La guerra del ghiaccio e del fuoco

di Neem_90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lo storpio che sapeva volare ***
Capitolo 2: *** Il comandante spezzato ***
Capitolo 3: *** Il Lord di Grande Inverno ***
Capitolo 4: *** Le tenebre rosse ***
Capitolo 5: *** Il richiamo del Drago ***



Capitolo 1
*** Lo storpio che sapeva volare ***


Sotto di lui la guerra infuriava, neve e sangue, corpi e fuoco.
Si sentiva come mai prima era stato nella sua breve vita, si sentiva libero.
Prima della caduta quella stessa sensazione lo accompagnava nelle ripide ascese delle torri in rovina di Grande Inverno, ma quel ricordo gli sembrava tanto lontano, di un'altra vita. 
Adesso lui era ali e vento come se il volo fosse semplice come respirare, come camminare. 
Eppure dentro di lui c'era qualcosa che lo inquietava, una forza nera che tentava in tutti i modi di cacciarlo da quel corpo. Il corvo con tre occhi lo aveva avvertito: " Brandon Stark tu volerai, ma sarà un volo nero, un volo pericoloso. Sei solo un ragazzo, ma solo tu puoi controllare quella ferocia. Ti stancherai e quando ritornerai uomo ti sentirai cambiato. Ricorda: non contrastare quella fiera selvaggia, non ci riuscirai! Indirizza i suoi istinti, falli tuoi". 
Ora capiva le sagge parole del vecchio uomo-albero. Sotto di lui l'odore del sangue e del fuoco lo attiravano, quella sensazione nera voleva divorare i corpi sanguinolenti e carbonizzati dei soldati, ma non poteva scendere sul campo, non doveva divorare i suoi soldati. Rivolse lo sguardo altrove, virò a destra e planò sugli estranei. Un battito d'ali, un ruggito e fuoco e fumo dilagarono. 
Era ora di tornare al campo, puntò verso Aspra Dimora, verso i suoi fratelli. Bran si sentiva esausto controllare quel corpo anche per una sola battaglia era stato estenuante. Doveva tornare nel suo corpo, ma si concesse un ultimo attimo di libertà: oltrepassò la terra ferma e con il ventre squamato sfiorò il Mare dei Brividi. Del vapore lasciò una scia a indicare il suo passaggio: ghiaccio e fuoco.
Scrutò nelle acque gelide e vide il suo riflesso: era bianco come la neve, i suoi occhi dorati come il sole estivo, le sue zanne nere come la morte. Ora lui volava, ora era Viserion. Ora era un drago.

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Capitolo 2
*** Il comandante spezzato ***


Vide il grande drago bianco solcare il mare, lasciando una scia di vapore al suo passaggio. Era ancora incredulo, ricordò la vecchia Nan e di quando raccontava a lui e ai suoi fratelli storie di Estranei, metamorfi, giganti e draghi, a quel pensiero un sorriso gli illuminò il viso: era tutto vero, l'anziana balia era più saggia del maestro Luwin. "Tu non sai niente Jon Snow" -Ehi Jon, il Cavaliere delle Cipolle dice che siamo pronti a partire. La voce di Rickon lo richiamò al presente. Suo fratello era più alto di un'intera spanna, dall'ultima volta che lo aveva visto a Grande Inverno erano passati 4 anni, assomigliava sempre di più a Robb, con gli occhi chiari come il cielo e i riccioli ramati della loro madre. - Bene mio Lord, vado a prendere Bran e salpiamo!- Jon scompigliò i capelli al fratello che si divincolò e andò , borbottando, verso la scialuppa. " Odia essere chiamato Lord, è selvaggio come la piccola Arya". La sua sorellina, i suoi fratelli non l'avevano mai nominata da quando si erano ritrovati. Sapeva che la pensavano morta, ma in cuor suo sperava che fosse ancora viva e al sicuro. Era forse l'unica Stark che non aveva mai pensato a lui come ad un bastardo. Mentre questi pensieri attanagliavano la mente del Comandante dei Guardiani della notte, il sole stava lasciando spazio alle tenebre. Tornare al Forte Orientale di notte, in pieno inverno era un'impresa rischiosa, ma Lord Davos, prima del suo titolo, aveva viaggiato un'intera vita nascosto dalla tenebre. Inoltre Melisandre aveva invocato il Signore della Luce. "R'holl è un Dio buono" disse " ci concede vento a favore e mare placido" ora Jon sapeva che il Dio della luce non mentiva dopo quello che aveva visto, dopo.... "Tu non sai niente Jon Snow" Estate gli leccò la mano guantata, era ormai giunto alla tenda di Bran, da dentro arrivavano dolci risate e parole sussurrate. Si schiarì la voce e scostò di poco la tenda: - Bran, siamo pronti a partire- Da dentro rispose la voce di un ragazzo maturo, un po' troppo austera per la sua età: - Entra pure Jon, io è Meera stavamo preparando le bisacce- Jon entrò e vide Meera Reed chinata sulle borse di pelle: era una donna piccola, scattante e graziosa, aveva vent'anni, sette in più rispetto a suo fratello Bran, eppure il corpo minuto di lei e la saggezza di lui li facevano sembrare della medesima età. Nonostante tutti gli sforzi che i due facevano per sembrare semplici amici, Jon sapeva che sentimento nutrivano i due ragazzi l'uno per l'altra: Si vedeva da come Meera guardava Bran, non con compassione, ma con dolcezza e amore. Quello sguardo Jon lo aveva già visto, ma il viso dietro quegli occhi era sfumato e lontano. "Tu non sai niente Jon Snow" -Jon puoi chiamare Hodor? Jon? Ehi...- -Si scusa, vado subito...- - Jon stai bene?- La voce preoccupata del fratello lo intenerì: - Si Bran, ora che tu è Rickon siete accanto a me sto molto meglio- Si congedò con un inchino e andò a chiamare il gigante buono. Le navi erano pronte a salpare, lord Davos Seaworth era al comando di "Luce nelle tenebre", la grande chiatta che li avrebbe portati fino al Forte Orientale. Il mare era calmo e il vento era alto, il Signore della luce non si sbagliava. Sotto coperta Estate, Cagnaccio e Spettro ululavano e ringhiavano "il mare non gli piace" Pensò Snow. Con le braccia appoggiate al parapetto scrutava l'orizzonte " affiancando la costa per tutto il tragitto non dovremmo avere problemi" una mano gli sfiorò la spalla. Si voltò e vide la Donna rossa in un vestito color porpora, avvolta da un mantello pesante del medesimo colore, la pietra che aveva al collo scintillava nella fioca luce del tramonto. - Lord comandante, il dolore al torace si è alleviato?- - Si mia Signora....- - ...Ma senti un altro tipo di dolore, non è così Lord Snow?!- A quelle parole Jon si irrigidì, sapeva di essere visibilmente angosciato. - Non credo che questo... Dolore, possa essere guarito da te o dal Signore della Luce mia lady.- - È vero, ne' io ne' R'holl abbiamo questo potere. Ma il vuoto che senti è dovuto al suo potere. R'holl è l'unico vero Dio, e come tale è giusto. Ti ha ridato la vita, ma in cambio ha preso una parte di te. Non puoi tornare indietro Jon Snow...- - È solo che vorrei sapere cosa mi ha tolto, io... Io non ricordo- - Non angustiarti, riposa, hai vinto una grande battaglia, ma la guerra è lungi dall'essere finita. Ora hai ritrovato i tuoi fratelli, hai riconquistato il Castello Nero e hai conosciuto il tuo Dio. Goditi questa pace.- Melisandre gli concesse un tiepido sorriso, accennò un inchino e, a passi leggeri, tornò nella sua cabina. Jon si voltò nuovamente verso l'orizzonte "Goditi la pace" ma ,in cuor suo, sapeva che la pace lo aveva lasciato la prima volta che era morto.

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Capitolo 3
*** Il Lord di Grande Inverno ***


Correva lungo la chiatta da prora a poppa evitando marinai e cavalieri, inseguiva Cagnaccio emettendo gli stessi ululati del metà-lupo. Odiava essere chiamato Lord, odiava essere il più piccolo dei suoi fratelli, odiava non sapere. Preferiva stare da solo con Osha era tutto più semplice con lei. Anche se quando si separò da Bran e si ritrovò sull'isola di Skagos si sentì tremendamente solo. Fortunatamente il popolo libero si rivelò molto più divertente dei nobili che aveva visto a Grande Inverno. Osha gli aveva insegnato a cacciare e a pescare con la forca, gli aveva detto come accendere un fuoco e cosa fare se vedeva un Estraneo. Poi un giorno arrivò Davos sull'isola e disse loro che dovevano raggiungere Aspra Dimora per rifornire l'esercito dei Guardiani della Notte comandati da Jon. All'inizio era felice di rivedere suo fratello, si ricordava di come lui ed Arya lo facevano divertire, e forse presto avrebbe rivisto anche Bran. Ma quando arrivò dai suoi fratelli scoprì che uno era in grado di controllare un drago e l'altro era a capo di un esercito. Gli fu impedito di partecipare allo scontro e inoltre scoprì che finita la guerra con i non-morti sarebbe dovuto tornare a Grande Inverno per ricoprire la carica di Lord e amministrare tutto il nord. Lui odiava stare tutte quelle ore seduto ad ascoltare persone che si lamentavano di questo e di quello. Avrebbe voluto controllare un drago, Bran aveva detto che gli altri Draghi li aspettavano alla Barriera, forse sarebbe riuscito a volare sopra uno di loro. Ma quando lo disse a Bran lui si mise a ridere. Si infuriò così tanto che gli tirò un calcio alla gamba e scappò via, però riuscì a vedere comunque lo sguardo triste del fratello. - Rickon, è pronto il cibo, vieni! e fai stare zitto Cagnaccio!- Osha era l'unica persona che poteva dargli ordini, non lo chiamava "Lord" e le voleva bene, quando non riusciva a dormire lei gli cantava una canzone e si metteva sotto le pellicce insieme a lui. Un giorno senza rendersene conto la chiamò "mamma", lei non rispose e d'un tratto si sentì molto triste. Sapeva che sua madre si chiamava Catelyn Tully, ma non ricordava nulla di lei, solo il colore dei capelli. A cena si sedette vicino a lei, lontano da Jon e la Donna Rossa, non gli era mai piaciuta fin dal primo giorno, e neanche Cagnaccio sembrava fidarsi di lei. Eppure Jon la rispettava. Ma Jon era cambiato, era un uomo ormai e assomigliava sempre di più a loro padre, solo molto triste. Spostò lo sguardo su Meera e Bran, "stanno sempre insieme quei due, non vogliono più giocare con me". Si rese conto che era l'unico che chiamavano ancora bambino, eppure era Lord di Grande Inverno, o meglio, delle sue rovine. Finita la cena andò nella cabina che condivideva con Osha. -Puoi cantare per me Osha?- - Certo piccolo lupo, quale canzone vuoi ascoltare?- - Quella che parla dell'orsa e i suoi cuccioli- Aveva un bella voce la sua Osha. Poco prima di chiudere gli occhi sentì la sua voce in un sussurro: - Dormi mio piccolo Rick...

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Capitolo 4
*** Le tenebre rosse ***


Il Forte Orientale si ergeva possente sulla costa. Era visibilmente ristrutturato, ma dava un senso di sicurezza e potenza.
Davos virò verso la costa, fece ammainare le vele e ordinò di remare fino al porticciolo.
Un mozzo gli si avvicinò prima che potesse raggiungere la poppa:
- mio Signore, lady Melisandre vorrebbe avere un'udienza con te, prima di attraccare- 
Diede gli ultimi ordini e si recò sotto coperta dalla Donna Rossa chiedendosi per quale motivo avesse tutta questa urgenza.
Bussò tre volte alla cabina e una voce gli ordinò di entrare. 
La stanza era caldissima e Lady Melisandre stava scrutando le sue fiamme, avvolta soltanto dal chiarore del fuoco.
-M-mi dispiace mia signora, non pensavo fossi...
-Nuda?-
Un sorriso malizioso comparve sul bellissimo viso della Donna Rossa. 
Si schiarì la voce e cercò si guardare altrove:
- Per quale motivo mi hai convocato, mia Lady? 
- Mi sembra ovvio, Davos....
Lord Seaworth si irrigidì e sentì salire il rossore sul suo volto. Per molti anni era stato in mare e aveva tradito sua moglie moltissime volte, ma la Donna Rossa lo metteva a disagio. Deglutì e ripercorse il Corpo di Melisandre: era longilinea, la pelle chiara come la neve, il seno era piccolo ma ben formato, i capezzoli erano chiari e grandi e.. Turgidi. Sul ventre i segni del parto non lasciavano dubbi, e ancora più sotto la sua nudità era glabra, come sapeva essere un' usanza nei bordelli delle coste di Essos.
Davos sentì il suo membro irrigidirsi e quando alzò lo sguardo vide gli occhi rossi della donna scintillare mentre lo scrutavano come fosse il suo adorato fuoco.
Gli si avvicinò con passo leggero, come se non avesse peso, gli prese il volto tra le mani e lo baciò.
Aveva labbra umide e calde e Davos si lasciò andare a quel bacio, era troppo che non giaceva con una donna...
Ma Melisandre si staccò, guardò il cavaliere, si voltò è prese la veste che era appoggiata sul letto:
- Lord Seaworth io servo il Signore della Luce, non posso giacere con un uomo se questo non può servire il mio Dio e la sua causa. Sei venuto nella mia cabina unicamente per parlare della piccola Shireen. Gli estranei sono potenti e R'holl ha bisogno del sangue di un Re per essere forte...
- Shireen non si tocca è solo una bambina innocente, al Dio non serve!-
- Shireen è malata, Davos, non sopravviverà comunque all'inverno-
- Malata? Il morbo Grigio si è fermato molto anni fa...-
- Si è risvegliato. Prima che partissimo via terra la Principessa aveva l'intera parte sinistra contagiata. Sta soffrendo molto-
Davos si sentì venire meno, la sua piccola Principessa, era come una figlia per lui, non poteva permettere a quella donna di sacrificare un'innocente. 
- Te lo impediró! Senza il tuo esercito e la tua Regina non potrai convincere nessuno di questa follia!-
- Lo so che me lo impedirai, l'ho visto nelle fiamme-
La pietra scintillò nuovamente e il suo sguardo era subdolo e crudele, Davos indietreggiò.
- Mio Lord, ti senti poco bene?!- 
Davos sentì improvvisamente la gola in fiamme, un tremito gli percorse le braccia e la cabina iniziò a vorticare intorno a lui.
Un lampo apparve nello sguardo compiaciuto di Melisandre. 
" Il bacio è stato il bacio. Era avvelenato proprio come lo è il suo Dio immondo" si appoggiò al tavolo facendo cadere una brocca, le gambe non reggevano più il suo peso.
L'ultima cosa che vide fu il vestito della Donna Rossa scivolare sulle travi, una voce lontana: " Aiuto! Lord Seaworth sta male! Presto chiamate un maestro" 
Dei passi sopra di lui scendevano veloci gli scalini, delle voci, ordini e poi... Più niente. Le tenebre lo avvolsero.

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Capitolo 5
*** Il richiamo del Drago ***


Tamburellava le sue tozze dita sul tavolo d'ebano intarsiato,  posto nel mezzo della grande camera che gli era stata riservata.
Tyrion era decisamente stanco,  era ormai alta in cielo la vivida figura della luna che si affacciava attraverso le tende di seta,  le quali avevano il compito di oscurare la stanza nei giorni afosi. La brocca dorata del vino di Arbor era vuota da quando il sole era tramontato.
"Peccato era davvero squisito".
Infastidito, si alzò maldestramente dalla sedia e ondeggiò, con le sue gambette arcuate, fino al parapetto, si alzò sulle punte e guardò la città.
Meeren doveva essere stata una città meravigliosa, ma dopo l'assedio rimaneva ben poco dell'antico splendore. Il paesaggio attorno a lui era bruciato e annerito, sentiva nelle narici odore di zolfo e carne bruciata " Se mai vedrò Valyria, sono certo che avrà un aspetto simile". 
le voci che provenivano dalle strade erano sature di vino e di lussuria, un vero esercito che si rispetti si porta appresso le puttane.
" forse è qui che vanno le puttane?"
Ma una risata argentea lo ridestò dai suoi antichi dolori. 
D'argento era anche la Regina Daenerys Targaryen, di una bellezza ancestrale, da togliere il fiato. 
Eppure lui aveva visto migliaia di donne e sfortunatamente, nascendo Lannister, aveva sempre davanti agli occhi la sublime bellezza dei suoi fratelli. Soprattutto Cersei che era rinomata in tutti i setti regni per il suo meraviglioso aspetto. Eppure Daenerys faceva sembrare sciatta perfino la perfida sorella.
"Più bella e più giovane, e soprattutto più umana".
Quella notte Daeny indossava una veste color avorio, dai tessuti leggeri e che poco lasciavano alla fantasia, ad ogni soffio di vento la pelle chiara tremava dal freddo "l'inverno è arrivato anche a Essos", pensò.
Il viso della regina era sereno, ma sotto gli occhi violetti si vedevano i segni della stanchezza. 
Dopo la battaglia, Daenerys non aveva quasi mai dormito, e quando il sonno la coglieva di sorpresa, la dolce regina si svegliava tremante e madida di sudore. 
Aveva vinto la guerra e aveva ripreso, presso la sua corte, quell'orso di Mormont.
Ma l'uomo che lei realmente bramava era il suo Daario che però, non ebbe la fortuna di riabbracciare la sua amante. Una delle teste che gli Yunkai lanciarono all'interno della mura aveva capelli e barba tinti di blu i quali, assieme ai baffi biondi, incorniciavano il viso beffardo del mercenario, illuminato da un dente dorato. 
Fortunatamente Ser Barristan Selmy le risparmiò quel macabro spettacolo. 
E proprio in quel momento il cavaliere era al fianco della Regina, intonso nella sua splendente armatura bianco dorata. 
Il bellissimo suono della sua risata era frutto dell'ennesima storia del prode anziano, probabilmente raccontava di qualche strana abitudine di Rhaegar o di come disarcionò qualche cavaliere maldestro. 
Era indubbio che Selmy si prodigasse con tutto se stesso per far distrarre la fanciulla "Potrebbe essere sua nipote, eppure ha già sulle spalle le vite di migliaia di persone. Non è come gli altri sovrani, lei è veramente angosciata per la loro sorte" constatò il Folletto, mentre il racconto volgeva al termine.
-Lord Tyrion! Sono desolata di averti fatto aspettare tanto-
La donna osservò dall'alto la brocca vuota e riavviandosi i capelli si rivolse verso il cavaliere
-Ser Barristan potresti chiamare Missandei? Credo che avremmo bisogno di un buon vino-
- Ma vostra Grazie! lasciarvi da sola con il Folletto...
- Sono certa che Lord Tyrion non mi recherà alcun male-
Con un sorriso mellifluo strofinò l'elsa oscena di un pugnale.
Tyrion si chiese se sapesse realmente utilizzare quell'arma.
Con il viso tirato Ser Barristan fece un veloce ma perfetto inchino e sparì nell'oscurità dei corridoi della piramide.
- Vostra Grazia, le tue armi sono così terribilmente.... Sensuali, molti uomini sarebbero felici di morire con una donna nuda sul ventre- 
Il nano esibì un sorrisetto malizioso, ma quando incontrò lo sguardo di lei si spense in una smorfia grottesca, resa tale dal naso mozzato e dalle cicatrici sul volto. 
La Regina era impassibile e algida. Non era abituato a quel gelo, solitamente le minacce ad Approdo del Re erano velate, oppure celate dietro finta ironia. Lei non aveva Maestri dei sussurri o spie. Lei non prometteva invano.
-Mi scuso con Vostra Grazia, ma l'ora tarda e il vino rendono questa lingua ancora più sciolta. Mia Regina, perché mi è concesso l'onore di riceverti nelle mie stanze?
- l'erudizione, Lord Lannister, so che avete studiato molti libri, e molti parlavano di draghi. Nel mio concilio nessuno ha mai letto così tanti libri. Sono solo una fanciulla, ma credo che Castel Granito e Approdo del Re siano pieni di pergamene da cui attingere.-
-Vostra Grazia sono onorato, ma temo, come ho già detto, che la risposta non sia di tuo gradimento. È vero che a Westeros ho letto molto, ma da quando sono al tuo cospetto la mia conoscenza non si è ampliata. Quello che sapevo ve l'ho già detto: i draghi non seguono regole, sono indomabili e selvaggi. Inoltre tu non hai mai cavalcato Viserion, quindi presumo possa essere ancora più imprevedibile di Drogon. Sono passate solo due settimane da quando non si è più visto, potrebbe essere di ritorno proprio in questo momento...
Era la terza volta che Daeny lo interrogava sulla sparizione di Viserion. Le si poteva leggere la tristezza negli occhi.
- Certo, certo....
Pareva pensierosa. Intanto la piccola Missandei arrivò con una brocca di vino speziato e alcuni dolcetti fumanti. Dietro di lei Ser Battistan ricomparve con il viso trafelato e Il respiro affannoso. Il vecchio guerriero era stanco e ormai gli anni pesavano anche sulla sua candida schiena.
Anche la Regina si rese conto del ritorno di Barristan:
- Grazie Missandei, vai pure a dormire, non aspettarmi sveglia.
Gli occhi della graziosa ancella aspettarono ancora un assenso muto, Darnerys le fece un sorriso e la bambina sparì nuovamente nell'oscurità.
- Ser Barristan, anche tu sei congedato. Se non sbaglio domani hai l'addestramento con i sei scudieri?!
-Si Vostra Grazia, ma suppongo...
Gli occhi violetti si dilatarono, la mascella si contrasse e le mani si chiusero a pugno, dallo sforzo le nocche divennero bianche. Tyrion credette di sentire i bellissimi denti della Regina spezzarsi.
Fissando quell'immagine di drago, la replica si spense sulle labbra del condottiero.
Terreo in viso si voltò verso il nano il quale lesse una promessa  che scintillava negli occhi profondi di Selmy "Prova soltanto a farle del male e mi prenderò la tua testa". Il cavaliere della Regina pose una mano sull'elsa e fece un lieve inchino all'indirizzo della Targaryen. 
Era bella anche con la furia negli occhi, si trovò a pensare Tyrion. Si riempì la coppa di vino e prese a mangiucchiare un dolcetto. Mentre rigirava il calice con la mano destra fissò i due occhi asimmetrici sul volto di Daenerys, in quel momento il chiarore della luna illuminava l'intera stanza, capì che se la Fanciulla avesse avuto un volto sarebbe stato proprio il suo.
- Immagino che la tua permanenza significhi che non volevi sapere di Viserion, mia Signora
- No infatti. Ho fatto un sogno, ma era diverso da quelli che solitamente mi turbano la notte.
Pareva preoccupata.
- Ma forse è uno stupido sogno. Scusami mio Lord, ti ho fatto alzare per una sciocchezza...
Si alzò dalla sedia, ma Tyrion fu più veloce, saltò dalla sedia e girò intorno al tavolo. Bloccò il passaggio alla Regina che fece finta di essere contrariata.
- Mia Signora, mi avete graziato di fronte ad un'intera corte che bramava la mia testa, mi avete tolto le catene e mi avete elevato nuovamente al rango di Lord, avete esaudito un mio desiderio, io che neppure avevo il diritto di rivolgervi parola. Se Vostra Grazia è turbata, non importa quale che sia l'ora o la gravità del discorso, se quest'uomo può alleggerire il cuore di colei che l'ha salvato, allora ascolterà anche una semplice filastrocca al chiarore della luna.
Daeny strinse le morbide labbra e se le mordicchiò "è davvero preoccupata" stirò con la mano affusolata una piega del vestito e si diresse verso il balcone. Il vento le scompiglio i fili d'argento:
- Ho sognato un drago con tre teste. Una, la più grande, era ricoperta di squame argentate..
Prese una ciocca di capelli tra le dita e la rigirò distrattamente.
- la seconda testa era ricoperta di una folta pelliccia bianca e gli occhi del drago era rossi come quelli di Drogon...
Si voltò verso Tyrion, sembrava cercare quel sorrisetto beffardo, ma trovò solo una maschera di serietà, 
- l'ultima era la testa di Viserion, il suo collo era circondato da una catena. All'altra estremità degli anelli era legato un enorme lupo. 
Ora gli occhi della ragazza era inondati di lacrime.
- Cosa ti preoccupa Maestà?-
- Ho sentito freddo, nel sogno, un freddo gelido mi attanagliava le ossa e... E io non sento mai freddo. In nessun sogno si dovrebbe sentire quel freddo. E poi vidi mille occhi gelidi che fluttuavano davanti al drago. Il lupo ululò e Viserion incenerì tutto...
- E poi? Cosa successe? 
Tyrion sapeva che non aveva ancora finito
- Le altre teste non c'erano più, c'era solo Viserion e altri occhi comparvero ma....
Ora la Regina era scossa da singhiozzi interminabili e le lacrime scendevano é rigavano il suo volto regale.
-  Era solo... I suoi fratelli... Non lo aiutavano...
Tyrion prese le piccole mani della Regina.
- Non era una sciocchezza mia Regina. Ne hai passate tante.
La Regina sembrava non sentire:
- Quegli occhi, erano così chiari, erano velati dalla morte. E quel gelo che si portavano dietro. Non puoi capire il freddo che ho sentito e la paura che ho provato. Non lo puoi sapere...
Scosse la testa e con il dorso della mano cacciò via le ultime lacrime, si ricompose e andò verso la porta.
- Avete ragione voi mia Signora. Ma io ho sentito il gelo della barriera e ho letto..
Le parole sembravano surreali uscendo dalla sua bocca
- ... Ho letto degli Estranei.

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