A demons' story.

di isabelle88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 

DISCLAIMER: I personaggi menzionati, come Natasha Romanoff e Clint Barton, non sono di mia proprietà, ma della Marvel e delle menti geniali che li hanno creati.


Paesino sperduto in Russia, 31 Dicembre 1999

 

La neve aveva inizato a cadere, lenta e bellissima, adagiandosi sui campi e sul davanzale della finsestrella della rimessa per auto da cui Clint stava guardando.

Dormiva lì da quelli che ormai erano giorni, alla ricerca di una spia russa che, in settimane e settimane di missione, non era neanche riuscito a vedere.

Riusciva a monitorare i suoi spostamenti grazie alle pochissime tracce che si lasciava alle spalle, capiva più o meno che cosa facesse, ma vederla, mai. Sapeva che era una donna dalle poche informazioni trovate sul suo conto, ma non sapeva niente nè dell'aspetto nè della sua vita.

Quella missione era proprio una merda.

Rimpiangeva di essere l'agente più bravo dello SHIELD, perchè se fosse stato anche solo un pochino più scarso avrebbero mandato qualcun altro a cercare l'ombra di una donna, e lui sarebbe stato al caldo sul suo divano sgualcito, e non a congelare in Russia.

Guardò l'orologio. 23.57.

Tra tre minuti sarebbe cambiato millennio. Sono quelle cose che ti capitano una volta nella vita, quelle cose che poi raccontreai ai nipoti, dirai loro come hai festeggiato ,omettendo i dettagli più piccanti, ti ricorderai dei vecchi amici, della ragazza mai più rivista che hai baciato allo scoccare della mezzanotte.

E invece no, lui non avrebbe avuto niente da raccontare -sempre che avesse avuto dei nipoti, cosa che riteneva assai improbabile-.

Avrebbe passato la mezzanotte in quel cazzo di garage, solo come un cane, con una bottiglia di whisy comprata in una specie di alimentari in mezzo al nulla.

Mentre Clint rifletteva sulla sua penosa situazione, qualcosa sfrecciò attraverso il campo innevato che stava osservando.

Prese la faretra e se la buttò sulle spalle, incoccando una freccia. Tirò un calcio alla malandata porta del garage e uscì di corsa, seguendo le impronte dell'ombra, che ormai andavano dissolvendosi nella neve fresca.

Riuscì a seguirle a fatica fino a un capannone di fianco a una graziosa casetta, una delle poche del villaggio. Le luci erano spente, ma lui vedeva benissimo anche così. Si arrampicò sopra un cassone di whisy -era ovunque, in Russia- sul lato del capannone, e spiò dalla finsestrella.

Sembrava deserto.

Eppure era sicuro che ci fosse qualcuno.

Non era detto che fosse la donna del mistero, anche perchè dal poco che era riuscito a vedere erano impronte grosse, più adatte a un uomo, ma d'altronde lui non aveva di meglio da fare che seguirle.

Entrò dalla porta secondaria.

Sentì un mormorio sommesso, e seguì l'origine delle voci.

Erano due ragazzi.

Due ragazzi, seduti in cima a un cassone, che si facevano una canna.

-MA VAFFANCULO!- urlò Clint, vedendoli.

I ragazzi lo videro, così come videro l'arco con la freccia incoccata, e scapparono via in un batter d'occhio.

Incazzato, sbattè l'arco per terra. Non aveva voglia di rischiare il congelamento tornando al garage, per cui decise che avrebbe passato lì la notte. Trovò un telo che copriva alcune casse, ci si avvolse e si addormentò.

 

* * *

 

Qualcosa di freddo -ma d'altronde, lì era fredda pure la cioccolata calda- si posò sulla gola di Clint, facendolo svegliare.

Aprì gli occhi di scatto.

Due enormi occhi verdi lo stavano fissando. Avevano un che di inquietante, pensò Clint-

Poi si ricordò del coltello sulla sua gola.

"Okay. Rilassati. Sarà solo un ladro."

Guardò la persona a cui appartenevano gli occhi, per quanto riuscisse a vedere dalla sua visuale limitata.

Era una donna. Un volto pallido, incorniciato da una massa di lunghissimi capelli rossi, boccolosi e scompigliati. Delle dita lunghe e scheletriche tenevano il coltello premuto sulla sua gola.

-стоять на месте, или я тебя убью.-

-Io...io non parlo il russo.-

-Stai fermo o ti uccido.-

"Okay, forse non è solo una ladra."

La donna prese una pistola e gliela puntò al petto, mentre lo strattonava bruscamente per farlo alzare.

Clint si mise in piedi.

La guardò meglio.Indossava un normale giubbotto che aveva l'aria di non tenere caldo per niente e un paio di logori jeans, strappati in vari punti.Il corpo sotto i vestiti malandati era magrissimo, le gambe sottili come due stuzzicadenti, il seno praticamente invisibile.

Aveva l'aria di non mangiare da giorni, quasi settimane.

-Chi sei?- chiese lui.

-Non ti interessa.-

-Invece mi interesserebbe sapere chi mi sta per uccidere.-

-Non ho detto che ti ucciderò di certo.-

-La cosa mi rassicura molto.-

-Bene. Chiamami Natalia.-

Non avrebbe dovuto dire il suo nome, non lo diceva mai, in missione. Avrebbe potuto inventarsene un altro, lo faceva sempre. Eppure qualcosa l'aveva spinta a dire la verità. Dopotutto sarebbe morto nel giro di qualche ora. Non aveva importanza se sapeva il suo nome o no.

Lo condusse fuori, puntandogli la pistola tra le scapole.

Ormai era mattina, probabilmente verso le dieci, giudicò Clint, guardando il sole. Non che fosse molto bravo in queste cose, ma almeno ci provava.

Natalia gli tenne sempre la pistola contro. Era muscoloso, e probabilmente lei non avrebbe avuto alcuna speranza in un corpo a corpo, non in quelle condizioni.

Si faceva schifo da sola.

Aveva dei vestiti rubati, nessun soldo, non mangiava da giorni , tranne qualche panino rubato ogni tanto,non aveva niente. Solo una vecchia macchina, un cotello e una pistola, e se li avesse venduti i capi gliel'avrebbero fatta pagare cara. Lo fece sedere al posto del passeggero. Aprì lo sportellino dell'auto e ne tirò fuori una corda con cui gli legò i polsi.

Era brava a fare nodi.

-Se provi a scappare, sei morto.-

-Afferrato il concetto.-

Clint la osservò sedersi al volante e mettere in moto l'auto,

Guidava bene, eppure, osservandola meglio, si rese conto che probabilmente non aveva nemmeno l'età per guidare. Era poco più di una ragazzina. Quindici, sedici anni al massimo.

Però la mano non tremava minimamente mentre lo minacciava, mentre gli puntava il coltello alla gola o gli affondava la pistola tra le scapole, nè la voce dava segno di paura o altro. Nessuna emozione.

Era troppo sconvolto per pensare di scappare.

 

Angolo dell'autrice:

Okay, è la mia prima ffc, per cui siate clementi ;) Erano mesi che mi ronzava in testa l'idea di una Clintasha, o di qualcosa di simile, e finalmente sono riuscita a scrivere qualcosa di decente :3 So che è un capitolo un po' cortino,è più una specie di prologo, prometto che gli altri saranno meglio! L'unica cosa di cui ho paura è che  i personaggi siano un po' OOC, non so... voi che ne dite? Non so assolutamente niente della Russia né del russo ( per la frase ringrazio Google Traduttore), per cui ho inventato tutto XD Grazie a tutti quelli che anche solo leggeranno la storia :* Ah, il titolo è tratto dalla canzone Demons degli  Imagine Dragons, una band che amo alla follia!

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 

In viaggio su una strada desolata russa, 1 Gennaio 2000.

 

La guardò per tutto il viaggio.

La pelle bianchissima, il viso affilato, le labbra piene e rosse così come i capelli, in netto contrasto con il pallore del viso e il verde intenso degli occhi. Le intravedeva le costole attraverso il giubbotto. Rabbrividì.

-Smettila.-

-Smettila cosa?-

-Smettila di fissarmi.-

-Non ti sto fissando.-

-Ma se mi tieni gli occhi addosso da quando siamo partiti!MI da fastidio.-

-Okay.-

Clint si mise a guardare la strada. Ogni tanto le dava un'occhiata, di sfuggita. Se avesse preso un paio di chili - molti più di un paio- sarebbe stata bella, pensò.

Dopo qualche ora, Clint decise di ruppere il silenzio. A dire il bero, lo decise soprattutt il suo stomaco.

-Non c'è del cibo, vero?-

-Ti pare che se ci fosse te lo darei? Scusa, ma mi sembra che io ne abbia più bisogno di te.-

Giusto, pernsò.

La conversazione finì lì.

Atttraversarono le desolate pianure russe per ore di viaggio.

Aveva avuto decine di occasioni per scappare, eppure c'era qualcosa che lo teneva legato a lei, a quella macchina. Voleva vedere dove lo avrebbe portato, cosa gli avrebbe fatto.

La microradio che aveva nell'orecchio e lo teneva in contatto con lo SHIELD si era congelata, per cui comunque non avrebbe potuto chiamare nessuno.

Viaggiarono fino a una casetta isolata nella pianura. La ragazza sterzò bruscamente , e fermò l'auto accanto alla casa.

Fece scendere Clint, lo portò in casa e lo legò al divano, poi si sedette di fronte a lui.

In silenzio, passarono un paio d'ore.

Stavolta, era lei che lo osservava. Vedeva che non stava facendo nessuno sforzo per provare a liberarsi, non aveva provato a sciogliere il nodo, anche eprchè no nci sarebbe riuscito. Aveva semplicemente eseguito gli ordini che lei gli aveva dato. Era strano, pensò Natalia. gli occhi grigi e piccoli, i capelli rasati cortissimi,alla militare. Avrà avuto venticinque anni, forse poco più. Le braccia erano muscolosissime, e al suo contrario lui indossava abiti tecnici, adatti al freddo e a correre. I suoi superiori dovevano essere più generosi, pensò lei.

-E adesso?-

-Adesso cosa?-

-Hai intenzione di lasciarmi qui a morire di freddo e fame? Ci provi gusto?-

Forse un pochino, talvolta le piaceva vedere morire le persone, ma non era quello il caso.

-No.

-Allora che facciamo?-

-Aspettiamo.-

-Chi?-

-Non mi è permesso dirlo.-

-Chi ti ha detto che non puoi dirlo?-

-Non mi è permesso dirlo.

-Oh, Cristo.-

Dunque la ragazza aveva dei superiori? Non era solo una psicopatia maniaca assassina che provava gusto a vedere morire le gente. Era un'agente, come lui. Sottomessa al volere di chissà chi. Come potevano pretenedere che facesse quelle cose? Dio santo, doveva andare a scuola! Non in giro a minacciare il primo che passa per conto di degli stronzi.

Il rombo di una macchina in lontananza.

Senza mai perderlo di vista, si alzò e andò a vedere dalla finestra.

Si risedette.

Poco dopo la porta si spalancò.

Entrò un uomo alto e magro, imbacuccato in un giubbotto troppo grande per lui.

-все прошло хорошо?-

-Да.-

-Брава..- *

Clint non aveva capito niente delle breve conversazione, il suo russo si limitava al "Ciao."

Decise che se fosse uscito vivo di lì lo avrebbe imparato. Non era più così certo di farcela, ora. Prima c'era solo la ragszza, e anche se era sicuro che lo avrebbe ucciso senza battere ciglio, non gli faceva paura.

Ma l'idea di essere coinvolto in qualcosa di più grosso lo spaventava. Cercò di non darlo a vedere mentre provava per la prima volta a sciogliere seriamente quel nodo.

-Bene, Clint.- disse l'uomo.

Merda, sapevano chi era. Ovvio che lo sapevano, altrimenti perchè lo avrebbero rapito? Dovevi scappare prima, Clint, sei un cretino, pensò.

A differenza d Natalia, che parlava un inglese perfetto, l'uomo aveva un marcato accento russo. Mentre lo squadrava, Clint capì che era Natalia l'ombra che cercava da settimane, mesi.

Dio, che stupido. Stupido, stupido, stupido e ancora stupido.

Come aveva fatto a non capirlo prima?

Tutto quel whisky doveva avergli annebbiato il cervello.

Era stato mesi alla ricerca di una ragazzina, si era fatto ingannare da una sedicenne.

Una ragazzina.

Nella classifica dei migliori agenti dello SHIELD doveva appena aver perso una ventina di posti.

L'uomo disse qualcosa in russo a Natalia, e tirò fuori dal cappotto varie mazzette di bigliettoni e due panini. La ragzza, dopo averle prese ed essersi evidentamente trattenuta dal'ingozzarsi del pane, uscì.

Finalmente Clint riuscì a slegare il nodo.

-Allora, Clint Barton, ti sei fatto beccare, eh? Da una ragazzina. Che fallito.-

Mentre parlava si avvicinava sempre più a lui, quasi fino a sfiorargli il naso con il suo.

Clint approfittò del momento per sferrargli un pugno in faccia.

Si alzò, scattante, mentre l'uomo imprecava in russo. Gli sferrò un altro ugno, e poi un altro, eun altro ancor. Il sangue gli sgorgava dal naso e dai denti, ma lui non si fermò. Non dopo aver visto lo sguardo famelico della ragazzina quando aveva tirato fuori quel pezzo di pane.

-BRUTTO BASTARDO!- urlò, tirandogli un calcio in pancia come gran finale.

Ormai era svenutp, e Clint lo lasciò lì. Non valeva la pena ucciderlo. Gli prese il cellulare e controllò che non avesse armi. Evidentemente si fidava molto dei nodi della ragazza, perchè era disarmato.

Uscì, e svuotò il serbatoio della sua auto, in modo che non potesse più andarsene.

"Vediamo quando ti svegli e scopri che sei solo in mezzo al nulla. Vediamo che sguardo avrai tu la prossima volta che vedrai un pezzo di pane, stronzo."

Nell'altra macchina la ragazza dormiva.

Natalia.

Era un bel nome.

La lasciò dormire, non prima di averle preso tutte le armi. Lei non si svegliò.

Probabilmente non dormiva da settimane, pensò Clint.

Quando dopo dieci ore, arrivarono alla base a Mosca dove CLint aveva appuntamento con Coulson, il suo supervisore, nel caso avessero perso i contatti, dormiva ancora.

Si svegliò non appena Clint spense il motore della vecchia auto.

-Ma che ... dove diavolo siamo?-

-A Mosca.-

-Mosca? Ma sono più di dieci ore di viaggio! Non posso...oddio, ho dormito tutto questo tempo?-

-Mi sa di sì. E adesso scendi, e prova a attaccarmi e sei morta. Le posizioni si sono inverite.-

La fece scendere, e come lei aveva fatto con lui, le puntò la pistola tra le scapole.

Ma lei, al contrario di lui, non eseguì gli ordini. Si voltò e diede un calcio alla pistola, talmente veloce che Clint non ebbe nemmeno il tempo di premere il grilletto.

La pistola volò via. Clint le afferrò il piede, facendola cadere a terra, ma lei si rialzò con una capriola più velocemente di quanto Clint avesse mai visto. Le sferrò un pugno sulla guancia, poi si preparò a sferrarne un altro, ma lei si abbassò e il colpo andò a vuoto. Gli tirò un calcio in pancia, talmente forte che Clint gemette di dolore.Allora forse aveva anche qualche muscolo, sopra tutte quelle ossa.

Gli tirò un altro calcio nella pancia, mentre lui cercava inutilmente di prenderla a pugni. Lei era troppo veloce per lui.

"Dai, non puoi farti battere da una così. Reagisci, Clint, non fare il cretino."

Al quarto calcio lui le afferrò la caviglia, e la sbattè a terra.

Si sentì un secco "stock" sul pavimento, e per un attimo temette di averla uccisa.

Svenuta, lo era sicuro. Aveva preso una bella botta in testa. Controllò che il cuore battesse ancora. Sì, grazie a Dio. Non poteva consegnarla morta. Aveva un bel taglio sul sopracciglio, ma niente che gli facesse pensare che fosse in pericolo di morte.

La lasciò lì sul pavimento, mentre ispezionava ogni angolo di quel garage abbandonato.

"Aeroporto di Mosca. Gate 2."

Clint prese in braccio Natalia, e la posò sul sedile posteriore della macchina. Avrebbe spocato di sangue i sedili, ma non credo che lei tenesse molto all'auto.

Si sedette al volante, e guardò com'era messo lui nello specchietto retrovisore. Tranne il rivolo di sangue che gli usciva dal naso e dalla bocca, non era così male.

Dopo averci pensato un attimo, ridiscese, e legò le mani della ragazza.

Poi si mise alla guida, direzione aeroporto di Mosca.

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