverde e un tassorosso, coloro che gestivano i traffici clandestini di alcool,sigarette ed ogni altro genere di contrabbando dell'intera scuola.
-Con chi credi di parlare, stupida sporcosangue?- Sputò Puncey digrignando i denti, i capelli scuri tirati accuratamente indietro grazie alla cera, gli occhi di pece socchiusi in due ferssure che sembravano voler incenerire la ragazza.
-Con uno che è entrato solo quest'anno, purosangue.- rispose a tono sottolineando il suo status con lo stesso disgusto che aveva adoperato il compagno poco prima.
Alan si infervori e arrossì, per quanto glielo permettesse la sua carnagione estremamente pallida, fino alle punte delle orecchie.
Anderton ridacchiò di nuovo, questa volta senza cercare dei nasconderlo, appoggiato alla finestra celava il suo ghigno dietro al colletto alzato del cappotto.
-Non provare a ridere di me, Mezzosangue!-
Anderson serrò la mascella, gli occhi scuri brillarono di una luce sinistra sulla pelle color del caffellatte.
-Puncey, di solo una parola e te la frantumo quella che chiami faccia.- ribatté, il tono terribilmente serio.
-Che paura.- rispose il cacciatore delle serpe le cui spalle lo facevano assomigliare ad un armadio.
-Mi dio. Volete davvero fare a botte, per il sangue?- Ma prima che uno dei due potesse rispondere o peggio Nox sospirò e tutti e tre si zittirono.
-Vi devo ricordare la regola?- chiese volgendo loro un occhiata significativa.
-Puncey?- chiese con gentilezza ed un lieve sorriso che lo costrinse ad abbandonare il suo sorriso sornione.
-Nessuna distinzione di sangue,casa o età. L'anzianità al vertice e la portata degli affari conferiscono il potere.- sputò Puncey.
Nox annuì soddisfatto, frequentava il settimo anno, era entrato nei quattro all'inizio del suo quinto anno e la sua portata di contrabbando era la maggiore, inoltre, era l'unico che riuscisse ad avere una certa autorità lì dentro solo sospirando.
Dopo di lui veniva Wolf, entrata nei vertici all'inizio dell'anno precedente ma partecipava a quelle riunioni da prima, il suo giro d'affare era poco inferiore a quello di Nox.  
Anderson, entrato a metà del suo sesto anno, era in rivalità con Puncey perché la quantità dei loro guadagni era pressoché identica, ma aveva comunque una posizione di superiorità dato che Alan era un novellino che non sembrava aver imparato ancora le regole.
-Allora.- cominciò Nox passandosi una mano fra i capelli per riuscire a scostarli, ma quelli tornare impertinenti davanti ai suoi occhi.
Puncey sembrò finalmente calmarsi e Anderson tornò ad appoggiarsi alla finestra con aria corrucciata.
Wolf dondolò leggermente le gambe e appoggiò le mani sui bordi del banco in modo da poter inclinare leggermente la schiena all'indietro.
-Wolf.- continuò puntando lo sguardo su di lei. -Dopo quello che è successo penso di riuscire a continuare?-
-Certo.- rispose senza nessuna incertezza.
La settimana che era stata rilegata in infermeria non aveva potuto vendere niente ma la seguente aveva portato avanti gli affari normalmente recuperando quelli addietro.
-Bene.- Nox annuì soddisfatto.- Allora, si sta avvicinando natale e abbiamo più di una festa da rifornire, dobbiamo fare tutti la nostra parte soprattutto quella clandestina di capodanno...-
Uscirono una alla volta dall'aula, ci erano voluti circa una ventina di minuti per decidere tutto, o meglio, per spiegare a Puncey come funzionava.
-Aspetta.- Wolf si fermò prima di aprire la porta e si voltò verso il compagno ancora seduto sulla cattedra, scostandosi una ciocca dal viso.
-Come stai? Dopo quello che è successo deve essere difficile per te.-
-Sto bene.- rispose automaticamente, sapeva come affrontare un lutto, ci era già passata – Ancora non capisco come l'informazione sia uscita dalle bocche cucite delle serpi.-
-Giusto!- Nox si battè una mano sulla fronte.
-Ti assicuro che da loro non è trapelato un bel niente, l'unica “notizia” è la novità sul tuo sangue.-
-E allora come lo sai?-
-Non bisogna essere un corvo per fare due più due. Un paio di settimane fa fu pubblicato un articolo, alquanto scarno e con nessun nome, riguardante un attacco ad alcuni ragazzi, maghi e non, a Candem Town. Poi, tu sei sparisci per una settimana, torni con degli ematomi non del tutti rimarginati e nessuno sa niente e...il comportamento dei tuoi compagni, insomma, non sono l'unico che lo pensa e le voci iniziano a circolare.- Alzò le spalle con noncuranza.
Wolf sospirò, pronta ad andarsene ma Nox sembrava aver voglia di parlare e di dover sfogare questo suo bisogno proprio con lei.
-Lo avresti mai detto noi saremo stati qui, ai vertici, al posto di Timoty e Philias?- Chiese.
-Di certo non lo avrei mai detto di te la prima volta che ti vidi.- Lui rise.
-Io ero sicuro che ci saresti arriva, una de secondo anno che si presente così!- rise di nuovo.
Wolf lo guardò, allora non gli avrebbe dato un soldo.
Ancora ricordava il giorno in cui lo conobbe, in cui si immischiò in tutto quello:

Zabini le aveva raccontato di quella fantomatica “società segreta” che si occupava di ogni tipo di contrabbando all'interno della scuola.
E sempre grazie a lui era venuta a conoscenza di chi erano i suddetti capi, o almeno, di due di loro che insieme controllavano l'80% del commercio in nero.
Il ragazzo le aveva anche spiegato che erano loro che ti cercavano e non il contrario, si era vantato di aver ricevuto più di un offerta che aveva rifiutato ma a quei tempi non gli aveva creduto convinta che si stesse
dando delle arie, con tempo aveva imparato che Zabini non era così.

A lei non era arrivata nessuna offerta, ovviamente, ma le servivano disperatamente dei soldi e le importava poco di essere una del secondo anno contro due del quinto.
Li aveva visti in cortile, non mancava molto alla fine della ricreazione, Timoty, tassorosso, e Philias, serpeverde, accerchiati dal solito gruppetto di ragazzi delle rispettive case.
Aveva marciato a passo deciso verso di loro, il cuore in gola, ma mossa da disperazione mista a coraggio.
Si era piazzata davanti a loro, aveva avuto il tempo di prendere un profondo respiro perché nessuno l'aveva notata.
-Voglio entrare nel giro.- aveva detto con quello che gli era sembrato un tono sicuro, certamente a voce abbastanza alta perché tutti la sentissero.
Gli sguardi che erano stati puntati verso di lei erano sorpresi ma alcuni sembravano sul punto di ridere.
Era in quel momento che aveva notato Nox, seduto sopra ad un ramo intendo a mangiarsi una mela con un sorriso sornione, le era sembrato uno stupido, prima di vedere quel lampo nei suoi occhi.
-Che giro?- era stato Timoty ad interpellarla ma la sguardo di entrambi i capi erano stati puntati su di lei con tale intensità che chiunque sarebbe scappato.
-Lo sapete che giro.- aveva risposto trattenendo quel poco coraggio e sbruffonaggine di cui era dotata allora. -E voglio entrarci.-
Timoty e Philias si erano scambiati un occhiata ma poi la serpe sembrava aver perso l'interesse verso di lei e il tasso era tornata a guardarla indeciso.
-Esco da castello una volta al mese e vado a Londra.- Si era affrettata a dire ma la campanella doveva aver coperto le sue parole perché tutti se ne andarono senza degnarla di uno sguardo.
Entrata nel corridoio per arrivare alla sua classe aveva intravisto i due e si era messa a correre riuscendo a raggiungerli e bloccarli.
-Anche se puoi andare a Londra, cosa ce ne dovrebbe fregare?- Aveva chiesto Philias.
-Posso fare a tramite, trasporto per quello che dovete trasportare.- aveva risposto.
-Nah. In quella tua borsa non ci sta nemmeno un boccino. Vieni da noi quando saprai fare l'incantesimo di estensione impercettibile.- Così dicendo la serpe l'aveva superata mentre lei si chiedeva quanto difficile poteva essere.
-E' a livello MAGO.- Le aveva spiegato Timoty e lei aveva sgranato gli occhi.
-Imparerò a farlo. Datemi un mese e lo farò!- Aveva risposto lei.
-Perchè vuoi entrare nel giro.- il corridoio si era svuotato e lei per qualche secondo era rimasta a fissare il bel ragazzo che aveva davanti.
-Mi servono soldi.-
-Perchè? Ci sono altri modi per fare soldi.-
-E' così importante?-
-O questo o impari l'incantesimo in un mese.-
-Imparo l'incantesimo.- Se ne era andata e per un mese non aveva fatto altro che esercitarsi e studiare quell'incantesimo ma non aveva fatto progressi consistenti, aveva lasciato perdere le normali materie, i suoi voti erano calati e passava ore in biblioteca in qualche angolo lontano da tutti nel tentativo di portare a termine quell'incantesimo.
Un giorno Nox era arrivato.
-Fatto progressi?- Era tardi e lei non aveva messo naso fuori dalla biblioteca, poteva giurare che il sacchetto su cui si stava esercitando si fosse allargato un misero centimetro, lo aveva misurato con il righello, ma era stata la prima volta che le era successo.
-Un centimetro.- aveva risposto amara, aveva chiesto un mese ma non credeva che quello bastasse.
Non aveva notato Nox strabuzzare gli occhi a quella notizia ma lo aveva visto perfettamente andarsene e tornare con Timoty e Philias poco dopo.
Il tasso le fece la stessa domanda e lei diede la stessa risposta, sempre ad occhi bassi.
-Mi servono soldi perché...- si era fermata, non voleva fargli pena ma non era riuscita a fare l'incantesimo, non in modo decente.
Philias aveva rigirato il sacchetto tra le mani incuriosito.
-Sei dentro.- lei aveva alzato lo sguardo sbigottita.
-Ma vogliamo comunque sapere il perchè.-

Ormai la sala comune dei grifondoro era vuota, erano rimasti i malandrini e Lily che stava leggendo un libro usando tutta la sua forza di volontà per non lanciarlo contro James che continuava a tormentarla.
Alla fine si era alzata indispettita e se ne era andata a letto rifiutando prontamente il bacio che il ragazzo si era offerto di darle ma augurandoli la buona notte con un piccolo sorriso.
-Fai progressi.- Commentò Lunastorta dalle profondità della poltrona in cui si era seduto.
James lanciò uno sguardo all'amico per capire se stesse scherzando o meno.
-Decisamente!- rispose mentre sorrideva.
Sirius, stravaccato su una poltrona, da dietro un tomo, ridacchiò nel vedere l'amico così felice per una “buona notte”.
James pronto a ribattere aprì bocca ma -Waddiwasi.- aveva sussurrato Codaliscia ed il tomo dalle mani di Felpato passò davanti al ragazzo sfiorandoli il volto e per finire a sbattere contro il muro.
-Codaliscia! Che stai facendo!- sbraitò Sirius. -Avevo trovato un incantesimo.-
I ragazzi si fecero subito attenti.
-Visibula Noctambulus, è per vedere al buio, come avere gli occhi di un gatto!- spiegò Sirius.
I tre si scambiarono un occhiata.
-Possibile che non distingui il tuo libro d'incantesimi, che stai usando da due mesi, da quelli della biblioteca che abbiamo preso?- Sospirò James andando a recuperare il libro.
Felpato guardò la copertina decisamente stranito.
-Non so se hai notato, ma non ho mai il libro a lezione.-
Remus scosse la testa sconsolato mentre i due cominciavano a battibeccare.
-Lo so! Usiamo sempre il mio!- sbuffò James.
-Cosa facciamo sta sera?- chiese l'altro cambiando completamente argomento e alzandosi di mala voglia dalla comodità della poltrona.
-Codaliscia deve esercitare confrigo.- rispose Lunastorta mentre il ragazzo dai capelli color sabbia estraeva la mappa e sussurrava – Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.-
Remus non riuscì a non alzare gli occhi al cielo a sentire quelle parole mentre gli altri due ghignavano soddisfatti.
Si diressero verso il ritratto della signora grassa, ed uscirono.
Da come percorrevano i corridoi sembrava che pascolare per il castello di notte non infrangesse nessuna regola, con Codaliscia che aveva il naso nella mappa e la loro conoscenza del castello ben presto erano finiti a parlare forse a voce un po' troppo alta.
Arrivati a destinazione la stanza delle necessità aprì la sua porta su uno stanzone pieno di cuscini e libri.
Vi rimanerono per svariate ore, Codaliscia che si esercitava per riuscire ad usare l'incantesimo d'esplosione, senza parlare,facendo volare parecchi cuscini, un'esplosione avvenne così vicino a Sirius che per il resto della sera il suo orecchio destro fu fuori uso.
Gli altri, dopo averci pensato un po' e spulciato i libri presenti nella stanza decisero decisero di provare un incantesimo di scavo che poi avrebbero insegnato al compagno alle prese da qualche settimana con l'altro.
Verso le 3 del mattino, si erano attardati del più del solito, la stanza sembrava in vero e proprio campo di battaglia, parecchi libri e cuscini esplosi, bruciature sul pavimento a causa degli scoppi e piccole voragini un po' ovunque.
-Defondo!- Un'altro buco, decisamente più profondo degli altri si aprì nel terreno e Sirius ne uscì soddisfatto ricoperto di terra da capo a piedi.
Gli occhi gli luccicavano mentre si arrampicava per uscire e posare lo sguardo sui suoi stanchi amici che si erano concessi una pausa.
-Tre!- Disse saltando sul posto -Me ce ne sono voluti solo tre!-
Gridò, o meglio, ululò di gusto facendo ridere gli amici.
Era dall'inizio dell'anno che avevano iniziato quei loro allenamenti, era stata un idea di Sirius e James ma nessuno aveva obbiettato, anzi
Quasi tutte le sere raggiungevano la stanza della necessita e si soffermavano su qualche incantesimo che non era presente nel programma scolastico.
Per ora si erano concentrati solo su tre incantesimi:
Dominusterra, con cui a creare dei piccoli terremoti per destabilizzare il nemico.
Deprimo, che portava l'oggetto all'implosione
Confrigo, che creava una una sostanza che a contatto con qualsiasi cosa esplodeva.
O si battevano tra di loro, la stanza delle necessità era talmente versatile che potevano scegliere un qualsiasi scenario per variare ed essere pronti ad ogni situazione.
-Domani me lo dovete insegnare anche a me!- protestò Codaliscia.
-Puoi starne certo!- Sirius lo aiutò ad alzarsi e si diressero verso l'uscita.
-Credo che per questa settimana continuiamo con questo, e anche la prossima.-
-Si, professor Lunastorta.- ridacchiò Felpato.
-Comunque.- continuò – Credo che dovremo provare...più avanti, professore, stai tranquillo...il Protego Horribilis.-
-Protezione contro la magia nera?- chiese James sorpreso che l'amico ci avesse pensato e che non lo avesse proposto Remus-nonsipuòsoloattacare-Lupin.
Uscita dalla stanza si zittirono e non solo perché alle tre del mattino i quadri erano molto più irascibili e spioni ma anche perché un barbagianni volteggiava lungo il corridoio e si fermò davanti a loro.
Si guardarono restii a prendere la lettera che il volatile portava e scambiandosi un'occhiata preoccupata.
Alla fine James afferrò la busta-Vattene, non abbiamo cibo.- disse all'uccello che gli aveva beccato le dita.
Un'ultima beccata e se ne andò con le penne tutte arruffate per colpa della manata che gli era arrivata addosso.
Era una spessa busta di pergamena, molto simile a quella che ogni anno arrivava ai ragazzi per fornirli della lista dei libri.
Ramoso spezzò il sigillo in cera viola ed estrasse un bigliettino, tutti e quattro deglutirono nel leggere quelle parole, cosa potevano aver fatto di così grave? O meglio come li avevano scoperti?
 

Ai Signori S.Black, R. Lupin, P. Minus, J. Potter,

Siete convocati nell'ufficio del preside Mercoldì alle 21.30.

A. Silente
 


Mmmmmmm, nessuno recensisce ed io non vedo perchè continuare.
Comunque ringrazio chi continua a seguire in silenzio questa storia, vi giurò che tra poco succederà qualcosa.
(^-^)

 

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Capitolo 22
*** O.d.F. ***



Un piccolo schizzo del marchio nero, non è gran che :(
O.d.F.

 

I ragazzi si presentarono nell'ufficio del preside con il cuore in gola, ancora confusi e incapaci di capire che cosa avessero commesso di così tanto grave, o cosa potessero aver scoperto tra tutto quello che avevano fatto che fosse così grave.
La porta si aprì e loro entrarono cercando di dimostrare una tranquillità che non avevano.
Il preside li aspettava seduto alla sua scrivania e rivolse loro un grande sorriso quando si misero in riga come soldatini.
-Allora ragazzi,- iniziò assumendo un tono serio e facendo irrigidire tutti e quattro.

La loro vita al castello non era finita, tutt'altro.
Era Dicembre inoltrato e da due settimane o poco più, precisamente dal Giovedì successivo al loro incontro con il preside, le loro serate erano diventate decisamente più movimentate.
-Allora, avete intenzione di alzarvi da quelle sedie o no?- Lily se ne stava con le braccia incrociate e sbattendo un piede spazientita.
-Subito amore!- Rispose James alzandosi dalla poltrona seguito dagli altri con molto meno entusiasmo.
-Ti ho detto di non chiamarmi così!- protestò Lily arrossendo.
-Non devi fingere con noi, Evans.- si intromise felpato con un sorriso lascivo -Sappiamo cosa è successo l'altro giorno, quando vi siete attardati e ci avete...dato dentro.-
-Che cavolo gli hai detto!?- Gridò la ragazza su tutte le furie.
James guardò l'amico infuriato e cercò di calmare la ragazza -IO...io non ho detto...-

-Oh, stai tranquilla. Non ha avuto bisogno di parlare. Io e James siamo anime gemelle, telepatia.-
Sirius si diresse verso il ritratto della signora grassa seguito dagli altri, Lily continuava ad essere furibonda.
-Si può sapere che gli hai detto?- chiese a James.
-Niente di diverso di quello che è successo.- rispose il ragazzo con una alzata di spalle.
-Ma glielo dovevi proprio dire?-
Sirius le circondò le spalle con un braccio.
-Sono la sua anima gemella.- disse con trasporto e guardandola con comprensione -Io saprò sempre tutto.- disse lasciando intendere con quell'ultima parola che sarebbe venuto a conoscenza di qualsiasi cosa,qualsiasi.
-Sei un porco.- disse scrollandosi il suo braccio di dosso ma accettando la mano di James con un lieve rossore.
Era successo poche sere prima:

Lei e James si era attardati nelle stanza delle necessità, lei aveva avuto qualche problema con un incantesimo, stranamente, e tutta per colpa della continua presenza del ragazzo al suo fianco.
James era seduto su di un mucchio di cuscini e continuava a fissarla mentre lei si concentrava per riuscire a formulare un incantesimo.
Non era da lei non riuscire a portare a termine un semplice incantesimo di rilevamento ma per qualche motivo lo sguardo del ragazzo continua a distrarla.
-La smetti?- chiese irritata continuando a guardare davanti a se.
-Di fare cosa?- chiese lui.
Lei scrollò le spalle spazientita cercando di ignorarlo.
-Cosa vuoi che faccia?- James aveva rotto il silenzio pochi minuti più tardi.
Lei si era voltata ed inaspettatamente si era ritrovata a pochi centimetri da lui.
Si era sentita arrossire ed aveva indurito lo sguardo per nasconderlo, che le stava succedendo? Lei era Lily Evans! Lei non arrossiva perché si ritrovava James...no, Potter a pochi centimetri!
-Davvero, Cosa vuoi che faccia?- Le chiese prendendola delicatamente per le spalle.
-C...cosa vuoi dire?- aveva chiesto lei mordendosi il labbro, perché non capiva che le stava succedendo, lei non balbettava, lei se lo avrebbe scrollato di dosso, non sarebbe rimasta incantata da quegli occhi scuri, non avrebbe desiderato azzerare quella distanza, non sarebbe dovuta sembrare così indifesa.
Ma era così, in un attimo tutto era crollato, tutto il muro che aveva costruito tra lei e quel ragazzo era crollato come fosse di carta ed ora riusciva solo a perdersi in quegli occhi che la desideravano, non riusciva a pensare ad altro.
-Lo sai che voglio dire.- aveva risposto lui con un sospiro, il fiato caldo sul suo volto.
-James...- era riuscita solo a sussurrare senza però riuscire a formare una frase di senso compiuto.
Lui avvicinò il volto.
-C..che vuoi fare?-
-Quello che avrei dovuto fare molto tempo fa.- rispose adagiando le sue labbra su quelle di lei.
Fu un bacio dolce, veloce, ma Lily ne rimase confusa, confusa perché non avrebbe voluto staccarsi da quelle labbra,confusa perché aveva ricambiato, confusa perché aveva chiuso gli occhi e ancora non osava riaprirli, confusa perché stava sorridendo, confusa perché cercò le sue labbra e le trovò, confusa per il turbinio d'emozioni che sentiva mentre le mani di lui le scorrevano lungo la schiena e lei le immergeva nei suoi capelli.
Era come se non avessero bisogno di respirare, come se potessero vivere solo di quel bacio.

Arrivati al corridoio del settimo piano si diedero un'occhiata alle spalle, non che stessero facendo qualcosa di male, stranamente, ma non si sapeva mai quando un serpe era in agguato.
Lily lasciò la mano di James appena prima che la porta si aprisse sulla stanza delle necessità ed appena entrata corse da Alice che stava chiacchierando con Frank, poco più in là i gemelli Prewett stavo ridendo insieme ad Emmiline Vance ed Edgar Bones, due tassorosso rispettivamente cercatore e battitore.
Sirius si era sempre chiesto come Emm fosse diventata amica dei due gemelli grifondoro, fatto sta che da tre anni stavano sempre insieme ed aveva trascinato con lei in quella amicizia anche Ed, decisamente più timido della ragazza.
-Allora? Che facciamo oggi?- chiese uno dei gemelli, probabilmente Fabian, ma per Sirius era sempre stato impossibile distinguerli, eppure si fidava ciecamente di loro e li conosceva da ben sette anni.
Si diede un'occhiata in torno, quella manciata di ragazzi erano stati scelti dal preside stesso, e fuori dal castello vi era altra gente a cui Silente aveva dato così tanta fiducia.
Felpato faceva fatica a credere che quell'uomo credesse così tanto i loro, soprattutto in loro quattro a cui aveva affidato il “comando” di quel piccolo manipolo, di quel nucleo scolastico, appena nato tra le mura di quel castello e che uscito di lì si sarebbe unito agli altri, che avrebbe rafforzato le file dell'ordine della fenice(O.d.F. come piaceva chiamarlo a lui), gli uomini di Silente contro Voldemort.
Felpato stentava ancora a crederci, in una sera tutto quello che voleva si era avverato, finalmente sentiva di star facendo qualcosa per quello che succedeva lì fuori, non se ne stava più con le mani in mano, ma faceva parte di qualcosa di più grande.
L'ordine della fenice era ciò che serviva a tutti loro che credevano nella sconfitta di Voldemort e volevano fare qualcosa di reale.
-Hai sempre così tanta voglia di fare, Gideon.-Sospirò James. -La McGranitt ha detto di esercitarsi con i patronus.-

-Black.- La voce era inconfondibilmente quella di Wolf, Sirius si fermò e l'aspettò.
L'incontro con l'ordine era appena finito, lui stava tornando nel dormitorio ma si era staccato dagli altri per lasciare un piccolo “regalo” a Lumacorno e alla classe dei primini del giorno seguente.
Wolf sembrava nervosa, non corse e non affrettò il passo per raggiungerlo ma continuava a guardarsi alle spalle come se da un punto all'altro potesse spuntare un magiamorte e ucciderla.
-Wolf.- le rispose quando fu vicina con un sorriso.
Lei non ricambiò, non che lui se lo aspettasse, non era una che sorrideva molto.
-Ti devo chiedere un favore.- disse tutto d'un fiato e rigida come un bastone.
-Un favore?- chiese lui sorpreso, da quando era uscita dall'infermeria non l'aveva vista molto in giro, era come se appena finite le lezioni si dileguasse, anche Amelia si era lamentata di quanto la sua amica fosse più schiva del solito.
-Non è proprio un favore.- si affrettò a dire mentre si rilassava, evidentemente era la prima frase che le pesava dire.
-Sai la festa di capodanno?- Sirius annuì.- Mi serve un passaggio. Ho un grosso ordine da portare a termine.- Lo fissò con i suoi occhi grigio chiaro in attesa di risposta.
-Non credo dovrei portarti laggiù.- rispose dubbioso corrugando la fronte.
Lei sbuffò spazientita, scuotendo lievemente la testa.
-Non fare come McGranitt. E' solo un passaggio, andata e ritorno, niente di rischioso. La volete questa festa o no? Non è colpa mia se l'unico che mi dava passaggi gratis ha deciso che “è troppo pericoloso”.- finì irritata.
-Ti dava passaggi perché convinto che tu fossi libera per...-
-Io non ho mai fatto niente per fargli credere che sarei mai andata a letto con lui.- sbottò lei.
-Allora?- lo esortò dandosi un'altra occhiata alle spalle.
-Che ci guadagno?- chiese.
-Soldi?-
-E se non li volessi?-
-Allora quello che vuoi.- rispose dopo qualche secondo di dubbio.
Sirius sorrise e lei riuscì solo a lanciarli un'occhiataccia.
-Deciderò dopo.- disse il ragazzo.
-Ok. Sabato, davanti a Zonco alle 15.00. Sii puntuale.- così dicendo girò sui tacchi e tornò da dove era arrivata senza nemmeno salutare.
-Ho deciso!- le gridò lui e lei si fermò appena prima di svoltare l'angolo.
-Un pomeriggio insieme, come ai vecchi tempo.- a quelle parole lei si era voltata, dal suo sguardo per un istante sembrò che sarebbe tornata indietro e lo avrebbe preso a pugni.
-Va bene.- rispose spazientita dal fatto di dover urlare, si stava per girare quando si fermò e tornò a voltarsi verso il ragazzo.
-Non farti strane idee, Black.- lo ammonì
-Solo amicizia.- rispose sfoderando la sua faccia più innocente e alzando le mani.
-Appunto, non farti strane idee.- replicò lei con un lieve sospiro.
Sirius avrebbe potuto giurare di averla vista sorride, un sorriso piccolo, l'angolo della bocca si era appena alzato, ma prima che potesse dire qualcosa, ancora sorpreso da quel gesto inusuale, lei aveva voltato l'angolo.
Sentì le ruote della sua strana tavola sfrecciare sul pavimento e farsi sempre più lontano, le doveva chiedere dove l'aveva presa e cos'era.

Sabato Sirius era davanti a Mielandia, dava un'occhiata alla vetrina alla ricerca di un regalo di natale per Jill, una serpeverde di due anni più piccola.
La regola che “vietava” i rapporti con le ragazze serpeverde non era mai esistita, si, lui cercava di evitarle per lo più perché erano oche e con stupidi preconcetti ma questo non voleva dire che ve ne era qualcuna con un corpo da favola.
Usciva ancora con Carol, in realtà aveva intenzione di lasciarla ma lei sapeva sempre come mettere fine all'inizio del suo discorso “Non voglio impegnarmi, lo sapevi.”
Decise finalmente di entrare nel negozio alla ricerca di qualcosa che lo facesse entrare nelle grazie del piccolo tornado verde/argento dal corpo a clessidra.
Più tardi si sarebbe trovato con Wolf davanti al negozio di Zonco, era rimasto davvero sorpreso quando lei le aveva chiesto quel passaggio ma non glielo avrebbe mai rifiutato.
Superò la soglia, la campanella suonò per la sua entrata ma come sempre il locale era gremito e soprattutto quelli del terzo anno facevano un gran chiasso, come se non fossero già stati in un negozio di dolciumi in vita loro.
Aggirò qualche scaffale, prese alcuni dolciumi, senza nemmeno pensare ,per se, poi si dedicò al piccolo sacchetto per Jill, glielo avrebbe dato come regalo di natale, riempiendolo di palline frizzanti di sorbetto lievitanti e supergommabolla, sicuramente si sarebbe ricordato di lui dato le bolle color veneziana che le avrebbero infestato la stanza, era il pensiero che contava, no?
Aveva appena pagato quando pensò al cioccolato alla menta, fu un fulmine a ciel sereno, non dimenticava mai di prenderne un po', non capiva come aveva potuto farlo, adesso che se lo poteva permettere, solo un mese prima i due sacchetti che aveva in tasca sarebbero stati un sogno lontano.
Si diresse verso l'uscita, dove solitamente si trovava il contenitore di quel dolciume dannatamente normale.
Il sacchetto di carta con le piccole decorazione in una mano, un sorriso al pensiero di godersi quei dolci, neanche fosse uno scolaretto del primo anno.
Prima ancora di arrivare al cioccolato tanto desiderato i suoi piedi si fermarono impedendogli di proseguire, come se vi fosse una barriera invisibile.
Lanciò uno sguardo al contenitore per poi tornare a puntarlo su suo fratello che guardava con sguardo atono proprio la cioccolata alla menta, si passò una mano sul volto e in mezzo ai capelli, dello stesso coloro di Sirius, per poi tornare a guardare inespressivo il dolciume.
Dalla sua posizione semi nascosta dietro uno scaffale, non perché si volesse nascondere ,Sirius potè vedere l'arrivo di Zabini che con poche parole sussurrate staccò Regalus dalla sua posizione statica e lo condusse più all'interno del locala alla ricerca di qualcosa di meno babbano.
Sirius cercò di non domandarsi che cosa potesse voler dire il comportamento del fratello minore, prese quello che voleva, pagò ed uscì dal locale quasi investendo un tredicenne nel tentativo di svoltare più velocemente possibile nel vicolo di fianco al negozio.
Si appoggiò con la schiena contro il legno ghiacciato della parete esterna di Mielandia e cercò di proteggersi dalle raffiche di vento alzando il colletto del cappotto nero, si maledì per non essersi portato una sciarpa.
Il fiato usciva dalla sua bocca in piccole nuvolette che si disperdevano effimere, le mani immerse nelle tasche nel tentativo di trattenere il calore che le stava lentamente abbandonando lasciandole congelate.
Cercò di non pensare a suo fratello, a quanto avrebbe voluto spaccargli la faccia, o cosa potesse significare ciò che aveva appena visto, ma più cercava di scacciarlo dai suoi pensieri più questi sembravano farsi prepotenti.
Avrebbe voluto una sigaretta, annebbiare la sua mente con una dose di nicotina in modo che non potesse elucubrare strane teorie, ma le sue dita incontravano solo la carta dei suoi acquisti.
Sentì dei passi arrancare nella neve, affondando di qualche centimetro proprio come lui aveva fatto poco prima, ed un respiro leggermente affannoso.
A Sirius non servì alzare lo sguardo per capire che quello che si era fermato improvvisamente come se vi fosse una barriera fosse Regalus, conosceva la camminata del fratello, era impressa nella sua mente e probabilmente lo avrebbe sempre riconosciuto, malgrado tutto, malgrado dove fosse e su cosa camminasse.
Si staccò dal muro chiedendosi perché suo fratello non se ne andava strisciando, infondo lui non aveva dato segno di averlo notato sebbene dentro le sue tasche aveva stretto i pugni per cercare di calmarsi e affievolire quell'istinto di prenderlo a calci.
-Siriu...- non lo lasciò nemmeno finire, cercò di colpirlo, la sua mano stretta, le nocche bianche quanto la neve da quanto stringeva, sfiorò l'orecchio del serpeverde che si era spostato appena in tempo, grazie al suo istinto, e sempre senza pensare aveva sferrato un pugno al fratello maggiore.
Felpato sentì il gusto metallico del sangue riempirgli la bocca, il labbro inferiore si era spaccato, già massacrato dal freddo.
Regalus sembrò sorpreso di ciò che aveva fatto, pochi secondi dopo si ritrovò steso a terra, un dolore lancinante al naso, probabilmente rotto dato la quantità di sangue che aveva sul viso e finiva sulla neve candida.
Cercò di alzarsi ma Sirius lo sbatté a terra, lo tenne fermo grazie una prese ferra sul suo collo e lo colpì nuovamente.
-Perchè?- chiese con astio, il pugno alzato pronto a colpirlo di nuovo.
Ragalus lo guardò sorpreso, evidentemente non capiva di cosa stesse parlando.
-Perchè!?- gridò più forte, lo prese per il collo del cappotto e lo sbatté contro la neve.
-Tu non eri il suo migliore amico?- chiese, il suo volto livido di rabbia. -Wolf era tua amica e tu la hai abbandonata!-
Sirius digrignò i denti ma Regalus rise,freddo e forte,troppo forte.
-Io non potrei mai essere amico di una sporco sangue.-sputò gelido e con tono sicuro, gli occhi, però, era lucidi e Sirius lo attribuì al colpo che gli aveva rifilato poco prima in pieno volto.
Felpato strabuzzò gli occhi incredulo, non riusciva a credere che alla fine suo fratello si era rivelato per quello che era, per quello che era sempre stato.
Se un bolide lo avesse preso in pieno non avrebbe sortito lo stesso effetto, per qualche secondo non disse niente, limitandosi a guardare suo fratello.
-Io...- riuscì finalmente ad articola mentre le sue mani era ancora arpionate al colletto del fratello.
-Tu mi disgusti,Reg.- disse abbandonando la prese ed alzandosi. -Non pensavo che saresti diventato come loro.- Disse voltando le spalle al fratello minore.
Malgrado fosse finito in serpeverde, malgrado in qualche modo avesse sempre sostenuto quegli ideali folli e senza fondamento aveva sempre sperato, creduto, che suo fratello, un giorno e forse con un po' di aiuto, capisse cosa era giusto e cosa sbagliato, che capisse in cosa era finito grazie alla loro famiglia.
Ma si era sbagliato, Regalus era come tutti gli altri, era un degno Black.
Suo fratello rise nuovamente, proprio come aveva fatto poco prima.
-Sei patetico, Sirius. Sembra che ti preoccupi per lei ma vuoi solo portartela a letto.- Disse.
-Chiudi la bocca!- Urlò Sirius incazzato.
-Ho forse sbagliato?- chiese lui, Sirius continuava a rimanere voltato ma era sicuro che sul suo volto vi fosse uno di quei sorrisini tipici della sua casata.
-Ti ho detto di chiudere la bocca!-
Regalus rise nuovamente, sarcastico, Sirius se ne andò, non sentì la risata lentamente rompersi, spezzarsi a causa di singhiozzi sempre più insistenti.
Non vide gli occhi del fratello lasciare andare quelle lacrime che aveva trattenuto in suo presenza.
Perchè, Regalus, aveva capito quale era la parte giusta, ma questo non voleva dire che lui potesse abbandonare quella sbagliata, Sirius non poteva capire in cose si era andato a cacciare, si era infilato in qualcosa da cui non poteva più uscire, da cui nessuno di loro poteva più scappare.
Il marchio era ormai impresso sui loro bracci come sul suo, lo sentiva pulsare sotto la manica della camicia, era come se LUI fosse sempre con loro ad osservarli, a controllare ogni loro minima mossa.
Se solo fosse servito si sarebbe scorticato il braccio pur di farlo sparire, avrebbe cercato di toglierlo con le unghie e con i denti ma sapeva bene che una volta marchiato non si poteva tornare indietro, il teschio ed il serpente sarebbero rimasti impressi per sempre sulla sua pelle a discapito di ogni cicatrice o taglio, aveva scelto la sua strada ma si era accorto troppo tardi che era senza uscita.

Wolf era intenta ad osservare la vetrina di Zonco con un certo interesse.
Sirius la osservò, leggermente china in avanti per poter ammirare meglio il contenuto oltre il vetro e con la curiosità di una scolaretta malgrado le sopracciglia corrugate in un aria interrogativa, mentre si avvicinava con le mani in tasca ancora sporche del sangue di Regalus.
-Tay-Tay!- la chiamò.
Lei si voltò, lo sguardo torvo -Non chiamarmi così.- protestò decisamente contrariata.
Sirius sorrise alla sua occhiataccia appuntandosi mentalmente di non chiamarla mai più così, ma rimase un po' incredulo quando la sua espressione cambiò leggermente.
Lei fece velocemente un passo avanti -Che hai fatto?- chiese appoggiando le dita fredde sul suo labbro inferiore e guardando attentamente il taglio corrugando leggermente le sopracciglia chiare.
Sirius trattenne il fiato a quel contatto così inusuale.
-Ti stai preoccupando per me?- chiese.
Per tutta risposta Wolf fece un passo indietro alzò le spalle -Ti piacerebbe.- ghignò.
A Sirius parve di vedere l'ombra di un sorriso ma probabilmente era solo immaginazione, aveva ormai imparato che un sorriso, o anche solo l'ombra, su quella labbra era un evento raro.


(Dean)
4. NON MI PIACE
Ho da poco compiuto sei anni, le suore, ovviamente, hanno preso come mia data di nascita il giorno in cui sono arrivato, senza tenere conto che avevo già qualche mese, il 6 Dicembre.
Già questa data la dice lunga sul coglione che mi ha lasciato qua.
Mike viene sempre a trovarci quando può, adesso che ha un lavoro passa sempre all'ora di pranzo e qualche pomeriggio, io e Xavier, dal canto nostro, lo aspettiamo sempre vicino alla recinzione, al nostro solito posto.
Sono diventato particolarmente bravo a rubare la chitarra e rimetterla al suo posto senza essere notato, Mike mi ha insegnato qualche accordo e le note sulla tastiera, so fare una o due canzoni e pian piano ho cominciato a capire come si costruivano gli accordi:nota dominante, terza/quarta, quinta/sesta/ottava, non ne capisco sempre bene il meccanismo ma già ora suonare è un desiderio forte, qualcosa a cui non posso rinunciare.
Oggi mi sono arrischiato a fare qualcosa di più, ho rubato la radio portatile di uno dei ragazzi più grandi, probabilmente dopo le prenderò e di brutto ma dopo mesi che l'ascolto appostandomi dietro i muretti e cespugli finalmente potrò farlo come si deve, forse riuscire a beccare quel gruppo che va tanto tra i grandi, si chiamano scarafaggi o qualcosa di simile, credo qualcosa di simile perché nessuno si chiamerebbe mai così.
Io e Xav stiamo girando le manopole in cerca del canale radio quando sentiamo la canzone, quella di Chuck Berry, e subito ci giriamo e vediamo avvicinarsi Mike che la sta fischiettando rumorosamente.
Ma non è solo, tiene per mano una bambina che sembra avere la nostra età, ha lunghi capelli biondi, la pelle chiara e dei grandi occhi grigi, luminosi.
Non ho mai visto niente di più lumino e felice e subito mi sta antipatica, come il padre sorride troppo, ha un sorriso troppo largo e non la smette.
-Ciao ragazzi.- ci saluta smettendo di fischiettare. -Lei è mia figlia, Taylor.- la bambina, che all'inizio si era leggermente nascosta dietro le gambe del padre fa un passo avanti, sorride e saluta con la manina, non gli assomiglia per niente.
-Taylor?- chiedo -Non è un nome da maschio?-
Lei si imbroncia un po', corruga le sopracciglia chiare risponde anche se io mi sono rivolto a Mike.
-Puoi farle a me le domande, e comunque anche il secondo nome della mamma e Taylor.-
Io faccio una piccola smorfia, non mi piace per niente, Mike, ovviamente,sta ridendo.
-Voi non vi presentate?- ci chiede.
-Dean.- sputo fuori contro voglia.
-E tu?- chiede Taylor con un largo sorriso, decisamente sorride troppo e troppo spesso.
Ma non caverà niente da lui, è migliorato, con me parla molto di più e a volte non si ferma più, ma con gli altri continua a rimanere presso che muto, tranne a lezione, lì risponde ad ogni domanda.
-Xavier.- risponde con un leggero sorriso.
Io rimango interdetto, che gli prende a quel ragazzo? è con me che parla, è con me che sorride non alla prima sconosciuta che passa.
C'è poco da dire, ci rimango davvero male, l'amicizia di Xavier mi ha sempre fatto sentire speciale, lui è il mio migliore amico.
Mike blatera qualcosa su un gelato e dice che ce lo va a prendere, aiuta sua figlia a scavalcare la ringhiera e noi l'aiutiamo a scendere dall'altra parte, nel mentre il suo vestito grigio, probabilmente di terza o quarta mano, si strappa -A mamma non piacerà.- è l'unica cosa che dice leggermente preoccupata, suo padre ride e le dice che va tutto bene.
Mentre aspettiamo Mike decidiamo di giocare a prendere e scappare, di solito siamo solo io Xavier ma devo ammettere che in tre è più divertente, con uno stratagemma ho fatto si che a lei toccasse prendere, e anche se sembra averlo capito sorride.
Corriamo, tra la siepe, i rami ci sferzano contro, giriamo intorno all'albero, duelliamo in quel quadrato d'erba 2mx2m, è decisamente più divertente in tre e lei è davvero veloce, malgrado non mi piaccia per niente, lei.
Quando torna Mike ci mangiamo il gelato e poi lui torna in gelateria per prendere quello di sua moglie, dice che non può fermarsi molto, lei aspetta un bambino e deve soddisfare queste voglie o salta tutto per aria,non ho ben capito cosa siano queste voglie.
Giochiamo ancora, poi l'aiutiamo a superare la ringhiera in ferro battuto, questa volta non c'è nessuno intoppo, il vestito intatto.
Ci sorride e saluta, continua a salutarci finché non gira l'angolo.
Non mi piace, mi sono divertito ma sorride troppo. Come potrebbe mai piacermi una che sorride così tanto? Mike sorride tanto ma non è la stessa cosa. E poi è una femmina, non mi piace...lo giuro...non la sopporto, non so come faccia Xavier...non mi PIACE!
Non lo ammetterò mai!
 

Non pensavo di metterci così tanto, lo avevo quasi finito due giorni fa ma poi ho chiuso il file e ho fatto chiudi senza salvare!
Si può essere più stupidi? Io non credo.
Recensite e ditemi che ne pensate
^-^

 

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Capitolo 23
*** Animale ferito ***



Piccolo schizzo di Wolf

ANIMALE FERITO
 
Wolf aprì gli occhi ancora assonata, le lenzuola scivolarono via mentre si rigirava nel tentativo di trovare una posizione comoda.
Un brivido di freddo le percorse la schiena nuda, la finestra era aperta ed il vento gelido di Dicembre si era insinuato nella stanza.
Cercò il lenzuolo che poco prima le aveva tenuto caldo malgrado indossasse solo l'intimo ma non lo trovò.
Cercò di ignorare il vento gelido ma quello insisteva e sebbene si stringesse per riuscire ad aumentare un po' il suo calore corporeo stava lentamente congelando.
Si sedette sul materasso, appoggiò i piedi a terra, vi era qualcosa di freddo che si sciolse sotto le sue piante.
Abbassò lo sguardo, il pavimento era ricoperto da spruzzi di neve fresca che continuavano ad entrare turbinando dalla finestra.
Si alzò, fece qualche passo guardando il paesaggio esterno, il castello sembrava ricoperto interamente dalla neve, si avvicinò al davanzale mentre la l'aria continuava a soffiare sempre più forte facendo ricoprire la sua candida pelle di brividi.
I capelli volavano mentre si stringeva nelle spalle, i fiocchi continuavano ad entrare.
Agguantò le ante della finestra, le spinse e le chiuse.
Si voltò per tornare al suo letto dietro di lei la colpì di nuovo il vento facendole inarcare la schiena.
Tornò a girarsi verso la finestra nuovamente spalancata, il vento doveva essere terribilmente forte.
La chiuse nuovamente, questa volta controllò che lo fosse davvero, le aveva dato le spalle quando si bloccò tremante.
Da quando aveva una finestra nella suo camera?
Il vento la colpì di nuovo la schiena ma questa volta rabbrividì per la paura.
Si girò di scatto, la bufera cominciò ad imperversare spingendola indietro.
Sentiva il calore abbandonare il suo corpo, le dita congelate avevano iniziato a perdere sensibilità, tra i suoi capelli si stavano formando cristalli di ghiaccio.
Lottò per restare in piedi mentre disperatamente cercava di chiuderla, fece forza sulla braccia.
La neve continuava a finirle addosso, infilandosi ovunque, provocandole brividi, sciogliendosi a contatto con la pelle.
Batteva i denti per il freddo mentre la paura aumentava, cosa sarebbe successo se non avesse potuto più chiudere la finestra? Sarebbe entrato qualcosa.
Spinse,spinse con tutta la forza che possedeva,non sembrava abbastanza, ma niente doveva poter entrare, doveva cercare in tutti i modi di tenerlo fuori.
Se fosse entrato l'avrebbe uccisa, se qualcosa fosse entrato tutto sarebbe diventato buio, l'avrebbe presa, lei non voleva essere presa.
Poi, con un ultimo sforzo, le ante si chiusero, il vento non le fischiò più nelle orecchie, il suo rumore ovattato dai vetri.
Gocciolava mentre continuava a tenere chiusa la finestra, una piccola pozza d'acqua si era formata ai suoi piedi mentre tremava ed ansimava.
Le mani premute contro il legno e la maniglia, i suoi occhi scrutavano le gocce cadere irregolari nella pozza, l'acqua fredda correva lungo il suo corpo in piccoli rivoli, e più continuava a scorrere più faceva male, come se scavasse dei solchi sulla sua pelle.
C'erano dei punti in cui provava più dolore, percorse il suo corpo con lo sguardo e con orrore vide i lividi sempre più evidenti,sempre più grandi, prendere forma.
All'inizio rossi, poi più gialli ed infine viola e l'acqua scavava sempre più fonda, sempre più veloce.
Chiuse gli occhi e scosse la testa, tutto quello non poteva essere vero.
Li riaprì, gli ematomi scomparsi, niente scavava più la sua carne., era nuovamente asciutta.
Sospirò sollevata, le mani ancora premute contro le ante...la finestra non era svanita.
Alzò la testa lentamente, il cuore martellava, sembrava voler uscire dal suo petto.
I vetri erano completamente bui come se si affacciassero sul nulla, vide riflesso il suo volto pallido, le occhiaia, gli occhi spalancati, il sudore che colava e poi, dal buio, una figura si fece avanti.
Qualcosa era riuscito ad entrare malgrado i suo sforzi.
Era incappucciata come quella notte, non vedeva il suo volto.
Wolf si voltò, continuando a tenere la mani premute contro il vetro non riuscendo a smettere di tremare, a tenere a bada quel terrore che partiva dalla sue viscere.
Cercò la sua bacchetta ma come quella volta non l'aveva.
L'incappucciato fece un passo avanti, dal suo mantello estrasse un bastoncino contorto e scuro e lo puntò contro di lei.
La risata fredda, crudele che aveva già sentito,lei urlò ancora prima di sentire il dolore.
Prima che pronunciasse l'incantesimo, urlò di paura perché non voleva provarlo di nuovo, urlò così forte che i vetri dietro la sua schiena si frantumarono mentre lei cadeva a terra e gridava.
Era l'unica cosa che poteva fare, gridare ed avere paura.

Per le vacanze di natale Hogwards si era svuotata, succedeva ogni anno ma erano rimasti davvero in pochi.
I più numerosi erano i tassorosso, in cinque studenti tra il quinto ed il settimo anno.
I corvi erano solo tre ragazze dello stesso anno.
Remus, Lily e Sirius erano gli unici rimasti della loro casata e questo portò la ragazza a passare molto tempo con loro, a godersi la compagnia di Lunastorta e a sopportare, suo malgrado, la presenza di Felpato.
-Va bene!- sbottò la vigilia di natale Sirius. -Non venite se non volete.- disse spazientito guardando fuori dalla finestra il cielo plumbeo.
-Questo non vuol dire che non la organizzerò.- Si alzò dalla poltrona.
-Davvero?- chiese la ragazza alzando un sopracciglio accigliata. -Perchè vuoi fare una cosa del genere?-
-Perchè sarà divertente, alcool e segreti!- Rispose il ragazzo con l'atteggiamento simile ad un bambino di 5 anni che fa i capricci.
-Miss santerellinaEvans non può capire una serata obbligo o verità! Devo solo organizzarla! Nessuno dirà di no.
-
Remus scosse la testa sconsolate ma Sirius continuò imperterrito.
-La sera prima che tornino tutti! James e Amy saranno già qui, e poi quelli con cui passeremo il natale! Dal sesto anno in su Evans, sesto in su. Che c'è di male?-
Alla fine il ragazzo scosse la testa spazientito -Voi verrete e basta a costo di lanciarvi un Imperius!-
Si voltò, agguantò il suo cappotto e si diresse verso il quadro.
-Dove vai?- chiese lei.
Sirius la guardò -Ho un impegno.- rispose come se fosse ovvio.
Lei aggrottò la fronte sospettosa.
-Non pretenderai che passi la giornata con due secchioni come voi! Ho una reputazione da difendere!- sbuffò lui prima di uscire dal dormitorio.
Sirius percorse i corridoi con tutta la calma possibile, le mani in tasca perché, a quanto pareva, aveva perso i suoi guanti ma almeno si era ricordato della sciarpa.
Malgrado la temperature bassa ed cielo plumbeo sembrava una bella giornata, per essere Dicembre, il vento non era tanto forte e la neve non particolarmente alta.
Si fece largo attraverso la coltre, cercando di non ruzzolare giù per la collina, fino al lago che era completamente ghiacciato.
Si immerse nella foresta dove era decisamente più semplice camminare, i grandi rami di quegli alberi secolari aveva protetto il terreno dalle intemperie ed non si doveva arrancare perché il freddo aveva congelato la terra.
Arrivò fino a quello piccolo spiazzo sul lago Nero che la prima volta aveva incontrato per pura coincidenza mentre cacciava un coniglio nella sua forma di animagus.
Wolf lo stava già aspettando, lei era l'unica serpeverde rimasta al castello e questo non le dispiaceva affatto, ora non doveva più preoccuparsi di incorrere in qualche fattura ad ogni angolo e non doveva più evitare il suo dormitorio.
Indossava una giacca in pelle decisamente leggera per la stagione, continuava a stringersi nelle spalle e a strofinare le mani guantate lungo le braccia per riuscire a riscaldarsi un po'.
Indossava delle spesse calze di lana nere e una minigonna del medesimo coloro, assomigliava a quella della divisa scolastica, non potevano mancarle i suoi caratteristici anfibi logori.
-E' davvero stupida questa cosa.- sbuffò a denti stretti a se stessa mentre continuava a guardare il lago.
La bassa temperature invernale aveva portato a farlo ghiacciare, ora vi era una spessa lastra sopra la quale la neve si era depositata senza fare complimenti.
Mentre aspettava il ragazzo, irrimediabilmente in ritardo nel suo essere insopportabilmente un grifone, si chiedeva perché continuasse a tormentarla, non vi aveva scambiato più di qualche parola e la maggior parte erano state frettolose e fredde, inoltre non riusciva a sopportare il suo atteggiamento da sbruffone ed il fatto che sorridesse spesso, decisamente troppo spesso.
Tutto quel pomeriggio che avrebbe passato insieme a lui sarebbe stata una gran perdita di tempo, ma le costava comunque meno che pagare con il 25% dei suoi guadagni Jonson, quel corvo non aveva capito niente di come funzionava fare affari con lei, avrebbe potuto chiederle un aumento del 2-3% non di certo del 15%.
Eppure non le sembrava una buona idea quella di concedere il suo tempo a Sirius, lui avrebbe frainteso quello che per lei erano solo affari.
-Tay!- la chiamò e lei si voltò lanciandogli uno sguardo di fuoco, altra cosa che odiava di lui era come cercasse di usare il suo nome, le ci voleva tutto il suo auto controllo per non prenderlo a pugni.
-Smettila.- sbuffò.
-Non capisco.- rispose lui -Il tuo nome non è poi così male, credo sia bisex!- disse con entusiasmo.
Wolf scosse la testa spazientita -Non ti dirò perché,tu smettila e basta.-
-Ok, ok.- rispose lui alzando le mani in segno di resa e notando che la ragazza aveva le guance ed il naso leggermente rossi a causa del freddo e piccole nuvolette si propagavano dalla sua bocca ad intervalli regolare.
Lei si voltò spazientita verso il lago, si chiese dove fosse finita la sua sciarpa, erano successe così tante cose che era passata in secondo piano ma era quasi sicura che era rimasta nel suo appartamento o forse l'aveva presa lui, quella sera che sua zia aveva sofferto per l'astinenza.
Il silenzio continuava a propagarsi tanto che pensò che Black se ne fosse andato, forse aveva capito la totale perdita di tempo della sua idea.
Sentì i passi di lui avvicinarsi, un piccolo moto di delusione le si propagò sul viso mentre continuava a strofinarsi le braccia.
Lo sentì fermarsi dietro di se ma lei stava ripensando al sogno di quella notte, ancora la inquietava.
Le mani calde di lui si posarono sulle sue braccia nel tentativo di scaldarla, lei si spostò come scottata all'improvviso e fece qualche passo per allontanarsi.
-Che fai!?- il rosso che le infervorava le guance era di pura rabbia come la tempesta nei suoi occhi, non riusciva a sopportare che nessuno la toccasse, le era sembrato che la maledizione la colpisse di nuovo.
Si chiese nuovamente cosa non andasse in lei, cosa le avevano fatto.
-Mi sembrava solo che avessi freddo.- rispose il ragazzo turbato dal comportamento di lei.
-Sto bene.- rispose anche se in realtà stava congelando.
-Sai pattinare?- chiese allora lui volgendo lo sguardo verso il lago ghiacciato.
-Come scusa?- chiese lei, alla mente le tornarono i ricordi di un natale, lei aveva dieci anni, suo fratello appena quattro, ricordava il Tamigi ghiacciato ma non potevano permettersi pattini, aveva fatto una lunga camminata sopra la lastra scivolando e finendo per terra spesso, lei, suo padre,Jack,Dean e Xav.
-Pattinare.- ripeté lui estraendo la bacchetta e distogliendola dal ricordo.
-Io...no.- rispose mentre guardava il ragazzo far apparire delle lame di ghiaccio attaccate alla suola delle sua scarpe, a volte la magia la meravigliava ancora, altre volte la trovava una volgare scorciatoia.
-Non credo che sia più difficile che andare su quella tua tavola a rotelle.-
-Skateboard, si chiama skateboard.-
-Quello che è.- rispose lui agitando la bacchetta e facendo apparire le lame anche sotto i suoi anfibi, l'improvviso rialzo le fece perdere l'equilibrio e si ritrovò a terra sbattendo il sedere contro i ciottoli coperti di neve.
Lui rise mentre lei si rialzava massaggiandosi il sedere.
Le porse la mano ma lei rifiutò categoricamente guardando i suoi anfibi preoccupata.
Appena mise piede sul ghiaccio si sentì un'enorme idiota, per non cadere in avanti aveva spinto il culo indietro ed ora non riusciva più a rimettersi dritta, Sirius continuava a ridere mentre lei annaspava muovendo le braccia come se stesse affogando.
Il ragazzo gli si fece vicino dandole dell'imbranata, le toccò un braccio ed le cinse la vita per aiutarla a rimettersi in equilibrio ma lei annaspò ancora di più cercando di fuggire da quel contatto così doloroso.
Caddero entrambi, lui rise, Wolf non si stava divertendo affatto.
Lo vide cercare di rialzarsi ma per due volte finì faccia a terra, lei non poté trattenersi, quando però lui le offrì la mano per rialzarsi ammutolì.
-Non ti farò cadere, hai la mia parola.- disse lui cercando di essere serio.
-Non è quello.- rispose lei distogliendo lo sguardo dalla mano tesa ma la afferrò.
-Solo la mano.- disse poi. -Fino a che non riesco da sola.-
Cadde diverse volte portando giù anche lui, doveva ammettere che in qualche modo era divertente, le piaceva la velocità ma faceva fatica a girare e finiva sempre con il sedere per terra trascinando anche lui.
-Credo che tu ce la possa fare.- disse dopo un po' di tempo, era davanti a lei che pattinava con disinvoltura all'indietro tenendole entrambe le mani.
-Lo hai detto anche due volte fa e mi pare che il mio sedere si fradicio.- rispose stringendo maggiormente la mani del ragazzo.
-Ti fidi di me?- chiese lui.
-No.- fu la sospirata risposta della ragazza.
Lasciò le mani del ragazzo, continuò dritta per un paio di metri, le gambe tremanti che tendevano ad allargarsi, curvò rischiando di cadere faccia a terra e finalmente si fermò non lontano dalla sponda.
-Visto!- esclamò lui allontanandosi velocemente, piroettando su se stesso un paio di volte, descrivendo grandi cerchi poi sempre più stretti sul ghiaccio non staccandole mai gli occhi di dosso.
“Sbruffone.” pensò mentre lo guardava prodigarsi in quei giri assurdi interrotti da alcuni salti, chissà quante ragazze aveva ammaliato con quella tecnica.
Sentì un fruscio alle sua spalle, si voltò solo per controllare che fosse stato il vento ma quello che vide la costrinse ad aprire la bocca stupita e terrorizzata al tempo stesso.
Con l'equilibrio precario raggiunse la sponda e guardò tra le fronde degli alberi alla ricerca di ciò che aveva visto.
-Che c'è?- Sirius l'aveva raggiunta.
-Niente.- disse voltandosi verso di lui. -Sono solo stanca, puoi togliermi questi cosi?- chiese.
Felpato fece un veloce movimento con la bacchetta ed il ghiaccio delle lame si sciolse sotto i suoi piedi.
Un'altro fruscio tra gli alberi la fece girare mentre il ragazzo stavo raggiungendo la riva.
Senza preavviso corse nella foresta proibita, le aveva sorriso e le aveva fatto segno di seguirla e lei lo aveva fatto pur sapendo che non era vero.
Sirius vide la ragazza sfrecciare, per qualche secondo ne rimase sconcertato, pensò che fosse scappata da lui ma si stava divertendo fino a pochi secondi prima, le corse dietro ma la perse quasi subito.
I richiami del ragazzo le suonavano ovattati alle orecchie, troppo lontani per essere presi in considerazione ma non gli avrebbe risposto comunque, tutte le sue attenzioni erano sul bambino di dieci anni che correva davanti a lei.
Disperatamente cercava di starli dietro ed ogni volta che lo perdeva di vista il volto che si voltava verso di lei rivolgendole un sorriso era più grande, il bambino si trasformò ben presto in un adolescente dagli occhi stanchi ma per lei si animavano di luce.
-Dean!- gridò nel tentativo di fermarlo non riuscendo a raggiungerlo.
Lo perse di vista di nuovo -Dean!- chiamò disperatamente continuando a girarsi verso il fruscio delle foglie.
-You gotta move.- intonò la sua voce e lei si voltò, il ragazzo le sorrideva, quel sorriso che riservava solo a lei che conteneva tutti i loro segreti, le loro paure e speranze ma c'era qualcosa di rotto nell'immagine del ragazzo, qualcosa fuori posto eppure era proprio come l'ultima volta che lo aveva visto.
Cercò di avvicinarsi, tremava nel desiderio di poterlo toccare, di poter tornare tra le sue braccia e di potergli parlare, ma la distanza non si accorciava.
Cominciò a correre ma questo non bastò, allungò le braccia nella sua direzione -Dean!- finalmente lo raggiunse e capì.
Capì cosa c'era che non andava , appena posò le mani sul so petto lo capì, era il sangue, quel sangue che le stava ricoprendo le mai, che era colato sulla giacca.
Cadde in ginocchio, gli occhi sbarrati, si tolse la giacca per riuscire a liberarsi di quell'orribile sostanza e la lanciò lontano, lui si accovacciò di fianco a lei ed il sangue formò una pozza ai suoi piedi.
Wolf alzò lo sguardo, le lacrime scorrevano senza ritegno mentre mormorava il suo nome, persa.
Le sorrise, un sorriso gentile che si rivolge ai bambini quando non capisco le cose.
-When the Lord gets ready,you gotta move.- cantò semplicemente lui come se volesse consolarla.
Poi si alzò e si allontano, lei cercò di trattenerlo ma sembrava fatto della sostanza dei fantasmi e riuscì solo a gridare il suo nome, ad alzarsi e rincorrerlo di nuovo, qualcosa le stava dietro ma lei aveva occhi solo per il ragazzo che sorrideva.
Il sangue continuava a gocciolare dal corpo, pian piano si sciupò, divenne magro, cadaverico, il sorriso un'orribile smorfia sotto occhi spenti, non più dell'azzurro del cielo in estate ma bianchi come la neve che si stava colorando di vermiglio.
Sentì qualcosa trattenerla, qualcosa le aveva preso il bracciò, lottò per liberarsi, doveva raggiungerlo ma non vi riuscì.
Si calmò, una nuova paura era nata in lei, si voltò pallida in viso, gli occhi colmi di paura.
La figura incappucciata la sovrastava e allora urlò, urlò con tutto il fiato che aveva in gola alla ricerca della bacchetta ma faceva già troppo male, solo il contato con quella creatura faceva risvegliare nei suoi ricordi la maledizione.
Le braccia la strinsero mentre lei scalciava disperatamente, qualcuno le sussurrava all'orecchio il suo nome.
Conosceva quella voce, tutte le volte che l'aveva sentita ne era stata irritata ma ora aveva paura, non voleva che lui finisse in mezzo a tutto quello di nuovo ma faceva male.
Lottò più forte, gridò più forte, ed i sussurri divennero più forti fino a sovrastare ogni cosa, qualcuno stava gridando il suo nome.
-Wolf!- ripeteva.
Pian piano tornò alla realtà, la neve tornò nuovamente al suo candido manto, la figura incappucciata si trasformò pian piano in Sirius Balck.
-Wolf?- chiese lui vedendo il suo sguardo perso.
Lei si allontanò, sembrava un animale ferito, pieno di paura.
-Stai bene?- chiese ma la ragazza continuò a fissarlo mentre si chiedeva quanto avesse visto, quanto avesse capito le sue debolezze.
Lui si tolse la sciarpa e si accovacciò vicino a lei che stava tremando, sia per il freddo si per ciò che era appena successo.
La lana calda le avvolse il viso riscaldandola leggermente, lei vi immerse il volto non sapendo se piangere o mentire spudoratamente e scappare.
-Ti accompagno in infermeria.- disse lui prendendola per mano e aiutandola ad alzarsi prima che potesse decidere qualcosa.
Madama Chips aveva detto che era del tutto normale dopo quello che aveva passato, Wolf si appoggiò alla finestra, indossava ancora la sciarpa del grifone, a lei non sembrava normale soffrire di allucinazioni.
-Sembri molto stanca, cara. - disse la dottoressa apprensiva
-Faccio fatica a dormire.- rispose lei con noncuranza.
-Come mai?- chiese di nuovo.
Wolf lanciò uno sguardo a Sirius, era tutta colpa sua se adesso le facevano domande a cui non aveva voglia di rispondere.
-Incubi.- disse tranquillamente agitando la mano per sottolineare la poca importanza di tutto ciò.
-Da quando?-insistette la donna.
-Da quando sono uscita dall'infermeria.- mentì per non preoccupare troppo la sua guaritrice, sicuramente se ne sarebbe fatta una colpa per non essersi accorta che la sua paziente si svegliava nel bel mezzo della notte madida.
La donna la guardò critica. -E' ricorrente?-
-No. Il mio subconscio ha una discreta fantasia.- rispose non volendo scendere nei dettagli.
-Oltre a tonico ti lascio delle gocce per dormire, sembra davvero che tu ne abbia bisogno.-
Madama Chips sparì nel suo ufficio per tornare con due differenti boccette e le spiegò come doveva usare il suo contenuto.
-Accompagnala fino al suo dormitorio, non guardarmi così, cara. Hai subito un violento shock e ti devi riposare,è solo per precauzione. Non credo che succederà nuovamente ma la compagnia di un baldo giovane- Wolf cercò di non ridere al vocabolo usato dalla donna -non può che farti bene. Tieniti stretti gli amici.-
-E più stretti i nemici.- sussurrò lei ma la donna, per fortuna, non la sentì.
Lasciata l'infermeria Wolf sospirò, ricordava quella notte all'ospedale quando aveva chiesto ad un Xavier addormentato se la sua mente aveva già iniziato a giocarli brutti scherzi, ora sperava che lui non fosse nella sua stessa situazione.
Le mancava terribilmente, non poter parlare con lui e nemmeno scrivergli, Silente era stato categorico, l'intera famiglia Parker e suo fratello erano stati portati in una casa protetta e lei non poteva avere contatti con loro fino a nuovo avviso.
Jack era stato adottato dai possessori del rifugio che avrebbero provveduto alla sua futura istruzione magica, ma lei non riusciva a stare tranquilla e si consolava con il pensiero che almeno il suo migliore amico avrebbe vegliato su quello che rimaneva della famiglia Wolf.
Si sedette sulle scale in pietra, poggiò una spalla contro il possente corrimano e affondò il volto nella sciarpa che si vergognava di indossare perché, malgrado tutto, lei era una serpe e nell'indossare quell'indumento si sentiva un po' una traditrice.
Aveva voglia di piangere, quell'allucinazione era stata così vivida, era come uno dei suoi sogni, ed aveva paura di non distinguere più la realtà dagli incubi.
Come avrebbe capito se stava dormendo o se era sveglia? Non lo sapeva e l'unica cosa che avrebbe voluto fare era piangere o fare colazione nella taverna vicino al suo appartamento, come faceva con suo padre prima di affrontare un problema, come aveva fatto per l'ultima volta con Dean.
Si strinse nelle spalle mentre sentiva le lacrime pungerle gli occhi ma si diede un contegno, non voleva mostrarsi debole e non poteva permetterselo.
Sirius era seduto di fianco a lei, in imbarazzo continuava a guardarsi le mani, si sentiva stupido.
Sapeva di essere stato una presenza ingombrante per la ragazza, non la conosceva eppure si era ritrovato a condividere momenti che appartenevano solo a lei di cui sapeva di non fare parte.
Anche quel giorno sapeva di aver assistito a qualcosa a cui non doveva esserci, ancora ricordava come lei aveva lottato nel tentativo di liberarsi da lui come se fosse un mostro ed il suo tocco scottasse e si chiedeva cosa potesse mai aver visto da farla gridare in quella maniera.
Improvvisamente lei si alzò e cominciò a scendere le scale.
-Non serve che mi accompagni.- disse quando lo sentì seguirla.
-Hai sentito gli ordini del medico.- rispose lui portandosi al suo fianco.
Lei scosse la testa -Vedi? Ti intrometti, sempre.- sospirò e lui non seppe che dire.
-Come quando ho colpito quei coglioni della mia casata e tu mi hai difeso con la McGranitt, tutti voi l'avete fatto e non eravate tenuti.-
-Non avevi nessuna colpa, insomma ti hanno chiamata...- lasciò cadere la frase.
-Sporcosangue.- concluse lei tranquillamente. -E' quello che sono, una sporcosangue e non mi da fastidio essere chiamata così. Questo non cambia che siete intervenuti e non dovevate.- lei aveva incoscientemente velocizzato il passo e quasi inciampò in un falso gradino che si era dimentica vi fosse sulla scalinata.
Lui le afferrò il polso per impedirle di cadere.
-Lasciami!- si sottrasse alla sua stretta. -Vedi! Ti intrometti!-
-Stavi per cade...-

-Non è questo il punto, cazzo! Io non voglio dovervi niente ma voi, ma tu continui ad intrometterti! Perchè cazzo lo fai!?-

 
Vi auguro la buona notte con questo capitolo ^-^
Recensiteeeee!
Ho sonno.
ZOMBIE MODE ONE
 

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Capitolo 24
*** Come un completo sconosciuto ***



Non so, è strana ed è il secondo tentativo...c'è qualcosa che non va quando disegno in questo periodo.Spiace.

COME UN COMPLETO SCONOSCIUTO


-Perchè cazzo lo fai?-
Sirius, per un attimo, si sentì messo all'angolo da quegli occhi accusatori ed annaspò alla ricerca della risposta.
Dopo un tempo che gli sembrò interminabile sulle sue labbra affiorarono solo poche parole -Lo vuoi davvero sapere?- ed insieme ad esse un piccolo ghigno che fece roteare gli occhi alla ragazza spazientita.
-Non mi sembra che la domanda sia difficile da capire.- rispose incrociando le labbra sotto il seno e preparandosi ad ascoltare la fatidica risposta.
-Sei vuoi saperlo ci sarà una festa obbligo o verità e mi potrei chiedere quello che vuoi.- aggiunse lui.
-Obbligo o verità?- chiese lei trattenendo a stento una risata di scherno.
-Esatto.- rispose ignorando la reazione di lei. -Il giorno prima dell'inizio delle lezioni.-
-obbligo o verità è un gioco che si finisce a fare quando si è in pochi e la festa è noiosa.-
-Amelia era decisamente più entusiasta di te quando glielo ho proposto.- bofonchiò lui irritato.
-Amelia?- chiese lei, ma non sembrava realmente sorpresa.
Lui annuì ed alcune ciocche di capelli gli finirono tra gli occhi grigio-azzurri, lui vi passò velocemente una mano in mezzo per risistemarli.
-Quando vi stancherete di lei?- chiese fredda.
-Perchè dovremmo?- rispose lui.
-Non fate sempre così? Usate la gente finché non vi stancate.- rispose secca ma non lo lasciò ribattere -Amelia è una brava ragazza e la mia migliore amica, voi siete dannatamente importanti per lei.-
-Noi non usiamo la gente.- disse Sirius seccato.- E non ci stancheremo mai di Amy. Chi può stufarsi di lei?-
Wolf lo squadrò per qualche secondo, il ragazzo si chiese se sapesse leggere la mente perché dal suo sguardo sembrava volerlo davvero fare, ma anche se avesse visto i suoi pensieri tanto meglio, avrebbe capito che Amy era in buone mani e nessuno di loro le avrebbe mai fatto del male.
-Lo sai che si sta prendendo una cotta enorme per Lupin?-
-Lo sospettavo.- rispose lui leggermente dispiaciuto per Peter, al quale, evidentemente, piaceva molto la piccola tassorosso.
-E se a lui le piacesse? Quella ragazza piace a tutti!-
-Meglio, no?- Sirius non riusciva a vedere quale era il problema, Remus era quello più responsabile e gentiluomo tra i quattro.
-Meglio?- chiese lei, se avesse avuto qualcosa in mano glielo avrebbe tirato contro.
-E sentiamo, come pensa di dirgli cos'è in realtà? Quando pensa di farlo, quando le cose saranno così serie che lei non potrà tirarsi indietro?-
-Cos'è in realtà?- chiese non nascondendo la sua confusione.
-Si! Lei non sa niente, non lo sospetta neanche!- poi abbassò la voce e sussurrò qualcosa che fece accapponare la pelle al ragazzo -Non ha idea che lui sia un lupo mannaro.-
Sirius si sentì mancare, un brivido gli percorse la schiena e divenne talmente pallido che avrebbe potuto essere scambiato per uno dei fantasmi del castello.
-Non...- ma prima che potesse negare qualcosa lei gli rifilò un occhiata che lo convinse che non sarebbe servito a niente.
-C-come lo sai?- chiese con la gola secca ed allentandosi la cravatta.
-Un giorno ero in infermeria e ho visto le sue cicatrici, ed una sera di luna piena, mentre tornavo, lo ho visto vicino alla stamberga strillante e l'ho sentito ululare. Ho fatto le mie ricerche e lui finiva spesso in infermeria una volta al mese. Non è così difficile capirlo.- rispose lei sempre a bassa voce.
-Da quanto lo sai?-
-Due anni.- rispose seccamente lei poi, vedendo che il colorito del ragazzo non migliorava aggiunse -Nessuno lo ha mai visto o sentito, chi oltre a me gira per Hogsmeade alle 2 di notte?-
Sirius deglutì, forse aveva ragione ma la verità era che nessuno di loro aveva mai fatto troppa attenzione in quelle notti, nessuno era stato prudente, per il semplice fatto di trovarsi all'infuori dei confini del castello li aveva portati a pensare che il segreto dell'amico sarebbe stato perfettamente al sicuro.
-Io non voglio che Pako si faccia male.- disse Wolf riportando la conversazione su ciò che le interessava realmente.
-Pensi che lui le possa fare del male.-
-Penso che lei ci si butterebbe in mezzo come un idiota. Deve saperlo prima che sia troppo coinvolta. Se a lui piacesse? Se diventasse qualcosa d'importante...credo che debba avere una possibilità di scelta prima, no quando non saprà più dire di no.-
-Pensi che non accetterebbe quello che è in realtà Lunastorta?-
-Certo che no! Parliamo di Amy, lei vorrebbe un cane a tre teste come cucciole e se vedesse un Ungaro Spinato adulto andrebbe ad accarezzarlo come se fosse un gattino! Ma c'è una bella differenza nell'affrontare tutto come amici o affrontarlo come qualcosa di più. Lo so bene. Potrebbe mettersi insieme a lui lo stesso, non ci sarebbe nessuno problema ma saperlo pri...-
Wolf venne interrotta dalla risata di Sirius, per qualche secondo lo fissò senza capire.
-Non ha preso in considerazione una cosa.- disse Felpato. -Lunastorta non è tipo da avere una ragazza, per nessuno motivo al mondo metterebbe a rischio la vita di qualcuno confidandogli il suo segreto, soprattutto ad Amy. E' da parecchio che una ragazza non riusciva ad avvicinarsi così tanto a lui e trascorrervi tanto tempo insieme e avrà troppa paura di rovinare tutto. Inoltre, e questo mi fa pensare che lui sia davvero un coglione, quando lei si avvicinerà troppo la allontanerà. Sembra convinto che non meriti nessuna ragazza a causa del suo piccolo problema peloso. Non trascinerebbe mai Amy in una storia senza dirle la verità, e non le dirà mai la verità.-
Wolf sospirò. -E' davvero uno stupido, Amy sarebbe perfetta.-
Sirius strabuzzò gli occhi incapace di capire la ragazza che ora si era voltata ed aveva ripreso a scendere le scale.
Lui la seguì.
-Che vuoi ancora? Mi sembrava di essere stata chiara, devi smetterla di intrometterti.-
-Verrai alla festa e non ti seguo fino ai dormitori. -Rispose lui.
-Non verrò e convincerò Pako a non farlo.- fece una piccola pausa. -Sarebbe meglio che non venisse a sapere quello che è successo oggi, si preoccuperebbe.-
-Che è successo oggi?- Chiese lui. -Mmm...mi ricordo vagamente che abbiamo pattinato sul ghiaccio, o meglio io ho pattinato e tu cadevi, piccoli dettagli.-
Wolf nascose un mezzo sorriso nella sciarpa e accelerò il passo nel tentativo di rendere più corto il tragitto.

Amy trascinava una Wolf del tutto contraria attraverso i corridoi.
-Ti divertirai!- esclamò la ragazza ma lei si limitò a seguirla ponendo un po' meno resistenza, più che altro per farle mollare il suo braccio prima che iniziasse ad urlare per il dolore.
Pako era tornata quella mattina stessa e d'allora aveva cercato di convincerla a desistere, ma era irremovibile e non c'era stato verso, doveva andare a quella maledetta festa organizzata dal grifone.
-No, che non mi divertirò.- rispose Wolf a denti stretti.
Ma Amy non la ascoltò nemmeno, appena aveva saputo che Sirius aveva cercato di invitarla aveva deciso che la ragazza non poteva mancare e aveva insistito per preparala lei stessa -Non sarai ancora nel team Reg!?- aveva chiesto.
Wolf non aveva risposto ma lei non sarebbe mai uscita dal team Reg, era il suo migliore amico, e non sarebbe mai entrata nel team Sirius.
Si erano cambiate in un aula vuota, la tassorosso, non volendo costringere l'amica ad affrontare il proprio dormitorio pieno di serpi pronte a mordere, aveva preso in prestito la borsa di lei, vi aveva messo dentro, praticamente, l'intero guardaroba e poi si era adopera per trovare qualcosa che le andasse bene.
Se solo Pako non fosse l'unica persona con cui parlasse in tutto il castello avrebbe sicuramente troncato i rapporti con lei per quello che le aveva fatto passare, e se non avesse avuto una sorta di istinto protettivo per quella ragazza di certo l'avrebbe lasciata in mezzo a quei viscidi allunga mani che ci sarebbero stati alla festa.
Ma, evidentemente, Wolf, aveva bisogno di un minimo di contatto umano per non impazzire.
Si fermarono davanti ad una porta, qualche corridoio più in là rispetto all'aula di pozioni, non proveniva nessun rumore ma entrambe sapevano che tutto quello era dovuto ad un incantesimo di insonorizzazione.
-Sei qui!- esclamò Nox che con due bottiglie di whisky incendiario stava arrivando dalla parte opposta alla loro.
-Sfortunatamente.- rispose Wolf e poi gli presentò Amelia.
-Like rolling stones.- disse Nox puntando la bacchetta sulla porta.
Si affrettarono ad entrare, la musica incredibilmente alta li colpì, Wolf storse la bocca appena la collegò ad un gruppo di maghi di cui non aveva particolare stima, ma era ottima per ballare.
La stanza, sebbene fosse decisamente più grande di una comune aula era gremita di studenti che ballavano come se non vi fosse un domani, sulla lavagna, unico oggetto che segnalava a cosa fosse adibita la stanza prima della festa, campeggia una scritta azzurro fluorescente “Obbligo o...Obbligo!”
Prima che potessero fare alcun ché alcuni biglietti svolazzarono intorno ai tre lasciando piccolo scaglie azzurro.
-Ha coinvolto anche me,- protestò Nox, gli occhi semi coperti dai capelli color sabbia e afferrando il bigliettino.
-Cosa sono?- chiese Wolf afferrando il suo controvoglia, Amelia lo aveva già fatto e ora si stava rigirando tra le mani un pezzo di carta completamente bianco.
Nox stava per rispondere quando le luce si alzarono leggermente e la musica si abbassò abbastanza da permettere a Black di farsi sentire attraverso un megafono.
-Ben venuti alla prima festa obbligo o verità!- esclamò e vi fu subito un coro di ovazioni.
-Alcuni di voi, i più fortunati o sfortunati, dipende dai punti di vista. Hanno ricevuto dei biglietti svolazzanti. E' stato del tutto casuale.- alcuno frugarono nelle tasche alla ricerca dell'oggetto nominato.
-Funziona così, sul foglio apparirà il nome di un altro ragazzo/ragazza, appena lo trovate potrete iniziare il gioco. Il foglietto vi suggerirà una domanda scottate da fare, sta a voi decidere se ne avete una migliore, se si sceglierà l'obbligo, sempre quel subdolo biglietto che ho pensato appositamente per voi vi dirà l'obbligo. Non si può imbrogliare, se non fate l'obbligo da soli avrete un piccolo aiuto magico e...sinceramente non ho idea di cosa possa succedervi. Divertitevi!- le luci si riabbassarono, le scaglie fluorescenti che i foglietti avevano disperso ripresero magicamente vita e volarono formando forme e linea sopra le loro teste.
-Vedi per caso Janet?- chiese a Wolf, la ragazza allungò il collo e gliela indicò.
-Io vado!- le gridò Nox. -Casuali un cazzo!- aggiunse con mezzo sorriso.
-Cerco Remus!- le gridò Amy su di giri e prima che potesse fermala si era già immersa nella folla di corpi in movimento.
Wolf sentì la rabbia montarle dentro, e suo malgrado guardò il biglietto che aveva ancora in mano, la scritta azzurra si vedeva perfettamente al buio. “Sirius Balck” campeggiava sul piccolo foglio di carta, lo accartocciò e lo lasciò cadere a terra ma quello si rialzò tutto rattrappito e ricominciò a svolazzarle intorno spargendo le sue scaglie sempre più insistente.
Indispettita lo riagguantò, quello cercò di sfuggire alla sua presa ma quando aprì la mano si calmò, vi era apparsa una freccia al posto del nome.
Alzò lo sguardo, non molto lontano Black stava allungando il collo come uno struzzo, presumibilmente alla sua ricerca.
Per un attimo valutò se imboccare la porta e andarsene o cercare Amelia per accertarsi che stesse bene.
Sfilò la bacchetta, la puntò su foglio che bruciò velocemente, le ceneri precipitarono verso il suolo, poi si dileguò velocemente nella folla cercando di farsi largo evitando il più possibile il contatto, prima di andarsene voleva almeno qualcosa da bere.
Lungo metà parete, a destra della porta, vi era un bancone dietro al quale erano stati sistemati, oltre ad una gigantesca botte di burro birra in un angolo, una quantità spropositata di alcolici, dalla più babbana vodka al miglior whisky incendiario in circolazione.
Su di un tavolo affianco al bar vi era un tavola sul quale era stato sistemato parecchio cibo, i piatti continuavano a rifornirsi appena svuotati.
Wolf optò per una bottiglia di birra, erano sistemate all'inizio del bancone, vicino al muro, ne prese una ed il tappo saltò via automaticamente così che lei non dovette sfilare nuovamente la bacchetta dallo chignon.
Gli obblighi erano già iniziati, un ragazzo stava fluttuando in mutande sopra le teste dei ragazzi, una ragazza,poco lontano da lei, stava cercando di per 10 shot in 10 secondi ma come stavano iniziando a tremare i bicchierini non sembrava ci stesse riuscendo.
Bevve un sorso mentre guardava i capelli di un ragazzo crescere a dismisura, tanto che dovette attorcigliarli varie volte attorno alle braccia per non inciamparvi.
Era divertente, torte di panna sfrecciavano e apparivano ovunque per schiaffarsi addosso a qualcuno e non sempre colpivano il bersaglio.
Si chiese come chi voleva dire la verità avrebbe potuto farsi sentire in mezzo a quel caos di musica e risa.
Guardò la lavagna dall'altra parte della stanza mentre beveva un altro sorso, la bottiglia ormai svuotata, uno dei gemelli Prewett, non aveva idea se fosse Fabian o Gideon, si occupava del bancone, di servire da bere dietro compenso ma chiunque poteva prendersi una birra da solo e servirsene a volontà, sfortunatamente era troppo babbano perché qualcuno notasse quelle cinque bottiglie su bancone che riapparivano appena ne veniva tolta una.
“Obbligo o...Obbligo”, inclinò le labbra in quelle che sarebbe potuto sembrare un sorriso divertito seguito da uno sbuffo, lo scheletro di una risata che le si era impigliata in gola incapace di risalire.
Gli studenti cominciarono ad affollare il bancone, sembravano essere aumentati da quando era arrivata lei, si spostò prendendo un'altra bottiglia per il viaggio di ritorno e lasciando quella vuota.
Sarebbe rimasta se non avesse saputo che Balck non avrebbe desistito alla sua caccia e se non avesse paura del contatto.
I viaggio fino alla porta fu un incubo, i corpo sembravo stringersi attorno a lei non lasciandole una via d'uscita, si sentiva claustrofobica, la stanza le sembrava sempre più stretta e venne spinta, allora tutto quello che desiderò fu andarsene da quel posto.
Aveva bisogno di distrarsi ma non poteva farlo ad una festa, non poteva annullarsi nella folla e bere fino ad ubriacarsi ballando fino allo sfinimenti, finendo tra le braccia di chicchessia perché faceva troppo male.
Schivò l'ultima torta di panna che finì in faccia a James Potter e finalmente arrivò alla porta, sgusciò fuori lasciando scivolare la birra prima di uscire.
Respirò a pieno polmoni l'aria viziata de corridoio del sotterraneo per cercare di calmarsi, con la porta chiusa dietro di se sembrava un corridoio deserto, niente tradiva la festa in atto.
Si sentiva leggermente sudata e continuava a tremare impercettibilmente, aveva bisogno di aria fresca, nell'aula vi erano delle strette e lunghe finestre poste al livello del terreno del cortile che erano state aperte ma nel corridoio si affacciavano solo porte chiuse.
Sospirò nuovamente, sbatté le palpebre e si incamminò alla ricerca della scala che portava verso le aule che davano sul patio, andare i dormitorio era fuori discussione, probabilmente si stava ancora bevendo e festeggiando, pensò alla torre di astronomia ma niente le dava la sicurezza che una volta arrivata non ci avrebbe trovato il solito gruppo di serpeverde di cui una volta faceva parte.
Camminò svelta, i passi rimbombavano sinistramente contro le pietre del pavimento, erano troppo veloci come se fossero inseguiti da qualcosa che al contrario non produceva alcun suono, un predatore invisibile e silenzioso.
Salì le scale sboccando finalmente in un corridoio pieno di finestre ad arco e cominciò a percorrerlo.
-Once upon a time yuo dressed so fine.
Threw the bums a dime in your prime, didn't you?-
Si bloccò di colpo, brividi le percorsero la schiena -No.- gemette -E' solo perche Nox ha detto quella frase.- cercò di convincersi che la voce che aveva sentito era solo un ricordo, l'avevano cantata tante volte, lui lo aveva fatto, accompagnato dal gruppo o solo dalla chitarra acustica che ora giaceva abbandonata in un camera di un orfanotrofio, chissà che ne avrebbero fatto le suore.
Scosse la testa per liberarsi del ricordo, non era forse you gotta move la canzone degli incubi?
-People call say “beware doll, you're bound to fall”-
la voce di lui continuò e lei si voltò lentamente, deglutì ma la sua gola era troppo secca.
Appena posò lo sguardo su di lui smise di cantare, Dean se ne stava seduto sulle scale che portavano al primo piano, la fissava con quegli occhi azzurri che sempre erano riuscita a capirla, la bocca socchiusa come messa in stand-by sul punto di continuare la strofa, i gomiti poggiavano sulle ginocchia, così da ritrovarsi leggermente inclinato in avanti verso di lei, le dita della mani intrecciate.
La ferita sull'addome era aperta e sanguinava copiosamente, aveva formato una pozza sotto di lui che lentamente era scivolata lungo le scale, Wolf ne seguì la scia con lo sguardo fino alle sue scarpe.
-E' solo nella mia testa.- disse ad alta voce per convincersi ma le parole suonarono tramanti -Non farò lo stesso errore.-
Si voltò pronta a riprendere il cammino ma come fece un passò il suo cuore perse un colpo e si ritrovò ferma di nuovo.
-You think they were kindding you-
Cercò di fare un passo nel tentativo di non voltarsi di nuovo verso di lui, cercando di ignorare quanto volesse sentire quella voce.
-You used to laught about-
Alzò lo sguardo per mettere a fuoco nel corridoio e dove doveva andare per allontanarsi da tutto ciò ma fece un passo indietro, il rumore della sue scarpe che tornavano nella pozza di sangue la fecero rabbrividire.
-Every body that was hanging out-
La figura incappucciata avanza lentamente, le avrebbe voluto urlare, la lacrime le pizzicavano gli occhi ma strinse i denti, perché sapeva che non era vero, era solo nella sua testa, quello non era un incubo e lei era sveglia.
-Now don't tolk so loud-
Non prese la bacchetta malgrado ogni fibra del suo corpo lo volesse, avrebbe voluto chiudere gli occhi, girarsi e scappare ma non aveva il coraggio di distogliere lo sguardo, il suo torturatore aveva alzato il braccio, da sotto il mantello usciva una bacchetta contorta e scura, l'aveva vista così tante volte e sapeva cosa succedeva adesso.
-Now you don't look so pround-
Doveva capire che non era vero, doveva camminare, ignorare tutto ciò.
Fece un passo incerto in avanti, tremava come una foglia ma ne fece un altro uscendo dalla pozza di sangue, anche la figura fece lo stesso diminuendo la distanza.
-About to be scrounging your next meal-
Wolf non riuscì a pensare all'ironia della canzone che non c'entrava niente con quello che stava passando, lo spazio tra lei e la figura si era azzerato, sentiva il respiro gelido sul suo volto che le faceva rizzare i capelli sulla nuca, sentiva la bacchetta farsi strada nel suo addome premendo insistente fino a farle male, come poteva tutto quello non essere vero?
Eppure non prese la bacchetta e si morse le labbra per non gridare dalla paura, le lacrime impigliate nella folte ciglia, le mani tremavano, i capelli ricci che uscivano dal cappuccio le avrebbero dovuto solleticare il viso ma erano come rasoi sulle sue guance.
Si preparò al dolore, forse sarebbe riuscita a non gridare, forse sarebbe rimasta in piedi o forse avrebbe perso la ragione e avrebbe pianto contorcendosi per terra come un animale ferito alla mercé del suo predatore.
-Finalmente ti ho trovata!- Wolf trattenne il respiro, la voce di Balck aveva fermato la canzone, la figura era svanita come cenere al vento.
Fece qualche passo avanti incerta.
-Wolf!- la chiamò il ragazzo che sembrava pensare che non l'avesse sentito.
Lei fece finta di niente facendo un passo dopo l'altro acquistando sempre più sicurezza.
Lui la raggiunse, lo sentì correre per farlo, e la prese delicatamente per un polso costringendola a fermarsi.
-Non toccarmi.- disse lei divincolandosi e facendo un passo indietro.
Sirius la fissò per un momento, non l'aveva mai vista così e pensò che fosse bellissima.
Non l'aveva notato ma in quei quattro mesi i suoi fianchi si erano leggermente allargati ed il seno era cresciuto, l'abito in strass neri l'avvolgeva alla perfezione mettendo in risalto quelle curve appena accennate.
Mentre la raggiungeva aveva avuto modo di ammirare le lunghe gambe chiare, non indossava calze ed il vestito le scopriva più di metà coscia.
I capelli erano acconciati al solito modo, vi era però sistemate alcune piume nere.
I tacchi slanciavano la sua figura e la portavano alla sua stessa altezza.
-Non volevi sapere perché...- socchiuse gli occhi alla ricerca della parola -Mi intromettevo? Sei così carina ad essere venuta per me.- disse con un ghigno.
-Sono qui solo per Pako.- rispose, lui sembrò scrutarla alla luce della luna e lei si allontanò andandosi a sedere sul davanzale, non sarebbe riuscita ad andare da nessuna parte con le gambe tremanti che si ritrovava.
-Tutto bene?- chiese avvicinandosi e scrutandola ancora, gli occhi di lei erano pesantemente truccati, era d molto che non lo faceva più e sulle sue labbra sembrava esserci del lucidalabbra, sembravano soffici.
-Queste scarpe mi uccidono.- rispose lei ma a lui non sfuggì il fatto che gli aveva risposto come aveva fatto qualche settimana prima a Madama Chips e tanto meno erano sfuggiti i suoi occhi lucidi.
Si avvicinò ancora di più mantenendo un lieve distanza dalla sue ginocchia.
-Si.- rispose togliendosi le scarpe in riposta.-Così è molto meglio.- disse soddisfatta, in effetti i suoi piedi si sentivano decisamente più liberi ma lui continuava a fissarla.
-Non devi tornare da..- socchiuse gli occhi e corrugo leggermente le sopracciglia alla ricerca del nome della ragazza con le fossette ma non ricordava che si fosse presentata.-bambolina di porcellana.- la soprannominò alla fine.
-Carol?- chiese lui confuso. -Non esco più con lei.- rispose, l'aveva lasciata durante le vacanze spedendole un gufo, non molto cavalleresco ma l'unico modo per togliersela di torno.
Lei non seppe che rispondere e distolse lo sguardo -Allora, lo vuoi sapere?- chiese lui.
-Cosa?- mugugnò lei disinteressata. -Perchè mi intrometto.-
-Sentiamo.- rispose continuando a guardare la luna ma quando lui le prese le mani fra le sua si voltò trovandosi il suo viso troppo vicino per i suoi gusti.
-Mi sei simpatica.- disse infine resistendo al suo desiderio dopo aver notato le lacrime che si erano incastrate fra le sue ciglia. -Voglio essere tuo amico.- aggiunse allontanandosi.
-Tutto qua?- chiese lei alzandosi, ora che non aveva i tacchi si dovette alzare in punta di piedi per riuscire ad avvicinare il suo volto al suo.
Lui deglutì -Tutto qua.-
-Buon a sapersi.- disse lei sciogliendo le sue mani dalla sua stretta e recuperando le scarpe.
-Io ti ho detto la verità.- disse Sirius -Ora tocca a te.-
Lei lo guardò facendogli capire di avere la sua attenzione.
-Stai davvero bene?-
-Sto bene per quanto possa stare bene.-
-Questa non è una risposta.- disse lui.
-E tu sicuramente avrai una ragazza dai cui tornare.- rispose e si voltò. -Non è detto che io voglia essere tua amica ma se fossi in te non inizierei con una domanda così personale aspettandoti la verità.-
“Nemmeno Pako avrebbe la verità.” pensò prima di andarsene.

Le mani di lui la premevano contro una delle travi che sostenevano gli spalti, le sue labbra sembravano non voler più lasciare il suo collo, i baci che vi lasciava erano caldi e umidi, scottavano e sembravano voler lasciare su di lei un segno permanete ma neanche con tutto quello che aveva bevuto e la forza della disperazione che la guidavano riusciva a provare piacere a quel contatto.
Il corpo caldo di lui premeva contro il suo e a lei sembrava di essere bruciata, la mano di lui le si arrampicò lungo la coscia finendo sotto la gonna della divisa scolastica provocandole dolore ma cercò di non pensarci, doveva far qualcosa per scacciare quella maledizione.
Doveva distrarsi dai ricordi e da tutto e quello era l'unico metodo che aveva imparato a conoscere, doveva funzionare, aveva paura che non sarebbe mai riuscita a superare tutto, che non sarebbe più riuscita a farsi toccare.
Le labbra di lui furono su di lei voraci e lei dischiuse la bocca per accoglierlo, cercando di ricambiare con la stessa foga, sentì l'altra mano insinuarsi sotto i vestiti, bruciare a contatto con la sua pelle e gemette, sentì lui sorridere di rimando mentre lei si aggrappava alla sua schiena trattenendo le lacrime.
-Lasciala!- le labbra di lui smisero di baciarla ma le sue mani non si spostarono e continuò a premerla dolcemente contro la colonna di legno.
-Che...-ma il ragazzo non finì perché l'altro gli si era avventato addosso togliendolo dalla ragazza.
A Wolf sembrò nuovamente di poter respirare, di essere riemersa dall'acqua ma sentiva ancora il suo tocco incandescente sulla sua pelle.
Si morse le labbra, non doveva andare così, stava cercando di superare tutto, dopo si sarebbe sentita sporca ma la maledizione se ne sarebbe andata, no?
-Che cazzo!Black!- gridò il ragazzo riuscendo a toglierselo di dosso e mettendo una distanza di sicurezza tra loro.
-Fai schifo, Zabini! E' ubriaca!- ringhiò l'altro alludendo alle bottiglie di whisky incendiario per terra.
Wolf scosse la testa di nuovo, non era ubriaca, aveva bevuto, quello si ma non credeva di essere ubriaca.
-Pensi che non lo volesse?- sul volto della serpe non c'era nessun ghigno solo ostilità verso colui che l'aveva interrotto.
-Guardala! Ti sembra in grado di intendere e volere?-
Certo che poteva intendere e volere! Lei non voleva essere salvata, chi si credeva Black, arrivando così su un cavallo bianco per difendere la sua virtù?
-Non la ho mai toccata quando era ubriaca.- rispose Zabini. -E so meglio di te quando lo è.-
Balck estrasse la bacchetta e l'altro lo fece di rimando.
-Chi ti credi di essere, Black! Io l'ho vista prim...-
-Chiudete quella bocca!- urlò lei riprendendo il controllo di se e della situazione o almeno cercando di riprendere le fila dei suoi pensieri per capire cosa l'aveva portata a tutto quello.
-Tu.- disse rivolta a Zabini -Mi fai schifo! Quello che hai avuto è tutto quello che avrai!- continuò con le lacrime agli occhi e la testa pesante, si era fidata di lui, non si era mai approfittato di lei.
Si chiese come aveva fatto a toccare il fondo, quando ci era arrivata?
-Sei tu che lo hai voluto.- rispose quasi sorpreso.
-Cazzo!- imprecò lei. -Ti sembrava davvero che lo volessi? O ti sembravo disperata e hai deciso che non potevi più aspettare?- gli occhi gli si riempirono di lacrime ma non ne versò nemmeno una.
-Sai che non sarei andato fino in fondo.- rispose lui addolcendo lo sguardo ma prima che lei potesse valutare se stesse mentendo o meno, il grifone scagliò un incantesimo che si infranse contro la barriera che Zabini aveva prontamente eretto.
-E tu! Chi ti credi di essere venendo qui e pensando di salvarmi, chi ti dice che dovessi essere salvata! Io non te l'ho chiesto! Fottiti! Fottetevi entrambi, anzi fottetevi a vicenda!- gridò, uscendo dall'impalcatura sottostante ed arrampicandosi lungo la collina, ben presto le grida dei tifosi furono lontane, dietro alle sue spalle le squadre di tassorosso e corvonero continuavano la loro partita a una settimane dall'inizio delle lezioni.
Lei si sentiva sporca e stupida, come aveva pensato che la maledizione sarebbe passata in quel modo, ora, stringendosi nelle spalle, avrebbe voluto gridare perché l'anatema non sembrava volerla più abbandonare, il dolore continuava ad aumentare e il suo passo era sempre più incerto e instabile.
Pensava che si sarebbe abituata al dolore ma non era successo, voleva morire ogni volta, pregava perché mettessero fine al suo inferno, che non era fatto solo dal dolore fisico, vi era anche la paura che si annidava nel suo cuore diventando sempre più grande, soffocandola e poi era perseguitata dai ricordi di lui, ricordi indelebili che non riusciva a cancellare e che non poteva annebbiare con una distrazione, non poteva trovare un altro corpo per dimenticare, altre braccia per sentirsi nuovamente al sicuro, nemmeno quelle di un amico, nemmeno in quelle di Xavier avrebbe potuto trovare un rifugio per colpa della maledizione che scatenava la sua agonia ad ogni tocco.
Che le avevano fatto? Che avevano fatto al suo corpo? Alla sua mente? Sentiva che sarebbe impazzita, era questione di giorni, forse ore. E se un giorno avesse rivisto Jack, cosa sarebbe successo? Non sarebbe più riuscita ad abbracciarlo perché faceva troppo male?
Non poteva sopportare l'idea di non poter stringere a se suo fratello eppure sentiva che era così, che non ci sarebbe riuscita, si strinse di più nelle spalle, scivolò ma nessuno l'afferrò prima di sbattere contro il terreno.
-How does it feel, How does it feel
to be without home
Like a complete unknown, like a rolling stones.-
Perchè non c'era più nessuno, era rimasta completamente sola, solo Dean le sedeva affianco cantando, lo scheletro di un ricordo, solo il suo incubo le veniva incontro con il viso coperto, la crudeltà del presente.

 

Wow! Non pensavo venisse così kilometrico!
Spero che non sia troppo noioso ma non saprei dove spezzarlo...mmm...mmm.
Comunque la canzone è Like a rolling stones di Bob Dylan (1965, sto attenta alle date).
L'ho sentita due giorni fa, nella prima parte i cui la ho inserita non ha molto senso ma qui alla fine mi piaceva...anche se ho iniziato ad inserirla prima di ascoltare seriamente il ritornello quindi è stata pura fortuna ^-^
Grazie per chiunque abbia letto e recensite, se i capitoli ve sembrano troppo lunghi ditemelo perché, evidentemente, non so regolarmi.
Non so quando uscirà l'altro, probabilmente ci vorrà parecchio, nella mia testa era arrivata fino a questo punto.
Ho già in mente capitolo finale e il penultimo a grandi linee ma non so come arrivarci, inoltre inizierò stage quindi avrò meno tempo.

 

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Capitolo 25
*** No regret ***


 NO REGRET

 

-Wolf-
Non sapeva per quanto fosse rimasta a terra senza avere la forza di rialzarsi, abbastanza allungo affinché Sirius arrivasse sul suo fottuto cavallo bianco.
-Ti sei fatta male?- chiese, poco prima l'aveva vista cadere ed aveva riso per quanto imbranata quella ragazza potesse essere ma vedendo che non accennava ad alzarsi si era affrettato a raggiungerla.
-No, sono solo scivolata.- rispose mentre si alzava, era fradicia, il terreno era ancora coperto di neve e scivoloso, aveva messo un piede in fallo ed eracaduta.
Ricominciò a risalire la collina, voleva solo lavarsi e cambiarsi prima di prendere una congestione.
Pochi passi e si fermò, si voltò verso il ragazzo che non aveva accennato a seguirla ma si era limitato a guardarla andare via basito.
-Vuoi davvero essere mio amico?- chiese mentre il suo cervello si metteva in moto su come sfruttare il ragazzo.
Vi fu un coro di ovazioni provenire da una delle curve dello stadio, segno che un cacciatore aveva fatto il suo dovere.
-Non mi sembrava che la frase fosse difficile da capire.- rispose lui alzando un sopracciglio.
-Volevo solo assicurarmi che non avessi cambiato idea.- puntò il suo sguardo indagatore su di lui, poco le importava se voleva portarsela a letto o se i suoi propositi fossero del tutto innocenti fino a che poteva avere ciò di cui aveva bisogno.
-No,- rispose con un sospiro – Non la ho ancora cambiata.-
Wolf si avvicinò leggermente in modo da non dover gridare o alzare troppo la voce per farsi sentire.
-Non ne capisco il motivo, non sono simpatica, non lo sono mai stata con te.-
-Arriva al punto.- esortò lui, le mani affondate nelle tasche ed il volto alla ricerca di proteggersi dal vento nel colletto del cappotto.
-Potresti farmi un favore? Non dico che diventeremo amici. E' palese che no ti sopporti.-
-Questo è quello che mi vuoi far credere.- la interruppe lui -D'altronde non mi hai ancora tornato la mia sciarpa.- un piccolo ghigno si posò sulle labbra del ragazzo.
Lei lo fulminò con lo sguardo, si voltò e fece per andarsene.
-Merlino! Stavo scherzando, dimmi che favore.-
Tornò a guardarlo, lo scheletro di un sorriso di trionfo allungato sulla bocca rosea.
-Devo allenarmi a quidditch ma mi serve qualcuno che mi aiuti.-
-Quidditch!?- chiese incredulo.
-Si, uno dei cacciatori si è fatto male, tra due settimane, più o meno, faranno delle nuove selezioni.-
-Non si può imparare in due settimane a giocare!- rispose esasperato lui.
Inoltre, da quanto ricordasse, era da 5 anni che la squadra serpe verde non reclutava una ragazza, oltre a ciò vi era la questione che ormai tutti sapeva che era una nata babbana, era già fuori in partenza per quanto potesse imparare in così poco tempo.
-Chi ti dice che parto da zero?- chiese lei inviperita -So già giocare, il terzo anno avevo fatto le selezioni e mi aveva preso ma poi mi sono dovuta tirare indietro all'ultimo, un bolide mi ha rotto il polso poco prima della partita.- rispose agitandogli davanti al naso il polso in questione.
-Ma perché vuoi giocare?- chiese lui -Non credo che ti prenderebbero, sai, per la questione che sei una nata babbana.-
Wolf scrollò le spalle -Cazzate.- disse sicura -il mio status di sporco sangue non ha importanza. A Cruney interessa unicamente vincere, poco gli importa da che famiglia vieni o altro.-
-Se lo dici tu.- rispose Sirius poco convinto ma allo stesso tempo sorpreso che lei continuasse ad usare la parole sporco sangue per definirsi senza nessuna esitazione.
-Ma perché vuoi farlo?- continuò ad indagare.
Lei roteo gli occhi -Non fai mai funzionare il cervello?- chiese con il solito tono con cui si rivolgeva lui come se fosse un idiota -Quanto pensi che possa durare una sporco sangue, che è stata attaccata dai magiamorte (dovrei essere già morta!), che ha ingannato tutto per cinque anni, che ha preso in giro il gruppo di ragazzi,appartenenti alle famiglie più vicine al signore oscuro, facendone parte come se fossi una di loro, lì dentro?-
Fulminea puntò spostò il braccio e puntò il dito verso il castello, più precisamente verso i sotterranei.
-Non molto.- rispose lui.


Lunedì dopo la festa obbligo o verità


Amelia si alzò dal letto, si grattò la testa mentre sbadigliava, i suoi capelli erano un groviglio indefinito con cui doveva lottare ogni mattina ma quel giorno sembravano ancora peggio del solito.
Aprì la finestra della camera facendo entrare l'aria,si stropicciò gli occhi mentre ammirava il paesaggio innevato e si faceva coccolare dal suo pigiama a cuori.
Lentamente ritornò verso il suo letto con l'intenzione di tornare sotto le coperte e rimettersi a dormire per un altro po' ma qualcuno le afferrò il polso impedendole di portare a termine il suo obbiettivo.

-Jessie.- mugugnò mettendo a fuoco la ragazza -Voglio dormire.- protestò con la voce impastata dal sonno, ma l'altra sorrise e la portò nel suo letto.
-Mi devi raccontare!- esclamò dopo aver chiuso le tende del suo baldacchino sulle quale era sempre presente un incantesimo muffiato.
-Raccontare?- chiese Amy tra uno sbadiglio e l'altro, se ne stava seduta a gambe incrociate e lentamente cadde su un fianco.
-Sveglia!- gridò la compagna non sortendo però nessun reale effetto -La fest-
Non riuscì a finire che una ragazza dagli occhi corvini come i propri capelli spalancò le pesanti tende.
-Amy! Fa freddo! Perchè aprì sempre quella stupida finestra!-
Jessie la prese per un polso e la trascinò nel letto zittendola mentre Amy biascicava qualcosa del tipo -Aria viziata.-
La bionda controllò che nella stanza le altre due compagne continuassero ad ignorarle e che stessero ancora cercando di dormire, poi richiuse le tende.
Amy stava di nuovo sprofondando nel mondo dei sogni ma lei non ebbe nessuna pietà e la riscosse.
-Allora, perché ci hai portate qui?-
-Perchè, Talia- rispose continuando a scuotere la dormigliona -Amy ci deve raccontare.-
Dopo quelle parole la corvina cominciò a scuotere l'unica tra loro che non accennava a svegliarsi.
-La festa obbligo o verità!- esclamarono insieme.
Amy spalancò gli occhi improvvisamente sveglia.
Rise perché una torta si è appena schiantata sul viso di Lupin che ora sembra annaspare bel tentativo di respirate in tutta quella panna che si ritrova addosso.

Amelia cerca di ripulirlo alla meglio con le sue piccole mani, molta panna finisce per terra, qualcosa anche nel suo viso perché Remus continua a muoversi e lei sta tentando di fare tutto il più veloce possibile.
Era da un po' che andavano avanti ad obblighi, quella era stata la prima torta ma in compenso Amy aveva dovuto bere abbastanza da farla sentire storna e ridere di più del solito.
Tutto perché la musica impediva loro di far sentire le proprie risposte alle domande che solitamente richiedevano una frase articolata per essere soddisfatte.
Amy lanciò un'occhiata al biglietto che aveva in mano, la scritta del suo obbligo lampeggiava ma per una volta non sembrava niente di imbarazzante, anzi, poteva essete una buona idea.
Lo mostrò al ragazzo che annuì, non fece in tempo a fare un passo che come una calamita venne attirata verso la porta, scorse a malapena lui che cercava di seguirla, alla cieca agguantò il suo braccio, o almeno così sperava.
Le sue gambe si muovevano da sole senza controllo, attraversò la folla di ragazzi che ballavano spostandoli in malo modo, finendoci contro ma senza mai fermarsi e continuando a stringere la mano del ragazzo che ancora non sapeva chi fosse.
Arrivata alla porta la spalancò, la corsa le concesse solo un secondo prima di riprendere, il tempo necessario per agguantare la maniglia.
Appena fu fuori pensò che tutto fosse finito ma non si fermò, continuò a correre più veloce possibile senza potersi fermare, senza saperlo imbocco il corridoio nel verso opposto a quello in cui la sua amica si era diretta.
Sentiva le gambe pesanti, volenterose di una pausa, respirava con la bocca spalancata nel tentativo di immettere più ossigeno possibile all'interno del suo corpo, la milza le doleva perché non aveva mai corso così veloce ed erano minuti che continuava a farlo.
Era accaldata, anche il ragazzo dietro di lei aveva il fiatone e nessuno dei due sembrava i grado di parlare, troppo concentrati a respirare.
Amelia spalancò gli occhi, la parete di pietra che dettava la fine del corridoio era ad una decina di metri, si sarebbero schiantata, si sarebbe rotta il naso contro quelle pietre e si sarebbe portata dietro anche lui.
Lo lasciò -Fa qualcosa!- riuscì a gridare prima di chiudere gli occhi, trattenere il respiro e aspettò l'impatto con la pietra umida di quel sotterraneo, ma non avvenne, sentì le sue gambe curvare, pesantemente alzarsi, ascoltò i suoi capelli sferzare contro il muro mentre ancora era indecisa se attutire lo schianto con le mani o meno.
Riaprì gli occhi, stava sfrecciando di fianco a Remus che aveva estratto la bacchetta.
Lo lasciò indietro, non lo sentì parlare ma percepì la sua fattura colpirla, la magia era energia e un incantesimo era una forza esterna, estranea con cui si entrava in contatto.
I suoi piedi si fermarono di colpo, le sue gambe non aveva forza di proseguire, improvvisamente ascoltarono la sua volontà che dalla uscita della porta gridava disperatamente di fermarsi.
Ma non tutto il suo corpo sembrò d'accordo con quell'improvviso cambio di rotta.
Wolf una volta le aveva spiegato che al mondo esisteva una forza chiamata forza inerziale, o qualcosa di simile, da questa forza si era arrivati ad una legge o dallo studio di essa: un corpo in movimento tende a proseguire il proprio moto ininterrottamente.
Su questa forza inerziale interveniva la gravità che faceva si che il corpo non potesse continuare all'infinito il suo movimento.
Amelia non ne capiva molto e forse non era nemmeno stata attenta, ma ora che si ritrovava stesa a terra con il volto schiacciato contro la lastra fredda ed umida pensò che quelle due forze non le piacevano affatto, non sapeva a quale delle due attribuire la proprio rovinosa e dolorosa caduta.
All'inerzia che aveva fatto si che il suo corpo cercasse di continuare il suo movimento.
O alla gravità che schiacciandola con il suo peso l'aveva portata a terra, perché non si può fermare un corpo che cade, Wolf glielo aveva spiegato, non senza la magia.
-Tutto bene?- chiese lui avvicinandosi e sedendosi sulla tromba delle scale a cui lei era caduta davanti.
Amy annuì, la guancia schiacciata sul pavimento, mentre respirava a grandi boccate.
-Non ti alzi?-
-Sto bene qui.- mugugnò.
Lui si alzò per aiutarla, proprio in quel momento il suo biglietto uscì dalla sua tasca e cominciò a svolazzargli intorno, quello di lei fece lo stesso, sollevandosi da terra dove lo aveva fatto cadere poco prima.
Remus lo prese e lo rinfilò in tasca desideroso di riprendere fiato prima di un altro obbligo, Amy lo lasciò libero ancora per qualche secondo prima di alzare pesantemente il braccio e stringere la sua mano attorno alla carta.
Si alzò, Remus le porse la mano per aiutarla e lei accettò volentieri.
Si andarono a sedere su gradini in pietra, la piccola tassorosso poggiò la sua testa sulla spalla di lui, un gesto naturale e lui non la scacciò.
Per qualche secondo rimasero fermi in quella posizione, il cuore di entrambi batteva accelerato e non per colpa della corsa ma nessuno dei due notò quello dell'altro.
-Qual'era la domanda?-
-Il colore naturale dei tuoi capelli.-
-Questo!- rispose lei come per scacciare ogni dubbio -Non lo cambierei mai!-
-E' un bel colore.- le disse il ragazzo.
Lei esaminò una ciocca dei suoi capelli lisci, la luce fioca di una torcia sopra di loro li rendeva leggermente più rossicci, ma non aveva bisogno di vederli bene per sapere che erano castano chiaro, un normalissimo castano chiaro.
-E' un colore comune.- nessuno l'avrebbe mai distinta tra la folla per la sua chioma, comune come molte cose in lei -credo che mezza Hogwards lo abbia.-
Solo in quel momento si accorse che la coroncina di fiori l'aveva persa nella sua corsa, si tastò la testa inconsciamente alla sua ricerca, si senti spoglia senza.
Era come se avesse qualcosa in meno.
Abbandonò la spalla del ragazzo, afferrò la bacchetta e la mosse velocemente mentre recitava a mente l'incantesimo.
Remus rimase in silenzio, solo quando vide la coroncina volar verso di lei tutta rattrappita capì.
Appena lei la prese tra le mani, sopra quel bastoncino di trifoglio ed il foglietto di pergamena, lesse la delusione nei sui occhi.
Amelia la lasciò cadere a terra e lui la prese, se la rigirò tra le lunghe dita con delicatezza cercando di non rovinarla ulteriormente.
-Ti piaceva molto?-
-E' la prima che creo.- rispose lei con un piccolo sorriso ed una alzata di spalle.
-Forse si può fare qualcosa.- gli occhi de lei brillarono, seguirono attenti la bacchetta del ragazzo sui fiori bianchi e rosa e li vide rinascere, dispiegare nuovamente i petali e scrollarsi come appena risvegliati da un lungo sonno.
Le spalancò leggermente le labbra sbalordita, non conosceva ancora un incantesimo del genere.
Remus le adagiò la coroncina sul capo, con le mani quasi tremanti nel pensare a ciò che stava facendo, doveva sembrare romantico ed una parte di lui voleva che lo fosse, ma un'altra parte voleva solo scappare da quella ragazza che si stava facendo strada nei suoi sentimenti.
-Allora, la prossima domanda?- chiese tornando a guardare davanti a se cercando di nascondere il suo subbuglio interiore.
Amy dispiegò il biglietto, sbatte le palpebre due volte per essere sicura di ciò che vi era scritto.
-Il tuo turno salta.- lesse e poi lo fece vedere al ragazzo.
Si frugò nelle tasche alla ricerca del suo -mancano solo due domande a testa!- lesse e come lo disse la scritta cambiò.
-Domanda: ti piace Sirius O. Black?-
A quelle parole Amelia arrossì violentemente -No!- rispose -Cioè si...- si corresse, si sentiva a disagio e si chiese il perché di quella domanda.
-Non in quel senso.- riuscì alla fine ad esprimersi.
-Davvero?- chiese Remus, lei lo guardò, aveva un aria interrogativa e stupita allo stesso tempo.
-So che ci eri uscita insieme.- cercò di ricomporsi lui senza menzionare minimamente il litigio tra Sirius e Peter.
-Si.- rispose lei capendo che il ragazzo aveva sempre pensato che Felpato non era mi uscito dai suoi pensieri.
-Avevo un enorme cotta.- Continuò arrossendo. -Una di quelle cote da grupie.- rise per nascondere l'imbarazzo, si sentiva così stupida.
-Ma sono contenta che siamo amici. Voi siete fantastici.- Sorrise e Remus ricambiò.
-Qui c'è scritto: c'è qualcuna che ti piace, di cui sei innamorato?- disse lei.
Lui diede un'occhiata al suo obbligo “bacia la ragazza che hai davanti”, si chiese se Sirius avesse trovato un incantesimo per costringere a fargli fare anche quello.
-Non so.- rispose lui ma sapeva che quella non era una risposta. -Potrebbe darsi.- stava cominciando ad arrossire, si allentò leggermente il nodo della cravatta ma la scritta dell'obbligo era ancora presente.
Lei lo guardava incuriosita, pendeva dalle sue labbra.
-Ok...- fece un lungo respiro -Non direi innamorato ma che mi piace, si. C'è una ragazza.-
-Chi?- chiese lei presa dalla curiosità ma allo stesso tempo impaurita dalla risposta.
Vi fu un suono assordante, proveniva dal suo biglietto e fino a che Remus non lesse la sua domanda non smise.
-Che hai detto?- chiese lei.
-La stessa tua.- rispose il ragazzo e adesso era il suo turno di guardarlo incuriosito.
Amy lesse il suo obbligo “rimanere in intimo.”.
Dovette cercare di tener ferma la sua gonna mentre nel rosso più totale rispondeva affermativamente.
-Ora l'ultima.- disse il ragazzo.
Lei lasciò andare l'orlo, lo guardò per qualche secondo per convincersi che sarebbe rimasto fermo e lesse ad alta voce.
-C'è un segreto che nascondi, cos'è ciò che cerchi di celare dietro incantesimi nel profondo della tua anima?-
Amelia si pentì subito di averlo letto, perché lui era diventato pallido come un lenzuolo e fissava il foglietto dell'obbligo e poi lei con gli occhi sbarrati.
Gli prese la mano, era fredda e tremava leggermente -Non dovevo leggerlo.- disse -Puoi fare l'obbligo, qualunque sia. O mi tappo le orecchie e tu dici quello che devi dire, ti giuro che non ascolterò.- fece un lieve sorriso per rassicuralo, poi lasciò la sua mano per tapparsi le orecchie come aveva appena detto ma lui la riprese.
Non sapeva se lo faceva perché aveva troppa paura di rivelargli la verità, perché l'obbligo era già iniziato o perché semplicemente lo voleva ma la trasse a se, le posò una mano sulla guancia e la baciò.

Sirius era appena rientrato alla festa, qualche passo in mezzo alla folla ed aveva subito individuato James, una ragazza lo stava baciando e lui la respinse.
Lily gli sfrecciò accanto, cercando di uscire dall'aula, James tentò di fermarla mentre l'altra ragazza provava di scusarsi per ciò che aveva fatto.
Sirius sorrise all'amico che gli stava venendo incontro per seguire la ragazza impossibile ma quello che ricevette fu un pugno in occhio e nient'altro, lui che aveva pensato a tutto per aiutarlo.
Appena uscito dalla porta James si fiondò a sinistra senza pensare, riusciva solo a mettere a fuoco il fatto che lei avesse visto un'altra ragazza che lo baciava.
Le avrebbe spiegato che era stato un obbligo, che non centrava nulla, che era tutta colpa di Sirius.
Sentì i suoi passi rimbombare lungo il corridoio deserto, accelerò e riuscì a raggiungerla costringendola a fermarsi.
Lei si divincolò dalla sua stretta.
-Era un obbligò.- cercò di spiegare lui prima che lei potesse dire alcun che.-un suo obbligo. Ti giuro che non la ho baciata.-
Lei lo fissò, gli occhi verdi erano pieni di lacrime che però non aveva ancora versato, le asciugò prima che scendessero.
-Me lo giuri?- chiese scrutandolo, quando l'aveva visto tra le braccia di un'altra era stato orribile, aveva provato un dolore sordo, qualcosa di insopportabile che l'aveva tolto il fiato.
-Certo Lily.- rispose lui prendendola per le spalle per rassicurarla. -Io non voglio baciare nessun'altra.-
Lei sorrise e James ricambiò.
Era tutto apposto, tutto era come prima, esattamente come prima e c'era qualcosa che non andava bene in tutto questo.
La lasciò andare e fece un passo indietro, non gli piaceva quella situazione.
All'inizio era stato divertente e amava così tanto stare con quella ragazza, ma ora.-Scusa.- disse la ragazza. -Io non avrei dovuto reagire in quel modo, era ovvio che era tutta colpa di quel cerebroleso di Felpato. Ma...è stato orribile vedere quella che ti saltava addosso.-
-Perchè non puoi essere mia?- chiese il ragazzo puntando i suoi occhi scuri su di lei da dietro le lenti squadrate -Alla luce del sole. Nessuna ci proverebbe con me e Felpato non farebbe più nulla del genere.-
-Te lo ho già detto.-
-No.- la interruppe lui. -Tu mi hai detto che prima dovevi capire cosa era tutto questo e che dovevi mettere in ordine i tuoi sentimenti. Merlino! Sei venuta da me a natale! Hai passato una settimana con la mia famiglia
e ti ho presentata ufficialmente come mia ragazza. Non puoi dirmi che sei ancora confusa su ciò che provi per me.-

-James, non posso.- rispose lei.
-Perchè?- lei annaspò alla ricerca di una risposta ma sembrò non trovarla, non in quel momento in cui l'aveva presa alla sprovvista.
-Dimmelo Lily, dimmi la verità!- ne aveva bisogno, doveva capire cos'era tutto quello, lui voleva un futuro con quella ragazza, lui amava quella ragazza.
-E' per...- si fermò guardando il ragazzo che aveva davanti e alla fine rispose sinceramente -Severus.- sussurrò.
-Per Piton?- chiese lui. -Perchè?-
-Non posso mettermi con colui che gli ha reso la vita u inferno. Eri un bullo James, sei stato orribile nei suoi confronti.-
-Orribile?- chiese lui. -Lo so che ero un coglione ma erano solo scherzi. Li ho fatti a tutti le serpi e loro ne hanno fatti a me! Una volta mi hanno spaccato la mandibola!-
-Hai continuato, con lui più che con qualsiasi altra serpe!-
-L'ho fatto solo perché ero geloso, tu gli eri sempre dietro cercando di fargli capire che era tutto sbagliato ma lui si dilettava con le arti oscure, sono pronto a scommettere che lo fa anche adesso! E poi, dopo quella volta io ho cominciato ad odiarlo.-
-Quella volta?-
-Quella volta che ti ha chiamata..- fece una pausa -Hai capito. Lui ti ha voltato le spalle, ha preferito loro a te. Ogni volta che ti vede ti guarda con quella sua faccia. Porco Merlino! Ti guarda come se fosse colpa tua, e io ti vedo che anche tu lo pensi. Ma non è così! E' lui che ha fatto tutto! Lui che ha scelto la sua strada! Ti ha voltato le spalle, perché tu non lo puoi fare?-
-Io non lo farò mai!- rispose la ragazza – Tu non capisci, James. Pensavo di essere un mostro, è stato lui a farmi capire che non lo ero, che esisteva un mondo di persone come me.-
James sospirò -Non ti serve più lui per capire che non lo sei, che non lo sei mai stata.-
-Non posso fargli questo.-
-E io non posso sperare in qualcosa che non verrà mai a galla, che dovrò nascondere, fino a quando? Non so che dire.- si passò una mano fra i capelli. -Non posso dirti che non ti aspetterò, perché lo farò per sempre, qualunque cosa accada io ci sarò sempre per te. Ma credo di avere il diritto di sapere se tutto questo avrà un futuro. Quindi vedi di fare ordine nei tuoi sentimenti e di darmi una risposta il prima possibile su ciò che vuoi. Fino ad allora credo sia meglio non frequentarci più, non in segreto. Lily, se solo ricambi ciò che provo per te, se solo provi un millesimo di quello che provo io vorrei saperlo. Perchè... io credo di amarti.-
La ragazza lo guardava, non sapeva che dire, che fare, era divisa tra una felicità mai provata prima, qualcosa che non avrebbe mai potuto spiegare a parole, ed il senso di colpa.
Sentirono dei passi, entrambi si voltarono e verso il rumore e videro Amelia che si stava dirigendo verso di loro.
Appena li notò si asciugò le lacrime velocemente e sorrise.
-Ciao.-
-Che cosa è successo, Amy?-
-Lunga storia.- rispose la ragazza ricacciando indietro il pianto. -Sto tornando al dormitorio.-
-Ti accompagno.- rispose lui e poi si rivolse alla rossa -Aspetterò.-

 



MEINE ECKE
Holaaaaaaa! Es pasado mucho tiempo desde la ùltima vez! Non se se habeis olvidado mi e mi historia....ok, ora smetto con lo spagnolo perché cerdo di aver sbagliato pure verbi...
Comunque, ecco qua il capitolo senza copertina, ovviamente!
Perchè sono lenta e non so più disegnare.

Per il prossimo non dovreste aspettare così tanto, lo ho già iniziato.
Ho già pensato alla prossima generazione e a quella dopo ancora, io non sto bene, prima dovrei concentrarsi su finire todo esto...

Volevo specificare una cosa, il fatto che Wolf continui a dire sporco sangue non è perché vuole fare la spavalda o non lo consideri un insulto, anzi.
Ma essendo cresciuta con tutti serpe verde purosangue quella parola è entrato a fare parte del suo vocabolario e la usa senza realmente pensare, la stessa cosa vale per signore oscuro, non userebbe mai colui-che-non-deve-essere-nominato proprio perché, da quando ha 11anni, parlando con quelli della sua casata lo definiva così.
Infine ho voluto dare una svolta alla coppia Lily-James ed inserire Piton, data la sua immensa importanza nella vita di lei.
Non so se esista un team James ma se esistesse ne farei parte, mi piace Piton come personaggio ma bo, mi piaceva di più prima di sapere tutta la storia dietro lui e Lily (e adesso avrò l'odio di quei pochi che leggono).
Sinceramente non mi piace neanche Lily (e altro odio!:) ), più che altro perché si parla sempre del suo sacrificio e James non se lo caga nessuno.....
Ora che mi sono attirata l'odio di metà fandom vi saluto! Per il prossimo vi faccio la copertina così non mi ucciderete :)

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Capitolo 26
*** Mattoni Rossi ***



MATTONI ROSSI
 

Gazza era uno di quegli ometti insignificanti che Wolf non era mai riuscita a sopportare.
Per qualche motivo sconosciuto al mondo, dall'alto dei suoi 40anni, si sentiva importante e credeva di esercitare una qualsivoglia di poter sugli studenti.
-Nome?- chiese con la sua voce aspra dopo aver immerso la penna nella boccetta d'inchiostro.
-Wolf.- rispose annoiata.
-Cognome?- quando parlava sembrava un cane che cercava di azzannare qualcosa.
-Wolf.- rispose nuovamente lei guardandosi intorno.
L'ufficio dell'uomo, uno sgabuzzino di cui si era appropriato, non era cambiato molto dall'ultima volta in cui ci era stata.
Per essere colui che si occupava della pulizia della scuola si poteva dire che tutto li dentro fosse sudicio.
D'aldtronde trovava ironico che Silente avesse affidato la manutenzione del castello ad un mago-no e capiva la necessitá dell'uomo di aver sempre studenti in punizione che lo aiutassero.
-Wolf Wolf.- lesse l'uomo con la sua voce graffiata a sgradevole -mi stai prendendo in giro?-
-No.- rispose scuotendo la testa esasperata.
-Il mio pacco è prorpio lì dietro, affianco ai due più grandi di Potter e Black.- indicò velocemente i tre mucchi di fogli che per la loro grandezza non potevano essere messi negli archivi con gli altri, il suo era metà rispetto a quelli dei due grifoni.
L'uomo si alzò, controllò il nome che doveva aver scritto un migliaio di volte negli anni e poi tornò alla scrivania storcendo il naso, ancora non era convinto.
-Reato.- recitò mentre scriveva, la guardò con i suoi piccoli occhi neri e malevoli.
-Aiutato Pix a sporcare il corridoio con fango.- rispose mentre si alzava dalla sedia e si infilava la borsa a tracolla. -Scriva bene, senza errori di ortografia.- Si sporse in avanti per controllare ciò che lui stava scrivendo, poi si voltò e uscì dalla stanza in fretta e furia.
Estrasse dalla borsa lo skate e cominciò a sfrecciare per i corridoi, era in ritardo per l'allenamento con Black, sarebbe stata in anticipo, come sempre, se non avesse incontrato il poltergeist sulla sua strada e Gazza fosse arrivato alla conclusione sbagliata, ma era stato molto più veloce incolparsi se non provare la propria innocenza.
Era così presa dall'andare veloce che non riuscì a frenare e nemmeno schivare il ragazzo che le tagliò la strada correndo. Lo investì in pieno.
-Eri in ritardo?- chiese con un ghigno alla ragazza che nella caduta era finita sopra di lui.
-Non mi sembra tu fossi in orario.- rispose lei.

Era il terzo allenamento che faceva con lui, aveva passato due giorni solo a correre, fare addominali su dorsali su piegamenti ed aveva tutti i muscoli indolenziti.
Ora era quasi un'ora che volava dietro una palla rischiando di schiantarsi contro qualcosa.
Si spostò leggermente per riuscire a sciogliersi dalla sua stretta.
-Ho capito.- disse seccata ma lui si avvicinò di nuovo senza nessuna intenzione di demordere dal suo intento.
-No che non hai capito.- rispose esasperato ma lei lo scacciò di nuovo senza minimamente mettere in conto della caduta di 15 metri che avrebbe potuto fare.
-Si.- rispose secca lei -Più schiacciata,no?- aggiunse per mostrare che qualcosa nella sua testa ci era entrata.
-Non è solo quello!-
-Non puoi farmelo vedere e basta?-
Sirius sbuffò per la millesima volta staccando una mano dal manico di scopa per scostare una ciocca sfuggita alla piccola coda.
-L'ho già fatto.- protestò.
-Fallo ancora.- ribatté lei.
-l'ho fatto dieci volte!- rispose, aveva rischiato l'osso del collo dieci volte, Merlino! -Non sto mica cercando di allungare le mani!-
Ma lei scosse la testa vigorosamente, niente e nessuno le avrebbe mai fatto cambiare idea.
-Saranno solo 3 secondi.- cercò di convincerla lui, aveva notato quanto Wolf odiasse essere toccata, e come avrebbe potuto non farlo? Ogni volta che la smaterializzava sembrava che fosse una sofferenza, quei pochi secondi in cui stringeva il suo braccio sembravano toglierle tutte le forze, quando arrivavano si staccava in fretta e furia e si volatizzava dentro il locale di liquori dove lavorava un ex tassorosso, a volta la vedeva, attraverso le vetrate scure, seduta su una sedia intenta a respirare con l'uomo dietro il bancone che la scrutava preoccupato,ma si teneva ben lontano da lei dato che la prima volta si era ritrovato un pugno in faccia quando aveva cercato di aiutarla.
-Erano decisamente di più.- soffiò lei come un gatto.
-Si può sapere che problema hai!- le parole gli uscirono di bocca senza pensare.
-Io non ho nessuno problema.- rispose negando l'evidenza ma con la più completa calma, come se improvvisamente tutto il ghiaccio che li circondava avesse fatto sentire il suo gelo mediante le sue parole.
Sirius la scrutò cercando di capire cosa mai potesse passare per la sua testa, i suoi occhi grigi erano in tempesta, pieni di rabbia che copriva ogni altro sentimento lei potesse provare.
Si chiese come stesse, un'altra volta.
Le aveva fatto questa domanda più volte e aveva ricevuto sempre la stessa risposta “Questa, Black, è una domanda troppo personale.”
Ma dubitava che vi fosse qualcuno a cui rispondesse, sapeva che Wolf aveva perso tutto in una notte, ma doveva pur essere rimasto qualcuno pronto ad aiutarla, no?
La risposta era ovvia, anche se vi fosse stato lei si era presa la briga di mantenere le distanze, da chiunque.
Anche se Amy, apparentemente l'unica amica che le restava, avesse cercato di capire cosa le stava succedendo, Wolf non le avrebbe permesso di impicciarsi.
Xav gli aveva spiegato com'era la ragazza, poche frasi sfuggite al capezzale della zia di lei nell'ospedale babbano, lei era abituata ad essere quella che portava avanti la baracca, lei lavorava, si preoccupava che tutti studiassero, che avessero una vita decente, che si prendeva cura della famiglia.
Era la colonna portante che teneva tutto in piedi e non aveva tempo di preoccuparsi anche per se stessa, nessuno aveva tempo, inoltre non poteva mostrasi debole, tutti contavano sul suo sostegno perché era forte, o almeno così faceva credere a chi non era abbastanza attento.
-Si che ce l'hai!- rispose lui infervorato dal suo tono glaciale, voleva solo aiutarla e chi oltre a lui l'avrebbe potuto fare? Era l'unico che sapeva.
-Sai in quante risse sei finita negli ultimi tempi!? La McGranit non ci passerà sopra ancora a lungo!-
-Non centra niente!- scattò lei sulla difensiva e allora lui capì che forse sarebbe riuscito a cavarle qualcosa da quella bocca cucita.
-Le ho contate, sono 10! Te ne rendi conto?-
-Fanculo!- gli gridò lei -Semplicemente non voglio che mi tocchi.-
Sirius sostenne il suo sguardo fino a che lei aggiunse con rabbia -Non voglio che nessuno lo faccia.-
Lui spalancò gli occhi nel vedere un lampo di disperazione, un battito di ciglia e svanì nel nulla.
Wolf si maledì, non doveva farsi prendere dalla rabbia, non doveva farsi sfuggire le parole di bocca.
“MERDA” articolò la sua mente, perché non era riuscita a tenere a freno la lingua con Blasck?
Era sempre stata brava a tenere chiunque a distanza, a soppesare le parole che doveva dire, a capire quando stare zitta e quando parlare, ma soprattutto era sempre stata brava a tenere i propri casini per sè.
Ma con lui sembrava che questa sua facoltà svanisse nel vento, gli permetteva di intromettersi, alcune volte era stata lei stessa a portalo nei suo problemi, e gli confidava cose che avrebbe dovuto rimanere intrappolare nella sua gola.
Ma sfuggivano dalle sue labbra, desiderose di uscire almeno una volta, ciò la faceva incazzare.
Gli aveva addirittura confidato il suo stato di sangue, qualcosa di cui non aveva mai messo al corrente nessuno, nemmeno Regalus anche se sotto sotto l'aveva sempre saputo che lei era una di quelli sporchi.
Poi aveva mentito spudoratamente per nascondere quella verità, ma ciò non cambiava il fatto che gli aveva confidato uno dei suoi più grandi segreti senza battere ciglio.
Dov'era la ragazza che era riuscita a mentire per più di cinque anni alle persone a cui teneva? Dov'era quella che avrebbe cacciato a calci chiunque si fosse avvicinato solo la metà di quello che aveva fatto il ragazzo che aveva davanti? Dov'era la maschera che era abituata a portare? Stava davvero andando in frantumi così facilmente?
-E l'altro giorno con Zabini?- chiese lui nel tentativo di battere il ferro finché era caldo.
-Non puoi capire.- rispose con astio lei, determinata a non lasciar trapelare più niente.
-Aiutami a farlo.- Lei sembrò sorpresa di quella risposta, ma poi si schiacciò sulla scopa, cercò di imitare quello che Sirius le aveva fatto vedere poco prima e si tuffò in picchiata, verso il suolo candido.
Il terreno coperto da un leggero strato di neve si avvicinava, la ghiaia che i cristalli nascondevano era sempre più vicina.
Wolf sentì lo stomaco attorcigliarsi man mano che la velocità aumentava ed il rischio di non fermarsi in tempo era sempre più grande.
Il sangue le pompava nelle orecchie, il vento le sferzava le guance ormai rose dal freddo e insensibili.
Questa volta ce l'avrebbe fatta o avrebbe risposto a Black.
“Solo un altro po...qualche cent...ora!!"
Tirò con tutta la forza che possedeva, staccò il busto dal manico, stese le braccia, strinse le ginocchia fino a farsi male mentre i suoi piedi sfioravano la neve.
Strinse i denti nello sforzo di mantenere il controllo della scopa.
Per un attimo pensò che ce l'aveva fatta ma poi... i sassi le colpirono il viso, quelle piccole pietruzze che fino a qualche istante prima se ne erano state ben nascoste sotto il manto bianco furono ovunque intorno a lei.
Cercò di proteggersi con le braccia mentre rimbalzava lungo il campo, sbucciandosi, sbattendo, accumulando ematomi.
Il manico il scopa giaceva a qualche metro da lei che stava cercando di rialzarsi.
Sirius si era fiondato subito verso di lei, appena aveva visto che no ce l'avrebbe fatta era partito in picchiata.
Con un balzo fu giù dalla sua nimbus '70, affianco a lei.
Cercò di aiutarla ad alzarsi per assicurasi che non avesse subito dei sari danni ma ottene solo di innervosila e farle perdere l'equilibrio mentre cercava di scrollarselo di dosso.
Si ritrovò di nuovo seduta a terra, in bocca sentiva il sapore del sangue, la fronte bruciava a colpa di un'abrasione.
Teneva le mani appoggiate dietro la schiena per sostenersi e le gambe leggermente piegate.
Con lo sguardo lo sfidava a dire qualcosa, qualsiasi cosa, o ad aiutarla.
Prima che Sirius dicesse qualcosa si alzò, da sola, bofonchiò qualcosa sul fatto che tra non molto sarebbero arrivati i corvi ad allenarsi ed andò a recuperare la scopa fingendo di non essersi fatta niente.
Poi si diressero verso gli spogliatoi.
-Wolf.- la chiamò prima che aprisse la porta per poi sparirvi dentro.
Lei aveva ancora la mano stretta alla maniglia in ottone, gli occhi fissavano i colori ormai sbiaditi della sua casata.
-Tutto bene?- chiese, lei si irrigidì, inarcò leggermente la schiena.
Annuì frettolosamente senza riuscire ad aprire bocca, poi aprì la porta e vi si infilò velocemente richiudendola subito dietro di lei.
 

Sirius fissò per qualche istante quella porta in legno scuro su cui campeggiava lo stemma.
Pensò di bussare ma non sapeva cosa dire, inoltre dubitava fortemente che lei gli avrebbe risposto.
Con il manico di scopa in spalla se ne andò, non aveva senso perdere tempo davanti a un uscio chiuso.
Si diresse verso l'uscita dello stadio che solitamente usavano i giocatori, non aveva nessuna intenzione di cambiarsi, tra non molto si sarebbe dovuto allenare con il capitano-dittatoresenzapietà-James Potter, appena dopo i corvi, e poi sapeva di sta bene in divisa, magari avrebbe fatto colpo su qualche ragazza mentre tornava in dormitorio.
Ripensò alla piccola serpe che aveva cercato di conquistare, si era rivelata un'oca con una risata sgradevole e volgare, appiccicosa come le peggiori delle sanguisughe e con l'idea di sventolarlo in giro come se fosse un trofeo, ancora non sapeva come togliersela di torno.
Trovare un'altra ragazza e sbattergliela in faccia sarebbe stata la cosa più semplice dato che non sembrava capire le sue parole quando le parlava, dubitava pure che lo avesse ascoltato tutte le volte che l'aveva lasciata, che poi, lui, insieme a lei non c'era mai stato.
Però non poteva chiedere a Carol di aiutarlo, lo avrebbe preso a schiaffi una volta fattagli la proposta, e poi passava talmente tanto tempo tra libri, ODF e quidditch che non aveva tempo per altro.
A conti fatti la ragazza con cui passava più tempo era la serpe che ora stava aspettando.
Di solito non vi metteva molto a cambiarsi, per lui non avrebbe fatto differenza, le piaceva particolarmente con la divisa ed i colori della sua casata.
Ripensando alla prima volta che l'aveva vista in quelle vesti i suoi pensieri non erano decisamente stati appropriati per uno che aveva dichiarato che voleva solo esserle amico.
Vide in lontananza il riflesso verde smeraldo di un mantello, inconfondibile.
Pochi secondi e la professoressa McGranitt lo raggiunse, sembrava avere una gran fretta.
-Signor Black!- esclamò sorpresa di vederlo.
-Professoressa!- rispose lui alla stessa maniere -Oggi e bellissima!-
La donna, come sempre, lo fuminò.
-Ha visto la signorina Wolf?-chiese sbrigativa passandosi velocemente una mano sulla crocchia di capelli scuri per controllare che tutto fosse ancora in ordine.
-Si sta cambiando.- rispose lui.
La donna lo fissò per qualche secondo soppesando qualcosa di cui lui non sapeva niente.
-Le dica che per domani è confermato.- Disse allungando il collo per vedere se magari la ragazza stesse arrivando.
-Certo.- rispose Sirius con sicurezza anche se non aveva idea a cosa si riferisse.
-Appena finite le elzioni, nel mio ufficio.- precisò fissandolo come se in questo modo le sue parole si potessero imprimere meglio nella mente del ragazzo.
-Glielo dirò.- la rassicurò lui, lo guardava come quando gli ribadiva che qualcosa non si poteva o non si doveva fare.
La donna si allungò ancora per provare a scorgere la studentessa, poi rimase immobile per qualche istante, a Sirius ricorcò un gatto che sente un rumore improvviso e si immobilizza, con le orecchie tese per controllare la zona circostante.
La donna spostò lo sguardo severo su di lui, smise di allungare il collo, i sassi scricchiolarono sotto le sue scarpe di vernice per lo spostamento del peso.
-Vi allenate insieme?- chiese
-Si.- rispose lui sorridendo alla sua prof preferita.
-Come mai?- Sirius non aveva la minima idea del perché sembrasse soppesare ogni parola uscisse dalla sua bocca.
-Me lo ha chiesto come favore.- rispose, ma niente nell'espressione della donna cambiò, segno che era ancora il suo turno -Credo che voglia distrarsi un po', entrare nella squadra di quidditch non le farà male.- di nuovo si spostò i capelli usciti dalla coda che tornarono imperterriti davanti agli occhi.
-Siete amici.- Disse lei, Felpato stava per rispondere non sapeva nemmeno lui cosa ma la professoressa continuò -Ne sono felice.-
Un piccolo sorriso si affacciò sul suo volto.
-Merlino! Lei sta sorridendo!- Esclamò sorpreso, spalancò gli occhi come se avesse visto l'8° meraviglia del mondo.
-Oh! Per Merlino, sig. Black. Non mi è vietato sorridere.- lo liquidò lei divertita.
Ma lui ne era rimasto davvero sorpreso, ricordava bene come Wolf le avesse mancato di rispetto ed era convinto che tra le due non scorresse buon sangue, sicuramente non che la donna vi tenesse particolarmente.
-Credo faccia bene alla signorina Wolf averla come amico. E' un periodo difficile e si deve circondare di persone solari come lei e la signoria Osborne. Le stia vicino, domani sarà una giornata dura.- fece una pausa -Le dica che la proposta di portare lei è...signorina Wolf!-
-Buon giorno, professoressa.- rispose lei sistemandosi meglio il borsone sulla spalla sinistra e affiancandosi a Sirius.
La McGranitt informò velocemente la ragazza di quello che aveva appena detto al ragazzo.
-Stavo appunto informando il sig. Black che se vuole può venire, la mia proposta è ancora valida.-
Wolf aprì bocca per declinare l'invito ma la donna non la fece proseguire.
-Sono terribilmente in ritardo.- disse dando un'occhiata al cielo come se vi fosse un immenso orologio che loro non potevano vedere.+
-Vi aspetto domani, tutti e due.- lì scrutò per far si che le sue parole si imprimessero nelle loro menti.
-Ma prof-
-Vi aspetterò.- la zittì lei veloce -Sono felice che abbia trovato un amico.- disse prima di percorrere a grandi falcate la strada verso il castello.
Wolf boccheggiò, sembrava un pesce che continuava ad aprire e chiudere la bocca senza motivo.
-Ti sei auto invitato!?- chiese esasperata.
-Ti assicuro che io non ho idea di che cosa stesse dicendo, mi stava dando un messaggio per te e poi è partita per la sua strada.-
Wolf scosse la testa sconsolata notando solo in quel momento di avere la sciarpa del grifone ancora in mano, ecco cosa aveva fatto fraintende tutto a quella donna.
-Dove andiamo?-
-Da mia zia.- rispose lei senza pensare.
Sirius si ammutolì, nessuno avrebbe saputo cosa rispondere e lui non faceva eccezione, anzi, si sentiva a disagio e di nuovo, senza minimamente volerlo, si era intromesso.
Lei gli porse la sciarpa, allungò il braccio e gliela mise sotto il naso senza guardarlo.
-Così non romperai più.- disse.
Lui fece per prenderla ma poi si spostò nuovamente i capelli come se il suo obbiettivo fosse sempre stato quello.
-Puoi tenerla.-
-Non so se hai notato ma ha i colori dei grifoni.- rispose alzando un sopracciglio e voltandosi.
-Dimmi di che colore la vuoi.- rispose lui estraendo la bacchetta.

Wolf arrivò davanti l'ufficio della McGranit, alle 15.30 in punto.
Era uscita prima da una lezione senza dire niente, ormai i professori la lasciavano fare quello che voleva, nessuno di loro cercava di dirle alcunché, la maggior parte le riservavano sempre delle occhiate e la prima volta che l'aveva rivista si erano arrischiati a farle una specie di discorso di condoglianze.
Era stato imbarazzante ed opprimente, qualcosa che non avrebbe mai più voluto ripetere. Si dondolò sulle punte dei piedi, si sistemò la borsa, schiacciata, infondo, sotto libri, skate e contrabbando, vi era la sciarpa di Sirius che come sempre sembrava in ritardo.
La professoressa svoltò l'angolo entrando nel corridoio e nel campo visivo della ragazza, dietro di lei vi era Sirius che evidentemente si era offerti di portarle tutte le carte che le erano servite per le lezioni.
 

Nell'atrio del San Mungo vi erano l'ufficio informazioni e la stregaccoglienza.
Erano apparsi in un vicolo deserto per poi immettersi in una strada poco trafficata fino ad arrivare all'ospedale che agli occhi dei babbani appariva come un negozio di mattoni rossi abbandonato a se stesso.
La professoressa non si fermò a chiedere indicazioni, attraversò a passo deciso l'ingresso di un bianco immacolato controllando che i suoi studenti la seguissero.
Presero un grande ascensore insieme ad un'altra decina di persone, gli specchi che fungeva da pareti riflettano all'infinito la loro immagine.
Scesero al quarto piano lasciando dietro di loro solo due uomini diretti alla sala da tè al quinto piano.
Erano in una piccola sala d'attesa di quel tipico bianco sterile che contraddistingue le strutture sanitarie, essa dava la possibilità di tirarsi indietro, ci si poteva sedere sul divano dallo scheletro in legno ed i cuscini di un verde accennato ed aspettare che l'orario delle visite finisse, o si poteva oltrepassare la porta dai vetri oscurati, sopra la quale campeggiava la scritta “Lesioni da incantesimi”, ed affrontare ciò che vi era dietro.
Ancora una volta la donna guardò i suoi studenti per convincersi di stare facendo la cosa giusta, poi oltrepassò la porta, le ante scorrerono per lasciarli passare e si trovarono in un lungo corridoio dalle pareti celesti su cui si rifletteva il cielo di una giornata estiva, le nuvole soffici sembravano di zucchero filato e uno stormo di colombe sfrecciò loro accanto.
Venne loro incontro una signora alta, il corpo asciutto e dagli occhiali rosso fuoco, come le labbra, ed appuntiti.
Sulla targhetta appuntata sul camice vi era la scritta “Supervisore:dtt.ssa Marie Johnson”, la donna la picchiettò con la penna che aveva in mano.
-Professoressa Mcgranitt?- chiese sistemandosi gli occhiali e dando un'occhiata al pannello di lavagna nero che aveva nell'altra mano.
-Si.- pose la mano dietro la schiena della ragazza per farle fare un passo avanti – Lei e la signorina Taylor Wolf.- Sirius vide la ragazza sussultare nel sentire il suo nome -Siamo qui per la visita alla signorina Eva Wolf.-
-Lo so, ma prima vi sono alcune cosa da mettere in chiaro, vi prego di seguirmi mentre vi accompagno.- rispose la donna cominciando a far loro strada attraverso il cielo.
-Ho solo alcune comunicazioni da farle e riguardano il costo della degenza di sua zia. Non vi sono stati miglioramenti, sua zia non ha più la facoltà di vivere da sola.-
Scrutò la ragazzina magra e dalla profonde occhiaia che le camminava affianco.
-Il professor Silente si è impegnato a pagare tutto fino a che lei non riuscirà a farlo da sola e rimarrà sempre come garante. Dal compimento della maggiore età la responsabilità della signorina Wolf passerà a lei ed ogni decisione sulle cure verrà sottoposta al suo giudizio. Non credo vi sia altro da dire. Questa è la stanza.-Indicò il numero 17 con la penna, si sporse oltre la porta per chiamare qualcuno.
-Ora vi lascio elle mani di Eve, qualunque domanda rivolgetevi a lui.-
Un infermiere si affacciò e si presentò come Eve, aveva dei capelli biondi, spettinati come se si fosse appena alzato e un sorriso gentile a 32 denti.
Il giovane fece venire in mente Peter Pan ad entrambi i ragazzi (Sirius aveva dovuto leggere il libro dopo sotto le continue pressioni di James), perché sembrava senza età.
Eve sorrise, gentilmente li condusse dentro, disse che la zia parlava spesso di Wolf, nei pochi momenti di lucidità che ancora aveva, inoltre erano arrivati in un buon momento.
Oltrepassarono dei letti, alcuni erano vuoti, in altri vi erano dei pazienti, molti dei quali sembravano persi in mondi diversi da quello della stanza d'ospedale.
Essendo giorno di visite le stanza era piena di persone incappottate e vi era un sottofondo di chiacchiere.
Si fermarono davanti un letto, Eve scostò le tende e lasciò lo spazio necessario perché la ragazza le oltrepassasse.
Wolf avrebbe voluto tirarsi indietro, sapeva come si era ridotta sua zia a causa della droga, ma non aveva idea di cosa potesse averle fatto la maledizione.
Non esitò ad oltrepassare la tenda bianca, non voleva far vedere quanto tutto quello le stesse costando.
Sua zia non era sul letto, se ne stava in piedi,ma scalza, a fissare un gabbiano sul muro che stranamente sembrava rivolgere tutta la sua attenzione alla donna che allungava le sue lunghe dita scheletriche verso di lui.
-Eva!- esclamò entusiasta l'infermiere dopo essere appena entrato seguito dagli altri due visitatori.
-Lascia stare quel gabbiano per un po'.Guarda chi c'è qui: tua nipote Taylor!-
La donna non si mosse.
-Wolf, per favore.- lo corresse lei.
La mano della donna si contrasse, le sue dita non finirono di chiudersi e come lunghi artigli finirono per passare lungo i capelli scuri che le arrivavano fino al fondo schiena.
-Tay.- disse togliendo anche l'altra mano dal muro e abbandonandola lungo il corpo.
-Tay-Tay!- esclamò voltandosi verso la nipote.
-Zia, quante volte ti ho detto di chiamarmi Wolf?- rispose la ragazza rivolgendole un sorriso.
-Tay-Tay!- esclamò di nuovo la donna, ma non sembrava vedere la nipote, anzi, continuava a guardare Eve con occhi accesi.
-E' proprio qui, Eva.- l'infermiere la fece spostare così che potesse vedere Wolf.
Eva scosse la testa e fece un passo indietro, si strinse nel camicie, le lunghe braccia magre si strinsero intorno al suo corpo.
-Tay-Tay!- gridò, piegandosi in avanti, con tutto il fiato che aveva.
-Eva, che ti prende?- Eve si avvicinò alla paziente ma lei lo spinse via gridando di nuovo il nomignolo.
I suoi occhi si sbarrarono, individuarono qualcosa dietro le spalle della ragazza, le labbra tremarono, tremava tutta come una foglia ma poi vi fu rabbia nel suo sguardo.
Le irridi scure si schiarirono a causa delle lacrime a stento trattenute, per un attimo sembrò volersi rannicchiare su se stessa ma poi scattò in avanti.
Eve la braccò, l'afferrò per la vita e premendo il suo petto contro la sua schiena la sollevò da terra, ma la donna continuò a dimenarsi, gridando il nomignolo, con una mano cercava di sciogliere la stretta dell'infermiere mentre con l'altra cercava di arrivare alla sua preda appena dietro a Wolf.
-Professoressa, dovrebbe uscire.- disse Sirius.
La McGranitt, ancora avvolta nel suo mantello e con il capello ancora in capo, annuì al suo studente.
Eva affondò le unghie nel bracciò che continuò a tenerla saldamente.
-La lasci.- disse Wolf.
La donna sferrò l'ennesimo calciò all'infermiere, la sua presa si allentò e lei riuscì a svincolarsi.
Si tuffò in avanti, la professoressa estrasse la bacchetta pronta a difendere se stessa ed i suoi studenti se fosse stato necessario.
Eva finì tra le braccia di sua nipote, come quella sera che era impazzita a causa dell'astinenza.
Cercò di superarla ma Wolf la strinse per quanto ma le facesse, per quanto volesse solo mettere fine a quel contatto, il volto di sua zia affondò nell'incavo della sua spalla, le lacrime le rigarono il viso scarno mentre gli occhi pieni di rabbia continuavano a fissare la professoressa che le sue mani cercavano disperatamente di artigliare, ma troppo lontano si trovava l'oggetto della sua ira.
-Va tutto bene zia.- le sussurrò Wolf mostrandosi il labbro per non cedere al dolore.
-Siamo al sicuro.- scandì bene le parole così che la donna potesse assimilarle.
Il gabbiano era rimasto immobile a guardare, tutta la scena si era riflessa nei suoi occhi neri.
La donna smise di agitasi e strinse la nipote.
-Non i lasciano tornare a casa da voi.- mormorò.
-Lo so.- rispose lei accarezzandole i capelli.-Tranquilla, non è colpa tua.-
La donna si separò dalla nipote e la prese per le spalle -Tay-Tay!- esclamò con un enorme sorriso come se la vedesse per la prima volta.
Continuando a tenere una mano stretta sulla sua spalla si voltò sventolandole i suoi capelli in faccia, Wolf alzò gli occhi al cielo, ed indicò l'uccello -Mike!-
Wolf rimase zitta mentre la donna tornava da gabbiano.
-Avrei dovuto farle togliere mantello e cappello- si scusò Eve massaggiandosi il braccio dove le unghie della donna avevano lasciato il loro segno rosso -Le persone con i mantelli neri la innervosiscono. E' già successo altre volte, ma non aveva mai cercato di aggredire nessuno. La dottoressa Johnson mi aveva detto che l'aveva già incontrata e che non c'erano stati problemi. Mi dispiace, io dovrei mettere a sua agio Eva e salvaguardare voi.-
-Stia tranquillo.- lo rassicurò la professoressa che nel frattempo si era liberata di mantello e cappello adagiandolo sulla poltrona.
-Signorina Wolf.- la ragazza si voltò verso la donna -Sta bene?- chiese preoccupata.
Wolf guardò per un attimo Sirius, come per assicurarsi che fosse ancora nella stanza.
-Ho solo bisogno di un po' d'acqua.- rispose passandosi una mano fra i capelli verificando che lo chignon reggesse ancora per un po'.
-Te la porto.- si prodigò subito Eve.
-Non serve.- si affrettò lei -Dimmi solo dov'è il bagno.-
-Infondo a sinistra e poi destra.- rispose.
Wolf guardò ancora Sirius che si trovava immobile affianco alla sedia.
Gli passò accanto, sembrava più teso di lei.
Velocemente uscì dalla stanza, schivò qualche infermiera mentre procedeva ad un passo sempre più veloce.
Voltò a sinistra, sulla destra vi era un corridoio che portava alla toilette per i visitatori.
Si sentì schiacciare da quelle pareti serene, il passaggio sbucava un una lunga stanza, sulla parete di fronte vi erano i lavandini ed un enorme specchio che la percorreva riflettendo il cielo dei muri.
Si poggiò con le mani sulla ceramica, vi fece leva mettendosi in punta di piedi per poi tornare su talloni, lo fece varie volte nel tentativo di calmarsi ma non sortì nessun effetto.
Strinse maggiormente la ceramica fino a che le sue nocche non divennero bianche, poi scosse la testa cercando di negare quel senso di claustrofobia che l'attanagliava.
Passò le mani sotto il rubinetti, si sciacquò il volto più volte ma non funzionò.
Attraversò la stanza a grandi falcate con le mani fra i capelli, scuotendo la testa e mordendosi il labbro nel tentativo di non cedere, non ancora.
Si voltò per l'ennesima volta.
Sirius si bloccò di colpo, rimasero a fissarsi per qualche istante senza dire niente.
Lui fece un passo verso di lei, lo fermò allungando una braccio con la mano aperta.
Le parole le si impigliarono in gola, si accavallarono nel tentativo di uscirne tutte insieme ma l'unica che riuscì ad arrivare sulle sue labbra fu un -Che...?- incerto.
-Voglio solo abbracciarti.- disse Sirius alzando le mani in segno di resa per dimostrare le sue buone ragioni -Ok?-chiese titubante inclinando leggermente la testa per scrutarla meglio.
-Se non vuoi che lo faccia, dimmelo, ma non ti lascerò qui da sola a piangere. Voglio solo aiutarti.-
Lei abbassò la mano, fece una smorfia alzando l'angolo della bocca per poi tornare a mordersi il labbro nel tentativo di trattenere le lacrime.
Si portò di nuovo la mani fra i capelli, tenendosi la testa come se non volesse far scappare niente.
Fece di nuovo la stessa smorfia di una risata troppo amara.
-Aiutarmi?- Disse appoggiando la schiena contro il muro freddo -Non puoi aiutarmi.-
-Certo che posso.- rispose lui.
Lei tornò a tenersi in piedi da sola puntò i suoi occhi spalancati sul ragazzo.
-Dici di volermi abbracciare.- disse, il nodo che aveva in gola faceva si che le sue parole fossero incerte.
-E lo farò, in questo momento se solo tu lo vuoi.-
Sirius fece un passo avanti allargano le braccia ma quello che ricevette fu una risata amara.
-Non puoi toccarmi, Sirius. Nessuno può farlo.- appoggiò la schiena contro il muro e scivolò contro la parete di quella brutta copia del paradiso.
-Ho paura.- sussurrò e allora il ragazzo si fece più attento di quanto già non fosse, finalmente Wolf avrebbe risposto alla sua domanda.
-Di diventare come lei.- guardava fissò davanti a se con gli occhi sbarrati e le braccia serrate attorno le ginocchia.
-Ho paura di essere pazza...- sussurrò rabbrividendo.
-Tu non sei pazza.- la rassicurò lui.
-Tu non sai niente, Black! Non sai cosa mi ha fatto quella maledizione.- mentre parlava aumentò ancora la stretta delle sue braccia.
-Non riesco più a sopportare che qualcuno mi tocchi, è come se fosse ancora dentro di me, fa male. Tu non sai quanto faccia male.- si morse il labbro, ogni parola le usciva a fatica.
-E poi...lo vedo, pieno di sangue, canta e poi arriva...-
-Arriva chi?-
-Il magiamorte, alza la bacchetta ed è come tornare a quella sera.- Ammutolì.
Sirius le si avvicinò e le si sedette accanto stando ben attento a non toccarla.
-E' solo un sogno.- cerca di rassicurarla ma lei scosse la testa.
-E' questo il problema. Prima era solo un sogno ora.... non riesco a distinguere i sogni dalla realtà.-
Si vedeva che aveva paura, che ormai era al limite e che non avrebbe resistito ancora a lungo.
-io sono reale, Wolf.- disse, lei si scostò una ciocca di capelli e lui intercettò le sue dita prima che riuscissero ad asciugarle le lacrime.
-Questo è reale.- le strinse la mano ma poi la lasciò andare vedendola serrare i denti.
-Non ti lascerò sola.- la guardava con intensità mentre lei gli rivolgeva due occhi confusi e arrosati, le lacrime incastrate tra le folte coglia.
-Ti aiuterò, e quando non saprai se stai sognando o meno vieni da me. Io ti dirò cos'è reale.-
Lei sorrise, fu il primo sorriso che gli rivolgeva ed il suo cuore si fermò per un istante.
Wolf appoggiò la testa sulla sua spalla.
-E come pensi di farlo? Stringendomi la mano e guardandomi con quegli occhioni spezzerai l'incantesimo.- chiese con un piccolo sbuffo.
-Se vuoi.- rispose lui ed intrambi sorrisero.
-Se vuoi posso dire alla prof che torniamo a scuola, non devi tornare lì.-
-No, lo devo fare per mia zia. Sono qui per lei...ma prima vorrei rimanere così ancora un po'.-


-Wolf.-
-Si, Black?-
-Come stai?-
-Scomoda, questo divano non è un gran che, lo hai preso ad un mercatino dell'usato?-
-Non ho idea di cosa sia un merca..tino dell'usato, ma se non ti piace il mio divano non devi venire nel mio appartamento, qui, nessuno ti ha invitato.-
-Calmati mia piccola casalinga, non mi lamenterò più. Però questo posto è un po' un porcile.-
-Porco Merlino, Tay! Fammi un po' di spazio.-
-La tua spalla è sempre comoda.-
-Come stai?-
-Meglio, ora che sono qui, tu?-
-Anche io.-






Non farò un comento lungo perchè il capitolo lo è già abbastanza.
L'ho appena finito di trascrivere e non ho ricontrollato quindi nei prossimi giorno correggierò gli errori di battitura e distrazione.

 
 

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Capitolo 27
*** Dentro il castello i topi ballano ***


DENTRO AL CASTELLO I TOPI BALLANO

 

30 Gennaio,compleanno di Lily Evans.
La piccola catenina d'oro giaceva dentro la scatola, tutta impacchettata in carta oro-rosso.
James si voltò verso il suo comodino dove il piccolo pacchetto se ne stava ormai comodo dal suo ritorno al castello.
A tentoni prese la bacchetta e la puntò verso il letto di Felpato, o almeno dove pensava dovesse essere dato che senza occhiali era praticamente cieco e la poca luce che filtrava dai vetri semi coperti dalla neve non
lo aiutava affatto.

Aveva perdonato Sirius per quello che aveva fatto, lo aveva già colpito e sapeva che il suo amico aveva agito a quel modo solo per fare uscire lui e Lily allo scoperto, non di certo per portalo in quella situazione.
Erano ben due settimane che la ragazza si comportava come se niente fosse quando lo vedeva, di solito cercava di evitarlo se era possibile, ma era tutto strano e lo stavano notando anche gli altri, insomma, non battibeccavano più come prima.
Soppesò per qualche secondo se far cadere in testa all'amico uno dei libri che doveva avere di fianco al letto, poteva anche averlo perdonato ma questo non voleva dire che non si stava prendendo la sua vendetta.
Sbuffò lasciando andare la bacchetta affianco a lui.
-Sirius.- sussurrò ma non ci fu nessuna risposta.
-Felpato, svegliati!- gridò a bassa voce e l'amico mugugnò qualcosa.
-Felpato!- continuò soppesando l'idea di alzarsi e scrollarlo.
-Che vuoi?-
-Sei sveglio?- James potè immaginare l'amico roteare gli occhi mentre si metteva seduto.
-Che vuoi?- ripeté.
James rimase in silenzio, tanto a lungo da far pensare all'amico che si fosse addormentato e assaporare l'idea, per niente gradita, di tornare a cercare di dormire.
-Non so se dare il regalo a Lily.- disse infine.
-Davvero?- chiese Felpato leggermente irritato -Non lo avevi già deciso? Non ne abbiamo parlato già un milione di volte?-
Di nuovo Ramoso rimase in silenzio rimuginando.
-Stavi dormendo?- chiese infine glissando sull'argomento per il quale aveva svegliato l'amico.
-No, lo sai.- rispose Sirius roteando un'altra volte gli occhi.
-Per lei?-James era realmente interessato all'argomento, sebbene lo avesse usato per distrarsi dai suoi problemi.
-Perchè non sono mai stato in quel reparto del San Mungo, ci saranno un sacco di reduci della guerra. Ne abbiamo già parlato, Ramoso. Che farai con quel regalo?- questa fu la volta di Sirius di cercare di evitare l'argomento.
-Secondo me è per lei.-
-Il regalo?-
-C'è qualcuno che vorrebbe dormire!- sussurrò stizzito Lunastorta che era appena riuscito ad addormentarsi.
-James non sa se dare il regalo a Lily.- spiego velocemente Sirius.
-Ma non ne avevamo già parlato?- chiese con voce impastata Peter svegliato anche lui dalla conversazione degli amici.
-Penso che dovresti darglielo.-
-Lo pensi davvero, Remus?- anche nel più completo buio e nell'inutilità del gesto, James non poté fare a meno di sgranare gli occhi per la sorpresa.
Sirius per due settimane aveva sostenuto questa teoria, Rems, per altrettanto tempo, vi si era accanito contro.
-Lo vuoi fare, no? Allora fallo.-
-Lo sapevo che sarest-
-Ora torniamocene a dormire- troncò di netto la frase di Felpato.
-Sei stato tu con il libro d'incantesimi di dominio, questa notte?- chiese Sirius massaggiandosi la testa al ricordo, quel tomo gli era piombato addosso nel bel mezzo della notte, proprio quando era riuscito a prendere sonno.

-No.- rispose nervoso James addentando la sua torta di mele.
-Dovevo capirlo, solo Lunastorta poteva pensare di utilizzare il libro più grosso presente in tutta la stanza.-
James annuì distratto all'amico che continuava a lamentarsi.
-Non capisco.- continuò a denti strette Felpato -Pensavo che a quest'ora si sarebbe calmato.-
Sirius ripensò alla sera della festa, lui e Codaliscia che si erano fermati a ripulire la classe insieme all'aiuto di due ragazze , erano tornati al dormitorio dopo gli altri.
Lungo il percorso per tornare, solo in due, si erano tracannati l'ultima bottiglia di whisky incendiario e fare le scale era stata un impresa più ardua del previsto, e appena aperta la porta della stanza si era beccato il secondo pugno della serata e questa volta il suo naso si era rotto.
-Mi sembrava avessimo deciso che glielo deve dire.-
Ne avevano parlato quella sera stessa, dopo aver sistemato il suo setto nasale e aver fatto rinsavire lui e Peter dalla sbornia, Merlino solo sapeva quanto era stato traumatico il giorno seguente per i due.
Alla fine lui, James se Peter sosteneva che avrebbe dovuto parlare ad Amy, sembrava una brava ragazza e sicuramente avrebbe capito ma Remus continuava a rimanere titubante e decisamente incazzato.
-Merlino! Lo hai fatto nel modo sbagliato, non puoi pensare di risolvere le cose così.-
Sirius sbuffò infastidito per l'ennesima predica -Io l'ho fatto per lui, non usciva da una ragazza da...non ci è mai uscito! Gli ho solo dato una piccola spinta.-
-Già, ma in tanto lo hai buttato giù da un dirupo.-
-Era un salto che doveva fare, prima o poi.-

-Lily!- Alice era appena sparita nel dormitorio femminile per prendere alla rossa il suo regalo di compleanno lasciandola sola ad aspettarla.
Lily guardò la sala gremita di studenti sperando che fosse qualcun altro ad averla chiamata.
Le soffici orecchie bianche di coniglio, regalategli da Felpato, si mossero nervose sopra la sua testa captando il suo stato d'animo.
-Non ho ancora una risposta.- si affretto a dire quando il ragazzo fu abbastanza vicino.
-Volevo.- disse James, un gran sorriso stampato sul volto e una mano dietro alla schiena a nascondere il pacchettino regalo.
-Volevo solo darti questo,- glielo mise sotto il naso -per il tuo compleanno, Tiger Lily.-
La ragazza guardò il pacchetto nella mano del ragazzo e lo prese titubante, alzò lo sguardo su di lui pensierosa ma un angola della sua bocca già sorrideva.
Proprio in quel momento arrivò Alice, con un sorriso che non prometteva niente di buono, che trascinò la migliore amica verso il resto de gruppo già mezzo ubriaco.

-Mi sembri pensierosa.- Amelia alzò gli occhi dal libro babbano di medicina di base che Wolf era riuscita a procurargli.
Aveva letto la stessa frase almeno una decina di volte senza capirla.
-Di che stai parlando, sciocchina?-
Wolf corrugò la fronte a quella parola e chiuse il libro di pozioni.
-Davvero?- chiese sarcastica -Schiocchina?- alzò un sopracciglio per sottolineare tutto il suo disappunto.
-E questo sarebbe il tuo modo per dirmi che non sei pensierosa?-
Amy si rituffò nella lettura del libro che l'amica le aveva portato.
Tutto era iniziato due mesi prima, Wolf si era procurata un saggio di medicina sulle ferite da trauma riportate dai soldati, lei aveva accettato più per cortesia che altro ma poi lo aveva trovato interessante.
Così Wolf era riuscita a reperire un tomo di 550 pagine sul funzionamento del corpo umano e poi quello che ora teneva in mano, non era riuscita a resistere ed aveva dovuto sfogliarlo.
Doveva ammettere che per quanto i le tecniche curative dei babbani fossero decisamente meno efficaci di quelle magiche il loro sapere in campo medico non era niente male.
L'amica continua a fissarla tranquillamente, come se quello fosse lo scopo della sua vita.

-E tu?- rispose alla fine cercando di cambiare argomento.-Ormai è mesi che sei nervosa.-
-Se sei così curiosa perché non ne parli semplicemente con lui?- Era tipico della serpe ignorare totalmente ciò a cui non aveva nessuna voglia di dare risposta ed era tipico di Amelia darle corda senza nemmeno rendersene conto.
Il tasso appoggiò il libro sospirando.
-Non sono curiosa.- rispose quasi esasperata -almeno, non di quello che pensi tu. Lo so che vorresti sapere quale grande segreto nasconde, ma i assicuro che a me non interessa.-
-Non perdi niente a chiedere.- rispose l'amica ignorandola nuovamente.
-Po-potrei perdere loro!-
Wolf si guardò intorno, per fortuna la biblioteca sembrava completamente deserta.
-Non li perderai comunque se continui ad evitarli?- chiese alzandosi e prendendo il suo libro di pozioni -Risolvi la situazione, l'imbarazzo passa.-
 

Sirius la stava aspettando fuori dallo stadio.
L'aveva vista ai provini, ben nascosto sotto al mantello dell'invisibilità che aveva preso a James, troppo impregnato a progettare i prossimo massacrante allenamento per non pensare alla sue pene d'amore che a controllare il suo migliore amico.
In realtà aveva promesso alla ragazza che non si sarebbe presentato, nemmeno lì fuori dalla porta dello stadio, ma Codaliscia era sparito nel nulla lasciandolo senza una spalla per il suo scherzo, e Remus continuava
ad avercela con lui.

Porco Merlino! Si era già beccato un pugno per ciò che aveva fatto, senza contare tutti quei libri che gli cadevano in testa ogni notte.
Wolf si sarebbe sicuramente infuriata vedendolo, ma nel caso non fosse uscita sola si sarebbe semplicemente eclissato sotto il mantello che teneva in una tasca interna del cappotto scuro.
Come si aspettava, però, lei usci per prima e sola.
-Che cazzo ci fai qui!?- chiese irritata e trascinandolo lontano dall'entrata.
-Allora? Ti hanno presa? Devono averlo fatto, tutti gli altri erano delle schiappe.-
Wolf si incamminò verso il lago con scopa e borsone in spalla.
-Lo saprò domani.- rispose.
-Ti prenderanno, con un insegnate come me non potresti che essere la migliore. Forse dovrei prendere il posto di capitano di James.-
-Non so che capitano sia James, ma tu sei un dittatore e subiresti un colpo di stato in una settimana.-
Sirius rise perché lei evidentemente non conosceva che razza di tiranno potesse essere il suo migliore amico, anche se doveva ammettere che l'allenamento più faticoso che avevano fatto fino ad allora era colpa sua che aveva suggerito per scherzo un'idea senza tener conto che per James, il quidditch, non era mai uno scherzo.
-Come hai fatto a vedermi!? Ti hanno visto!?- chiese improvvisamente -Cazzo, Black, ti avevi chiesto solo una cosa.-
-Tranquilla.- rispose lui con un ghigno -Ho i miei metodi per non farmi vedere.-
Wolf lo guardò sospettosa ma poi lasciò cadere l'argomento.
-Comunque, non era tu quella a cui non importava se le serpi ti vedevano con me, e la loro opinione riguardo chi frequenti.-
-Non mi interessa.- si scaldò lei -Ma già questa storia del sporco sangue, magia morte e tutto il resto mi toglie punti, se poi mi presento con un grifone al seguito tanto vale che mi sotterro da sola.-
La ragazza aveva allungato il passo come faceva sempre quando era innervosita, piccole nuvolette di vapore uscivano dalla sua bocca, ora più velocemente di prima dato che arrivati al lago stavano costeggiando la foresta per raggiungere il castello.
-E' più importante di quanto pensassi, giusto?- chiese Sirius, ma non ottenne nessuna risposta.
Si volto e la vide ferma, guardava un punto tra gli alberi mentre stringava convulsamente il manico di scopa.
-Tay?- la chiamò raggiungendola e sfiorandole un braccio.
-Sono solo stata ingenua, Black.- rispose lei ricominciando a salire lungo la collina come se non fosse successo niente.
-Non posso crederci, quindi ammetti che tu avevi torto ed io ragione!-
-Toglio quel sorriso trionfante dalla faccia.- gli rispose irritata.

Lily percorreva a grandi falcate l'aula vuota, fino a che non si decise a voltarsi verso di lui.
-Non so che fare.- ammise infine, scuotendo la testa e abbandonando le braccia lungo al corpo.
Remus sospirò, almeno vi era qualcun altro nella sua stessa situazione confusa e quel qualcuno era niente di meno che la sua migliore amica.
-Ti piace?- chiese semplicemente.
Ma quella domanda sembrò metterla in seria difficoltà e dopo alcuno momenti passati con un espressione assorta scosse la testa come per scacciare un brutto pensiero.
-Non è questo il punto.- rispose gesticolando.
-E quale sarebbe?- chiese Remus fingendo di non sapere il problema di senso di colpa che attanagliava la rossa.
-Quello che ha fatto a Severus, questo lo è! Come potrei...come potrebbe piacermi?-
-Ci sono sempre state schermaglie tra serpi e grifoni.- rispose tranquillamente lui, ma lei gonfiò le guance per poi soffiare come un gatto indispettito.
Remus trovava straordinario come la ragazza fosse ancora attaccata da un sentimento d'affetto ad una serpe con cui non parlava più da ormai tre anni e artefice della distruzione della loro amicizia.
-Era u bullo!-
-Era.- la interruppe velocemente lui -Strano a dirsi, ma è maturato.-
Ma lei scosse la testa decisa a non ascoltarlo, incrociò le braccia sotto al seno e si appoggiò al muro.
-Che vuoi che ti dica, Lily?- l'amico si avvicinò alla finestra ammirando il paesaggio innevato del cortile -James è un bravo ragazzo, ma questo non lo rende un santo e non vuol dire che non possa commettere sbagli. Non posso dirti che non sia coraggioso, che non abbia un alto senso della giustizia, che non ci metta anima e corpo in ciò in cui tiene, che non sia un ottimo amico e una famiglia migliore della propria per Felpato. Non posso neanche dirti che non ha fatto ciò che ha fatto, che non avesse un ego enorme, che non lo ha tutt'ora anche se è leggermente diminuito, che sia immune alla gelosia, o che non voglia difenderti anche se lo ha fatto nel modo sbagliato.- Remus tacque aspettando la risposta di lei.
-Non dovevo coinvolgerti, tu sei suo amico...è che non posso parlarne con Alice, lei non sa niente.- sospirò come rassegnata -Ovviamente mi indichi solo i suoi lati positivi.-
-Potrei decantarti centinaia di suoi difetti: l'ossessione per il quidditch, per se stesso, per il suono della sua voce, per i suoi capelli, per i muffin...non hai idea di quanti difetti abbia ma è un bravo ragazzo.-
-Ma, Remus, lo trattava come se lui fosse inferiore. Come se il fatto che Severus fosse diverso lo rendesse superiore.-
-No!- scattò il ragazzo stringendo i pugni -Non puoi basare tutto su questo, non puoi pensare che James non lo sopporti perché pensa che sia diverso, in cosa poi?- si voltò verso di lei con un espressione quasi arrabbiata, una luce gialla e sinistra gli brillava negli occhi.
-James non discrimina qualcuno perché e diverso, lui ti vede per le scelte che fai non per la tua provenienza o ciò che sei.- di perentorio.
-Io...non volevo dire niente che...-
Lily lo guardò allarmata, da quando lo conosceva non aveva mai alzato la voce, non si era mai minimamente arrabbiato.
-C'è una cosa che voglio che tu sappia.-tornò a guardare fuori dalla finestra con più calma -E' importante che tu sappia.- disse annuendo.
Lily si fece attenta, rimase ad ascoltare in silenzio ciò che l'amico aveva da dire, rimanendo in piedi vicino al muro senza osare avvicinarsi.
-Questo è quanto, alla fine ti ho anche raccontato del problema che mi assilla.- Remus si passò una mano sulla nuca -Scusa.- aggiunse voltandosi verso di lei con un mezzo sorriso di scuse, che però gli morì in gola.
Lily teneva entrambe la mani davanti alla bocca, gli occhi di un verde perforante erano pieni di lacrime che le continuavano a rigare il viso.
Per un secondo Remus pensò di averla persa, che Lily ora avesse paura di lui, di ciò che era.
Poi lei gli si avvicinò e gli buttò le braccia attorno il collo, stringendolo a se, onorata di essere stata considerata così importante da sapere un segreto simile.
-Perchè non me lo hai mai detto, Rem?- chiese tra i singhiozzi, il solo pensiero che lui avesse potuto pensare che in qualche modo lo avrebbe respinto o abbandonato nel venire a sapere della sua natura la faceva star male.
-Non è che sia così semplice introdurre il discorso. Non potevo salutarti e dire: Hey!Sono un licantropo, tanto per informazione.-
Lily rise e lui fece lo stesso stringendola a se, in qualche modo sentiva di essersi tolto un peso dal cuore.
-Allora?- chiese lui, quando la rossa smise di stringendolo come se ne andasse delle loro vite.
La ragazza lo guardò confusa mentre si asciugava le lacrime.
-Ti piace?-
-Tu dovresti parlare con lei.- cercò di cambiare argomento -Loro hanno ragione, dovresti dirglielo, magari oggi durante la ripetizione. Sai che odio ammetterlo ma Sirius, per quanto stupido sia stato, ha ragione. Lei sembra una brava ragazza.-
Remus raccolse la sua borsa da terra e si diresse verso la porta.
-James è un bravo ragazzo.- rispose prima di uscire.
 

Dire che era agitata era poco, era completamente nel panico e in una situazione del genere sarebbe potuta andare solo in due modi : sarebbe rimasta muta come un pesce o avrebbe parlato a raffica e troppo.
In ogni caso il risultato rimaneva lo medesimo, imbarazzo, talmente tanto da riempirci uno stadio.
Ma ormai era inutile, era stata lei a chiedergli una mano in antiche rune quella mattina su consiglio di quello che lei chiamava amica, ma che in realtà era solo un dittatore, e per la prima volta sostenuta anche da Jessie e Talia, che non avevano mai avuto simpatia per la serpe e viceversa.
Possibile dovevano trovare un punto d'incontro solo per farle venire un infarto?
Remus arrivò trovandola china su un foglio di pergamena già praticamente finito mentre trascriveva velocemente alcuni punti di un altro figlio pieno di macchie e cancellature.
-Già finito?- chiese sedendosi di fianco a lei e facendo scivolare la borsa con i libri sul tavolo in legno.Lei quasi non saltò sulla sedia.
-Ecco...in realtà ci sono parecchie parti che non mi convincono.- disse dando un'occhiata al foglio scarabocchiato, molte parti non le piacevano, un numero spropositato rispetto al solito, ma era anche vero che in quel momento aveva la soglia di attenzione di un pesce rosso.
-Vediamo...- Remus prese il libro dal quale lei stava traducendo il testo e poi il foglio di brutta.
Amy gli indicò ciò di cui non era per niente sicura.
Per una buona mezz'ora lavorarono sulla traduzione, come avevano sempre fatto, confrontando i punti di vista di una determinato simbolo e seconda della sua possibile provenienza.
Alla fine la ragazza guardò il suo foglio soddisfatta prima di inserirlo nel tomo di antiche rune per non stropicciarlo.
-Non so come avrei fatto senza di te.- disse sorridendo, doveva ammettere che le erano mancate le ore passate con Remus, non era affatto sicura di essere disposta a rinunciarvi.
-Amy,- cominciò lui mentre l'accompagna a rimettere apposto il tomo dal quale avevano tradotto .
Amelia si addentrò tra gli scaffali a passo sicuro stringendo convulsamente il tomo mentre lui era ancora indeciso su come affrontare il discorso, ma soprattutto che discorso affrontare
-Per quello che è successo alla festa,- si allentò leggermente la cravatta che sembrava volerlo strozzare -credo che ne dovremmo parlare.-
Amy agitò la bacchetta ed il libro scivolò dalla sua mano al suo posto nello scaffale.
-Io non voglio sapere.- si voltò verso di lui con un sorriso sereno -Non ho nessuna intenzione di costringerti a dire qualcosa che non vuoi. Ma- Amy sentì una vampata di calore, come se il suo viso stesse andando a fuoco, e sperò che lui non notasse quanto stava arrossendo -se c'è qualcosa che mi vuoi dire,si...insomma, qualsiasi cosa me la puoi dire.-
Si trovò a guardarsi le scarpe diventate improvvisamente interessanti senza più il coraggio di aprir bocca.
Remus continua a rimanere zitto, dilaniato dal suo dilemma interiore, mentre la ragazza non credeva di poter sopportare ancora allungo quel silenzio.
-Bene.- esclamò stampandosi nel volto uno dei suoi sorrisi -Se non c'è niente da dire riguardo...l'obbligo.-
Remus sgranò gli occhi capendo per la prima volta cosa interessasse la ragazza e il motivo per cui l'aveva evitato, ma la sorpresa lo fece rimanere senza parole per qualche secondo.
-Io...mi devo scusare, ti ho lasciata lì, così. Tutta questa situazione è colpa mia.-
Amy scosse la testa come per volerlo rassicurare che non era successo niente di male -Non ti preoccupare. Dovevamo chiarire subito.- Sorrise -Allora, Peter ha ancora problemi con pozioni? Mi piace aiutarvi, cioè aiutare te ad aiutare lui.-
-Pensavamo di trovarci fra poco.- rispose corrugando la fronte al repentino cambio d'argomento.
Aveva come la sensazione di essersi perso qualcosa, di aver mancato il momento giusto.
-Posso venire?- chiese la ragazza con gli occhi luccicanti.
-Certo.- rispose lui con la stessa aria confusa, lei gli sorrise e si diresse verso il tavolo dove aveva lasciato la sue cosa, trattenne le lacrime che le pungevano gli occhi e si affrettò ad asciugarle prima che lui le potesse notare, alla fin fine lui non aveva detto niente di niente e lei non sapeva se era colpa sua, se aveva rovinato qualsiasi cosa lui volesse dire o se quel silenzio si sarebbe semplicemente protratto all'infinito. Si maledì per non avere il coraggio di fargli una domanda diretta ma lei non era un grifone per qualche motivo, no?
-Amy, è tutto apposto fra noi?-
-Ovviamente!- rispose facendo un sorriso e sistemandosi la candida margherita che aveva fra i capelli.

 

Com'era? Spero almeno decente....
Cercherò di essere più attiva durante queste vacanze natalizie, forse troverò il tempo di scrivere e finire tutto


O forse no

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Capitolo 28
*** Crucio ***


CRUCIO


Wolf si accomodò nella poltrona in pelle vicino al focolare più grande nelle quali vi erano ancora le braci del fuoco che qualche ora prima stava scoppiettando.
La sua solita borsa a tracolla era appoggiata di fianco ai suoi piedi ormai logora e sul punto di cadere a pezzi.
La guardò quasi indispettita fino a che non agitò infastidita la bacchetta e il taccuino insieme ad una penna biro ne volarono fuori appoggiandosi tra le sue mani.
Sospirò perché l'unica cosa che avrebbe voluto fare era rimanere lì, per qualche secondo e semplicemente godersi la sua sala comune, anche se vuota, ma doveva mettere apposto i conti delle consegne della giornata e aggiornare l'inventario, una volta aveva un taccuino anche per i conti di casa ma ora non serviva più, non c'era più nessuno a casa.
Si concesse un altro minuto, ricordò la sera dopo le selezioni, circa due mesi prima.
Era nella stessa situazione, le 2 di notte passate ed aveva appena salutato Sirius che le aveva dato un passaggio nel mondo babbano, forse il motivo che questa volta l'aveva trattenuta era diverso ma anche quella notte si era ritrovata nella stessa poltrona a scrivere su quel taccuino.
Si ricordava che Zabini sembrava apparso dal nulla, indossava dei pantaloni del pigiama, probabilmente in seta, a righe di due tonalità di verde scuro e come l'ultima volta che lo aveva visto nel dormitorio completamente vuoto era a torso nudo, solo lui poteva aggirarsi nel dormitorio a quel modo come se fosse la cosa più naturale al mondo.
Lei lo aveva ignorato, anche se lui le aveva rivolto uno dei suoi soliti ghigni, sperando che se ne andasse.
Si era seduto nella poltrona di fronte a lei e sembrava fin tropo soddisfatto di sé.
-Mi chiedevo quando ti avrei trovato. Di questi tempi sembri sparita nel nulla.-
-Non mi sembra di avere altra scelta.- aveva risposto irritata lei, dal suo tono e dal suo modo di fare come se non fosse successo niente mentre lei doveva ancora pianificare una qualche strategia difensiva di comportamento nei confronti del ragazzo dopo quello che era successo l'ultima volta, non era mai caduta così in basso prima ed era precipitata parecchie volte.
Lui aveva continuato a fissarla mentre lei annotava sul suo taccuino senza sosta.
-Credo che adesso l'avrai.- aveva detto ad un certo punto.
Wolf aveva alzato la testa di scatto e lo aveva fissato -Che vuoi dire?- aveva chiesto dura, non aveva voglia dei suoi giochetti.
-Esattamente quello che sta pensando.- aveva risposto lui e le aveva sorriso, lei aveva ancora la punta della penna premuta sul foglio, impercettibilmente le sue labbra cominciarono a curvarsi in un sorriso ma allo stesso tempo sembravano volersi spalancare per lo stupore.
Si erano fissati per qualche istante entrambi sul punto di sorridere ma incapaci di farlo fino a che per qualche ragione erano finiti a ridere.
-Ora mi dovresti ringraziare.- aveva detto lui con un ghigno lascivo.
-E perché dovrei?- aveva chiesto lei tornando a vedere il ragazzo con i soliti occhi.
-Chi pensi abbia rotto il polso a quell'idiota?-
Wolf aveva sgranato gli occhi -Cos'è tutta questa sorpresa? Ho un ottima mira, non sono il battitore solo perché sono la persona più affascinante presente in questa scuola. E comunque era davvero imbranato, ma non se ne può dare una colpa al capitano, sembra che quest'anno le serpi abbiano decisamente sfortuna. Difatti è stato molto più semplice convincere Cruney.-
-Perchè lo avresti dovuto fare?- aveva chiesto alzando un sopracciglio.
-Perchè non mi piace perdere.- aveva risposto -Tutti quelli che si sono presentati erano degli incapaci, il capitano non aveva molta scelta.-
Wolf lo aveva fissato prima di prendere la borsa e ficcarci dentro il taccuino.
-Io me ne vado a letto.-
Zabino si era alzato dalla poltrona mentre lei si dirigeva verso le scale.
-Wols.- si era voltata ed aveva incontrato uno sguardo incredibilmente serio -Ora puoi pure far parte della squadra e puoi parlare con noi, ma non si deve pensare che non ci sia nient'altro oltre al quidditch, niente simpatie.-
-Lo so, mi hai preso per un idiota?-
-Niente Regalus.- aveva continuato lui – Ha detto che sei feccia, che qualsiasi amicizia ci sia stata non esiste più. Non può cambiare versione solo perché sei nella squadra. Per me il sangue non ha poi così importanza ma non è il mio giudizio quello importante. Il tuo è sporco e lui deve continuare con la sua farsa perché qualcuno gli creda. Niente più Reg. In questo momento dovresti solo ringraziare di essere viva e di trovarti qui.-
-Non serve che tu me lo dica.-
-Lo so, ma niente riporterà le cose come prima qui, per te. Ma noi possiamo essere di nuovo quello che eravamo.-
-Per via della voce che hai messo in giro, che mi vuoi portare a letto?- aveva chiesto alzando un sopracciglio.
-Oh! Sei venuta a saperla.- aveva risposto con un ghigno scrollandosi di dosso il ruolo di porta voce della ragione -allenamento alle 6, domani.- aveva aggiunto voltandosi e incamminandosi verso la stanza aveva borbottato -Chi me lo ha fatto fare? Se sapevo che è così faticoso con cazzo che facevo le selezioni.-
Wolf chiuse il taccuino nero e se ne andò in camera, si assicurò di avere la porta chiusa a chiave, nella sua testa anche dopo due mesi riecheggiavano le parole della serpe “Niente più Reg”, lui non poteva sapere che avevano trovato un modo per comunicare.
Andò a dormire, o almeno a cercare di farlo, di non svegliarsi troppo spesso, dopo due mesi gli incubi non erano passati.
Non ricordava l'ultima volta che era riuscita a dormire.

Sirius era furente e non solo perché con il fatto che ora James e Lily stavano insieme lui non aveva più un compagno per pozioni.
Alice non si staccava da Frank, i gemelli Prewett sembravano un unica entità e Codaliscia era meglio lasciarlo alla sorveglianza di Remus se si volevano evitare incidenti.
Quel giorno Lumacorno aveva avuto la brillante idea di far creare ai propri studenti una pozione a coppie e lui si era ritrovato insieme a niente poco di meno che Narcissa Black con la quale avrebbe dovuto spendere l'ultima ora di lezione.
Ma non era solo quello a renderlo di malumore.
Continuava a fissare Zabini con astio mentre la serpe affianco a lui continuava con la pozione cercando di interagire il minimo con il grifone.
Il serpeverde stava finendo la sua, di pozione, affiancato da Bellatrix che non sembrava per niente interessata all'intruglio che ribolliva placidamente nel calderone.
Era completamente presa dal discorso che stava facendo, con gli occhi tondi spalancati all'inverosimile, ma il suo compagno non le prestava ascolto, anzi sembrava incredibilmente annoiato e roteava spesso gli occhi quando non la ignorava completamente.
-Vammi a prendere la verbena.- gli ordinò la ragazza senza nemmeno guardarlo, sembrava aver fatto la sua missione non incrociare il suo sguardo da quando erano stati accoppiati.
Felpato fece come gli era stato detto senza mettersi a discutere, appoggiò l'erba affianco al calderone e continuò nella sua attività d'odio.
Fino alla partita corvonero/tassorosso non aveva ma avuto niente contro il ragazzo, non più del semplice odio per i serpeverde figli dei sostenitori di tu-sai-chi e dalle idee assurde, ma ora era diverso.
Bellatrix stava continuando a parlare, mentre la serpe sembrava aver deciso che ignorarla completamente fosse l'alternativa migliore.
La Black aveva cominciato a gesticolare, il pugno chiuso attorno a qualcosa che Sirius non riusciva a vedere.
Per un secondo la ragazza smise di parlare e guardò Zabini, poi sputò inviperita qualcosa tra i denti, il compagno si girò e le rispose con la sua solita calma, come se niente e nessuno potesse mai scalfirlo.
Felpato vide chiaramente la vampata di rabbia che le attraversò il volto e nell'istante successivo vide scattare il suo braccio e gettare qualcosa nella pozione.
Il grifone si mosse senza nemmeno pensare, si tuffò verso Narcissa atterrandola e coprendole la testa in modo da proteggerla dall'esplosione del calderone.
L'aula si riempì di fumo scuro e denso, non si riusciva più a vedere alcun ché mentre si diffondeva un odore di carne bruciata.
Sirius si alzò e aiutò la cugina a fare lo stesso, la prese per mano in modo da raggiungere insieme l'uscita.
In pochi istanti tutti i ragazzi si diressero verso l'uscita per sfuggire alle esalazioni, quelli più vicini alla porta l'avevano già raggiunta quando Lumacorno disse qualcosa come “state calmi” e qualche attimo dopo “lasciate passare, c'è un ferito”.
Sirius e Narcissa uscirono un istante dopo il professore di pozioni, lei fu veloce a staccarsi da lui.
Ai piedi di Lumacorno giaceva Zabini svenuto, parte dei suoi vestiti erano stati bruciati, dove la pozione aveva raggiunto la pelle vi erano profonde scottature dalle quali proveniva l'odore della carne bruciata e che si stavano gonfiando assumendo un colore violaceo, metà del suo volto era ormai irriconoscibile.
Narcissa, che stava ancora rimuginando sul perché suo cugino l'avesse protetta senza pensarci mentre lei non avrebbe fatto lo stesso, rimase inorridita nel vedere lo stato dell'amico.
Pian piano gli studente si riversarono fuori dalla aule insieme ai professori preoccupati per l'esplosione e per quel fumo denso e verde che continuava a propagarsi e si infilava sotto le porte.
-Bellatrix Black.- il tono autoritario della minore delle sorelle Black sembrò risvegliare il professore di pozioni che si accucciò sul ragazzo esanime, ma messo faccia a faccia con la gravità delle ferite ritornò in uno stato confusionale.
Bellatrix, che in qualche modo si era salvata dall'esplosione che era avvenuta, se non per qualche vestito bruciato, fissò la sorella solo per qualche istante prima di avvicinarsi a lei con la stessa rabbia con la quale aveva scagliato l'ingrediente sbagliato nel calderone.
-Se lo è meritato, sorellina.- sputò tra i denti senza farsi sentire dal professore, prima di sparire tra la folla di studenti.
Cissy rimase senza parole, non provò neppure a fermarla o a ricorrere al suo tono autoritario con il quale era sempre riuscita a richiamare all'ordine la maggiore.
-Potter, vai a chiamare Madama Chips.- il ragazzo non se lo fece ripetere ed eseguì l'ordine impartitogli dalla professoressa McGranitt precipitandosi a rotta di collo verso l'infermeria.
La professoressa, appena arrivata sul posto, si avvicinò al ragazzo ferito decisamente più padrona della situazione del suo collega.
-Che stavate preparando, Orace?- ma il professore boccheggiò alla ricerca delle parole, non aveva mai avuto incidenti così gravi nella sua classe.
-Una pozione di levitazione.- rispose prontamente Narcissa affiancando la professoressa -Bellatrix deve aver messo crine di bicorno per creare un'esplosione del genere.-
Nel frattempo Regalus e Wolf si erano fatti strada nella folla di studenti, si scambiarono un'occhiata, che non sfuggì a Felpato, prima che lui raggiungesse l'amico.
In pochi minuti arrivò Madama Chips, portò la serpe in infermeria seguita da Regalus e Narcissa, che non volevano abbandonare il compagno, e Amelia che ormai da mesi dava un mano alla donna in infermeria.
Gli studenti si dispersero, Lumacorno lasciò i suoi in libera uscita e così fecero la maggior parte degli altri professori dato che mancava poco più di una decina di minuti alla fine delle lezioni.
Vedendo che Wolf i stava trattenendo davanti all'aula Sirius si staccò dai compagni, che avevano progettato di fare un salto nelle cucine prima di trascorrere un po' di tempo all'aria aperta, e si fermò con lei.
-Tranquilla.- disse attirando la sua attenzione -Non è così grave, al massimo gli rimarrà qualche cicatrice.-
-Non ho bisogno di essere rassicurata e se vuoi proprio farlo dovresti toglierti quel sorrisetto compiaciuto.-
Felpato sbuffò -dovremmo andarcene da questo corridoio, continua a riempirsi di fumo.-
Wolf annuì distrattamente prima di seguire il ragazzo.
-Amy ha detto che lo portano al San Mungo.- disse -prima dobbiamo passare dalla mia classe, ho lasciato lì i libri.-
-Era solo una pozione andata male.- Però Sirius non aveva mai assistito ad un incidente così grave durante una lezione di pozioni in tutti quegli anni.
Wolf si strinse nelle spalle -Ha detto che la nostra infermeria non è attrezzata per cose così gravi, presumo che lo sapremo più tardi.-
-Perchè ti preoccupi così tanto per lui?- chiese Felpato mentre la guardava mettere il libro nella borsa, davvero non capiva come quell'idiota potesse significare tanto per la ragazza.
-Io non mi preoccupo, è solo che rimanere senza un battitore non è la cosa migliore per la squadra. E poi cos'hai contro di lui?-
-Io niente, tranne il fatto che voglio spaccargli la faccia.-
Wofl roteò gli occhi.
-Ho visto l'occhiata tra te e Reg.-
-Tre me e nessuno, vorrai dire. Ti immagini le cosa Black.- rispose lei -Io e lui siamo solo compagni di squadra, lui non ha niente a che spartire con una sporco-sangue.- rispose a voce troppo alta.
Sirius si ricordò di cosa gli aveva detto una volta la ragazza “qui, anche i muri hanno le orecchie”.
-Noi andiamo al lago, vieni?- Cambiò velocemente argomento.
-Non voglio passare il pomeriggio con dei grifoni.- Wolf sembrò rilassarsi leggermente ora che non doveva più provare niente ai muri del castello.
-Ma lo fai già.- protestò lui.
-Se c'è Amy, e non mi sembra che ci sarà. Ammettiamolo, loro non mi sopportano come io non sopporto loro. Lei soprattutto non mi può vedere e io le spaccherei la faccia.-
Si incamminarono comunque verso l'uscita del castello, appena misero il naso fuori vennero investiti dal freddo invernale che continuava a persistere malgrado le giornate più lunghe ed il sole che splendeva talmente forte da accecarli.
-Allora andiamo noi e basta.- propose il ragazzo senza demordere, ora che erano amici non aveva nessuna intenzione di perdere quello strano rapporto, lei sapeva essere divertente, a modo suo.
-Dici che vuoi essere mio amico e poi mi fai queste proposte.- rispose.
-Merlino, fa troppo freddo per una cosa del genere.- lei scoppiò a ridere, aveva ricominciato a farlo da qualche settimana.
-Dovrei studiare.- la risata sparì velocemente dal suo volto.
-Pattiniamo.- lei corrugò la fronte scrutando il ragazzo che aveva di fianco.
-Si può fare.- rispose poi terribilmente seria.


Wolf stava tornando nel suo dormitorio, dopo un'ora passata con Sirius a cadere sul ghiaccio per colpa del ragazzo e altre due ore a congelarsi volando per il campo da quidditch ed un salto alle serre per effettuare una consegna, l'unica cosa che desiderava era starsene al caldo davanti un fuoco scoppiettante o almeno cambiarsi quei vestiti bagnati prima di rintanarsi in biblioteca con Amelia.
Cruney aveva detto alla squadra che Zabini era stato portato al San Mungo ma non c'era niente di cui preoccuparsi, qualche giorno e sarebbe tornato al castello e si sarebbe sicuramente rimesso per la prossima partita, due settimane più tardi.
Wolf aveva tirato un sospiro di sollievo ma guardando Regalus aveva visto che aveva un aria corrucciata, per niente rassicurato dalle condizioni in miglioramento del migliore amico, avrebbe voluto chiedergli cosa c'era che non andava ma sapeva di non potersi avvicinare.
Avrebbe trovato il modo di finire in banco insieme nella prossima lezione così da scrivergli un biglietto e capire cosa lo tormentasse.
Con la scopa e la borsa in spalle continuava a camminare, man mano che scendeva i suoi passi rimbombavano contro le pareti, lungo i corridoio apparentemente deserti.
Il suono delle sue scarpe che riecheggiava le sembrava strano come se gridassero “Sono qui! Venite a prendermi!” a chiunque fosse nascosto nel buio, sapeva di essere paranoica, aveva spesso la sensazione che qualcuno la stesse seguendo pronto ad ucciderla.
Controllo di avere la bacchetta nella tasca interna del cappotto che ancora indossava.
Fu in quel momento che notò il quadro appeso alla parete tra due torce, raffigurava un enorme elefante che pattugliava un corridoio davanti a una cella, l'animale camminava con cadenza militare per almeno tre metri di tela.
Aveva sbagliato strada, completamente. Era dalla parte opposta dei sotterranei rispetto al dormitorio.
Sbuffò e si sistemò una ciocca di capelli finitagli tra gli occhi.
Si voltò ed inciampò sul nulla, la scopa rotolò andando a sbattere contro la parete del corridoio e per poco la borsa non la strozzò.
Imprecò e si rimise in piedi, sistemò meglio la tracolla e fece per prendere la scopa.
-Stavi meglio a terra, quello è il posto che si s'addice alla feccia come te.- Bellatrix, emersa dall'oscurità, le puntava la bacchetta contro on un sorriso divertito e che non prometteva niente di buono.
Wolf la fronteggiò con la schiena ritta, come aveva sempre fatto.
-Che vuoi?- chiese con aria arrogante.
-Solo divertirmi.- la ragazza rise, una risata sinistra di una bambina uscita dalla bocca carnosa di una ragazza.
-Ora che posso farlo.- aggiunse con un sorriso troppo grande.
-Che vuoi dire?-
-Vedi, sudicia sporco sangue.- fece una pausa per vedere che effetto avessero fatto le sue parole sulla bionda, nessuno. - E' da quella notte che volevo divertirmi con te,- continuò cominciando a camminare lentamente verso la sua preda -tu dovresti essere morta.- Bella si leccò le labbra assaporando quella parola come una pietanza prelibata.
-Vuoi uccidermi?- chiese quasi sprezzante Wolf.
-Se ti uccidessi tutto finirebbe subito, voglio divertirmi.-
Per un attimo al posto della serpe, Wolf, vide sovrapposta la figura incappucciata del mangiamorte con la bacchetta alzata venirle incontro.
-Cosa te lo impediva prima?- chiese ignorando il brivido di terrore che aveva provato.
Bella spalancò gli occhi per l'ira -Mi sono occupata di chi me lo impediva.- rispose, era sempre più vicina e Wolf faceva fatica a distinguere lei e il suo incubo, sentiva già, dagli angola remoti della sua mente, la voce di Dean venuto ad assistere alla sua condanna.
-Parli di Zabini?- chiese con una nota d'incredulità nella voce, del ragazzo che a inizio anno si era nascosto dietro di lei quando Bella voleva schiantarla.
-Mia sorella e Lui continuavano a dirmi che non potevo, che era stupido portare a termine ciò che il signore oscuro voleva.-
Bella si fermò ad un passo dalla bionda che era paralizzata dalla paura del suo incubo.
-Ma soprattutto lui, cercava di proteggerti. Non hai mai capito la causa fino infondo, mente come una serpe, striscia e mente ma io non sono stupida-
-Non si direbbe.-
Bellatrix la fulminò con lo sguardo e le premette la punta della sua contorta bacchetta contro la guancia fino a farle male, per un attimo pensò che avrebbe premuto fino a bucargliela.
Ma quel contatto fu come se qualcuno l'avesse colpita in testa dicendole che non era affatto paranoica, che nel castello la morte era sempre stata in agguato.
-Prova a ridirlo.- la minacciò afferrandola la mascella con l'altra mano, Wolf strinse i denti per non gridare al dolore di quel contatto, come se mille spilli le stessero perforando la pelle.
-Ho detto- disse con tutta la calma che riuscì a trovare e riuscendo finalmente ad indossare la sua maschera -Che sei stupida.- in qualche modo riuscì anche a sollevare entrambe le sopracciglia per sottolineare quanto ciò fosse ovvio.
-Crucio.-
Una singola parola sibilata che mandò Wolf a terra urlante, si raggomitolò su se stessa premendosi la guancia come se questo avesse potuto diminuire il male.
-Pensi che la passerai liscia?- riuscì infine a dire a denti stretti, la fronte imperlata di sudore ed il volto premuto contro le pietre. -Zabini non mi protegge...è solo stupido fare una cosa del gen-
Non riuscì a finire la frase, il suo urlo acuto ritornò indietro insieme ad altri mille echi agghiaccianti incapaci di uscire da quei sotterranei per chiamare aiuto.
Bella si accucciò su di lei e la pungolò con la bacchetta.
La costrinse a sollevare la testa prendendola per i capelli.
-Ecco qui la sudicia sporco sangue che soffre come un cane...non sei più tanto spavalda ora che non c'è più nessuno a proteggerti.-
Stava piangendo, dai suoi occhi stavo uscendo lacrime, ma perché? Non aveva sempre detto che sapeva cavarsela da sola, che non le serviva nessuno e mai le sarebbe servito per proteggerla?
Eppure ora stava piangendo, era per terra e non aveva la forza per reagire.
La mora assunse un aria pensierosa -Forse dovrei fare qualcosa di permanente?- si chiese.
-Tu sei pazza.- sputò tra i denti la bionda.
Bella le prese il polso, toccò con la bacchetta la manica del cappotto che si disintegrò, e poi le tirò su la manica della divisa -Tutti devono sapere cosa sei,no? Che ne dici di scriverlo, Sporca.-
Con la mani libera Wolf riuscì ad afferrare il manico di scopa, appena sentì la presa delle sue dita intorno al legno non ci pensò due volte, fece scattare le braccio e colpì la sua aguzzina in pieno volto rompendole il naso.
Si alzò, montò a cavallo del mezzo e volò via, sentì la strega urlare dietro di lei, l'esplosione al suo fianco che scagliò pietre ovunque ma che riuscì a superare rischiando di sfracellarsi per terra.
Continuò a volare per un po', il più veloce possibile, schiacciata sulla scopa, continuando a sbandare perché incapace di mantenere una traiettoria lineare.
Aveva fatto male, faceva male, era il dolore più forte che avesse mai provato, le annebbiava ancora la mente e incapace di pensare lucidamente seguiva il corridoio, svoltava senza meta con l'unico obbiettivo di mettere più distanza possibile tra lei e quella pazza.
Piano ricominciò a rallentare, non riusciva più a reggersi sulla scopa, con una mano teneva il manico mentre l'altro braccio penzolava inerme.
Non aveva più le forze, aveva bisogno di fermarsi qualche secondo, capire dov'era perché perdersi nei sotterranei non avrebbe portato a nulla di buono, chi l'avrebbe mai ritrovata in quel labirinto?
Scivolò giù dalla scopa, la usò per sostenersi fino ad un'armatura lucida, vomitò sugli stivali smaltati.
Si ripulì la bocca, ripescò un fazzoletto dalla borsa e si asciugò il sudore che le imperlava la fronte.
Prese un pezzo di cioccolata alla menta dalla scorta che quasi sempre aveva ben fornita e se lo ficcò in bocca, costringendosi a masticarlo e mandarlo giù malgrado il contrasto con il gusto amaro del vomito. Cominciò a camminare tremante, il dolore era solo un eco, tenendosi al muro e trascinando dietro il manico di scopa che le sembrava pesasse quanto un elefante.
Quando sentì l'aria farsi più calda riuscì finalmente a smettere del tutto di tremare cullata dal caldo abbraccio del castello.
Ora la domanda da porsi era cosa fare. Poteva dire tutto ad un professore, ma le avrebbero creduto? Sicuramente più di metà casata serpeverde era già pronta a giurare che la Black era con loro. Ma se non avesse fatto niente Bella sarebbe stata così stupida da riprovarci?
Aveva caldo, si tolse il capotto, la manica completamente disintegrata, senza volerlo fece i conti di quanto le sarebbe costato uno nuovo, forse a casa c'era quello di sua zia o forse all'orfanotrofio vi erano ancora le cose di Dean e avrebbe potuto recuperare...
Piegò l'indumento alla meglio e lo ripose nella tracolla, molto più grande all'interno, dato che poteva essere usato come prova del...”crimine”.
Socchiuse leggermente gli occhi e cercò di mettere a fuoco la ragazza infondo al corridoio, la bacchetta stretta tra le dita.
-Wolf!- esclamò Pako correndole incontro e lei si affrettò a nascondere il legno.
-Che hai?- chiese preoccupata nel vedere l'amica così pallida.
-Che ci fai qui?- rispose lei mettendosi dritta e rinunciando all'appoggio del muro.
-Dato che dovevamo vederci ti sono venuta incontro.- spiegò il tasso affrettandosi a seguire la ragazza che aveva ripreso a camminare. Bellatrix era ancora lì sotto, non si sarebbe fatta fermare dalla presenza di Pako, era meglio raggiungere un luogo affollato al più presto.
-Perchè così di fretta? Dobbiamo solo studiare.- Wolf non rispose.
-Scommetto che vuoi sapere di Zabini...- Colui che la stava proteggendo, pensò, ma era vero? Non poteva saperlo, quello, invece, di cui era certa era che pestare i piedi a qualcuno così vicino al Signore Oscuro non era mai una buona cosa, soprattutto per una sporco sangue. Doveva tenere la bocca chiusa sull'accaduto, se lo avesse detto a un professore e le avessero creduto? Bella sarebbe stata espulsa, forse messa in prigione, ma sicuramente sarebbe stata in cerca di vendetta e non solo lei, tutta la sua famiglia e i Black aveva influenza ovunque.
Cosa sarebbe successo a sua zia? E a Jack e Xav? Erano in una casa protetta ma se avessero iniziato a cercarli seriamente? Non aveva nessuna intenzione di metterli più in pericolo di quanto già erano.
Mentre lei si arrovellava il cervello in cerca di una soluzione Amy le espose per filo e per segno le condizioni della serpe finita al San Mungo.
Raggiunsero la biblioteca e si sistemarono in un tavolo appartato. Wolf si concesse la possibilità di trascorrere un po' di tempo con l'amica fino a che non sarebbero arrivate le sue compagne, Jessie e Talia, in modo la lasciarla alla loro protezione.
-Cos'è?- chiese interrompendo il tasso e sfilando dal suo libro di pozioni una pergamena piegata in tre parti.
-Ridammelo!- Gridò Amelia arrossendo e fiondandosi sull'amica cercando di riprenderlo.
Wolf si contorse divertita sulla sedia, con una mano spingeva indietro una spalla di Pako mentre con l'altra, il braccio stirato per poterlo tenerlo fuori dalla sua portata, cercava di dispiegare il foglio.
Quando vi riuscì incontrò una scrittura che le sembrò familiare ma Amelia, nella foga, riuscì a spingersi ancora più avanti ed entrambe caddero a terra, giù dalle sedie. Il suono che rimbombò sembrò più la caduta di alcuni scaffali di libri e non di due semplici sedie.
Amy si riprese la lettera ed entrambe si rialzarono velocemente, si rimisero a sedere e aprirono il libro ad una pagina a caso.
-Allora, il timo essiccato...- Wolf si fermò e con tutta calma sorrise benevola alla faccia arcigna della bibliotecaria appena apparsa – possiamo esserle utili?- chiese con cortesia, la donna si limitò a lanciarle un'occhiata sospettosa prima di rilassarsi leggermente e andarsene.
-Non so come fai.- disse Pako che aveva appena ripreso a respirare in quel momento.
-A fare che?- Wolf cominciò a sfogliare il suo libro di testo svogliatamente.
-Ad avere quella faccia tosta.- rispose -Sembravi la personificazione dell'innocenza.-
-Lo si impara col tempo.- la serpe ghignò.
-Non è bello mentire.-
-Non dovrei farlo se non cercassi di nascondermi le lettere del tuo amante.-
Di nuovo il tasso arrossì -A..Amante!?-
-Vi scrivete cose sconce, vero?- la punzecchio l'amica con sguardo complice.
-Ma..ma..no! Come ti viene in mente!-
Wolf si mise a ridere dell'imbarazzo della sua amica che annegava nella vergogna. Mentre la compagna rideva, Amy, la guardò quasi sorpresa, non sentiva più quel suono cristallino da un po' e le si strinse il cuore perché vi era qualcosa di stonato, come una tristezza appena percettibile infondo al riso e lei sapeva come eliminarla ma non poteva farlo, per la prima volta non poteva confidarsi con la sua migliore amica e non poteva recarle conforto per quanto avrebbe voluto.
-Pako.- disse Wolf quando ebbe smesso di ridere e guardandola stranamente dolce -Si?-
-Nessuno può portarmi via la mia piccola Pako- disse con fare eroico rinunciando ad aprirsi -Prenderò a calci tutti i pretendenti!-
-Allora sarà colpa tua se morirò zitella.- si lamentò.
-Prometto che morirai zitella, allora.- Pako fece il broncio ma alla fine sorrise nel sentire l'amica descrivere come avrebbe fatto sparire il suo secondo marito. -Almeno mi sposo.- sospirò.
In quel momento Jessie e Talia spuntarono da dietro una scaffale e puntarono decise verso di loro.
-Comunque.- disse Wolf -Spero che non sia incasinato come gli altri.- disse a mezza voce.
-Credo proprio che lo sia.- sospirò il tasso.
Wolf presa la scopa e la tracolla, salutò tutte e tre con la scusa di un bagno caldo e l'assenza di voglia di fare compiti.


Wolf si rintanò in un'aula, il sole era ormai tramontato da un po' e la stanza era immersa nella penombra.
Appoggiò la scopa a terra insieme alla borsa, si sedette sulla cattedra, la bacchetta stretta in mano pronta a puntarla verso chiunque avesse aperto la porta.
Si sciolse i capelli, trovò una molletta e si sistemò i primi ciuffi legati dietro la nuca.
Un po' di tempo dopo Sentì la porta di una classe aprirsi e richiudersi poco lontano, poi dei passi e un'altra porta sbattere. Qualcuno stava controllando tutte le classi alla ricerca di qualcosa.
Si alzò e puntò la bacchetta contro l'uscio, chiunque fosse fuori cercò d'entrare ma la trovò bloccata. Ancora per qualche secondo lo sconosciuto continuò ad armeggiare con la serrature nel tentativo di aprirla.
Poi silenzio, la serratura scattò, la stretta sulla bacchetta si fece più stretta e salda.
La porta si aprì, in controluce si stagliò la figura che subito la ragazza riconobbe come quella di uno studente con la bacchetta in mano.
Wolf reagì lanciando due schiantesimi, il primo fiotto di luce rossa si schiantò contro l'onda azzurra dell'incantesimo difensivo che illuminò il volto del ragazzo, ormai era troppo tardi e un'istante dopo venne scaraventato fuori contro il muro, trafitto dal secondo incanto.
Wolf corse fuori.
Sirius si stava alzando, in qualche modo si era procurato un taglio sopra l'occhio destro ed il sangue scorreva accecandolo.
La serpe lo accompagnò in classe, accese le luci e chiuse la porta a chiave.
-Una volta mi prendi a pugni, una volta mi schianti. Perchè devo sempre finire in questo stato con te?- si lamentò Felpato tenendosi premuta la mano sulla fronte e sedendosi su di un banco.
-Fammi vedere.- disse lei mentre frugava nella sua borsa, ma lui rimase con la mano ben premuta sul taglio dicendo che non era niente.
Wolf appoggiò batuffoli di cotone e una bottiglia di whisky incendiario affianco a lui e lo costrinse a togliere la mano.
-Brucia!- si lamentò.
-E' solo un taglio, Black, non fare la femminuccia- rispose lei, con la mano stava cercando di tenere indietro i capelli neri di lui mentre con l'altra disinfettava, non era un taglio profondo.
Sirius non poté fare a meno di pensare che non l'aveva mai avuta così vicino, ed era una sensazione tutt'altro che sgradita.
-Incantesimo o garza?- chiese allontanandosi -Forse ho addirittura del dittamo.-
Sirius che si stava premendo un fazzoletto sul taglio la scrutò pensieroso -Garza.- decretò alla fine con uno strano sorrisetto che lei decise di ignorare.
Wolf prese la garza, la piegò in modo che coprisse bene il taglio e si munì da un rotolo di un nastro bianco adesivo da un lato.
La ragazza dovette mettersi in punta di piedi per riuscire a mettere il medicamento, lui tenne indietro i capelli e ricacciò il fazzoletto in tasca.
Premette leggermente in modo che il nastro facesse presa sulla pelle, Sirius la stava osservando, il suo viso a pochi centimetri completamente assorto in quello che faceva, i suoi fianco tra le sue gambe.
Quando lei fece per allontanarsi le circondò la vita trattenendola.
-Che hai intenzione di fare?- chiese lei alzando un sopracciglio.
Sirius fece un ghigno lascivo -Secondo te?- chiese facendola quasi arrossire -Sappiamo tutti e due che ti piaccio.-
lei sbuffò, anche se doveva ammettere che quella stretta le stava facendo uno strano effetto -Neanche se fossi Han Solo mi piaceresti.- rispose.
Lui rimase confuso dall'affermazione, chiunque fosse quel Han Solo, ma poi i suoi occhi si spalancarono.
-Wolf!- esclamò e lei socchiuse gli occhi perché le aveva praticamente gridato nelle orecchie.
-Ti sto facendo male?- chiese tornando ad un tono normale.
-No, perch...- la sua domanda rimase a mezz'aria e pian piano si allargo un sorriso così largo, così sollevato che lui non le aveva mai visto.
I suoi occhi luccicarono, proprio come succedeva spesso a quelli di Amelia, e senza preavviso gli circondò il collo con un abbraccio, di quelli che non avrebbe mai dato a nessuno in vita sua, quasi buttandolo giù dal banco mentre lui ricambiava.
Quando lasciò la stretta lui non fece lo stesso ma lei era troppo euforica per notarlo, e poi troppo imbarazzata per dire qualcosa, le sue guance si colorano di un rossore appena accennato ed il suo sguardo si indurì leggermente come a volerlo minacciare di non dire a nessuno ciò che aveva appena fatto.
-Comunque, perché stavi controllando le classi?- chiese indispettita dal quel rossore che non riusciva a togliersi.
-Ho incontrato Amy e mi ha detto che quando ti aveva incontrata sembravi stare male, era preoccupata e così sono venuto a cercarti.- sorrise rassicurante anche se lei roteò gli occhi.
-Chissà perché non senti più niente.- aggiunse lui pensieroso.
-Forse perché ora so chi è stato quella sera.- Wolf tornò seria.
-Chi?- chiese sgranando gli occhi.
-Bellatrix.- rispose greve e prima che lui potesse commentare gli disse cosa era successo qualche ora prima.
A sentire il raccontò Sirius si incazzò -Dobbiamo dirlo ad un professore!- gridò in preda alla rabbia.
Ma lei scosse la testa, finalmente libera dalla sua stretta, e gli spiegò perché lei non poteva farlo e finì col dire che quello che aveva non erano prove ma congetture.
-Ti crederanno, lo dovranno fare!- rispose lui -Verrò anche io!- Disse prendendola per le spalle e scuotendola leggermente.
-Non sei un testimone Sirius, cosa proverà la tua presenza. La maledizione non lascia segni...-
Fece una piccola smorfia di dolore al ricordo.
-La McGranitt ti crederà.- disse convinto lui e per un secondo nella sua mente si affacciò l'idea che stare zitta non fosse la cosa migliore.
Un gufo picchiettò contro la finestra ed entrambi fece un salto per lo spavento.
Wolf lo riconobbe subito dal piumaggio nero e lucido, dall'aria regale e dalla grandezza, era l'animale di Narcissa, evidentemente Bella era corsa dalla minore a raccontare tutto.
Aprì la finestra e con un turbinio di ali il volatile entrò atterrando sulla cattedra, lasciò andare la piccola busta che portava in becco e dopo un ultimo sguardo ai presenti se ne volò via.
Wolf dispiegò la pergamena, vi erano state impresse poche parole, un appuntamento, o una convocazione, nell'aula di trasfigurazioni tra due ore.
Wolf guardò Sirius preoccupata.
-Non avrai intenzione di andarci?-

 

Com'era?
Oltre lungo, lo so, ma mi scocciava tagliare e pubblicare due capitoli.
La copertina, come sempre, non ne ho avuto il tempo, giace a metà in mezzo a ventimila fogli e devo iniziare a fare i compiti.
Non potevo non mettere dentro star wars dato che sto guardando la prima trilogia e mentre scrivevo nella mia testa è spuntato il pensiero ”E' del '77!”
Ogni commento è ben accetto!!

ps: il prossimo sarà tra un mesetto perché sono leggermente bloccata

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Capitolo 29
*** Il ritorno del Re ***


IL RITORNO DEL RE


Wolf fece un profondo respiro per calmare i nervi prima di aprire la porta dell'aula di trasfigurazioni.
Anche se cercava di non darlo a vedere era parecchio nervosa ma credeva di sapere cosa volesse da lei la terza delle sorelle Black e se avesse giocato bene le sue carte, forse, avrebbe potuto guadagnarci qualcosa.
Narcissa era al centro della stanza con la schiena ritta ed il mento in alto, fiera come una regina che aspettava un suo suddito. Era affiancata da Bella, più ingobbita ma non meno spaventosa, la paura che riusciva a suscitare la seconda delle Black era tutta sua, l'istinto, davanti a lei, era quello di scappare dalla belva assetata di sangue che ribolliva nei suoi occhi e che cambiava i suoi lineamenti quando la lasciava uscire.
Wolf avanzò, non dotata della loro stessa regalità, ma a testa alta, lei non era mai stata regina o principessa di un regno o di un maniero, era una combattente e come un cavaliere pronto a combattere si portò davanti alla regina, seguita da Sirius che malgrado cercasse di negare ogni legame con la famiglia aveva la stessa regalità della cugina coetanea, ma sciupata, slavata via dai tratti più virili e combattivi, dai capelli scombinati che lo facevano assomigliare più a un nobile in decadenza ma pronto a combattere, perché anche dentro ai suoi occhi vi era una belva ma soprattutto il coraggio di impugnare una spada.
-Non avevo detto sole?- chiese la regina con tono glaciale.
-Ti sei portata il cane da guardia?- la scarnì la belva con un incoerente sorriso allungandosi verso di lei.
-Mi sembra che tu abbia il tuo.- rispose rivolgendosi alla minore e provocando una smorfia di collera sul viso dell'altra.
Ma non era della belva che aveva paura e proprio questo era stato il problema, non avere paura di cosa la pazza avrebbe potuto farle convinta che sarebbe sempre stata in grado di difendersi, di essere troppo furba e intelligente.
Era la regina quella che temeva maggiormente, ancora ora, era lo sguardo glaciale che le stava rivolgendo a farla quasi tremare, e anche se non avrebbe voluto ammetterlo a farla rattristare, una volta erano amiche.
-Non siamo qui per fare battute.- fu fredda, come se l'inverno che ancora incombeva sul castello fosse entrato nell'aula.
-No.- rispose -direi decisamente di no.- lei era la prima a voler finire quella trattativa.
-Nessuno.- la regina la scrutò -vuole creare problemi all'interno del castello.- fece una piccola pausa -Nessuno.- ripetè alla sorella, e tutti sapevano che quel nessuno era il Signore Oscuro in persona.
-Questo non succederà più- disse tornando a rivolgersi all'ex amica – e per prevenirlo la squadra di quidditch si è già proposta di scostarti e tenere lontano chiunque altri ci tenti.- Narcissa scosse leggermente la testa facendo ondeggiare i lunghi capelli platino, in questo modo decretò che l'incontro era finito, era stato detto ciò che si doveva.
-Non mi sembra di guadagnarci molto, Cissy.- rispose Wolf tramutando improvvisamente da cavalieri a infido commerciante con un sorrisetto lascivo.
-Non hai più il diritto di chiamarmi così.- gli occhi della regina divennero di ghiaccio, come lame.
-Inoltre non hai prove che sia successo alcunché.- continuò.
-la McGranitt è molto più propensa a credere a me che alla redenzione di Bella e i tuoi falsi testimoni. Nessuno crede che quella sia diventata improvvisamente una santa, dopo i suoi trascorsi. Per di più Sirius l'ha vista gettare le crine di bicorno nel calderone- mentì senza problemi acquisendo sempre più sicurezza, un altro castello di carta - se non per me pagherà per Zabini. E vorrei oltremodo informarti, maestà, che ho una prova. A tua sorella piace lasciare dei segni, non lo sai?-sorrise sghemba al viso di Cissy che si era congelato in una smorfia disgustata da quello che stava facendo la compagna.
-E se non mi credessero esiste sempre quel leggendario pensatoio nello studio di Silente, e se è solo una leggenda credo che al preside basterà guardarla per capire esattamente cosa passa nella testa di quella pazza. Gli consegnerò il mio ricordo su un piatto d'argento se necessario.-
Calò il silenzio, se Narcissa avesse saputo che la sanità mentale di Wolf era compromessa per la serpe sarebbe stata la fine, ma nessuno poteva sapere ciò, oltre a Sirius.
Se Bella fosse stata realmente una belva in quel momento avrebbe digrignato i denti e ringhiato nel tentativo di azzannare quella piccola spudorata senza rispetto, ma il collare era ben stretto nelle mani della sorella minore.
-Cosa vorresti?- chiese rigida.
Wolf fece un largo sorriso, non voleva molto, solo piccole soddisfazioni e non vedere la sua libertà andarsene, sapeva che non era solo Bella pronta a sfoderare una bacchetta ed a immolarsi per quegli assurdi ideali sanguinari, inoltre non sarebbe stata tra quelle mura, che la proteggevano, per sempre, era meglio non farsi troppi nemici.

L'intera squadra serpe verde stava finendo di cambiarsi nello spogliatoio, gli armadi in legno scuro erano talmente lucidi che sembravano quasi brillare, nessuno aveva osato sfregiarli con qualche incisione, lo stesso non si poteva dire delle pareti rivestite dello medesimo legno.
La tradizione di scrivere, ordinatamente, il nome di chiunque facesse parte della squadra era una iniziata non molto tempo prima, ma campeggiavano già due linee scritte fisse, in quella di fronte alla porta, trasportate dal rivestimento che vi era in precedenza a quello nuovo di zecca mediante un incantesimo, dal primo Kurt Yaxley, al misterioso Orso Bruno seguito da Pg, fino ad arrivare ai più recenti D. Zabini, R.A.B. e Thomas GG.
Nello spogliatoio tutti stavano chiacchierando tra loro. Battute e frecciatine volavano seguite dalle risate di scherno e le risposte colorite o pungenti.
Cruney salì su una della panchine, il discorso pre-partita stava arrivando, ma prima di richiamare l'attenzione a se ed iniziare con il suo monologo, come sempre aveva fatto, guardo Zabini che annuì appoggiandosi all'armadietto affianco a Wolf, lei guardò il ragazzo che aveva accanto quasi meravigliata “lui è davvero il re, ora” dovette ricordarsi.

Il ritorno di Zabini, il re delle serpi, fu teatrale come tutti se lo aspettavano.
Il giorno designato per il suo ritorno a scuola era stato lasciato sfuggire “accidentalmente” da Narcissa, questo aveva fatto si che la sala comune della casata fosse gremita.
Pure Wolf non aveva resistito ed aveva ceduto alla compagnia delle sue guardie del corpo, che la seguivano praticamente ovunque ameno che non fosse con Sirius, per poter vedere l'umiliazione di Bellatrix, perché era sicura che vi sarebbe stata.
Doveva ammettere che era piuttosto scocciante avere sempre qualcuno intorno e non si sarebbe mai abituata ma almeno aveva la possibilità di conoscere i suoi compagni di squadra per quanto, fuori dal castello, probabilmente non avrebbero esitato un istante ad ucciderla se era un ordine del Signore Oscuro, tuttavia più si avvicinava a loro tanto più alte erano le possibilità di non finire sotto tre metri di terra in una tomba anonima, sempre che qualcuno fosse stato disposto a scavargli una tomba.
Il rumore delle pietre che si muovevano per far entrare un nuovo arrivato fece alzare la testa a tutti, perfino a Wolf che aveva sempre tenuto la testa china a studiare pozioni, perfino il gruppo reale attorno al fuoco più grande che fino ad allora non si era mai fatto distrarre dalla propria conversazione.
Narcissa non riuscì a nascondere un sorriso quasi soddisfatto nel vedere sua sorella alzarsi digrignando i denti, piena di rabbia repressa, e dirigersi verso il centro della stanza.
Anderson, affianco a Wolf, stava trattenendo il fiato, come tutti, Puncey sembrava teso come una corda di violino sulla poltrona di fronte.
Zabini fece il suo ingresso nel più completo silenzio, con tutti gli occhi puntati addosso, tutti i ragazzi si domandavano che cosa avrebbe fatto, Bella aveva messo in discussione la sua autorità, sebbene non l'avesse mai utilizzata, ed ora la sua posizione era compromessa.
Se fosse caduto chi avrebbe preso quel posto? La regina, l'erede o qualcun altro si sarebbe fatto avanti, poteva essere un trono effimero ma chi vi sedeva aveva il potere, chi vi sedeva aveva la fiducia del Signore Oscuro.
-Bella.- Wolf sentì un brivido, non aveva mai sentito quel tono di voce nel ragazzo, duro come la pietra.
-Drake.- rispose la ragazza con aria di sfida.
Zabini si fece avanti, arrivando ad un metro da lei, si fermò con tutta calma e poi scosse la testa sconsolato.
-Che c'è?- sputò lei incapace di contenere la sua collera.
-Nessuno aveva mai messo in discussione la mi autorità. Ora si aspettano che faccia qualcosa.- spiegò lui.
-E allora fai qualcosa! Forse dovresti ripulire la feccia che si trova qui dentro, come io ho fatto.-
-Lui è stato chiaro.- Zabini tornò al tono di voce duro che non ammetteva repliche -Niente casini nel castello. Non mi sembra difficile da capire.- Lo sguardo era gelido tanto da inchiodare Bella sul posto, prima che lei potesse dire qualcosa continuò -Fuori di qui potrai fare quello che vuoi, non è una mia responsabilità. Ma qui dentro sono io quello che comanda e tu stai ai miei ordini, che sono i suoi dopo tutto.- Metà del volto di Zabini aveva ancora segni delle scottature che l'esplosione gli aveva provocato, ad ogni parola che diceva risplendevano chiare sulla pelle color mogano, senza dubbio non lo avrebbero mai abbandonato del tutto.
-Ora che abbiamo messo in chiaro tutto ciò, devi fare qualcosa per dimostrarmi di avere capito.- Zabini estrasse una mano dalla tasca dei pantaloni e fece un ampio movimento per indicare il pavimento che aveva davanti.
-Non dirai sul serio?- chiese sprezzante Bella, non esisteva nessuno per cui si sarebbe messa in ginocchio ma il ragazzo rispose -Si, dico sul serio.-
Bella lo guardò in cagnesco, in una delle poltrone Wolf non riusciva a trattenere il sorriso divertito.
-Allora?- la esortò lui.
Bella rimase ferma, immobile come una belva pronta a scattare e staccargli la giugulare con le zanne.
Poi, lentamente, le sue ginocchia cominciarono a piegarsi, mentre le appoggiava una dopo l'altra per terra sembrava stesse lottando con se stessa per impedirsi di farlo, sembrava che qualcuno la stesse costringendo a forza e lei lottava come una bestia che non voleva essere domata.


Il discorso di Cruney era semplice, vincere la partita e classificarsi contro grifoni o tassi per poi vincere la coppa, non mancò di sottolineare come lui li avrebbe uccisi tutti se non avessero portato a termine l'obbiettivo.
-Ora che avete capito c'è un ultima cosa da fare, Wolf!-
-Cosa, Capitano?- chiese concentrandosi su cosa lui stava dicendo, sperava che non lo avesse già dato l'ordine se non si sarebbe presa una bella lavata di capo.
-E' la tua prima partita,no?- chiese lui senza il solito tono militaresco che lo caratterizzava.
-Si.- rispose lei non capendo cosa volesse, qualcosa del tipo “ce la metterò tutta?”, lo avrebbe fatto di certo, per lei ci sarebbe davvero andata di mezzo la pelle se non avesse dato tutto.
-Sai che tutti i membri della squadra, per farne parte, devono fare qualcosa?-
Wolf non disse niente, ma la sua confusione era dipinta nel suo volto, le sopracciglia corrugate, un occhio leggermente più socchiuso e una smorfia, tutto gridava “Di che cazzo stai parlando?”.
-La parete Wolf, la parete.- rispose spazientito lui.
La ragazza spalancò la bocca decisamente sorpresa, sentì Zabini ridere mentre le spingeva verso la parete ed i suoi compagni le lasciavano spazio.
Lei non riusciva ancora a crederci, sapeva di quella stupida tradizione ma non pensava di poterne farne parte.
Cercò di ricomporsi perché tutti sembravano tremendamente divertiti dalla sua faccia, Reg e Zabini ovviamente sembravano quelli che se la stavano godendo di più.
-Usa la bacchetta, Wolf e sbrigati, abbiamo una partita.- si spazientì il capitano.
La serpe estrasse la bacchetta e la puntò sulla parete, per qualche motivo era calato il silenzio e lei guardò tutta la squadra, nessuno sembrava volerla uccidere o fermare, così tornò a guardare la parete e mosse la bacchetta.
Wolf, le poche lettere che l'avevano sempre definita si incisero affianco a quelle che l'anno prima aveva inciso Greengrass, appena l'ultima fu intagliata permanentemente nel legno scuro scoppiò un boato di approvazione, qualcuno le diede una pacca sulla spalla, gli altri applaudivano, se non fosse stata lei si sarebbe commossa, in quel momento a nessuno sembrava importare del suo stato di sangue, era strano sentirsi accettata e decise di ignorare la vocine che dentro di lei le diceva che tutto era falso, che appena voltate le spalle l'avrebbero pugnalata, si limitò a sorridere e a fare parte della squadra.
-E ora andiamo a calpestare quei corvi!- partì un'altra ovazione alla quale si unì anche lei, Wolf cercò con lo sguardo Regalus, l'unico del quale si sarebbe sempre fidata ma lo vide strano, stava gridando con gli altri ma sembrava teso, come se avesse un peso sulle spalle, un peso di cui non le aveva parlato.
Forse avrebbe potuto chiedergli cosa c'era che non andava quando lo avrebbe avuto come “guardia del corpo”, ma dubitava che avrebbero mai avuto una fortuna del genere, avrebbe avuto più probabilità quando si sarebbero seduti vicino a lezione.
Succedeva poche volte a settimana, lei arrivava in classe e si accaparrava un posto, nessuno osava sedersi di fianco a lei, tranne Amy, e Reg entrava dopo tutti così che non vi era alternativa, si scambiavano sguardi gelidi e non si rivolgevano la parola, dovevano tenere in piedi quella farsa il meglio possibile, ma non era impossibile scambiarsi biglietti, inoltre tenevano sempre il capo chino, per evitare ogni sguardo compromettente e allo stesso tempo poter ridere delle battute di Wolf.
Calò di nuovo il silenzio, Cruney aprì la porta e infila indiana uscirono, con lui a capo, e si affiancarono all'altra squadra.
Entrarono in campo e si disposero a cerchio attorno alla professoressa Sprite che avrebbe arbitrato la partita.
-Voglio una partita pulita, ragazzi.- disse con un sorriso gaio mentre le due squadre salivano a cavallo delle scope e abbandonavano il terreno, le serpi non sembravano del tutto d'accordo con la filosofia gioiosa della professoressa, ognuno, a modo suo, guardava gli avversari come se volesse spolparli vivi e lasciare in loro ricordo solo i resti.
-E per le serpi, che sembrano dei serial killer pronti a staccarti la testa, abbiamo il capitano e portiere Cruney, il Gorilla!- Gridò con voce squillante Amy, la quale avrebbe fatto la cronaca della partita, la ragazza aveva inventato un soprannome per tutti i giocatori delle squadre ed i tifosi avevano preso bene questa novità, avevano addirittura iniziato ad usarli loro stessi.
Primi di ogni partita la ragazza presentava i giocatori, per fare un ripasso generale, aveva appena finito con i corvi e ora si apprestava a finire il giro delle serpi.
-Come battitori ci sono Zabini, il Re-serpe- tutti le serpi lo gridarono con lei, era sorprendente come la presa di potere del ragazzo lo avesse trasformato in un vero Re per i suoi compagni – e Greengrass, il cavaliere di spine.- la curva femminile verde-argiento sembrò impazzire per il giovane rampollo -Come cercatore abbiamo Regalus Black, o come io lo chiamo il vento! Infine i cacciatori, Anderson, il ladro, Puncey pugno di ferro e la nuova arrivata in squadra Wolf, o come ho deciso il Lupo! E' anni che le serpi non ammettevano un serpe in squadra.-
La pluffa volò in aria, sul volto di Wolf aleggiava ancora il sorrise per il soprannome affibbiatole, almeno non era uno di quelli che il tasso le aveva proposto, ma si trasformò subito in nel ghigno famelico di un lupo.
Puncey si tuffò avanti, le e Anderson non dovettero nemmeno guardarsi, potevano non esserci i rapporti più rosei tra i tre cacciatori ma in partita era tutta un'altra cosa.
-Pugno di ferro ha preso la pluffa!- la voce di Amy riusciva a sovrastare i boati dei tifosi, Sirius e James erano seduti affianco a lei, per studiare gli avversari era la scusa del capitano dei grifoni, ma Felpato, per la prima volta in vita sua, stava tifando per le serpi. -Scatta in avanti ma bianco e nero- che erano due dei cacciatori dei corvi -Lo hanno già affiancato, non segnerà tanto facilmente. Il Re-serpe ha appena colpito un bolide ma gli viene rispedito indietro. Pugno di ferro continua dritto...Hey! Ha lasciato cadere la pluffa!- James e Sirius si sporsero dal parapetto per vedere con i loro occhi.
-Il lupo l'ha presa a un metro da terra e sta risalendo lungo la porta principale! Manovra degna della Porskoff! Il toro le va incontro, ci sarà uno scontro frontale! Passaggio di lato al Ladro che segna! Primi dieci punti per le serpi, non male la nuova arrivata!-
James e Sirius si guardarono -Quella era una manovra di Porskoff, il passaggio della pluffa a un cacciatore sotto, ma lei non era lì. Si è tuffata , l'ha presa e ha risalito la porta.- James deglutì mentre Amy segnava un nuovo punto per le serpi -Ci daranno filo da torcere.- disse imbronciato tornando a guardare la partita.
-Eccome.- rispose esasperato il compagno, tutto quello voleva dire doppi allenamenti e lividi per tutta la squadra, ma anche se quella prospettiva non lo attraeva per niente non riuscì a fare a meno di sorridere, era fiero di Wolf, infondo aveva imparato tutto da lui.

 

Come vi è sembrato? spero non tanto male.
Non è molto lungo, ma sono lieta di informarvi (scrivo come nelle lettere commerciali a scuoa!) che il prossimo capitolo è già iniziato e a buon punto, credo sia la prima volta.
Spero di finirlo in massimo due settimane, incrociamo le dita, e sarà molto più corposo di questo.
Inoltre so già cosa scrivere anche in quello dopo! Mai stata così avanti!
Ogni commento è ben accetto :)

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Capitolo 30
*** L'oscurità che ci circonda ***


IL BUIO CHE CI CIRCONDA


 

Regalus stava pensando che la mente era una cosa strana, o che almeno per lui funzionava in modo totalmente incomprensibile, aveva passato mesi a tormentarsi, ad essere confuso su cosa doveva pensare, cosa doveva provare.
Settimane interminabile a cercare di capire di chi si poteva fidare, a chi avrebbe potuto confidare i suoi dubbi senza sembrare un traditore.
Si svegliava di notte, incubi lo tormentavano, a volte rivedeva Wolf stesa nel letto d'ospedale, impotente e ferita chiedendosi qual'era la colpa della ragazza, altre volte vedeva Lysandra morente tra le sue braccia che lo accusava di essere un traditore e quella la punizione, avere a ragazza che amava tra le sua braccia che lentamente si spegneva in un bagno di sangue, e poi c'era il peggiore di tutti Wolf moriva e lui non faceva nulla, lui era quello che alzava la bacchetta e la uccideva per provare la sua lealtà.
Il suo braccio destro diceva perfettamente dov'era la sua lealtà, strana cosa la mente umana, si passa mesi ad essere confusi ma anche così porta avanti i suoi piani fino a che il soggetto non vede finalmente tutto con chiarezza, ed era così che ora Regalus vedeva la realtà in cui era immerso, non era troppo tardi per cambiare idea ma non lo avrebbe fatto.
-Regalus.- Zabini si fermò nel bel mezzo del corridoio, anche lui era nei suoi incubi, si trovò a pensare, ma non sapeva se colui che vedeva nei sogni era l'enigmatico amico che aveva davanti, prima che lui uccidesse Wolf, Zabini combatteva per salvarla, quando aveva Lysandra tra le sua braccia l'amico era lì per capirlo, ma quello era colui che vedeva nei sogni, quello che aveva davanti era tutt'altra cosa.
-Cosa c'è che non va?- Drake si era appoggiato al muro freddo sotto la torcia, Regalus non sapeva di preciso dove fossero, da qualche parte sotto il castello, aveva seguito l'amico senza fiatare e farsi domande ma ora si trovava spaesato.
-Ci dovrebbe essere qualcosa?- chiese lui, sul volto di Zabini apparì il solito ghigno che tanto ammaliava le ragazze, era assurdo pensare che non ne avrebbe più fatto uso per quello scopo.
-Sei come un libro aperto, Regalus. Spero solo che per quella testa non stia passando niente di stupido.-
-Se sono come un libro aperto dovresti sapere che sto pensando.- L'amico sollevò lo sguardo su di lui, lo sapeva eccome quello che stava progettando.
-Ti ricordi la partita dei corvi?- chiese -Ti ricordi che ti ho detto?-
Reg se lo ricordava bene, ricordava tutto da quando lo aveva visto ritornare da sotto gli spalti.
-Sembra che ti importi qualcosa di lei.- aveva risposto Drake allo sguardo interrogativo e glaciale di lui -Pensavo che avessi una promessa sposa.- aveva risposto il più giovane dei Black, Zabini non si era fatto intimorire da quella affermazione, Regalus si era chiesto cosa mai avrebbe potuto intimorirlo.
-Tranquillo, non le farei niente.- aveva poi risposo e la serpe si era chiesta se si riferiva alla sua futura moglie o a Wolf, forse a entrambe, si era sempre rifiutato di pensare al suo migliore amico come una persona senza cuore, poteva portare avanti la voce che voleva portarsi a letto la bionda ma sapeva che ci teneva a lei, aveva visto Wolf nei suoi momenti più vulnerabili e lui non se ne era mai approfittato, il che era tutto dire dato che non aveva mai avuto problemi ad approfittarsene.
Non conosceva Shae, la futura moglie, ma sapeva che loro si conoscevano da quando erano bambini e sebbene il fidanzamento era stato decretato a Natale, avevano sempre saputo entrambi quale era il loro destino.
-Tu, piuttosto, dovresti toglierti quella sporcosangue dalla testa.- aveva aggiunto -Non me ne importa più niente, è solo feccia.- aveva risposto, entrambi fecero finta di crederci.
-Riguardo Wolf o il fatto dell'erede?- chiese al compagno.
-A entrambi.- rispose lui -Pensavo avessi capito che non stavo scherzando. Avresti dovuto togliertela dalla testa e invece sei andato avanti a pensarci, non è così? Non puoi farci niente, il sangue non è acqua.-
-Vuoi dire che tu non ci pensi.-
-No.- rispose, per Reg fu come essere colpito da un pugno, ecco cos'era il suo migliore amico.
-Il prossimo anno sarai “Re”.- Zabini non aggiunse altro per alcuni secondi, continuò a guardarlo sperando che capisse cosa voleva dire, sarebbe rimasto solo lui a proteggere quella biondina.
-Fino a che siamo qui è una cosa ma quando usciremo, posso parlarti francamente, niente sottintesi per una volta?- L'amico annuì.
-Fuori fa schifo. Ogni nostra mossa determinerà la nostra vita, un passo falso e ti ritrovi appeso per i polsi ai ceppi o la tua testa salta. Ogni nostra parola o azione determinerà vita o morte e non solo nostra.- Si riferiva a Shae, questo Reg lo avrebbe capito senza doverlo dire -Prima capisci quello che devi fare, prima saprai il tuo destino. Perchè ho la sensazione che morirai, amico?-
Rimasero in silenzio per qualche secondo, Zabini vide la scelta nei suoi occhi e sperò di aver capito male, di non conoscere così affondo il suo migliore amico, già, quel pivello era il suo migliore amico e non quel codardo di Malfoy, ma evidentemente non era una bella cosa essere l'amico di un pivello.
-Almeno che tu non abbia sangue di una banshee non morirò, puoi starne certo, SO esattamente che devo fare.- Ripresero a camminare questa volta verso il dormitorio.
Era fine Aprile, si trovarono a pensare entrambi, e mancava poco a celebrare Pasqua, le festa della rinascita, ma il buio si stava addensando lì fuori.
Strana cosa le menti umane, riescono a comunicare tra loro senza dover usare la parola, le cose importanti non vengono mai dette ad alta voce, non si grida da che parte si sta, cosa si ritiene giusto o sbagliato, non si dice ad alta voce “Mi mancherai quando sarai morto” ma lo si pensa, e questo pensiero viene captato e allora, ogni pensiero può esserlo e solo allora si riesce a capire chi si ha affianco e se vale la pena o meno continuare camminare fino a che non sarà troppo tardi e si dovrà abbandonare.

Gli esami incombevano sugli studenti come dissennatori, soprattutto su coloro che frequentavano il loro ultimo anno che ormai aveva rinunciato alla possibilità di avere una vita sociale.
Ovviamente non tutti si erano rassegnati e c'era chi ancora riusciva a divertirsi come dimostrava lo spettacolo pirotecnico di fuochi d'artificio nell'aula di storia della magia e lo scivolo d'acqua che qualcuno aveva avuto la bella idea di creare sulle scale del 4° piano, per giorni gli studenti avevano dovuto scivolarci sopra grazie agli incantesimi più disparati o tavole di legno che una serpe si era messa a vendere fino a che uno dei professori non si era spazientito dopo aver rischiato di rompersi la testa.
Ma ormai lo studio assorbiva completamente gli studenti, insieme alle attività extra curricolari che riuscivano ancora a portare a termine, inoltre la maggior parte aveva i nervi a fior di pelle, pronto a infervorarsi come una vecchia nevrotica insegnate.
L'unica nota positiva era che ben presto avrebbero avuto una pausa i ben 4 giorni, una settimana e i ragazzi sarebbero potuti tornare a casa dalle loro famiglie.
Solitamente le vacanze di pasqua erano sempre state trascorse al castello, ma Silente aveva deciso che quell'anno non sarebbe stato così ed aveva avvisato gli studenti al ritorno di quelle di Natale.
Come giustificazione di quel cambiamento aveva spiegato che era bene trascorrere più tempo possibile con le proprie famiglie ma molti già allora avevano capito che dietro quelle parole vi era qualcosa di più oscuro, con l'avvicinarsi della pausa era diventato quasi palese cosa il preside non aveva osato aggiungere per non turbarli troppo “Non si sa mai quando sarà l'ultima volta”.
Sirius alzò lo sguardo dal libro che aveva davanti e lanciò un'occhiata alla gazzetta del profeta ripiegata che c'era sul tavolo, non era stata una buona idea metterla lì, ora non riusciva a smettere di pensarci.
Non che dovesse leggerla, lo avevano già fatto tutti quella mattina, ma non poteva fare a meno di continuare a darle un'occhiata come se potesse cambiare.
Nelle ultime due settimane si erano intensificati gli attacchi da parte di colui-che-non-deve-essere-nominato, il nuovo nome che gli avevano affibbiato perché tutti troppo spaventati per pronunciare quello con cui si era fatto conoscere e la cosa più logica era trovargliene uno nuovo che mettesse più soggezione e fosse più lungo, ovviamente.
Per anni le sparizioni e i combattimenti con gli auror erano stati sporadici, tra uno l'altro passava abbastanza tempo per far sentire le persone quasi al sicuro, erano abbastanza limitati che molte volte il governo era in grado di mettere a tacere tutto e di passare la notizia in secondo piano, ora in prima pagina campeggiava ogni giorno la notizia di una nuova strage, di un nuovo edificio crollato, di un auror morto con il riassunto della sua vita, tutto stava cadendo nel terrore.
Era evidente che il primo ministro non sapeva più dove sbattere la testa, i trionfi che il ministero riusciva a portare a casa, molti dei quali ad opera di Malocchio Moody e le squadre capitanate da lui, non erano abbastanza contro le sconfitte.
La propaganda militare occupava una pagina si e una no cercando di reclutare nuovi aspiranti auror per ingrossare le file, non importava che età avesse l'importante ere essere disposti a morire per la causa.
A Sirius non serviva la propaganda, lui aveva già deciso che avrebbe ingrossato quelle fine, non come uno dei tanti, avrebbe fatto qualcosa di concreto, o almeno era l'unica speranza che aveva.
-Smettetela.- soffiò Lily tra i denti sia a Sirius sia a James che come l'amico non riusciva a pensare ad altro in quel momento. -Siamo qui per studiare. Vi devo ricordare che abbiamo gli esami dell'ultimo anno?-
James annuì più a se stesso che alla sua ragazza, ormai era la quinta volta che ripeteva quel gesto e probabilmente solo in principio era davvero rivolto a lei.
Sirius continuò a guardare il giornale -Ma lo hai letto?- chiese ormai incapace di concentrarsi sul libro di trasfigurazioni.
-Lo abbiamo letto tutti.- rispose lei tornando al suo quaderno degli appunti e ricominciando a scrivere.
-Come fate a continuare così, senza dire niente?- chiese lui ma lei nemmeno alzò gli occhi per rispondergli -Non è difficile, basta decidere quali sono le priorità.-
-Le priorità!- la sua voce risuonò per mezza sala grande dove la maggior parte degli studenti stava facendo i propri compiti.
-Se non passi l'esame come pensi di diventare auror?- gli rispose lei alzando leggermente la voce e facendo girare alcune teste indispettite di essere state interrotte dal loro studio.
Sirius digrignò i denti pronto a rispondere qualsiasi cosa pur di non dargliela vinta anche se sapeva di avere torto.
-Ragazzi, stareste disturbando.- li riprese Amy con tono gentile e un sorriso.
Lily ricambiò il sorriso con uno di scuse e tornando sui propri appunti ma Sirius non era intenzionato a demordere, o meglio, non ne era capace.
Non riusciva a staccare lo sguardo dal giornale come se così facendo avesse la possibilità di carpire qualche informazione non esplicitamente scritta.
Quasi ringhiò dalla frustrazione abbandonando l'idea di studiare almeno per un po'.
Si accasciò sul tavolo, la guancia appoggiata sul libro aperto e le braccia abbandonate lungo il corpo, Amy, l'unica che riusciva a vedere in quella posizione, stava sottolineando su un libro che non aveva mai visto in vita sua e che sembrava decisamente poco magico.
Chiuse gli occhi grigi sconsolato ma poi li riaprì di scatto tornando a fissare con insistenza la ragazza.
-Amy, i tuoi lavorano al ministero.-
Amelia si bloccò per un istante, non si ricordava nemmeno di averglielo accennato -Si.- rispose titubante.
-Ti hanno detto qualcosa? Ne sapranno sicuramente di più, no?- Sirius scattò e si rimise seduto, ma tutti avevano abbandonato i loro libri e pendevano dalle labbra del tasso.
-Non sono mica auror.- rispose muovendosi a disagio.
-Ma qualcosa la sapranno, no?-
Amelia corrugò la fronte pensierosa, per quanto si trovasse bene con loro vi erano cose che non poteva dire, Jessie di fianco a lei ora la stava osservando attentamente.
-So che alcuni incidenti non sono riportati nella gazzetta...per esempio non si dice che il numero di quelli che sono dovuti andare in case protette è praticamente raddoppiato, c'è un gran via vai in effetti, e non solo nati babbani. In mezzo c'è anche qualche puro sangue, si, insomma di quelli che in teoria dovrebbero essere con loro.- Diede una fugace occhiata al gruppo reale delle serpi chino sui libri di testo. -C'è anche qualche babbano. E il branco di lupi mannari ha fatto molti più danni, hanno spazzato via un intero villaggio in Scozia e nessuno ne ha fatto parola, un centinaio di morti, da quanto ne so sono solo una decina di sopravvissuti, probabilmente tutti morsi. Gruppi di maghi oscuri cominciano a muoversi anche all'estero seguendo colui-che-non-deve-essere-nominato, questo nome è lunghissimo, per esempio in Germania e in Spagna. C'è stato un attentato a Parigi rivendicato da un mago oscuro nel nome di colui-che, si insomma, lui. Oltre oceano è il posto più sicuro per nascondersi per il momento ma secondo i miei non ancora per molto. Più di questo non so che altro dirvi, non sono mica auror.- Amy si morse la lingua, forse aveva pure detto troppo.
-Che lavoro farebbero i tuoi?- chiese James.
Amy si mosse nuovamente a disagio, solitamente a tutti bastava sapere il dove non il cosa.
Molti suoi compagni sapevano che i suoi lavoravano al ministero ma poi era sempre riuscita a sviare l'argomento su altro, di certo non poteva dire che i suoi gestivano una casa protetta dove ospitavano i rifugiati per qualche tempo per poi indirizzarli ad altre case ben più lontane dal conflitto.
In quel periodo la sua casa era un via vai di sconosciuti di passaggio, tranne per due ospiti fissi che avrebbe rincontrato a pasqua, molto volentieri.
-Niente di che.-
-Ma ne sanno un bel po'.- commentò Peter, ormai tutti erano incuriositi.
-Lavoro d'ufficio.- rispose Jessie per lei, venendole in soccorso, l'unica a conoscere il lavoro dei coniugi Osborne e loro.
-Sai quanti documenti passano in mani a chi fa lavoro d'ufficio?- chiese Jessie lanciando un'occhiata alla compagna per indurla a continuare da sola.
-Migliaia. C'è scritta un sacco di roba inutile ma ogni tanto c'è qualcosa.- disse Amy.
-Comunque non pensavo che anche il resto del mondo fosse coinvolto.- disse Peter stringendosi nelle spalle, forse sarebbe potuto scappare nel continente americano e salvarsi.
Ci volle poco perché il gruppo si distraesse completamente dai propri studi e cominciasse a commentare sempre più animatamente, tanto più che Amelia si lasciò sfuggire qualche altra informazione.
Wolf entrò nella stanza insieme ad Anderson che le rivolse un'occhiata prima di raggiungere il suo amici al tavolo della sua casata.
La ragazza iniziò ad attraversare la sala per raggiungere Amelia e gli altri, rallentò il suo passo spedito quando vide la professoressa McGranitt dirigersi verso di loro colpire Sirius sulla nuca con il quaderno dove poco prima sta correggendo qualcosa e sibilare qualcosa prima di andarsene.
Wolf ridacchiò, d'altronde chi non lo avrebbe fatto?
-Di cosa stavate parlando?- chiese quando arrivò alla loro altezza, Amy si spostò un po' per lasciarle posto tra lei e il giovane Black.
Mentre prendeva posto vide l'occhio magico di Moody seguirla dall'immagine in bianco e nero nel Profeta.
-Solito.- rispose Sirius un po' titubante perché indeciso se lei avrebbe apprezzato l'argomento o meno.
-Questo è meglio metterlo via prima che la McGranitt ce lo sequestri.- Jessie afferrò il giornale e lo infilò in uno dei libri che aveva affianco a sé, la serpe si sentì osservata dall'occhio del 40enne dai folti capelli finchè non sparì, schiacciato dalla copertina del libro di trasfigurazioni.
Wolf scrollò le spalle per togliersi di dosso la sensazione di quello sguardo, molto simile a quello del preside.
Ma c'era qualcun altro che la stava osservando, lo vide con la coda dell'occhio mentre si volava verso Pako, Reg aveva uno sguardo confuso e atono ma puntava nettamente nella sua direzione, molto probabilmente perso nel vuoto ma era meglio per lui che si perdesse verso qualcun altro.
-Non dovresti andare in infermeria?- chiese alla compagna tassorosso.
-E' così tardi?- chiese e senza aspettare risposta iniziò subito a mettere via i suoi libri.
-Sono le quattro.- rispose Wolf -Sono venuta qui solo per ricordartelo, io ho lezione tra poco.-
-E io che pensavo fossi venuta per me.- commentò Sirius.
-Anche.-disse voltando leggermente il viso nella sua direzione -Per accertarmi che ti ricordassi di sta sera.-
Nel frattempo Amelia si era alzata e si era infilata la borsa in tela, dove non vi erano stati sistemati più di tre libri, su una spalla.
-Aspetta!- Jessie sembrò accorgersi solo in quel momento che la compagna se ne stava andando -Ti accompagno.- si alzò in tutta fretta mentre sistemava i libri in una pila più o meno ordinata.
-Sbrigati, mi starà già aspettando. La dovevo aiutare con qualche pozione e inizierà senza di me.- la sollecitò.
-Meglio non farsi troppo male oggi.-
-Non ascoltarli Amy.- cercò di rassicurare il tasso Remus mentre Wolf si preoccupava di colpire Sirius con una gomitata fra le costole.
-Comunque mica te le fa prendere se sono venute male, quella donna vuole la perfezione.- sospirò sconsolata al pensiero che tutto il duro lavoro delle seguenti ore sarebbe andato buttato, molto probabilmente.
-Andiamo?- chiese Jessie che già soffriva per il peso dei libri che doveva tenere con entrambe le mani, Amy le sorrise ben sapendo che la sua amica si sarebbe stirata un muscolo se non si fossero mosse.
Salutarono il gruppetto per poi dirigersi verso il fondo della sala grande, le candele fluttuavano sopra le loro teste, non molto e si sarebbero accese al illuminare il velluto scuro che avrebbe rispecchiato perfettamente quello esterno.
Wolf incrociò le braccia sul tavolo e vi appoggiò sopra la testa, la prospettiva di quella sera l'atterriva.
-Che lezione hai?- chiese Sirius, tutto pur di fare una pausa, solo qualche altro misero minuto con il naso fuori dai libri, ancora meglio se trovava una scusa per mettere il naso fuori dal castello e sottrarsi alla sorveglianza di Lily.
-Erbologia.- sbuffò la ragazza irritata con loro – Se non aveste bisogno di lezione extra non avremmo saltato questa mattina.- spiegò.
-Non accusare me, io non la faccio nemmeno erbologia.-
-Certo che la fai, Sirius.-
-Non mi sembrava di essere a lezione sta mattina.-
Remus alzò gli occhi al a cielo -Solo perché ti sei rifiutato di alzarti.-
Wolf non aveva nessuna voglia di sentirli litigare come una vecchia coppia sposata, anzi, il loro atteggiamento la irritò anche di più del dovuto.
-Almeno ci andassi a lezione, avrebbe senso che io ci debba andare adesso.- rispose infastidita, mettendo fine a quel nauseante teatrino.
Alzò la testa, rimettendosi seduta con la schiena dritta senza guardare realmente nessuno prima di sgusciare fuori dalla panca.
Si sistemò la tracolla e la controllò con uno sguardo critico, “Merda” pensò, non avrebbe resistito ancora al lungo.
-Questa sera non c'è il corso di smaterializzazione?- Lily Evans aveva abbandonato per un attimo i suoi libri per guardare la serpe che in un primo momento le riservò uno sguardo sorpreso come se si fosse accorta solo in quel momento della sua presenza.
Wolf socchiuse gli occhi nello sforzo teatrale di richiamare un ricordo lontano, la rossa roteo gli occhi indispettita perché ben consapevole che non stava facendo nessuno sforzo per ricordare alcun chè.
-Direi di no.- rispose infine.
-Ne sei sicura?- insistette -Ero convinta di aver letto-
-Evidentemente ti sei sbagliata.- tagliò corto Wolf agitando la mano per zittirla.
Si voltò e fece per andarsene mentre cercava velocemente con lo sguardo Anderson, la sua guardia del corpo per quel giorno.
-Ti accompagno ad erbologia.-
Nessuno sembrava poter chredere alle proprie orecchie.
Peter guardava la rossa come spaventato, chiedendosi chi ne avesse preso il posto, Remus e James avevano semplicemente spalancato la bocca e Sirius era indignato per il fatto che la secchiona del gruppo gli aveva soffiato la sua pausa.
-Non devi farmi da balia.-
Lily, stranamente, non se la prese per la risposta rude e per lo sguardo sprezzante e nemmeno rispose a tono ma rifilò i propri libri al proprio ragazzo.
-Lo so, e non ho nessuna intenzione di farlo.- disse alzandosi -Ma devo chiedere una cosa alla prof Sprite.-
-Così ci farai perdere altro tempo.- commentò acida l'altra ma non fece ulteriori obbiezioni incamminandosi lungo la tavolata e indicando l'altra, che stava facendo la stessa cosa, a Anderson quando accennò ad alzarsi.
Per un po' fecero la strada in silenzio, ogni tanto la rossa guardava di sottecchi la bionda che non accennava a parlare.
Lily si lisciò la gonna e la guardò di nuovo in cerca delle parole ma non sapeva come introdurre il discorso.
Doveva ammettere che era curiosa, lei che era sempre stata brava a farsi i fatti suoi, che non ficcava il naso e se ne stava buona...forse non era affatto vero, non era mai stata così brava a farsi i fatti suoi.
Ma non voleva sapere perché voleva aiutarla, se fosse stato chiunque altro si sarebbe interessata per offrire una qualche sorta di aiuto, ma non a quella serpe, l'odio era reciproco.
Eppure non era riuscita a mettere a tacere la propria curiosità, voleva sapere cosa era successo, cosa era improvvisamente cambiato per far unire quella ragazza a un gruppo di grifoni e poi c'era un'altra cosa, qualcosa che le interessa di più dei fatti che aveva portato a quella strana situazione e che, probabilmente, non avrebbe mai trovato la faccia tosta di domandare.
-Perchè mi hai accompagnata?- Lily fu quasi presa alla sprovvista, convinta com'era di dover trovare lei le parole per iniziare una conversazione.
-Curiosità.- rispose.
Uscirono dal porticato, il solo era alto nel cielo, le accecò per un'istante, e l'erba asciutta sotto le loro scarpe.
-E di cosa saresti tanto curiosa?-
Wolf sembrava ben disposta mentre scioglieva i capelli dal consueto chignon, era davvero molto chiari, un biondo talmente tenue da sembrare etereo e da far pensare che fosse imparentata con i Malfoy.
-Sono cambiate molte cose in poco tempo.- spiegò Lily -Prima di Natale eri una serpe con tutti gli onori, da quanto ne so eri la migliore amica di Regalus Black e ora quella di Sirius.-
-Mettiamo una cosa in chiaro, io e Black non siamo amici.- ci tenne a precisare.
Lily pensò di non commentare, se la faceva innervosire non le avrebbe mai risposto.
-Comunque un bel cambiamento. Mi chiedevo cos'è successo.- Una folata di vento fece andare ad entrambe i capelli in pieno volto.
-James non te lo ha detto?- chiese piuttosto curiosa l'altra decidendo al contempo di farsi una coda ricordando perché non aveva mai i capelli sciolti.
-No, ha detto che Sirius non vuole.-
Wolf ghignò al tono contrariato della ragazza più grande ma allo stesso tempo non pote fare a meno di aggiungere un punto alla simpatia che cominciava a provare per James.
-Non mi piace la vostra curiosità, mi ha già portato parecchie rotture di coglioni. Poi, non c'è molto da dire, è venuto fuori che sono uno sporcosangue.-
Lily non rispose subito e per questo Wolf si voltò per vedere almeno la sua espressione.
Sul volto chiaro e spruzzato di lentiggini c'era solo sconcerto.
-Come puoi dirlo?- la voce flebile ma di rimprovero.
-Cosa?-
-Quella parola.-
-Sporcosangue?- il grifone trasalì, mancava poco alle serre ma le due si erano fermate, altri studenti, serpeverde e corvonero, le stavano superando per andare a lezione.
-Meglio che ti ci abitui.- disse Wolf ghignando, divertita dallo sconforto della rossa -E' quello che siamo, sporco-sangue. Il nostro sangue non è puro come con quelli con cui ci divertiamo a stare.-
-Preferisco nata-babbana.- rispose con tutta la fierezza che era riuscita a trovare e indurendo lo sguardo ma Wolf le rise in faccia.
-Preferisci quello che vuoi, fiorellino. Ma a loro non gliene frega un cazzo di quello che tu preferisci e ti chiameranno sporcosangue, quella parola uscirà dalla loro bocca con molta meno gentilezza di quanto ne esca dalla mia e con disprezzo. Talmente tanto disprezzo che se rimani così delicata ti farà sentire un verme.- c'era cattiveria nel turbinio dei suoi occhi, felice di sbatterle in faccia la realtà.
-Come fai?- chiese arrabbiata e incredula l'altra.
-Come fai ad accettarla, ad usarla.-
-Perchè non dovrei accettarla? Anche se non detta a me è sei anni che la sento, è diventata abitudine per me, e perché poi dovrei considerare un insulto quello che sono? Non darò mai a nessuno la soddisfazione di vedermi trasalire perché mi ha chiamato così. Cazzo, non lo farò mai.-
-E invece come fai a sopportare che quelli che erano tuoi amici ti hanno voltato le spalle?-
Wolf impallidì improvvisamente.
-Non parlare di cose che non sai.- sputò tra i denti, fece un passo verso il grifone e si guardò intorno, Regalus le aveva appena passate e le aveva guardate incuriosito.
-Li difendi?-
-Io non difendo nessuno, sono in grado di scegliere ciò che vogliono ma tu non sei nella mia situazione, non pensare di metterti nei miei panni.-
-Forse anche io ci sono passata, ci sto passando.-
Wolf rise -Non rapportare l'amicizia tra me e Reg, o Zabini o Narcissa che quella psuedorelazione che avevi con Piton.-
-Forse tu non dovresti parlare di cose che non conosci.- la rossa avvampò di rabbia.
-Quello che so è che lo ha gridato davanti a tutti e che ha ben messo in chiaro tutto e te ne dovresti fare una ragione.-
-Allora perché tu non fai lo stesso con loro?-
-Mi vedi per caso lanciarli sguardi ancorati come per scusarmi di qualcosa?- Forse perché non le piaceva Piton, forse perché aveva il sospetto che anche lui vi fosse quella sera ma avrebbe aperto gli occhi a quella stupida che lei lo volesse o meno -Io ho ben capito cosa è successo e so cosa cazzo comporta, non farò il cane bastonato e dovresti smetterla anche tu. Tu non hai fatto niente di male, quello che ha fatto lui... ti basti sapere che c'è un posto con il suo nome inciso sopra alla corte del signore oscuro quindi smettila di fare la bambina viziata che ottiene tutto quello che vuole perché non so se lo hai notato ma la vita non è giusta, fa schifo, tu dovresti tirare fuori le palle.-
Wolf si affrettò verso le serre, Lily nemmeno la seguì, entrò e si sistemò vicino a Regalus che arrivato penultimo era capitato nei posti infondo.


Sirius canticchiava a mezza voce mentre aspettava Wolf vicino alla statua del gobbo, niente di particolare ma lo aiutava a far passare il tempo.
Quella che svoltò nel corridoio però non era affatto la ragazza che aspettava ma Lily.
Cercò di pensare ad una scusa per giustificare la sua presenza in quel posto ma quando la ragazza lo notò sembrò terrificata, si bloccò sul posto ma poi riprese a camminare verso la sua direzione come se niente fosse.
-Ciao, Sirius. Bella giornata vero?-disse senza nemmeno fermarsi e agitando la mano prima di oltrepassarlo.
-Lily, tutto bene?- chiese invece lui aggrottando la fronte.
Lei si voltò rivolgendogli un sorriso talmente tirato che sembrava che qualcuno le stesse puntando una bacchetta contro.
-Si, perché?- cercò di sembrare naturale mentre evitava il suo sguardo.
-Primo sembra che tu abbia appena pianto.- rispose lui affiancandosi a lei -E poi non è normale la tua gentilezza.-
La ragazza sospirò appoggiando al muro, le braccia incrociate sotto al seno e lo sguardo a terra.
-Noi siamo amici?- chiese la rossa.
Sirius aggrottò la fronte -Si.- rispose senza esitare.
-E mi diresti mai...sporcosangue.-
-Cosa? No! Certo che no! Hai incontrato di nuovo Piton, che ti ha detto!? Ti ha fatto qualcosa!? Giuro che se ti ha di nuovo chiamato così vado a spaccargli il culo!-
-L'ho incrociato prima...- Sirius si zittì, la fissò per un attimo, aveva la sensazione che si sarebbe messa piangere da un momento all'altro e lui non era bravo in queste cose, quando le ragazze piangevano.
-Che ne dici se ti accompagno al dormitorio?-

Wolf era seduta con la schiena contro il muro dietro alla statua del gobbo mentre aspettava che Black si facesse vivo.
Se doveva trovare un aspetto positivo alle sue allucinazioni, che non erano scomparse ancora, era che almeno aveva sempre buona musica a disposizione, ovviamente gli aspetti negativi non cambiavano, la figura incappucciata non era sparita e la possibilità di stramazzare a terra e contorcersi come se avesse un attacco epilettico era sempre dietro l'angolo.
Non avrebbe mai pensato che sarebbe diventata pazza durante il suo sesto anno scolastico.
Quando Sirius arrivò la trovò a canticchiare ad occhi chiusi, appena li aprì gli riservò uno sguardo glaciale, ma per una volta non si lamentò, lo aveva visto andare via con una Lily che sembrava sull'orlo delle lacrime.
Senza fiatare, percorsero il passaggio, appena fuori dai confini si smaterializzarono.
Wolf entrò nel solito locale dove l'aspettava l'ex tassorosso, insieme a Sirius, che si lamentò del loro ritardo, soprattutto con il grifone dato che era lui ad affrirle il passaggio.
Quando uscirono Sirius le offrì il braccio ma lei rifiutò.
-Devo prima fare un'altra cosa, aspettami qui. Ci metterò un'ora, credo.-
-Stai scherzando? Già ti metto in pericolo portandoti qui, non ti lascio andare in giro da sola di notte.-
-Sono solo le nove.- Sirius non volle sentire ragioni e alla fine Wolf cedette.
Camminarono per un bel po', oltrepassarono una fabbrica che sembrava essere stata abbandonata anni addietro.
Altri dieci minuti di cammino e arrivarono davanti ad un orfanotrofio circondato da spesse inferriate nere come la pece, poco lontano Sirius notò il ponte che avevano oltrepassato la prima volta che era andato a casa sua.
Wolf si fermò davanti al possente cancello, umido a causa della condensa.
Lo aprì e quello cigolò sotto la sua spinta, arrivò davanti al portone dal quale la vernice era venuta via in gran parte, usò il batacchio arrugginito che pendeva dalla bocca di un leone per bussare.
Dovettero aspettare alcuni minuti perché qualcuno finalmente rispondesse, la donna che aprì indossava l'abito monastico del suo ordine, un abito azzurro, di stoffa grossa, sopra una camicia bianca della maniche a palloncino e il velo azzurro del medesimo tessuto, non deve avere più di 35 anni.
Appena riuscì a mettere a fuoco chi aveva davanti gettò le braccia al collo di Wolf che rimase paralizzata da quel gesto -Cara ragazza.- disse mentre la stringeva e le baciava una guancia.
Wolf non ricambiò, strinse i denti e cercò di cacciare indietro l'istinto di respingerla a causa del dolore che sentiva.
La sorella si staccò e fece cenno ad entrambi di entrare, si presentò a Sirius come Suor Mary.
-Sono venuta per le cose di Dean.- spiegò Wolf dopo che la donna la ebbe abbracciata per la seconda volta, e per la seconda volta lei aveva fatto appello alla sua forza di volontà ricordandosi di quanto quella donna era stata importante per i suoi migliori amici.
-Lo so che dovevo venire prima ma...- Non riuscì a finire la frase
Suor Mary annuì, i grandi occhi scuri si velarono di lacrime e fece cenno ai due di seguirla lungo le scale.
-E' ancora tutto nella stanza.- disse mentre salivano.
Gli fece cenno di non parlare quando dovettero passare davanti all'ufficio della madre superiora ma quella fu ugualmente attirata dal rumore dei loro passi sulle assi cigolanti.
-Che sta facendo Suor Mary?- chiese uscendo dall'ufficio e rifilando uno sguardo duro alla sorella.
-Suor Chiara!- esclamò l'altra come presa alla sprovvista -Accompagno Wolf , per le cose...per le cose di Dean.- rispose abbassando subito lo sguardo.
La superiora fece qualche passo avanti verso i due ragazzi ma al contrario della consorella aveva un aria arcigna e austera, Sirius non poté fare a meno di non pensare alla professoressa McGranitt mentre quella donna li analizzava.
-Come mai ci ha messo così tanto tempo?- chiese adirata.
-Ecco, io non...- Wolf evitò il suo sguardo come evitò di rispondere, non voleva ammettere che non era stata in grado di farlo prima, che fino a poche settimane prima non aveva nessuna intenzione di passare per quel posto.
-Abbiamo anche fatto una cerimonia funebre ma non sei venuta.- la rimproverò.
Wolf abbassò lo sguardo a disagio -Non avevo i soldi, per il treno.- mentì mentre si torturava le mani.
-E' tutto nella stanza, prendi quello che vuoi, quello che resta sarà distribuito.- Rispose la donna.
Wolf continuò a tenere la testa bassa senza fare niente aspettando il congedo dalla superiora, la donna le afferrò una spalla e strinse le sue dita ossute attorno all'articolazione, non disse nulla, Sirius poteva vedere nel volto della donna il dolore della perdita di uno dei suoi ragazzi e lo sforzo di non lasciarsi andare.
Suor Mary aveva gli occhi velati di lacrime.
La superiora rientrò nel suo ufficio mentre loro facevano un'altra rampa di scale e poi percorrevano un corridoio infondo al quale c'era la camera del ragazzo.
-Alcune cose sono già nelle scatole.- spiegò la sorella -In realtà davvero poche, voleva farlo la superiora ma credo non ce l'abbia fatta e noi abbiamo continuato a pulire senza toccare niente.-
La donna aprì la porta e entrò dopo di loro.
Wolf rimase al centro della stanza senza fare niente, sentiva un senso di claustrofobia che non aveva mai provato.
-Oh Wolf.- gemette Suor Mary stringendosi le mani al petto e scoppiando a piangere, alla fine dovette sedersi sul letto aiutata da Sirius.
Wolf tirò sul col naso -Le dispiace se usiamo gli scatoloni?- chiese, ora che era lì non sapeva davvero che fare, cominciava a pensare che fosse stata una idea stupida e autolesionista.
La suora annuì non riuscendo a parlare e accettando il fazzoletto che le offriva Sirius.
C'erano due scatoloni nel bel mezzo della stanza, Wolf ne spostò uno e lo mise sopra alla sedia.
Sue due poggioli vi erano due chitarre, una acustica ed una elettrica.
Quella acustica aveva delle corde nuove ma sembra ormai vecchia, qualcuno vi aveva inciso molto tempo addietro “Wolf”.
Wolf la sfiorò quasi con paura, la chitarra di suo padre, la chitarra di Dean, quanto era stato importante quello strumento per tutti loro?
-Oh Wolf.- per poco Suor Mary non si rimise a piangere vedendola asciugare una lacrima -Quella era di tuo padre, non è vero?- e senza aspettare risposta continuò -Dean amava suonare...-
Wolf cercò di non ascoltarla, sapeva che la suora aveva aneddoti da raccontare sul quel piccolo bambino scontroso per giorni ma lei non voleva sentirli, perché negli aneddoti c'era anche lei, suo padre morto due anni prima, Xavier che non avrebbe più rivisto, e forse quella stupida ragazza che nessuno di loro era riuscito ad aiutare.
Non voleva sentir parlare di Dean, le mancava abbastanza senza che la suora ne sottolineasse la mancanza, le sue allucinazioni era già abbastanza stronze.
-Mi ricordo quanto era felice quando si era comprato la sua di chitarra ma quella fu per lui il dono più importante di tutti.- era impossibile isolare le parole della sorella, le si insinuavano nella mente senza che lei lo volesse.
-Tuo padre è stato davvero importante per lui e per Xavier, ma soprattutto per Dean. Non ha mai avuto fortuna con la famiglia, dopo la prima a cui è stato affidato non si è più fidato di nessuno. Per fortuna che c'eri tu quel giorno...ma non credo che tu ne voglia parlare.-
Wolf non le rispose, l'odore del sangue, le grida, la paura che aveva provato cercava sempre di soffocarle per non ricordare uno dei giorni peggiori della sua vita, il giorno in cui per la prima volta aveva capito che la vita faceva schifo.
-Tu eri amico di Dean?- chiese la Suor Mary a Sirius.
-L'ho conosciuto.- rispose lui.
Wolf aveva messo nella custodia una delle due chitarre e aveva cominciato a guardarsi attorno per capire cosa mettere via e cosa lasciare, doveva pensare anche per Xavier, forse avrebbe potuto inviarli qualcosa quando Silente avrebbe dato il via libera.
-Lo hai mai sentito cantare?- chiese la suora.
-Ehm...una volta.- rispose il ragazzo a disagio, avrebbe mille volte preferito aspettare con la superiora in silenzio che lì, ma la sorella aveva voglia di parlare e non vedendo nella ragazza una buona ascoltatrice aveva deciso che ne avrebbe parlato con lui del suo ragazzo.
-Vorrei tanto sentirlo ancora, era molto bravo...- Wolf quasi rise a quelle parole, se voleva risentirlo avrebbe volentieri fatto a cambio per non sentirlo mai più o forse no? La sua voce era l'unica cosa “bella” di tutto quel dolore.
Suor Mary continuò ancora per un po' a parlarne prima di congedarsi e dicendoli che li aspettava al pian terreno per salutarli.
Appena ebbe lasciato la stanza Wolf desiderò che non lo avesse fatto, ora era tutto silenzioso e cupo sotto la luce della lampada che continuava a sfarfallare.
Nello scatolone aveva messo solo poche cose, una maglia dei Sex Pistol che sapeva piaceva a Xavier e che sicuramente avrebbe voluto, il giubbotto in pelle che forse avrebbe solo dovuto buttare e da cui le suore non erano riuscite a pulire tutte le traccie di sangue, le poche foto che aveva trovato, la collana e i bracciali.
Non c'era davvero nient'altro che voleva tenere se no...si abbassò a guardare sotto il letto e vi estrasse una scatola da scarpa che probabilmente era stata dei suoi anfibi.
L'aprì con il cuore in gola tra tutti fogli, taccuini e foto, c'erano anche tre cassette.
Si alzò di scatto e cominciò a rovistare nei cassetti e negli armadi, riguardò sotto al letto, poi lo trovò sotto al cuscini, il magia nastri che stava cercando.
Richiuse la scatola e insieme al mangia nastri la mise nello scatolone.
Si sedette sul letto affianco a Sirius senza dire una parola.
-Puoi portare quella?- chiese indicando la custodia dove aveva messo la chitarra elettrica.
-E l'altra?- chiese lui.
-Non so.- rispose lei -Vorrei darla a Xavier ma...non so se lo rivedrò mai.-
-Perchè non la tiene tu? Sono sicuro che l'occasione la trovi.-
Wolf annuì passandosi una mani davanti agli occhi e tirando su col naso, poi si alzò, imbracciò la chitarra e indossò la cinta, poi la fece scivolare in modo d'avere lo strumento sulla schiena.
Sirius si alzò e afferrò la custodia mentre lei prendeva lo scatolone.
-Aspetta, qui c'è qualcosa.- Wolf di voltò e vide il ragazzo rovistare tra i fogli sopra la scrivania e tirarne fuori un pacco, molto fino e quadrato incartato con carta da pacchi e legato con spago, Dean aveva scritto Wolf in alto a destra con una biro e buon compleanno poco sotto.
-Compivi gli anni?- chiese Sirius incredulo.
-Li compio tra poco.- rispose lei guardando incredula il pacco.
Messo anche quello nello scatolone scesero, salutarono suor Mary che chiese notizie su Xavier riguardo il quale Wolf mentì spudoratamente dicendo che avendo avuto la borsa di studio si era trasferito e ora stava portando avanti i suoi studi.
Dopo di che chiusero il grande cancello nero come la pece.
Andarono nell'appartamento della ragazza per lasciare le cose, non voleva portarle a scuola.
Quando entrarono un forte odore di chiuso li investì, i mobili erano coperti di polvere ed i vetri della grande vetrata sporchi.
Wolf appoggiò lo scatolone sopra il tavolo e Sirius fece lo stesso con la custodia.
-Non vuoi portarti via proprio niente?- chiese riferito agli oggetti nella scatola.
-No, avevo solo paura che potessero buttare qualcosa.- rispose -Aspettami un attimo, mia zia dovrebbe avere una cappotto in camera sua.-
Aprì la porta della stanza della zia, non accese nemmeno la luce tanto abituata com'era a entravi con le tende tirate, anche nella penombra riusciva a vedere i contorni del letto disfatto ancora da quella sera e un'anta dell'armadio che non era più stata chiusa,tastò al suo interno finché non sentì il tessuto che stava cercando.
Infilò il cappotto nella tracolla ed uscì lasciando tutto com'era.
Sirius la stava aspettando con uno strano sguardo ma non ci fece caso.
Uscirono, un gatto passò loro tra le gambe e per poco non caddero per le scale.
Sirius lo prese in braccio, il gatto nero si divincolò leggermente prima di cominciare a fare le fusa.
-Da quant'è che non mangi, eh?- chiese grattandogli la testa.
-Che vuoi fare? Te lo vuoi portare a castello?-
-Perchè no?-
Wolf non disse niente, solo quando fece qualche passo fuori dal palazzo si accorse di avere la chitarra di suo padre ancora in spalla, si voltò per tornare dentro e sbatté contro Sirius, il gatto nero soffiò spaventato.
-Oh, sta zitto.- disse inviperita verso il gatto che la guardava con i suoi grandi occhi gialli, era poco più di un cucciolo.
-Gli piaci.- decretò Sirius.
-Oh, sta zitto.- rispose questa volta rivolto a lui.
Sirius sorrise leggermente tenendo il gatto in modo che il suo muso fosse proprio davanti al viso di lei.
Entrambi soffiarono indispettiti e Sirius scoppiò a ridere mentre lei girava sui tacchi e cominciava a camminare.
-Hai intenzione di riportarmi a scuola o giocare con quel gatto?- chiese.
Sirius le si affiancò, il gatto ancora tra le sue braccia.
-Che ne dici se prima ti faccio vedere casa mia?-
-No, grazie.-
-Ma è qui vicino!- protestò lui agitando il gatto che non ne sembrò per niente contento.
-L'ho comprata l'altro giorno, James è venuto con me a sceglierla.-
-Come una vera coppia.- commentò lei.
-E' vicino a Leicester Square-
-Ma quanti soldi hai!-
-C'è un buon cambio in questo momento.- si giustificò lui -Eddai, non è lontano.-
-No, solo due ore a piedi.-
Sirius continuò ad insistere mentre lei cominciava a spazientirsi e cominciò a domandare di andare al castello prima che passasse la mezzanotte.
Alla fine Felpato cedette e le offrì il braccio.
-Allora a pasqua.- decretò lui.
-A pasqua cosa?- chiese lei.
-Vieni a pasqua da me così vedi casa mia.-
-Io non ci...-
-Eddai!- Disse lui appoggiando la sua fronte su quella della ragazza, Wolf arrossì e distolse lo sguardo immediatamente, lui era quasi sconcertato di vedere la ragazza in imbarazzo.
-Ehm...ok.-
Apparirono appena fuori dal passaggio, il gatto miagolò infastidito tra le braccia di Sirius e cercò di graffiargli il viso, non gli era affatto piaciuta quella magia e si poteva notare dal pelo irto sulla sua schiena.
-Oh, sta zitto.- disse la ragazza grattandogli la testa



 

Non dirò mai più che scriverò un capitolo in meno tempo dato che (anche se non ho guardato le date) ci ho messo di più de previsto.
Non dirò mai più che manca poco e che so cosa scrivere dato che la mia testa decide da sola di aggiungere cose (vedete la discussione tra Lily e Wolf) e non penserò mai più che sono a metà copertina. questa volta ce la faccio, non ce l'ho fatta.
Comunque spero sia decente, almeno questo.
Mi piace che Wolf ricominci a gridare in faccia alla gente e avere un volcabolario un po' più da scaricatore di porto, insomma stavo completamente lasciando perdere questo tratto.
Non so quando pubblicherò dato che manca poco agli esami ed io non ho fatto praticamente niente....NIENTE!
Grazie di aver letto

 

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Capitolo 31
*** Compleanno solitario ***


Dopo mesi ho finalmente aggiornato!!
E' un capitolo lungo ma non mi ricordavo più se lo avevo diviso o meno, probabilmente vi trovere degli errori, lo ho riletto più di una volta ma evidentemente non sono un gran chè a scrivere a computer.
Buona lettura



COMPLEANNO SOLITARIO

 

Amelia sorrideva, non che fosse così strano, ma sembrava davvero felice con la cabina affollata dagli amici vecchi e nuovi che le auguravano buon compleanno insieme a qualche regalo probabilmente buona parte inutili.
Wolf le aveva promesso che per il suo compleanno si sarebbe impegnata ad essere “gentile” e ogni volta che avrebbe voluto ribattere qualcosa di poco “gentile” avrebbe dovuto mordersi la lingua, e così era da più di un'ora che praticamente non apriva bocca.
Certo era felice che la sua migliore amica si stesse divertendo, ma cominciava a scocciarsi di far buon viso a cattivo gioco.
Per fortuna Lily Evans era rimasta per poco tempo, da quando si erano “parlate” l'antipatia della rossa nei suoi confronti era decisamente aumentata e per la felicità della serpe aveva adottato come tattica quella d'ignorarla.
Amy le sorrise con la sua corona di fiori in testa, tutti avevano una corona di fiori lì dentro, e grazie a Sirius, che sfoggiava la sua con nonchalance, e alla sua insopportabile insistenza anche lei.
Improvvisante lo scomparto si riempì di un denso fumo viola, come se fosse scoppiato un fumogeno.
Tutti si precipitarono fuori mentre Wolf, quasi alla cieca, dato che la polvere non le permetteva di tenere aperti gli occhi, si alzò ed riuscì ad aprire il finestrino.
La polvere densa come la cenere, ma per qualche motivo non altrettanto pesante, cominciò ad essere risucchiata fuori dal treno.
-Direi di trasferirci nel nostro scomparto.- propose Sirius.
Wolf sentì Pako acconsentire insieme agli altri prima di tuffare la testa fuori dal finestrino e respirare un po' d'aria pulita.
Il vento le sferzava violento il viso e in un'istante la sua corona di fiori era volata via, si ritirò, scese dal sedile su cui era salita e uscì dallo scomparto che continuava ad essere pieno di quella strana polvere.
Ad aspettarla c'era solo Pako pronta a raggiungere gli altri insieme a lei e certamente non avrebbe accettato un no come risposta.
Wolf aveva pensato di rifugiarsi da qualche parte, il più lontano da Sirius, ad un certo punto del viaggio, così sarebbe potuta scendere dal treno senza incontrarlo.
Aveva provato a ritrarre la parola data di trascorrere la pasqua con lui dopo la partita che i grifondoro aveva vinto contro i tassorroso, aveva pensato che prendendolo alla sprovvista lo aveva lasciato senza parole ma non era andata decisamente così.
-Credo sia ora del mio regalo.- disse estraendo un sacchetto dalla tasca dei jeans dopo essersi pulita alla meglio dalla polvere viola.
Amelia la guardò quasi adorante prima di prenderlo in mano, disfò il fiocco e aprì il sacchettino, fece scivolare sul suo palmo il contenuto.
Un piccolo bracciale, semplice, con due piccole placche laccate in argento, su ognuna vi era un'incisione “intelligenza” e “forza”.
Amelia lo indossò continuando a guardare le placche sorridendo.
-Per ricordarti che sei intelligente e forte, so che spesso te ne dimentichi, così lo avrai sempre sotto agli occhi.-
Amy le gettò le braccia al collo, commossa per un semplice bracciale.
Wolf roteò gli occhi ricambiando l'abbraccio e stringendo i denti, poteva sopportare quel contatto per il compleanno dell'amica.
-Sai non ho voglia di ricordartelo ogni volta.- disse facendola staccare.
-Io non ho qui il tuo!-
-Tranquilla, sai che non mi piace riceverli in anticipo e poi non serviva, ho già tutto.-
-E così compi anche tu gli anni.-
Wolf quasi non saltò dallo spavento nel vedere Sirius affianco a se.
-Sai, il tempo scorre per tutti.- rispose sulla difensiva.
-Non provare a dirgli niente mentre vado a recuperare le burrobirre.- aggiunse rivolta a Pako

Wolf camminava a capo chino dietro a Sirius che le teneva la mano preoccupato di perderla tra la folla come era già successo poco prima.
Salirono sulla metro affollata e la ragazza cominciò a preoccuparsi, c'era troppa gente, decisamente troppa.
La stringevano da tutte le parti, cominciava a sentirsi soffocare mentre cercava inultimamente di evitare il contatto con tutti quegli sconosciuti.
Una volta la metro non le avrebbe dato nessuno fastidio, anzi, si era sempre trovata bene malgrado il sudiciume e l'ora di punta.
Si ordinò di calmarsi, infondo aveva fatto progressi, solo un mese prima si sarebbe raggomitolata in un angolo a piangere per il dolore.
Alla prima fermata scese molta gente ma ne salì altrettanta, se non fosse stato per la mano di Sirius che la teneva saldamente, probabilmente sarebbe stata trascinata fuori.
-Tutto bene?- chiese il ragazzo, lei annuì.
Sirius la scrutò come se volesse leggerle la mente, lei fece finta di non notarlo sperando che non fosse così palese cose le stesse passando per la testa.
Sirius la strattonò verso di lui.
Il grassone pelato, che si stava tenendo al palo posto al centro del vagono tra le due porte scorrevoli, si spostò irritato, mentre Wolf si lasciava tirare senza reagire cercando di capire cosa volesse fare.
Era sul punto d'imprecare e dirgli di smetterla quando con un ultimo strattone le fece raggiungere la porta, quella opposta alla piattaforma, facendole posare contro la schiena e facendole scudo con il suo corpo dagli altri passeggeri.
Sbuffò stizzita, non aveva nessuno bisogno di un cavaliere, se la stava cavando benissimo da sola.
Lui sorrise divertito in risposta.
Alla fermata successiva non scesa nessuno, altri cercarono di infilarsi nel vagone già abbastanza pieno, Sirius le venne schiacciato addosso.
Il suo viso era praticamente premuto contro il suo petto, se fosse stata attenta avrebbe potuto sentire il suo cuore battere più veloce del normale.
Ma lei non era per niente attenta, Black era fin troppo vicino e questo le provocava una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
Si sentiva a disagio come quella volta che dopo avergli medicato la ferita sulla fronte lui le aveva impedito di allontanarsi.
Cercò di distrarsi cominciando a cantare nella sua testa.
“Big wheels keep on turning”
Le dava davvero fastidio provare tutto ciò, infondo era solo Black!
“Carry me home to see my kin”
Sirius le strinse di più la mano, una reazione istintiva della frenata della metro e lei si chiese perché la sua mano non stesso sudando con tutto quel caldo.
Cercò di divincolarsi dalla stretta, non aveva bisogno che il suo cervello cominciasse a farsi domande idiote.
-Non ti lascio.- le disse lui con un ghigno.
“Singing song about the Southland
I miss 'ole' bamy once again
And I think it's a sin yes”

Mancava solo una fermata ma aveva una strana sensazione di calore sul viso, il che era del tutto fuori luogo e senza senso.
Doveva solo pensare ad altro, tutto quello era colpa della metropolitana affollata.
Continuò a cantare a mente Sweet Home Alabama, l'aveva appena finita quando la metro si fermò, non molto dolcemente, alla fermata di Licester Square.
Sirius continuò a tenerle la mano e lei non oppose resistenza, per passare il tornello ci misero un po' perché lui on riusciva a trovare i biglietti e ancora non si trovava a suo agio con quel meccanismo babbano.
Malgrado gli avesse ripetuto, più di una volta, dopo l'uscita delle metropolitana, che non sarebbe sparita nella folla, lui non smise di tenerle la mano, nemmeno durante tutte le rampe di scale che dovettero scalare per arrivare all'appartamento in quanto l'ascensore era in riparazione.
Wolf non aveva idea di quanti soldi potesse avere Sirius, soprattutto senza più il sostegno della famiglia alle spalle, ma era riuscito ad accaparrarsi uno appartamento in uno stabile color panna dalle terrazze con le ringhiere in ferro battuto,a poca distanza dalla piazza e all'ultimo piano.
Questo diceva già qualcosa.
Anche se abituati alle scale del castello quando arrivarono in cima erano sfiniti.
Sirius estrasse la bacchetta e la agitò davanti alla serrature incapace di mettersi a cercare la chiave nel suo zaino.
Appena entrarono Wolf si fiondò alla finestra coma una bambina, Licester Square era poco lontana con i suoi cartelloni e la sua fontana al centro della rotonda, di fronte un altro palazzo chiaro ed elegante e sotto le persono “per bene” sembravano formiche mentre le macchine, gli autobus e i taxi sfrecciavano.
Altro che la vista a cui era abituata lei, le strade deserte, gli edifici marciscenti e il parco dei tossici.
Sirius le si affiancò davanti alla porta finestra che dava su un piccolo terrazzino.
Il ragazzo aveva apooggiato lo zaino, abbandonato le scarpe vicino all'ingresso e il cappotto sul divano.
-Che te ne pare?- chiese Sirius con un piccolo sorriso di trionfo.
Wolf si voltò per esaminare l'appartamento, soggiorno e cucina erano un unico grande spazio su un pavimento di ampie assi scure, nel bel mezzo di quello che doveva essere lo spazio del soggiorno c'era un grande tappeto bianco di quelli nei quali ci si vorrebbe rotolare sopra, alla destra della ragazza, attacato alla parete, c'era un divano a due posti nero, forse troppo piccolo per la stanza, e che al posto di una zampa aveva tre libri a sostenerlo.
Al centro della cucina c'era un tavolo scuro, mentre le mesole e i mobili erano di noce, fornelli, forno,che probabilmente non sarebbero mai stati utilizzati senza magia, e lavabo erano di alliminio mentre i ripiani erano in marmo.
-Non male per essere tuo.-
Wolf lasciò la tracolla a terra e si distese sul divano con le gambe a penzoloni sul bracciolo.
-Questo divano fa schifo.- commentò mentre si toglieva le scarpe e le lasciava cadere sul pavimento.
Sirius la scrutò inddeciso se chiederle come stava dopo l'esperienza della metro.
-Dopo domani è pasqua.- disse invece.
Wolf gli riservò uno sguardo sospettoso.
-Andiamo da James!- proclamò lui mentre lei roteò gli occhi.
-Perchè?- chiese come se fosse stata la cosa peggiore che le potesse capitare.
-Perchè la signora Potter mi ha invitato e...mi dovresti fare un favore.-
Wolf si alzò sospettosa e subito sulla difensiva.
-Dovresti far finta di essere la mia ragazza.-
Lei spalancò gli occhi completamente senza parole.
-No.- rispose ritrovando l'uso della parola dopo qualche secondo.
-Ti prego.- la scongiurò lui senza ritegno -James ha una cugina pazza! Mi perseguita, è convinta che siamo anime genemelle!- Sirius si passò le mani sul volto per sottolineare la sua esasperazione.
-E tu dille che non lo siete.-
-L'ho fatto! Per favore, è solo per un giorno e solo per finta. Come fai ad essere così fredda mentre io sono perseguitato? Ho paura per la mia vita.-
-Sinceramente non mi interessa.- disse con tranquillità mentre appoggiava il cappotto che si era appena tolta sul divano.
Si distese sul tappeto e scoprì che era la cosa più comoda su cui si fosse mai distesa, era come stare tra le nuvole.
-Hai detto che potevo chiedere quello che volevo, no?-
Wolf alzò la testa fulminandolo, lui, un grifone, con il miglior ghigno da serpe che chiunque potesse avere.

Wolf stava armeggiando con la cerniera del vestito, sembrava essersi bloccata a metà schiena e non sembrava intenzionata a muoversi.
-Ti serve una mano?-
-Esci di qui Black!- Gridò lei lanciandogli contro uno dei cuscini del letto mentre lui si affrettava a uscire.
Tornò ad armeggiare con la cerniera che finalmente si mosse.
Si guardò allo specchio per controllare di essere a posto, indossava un vestito bordò morbido che le scendeva fino a poco più di metà coscia e che aveva stretto in vita con una cintura in pelle nera, lo aveva comprato il giorno prima.
Sirius l'aveva portata a fare shopping perchè non aveva pensato di portare con sè un abito.
Era stata una tortura bella e buona, all'enesimo negozio in cui si erano fermati lo aveva costretto ad aspettarla fuori e in un quarto d'ora aveva fatto.
Uscì dalla stanza, Sirius dormiva sul divano mentre lei sul comodo letto a due piazze nella camera, in cui c'era anche una panchina di quelle che si trovavano nei parchi.
-Hai intenzione di venire cosi dopo ieri?- chiese vedendolo.
-Smettila di guardarmi. Ora entri in quella stanza e ti metti una fottuta camicia e una cravatta.-
Spinse praticamente Sirius dentro la sua camera che non oppose troppa resistenza.
Wolf si infilò i sandali e recuperò il cappotto, che era stato di sua zia, da una delle sedie attorno al tavolo.
Lo infilò indispettita dal comportamento del ragazzo, già la giornata si prospettava interminabile.
Si sistemò i capelli, ormai lunghi fino alle scapole, e infilò la bacchetta nel cappotto, a portata di mano.
Sirius uscì stanza e lei lo squadrò.
-Avevo detto cravatta.- disse riferendosi al papillon.
Lui le sorrise porgendole il braccio e lei lo accetto, non senza roteare gli occhi.
-Pronta?-

I due si smateriallizzarono fuori dai confini della proprietà dei Potter.
Sirius aprì il cancelletto che delimitava la proprietà e si diresse verso la costruzione che era stata la sua casa quell'estate.
-Forse ci saremmo dovuti mettere d'accordo su come ci siamo messi insieme.- Sirius sembrava nervoso. -Del tipo ti ho salvata da un viscido-
-Non ho intenzione di fare la damigella in pericolo, Black.- lo bloccò lei.
Sirius bussò alla porta per poi passarsi la mano fra i capelli.
Wolf sbuffò non capendo il motivo di tale agitazione, so voltò verso di lui e gli sistemò il papillon che si era spostato nella smaterializzazione.
-Se me lo chiedono non mi inventerò niente che ti faccia sembrare troppo idiota, ok?-
Sirius annuì seppur non fidandosi, lei aveva sempre dimostrato una certa gioia nel farlo risultare un'idiota.
Wolf tornò a fissare la porta rossa inanzi a loro, qualcuno stava ammargiando con la maniglia in quel momento.
Appena prima che l'uscio si aprisse la ragazza intrecciò le dita a quelle di lui.
La donna che aprì, la signora Potter, doveva aver superato la sessantina da quanto ne sapeva la ragazza ma non lo dimostrava, alta e slanciata sembrava perfettamente capace di fare un salto mortale davanti a loro se solo lo avesse voluto.
I suoi capelli erano ancora corvini e lucidi e come quelli del figlio indomabili, la coda di cavallo assomigliava a una moltitudine di fiamme nere.
Appena, da dietro le lenti, i suoi occhi si posarono su Surius il suo viso di aprì in un sorriso materno.
-Sirius!- esclamò sul punto di abbracciarlo ma si fermò notando di avere le mani sporche dalle spezie che stava utilizzando in cucina.
-Olly!- rispose lui sorridendo -Ti presento la mia ragazza, Wolf.-
Gli occhi scuri della donna la scrutarono per qualche istante indagatori prima che il suo volto si illuminasse con un altro sorriso anche per lei.
Non seppe perchè ma dentro di lei, la ragazza, tirò un sospiro di sollievo per aver superato chissà quale prova.
-Chiamerai mai questa povera ragazza per nome?- lo ribeccò la donna con fare materno.
-Le assicuro che se non lo volessi io non mi chiamerebbe così.-
-Ne sono sicura, sei addirittura riuscita a fargli mettere una giacca.-
Sirius curruciò la fronte, come se lui non avesse mai messo una giacca.
La donna sorrise e di nuovo sembrò poter cominciare a fare salti mortale per tutta la stanza ma si limitò a prendere il viso del ragazzo tra le mani.
-Non sai quanto sono contenta di sentire che hai messo la testa apposto.- Gli occhi scuri della signora Potter brillavono d'orgoglio.
-Vado a chiamare i ragazzi.- con "chiamare"la donna intendeva semplicemente avvicinarsi alla tromba delle scale e gridare come fosse un ordine -Sirius è arrivato!- per poi aspettare spazzientita.
Sirius lanciò un'occhiata verso Wolf e sollevò le spalle sottolineando che non aveva idea di cosa fosse preso alla donna.
-Perchè stai cercando di non ridere?- chiese poi perplesso.
-Non lo sto facendo.- rispose lei sfilando le dita dalla sue e voltandosi verso di lui.
Si dovette mettere in punta di piedi per riuscire a pulirgli il viso dalle ditate rosse che la signora Potter gli aveva involontariamente lasciato.
-Sto solo cercando di recitare al meglio.- continuò con un largo sorriso.
-Che ci fate ancora lì fuori, piccioncini? Entrate!- esclamò la donna distogliendosi solo per un attimo dal suo intendo di chiamare i due uomi della casa.
I due cercarono di entrare insieme con il solo risultato di non riuscire ad oltrepassare l'uscio ma di guardasi in cagnesco.
Sirius la lasciò passare per prima.
Intanto i due Potter stavano scendendo le scale, o meglio, stavano cercando di fermare la loro folle corsa mentre Olly riusciva solo a scuotere la testa sconsolata.
James finì a terra mentre suo padre riuscì in qualche modo a reggersi sulle suo gambe dopo aver barcollato un po'.
L'uomo assomigliava ad uno di quegli inventori venuti fuori dai fumetti, il viso solcato da profonde rughe che aumentarono quando sorrise ai due arrivati.
Con una mano ossuta si stitemò leggermente gli occhiali da aviatore in mezzo ai capelli ormai grigi e sul punto di diventare di un candido bianco, indomabili malgrado l'età.
-Sirius!- esclamò anche lui -Te ne sei scelto una carina.- questo gli costò una gomitata spazientita da parte della moglie.
-Viene con me...Wolf, e lasciamoli parlare di...cose da uomini. E alzati James!-
Il ragazzo che era ancora a terra con la bocca spalancata, incredulo che Sirius fosse riuscito a convincere la serpe, si affrettò a eseguire l'ordine.
La signora Potter la prese delicatamente per un polso e la ragazza dovette sforzarsi di non fuggire bruscamente a quel contatto.
Forse doveva proprio farsi vedere da uno psichiatra, uno di quelli bravi, proprio con le suggeriva Sirius, o meglio lui diceva che doveva andare da quei babbani che "ti aggiustano la stesta", niente psicoanalisi per i maghi, per loro non c'era stata nessuna rivolusione freudiana e via dicendo.
-Vediamo di cucinare qualcosa di buono!- esclamò la signora Potter.
Sirius rivolse un occhiata preoccupata al signor Potter.
-Le ho regalato un nuovo libro di cucina che la corregge se sbaglia.- cercò di tranquillizzarlo il vecchio.
-63 anni e quella donna non ha ancora imparato a cucinare.- commentò James esasperato, tutti e tre si scambiarono uno sguardo preoccupati.
-17 anni e non hai ancora imparato a non dire l'età di tua madre ad alta voce!- lo ribeccò lei dall'altra stanza.
-Appoggia pure lì il cappotto.- La donna disse a Wolf indicandole una delle sedie alte attorno alla penisola.
Wolf fece come le era stato detto ma si preoccupò di sfilare la bacchetta e sistemarla, incastrarla, nell'elastico del reggiseno, sotto il braccio sinistro.
Non era il posto migliore ma era l'unico che le era venuto in mente, d'altronde indossava un vestito babbano e quindi sprovvisto di magiche tasche dove nascornderla pronta all'uso.
La donna intanto si era messa a dirigere un coltello per tagliare il sedano mente dietro di lei un mestolo continuava a mescolare placidamente una zuppa arancione.
A Wolf cadde l'occhio sul libro di cucina che le stava volteggiando accanto, una frase era illuminata.
"Triturare prezzemolo per poi aggiungerlo alla zuppa"
Ora stava lampeggiando vistosamente e la ragazza si chiese se correggere la donna.
-Mi puoi leggere cosa dice la ricetta?- chiese distrattamente.
-Mmmm...triturare prezzemolo.- rispose.
Il coltello spazzò via dal tagliere il sedano prima di posarvisi sopra senza più la magia che lo animava.
-Ti dispiace farlo tu?-
Wolf prese il prezzemolo e si mise a trituralo con il metodo tutto babbano di utilizzare il coltello con le mani.
-Direi che è arrivato il momento.-
-Per cosa?-
-Per l'interrogatorio per vedere sei sei... degna di Sirius.-
Wolf si sforsò di non roteare gli occhi a quelle parole.
Non le interessava essere "degna" di Sirius, e lo era sicuramente, ma cercò di mostrarsi preoccupata.
-Tranquilla.- rise la donna -Stavo schezando.-
Wolf verso il pressemolo nella zuppa arancione e il tomo di cucina le si fece più vicino, quasi timido, illuminando un'altra frase.
-Continuo io?- la donna annuì.
-Io e la cucina non siamo mai andati molto d'accordo.- disse la donna sconsolata.
-Allora sei al quinto-
-Sesto anno ad Hogwards.- la corresse la ragazza mentre seguiva la ricetta per fare delle polpette di pollo, nel libro vi erano indicati anche gli incantesimi da utilizzare ma lei li ingorò.
-E sei grifondoro, presumo.-
-Serpeverde.- la corresse nuovamente e con una punta di orgoglio malgrado i suo attuali rapporti con la casata non erano dei più rosei e se non fosse stato per le sue discrete doti di cacciatrice ne sarebbe stata ormai completamente isolata.
La donna sembrò sopresa ma solo per un momento -Credo di aver sentito della famiglia Wolf, credo sia imparentata con...-
-Con i Malfoy, ma non sono di quei Wolf.- la aiutò la ragazza.
Zabini era colui che aveva trovato questa parentela la sera dello smistamento, non lei che si era presa quel libro sulle famiglie purosangue che era rimasto abbandonato nella borsa mentre si divertiva con i suoi compagni di scompartimento, tra i quali c'era Pako.
Non era sempre stata restia a fare amicizia, c'era stato un tempo in cui era gentile e sorridente, sempre se non si usasse il suo nome.
-I tuoi sono maghi?- chiese.
-Mi padre era babbano e mia... lo erano entrambi.- spiegò alla donna.
-Mi dispiace.- disse la donna che sembrava volerla abbracciare.
-Tutto a posto, ora viviamo con mia zia. E' una donna simpatica, un po' fuori di testa, sullo stile hippie, non so se mi spiego.- cercò di rassicurarla.
Alla ragazza mancava quella zia hippie che si faceva una canna ogni tanto e la viziava, ma tutto cio avveniva prima della morte del fratello e della responsabilità dei suoi figli, ciò l'aveva distrutta e portata a rifugiarse dal dolore della perdità in droghe sempre più pesanti.
La donna sorrise materna mentre osservana la ragazza rompere un uovo e versarne il contenuro in una scodella e poi fare la stessa cosa con altre due.
-Quindi hai fratelli e sorelle?-
-Un fratello.- rispose mentre aggiungeva il pollo, che aveva triturato poco prima, alle uova.
-Come si chiama?-
-Jack, ha 10 anni, il prossimo anno andrà ad Hogwards.- sorrise involontariamente, le mancava molto e il fatto di non sapere dove si trovasse e come stesse la rendeva preoccupata.
La scodella con la farina le si posò accanto.
-Grazie.- disse alla donna che sorrise continuando ad assorvare la ragazza mentre aggiungeva ingredienti sicura.
-Come hai conosciuto Sirius?-
Wolf stava dando forma alle polpette.
Non credeva di poter raccontare alla signora Potter esattametne cosa era successo, ma d'altronde non aveva idee migliori al momento -Lui ci ha provato e io lo ho respinto.-
Era andata proprio così quel giorno al lago.
Non era iniziata da molto la scuola, forse una settimana, lei aveva cercanto un posto dove riposarsi dopo il turno al bar e le lezioni e lui era arrivato a infastidirla proprio quando stava per addormentarsi, in un giorno in cui si sentiva particolarmente malinconica.
La signora Potter rise -Sirius mi aveva raccontato qualcosa di simile dopo la lettera.-
-Le ha scritto una lettera in cui parlava di me?- chiese sconcertata.
-Lo avevo invitato per le vacanze di pasqua, ma mi aveva detto che voleva trascorerle con te, così gli ho detto di venire almeno oggi. Sai, sono abituata ad averlo a Natale quasi tutti i giorni dal loro primo anno. Ma quest'anno James mi ha portato Lily, proprio una brava ragazza, non trovi?-
-Sicuramente intelligente.-"anche se non usa quel dannato cervello" cocluse nella sua testa.
-Allora, come ti ha conquistato Sirius? Qualcosa di eclatante spero!- Gli occhi della signora brilavano desiderosi di una storia di quelle avvicenti.
Ripensandoci a mente fredda vi erano stati dei momenti in cui una ragazza si sarebbe potuta innamorare di lui, ma non lei.
Poteva dire che l'aveva vinta per sfinimento, l'aveva pur sempre pedinata fino al Jungle e non l'aveva denunciata.
Poteva dire che le era stato vicino in momenti difficili, come in ospedale dove sua zia era finita in overdose, ma lo aveva trovato piuttosto irritante avere uno sconosciuto presente in quel momento.
Si erano salvati la vita a vicenda ma non avrebbe mai parlato con nessuno di quel giorno.
Le era statto vinco al san Mungo, l'aveva vista in quella condizioane pietosa.
L'aiutava a fuggire dal castello per i suoi affari e fino ad allora le aveva chiesto solo quella giornata in cui doveva fingersi la sua ragazza.
-Forza!- la esortò la donna.
Wolf ipotizò un paio di casi in cui Sirius faceva la figura dell'idiota.
-Le assicuro che non è così interessante.-
-Fammi contenta, ci vuole poco.-
-Diciamo che... dopo una festa, insomma eravamo un po' di studenti in un aula cone della musica, io mi ero allontanata e lui mi è venuto a cercare...credo sia lì che...si, insomma. Io avrei finito, qui dice di friggerle con la magia.-
-Oh! mio Sirius, se ne è andato a cercare proprio te quando aveva un sacco di ragazze attorno.-
Wolf alzò un sopracciglio, lei non aveva accennato a delle oche intorno a Sirius, e non vi era stato niente dei genere "rinuncio a voi per lei", anzi!
Centrava un biglietto per pedinaggi e obblighi imbarazzanti.
Ma la donna sembrava convinta della sua versione mentre preparava con rapidi colpi di bacchetta la pentola con l'olio e metteva a friggere le polpette.
La signora Potter era una donna simpatica, una chiaccherona di prima classe, di quelle che non si fanno pregare due volte se le si chiede un racconto, d'altronde aveva viaggiato molto e ne aveva di storie da narrare.
Ma era anche piena di annedoti riguardanti Sirius e James ed era ben disposta a condividerli, soprattutto vedendo che Wolf faceva qualche fatica a sciogliersi e raccontare i suoi relativi alla sua "storia d'amore".
Nell'esapserazione generale Wolf disse alla donna che stava con Sirius da meno di un mese e quindi vi era ben poco da raccontare, ma Olly, la donna aveva insitito perchè la chiamsse per nome, non sembrava voler demordere.
Wolf si sarebbe trovata più a suo agio con Olly se non avesse continuato a fare pressioni per sapere di lei e Sirius.
-Olly, non vorrai tenerla per tutta la giornata.-
Sirius era entrato in cucina con uno strano sorriso compiaciuto che fece irritare Wolf malgrado fosse sollevata di avere una pausa dll'interrogatorio.
-Anche Trevor la vuole un po'.-
La signora Potter sbuffò spanzientita dall'intervento del ragazzo.
-Dovete mettere al loro posto i tavoli.-
-Sono già sistemati.- disse il ragazzo indicando la porta dietro alle sue spalle che dava sul giardino.
-Avete fatto una battaglia con i tavoli?- chiese sospettosa.
-L'avresti sentita!- rispose indignato Sirius ma la donna non si convinse per niente.
-Io dovrei andare in bagno.- si intromise Wolf.
La donna guadò la sua zuppa con esasperazione prima di chiedere a Sirius di accompagnare la ragazza.
Iniziarono a salire la scale, lei si bloccò più o meno a metà, un gradino sopra di lui incrociando le braccia sotto il seno con aria autoritaria.
-Non dovevi andare in bagno?- chiese lui.
-Olly è davvero molto simpatica.- rispose lei, la donna le piaceva -E sai cosa mi ha detto?-
-Se ti ha detto di quella volta con il barattolo di fagioli ti assicuro che non è andata così.-
-Non ho idea di cosa sia questa storia.- alzò gli occhi al cielo irritata -Mi ha detto che ti aveva scritto e che ti aveva invitato e tu cosa mi hai detto? Che non avevi nessun impegno per pasqua quando ho cercato di darti buca e che non sapevi di questa pranzo/cena, quello che è, prima del ritorno in treno.- Wolf lo guardava dall'alto in basso decisamente ostile, Sirius era pronto a giurare che presto avrebbe ricevuto un altro pugno.
-Ho solo confuso un po' i tempi.- rispose lui alzando le spalle -Non mi sembra chissà chè, invece di startene a casa a deprimerti sei qui.-
-A divertirmi.- rispose lei sarcastica -Sai quanto mi costa essere la brava ragazza che risponde a modo? Olly è ossessiva, cazzo, vuole che le racconti tutto di “noi”- fece il gesto delle virgolette con le mani. -Le ho dovuto dire che stiamo insieme da meno di un mese per calmarla un po'.-
-Olly è fantastica, non ti costa così tanto andarci d'accordo.-
-Almeno non ha pregiudizi sulle serpi come te, questo è vero. Ma non mi piace che mi si menta.-
-Mentire? Ho solo alterato un po' i fatti. Come se tu non lo avessi mai fatto con me. E poi io non ho pregiudizi, è solo esperienza personale, siete tutti così.-
-Ti sei mai fermato a chiederti perché qualcuno si comporta in un certo modo?- rispose lei fulminandolo.
-E tu te lo sei mai chiesto per i grifondoro, o li hai semplicemente classificati come idioti montati?-
Qualcuno suonò alla porta e dalla cucina Olly chiese a loro di andare ad aprire.
I due scesero le scale senza nemmeno guardarsi, Sirius aprì la porta, ebbe appena il tempo di riconoscere la cugina di James prima di ritrovarsi in un vortice di capelli biondi.
Wolf alzò un sopracciglio irritata vedendo quella ragazza avvinghiarsi a Sirius.
-Jolene.- disse quando riuscì a staccarsi da quell'angelo biondo che puntò gli occhi verdi sul giovane .
Wolf non capiva di cosa il ragazzo potesse lamentarsi, Joline era bella, nel vero senso dalla parola, alta, corpo a clessidra, gambe chilometriche, lunghi boccoli biondi, pelle perfetta e e in un vestito fin troppo corto e forse anche troppo babbano per essere una strega.
-Lei è Wolf, è la mia ragazza.- disse Sirius in tono serio sperando che lei le reggesse il gioco.
La bionda rise sbattendo le lunghe ciglia ignorandola completamente.
-Sei così divertente.- disse passando una mano fra i lunghi capelli biondi e scrollandoli.
-Non è più così divertente quando ci passi così tanto tempo insieme, te lo assicuro.- si intromise Wolf con una piccola risata e avvicinandosi maggiormente a Sirius in modo che lui potesse circondarla con una braccio le spalle.
L'amazzone bionda sembrò finalmente notare la sua presenza.
-Non stavi scherzando?- chiese con un finto sguardo sorpreso.
-No.- rispose Sirius che cercava di non guardare incredulo la ragazza affianco a lui.
Jo sembrò sul punto di dire qualcosa ma venne interrotta dai suoi genitori appena arrivati all'entrata.
L'uomo, dal viso tondo e bonario, senza più un capelli in testa e con indosso un mantello porpora, salutò chiassosamente Sirius e abbracciò Wolf dopo aver saputo che era la ragazza del grifone.
La donna, bionda e leggermente tonda, si lamentò con la figlia per averli lasciati indietro prima di salutare i due con la stessa giovialità del marito.
-Allora, che aspettiamo? Entriamo, no?- Aggiunse la donna spingendo leggermente avanti la figlia per farla entrare in casa.
Appena varcato l'uscio i due quarant'enni si diressero subito verso il cortile dove la famiglia Potter li stava probabilmente aspettando e dove avrebbero mangiato come ogni anno.
Jolene riservò un'ultima occhiata indagatrice prima di precederli verso il cortile.
Una volta all'aria aperta la Signora Potter chiese alle due ragazze di aiutarla con gli ultimi prepariti e nel disporre le cibarie sul lungo tavolo adibito mentre gli uomini si sarebbe dovuti accupare degli ospiti in arrivo.
Wolf rientrò per l'ennesima volta nella cucina, ormai erano arrivati i vari amici di famiglia e fuori da quella porta pullulava di maghi dai lunghi mantelli per lo più dell'età dei Potter o dei genitori di Jo.
-Allora, da quanto tu e Sirius state insieme?- chiese Jo.
-Un mese.- rispose prontamente Wolf afferando il cestino con le forme di pane, l'ultima cosa che mancava da disporre nella tavola.
Velocemente si girò e si diresse verso l'uscita, rimanere da sola con quella ragazza era l'ultimo dei suoi desideri, ma lei le si parò davanti.
-Non mi ha detto niente di te.- disse guardandola dall'alto in basso grazie ai suoi tacchi che le conferivano una altezza maggiore della serpe.
-Neanche io ho mai sentito parlare di te fino a ieri.- rispose lei.
-Mi chiedo cosa ci possa trovare in te.- continuò la ragazza avvicinandosi ancora e costringendo la più piccola ad indietreggiare.
Jo afferrò con estrema tranquillita il coltello che la signora Potter aveva lasciato sopra la credenza e se lo rigirò tra le mani.
Wolf fissò per un istante la lama affilanta tra le dita della ragazza.
-Chiedilo a lui.- rispose continuando a tenere sott'occhio il coltello.
Jo la fissò con i soi grandi occhi verdi poi lasciò cadere il coltello nel cestino del pane.
-Goditelo fin che puoi.- disse cin un sorriso divertito -Non è mai riuscito a resistermi.-
Wolf rimase in silenzio mentre la ragazza usciva, mordendosi la lingua.
Avrebbe voluto semplicemente dirle "Non me ne importa, tienitelo" o "io e lui non stiamo insieme, è un idiota", si stava davvero chiedendo perchè si era messa in mezzo a quei due, quella ragazza era evidentemente pazza e ne aveva già una alle calcagna.
-Sono sicura che questa volta non avrà problemi.- si lasciò sfigire sprezzante, l'amazzone strinse i pugni e finse di ignorarla.
Il pranzo fu alquanto divertente, si era ritrovata affianco alla signora Potter e James dall'altro lato, Sirius proprio di fronte a lei e l'amazzone che le lanciava sguardi torvi affianco a Felpato ogni volta che faceva ridere qualcuno o ogni volta che qualcuno menzionava la sua "relazione".
La maggior parte della volte aveva lasciato il ragazzo parlare, sembrava avere una discreta immaginazione e mentiva con naturalezza, lo aveva interroto solo quando lui si dipingeva troppo eroico o perfetto, il che era divertente, vedere il suo viso contorcersi in un momento in una smorfia incredula e mortificata per poi scoppiare a ridere.
Jo non aveva lasciato nemmeno per un secondo il fianco del zuo "ragazzo" ridendo spropositatamente ad ogni battutta ma Wolf cercava di non farci troppo caso per il momento.
-Posso parlarti un attimo?- chiese Sirius.
Wolf annì e lo seguì in un luogo più appartato, gli invitati stavano lentamente diminuendo, la signora Potter l'aveva avvisata che per quella sera sarebbero rimasti solo pochi intimi per i fuochi d'artificio.
Wolf si appoggiò con la schiena contro il muro della casa incrociando le braccia sotto il seno e lo scrutò.
Sirius si passò una mano fra i capelli e fece un sorriso tirato.
-Volevo parlarti di prima, quando stavamo sulle scale, prima che arrivasse Jo.- disse lui facendo una piccola pausa per aspettare una sua qualsiasi reazione ma dato che non avvenne continuò -Non avrei dovuto mentirti.-
-Quindi ammetti di avermi mentito?- chiese lei fredda.
-Si, ti chiedo scusa, è stato subdolo.-
-Puoi scommetterci se lo è stato.- lo ribeccò lei ma poi scrollò le spalle, si era divertita abbastanza malgrado quell'aria da famigliola felice e perfetta che le aveva dato fastidio più di una volta.
-E grazie.- aggiunse lui.
-Per cosa?- chiese lei leggermente sorpresa.
-Per non avermi abbandonato e mandato in malora il piano.- rise mentre lei scrollava le spalle.
Wolf sentì un rumore di passi e voltando leggermente la testa vide di sfuggita il tacco dodici di Jo che aveva fatto capolino superando il muro ed era tornato subito indietro.
-C'è una cosa che devo dirti- continuò il ragazzo troppo distratto dai suoi pensieri per notare che qualcuno stava origliando. -riguardo a oggi e alla nostra finta-
Wolf si alzò in punta di piedi e premette le sue labbra contro quelle del ragazzo, appoggiò le mani sul suo torace e lo attirò a se stringendo la camicia.
Sirius che era rimasto, solo per un istante, spiazzato dalla ragazza ricambiò il bacio, appoggiò una mano contro il muro, facendo aderire il proprio corpo al suo, e con l'altra le avvolse il fianco.
Assaporò le sue labbra con foga, da quanto stava aspettando quel momento?
-Ahm ahm.- Sirius si staccò contro voglia quando sentì quella falsa tosse interromperli.
-La signora Potter vorrebbe il tuo aiuto per aiutare a pulire.- disse Jo rivolta alla ragazza, gli occhi pieni di rabbia repressa.
-Arrivo.- rispose ma non si mosse, Sirius e Wolf continuarono a guardare l'amazzone fino a che non si voltò gelida e non se ne andò.
Sirius voltò il suo viso di nuovo verso la ragazza, ghignò e cercò di avvicinarsi di nuovo ma lei lo spinse energeticamente.
-Che pensi di fare Black?- chiese con le guance arrossato ma un tono decisamente gelido.
-Pensavo di finire quello che tu avevi iniziato.- rispose ghignando lui cercando di riavvianarsi me lei lo spinse di nuovo.
-Jo stava origliando e tu stavai per mandare all'aria tutto.- Spiegò lei allontandansi da lui.-Mettitelo bene in testa Black, la nostra relazione è finta e solo per oggi. Quel bacio non era assolutamente niente. Niente.-
-Non sembrava niente.-
-Ma lo era, prima lo capisci meglio è.- rispose fredda lei -Ed ora, se non ti dispiace, vado a cercare quella dignità che mi hai fatto perdere poco fa per portare avanti il tuo piano.-
Sirius la guardò voltarsi e andare vi con passo deciso.
Strinse i pugni fino a che le nocche non diventarono bianche e digrignò i denti.
Dignità!
La sua dignità l'aveva persa quando aveva pomiciato con Zambini sotto gli spalti mezza ubriaca non di certo in quel momento.
Lui non aveva fatto niente alla sua dignità, era lei che lo aveva baciato e decisamente con trasporto!
Si era stufato, quella ragazza era incomprensibile per lui, non aveva più intenzione di correrle dietro, ancora.
Se quel bacio non era stato niente non c'era affatto bisogno di reagire così, non c'era affatto bisgono di tirare in ballo la sua dignità, pensava di meritare più di un trattamento del genere, almeno un trattamento d'amico ma sembrava che per lei il ragazzo non fosse nemmeno quello.
Eppure le era stato vicino nei momento più brutti, ci aveva provato in tutti modi, molto di più che con qualsiasi altra ragazza.
Si sforzato per aiutarla ogni volta che poteva senza chiedere nulla in cambio accettando la parte dell'amico. Aveva addirittura cercato di prendersi cura di lei, si era assicurato che a pasqua non fosse sola e che fosse circondata da una famiglia. Lui non si prendeva cura delle gente, non sapeva nemmeno prendersi cura di se stesso!
-Hey, ho visto Wolf andare via...- James si fermò per un attimo a scrutare l'amico.
-Tutto bene, Felpato?- Chiese preoccupato vedendolo con quell'aria cupa e facendo un passo indietro perchè l'amico sembrava sul punto di tirare un pugno a qualcuno.
-Magnificamente.- rispose Sirius passandosi una mano tra i capelli -Mi diapiace James, ma Jo è decisamente sexy.-
Sirius si incamminò con tranquillità verso i tavoli ormai sparecchiati ma dove ancora vi era gente mentre James si affrettò a seguirlo.
-Spero tu stia scherzando.- disse esasperato.

Wolf entrò in casa Potter quasi titubante, Olly le aveva chiesto di trovare Sirius perchè sarebbero iniziati i fuochi di li a poco.
Attraversò la stanza ed entrò nel salone ma il ragazzo non era nemmeno lì, il signor Potter le aveva consigliato di controllare la stanza di James ma lei non aveva idea di quale fosse.
Comiciò a salire le scale, il tardo pomeriggio era passato in fretta e ormai era vicina la mezzanotte.
La ragazza aprì la prima porta che trovò ma dentro non c'era nessuno.
-Sirius?- chiamò, la sua voce sembrò titubante. Sebbene avessero continuato a recitare la loro parte per tutta la giornata Sirius non le aveva più rivolto la parola.
Sentì le lacrime pizzicarle gli occhi per l'ennesima volta e scosse la testa nel tentativo di darsi un contegno.
Controllò altre due stanze, bussò alla porta che sapeva essere il bagno prima di entrare.
Si chiuse silenziosamente la porta alle spalle, poi appoggiò le mani sul lavandino e si strinse nelle spalle.
Alzò la testa specchiandosi -Prova solo a piangere e ti schiaffeggiò.- disse all'immagine allo specchio che le rivolse solo uno sguardo duro ma al contempo sull'orlo delle lacrime.
Spazzientità si lavò il viso sperando che l'acqua lavasse via quel volto da ragazzina piagnucolosa.
Usci dal bagno e si diresse all'unica stanza che non aveva ancora controllato.
-Sirius, Olly ti vuole per i fuo- Wolf rimase pietrificata per un secondo, ancora con la mano sul pomello. -chi- finì.
-Finite pure.- si bloccò di nuovo a guardare la scena, Sirius le ricambiava lo stesso sguardo sorpreso.
Con i pantaloni calati e ancora le mani attorno al corpo di Jo che indossava solo la biancheria e nemmeno più quella, quasi.
-Io vado.- Wolf chiuse la porta alle sue spalle frettolosamente.
Con la stessa fretta fece le scale cercando di fare profondi respiri per calmarsi ma niente sembrava funzionare, le lacrime scesero malgrado il suo stringere i denti mentre respirava sempre più affannosamente.
Le mancava avere solo un'attacco di panico, ma era proprio quella che stava succendondo, le orecchie si stavano tappando, non riusciva più a respirare, senitiva distintamente l'aria che non riusciva a passare lungo la sua gola per arrivare i polmoni.
Uscì dalla porta principale e un'ondata di aria fresca la investì, si appoggiò al muro per qualche secondo cercando di tornare a respirare prima di dirigersi verso il cancello di uscita.
-Wolf?- la ragazza si girò -Che è successo?- chiese a Signora Potter avvicinadosi e prendendole le mani.
-Niente, sono solo stanca.- rispose lei siogliendo una delle mani dalla stretta e cercando di asciugare le lacrime prima di rinunciare e lasciarla cadere lungo il fianco.
-E' ovvio che sia successo qualcosa, cara.- disse apprensiva la signora Potter spostandola una ciocca di capelli dal viso -E' colpa di Sirius? Puoi parlane con me, se ti ha fatto qualsiasi cosa lo sistemerò per le feste.- continuò la donna asciugandole le lacrime.
Wolf non riuscì a dire niente ma si ritrovo solo a piangere di più, anche a causa del contatto con le mani della donna.
-Wolf?- Sirius le aveva appena raggiunte ma vedendo la ragazza piangere si era fermato a qualche passo.
-Che le hai fatto?- chiese Olly accusatoria.
Sirius boccheggiò una risposta ma la ragazza lo preceddete -Assolutamente niente.- disse cercando di essere fredda malgrado le lacrime.
-Voglio solo andare a casa.- continuò divincolandosi dalla stretta – Grazie, è stato bello.- Disse prima di voltarsi e oltreppasare il cancello.
-Che fai qui? Seguila!- disse la singora Potter, Sirius sembrò risvegliarsi improvvisamente dalla sua stasi e corse verso Wolf ma prima che lui la potesse raggiungere lei aveva estratto la bacchetta e si era smaterializzata.

Sirius aprì la porta del suo appartamento nello sconforto più totale, aveva cercato la serpe ovunque, era andato nel suo vecchio appartamento, all'orfanotrofio, al San Mungo, al suo vecchio posto di lavoro e poi si era limitato a girovagare intorno a quei posti nella speranza di intravederla da qualche parte ma non era stato così.
Wolf era seduta nella terrazza avvolta da più di una coperta, Sirius si avvicinò e aprì una delle porte leggermente.
-Non sapevo dove andare.- Disse la ragazza stringendosi nelle coperte e continuando a guardare atona il traffico della città che non dormiva mai.
Sirius rimase in silenzio, vi erano molte cose che voleva dire, volava sapere quando la ragazza aveva imparato a smaterializzarsi, l'esame di smaterielizzazione sarebbe stato tra soli due mesi, cosa l'avesse sconvolta così tanto da farla correre via, se fosse sempre stata nel suo appartamento mentre lui era rimasto a cercarla per tutta la notte.
-Vuoi un tè?- fu l'unica cosa che uscì dalla sua bocca, lei non rispose.
Sirius tornò nell'appartamento e agitò la becchetta, pochi minuti dopo tornò nel terrazzo e le porse la tazza di tè.
Wolf fece uscire le esili dita dalle coperte per afferrarla e poi torno a rannicchiarsi su se stessa non dando nessuna attenzione al liquido caldo ma solo alle macchine che viaggiavano veloci sotto di lei.
Sirius si apoggiò alla ringhiera in ferro e per qualche secondo e la guardò senza dire niente, lei aveva gli occhi ancora arrossati, segno che aveva smesso di piangere solo poco tempo prima, il trucco era un disastro e i capelli racconlti nel solito chignon floscio.
-Come stai?- chiese alla fine scivolando lungo la ringhiera e sedendosi anche lui.
-Bene.- rispose lei meccanicamente non degnadolo di uno sguardo.
Rimasero per qualche minuto in silenzio scrutando il traffico di Picadilly Circus.
-Perchè non mi hai detto che compivi gli anni?-
-Non c'è niente da festeggiare.- rispose lei inziando finalmente a bere il suo tè.
-Che vuoi dire?- chiese lui finendo il liquido caldo nella sua tazza e appoggiandola di fianco a se.
-Non è una frase difficile.- rispose lei sprezzante.
Lui sbuffò sonoramene infastidito dal suo comportamento - Non so se si nota ma mi sto preoccupando per te e non lo faccio per chiunque.-
-Non te l'ho chiesto io.- rispose subito lei sulla difensiva.
Sirius riprese la sua tazza e si alzò spazziantito, aprì la porta.
-Non ho nessuno con cui festeggiare.- Disse lei prima che lui se ne andasse e la lasciasse sola.
Sirius posò la sua tazza sul tavolo e tornò suoi suo passi, si sedette nuovamente.
-Hai me.- rispose Sirius.
-Ogni anno c'è sempre meno gente a festeggiare con me.- rispose le prendendo un'altro sorso.
-Hai sicuramente anche i Potter, Olly sembra adorarti.-
Lei si strinse nella spalle sentendo le lacrime pizzicarle nuovamente gli occhi.
-La famiglia perfetta.- continuò il ragazzo con una lieve risata.
-La prima volta che li ho incontrati non pensavo potesse esistere una famiglia perfetta, ne ero dannatamente geloso.-
Sirius si passò una mano fra i capelli con una lieve risata -Credo che per quelli come noi, che vengono da una famiglia disastrata non sia facile-
-Scoprire che esistono famiglie normali?- chiese voltandosi verso di ui con un sorriso ironico.
Sirius rispose al sorriso, era stato davvero difficile accettare la perfetta famiglia Potter, ma era stato difficile accettare che tutti i suoi amici avessero una famiglia che li amasse e soprattutto non formata da pazzi assassini che seguivano Voldermort.
-Sai smaterializarti.- cambiò discorso con una nota di entusiasmo.
-E' un bel po' che lo so' fare, lo ho imparato due anni fa.-
Sirius sgranò gli occhi, non solo perchè in qualche modo lei era stata ammessa alle lezioni con due anni di anticipo, ma anche perchè non era affatto un incantesimo semplice.
-Te lo hanno lasciato fare!?-
-Non è prioprio che me lo hanno lasciato fare, inizialmente ho provato a seguire le lezzioni appena fuori della sala grande.- spiegò.
-Ma ad Hogwards non ci si può smaterializzare, Remus me lo avrà ripetuto mille volte, inoltre durante le lezioni solo nella sala grande lo si può fare.-
-C'è un corridoio di un metro intorno alla sala grande in cui l'incantesimo anti-smaterializzazione non è attivo durante le lezioni. Comunque poi mi sono "spaccata" e mi hanno scoperto quindi hanno messo qualcuno a pattugliare fuori dal corridoio. Così, avevo un po' di pozione polisucco che mi avanzava...-
-Pozione polisucco che ti avanza?- chiese Sirius alzando un sopracciglio scettico.
-Lo sai che non ho il mio aspetto, di solito, quando distribuisco roba.- rispose lei -Comunque ho cominciato a tramortire alcuni studenti, diciamo che li facevo addormentare e andavo con le loro sembianze, nessuno sembra essersene mai accorto. Poi mi sono presentata all'esame, non me lo volevano far fare ma continuavo a smaterializzarmi nella stanza, credo che me lo abbiano dato per sfinimento.- Wolf rise leggermente ricordandosi le facce esasperate degli esiminatori e soprattutto della professoressa McGranitt.
-Come mai volevi così tanto passare?-
-Volevo tornare a casa a dare una mano alcuni giorni a settimana, ero convinta che imparando a smaterializziarmi avrebbero capito quanto ci tenessi, ero stupida e pensavo che Silente avrebbe potuto fare qualcosa, tipo un salva condotto, che mi permetesse di fare magie fuori da Hogwards, solo dopo la McGranitt mi ha spiegato che la traccia non è qualcosa che puoi infrangere, ma ho ottenuto comunque che volevo, ho conosciuto il nipote della McGranitt.-
Wolf finì il suo té in silenzio cercando di ignorare che lui la stava guardando.
-Non te lo ho mai chiesto.- iniziò lui in tono più serio -Tu sai tutto di me e della mia famiglia, la nobile casa Black, Regalus ti avrà parlato di quanto io sia la pecora nera della famiglia.-
-Per favore, negli ultimi due anni non avete fatto altro che prendervi a pugni nei corridoi fino al "duello" di magia quando la McGranitt vi ha dato una detenzione, di quanto? 2 mesi?- Sirius rise -2 mesi e una settimana.- la corresse.
- Solo allora Reg ha deciso di iniziare ad ignorarti come aveva fatto nei tre anni prima.-
-Non mi ricordo di averti vista in quei duelli.-
-Me ne sono sempre tenuta lontana, e poi avevo altro da fare che immischiarvi nei vostri problemi di famiglia, ne avevo già abbastanza di miei.- rispose lei.
-Che è successo alla tua famiglia, ai tuoi genitori?- chiese Sirius, per un attimo pensò che lei avrebbe semplicemente ignorato la sua domanda o cambiato discorso.
-Mio padre è morto quasi due anni fa, cancro.- rispose lei asciugandosi le lacrime prima ancora che le potessero bagnarle le guance.
-E tua madre?-
Lo sguardo di Wolf diventò improvvisamente freddo e tornò a guardare il traffico sottostante.
-Quella donna se ne è andata quando avevo 6 anni.- rispose. 

 

 

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Capitolo 32
*** Non ritorno ***


NON RITORNO

 

Wolf si sistemò meglio la cravatta con i colori della sua casa, prese la borsa e uscì dalla stanza.
Non aveva lezioni quella mattina ma si era svegliata quasi all'alba, non per sua volontà ma un'incubo l'aveva destata da un sonno già inquieto, avrebbe fatto colazione prima che la Sala Grande si fosse riempita e poi sarebbe andata in biblioteca a studiare.Gli studenti erano tornati la sera precendente con l'espresso, aveva passato il viaggio nella cabina dei grifondoro, ricordava che ad inizio anno aveva attraversato il vagone maledicendolo.
La sera c'era stato un grande banchetto per il loro ritorno, in puro stile Hogwards, con moltissimo cibo, decisamente troppo perchè gli studenti potessero finirlo.
C'era stata una cosa che l'aveva preoccupata la sera precedente, malgrado avesse controllato tutti i visi al tavolo serpeverde, anche più di una volta, non era riuscita a vedere Regalus ne vicino a Zabini ne vicino alla sua ragazza Lysandra, una ragazza con una lunga chioma ondulata e castana e dai profndi occhi scuri con lunghe ciglia.
Wolf sperava di vederlo a lezione quel pomeriggio così da togliersi ogni dubbio ed essere sicura che stesse bene.
Quando arrivò nella sala grande non vi era ancora nessun studente, anche se le tavole erano già preparate.
Prese posto verso il centro della sua tavolata e fece colazione tranquillamente con succo d'arancia, tè e un toast prima di andarsene all'avvisaglie dei primi studenti.
Si rifugiò in biblioteca per il resto della mattinata studiando trasfigurazioni per l'imminente test, l'incatensimo, abbastanza complicato, la distrasse abbastanza da mettere da parte la sua preoccupazione fino a che non sentì il suo stomaco brontolare per la fame.
Solo allora si alzò, ripose i libri e uscì dalla biblioteca di fretta per poter mettere qualcosa sotto i denti prima della lezione del pomeriggio.
Era arrivata ormai all'entrata della sala quando Zabini la strattonò per un braccio portandola affianco alla porta.
-Hai sentito Regalus?-
-Che stai...no, perchè? Che è successo?- Wolf si preoccupò, Zabini sembrava un fantasma.
Non lo aveva mai visto così, lo sguardo angosciato che non riusciva a fissarsi su un punto preciso, e la bocca semiaperta che non sembrava riuscire a trovarsi a suo agio chiusa nel suo solito ghigno.
-Non so che è successo.- disse poi passandosi una mano sul volto atterrito -Non è qui.-
-Come non è qui?- chiese lei ormai troppo preoccupata per riuscire a fare una domanda più intelligente.
-Non è qui, non è qui!- rispose lui alzando la voce -Non è al castello, non è tornato. Gli ho già mandato due gufi ma non mi ha risposto. Ti ha detto qualcosa prima delle vacanze?-
-Niente, non mi ha detto niente. Che sta succedendo, Drake?-
Zabini fissò i suoi occhi su di lei e prese un profondo respiro nascondendo parte della sua preoccupazione sotto una maschera di calma.
-Non lo so, ma stava per fare una cosa stupida.- rispose.
-Che...che vuol dire una cosa... stupida?- chiese lei sentendo improvvisamente un nodo alla gola.
Zabini la prese per le spalle con lo sguardo più serio che lei gli avesse mai visto, sembrava volesse vedere dentro di lei, vedere i suoi ultimi ricordi di Ragalus.-Pensaci bene, Wolf, ti ha detto qualcosa?-
Lei boccheggiò alla ricerca dei ricordi, delle ultime parole che Reg le aveva detto, cercò di dire qualcosa ma la parola le si impigliò in gola.
Deglutì e allo stesso tempo ricacciò indietro le lacrime.
-Non...non mi ha detto niente.- deglutì nuovamente, la gola incredibilmente secca all'improvviso – Non parlavamo più molto...non come prima.-
Zabini la lasciò annuendo, si passo una mano sul viso -Ok.- disse -Dimmi se si fa sentire.-
Wolf annuì, poi lui si voltò e se ne andò lasciandola lì, affianco alla porta, con la notizia che il suo migliore amico era scomparso.
Ancora per qualche minuto ripensò a suoi ultimi momenti con Regalus, l'ultima volta che lo aveva visto era stata in treno, era nella cabina insieme a lui e Zabini e altri due giocatori della sua squadra e parlavano come sempre, poi era arrivata Narcissa e lei se ne era dovuta andare.
Li aveva salutati come sempre, scherzando, ma Reg le era sembrato quasi triste quando le aveva sorriso lì, davanti a tutti.
Andando più indietro si ricordava che aveva quella strana sensazione che qualcosa non andasse nell'amico, sempre più spesso aveva uno sguardo nostalgico come se da un momento all'altro avrebbe potuto dire addio a tutto e a tutti, glielo aveva pure chiesto se c'era qualcosa che non andava ma l'unica risposta era stata che aveva qualche problema con Lysandra, cosa che era sicuramente una scusa e se ne sarebbbe accorta se avesse prestato più attenzione.
Una idea le balenò in mente e senza nemmeno pensarci iniziò a salire le scalle correndo a rotta di collo, avrebbe potuto chiedere alla ragazza, lei doveva sapere qualcosa, sicuramente le avrebbe risposto.
Se non ricordava male Lysandra doveva aver appena finito la lezione di divinazione, doveva solo raggiungerla e chiederle di Regalus così lei avrebbe risposto qualcosa del tipo "Oh si, arriva domani, ha solo perso il treno."
Questo l'avrebbe calmata, avrebbe cacciato quella sensazione alla bocca dello stomaco, il nodo alla gola, avrebbe dissolto quella disperazione che sentiva crescerle dentro e che la faceva correre sempre più veloce malgrado le gambe protestassero e non riuscisse a respirare.
La vide, stava scendendo le scale con altre due sue compagne, probabilmente stavano andando a pranzare.
Rallentò, quasi si fermò respirando affannosamente, ma continuò a salire le scale.
Non le servì fermarsi e parlare, Lysandra la notò, le sue due compagne erano troppo indaffarate a ridere per qualcosa per notare che lei aveva spostato la sua attenzione su Wolf.
Non servì parlare alle due, entrambe si rivolgevano lo stesso sguardo sconfortato mentre lentamente la speranza svaniva, una speranza che per un attimo aveva animato entrabe, il pensiero che una delle dua sapesse qualcosa, qualcosa in più che potesse spazzare via ogni preoccupazione.
Alla fine Lysandra scosse la testa, sbattendo le lunghe ciglia per ricacciare indietro le lacrime.
Wolf continuò a salire le scale, una strana sensazione si stava animando di lei, qualcosa che partiva dal suo petto e pian piano stava prendendo possesso del suo corpo, una sorta di desolazione si stava propagando.
"C'è sempre meno gente a festeggiare con me."
Tornò improvvisamente sui suoi passi, quasi ricominciò a correre mentre, senza pensare, si dirigeva verso la guferia, non era ancora pronta a lasciare quella speranza, non l'avrebbe lasciata spegnersi in un soffio.
Estrasse pergamena, inchiostro e piuma dalla sua borsa e scrisse poche parole "Dove sei? Siamo preoccupati. T."
Dopo averla arrotolata legò la pergamena alla zampa di Anacleto.
Il piccolo volatile sbatteva febbrilmente le piccola ali dal piumaggio d'un pallido castano mentre volava via con la sua speranza.

Sirius aveva appena finito pozioni, stava finendo di mettere via il suo calderone, le varie provette ed ingredienti quando per uno sfortunato evento tutto cadde rovinosamente a terra.
-Andate pure, vi raggiungo.- disse ai suoi compagni che, seppur essendo ormai fuori dall'aula, si erano fermati con l'intento di tornare indietro ad aiutarlo.
Lo salutarono e si diressero verso la prossima aula, anche con una certa fretta in quanto nessuno voleva arrivare in ritardo ad una lezione di Minerva McGranitt.
Cinque minuti più tardi Sirius era finalmente riuscito a riporre il suo calderone e si accingeva ad uscire dall'aula, Lumacorno lo salutò distrattamente quando lui uscì dalla porta.
Appena varcò l'uscio Zabini li si parò davanti senza tanti complimenti.
-Black.- disse a mo' di saluto.
-Zabini.- rispose lui nello stesso modo anche se ancora un po' confuso.
Ripensandoci Zabini era stato l'ultimo ad uscire, prima di lui, ma non capiva cosa ci facesse ancora lì, non aveva una lezione?
Per un attimo il ragazzo lo guardò, sembrava dovesse dire qualcosa, anche di importante.
-Che vuoi?- chiese Sirus sbrigativo, aveva una lezione.
Zabini si fece improvvisamente serio abbandonando ogni attaggiamento di sfida e il suo solito ghigno che aleggiava sempre sul suo volto, le cicatrici dopo l'incidente nell'aula di pozioni erano ancora evidenti anche se molto migliorate.
Quei segni, così chiari che contrastavano con la sua carnagione, probabilmente non lo avrebbero mai lasciato, avrebbero sempre solcato la metà sinistra del suo viso in una semiluna frastagliata.
-Hai parlato con tuo fratello?-
-No.- rispose stranito prima di superarlo senza tante cerimonie.
Zabini lo afferrò nuovamente per un braccio -Pensaci bene, Black. Regalus ti ha detto qualcosa di recente?-
-Merlino.- borbottò seccato lui divincolandosi dalla stretta.
-No.- gli rispose rivolgendogli uno sguardo furente -faresti meglio a lasciarmi in pace se vuoi tenerti intatta anche l'altra parte della tua faccia.-
Zabini non rispose alla provocazione, non sembrò neppure sentirla, un lampo di sconforto aveva attraversato il suo volto prima di ritornare a quello beffardo di sempre, con quel suo ghigno seminascosto tra le labbra.
Se ne andò senza dire niente mentre Sirius si affrettava verso la sua la sua lezione.
Qundò entrò in classe si prese una lavata di capo dalla McGranitt, decisamente irritata di essere stata interrota.
Sirius si sedette di fianco a James negli ultimi banchi e gli raccontò cos'era successo poco prima con il serpeverde.
L'amico, come lui, rimase stranito dall'accaduto ma non riuscì ad aggiungere molto perchè la professoressa, già infastidita dal ritardo li rimproverò e li fece accomodare "gentilmente" in primo banco.
Per tutto il resto della lezione Sirius non riuscì a togliersi di dosso una sensazione di inquietudine crescente, soprattutto tornava a pensare a quello strano sguardo avvilito, quel lampo di sconforto che aveva intravisto.
Poco prima della fine della lezione la McGranitt fu interrotta nuovamente, dovette uscire dall'aula e per una decina di minuti non si fece vedere.
Appena entrò il brusio crescente che si era propagato tra gli stundenti cessò di colpo e la donna tornò a sedersi dietro alla scrivania finendo imperterrita la lezione sebbene mancassero solo una manciata di minuti.
Quando la campanella suonò la donna finì di spiegare senza fare una piega e nessuno studente osò accennare ad alzarsi o riporre il proprio materiale, tutti sapevano che la donna era stata interrotta troppe volte nel corso della sua lezione per tollerarlo ancora.
Quando finalmente concedette agli studenti la libera uscita i ragazzi si affrettarono ad uscire.
-Black.- chiamò.
Il grifone che ormai aveva i libri sotto mano, pronto ad andarsene, si ritrovò a dire ai suoi compagni, per la seconda volta quel pomeriggio, che li avrebbe raggiunti.
Sconsalato si rivolse alla professoressa aspettandosi qualche compito extra per il suo ritardo.
-Mi segua nel mio ufficio.-
Sirius deglutì preoccupato, la situazione sembrava più seria del previsto, sperava solo di non ricevere una punizione per il ritardo, anche se gli sembrava decismanete una contromisura troppo severa.
Sirius la seguì nel suo ufficcio leggermente abbattuto, era solo il primo giorno di scuola dopo le vacanze e niente sembrava andare per il verso giusto.
La professoressal si sedette e da uno dei cassetti estrasse una scatola in latta.
-Prenda un biscotto, Black.- Disse aprendola.
Sirius la guardò stranito e afferrò un biscotto, lei aspettò che lo finisse prima di cominciare a parlare.
-Forse è meglio se si siede.-
Sirius rimase in piedi guardandola confuso, ora la donna stava assumendo via via una espressione più preoccupata e sembrava che quella preoccupazione fosse rivolta proprio a lui.
-Riguarda suo fratello, Regalus Black.-
Sirius sbiancò in un attimo ma non si sedette sebbene fece un passo verso la sedia.
-Vi ha per caso parlato durante le vacanze?- chiese la donna.
-No, non ero con lui. Non vivo più con la mia famiglia, io non gli parlo da... Merlino, che è successo a mio fratello?- Il cuore di Sirius cominciò a battere più velocemente mentre la preoccupazione aumentava, prima Zabini e ora la McGranitt.
-Non è tornato a Hogwarts.- rispose la donna quasi protendosi verso di lui.
Sirius agguantò lo schienale della sedia mentre uno strano senso di vertigini si impadroniva di lui -Come non è tornato?-
-Non è tornato, abbiamo già scritto a sua madre ma anche lei non ne sa assulutamente niente, non era a conoscenza neppure delle vacanze di pasqua, Regalus non è arrivato nemmeno a casa.-
Sirius sentì il sudore imperlargli la fronte, il cuore pompare sempre più veloce mentre le forze gli venivano meno.
Improvvisamente faceva fatica a respirare, boccheggiò alla ricerca d'aria ma quella non voleva arrivare ai suoi polmoni.
Strinse la presa su uno schienale poi si voltò e uscì dall'ufficio, la McGranitt lo seguì preccupata, gli chiese se stava bene ma la sua voce sembrava lontana anni luce.
Sirius voleva solo uscire, poter respirare nuovamente, era convinto che gli servisse un po' d'aria fresca mentre barcollava tra i banchi versò l'uscita, ma prima di raggiungerla cadde rovinosamente a terra portandone con se uno.
Seduto annaspava ancora, aveva la sensazione di star soffocando e non riusciva a capire come poter respirare nuovamente.
-Si calmi, Black.- La donna lo prese per una spalla accucciandosi affianco a lui -Va tutto bene, faccia dei respiri profondi, vedrà che comincerà a respirare meglio.-
Sirius non riusciva a sentirla bene con le orecchie tappate, non riusciva a sentire alcun chè a parte l'aria che a fatica passava per la sua gola, non riusciva nemmeno a pensare a niente, nella sua testa c'era solo confusione.
-Black!- lo richiamò la donna questa volta con severità, lui le rivolse uno sguardo terrorizzato -Ora faccia un profondo respiro e si calmi.- Continuò con autorità lei, la stessa autorità che usava in classe e con la quale avrebbe potuto costringere uno stundete a saltellare per la scuola su una gamba sola se solo avesse voluto.
Sirius seguì l'ordine semplicemente perchè era quello che chiunque avrebbe fatto sentendo quella voce autoritaria, fece un respiro profondo, poi un'altro e poi un altro ancora.
Non riuscì davvero ad arrivare a calmarsi ma dopo qualche secondo ricominciava a respirare normalmente.
Si passò la manica della camicia sul volto per asciugarsi dal sudore e dalle lacrime.
La donna lo aiutò ad alzarsi.
-Come si sente?- chiese di nuovo con uno sguardo preoccupato.
-Ora sto bene.- cercò di rassicurarla lui ma questo non bastò a convincerla.
-Deve andare in infermeria, sono sicura che vi sia qualche tonico che la possa aiutare.-
Sirius non disse niente, si sentiva ancora debole e con le gambe tremolanti ma non era convinto di voler andare in infermeria.
-La accompagno.- si offrì la donna risoluta vedendo il suo sguardo vacuo, questo bastò a risvegliarlo.
-Non serve.- disse assumendo una postura meno sghemba -Ha ragione, adrò in infermeria ma non serve che lei mi accompagni, professoressa. Le assicuro che mi sento meglio, sono sicuro di poterci arrivare senza perdermi. Lei non ha una lezione?-
-Non sia sciocco.- rispose lei -la vostra era l'ultima.-
-Sono sicuro che avrà un sacco di compiti da correggere.-
La professoressa diede velocemente un occhiata alle sua spalle, verso il suo studio, dove si ammassavano pile di compiti da correggere, si avvicinava la fine dell'anno e più di qualche classe si stava preparando per gli esami finali.
-Non si preoccupi, le giuro che andrò in infermeria e che ci arriverò sano e salvo.- cercò ancora di convincerla lui.
Vi ci vollero altre frasi ben assestate di rassicurazione perchè la professoressa lo lasciasse andare e ancora poco convinta lo osservò finchè non sparì dalla sua vista.
Sirius camminò per un po' con le mani in tasca verso l'infermeria, poi svoltò in un corridoio quasi desolato, controllò la mappa del malandrino per assicurarsi che la professoressa fosse tornata nel suo studio, erano finalmente riusciti a perfezionarla.
Si diresse in un prima momento verso le serre ma solo con l'intento di attraversarle e raggiungere il lago nero, voleva raggiungere il luogo dove normalmente era stato con Wolf poco dopo la morte di suo zio.
Gli serviva solo qualche momento per capire cos'era successo prima di dirlo ai suoi amici, solo un po' di tempo per non pensare.

Wolf si strinse nel spalle cercando di riscaldarsi, quando era uscita dal castello indossava solo il maglione della divisa scolastica, nemmeno il mantello,e sebbene fosse aprile quel giorno non sembrava affatto primavera ma ancora inverno.
Si sentiva calma, stranamente calma, nessuno dovrebbe essere calmo dopo la scomparsa del suo migliore amico pensava, ma lei lo era.
Non era accettazione. No, non lo era affatto. La sua calma era solo la manifestazione del suo rifiuto a quella "ridicola" situazione.
Quando, però, sentì il suono dei passi che muovevano i sassi dietro di lei si voltò per affrontare l'intruso con rabbia, come se l'avesse trovata a piangere.
Trovandosi davanti Wolf, Sirius, si fermò con aria atona.
Per un solo momento Wolf provò l'impulso di correre da lui ed abbracciarlo vedendodolo in quello stato, ma il sentimento venne spazzato via da altri pensieri che le riempirono con prepotenza la mente.
Sirius in quel luogo, al quale vi si poteva accedere solamente inoltrandosi nella foresta molto di più di quanto gli studenti erano normalmente soliti fare.
Remus Lupin affetto da licantropia che una volta al mese si rifugiava nella stamberga strillante, ma che finiva spesso a scorrazzare lì intorno ululando.
Le leggende riguardandi il maestoso cerco e il grande cane nero come la pece che infestavano la foresta proibita.
I soprannomi di James, Ramos, e Sirius, Felpato.
Quel cane nero con cui era solita passare i pomeriggi qualche tempo addietro.
L'animale era comparso per la prima volta dopo la sparizione del Signor Black e di suo fratello e ora Sirius era prorpio davanti a lei, nello stesso punto della fiera, dopo che suo fratello era scomparso.
-Tu!- il ragazzo non mutò espressione al suo tono collerico -Tu sei quel cane!- quasi urlò lei con rabbia.
Sirius non sembrò minimamente sorpreso da quella affermazione e questo bastò a lei per confermare la sua tesi.
-Vattene!- gridò -Vattene!- ripetè, un turbinio di rabbia nei suoi occhi.
Lui non se lo fece ripetere ormai stanco di inseguire la ragazza.
Si voltò e si addentrò nuovamente nella foresta.
Wolf lo osservò, man mano che si allontanava la sua rabbia scemava.
Quando il ragazzo sparì in mezzo agli alberi lei rimase a fissare quel punto.
Una parte di lei riusciva solo a focalizzarsi solo sul fatto che lui le aveva mentito per tutto quel tempo.
Non seppe quantificare il tempo che rimase ferma a fissare quel punto, non con rabbia verso il ragazzo ma lottando con sè stessa perchè inseguirlo avrebbe voluto dire ammettere che Regalus non c'era più.
Alla fine scosse la testa per ridestarsi e cominciò a correre -Sirius!- chiamò più volte ma il ragazzo non le rispose.Inciampò sull'enensima radice e si trovò stesa a terra.
Imprecò prima di rialzarsi, mentre camminava cercò di pulirsi al meglio, nel cadere a faccia in giù qualcosa le aveva graffiato il viso e mani e ora sentiva un leggero pizzicore lungo i tagli.
Mosse qualche passo mentre ancora si stava ripulendo e alla fine alzò gli occhi per vedere dove stava andando.
Vide Sirius ma non gli corse incontro, si accostò all'albero incuriosita, lui non poteva vederla ma lei poteva ammirare la scena.
Il ragazzo non si trovava a più di una decina di metri di distanza, vicino a lui vi erano i resti di un grosso tronco con una concavità nel centro, sembrava annerito come se fosse stato colpito da un fulmine, non vi erano le altre parti dell'albero lì intorno segno che qualcuno lo aveva evidentemente trasportato fino a quel punto.
Sirius sembrava sconvolto nella sua immobilità, fermo in mezzo agli alberi anche lui, come Wolf, doveva essere inciampato perchè foglie e ramoscelli lo ricoprivano. Non si era dato la pena di ripulirsi.
Wolf si sentiva intimorita dalla sua staticità, con i pugni stretti e il volto rivolto verso il basso il ragazzo sembrava una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.E l'esplosione avvenne improvvisa.
Sirius scatto come una furia voltandosi proprio nella direzione del grosso tronco, la ragazza si trovò ad indietreggiare di un passo malgrado la distanza che già vi era tra loro, con entrambe le mani il ragazzo afferrò il legno.
Serrò la mascella nello sforzo di spostarlo, gettarlo via, anche da quella distanza la serpe poteva notare la rabbia e la disperazione che lui stava mettendo in quel gesto completamente inutile.
Il tronco si sollevò pesantemente di pochi centimetri solo da un lato, con un ultimo slancio Sirius riuscì solo a farlo ruotare di qualche centimetro.
Non soddisfatto, malgrado il fiato grosso, cominciò a calciare le foglie e il terriccio gridando e imprecando, ma nemmeno quello poteva diminuire la sua frustazione.
Sembrava sul punto di cominciare a colpire a pugni gli alberi secolari intorno, con i quale sicuramente non l'avrebbe avuta vinta, quando si fermò un'altra volta.
Al contrario che in precedenza rimase in quella posizioni solo per una manciata d'istanti, poi cadde in ginocchio e imprecando ancora sbattè i pugni al suolo più volte.
Wolf uscì dal suo nascondiglio correndogli incontro.
La serpe rischiò nuovamente di inciampare, quando fu a pochi passi quasi si tuffò per poter stringere le prorpie braccia intorno al suo collo.
Sirius rimase inerme non muovendo un solo muscolo, lei lo strinse maggiormente cercando di cacciare indietro le proprie lacrime.
-Io..-
-Cosa?- chiese la ragazza non riuscendo a sentire il resto della farese.
Allentò l'abbracciò in modo da poter vedere il suo viso.
-Sono un pessimo fratello.- ripetè lui, gli occhi erano umidi e lucidi ancora pieni di disperazione.
-Non è vero.- rispose lei fermamente facendo scorrere le mani lungo le braccia del ragazzo per poi stringergli le mani sporche di terra, fuligine e sangue.
-Lo sono.- rispose con convinzione il grifone non riuscendo nemmeno a guardarla negli occhi.
-Alla stazione, l'ultima volta che l'ho visto mi ha sorriso, un sorriso triste ora che ci penso, ed io gli ho voltato le spalle. Gli ho voltato le spalle come ho sempre fatto.-
-Sirius- iniziò lei ma la interruppe subito, prima che potesse smentire le sue parole.
-Avrà creduto che lo odiassi, l'ultima volta che ci siamo parlato l'ho preso a pugni, è stato mesi fa, e gli ho detto che mi disgustava. Mi odia e credeva che l'odiassi.-
Wolf cercò di nuovo di interromperlo ma lui le parlò sopra.
-Avrei dovuto stargli dietro, insistere di più. Sono sua fratello maggiore, avrei dovuto prendermi cura di lui e proteggerlo invece l'ho lasciato a quelle serpi.-
-Hai fatto del tuo meglio.- disse lei con convinzione.
-Del mio meglio?- chiese lui incredulo -Quello che tu hai fatto con Jack è il meglio, io non sono minimante come te.-
-E' facile essere la sorella perfetta quando hai Jack, un ragazzino che ho modellato dalla nascita a pensare come me, c'era anche mio padre ad aiutarmi e mia zia. E' facile essere me.- rispose lei -Non avevo una intera famiglia, un intera casa di Hogwards che mi remasse contro.-
-Questo non cambia il fatto che avrei dovuto insistere e che lui mi odiasse, sono riuscito a farmi odiare da lui.-
-Oh, Sirius!- sbottò lei con irritazione lasciando andare le sua mani.Poggiò i propri palmi contro il suo volto e lo fece sollevare in modo che la guardasse.
-Reg era il mio migliore amico, lo conosco molte meglio di te e mi ucciderebbe se sapesse quello che ti sto per dire quindi stai ben attento, sono che essendo un grifone il tuo livello d'intelligenza è parecchio basso ma presta attenzione. Pensi che Reg avrebbe fatto amicizia con me se tu non gli avessi trasmesso qualcosa delle tue strampalate idee di uguaglianza? Lui non ha scoperto quella notte cosa fossi, lo sapeva prima, lo aveva capito molto prima ma ha sempre fatto finta di niente. Quella notte in ospedale si è proposto di rimanere dalla mia parte, di inimircarsi tutta la casata, di inimicarsi il Signore Oscuro, di mettere in pericolo la sua famiglia e Lysandra. Ti ha sempre ascoltato, sei suo fratello maggiore e ti ammira, nei suoi momenti di debolezza ammira come tu sia riuscito semplicemente ad staccarti da tutto quel mondo in cui loro sono sommersi, soffocati. E non ti odia, si, non ti considera il migliore dei fratelli ma ti voleva bene, come sapeva che tu non lo odiavi. Il fatto che non abbiate mai avuto un rapporto idilliaco non significa che non vi vogliate bene, sa che se litigate così tanto è perchè per te è importante che lui capisca le tue motivazioni e che cambi idea.-
Quando la ragazza finì da parlare seguì il silenzio interrotto solamente dalle folete di vento che percorrevano la foresta muovendo le foglie in bizzarre vortici.
-Inoltre possiamo sempre cercarlo e trovarlo.-
Wolf guardò le proprie mani e la sporcizia che aveva lasciato sul volto di lui, abbassò lo sguardo con una lieve esasperazione.
-Guarda che ti sei fatto alle mani, proprio come la prima volta. Dovresti smetterla di colpire le cose.- disse sbuffando leggermente ed esaminadole -Sei una mago, lo sai? Potresti semplicemente far esplodere qualcosa senza ferire te stesso.-

Sirius e James stavano tornando dall'allenamento di quidditch, entrambi esausti ma non solo fisicamente.
L'allenamento era stato particolarmente duro, soprattutto perchè l'ultima partita che avrebbero giocato sarebbe stata contro i serpeverde nella quale si sarebbe deciso chi avrebbe vinto la coppa, a secondo dei punti che serebbero riusciti a fare essa poteva essere vinta da serpi, grifoni o tassi.
Appena si era presentato all'allenamento James aveva chiesto all'amico cosa aveva da dirgli la professoressa e dove era sparito durante il pomeriggio, Sirius aveva risposto a quella domanda solamente alla fine di tutto, quando si erano separati dai compagni di squadra con la scusa di fare un salto nelle cucine per potare qualcosa in dormitorio.
In quel momento si stavano dirigendo proprio verso le cucine per mantenere la parola data, quando sarebbe arrivati al dormitorio Sirius avrebbe raccontato la situazione anche a Lunastorta e Codaliscia.
Ramoso guardava ogni tanto di soppiato l'amico mentre camminavano ormai praticamente in silenzio.
Lo vedeva che era turbato, arrabbiato con se stesso e sembrava che qualsiasi cosa provasse a dirgli per farlo stare meglio non funzionasse.
Malgrado quello che gli aveva detto Wolf, Sirius non riusciva davvero a farsi una ragione su quello che stava succedendo e si sentiva in colpa per come si era comportato con Regalus.
La maggior parte dei suoi pensieri cominciava con "Se solo non mi fossi comportato..." o "Se gli avessi parlato...".
Wolf gli aveva detto che aveva inviato un gufo a Regalus, che avrebbe parlato meglio con Zabini e con Lysandra, che avrebbe investigato il più possibile per cercare di capire cosa era successo, e lui cosa poteva fare nel frattempo?
Sentiva la rabbia e la frustazione montargli dentro e probabilmente James continuava a guardarlo di sottecchi per paura che cominciasse a prendere a pugni i muri.
-Credi che gli auror inisieranno un indagine?- chiese James guardandolo preoccupato soppesando la sua reazione.
-Perchè dovrebbero? E' un Black.- rispose Sirius scrollando le spalle ed infilando le mani in tasca.
-Sono sicuro che lo faranno, sono sicuro che arriveranno a qualcosa.-
-Lo spero.- Sirius si passò una mano fra i capelli frustrato -Se solo potessi fare qualcosa.- disse digrignando i denti.
Calò di nuovo il silenzio tra i due per qualche minuto, Ramoso era sul punto di rire qualcosa quando l'amico lo interruppe con un sibilo di rabbia.
-Guarda chi c'è.- disse muovendo leggermente la testa per indicare il ragazzo che gli stava venendo intorno.
Estrasse le mani dalle tasche mentre accellerava il passo.
-Felpato, lascia stare. Non farti provocare.- gli disse James già presagendo come sarebbe andato a finire.
-Mocciosus!- esclamò con rabbia Sirius al ragazzo dai capelli unti che si dirigeva verso di loro con un sorrissetto compiaciuto.
-Potter.- rispose quell'altro -Black.-
Tutti e tre si fermarono, Sirius irritato di essere considerato per secondo.
-Piton, siamo di fretta quindi...- James fece per andarsene.
-Ho sentito la notizia, la bella notizia.- disse lui concentrandosi sull'altro grifone.
-Hai trovato uno shampoo?- chiese Sirius ghignando.
-Tutti si chiedono dove sia tuo fratello.- rispose l'altro.
-Sirius, andiamo, lascia stare.-
Ma Sirius non aveva nessuna intenzione di lasciare stare malgrado la richiesta dell'amico.
-Ma d'altronde siete fratelli, no? Non era tanto diverso da te. Ho una teoria, il Signore Oscuro avrà visto che era feccia- non riuscì nemmeno a finire che Felpato gli sferrò un gancio destro.
Piton finì disteso a terra, con una mano si teneva il volto, l'altra aveva già afferrato la bachetta da cui partì uno schiantesimo che colpì in pieno Sirius facendolo volare per il corridoio e un'altro che costrinse James a buttarsi a terra.
Severus si rialzò velocemente puntando la bacchetta verso James che a sua volta gli puntava la sua contro.

 

Volevo già metterlo ieri ma con l'università mi trovo a corto di tempo per scrivere.
L'ultima parte mi è venita proprio da schifo, ma non riesco a sistemarla (mi sto addomentando!!).

Notte
 

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Capitolo 33
*** Gatto Nero ***


GATTO NERO
 

James guardò quasi con nostalgia il fondo della sua tazza vuota dalla quale aveva appena scolato il suo caffè.
-Non capisco perchè non le dici che è successo.- rispose Sirius.
-L'ho già fatto.- James appoggiò la tazza sul legno scuro del tavolo, mosse leggermente la sedia per allontanarla e distese le gambe.
-Solo una volta.- rispose l'amico quasi saltando in piedi e sbattendo la sua di tazza sul tavolo.
-Perchè non gli hai detto che io sono stato coglione perchè mi sono fatto provocare, Mocciosus è stato coglione perchè mi ha provacato e tu lo sei stato perchè mi hai aiutato.-Sirius si era proteso sopra il tavolo, i pugni chiusi.
James scosse la testa abbattuto e con un lieve sorriso amaro.
-Smettila Sirius.- Disse con un tono di voce che poteva essere quello di Lunastorta.
Sirius scosse la testa borbottando mentre spostava la testa, appoggiò la testa sul tavolo, premendoci la guancia, e sbuffò sonoramente.
Ogni volta che si toccava quell'argomento finiva sempre nello stesso modo tra i due, Sirius, lo stesso che lo iniziava, finiva sempre per sbuffare,brontolare e seccarsi.
James e Lily si erano lasciati ormai da mesi, dopo il "combattimento" nel corridoio che era avvenuto appena dopo la scomparsa di Regalus.
Lily aveva incontrato Piton in corridoio il giorno seguente con un occhio pestato e gli aveva chiesto che era successo -Chiedilo a Potter!- le aveva risposto lui con astio, e Lily lo aveva fatto, appena prima della lezione.Glielo aveva chiesto e lui aveva risposto con la verità, in modo disorganizzato e agitato.Lei lo aveva lasciato, appena prima di entrare in classe, lui era rimasto li fuori senza dire niente e senza nemmeno cercare di fermala, senza correrle dietro come aveva fatto negli ultimi anni.
Da allora i loro rapporti non erano solo tornati indietro ma erano completamente cambiati, non era solo Lily che gli parlava in modo irritato me lui rispondeva con lo stesso tono, aveva anche cominciato ad evitarla per quanto possibile.Da quando si erano rivisti all'inizio del mese precendente per il corso da auror Sirius aveva cominciato ad insistere ancora di più sull'argomento, soprattutto perchè si sentiva in colpa per la loro rottura.
-Non ti capisco James.- disse per l'ennesima volta l'amico come se non avesse già messo in chiaro il suo pensierio più e più volte.
-Te lo ho già detto, cercava solo una scusa per chiudere.-
-Ma è l'amore della tua vita!- esclamò Sirius alzandosi dal tavolo.
-Non serve che tu me lo dica.- rispose James irritato dall'insistenza dell'amico.
-Torneremo insieme, siamo fatti per stare insieme. E se non succede vuol dire che non è destino.-
-Potresti solo ripeterle quello che è successo invece di proggettare questo tuo famoso piano in quattro parti. Merlino, non vi siete ancora parlati!-
James scosse la testa per l'ennesima volta e Sirius tornò ad appoggiare il viso sul tavolo.
-E Wolf? Si sa qualcosa.- Si sbrigò a dire Ramose per cambiare argomento prima che il compagno ripartisse alla carica.
-No.- rispose il ragazzo -Non ha ancora visto il biglietto, ho controllato, è ancora appeso alla sua porta.- rispose allungando la mano verso il pecchetto di sigarette sul tavolo e cominciando a rigirarlo senza un reale motivo.
-La McGranitt le ha dato al massimo altre due settimane visto che non è venuta la prima volta, è preoccupata ma se salta più di un mese e mezzo perde l'anno. Non ho idea di dove sia.-
-Hai controllato al San Mungo?-
-Si, è andata a trovare sua zia più di una volta... mi hanno detto che non possono trattenerla, è maggiorenne e può fare quello che vuole. Per le mutande di Merlino e tutto il suo cazzo di guardaroba, potrebbero almeno mandarmi un gufo se passa!-
-Almeno sta bene.- cercò di rasicurarlo lui alzandosi dalla sedia.
Sirius non rispose, Wolf era sparita appena dopo la fine della scuola. Non si era fatta più sentire e non aveva risposto a nessuno dei suoi gufi.
-Meglio che vada, devo procurarmi delle lucertele vivipara per l'addestramento di oggi o Moody ci ucciderà.-
James infilò il lungo soprabito marrone che poco prima era appoggiato sulla sedia dove era seduto.Avevano iniziato il corso da Auror da una mese e dopo una preselezione che erano riusciti a passare, con qualche difficoltà, era entrati in uno speciale corso tenuto dal famoso Alastor Moody, si capiva benessimo che l'auror considerava tutto ciò una perdita di tempo e che era stato obbligato a farlo, d'altronde non aveva mai fatto niente per smentirlo, anzi lo aveva ribadito alla prima lezione.
-Quell'uomo è un sadico.- si lamentò Sirius ancora la guancia contro il legno -Lo vedi nello scintillio nei suoi occhi che ama farci soffrire.-
-Ci vediamo amico.- James uscì dalla porta per dirigersi a Diagon Alley mentre Sirius non si mosse dal tavolo, essendo sole le 6.30 di mattina aveva ancora tempo prima di dover iniziare a prepararsi per andare alla lezione, alle 8.30 di Sabato. Sospirò rassegnato al supplizio che lo attendeva, molto probabilmente sarebbe tornato a casa pieno di lividi e contusioni, sperando che non vi fosse anche acidi e fuoco.
Quando qualcuno bussò alle sette non si era ancora alzato. Si sollevò lentamente dal tavolo guardando la porta avvilito, le braccia anbbandonate lungo il tronco.
Si alzò, si sistemò i pantoloni del pigiama di seta e guardò dallo spioncino. Una ragazza dal viso spruzzato di lentigini e di un rosso scarlatto acconciati in uno shignon stava aspettando impaziente.
Aprì la porta e appoggiò un mano allo stipite in modo da bloccare in parte il passaggio. Lei non disse niente e prima che lui cominciasse a farle un discorso, che si era già preparato in precedenza nell'ultimo mese, lei passò sotto il suo braccio ed entrò nell'appartamento.
-Non hai ancora cambiato il divano.- commentò prima di buttarvisi sopra, laciando le gambe a penzolini dal bracciolo.
-Sei sparita per più di due mesi.- rispose lui con tono di rimprovero.
La ragazza mosse leggermente le gambe facedo cozzare gli anfibi neri contro il lato del divano.
-Avevo da fare.- rispose lei, Sirius non si meravigliò nel vedere i suoi capelli cambiare colore e diventare sempre più chiari fino ad un biondo che sfiorava l'albino, e nemmeno di veder sparire lentamente le lentigini sotto a quei grandi occhi da gatta.
-Ti ho lasciato un biglietto.-
-Lo ho visto.- rispose lei con tranquillità lisciandosi, senza una vera ragione, i pantolini in pelle a vita alta che indossava.
-E non mi potevi rispondere?- chiese lui ancora con il tono di rimprovero, incrociando le braccia e guardandola con impazienza.
Lei posò i suoi occhi su di lui e fece un lieve sorriso divertito.
-A che pro? Non avevo intenzione di tornare a scuola?-
-Hai visto anche il primo?-
-Li ho visti entrambi, solo non li ho toccati.-
-Devi tornare a scuola.- continuò lui ricordandosi cosa la professoressa McGranitt gli aveva ordinato di fare nell'ultima lettera.
-Non ho intenzione di passare un'altro anno guardandomi le spalle sperando che nessuno mi uccida, nessuno si è accorto che qualcuno ha usato la maledizione cruciatos o mi sbaglio.-
-Pensavo ci fossimo accordati che non eri nemmeno così sicura che l'avesse usata data la tua allucinazione.-
La ragazza sbuffò irritata provando un improvviso interesse verso il golf di lana color sabbia che indossava.
-Non ho comunque intenzione di tornarci, dillo alla McGranitt, ho 17 anni e posso fare quello che voglio. Inoltre da lì non posso portare avanti niente, non troverò di certo Reg rimanendo in una
scuola e non posso lasciare il lavoro così, l'ho appena trovato.-
-Hai trovato qualcosa su Regalus?- Sirius lasciò perdere il rimprovero, lui non era ancora riuscito a mettere le mani sul dossier riguardante suo fratello dell'indagine degli auror anche se si stava
lavorando la ragazza dell'archivio da ormai un mese.
-Niente!- rispose esasperata lei -Gli incatesimi di localizzazione sono molto più complicati, per due mesi ho seguito ad una pista che mi ha portato solo ad un inquietante caverna su una spiaggia ma non c'era niente, non uno straccio d'indizio. Ora ho un informatore che sta facendo le indagini dall'interno.-
-E questo informatore chi sarebbe, Zabini?-
-Mi ha detto che tutti gli effetti di Reg sono stati rispediti a casa e la signora Black non vuole che qualcuno vi ci metta le mani, ma forse aveva scritto qualcosa da qualche parte, forse ci troviamo qualcosa. E' qui che mi serve il tuo aiuto.-
-Quella donna non mi fa nemmeno entrare in casa, pensi che mi lascerebbe mettere le mani sulle cose di Regalus?- chiese incredulo.
-Sapevo che non ci saresti arrivato. Hai un elfo domestico, no? Ordinagli di portarteli e di non dirlo a tua madre.-
Sirius la fissò per qualche momento -Si, si può fare.- rispose, infondo non era ancora diseredato, stranamente.
Wolf si alzò dal divano soddisfatta e si diresse senza tante cerimonie verso la porta.
-Dove vai?-
-Tranquillo, mi farò sentire.-
-Puoi rimanere qui, possiamo guradare i quaderni e i libri di Regalus insieme.-
-Ci metteremo settimane a controllare tutto.- rispose lei esasperata.
-Qui c'è spazio.-
-Ho un lavoro, e ho appena preso in affitto un appartamento, non sprecherò un mese di affitto senza usarlo.- lo liquidò.
Stava per aprire la porta quando si voltò.
-Posso chiederti una cosa prima di andarmene?- chese con leggera curiosità e divertimento –Apri a chiunque senza nemmeno una maglia addosso o hai riservato solo a me questo trattamento?-
-Solo per te.- rispose con un ghigno – O a tutte le belle ragazze che bussano.-
-Capisco.- rispose la ragazza -Ti mando Anacleto per dirti quando torno.- Uscì e nel momento in cui fu fuori sul pianerottolo si smaterializzò.
-Kreacher!- chiamò subito il ragazzo, il solo pensiero di vedere l'elfo lo irritava e sapeva che vedere quella vecchia faccia rangrizinta gli avrebbe rovinato la giornata.
-Kreacher!- chiamò mnuovamente con più insistenza. Con un sonoro CRAK l'elfo domestico apparì con la sua logora e sudicia tonaca.
Appena arrivò abbozzò un inchino con aria arcigna e comincio a brontolare sommessamente mangiandosi le parole con la sua gracchiante voce su quanto disonore portasse Sirius nella "Nobile" casata dei Balck e sulle sue discutibili amicizie.
-Taci.- gli disse il ragazzo. La bocca dell'elfo si chiuse ermeticamente, con le lunghe dita grinzose l'essere cercò di aprire ma le labbra rimasero serrate.
-Devi fare una cosa?- l'elfo lo guardò con odio, soprattutto perchè non poteva rifiutarsi. -Mi devi portare tutto ciò che Regalus ha utilizzato nell'ultimo anno a scuola, libri, quaderni, vestiti, zaini, tutto.- Kreacher gli serbò uno sguardo ancora più torvo ma annuì.
-E un'altra cosa, non lo devi dire a mia madre, anzi, non devi farne parola... o meglio non devi informare nessuno di tutto ciò, nemmeno della famiglia, nemmeno se ti viene fatta una domanda diretta. Cuciti le labbra se ti servirà ma nessuno deve venire a sapere che cosa farai per me. Portami tutto per questa sera.-
Kreacher annuì e fece un inchino in procinto di andarsene.
-Aspetta un attimo,- si affrettò il ragazzo prima che sparisse -Nessuno deve sapere dove abito, dopo che mi avrai portato tutto cancellerai questo posto dalla memoria.- L'elfò domestico annuì ancora non potendo proferire parola a causa dell'ordine precedente prima di sparire con un'altro sono CRACK.

Sirius agitò distrattamente la bacchetta senza nemmeno proferire l'incantesimo. Appena fu entrato in caso lasciò cadere stanco il borsone che aveva con se e si tolse le scarpe, si sentiva talmente sfinito che quasi non si accorse di tutto quello che ora occupava il suo salotto, pile di libri e quaderni, vestiti e borse.
Sembrava che qualcuno avesse svaligiato un intera camera per riversarl nel suo soggiorno. Kreacher aveva fatto un buon lavoro.
Decise di farsi una doccia prima di mettersi alla ricerca, non sapeva nemmeno lui di cosa, in mezzo a tutta quella roba.
Quando tornò in soggiorno indossava di nuovo solo i pantaloni di seta del suo pagiama. Si lasciò cadere sul divano e prese il primo libro comicniando a svogliarlo, sembrava un comunissimo manuale di trasfigurazione.
Si chiede quando sarebbe tornata Wolf, aveva raccontato tutto a James quel giorno.
-Quindi è arrivata a casa tua, tu le hai chiesto di vivere con te e lei ha ignorato la cosa?- aveva riassunto l'amico tra le risate.
-Quindi se arrivato qui, Lily ti ha rivolto la parola e tu hai tirato dritto facendo finta di non averla sentita?- Aveva risposto lui.
Qualcuno bussò alla finestra e lui balzò in piedi, reprimendo qualche imprecazione, puntandovi contro la bacchetta ma trovandosi davanti Wolf con il braccio il gatto nero.
-Ho appena letto il tuo biglietto, il secondo.- disse appena lui aprì la porta finestra e lei gli consegnava il gatto.
-Pensavo lo avessi già letto.- rispose lui adagiando il gatto per terra, con qualche difficolta a causa di una costola probabilmente lussata, come aveva predetto era ritornato a casa con lividi e contusioni un po' avunque. Da una mesola prese una ciotola, poi la riempì con del latte e la posò sul tavolo. il gatto nero non fece complimenti, saltò prima su una sedia e poi sulla tavola e cominciò a bere il suo latte.
-Ora lo ho letto.- rispose rispose arrabbiata -Non posso credere che tu te lo sia tenuto.-
-Non lo volevo fare, solo non trovavo il momento giusto per dartelo e dopo era passato troppo tempo.-
-Lo hai usato come ricatto.-
-Puoi prenderlo, è sopra il mio armadio in camera.-
Wolf andò nell'altra stanza mentre lui si sedeva con fatica.
Si mise ad accarezzare il gatto che lo scansò irritato che il suo pasto fosse stato interrotto.
-Sarebbe gradita un po' più di gentilezza, gatto, dopo che ti ho munito le tue zampe di ventose per scalare i muri.- Il gatto, che non aveva ancora nome, finì il suo latte prima di reclamare le sue dose di coccole da ragazzo e fare le fusa.
Non vedendo Wolf tornare Sirius prese il gatto e si diresse in camera.
La ragazza era seduta sulla panchina da parco con la quale aveva decorato la sua stanza, sopra le ginocchia il pacco era stato scartato, la carta da pacchi era finita per terra. Il disco, stretto tra le sue mani, erano di un giallo accesso con delle scritte rosa. Avvicinadosi Sirius potè leggere cosa vi era scretto "Never Mind The Boollocks, Sex Pistol". Wolf sembrava quasi tremare.
-Vuoi ascoltarlo?- chiese lui -Ho un giradischi di là.-
-Magari un'altra volta.- rispose alzandosi -Non indossi mai una maglia?- chiese poi con un leggero ghigno.
-Le ragazze possono arrivare in qualunque momento.- rispose lui scherzando.
-Mettiamoci al lavoro.- Wolf andò nell'altra stanza seguita da ragazzo, entrambi si sistemarono alla meglio sul tappeto, con le spalle appoggiate al divano, e cominciarono a svogliare libri e quaderni usando l'incantesimo Rivelio e controllando sempre più di una volta.
La loro ricerca durò solo qualche ora, entrambi cedettero al sonno. Il libro che la ragazza teneva in mano scivolò a terra, sul morbido tappeto bianco, con un tonfo sommesso.
Quando si svegliò la mattina seguente, poco dopo l'alba a causa della luce che entrava dalla finetra, si ritrovò tra le braccia del ragazzo con il viso appoggiato contro il suo torace.
Aprì assonatamente gli occhi, crogiolandisi per un attimo nel pensiero di rimanere lì mentre le sue palpebre si richiudevano pesantemente. Spalancò gli occhi, guardò il braccio che le stava cingendo la vita e si soffermò per un attimo sulla coperta che la copriva, doveva essere stata la prima ad addormentarsi.
Allarmata dalla situazione si alzò cercando di fare meno rumore possibile e non svegliarlo allo stesso tempo. Lo coprì con la coperta, poi, il più velocemente e silenziosamente possibile, prese il borsone di Regalus riempiedolo con i primi libri, quaderni, pergamane, penne e cianfrusaglie che riusciva raggiungere. Si infilò gli anfibi che aveva tolto la sera precedente, rimise il golf di lana, e si sitemò il borsone sulla spalla. Il gatto nero le passo tra i piedi appena prima che lei aprisse la porta facendola quase inciampare. Il gatto si diresse con calma verso Sirius per andare ad accocolarsi sul suo addomene mentre lei usciva e chiudeva la porta dietro di se.
Pronta a smaterializzarsi si fermò nel vedere una ragazza che la stava guardando incuriosita e allo stesso tempo in imbarazzo. Wolf fece un cenno di saluto con la testa abbozzando un sorriso tirato prima di prendere in tutta fretta le scale.
-Oh per favore.- dosse tra i denti la ragazza mentre scendeva le scale. -Non vorrai che mi senta in colpa di questo, non appari già abbastanza?-

"Picture yourself in a boat on a river
With tangerine trees and marmalade skies
Somebody calls you, you answer quite slowly
A girl with kaleidoscope eyes

Cellophane flowers of yellow and green
Towering over your head
Look for the girl with the sun in her eyes
And she's gone"

Wolf scivolò su un gradino e ruzzolò lungo le scale fino al piano sottostante.

"Lucy in the sky with diamonds
Lucy in the sky with diamonds
Lucy in the sky with diamonds"


-Gatto!- gridò esasperato Sirius all'animale che gli era appena passato fra le gambe rischiando di farlo cadere.
Uscì di corsa dall'appartamento, James lo stava aspettando fuori dalla porta del palazzo. Appena lo vide lo incitò a sbrigarsi e si lamentò di essere dovuto rimaneri lì fuori al freddo ad aspettarlo.
-E' un giorno importante, Merlino!- imprecò mentre si infilava la mani nelle tasche. Il respiro di entrambi si condensava in piccole nuovole di vapore davanti ai loro visi.
Londra sotto la neve era uno spettacolo magnifico, ma decisamente meno pacifico dell'inverno ad Hogwards. I taxy e i vari automobilisti continuavo a suona il clacson nel tentativo di far muovere la macchine rallentate a causa della cortina bianca. Le strade era state ripulite e cumoli di neve erano ammassati ai bordi dei marciapiedi fungendo da bariera tra i pedoni e il traffico.
-Non sarai nervoso James! E' solo la licenza, la passeremo!- rispose Sirius.
-Non passeremo un bel niente se non arriviamo in tempo.- rispose l'amico.
Entrambi affrettarono il passo, nessuno dei due voleva perdere la possibilità di riscire a prendersi la licenza per auror dopo i 5 mesi passati sotto il regime dittatoriale di Moody. L'uomo non si era addolcito nemmeno dopo averli conosciuto come membri dell'ordine, anzi, era diventato ancora più rigido e inflessibile. Dopo aver ricevuto a licenza avrebbero dovuto inoltrare la richiesta per la squadra Auror con la quale volevano fare il tirocingno e sperare di non capitare nella n19. Si diceva che era la squadra più incompentente, nessuno riusciva a sopravvivervi per più di sei mesi.

-Allora?- chiese Remus arrivando al pub e sedendosi di fronte a loro, ormai era pomeriggio inoltrato e fuori il solo era già tramontanto.
Entrambi sorrisero e quasi all'unisono misero sul tavolo quella che poteva sembrare una carta d'identità ma sulla quale spiccava la scritta nera "Licenza AUROR".
Lunastorta sorrise in risposta facendogli le congratulazioni. Sia James che Sirius iniziarono una descrizione dettagliata dell'esame, di quando James aveva rischiato di perdere un braccio e Sirius di finire dentro un calderone di acido. Peter li raggiunse con le birre aggiungendosi al gruppetto felice.
-Ok.- li fermò Remus quasi ridendo -Ho anche io una cosa di cui vantarmi.- disse.
I tre lo guardarono incuriosito, l'esame per la licenza di Remus ssarebbe stata solo la prossima settimana perchè aveva scelto di indirizzarsi verso la medicina e quindi aveva frequentato un'altro tipo di corso. Lunastorta aprì quella che sembrava una borsa da professore logora e vi tirò fuori un Dossier.
-Tu stai scherzando!- esclamà Sirius prendendolo in mano incredulo e sfogliandolo per accertarsi che non fosse vuoto.
-Come hai fatto? Io non sono arrivato a niente in 5 mesi!-
Remus sorrise con fare misterioso, cosa che rese gli amici ancora più incuriositi, non erano nemmeno a conescienza che Lunastorta possedesse un sorriso del genere.
-Già, perchè non glielo dici?- Chiese una ragazza sedendosi sullo sgabello affianco al suo.
Era una ragazza alta e slanciata, i suoi capelli, impossibili da domare, le incorniciavano un viso ovale in una pettinatura afro. Indossava jeans a zampa di elefante, in maglioncino a collo alto, bordò, che le lasciava scoperto l'ombelico e un sopraibito nero lungo. In mezzo ai capelli vi erano degli occhiali da sole abbastanza grandi, dalle lenti color viole e tonde.
Remus arrossì all'inverosimile -Tayrisha,- iniziò riferendosi a lei -ha scoperto che i gusti della signorina Morrison, insomma, erano leggermente diversi da quelli che pensavamo.-
La ragazza sorrise e nei suoi occhi scuri apparrì una punta di malizia.
-Lo sapevo! Tutte cedono prima o poi!- esclamò Sirius.
James fece finta di tossire mormorando un Wolf in mezzo, i tre ragazzi risero.
Sirius fece una piccola smorfia, Wolf era sparita, per ben tre settimana dopo che Kreacher aveva portate le cose di Regalus, senza nemmeno uno straccio di biglietto.Una mattina Anacleto gli aveva bussato la finestra e quel pomeriggio la ragazza si era presentata in casa sua. Poi era sparita di nuovo, in quei mesi forse l'aveva vista una decina di volte.
I tre ragazzi si congratularono con Tayrisha, Remus arrossiva al posto suo, e Felpato le chiese di descrivere in ogni dettaglio cosa era successo.La ragazza si fece pregare un po' ma poi raccontò esattamente come era andata.
Tayrisha stava frequentando un corso per giornalisti in uno stabile non molto lontano dal ministero quando li aveva conosciuti. Un giorno, poche settimane dopo l'inizio del corso, aveva cercato James e Sirius per "un'intervista" che avrebbe voluto portare al suo insegnante, infondo i due erano entrati nel famoso corso di Alastor Moody e aveva già sentito parlare di loro quando frequentava la scuola. Li aveva trovati tutti e quattro insieme, come sempre, aveva fatto qualche domanda e ascoltato pazientamente le loro risposte forse un po' troppo piene di esagerazione. La mattina seguente l'avevano vista al pud dove spesso facevano colazione, lei si era unita a loro sedendosi vicino a Lunastorta, da allora non li aveva più abbandonati. Ogni volta che si trovavno al pub la invitavano, uscivano insieme la sera e spesso facevano tutti insieme colazione la mattina. Si poteva dire che la giovane ragazza afro-americana non aveva più lasciato il fianco di Remus per cui aveva preso una cotta che non nascondeva affatto. Quando le ragazze guardavano un po' troppo a lungo il suo "uomo" faceva volentieri la parte della ragazza gelosa prima di riderci sopra, solo Remus non sembrava accorgersi che piaceva davvero alla ragazza e non erano solo battutte. I suoi amici avevano cercato di aprirgli gli occhi, ma non era servito a niente.

Sirius continuava a camminare avanti indietro, ormai meccanicamente, davanti a quella porta chiusa della stanza di ospedale.
Tutto quello che era successo gli sembrava ancora irreale eppure lo scontro era avvenuto solo una decina diore prima.
La squadra 19, di cui lui e James facevano parte, era stata chiamata perchè dei mangiamorte era apparsi in una zona periferica di Diagon Alley e stava distrugendo tutto nel loro cammino.
Loro sarebbero arrivati lì per primi per contenere la minaccia e i rinforzi sarebbe dovuti arrivare al massimo qualche minuto dopo di loro, ma era passato molto più di qualche minuto e invece che le loro si era ingrossate quelle di colui-che-non-deve-essere-nominato.
Quando, finalmente, la squadra di Moody era arrivata, dopo più di mezz'ora la situazione stava ormai degenerando.
La squadra 19 aveva fatto di tutto per riuscire a proteggere i civili che erano comunque rimasti coinvolti nello scontro. I feriti vi erano da entrambe le fazioni e uno di questi era James, agonizzante e a terra, Sirius non riccordava di aver mai visto così tanto sangue, aveva continuato a combattere fino a che i magiamorte non se ne erano andati perchè sapeva che non sarebbe servito a niente rimanere vicino all'amico ed essere d'intralcio alla squadra medica di Moody. L'auror, ora, se ne stava seduto su una di quelle minuscole sedie che caratterizzavano le sale d'attesa, non diceva un sola parola e rimaneva in una posizione completamente statica. Quando erano arrivati aveva stretto una spalla a Sirius con le sue enormi mani e gli aveva riservato uno sguardo penetrante prima di sedersi.
Ad aspettare di sapere come stava l'amico c'erano anche Lunastorta e Peter, informati subito dopo l'accaduto, Tayrisha, seduta silenziosa affianco a Remus, e Lily che era stata informata da Remus.
Wolf percorse i corridoio del S. Mungo velocemente e decisa, ormai conosceva quell'ospedale come le sue tasche e conesceva abbastanza gli infermieri da poter chiedere indicazioni senza che fosse un parente. Sirius le aveva inviato una lettera dove aveva scritto solamente che James era in ospedale in condizioni gravi. Appena ricevuto si era smaterializzata dal suo monolocale ed era apparsa davanti alla vetrina che fungeva da entrata per il S. Mungo. Poi aveva chiesto a Steven, un infermiere, dove fosse James Potter.
L'ala del ospedale dove si stava dirigendo era nuova per lei, ma vide quasi alla fine del corridoio Sirius che camminava nervosamente avanti e indietro. Pensò di correre verso di lui, ma non lo fece finchè lui non alzò lo sguardo e la notò. Si fermò, probabilmente incredulo che si fosse presentata in quanto era più di un mese che non si faceva viva, anche dopo che l'aveva avvisata di aver il dossier.
Wolf si fermò a pochi passi da lui, gli altri presenti le riservarono uno sguardo distratto, solo per capire chi era arrivato. Sirius l'abbracciò senza dire una parola, lei ricambiò. Stretta al suo petto sentiva il cuore del ragazzo battere all'impazzata. Quando lui allentò la presa lei chiese come stava James.
-E' in terapia intensiva, non è ancora fuori pericolo.- rispose con un filo di voce – I dottori ci avviseranno appena cambia qualcosa. Finche non si stabilizza non possiamo vederlo.-
Wolf annuì rimanendo in silenzio per un attimo, forse soppesando le parole, forse cercando di capire cosa avrebbe significato per l'amico che le stava di fronte la perdità di James.
-Tu come stai?- chiese alla fine con un filo di voce senza che gli altri la sentissero. Sirius sgranò gli occhi alla domanda assurda, come mai poteva stare? Il suo migliore amico stava rischiando la morte nell'altra stanza, sicuramente non stava facendo i salti di gioia. Era nervoso, quasi isterico, poco prima stava camminando per cercare di calmare i nervi.
Wolf lo scrutò con aria truce prima di prendergli la mano, portarlo un po' più lontano degli altri e farlo sedere su una delle sedie, lei si sedette su quella affianco -Scusa la domanda stupida.- disse dopo -Da quant'è che non mangi?-

Quattro ore più tardi il dottore disse ai ragazzi che James era finalmente fuori pericolo, si era svegliato e potevano vederlo ma solo due alla volta e per un breve periodo di tempo.
I malandrini si guardarono per capire chi di loro sarebbe entrato per vedere il compagno -Forza, Lily, entra.- disse Sirius con una irritazione che faceva fatica a nascondere dopo quello spavento e la stanchenzza che gravava sulle sue spalle. Lily aveva alzato la testa decisamente sopresa di essere stata interpellata e guardò smarrita intorno a sè.
-Sirius....ne sei sicuro...io- Felpato annuì stizzito -Gli farà bene vederti.- disse con lo stesso tono -Alzati, non abbiamo tutto il giorno.-
-Allora tu e Lily, io e Peter, Moody...lei ha preferenze?-
-Ditegli che sono passato, non sono la sua balia.- L'uomo grugnì e si alzò pesantemente.
-Noi andiamo a prendere qualcosa da bere e mangiare per voi.- disse Tayrisha riferendosi a lei e Wolf che avevano parlato pochi istanti prima, rivolgendosi per la prima volta la parola in quella lunga serata. Gli altri si dissero daccordo, aveva tutti voglia di mettere qualcosa sotto i denti ora che il loro stomaco non era più chiuso, ma alla fine si diedero appuntamento al solito pub, dove erano soliti andare, per fare una colazione.
I primi ad entrare nella stanza furono Sirius e Lily, il ragazzo per primo. L'amico era disteso sul letto, pallido come un lenzuolo e con gli occhi chiusi. Nel sentire la porta chiudersi li spalancò. -Sirius?- chiese con voce roca, come se non bevesse da giorni -Non ho gli occhiali, non ci vedo.-
Felpato azzerò la distanza tra lui e il letto con due passi, si affrettò ad afferrare gli occhiai dell'amico ed aiutarlo ad indorssarli, James non riusciva a muoversi in quel momento, era completamente inerme sul letto dell'ospedale. Sirius lo abbraciò e James cercò di ricambiare con i movimenti limitati che riusciva a fare.
-Mi hai fatto preoccupare, Ramoso.- disse con un tono accusatorio molto simile a quello che assumeva lunastorta quando li rimproverava. James stava per rispondere quando notò la presenza di una chioma rossa nella stanza.
-Lily?-chiese incredulo, Sirius si fece da parte ruotando gli occhi e avvicinandosi alla finestra.
Lily fissò il ragazzo per un istante, gli occhi arrossati che cercavano di trattenere le lacrime. Tirò su con il naso.
-Io ero preoccupata.- disse a mo' di giustificazione. Sirius tossì esasperato – Molto preoccupata.- continuò la ragazza avvicinandosi all'infermo -Continuavo a chiedermi cosa avrei fatto se tu...- calde lacrime cominciarono a percorlele il viso, Jemes riuscì ad allungare il braccio fino a stringerle la mano. Le sorrise lei ricambiò con un po' d'impaccio.

-Avevo decisamente bisogno di una tazza di caffè.- esclamò Wolf riuscendo finalmente e mettere le mani sulla bevanda tanto desiderata. Lei e Tayrisha erano riuscita ad accaparassi il solito tavolo che i malandrini usavano e avevano chiesto al cameriere di tenere da parte delle fette della torta della casa mentre loro non avevano resistito a prendersi subito un caffè.
-Tu saresti la famigerata Wolf.- esclamò invece l'altra -Ti facevo....più... lascia stare.- Tayrisha sorrise. Wolf lasciò stare assaporando il suo caffè. -Ho sentito che sei una giornalista.-
-Non so se mi si può definire tale, per ora continuo a portare caffè al mio capo che non guarda nemmeno di striscio gli articoli che gli porto, ha detto "Cerca di stupirmi se vuoi che ti pubblichi, ora vammi a prendere una ciabella".-
-Dove lavori?-Wolf si sistemò meglio una ciocca di capelli.
-Sto facendo tirocigno alla Gazzatta del Profeta. Non che voglia lavorare lì. Io vorrei entrare nella redazione del weekly Protest. Alla gazzetta sono tutto corrotti, voglio diventare giornalista per documentare questa guerra, per denunciare la corruzione del ministero e della stampa. Vorrei poter parlare degli eroi che ci stanno salvando il culo tutti i giorni e aiutare a sbattere in prigione tutti quei viscidi vermi che stanno minando alla sicurenza della popolazione magica, che fanno il doppio gioco. Voglio portare la verità a galla. Il Protest è perfetto per questo, dice esattamente le cose come stanno senza passare per le censure del ministero, non è controllato ed è tutto a viso scoperto, per quanto ancora glielo permetteranno. Ma non offriva tirocigni e non si butta via niente, no? Il Profeta è comunque prestigioso e posto investigare dall'interno.- Tayrisha fece una breve pausa -Dimmi di te.-
-Non c'è molto da dire. Ho mollato la scuola e ora sto investigando.-
-Investigazione?- la ragazza si illuminò di curiosità -Su cosa?-
-Una ragazzo scomparso, nessuno sembra sapere niente.-
-Intendi il fratello di Sirius...come si chiamava? Regalus?-
-Si.- rispose la bionda fingendo di non prestare troppa attenzione all'argomento.
-Lo fai per Sirius?- Tayrisha sorrese lasciva -Ti piace?- chiese.
-No.- rispose incredula Wolf quasi rovesiandosi il caffè addosso.
-A lui piaci.- disse la ex corvonero come fosse un ovvietà -E anche se ho altri gusti devo ammettere che è sexi.- scrutò Wolf con uno sguardo misto fra il divertito e la curiosità di sapere se aveva fatto centro.
-Dovresti migliorare le tua doti da investigatrice se vuoi diventare una brava giornalista.-
-Mi sembra che tu sia venuta subito in ospedale.- continuà l'altra. Wolf roteò gli occhi e Tayrisha sorrise divertita.
-Io sono venuta al S. Mungo per Remus, pensavo che forse anche tu eri mossa da qualcosa di simile.- aggiunse ancora divertita.
-Senti, posso chiederti una cosa?- Wolf annuì con noncuranza alla domanda.
-Come fai a far capire a qualcuno di fare la prima mossa?-
-Parli li Lupin?-
Tayrisha annuì -Di segnali gliene ho dati, insomma, lo hanno capito tutti tranne lui ma...diciamo che non voglio essere io che gli chiede di stare insieme.-
-Perchè no?-
-Ho la sensazione che mi nasconda qualcosa di grosso. Insomma, credo che se si voglia iniziare una relazione bisognerebbe conoscersi, soprattutto perchè voglio qualcosa di serio e non voglio che vi siano segreti tra noi. La farei io la prima mossa sei lui non avesse quest'aria da "sto nascondendo qualcosa di grosso". Non sono stupida, gli piaccio...non trascorrerebbe così tanto tempo con me se non fosse così, e le sue reazioni...mi hai capito?-
-Ho capito.- rispose sospirando Wolf, con Remus c'era sempre lo stesso problema, lui aveva quel "piccolo problema peloso" -Normalmente ci si conosce durante una relazione, non si sa tutto prima. E poi ci sono segreti, ce ne sono sempre. Li scopri nel tempo. Qualsiasi cosa stia nascondendo Remus non può essere coì brutta, lo conosci, credo sia la persona pi gentile e buona che possa esistere. Bacialo e vedi che succede, puoi sempre far finta di svenire e dire che non ti ricordi niente.-
Tayrisha rimase per qualche secondo a rimuginare -Comunque il mio capo preme perchè gli porti qualcosa per strabigliarlo, ma non ho niente!- cambiò argomento esasperata -Ho provato a chiedere qualcosa a Moody al S. Mungo prima ma.....

Sirius arrivò a casa, dopo il turno con la squadra 23, quella di Moody dove era stato spostato (i pochi menbri della 19 era stati smistati nelle altre squadre), e dopo essere passato da James che in due settimane era migliorato a vista d'occhio. Ora mangiava di nuovo come prima, riusciva a muoversi e a camminare, anche se non per lunghe distanze. Lo avrebbero dimesso la settimana seguente, poi avrebbe avuto una settimana di vacanza prima di tornare al tirocigno da auror, che significava praticamente fare il lavoro da auror senza essere pagati.
Sirius si fece una doccia per togliersi il sudore, si infilò il pigiama e una felpa e si lasciò cadere sul divano, aveva fame ma non aveva le forze di alzarsi per cucinare qualcosa.
Stava ancora pensando a quello che era successo quel giorno, il dipartimento di difesa era riuscito a catturare la maggiore delle sorelle Parkinson, Amelia, che aveva un anno più di lui. La notizia non era ancora trapelata, il dipartimento aveva deciso di tenersela per sè finchè non fosse riuscito a tirar fuori qualcosa da quella ragazza, che però sembrava aver stretto un voto infrangibile. Il fatto che nessuno ancora sapesse che Amelia era nelle loro mani era perfetto per permettere un infiltrazione all'interno delle famiglie della cerchia di Voldemort, ma se non si riuscivano ad estrarre dalla ragazza nemmeno le nozioni basilari la copertura non sarebbe durata. Serviva conoscere la dinamica dei rapporti della ragazza con le altre famiglie e gli altri membri, conoscere le sue abitutdini, i suoi gusti, i suoi comportamenti.
Il gatto nero miagolò affamato fuori dalla finestra, Sirius si costrinse ad alzarsi. Lo fece entrare e l'animale gli passò tra le gambe facendogli le fusa. Lui versò il latte in una ciotola sul tavolo.
Qualcuno bussò alla porta a vetri sbrigativa, Wolf. Nervosa aspettava che il ragazzo le aprisse mentre lui le riversava solo uno sguardo increculo, curioso prima di sorridere come se un idea geniale lo avesse improvvisamente illuminato.
-Bacialo e vedi che succede. Puoi sempre far finta di svenire.- si disse lei un attimo prima che lui spalancasse la porta.
 



Finalmente a casa ho avuto il tempo di finire il capitolo, Verona è bella ma casa è casa.
Ho notato che mi sono scritta un paio di note, da quando ho scoperto come funzionano credo lo farò spesso.
Una era che il cappotto di James è simile a quello del decimo dottore, lungo e molto teatrale >.<
L'altro è che la canzone è Lucy in the sky with diamonds dei The beatles, ed ora è di nuovo nella mia testa e non mi lascerà dormire >.>
Il resto erano appunti di cosa volevo trattare nel capitolo, voglio farla finita con altri due, al massimo tre e cercherò di condessare tutto, non mi è mai successo di essere così vicina alla fine di qualcosa :D

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Capitolo 34
*** Storia di una piuma ***


STORIA DI UNA PIUMA

 

Sirius spalancò la porta gridando che era la persona perfetta e Wolf rimase per un secondo immobile, sorrise leggermente mentre arrossiva.
Subito, però, Sirus cambiò espressione, da quella colma di felicità e orgagogliosa passò ad una più truce quasi arrabbiata. Di nuovo Wolf non fece niente, se la prima frase le aveva quasi dato il coraggio di fare quella che ora sembrava una cazzata, ora tutta la sua determinazione era svanita in un soffio. Sirius si voltò tornando ad assumere una postura quasi piegata su se stessa, tutta la stanchezza, il sonno arretrato che aveva accumulato nelle ultime settimane si faceva sentire, il tutto appesantito da un pensiero ulteriore. A Moody serviva un infiltrata credibile che conoscesse già le dinamiche tra la Parkinson e le famiglie purosangue, subito, non aveva mesi per prepararla, era stata una fortuna riuscire a non far trapelare la notizia, e per il momento non aveva nemmeno le informazioni adeguate per farlo. A Sirius serviva sapere che Wolf non fosse in pericolo, o almeno non così in pericolo, non così vicino a Voldermort.
-Che succede?- chiese lei scocciata per motivi che lui nemmeno immaginava. Wolf entrò senza fare complimenti e lasciò gli anfibi affianco alla finestra a vetri. La chiuse mentre Sirius se ne andava a distendersi sul divano con le gambe a penzoli dal poggiolo.
Il ragazzo non aprì bocca, Wolf lo osservò per qualche secondo senza aspettarsi una risposta. Sirus aveva chiuso gli occhi e sembrava completamente perso nei suoi pensieri. La ragazza si distese a pancia in su sul tappeto bianco e immacolato, affianco a lui, che per lei era mille volte meglio di quel divano. Piegò le gambe e intrecciò le dita appena sotto il seno.
-Hai intenzione di dirmi cosa non va o starò qui a fissare il soffito per il resto della serata?- chiese effettivamente guardando il soffitto bianco e notando che vi era una ragnatela. Sirius mugungnò irritatò, si agitò leggermente sul divano sbattendovi i piedi una o due volte, si porto le mani in volto per strofinarlo più volte. Wolf aspettò che cominciasse a parlare, dovette aspettare qualche minuto prima che lui decidesse finalemnte di far uscire da quelle labbra serrate qualcosa.
-Mettiamo che, solo per ipotesi, gli auror avessero la possibilità di fare qualcosa, qualcosa che potrebbe portarci a un passo più vicino a vicere questa guerra.- Sirius aprì gli occhi e le lanciò un occhiata di sfuggita.
-Presumo ci sia un ma.- lo aiutò lei non distaccando gli occhi dal soffitto.
-Ma sarebbe terribilmente rischioso per la persona coinvolta.-
-Voi auror siete sempre in pericolo.- rispose la ragazza.
-Ma questa persona non sarebbe un auror, sarebbe un civile. Metti che sia importante, ma sarebbe davvero in pericolo. Metti che...qualcuno di noi conosca questa persona, che sarebbe perfetta per il compito, ma vi tenga molto....davvero molto e non la voglia mettere in pericolo.- Sirius si fermò e si passò nuovamente le mani sul viso.
Wolf gli laciò rapidamente un occhiata -Ti ricordi la scorsa settimana, martedì?- Sirius non rispose alla domanda.
-Ti ho trovato qui, ancora pieno del sangue di Gillian. Eri sconvolto, hai di detto che avresti fatto di tutto pur di mettere fine a questa guerra per far si che un'altro dei tuoi compagni non morisse a quel modo. Ti ricordi Tommy, quel bambino, avete fatto di tutto ma come altri è morto Sabato in un attacco. Pensa a James che tra poco uscirà dall'ospedale.- Wolf tornò a fissare il soffitto sopra di se con più intensità -Se conosci un modo per mettere fine a questa guerra più velocemente sai perfettamente cosa fare.- Wolf allungò la mano e strinse la sua -Sfortunatamente ti sei circondato di gente che farebbe di tutto per mettere fine a tutto ciò. Ora dimmi che è successo.- Sirius le strinse la mano e chiuse gli occhi, sospirò profondamente.

Wolf aveva messo in chiaro alcune condizioni per quella missione suicida, condizioni che aveva discusso direttamente con il capo del dipartimento di difesa. Di tutta quella faccenda ne erano a conoscenza solo Moody, alcuni due mebri della sua squadra, tra cui Sirius, il capitano e pochi altri che lei aveva conosciuto personalmente negli ultime due giorni.
Alle tre del Sabato mattino,Sirius, l'aveva portata da Moody che l'aveva studiata con occhio critico e poi sottoposta ad un interrogatorio, sotto veritaserum, per poter capire se era affidabile e se conoscceva abbastanza la situazione.
Dopo di che erano state provate le sue conoscenze sul mondo delle famiglie purusangue, era venuto fuori che per certi aspetti ne sapeva di gran lunga più degli auror, per altri era leggermente più carente ma niente che non si potesse sistemare prestando un po' di attenzione. La cosa che preoccupava più tutti quanti era il fatto che lei non aveva nessuna preparazione nel campo della legilimanzia, chiunque poteva rovistare nella sua testa a piacimento. Proprio per questo, dopo essersi assicurati che in altri aspetti fosse passabile, aveva passato quasi l'intera domenica, fino a solo una qualche ora prima, ad esercitarsi nell'alrte di chiudere la mente.
Moody aveva frugato nella sua mente, in lungo e in largo malgrado tutti i suoi sforzi, sembrava riuscire ad arrivare quasi ovunque.Più si scavava nel suo passato più la ragazza sembrava essere in grado di mettere un blocco, ricordi e pensieri sfumavano, si distorcevano o si bloccavano, ma molto più difficile era celare i pensieri superficiali. Si, era migliorata, lo stesso auror era stato sorpreso da quanto la ragazza sembrasse aprendere in fretta, ma non era abbastanza. Proprio per questa sua carenza erano davvero in pochi a conoscenza della missione, non solo per tenere al sicuro lei, ma anche per fornire meno dati possibili al nemico nel caso fosse stata scoperta.
In quel momento si trovavano in una camera di un hotel alla periferia di Diagon Alley, era ben poca cosa, ma Wolf non era poi così abituata al lusso. Quel posto sarebbe stato il suo rifugio, dove si sarebbe diretta per riprendere le sue sembianze e poi incontrarsi con gli auror, non lì, ma in altri luoghi concordati in precedenza a seconda di un codice che sperava con tutte le sue forze di non dimenticare.
Aveva appena finito di ripetere a Moody la storia che avrebbe dovuto propinare ai magiarmorte per la sua assenza, nella stanza oltre a loro c'era Sirius e, come era piccolo il mondo, l'amazzone bionda.
-Posso rimanere qualche minuto da sola con Sirius?- chiese all'auror. Lui la scrutò con i due occhi azzurri, così vividi che sembravano passarle attraverso. -Tre minuti.- borbottò burbero e auotiritario. Poi uscì dalla stanza facendo segno anche a Jolene di uscire. Jo lanciò un occhiata alla serpe ma non disse niente ed eseguì l'ordine del suo superiore, con il quale lavorava ormai da un anno.
La porta si richiuse dietro di loro, Wolf sapeva che Moody poteva sentire attraverso i muri, a causa di un incidente in un attacco aveva perso un orecchio e gli era stato rimpianzata con qualcosa di decisamente più magico, ma cercò di sforzarsi e credere che la conversazione sarebbe rimasta privata. Aveva inoltre la strana sensazione che Jo si sarebbe messa con l'orecchio attacata al legno della porta per poter captare qualcosa della conversazione.
-Sei agitata?- chiese Sirius avvicinandosi a lei e prendendole la mani che lei s stava torturando fino a poco prima.
Wolf ghignò leggermente, non aveva ancora preso la pozione polisucco ma già indossava un vestito gotico dalla gonna corta che sicuramente avrebbe indossato la maggiore delle sorelle Parkinson, la loro corporatura era molto simile.
-Terrorizzata.- confessò lei, Sirius notò che stava leggermente tremando -Ma lo abbiamo detto tutti, non dovrei avere contatti diretti con il Signore Oscuro, no?- disse facendo un passo indietro e lasciando le mani del ragazzo.
-Esatto, non dovresti dover ingannare direttamente lui, solo-
-Solo le stesse persone che ho ingannato per tutta la vita.- rispose Wolf girando su se stessa e dando le spalle a lui. -Insomma Cissy, Zabini, Bella...- fece qualche passo, Bella ancora la terrorizzava, aveva paura che le allucinazione riprendessero se l'avesse rivista, la lasciavano in pace ormai da settimane -Più un'altra ventina di magiarmorte tra cui i miei "genitori" e e il mio "caro fratello maggiore". Per fortuna che la più piccola è ad Hogwards, no?- chiese sarcastica.
-Non sei obb- iniziò lui.
-No.- Wolf si voltò verso di lui -Lo faccio e lo farò, fino a che non addestrerete qualcuno più bravo di me... Prima finisce questa guerra e prima mio fratello e Xav sarenno al sicuro e non nascosti in qualche casa protetta senza poter vivere.-
Wolf si avvicinò a Sirius di nuovo.
-Ma non volevo rimanere sola con te per essere rassicurata su una missione suicida.- Disse. Sirius la guardò sopreso chiedendosi cosa passasse nella testa della ragazza in quel preciso istante.
-30 secondi.- tuonò da fuori Moody decisamente irritato.
Wolf roteò gli occhi irritata dalla fretta che le mettevano. -E allora perchè?- chiese lui. Wolf roteò gli occhi di nuovo, evidentemente la poca distanza che aveva posto tra lei ed il ragazzo non gli aveva suggerito niente.
-Ho una cosa per te, chiudi gli occhi.- Sirius non lo fece -Cosa?- chiese invece sorpreso e con una certa curiosita.
Wolf si alzò in punta di piedi e gli coprì gli occhi -Merlino.- pretestò lui.
Wolf lo baciò, prima con delicatezza ma in pochi secondo la foga prese tutti e due.
Fu lei a staccarsi, non per cercare aria ma per fare un passo indietro, un istante prima che la porta si spalancasse.
Wolf bevve la pozione, fece una piccola smorfia senza nemmeno guardare Sirius, conscia del rossore che aveva sulle guance. In pochi secondo Sirius vide sotto i suoi occhi i lineamenti di Wolf scomparire e dissorversi in un altro volto, quasi sconosciuto per lui.
-Farà male.- disse Moody mettendosi davanti a lei -Devono sembrare reali e dovranno avere la possibilità di curarle. Ma stai tranquilla, cercherò di non rovinare quel bel faccino.- Wolf fece un ghigno di sfida -Faccia del suo peggio.- disse, non poteva essere peggio di un cruciatus.
Moody diede l'ordine agli altri due auror di uscire, Jo dovette quasi letteralmente portare fuori Sirius.
La sentirono gridare da fuori, sentirono i colpi degli incatesimi e i sibili e la voce di Kathrina Parkinson urlare.
Poi Moody uscì dalla camera -Andiamo.- disse lasciando la porta leggermente aperta dietro di se.
Kathrin era a terra, raggomitolata su se stessa, sotto di lei si stava allargando una pozza di sangue, il vestito di ottima fattura che indossava era a brandelli, le calze nere squarciare in più punti facendo vedere dove gli incantesimi le aveva preso la carne, uno degli stivalini squarciato. Li guardò, l'occhio destro già gonfio. Sorrise leggeremente prima di sparire e lasciando al suo posto solo una macchia di sangue. Jolene chiuse la porta cominciando a capire cosa quella ragazza era realmente e perchè Sirius ne sembrava così ineteressato.

Wolf apparì davati alla casa dei Parkinson, una casa borghese che si sviluppava su tre piani, decisamente quella che si poteva descrivere la casa di ricchi commercianti dell'epoca. I Parkinson, oltre ad essere un famiglia purosangue, avevano fatto la loro fortuna grazie ai commerci di animali, esotici, pericolosi, rari, potevano trovare qualsiasi cosa per il giusto prezo. La ragazza cercò di alzarsi, ma ricadde su se stessa, una pozza di sangue si stava formando sotto di lei. Moody aveva preso troppo seriamente tutto ciò. Cercò di gridare ma dalla sua bocca uscì solo una rantolo. Estrasse la bacchetta, la sentiva estranea nelle sue mani ma fece il suo dovere. Sparò scintille verdi che fecero il rumore di piccoli botti. Questo attirò l'attenzione degli abitanti della casa. La prima ad affaciarsi incuriosita, e anche preoccupata che si stesse violando lo statuto di segretezza, in quanto i Parkinson aveva vicini altri mercanti dalle case simili alle loro ma dai commerci molto più babbani, fu una donna. Non era molto alta, doveva essere stata grassa ma dal viso scavato che ora si ritrovava doveva aver perso molto peso e in fretta. Appena la vide la donna di precipitò fuori, ma non da sola.
-Kat!- urlò correndo da quella che credeva sua figlia e accuciandosi affianco a lei. Con lei c'erano anche un uomo, alto, austero e dai folti bafi neri, ed un ragazzo che sembrava una versione più giovane dell'uomo solo meno tarchiato.
La famiglia Parkinson: Victoria, la madre emotiva ma capace di brutale crudeltà, Rudolf, il padre attacato al suo denaro quanto alla sua posizione e casta che non lasciava passare liscio nemmeno un capello fuori posto se comprometteva la sua posizione sociale, Phineas, il fratello costretto a diventare un prodigio e che avrebbe preso in mano l'impero.
-Holand!- gracchiò la donna con voce insolitamente acuta. Una donna sulla trentina si precipitò fuori mentre si sistemava la cuffietta, i Parkinson pur essendo purosangue non provenivano da una nobile casata e per questo non possedevano un elfo domestico, al suo posto c'era Holland, una domestica che aveva la lingua un po' troppo lunga a volte. La donna fece per aiutare Katrina ad alzarsi e portarla dentro, la madre si era già allontanata decidendo che non aveva nessuna intenzione di rischiare ulteriormente di sporcare il proprio abito di sangue.
-Ferma.- la voce del signor Parkinson era quella che ci si aspettava da un uomo della sua stazza, grossa e pesante. L'uomo guardò quella che sembrava a tutti gli effetti sua figlia, Kathrina lo guardava quasi a fidarlo a lasciarla morire lì, dissanguata, a provare che il suo comportamente aveva in qualche modo offeso la famiglia.
-Che è successo?- chiese autoritario, non l'avrebbe messa in casa fino a che non avrebbe ottenuto una risposta soddisfacente, per quanto ne sapeva sua figlia doveva tornare il giorno saguente dalla montagna. L'aveva mandata ad ispezionare la loro futura casa per le vacanze invernali.
Kathrina cercò di parlare ma venne solo un rantolo sconnesso -Per Merlino, portatela dentro.- pianiucolò la madre.
Holland agitò la bacchetta e la ragazza si trovò improvvisamente a levitare in una posizione eretta.
-No.- disse perentorio l'uomo, Holland guardò i suoi padrone e si fermò all'istante, almeno ebbe il buon senso di mantere l'incantesimo. Wolf deglutì e finalmente riuscì a proferire qualche parola, ripetè quasi esattamente le parole che aveva provato, con diverse pause per colpa del sangue che stava perdendo. L'ascoltarono i silenzio, nel volto della madre traspariva preoccupazione, orrore, collera mentre i due uomini sembrano soppesare ogni singola parola. Holland continuava a guardare a terra.
-Forse è meglio guardare.- Disse l'uomo, puntò la bacchetta contro la figlia e la mosse leggermente senza dire niente.
Wolf sapeva cosa fargli vedere, ricordi di come la vera parkinson era stata catturata per avere risposte che non aveva dato, portata in uno squallido hotel per torturarla con metodi poco ortoddissi e come era riuscita ad impossersarsi nuovamente dalla sua bacchetta prima di smaterializzarsi lì.
-Portatela dentro.-disse l'uomo, sicuro della sua analisi. Wolf si sentì trasportare come una piuma, rivolse uno sguardo a Finnian, il fratellone che non la proteggeva mai ma che sarebbe andato a fargli le sue scuse, prima di sparire oltre la porta.
Holland la fece adagiare sul tavolo della cucina per le prime cure, si muoveva con esperienza, come se tutto fosse routine per lei. Poi la portò nella camera di Kathrina, era grande, molto più grande e lussuosa di quello a cui la ragazza era solitamente abituata.
La donna la fece distendere sul letto a baldacchino e troneggiava al centro della stanza e continuò con le sue cure. Non aveva ancora finito quando Wolf la cacciò fuori dalla stanza. La donna protestò ma lei fu irremovibile nella sua scelta di voler rimanere sola almeno per qualche minuto. La serva allora le concesse una mezz'ora nella quale le avrebbe avuto il tempo di terminare un pozione.
Apenna uscì Wolf si alzò dal letto, zoppicante raggiunse una delle due finestre della parete che davano sulla strada, vi si poteva ammirrare il parco di fronte. Agitò la bacchetta in un movimento che aveva imparto al quarto anno e subito volò in mano sua una cintura di pelle nera di una decina di centimetri di larghezza. Vi era una piccola tasca interna dalla qualche estrasse una fiala, il colore del contenuto era di un viola scuro ma limpido, che bevve in un solo sorso. Dopo aver adempiuto a tutto ciò rimise via la boccetta nella tasca e ne estrasse la sua bacchetta. La strinse sentendo il legno familiare tra le dita, solo stringerla le dava un senso di sicurezza.
La ripose e tornò nel letto, pose la cintura nel comodino in legno scuro e decorato con fiori oro che aveva affianco.

Wolf bevve un sorso del "tonico" che Holland le aveva preparato, era di un verde smeraldo ma malgrado l'odore poco invitante aveva un sapore di menta. -Forza, lo beva tutto.- disse la donna lanciandole uno sguardo materno.
La ragazza non se lo fece ripetere e trangugiò il tutto, una sensazione di sollievo le pervase il corpo, la stanchezza venne lavata via dai suoi arti. -Stia tranquilla, solo per qualche giorno e poi potrà tornare a fare le sue solite commissioni.- l'assicurò la donna prendendo il bicchiero che Wolf le porgeva.
-C'è la signorina Black alla porta.- l'avvisò la donna.
-Narcissa?- chiese con un tono troppo sorpreso. Wolf si ricordava di Kathrina come una ragazza piuttosto passiva se non per alcuni argomenti che la interassavano maggiormente, in quel caso poteva addirittura sembrare esaltata.
Holland le riversò un'altro sguardo da madre preoccupato – I suoi non la faranno entrare, ha bisogno di riposare.- fece una pausa sospirando -Deve avere passato davvero dei brutti momenti.- La donna si vide rispondere con uno sguardo freddo -Mi scusi, ho osato troppo.- vi era davvero rammarico nella voce dalla donna, preoccupazione nei suoi occhi mentre scrutava la ragazza che aveva di fianco, una ragazza che aveva praticamente cresciuto.
Wolf era sul punto di dire qualcosa quando alla porta qualcuno bussò -Sono io, Narcissa.- disse e senza nemmeno aspettare entrò. Holland fece una lieve riverenza prima di uscire dalla stanza.
-Ero così preoccupata, sono venuta appena ho saputo la notizia.- Narcissa si sedette su di una poltrincina,foderata in nero con rose oro, che aveva fatto spostare con un incantesimo, appena era entrata, affianco al letto.
-Come sei entrata?- chiese lei nella confusione.
-Ho fatto valere i miei diritti davanti a quegli idioti dei tuoi genitori.- rispose la ragazza. Wolf notò che sfoggiava un anello di diamanti con il quale, molto probabilmente, si sarebbe potuta comprare l'intera palazzina dell'appartamento in cui aveva vissuto negli ultimi mesi.
-Ma dimmi, come stai?- Narcissa le prese le mani con vera preoccupazione. Wolf fissò gli occhi scuri su quelle mani diafane che ne stringevano altre altrettanto pallide ed estranee per lei. Si sentiva confusa, parlare con Narcissa la rendeva triste e arrabbiata allo stesso tempo, non le rivolgeva la parola da quella sera, da quando sua sorella l'aveva torturata. Ma sapeva che non era lì per dare ascolto ai suoi sentimenti ma per portare a termine una missione.
-Kathrina?- la chiamò la ragazza decisamente scocciata di essere stata ignorata ma anche con una punta di preoccupazione.
Wolf alzò lo sgaurdo facendo ondeggiare i boccoli corvini -Non ne voglio parlare, davvero.- rispose scuotendo la testa -Non ora.- Narcissa la guardò comprensiva e con un po' di pietà.
-Allora passiamo alle cose serie, sarai in piedi tra due settimane? Perchè c'è la festa di fidanzamento di Zabini e Shae. E' passato più di un anno da quando lei è arrivata ma lo rendono "ufficiale" solo ora, non ti sembra un po' troppo tempo? Quella di natale era solo per pochi intimi e quindi ne faranno un'altra in grande. Di certo non sarà meglio della mia.- Narcissa scosse la testa divertita – Ma sono obbligati. Hanno un dignità da mantenere e di certo un fidanzamento non può essere celebrato come lo hanno fatto loro. Ovviamene andremo insieme....-
Wolf smise di ascoltare, era così strano avere Narcissa affianco a sè che le parlava come se fosse stata Kathrina, non sospettando minimamente che quella che aveva davanti era una sporco sangue. La stava trattando come una sua pari, per quanto Narcissa potesse considerare qualcuno un suo pari.
-E poi devi farmi da damigella per il matrimonio a Giugno, tieniti libera. Sto già seguendo i preparativi...- Wolf continuò ad ascoltare a metà i progetti del grande matrimonio con Lucius Malfoy. Narcissa aveva solo 19 anni eppure si comportava come una donna che sapeva perfettamente quello che voleva. Wolf aveva girovagato a vuoto negli ultimi mesi alla ricerca di qualcosa che non aveva trovato, matrimoni e famiglia era una delle ultime cose a cui avrebbe pensato.
-Ho un grande annuncio da darti.- disse poi sottovoce facendo destare Wolf dai suoi pensieri.
-Quello che ti è successo, lo sanno già tutti. Il tuo sacrificio non passerà di certo innorsevato. Si vocifera che ti verrà dato un riconoscimento, potresti essere la prossima a ricevere il marchio.- Narcissa non sembrava felice per lei, in effetti vi era una sorta di dubbio nel suo volto.
-Dici sul serio?- chiese Wolf impallidendo ma cecando di sembrarne entusiasta. Davanti a lei Narcissa e Kathrina non avevano mai dimostrato entusiasmo o interesse verso il Signore Oscuro e la sua causa, e se lo avevano fatto affiancate a Bellatrix sembravano quasi indifferenti.
Il cuore di Wolf cominciava già a batterle all'impazzata per la paura, incontrare il Signore Oscuro di persona era un vero e proprio suicidio. Forse poteva ingannare quell'idiota del padre di Kathrina ma non sarebbe mai riuscita ad ingannare in mago così potente.
-Insomma.- ricominciò Narcissa improvvisamente disinteressata dell'argomento – O tu o Lysandra. Probabilmente lei. Dopo l'iniziazione per lei era solo questione di tempo e ha quasi finita la scuola.-
-Iniziazione?- chiese Wolf riversandole uno sguardo interrogativo.
-Ti devono aver colpito davvero forte. Si, iniziazione, c'eri anche tu. A pasqua dell'anno scorso.-
Wolf cercò di mettere insieme i pensieri, aveva un vago ricorodo di Narcissa e Kathrina che si divertivano a ridacchiare dietro le spalle di Lysandra. Wolf aveva chiesto cosa c'era tanto da ridere, le avevano risposto, guardandola come un ignorante, che la famiglia Yaxlei portava avanti un culto per un antico dio. Molto tempo addietro, durante il medioevo, la famiglia era portavoce del dio. Nel tempo l'attacamento all'antico culto era diminuito ma non era mai scomparso, tutti i membri della famiglia venivano sottoposti fin da piccoli ad un duro allenamento al fine di superare una prova finale, che poteva avvenire ad età diverse a seconda dei progressi che si riusciva ad ottenere, comunque entro il 20/21 anni.
-Certo, l'inaziazione.- rispose con una leggera punta di derisione.
Narcissa ghignò leggermente -Quella ragazzina era anche preoccupata per quella cerimonia, non so nemmeno se si possa chiamare tale.-
-Preoccupata?- chiese Wolf, Lysandra era una ragazza di ghiaccio.
-Adesso che ci penso non te lo ho nemmeno raccontanto. Prima della cerimonia sono andata ad augurarle buona fortuna.- La bionda roteò gli occhi divertita -Devo mantenere dei buoni rapporti per questioni di famiglia, non si possono ignorare gli Yaxley. L'ho trovata che tremava come una foglia, nemmeno ne andasse della sua vita. Certo, ho provato a consolarla e calmarla, con il risultato che era sull'orlo delle lacrime. Ridursi così, ma ci credi?-
-Se non fosse venuto fuori dalle tue labbra non ci avrei creduto. Non lo sembrava affatto.-
Narcissa scrollò le spalle – Regalus deve averla calmata.-
-Regalus?- Wolf per poco non si morse la lingua, sapeva di aver detton il nome con troppa preoccupazione, troppo velocemente e con un tono troppo alto. Almeno aveva avuto la fortuna di aver ripetuto Regalus e di non aver detto Reg.
Narcissa la guardò sospettosa alzando un sopracciglio -Tuo cugino non era scomparso?- aggiunse con più calma.
-E' scomparso dopo. Quella è stata l'ultima volta che l'ho visto.-
Wolf cercò di non sembrare pensierosa -Si hanno sue notizie?-
-No, non se le hanno da allora.- rispose Narcissa sempre più confusa da quel improvviso interesse.
-Deve essere difficile per te, tu e Regalus eravate legati. Sempre più che con l'altro.- Narcissa socchiuse gli occhi al pensiero di Sirius.
-Legati o meno le persone continuano a sparire. Siamo in guerra. Non finirò come Zabini, ancora lo cerca e chiede a tutti se ne sanno qualcosa.- Narcissa scrollò le spalle. -Probabilmente verrà a parlare anche con te.-
-Con me? Perchè dovrei sapere qualcosa?-
-Non lo so. Zabini pensa che potrebbe essere stato preso dal ministero e tu ne sei fuggita.-

Narcissa rimase a parlare ancora per un po' con l'amica prima di andarsene, a casa il suo fidanzato l'aspettava per cenare e lo aveva fatto aspettare fin troppo. Si salutarono con un abbraccio, Wolf era quasi scioccata, non aveva mai abbracciato Narcissa. Apenna la ragazza era uscita dalla stanza Holland era tornata per vedere se la sua "paziente" stava bene e portare via il bicchiere con il tonico. L'avvisò che sua fratello sarebbe passato a trovarla non appena sarebbe tornato dall'incontro di lavoro.
Appena ebbe la stanza libera Wolf sfilò la cintura dal comodino, bevve un sorso della pozione polisucco.
Dopo di che estrasse un foglio di carta e la propria bacchetta, con movimenti lenti e precisi scrisse in aria ciò che voleva venisse scritto sulla carta per poi pronunciare l'incantesimo che le avevano insegnato qualche ora addietro.
Agitò nuovamente la propria bacchetta e il foglio si ripiegò su se stesso in un origami e forma di scimmia.
Saltellò nella stanza una o due volte prima che Wolf gli aprisse uno spiraglio alla finestra.
Qualcuno bussò e lei si fiondò nel letto riponendo tutto nel casseto del comò e reprimendo un gemito.
Phineas Parkinson entrò nella stanza con il volto più compevole che lei avesse mai visto. Guardò la sorella nel letto che come sempre gli riservava uno sguardo freddo.
-Come stai?- chiese preoccupato.
-Ora bene.- rispose lei con tono gelido, il tono che aveva spesso sentito dalla stessa Kathrina quando parlava della sua famiglia.
-Non potevo fare niente.- rispose subito lui con voce ancorata.
-Certo.- continuò lei con lo stesso tono.
-Che volevi che facessi!?- in un attimo Phineas sembrava fuori di se mentre le urlava contro e il suo viso diventava rosso, come pronto a scoppiare.
-Non mi aspettavo niente.-
Phineas si mise la mani tra i capelli -Perchè fai così! Io ho fatto la cosa giusta.- L'uomo le si avvicinò ormai del colore di un pomodore -Io ho fatto la cosa giusta!- gridò premendo con forza il suo dito indice sul petto più volte.
Wolf rimase in silenzio a fissarlo, non conosceva così bene le dinamiche familiari, non sapeva quale compartamento avrebbe dovuto assumere, ma Kathrina era una ragazza passiva.
Phineas rimase così per qualche secondo prima di scuotere la testa e passarsi nuovamente le mani fra i capelli -Fai come vuoi.- disse -Io sapevo quel che facevo.-
-Ne sono certa.-
Per un istante sembrò sul punto di rimettersi ad urlare ma poi le riservò uno sguardo triste. Imboccò la porta e appena prima di uscire sussurrò un -Mi dispiace.-

Wolf aveva ripreso le sue sembianze, era uscita verso la tarda mattinata dalla casa dei Parkinson dicendo che doveva andare a fare compere. Malgrado le preoccupazioni e le lamentele di tutti era era rimasta ferma sulla sua posizione. Alla fine nessuno aveva realmente opposto resistenza, anche se era stata rapita solo il giorno prima. Uscita si era subito diretta in un bar magico qualunque, era andata in bagno dove si era cambiata e dove aveva ripreso le sue sembianza, la pozione polisucco aveva finitò il suo effetto ormai da una decina di minuti e le era bastato dissolvere l'incantesimo di trasfigurazione. Uscita dal bar si era diretta stando attenta a non essere seguita il pub convenuto per l'incontro. Si sedette ad un tavolo in un angolo e ordinò una birra. Dovette aspettare un quarto d'ora prima che Sirius si facesse vivo, si sedette di fronte a lei e la salutò come sempre. Dovevano essere due semplici amici che si incontravano in un bar.
-Sei sempre in ritardo.- disse stizzita e lui le sorrise.
Sirius non seppe che rispondere, solo due giorni prima quella ragazza lo aveva baciato dimostrando dei sentimenti che non pensava avesse.
-Che hai? sembra che ti sia morto il gatto.-
-Ehm, niente.- rispose lui scuotendo la testa.
-Allora passiamo alle cose serie.- rispose lei notando che Malocchio si era seduto nella poltrona dietro alla sua con un giornale in mano, la cameriera le aveva già portato una fetta di torta della casa.
-Kat è famosa.- esordì con un sorriso anche se il tono di voce non accompagnò affatto l'incurvatura delle sue labbra.
-E a quanto pare- disse abbassando la voce -la si vuole marchiare come un vitello.- di nuovo sorrise divertita, come se stesse davvero facendo una corversazione amichevole con il ragazzo che aveva di fronte, il quale sorrideva a sua volta.
Malocchio finì il suo dolce e se ne andò senza aggiungere altro
Poco dopo i due fecero lo stesso, andarono nella stanza di hotel della ragazza. La macchia si sangue non era venuta via del tutto dal pavimento.
Quando arrivarono non c'era nessuno. Appena entrati entrambi si adoperarono per rafforzare quegli incatesimi di sicurezza che già erano imposti sulla stanza.
-Non riuscirò mai ad ingannarlo.- cominciò lei guardandosi intorno cicospetta. Poi si sedette sul letto e rimase in silenzio mentre Sirius percorreva la stanza avanti e indietro. Entrambi aspettavano Malocchio o qualcuno con i suoi ordini.
-Si può sapere perchè mi hai baciato!?- proruppe alla fine lui. Wolf lo fissò sbattendo le ciglia presa alla sprovvista dalla domanda. In un baleno cominciò ad arrossire.
Proprio in quell'istante fece la sua comparsa, in quanto si era materializzato, Malocchio.
-Chi ti ha dato l'informazione?-
-Narcissa.- rispose prontamente lei -Ieri è venuta a trovare Kathrina, ha detto che tutti sanno della mia fuga e che per il mio atto sarò rincompensata con il marchio, probabilmente. Prima di me verrà fatto a Lysandra Yaxley. Tra due settimane ci sarà la festa di fidanzamento di Zabini e forse ci sarà anche il Signore Oscuro. Troverò una scusa per non andarci.-
-Ci andrai, ci serve che ti inserisca subito in quel mondo, prima abbiamo le informazioni, prima possiamo cambiarti con qualcuno con più esperienza di te.- rispose autoritario l'uomo.
-Ora, da quanto ci avevi detto sembra che la presenza di Voldemort sia quasi indispenabile per l'imposizione del marchio ma d'altronde il marchio è un semplice incantesimo che può essere imparato, non è detto che tu debba essere valuta direttamente da lui, ma bisogna prepararci al peggio, come dico sempre.- Malocchio scrutò entrambi -Se fossi un vero Auror avresti già esperienza con l'occlumanzia.- fece un altra pausa -Farai pratica con Black o Jo e quando riuscirai a tagliare fuori loro allora sarò io il tuo insegnate. Inziate subito, hai ancora un'ora prima di andartene. Poi vi incontrerete di notte, qui. Trova un modo per uscire di casa per qualche ora dall'una alle tre.-
Malocchio mise una mano sulla spalla della ragazza -Qualcuno sembra sospettare qualcosa?- chiese.
-Non sembra, ho visto che ho detto una o due parole fuori posto ma lo hanno attributo al trauma del rapimento.- Malacchio rimase pensieroso per qualche secondo poi le strinse la spalla leggermente prima di sucire dalla porta e fare un cenno a Balck di seguirlo.
-Ascoltami ragazzo, non andarci piano con lei. Non ne va solo della sua vita, ogni passo che quella ragazza farà più vicino a Voldermot più vicina sarà la fine di questa guerra.- Sirius annuì.
-E' davvero un peccaro che quella ragazza non sia tra gli auror.-
-Scusi, signore.-
-Sarebbe una valida risorsa, è un'ottima strega.-

Taylor guardava il piccolo bambino davanti a lei, era davvero piccolo, solo qualche mese. Era arrivato a casa e aveva cambiato tutte le dinamiche. Lei lo trovava grasso, suo padre diceva che era normale, che anche lei era fatta così a quella età. Wolf non ci aveva mai creduto, da quanto ricordava lei era sempre stata magra, se non scheletrica, aveva sempre avuto quelle braccia ossute e chiare, gli occhi grandi incastonati in un viso lungo e ovale da guance, si piene, ma non grasse.
Ma non erano solo quelle le differenze che aveva con il fratellino, lei era il ritratto della madre mentre lui aveva i capelli scuri e ribelli, occhi vivaci e neri come la notte. Erano così diversi, eppure le piaceva.
Le piaceva il sorriso tonto che le rivolgeva spesso, anche in quel momento la stava guardando con i grandi occhioni desideroso di giocare con la sorellina che lo accontentava spesso.
La bambina continuava a guardarlo, ora sorrideva. Giocherellava con lui che rideva.
La donna la guardò, era vestita di tutto punto per uscire, con un cappotto di seconda mano color carta di zucchero.
Assottigliò gli occhi chiari come se qualcosa di tremendamente fastidioso le fosse apparso davanti. Affondò maggiormente il viso nella sciarpa chiara. Si voltò e aprì la porta, affondò le mani nelle tasche e uscì ignorando le risa dei bambini dietro di lei.
Taylor rabbrividì, malgrado il vestito di stoffa grossa, azzurra, che indossava, uno dei più pesanti che possedeva. Si voltò e vide la porta aperta, era sicura di aver sentito sua madre aprirla ma non l'aveva salutata prima di uscire. Si avvicinò alla porta e guardò fuori, della madre neanche l'ombra. La chiuse e si voltò verso il fratellino, solo allora notò il foglio sul tavolo. Si avvicnò e lo lesse, forse la madre le aveva lasciato qualche compito da fare.
Non ne capì molto, sua madre aveva scritto in corsivo, aveva usato parole difficili e quello che c'era scritto non aveva nessun senso per una bambina di 7 anni.
Wolf corse alla porta sentendo qualcuno bussare. Quando l'aprì c'era una vecchia signora, la loro vicina.
-Ho visto la mamma uscire.- disse.
Taylor la fissò, non voleva vedere lei. Infilò le scarpe senza dire niente, la donna cercò di domandarle qualcosa che lei ignorò. Sgusciò fuori dalla porta e cominciò a correre lungo le vie innnevate di Londra. Il suo fiato si condensava appena usciva dalle sue labbra e faceva sempre più freddo, indosava solamente quel vestito, non aveva nemmeno pensato di prendere cappotto e sciarpa, degli stessi colori di quelli della madre. Sarebbe sembrata la sua miniatura, tutti glielo dicevano quando uscivano insieme. La piccola Taylor era identica alla madre.
Arrivò davanti alla porta, un'appartamento in periferia, non molto lontano dalla fabbrica. Taylor non era abituata a quello che si poteva definire lusso ma quella casa era ancora più sporca e decaddente della sua. Bussò con forza, Dean le avrebbe aperto sicuramente. Non sapeva perchè era corsa da lui, forse perchè Xavier abitava più lontano. Lei e Dean non parlavano molto, non erano quelli che si definivano migliori amici, ma giocavano insieme, da quel giorno che si erano conosciuti all'orfanotrofio.
Quello che aprì fu invece il padre adottivo di Dean, un uomo grande e grosso. Un'energumeno dalla pancia tonda e flaccida ma le braccia forti grazie al lavoro in fabbrica. La barba scura era incolta, non regolare, i capelli erano unti come se non fossero mai stati lavati e decisamente anche quello che indossava e il suo odore ne denotavano la poca igiene.
-C'è Dean?- chiese con il fiatone.
L'uomo rispose con un secco no e le chiuse la porta in faccia. La piccola Taylor rimase li fuori a guardare la porta chiusa davanti a se. Piccole nuvellette uscivano dalla sua bocca semi aperta. Non si mosse di un millimetro per qualche secondo, sentiva le mani ormai doloranti a causa del freddo, ormai erano rosse.
Fece qualche passo ma invece di andarsene si avvicinò alla finestra, sul davanzale vi era un vaso di terra cotta con un fiori ormai morto a causa del freddo. Sbirciò attraverso i vetri appoggiando le mani nella neve che si era posata sul davanzale. Si sporse leggemente in avanti per riucire a vedere meglio quela scena aghiacciante. La madre adottiva di Dean era per terra davanti al divano, Dean era in piedi davanti a lei dandogli le spalle, il padre era davanti a loro, il piccolo tavolino era stato rovesciato, e sul suo viso aveva un'espressione d'ira che Taylor non avrebbe potuto descrivere, l'unica cosa che riusciva a provare era paura. L'uomo colpì il bambino che finì per terra, Taylor si sporse di più in avanti ed il vaso affianco a lei cadde, subito si acovacciò per terra, bagnandosi tutto il vestito, cercando di nascondersi dall'uomo.
I suoni che venivano dalla casa erano ovattati, arrivavano alle orecchie della bambina come lontani e indistinti ma erano impossibili da ignorare. Pensò di scappare lontano, aveva troppa paura per muoversi ma poi pensò a Dean, che aveva appena scoperto sulla sua pelle che i genitori non sempre erano buoni.
Così si avvicinò alla porta, strattonò la maniglia con tutta la forza, ma la forza di una bambina non era abbastanza per aprire una porta chiusa. Dentro nessuno aveva sentito i suoi sforzi. Pensò di andare a chiamare aiuto ma non sapeva dove andare e da chi andare, lì vivevano solo uomini che lavoravano in fabbrica e la maggior parte stava lavorando mentre gli altri stavono dormendo dopo turni massacranti, incapaci di sentire le urla sotto il loro piedi.
Si ricordò che Dean aveva detto che la sua nuova famiglia era come tutte le famiglie, come tutte nascondeva la chiave di riserva sotto lo zerbino e come tutte era una buona famiglia. Ora Taylor saperva che aveva mentito ma forse la chiave c'era d'avvero sotto lo zerbino che era sommerso dalla neve. Scavò con le mani talmente fredde che non sentiva quasi più niente, aveva la sensazione che si sarebbero potute staccare di netto da un momento all'altro. Trovò lo zerbino, lercio, e alzandolo trovò la chiave. Ci mise un po' a prenderla, senza sensibilità sulle dita fu un'impresa aurdua raccoglierla da terra ed infilarla nella toppa. Quando aprì la porta i suoni della casa, che fino a prima erano stati ovattatti e confusi, la colpirono, travolgendola e facendola rabbrividere.
Sentiva chiaramente il suono della madre piangere disperata, in un momento gridava il nome del bambino quasi supplicandolo, in un altro lo gridava con rabbia, allo stesso modo gridava quello del marito. Era ancora distesa a terra e scomposta.
Dean correva per la stanza cercandi di sfuggire all'ira dell'uomo che smise di rincorlelo e si diresse verso la donna, più vicina e più semplice. Nella casa vi era un forte odore di alcool, Taylor faceva fatica a respirare. La bambina spalancò la porta chiamando l'amico. Per un attimo tutta la scena si fermò, e l'attenzione si puntò su di lei.
-Vattene!- gridò il bambino che si trovava dall'altra perte della stanza. L'uomo invece si diresse verso di lei, Taylor non capì cosa disse ma gli sgusciò tra le gambe prima che lui potesse prenderla. Dean intanto era salito sopra una delle poltrone rovesciate e si era lanciato sulle spalle dell'uomo, con le braccia ben strette attorno al suo collo nel tentativo di fermare quell'energumeno. L'uomo cercò di scrollarselo dalla spalle. Lo sbalzò via, Dean finì contro il tavolo. Taylor, intanto era andata dalla donna e aveva cercato di tirarla per farla uscire. Ma la donna continuava a dire cose senza senso, la prese per un braccio e la strattonò talmente forte da farla cadere.
La piccola si ralzò l'uomo era ormai da loro, con la sua mano enorme la spinse con brutalità. Poi colpì la donna che gridò e pianse ancora più forte. Anche Taylor stava piangendo, ora. Le faceva male un braccio e aveva paura, sarebbe dovuta correre a chiamare aiuto. Dean si rialzò, aveva perso i senso per qualche istante, e si avvinghiò al braccio dell'uomo -laciala stare!-
Taylor si rialzò da terra, fu allora che vide una padella per terra, caduta probabilmente dal tavolo da pranzo. La afferrò, era più pesante di quanto pensasse. Ora Dean stava cercando di rialzarsi, di nuovo era davanti alla donna e le dava le spalle pronto a fronteggiare l'ubriaco violento che aveva davanti.Wolf si arrampicò sulla poltrona rovesciato, appena dietro all'uomo, sollevò la padella e colpì l'uomo con tutta la forza che aveva sulla nuca, l'umo cadde su un ginicchio, ma poi si girò verso di lei con ferocia. Allora colpì ancora sulla fronte spaziosa e un'altra volta perchè lui aveva cercato di afferarla. L'uomo cadde, cadde sulla poltrona facendo cader anche Taylor. Sulla fronte dell'uomo si stava aprendo un grosso taglio. La bambina rimase per terra mentre vedeva il sangue uscire lentamente.
-Cosa hai fatto!- la donna la guardava con occhi fiammeggianti, febbrili. Cercò di alzarsi, come se volesse colpirla a sua volta. Dean si avvicinò a Taylor.
Qualcuno era stato attirato dalle urla che si erano propagate nel vicinato dopo che Wolf aveva spalancato la porta, nel pianerottolo era antrata neve. E le grida ossessive della donna continuavano ad attirare più curiosi ma soprattutto operari appena tornati dai loro turni. Qualcuno chiamò la polizia e l'ambulanza, perchè non passò molto tempo che i medici portarono via l'uomo e che i poliziotti interrogassero loro e la donna. Taylor e Dean ripeterono cosa era successo a più di 5 persone diverse, entrambi riluttanti a far uscire le parole dalle loro bocche. Un poliziotto chiamò il padre di Taylor e si offrì di scortare Dean all'orfanotrofio.
I due bambini se ne stavano seduti sul gradino del pianerottolo aspettando il padre di Taylor, Dean aveva insistito per aspettare con lei ed il poliziotto alla fine aveva accettato.
-Perchè sei venuta oggi?- chiese il bambino.
Taylor scosse la testa mentre calde lacrime scorrevano di nuove il suo viso. Dean la guardò impacciato e arrossendo le strinse una mano.
-Ecco...Taylor...- cominciò non sapendo cosa dire dopo aver rotto il loro silenzio. -Grazie.-
Wolf si voltò verso di lui cercando di trattenere le lacrime come fanno le bambine forti. -Mi dispiace.- rispose lei con voce incerta a causa dei singhiozzi.
Poco dopo arrivò Mike, il padre di Taylor, se era sconvolto per la lettera che la miglie eveva lasciato sul tavolo non lo diede a vedere.Abbracciò sia la figlia che Dean, stingendoli quasi più del dovuto e portando un po' di calma nei loro cuori tormentati. Convinse il poliziotto a lasciare i ragazzi alle sue cure, passarono all'orfanotrofio e dopo aver parlato con la madre superiora portò a casa entrambi i ragazzi.
La giornata era stata pesante, Dean fu il primo ad addormentarsi sul divano mentre Mike suonava la suo logora chiatarra su cui spiccava l'intaglio con il suo cognome. Taylor stava pian piano per perdersi anche lei nei meandri del sonno, il suo sguardo assonato ricadde sulle mani candide.
Wolf si svegliò all'improvviso tra le calde coperte di casa Parkinson, nella confusione si guardò intorno cercando di riconoscere qualcosa nella penombra ma tutte le sembrava estremamente estraneo, dov'era il divano su cui si era addromentata poco prima? Estrasse le braccia dalle calde coperte, il freddo pungente si fece sentire subito.
Alzò le braccia sopra il viso e guardò le mani, pallide risaltavano nel buio grazie alla luce che penetrava dalla spesse tende che non erano state chiuse bene. Anche se quelle mani erano diverse la colpa che le impregnava era la stessa. L'uomo era rimasto in coma per anni prima di svegliarsi, la donna si era indebitata per le cure ma poco le importava di lei, quella donna l'aveva chiamata assassina. Quando l'uomo si era svegliato aveva tirato un sospiro di sollievo, ricordava ancora il momento al suo quarto anno quando Dean gli aveva detto che il mostro si era svegliato.Ma si era svegliato solo per morire qualche giorno dopo, per complicazioni.
Wolf sapeva che era colpa sua, lei non voleva ucciderlo, voleva solo fermarlo. Si era sempre chiesta come fosse riuscita a colpire così forte, ad avere tanta forza. Nella sua mente si era insinuato il dubbio che fosse stato proprio in quel momento in cui la sua magia si era manifestata la prima volta, ma aveva sempre accantonato tutto nell'angolo buio dove conservava tutti i dubbi indesiderati. La manifestazione della sua magia era avvenuta in un mattina d'inverno durante una colazione che ricordava sepre con un sorriso.
Uscì dal letto e un brivido la percorse, si tolse la camicia da notte e si mise i suoi vestiti babbani.
Uscire da casa Parkinson era abbastanza semplice, non c'erano incantesimi, o porte chiuse magicamente. Wolf apriva semplicemente la finestra e arrampicandosi sul cornicione scendeva lungo la facciata della casa, ad aiutarla proprio vicino alla sua finestra era stato costruita una struttura a scacchi in legno che aderiva al muro in modo da farvi crescere l'edera. Mentre quella sera scendeva, usciva dalla finestra e assicurava mani e piedi sulla rete di legno ed edera, si trovò a pensare che, probabilmente, a Kathrina non sarebbe mai venuto in mente, in tutta la sua vita, di usare a quel mondo quell'ornamento della casa.
Ma fu una riflessione di un solo secondo perchè i suoi pensieri tornarno veloci al sogno appena fatto e la rimisero di mal'umore. Era tutta colpa di Sirius, la notte precedente aveva scavato nella sua mente e si era permesso di far rivivere l'inizio di quel giorno, lei era riuscita subito a sciogliere l'immagine, a scacciarla, distruggerla in tanti brandelli e farla sprofondare nell'oscurità, ma era basta quell'amaro inizio di giornata per portare a galla valanghe di ricordi che pensava di aver sepolto ormai da tempo sotto altri ricordi altrettanto amari.
Scavalcò i cancello e fu fuori dalla casa, ancora la soprendeva la mancanza di ogni forma difensiva e la rendeva sospettosa, non dei Parkinson, ma piuttosto del ministero. Se non erano protetti da alcun chè perchè gli auror non arrivavano semplicemente ad arrestarli. Non c'erano prove a carico della famiglia, non prove certe e inconfutabili, solo relazioni che sottindevano qualcosa che sonttointendeva qualcos'altro e così via, ma niente che provasse che meritassero di andare ad Azkaban. Eppure il ministero si era preso la briga di arrestare Kathrina, relegarla in una segreta stando ben attendo a ternerla lì nascosta, interrogarla periodicamente e mettere qualcun'altra al suo posto. Tutto questo doveva andare in qualche modo contro i diritti di Kathrina.
Wolf aveva sospetti sul ministero anche per quanto riguardava Regalus, aveva sempre pensato che erano stati i mangiamorte o il Sognore Oscuro stesso a farlo sparire, i cattivi della situazione, ma da un'altro punto di vista poteva essere stato anche il ministero. Come poteva essere sicura che Reg non fosse stato preso da qualche auror e che ora marcisse nella cella proprio accanto a quella della Parkinson? Non poteva, era Sirius si sarebbe dovuto accupare degli auror e dei loro sotterfugi per saper qualcosa di Regalus, lei non ne aveva la possibilità.
A insospettirla ancora di più era Malocchio. Qualla domenica sarebbe andata al famoso ricevimento per il fidanzamento di Shae e Zabini. C'erano larghe possibilità che vi sarebbe stato presente anche il signore oscuro, anche se per Wolf era impossibile pensarlo vestito a festa e partecipare a serate mondane tra chiacchiere inutili e bicchieri di shampagne. Wolf aveva sentito che una volta era stato un bel ragazzo eppure non riusciva minimamente a dare un volto a colui che si faceva chiamare il Signore Oscuro. Narcissa lo aveva visto ma quando, nelle vesti di Kathrina, Wolf le aveva chiesto di descriverlo, Narcissa si era indegnata a tal punto che era uscita dalla stanza.
Wolf sperava con tutto il cuore che non vi fosse al ricevimento, non voleva di certo essere smascherata. Aveva proposto a Malocchio di fingersi malata, ancora scossa per la prigionia e la tortura si sarebbe rintana in casa pur di non incotrare Voldemort. Ma l'auror era stato irremovibile, doveva inserirsi il più in fretta possibile in quella società, acquisire il maggior numero possibile d'informazioni e passarle al ministero in modo che potessero preparare un auror più esperto di lei e metterlo al suo posto. Wolf ci scommetteva che Malocchio vedeva il suo smascheramento e la sua plausibile morte come un'opportunità. Morta lei avrebbe sicuramente fatto trapelare la notizia, sussurando nelle giuste orecchie, che la vera Kathrina si trovava in questa precisa cella che rimaneva sguarnita in queste precise ore. Una Kathrina salvata sarebbe sembrata meno sospetta di un Kathrina che era scappata da sola.
I capelli di Wolf divennero biondi nel momento in cui oltrepassò la porta del pub babbano dove Sirius la stava già aspettando, anche i suoi occhi tornarono di quel grigio chiaro che ricordava in cielo terso e della forma di quelli di un gatto. Il viso si fece più allungato e le labbra poco meno carnose e chiare. Ma tutto avvene in una folata, come se il vento l'avesse colpita e avesse portato al posto di Kathrina l'altra ragazza che ora sedeva davanti al ragazzo con un sorriso. L'incantesimo di trasfigurazione si era sciolto in un soffio e nessuno sembrava essersene accorto, e chi dei presenti pensava di aver visto qualcosa subito decideva che per quella sera aveva bevuto fin troppo e proprio per questo un'altro giro non sarebbe stato male.
Come sempre, nelle ultime notti, non stettero molto nel bar, bevvero qualcosa per poi andarsene recitando la parte di una coppietta fecile che non vedeva l'ora di andare a casa, tra risate e sorrisi lascivi.
Arrivati poi al solito Hotel continuavano la recita, che non era mai stata fermata nemmeno mentre facevano il tragitto. Si assicuravano di non essere seguiti, ma continuavano la recita, un po' per avvitare qualsiasi sospetto nel caso qualcuno realmente fosse lì ad assorvarli e un po' perchè davvero, entrambi, si sentivano inebriati della presenza l'uno dell'altro e perchè tra i due, senza nessuno reale sforzo, e senza nessuna reale volontà da parte della ragazza, stava nascendo un sentimento di complicità che andava oltre la loro strana, mai del tutto capita da entrambi le parti, amicizia.
Quel Venerdì sera fu diverso, l'aria che antrambi respiravano era satura di tensione, da parte sua Wolf era di mal'umore per colpa di quei fastidiosi ricordi e preoccupata per il ricevimento, mentre Sirius aveva paura per la ragazza, entrambi potevano morire ogni giorno a causa di quello che stavano facendo ma quella domenica Wolf avrebbe avuto la morte molto più vicina del solito. La megera aveva più probabilità di allungare le lunghe dita ossute sulla ragazza.
Così quando finalmente arrivarono nella stanza la tensione calò di colpo su di loro, ora che non dovevano più portare avanti la farsa della coppietta, che stava venendo più realistica del solito. Fecero quello che c'era da fare, impegnadosi di più ma arrivando sempre allo stesso risultato. Wolf sapeva scacciare Sirius dalla sua mente, ma lo faceva nel modo sbagliato, lo faceva precipitare o scontrare contro un muro mentre quello che doveva fare era servire falsi ricordi, sostituire memerie del tutto inventate a quelle vere, corregere quelle vere in modo da poterle inserire nella vita di Kathrina. Scavando poco più affondo della superficie la vita di Wolf veniva messa a nudo, ogni suo ricordo doloroso o felce, e quella sera Sirius, tra i frammenti, era riuscito a ricostruire quella fatidica giornata che era rimasta impigliata tra i sensi di colpa della ragazza per tutta la sera.
Wolf sentiva la disperazione crescerle dentro, la sua strategia sarebbe stata quella di focalizzarsi il più possibile sugli ultimi ricordi nelle vesti di Kat sublinando i propri pensieri, sulla tortura nella stanza e sui ricordi non suoi che le erano stati impiantati nel cervello. La sua unica possibilità era sperare che il Signore Oscuro non sarebbe andato oltre, ma davvero il signore oscuro sarebbe stato così stupido?
-Sai che Narcissa è una brava occlumante?- chiese Wolf alzandosi dalla sedia dove era stata seduta fino ad allora.
Prese una delle fiale dal tavolino e puntò la sua bacchetta alle tempie.
-Cosa?- chiese lui che aveva lanciato uno sguardo all'orologio, 2:30, erano due ore che stavano andando avanti. Non molto e Wolf se ne sarebbe dovuta andare. Wolf socchiuse gli occhi e currugò la fronte, un fliebile filo aggertanto uscì dalla sua fronte quando allontanò la bacchetta e vi rimase attaccanto, fluttuante. Lo fece scivolare nella fialetta e lo diede a Sirius, le memorie della giornata.
-Lei e Kathrina si allenavano insieme negli ultimi tempi.- rispose -Mi ha proposto di ricominciare non appena i miei nervi fossero tornati saldi come una volta.- Un'altra prospettiva spaventosa.
Sirius mise la fiala nella tasca del capotto.
-Mi porti a casa tua?-
-Cosa?-
-Ti chiederei di andare nel mio appartamento ma sarà pieno di polvere, da quando mia zia è al San Mungo nessuno ci ha messo più piede.-
-Non è sicuro.- rispose lui prontamente ricordandosi quello che aveva imparato dal suo corso auror e da Moody.
Ma di nuovo tra i due si stava instaurando quella strana sensazione di complicità e Sirius si chiese cosa c'era di male nel assecondare questo suo desiderio, da come si prospettava il futuro poteva essere l'ultimo desiderio prima di morire.
-Mi manca il gatto.- disse lei con un leggero sorriso ed il leggero sbuffare di Sirius, lo sguardo rassegnato le fecero capire che anche quella volta lui l'avrebbe accontenta.
-Aspetta solo un attimo.- la ragazza uscì dalla stanza e tornò solo dopo una decina di minuti nei quali Sirius era risciuto ad immaginarla rapita o morta una decina di volta ed era ritornato sulla sua decisione di portarla nel proprio appartamento. Ma appena la vide entrare con un ghigno tornò di nuovo sui propri passi guardandola confuso.
Così le offrì la mano che le prese con la solita irrequietezza, fatta di imbarazzo e fastidio per l'imbarazzo che provava, e si smaterializzarono, sebbene lui odiasse quella pratica, propriò nel suo salotto. Appena arrivati Wolf si lasciò cadere atterra sul morbido tappeto bianco, lanciò una rapida occhiata al divano che Sirius aveva preso nuovo ancora prima che lei iniziasse quella missione suicida.
-Allora, che sei andata a fare prima?-
Wolf si alzo e posò due piccoli oggetti sul tavolo, estrasse la bacchetta e con un leggero sorriso lanciò un incantesimo. Velocemente due bottigle di vino rosso, non della migliore qualità dato il rivenditore, crebbero davanti ai loro occhi. Sirius si affretto a prendere dei bicchieri, grossi bicchieri da brandy perchè non ne possedeva altri.
Mentre Wolf versava il liquido rosso nei bicchieri di cristallo Sirius si adoperò per collegare il giradischi nel salone e scegliere un disco. Wolf aveva già bevuto un sorso del suo, in una mano aveva il suo bicchiere e nell'altra quella del ragazzo. Sirius riuscì finalmente a scegliere un disco della sua collezione.
Il ritmo travolgente di John Lee Hooker la travolse facendola sorridere mentre lui prendeva il suo bicchiere e beveva un sorso. E poi ballarono, ballarono come Wolf non aveva mai fatto prima. Trasposrtati dal ritmo caldo, dalla voce profonda di Hooker, danzarono nella stanza.
Wolf conosceva Hooker, il suo stile le faceva venire in mente la sua infanzia, la raccolta di vinili del padre e le serate passate ad ascoltare musica. Non lo ascoltava spesso, crescendo si era avvicinata più al punk che al blues o al boogie, ma le piaceva quella musica calda e ritmata.
Wolf ballava seguendo il ritmo, per motivi insensati pensò alle vecchie sale da ballo degli anni '30-'40. Stanze colme di fumo e delle luci calde e gialle. Si chiese quando Sirius aveva appoggiato il bicchiere, avesse imparato a ballare perchè non solo la faceva volteggiare come se fosse niente e lei, per quanto strano, le pestava raramente i piedi anche se non sapeva ballare quella musica, non sapeva ballare in generale.
Quella sera sembrava tutto possibile agli occhi della ragazza e cominciò a lasciare da parte tutte quelle preoccupazioni e sensi di colpa che si portava dietro così spesso, si lasciò andare, semplicemente e senza pensare.
Improvvisamente si sentì felice, per la prima volta dopo tanto si sentiva davvero felice, tra le braccia del ragazzo che aveva davanti che le sorrideva con lo stesso sorriso inebriato. Le sembrava di essere ubriaca, ad entrambi sembrava di essere ubriachi eppure avevano bevuto un solo bicchiere di vino e entrambi avevano scoperto, dopo vari espirimenti, di reggere bene l'alcool. Wolf decise che per quella sera non le sarebbe interessato più di niente, così lo baciò, frettolosamente e staccandosi subito, rise.
La musica finì, la puntina saltò diverse volte e Sirius tornò ad armeggiare con il gramofono.
Wolf finì di bere il suo vino, per tutto quel tempo aveva ballato con il bicchiere in mano rischiando di sporcare quello stupendo tappeto bianco.
Sirius optò per un'altro disco di Hooker, ne aveva a bizeffe tra dischi e raccolte, eppure aveva passatto più dischi per scegliere la musica giusta del momento. Il blues riprese, Wolf pireottò su se stessa e poi offrì la mano al ragazzo per riprendere a ballare, a divertirsi. Sirius la rifiutò e si avvicnò a lei deciso, turbandola leggermente. Wolf sentiva già il sou cervello elaborare come sempre faceva "Black, non pensare che questo significhi qualcosa. Se lo credi ti sbagli." e continuava con altre frasi simili, glielo stava anche per dire, con il suo solito tono freddo quando lui,senza dire niente, decidendo semplicemente di buttarsi, la baciò prendendole il viso tra le mani.
Wolf non era mai stata baciata a quel modo, nessuno le aveva mai trasmesso tanta passione, tanta vita e ricambiò. Fu come quei baci che si vedeno nei film, con le mani fra i capelli, quei baci che si ha la sensazione non possano finire mai perchè vi si sente risucchiati. E Wolf non voleva staccarsi, se avesse mai potuto definire la felicità avrebbe descritto quel esatto momento.
Quando alla fine si staccarono lui le stava ancora tenendo il viso e la guardava, la scrutava come per capire se fosse vero quello che era appena successo, sei lei fosse vera, in quel momento davanti a lui.
Una canzone finì e ne iniziò un'altra. Lei sorrise, il suo bicchiere era caduto quando lui l'aveva baciata, ma non si era frantumato a terra, era volato a rimettersi sul tavolo della cucina.
Sirius le sorrise, non gli pareva di aver mai visto quacosa di così bello davanti a se. E ballarono ancora e si baciarono ancora fino a che non finiro per terra, su quel tappeto comodo come un letto di piume. La notte era ancora lunga e loro era ancora giovani.

Zabini entrò nella stanza dove la sua fidanzata stava finendo di preprarsi per la sera, proprio in quel momento l'elfo stava finendo di entrecciare l'ultima treccina. Tracento lunghe treccine di capelli neri che l'elfo aveva intessuto durate tutta la giornata e rigorosamente a mano. Mentre la signora faceva colazione, mentre controllava la corrispondenza, mentre controllava che i tavoli, i fiori e addirittura i lampadari fossero perfetti.
Bastò un cenno e l'elfo uscì dalla stanza. Shae iniziò a truccarsi senza badare al fidanzato che dietro di lei continuava a scrutare ogni sua mossa con un sorriso amaro.
-Ci sarà veramanete?- chiese lasciando il rossetto sopra la toletta. La prospettiva della serata l'atterriva anche se aveva sempre adorato le feste.
-Non lo so, lui ha detto che ci sarebbe stato, io lo ho invitato come dovevo fare.- Zabini ricordava perfettamente la scena, gli sembrava così comica in quel momento mentre ci ripensava.
Shae non disse niente, guardò Drake attraveso lo specchio con preoccupazione. Poi tornò a fissare il suo riflesso, solo per qualche secondo prima di spotare lo sguardo sul foglio contente la disposizione dei tavoli.
-Spero...- lasciò cadere la frase, era meglio non dire ad alta voce ciò che stava pensado. Sperava solo che quella sera sarebbe andato tutto bene, che sarebbe stato tutto perfetto.
-Che cosa ti metti?- chiese lui capendo che ormai l'argomento era finito.
Shae sorrise leggermente -Quello che non ti piace.- rispose.
-Non è che non mi piaccia.- rispose lui alzandosi ed avviciandosi e lei -Semplicemente non mi piacerà come ti guarderanno.-
-Ma me ne farò una ragione.- aggiunse dandole un bacio.
Shae sorrise leggermente ricambiando -E' meglio che ci cambiamo, saranno qui a momenti. Ci sarà anche Kathrina? Sarei dovuta andare a trovarla.-
-Credo di si, ho giusto qualche domanda da farle.-
Quando Shae fece il suo ingresso nella sala, scendendo la lunga scalinata, erano già presenti la maggior parte degli invitati. Riuscì facilmente a catalizzare l'attenzione di tutti su di se grazie al lungo vestito rosso a lustrini con una profonda scollatura sulla schiena e uno strascico invidiabile.
Wolf, che si trovava vicino a Narcissa, non riuscì quasi a trattenere un'esclamazione di sorpresa. Di Shae aveva solo sentito parlare, ma ora che la vedeva riusciva solo a pensare che Zabini doveva essere un ragazzo estremamente fortunato. Shae oltre ad essere estremamente bella sembrava essere una perfetta padrona di casa.
Zabini apettò la fidanza all'inizio della scalinata e le offrì il proprio braccio, lei sorrise intrenciandovi il suo. Poi entrambi si diressero verso lei e Narcissa.
Mettendo a confronto la futura signora Zabini e la futura signora Malfoy Wolf non sapeva nemmeno decidere chi indossava il vestito migliore, sembravano fronteggiarsi in un piano al quale lei non sarebbe mai arrivata, ma che Kathrina sembrava sfiorare indossando quel vestito da sera scuro e la piccola tiara. Wolf ancora non riusciva a credervi che appoggiati sul suo capo vi fossero diamanti veri, piccoli, ma veri.
-Sono contenta che siate venute.- esordì Shae con il sorriso più gentile che Wolf avesse mai visto. Non ci voleva la legilimanzia per capire cosa stava pensando Narcissa ma che rispose comunque con un sorriso altrettanto cortese. -Non ce lo saremo perse per nulla al mondo.-
-Oh, tesoro. Ho sentito quello che ti è successo, come stai?-
-Va tutto bene.- rispose quasi ruotando gli occhi con un tono leggermente annoiato e strascicato, sicuramente Kathrina avrebbe risposto così, ma poi notando il clima "cortese" si afrettò ad aggiungere -Mi è servito solo un po' di riposo. Non avevo di certo intenzione di perdermi tutto questo.- Shae le sorrise prima di congedarsi e andare a salutare gli altri ospiti, gli uomini sembravano alquanto ansiosi di ricevere i saluti della padrona di casa e nessuno poteva dargli torto. Dall'altra parte le loro mogli sfoderavano sorrisi tanto cortesi quanto falsi.
Con Narcissa, Wolf, salutò doversi presenti, si fermò a parlare con un gruppo di uomini, Narcissa parlava maggiormente mentre lei ascoltava. Non si parlava di molto, di certo non si scambiavano informazioni compromettenti ma pian piano Wolf stava capendo le dinamiche che intercorrevano tra i vari mangiamorte presenti. Studiava l'attengiamento diverso che doveva tenere con qualcuno e con qualcun'altro. Notò che molti la guardavano con sospetto e molte volte si aspettavano che commentasse la conversazione. Più di qualche giovane uomo la prese da parte, da uno ricevette una dose di quella che sembrava una pozione allucinogena, da un'altro ricevatte informazioni riguardandi il trasporto di un drago lungo il Tamigi, due la presere da parte per accordarsi per un'appuntamento la settimana seguente, evidentemente Kat si era data da fare, mentre un'altro voleva intrufolarsi con lei in una delle stanze, rifiutò.
Una donna le fece scivolare un biglietto nella scollatura quando l'abbracciò per salutarla, doveva essere verso la trentina. Più tardi scoprì che il biglietto la invitava nel terrazzo per un'incontro, Wolf non sapeva dire di che tipo.
Comunque si trovò nel terrazzo poco dopo l'ora pattuita, più che altro perchè le serviva una pausa, Narcissa stessa gli aveva fatto notare la sua sorpresa nel non averla ancora vista sgattaiolare via.
Nella terrazza vi era la donna, una parente stretta della famiglia Nott, Leslie Gillian. Ma ancora prima che potessero parlare vennero interrotte dall'arrivo di Zabini. Leslie fu veloce a defilarsi lanciando uno strano sguardo che Wolf non ricambiò
Wolf si avvicinò alla ringhiera, ormai cominciava a fare freddo e non aveva pensato di recupare la pelliccia prima di uscire. Zabini si avvicinò a lei, appoggiò i gomiti sulla ringhiera.
-Come stai?- chiese.
-Bene.- rispoe Wolf con tono annoiato, a stare affianco al ragazzo sentiva la complicità che li aveva sempre uniti, quella strana amicizia che li caratterizzava e si sentiva fortemente attratta da quegli atteggiamenti che era solita utilizzare con lui.
-Avrei qualche domanda da farti.-
-Narcissa mi aveva avvisato.- rispose lei.
-Allora saprai anche cosa riguardano.-
-Direi quella che lei definisce la tua assiurda ricerca di Regalus.- Wolf sospirò -Mi dispiace dirtelo ma non c'è stato niente che mi abbia fatto pensare che Ragalus fosse lì con me. Ci ho pensato da quando Narcissa mi ha detto che mi avresti fatto delle domande ma sono riuscita aricordare niente di rilevante.- Wolf fece per andarsene ma tornò sui suoi passi.
-Pensi che il ministero sia la pista giusta?-
-Non ne ho altre, di noi nessuno sembra saperne niente e ormai fare domande diventa sempre più strano e difficile.-
-Sai che prima dell'iniziazione, Lysandra ha visto Regalus, deve essere l'ultima ad averla visto.-
-Me lo ha detto ma anche aggiunto che non le ha detto niente.-
-Forse lo pensa solamente, magari le serve una mano per capire cosa Ragalus volesse intendere davvero. Non è strano che sia proprio lei ad essere l'ultima ad averlo visto?-
Zabini rimase in silenzio, parlare nuovamente con Lysandra non avrebbe sicuramente fatto del male a nessuno.
-Potresti guardare direttamente il suo ricordo così da essere tu quello che giudica il comportamento di Regalus.-
-Come mai tutto questo improvviso interesse per Regalus e che fine ha fatto. Sei stata una delle prime a dirmi di lasciare perdere.-
Wolf si strinse nelle spalle -Se fossi ancora lì, vorrei che qualcuno continuasse a cercarmi, che non lasciasse perdere e mi trovasse.-
Zabini sembrò soppesare cosa aveva appena detto, improvvisamente Kathrina non sembrava più l'amica annoiata di Narcissa, sembrava avere una propria volontà, una certa intelligenza e che non fosse del tutto passiva alle situazioni intorno a lei, decisamente non lo era al freddo visto come stava tremando.
Vi era qualcosa di tremendamente familiare in lei, qualcosa che gli ricordava qualcun'altro ma non riusciva a capire chi, decise che era meglio tenerla sott'occhio fino a che non avesse accertato le sue reali attenzioni.
-Sembri congelare, meglio entrare.-
 

Finalmente finito, pensavo di finirlo il 24 che non avevano niente da fare ma non ho scritto niente di quello che avevo pensato, solo aggiunto altro, stassa cosa ad inizio settimana e due giorni fa.
Sono contenta di aver trovato il modo di inserire quella parte della storia di Wolf, ci avevo ormai rinunciato ma poi non ho resistito quando ne ho avuto la possibilità.
Annuncio: il prossimo capitolo sarà l'ultimo.
Come sempre non ho idea di quando uscirà, forse ci metterò di più del solito perchè oltre a voler scriverlo nel migliore dei modi voglio fargli una copertina.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 35
*** Una serpe complessata/ Felpato ***


 

UNA SERPE COMPLESSATA

 

 

Where have all the flowers gone?
Long time passing
Where have all the flowers gone?
Long time ago
Where have all the flowers gone?
Girls have picked them every one
When will they ever learn?
When will they ever learn?

 


Wolf era stanca, tremendamente stanca.
Non era solo una stanchezza fisica, non era causata dalle notti insonni che aveva cominciato a passare da quando Dean aveva deciso di andarla trovare nei suoi sogni. Sarebbe stato meglio definirli veri e prorpi incubi da cui si svegliava urlando e sudata. No, la sua stanchezza proveniva da qualcosa di pù profondo, derivava dalla stanchezza della maschera che era obbligata a indossare, un maschera così spessa che le toglieva il fiato.
Un giorno aveva accennato a Narcissa degli incubi, che la stavano tormentando sempre più spesso, così aveva scoperto e Kathrina ne aveva sofferto nei primi anni della sua vita ad Hogwards -Ricordo che per insonorizzare le tende del tuo letto abbiamo dovuto chiedere aiuto ad Andromeda.- Dopo quella frase le due erano rimaste in silenzio per qualche secondo prima di cambaire frettolosamente argomento. Narcissa si era impegnata a cancellare dalla sua vita la sorella maggiore eppure, a volte, Andromeda vi si insinuava nuovamente e senza preavviso.
Wolf ripose la penna nel calamaio, poi prese la bacchetta e la puntò verso il foglio, quello si piegò su se stesso fino a dare forma ad una scimmia che saltellò per la stanza fino a che la ragazza non gli aprì la finestra.
Tornata alla scrivania Wolf continuò ad occuparsi del suo carteggio, Kathrina scriveva molto e proprio per questo Wolf aveva imparato ad imitare alla perfezione la sua scrittura e il suo stile in modo da mantenere i rapporti e non destare sospetti.
Sebbene la corrispondenza avesse un ruolo centrale nella giovane Parkinson, le arrivavano un minimo di cinque lettere giornaliere, Wolf aveva trovato conservate solo le ultime lettere.
Si spostò i boccoli corvini dal viso prima di riprendere la lettera in mano. Sospirò prima di concentrarsi per rispondere ad uno dei tanti amanti della ragazza, la donna che aveva voluto vederla nella terrazza la sera della festa di fidanzamento di Zabini era una di loro, Katrhina doveva averla lasciata recentemente data l'ultima lettera che aveva ricevuto da lei.
Wolf era abituata a fingere, lo aveva fatto per tutti i suoi anni di scuola ma ora era decisamente diverso, allora poteva ancora identificarsi con la persona, con la maschera che indossava, doveva solo nascondere alcuni aspetti della sua vita, allora rischiava solamente l'isolamento sociale, ora rischiava la sua testa in ogni singolo momento della giornata.
Calcolava ogni suo gesto nella paura di essere scoperta mentre tutto quello che voleva era tornare alla sua vita, se si poteva chiamare tale, visto che negli ultimi tempi era stata caratterizzata da un lavoro mal pagato ed una insana ossessione alla ricerca di Regalus. Ma era sempre meglio che vivere circondata da mangiamorte.
Malocchio continuava a ripeterle che mancava poco e avrebbero messo qualcun'altra al suo posto, qualcuno di davvero preparato a tutto quello, ma ormai Wolf ne dubitava, forse avrebbe dovuto recitare la parte per tutta la sua vita fino ad arrivare ad un punto in cui lei non si sarebbe più distinta da Kathrina e viceversa.
Interpretare quella parte aveva portato la ragazza a dover raggiungere compremessi che non avrebbe voluto raggiungere, aveva fatto cose che non avrebbe nemmeno voluto ricordare ma ogni suo singolo ricordo veniva posto sotto un telescopio dal ministero. Ormai aspettava solo di spezzarzi, di sentire la voce di Dean che intonava "Gimme Shelter", di vedere la figura incappucciata con la bacchetta in mano e che tutto andasse semplicemente in pezzi.
Una bussata frettolosa -Il Signor Zabini l'aspetta al pian terreno.- la voce di Holland che la convocava con una punta di terrore.
Wolf si alzò, si infilò il lungo mantello nero che aveva lasciato sul letto e scese. Zabini l'aspettava già sulla porta.
Non si dissero niente ma uscirono risoluti dalla porta, camminarono per qualche tempo prima che uno dei due cominciasse la conversazione.
-Mi ha risposto.- iniziò lui.
-Cosa ti ha detto?-
-Che le sue ricerche la hanno portato ad una grotta ma non vi ha trovato niente di niente. Mi ha inviato le coordinate.-
-Hai intenzione di andarci?- chiese lei calandosi meglio il cappuccio sul volto.
-Non ho niente da perdere.- rispose lui, Wolf rimase in silenzio per qualche secondo.
-Ci andrai da solo?-
-Potresti venire con me.-
-Per me va bene, quando hai intenzione di andarci?-
-La prossima settimana, Martedì.-
Tornarono in silenzio e continuarono a camminare, in una squallida strada laterale svanirono nel niente per poi riappire in una vecchia fabbrica abbandonata, Wolf non riuscì a fare a meno di pensare che non era molto lontana da quella dove lavorava suo padre.
Non aveva notizia di Xavier e Jack da così tanto tempo che cominciavano a diventare un ricordo lontano e sempre più doloroso, quella guerra stava distruggendo tutto quello che c'era attorno a lei, ma lei stava facendo tutto quello per loro, perchè potessero d nuovo vivere le loro vite alla luce del sole e forse per riuscire finalmente a rincontrarli. Scriveva regolamente a Xavier, lettere che non pensava nemmeno di spedire ma l'aiutavano a sentirlo vicino, le aveva nascoste in una scatola da scarpe nello squallido Hotel dove il ministero le aveva messo a disposizione una stanza. Aveva scritto anche una lettera a Jack, nel caso fosse morta.
Nel fabbricato vi erano altre sei persone, mangiamorte, l'unica altra della loro età era Bellatrix, ma Wolf sapeva che anche Piton e Lucius Malfoy avrebbero preso parte di quell'attacco. Gli altri erano tutti più grandi di almeno una decina d'anni se non venti.
Ferrir srotolò sopra una tavolo traballante un foglio di pergamena con una mappa, spiegò in cosa consisteva il piano, poi concesse loro qualche minuto,
-Kat, ti posso parlare?- Wolf annuì a disagio, aveva già partecipato a 4 diverse missioni per conto dei mangiamorte, nella seconda era riuscita ad aiutare gli auror a prendere Tom Poppy, accusato di aver massacrato una famiglia babbana fino alla morte, ma ogni volta si trovava in una situazione difficile da gestire. Malocchio le aveva detto di fare sempre di tutto per proteggere la sua copertura ma questo voleva dire colpire gli stessi auror per i quali stava lavorando, voleva dire colpire i buoni, che, dopottutto, combattevano contro di lei per ucciderla non sapendo che lei stava dalla loro parte.
Nell'ultima missione aveva ferito gravemente un uomo e per poco non aveva ammazzata una donna.
A peggiorare la situazione c'era il fatto che da qualche giorno girava la voce che vi fosse una talpa nelle file del Signore Oscuro così non si fidava più della informazioni che le venivano dette, soprattutto di quell'ultima missione.
Aveva avvisato Malocchio riguardo ciò che le avevano detto, ma la portata dell'attacco l'aveva capito solo quella sera e non vi era più tempo per avvisare nessuno.
-Ferrir me lo ha appena detto, dopo questa missione riceverai il marchio.-
 

Where have all the young girls gone?
Long time passing
Where have all the young girls gone?
Long time ago
Where have all the young girls gone?
Taken husbands every one
When will they ever learn?
When will they ever learn?


Wolf continuava a strofinarsi il braccio mentre camminava di tutta fretta, le occhiaie erano sempre più profonde sotto i suoi occhi grigi che sembravano sempre più spenti.
Quanto sangue aveva nelle sue mani? Avrebbe voluto cancellare quello che ora marchiava la sua pelle ma non sapeva come farlo. Indossava ancora i vestiti di Kathrina, aveva ancora il suo viso e i suoi boccoli neri, indossava un berretto scuro ben calato ed un maglione scuro per coprire quanto possibile la sua identità.
Non molto e l'effetto della pozione polisucco sarebbe svanito completamente e lei avrebbe riacquistato il suo aspetto, Sirius l'avrebbe raggiunta all'hotel.
Si strinse con forza il polso portandolo davanti il seno, poi cominciò a camminare più veloce.
Voleva vederlo, voleva essere abbracciata e credere che tutto sarebbe andato bene, voleva credere che il giorno seguente, a quella maledetta caverna dove era già stata, sarebbe andato tutto bene.
Voleva credere che finalmente qualcuno avrebbe preso il posto di Katrhina e lei avrebbe lasciato quel mondo, che avrebbe potuto vedere Pako ora che avevano entrambe finito la scuola, vederla studiare medicina mentre lei avrebbe iniziato a fare un corso da auror.
Sirius era l'unico spiraglio di luce nella sua vita in quel preciso istante, ma viveva in un mondo troppo instabile per permettersi in uno spiraglio di luce, se qualcuno avesse rotto le sue difese cosa ne sarebbe stato di quel piccolo angolo di paradiso? La ricerca della talpa stava diventando sempre più ossessiva, ogni minimo gesto veniva analizzato, sembrava di essere il mondo di 1984.
Non vedeva l'ora di fare una pausa da quel mondo scuro e opprimente, non si sarebbe piegata, piuttosto si sarebbe spezzata, ma forse spezzarsi non era la cosa migliore.
Lei e Sirius non avevano ancora avuto un vero appuntamento ma a chi interessava? A Wolf bastavano quei fugaci momenti che condividevano che li trasportavano al di fuori di tutto e lontano da quella guerra che stava diventando sempre più aperta, aspra e sanguinaria.
Il signore Oscuro possedeva un vero esercito e non mancava molto perchè arrivasse la battagglia, quella che avrebbe decretato la fine o l'inizio. Il sangue scorreva nelle strade, finiva nei tombini, abbandonava i corpi dei morti per mescolarsi con l'acqua delle fogna.
Nessuno era più al sicuro, nessuno poteva più fingere di esserlo, quindi perchè non approfittare di quei momenti?
Momenti che passavano troppo in fretta ma che avevano un sapore dolce di baci, che valevano di più perchè erano quei momenti che facevano andare avanti entrambi, erano quei momenti che la facevano sperare in un futuro, ma solo per un secondo, perchè il futuro era troppo incerto per potervisi soffermare per più tempo, troppo orribile.
Così entrò nell'hotel stringendosi il braccio per cancellare il sangue che aveva sulle mani e il simbolo di nero inchiostro che vi era impresso come fuoco. Così raggiunse la sua stanza con il lieve sorriso di aspettativa di uno spiraglio di luce in quella cortina scura di nubi temporalesche, solo uno raggio che si facesse strada.
Così entrò nella stanza e si tolse il capello, si sedette sul letto in attesa mentre il suo viso lentamente cambiava tratti, eppure l'eco del pericolo non l'abbandonava.
Come l'aveva guardata il proprietario, distogliendo lo sguardo così in fretta, il rumore della porta che si chiudeva velocemente. Qualcosa non andava, qualcosa era cambiato nella locanda, in quello squallore si respirava paura e morte.
Wolf si alzò dal letto e recuperò la sua di bacchetta, non quella di Kat, ma la sua perchè solo con quella poteva davvero difendersi dal demone che stava arrivando.
I vetri della finestra si frantumarono con un sibilo, intorno a lei si materializzarono cinque figure incappucciate, indossavano lo stesso mantello con il quale lei stessa si era vestita e indossavano la maschera di teschio che lei aveva messo, ma li riconosceva tutti sotto quella maschera perchè lei aveva parlato con loro, per quanto fosse strano ed inquietante aveva anche riso con loro.
Si smaterializzò nella stanza ma invece di ritrovarsi nella vecchia fabbrica, il primo posto che le era venuto in mente, si ritrovò nella strada appena fuori dall'hotel. Che stava succedendo? Perchè non poetva smaterializzarsi?
 

Where have all the young men gone
Long time passing
Where have all the young men gone
Long time ago
Where have all the young men gone
Gone to soldiers, every one
When will they ever learn?
When will they ever learn?

FELPATO

Sirius entrò nell'uficio, la porta si chiuse dietro di lui cigolando quasi sinistramente.
Nella piccola stanza quadrata vi erano solo due scrivanie ed un'altra porta, dietro ad una scrivania stava seduta una donna bionda con una permanente quasi ridicola e che stava ridacchiando alla battuta di Tayrisha.
Sirius salutò la donna con un complimento per la sua nuova permanete mentre fece a Tayrisha solo un cenno prima di prendere alcuni moduli sull'altra scrivania e cominciare a compilarli.
Tayrisha ora stava con Lupin, pochi giorni dopo che Wolf intrapendesse la sua missione, la ragazza aveva chiamato Remus fuori dal bar e lo aveva baciato.
Lunastorta sembrava quasi ubriaco quando era entrato, ma ora tra i due vi erano i primi problemi, soprattutto a causa dell'articolo che Tayrisha aveva scritta riguardo il recente attacco al ministero. La ragazza aveva sottolineato l'incompentenza degli auror e muovendo critiche a quei "giovani e inesperti" che si dichiaravano difensori quando non riuscivano nemmeno a rimanare vivi.
Sirius aveva preso la critica sul personale, lui aveva rischiato in prima persona quella sera, e come lui anche James, e avevano visto morire i loro compagni. L'ultima cosa che voleva era parlare, o anche essere lontanamente gentile, con chi aveva sparso fango sui loro nomi, ma Lupin aveva chiesto a tutti di fare del loro meglio per non peggiorare le cose, ci teneva davvero a quella lingua lunga.
Sirius consegnò il modulo alla donna che vi diede una lunga occhiata prima di consignarli in cambio un cartoncino color prugna con un timbro argento.
Sirius uscì dalla stanza utilizzando l'altra porta, il corridoio che percorse era abbastanza stretto, a malapena potevano incamminarvi due persone affiancate. Parete, pavimento e soffito erano ricoperte di piastrelle nere e lucide mentre un luce verdognola li illuminava.
Entrò nella prima porta che incontrò, dentro vi era un uomo grasso e dai spessi occhiali intento a colsutare qualche fascicoo, quando lo vide gli sorrise. I due parlarono per qualche minuto, Sirius gli chiese come stava suoa moglie e se il piccolo Mick era riuscito a stare sulla scopa per più di dieci minuti.
Poi l'uomo gli consegnò il fascicolo e Sirius si rincamminò lungo il corridoio, deviò a destra, ora le piastrelle erano di un azzurro marino ma la luce era sempre la stessa, di un verde quasi marcio.
Il corridoio finiva contro una parete di piastrelle blu, un vicolo cieco, senza farci molto caso il ragazzo vi camminò incontro e attraversò il muro, era come entrare in un muro di gelatina.
Quando ne uscì si avvicinò alla scrivania che era posta pochi metri più in là, ora il corridoio era molto più grande ma ricoperto delle stesse piastrelle.
-Hey Jack, come va con Ian?- chiese quando arrivò alla scrivania dietro alla quale sedeva un uomo sulla trentina abbronzato come se fosse appena tornato da una vacanza.
-Il permesso, Black.- rispose lui indicando il cartoncino che il giovane auror teneva in mano.
Sirius glielo passò -Comunque va bene, mi ha chiesto di trasfermirmi da lui.- Disse mentre esaminava con attenzione il permesso.
-Fantastico!- esclamò il ragazzo.
-Non so, amico. Non è che io sia tipo da trasferirmi in una casa. Amo la mia casa, amico.-
Jack gli tornò il cartellino – E' davvero una bella casa, ci ho messo anni ad arredarla. Sei da solo?-
-Si. Ian sembra quello giusto,Jack.-
-Lo so, amico, e il mio fascino non durerà per sempre.- sospirò -lo so che è difficile crederlo. Stanza 245-
Black cominciò a percorrere il corridoio di nuovo, fino ad arrivare ad una parete con cinque porte, si diresse verso quella centrale, sopra vi era scritto 200-299, mentre sulla porta campeggiava un 215. Sirius vi puntò la bacchetta e il numero divenne 216 poi 217 e così via fino a fermarsi a 245.
Aprì la porta ed entrò chiudendosela alle spalle.
Ora si trovava di una stanza quadrata completamente bianca ma caratterizata da una luce verdognola, Kathrina era seduta in un angolo, appena entrò alzò lo sguardo su di lui. Ma non disse niente.
-Sono qui per farti qualche domanda.- la ragazza continuò a guardarlo con ostilità.
-Hai intenzione di parlare oggi o vuoi che tornino i dottori della mente.-
-Non avete preso abbastanza.- chiese, le parola le uscivano dalla bocca con disprezzo, come se gli sputasse addosso.
-Non sono io che decido, ho qualche domanda da farti.-
-Non c'è più niente da chiedermi!- Kathrina si alzò -Avete preso tutto, ogni singola parte della mia mente è stata violata da queli pezzenti!-
-Come ho detto non sono io che decido, evidentamente devi avere qualche informazione che vogliono.-
-Informazione.- sputò di nuovo lei -quante informazioni pensi che abbia, Black, mi conosci, ho finito scuola solo un anno prima di te e non sono nell'elite del signore oscuro, ci sarei arrivata ma voi vi siete messi in mezzo.-
-Se risponderai alle mie domande-
-Mi lascerete andare?- chiese lei ironicamente tornandosi a sedere a gambe incrociate – Avete messo un'altra al mio posto, no? Ora vi servo solo per la pozione polisucco, no?-
- Quando hai visto per l'ultima volta Regalus Black.- Kathrina sorrise.
-Allora sei qui per affari personali. Credo di averlo visto a natale, ma girava voce che fosse stato fatto fuori, da voi.- rispose.- Svegliati, Sirius. Non siete tutti buoni e innocenti qui. Ho sentito dell'attacco al minestero, le guardie ti passano il giornale se sai cosa dargli in cambio. Ha partecipato anche la mia sostituta perchè hanno fatto prorpio un bel lavoro nel eliminare la feccia, ne dovete aver messo una brava. Ha ucciso più di qualcuno? Ma la cosa interessante è stato l'articolo di quella Tayrisha Jhones. Auror che non sanno nemmeno restare vivi...

Where have all the soldiers gone
Long time passing

Where have all the soldiers gone
A long, long time ago
Where have all the soldiers gone
Gone to graveyards, every one
When will they ever learn?
When will they ever learn?


Sirius uscì dal ministero nervoso ma decise di mettere da parte il mal'umore, Kathrina sapeva sempre come far incazzare chiunque, non ricordava quando quella ragazza era diventata così apertamente stronza.
-Hey, Codaliscia, come va il tuo lavoro sicuro?- Sirius alzò gli occhi al cielo -Ridi, Peter, era solo una battuta!-
Peter accennò un sorriso tirato senza però rispondere alla battutta, Sirius si divertiva a ricordare a Peter di non essere diventato un auror, dopo ever passato gli esami. La sua intenzione non era sminuirlo, faceva un ottimo lavoro per l'ordine come spia e nessuno poteva mettere in dubbio il suo coraggio, ma si era sentito quasi tradito quando Codaliscia aveva deciso di diventare un semplice commesso di un negozio di Diagon Alley, era inoltre convinto che lui potesse ambire a molto di più. Ma Codaliscia continuava a ripetere di stare bene dov'era e di non voler avere di più, lui voleva solamente una vita tranquilla. Tuttavia avere una vita tranquilla durante una guerra non era una cosa facile.
-Meglio che ci sbrighiamo, Arthur e Molly ci staranno aspettando.- Disse Peter accellerando il passo per raggiungere più velocemente una via laterale meno frequentata.
-Molly ci ucciderà se arriviamo dopo James e Lily.- amisse Sirius.
-Molly ti ucciderà comunque se fai un'altro apprezzamento sulla sua attuale taglia.- entrambi risero.
-Adesso che ci penso, Amy mi ha inviato una lettera per te.- Sirius estrasse dalla tasca del giubotto una lettera un po' sgualcita e gliela passo con aria di scuse per come era ridotta.
Peter la prese con un strano bagliore negli occhi prima di cacciarla nella tasca della felpa sorridente.
Sirius sorrise mentre imboccavano la via, Peter doveva ancora provare qualcosa per la ragazza. Era ovvio da come gli chiedeva sempre sue notizie. Amy gli scriveva quasi a cadenza regolare, non perchè stretti da qualche sorta di amicizia profonda ma perchè Wolf aveva pregato l'amica di indirizzare le lettere per lei a Sirius e così, alcune volte, insieme a quella per la serpe, la tassorosso ne aggiungeva una per lui, per sapere come stavano tutto.
Siriur era convinto che Amy se ne sentisse quasi obbligata a scrivegli ma gli faceva comunque piacere ricere le sue lettere, sopprattutto le ultime dove stava cominciando a lasciare perdere i convenevoli e cominciava a scrivergli semplicemente quello che stava pensando in quel momento, l'effetto collaterale era che le lettere erano sempre più lunghe.
Peter e Sirius si smaterializzarono e apparirono davanti alla tana, Arthur li aspettava davanti al piccolo cancello con un sorriso bonario per farli entrare.
Quando altrepassarono il cancelletto Arthur strinse la mano a entrabi mentre si informava sulla loro salute e informava loro dell'irritabilità di sua moglie dovuta al loro ritardo.
Insieme ad Arthur attraversarono le stanze della casa, quando arrivarono in cucina Molly si preoccupò di mostrare la sua furia minacciandolo con un mestolo pieno di glassa e con i pugni ben piantati nei suoi fianchi. Sirius la trovò incredibilmente buffa mentre li rimproverava dalla sua piccola statura, al sesto mese di gravidanza e con il grembiule macchiato.
Dopo essersi assicurata che i due avessero capito la gravità della loro azione li spinse fuori dalla cucina, nel giardino sul restro, dove erano già stati preparati tavoli imbanditi e dove piccoli gnomi birtorzoluti scappavano da due bambini dalla folta chioma rossa.
-Tonk!- chiamò Sirius vedendo l'uomo indaffarato con uno striscione.
-Sirius!- esclamò l'uomo stringendogli la mano e dandogli due pacche sulle spalle.
-Andromeda e Ninfadora?- chiese Sirius.
-Arriveranno tra poco, speriamo non durante la sorpresa.- rispose l'uomo con leggera inqiuetudine.
Sirius sorrise, non vedeva l'ora di vedere la piccola Ninfadora, quella bambina era un piccolo tornado dai capelli rosa.
-Mi aiuti con questo striscione?- aggiunse l'altro -Niente magia, Molly voleva farmi sentire utile.-
Sirius rise e con un semplice gesto della bacchetta lo striscione scivolò via dalle mani di Tonk e si librò nell'aria mostrando il suo contenuti: un cuore dore tra i nomi di James e Lily.
-Leggermente vomitevole.- commentò Sirius prima di dirigersi verso Frank ed Alice che lo stavano salutando.
Quando James e Lily arrivarono si mostrarono sorpresi, anche se Sirius era convinto che avessere già intuito tutto. D'altronde Molly era in febrillazione da quando i due avevano annunciato il loro fidanzamento.
-Sirius!- esclamò James leggermente ubriaco con un sorriso sornione e portando il suo braccio attorno alle spalle di Sirius.
Si avvicnò leggermente a lui -Lo sai che sarai il mio testimone, vero?- chiese come se gli stesse rivelnaod un segreto.
-Lo so, amico.- rispose Sirius ridendo, James glielo aveva chiesto il giorno in cui lo aveva illuminato con il suo piano per proporre a Lily di sposarlo.
Solo pochi giorni prima i due aveva trovato la casa dei loro sogni in un piccolo paesino chiamato Godric's Hollow, quando James aveva collegato il nome al fondatore dei grifondoro non aveva resistito, purtroppo la casa aveva un costo troppo elevato e per un po' di tempo avrebbero vissuto nell'appartamento di lui.
-Tranquillo James, io non me la prendo per non essere stato preso in considerazione.-
-Posso sempre averne più di uno!- rispose James mettendo l'altro braccio attorno al collo di Remus.
Quella fu una bella serata, un bella festa di fidanzamento. Sirius rise così tanto, tutti si divertirono.

C'era bisogno di speranza durante quella guerra e cosa poteva dare più speranza che un matrimonio e i progetti per futuro.
Sirius si allentò la cravatta mentre si sedeva sul divano, ripensò a quanto era successo nell'ultimo anno, dopo la fine di Hogwards. Tutti sembravano crescere troppo in fretta, tutto era stato caotico e veloce, erano successe così tante cose mentre l'anno precendente era sembrata statico, completamente incentrato in pochi momenti.
Ora che stava combattendo aveva capito come in una guerra non vi era realmente qualcosa di eroico. Diventare auror non era più il sogno di un ragazzino che voleva diventare un eroe per infastidire la sua famiglia e prenderne le distanze. Entrare nell'ordine non era più un gruppo di ragazzi che si riunivano per impare incantesimi e fantasticare.
Gatto gli saltò sulle gambe e fece le fusa, Sirius gli accarezzò la testa.
Alzò lo sguardo guardando la porta a vetri che dava sul terrazzo, anche se era consapevole dell'impossibilità della cosa, sperava che Wolf apparisse e bussasse, così, dal nulla. Sana e salva, senza nemmeno un graffio.
L'ultima volta che l'aveva vista era qualche giorno dopo la battaglia al ministero, l'aveva trovata così bella sebbene sembrasse così stanca ed esausta.
Si addormentò lì sul divano mentre si perdeva nel ricordo di quegli occhi chiari e profondi come pozzi dove l'anima ormai stava annegando.

Where have all the graveyards gone
Long time passing
Where have all the graveyards gone
Long time ago
Where have all the graveyards gone
Gone to flowers, every one
When will they ever learn?
When will they ever learn?


Sirius imboccò la strada, non mancava molto all'hotel dove vi era la camera di Wolf.
Aveva deciso che l'avrebbe portata fuori, magari al mare o dove lei preferiva e poi le avrebbe fatto ascoltare quel nuovo vinile che si era procurato dopo la loro ultima chiaccherata.
Sapeva che Wolf ne sarebbe stata entusiasta, lui non aveva mai ascoltato Joan Baez, fino a che la ragazza non gliene aveva parlato non sapeva nemmeno dell'esistenza della cantante, e non vedeva l'ora di farlo.
Da come gliela aveva descritta la serpe doveva possedere una voce stupenda, ma si era trattenuto e aveva deciso di ascoltarlo con lei.
Si sarebbero seduto su quel tappeto bianco, l'avrebbe stretta tra le sua braccia e sarebbero semplicemente rimasti lì ad ascoltare quel vinile finchè la puntina non sarebbe saltata dopo l'ultima nota.
Voleva affrirle un vero appuntamento, cosa che non avevano mai avuto. Non ne avevano mai avuto la possibilità, la situazione corrente non permetteva a nessuno dei due di vivere realmente quello che stava succedendo tra loro, tutto sembrava momenti all'infuori della realtà, troppo felici per essere veri in quei tempi.
Wolf si era rifiutata di dare una definizione a quello che stava succendo, non riusciva a non vivere alla giornata, in quel preciso momento non riusciva a pensare a un qualsivoglia futuro e lui poteva capirla.
Anche lui aveva cercato di frenare la fantasia, di vivere semplicemente il momento come aveva sempre fatto ma alla fine si era ritrovato ad immaginare un futuro insieme a lei, o meglio immmaginare che vi fosse una possibilità di un futuro con lei. Di uscirci per un vero appuntamento, di andare insieme a concerti e festival, di passare un'intera notte insieme, di andare a trovare James e Lily insieme.
Forse quello che aveva in mente non era qualcosa di ben delineato, non stava progettando di mettere su famiglia o le loro nozze, ma sicuramente l'avrebbe voluta portare con sè al matrimonio di James.
Il suono dell'esplosione lo colse all'improvviso e gli fece svanire il ghigno che aveva in volto.
Senza nemmeno pensarci si mise a correre, in pochi secondi arrivò davanti all'hotel, vide di sfuggita Wolf correre e imboccare una strada laterale.
Vetri erano sparsi sulla strada, alla finestra della camera della ragazza vi erano due figure affacciate che si smaterializzarono in quel momento.
Sirius si diresse nella stessa direzione della ragazza con la bacchetta sfoderata.
Era davanti a lui di una ventina di metri ma non lo aveva visto. La vide smaterializzarsi davanti ai suoi occhi mentre lui inviava una richiesta di aiuto alla sua squadra.
Uno dei magiamorte si materializzò davanti a lui, Sirius gli schiantò contro un cassoneto ma quello si samterializzò prima.
Per qualche secondo rimase in silenzio cercando di capire se ve ne fossero ancora lì intorno, poi, con una serie di poccoli pop, si materializzarono James, Bane e Jo, metà della sua squadra.
Appena arrivarono si sentirono altri schiantesimi in lontananza, imboccarono la stradina alla loro destra che sboccava in una più grade.
Non molto più avanti sulla sinistra Wolf era bloccata da tre mangiamorte cercando di tenergli testa.
Jo si smaterializzò accanto alla ragazza, le afferrò una spalla e si smaterializzò di nuovo ma riuscì solamente ad allontanarsi di qualche metro dai mangiamorte.
Un'anatema sfiorò l'orecchio di James. Puntò la sua bacchetta contro i nemici, Bane cominciò a preprare una qualche sorta di palizzata dietro la quale potersi difendere e fornire aiuti ai feriti.
Altre quattro figure si uniro ai già presenti mangiamorte.
La squadra si mosse come era abituata a fare, aprirono un varco tra i nemici in modo da riunirsi e potersi coprire le spalle a vicenda mentre Bane chiedeva nuovi rinforzi.
Anatemi e incantesimi continuavano a scontrarsi, la differenza numerica stava favorendo i sosteniroti di Voldemort.
Jo venne colpita ad una gamba da un incantesimon tagliente, le cedette la gamba da dove usciva coppiosamente del sangue.
Sirius riuscì a schiantare uno dei due mangiamorte con cui stava combattendo, Wolf riuscì a lanciare un incantesimo di difesa per proteggerlo da una fattura mentre James e Jo lanciava un incantesimo stordente e Bane continuava a pronunciare formule per riuscire a formare un perimetro di sicurezza attorno a loro.
Fu in quel momento che successe, Sirius incontrò gli occhi di Wolf nel momento in cui lo scudo di scontrò con l'anatema, lei fece un piccolo ghigno, uno di quelli che significavano che ora le doveva qualcosa, e il fulmine verde la colpì in pieno petto.
In un attimo i suoi occhi divennero opachi, come offuscati da un velo, e cadde a terra pesantemente senza più una scintilla di vita nel suo corpo.
Per un attimo Sirius rimase immobile nel vederla cadere, la bacchetta scivolarle tra le dita e rotolare sull'asfalto. Non sentiva i rumori della battaglia, ma solo silenzio. Sembrava che niente avrebbe mai interrotto quella assenza di suoni, ma nella sua mente si intromise a forza una risata stridula, sadica. Una risata troppo alta, forte e compiaciuta perchè potesse essere ignorata. Una risata familiare, la rista di qualcuno che conosceva.
Sirius ricominciò a cobattere, avrebbe ucciso chi era stato. Avrebbe ucciso tutti loro per quello che avevano fatto, quella stupida, inutile guerra gli aveva portato via la sua speranza.
Con la ristata di Bellatrix impressa a fuoco nella sua mente, un'anatema dopo l'atro continuò a combatterre.
Non ci volle molto che arrivarono i rinforzi, il resto della loro squadra insieme ad altri 4 auror.
I mangiamorte batterono in ritarata non avendo più il vanatggio numerico.
Quando anche l'ultimo si smaterializzò sul campo di battaglia rimasero solo gli auror, si contavano qualche ferito e un morto.
Sirius voleva prendere a pugni qualcosa "Sei una mago, lo sai? Potresti semplicemente far esplodere qualcosa senza ferire te stesso."
Fece esplodere un cassonetto, poi un'altro e un'altro ancora mentre una leggera pioggia comiciava a cadere.
Si voltò in cerca di quaclos'altro da far esplodere ma vide solo lei, ancora per terra. Avvolta nel golf di lana scuro sotto il quale indossava ancora i vestiti di Kathrina, le calze strappate, i capelli biondi sparsi attorno al suo volto. Gridò avvicinado a lei correndo, la chiamò e negò la sua morte ma non servì a niente.
Cadde in ginocchio affianco a lei, i suoi occhi erano ancora aperti ma ormai non vedevano più niente.
Non sapeva cosa fare, gridare non sembrava abbastanza, gli avevano portato via il suo futuro e un'altra parte della sua famiglia. Non era giusto, Wolf aveva solamente 18 anni, non aveva vissuto nemmeno un terzo di quella che poteva essere la sua vita. Era stata una ragazza così coraggiosa, l'unica cosa che voleva era la sua famiglia indietro invece si era trovata colpita da un'anatema su una strada.
Il volto di Sirius si deformò in una smorfia di dolore, la prese delicatamente tra le braccia e la strinse al petto mentre il suo torace cominciava sussultare e le lacrime a rigargli il viso. Non c'erano parole per descrivere il dolore che stava provando, se qualcuno gli avesse strappato il cuore dal petto avrebbe fatto meno male.
Continuò a stringerla perchè non sapeva che altro fare.

 

Where have all the flowers gone?

 

 

Amelia guardò il giornale, un grande foto di Sirius Black spiccava sulla copertina, non sembrava nemmeno lui con il cartello che stringeva spasmodicamente tra le mani dove vi era il suo numero da carcerato *390.
Si rifiutava di credere a quello che la gazzetta del profeta diceva, lei lo aveva conosciuto, Sirius Black, e non avrebbe mai ucciso i suoi migliori amici. La Skeeter poteva continuoare a scrivere quello che voleva ma lei non ci avrebbe creduto.
Suo marito la passò una mano sulla spalla per darle conforto.
Amelia sorrise mentre si sistemava meglio sulla panchina della veranda eppure il suo sguardo si rabbuiò non appena posò nuovamente lo sguardo sul giornale. Semplicemente non ci poteva credere, nemmeno dopo un'anno dall'accaduto si era messa il cuore in pace per quella storia.
Xavier prese il giornale e lo spostò, poi baciò la moglie -Neanche io posso crederci.- disse lui, quello stesso ragazzo aveva fatto si che gli arivvassero le lettere che Wolf aveva scritto quando non potevano più comunicare.
Non avrebbe mai creduto che l'uomo che la sua migliore amica amava fosse un'assassino.
Amelia sorrise nuovamente al marito. Si sentì miagolare spavantato un gatto da dentro case e subito un felino color panna sfrecciò tra le loro gambe seguito da un bambino paffutello dai capelli color sabbia che rideva come matto.
-Dean, lasciare stare il gatto.- disse Xavier per almeno la decima volta quella giornata e prendendo in braccio per mettere il salvo Einstein. -Mao.- disse semplicemente il bambino continuando a guardare il felino divertito.
-Se sarà un'altro maschio spero che corra di meno.- disse Xavier mentre Dean continuava a dimenarsi per riuscire a raggiungere il gatto.
- Che ne dici di Terrence?- chiese Amy prendendo il figlio dalle mani del marito. Xavier sembrò pensieroso per un momento. Amelia ammirò il marito, con i capelli color sabbia ancora sparati con un qualche gruppo punk, i grandi occhi tondi e il viso spigoloso.
-Non sarebbe affatto male, tesoro.- Xavier si avvicinò per depositare un baccio sulle labbra della miglie quando sentì un fischio, Jack e la sua ragazza erano alla porta della veranda.
Gli aprì e i due entrarono, Jack abbracciò Xavier, si sfilò la sciarpa dei colori della sua casata, nero e giallo, appoggiandola sul basso tavolino davanti alla pancha e salutò Amelia.
-Come stai sorellina?- chiese mentre scompigliava i capelli del piccolo Dean.
-Sono più grande di te.- rispose la ragazza -comunque bene.-
-Jack.- lo chiamò con una punta di nervosismo la giovane ragazza che era con lui dopo aver scambiato qualche parola con Xavier.
Jack sorrise, le si avvicinò e le prese la mano, poi si grattò la testa.
-Giusto.- disse annuedo -Non siamo qui solo trovarvi. Anche per quello, insomma. Voi sapete quanto vi vogliamo bene.- Jack fece un'altra piccola pausa mentre i suoi occhi vivaci scandagliavano la stanza.
-Vi ho mai detto quanto siete bravi e vi stimo. Avete un bambino e ne avrete un'altro tra un po' ma state continuando a studiare e Xav, tu... hai anche un lavoro. Vorrei essere intelligente come te...-
-Jack, vuoi che glielo dica io?- chiese Meredith.
Jack guardò la ragazza che avava accanto, indossava un vestito primaverile a fiori e non sembrava per niente spaventata dal futuro, le strinse la mano e la sentì ricambiare.
-Che è successo?- chiese Xavier cominciando a preoccuparsi.
Jack chiuse gli occhi -Meredith è incinta. Avremo un bambino.- disse tutto ad un fiato.
Poi aprì lentamente un occhio per vedere la loro reazione, perchè l'unica cosa che aveva sentito era stata la risata di Dean ed il miagolio di un gatto spaventato.
Il bambino ora correva per la stanza inseguendo Einstein. Amelia era rimasta semplicemente pietrificata dalla notizia tanto che aveva lasciato la presa salda che aveva sul figlio, mentre Xavier sembrava confuso dalla situazione.
Meredith si sistemò i capelli color del grano -Lo so che siamo troppo giovani per avere un figlio ma ne abbiamo parlato e vogliamo tenerlo.- disse strattonando leggermente la mano al ragazzo che finalmente aprì anche l'altro occhio.
Sapeva che se Wolf, sua sorella, fosse stata ancora lì avrebbe ricevuto una lavata di capo di quelle che non si sarebbe mai scordato e si aspettava che da un momento all'altro Xavier ne avrebbe fatto le veci.
Xavier si passò una mano sul viso e scosse la testa sconsolato con un sorriso -Credo che allora dovremmo farvi le congratulazioni.- disse infine porgendo la mano a Jack con un sorriso.
Il ragazzo la prese e la strinse mentre Amelia si alzava lentamente e raggiungeva per congratularsi.
-Vi aiuteremo in tutto.- disse mentre abbracciava Meredith.
-Credo che Jack ora si debba preoccupare di dirlo ai nostri genitori.- disse Amelia fermando il piccolo Dean.
Jack di nuovo si grattò la testa a disagio al pensiero di affrontare sia i Sender che gli Osborne.
-E i miei che credevano voi due dei piccoli angeli.- disse la ragazza ridendo -Volete un po' di torta?-
Alla risposta affermativa Amelia entrò in casa seguita da Mer che si era offerta di aiutarla mentre i due uomini rimasero sulla veranda.
Jack si sedette ed estrasse un pacchetto di sigarette, ne offrì una a Xavier che accettò di buon grado sedendosi poi affianco a lui.
-Chi lo avrebbe mai detto, tu che diventi padre.- disse Xavier dopo aver acceso la sua.
-Già.- rispose portandosi la sigaretta alle labbra -Non lo avrei mai detto nemmeno di te eppure lo sei già da due anni.-
Xavier sorrise -Sarai un ottimo padre, lo sai?-
Jack si strinse nelle spalle prendendo un boccata di nicotina.
-Senti, Xav. Stavo pensado che se mai fosse una femmina vorrei chiamarla... Taylor.-
Xavier sorrise -Lei ti avrebbe ucciso.- rispose.
-Lo so.- rispoe Jack, poi fece un piccolo ghigno divertito degno della peggiore delle serpi, quel ghigno sembrava essere qualcosa di famiglia.



 

Così è tutto finito.
Non scriverò nessun seguito di una futura prossima generazione, sebbene abbia già diverse idee, ma Jack dovrebbe morire per riuscire a dare un certo background alla figlia che porterebbe a una serie di eventi e mi rifiuto di farlo.
E' la prima volta che finisco qualcosa, ho una marea di racconti iniziati e lasciati a metà.
Molte parti non sono venute come avrei voluto, altre rasentano la decenza ma scrivendolo ho imparato parecchio, prima di tutto come sia fondamentale avere una scaletta e soprattuto dealinare una trama solida attorno a cui svilupare qualcosa. Non che sia riuscita a farlo in questa storia ma almeno lo ho capito.
Ho anche imparato quanto avere una scaletta sia limitante e come mi sembra di scrivere meglio quando semplicemente assecondo l'ispirazione (se così si può chiamare). Scrivere da più punti di vista tende a rendere tutto più confuso ma limitarsi ad uno solo porta a non riuscire a svilluppare bene gli altri personaggi, tuttavia credo che utilizzare uno o al massimo due prospettive sia la cosa migliore.
Ci sarebbero state tante altre cose che avrei voluto aggiungere a questa storia, ma non ve ne era lo spazio, non so se vi sembra sensato.
Comunque è stata una bella esperienza e mi dispiace di aver finito, odio i finali. Tendo a bloccarmi quando so che qualcosa sta raggiungendo la fine, mi succede con tutto quello che scrivo o leggo o con le serie tv. Semplicemente smetto per non arrivare al momento dell'addio, e credo sia stato così anche per questo racconto.
Avevo deciso la morte di Wolf fin dall'inizio, eppure arrivare alla fine è... non ci volevo arrivare.
Non mi piace come ho impostato la scena, me la immagino nella mia testa piena di dettagli ma quando è venuto il momento di scriverla non sapevo semplicemente cosa scrivere.
Vi volevo far vedere come Wolf alla fine sia stata una vittima della guerra, non cercava fama e non voleva essere eroica....
Solo alcune ultime informazioni di servizio:
La prima canzone che cito "gimme shelter" è dei rolling stones dell'album Led it Bleed del 1969.
l'altra canzone è di Peter Seeger ed è "where have all the flowers gone?" ed è del 1961.
Joan Baez è una cantante pacifista degli stessi anni di Bob Dylan e credo abbia una voce stupenda, trovo particolarmente bella la sua versione di "where have all the flowers gone".
Avrei voluto aggiungere più musica ma non ho una conoscienza così vasta di quegli anni anche se sto cercando di migliorare.
Questo è l'ultimo disegno che ho fatto di Wolf, se avrete voglia forse tra un mesetto (sono sotto esami e senza licenza per la tavola grafica) potrete vedere nei capitoli senza copertina e questo la copertina che ho pensato.
E infine, perchè sono pessima, volevo ringraziarvi per aver letto quasta storia (se così si può chiamare).
Ok, ho scritto anche abbastanza, credo sia ora di dire addio a Wolf.

 

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