Ice loves fire

di yukino_lang08
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'invito ***
Capitolo 2: *** La live-house ***
Capitolo 3: *** Il riconoscimento ***
Capitolo 4: *** One side rivarly ***



Capitolo 1
*** L'invito ***


ice loves fire

Ciaoooo a tutti! Sono sempre io, la vostra cara Yukino_lang08 e mi accingo a presentarvi il mio nuovo lavoro.

ecco una bella ficci su King of fighters! Sì lo so, l’altra fiction che ho postato non è conclusa ma, dovendo pensare a come svolgere la trama dei miei tortuosi pensieri ho deciso nel frattempo di ricopiare un’altra storia che avevo scritto, dividerla in capitoli e inviarli poco per volta. Chissà perché ogni volta che scrivo qualcosa mi viene immancabilmente un’idea per un’altra ficci e sono costretta a scriverla o non mi lascia in pace il cervello!

Cmq bando ai convenevoli e cominciamo con la narrazione: comincia qui una nuova saga che spero vi piaccia! ^O^

ICE loves FIRE

Di: Yukino_lang08

CAP1: L’INVITO

Università di Tokyo.

Ore 10:30 del mattino.

Aula di storia dell'arte occidentale.

"Ehi Jun! Jun!" chiamò una ragazza dai capelli biondi a caschetto.

Indossava jeans a vita bassa azzurri, una maglietta viola aderente che le arrivava fino all'ombelico, col collo a "V" con le maniche a 12, e delle scarpe da ginnastica della Nike.

Nell'aula c'era solo una persona: una ragazza era seduta in una della prime file dell'aula, portava degli occhiali da lettura ed era intenta a leggere un libro sull'arte cubista.

Aveva la pelle leggermente abbronzata, gli occhi erano nocciola e capelli castano scuro portati corti ai lati del viso, fino alle guance, mentre dietro erano raccolti in una coda che le arrivava fino a metà schiena; portava un paio di jeans blu a vita bassa e una maglietta a mezze maniche nera con la scritta in corsivo "Strong" color argento e delle scarpe da ginnastica della Reebok.

La ragazza bionda scivolò alle spalle dell'altra e le coprì gli occhi dicendo "Indovina chi sono!".

Jun sobbalzò e, togliendosi le mani dell'amica dagli occhi, disse: "Miyuki! Si può sapere che ti è preso? Mi hai fatto paura!"

Miyuki si girò verso l'amica e le fece un sorriso da monello "I'm sorry Jun, ma eri così assorta che non mi hai sentito, così non ho resistito dal farti questo scherzo".

Jun si tolse gli occhiali e guardò storto l'amica

"Che cosa c'è? Di solito non mi disturbi mentre sto studiando, che devi dirmi?"

Miyuki sorrise radiosa

"Un amico di mio cugino, che lavora in un locale notturno, mi ha procurato due biglietti per un concerto. Stasera. E non accetterò un no come risposta"

Jun sospirò, consapevole del fatto che, se non avesse accettato, Miyuki glielo avrebbe rinfacciato per tutta la vita.

"E va bene. Verrò con te, ma la prossima volta avvertimi un po' prima" rispose in maniera un po' seccata.

"I promise it" disse la bionda.

Jun sorrise. Miyuki delle volte era molto infantile, ma sapeva tirar fuori le unghie al momento giusto. Doveva essere per questo che andavano d'accordo.

"Be' ora devo andare. Mi aspetta la lezione di tecniche pittoriche. Allora a stasera! Alle nove da me. Vestiti carina!"

Jun stava per controbattere, ma ormai Miyuki era già partita a velocità supersonica verso l'aula.

Jun si mise a ridere.

Certo che Miyuki era proprio fuori di testa!

"Sono come Selphie di FFVIII" le aveva detto un giorno, mentre stavano giocando con quel gioco "E tu?" le domandò "A chi ti senti più vicina caratterialmente?"

"Uhm..."

"Avanti, Jun, non tenermi sulle spine!"

"Nessuno" rispose

Miyuki guardò perplessa l'amica, ma continuò "Uno che ti piace? Deve essercene uno che ti piace!"

Jun non rispose, così la bionda passò ad un altro metodo per sapere ciò che voleva: mise in pausa il gioco, mollò il joystick e cominciò a farle il solletico sui fianchi.

"Avanti! Dimmi chi è!" ordinò la bionda

"AHAHAHAHAH! Non... te... ah... lo dico!" rispose l'altra.

"Allora preparati a subirne le conseguenze! Hai firmato la tua condanna!" sentenziò la ragazza.

L'intensità del solletico aumentò.

"AHAHAHAHAHAHAHAHAH!"

"Allora ti decidi a parlare?"

"Seifer... mi piace Seifer" confessò Jun.

Il solletico cessò di botto.

"Non ci credo!" disse la bionda

"Be' che c'è di male? E' carino e poi non teme di confrontarsi con gli altri" spiegò Jun.

"Ma è il cavaliere della strega: è cattivo!"

"Gli hanno fatto il lavaggio del cervello lui voleva solo affrontare Squall!"

Silenzio.

"E poi" esordì la mora "parli te che ti piace quel dongiovanni Irvine. Sempre pronto a corteggiare qualcuna"

"Non è vero! Da quando ha incontrato Selphie ha messo la testa a posto!" ribatté Miyuki

Il suono della campanella riportò la ragazza alla realtà.

"Bene" pensò "è ora di andare dal prof Pachi della lezione di schizzi, se non arrivo in orario mi uccide e mi porta negli Inferi"

Stranamente, questo professore, conosciuto per la sua severità, se n'era andato via prima.

"Molto positivo" pensò "Così posso andare in biblioteca a prendere dei libri e tornare a casa"

La biblioteca era un edificio adiacente all'ateneo, avvolto nel verde della primavera.

Era una costruzione del 1956, appena ristrutturato, a pianta rettangolare con due enormi finestre per ogni piano posizionate in modo che l'una fosse sul muro opposto dell'altra.

Jun entrò nell'edificio: era ampio e luminoso, con bacheche stracolme di libri, scale appoggiate ai lati degli scaffali.

"Buongiorno Jun" disse la bibliotecaria gentilmente.

"Buongiorno, signora Hoshi" rispose la ragazza con altrettanta gentilezza.

"Cosa devi prendere?" chiese la donna dolcemente.

"Libri su impressionismo, futurismo e liberty"

"Secondo piano, scala B, sala ovest" rispose la bibliotecaria.

"Grazie"

"A proposito, ho incontrato tuo fratello: è un ottimo meccanico!" esclamò la signora entusiasta.

"Come sta Satoshi-san?"

“Bene, mi ha chiesto di dirti che dovresti divertirti un po’ di più, insomma sei una ragazza di ventitre anni non una nonna!” scherzò la donna.

La giovane arrossì “Dica a niisan che so badare a me stessa...”. sbiascicò

“Oh ma lui lo sa altrimenti non saresti così brava a mandare avanti la casa, me l’ha detto lui stesso”

La ragazza arrossì ancora di più salutò cortesemente la donna e si diresse verso la sua meta, ubicata chissà dove nella biblioteca.

La sala era ampia e luminosa e le finestre davano sui prati ben curati dell’università.

Prese i libri che le occorrevano e scese di nuovo.

“Serve una mano?” propose la bibliotecaria vedendo la castana con le braccia occupate da parecchi volumi.

“No no ce la faccio è che ho lasciato il borsone qui” declinò Jun con fermezza.

“Va bene, se non ti serve aiuto...”

“Ne sono sicura e poi devo preparare il pranzo a mio fratello!”

“Ok. Ciao ciao...” Salutò la donna con tanto d’inchino.

“Arrivederci” disse la ragazza ricambiando il gesto dell’altra.

Mise i libri in borsa e partì.

“Juuun! Sono qui!” la chiamò una voce

L’interessata si voltò

“Ciao, Mayuko-chan, che c’è?” domandò la giovane dai capelli lunghi.

“Posso venire con te? Non ho proprio voglia di ascoltare il prof di letteratura antica: è così noioso!”

L’altra sorrise

“Dillo che in realtà non puoi stare lontana da mio fratello!” canzonò la ragazza.

“Ma taci! E poi non è colpa mia se il tuo nii-san ha degli orari impossibili!” sbottò l’amica.

“Tsk non è nemmeno mia. Vabbè vieni” acconsentì Jun

“Grazie”

Dopo metropolitana, attraversamenti, ripetuti un po’ di volte, finalmente le due ragazze arrivarono a destinazione.

La casa dei due fratelli era un appartamento in stile moderno e molto bello.

“La tua moto com’è conciata?” esordì Mayuko, una volta entrate.

“Male! È ancora in riparazione. A ‘sto punto me la potevano distruggere del tutto!” informò la ragazza dai capelli castani con rabbia.

“Non fare così, Jun. Tra poco tempo la riavrai, no?” cercò di calmarla Mayuko.

“Tutta colpa di quei bastardi! Non sopportavano vedere una donna alla guida di una moto!” esplose alla fine la castana.

“CHE MASCHILISTI!” convenne l’altra

“Già....” Concordò Jun

Il silenzio s’impadronì della stanza

“Beh vado a studiare, quindi, se non ti dispiace, vorrei affidarti la preparazione del pranzo di Satoshi”

“Certo. Non preoccuparti ci penso io, tu studia pure”

“Non capisco perché mio fratello non si decida ancora a sposarti” commentò la più giovane delle due salendo le scale che portavano alla sua camera da letto.

“Penso lo farà presto!” commentò la sua amica

“Lo costringerai tu?” chiese Jun scherzando.

“Ovvio!” rispose l’altra.

E risero.

Poi Jun decise che era tempo di studiare.

Dopo un lungo lasso di tempo sui libri la ragazza si addormentò per la noia.

Si svegliò verso l’ora di pranzo e scese a mangiare.

“Dov’è nii-san?” chiese con voce ancora un po’ impastata di sonno.

“È andato via da poco. Ha detto che non voleva svegliarti e così ha mangiato ed è uscito”.

Jun provò un senso di vuoto che le fece male al cuore: come al solito suo fratello era sempre troppo pieno di attenzioni per lei, così tante, che per paura di disturbarla, non le concedeva il piacere della sua compagnia, già per suo conto una rarità.

“Capito” si limitò a dire con tono che non lasciava trapelare in alcun modo la sua delusione.

Tornò nella sua tana e si rimise sui libri per poi crollare inesorabilmente dopo tre ore di studio.

Al suo risveglio si sentì un po’ più intontita del solito.

Guardò fuori della finestra e vide che il sole stava calando lasciando il posto ad un cielo color zaffiro intenso.

“Mayuko, che ore sono?” gridò lei

“Le 19:30, perché?” si senti rispondere dabbasso.

Ci mise un po’ di tempo a realizzare ma, quando accadde, il suo viso si tramutò in una maschera di terrore e sorpresa.

“AAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHH! Sono in ritardassimo!” urlò a pieni polmoni

“Jun, che ti è preso per urlare?” chiese Mayuko salendo le scale per vedere che succedeva all’amica.

“Devo andare da un’amica e senza moto devo partire con largo anticipo” spiegò, mentre si cambiava in fretta e furia; scese le scale con una velocità da rasentare quella del suono.

“Dì a nii-san di non aspettarmi alzato! Ciao!” disse uscendo.

La notte calava e lui si stava dirigendo alla live-house.

Era nervoso, eccitato, come ogni volta che si apprestava a suonare, l’adrenalina gli scorreva veloce nelle vene con la stessa intensità di quando combatteva contro di ‘lui’, stavolta però sentiva nell’aria qualcosa che preannunciava un incontro interessante.

Sorrise divertito e continuò il suo viaggio.

Ndell’autrice: “Allora che ve n’è parso. Probabilmente è troppo corto come mio solito ma non disperate cercherò di allungare un po’ nel prossimo cappy! Ciao ciao! ^O^”

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Capitolo 2
*** La live-house ***


ice loves fire 2

CAP2: LA LIVE HOUSE

Arrivò a casa della zia di Miyuki trafelata e col fiato corto.

Suonò il campanello e vide la padrona di casa, ovvero la zia di Miyuki, aprirle la porta e donarle un sorriso: era una giapponese nella media ma con una dolcissima espressione.

Ogni volta che Jun vedeva quel sorriso ed entrava in quella casa si sentiva in pace con se stessa e a suo agio.

Era una casa come tante eppure emanava un’aura e la faceva sentire a casa, più del suo appartamento e della tenuta della sua famiglia.

Ancora una volta il senso di vuoto fece sentire il suo eco nel cuore della giovane donna.

“Jun-chan!” esordì la donna interrompendo i pensieri di Jun “Come stai?”

“Bene, grazie sono qui per vedere Miyuki” disse con un inchino.

“Via, cara, non devi essere così formale!”

“Mi dispiace. Ma la mia educazione m’impone un certo tipo di comportamento” spiegò la ragazza con un certo zelo.

“Beh, se non ne puoi fare a meno... comunque Miyuki è in camera sua, entra pure cara”

“Grazie...”

Entrata nell’abitazione Jun si sentì avvolta dall’atmosfera che vi regnava: una calma dolce che fungeva da intervallo tra una sfuriata e una chiamata per la cena, una calma unica e apprezzata dagli abitanti dell’abitazione e la castana cercò d’inspirarne il più possibile.

Nonostante in quel luogo ci fosse stata tante volte, ogni volta era come la prima e quando se ne andava sembra fosse l’ultima volta che avrebbe visto quella casa.

Salì le scale e si trovò davanti alla porta della camera dell’amica e, quando vi entrò, l’idillio sparì: un caos di vestiti sparsi ovunque, armadi e cassetti aperti si parò davanti ai suoi occhi.

“Alla faccia della tranquillità” pensò tra sé e sé.

“Jun, sei tu?” chiese una voce da un armadio.

“Sì, piccola, sono io. Allora trovato nulla?”

“Finalmente sì!” esultò la ragazza con tanto di gridolino.

Uscì da dentro l’armadio: aveva una camicetta bianca annodata sotto al seno, una minigonna a pieghe nera con delle sottili catene attaccate ai passanti ornate di perle finte.

“Ma dico come sei uscita di casa? Sembra che tu debba andare a un galà!” rimproverò la bionda.

Jun aveva una camicia bianca a mezze maniche con la zip al posto dei bottoni e dei pantaloni a sigaretta di un tessuto lucido e nero.

“E-ecco i-io” balbettò l’altra in cerca di una giustificazione.

“Lascia stare” sospirò sconsolata “Vieni vedo se ho qualcosa per te”

“S-sì” poté solo dire la castana.

Dopo tanto frugare (e dopo aver messo in disordine più di quanto gia non fosse) alla fine Miyuki trovò ciò che le sembrava più appropriato per l’amica: una gonna jeans finta militare che arrivava al ginocchio.

“La camicia la puoi tenere ma quei pantaloni devi toglierteli subito! Urtano il mio senso estetico su ciò che riguarda l’abbigliamento!”

“Ehi, non insultare il mio modo di vestire! Siete voi americani che vi vestite troppo casual!” l’accusò Jun.

Miyuki si rabbuiò

“Scusa tanto se metà del mio sangue è occidentale!” sbottò la biondina.

Jun comprese il proprio errore e abbracciò l’amica.

“Scusami tu, cara. Non volevo offenderti”

“Ti perdono se mi prometti che stasera provi a rimorchiare qualcuno”

“MIYUKI! Lo sai come la penso!” s’imbarazzò la castana.

“Dai lasciati più andare! E poi non è detto che stasera non incontrerai l’uomo della tua vita!”

La giovane con i capelli castano sbuffò: ”Sei impossibile”

“Lo so. Se no non sarei io” sorrise di rimando l’altra.

E risero.

“Forza dobbiamo sbrigarci” disse infine la bionda.

“D’accordò” annuì Jun.

Dopo un lungo arrivarono all’ingresso.

“Eccoci arrivate!” esclamò gioiosa Miyuki.

“Bene allora entriamo” convenne l’altra ragazza.

Scesero le scale e si ritrovarono in un’ampia sala scura illuminata qua e là da luci color verde acqua (Le locations di KoF maximum impact sono belle e quella descritta è una di queste! ^^ NdS).

C’era abbastanza gente in sala e continuava ad arrivare.

“Miyu-chan chi si esibisce stasera?” chiese Jun vedendo così tanta gente.

“Sono gli …..” rispose la bionda.

“Ah, ho capito. Ne ho sentito parlare, sono abbastanza famosi”

“Già. E dicono che il loro cantante abbia una bellissima voce così come il corpo e il viso” informò la bionda maliziosa.

“Miyuki!”

“Beh io con lui ci voglio provare, tentare non nuoce”

D’un tratto le luci si spensero e se ne accese una direttamente sopra al palco d’esibizione: stavano per cominciare.

“Che emozione!” esultò la nippoamericana.

La gente si accalcò verso il palcoscenico e così le due ragazze non videro il complesso.

La musica partì: cominciò la batteria, seguita da un basso elettrico e dalla chitarra, elettrica anch’essa.

Il pubblico cominciò a scaldarsi, a esultare a muoversi col ritmo della melodia.

E poi arrivò: una voce bassa, profonda e sexy cominciò a intonare parole.

Dapprima la voce aveva un tono basso, poi cominciò ad aumentare di volume fino a farsi sentire da tutti, grazie anche all’aiuto del microfono.

Jun fu impressionata: che voce meravigliosa era quella! Era calda ma dal tono calmo, velata di tristezza e profonda.

“Che voce stupenda!” pensò la castana.

A Jun vennero i brividi: quella voce risvegliava in lei qualcosa di sopito e di antico.

Il concerto durò molto e fu emozionante, tutti commentavano e molti cercavano di vedere se potevano ottenere un autografo o dare regali ai musicisti.

“Guarda quanta gente che cerca di vederli più da vicino!” commentò la bionda, mentre lei e l’amica cercavano di uscire, districandosi tra la massa.

Una volta fuori le due cercarono di riprendere aria.

“Ahhhh! Finalmente fuori!” sospirò felice Jun

“Dai non fare così! Ti è piaciuto il concerto, no?”

“Non hai tutti i torti…” le dette ragione la castana.

Nella sua testa risuonava ancora quella voce incantevole quando l’amica la congedò: “Beh…io vado. Tanto da qui sai tornare a casa, no? See ya…”

“Ciao…”.

Si avviò verso la stazione della metro che l’avrebbe riportata a casa.

Dopo un aver percorso neanche dieci metri che una voce disgustosa le arrivò da destra: “Ehi bellezza, ti va di divertititi con noi?”

La ragazza si voltò: ad aver parlato era un ragazzo sui venti con i capelli lunghi circondato dai suoi amici coetanei intenti a bere e fumare.

Lei continuò ad andare per la sua strada senza dar retta a quei tizi; ma il ragazzo che aveva parlato la bloccò per un braccio.

“Dai non fare la preziosa! Ci divertiremo insieme!” cercò di trattenerla.

In quel momento la castana perse le staffe: liberò il braccio e assestò un bel pugno nello stomaco di quel deficiente, che finì a terra dolorante.

I suoi compari accorsero ad aiutare l’amico.

“Stronza! Chi ti crede di essere?” minacciò uno di loro

E un altro partì all’attacco della giovane.

Con mossa fulminea lei contrattaccò con un calcio alle caviglie; poi i rimanenti attaccarono insieme, forti della loro superiorità numerica.

Lei non si scompose, solo si preoccupò del fatto che aveva uno svantaggio su quei teppistelli: non le era permesso usare le tecniche di famiglia in quanto non era impegnata in un combattimento serio e ciò limitava la sua capacità offensiva, anche se di poco.

In ogni caso riuscì a metterli due-tre K.O. e intanto si destreggiava con gli altri rimasti con abilità e senza sforzo.

D’un tratto uno di quelli stesi a terra si rialzò e, preso un tubo di ferro, colpì Jun alla testa.

“Ugh…” gemette per il dolore cadendo al suolo.

La vista cominciò ad annebbiarsele, mentre quei ragazzi si avvicinavano pericolosamente e subito si maledisse per non aver prestato la dovuta attenzione: proprio lei, che aveva fama di essere una ragazza precisa ordinata e coscienziosa, doveva pagare a caro prezzo la negligenza di una piccola svista.

”E tu chi cazzo sei?” sentì urlare da parte di uno dei suoi aggressori.

Non ci fu risposta, ma da quel che poteva vedere Jun tramite la sua poco attendibile vista di quel momento, la castana capì che chi si era frapposto tra lei e i suoi aggressori le stava dando di santa ragione a quelli.

L’ultima cosa che vide fu una luna in miniatura su di uno sfondo nero come la notte più tetra.

Sollevò la ragazza da terra e le fece poggiare il capo sul suo petto.

La giovane tra le sue braccia mugolò.

Sorrise con ironia: questo sì che era un incontro un po’ fuori dal normale!

Non sapeva che si preannunciavano eventi che lo avrebbero sconvolto, in tutto e per tutto.

Le follie di un’autrice: Ce l’ho fatta a scriverlo ‘sto capitolo! ^O^ Yuppi! Dovrò lavorare ancora su qualcosa ma spero vi piaccia.

Ps: non preoccupatevi per “Two ways to let the love enter in me", presto invierò il terzo ed ultimo capitolo! Spero che i primi due vi siano piaciuti! A prestoooooooooooo ^O^!

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Capitolo 3
*** Il riconoscimento ***


ice loves fire 3

CAP3:IL RICONOSCIMENTO

La testa le era immensamente pesante e le girava. Un vago senso di nausea completava il tutto.

Era sveglia da un pezzo, ma non aveva avuto il coraggio di aprire gli occhi per scoprire se uno di quei tizi era riuscita a portarsela a letto o che magari quello sconosciuto, come ricompensa per il probabile salvataggio, riteneva fosse appropriato che lei, anche se incosciente, gli offrisse il proprio corpo.

Ognuna delle ipotesi era disgustosa ma plausibile; lo sapeva che quando i ragazzi la guardavano passare si interessavano al suo fisico e che facevano dietro commenti di apprezzamento su quel che vedevano di lei.

Era deludente quella realtà, ma non poteva farci nulla: tutti quelli che ci provavano con lei era solo per far vedere agli altri che erano riusciti a sedurre Jun Kirakisho(= sublime cristallo di neve), soprannominata la donna di ghiaccio, nonché una delle più brillanti studentesse di storia dell’arte occidentale e orientale; a lei quel modo di fare non piaceva, anzi lo odiava! Per questo respingeva qualunque pretendente, se così li si poteva definire.

Aaaah! Tutto quel pensare le stava facendo esplodere il cervello! E poi voleva sapere dov’era quindi decise di aprire gli occhi.

Si trovò a fissare un alto e chiaro soffitto e il sole lo rendeva più luminoso. Se c’era luce significava che aveva dormito tutto il resto della notte o forse di più, non lo sapeva.

Una voce maschile la riscosse dalle sue considerazioni: “Finalmente ti sei ripresa. Cominciavo a preoccuparmi”

Quella vibrazione di corde vocali era priva d’espressione, eppure Jun aveva la convinzione di averla già sentita da qualche parte.

Si voltò alla propria destra e inquadrò un ragazzo alto, muscoloso e con i capelli rosso fuoco.

Indossava una lunga camicia bianca e dei pantaloni rossi con un laccio che univa le gambe all’altezza delle ginocchia.

Se ne stava davanti sulla porta, appoggiando la spalla destra allo stipite.

La giovane cercò di mettersi a sedere, ma la testa le doleva ancora.

“Non sforzarti… hai preso una bella botta” l’ammonì l’altro calmo.

“Dove mi trovo?” chiese la ragazza con notevole sforzo

“A casa mia…”

“Questo lo avevo capito. Il punto è dov’è casa tua?”

“A …….gaoka” rispose l’altro prontamente.

“Grazie dell’informazione”

Silenzio.

Lui era ancora sulla porta e la fissava senza batter ciglio, quasi attendesse una sua parola.

“Cos’hai da guardarmi?” chiese lei indispettita

“Nulla…”

“Allora perché mi fissi?”

“Non sto mica fissando te”

“Sembrerebbe proprio il contrario”

“Fa un po’ come ti pare…” tagliò il giovane voltandosi per andar via.

“Aspetta!”

Il rossino si fermò.

“Quale è il tuo nome?”

“Non è importante saperlo. Ma se vuoi, chiamami ‘mio salvatore’ ” rispose il ragazzo con una nota divertita per il sarcasmo sfoggiato.

Uscì dalla stanza con passo silenzioso, lasciandola da sola in quel luogo sconosciuto.

“Con che coraggio mi chiede di chiamarlo ‘mio salvatore’? E’ inammissibile! Inconcepibile! È assurdo! Non conosco neppure il suo nome!” pensò furiosa.

La rabbia le montò dentro come un’onda anomala: ma chi si credeva d’essere quello? Con che coraggio le si rivolgeva a quel modo?

Il rumore di una porta che si apriva giunse dal basso e la convinse che la casa era distribuita su due piani.

Una voce maschile ruppe il silenzio che regnava nell’abitazione.

“Ioriiiiiiiiiiiiiiiiii! Sei in casa?”.

Un rumore di passi in ascesa e qualcuno che si avvicinava alla porta della stanza dove si trovava.

“Iori! Non starai ancora dormen…” chiese il nuovo arrivato, per poi accorgersi che non c’era il padrone di casa nel letto, ma una ragazza e che ragazza!

“Ciao…” salutò il ragazzo

“Ciao a te…” rispose la ragazza osservando l’altro: aveva dei lunghi capelli castano scuro e dei tratti vagamente occidentali, occhi verdi e luminosi, indossava una giacca di pelle nera da cui s’intravedeva una maglietta, anch’essa nera con delle catene sparse qua e là come ornamento, a completare il tutto dei jeans neri.

“Sai dov’è il padrone di casa?”

“Probabilmente in bagno…” rispose lei.

“Capisco…”

Silenzio.

Poi una voce spaccò il vuoto

“Rick, che ci fai nella mia camera?”

Il castano si voltò.

“Finalmente, Iori, ti sei degnato di venire a salutarmi!” si arrabbiò il giovane.

“Iori… dove ho sentito questo nome?”

“Non fare l’offeso, Rick, chi dovrebbe esserlo sono io: chi è che mi ha detto che mi dava un passaggio in macchina e poi invece se n’è andato senza avvisarmi, hm?” replicò il rosso.

“Oooooh non prendertela tanto! Che ci posso se le donne mi amano? E poi non mi sembra che ti sia andata male” controbatté il castano alludendo a Jun aggiungendovi un cenno della testa verso la suddetta.

“Tsk… le tue insinuazioni non mi toccano e, se vuoi proprio saperlo, non ho fatto nulla a questa ragazza” rivelò con naturalezza.

“Forse non è realmente così, ma io mi sento completamente ignorata…” pensò la ragazza.

“Cosaaa?! Mi stai dicendo che tu, Iori Yagami, hai avuto in casa tua per un’intera notte questa bellezza e non l’hai nemmeno sfiorata?!” esclamò il ragazzo con i capelli castani esterrefatto.

“Ecco un altro che pensa solo al mio… un momento ha detto Yagami? Ho sentito proprio il cognome Yagami?”.

I suoi occhi si posarono sulla figura del giovane rossino.

“Se fosse davvero così, allora lui… io”.

Il dubbio che quel rosso fosse QUEL Yagami si fece strada in lei sotto forma di un serpente lungo e sinuoso che s’insinuava in ogni possibile antro e angolo della sua mente fino a occuparlo e a non dare spazio a nessun’altro pensiero.

“Ehi! C’è ancora qualcuno qui dentro o è andato a farsi una passeggiata?” la riportò alla realtà una voce sarcastica.

Grrr! Adesso sì che lo trovava veramente irritante quel rossino!

“Certo! E adesso, scusate, ma ora devo andare!” decise Jun scendendo dal letto venendo poi bloccata da una fitta lancinante alla testa.

“E dove credi di andare in queste condizioni?” domandò Iori avvicinandosi a lei in caso di caduta.

Ma lei lo scacciò in malo modo con la mano.

“Sei testarda…”

“E tu un impiccione!” lo rimbeccò lei radunando le sue cose.

“…”

“In ogni caso grazie del soccorso! Addio!” salutò sbattendo la porta.

“Che peperino quella ragazza, eh?” esordì Rick non appena se ne fu andata la castana.

“Sì… decisamente insopportabile” replicò il rossino.

Uscita da quella casa Jun fece una chiamata alla sua amica Miyuki.

“Moshi moshi?” rispose la bionda dall’altro capo del telefono.

“Miyu-chan, sono io. Ti avverto che in questi prossimi giorni non verrò all’università, non chiedermi perché” informò rapidamente Kirakisho.

“Problemi?” chiese l’altra.

“No… solo che c’è una questione di cui mi devo occupare. Ti saluto” e riattaccò.

“Iori Yagami…È giunto il momento in cui pagherai per i misfatti compiuti dalla tua infame stirpe, con il tuo lordo sangue…” disse la ragazza al cielo tinto d’azzurro.

Piccolo spazio dell’autrice: visto ho cambiato titolo al mio stacchetto demenziale senza senso. Allora che ve ne pare di ‘sto cappy? Sì lo so è una schifezza ma spero che quelli che seguiranno vi piacciano. Ci sto rimettendo un po’ le mani perché alcune cose non mi piacevano e altre mi sembravano che non c’entrassero per niente. Cmq spero che la mia fiction sia di vostro gradimento! ^^

COMMENTATE!

UN KISS ENORME DALLA VOSTRA YUKINO_LANG08!

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Capitolo 4
*** One side rivarly ***


ice loves fire 4

CAP4:ONE-SIDED RIVALRLY (parte uno)

Salve ho diviso questo cappy in due parti poiché è forse il più lungo e per cui non ero sicura della sua riuscita e ho preferito fare così.

Tornare a casa fu estenuante: non tanto per i mezzi da prendere e le fermate da ricordarsi quanto per il dolore intermittente alla testa che le si conficcava nel cervello come tanti aghi sottili e dolorosi tra le varie connessioni neurali.

Arrivata davanti alla porta frugò nella borsa per ritrovare in quel caos primigenio che vi regnava, certe volte si chiedeva anche lei come riuscisse a metterci tutta quella roba per lo più inutile.

Girò la chiave nella toppa della serratura, che scattò subito: nii-san era a casa.

“Nii-san!” pensò entusiasta la ragazza.

“Nii-san sono a casa!” annunciò Jun

“Bentornata, sorellina!” la salutò Satoshi

“Come va la mia moto?”

“Potrebbe andar meglio ma tornerà presto come nuova, non temere” la tranquillizzò con la sua voce dolce e carezzevole, sexy a detta di Mayuko, che alla castana piaceva tanto.

“Bene ora vado”

“Ma nii-san, sei arrivato da poco!”

“Come fai a dirlo?”

“Beh…si nota: hai aperto le finestre, lo fai sempre appena arrivi a casa e la borsa degli attrezzi è accanto a te e ciò mi induce a pensare che non l’ hai posata nel tuo armadio, il posto dove la metti sempre quando ritorni… E poi lo sospettavo!” rispose lei con aria di chi conosce la persona che ha di fronte.

“Come sei acuta! Sei degna di essere l’erede. Ciao…” si complimentò con lei il fratello maggiore prima di uscire.

Rumore di porta che viene chiusa.

“Tsk… erede un corno…”rispose rivolgendosi alla porta chiusa.

Una voce nella memoria della giovane risuonò chiara e dolce in un’eco lontana: “Vieni con me… Ti porterò via di qui”.

Il bel viso di Jun si trasformò in una maschera di tristezza e delusione dai lineamenti induriti: labbra strette, sopracciglia inarcate verso il basso in un’espressione grave enfatizzata dai suoi occhi assottigliatisi.

“Hai tradito la tua promessa e nemmeno te ne rendi conto, ma non importa…” proferì con voce sottile.

Nel silenzio che regnava nell’aria di quell’appartamento la ragazza salì le scale fino a giungere nella propria stanza.

Aprì uno dei cassetti dell’armadio tirandone fuori un pacco coperto di polvere; lo tenne tra le mani tremanti.

“È giunto il momento della rivalsa della mia famiglia sulla tua, Yagami!”.

Un pensiero che la riempiva di troppe sensazioni e consapevolezze da lasciarla sbigottita.

Il cellulare suonò: suo fratello.

“Sì?” risponde lei.

“Sorellina, senti in questi giorni non tornerò ci sono problemi in officina. Non ti dispiace?” informa Satoshi.

“No, fratellone, non preoccuparti” afferma lei.

Tanto valeva che si trasferisse lì. A casa non ci stava mai o quasi!

“Allora a presto…” concluse lui.

“D’accordo….”.

Conversazione conclusa. Durata: un minuto scarso. La telefonata più lunga negli ultimi mesi.

Ancora respiri profondi, volti a calmare qualcosa che le stava montando dentro con forza che non ammette ribellione.

Si calmò.

I suoi occhi s’illuminarono di arcano potere e consapevolezza di sé.

Si sedette sul pavimento in meditazione.

Dentro di lei un’onda pian piano cresceva fino a divenire uno tsunami.

Di più, la sua aura doveva arrivare ancora più in alto, doveva riuscirci, solo così avrebbe potuto sperare in uno scontro ad armi pari.

L’indomani avrebbe mandato un messaggio al suo domicilio e se era davvero lui sarebbe accorso senza esitare.

Il sole filtrava dalle persiane trasformandolo in tanti raggi dorati, uno dei quali gli centrò in pieno gli occhi ancora chiusi.

Mugugnò nel sentire il calore colpirlo sulla faccia e si girò nel letto per non subire più quel calore troppo intenso.

Il suono di un campanello.

Grugnì e gettò un’occhiata torva al quadrante dell’orologio che teneva sul comodino: erano le 11 e 30.

Grugnì di nuovo e si alzò mugugnando.

Era il postino che chiedeva di entrare per consegnare una lettera espressa per lui, lo lasciò entrare, quello consegnò la lettera e sparì.

Aprì la missiva.

“Iori Yagami,

se desideri sapere dov’è Kyo Kusanagi, vieni al molo n 5 di … .

Oggi, alle 18:00 e non fare scherzi.

Anonimo”

Bene a quanto pareva ci sarebbe stato un piacevole diversivo, molto buona come cosa; anche se non avesse trovato informazioni su di lui avrebbe avuto la possibilità di sgranchirsi i muscoli.

Ci sarebbe andato.

Era arrivato in orario e se ne compiaceva; il problema era dove fosse il suo informatore.

“IORI YAGAMI!” tuonò una voce femminile.

Una sagoma scura fendette il cielo dipinto dei colori caldi del tramonto e atterrò davanti al giapponese dai capelli rossi.

“Ma guarda… sei tu. E con un vestito inutilmente appariscente” canzonò il ragazzo.

Jun indossava un abito cinese color blu pavone senza maniche che le arrivava fino alle ginocchia, sotto aveva dei pantaloni di seta bianca e i capelli erano raccolti in una particolare e complicata acconciatura.

“Risparmiami i tuoi commenti inutili e fuori luogo!” dichiarò lei tagliente e bellicosa.

“Come siamo suscettibili… devo forse dedurre che quel vestito pacchiano rappresenta qualcosa per te?” chiese lui con sarcasmo

“Non sono fatti tuoi!” urlò l’altra di rimando.

“Allora bando ai convenevoli: dov’è Kyo?” chiese senza mezzi termini con voce profonda e oscura come le tenebre, mentre gli occhi si ridussero a due fessure d’odio.

“Non so se dirtelo o no. Facciamo così: se mi sconfiggi io te lo dico…” fece lei misteriosa.

“Se perdo che succede?” chiese lui sbuffando

“Nulla di particolare: ti taglierò la testa!” dichiarò la castana con sicurezza.

“Tsk! Come no! E come credi di fare con quella ridicola aura?” la prese in giro con cattiveria.

“Non sottovalutare le mie risorse…” gridò correndo.

Iori se la ritrovò a pochi centimetri da sé: “… o potresti pentirtene” continuò con un sibilo quasi serpentino prima di sferrare un bel calcio, che il rosso scansò facendo pochi passi indietro.

Jun si mise in posizione: gamba destra dietro col ginocchio un po’ piegato, la gemella era tesa a raggiungere l’altra, braccio destro poco più sopra della testa mano in tensione e dita ad artiglio, così come la mancina solo più spostata in avanti e con il gomito che quasi poggiava sul fianco sinistro.

“Che sarebbe quella ridicola posa?”

“Questa è la posa della famiglia che ha giurato di vendicarsi della tua! Preparati ad assaggiare lo stile Kirakisho(=sublime cristallo di neve)!” urlò feroce la giovane donna.

Partì in salto e preparò un calcio in volo, prontamente bloccato dal rosso, che ne approfittò per scagliarla lontano

Jun riuscì a rimettersi in piedi senza problemi.

“Vattene! Non m’interessa combattere con una debole” la schernì lui, dopo essersi avvicinato

Lei lo squadrò con astio e cercò di dargli un calcio basso, invano.

“Va bene. Visto che non mi dai retta vorrà dire che ti concerò in modo che non ti possa rialzare tanto presto e non pensare che ci andrò tanto piano solo perché sei una donna” proclamò lui con sicurezza.

“Non sarebbe leale nei miei confronti se tu ti trattenessi dall’usare tutta la tua forza” disse lei con un piccolo ghigno di soddisfazione per questa dichiarazione da parte di Yagami.

“E visto che hai deciso di fare sul serio ti mostrerò l’arte Kirakisho”

La donna aumentò la propria aura e nell’aria attorno a lei cominciò a spirare una brezza gelida.

Lei aprì il palmo destro e l’aria fredda vi si accumulò finchè non si solidificò in un piccolo blocco di ghiaccio.

“Ora scoprirai cos’è la disperazione!” predì lei con voce roca per l’odio e il sadico piacere.

“Parole prive di fondamento, ragazzina” la canzonò malignamente.

“Questa ragazzina ti farà vedere di cosa è capace l’ira di chi cerca vendetta per la vita rubata!” proferì questo e partì all’attacco.

Il blocco di ghiaccio si spezzò in mille frammenti iridescenti, mentre le dita di entrambe le mani si ricoprirono di un’aura dai riflessi azzurro chiarissimo.

Tornando nella posizione di partenza, si concentrò per raccogliere la sua forza e partì di nuovo all’attacco gridando “Edgeless dance!” ( Jun attacca con destro, sinistro, un altro destro e con dei calci al petto).

Iori parò i colpi semplicemente incrociando le braccia al momento giusto e partì all’attacco con il “Blue flower” (Iori tira un destro, un sinistro e infine unisce le mani per dare un colpo alla testa dell’avversario).

I primi due colpi riuscì a pararli, ma il colpo alla testa se lo dovette beccare.

“Ugh!” gemette lei per il dolore

“Be che succede? Dov’è finita la tua baldanza, ragazza? È tutto qui quello che sai fare? E quel ghiaccio cos’era? Un trucco per illusionisti?” la sbeffeggiò pesantemente

Al sentire tali accuse verso il suo potere perse la calma.

“Se tanto desideri vedere il ghiaccio ti accontento subito!” esclamò lei furiosa.

Raccolse l’aura e la solidificò dandole la forma di una spada che aveva come scheletro di mantenimento il braccio destro.

“Ice sword, colpisci il mio nemico senza pietà!” urlò gettandosi contro il suo avversario. Aumentò la velocità e si ritrovò a pochi centimetri dal suo viso. Roteò la spada all’indietro e mirò al petto.

Iori si scansò all’ultimo in modo da evitare il grosso del colpo, tuttavia la lama d’aria prodotta dal movimento della spada gli ferì la parte del torace che la camicia e la giacca lasciavano scoperta.

Il sangue fuoriuscì in un violento spruzzo dalla leggera ferita, ma a Iori ferite di quell’entità non impensierivano proprio per nulla.

“Allora qualcosa la sai fare oltre a muovere quel bel culo che ti ritrovi” commentò lui

“Finalmente lo hai capito, testa bacata che non sei altro. Sei solo un’ idiota che pensa di sconfiggere un nemico più forte di lui, che non riuscirà mai a battere!”

Le parole della giovane donna infiammarono ulteriormente la furia omicida del giapponese: gli scontri, le tecniche, le “alleanze” e le sconfitte si riversarono con una violenza e un’imprevedibilità innaturali nella mente del ragazzo dai capelli rossi.

Ogni volta “lui” riusciva, “lui” era il più forte: lui, Kyo Kusanagi!

Ed ogni volta trionfava!

E più “quello” trionfava e più lui sentiva crescere rabbia e furore nel cuore!

“Questa non la dovevi dire…” sibilò nel suo tono più letale e pericoloso.

Jun avvertì l’aura dell’avversario ingrandirsi e divenire minacciosa, tanto che provò paura.

“No! Non devo lasciarmi influenzare troppo o la mia sconfitta sarà già decretata sin da ora!” la giovane se lo ripeté più e più volte, ma non ci fu verso di scacciare la paura che stava prendendo piede nel suo cuore e mentre il suo istinto di sopravvivenza le diceva che doveva scappare il più lontano possibile lo spirito di vendetta la incitava a perseverare nello scontro.

Iori partì con la “distruzione delle tenebre” (un proiettile a terra di fiamme che arriva fino ad una certa distanza).

Jun usò uno scudo di ghiaccio per proteggersi dall’impatto violento con la fiamma, tuttavia non aveva previsto che il suo avversario si portasse dietro di lei per colpirla con lo “yumebiki” (una mossa che prevede di “graffiare” l’avversario infondendo un po’ di energia della fiamma nel colpo).

Il tessuto del vestito si ruppe, lasciando esposta la schiena della bella donna agli attacchi del suo arrabbiato avversario.

Non passarono che pochi secondi e la pelle olivastra della ragazza venne ripetutamente violata da feroci unghiate.

La brunetta si voltò e vide arrivare un pugno verso la sua faccia, che bloccò con le mani, ma ne arrivò un altro al suo stomaco che centrò in pieno il bersaglio e fece sputare alla ragazza un po’ di sangue.

Iori decise di porre fine allo scontro e, liberata la mano tenuta ferma da Jun, si preparò a eseguire un “blue flower”, facendo a caricare con un po’ più di forza in modo che il colpo a due mani la tramortisse.

Come la prima volta Jun riuscì a parare i primi due colpi, sebbene con più difficoltà, ma il terzo dovette beccarselo e fu forte, tanto che il già persistente martellamento della ferita alla testa, con quel colpo, le procurò delle vertigini che destabilizzarono il suo equilibrio.

“È il momento…”

E il rosso diede sfogo a se stesso con una versione più corta e meno potente delle “8 vergini” (mossa che comprende parecchi colpi eseguiti come se le mani fossero artigli con infine una scarica di fiamme sulla faccia del nemico).

L’urlo della ragazza squarciò il cielo come un pugnale che taglia una tela.

Il tonfo di quel corpo sull’asfalto fu secco.

Lei era stesa su un lato, il vestito strappato in più punti e la pelle coperta di graffi più o meno sanguinanti.

Aveva il fiatone e un rigagnolo di sangue le bagnava l’angolo visibile della bocca.

“Allora? Sei soddisfatta? Ah già… se non sbaglio volevi tagliarmi la testa… ma guardati! non riesci nemmeno a tenermi testa! Fai pena!” la sfotté lui.

“Va’ all’inferno!” mormorò lei.

“Mi disgusti, me ne vado. Non vale nemmeno la pena di ucciderti”

Detto questo Iori sparì.

“TI ODIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! IORI YAGAMI GIURO SULLA MIA VITA CHE TI INSEGUIRO’ FINCHE’ NON AVRO’ LA MIA VENDETTA PER ME E LA MIA FAMIGLIA!” questo urlò la giovane al cielo.

Fine prima parte del quarto capitolo

Yukino_lang08: dannatamente lunga ‘sta storia e la sto pure modificando un sacco poiché certe cose non mi piacievano

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