I Am Nothing Without You

di BornOfVengeance
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Diffidence ***
Capitolo 2: *** Too Sensitive ***
Capitolo 3: *** Funny night ***
Capitolo 4: *** Fucking Stupid ***
Capitolo 5: *** Asshole ***
Capitolo 6: *** Happy Birthday!! ***
Capitolo 7: *** ....Really? ***
Capitolo 8: *** I Love You ***



Capitolo 1
*** Diffidence ***


Diffidence

Quel giorno faceva caldo, un caldo da morire, ed in casa mia non si poteva respirare, sia per la temperatura, sia per l’atmosfera che si creava in certi momenti della giornata. Erano le cinque del pomeriggio ed ero in spiaggia con i piedi ammollo e troppi pensieri per la testa. Quando stavo in spiaggia era come se i miei pensieri fossero portati via dalla corrente del mare, sparivano in poco tempo e io riuscivo a sentirmi almeno un po’ più libero dall’opprimente peso che non mi dava mai pace. Mentre stavo lì a pensare i suoni e le voci delle altre persone in spiaggia giungevano ovattati alle mie orecchie, sentivo le risate, le madri che chiamavano i figli, i bambini che strillavano felici mentre giocavano con gli amichetti...già, gli amichetti. Avevo mai avuto un amico in vita mia? Avevo quattordici anni e non riuscivo a ricordare una sola persona che avesse avuto, almeno per qualche tempo, il ruolo di amico nella mia vita, nemmeno una fottuta persona. Io ero timido, solitario e non spiccicavo più di cento parole in un anno, a molti dovevo sembrare stupido, ad altri dovevo sembrare un antipatico che non parla con nessuno perché si sente troppo fico per farlo, e altri ancora avevano solo paura di me, perché ero alto 1.80m e apparivo sempre imbronciato, come se potessi scoppiare da un momento all’altro, quindi in sintesi tutti mi stavano alla larga. Nessuno mi aveva mai capito, finché c’era mia madre era tutto diverso, lei un po’ ci riusciva, ma da quando se n’era andata ed io ero rimasto con mio padre, ero diventato definitivamente una persona sola, e le parole che dicevo all’anno erano diventate cinquanta al posto di cento. La verità? Odiavo il mondo, odiavo tutti quelli che mi prendevano per il culo, odiavo le gente che mi giudicava senza conoscermi e quella che mi considerava un perdente, ma più di tutti odiavo mio padre, molte volte mi ritrovavo a desiderare che morisse presto anche lui, che mi liberasse, e la cosa peggiore era che dopo averlo pensato o detto a bassa voce non me ne pentivo mai, continuavo a desiderarlo, soprattutto quando lui iniziava a picchiarmi.
Dopo un po’ tirai un respiro profondo e mi alzai in piedi, poi mi voltai in direzione di casa mia ed iniziai a camminare lentamente, come fa un criminale diretto al patibolo. Mentre camminavo osservavo le gente che mi veniva di fronte e, fra ragazze in costume, signore e uomini maturi e genitori con i figli nessuno, mi aveva colpito particolarmente. Abbassai la testa per un attimo, pensando che i miei piedi fossero una vista più interessante, quando con la coda dell’occhio vidi una chioma rossa, scompigliata dal vento caldo che soffiava e, non sapendo per quale preciso motivo, alzai la testa per vedere a chi appartenessero quei capelli. Vidi un ragazzo con i capelli lunghi e rossi, era davvero magro, un po’ più basso di me, aveva gli occhi nocciola, le labbra sottili ed il naso aquilino, era anche un po’ lentigginoso e aveva un’espressione in cui trovai una sorta di conforto. Improvvisamente mi accorsi di essermi fermato davanti a lui e che in effetti lui si era fermato davanti a me e mi osservava proprio come stavo facendo io con lui, ci guardammo a lungo negli occhi, poi io accennai ad un leggero sorriso, lui mi aveva sorriso per tutto il tempo.

<< Ciao! >>

Mi disse in modo cordiale. Aveva già la voce da uomo, come se avesse già una ventina d’anni, ma ne dimostrava si e no sedici. Improvvisamente, dopo quel saluto, caddi nel panico, non sapevo che fare ne cosa dire, nessuno mi aveva mai rivolto la parola in modo così spontaneo ed io non ero per niente abituato a conversare, ma non volevo mandare tutto a puttane, non con lui, che si era dimostrato gentile, almeno fino a quel momento.

<< C- ciao! >>

Tornò a sorridere e si avvicinò di più verso di me, sempre con quella spontaneità che mi aveva colpito quando mi aveva rivolto la parola. Non appena mi fu abbastanza vicino mi tese la mano e mi guardò negli occhi, non avrei mai dimenticato quello sguardo.

<< Sono Cliff Burton, molto piacere! >>
<< I- io mi chiamo James. >>

Ci stringemmo la mano, quella stretta riuscì a farmi rilassare un po’. Ma da dove sbucava fori quello? Non l’avevo mai visto dalle mie parti, e d’improvviso eccolo lì. Di sicuro, se lui ci fosse sempre stato, io l’avrei notato, perché in un certo senso ci somigliavamo. Eravamo vestiti in modo simile, fatta eccezione per i pantaloni, che io portavo stretti, mentre i suoi erano a zampa d’elefante, avevamo entrambi i capelli lunghi e l’aria di chi si sente diverso da tutti, solo che lui aveva dimostrato di essere estroverso, io ero una frana totale. Ad un certo punto presi coraggio, anche se non so da dove l’avessi preso, e mi sforzai di parlare con quel tipo, era la mia occasione.

<< Sei nuovo di queste parti? Non ti ho mai visto qui >>
<< In effetti si, ci siamo trasferiti da poco e da quando siamo arrivati non faccio che venire in spiaggia il pomeriggio >>
<< Da quanto tempo ti sei trasferito? >>
<< Poco, solo tre giorni >>
<< Ci avrei scommesso! Se fossi stato qui da più tempo non avrei potuto non notarti! >>
<< E’ quello che credo anch’io! Scommetto che anche a te piace il Metal >>

E così dicendo sfiorò con l’indice la punta di una ciocca di capelli che ricadeva sulla mia spalla, continuando a sorridere ed arrossendo leggermente.

<< Si, esatto! >>
<< Qual è la tua band preferita? >>

Mi chiese incuriosito, mentre io e lui riprendevamo a camminare uno affianco all’altro senza accorgercene, quel tipo mi aveva calamitato ed era riuscito a farmi dire più parole in dieci minuti di quante ne dicessi in una settimana nei miei periodi peggiori.

<< Adoro gli Aerosmith. La tua? >>
<< Aerosmith?Sono bravi ma, amico mio, ascolta i Motorhead e non tornerai più indietro, fidati! >>
<< Motorhead? >>
<< Esatto, sono bravi anche i Misfits, anche se non sono proprio Metal >>

Fece una piccola pausa e guardò un attimo davanti a se, come se cercasse qualcuno, poi tornò a rivolgersi a me.

<< Tu devi a tutti i costi venire a trovarmi appena ci saremo sistemati meglio! Ho tanta roba da farti ascoltare! >>
<< Venire da te? Sul serio? >>
<< Certo! Perché dovrei mentire? >>

Feci spallucce e abbassai un attimo lo sguardo, ero arrossito di brutto e non volevo che lo notasse, anche se possibilmente era già troppo tardi.

<< Tu sei un tipo molto timido, non è vero? >>
<< Si, è così Cliff >>
<< Non è un problema questo. Suoni qualche strumento? >>
<< Si, il pianoforte e la chitarra. Tu invece? >>
<< Il pianoforte e il basso >>

Sentii un improvviso affetto per lui, non sapevo spiegarmi il perché, ma fu così da subito, forse perché mi sentivo già meno solo di prima, o forse perché lui era riuscito a farmi parlare un po’ più del solito, non riuscivo proprio a capirlo, ma speravo che quando la scuola sarebbe ricominciata a settembre, io e lui avremmo avuto qualche classe insieme.

<< Quanti anni hai Cliff? >>
<< Ne ho fatti sedici a febbraio, tu? >>
<< Ne farò quindici fra un mese. >>

Continuammo a parlare del più e del meno fino a sera, quando ormai il sole era tramontato e l’aria si era fatta più fresca. Alla fine, quando pensai che mio padre mi stava già aspettando con la cintura in mano, ci salutammo e promettemmo l’uno all’altro che da quel momento ci saremmo visti in spiaggia tutti i pomeriggi per stare insieme. Quella sera, anche se mio padre mi picchiò più violentemente del solito, continuai a sentire quella sensazione stupenda dentro al petto, come se ci fosse qualcosa che mi facesse scalpitare dalla gioia, ero ansioso di rivedere Cliff il giorno dopo.


Già, rieccomi con una nuova storiella tutta per voi, carissimi lettori!
Il fatto è che non so proprio stare un attimo senza pubblicare qualcosa! Non è proprio da me...
Eccovi una nuova proposta da parte mia, mi auguro che ai miei lettori abituali questa ff piaccia come quella precedente, mentre ai nuovi lettori (se ce ne saranno) do il benvenuto!
Come sempre scusatemi per gli errori causati dal sito, ma proprio non riesco a risolverli T.T

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Capitolo 2
*** Too Sensitive ***


Too Sensitive

Quella mattina feci fatica ad alzarmi, mi faceva male tutto, non riuscivo proprio a muovermi e avevo gli occhi come sigillati, non riuscivo ad aprirli. Mi girai lentamente nel letto, emettendo mugolii di dolore, poi riuscii ad aprire gli occhi a fatica, li strofinai con le mani e sentii che quello destro mi faceva davvero male, così come il naso, il sopracciglio desto e il labbro inferiore, che aveva il classico sapore metallico del sangue, sentivo che la schiena era a pezzi, che sulle gambe avevo dei rigonfiamenti. Immaginai già che aspetto dovessi avere, l’avevo visto molte volte riflesso allo specchio. Mi guardai intorno e vidi la mia stanza totalmente incasinata e mi sentii ancora più stanco della mia vita.
Quando la sera prima ero tornato a casa e mio padre aveva sentito la porta aprirsi e chiudersi era subito scattato in piedi, con una velocità che non era proprio da lui, a quel punto mi si gelò il sangue nelle vene, sapevo cosa sarebbe successo da li a pochi istanti e mi preparai ad incassare i colpi. In un attimo me lo trovai davanti, occhi arrossati, barba di una settimana, forte odore di alcol di ogni tipo mescolata a sigarette, postura scomposta e innaturale e respiro pesante. Strinsi i denti e non osai dire una sola parola ed ecco che nella mia mente tornò sempre lo stesso pensiero “vorrei che morisse”. Lui mi prese dal colletto della maglia e avvicinò il mio viso al suo, il suo odore mi nauseò da morire.

<< Dove cazzo sei stato tutto questo tempo? >>

Mi sarebbe finita comunque male, perciò a cosa sarebbe servito assecondarlo? L’impresa non valeva lo sforzo, quindi decisi di sfogarmi in anticipo per quello che sarebbe successo.

<< E a te che cazzo frega di quello che faccio?! >>

Ecco il primo pugno, quello che mi fece l’occhio nero e mi spaccò il sopracciglio. Mi scosse, continuando a tenermi per il colletto e poi mi spinse conto il muro, facendomi sbattere molto violentemente.

<< Tu, piccolo pezzo di merda, sei mio figlio, quindi sei mio, non puoi fare quello che cazzo ti pare >>
<< Io non sono mai stato tuo...e non lo sarò mai. >>

Ecco il secondo pugno, quello che mi spaccò il labbro inferiore. Sentii subito il sangue denso e caldo che mi scorreva sul mento e che gocciolava sul pavimento. A quel punto mi mollò ed io mi illusi che tutto si fosse concluso, ma poi vidi che arrotolava la cintura intorno al polso e teneva l’estremità con la cinghia in mano. La cintura era la cosa che temevo più di qualunque altra. Iniziò sferrando un colpo di cinghia dritto sulla mia costola, che mi fece piegare in due, poi altri sulle gambe, sulla schiena, sulle braccia, sulle cosce, non voleva decidersi a smettere. Quando decise che avevo ricevuto abbastanza cinghiate gettò a terra la cintura e mi assestò un pugno sul naso, che non si ruppe, ma iniziò a sanguinare di brutto. Non mi gettai a terra, quando lui decise che poteva bastare me ne andai in camera mia zoppicando, con quel poco di dignità che mi era rimasta. Arrivato di sopra presi due salviettine e mi ripulii dal sangue, poi mi gettai sul letto, morto dal dolore e dalla stanchezza e i miei  pensieri tornarono su Cliff e sentii un guizzo di felicità al petto, “domani ci rivedremo!” pensai. Mi addormentai tenendo stretto quel pensiero, come se fosse l’unica difesa contro i miei demoni personali.

***
Quel pomeriggio uscii di casa alle quattro e mezza, mentre mio padre dormiva. Feci attenzione a non fare rumore per non svegliarlo. Avevo un aspetto davvero orribile, sperai che Cliff non si impressionasse troppo visto che la mia faccia era un unico ed enorme livido. Per prima cosa andai a comprare un gelato, non avevo toccato cibo ad ora di pranzo e ormai a quell’ora mi sentivo svenire, quindi entrai in un bar e presi un cono con tre gusti diversi. Dopo aver fatto fuori il cono andai direttamente  in spiaggia, mi sedetti sulla sabbia bollente nella stessa zona in cui avevo incontrato Cliff il giorno prima e aspettai. Il vento caldo mi scompigliava i capelli, che ormai arrivavano sotto le spalle, osservavo le onde mentre facevano avanti e indietro e respirai a pieni polmoni quella brezza dall’odore selvaggio che mi era sempre piaciuta. Avrei voluto essere più forte e coraggioso, avrei voluto saper rispondere alle botte di mio padre, avrei voluto saper reagire alla morte di mia madre, avrei voluto essere più intelligente e bravo in qualcosa, ma la verità era che facevo schifo, non avevo mai concluso niente, ero debole e imbranato, muto e fottutamente sensibile, quello era il lato di me che più odiavo e cercavo di nascondere, non volevo essere sensibile, preferivo apparire duro come il granito e freddo come il marmo. In ogni persona avevo sempre visto un potenziale nemico, ero convinto che se mi fossi mai affezionato a qualcuno, questo qualcuno prima o poi avrebbe potuto ferirmi, farmi a pezzi e farmi male più di quanto non avesse potuto fare mio padre picchiandomi, forse ero io per primo che non volevo gente intorno a me, forse stavo sbagliando a rivedere Cliff, ma sentivo che non potevo più tornare indietro, l’idea di avere il primo amico della mia vita si era ormai impossessata completamente di me, risvegliando quella stupida ed inutile parte sensibile che avevo. Mentre pensavo ad occhi chiusi, sentii che qualcuno si sedeva vicino a me, ma rimaneva in silenzio, allora aprii gli occhi, guardai alla mia destra e vidi Cliff che mi guardava shockato.

<< Hey! >>
<< James...ma cosa...? >>
<< Oh si, questo...>>

Dissi toccando l’occhio nero, come se fosse l’unica parte danneggiata che avevo in viso.

<< Che ti hanno fatto? >>
<< Niente, sto bene >>

Lui si avvicinò di più a me e, quasi fosse un riflesso incondizionato, mi allontanai di scatto, come se volessi schivarlo, poi lui mi guardò come se fosse lui ad essere sfigurato e capii di dover rimanere fermo. Lui tese una mano verso il mio viso e sfiorò prima il sopracciglio, poi l’occhio, poi il naso ed in fine il labbro, come se avesse seguito un percorso su una cartina, poi mi guardò con aria dispiaciuta.

<< James che ti è successo? >>
<< Ma che ti importa?! Tu non mi conosci neanche, non sai niente di me! >>

Gli urlai contro, mentre l’unica cosa che volevo fare era piangere e buttarmi in mare, per farla finita una volta per tutte, non volevo trattarlo così male.

<< Calmati adesso. >>
<< Scusa...>>
<< Non è nulla, stai tranquillo >>

Stavo crollando, lo sentivo. Sentivo le lacrime inondarmi gli occhi e mi sforzai di ricacciarle indietro.

<< Adesso sfogati, coraggio. Non devi dimostrarmi niente a nessuno >>

A quel punto crollai. Mi coprii il viso con una mano ed iniziai a singhiozzare, non piangevo già da un anno, non volevo ricominciare. Cliff mi circondò le spalle con un braccio e scostò la mano che tenevo sul viso, che prese fra le sue mani per portarlo di fronte al suo braccio.

<< Non devi vergognarti di me, capito? Ti prego, raccontami che ti è successo >>
<< Mio padre mi picchia, non ha un vero motivo per farlo, so solo che ci gode...lui beve, beve tantissimo e poi mi picchia. Non ho nessuno che mi protegga, mia madre è morta. >>

Lui non disse niente, si limitò ad aprire le braccia come per dire “abbracciami” e io non me lo feci ripetere due volte, mi fiondai fra le sue braccia e lo strinsi forte mentre continuavo a piangere come un coglione. Non abbracciavo qualcuno da circa due anni e avevo dimenticato quanto un abbraccio riuscisse a confortarmi in qualsiasi situazione.

<< Perché non dormi da me stasera? >>
<< Non posso, lui mi ammazzerebbe >>
<< Andiamo a chiederglielo entrambi, magari riusciamo a convincerlo. Magari porti la tua chitarra e suoniamo insieme, che ne dici? >>

Sollevai lo sguardo dal suo petto al suo viso e lui mi sorrise, magari avremmo potuto provare, non credo che lui si sarebbe azzardato a picchiarmi di fronte ad un ospite.

<< Va bene >>

Ricambiai il sorriso, così entrambi ci alzammo e ci dirigemmo verso casa mia, sperando di portare a termine con successo la nostra missione. Mentre camminavamo, fra noi due ci fu un momento particolare, l’uno cercò gli occhi dell’altro nello stesso identico istante e, quando si incontrarono, i nostri occhi si scambiarono uno sguardo unico, che solo due persone che si conoscono da una vita possono scambiarsi.
Era iniziata la nostra complicità.



Heeeeeyyyyy!!! Salve! Ecco a voi il secondo capitolo! Spero di aver attirato la vostra attenzione e la vostra curiosità, ma soprattutto che tutta la ff vi piaccia, anche se non credo che raggiungerà mai i livelli di quella precedente...questa la considero come un esperimento per testare questa nuova coppia.
Buona sera a tutti. Un bacio!

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Capitolo 3
*** Funny night ***


Funny Night

Arrivati davanti casa mia chiesi a Cliff se avesse ancora intenzione di provare a convincere mio padre e lui ovviamente annuì con determinazione, forse non  immaginava chi si sarebbe trovato davanti. Visto che lui era ancora deciso, presi le chiavi ed aprii la porta facendo il più piano possibile. Quando aprii la porta vidi che mio padre aveva già preso la sua postazione davanti alla televisione con una bottiglia sempre vicina, guardai ancora una volta Cliff negli occhi, come per chiedergli un’ulteriore conferma e lui mi guardò ancora con aria decisa, così entrammo. Mio padre sembrava più calmo del solito, si era accorto della mia presenza e quella di qualcun altro e non aveva detto nemmeno una parola, si era limitato a fissare lo schermo della televisione, poi lo chiamai, richiamando la sua attenzione e lui si girò di scatto, con un movimento che fece sobbalzare sia me che Cliff.

<< Cosa vuoi? >>

Mentre stavo ancora raccogliendo il coraggio per sottoporgli la richiesta, Cliff si fece avanti, salutandolo educatamente e rivolgendosi a lui come se fosse stato un gran signore.

<< Vede signor Hetfield, io sono nuovo di qui, e non ho amici, ma ieri ho conosciuto James e vorrei che venisse a dormire a casa mia stasera. Per lei andrebbe bene? >>

Lui sembrò pensarci per qualche minuto e poi annuì lentamente, mi guardò con aria indifferente e poi guardò Cliff ed annuì in modo più deciso. Così, felice e stupito per quello che era appena successo, salii in camera mia presi la chitarra e il piccolo amplificatore facendomi aiutare da Cliff e, dopo essere usciti da casa, ci dirigemmo subito verso casa di Cliff. Durante la strada non facevo altro che guardarlo e sorridergli, come se non avessi saputo fare altro, gli ero molto riconoscente e grazie a lui mi sarei risparmiato una sera di botte. Arrivati a casa sua notammo che non c’era nessuno, lui mi disse che i suoi genitori erano infermieri e che quella sera avrebbero coperto un turno che andava dalle sei e mezza di pomeriggio alle dieci del mattino, mi disse che avevano bisogno di straordinari per avviare la loro nuova vita a Los Angeles. Detto ciò scendemmo in cantina, collegammo i nostri strumenti agli amplificatori ed iniziammo a suonare qualcosa, notammo subito che fra di noi c’era una certa sintonia, lui era davvero bravo, in confronto io facevo davvero schifo, non che fossi poi così bravo. Suonammo per circa due ore e mezza e poi staccammo, soddisfatti dei risultati ottenuti nel suonare insieme e ci sedemmo sul divanetto della cantina a bere qualche bibita ghiacciata.

<< Sei davvero bravo James! >>
<< No, non è vero, tu sei molto più bravo. Io sono una pippa! >>
<< Ma cosa dici?! Mica ti prendo in giro, tu sei bravo! >>

Disse tirandomi una cuscinata, a quel punto presi un cuscino anch’io e ricambiai la botta ed iniziammo a prenderci a botte con quei cuscini come due rincoglioniti finché non iniziarono a perdere piume. Non mi ero mai divertito come quel pomeriggio, diventai improvvisamente spensierato, spensi il cervello e pensai solo a divertirmi con il mio nuovo amico. Dopo aver smesso con le cuscinate rimanemmo in silenzio per un po’, come se fra di noi le parole non fossero necessarie per far capire l’uno all’altro i proprio pensieri, bastava solo uno sguardo per intenderci e questo mi faceva paura. Dopo tutto era solo la seconda volta che ci vedevamo, prima di allora nessuno dei due aveva sentito parlare dell’altro, ne l’aveva incontrato da qualche altra parte, quindi come facevamo ad intenderci già così bene dopo due giorni? Immaginai che anche dopo essere stati amici solo per un anno le parole sarebbero state del tutto eliminate fra di noi, saremmo riusciti a capirci solo guardandoci negli occhi. Lo conoscevo da poco, ma in soli due giorni lui mi aveva fatto dimenticare la sensazione di solitudine che provavo prima...avevo già paura di perderlo.
Ad ora di cena decidemmo di ordinare una pizza a domicilio, che facemmo fuori sulle aggressive note dei Motorhead, quelli lì non erano per niente male, Cliff aveva ragione. Dopo poco lui tirò fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca e mi guardò con aria di sfida.

<< Vuoi provare? >>

Lo guardai stupito, lui non mi sembrava il tipo che infrangeva le regole, che sperimentava cose nuove e a cui piaceva mettersi nei guai, anche se a quanto pare lo era. In quanto a me, io ero sempre stato quel tipo di ragazzo, così non esitai nemmeno per un attimo

<< Certo! >>

Ne estrassi una dal pacchetto e l’accesi in fretta, poi accesi anche quella di Cliff, fu così che provai la mia prima sigaretta. Di certo per Cliff non era la prima, lui poi aveva un anno in più di me e quindi aveva avuto molto più tempo per infrangere le regole. Mi chiedevo che vita conducesse, se gli fosse pesato il trasloco, se andasse d’accordo con i suoi genitori e se loro fossero persone perbene, se fosse ricco, se fosse povero e se si sentisse in pace con se stesso...insomma, volevo sapere se era come me o era il mio contrario da quel punto di vista. Lui notò che lo stavo fissando in modo strano mentre pensavo a queste cose, così mi guardò con quella sua aria da furbetto.

<< Perché mi guardi in questo modo? >>
<< Mi chiedo soltanto che persona tu sia >>
<< In che senso? >>
 << Ad esempio, non mi aspettavo che tu fossi uno che amasse infrangere le regole. Ti credevo un tipo assennato e calmo >>
 << Io sono un tipo calmo e assennato, solo che mi piace fumare...e anche bere >>

L’ultima parte della frase mi colpì come una freccia, non volevo che lui bevesse, non volevo che prendesse quell’orrendo vizio già da giovane, non volevo che lui si rovinasse la vita e che la rovinasse anche ai suoi cari.

<< E ora che ti prende? >>
<< Smettila! >>
<< Che ho fatto? >>
<< Smettila di bere! È una cosa davvero orrenda...>>

Mi voltai dal lato opposto a lui e mi incupii per un attimo, poi lui mi si parò davanti e prese il mio viso fra le mani come aveva fatto quello stesso pomeriggio e mi rivolse lo sguardo più dolce che avessi mai visto sul volto di una persona.

<< Io non ho il vizio di bere, è solo un bicchiere di birra ogni tanto >>
<< Mio padre era astemio prima...è così che si inizia Cliff, poi non ci si rende nemmeno conto di aver fatto diventare quel bicchierino un vizio, e il vizio si allarga. Non rovinarti la vita anche tu...ti prego >>
<< Io non mi rovinerò la vita. E poi ci sarai tu a tenermi d’occhio! Sono sicuro che finché ti avrò intorno non avrò mai dipendenze di questo genere, perché ci sarai sempre tu a farmi notare che sto esagerando >>

Gli sorrisi e lo strinsi forte a me, lui sapeva rassicurarmi. Verso l’una di notte decidemmo di andare a letto. Dormimmo entrambi nel letto di Cliff, che era abbastanza grande per entrambi, fu allora che decisi di chiederglielo.

<< Cliff...com’è la tua vita? >>
<< La mia vita? Beh...la mia vita è...strana. Io e i miei abbiamo traslocato molte volte, ma devo ammettere che lasciare San Francisco è stato molto più difficile che lasciare tutti gli altri posti. Per il resto potrei dire di odiare i miei genitori e le loro puttanate. Dall’esterno potresti dire di vedere gente normale, serena e felice, ma non è così. Mia madre tradisce mio padre ormai da anni...e lui per tutta risposta la picchia. Ogni sera si urlano in faccia...non capisco perché non si decidono a separarsi. In quanto al nostro rapporto...beh...per loro è come se non esistessi...anzi secondo loro sono io la causa dei loro problemi, so bene che loro non mi volevano. Sono arrivato come un fulmine a ciel sereno nella loro vita e loro non se la sono sentita di abortire, ma è come se l’avessero fatto, visto che non mi guardano nemmeno, si vergognano di me ma, dopo tutto, io mi vergogno di loro, quindi siamo pari. Com’è la mia vita? Un inferno. E la tua vita com’è Hetfield? >>
<< Mio padre è sempre stato violento, ha sempre picchiato mia madre, anche quando ancora non beveva. Ha iniziato a bere quando avevo otto anni e da allora ha cominciato a picchiare anche me, sempre più forte. L’anno scorso mia madre è morta e lui ha iniziato a bere di più del solito e a picchiarmi a sangue, anche senza un vero motivo. Lui è cattivo, non mi ha mai amato davvero e...lo voglio vedere morto...ha rovinato la mia vita...>>

Cliff sembrò stupito dall’ultima parte della frase, non volevo spaventarlo, ma era quello che pensavo e non l’avevo mai detto a nessuno, avevo riposto la mia fiducia solo in lui, speravo che non l’avrebbe mai tradita.

<< E quel che è peggio è che dopo aver desiderato la sua morte, io non mi pento di averlo fatto...anzi, penso di volerlo davvero e che se non si sbriga a morire,  prima o poi lo ammazzerò io >>

Mi guardò negli occhi e poi mi abbracciò, aveva capito quanto mi facesse male parlare di lui e di mia madre, lui mi capiva ed io capivo lui, sapevo cosa volesse dire non essere considerati dai genitori e anche lui lo sapeva, sapeva cosa significasse “violenza domestica” e lo sapevo anch’io. Iniziavo a chiedermi se quell’incontro non fosse avvenuto per un motivo ben preciso.
Quella notte dormii serenamente dopo molto tempo che non succedeva, accanto al mio migliore amico, il mio unico, vero amico.



E rieccomi gente!! Scusate per l'attesa, ma sono stata abbastanza impegnata. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che il sito non l'abbia rovinato per l'ennesima volta (il mio odio cresce)
Alla prossima gente. Bye byeeee

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Capitolo 4
*** Fucking Stupid ***


Fucking Stupid

Quando la mattina dopo aprii gli occhi fui molto felice di vedere che mi trovavo ancora accanto a Cliff e che quello che era successo la sera prima non fosse stato solo uno dei miei stupidi sogni. Erano le nove del mattino e Cliff dormiva ancora, ogni tanto emetteva qualche piccolo mugolio, ma poi si calmava e riprendeva a dormire come un  angioletto. La luce che proveniva dalla finestra accanto al letto gli illuminava il viso e rendeva più evidenti le lentiggini, la fossetta sul mento appena visibile e quei baffetti appena accennati, che sicuramente avevano appena iniziato a spuntargli. Se m’avessero chiesto che ne pensavo di lui, di certo avrei detto che poteva essere considerato un bel ragazzo credo, non mi intendevo un granché di ragazzi, sarebbe stato strano dire il contrario. All’improvviso mi tornarono in mente le cose che aveva detto sulla sua vita la sera precedente, ricordavo chiaramente che avesse detto che i suoi genitori si vergognassero di lui...ma che motivo avrebbero mai avuto per vergognarsi si lui? Non era stupido, non aveva nessuna pecca nell’aspetto fisico, non aveva nemmeno difetti di pronuncia...cosa mai li portava a vergognarsi di lui? Improvvisamente Cliff aprì gli occhi, come se avesse sentito i miei pensieri e si fosse sentito chiamato in causa. Rimase per qualche secondo con lo sguardo fisso nei miei occhi e poi sorrise, io ricambiai. Io ero un tipo molto curioso, se c’era una domanda che si ripeteva nella mia mante e mi dava il tormento io dovevo a tutti i costi dargli una vera risposta, quindi decisi di porgli la domanda.

<< Cliff? >>
<< Si? >>
<< Tu ieri hai detto che i tuoi si vergognano di te...>>
<< Si, esatto...e allora? >>
<< Perché? Non mi sembra che tu abbia qualcosa di cui ci si possa vergognare. >>

A quel punto sorrise in modo strano, come se volesse dirmi “James, sei un vero ingenuo” e devo ammettere che quel sorriso mi ferì leggermente, tutt’oggi non so per quale motivo di preciso, ma lo fece, lo sentii chiaramente.

<< Vuoi davvero sapere il perché? >>
<< Certo che voglio >>
<< Bene, eccoti il perché...>>

Esitò un momento e si fece serio in viso, quasi come se avesse cambiato idea e non volesse più rispondere alla mia domanda, ma dopo poco si decise a parlare.

<< Perché...sono gay. >>

Rimasi per un attimo interdetto. Cosa?! Cliff...gay? No, non era possibile, io davvero non l’avrei mai detto, non si notava per niente. Di solito i ragazzi gay parlavano come se fossero delle ragazze e sculettavano mentre camminavano e si circondavano di ragazze, parlando di vestiti e cose del genere, Cliff invece era parecchio virile, aveva già la voce da uomo, non gli importava di farsi amiche le ragazze e se ne fregava della moda, lui parlava di musica metal cazzo! Davvero non poteva proprio essere. Se mio padre avesse saputo che avevo dormito nello stesso letto con un ragazzo gay mi avrebbe ucciso e poi avrebbe ucciso lui. In un certo senso mi sentii ingannato.

<< C- come prego? >>
<< Cazzo James, sono gay, va bene?! >>

Improvvisamente si sporse verso di me, ed io chissà che immaginai in quel momento, visto che in un lampo saltai giù dal letto e mi misi in piedi, come se avessi avuto paura delle sue intenzioni. Ero stato uno stupido, perché lui cercava solo di arrivare al pacchetto di sigarette che si trovava nel comodino, proprio dalla parte del letto in cui stavo io. Lui sembrò davvero ferito dalla mia reazione e in un attimo i suoi occhi vispi e intelligenti si fecero scuri.

<< Cos’è, adesso anche tu hai paura di me? Ti sei pentito di aver condiviso il letto con me stanotte? Credi che avrei potuto violentarti?! >>

Non sapevo che dire, mi limitavo a guardare per terra e lui sembrò ancora più innervosito da questo comportamento. Si alzò di scatto e venne davanti a me e mi costrinse a guardarlo negli occhi, che facevano trasparire il suo stato d’animo.

<< Sei un omofobo del cazzo anche tu, non è così? >>
<< Ma no...è solo che non me lo aspettavo, tutto qui...>>

Dopo aver sentito quella risposta lui sembrò calmarsi un po’, fece un lungo sospiro e poi tornò a guardarmi.

<< Comunque ora è meglio che tu vada, i miei saranno qui fra mezz’ora e mi hanno già beccato una volta con un ragazzo, se mi trovano con te non crederanno mai che siamo solo amici >>

Io annuii, così entrambi scendemmo al piano inferiore, io presi chitarra e amplificatore e tornai a casa, ancora scosso per la notizia. Non potevo crederci, avevo dormito con un omosessuale...avevo abbracciato un omosessuale! Continuavo a ripetermi che avrei voluto comunque bene a Cliff e che dall’indomani sarebbe stato di nuovo tutto come prima e che sarebbe andato tutto bene fra di noi, infondo credo che gli fosse chiaro che io ero etero e che non avevo certe intenzioni con lui, perciò che problemi avrebbero potuto esserci? Arrivato a casa posai l’amplificatore e la chitarra dove capitava prima e salii dritto in camera mia. Passai tutta la giornata a ripercorrere tutti i momenti della sera prima, per capire se ci fosse stato qualche segnale che avrebbe potuto farmi capire tutto, ma più ci ripensavo e più non trovavo segnali del genere, mi sembrava che tutto fosse stato normale, decisamente non potevo immaginarlo. Arrivata la notte mi ritrovai a letto, con gli occhi chiusi ad immaginare come sarebbe stato baciare Cliff, mi immaginai mentre mi avvicinavo lentamente a lui, prendevo il suo viso fra le mani e lo avvicinavo al mio, lasciando solo pochi millimetri di spazio fra le nostre labbra, lo guardavo negli occhi e poi annullavo definitivamente la distanza, dando inizio ad un bacio esageratamente passionale che a lui sembrava piacere. Arrivato a questo punto aprii gli occhi di scatto e scossi la testa, non avrei mai potuto farlo davvero, nonostante volessi bene a Cliff. Mi addormentai pensando che non sarei mai potuto essere gay e che la notizia che Cliff mi aveva dato non mi avesse scosso per niente, o almeno era così che la pensavo.



Salve genteeeee!! Scusate per la lunga attesa e per il capitolo breve, ma sono riuscita a tirar fuori questo, che comunque è molto importante per lo sviluppo della trama!! Adesso, a costo di sembrare sdolcinata, vorrei iniziare a ringraziarvi per le vostre recensioni davvero dolcissime, siete tutte degli zuccherini <3
Detto ciò spero che il capitolo vi sia piaciuto nonostante tutto. Alla prossima genteee!!

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Capitolo 5
*** Asshole ***


Asshole

Una mattina mi svegliai a causa del rumore che qualcuno faceva dando dei colpi assurdi alla porta, forse con l’intenzione di bussare. Non avevo voglia di scendere sotto ad aprire, quindi aspettai che chiunque fosse l’essere delicato a stare dall’altra parte della porta si stancasse e rinunciasse, magari smettendo di rompere i coglioni. Invece non ci fu bisogno nemmeno di aspettare, perché stranamente fu mio padre ad aprire la porta senza fare troppe storie. Quando la porta si aprì sentii una voce molto familiare e anche abbastanza incazzata, quella persona mi cercava e mio padre fu così gentile da digli anche dove mi trovassi, così sentii quel qualcuno che saliva le scale a passi pesanti e, l’unica soluzione che mi venne in mente per ritardare almeno il casino che sarebbe successo, fu quella di mettermi sotto il lenzuolo e far finta di dormire. La porta si aprì violentemente e si richiuse alle spalle della persona che era appena entrata.

<< Butto bastardo, lo so che non stai dormendo >>
Venne verso di me e mi strappò il lenzuolo di dosso, i suoi lunghi capelli erano scompigliati e non l’avevo mai visto così incazzato...o forse era solo ferito. Mi prese per la maglia e mi avvicinò al suo viso.

<< Ma dove ti sei cacciato?! Sono tre settimane che sei sparito e non ti fai vedere, fottuto stronzo. Sai cosa vuol dire che ti ho aspettato in spiaggia per tre settimane di fila per tutto il pomeriggio senza che tu arrivassi?! >>
<< Calmati, io...>>
<< Tu un cazzo, lo so che adesso ti faccio schifo perché ti ho detto che sono gay, pensavo che tu fossi più intelligente e che ci saresti passato sopra facilmente, senza farti troppi problemi, ma forse mi aspettavo troppo da te, sei stupido almeno quanto tutti gli altri che ho conosciuto, forse di più! Di certo sei la persona più stronza che io abbia mai incontrato, io mi sono fidato di te e tu mi hai abbandonato solo perché sono gay! >>

Avevo notato che gli erano venute le lacrime agli occhi ma che le aveva ricacciate indietro. Come avevo potuto essere così stronzo? Lui aveva ragione, mi meritavo quella ramanzina, mi meritavo anche di peggio per averlo trattato in quel modo, io lo volevo bene anche se era gay, eppure mi ero comportato da vero coglione. Ero stato insensibile.

<< Cliff perdonami, ti prego >>

Gli dissi andando verso di lui e abbracciandolo. Lui rimase sorpreso e dopo un po’ di tempo, in cui era rimasto rigido, ricambiò l’abbraccio, stringendomi forte.

<< Ti perdono,  ma sei comunque uno stronzo >>

Mi disse ridendo e facendo sorridere anche me. visto che ormai io e lui ci eravamo chiariti ed io avevo smesso di fare lo stronzo, gli feci l’ennesima domanda da impiccione rincoglionito.

<< Che facevi quando i tuoi ti hanno scoperto? >>
Mi guardò con quella sua aria da furbo, con quello sguardo voleva dirmi che stava per confidarmi il suo segreto più grande, di cui andava anche un po’ fiero secondo me. Pensò un attimo a cosa dire e come dirlo e poi cominciò a parlare.

<< Stavo ancora a San Francisco e avevo conosciuto un ragazzo davvero scopabile che aveva iniziato a guardarmi con molto interesse, così decisi che potevo anche dargli una possibilità, no? Quindi due giorni dopo lo invitai da me, mentre ero solo a casa. Quando arrivò parlammo un po’ di noi all’inizio, poi le cose iniziarono a scaldarsi e così salimmo in camera mia, dove iniziamo a baciarci sdraiati sul mio letto. Dopo qualche minuto notammo che pomiciare non ci bastava, quindi iniziai a spogliarlo e lui iniziò a spogliare me. Quella fu la mia prima volta in assoluto e posso dire che fu l’esperienza più bella della mia vita. Quando finimmo, rimanemmo a letto a pomiciare ancora...e fu lì che entrarono i miei, che tornarono dal lavoro in anticipo di un’ora. Denunciarono il ragazzo ai suoi genitori che gli proibirono di vedermi ancora, quella sera invece, mio padre mi pese a bastonate, a calci a pugni e quant’altro...non mi parla da un anno, da quando mi hanno scoperto con quel bel ragazzo. >>

Lo abbracciai di nuovo, si vedeva che parlare di quell’esperienza lo faceva stare male e mi dispiaceva, era una persona stupenda, e se prima pensavo che fosse innaturale, adesso speravo che un giorno avrebbe potuto esprimere liberamente il suo modo di essere e che avrebbe trovato l’amore della sua vita.

<< Com’è farlo con un uomo? >>
<< Ah, è davvero magnifico! Ti senti violento e dolce allo stesso tempo, vuoi fare piano ma vuoi anche correre e fare tutto con foga, è adrenalina pura! >>
<< Ho sentito dire che fa male però...>>
<< La prima volta un po’ si, soprattutto se sei il passivo, non che l’attivo se la passi maglio ma...di sicuro soffre di meno. Non è così insopportabile però, è un dolore piacevole, o almeno lo è stato per me >>
<< E tu sei...? >>
<< Mi stai chiedendo se sono attivo o passivo? >>

Io annuii, facendolo diventare rosso come un peperone, era divertente vederlo in quello stato, era davvero buffo quando arrossiva, sfoderava il suo lato timido e metteva via il lato da macho stronzo che usava come armatura...un po’ come facevo io, anche se per altri motivi.

<< Cliff! Rispondimi! >>
<< Attivo, va bene!? Sono attivo! >>
<< E sei anche rosso come un peperone! >>
<< Non osare prendermi in giro, brutto omofobo dei miei anfibi! >>

Disse prendendomi a sberle in modo amichevole e inoffensivo. Finimmo per abbracciarci, mentre ridevamo ancora come dei pazzi assatanati, lo adoravo e mi sembrava giusto farglielo sapere. Quando riuscimmo a calmarci, rimanendo abbracciati, le parole mi uscirono di bocca senza che riuscissi a controllarle.

<< Ti voglio bene Cliff >>

Lui mi guardò di nuovo sorpreso.

<< Anch’io te ne voglio, brutto stronzo >>
<< Prometto che non ti abbandonerò mai più, ti giuro! Sei il mio unico amico e prometto che se mai ti diranno qualcosa a scuola io spaccherò la faccia a chiunque ti dia fastidio!>>

Mi guardò per un attimo con uno sguardo indefinibile.

<< Tu saresti pronto a farti ammazzare di botte per me? >>
<< Si, certo. >>
<< E non ti vergognerai a girare insieme a me anche se la gente verrà a sapere che sono gay? >>
<< Proprio così! >>
<< Tu sei il migliore amico che abbia mai avuto, James. Grazie >>

Gli scompigliai i capelli e gli sorrisi. Già mi immaginavo me e lui, pronti a combattere contro il mondo per difenderci l’un l’altro, quell’immagina mi piacque davvero moltissimo, non l’avrei mai abbandonato.

<< E tu dimmi, com’è farlo con una ragazza? >>
<< Non lo so, non l’ho mai fatto in vita mia...a dire il vero non ho mai nemmeno baciato una ragazza...>>
<< Beh caro mio, ogni cosa al suo tempo. Scommetto che quando quest’anno tornerai a scuola le ragazze ti cadranno ai piedi. Non sei affatto male, lasciatelo dire. >>
<< Mi trovi bello? >>
<< Molto >>
<< E in cosa? Io mi vedo orrendo >>
<< Sei bello e basta, gli occhi, il naso, le labbra. Sei un bel ragazzo, non buttarti mai via! >>
<< Grazie amico! Nemmeno tu sei male. >>
<< Insomma, non vorrai diventarmi gay pure tu?! Non ti conviene, è dura amico, molto dura >>

Entrambi scoppiammo a ridere, dissi a Cliff che non sarebbe mai potuto succedere e che io ero etero al centodieci percento. Rimanemmo in camera mia per tutto il giorno, fino alla sera, quando ci addormentammo entrambi nel mio letto.



Hey genteeeee!! Ecco il nuovo capitolo!! Spero tanto che vi sia piaciuto, ma soprattutto spero che siate riusciti a finirlo!!
Come sempre mi scuso in anticipo per eventuali errori a causa del sito che non riesco mai a sistemare D:
Alla prossimaaa!!

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Capitolo 6
*** Happy Birthday!! ***


Happy Birthday!!

Una settimana dopo aver fatto pace con Cliff arrivò il giorno del mio compleanno. Fino a quel momento i miei compleanni erano stati tutti una schifezza, mi chiesi come sarebbe stato quell’anno, visto che avevo Cliff, che mi aveva invitato a dormire da lui la sera prima del mio compleanno, così da poter festeggiare insieme a partire dalla mezzanotte. Rimasi tutto il giorno a casa sua, visto che fortunatamente i suoi erano ad un convegno e lui sarebbe rimasto da solo per tutto il weekend. Ad ora di pranzo cercammo di cucinare qualcosa senza bruciare la casa e, fortunatamente, riuscimmo nel nostro intento senza aver mandato a fuoco nulla. Il pomeriggio lo passammo per metà a suonare, divertendoci un mondo a fare casino insieme, suonammo diverse cover, dove io, oltre che a suonare, cantavo e poi ci inventammo diverse melodie, vennero fuori cose davvero strane, il che ci fece divertire ancora di più, poi posammo il basso e la chitarra e ci sedemmo al pianoforte. Prima di quel momento non gli avevo mai sentito suonare il pianoforte e, quando iniziò a suonarlo, rimasi completamente ipnotizzato, era bravissimo, come sempre molto più bravo di me e direi che era anche poetico, appariva autentico seduto lì al pianoforte e non riuscii a non rimanere incantato. Quando smise di suonare decidemmo di andare a farci un bagno, così andammo in spiaggia e ci tuffammo in mare. Quel giorno faceva davvero caldo, era il pomeriggio perfetto per nuotare, il mare era calmo e il clima era adattissimo. Arrivati in acqua Cliff mi salto addosso e per poco non mi affogò, facemmo i cretini tutto il tempo, schizzandoci l’acqua in faccia e cercando di affogarci a vicenda, le persone che ci stavano vicino molte volte si lamentavano, in più ricevemmo diverse minacce da uomini che sembravano piuttosto armadi, che ci dicevano di spostarci, o altrimenti ci avrebbero fatti a brandelli, io eseguivo gli ordini all’istante, invece Cliff iniziava a discutere con qui tipi inquietanti, anche alzando la voce e io dovevo tirarlo via, era davvero pazzo. Verso sera tornammo a casa, ancora energici e sorridenti nel ricordare tutte le persone che ci avevano minacciato quel pomeriggio. A quel punto decidemmo di fare una doccia, così andai prima io. Aprii l’acqua fresca, che iniziò subito a scorrermi sui capelli e sulla pelle, sciacquando via il sale dell’acqua marina. Io ero un maniaco della pulizia, ero capace di fare tre docce al giorno e di lavarmi ossessivamente i denti, non so da dove fosse nata la cosa, ma ero così da quando avevo dieci anni, fare la doccia per me era una vera gioia oltre che un momento di puro relax. Uscii dalla doccia circa mezz’ora dopo e solo perché Cliff continuava a chiedermi di uscire, quindi mi decisi e aprii la tendina della doccia, presi un asciugamano e lo avvolsi intorno alla vita e ne usai un altro per avvolgermi i capelli, poi passai nella stanza accanto, dove Cliff mi aveva lasciato dei vestiti di ricambio. Quando io entrai nella stanza, dove mi stava aspettando, lui passò nel bagno. Dopo che Cliff entrò in bagno, tolsi l’asciugamano dai capelli, col quale mi asciugai anche il petto, poi tolsi quello che avevo avvolto in vita ed iniziai a cercare le mutande, che non erano vicino ai vestiti di ricambio. Dopo aver guardato ovunque, le vidi con la coda dell’occhio, erano appese allo spigolo alto della porta...mi chiesi come fossero finite lì...poi qualcosa mi spinse a guardare verso il bagno, a quel punto vidi Cliff ancora appoggiato allo stipite della porta che mi guardava con aria compiaciuta e con il suo sguardo dispettoso. Come avevo fatto a non capirlo prima?! Ma soprattutto, come avevo fatto a non accorgermi che l’acqua della doccia non aveva ancora iniziato a scorrere?! Non appena realizzai che era tutta opera di Cliff, che aveva ideato un dispetto con i fiocchi, diventai viola per l’imbarazzo e la prima cosa che riuscii a fare fu quella di coprirmi con le mani, a quel punto Cliff scoppiò a ridere sonoramente.

<< HAHAHAHAHA AVRESTI DOVUTO VEDERTI HAHAHAHAH! ERI DISPERATO! >>
<< CLIFF! SEI UN VERO STRONZO! >>
<< HAHAHA LO SO, E TU SEI UNO STUPIDO HAHAHAHA! COMUNUE JAMES, DAVVERO NIENTE MALE! >>

A quel punto arrossii ancora di più, non ero per niente arrabbiato, anzi, ridevo anch’io, ma ero terribilmente imbarazzato da tutta quella situazione, soprattutto da quel “niente male”. Ancora nudo andai verso di lui e lo presi scherzosamente a schiaffi, adesso che guardavo meglio...anche lui era nudo. Lui mi abbracciò e mi sussurrò all’orecchio “tranquillo, per oggi non ti violenterò” e mi diede una pacca sul sedere. Lo guardai negli occhi e mi sentii mancare per un momento, non riuscendo a capire per quale motivo. Dopo ci separammo e io tornai a vestirmi, mentre lui andava davvero a farsi la doccia. Quando fui vestito mi sedetti sul letto a ragionare un attimo...quando Cliff mi aveva detto di essere gay avevo reagito come un vero coglione e quando lui era venuto a sgridarmi mi ero pentito di tutto, in seguito per me diventò più che normale, non mi dava fastidio se faceva battute sconce su di me e sul mio sedere e adesso che mi aveva visto nudo io non mi ero vergognato perché sapevo che lui fosse gay, ma perché ero semplicemente timido, anzi ero andato ad abbracciarlo nudo, ed ero rimasto impassibile anche quando avevo notato che era nudo pure lui, e quando mi aveva sussurrato quella cosa all’orecchio e mi aveva dato la pacca sul sedere io...non avevo provato vergogna nemmeno a quel punto, quando chiunque si sarebbe tirato indietro schifato, anzi, nessuno sarebbe arrivato fino a quel punto...era perché tenevo davvero tanto a lui? Normalmente non mi sarei nemmeno avvicinato ad un ragazzo gay, anzi, prima li prendevo in giro, ma con lui era diverso, lui era il mio migliore amico e proprio non riuscivo a vergognarmi di lui, che mi aveva aperto gli occhi e aveva sradicato la mia parte omofoba.
Mentre continuavo a pensare lui uscì dalla doccia e mi guardò serio, quasi come se gli fosse appena morto qualcuno davanti.

<< Cliff, che ti prende? >>
<< Non è che te la sei presa, vero? >>
<< No, ma che, so che sei un dispettoso nato! >>
<< Pensavo che... >>
<< Cosa? >>
<< Pensavo che...forse tu ti eri sentito...>>
<< No amico, sta tranquillo, non sono ne incazzato ne schifato, se è questo che intendi >>
<< Oh, menomale! >>

Disse tirando un gran sospiro sollievo. Dopo la doccia cenammo con quel che era rimasto dal pranzo e poi salimmo in camera sua, guardammo una videocassetta e poi, quando mancavano solo pochi minuti alla mezzanotte, decise di bendarmi e mi ordinò di stare buono dov’ero. Lo sentii armeggiare con qualcosa e sentii anche che stava scendendo e salendo le scale diverse volte, mi chiesi cosa stesse combinando quello lì adesso, quando faceva il misterioso o ci mettevamo nei guai o mi faceva qualche dispetto come quello di qualche ora prima. Dopo aver fatto ancora un po’ di trambusto, sentii che si sedeva accanto a me, poi mi disse “togli la benda!” ed io eseguii gli ordini. Tolsi la benda e davanti a me vidi una torta enorme, una red velvet, la torta che avevo sempre voluto provare, poi vidi diversi pacchetti intorno, quello era il primo anno che qualcuno mi faceva dei regali e che mi comprava una torta, mi vennero le lacrime agli occhi. Lo guardai e vidi che sorrideva in modo particolarmente sincero, poi si avvicinò a me e mi mise sulla testa uno di quei cappelli a forma di cono.

<< Allora, veniamo a noi: So che morivi dalla voglia di provare una red velvet e, sapendo cosa ti stavi perdendo, mi sono detto che dovevi provarla a tutti i costi e che non c’era occasione migliore di questa, perciò eccola qui! I regali li ho presi in momenti diversi, c’erano molte cose che mi facevano pesare a te e credo che se non ti fossi sbrigato a compiere gli anni avrei svaligiato tutta Los Angeles e adesso ti saresti trovato più di duecento pacchetti davanti, quindi caro il mio stronzone, è mezzanotte adesso! Ringrazio Dio per averci fatto incontrare, auguri amico mio, ti voglio bene >>

Lo abbracciai fortissimo, trattenendo a stento le lacrime, poi lui mi guardò ancora più sorridente di prima.

<< Prima la torta! Non devi passare un secondo di più senza aver provato questa gioia per il palato! E ti avverto, alcuni dei regali sono nel mio stile, quindi aspettati delle stranezze!>>

Tagliammo la torta e la mangiammo insieme. Aveva ragione, era la cosa più buona che avessi mai mangiato, l’avevo desiderata per un sacco di tempo e mangiarla in quelle circostanze l’aveva resa ancora più buona di quanto me l’aspettassi. Cliff era davvero la persona migliore che avessi mai conosciuto. Poi fu la volta dei regali, iniziò passandomi un pacchetto piccolo, avvolto con una carta verde, mentre lo scartavo mi guardava con aria ammiccante. Bene, sapete cos’era? Proprio quello che mi aspettavo da lui...un perizoma nero! Non appena lo vidi scoppiai a ridere senza riuscire più a riprendermi, poi lui mi guardò con la sua espressione da furbetto.

<< Adesso devi provarlo! >>
<< Cosa?! Non mi hai visto nudo abbastanza per oggi?! >>
<< Si, ma devi provarlo >>

Mi chiusi nell’armadio e infilai il perizoma, era la cosa più strana che avessi fatto in vita mia, poi uscii e feci arrossire Cliff, chissà quanto dovevo essere sconcio. Dopo avergli dato una’ampia visuale del lato A e del lato B mi infilai i pantaloni sopra il perizoma e proseguimmo. Dopo fu in turno di un pacchetto grande e piatto, dalla carta scura e quando lo aprii notai, sempre più commosso, che mi aveva regalato anche un LP degli Aerosmith, la mia band preferita, rimasi per non so quanto tempo abbracciato a quell’LP. Poi si passò ad un pacchetto più grande e soffice, quando lo aprii trovai un paio di Jeans strappati, quelli che avevo prima erano deceduti due giorni prima e non avevo i soldi per ricomprarli. Quando credevo che le sorprese fossero finite, lui mi diede uno sguardo come per dire “povero sciocco, non è ancora finita!”

<< Ci sarebbe un’ultima cosa in effetti...>>
<< Oddio Cliff, ma quanti soldi hai speso?! >>
<< Tu lo meriti! E adesso guarda sotto il letto >>

Feci come mi era stato detto, guardai sotto il letto e vidi una grande scatola, tutto ad un tratto mi si fermò il cuore. Ma che aveva fatto quello scemo?! Tirai lo scatolo con su scritto GIBSON a lettere cubitali, mi tremavano le mani, ma riuscii ad aprirlo, dentro c’era una chitarra elettrica nuova di zecca, una Gibson SG rossa, a quel punto non riuscii più a trattenere le lacrime e lo abbracciai.

<< Tu sei matto! Ma chi te lo ha fatto fare? Quanto cazzo è costata?! Non so davvero come ringraziarti! >>
<< Non devi preoccuparti dei soldi, noi ne abbiamo tanti e i miei sborsano cinquecento dollari al mese da quando avevo dieci anni per compensare la mancanza di affetto più che evidente, non sapevo più come spendere quei soldi e non è stato difficile comprarla! >>

Lo abbracciai ancora e lo ringraziai altre mille volte non potevo ancora crederci, ero passato da una Harmony scassata ad una Gibson SG! La provai subito, e dopo altre due ore passate a suonare insieme, ci addormentammo nel suo letto sfiniti e felici per la bella giornata passata insieme, da quel giorno Cliff non smise mai di rendere ogni giorno della mia vita indimenticabile, in modi sempre diversi.



Salveeeeeeeeee!!! Ed ecco a voi la mia ultima fatica!! Spero che siate riusciti ad arrivare fino a qui e che il sito non abbia combinato le solite merdate....ad ogni modo, come sempre vi auguro una buona serata!
Alla prossimaaaaaa!!

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Capitolo 7
*** ....Really? ***


...Really?

Aprii gli occhi, avevo un mal di testa tremendo. Mi guardai intorno in quella casa sconosciuta, cercando di trovare Cliff, ma avevo la vista annebbiata e un ronzio strano nelle orecchie, giurai a me stesso di non fumare mai più una canna. Mi trovavo in una stanza con letto matrimoniale, io e Cliff la sera prima eravamo andati a questa festa e c’eravamo strafatti, lui aveva bevuto come un matto, io da bravo astemio, non avevo toccato alcol, ma mi avevano convinto a farmi una canna e già dopo il primo tiro ero entrato in paranoia e non avevo capito più nulla. Erano passati tre anni da quando io e Cliff c’eravamo conosciuti e eravamo davvero ottimi amici, non ci separavamo mai per più di mezza giornata, eravamo nella stessa scuola e quell’anno avevamo anche qualche classe insieme, visto che lui si era fatto bocciare l’anno prima.
Dall’altra parte del letto c’era qualcuno. Chi mi ero mai scopato quella notte? Mi girai verso il lato del letto in cui stava dormendo l’altra persona e vidi una biondina tutta truccata, alzai le coperte e notai con piacere che era ancora nuda, mi era andata molto bene! Cercando di fare il più piano possibile, mi alzai dal letto e mi vestii in fretta e furia, non volevo che si svegliasse e che si attaccasse a me come una cozza. Una volta pronto uscii fuori dalla stanza e mi preparai a cercare Cliff, anche se non si preannunciava una cosa semplice. Cominciai ad aprire tutte le stanze,notando che quasi tutte erano occupate da coppie che la notte prima si erano date un gran bel da fare, finché non arrivai a quella che sembrava la camera degli ospiti, aprii la porta e lo vidi, nudo e con un ragazzo attaccato addosso, nudo anche quello, a quel punto mi avvicinai e lo scossi leggermente, chiamandolo a voce bassa, riuscii a svegliarlo dopo poco, aveva il sonno molto leggero.

<< James? >>
<< Si >>
<< Che ore sono? >>
<< Le undici del mattino >>
<< Ma...ah! >>

Si massaggiò le tempie con un’espressione di dolore dipinta in viso.

<< Quanto ho bevuto ieri? >>
<< Troppo direi. Devi smetterla >>
<< Non fare la suora e passami i vestiti! >>
<< La suora stanotte si è scopata Tiffany, la più figa delle fighe! >>

Lui non rispose, si limitò soltanto a guardare in basso e scuotere lentamente la testa, in quel periodo era più distratto e triste, e beveva di più, ma proprio non riuscivo a farmi dire cosa gli prendesse. Gli passai i vestiti e lui se li infilò velocemente, poi diede un ultimo sguardo al ragazzo che gli stava vicino e fece per uscire, ma lo bloccai.

<< E tu invece? Chi ti sei fatto? >>

Gli chiesi con un qualcosa di strano che mi ribolliva nelle vene, odiavo sorprenderlo a letto con qualcuno, anche se non avevo mai capito il perché di quelle sensazioni omicide, rivolte sempre a chi dormiva accanto a lui in una notte di follie. Lui poi se ne portava a letto molti, quindi le persone che mi infastidivano erano numerose e sempre pronte a lasciargli qualche biglietto dentro l’armadietto o ad inseguirlo nei corridoi della scuola, a quel punto lui se li scollava con delicatezza, dando sempre dei buoni motivi per cui fra di loro non avrebbe potuto funzionare. Il soggetto di quella mattina mi incuriosì ed infastidì particolarmente, si trattava di una persona meschina e viscida, che si dimostrava omofoba al di fuori, ma che a quanto pare, non lo era davvero.

<< Lascia perdere, andiamo e basta...>>
<< Ma è Ricky! Quello che gioca a baseball! Chi l’avrebbe mai detto! >>
<< Smettila di fare il coglione e andiamo, prima che si svegli...>>
<< In effetti se si svegliasse sarebbe un guaio...non riusciresti mai a scollartelo. >>

Così uscimmo dalla stanza e poi dalla casa ed entrammo in macchina, la sua macchina. Rimanemmo fermi ancora per qualche minuto, giusto il tempo di svegliarci un po’ di più, così lo guardai e vidi che qualcosa in lui proprio non andava, quel giorno era peggio del solito.

<< Cliff, amico, ma che ti prende in questo periodo? >>
<< Sono stanco...>>
<< Di cosa? >>
<< Di tutto...stanco di stare in quella cazzo di scuola, stanco di “abitare” con i miei, che si inventano tutti i pretesti del mondo per stare fuori casa e lasciarmi da solo...stanco di essere solo. >>
<< Tu non sei solo, ci sono io con te >>
<< E per quanto ancora? Ti troverai la ragazza ed io finirò abbandonato...ti sei già scopato mezza scuola, non passerà molto tempo che troverai una troietta stabile...e quale ragazza vorrebbe l’amico gay del suo ragazzo sempre tra i piedi? >>

Detto ciò mise in moto e partì, da quello e dai suoi gesti nervosi capii che la discussione doveva finire ed era finita. Poco dopo ci fermammo in un bar a prendere un caffè, che in quelle circostanze era qualcosa di sacro. Mi sedetti vicino a lui, praticamente appiccicato e poggiai la testa sulla sua spalla, poi gli circondai la vita con un braccio, lui sembrò irrigidirsi, era da un po’ che non ci abbracciavamo ne che ci dimostravamo l’affetto che l’uno provava per l’altro. Avvicinai le labbra al suo orecchio e gli sussurrai “che ne dici se stasera stiamo da te? Da soli?” lui mi guardò come se avessi detto una cosa strana, poi annuì ed io gli sorrisi. Dopo aver bevuto il caffè andammo direttamente da lui, ormai casa sua era il nostro covo, e adesso che lui era più grande, i suoi lo lasciavano solo anche per settimane, senza farsi alcun problema, andando ognuno con il rispettivo amante.

<< Cliff, ti dispiace se faccio una doccia? >>
<< Fai pure >>
<< Grazie! >>

Entrai nella doccia e feci scorrere l’acqua, ad un tratto il mal di testa sparì e fu come se non avessi mai avuto alcun problema in tutta la mia vita. In quella doccia pensai alla prima volta che io e Cliff c’eravamo visti nudi, a come avessi provato una sorta di eccitazione nel guardarlo. Adesso eravamo due uomini, io ero diventato quello che si scopava tutte e lui sembrava solo guardarmi con disprezzo. Forse avrebbe solo voluto che io fossi rimasto il ragazzino ingenuo di un tempo...forse anch’io l’avrei preferito. Uscito dalla doccia, vidi che nell’altra stanza c’era Cliff sdraiato sul letto, così andai lì e mi tolsi l’asciugamano proprio sotto i suoi occhi, volevo vedere come avrebbe reagito. Sembrai attirare la sua attenzione, soprattutto quando mi piegai per raccogliere l’asciugamano che avevo lasciato cadere, lui alzò la testa di scatto e lo sentii ridacchiare maliziosamente.

<< Hetfield, il tuo culo mi fa impazzire! >>
<< Ah si? >>
<< Oh si! In tre anni non ne ho mai scopato uno così bello! >>
<< Sei un pervertito! >>
<< Ma senti chi parla! >>
<< Vuoi palparmi in culo? >>
<< Se vieni qui adesso questa è la volta buona che ti violento, lo giuro! >>

Allora andai lì, mi sdraiai accanto a lui e poggiai la testa sul suo petto, cercando di raggiungere i suoi occhi con i miei. Rimase rigido per qualche secondo, forse non si aspettava che sarei andato da lui per lasciarmi toccare davvero. A dire il vero non sapevo nemmeno io quello che stessi facendo, era il mio corpo a dirmi ciò che dovevo fare, come se avessi impostato il pilota automatico. Il cuore mi batteva velocemente, quasi come se prendesse la rincorsa per uscire dal mio petto. Dopo qualche minuto riuscì a guardarmi negli occhi, io misi una delle mie gambe ancora umide fra le sue mentre continuavo a guardarlo, poi gli accarezzai il viso con una mano e mi avvicinai di più a lui, a quel punto sentii le sue dita ruvide e lunghe da bassista che scorrevano sulla mia coscia, avanti e indietro, mi passò un braccio dietro la schiena e con la mano libera mi teneva delicatamente per la nuca, quasi come se avesse paura che io potessi scappare. La mano che prima mi accarezzava la coscia si spostò più su, arrivando ai glutei, il suo viso si avvicinò sempre di più al mio e io potei sentire chiaramente il suo odore di tabacco e profumo che mi fece perdere la testa, a quel punto le sue labbra si appoggiarono delicatamente sulle mie, con un po’ di indecisione, in quel momento io sembrai più risoluto di lui, io, l’etero bastardo che fino alla notte prima si era fatto una donna. Pian piano le nostre labbra si schiusero e le nostre lingue si incontrarono lentamente ed iniziarono a giocare l’una con l’altra, mentre ormai la sua mano teneva stretto il mio gluteo. Senza che ce ne accorgessimo io ero finito sotto e lui sopra, io ero già nudo e stavo spogliando lui. Da quando le nostre labbra si erano incontrate non si erano più separate. Quando anche le sue mutande furono state gettate via, lui si separò da me e mi rivolse lo sguardo più dolce che io avessi mai visto sul suo viso, in quel momento lo amai più di chiunque altro. Le nostre labbra tornarono ad unirsi e con la massima delicatezza, nonostante la quale sentii dolore, lui entrò dentro di me, strappandomi un gemito di dolore, poi, quando mi fui abituato, iniziammo a muoverci lentamente e con dolcezza, mi sentivo in paradiso. Non fu niente di fugace, accadde tutto molto lentamente e con la massima consapevolezza di entrambi, fu dolce e passionale e mi piacque da morire. Quando entrambi arrivammo all’apice del piacere e raggiungemmo l’orgasmo contemporaneamente ci guardammo negli occhi, poi lui si sdraiò accanto a me e rimanemmo lì abbracciati ed in silenzio per qualche minuto. Lui mi guardò come se non potesse ancora credere a quel che era successo, ad un tratto lo guardai e, proprio come accadde quando gli dissi che gli volevo bene per la prima volta, le parole fecero tutto da se e sussurrai un “Ti amo” appena accennato. Per me era nato tutto come un gioco, invece mi ero  accorto di essere innamorato di lui sul serio, e capii che quella che provavo nei confronti dei ragazzi che si faceva era gelosia. Lui mi guardò stupito, arrossì e sussurrò un “anch’io”, poi sorridemmo l’uno all’altro e tornammo a pomiciare. Facemmo una pausa solo alle quattro del pomeriggio.

<< James...tu sei serio? >>
<< Si Cliff >>
<< Non ti credo. >>
<< Cosa?! E credi che ti avrei detto che ti amo senza una ragione?! >>
<< Ma tu sei etero! >>
<< Io amo te, e nessun’altro! >>
<< Lo volevo fare da sempre >>

Disse mentre tornava a baciarmi. Aveva ragione, stare con un uomo era un’esperienza bellissima, la più bella della mia vita.



E rieccomiiii!! Eccovi il capitolo caramelloso (anche più degli altri) che tutte le mie ff possiedono! Spero che vi sia piaciuto (come a me è piaciuto scriverlo) e scusatemi per il ritardo D:
Buona serata a tuttiiiii

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Capitolo 8
*** I Love You ***


I Love You

Il resto della giornata lo passammo quasi interamente a letto a giocare come due dementi, non avrei mai immaginato di poter amare un uomo in questo modo, ma lui non era un uomo come tutti gli altri, lui era Cliff, il mio Cliff! Dopo cena suonammo un po’, ma con un’intesa diversa, mentre inventavamo nuove melodie fra un bacio e l’altro. Era successo tutto molto in fretta ed io ero ancora convinto di essere etero, ma consideravo Cliff come l’eccezione della mia vita, lui era l’unico ragazzo che avessi mai guardato con interesse. Soprattutto non ero pronto a rendere pubblico il fatto che io e lui...che cos’eravamo io e lui? Si, eravamo andati a letto insieme e avevamo pomiciato tutto il giorno, ma non c’era niente di ufficiale fra noi due...o bastava il fatto di esserci detti che ci amavamo? Quando dopo aver suonato andammo a letto ero indeciso su come esporre la questione dei miei dubbi, ma non arrivai nemmeno a pensare come formulare la domanda che Cliff mi tolse le parole di bocca. Mi guardò negli occhi con aria preoccupata e poi parlò.

<< James...adesso...beh, noi cosa siamo adesso? Io che cosa sono per te? >>
<< Mi chiedevo anch’io cosa fossi per te. Tu sei la persona che ha reso la mia vita felice, che non mi ha più fatto sentire solo e che voglio avere sempre accanto, se non ti vedo per un giorno intero mi sento morire , io ti amo Cliff, mi dispiace di averlo capito solo adesso e di averti fatto soffrire per tutti questi anni >>
<< Nemmeno io riesco a stare senza di te, sei stato l’unico che mi abbia accettato per quello che sono, anche se prima hai dovuto evitarmi per tre settimane, ma mi hai sempre voluto bene in modo incondizionato e sei sempre stato ai miei scherzetti sconci, anche quando non pensavi che un giorno mi avresti sbattuto il culo in faccia e che saresti venuto a letto con me finalmente. Anch’io ti amo e voglio stare con te >>
<< Ma quanto sei romantico! >>

Dissi, poi gli saltai addosso e ricominciammo a...beh, avete capito. Dopo aver finito, Cliff ebbe la forza di farmi anche un terzo grado in piena regola.

<< Scommetto che non vuoi che ci vedano in pubblico >>
<< In effetti no, non sono pronto, deve prima passare un po’ di tempo >>
<< Ma cosa c’è da vergognarsi? >>
<< Nessuno si aspetta che io stia con un uomo >>
<< Quindi pensi ancora che sia sbagliato essere gay...>>
<< No, non sono gay, sono solo innamorato di te >>
<< Non so se ti sei accorto, ma io sono un uomo James...>>
<< Si, ma non sei un uomo come tutti gli altri, tu sei mio >>

Dissi baciandolo, mettendo fine al terzo grado. Eravamo d’accordo di non farci vedere in pubblico, certo, avremmo continuato a stare insieme come facevamo prima, ma niente effusioni in pubblico, questo era certo, Cliff non sembrava molto convinto, ma non ero pronto a rendere pubblica la mia relazione con lui, non ancora.
***
L’indomani a scuola fu più difficile del previsto non mettergli la lingua in bocca davanti a tutti, sentivo di poterlo violentare in pubblico davanti di fronte a tutta la scuola, ma sapevo di non poterlo fare, a lui sarebbe andato bene di sicuro, ma non a me. Per complicare di più la faccenda, Cliff mi si strusciava addosso in continuazione e poi ridacchiava delle smorfie che facevo. Ad ora di pranzo non riuscii più a trattenermi, trascinai Cliff in bagno ed entrambi ci chiudemmo in una cabina ed iniziammo a baciarci, non in modo calmo come avevamo fatto il giorno  prima, ma con più passione e foga, augurandoci vivamente che nessuno entrasse.

<< Sono sicuro che un giorno cederai, caro il mio Hetfield >>
<< Ne sono sicuro anch’io! >>

Entrambi scoppiammo a ridere e ci abbracciammo forte. Come avevo fatto a vivere tutto quel tempo senza quel contatto? Come avevo fatto a resistere a quella bellezza per tutto quel tempo? Ma soprattutto, come avevo fatto a non rompere il culo a tutti quelli che se lo portavano a letto?
Quel giorno Ricky venne a cercarlo alla fine della giornata, eravamo agli armadietti a sistemare le nostre cose e ad un certo punto lo vidi arrivare, ma non lo dissi a Cliff, perché pensai che non sarebbe venuto a rompere il cazzo, visto che lui aveva la sua figura da macho da mantenere...ovviamente mi spagliai, venne dritto verso di noi e richiamò l’attenzione di Cliff schiarendosi la voce. a quel punto il mio splendido ragazzo, che ne aveva piene le palle di lui, si girò svogliatamente.

<< Che vuoi, Ricky? >>
<< Voglio parlare con te...in privato. >>
<< Tranquillo, non dirò niente a nessuno, ora smamma >>
<< No, non è questo che voglio >>

 Disse guadandolo con un’espressione ammiccante. Cliff lo guardò stranito, scosse la testa e tornò a sistemare l’armadietto, ma Ricky non cedette, lo afferrò per il braccio e lo fece voltare verso di se.

<< Cliff dai, lo so che ti è piaciuto >>
<< E’ piaciuto di più a te...e io ero ubriaco. >>
<< Ma anche se eri ubriaco ricordo il modo in cui gridavi, si vedeva che godevi! >>

A quel punto ne ebbi abbastanza, chiusi con violenza l’armadietto e lo fulminai con lo sguardo, che lui ricambiò con altrettanta antipatia, poi presi la mano che stringeva il braccio di Cliff e la staccai.

<< E tu che vuoi Hetfield? È una cosa fra me e lui. >>
<< Lascialo in pace, non gli interessi >>

Chiusi l’armadietto di Cliff e lo tirai via ed entrambi uscimmo e ci mettemmo in macchina. Non appena fummo seduti in macchina lui mi guardò compiaciuto e mi fece uno dei suoi sorrisi inquisitori.

<< Tu sei geloso! >>
<< No, che te lo fa pensare? >>
<< Non sai che faccia avevi mentre quello mi parlava >>
<< Io sono geloso delle tue scopate occasionali da sempre, vedi di mettertelo in testa >>

Lui sorrise, quasi fosse fiero di me, poi mi circondò le spalle con un braccio e mi diede un bacio sulla guancia. Io lo guardai e gli sorrisi, poi ricambiai il bacio.

<< E già che ci siamo, il prossimo che viene a romperti il cazzo è già da considerarsi morto>>
<< Come sei dolce! >>

Disse mettendo in moto per poi partire. Quello era stato uno dei giorni migliori della mia vita, il cuore avrebbe potuto scoppiarmi di felicità, e per migliorare le cose, dopo scuola andammo dritti a casa di Cliff a fare l’amore. Mi sentivo libero.



EEEEECCOMIIIIII!!!!
Salve a tutti bella gente!! Eccovi un capitolo della mia sdolcinatissima ff!! Spero che il sito non abbia smerdato per l'ennesima volta il testo del capitolo e spero anche che vi sia piaciuto!!

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