Let me love you

di DarkDream_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. Tu? ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. Una giornata per cambiare idea ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. Louis, il baby-sitter ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. Luke ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. Gita al lago ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. Lexi, ho bisogno di te ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. Ti piace ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. Lato oscuro ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. Lascia che io ti ami ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. Hai scelto lui ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. Luna Park - Parte 1 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. Luna Park - Parte 2 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. Minaccia ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. Tu? ***


 Let me love you

 

Capitolo 1. Tu?

 

 

 

Vorrei tanto poter iniziare dicendo di avere una vita fantastica, dei genitori presenti e amorevoli, un fratellino perfetto e di abitare in una bella casa, ma non posso farlo tranne per il fatto di avere un bellissimo fratello. Thomas è un bambino di quattro anni, quasi cinque, molto intelligente. I suoi capelli castano chiaro un po’ arruffati e quegli occhioni verde acqua gli conferiscono un’aria dolce a cui nessuno può resistere. Assomiglia così tanto alla mamma, stessi occhi, stesso colore di capelli, stessa dolcezza. L’unica cosa che ho in comune con la mamma è la voce, mi ricordo ancora quando ci sedevamo al piano e suonando passavamo ore insieme a cantare. Per il resto invece assomiglio tanto a papà: occhi azzurri, capelli castani lisci, carattere duro e determinato. Da piccola ero così fiera di assomigliare al mio papà ora invece non lo sono per niente dopo quello che è successo qualche anno fa.

Ricordo quando è nato il piccolo Thomas: avevo quattordici anni e i miei genitori mi dissero che avrei avuto un fratellino. Ero felicissima. Otto mesi dopo lo tenni per la prima volta tra le braccia. Appena dopo la sua nascita la mamma cominciò a sentirsi male e dopo vari esami scoprimmo che aveva una brutta malattia, il dottore ci disse che aveva l’83% di non farcela. Il mondo mi crollò addosso, mia madre sarebbe morta, la persona a cui più tenevo mi avrebbe lasciata. Non ero l’unica a soffrire, papà era veramente a pezzi ma il problema più grosso fu che cominciò a bere, l’alcool era diventò il suo migliore amico.

La mamma era sempre in ospedale, papà era a ubriacarsi e l’unica che poteva prendersi cura di Thomas ero io, ero io il suo punto di riferimento, ero io l’unica persona di cui si fidava, ero io la sua famiglia, e lo sono tutt’ora.

È sempre vivo il ricordo del giorno più orribile della mia vita.

 

FLASHBACK

  Ero in quella stanza bianca d’ospedale che ormai conoscevo a memoria. Tenevo in braccio il                                                          piccolo Thomas cullandolo per far calmare il suo pianto. Credo che sentisse anche lui quell’aria   triste e quello che stava per accadere.

Mio padre era seduto su una poltrona con il viso tra le mani. Piangeva.

Sentii pronunciare il mio nome e mi girai verso il lettino. Mamma era lì, con vari fili attaccati al corpo, era distesa con il capo leggermente alzato per riuscire a guardarmi. Posai Thomas nel passeggino e mi avvicinai alla donna.

-Dimmi mamma- le dissi dolcemente accarezzandole una guancia mentre le mie venivano rigate da delle lacrime.

-Tesoro mio, ascoltami. D’ora in poi sarai l’unica donna della famiglia. Promettimi di non lasciare mai Thomas, proteggilo, fallo per me. Lo farai?- la sua voce era talmente bassa che riuscivo a capirla  a stento.

-Lo farò, mamma- le dissi prendendole una mano.

-Me lo prometti?-  chiese incatenando i suoi grandi occhi verdi con i miei.

-Te lo prometto- dissi ormai in un pianto isterico.

Diede un’ultima occhiata a me, a papà e a Thomas prima di chiudere gli occhi. Poi si sentii un suo acuto e prolungato. Papà si alzò di scatto e si piegò sulla mamma urlando e Thomas scoppiò a piangere molto forte.

FINE FLASHBACK

Da quel giorno papà peggiorava sempre di più: beveva molto, aveva cominciato a drogarsi e a spacciare droga per i soldi visto che non voleva fare un lavoro normale. Io intanto crescevo Thomas come se fossi sua madre, pulivo la casa, cucinavo, stiravo e cercavo di prendere dei bei voti a scuola.

Papà incolpava sempre Thomas per la morte della mamma e io cercavo di difendere mio fratello, così iniziava una delle tante liti che finivano sempre con degli schiaffi.

Non riuscivo più a vivere così.

Quando  avevo diciotto anni mio padre venne arrestato per furto e spaccio di droga. Dal giorno dell’arresto non so più nulla di lui e non voglio sapere niente di quell’uomo.

Ero maggiorenne così chiesi l’affido di mio fratello e mi venne concesso. Non potevo però più restare nella solita casa, era troppo grande e non potevo permettermela, così comprai un piccolo appartamento con i miei risparmi. Per ricavare un po’ di soldi ho venduto i quadri che si trovavano nella vecchia casa e alcune cianfrusaglie.

Cercai un lavoro e trovai un posto al “Bar London” (?) in cui mi danno un stipendio decente.

La mia vita ora non mi dispiace. Ho quasi diciannove anni ma non vivo come una normale diciottenne, non posso.

A proposito forse è meglio che mi alzo se no faccio tardi.

Scostai la coperta e prima di scendere dal letto mi girai verso l’altro lato del mio letto matrimoniale dove dormiva tranquillamente Thomas. Molto spesso dormiva con me perché diceva che in camera sua c’erano i “mostri”.

Gli accarezzai il capo e scesi dal letto infilandomi le pantofole. Uscii silenziosamente dalla stanza e mi diressi in cucina, mentre camminavo il mio sguardo cadde sul pianoforte di mamma. Avrei fatto un affarone vendendolo ma non ci riuscivo, quello era l’unico ricordo che avevo della mamma, lei lo amava e lo amavo anch’io, ma era da tanto che non lo suonavo, mi fa male suonare senza di lei.

Scossi la testa e mi avviai in cucina a prepararmi un caffè.

Presi una tazza e quando la bevanda fu pronta la versai aggiungendo due cucchiaini di zucchero e un po’ di latte. Con la tazza tra le mani mi avvicinai alla finestra, scostai la tenda e guardai fuori mentre sorseggiavo il mio caffèlatte. Il paesaggio primaverile era bagnato segno che aveva piovuto, cosa normale essendo a Londra. Finito il caffè posai la tazza nel lavandino.

Diedi un occhiata all’orologio, 7:05, cominciai a preparare la colazione per Thomas: cereali in una bella tazzona di latte.

Posai la scodella sul tavolo e andai a svegliare il piccolo. Era disteso su un fianco coperto fino a metà schiena dalla coperta con le manine giunte sotto la testa. Aveva i capelli molto arruffati e la bocca semi aperta. Indossava il suo amato pigiama di Superman, il suo supereroe preferito. Starei ore a guardarlo ma mi avvicino e gli accarezzo i capelli sussurrandogli di svegliarsi. Lui mugugnò qualcosa di indecifrabile prima di aprire piano gli occhi. Lo presi in braccio portandolo in cucina. Si sedette sulla sedia e con la manina chiusa in un pugno si strofinò l’occhio destro.

-Allora piccolo, come hai dormito?-  gli chiesi guardandolo.

-Bene- bofonchiò –senti Sofy, anche oggi devo andare all’asilo?- mi chiese mezzo addormentato mentre muoveva svogliatamente il cucchiaio dentro la tazza. Io sorrisi.

-Si Tom, anche oggi devi andare-

Lo spronai a mangiare e quando ebbe finito si precipitò a guardare i cartoni mentre io pulivo le tazze. Mi asciugai le mani e guardai verso il salotto vedendo Thomas intento a ridere mentre guardava un cartone animato.

-Forza Thomas spegni la televisione e andiamo a prepararci- per fortuna Thomas era un bambino educato e mi ascoltava. Non faceva tante storie, con una sorella così brava è ovvio che lo diventasse anche lui.

Lo portai in bagno per fargli una veloce doccia. Lo vestii e gli dissi di restare a giocare nella sua stanzetta mentre io mi preparavo.

Feci una doccia e mi vestii: http://www.polyvore.com/senza_titolo_35/set?id=91679746

 

-Forza Thomas o arriverò in ritardo!-  urlai dall’entrata.

-Sofy non trovo il mio Superman! Non posso andare senza… oh eccolo! Arrivo!- quando urlava la sua vocina si faceva ancora più acuta di quello che era già.

Sentii dei passetti mentre guardavo freneticamente l’orologio al mio polso. Avrei ritardato anche oggi, me lo sentivo. Vidi Thomas correre con i suoi piedini verso di me. Mi mostrò trionfante la statuina in plastica dura di Superman e indossò la giacca. Presi la borsa, le chiavi, il cellulare, il portafoglio e uscimmo di casa.

Dovevamo andare a piedi visto che la mia auto era dal meccanico, ma l’asilo non era molto distante.

Mi piaceva camminare all’aria aperta, con il vento fra i capelli e il cinguettio degli uccellini, ma tutto questo veniva rovinato da chi ti veniva addosso perché non riusciva a vedere dove andava. Dopo circa dieci minuti arrivammo davanti all’asilo e Thomas si attaccò alla mia gamba.

-Non voglio andare Sofy! Portami con te-

Mi abbassai alla sua altezza e lo guardai negli occhi.

-Ascolta Thomas, non posso portarti con me, devi andare all’asilo, vedrai che ti divertirai- lui gonfiò le guanciotte e sbuffò.

-Dici sempre così e poi non mi diverto mai- mi dispiaceva vederlo così, sapevo che non aveva amici, era timido e sa ne stava da solo in un angolino a giocare con Superman; almeno questo era quello che mi dicevano le maestre.

-Se adesso vai all’asilo oggi pomeriggio andiamo al parco a poi ci guardiamo Peter Pan. Va bene?- gli si illuminarono gli occhi appena pronunciai “parco” e “Peter Pan”. Mi sorrise e gettò le sua braccia intorno al mio collo abbracciandomi. Lo strinsi e gli scoccai un bacio in fronte.

-Allora?- gli chiesi.

-Ok! Ma mi prometti che dopo andiamo al parco e guardiamo Peter Pan?- disse guardandomi dal basso verso l’alto visto che mi ero alzata in piedi.

- Te lo prometto-  questa frase mi fece ricordare la promessa che avevo fatto a mamma ma scacciai il pensiero, non potevo mettermi a piangere davanti a Thomas. Lo presi per mano e lo accompagnai all’interno dell’asilo. Gli scoccai un altro bacio e uscii mettendomi a correre verso il bar.

-Cazzo! Sono in ritardo-  sussurrai affannata.

Posso dire che correre non è il mio hobby preferito. Preferisco starmene stravaccata sul divano a mangiare schifezze di ogni genere. Giro l’angolo stando attenda a non investire nessuno e mi precipito alla porta d’ingresso del locale. Corsi verso il bancone e vidi che il capo stava per aprire bocca

-Si, lo so, lo so. Sono in ritardo. Ma sai com’è Thomas. Mi perdoni?- gli chiesi facendo la faccia da cucciolo.

-Si Sofy, ti perdono. Ora però mettiti al lavoro- nessuno sapeva resistermi.

 

 

Stavo preparando l’ordine del tavolo 12: due cappuccini. Presi il vassoio e ci posai le due tazzine e mi avviai verso il tavolo.

Passai vicino al tavolo 10 dove c’erano seduti cinque ragazzi. Uno di loro, mentre io passavo, si alzò di scatto allungando il braccio destro orizzontalmente urtando il vassoio che avevo in mano e indovinate un po’. Tutto il cappuccino finì sulla mia maglia bianca. Il rumore delle tazzine che si frantumavano per terra fece voltare tutti verso di me. Io avevo la bocca spalancata e spostavo lo sguardo dal ragazzo, alle tazzine, alla mia maglia. Anche il ragazzo aveva gli occhi spalancati come i suoi amici.

Guardai meglio il “combina guai”, era più alto di me di poco, magro, muscoloso al punto giusto ma non molto, aveva i capelli castano chiaro, lisci, tirati all’insù con il gel, gli occhi erano di una azzurro mare. Carino… no, no, aspetta, mi ha sporcato la maglia. Ora non è più carino.

-O mio dio! Mi dispiace così tanto- mi disse mentre si abbassava a raccogliere quello che restava delle due tazzine.

-Si certo- bisbigliai poi continuai alzando un po’ la voce per farmi sentire da lui –la prossima volta stai più attento, razza di imbecille. Non vedi cosa hai fatto?- sbuffai.

-Hei! Ti ho chiesto scusa, cos’altro vuoi?- sputò indignato.

Mi accovacciai a con uno schiaffetto allontanai le sue mani dai cocci.

-Niente. Ora lascia. Faccio da sola. Non vorrei che combinassi altri guai- gli dissi a denti stretti.

-Acidella la ragazza, eh?- disse alzandosi.

Finito di raccogliere i resti mi alzai e dopo avergli lanciato un’ultima occhiata tornai dietro il bancone. Quel ragazzo aveva un sorrisino strafottente dipinto sulle labbra. Quanto mi sarebbe piaciuto prenderlo a schiaffi.

Mentre ripreparavo l’ordine del tavolo 12 sentii parlare il ragazzo.

-Ragazzi, ora io vado, se no faccio tardi a lavoro- poi sentii un coro rispondere, probabilmente i quattro suoi amici –Ciao Louis-

Louis. Ecco come si chiamava.

Non oso immaginare che lavoro posso fare Louis se combina così tanti guai.

Portai l’ordine sano e salvo e mi scusai per il ritardo. Continuai a lavorare con la maglietta sporca, non ne avevo una di riserva. Ormai la mattinata era passata e il bar chiudeva alle 1 di pomeriggio, ora in cui dovevo andare a prendere Thomas.

Mi stavo togliendo la traversa quando Amy mi disse

-Sofy, non è che potresti chiudere tu oggi? Io devo andare dal mio Jhon. Grazie mille- non mi lasciò controbattere che se ne andò lasciandomi con la bocca aperta e la mano a mezz’aria.

-Ma io devo andare da Thomas- sussurrai.

-Vaffanculo tu e il tuo amoruccio, non fai un cazzo tutta la mattina ma un giorno giuro che ti strapperò tutte quelle extension che porti- dissi infuriata.

Sistemai un po’ il locale lo chiusi e cominciai a correre. Era così che mi tenevo in forma.

Non era la prima volta che ritardavo ma appunto per questo avevo promesso di essere più puntuale.

Arrivai all’asilo e feci la scalinata velocemente rischiando di rompermi l’osso del collo. La prossima volta faccio la rampa.

Spalancai la porta

-Eccomi!- urlai guardandomi in giro. Non vidi nessuno segno che erano tutti andati a casa. Poi vidi Tom seduto su una panca mentre muoveva le gambette a penzoloni su e giù. Mi accorsi che stava parlando con qualcuno seduto affianco a lui, ma era di spalle e non riuscii a vederlo. Quando sentirono il mio urlo si girarono entrambi nella mia direzione e riuscii a vedere la persona misteriosa.

-Tu?- urlammo in coro.

 

 

 

SPAZIO AUTORE

Che ne dite? Fa schifo, no? Ditemi cosa ne pensate. Questo è il primo capitolo ma spero che vi sia piaciuto.

Grazie in anticipo.

Un bacio.

By Directionercarotina99

  Sofy




Louis



 i ragazzi










 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. Una giornata per cambiare idea ***



Let me love you


Capitolo 2. Una giornata per cambiare idea

 

 

-Tu?- urlammo in coro.

Non poteva essere lui.

Non poteva essere Louis.

-Cosa ci fai qui con mio fratello?- gli chiesi.

-Ah…allora sei tu la famosa Sofy- mi disse con il solito sorrisetto straffottente.

-Rispondi alla mia domanda- quasi urlai.

-Lui è il nuovo maestro di musica- rispose Thomas al posto del ragazzo che annuii poco dopo.

-Sono Louis, Louis Tomlinson- disse porgendomi la mano.

-Sofy Johnson- stringendogli la mano.

-E comunque Johnson, sei in ritardo- mi rimproverò Louis. Ma come si permette quell’imbecille?!

-Non l’ho fatto apposta, sai com’è devo lavorare per portare a casa un po’ di soldi- presi la giacchetta di Thomas dall’attaccapanni e gliela feci indossare e poi lui corse ad abbracciare Louis, cosa che mi sorprese per 2 motivi.

Motivo 1: Thomas era molto timido e ci metteva molto tempo a fare amicizia con qualcuno.

Motivo 2: non pensavo che Louis potesse essere simpatico a qualcuno che non fossero i suoi amici e soprattutto che fosse dolce.

-Lo sai Sofy che Louis ha suonato la chitarra e ha cantato ed è tanto bravo- disse Thomas io feci una faccia del tipo “ah… ma davvero?”

-E Louis sai che anche la mia sorellona è brava ma lei suona quella cosa con i tasti neri e bianchi- continuò il bambino mettendomi in imbarazzo.

-Il pianoforte?- chiese a Thomas abbassandosi alla sua altezza.

Il piccolo annuii.

-Non me lo sarei mai aspettato da una come te- disse Louis. Io assunsi una faccia interrogativa.

“Una come te”? Che cosa intendeva con “una come te”?

Già mi preparavo a insultarlo, ma lui non sembrava voler precisare.

-Anche io suono il piano e un giorno mi piacerebbe sentirti- disse sorridendo.

“Oh mio caro, non succederà mai” pensai.

-Forza Thomas è ora di andare- gli dissi prendolo per mano e mi avviai verso l’uscita.

-Hei, non si saluta? – chiese Louis alle nostre spalle. Subito Thomas si girò e lo salutò con uno sorrisone.

-Ciao Louis! Ci vediamo domani-

Come ha fatto a legare con Thomas non riesco a capirlo. Forse ha dei poteri magici. Si possibile. O forse è veramente simpatico. Ahahahahah… bella questa Sofy, nah non può essere, quindi opto per i poteri magici, si.

Louis stava ancora aspettando una risposta dalla sottoscritta e così lo accontentai.

-Ciao Louis- dissi incerta e sottovoce.

-Ciao ciao- salutò il ragazzo sventolando la mano sinistra in segno di saluto.

Aprii la porta e mentre  stavo per varcarla Thomas si girò di scatto verso Louis.

-Louis!- lo chiamò –io e Sofy andiamo al parco e poi guardiamo Peter Pan. Vuoi venire con noi?- chiese il piccolo speranzoso.

Io ero scioccata. Louis guardava prima Thomas, poi me, poi di nuovo Thomas e così via. E vidi che sulle sue labbra si stava dipingendo il solito sorrisetto e così mi affrettai a parlare.

-Non credo che Louis possa venire, Thomas. Avrà altri impegni- cercai di essere il più dolce e convincente possibile.

Thomas alle mie parole si rabbuiò e questo lo notò anche Louis che sembrò… triste? Si preoccupava per Thomas? Che dolce…cioè, wow, sorprendente.  

-In realtà non ho impegni e mi piacerebbe molto venire con voi- a quelle parole gli occhi di Thomas si illuminarono mentre io fulminavo Louis. Se gli sguardi potessero uccidere il rompi coglioni sarebbe già morto e defunto da un bel po’.

Louis mi guardò sorridendo.

-Perfetto- squittì Thomas. Corse a prendere Louis per mano e poi prese me trascinandoci fuori dall’asilo.

Camminevamo per strada e sembravamo una bella famiglia felice. Preciso che rabbrividisco all’idea che la gente pensi che io e Louis stiamo i-i… ecco! Non riesco nemmeno a dirlo.

Arrivati all’entrata del parco Thomas mollò le nostre mani e cominciò a correre felice verso lo scivolo.

-Stai attento e non allontanarti troppo!- gli gridai.

Solo ora mi accorgo di essere da sola con Louis.

Modalità imbarazzo: ON.

Eravamo in piedi lontani meno di un metro l’uno dall’altra mentre guardavamo Thomas divertirsi.

Sentii un rumore provenire dalla mia destra, era Louis che si schiariva la voce.

Non pensa di parlare, vero?

-Allora ti chiami Sofy, eh?- chiede in imbarazzo.

“Wow, che bravo! Vuole un applauso?”

-A quanto pare si- dissi sperando che la nstra conversazione finisse lì.

-Non avevo mai potuto pensare che ti chiamassi Sofy-

Che cosa? E come mi dovevo chiamare?

Lui notò la mia espressione perplessa.

-Cioè Sofy è un nome così dolce mentre tu sei così… così-

-Così come?- gli chiesi.

-Così acida e antipatica- concluse Louis sbuffando.

-Io non sono acida e  antipatica- ribattei. Ma come si permette?!

-Vedi come mi parli?! Sei acida e fredda con me- disse Louis alzando gli occhi al cielo e allargando le braccia.

-Tu non mi conosci affatto per dire se sono acida e antipatica o no- mi stavo alterando. Lui non sapeva la mia storia, non sapeva che mi comportavo così per proteggere Thomas, non conosceva niente di me.

-Hai ragione, non ti conosco. Mi chiedo se sei sempre così acida con tutti- disse guardandomi.

-No. Solo con le persone che non mi vanno a genio- gli rivelai continuando a guardare il mio fratellino scivolare sullo scivolo.

-Ah… non ti vado a genio?- sbaglio o sembrava quasi dispiaciuto? Mmm… non credo.

Io annuii, alzai le spalle e accavvallai le gambe accomodandomi meglio sulla panchina su cui ci eravamo seduti poco prima.

-Ma anche tu non mi conosci- mi fece notare il ragazzo.

Cavolo! Aveva ragione.

-Quindi propongo una cosa- mi girai verso di lui. Mi imbambolai a fissarlo mentre il vento gli scompigliava leggermente i capelli.

Poi mi accorsi che mi stava guardando divertito.

Da quanto lo stavo fissando?

Girai la testa di scatto posando lo sguardo sulla gente che camminava davanti a noi e sentii il sangue arrivare alle guancie.

-Cosa proponi? Sentiamo- dissi girandomi nuovamente verso di lui dopo che, però, ero sicura di non essere più rossa dall’imbarazzo.

Lui spostò il busto e il viso verso di me sorridendo poggiando il braccio sull schienale della panchina.

-Oggi passiamo la giornata insieme così ci conosciamo e facciamo contento il piccolo Thomas a cui voglio già tanto bene. A fine giornata vediamo se pensiamo ancora la stessa cosa l’una dell’altro. Che ne dici?- non sembrava una brutta idea.

-Ok- dissi semplicemente. Lui mi sorrise ed era un sorriso semplice e sincero. Non lo avevo mai visto sorridere così e devo ammettere che ha un bellissimo sorriso. Aspetta! Cosa ho detto?! Deve essere la stanchezza, si. Un bel sorriso? Sveglia Sofy!

Sentii un forte pianto che conoscevo molto bene e mi girai di scatto. C’era Thomas per tera mentre si guardava il ginocchio piangendo e guardandosi intorno. Mi alzai di scatto con l’intenzione di aiutarlo. Quando arrivai davanti a lui, Thomas alzò la testolina e appena mi vide tirò su con il naso singhiozzando. Mi accovvacciai e guardai in che condizioni fosse il ginocchio sinistro: i jeans all’altezza della rotula erano strappati e si poteva benissimo notare che il ginocchio era sbucciato, niente di che, ma usciva un po’ di sangue ed era leggermente sporco di terra. Già mi immaginavo la scenata che avrebbe fatto quando gli avrei pulito la ferita. I miei pensieri furono interrotti da una voce.

-Come hai fatto a sbucciarti il ginocchio, piccolo?- non mi ero neanche accorta della presenza di Louis. Thomas indicò l’altalena con un dito per rispondere al ragazzo.

-Forza andiamo a casa- dissi asciugando le lacrime di mio fratello. Louis lo prese in braccio e gli accarrezzò i capelli. Thomas appoggiò la testa sulla sua spalla ricominciando a singhiozzare. Erano così carini insieme. Quando mi accorsi che Louis mi stava fissando lo affiancai cominciando a camminare e ogni tanto accarrezzavo la testolina di mio fratello.

Arrivati davanti alla porta dell’appartamento presi le chiavi mentre Louis parlava tutto euforico.

-Non posso crederci! Io abito proprio nell’appartamento qui davanti. Che coincidenza! Non è fantistico?!-  “eh, bellissimo guarda” pensai –così possiamo vederci tutti i giorni- “yeee!Evviva!”    –Non sei contenta Sofy?- mi chiese sorridendo.

-Oh! Tantissimo!- sorrisi falsamente prima di aprire la porta e farli entrare.

Louis posò Thomas sul divano e io, dopo aver chiuso la porta, mi tolsi la giacca e posai la borsa.

-Vado a prendere del disinfettante- Louis annuii e li lasciai soli.

 

POV LOUIS

-Allora piccolo, ti fa ancora male?- gli chiesi mentre mi sedevo accanto a lui e osservavo velocemente l’appartamento che era molto semplice ma l’arredamente rendeva l’ambiente caldo e accogliente.

-Un po’- disse tirando su con il naso.

Era così piccolo e tenero. Mi erano sempre piaciuti i bambini e la musica ed è per questo che faccio il maestro di musica all’asilo. Crescendo con quattro sorelle minori avevo imparato molte cose. Già, la mia famiglia. Quanto mi mancano.

Oggi era il primo giorno che lavoravo nell’asilo che frequentava Thomas. Mi accorsi quasi subito di lui, tutti i bambini giocavano insieme mentre Thomas si sedeva in disparte e giocava con il suo Superman. Ad un certo punto mi avvicinai a lui e cominciammo a parlare e scherzare insieme. Scoprii che era un bambino molto intelligente ma estremamente dolce con quei suoi occhioni verde/acqua. Durante l’ora di musica lui era il bambino più attento e capii che gli piaceva cantare. Quando fu l’ora di tormare  a casa i bambini cominciarono a lasciare l’asilo con i propri genitori o conoscenti. Aspettai che tutti se ne andassero essendo l’unico maestro rimasto e presi le mie cose pronto per andare a casa ma poi mi accorsi di un bambino seduto su una panca con in mano il modellino di Superman; capii che si trattava di Thomas. Mi avvicinai e gli chiesi chi sarebbe venuto a prenderlo e lui rispose –Viene la mia sorellona, Sofy- . così aspettai con lui e intanto parlevamo e cominciammo a legare subito. Thomas mi ricorda me quando avevo la sua età.

Alla fine scoprii chi era questa Sofy e fui felice di incontrare la ragazza del bar. Certo è acida ma ho l’intenzione di cambiare idea su di lei e di farle cambiare la sua su di me.

-Sai che il tuo Superman è davvero bello?- gli dissi sincero indicando il giocattolo tra le sue manine paffute.

-Lo so- disse sorridendo.

-Anche a me piace Superman e anche Peter Pan. Mi piacerebbe restare per sempre giovane, sarebbe bello, no?- Thomas mi guardava con gli occhi che luccicavano. Ci assomigliavamo così tanto. Gli scompigliai i capelli e osservai Sofy che veniva verso di noi e notai che si era cambiata la maglia. La guardai mentre si accovvacciò davanti al fratello e gli togliava i jeans per medicare meglio il ginochhio sotto le proteste di Thomas. Io cercai di tranquillizzarlo accarrezzandogli i capelli mentre continuavo a guardare la sorella. È bella, lo ammetto. I capelli lunghi castani raccolti in una coda un po’ disordinata ma che le dava un’aria così dolce, gli occhi azzurro acceso in cui potrei annegare, il piccolo nasino e le labbra sottili, il corpo esile ma con le curve al posto giusto. Aveva un carattere forte e deciso ma questo mi faceva capire che nascondeva qualcosa, è misteriosa e questo non fa altro che crescere la mia voglia di conoscerla.

 

POV SOFY

Mi sentivo osservata mentre medicavo il ginocchio di Thomas.

-Che hai da fissare Tomlinson?- lui spostò lo sguardo imbarazzato. Decisi di dire qualcosa se no sarei stata scortese, anche lo ero già stata.

-Come mai non ti ho mai visto qui nel palazzo?- gli chiesi continuando la disinfettare il ginocchio di Thomas che si dimenava sotto il mio tocco.

-Io e Harry ci siamo trasferiti da poco- disse.

-Harry?- chiesi confusa.

-Harry è il mio coinquilino non che mio migliore amico- disse mentra si guardava intorno.

-Un giorno te lo presenterò- disse il ragazzo seduto sul divano.

-Chi?- chiesi.

-Harry- disse come se fosse ovvio. Infatti era ovvio, chi altro doveva presentarmi?! Forza Sofy, sveglia!

Io annuii distratta mentre mentalmente mi davo una manata in fronte. Presi Thomas in braccio

-Io vado a cambiarlo. Tu fai come se fossi a casa tua. Anzi no, forse è meglio se ti comporti come se fossi in casa MIA, perché conoscendoti non so che guai potresti combinare. Comunque lì c’è la cucina, serviti pure se vuoi- dissi indicando la cucina con un dito. Lui sbuffò per quello che avevo detto su di lui e annuii. Così andai in camera di Thomas. Gli tolsi la giacca, la maglia e gettai tutti i vestiti nel cesto dei panni sporchi mentre i pantaloni li lasciai su una sedia perché avevo l’assoluta intenzione di gettarli via visto come erano ridotti. Gli misi la tuta e lo portai in salotto. Louis era seduto sul divano con un bicchiere di acqua di mano. Quando posai Thomas a terra lui corse dal ragazzo che cominciò a coccolarlo stando attento a non toccargli il ginocchio.

-Louis guarda su quel ripiano e cerca il dvd di Peter Pan mentre io preparo i pop corn- andai in cucina e presi un pacchetto di chicchi di mais mettendolo del microonde. Intanto ascoltavo le risate dei due il salotto che giocavano.

Pronti i pop corn mi sedetti vicino a Thomas che era in mezzo a me e Louis e feci partire il cartone.

Il pomeriggio passò in fretta con le battute di Louis e la risata di Thomas.

Quando il cartone finì io portai la scodella dei pop corn ormai vuota in cucina mentre Louis cominciava a fare il solletico a Thomas.

-Non vorrei interrompermi ma sono quasi le sette e io ho una fame pazzesca. Che ne dite di mangiare? Louis resti a cena?- chiesi.

-Se non disturbo mi farebbe piacere restare- disse sorridendo fermandosi ma con le mani ancora sulla pancia di Thomas.

-Ovvio che non disturbi, Lou- esclamò Thomas. Louis rise e ricominciò a fargli il solletico cosa che mi fece sorridere.

-Ordino pizza!- informai e dovetti urlare per sovrastare le urla di Louis e le risate di Thomas. Loro risposero in coro un OK per poi urlare –Io uwhudhw-  feci una faccia confusa e urlai

-Cosa?- loro si fermarono

-Io una ai peperoni- disse Louis.

-Io alle patatine- urlò Thomas.

Così chiamai e ordinai le due pizze sapendo le Thomas non avrebbe mai finito la sua.

Apparecchiai la tavola mentre i due continuavano a giocare. Da quanto tempo è che non vedevo il mio fratellino ridere così tanto? Certo con lui giocavo e cercavo di farlo divertire ma Louis aveva un modo tutto suo di farlo ridere.

Suonarono alla porta e quando i due mi videro con i cartoni di pizza in mano urlarono in coro     –Pizzaaaaa!- e si precipitarono in cucina sedendosi al tavolo.

-Non dovevi pagare anche la mia pizza- disse Louis mentre mandava giù un boccone della sua pizza.

-Non ti preoccupare. Questo e altro se fai divertire così tanto Thomas- dissi, mi vergognai quasi subito ma era la verità. Alzai lo sguardo verso Louis e lo vidi sorridere così arrossii.

-Un giorno allora vi porterò al Luna Park- disse continuando a sorridere.

-Davvero?!- strillò Thomas con la bocca spalanzata e una fetta di pizza tra le mani.

-Certo!- rispose Louis tutto pimpante.

-Hai sentito Sofy? Ci porterà al Luna Park! Non vedo l’ora. Ti voglio bene, Lou. Grazie!- Scese dalla sedia e si aggrappò a Louis abbracciandolo. Louis si sorprese ma poco dopo sorrise ampiamente con gli occhi lucidi. Si era commosso?! Strinse Thomas e lo prese in braccio facendolo sedere sulle sue gambe e così finirono di mangiare. Io sorridevo guardandoli, forse stavo cambiando idea su Louis.

Stavo lavando i piatti mentre Louis li asciugava e Thomas giocava con Superman facendolo volare sopra il tavolo.

-Hei piccolo. Che ne dici di andare a guardare un po’ i cartoni mentre io parlo con Sofy?- mio fratello annuii e si catapultò sul divano accendendo la tv.

-So che non dovrei intromettermi ma volevo chiederti una cosa- disse Louis quando il suono della tv giunse alle nostre orecchie segno che era accesa.

-Dimmi pure- cosa vorrà chiedermi? “So che non dovrei intromettermi”? Intromettersi in cosa?

-Come ben sai insegno all’asilo di Thomas. Sono il maestro di musica ma non insegno solo quello. Oggi in classe di Thomas dissi di disegnare la propria famiglia come meglio potevano e poi dovevano venire da me e io scrivevo i nomi delle figure sul loro foglio. Tutti avevano disegnato almeno due figure tranne Thomas che ne ha disegnate solo una. Gli chiesi chi fosse o lui mi disse il tuo nome così gli chiesi perché non avesse disegnato la sua mamma e il suo papà e lui mi ha detto tranquillamente “Io non ce li ho”. Così ho capito che fosse per quello che non ha amici…-

-…e vuoi sapere che fine hanno fatto i nostri genitori, giusto?- chiesi infastidita. Non mi piaceva parlare del mio passato e ancora meno con persone che conoscevo da poco. Lui annuii leggermente, aveva capito di aver toccato un tasto dolente, ma lo accontentai.

-Mia mamma è morta dopo alcuni mesi dalla nascita di Thomas e mio padre è in carcere per spaccio di droga e furto. Ti va bene come risposta?- parlai freddamente mentre lui mi guardava con la bocca leggermente aperta. Mi asciugai le mani e mi girai intenta ad andare in salotto. Sentii una presa sul polso e mi ritrovai con il viso a un centimetro dal petto del ragazzo con gli occhi azzurri. Alzai lentamente lo sguardo e lui mi sussurrò all’orecchio

-Mi dispiace. Non avrei dovuto intromettermi- sembrava dispiaciuto e io sentii dei brividi che mi percorrevano la schiena sentendo il suo fiato caldo sul collo. Presi un respiro profondo cercando di non far trasparire nessuna emozione dalla mia voce.

-Già non avresti dovuto ma non preoccuparti- cercai di sorridere come meglio potevo e mi staccai dal suo corpo che era praticamente appiccicato al mio.

-Però non voglio che si parli più di questo argomento, intesi?- gli dissi seria e lui annuii mollando la sia presa sul mio polso.

Passammo la serata a giocare al mimo e devo ammettere che sono morta dalle risate. Erano le dieci di sera quando mi accorsi che Thoma si era addormentato sul divano così avvertii Louis  e portai mio fratello in camera mia e lo cambiai infilandoli attentamente il pigiama, dopo di che lo misi a letto e gli diedi un bacio sulla fronte. Tornai in salotto e trovai Louis intento a sistemare il casino a causato dalla battaglia con i pop corn.

-Hei, lascia stare. Me ne occupo io- dissi fermandolo.Perchè usavo quel tono dolce?

-Non ti preoccupare è il minimo che possa fare- disse guardandomi sorridente. Mi sciolsi.

Passò qualche minuto di estremo imbarazzo.

-Emm, forse è meglio che vada. Si è fatto tardi- Louis si diresse verso la porta.

-Oh, si certo- lo accompagnai e uscimmo dal mio appartamento. Ad un tratto si fermò e si girò verso di me.

-Allora? Hai cambiato idea su di me?- eccolo il solito sorrisino comparire sulle sue labbra. Io alzai gli occhi al cielo. Arrossii quando lui si avvicinò a me. Pochi centimetri distanziavano i nostri corpi e lui annullò quella distanza mettandomi un braccio intorno alla vita. Io tenevo lo sguardo basso non sarei riuscita a guardarlo negli occhi. Sentivo il suo respito sui capelli e poi lo sentii sul collo. Spostò con la mano libera i capelli di lato e poggiò le sue labbra sul mio collo facendomi sussultare. Dei brividi mi fecero tremare tutto il corpo mentre il respiro diventava più veloce.

-Allora?- sussurrò sensualmente sul mio orecchio.

-Beh… e-ecco- oh cavolo, balbettavo. Lo sentii sorridere sulla mia pelle.

-Sai io ho cambiato idea su di te. Ma tu l’hai cambita su di me? Ti vado a genio almeno un pochino ora?- sussurrò piano sfiorando tutto il mio collo con le sue labbra. Stava cercando di farmi cedere e ci stava riuscendo ma non potevo di certo dargliela vinta. Ingoiai la saliva rumorosamente e poggiai le mani sul suo petto.

Con la mano che non era impegnata a stringemi un fianco mi spostò una ciocca sfuggita dalla coda, dietro l’orecchio.

Ho cambiato idea su di lui? Si… no, no, non l’ho cambiato, o forse si. Cavolo mi sta mandando il cervallo in tilt. Il suo tocco, le sue labbra, il suo profumo. Cavolo stavo per svenire. Provo così tante emozioni in questo momento che non mi ricordo neanche come mi chiamo.

-F-forse- sussurrai impotente e tremante. Lui sorrise soffiandomi sul collo. Una scarica si propagò lungo il mio corpo.

-Bene- disse lentamente allontanandosi staccandosi dal mio corpo di qualche centimentro senza togliere il suo braccio dal mio fianco. Mise due dita sotto il mio mento alzandolo e facendo incontrare i miei occhi con i suoi, azzurro nell’azzurro. Avvicinò il suo viso al mio spostando lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra. Sentivo il respiro mancarmi e cercai un po’ di ossigeno boccheggiando. Le sue labbra si posarono sull’angolo della mia bocca baciandolo leggermente, sentivo il suo respiro caldo sulle labbra e avevo una voglia irresistibile di baciarlo, ma mi trattenni. Si staccò da me indietreggiando di un passo guardandomi negli occhi. Io ero ferma immobile nella stessa posizione cercando di rendere il mio respiro regolare. Cosa mi stava facendo quel ragazzo?

-Buonanotte e grazie della serata- mi disse piano sorridendomi. Si girò avvicinandosi alla porta del suo appartamento mentre io rimanevo ferma lì come una sciocca a fissarlo immobile. Infilò la chiave nella serratura e io sussurrai –N-notte-

Quando aprii la porta si girò verso di me e mi sorrise prima di entrare nel suo appartamento e io mi risvegliai con il rumore della porta che si chiudeva ed entrai nel mio appartamento chiudendo la porta a chiave sospirando. Mi appoggiai al legno lasciandomi  scivolare a terra.

Perché sono così rammollita? Che cosa mi sta succedendo? Cosa mi sta facendo Louis?

Ok, evidentemente sono solo stanca, si sono stanca, eppure non pensavo che la stanchezza mi facesse battere così forte il cuore.

 

 

 

SPAZIO AUTORE

Heilà! Ecco il secondo capitolo. Fa schifo, eh?

Comunque spero che lascerete una recensione così mi dite cosa ne pensate.

Grazie.

Una bacione. <3

By directionercarotina99













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Capitolo 3
*** Capitolo 3. Louis, il baby-sitter ***



Let me love you

3° capitolo. Louis, il baby-sitter

 

 

Oggi non avevo per niente voglia di andare a lavorare ma era un mio dovere.

La giornata non era iniziata nel migliore dei modi: Thomas aveva perso Superman in giro per casa e non eravamo stati in grado di trovarlo, io mi ero scottata con il caffè il polso, la macchina era ancora dal meccanico e ci sarebbe stata ancora un bel po’ e ora mi toccava vedere Louis.

Entrammo nell’asilo di Thomas e portai il piccolo davanti al suo attaccapanni, gli tolsi la giacca e gli sistemai il grembiulino. Stranamente la mattina non aveva fatto molte storie mentre eravamo per strada, era quasi felice di andare all’asilo.

-Mi raccomando, fai il bravo, ok?- lui annuii triste. Sapevo quanto lui ci tenesse al suo Superman e odiava andare in giro senza.

-Ti prometto che quando saremo a casa lo cercheremo, va bene?- lui annuii poco convinto e mi abbracciò. Mi irrigidii quando sentii una voce squillante e un po’ acuta.

-Ciao Thomas! Ti stavo aspettando. Oggi canteremo tante belle canzoni e ho proprio bisogno del tuo aiuto-

Louis.

Thomas si girò felice e si catapultò su di lui abbracciandogli le gambe, poi si diresse verso la sua classe ma non prima di aver agitato la sua manina per salutarmi.

-Oh ciao Sofy! Come stai?- mi chiese la sottospecie di ragazzo.

-Bene- il mio tono era altamente acido, mi irritava quel ragazzo, con il suo fare da “sono figo e lo so”.

Ok, ammetto che quando era venuto a casa nostra e aveva passato la giornata con me e Thomas mi stava anche un po’ simpatico e pensavo di aver cambiato idea su di lui, ma ora non ne sono per niente sicura, anzi la mia idea su di lui si è rimasta la stessa della prima volta. Aveva cercato di sedurmi, di farmi cedere e ce l’aveva quasi fatta, ma per fortuna sono stata abbastanza forte, certo tremavo ma ho resistito e non gli sono caduta ai piedi. Guardandolo bene era un po’ figo, ma non lo ammetterò mai davanti a lui. Cioè con quei capelli un po’ scompigliati, le labbra fini e invitanti (?), gli occhi, due pozzi azzurri, un mare in cui potrei annegare.

Aspetta!

Cosa ho pensato?!

E poi il fisico, mmmm….

Oddio! Sono persa!

 

 

-Uuu acidella oggi, eh? Come sempre. Anche se l’altra sera mi sembravi tutt’altro che acida- ammiccò. Si appoggiò con una spalla al muro e incrociò le braccia al petto guardandomi con uno sguardo provocatorio, che a me provocava solo la voglia di ficcargli un palo su per il culo e usarlo come spaventa passeri nell’orto della signora Wilson, quella del primo piano.

-Sta zitto- lo guardai con odio prima di avviarmi verso l’uscita.

-Non si saluta?- chiese come l’altra volta con fare sensuale che a me dava il voltastomaco.

-No- dissi secca prima di chiudermi la porta alle spalle.

Che uscita! Brava Sofy!

Bene, mi faccio i complimenti da sola, sono a posto allora.

 

 

Arrivai davanti al bar ed ero in ritardo, tanto per cambiare. Entrai con disinvoltura dentro il locale per niente affollato. Mi piaceva lavorare lì, era un bel posto accogliente e tranquillo, non aveva moltissimi clienti ma gli affari andavano abbastanza bene.

-Sofy, sei in ritardo come sempre e bla bla bla-

Mark Jones, il proprietario del bar era un uomo di mezza età, gentile e simpatico. Di media altezza e un po’ grassoccio, con la testa leggermente pelata e occhi neri penetranti. Lo consideravo quasi come uno zio anche perché conosceva la mia storia e voleva bene sia a me che a Thomas. Infatti per quanti guai e ritardi potessi fare lui continuava a lasciarmi lavorare nel suo bar. Lo adoravo e conoscevo bene anche la sua famiglia, aveva due bambine gemelle un po’ più grandi di Thomas e una ragazza di quattordici anni, lui le amava ed era molto protettivo, le conoscevo bene tutte e tre e conoscevo benissimo anche la moglie di Mark, una donna dolcissima, erano una coppia perfetta.

-Lo so, lo so- lo liquidai con un gesto della mano e mi misi a lavoro.

La mattinata passò lentamente.

Quando finì il mio turno guardai l’orologio al mio polso. Perfetto, ero in anticipo.

Salutai Mark e uscii camminando lentamente guardandomi in giro. Vedevo ovunque coppie e bambini con i propri genitori. Mi rattristai pensando alla mia situazione famigliare e sentimentale. Inesistenti.

Il mio sguardo venne catturato da una cosa orribile.

-Oh mio dio!- sussurrai e portai una mano davanti alla bocca.

Un orologio.

Ero in ritardo!

Fanculo! Ero sicura di essere in anticipo o almeno in orario. Guardai il mio orologio e notai che la lancetta dei secondi non si muoveva. Fantastico!

Arrivai all’asilo annaspando aria.

Trovai Thomas e Louis seduti nel cortile su due altalene mentre parlavano.

-Thomas! Scusami. Non mi ero accorta di essere in ritardo- cercai di scusarmi e il bambino mi guardò triste.

-Pensavo che mi avresti lasciato qui e che non saresti più tornata- stava singhiozzando e mi si ruppe il cuore.

-Oh no, come puoi pensarlo? Non lo farei mai, ti voglio troppo bene. Mi dispiace ma sai quanto io sia sbadata- 

-Già- sentii. Mi girai verso Louis e gli scoccai un’occhiata che avrebbe potuto ucciderlo.

Poi sentii qualcosa stringermi le gambe. Abbassai lo sguardo e vidi Thomas che cercava di abbracciarmi. Istintivamente mi venne da sorridere. Lo presi in braccio e lo feci girare in aria beandomi della sua risata. Quando lo posai a terra mi girai verso Louis con l’intento di ringraziarlo. Era seduto sull’altalena con lo sguardo basso e muoveva i piedi avanti e indietro con aria pensante.

-Hei Louis, stai bene?- non che fossi preoccupata, eh. Ma volevo solo sapere che aveva.

Lui alzò la testa di scatto come se lo avessi svegliato dal sonno.

-Eh? Oh si, si, sto bene- sorrise falsamente e io annuii.

-Comunque volevo scusarmi per il ritardo e ti ringrazio per aver tenuto compagnia Thomas e per non averlo lasciato solo- lui alzò le spalle e sorrise.

Ad un certo punto sentii qualcosa di bagnato sulla guancia ma non stavo piangendo. Alzai la testa verso il cielo che era quasi nero e improvvisamente una goccia mi cadde nell’occhio destro.

Ma che cavolo!

Proprio dentro l’occhio doveva arrivarmi. Un po’ di fortuna, no?

Un minuto prima il cielo era limpido e senza nuvole, ora stava per piovere. Beh, eravamo a Londra.

-Forza, venite con me prima che cominci a piovere, sono venuto in macchina- Louis si alzò e dalla tasca dei jeans tirò fuori delle chiavi. Io presi Thomas per mano e lo seguii.

 

 

-Avete fame?- chiese Louis mentre guidava con fare attento.

Io annuii con foga, non ho mangiato niente oltre a bere una tazza di caffè per colazione e stavo morendo di fame.

-Che ne dite di un buon panino?- chiese mentre si fermava davanti a un semaforo rosso.

Io mi girai verso Thomas che era nei sedili posteriori e lui annuii contento. Adorava Louis, lo si capiva dalla sua faccia.

-Ok- mi rivolsi verso Louis guardandolo. Sulle sue labbra comparve un sorriso ma mantenne lo sguardo sulla strada premendo l’acceleratore superando il semaforo diventato verde.

Rimasi a fissarlo per un po’ ma quando lui mi diede una rapida occhiata io girai la testa imbarazzata e lui sorrise divertito.

-Che hai da fissare Johnson?- chiese divertito. Questa frase mi ricordava qualcosa.

 

 

FLASHBACK

Mi sentivo osservata mentre medicavo il ginocchio di Thomas.

-Che hai da fissare Tomlinson?- lui spostò lo sguardo imbarazzato.

FINE FLASHBACK

 

 

Nono so perché ma mi venne da sorridere. Copiava anche le frasi. Dopo cinque minuti Louis parcheggiò vicino a un bar e si girò verso di noi spegnendo il motore.

-Ora dobbiamo correre veloci veloci per non bagnarci troppo, ok?- noi annuimmo.

Aprii la portiera dell’auto e dopo aver preso Thomas per mano corsi verso l’entrata del bar.

Louis ci aprii la porta facendo un piccolo inchino che mi fece ridacchiare.

Oh dio! Sembro una di quelle oche senza cervello.

Il locale era abbastanza deserto, non ci ero mai stata ma era un posto carino.

Ci sedemmo ad un tavolo e tolsi la giacca bagnata a mio fratello poggiandola sullo schienale della sedia, stessa cosa feci con la mia imitata poi anche da Louis.

Thomas stava parlando di cosa aveva fatto all’asilo e notai Louis che mi fissava sorridendo, credo di essere diventata bordeaux.

Mi sentivo in imbarazzo con il suo sguardo fisso su di me, per fortuna arrivò una cameriera. La guardai: era una donna sulla cinquantina, bionda e masticava con la bocca aperta la sua chewingum, aveva in mano un block-notes e una penna, notai le unghie fuxia e talmente lunghe che avrebbe potuto uccidere una persona. Indossava una camicetta bianca aperta all’inizio che creava una profonda scollatura e se ti capitava l’occhio lì, svenivi sul colpo dal ribrezzo; aveva un minigonna in jeans e dei trampoli ai piedi. Era truccata tantissimo e più che un trucco normale sembrava il trucco usato da un clown di un circo.

Guardai Louis e cercai di non scoppiare a ridere. Aveva una faccia epica, guardava la cameriera con un misto di paura, ribrezzo e disgusto. Strinsi forte il labbro inferiore tra i denti per non scoppiare a ridere, sarebbe stato maleducato. Louis si girò verso di me e sghignazzò cercando di trattenersi anche lui mettendo una mano davanti alla bocca. La cameriera sembrò non accorgersi della nostra reazione e chiese con mala voglia

-Che cosa ordinate?- aveva una voce stridula e il suo tono era annoiato e quasi infastidito, cosa che fece infastidire anche me.

-Mmm… una vaschetta piccola di crocchette di pollo, questo panino- indicai un panino con un nome illeggibile sul menù –e una bottiglia d’acqua minerale con due bicchieri, grazie- lei annuii scrivendo l’ordine continuando a masticare la gomma.

-E per te bellezza- chiese a Louis cercando di essere sensuale. Ci provava con un ventunenne? A me venne da vomitare e sembrava dello stesso parere anche il ragazzo seduto davanti a me.

-Mmm lo stesso panino e una birra piccola- disse spostando lo sguardo dal clown sui trampoli in piedi accanto a noi. Quella sorrise e si girò incominciando a sculettare mentre camminava.

Louis aspettò qualche secondo con il labbro inferiore catturato tra i denti prima di scoppiare a ridere rumorosamente buttando la testa all’indietro. Io lo seguii a ruota.

-Dovevi vedere la tua faccia- mi disse Louis asciugandosi delle lacrime.

-La tua espressione era epica- gli dissi cercando di smettere di ridere.

-Ma l’hai vista?! Cerca di fare colpo su qualcuno?! Secondo me neanche un cane le va dietro- io scoppiai a ridere nuovamente.

-E poi ci stava provando con te- dissi ridendo. Lui alzò gli occhi al cielo e fece una smorfia che mi fece ridere ancora più forte.

Thomas ci guardava senza capire ma stava sorridendo vedendoci ridere.

Ci fermammo quando il clown stava tornando con le nostre bibite. Continuammo a sghignazzare sotto i baffi cercando di non farci vedere.

La cameriera poggiò i tre bicchieri e la bottiglia sul tavolo. Poi “casualmente” un foglietto che aveva in mano cadde per terra e lei si abbassò a prenderlo. Il problema era che era proprio affianco a Louis e abbassandosi dalla scollatura  si poteva vedere persino in bottone della minigonna, Louis per sbagliò guardò nella scollatura e sbiancò girando la testa verso Thomas, aveva una faccia. Cercai di non ridere ma sapevo che stavo per cedere.

La donna si alzò e poggiò il biglietto sul tavolo esattamente davanti a Louis.

-Questo deve essere tuo- disse ammiccando e se ne andò lanciandomi un’occhiataccia.

Louis stava per dire che non era suo ma lei era già entrata in cucina e io scoppiai a ridere tenendomi la pancia facendo ridere anche Thomas.

-Leggilo ad alta voce- gli dissi. Lui mi guardò storto e prese tremante il biglietto e lo aprii.

-Hei bellezza questo è il mio numero, chiamami se vuoi passare una notte selvaggia- io risi ancora più forte di prima e lui sbuffò posando la testa sul tavolo.

-Cosa ho fatto di male per meritarmi questo?!- borbottò e io gli accarezzai i capelli continuando a ridere.

-La smetti di ridere, non è una cosa divertente- disse alzando di poco la testa permettendomi di continuare ad accarezzargli i capelli, capii che quel gesto lo calmava.

-Per me si- dissi sorridendo ampiamente -non ho mai riso così tanto- dissi asciugandomi le lacrime agli angoli degli occhi.

Lui sbuffò e riabbassò la testa.

-Perché ridi  tanto Sofy?- mi chiese ingenuamente Thomas e io scossi la testa per dirgli “niente”.

La donna ritornò con il cibo e lo posò sul tavolo poi fece l’occhiolino a Louis prima di andarsene e io risi scuotendo la testa. Era proprio disperata quella donna.

Quando finimmo di mangiare la pioggia si era fermata e il cielo era tornato sereno. Louis pagò anche se io cercai di pagare la mia parte e quella di mio fratello, ma lui non me lo permise.

Ci riaccompagnò a casa e durante il viaggio parlammo della cameriera ridendo.

Entrammo dal portone del condominio e il mio telefono suonò facendomi sobbalzare.

-Pronto-  chiesi accostando il telefono all’orecchio mentre Louis e Thomas mi guardavano curiosi.

-Ciao Sofy sono Mark-

-Ciao, dimmi-

-Stasera dovresti venire a lavorare al bar, so che stasera è il turno di Amy ma lei non può venire-

-Beh, che altro posso fare, niente, ci vediamo stasera- riagganciai sbuffando.

 

 

-Chi era?- mi chiese Thomas.

-Mark, stasera ho il turno di sera- dissi.

Mi voltai verso la porta dell’appartamento della signora Wilson e la porta si aprii rivelando una signora anziana.

-Salve signora Wilson- la salutai e lei alzò lo sguardo guardandomi.

-Non è che stasera può tenere Thomas mentre io sono al lavoro?-  le chiesi speranzosa.

-Oh no, mi dispiace, sto partendo per andare dai miei nipotini per un mese, sai è da tanto che non li vedo- disse trascinando fuori una valigia e chiudendo a chiave l’appartamento.

E ora?

La ringraziai e presi per mano Thomas salendo le scale seguita da Louis.

-E ora come facciamo Sofy?- mi chiese il piccolo guardandomi e io pensai a chi potevo lasciarlo. Non c’era nessuno di molto simpatico nel condominio.

 -Non so, ma non posso portarti con me, dovrò chiamare Mark, ma dopo chi chiamerà per sostituirmi?- cavolo, che faccio adesso.

-Posso occuparmene io- disse Louis fermandosi davanti al nostro appartamento.

-Cosa?- chiesi girandomi verso di lui.

-Posso occuparmi io di Thomas mentre tu sei al lavoro- disse alzando le spalle e facendo comparire un sorriso sulle sue labbra.

-Non vorrei procurarti troppo disturbo, anche perché torno abbastanza tardi- dissi cercando le chiavi nella borsa.

-Nessun disturbo e poi io e Thomas ci divertiremo- scompigliò i capelli a mio fratello che rise.

-Oh, ok grazie- aprii la porta –Puoi venire verso le otto?- lui annuii.

-Grazie mille anche per il pranzo- sorrise.

Io e Thomas entrammo in casa e salutando Louis chiudemmo la porta.

Meno male che c’era Louis, forse non era tanto antipatico, ma certe volte è fastidioso.

Certo non mi permettevo una baby-sitter ma qualcosa a Louis potevo dare, non ero proprio senza soldi, speravo solo che sarebbe andato tutto bene, mi preoccupavo sempre a lasciare Thomas con qualcuno mentre io ero via.

Vedremo come andrà la serata.

 

 

 

 

SPAZIO AUTORE

Ecco il terzo capitolo.

Ho amato scrivere la parte della cameriera cinquantenne che ci prova con Louis… ahahaha.

Spero che vi sia piaciuto.

Un bacione.

Recensite, mi raccomando, mi farebbe piacere sapere se la storia è carina e se faccio bene a continuare. Ricambio le recensioni.

 




 

By Directionercarotina99

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. Luke ***


Let me love you

4° capitolo. Luke

 

 

Mancava poco alle otto e io stavo mettendo le ultime cose dentro la borsa quando il campanello suonò. Aprii la porta e mi ritrovai davanti un Louis sorridente con un po’ di giochi in mano.

-Ciao Sofy- mi baciò la guancia entrando e io arrossii. Posò i giochi sul divano e abbracciò Thomas che guardava i cartoni alla tv.

-Bene Louis, Thomas ha già mangiato e fatto la doccia, deve andare a letto alle nove e mezza massimo, sul frigo trovi tutti i numeri più importanti compreso il mio. Chiamami se c’è qualche problema, chiaro? Terrò il telefono con me. Cercate di non distruggermi la casa, ok?- loro annuirono non dandomi molta attenzione, sbuffai e presi la borsa avvicinandomi a Thomas.

-Fai il bravo Tommy, ok? Ci vediamo domani mattina, piccolo- gli baciai la testina e guardai Louis.

-Noi ci vediamo più tardi- dissi e lui avvicinò il suo viso al mio aspettandosi qualcosa e io feci una faccia confusa.

-Voglio anche io un bacio- disse imitando la voce di un bambino. Thomas si alzò e scappò in bagno urlando che doveva fare la pipi, così io e Louis rimanemmo soli. Lui ammiccò alzando un sopraciglio e io sorrisi maliziosa. Mi avvicinai lentamente a lui, le nostre labbra erano distanti circa due centimetri e lo vidi socchiudere gli occhi. Di scatto gli baciai la fronte e presi una giacca infilandomela mentre ridacchiavo.

-Ma cosa- io lo interruppi.

-Volevi un bacio e io te l’ho dato- dissi sorridendo e alzando le spalle. Louis sbuffò e mi scoccò un’occhiata da finto arrabbiato incrociando le braccia al petto. Io risi di gusto.

-Perché ridi Sof?- mi chiese Thomas mentre si sedeva vicino a Louis. Io scossi la testa.

-Io vado, buona serata, divertitevi, grazie Louis- aprii la porta sentendo i due salutarmi urlando a squarcia gola.

 

 

 

 

La serata passava abbastanza tranquilla. Stavo sistemando alcuni bicchieri da cocktail nel ripiano quando una voce mi fece voltare.

-Emm… scusami- un ragazzo era appoggiato al bancone, aveva i capelli corti, castano chiaro, due occhi azzurri, labbra sottili e un fisico mozza fiato. Ok, era bello da morire.

-Si?- Appoggiai le mani sul bancone e lo guardai negli occhi e lui ordinò un drink che preparai con molto amore. Quando posai il bicchiere davanti a lui mi sorrise

-Grazie…- mi invitò a parlare.

-Sofy- gli dissi stringendo la mano che mi porgeva.

-Beh, grazie Sofy. Io sono Luke Parker- sfoggiò un sorriso e rischiai di svenire da un momento all’altro.

La serata passò fantasticamente con la compagnia di Luke che si offrì di aspettarmi per accompagnarmi a casa alla fine del mio turno, parlammo molto e scoprii che era molto simpatico oltre che bello.

 

 

-Grazie Luke per avermi aspettata e del passaggio, davvero- gli sorrisi e lui ricambiò.

-Non ti avrei mai lasciata andare da sola in taxi a quest’ora- disse serio guardandomi negli occhi.

-Beh grazie, ora vado che c’è mio fratello che dorme e non vorrei fare aspettare troppo il baby-sitter- lui annuii.

Aprii la portiera e sentii una stretta leggera sul polso e mi girai verso Luke che mi stampò un bacio sulla guancia.

-Non è che potresti lasciarmi il tuo numero, in caso ti servisse un altro passaggio o se volessi uscire con me?- io ridacchiai come una stupida e gli segnai il mio numero sul cellulare per poi avvicinare le mie labbra alla sua guancia lasciandogli un piccolo bacio di ringraziamento.

-Domani sei libera?- mi chiese.

-Domani mattina si- lui annuii contento.

-Ci vediamo Parker- sorrisi ampiamente e guardai la macchina allontanarsi da me.

Salii piano le scale e aprii la porta dell’appartamento trovando un Louis seduto sul divano con un libro in mano e degli occhiali da lettura sul naso. Si girò sentendo la porta chiudersi e mi guardò dalla testa ai piedi, poi si tornò a guardare il libro, girò la pagina e aprii bocca.

-Come è andato il lavoro?- mi chiese in modo freddo.

Ma che aveva adesso?!

-Bene bene- appoggiai la borsa sulla poltrona e mi tolsi la giacca.

-Chi era quel ragazzo che ti ha accompagnato a casa?- chiese girando un’altra pagina del libro per poi togliersi gli occhiali e posare lo sguardo sulla mia figura.

-E’ Luke- dissi sorridendo. Già Luke sonounfigodellamadonna Parker.

-Luke?- mi chiese mettendo un dito nel libro per tenere il segno.

-E’ un ragazzo che mi ha fatto compagnia durante il turno e poi si è offerto di portarmi a casa, è stato davvero molto gentile e dolce-

Louis alzò gli occhi al cielo e chiuse il libro alzandosi dal divano.

-E scommetto che tu gli hai dato il tuo numero e poi vi rivedrete, giusto?- io annuii guardandolo camminare su e giù per la stanza raccattando le sue cose.

-E’ un classico. Comunque Thomas è stato bravissimo, abbiamo giocato tanto, è andato a letto alle nove e mezza, gli ho raccontato una favola. E ah, abbiamo trovato Superman, era nel cesto della biancheria sporca- ammiccò verso di me per poi tornare serio.

Cavolo se aveva frugato nella biancheria sporca avrà anche visto… brutto coglione, che stronzo.

-Beh, ora vado che si è fatto abbastanza tardi- io annuii e lo accompagnai davanti alla porta.

-Tieni, non sono molti ma spero ti bastino- gli porsi un po’ di soldi.

-Oh, no, no, non ti preoccupare, l’ho fatto volentieri, quando hai bisogno di un baby-sitter puoi chiamarmi- io sorrisi ringraziandolo. Lui si avvicinò provocandomi una scarica di brividi. Posò le sue labbra calde sulla mia guancia fredda e le tolse dopo qualche secondo.

-Ci vediamo domani all’asilo, Sofy- chiuse la porta alle sue spalle e io mi toccai il punto in cui le sue labbra si erano posate e mi insultai mentalmente per essere rimasta imbambolata di fronte a un misero bacino sulla guancia.

La vibrazione del telefono mi risvegliò dai miei pensieri.

 

 

DA: Numero sconosciuto.

Ciao Sofy :) Domati mattina passo da te e andiamo a farci un giro, non accetto un no, hai bisogno di uscire un po’… :) Buonanotte bellissima <3

Luke xx

 

 

Sorrisi e gli mandai la risposta salvandomi il suo numero.

 

 

DA: Sofy

A: Luke

Ok accetto, ma solo perché sei tu :D

Grazie ancora. Buonanotte Luke :)

 

 

Spensi il cellulare e me ne andai a letto, trovando il mio piccolo Thomas disteso sotto le coperte con la bocca socchiusa. Sorrisi a quella visione e gli baciai delicatamente la testa.

-Buonanotte piccolo- sussurrai prima di addormentarmi.

 

 

 

 

La mattina mi alzai e mi vestii decentemente, tra circa un’ora sarei uscita con Luke e dovevo vestirmi bene, il problema è che non sapevo dove mi portasse.

Indossai quello che avevo trovato di carino dentro l’armadio: http://ak2.polyvoreimg.com/cgi/img-set/cid/93253093/id/9KA2mQn9QUS--L2okfqpMg/size/l.jpg

 

 

-Forza Thomas andiamo!- lo presi per mano e ci avviammo verso l’asilo. Quanto mi manca la mia macchina.

Entrai nell’atrio della scuola materna e mi guardai in giro.

Nessuna traccia di Louis.

Perfetto!

-Bene Thomas, fai il bravo, ok? Verrò a prenderti puntuale come un orologio oggi- lui mi sorrise e mi abbracciò forte prima di saltellare verso la sua classe. Sospirai e uscii in fretta dall’edificio, avevo una paura tremenda che Louis saltasse fuori dal nulla.

 

 

Si fecero in fretta le nove e noi ci eravamo dati appuntamento al bar in cui lavoravo per mangiare qualcosa. Quando arrivai lì vicino lo vidi in piedi davanti al bar con una rosa in mano mentre si guardava intorno. Aveva dei jeans neri stretti, un maglioncino con un giubottino sopra. I capelli erano tirati all’insù con un po’ di gel. Era bello, si, davvero bello.

Ha una rosa!!!!

Mi avvicinai tutta sorridente.

-Ciao Luke- gli baciai una guancia.

-Ciao bellissima- sorrise –questa è per te- e mi porse il fiore che aveva in mano.

Che dolce, non come Louis. Ma perché devo pensare a Louis in questo momento?!

-Vogliamo entrare?- io annuii entrando nel caldo e famigliare bar. Salutai Mark e le mie colleghe prima di sedermi insieme a Luke in uno dei tanti tavoli liberi.

-Grazie per aver accettato l’invito- io alzai lo sguardo verso il suo viso e lo vidi sorridere leggermente.

-Grazie a te per avermi invitato, avevo proprio bisogno di uscire, avendo un bambino a cui stare attenti passo poco tempo fuori a spassarmela- sentii la sua mano sopra la mia, era così calda, ma il suo tocco non era come quello di Louis. Cavolo, sto ancora pensando a lui.

Luke mi vide pensierosa.

-C’è qualcosa che non va?- mi chiese preoccupato.

-No, no, ordiniamo ora-

 

 

Dopo colazione passeggiammo per Londra ridendo e parlando. Stavo così bene con Luke, era un ragazzo d’oro ma non era Louis, pensavo spesso a lui paragonandolo a Luke, ma non riesco a capire il perché, a me Louis non sta affatto simpatico, è così irritante.

-Quindi hai 22 anni e hai una sorella che si chiama Lexi di 18 anni?- chiesi guardandolo curiosa.

-Esatto, le voglio molto bene, siamo molto uniti. Tu che rapporto hai con Thomas, insomma vivi da sola con lui da quello che ho capito-

-Si esatto vivo con lui perché i nostri genitori non possono tenerci, diciamola così. Sono molto legata a lui, lo amo, è come se fosse mio figlio, lo cresciuto io- abbassai lo sguardo ripensando al mio passato, a Louis l’avevo già detto, ma a Luke non volevo ancora dire niente, non volevo la sua pietà o il suo orrore.

-Niente di grave spero- riferendosi a mamma e papà.

-Oh no, no, affatto- mentii, cosa dovevo dirgli, che mia madre era morta e che mio padre era un carcerato? No grazie.

-Si è fatta l’ora di pranzo, ti va di andare a mangiare qualcosa?- chiese prendendo una mia mano e cominciando a giocarci sorridendo.

-Vorrei davvero, ma devo andare a prendere mio fratello all’asilo- mi sentivo come in colpa, forse perché non riuscivo a terminare decentemente un’uscita.

-Ti accompagno, mi farebbe piacere conoscere il piccolo Thomas, sempre se sei d’accordo, ci conosciamo solo da due giorni e non voglio metterti troppa pressione-

-Ma certo vieni pure, non mi pressi affatto, anzi mi fa piacere che tu voglia conoscerlo, Thoams è la mia famiglia- sorrise e mi prese la mano portandomi verso l’auto parcheggiata un po’ lontano.

Quando arrivammo davanti all’asilo mi voltai verso Luke che cercava di concentrarsi per parcheggiare bene la macchina. Gli sorrisi e lui, dopo essere scesi dalla macchina mi prese la mano. C’era un via vai di persone e bambini che uscivano dall’edificio. Quando entrammo notai subito Thomas in piedi con lo zainetto in mano, e purtroppo notai anche Louis accanto a lui che lo aiutava a chiudersi la lampo della giacchetta.

-Hei Thomas- lo chiamai e lui si girò catapultandosi tra le mie braccia, così che lo prendessi in braccia.

-Ciao Sofy! Mi sei mancata, adesso andiamo a mangiare fuori con Lou?- disse fissandomi negli occhi tutto eccitato. Guardai Louis in piedi poco distante che fissava la scena e guardava la rosa che avevo in mano, guardai Thomas e poi Luke, che era dietro di me.

-Oh no, piccolo, mi dispiace- lo vidi rattristarsi e poi guardò oltre la mia spalla.

-E lui chi è?- chiese serio.

Lo posai a terra e mi presi la manina girandomi verso Luke.

-Lui è Luke, un mio amico, volevo presentartelo, è molto simpatico sai- Luke si abbassò alla sua altezza e gli scompigliò i capelli.

-Ma che bel ometto che sei- Thomas sbuffò irritato.

-Sembri la signora Wilson da come parli, e credimi non è un complimento, ha sessant’anni- disse socchiudendo gli occhi, Luke rimase sorpreso dalla risposta ma sorrise lo stesso.

-Thomas! Non comportarti da maleducato, Luke è un ottimo ragazzo e non mi piace che parli così alle persone-  alle mie orecchie arrivò una risatina alle mie spalle che per fortuna sentii solo io, mi girai e scoccai un’occhiataccia a Louis che ridacchiava sotto i baffi.

-Scusa Sof- Thomas abbassò lo sguardo dispiaciuto.

-Non ti preoccupare Sofy, non posso piacere a tutti, si vede che quest’ometto è molto protettivo nei tuoi confronti e fa bene- mi sorrise incoraggiante e io mi scusai con lo sguardo ricevendo un altro sorriso.

Thomas mollò la mia mano  e corse verso Louis.

-Ciao Louis! Ci vediamo lunedì, ti voglio tanto tanto bene- guardai mio fratello abbracciare il ragazzo che mi guardò per qualche secondo. Quando si staccarono Louis prese per mano Thomas e si diresse verso di noi sfoggiando uno dei suoi sorrisi, ma nel suo sguardo si poteva leggere un sentimento che non gli avevo mai visto addosso. Gelosia.

-Ciao, io sono Louis Tomlinson, il maestro e il baby-sitter di Thomas, non che vicino di Sofy, piacere- allungò la mano libera verso il ragazzo al mio fianco lanciandogli un‘occhiata di sfida e rabbia.

-Luke Parker, piacere mio- disse stringendo la mano di Louis guardandolo sorridendo.

-Oh, sei il ragazzo che l’ha accompagnata a casa ieri sera, vero?- chiese Louis prendendo in braccio Thomas, Luke annuii mettendomi un braccio intorno alle spalle. Vidi Louis irrigidirsi a quel gesto e cominciò a fissare il braccio del ragazzo al mio fianco.

-Bene, quale onore- disse Louis ridacchiando –ora se mi volete scusare ho un po’ di lavoro da svolgere- mise a terra Thomas baciandogli la fronte e lo salutò. Si avvicinò a me e mi baciò la guancia sussurrandomi in un orecchio –Ciao Sofy- mi girai verso Luke e lo vidi rigido. Gli accarezzai il braccio cercando di tranquillizzarlo e gli sorrisi.

-Forza Thomas, andiamo a mangiare insieme a Luke- presi la piccola manina di mio fratello e lo strattonai lievemente verso l’uscita.

-No! Io voglio andare con Louis, perché non esci con lui? È bello e ti piace tanto- gli scoccai un’occhiata arrossendo.

-Non mi piace Louis, quante volte te lo devo dire?!- forse alzai troppo la voce perché il piccolo abbassò la testa e io lo presi in braccio scoccandogli in bacio sulla guancia scusandomi.

-Andiamo Luke?- mi girai verso il ragazzo che mi sorrise e uscimmo dall’asilo mentre Louis ci guardava da dietro una porta, ma per fortuna me ne accorsi solo io. Sembrava geloso, ma perché?

-Dove volete andare a mangiare?- chiese Luke quando salimmo in macchina.

-Che ne dici di mangiare a casa nostra?- lui annuii sorridendo.


Quando arrivammo a casa lo feci accomodare e pranzammo tranquillamente. Luke cercò di farci ridere, ma ci riusciva solo con me, Thomas mangiava e sorrideva falsamente ogni tanto per farmi contenta ma capii che Luke non gli piaceva, solo Louis riusciva a farlo ridere come tanto amavo, e questo purtroppo è un punto a suo favore.

-Grazie del pranzo, piccola. La prossima volta vi porto in un bel ristorante- gli sorrisi e chiusi la porta alle mie spalle, accompagnandolo verso il portone.

-Scusa per Thomas, non so perché è così freddo- mi scusai.

-E’ normale, è protettivo nei tuoi confronti-

Quando scendemmo le scale chi arrivò verso di noi? Louis.

Dio che bello che è… emmm, cioè….

-Oh ciao Lucky…Lucas… Duke…-

-Luke- lo interruppi io abbracciando il braccio di Luke che era esattamente al mio fianco e lo sentivo abbastanza rigido, forse irritato dalla presenza di Louis.

-Ah si Luke, che ci fai qui?- chiese duro guardando le mie braccia attorno a quello del ragazzo.

-Ho pranzato insieme a Sofy e al piccolo Thomas- vidi Louis socchiudere gli occhi.

-Oh… lo hai già fatto entrare in casa tua- io annuii confusa, perché si comportava così?

-Il piccolo e dolce Thomas, scommetto che non sei riuscito a farlo ridere come faccio io, vero? Sofy ama il modo in cui faccio divertire il suo piccolo fratellino, quel bambino mi adora e io adoro lui- disse con fare superiore, Luke abbassò lo sguardo triste e io decisi di prendere le sue difese.

-Beh lo ha appena conosciuto, Luke è dolcissimo sia con me sia con Thomas e scommetto che mio fratello cambierà presto la sua idea su di lui, e ora se ci vuoi scusare vorrei accompagnarlo e ringraziarlo come si deve- trascinai Luke giù dalle scale.

-Mi dispiace per Louis, non so perché faccia così- dissi quando fummo davanti al portone, mi scusai accarezzandogli una mano con lo sguardo basso.

-Hei- prese il mio mento e mi alzò il viso avvicinandolo al suo –Non ti preoccupare, solo mi dispiace per Thomas, insomma ai bambini di solito piaccio e con Louis ho capito che ha un bel rapporto- disse dispiaciuto.

-Beh, lui fa questo di lavoro e sa come comportarsi con Thomas, è normale che non ti tratti ancora molto bene, è fatto così, è dura conquistare la sua fiducia-

-Ma Louis l’ha conquistata in fretta- disse triste. Io lo abbracciai facendogli capire che prima o poi Thomas lo avrebbe accettato, dopo avrei fatto un piccolo discorsetto al mio amato fratellino, per me la sua opinione era molto importante.

-Ora è meglio che vada- disse quando mi staccai dall’abbraccio. Annuii e mi avvicinai al suo viso posando un dolce bacio sull’angolo della sua bocca sentendolo sorridere sotto il mio tocco.

Quando il portone si chiuse salii le scale per tornare al mio appartamento e trovai la porta socchiusa come la avevo lasciata ma da dentro l’appartamento sentii dei rumori.

 

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICE

Dopo moltissimo tempo (mi scuso tanto tanto L) ecco il quarto capitolo. C’è l’entrata in scena di un altro ragazzo, Luke, sembra piacere a Sofy, ma non a Thomas e a Louis, che pare geloso, chi sa il perché. Spero vi piaccia e spero recensiate, vorrei sapere cosa ne pensate e se devo continuare. Grazie a tutte <3

Un bacione <3


Sofy


Louis <3   *muore*


Ecco Luke, cioè Zac Efron.
Ammetto che è stata la mia prima cotta da celebrità, lascitemelo dire, è un figo. 


 

Directionercarotina99

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. Gita al lago ***


 


Let me love you

 Capitolo 5. Gita al lago

 

 

Quando il portone si chiuse salii le scale per tornare al mio appartamento e trovai la porta socchiusa come l’ avevo lasciata ma da dentro l’appartamento sentii dei rumori.

Mi catapultai all’interno con il cuore in gola e vidi una scena che mi fece tranquilizzare almeno un po’.

Thomas stava saltando sul divano mentre rideva a crepapelle.

-Tanto non mi prendi Lou!- a quel punto vidi Louis spuntare da dietro il divano e prendere Thomas in braccio e farlo girare. Ridevano felici e la cosa rendeva felice anche me.

-Louis, che ci fai qui?- chiesi incrociando le braccia. Per quanto la scena fosse carina, lui era entrato senza il mio permesso nel mio appartamento.

-Ecco, io…- balbettò.

-L’ho fatto entrare io, Sof- lo interruppe il bambino tra le braccia del ragazzo.

-Scusa Sofy, ma tanto mi conosci, sai che non sono cattivo-

-Non è questo Louis, però…- non sapevo neanche io cosa dire, ero ancora arrabbiata con lui per come aveva trattato Luke.

-Il babbeo se ne è già andato, vedo- squittì Louis osservandomi da sola. La cosa mi fece irritare ancora di più.

-Si dal caso che con quel babbeo, come lo chiami tu, io ci stia uscendo e non volgio che lo insulti in mia presenza, anche perché tu non lo conosci affatto- dissi scocciata mentre lui mi guardava con il solito sorrisetto beffardo. Ma perché cazzo sorride?

-Comunque si, se ne andato- dissi triste, perché mi piaceva molto stare insieme a Luke, era una ragazzo simpatico e molto dolce.

-Evviva!- gridò Thomas e i due cominciarono a urlare come pazzi e ha ballare in mezzo al salotto.

Ok, a loro non piace Luke, credo di averlo capito. Ma a me piace e loro dovranno accettarlo.

Sbuffai irritata e andai in camera mia dopo aver chiuso la porta d’ingresso.
Aprii l’armadio e tirai fuori una maglietta e dei pantaloni di una tuta per cambiarmi. Mi cambiai i pantaloni e tolsi la maglietta che avevo indosso.

-Sofy, mi chiedevo se…- mi girai di scatto e vidi un Louis imbarazzato appoggiato allo stipite della porta con la bocca aperta e gli occhi spalancati mentre il suo sguardo era fisso sul mio petto. Mi ringraziai mentalmente di aver indossato il reggiseno che a volte non uso.

-Louis!- gridai e cercai di coprirmi con quello che trovavo.

Non era affatto nei miei panni farmi vedere in reggiseno da Louis.

-Si, si, si, scusa!- si girò di spalle tutto rosso in faccia.

-Non sbirciare- lo intimai mentre mi infilavo la maglietta velocemente.

-Finito?- mi chiese un po’ titubante.

-Si- lui si girò e notai che le sue guancie era ancora color porpora.

-Perché sei venuto?-

-Beh, volevo chiederti se avassi impegni per domani- si vedeva lontano un kilometro che non aspettava altro che gli dicessi di no, e beh… lo accontentai.

-In realtà no, perché?- chiesi curiosa mentre cercavo di dimenticare la figuraccia imbarazzante di qualche minuto prima.

-Avevo pensato di portarvi a fare una gita vicino ad un lago, è un bel posticino- l’idea sembrava ottima e passare un po’ di tempo all’aria aperta senza lo smog mi entusiasmava.

-Si, credo che sia una bellissima idea- annuii sorridendo.

 

 

La mattina mi svegliai pimpante, era sabato quindi Thomas non doveva andare all’asilo e io avevo la giornata libera.

Andai in cucina a preparare la colazione quando sentii una cosa sulla gamba.

-Ahhhh- gridai girandomi e trovandomi davanti il faccino assonnato di Tom.

-Che c’è Sofy, perché urli così?- mi chiese mentre si stroppicciava un occhio.

-Niente, è solo che mi hai spaventato, non pensavo ti svegliassi da solo così presto- dissi mentre mi versavo del buon caffè nella tazza con il logo di Zorro.

-Sono tanto felice perché passiamo l’intera giornata con Lou- prese magicamente vita e si animò come se il sonno se ne fosse andato in un istante. Mentre Thomas mangiava la sua colazione io preparai un po’ di cibo da portare via per il pranzo.

-Ora vai a lavarti la faccia e i denti, così ci prepariamo in fretta, che siamo anche in ritardo- il piccolo annuì e corse in bagno. Io finii di sistemare la cucina e mi diressi in camera di Thomas per decidere cosa fargli indossare.
Quando lui fu pronto mi preparai io :
http://www.polyvore.com/senza_titolo_22/set?id=88862428

 

-Sofy, bussano alla porta- la piccola vocina di mio fratello mi giunse alle orecchie facendomi sobbalzare e sbavai la matita.

-Merda- sbuffai mentre recuperavo una salviettina struccante.

-Non si dicono queste parole, Sofy- gettai all’aria tutto quello che avevo in mano e mi girai spaventata accorgendomi che la voce che avevo sentito poco prima era di Louis.

-Cosa cazzo ci fai qui tu?- oltre ad essere nel mio appartamento era anche dentro il bagno e se fossi stata nuda?

-Mi ha aperto Thomas- fece spallucce appoggiandosi con una spalla allo stipite della porta.

-Cosa significa merda e cazzo, Sof- chiese mio fratello comparendo vicino a Louis, io guardai quest’ultimo uccidendolo con lo sguardo e lui alzò le mani in segno di resa.

-Emm… niente. Quante volte ti ho detto di non aprire la porta da solo?- misi le mani sui fianchi fissandolo arrabbiata.

-Ma tu non venivi e così io ho aperto, era Lou, non era una persona cattiva- disse dispiaciuto abbassando la testolina. Mi dispiaceva sgridarlo ma queste erano le regole che avevo posto e lui le conosceva benissimo, ma le trasgrediva lo stesso. Come, ad esempio, gli ho sempre vietato di salire sulle sedie o sul tavolo senza la mia presenza ma lui lo fa anche se sa io non voglio. Infondo è un bambino, ma appunto per questo voglio crescerlo per bene e ho paura di farlo male.

-Forza, adesso basta. Sofy togliti quella linea dalla faccia che mi sembri una zebra e finisci di prepararti alla svelta- io sbuffai sonoramente e seguii gli ordini.

 

 

Era da circa un’ora che eravamo seduti in macchina e avevo il culo piatto ormai. Ogni tanto mi soffermavo a guardare il viso di Louis, tutto concentrato sulla strada, anche se ogni tanto lanciava occhiate a me e Thomas seduto nei sedili posteriori. La musica si diffondeva nell’abitacolo facendomi rilassare e nell’aria si sentiva l’inconfondibile profumo di Louis.

-Quanto manca?- chiesi sbadigliando.

-E’ la centocinquantaduesima volta che me lo chiedi!- urlò Louis mentre alzava gli occhi al cielo poi tornò a guidare con fare attento. Il problema è che non avevo ancora ricevuto la risposta e mi stavo innervosendo.

-Che c’è, perché continui a guardarmi con quello sguardo assassino?- mi lanciò un occhiata interrogativa.

-Perché non hai ancora risposto alla mia domanda- dissi con semplicità, mentre avevo un braccio appoggiato al finestrino e il busto girato verso il ragazzo accanto a me.

-Ecco, siamo arrivati, contenta?- fermò la macchina e io ringraziai mentalmente perché qualcuno, lassù, aveva ascoltato le mie preghiere e voleva aiutarmi a salvare il mio povero sedere.

-Wow, che bello… evviva!- sorrisi vedendo Thomas così felice che scorazzava intorno alla macchina guardandosi intorno.

-Allora vuoi scendere o ti lasciamo lì?- solo con la domanda di Louis mi accorsi di essere ancora seduta in macchina con lo sportello aperto. Alla faccia del salvataggio del mio fondoschiena.

Scesi dall’auto prendendo il cestino del pranzo e affiancai il ragazzo guardandomi intorno.
Era un paesaggio magnifico: stavamo camminando lungo un piccolo sentiero affiancato da alberi altissimi verdi e rigogliosi. C’erano una moltitudine di fiori e tante farfalle. Arrivammo finalmente davanti al piccolo lago e rimasi senza parole (
http://fc09.deviantart.net/fs18/f/2007/143/d/1/forest_pond_by_MOSREDNA.jpg , una cosa del genere, però immaginatevi molti più alberi e molto più verdi). Il lago era di un azzurro sorprendente, tutto intorno, gli alberi facevano ombra creando un’atmosfera meravigliosa; la riva del lago era perfetta per un pic-nic e in più non c’erano insetti fastidiosi.

-Bello, vero?- la voce di Louis mi risvegliò e io annuii alla sua domanda –guarda in alto- seguii il suo suggerimento e alzai lo sguardo, le cime degli alberi, esattamente sopra il lago, formavano un cerchio da cui si vedeva il cielo limpido attraversato da alcuni raggi solari.

-Wow- riuscii solo a dire questo, ero sorpresa.

-Che bello, grazie Lou- mio fratello si aggrappò alla gamba di Louis e lui lo prese in braccio scoccandogli un bacio sonoro sulla guanciotta morbida.

Distesi la coperta a terra e mi sedetti tranquilla mentre guardavo i due correre e giocare.

-Sofy, vieni  a giocare- Thomas corse verso di me e mi prese la mono cercando di tirarmi su.

-No, Tommy, non mi va- scossi la testa sorridendo ma lui continuava a tirare il mio braccio.

-Dai, lascia perdere Thomas, non vuole perché ha troppa paura di farci vedere quanto è schiappa- disse Louis che aveva la schiena appoggiata ad un albero. I due scoppiarono a ridere e io mi alzai.

-Ah si, adesso vi faccio vedere io chi è la schiappa- 

Li rincorsi e riuscii subito a prendere Thomas che appena sentì di essere preso cominciò a dimenarsi e a ridere a crepa pelle. Lo misi a terra e cominciai a fargli il solletico.

-Ahahahahah…. a-aiuto Lou… ahahahah- sentii delle braccia prendermi alla vita e sollevarmi.

-Lasciami Louis- cominciai a ridere mentre lui cominciava a girare intorno a se stesso con me in spalla. Ad un certo punto perse l’equilibrio e cadde a terra, e di conseguenza anche io.

Mi ritrovai sotto il suo corpo disteso sopra il mio, i nostre visi erano distanti pochi centimetri e riuscivo a sentire il suo respiro affannoso infrangersi sulle mie labbra. Guardai i suoi occhi azzurri e mi accorsi delle pagliuzze verdi sparse qua e là. Le guancie morbide erano leggermente arrossate e le labbra dischiuse e sottili mi attiravano come una calamita. Non riuscivo a non guardarlo, le emozioni che stavo provando erano qualcosa di strabiliante. Avvicinò pian piano il suo viso al mio e socchiusi gli occhi aspettando di sentire una presenza soffice sulle mie labbra.

-Louis, Sofy, cosa state facendo?- spalancammo gli occhi realizzando cosa sarebbe successo se non ci avesse interrotto Thomas.

Cavolo proprio ora doveva fermarci?!

Oddio, cosa sto pensando?! Stavo per baciare Louis?!No, no, no, io baciare quel rompi coglioni?! No, no…

-Emm… scusa Sofy- eravamo entrambi rossi. Mi aiutò a tirarmi su e ci scambiammo uno sguardo prima di girare la testa verso direzioni diverse. Dio, quanto imbarazzo.

-Beh…Ora mangiamo, ho una fame pazzesca-  il ragazzo parlò e ci sedemmo.

-Vediamo, vediamo, cosa abbiamo qua- Louis si sfregò le mani sbirciando all’interno del cestino, comportandosi come se non fosse successo nulla.

Brutto bastardo. A lui non gliene fregava niente di me, per lui non sarebbe significato niente quel bacio. Ho fatto bene a non baciarlo.

Passammo tutto il pomeriggio a giocare e ridere , io riuscii anche a dimenticare la faccenda e a metterla da parte.

-Avete da fare adesso?- chiese Louis mentre accendeva il motore dell’auto.

-No, perché?- chiesi noiosamente mentre guardavo il paesaggio fuori da finestrino.

-Avevo pensato di farvi conoscere Harry e lui vorrebbe conoscere voi- disse mentre cambiava marcia.

-Non cred…- stavo per rispondere quando qualcuno mi interruppe.

-Si! Che bello! Voglio conoscere Harry. Ti prego Sofy- mi girai verso Thomas e lo trovai con il labbruccio sporgente e le manine congiunte, stava facendo la faccia da cagnolino bastonato.

-Beh… in realtà io- venni interrotta un’altra volta.

-Dai Sofy, non fare la guastafeste- borbottai un “ok”.

 

Arrivammo a casa e scesi dalla macchina aiutando Tom fare lo stesso.

Quando arrivammo davanti all’appartamento di Louis ero un po’ in ansia anche se non so il perché.

-Santa carota, ho dimenticato le chiavi- Thomas rise per l’imprecazione di Louis e io sbuffai per la sua sbadataggine. Il ragazzo suonò e si sentirono dei passi avvicinarsi alla porta. Quando essa si aprì davanti ai miei occhi si rivelò la figura di un ragazzo un po’ più alto di Louis e muscoloso; aveva un massa riccia in testa e due smeraldi al posto degli occhi; le labbra carnose erano aperte il un sfavillante sorriso e ai lati della bocca c’erano due dolcissime fossette.

Beh… era bello.

-Ciao, sono Harry- mi porse la mano sorridendo ancora più ampiamente.

-Ciao, sono Sofy- wow, la mia fermezza mi sorprende.

-Oh, sei la famosa Sofy. Louis mi aveva detto che fossi bella ma non pensavo così tanto- arrossii fino alle punte dei capelli e Louis tirò una gomitata all’amico che in risposta emise un gemito di dolore.

-E tu devi essere Thomas, giusto?- chiese il riccio abbassandosi all’altezza di mio fratello il quale annuì timidamente.

-Hei brò, hai dimenticato di nuovo le chiavi testa di rapa- Harry diede uno scappellotto a Louis.

-Lo so genio- disse il ragazzo prendendo per mano mio fratello e entrando nell’appartamento, chiedendogli se volesse delle caramelle e la risposta fu ovvia.

-Beh, entri anche tu o te ne resti li fuori?- mi accorsi di Harry davanti a me mentre mi osservava sorridendo e curioso. Io arrossii ed entrai togliendomi la giacca. Ci sedemmo su un divano e osservandomi in giro capii che i due avevano buon gusto nell’arredamento.

-Finalmente vi conosco, Louis mi ha parlato tanto di voi- sorrisi timidamente e mi sorpresi del mio comportamento, di solito ero più fredda.

-Beh, resteranno per cena, se per loro non è un problema-  tre paia di occhi si posarono su di me e dopo aver dato una veloce occhiata a Thomas annuii.

-Ordiniamo pizza?- chiese Harry, erano tutti d’accordo tranne io.

-Io avevo in mente di cucinare qualcosa, se a voi sta bene- dissi.

-Oh, per me non c’è problema, se vuoi ti do una mano, in fondo sei un ospite- io e il riccio andammo in cucina e ammetto che un po’ di imbarazzo si sentiva.

-Cosa avevi in mente di cucinare?- mi chiese mentre tirava fuori un po’ di pentole.

-Pollo e patatine fritte?- tentai. Lui si girò e sorrise.

Cominciai a cucinare dopo aver preso tutto il necessario, sentivo costantemente lo sguardo di Harry su di me e la cosa mi metteva un po’ di soggezione.

-Da quand’è che esci con Louis?- la domanda mi arrivò nitida alle orecchie e per poco non rischiai di tagliarmi.

-Noi non usciamo insieme- dissi con la voce che tremava leggermente.

-Ma si, oggi non siete andati al lago?-

-Si ma non è stato un appuntamento, un’uscita tra conoscenti, chiamala così- misi il pollo in forno e lo accesi.

-Per lui lo è stato- Harry lo disse così piano che non ero sicura se avessi capito bene.

-E posso chiederti una cosa?- io annuii.

-Ti piace?- domanda fatidica. Louis mi piace? S… no, no… o forse si… ah, che confucione.

-Io emm…- non sapevo cosa dire e guardare Harry negli occhi di certo non aiutava.

-Sofy, Sofy, ti suona il telefono-

Sia lodato mio fratello, sempre sia lodato.

Grazie amore mio, grazie.

Cavolo, mi ha parato il culo.

-Grazie- presi il cellulare e mi allontanai in modo che ci fosse un po’ di silenzio visto che quei tre sembravano una mandria di rinoceronti. Accettai la chiamata senza vedere chi fosse.

-Pronto?-

-Ciao Sofy, sono Luke-

-Ah ciao Luke, dimmi pure-

-Ecco, mi stavo chiedendo se volessi uscire con me stasera-

-Mi dispiace Luke ma sono impegnata-


-Sofy, Louis ha detto di dirti che la cena è pronta- la vocina di Thomas proveniva dalla cucina.


-Ah, sei con quel Louis- sentii Luke irritato e forse anche un po’ deluso.

-Beh… si, mi ha fatto conoscere il suo coinquilino e sai che Thomas passa volentieri del tempo con Louis, quindi lo ho fatto contento- non dissi che mio fratello adorava alla follia Louis perché se no Luke si sarebbe sentito male.

-Si, allora sarà per la prossima volta-

-Si, per la prossima volta-

-Ciao-

-Ciao- riagganciai e sospirai guardando il cellulare. Dire che ero confusa è poco. Avevo bisogno di una amica. Della mia migliore amica.

 

 

 

SPAZIO AUTRICE

E anche il capitolo 5 è andato. So che non è gran che ma vorrei sapere le vostre opinioni e quello che vorreste che accadesse.
C’è l’entrata in scena di Harry, un personaggio in più e poi la scena del quasi bacio al lago.
*
Mettendo da parte la storia volevo parlare di cose reali: innanzi tutto del video di Story of My Life, qualcosa di veramente unico <3 *-*
Poi ieri sera ho guardato gli MTV EMA awards 2013, e Miley alla fine non mia ha sorpreso ormai mi aspetto qualsiasi cosa, è molto cambiata rispetto a quando era Hanna Montana, ma va beh, è la sua vita. E poi c’è stato il nostro caro Hazza che ha vinto nella categoria di Best Look e i nostri idoli che hanno vinto nella categoria Best Pop. <3
*
Un bacione e vi prego recensite




Adoro questa gi *-*



 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. Lexi, ho bisogno di te ***





Capitolo 6. Lexi, ho bisogno di te

 

 

 

 

-Hei Sofy, ci sei?- una voce acuta arrivò alle mie orecchie risvegliandomi.

-Oh si- misi il cellulare nella borsa avviandomi in cucina. Mi sedetti sull’unica sedia libera.

-Beh, buon appetito- urlò Harry prima di cominciare ad abbuffarsi seguito dagli altri due che gridarono come se avessero trovato un tesoro.

Oh Dio, cosa avevo fatto di male per meritarmi questo?!

-E’ buoniffimo Fofy- mi disse Thomas con la bocca piena mentre cercava di sorridere, alzai gli occhi al cielo.

-Quante volte ti ho detto di non parlare a bocca piena?- gli dissi seria, presi una patatina assaggiandola, ed ero stata brava, sì.

-Fcufa- cominciò a masticare appoggiando la testina su una mano.

-Ha ragione Fofy- dissero in coro, in modo rigoroso, Harry e Louis con la bocca stramaledettamente piena. Mi battei una mano in fronte.

 

 

Finita la cena mi alzai da tavola portando il mio piatto e quello di Tom poggiandolo sul lavabo.

-Che stai facendo?- mi chiese il ragazzo riccio affiancandomi.

-Emm…lavo i piatti, non si vede?- mi arrotolai le maniche aprendo il rubinetto dell’acqua.

-Non ci pensare neanche, questa è casa mia e tu sei un ospite, se ne occuperà Louis dopo- risi annuendo lasciandomi guidare in salotto.

-Allora Sofy, raccontami un po’ di te- disse Harry poggiandosi allo schienale della poltrona su cui era seduto. Mi guardava curioso con un sorrisino quasi malizioso sul volto. Lo conoscevo da qualche ora ma mi aveva fatto un’ottima impressione.

-Non c’è molto da raccontare, in verità-  abbassai lo sguardo imbarazzata.

-Hei Harry, ci stai provando anche con Sofy?!-  Louis aveva appena fatto la sua entrata nel piccolo salotto dell’appartamento mentre si asciugava le mani con uno strofinaccio.

-No Louis, le ho solo chiesto di parlarmi un po’ di lei, non te la rubo, tranquillo amico- Louis spalancò gli occhi e le sue guance si arrossarono lievemente come le mie che a differenza diventarono rosso fuoco.

-Harry!- lo rimproverò Louis lanciandogli delle occhiatacce agghiaccianti mentre Harry ridacchiava soddisfatto.

-Emm… dov’è mio fratello?- chiesi per smorzare l’imbarazzo.

-Thomas!- lo chiamò il ragazzo dagli occhi azzurri e il piccolo sbucò dalla cucina con un lecca-lecca in bocca.

-Forza Tom, andiamo a casa- mi alzai stirandomi i jeans.

-Ma io volevo sapere qualcosa di te- si lamentò Harry guardandomi con occhi da cucciolo bastonato.

-Sarà per la prossima volta- gli sorrisi dolcemente.

Harry sbuffò ricevendo una pacca sul collo da Louis.

-Perché l’hai fatto?! Anche tu vuoi che resti qui- il riccio si accorse di quello che aveva appena detto osservando la reazione del liscio che era diventato rosso pomodoro sia dall’imbarazzo sia dalla rabbia.

-Ops, scusa- Harry sorrise colpevole e poi si girò verso di me –comunque spero di rivederti presto- io annuii e mi avvicinai ai due amici. Lasciai un bacio sulla guancia a Harry ringraziandolo dell’ospitalità e poi mi spostai davanti a Louis. Il riccio prese mio fratello e si allontanarono da noi lasciandoci soli.

-Emm… grazie Louis per la giornata- dissi guardando il suo mento, non sarei riuscita a guardarlo negli occhi.

-Di niente, piccola- sussultai lievemente a quel soprannome e al tono che aveva usato. Sentii il suo respiro infrangersi sul mio viso e le mie guance si tinsero di rosa.

-Ma avrei preferito che la giornata terminasse in un altro modo, magari potremmo concludere quello che abbiamo iniziato al lago- disse sensualmente spostandomi una ciocca di capelli. Il suo sguardo cadde sulle mie labbra e sembrò volerle divorare con il pensiero. Il mio cuore batteva a mille per questa stupida vicinanza e stavo andando a  fuoco.

-Dio se hai delle belle labbra e un giorno riuscirò a sspere il loro sapore, è una promessa- sussurrava rendendo tutto più eccitante. Guardai i suoi occhi. Così dannatamente azzurri. Presi un bel respiro prima di allontanare il mio corpo dal suo.

-Devo andare- dissi cercando di ritrovare me stessa che si era andata a fottere qualche secondo prima.

-Grazie per tutto, Louis-

-Scusa, te ne vai e non saluti?-  mi chiese quando io avevo già raggiunto l’ingresso dell’appartamento.

-Emm… ciao?- chiesi titubante e alquanto confusa. Lui ridacchiò scuotendo la testa e con poche falcate mi raggiunse schiacciandomi dolcemente contro la porta.

-E quello ti sembra un saluto?- il suo tono era sarcastico e scherzoso e ormai avevo ben capivo che cosa voleva. Sporse la guancia verso di me serrando gli occhi. Risi lievemente prima di scoccargli un veloce bacio sulla sua pelle resa leggermente ruvida dalla barba appena accentuata.

-Ora tocca a me- mi guardò negli occhi prima di avvicinare il suo viso al mio. Diede una veloce occhiata alle mie labbra prima di posare le sue sull’angolo della bocca. Sentivo la loro consistenza così morbida e umida, era una sensazione fantastica. Qualcosa nel mio stomaco cominciò a muoversi era non era per niente la cena mangiata prima. Sembrava che mille stormi di uccelli creassero turpitudini d’aria nella mia pancia e scombussolandomi tutta.

-Ora puoi andare-  sussurrò staccandosi da me e lasciandomi libera di aprire la porta. Nel corridoio trovai Thomas giocare insieme a Harry. Sorrisi prima di accorgermi della presenza di Louis dietro di me, mi sfiorò la schiena con la mano e l’orecchio con le labbra.

-Buonanotte, piccola- rabbrividii e sentii le guancie diventare rosse e cercai di nascondere il mio viso fino ad essere certa che il rossore fosse scomparso.

-Thomas, andiamo, saluta e ringrazia- gli dissi dirigendomi verso la porta del mio appartamento.

-Grazie Lou- gli corse in contro e si lasciò prendere in braccio. Louis cominciò a lasciargli dei bacetti su tutto il viso mentre mio fratello rideva come un matto. Quando scese, si diresse verso Harry che si abbassò e scompigliandogli i capelli gli disse di tornare a trovarlo presto. Thomas lo abbracciò e poi venne verso di me stroppicciandosi gli occhietti.

-Grazie ragazzi- sorrisi ed entrai in casa con mio fratello dietro di me. Quando chiusi la porta a chiave sospirai dalla stanchezza. Troppe emozioni.

-Forza piccolo, andiamo a nanna-

 

 

Quando Thomas si addormentò io il mio sonno l’avevo perso così decisi di andarmi a preparare una tazza di the.
Lasciavo che il liquido caldo scivolasse lungo la mia gola togliendomi un po’ di stress mano a mano.
Presi il mio cellulare e cominciai a guardare le immagini salvate. Ce ne erano tantissime anche alcune che non ricordavo più di avere. Come una di Thomas da piccolino nel passeggino con il suo cuccio preferito in bocca, sorrisi prima di passare alla foto successiva. C’erano due ragazze, una ero io, in quella foto avevo i capelli lunghissimi e un sorriso così grande da illuminare tutta l’immagine; avevo un braccio intorno al collo di una ragazza. Aveva dei capelli arancioni, rossastri lunghi fino alle spalle, due occhi grandi color nocciola sembravano di saper attrarre qualsiasi persona sulla faccia della terra. Il sorriso così sincero dava all’occhio subito ma la cosa che più mi colpì fu la collana: una chiave nera con una chiave di Sol come decorazione. E solo allora mi resi bene conto di chi era.
Lexi.

Un’improvvisa ondata di malinconia m'investì.
Era da tantissimo che non ci sentivamo, Lexi aveva deciso di andare a frequentare una scuola di moda. Ha sempre disegnato vestiti e voleva diventare stilista fin da bambina. La scuola era molto distante da qui perciò dopo poco abbiamo perso i contatti. Ma resta sempre la mia migliore amica, quella che mi ha aiutato durante i momenti duri.
Guardai l’orario e anche se sapevo che fosse una sciochezza digitai il suo numero portandomi il cellulare all’orecchio.

-Pronto?- il mio cuore perse un battito sentendo di nuovo la sua voce. Le lacrime cominciarono a battersi per uscire ma io cercai di rimandarle indietro. Mi chiedevo se avesse già cancellato il mio numero.

­-Pronto?! Chi è?- si era dimenticata di me.

-Lexi- sussurrai ma abbastanza forte da farmi sentire. Un singhiozzo lasciò le mie labbra e da lì il mio corpo cominciò a sussultare.

-Sofy-  singhiozzai più forte. Mi era mancata così tanto.

-Oh Sofy, amica mia, non piangere, ti prego- sapevo che anche lei stava soffrendo.

-Lexi, mi sei mancata tanto, mi manchi tanto- dissi cercando di calmarmi per non scoppiare a piangere.

-Anche tu Sof, tantissimo, mi dispiace, pensavo non t'importasse più di me, così ho deciso di non chiamarti più . Ho sofferto tanto senza di te- sulle mie labbra si dipinse un piccolo sorriso.

-Come hai potuto pensare una cosa del genere, io credevo che tu non volessi più avere a che fare con me-

-Non è così-

-Lexi, ho bisogno di te- dissi tremando.

-Thomas…- disse preoccupata.

-Sta bene, sta bene. E’ solo che sono accadute così tante cose e mi manca la mia migliore amica- ammisi.

-Anche tu mi manchi, e anche il piccolo Tommy. Ma, sempre se vuoi, avevo pensato di tornare a casa-

-Davvero?!- la sentii mugugnare in risposta. –Certo che voglio, quando torni?!- dissi felice.

-Anche domani-

-Allora non vedo l’ora di vederti. Non sai quanto mi hai resa felice-

-Lo sono anche io, credimi. Appena ti vedrò ti strotitolerò-

-Serve che ti venga a prendere?-

-Si, sempre se puoi, alle quattro- la macchina!

-La macchina è dal meccanico ma riuscirò a trovare qualcuno, tranquilla. Allora a domani, alle quattro. Ti voglio bene-

-Anche io, a domani, Sof-

Riattaccai e andai a letto con un sorriso a dir poco smagliante.

 

 

La mattina dopo mi svegliai con un Thomas che mi saltava sulla pancia urlandomi di svegliarmi perché aveva fame.

-Dai Sofy- mi implorò scuotendomi il braccio.

-Va bene, va bene, mi alzo se tu ti togli- si sedette sul letto e non appena i miei piedi toccarono terra mi prese la mano cercando di trascinarmi in cucina.


-Ecco, mangia- gli posi di fronte la solita ciotola di ceriali mentre io passavo a rassegna nella mia mente chi mi avrebbe potuta accompagnare. Sinceramente non conoscevo molta gente e c’era un’unica persona che forse mi avrebbe potuto aiutare.

-Louis!- guardai stranita mio fratello –Louis, voglio andare da Louis!- sospirai pesantemente, chissà cosa aveva fatto quel ragazzo a mio fratello per renderlo così.

-No, Thomas. Non puoi. Dopo devo parlargli perciò lo vedrai- lui sbuffò mettendo il broncio e dopo essere sceso dalla sedia che per lui era fin troppo alta si diresse sul divano per guardarsi i cartoni.

Il fatto che Lexi sarebbe tornata a casa mi rallegrava la giornata, solo non sapevo per quanto tempo. Perché se fosse dovuta ripartire non so se le cose sarebbero andate meglio, ne dubito. La conosco da quando ho quattro anni. Ci incontrammo all’asilo. Lei era una bambina magrolina con due treccine basse, aveva un sorriso raggiante ed era sempre allegra. Io, invece, me ne stavo di più in disparte, non amavo il caos e poi spesso mi arrabbiavo con gli altri bambini perché mi ritenevo più intelligente di loro. Un giorno, mentre me ne stavo seduta su una banchina del giardino, Lexi mi si avvicinò e si sedette affianco a me, presentandosi. Da allora siamo migliori amiche e alle medie progettammo di andare a vivere insieme un giorno.

-Thomas, andiamo a vestirci, dobbiamo fare la spesa- gli urlai e sentii un grido di disapprovazione che mi fece ridacchiare.

 

 

Fare la spesa con Thomas era impossibile perché prendeva dagli scaffali tutto quello che trovava interessante e che fosse alla sua altezza. Così mi ritrovavo il carrello pieno dopo quindici minuti e mi toccava rimettere tutto a posto perdendo tempo. Correva su e giù per i corridoi del supermercato facendo finta di essere Superman. Urlava a squarciagola e creava disastri. All’inizio cercavo di calmarlo poi lo lasciavo stare perché sapevo che avrei perso solo tempo.
-Thomas, santo cielo, fermati e vieni qui- gli ordinai e lui subito arrestò la sua corsa girandosi verso di me.

-No! Perché tu non mi hai portato da Lou- mi fece la linguaccia e riprese a giocare. Esasperata posai il barattolo di marmellata tra le mie mani e andai verso di lui. Non accorgendosi della mia presenza dietro di lui riuscì ad acciuffarlo.

-Senti, ora facciamo la spesa in modo normale che tu lo voglia o no. Quante volte ti ho detto di non giocare al supermercato?! Ora te ne stai qui fermo e smettila di fare l’indispettoso, perché se no Louis te lo scordi. Mi hai capita?!- lo stavo sgridando stufa del suo comportamento. Lo vidi abbassare la testolina annuendo. Sospirai prima di ritornare alla spesa. Sentii il rumore di un singhiozzo. Mi girai e vidi il corpicino di Thomas essere attraversato da piccoli scossi segno che stava piangendo.

-Thomas- lo chiamai dolcemente. Forse avevo esagerato prima ma se lo meritava.

-N­on volevo far­ti arrabbiare, Sof-  alzò la testa e le sue guanciotte erano rigate da lacrime. Sentivo gli occhi di alcune persone su di me e non osavo pensare che idea si fossero fatte, di sicuro non che fossi una brava sorella.

-Hei- mi avvicinai accovacciandomi di fronte a lui e gli passai le dita sul viso per eliminare le lacrime –Non piangere, piccolo. Non sono arrabbiata ma sai che non mi piacciono questi comportamenti da bambino viziato- annuì in risposta e mi abbracciò circondandomi il collo con le braccia.

-Ti voglio tanto bene, Sof- lo presi in braccio sollevandomi.

-Anche io te ne voglio- lo posai a terra guardandolo negli occhi.

-Ora però fai il bravo e finiamo-

 

 


Posai le buste a terra cercando le chiavi dell’appartamento nella borsa.

-Posso andare a suonare?- la domanda psta da Thomas mi fece girare nella sua direzione. Indicava con un dito la porta dell’appartamento di fronte, quello di Louis e Harry. Scossi la testa.

-Dopo- mi limitai a dire imprecando mentalmente per non riuscire a trovare un maledetto mazzo di chiavi.

-Eccolo- esultai tirandolo fuori e infilando la chiave nella serratura. Presi due buste e le portai dentro mentre stavo per uscire di nuovo vidi le due buste mancanti in mano a qualcuno. Sollevai lo sguardo e trovai di fronte una persona che conoscevo bene.

-Lou!-  mio fratello si precipitò da lui mentre io roteavo gli occhi.

-Hei! Ciao Tom!-  gli sussurrò qualcosa perché mio fratello uscì dirigendosi fuori dall’appartamento e sentendo il suono di un campanello capii dove fosse andato.

-Posso poggiarle in cucina o devo farci la muffa qui?- mi chiese ironico fissandomi negli occhi o meglio dire, stava fissando il mio petto. Feci scoccare la lingua sul palato mettendomi da parte. Posò le buste sul banco della cucina prima di girasi verso di me. Cominciò a fissarmi con il suo solito sorriso malizioso in volto, la cosa per me era imbarazzante.

-Emm… Louis- lo chiamai. Lui si avvicinò sensualmente.

-Si?- rispose mentre continuava a guardami imperterrito.

-Potresti farmi un favore?-  usai la sua stessa tecnica, mi avvicinai lentamente a lui guardandolo negli cocchi.

-Tutto quello che vuoi, piccola-  rabbrividii a quel soprannome e non di certo per il disgusto.

-Mi serve un passaggio oggi pomeriggio e mi chiedevo se tu fossi disponibile- dissi neutrale mentre lo sorpassavo sistemando le cose che avevo comprato. Sul mio viso comparve un sorrisetto compiaciuto visto che Louis era ancora immobile, ma dopo pochi attimi si risvegliò.

-Certo, al suo servizio signorina- fece un buffo inchino facendomi scoppiare a ridere. Lui mi guardò diventando serio. Con due passi mi raggiunse bloccandomi tra il suo corpo e il banco della cucina. Sentii il suo respiro caldo sul collo prima delle sue labbra sulla mia pelle. Cominciò a baciarla dolcemente percorrendo il tragitto dalla mandibola alla spalla nuda dalla maglietta. Io me ne stavo lì ferma senza reagire, cercavo di controllare il mio respiro e il mio battito ma sembrava troppo difficile. Dei lievi mugolii di piacere lasciarono la mia gola portando Louis a grugnire e ad avvicinare di più il suo corpo al mio. Poggiò il suo bacino contro il mio facendomi avvertire sulla mia coscia una certa presenza. Poggiò le labbra su un punto alla base del collo cominciando a leccare quella zona. Gemetti piano a quella sensazione di piacere. Succhiava avidamente cominciando, poi, a mordicchiare quella parte ormai rossastra del mio corpo. Respiravo a fatica, gettai la testa indietro quando leccò tutto il mio collo stringendo tra le mani i miei fianchi. Smise di torturarmi poggiando le labbra vicino all’orecchio.

-Ti è piaciuto piccola?- sussurrò con voce roca. Ingoiai rumorosamente la saliva dandomi della scema per non averlo fermato.

-Ora tutti sapranno che sei mia- detto quello passò un dito sul succhiotto che aveva fatto sulla mia pelle chiara. Dei brividi attraversarono il mio corpo ma quando mi accorsi del vero significato delle sue parole lo spintonai indignata.

-Che sono tua?! Ma se ci consociamo da poco. Come cazzo ti permetti di dire che ti appartengo?!- gli sbraitai contro urlando ad alta voce. Lui mi guardò sorpreso prima di far comparire il solito sorrisetto.

-Perché so che mi vuoi, almeno un po’ di quanto ti voglio io- lui mi voleva, mi voleva. Il punto è che io non volevo lui. Forse.

-Io non ti voglio!- gettai le braccia all’aria esasperata.

-Oh si, invece. Non mi hai fermato prima e stavamo per baciarci ieri se non sbaglio-  cercai qualcosa da dire.

-Beh… comunque questo non ti permette di farmi succhiotti e trattarmi come un oggetto- gli dissi arrabbiata e anche un po’ scocciata perché forse era la verità quello che diceva.

-Non ti tratto come un oggetto, non voglio che altri ragazzi ti tocchino e ti guardino, è diverso- disse alzando le spalle perfettamente rilassato.

-No che non è diverso- dissi – Fino a qualche giorno fa non ci sopportavamo, adesso che è successo?- chiesi dannatamente confusa.

-Io non ti ho mai odiata, certo eri acida in una maniera veramente incredibile, ma non ti ho mai odiata. Credo di aver provato sempre attrazione verso di te, eccome se mi attrai- arrossii violentemente facendolo ridacchiare.

-E anche tu non mi odi, lo so io, lo sai tu- disse riavvicinandosi.

-No, io esco con Luke- gridai mettendo una mano sul suo petto per fermarlo. Lui fece una smorfia disgustato.

-Quel babbeo non conta nulla. Siete usciti quante volte? Due? Non fa per te. Ti farà soffrire. E poi Thomas adora me mentre Luke gli sta proprio antipatico. Parole sue- alzò le mani in sua difesa e sorrise ampiamente sapendo di aver ragione.

-Solo perché Thomas non stravede per Luke, non vuol dire che non uscirò ancora con lui. A me piace, quindi- alzai le spalle e lo osservai chiudere i pugni irritato.

-Tu non vuoi lui. Tu vuoi me- gridava convinto mentre la vena del suo collo pulsava dalla rabbia.

-Cosa cazzo te lo fa pensare! Smettila di essere così convinto- lo sgridai e ciò aumentò la sua rabbia. Emise un grugnito prima di andarsene sbattendo la porta.

Non riuscivo a capire il suo comportamento: prima fa l’antipatico e il dolce, poi passa al fidanzato geloso e possessivo, in pochi giorni. Non posso ammettere che mi sia indifferente perché quando l’ho vicino forse provo qualcosa, ma a me piace Luke. Non posso permettere più a Louis di avere così libertà su di me. Ora cosa dirò a Luke quando vedrà il succhiotto, dannazione.

-Vaffanculo Louis, vaffanculo- sussurrai mentre sfioravo la macchia guardandola allo specchio.

Sistemai la spesa, cucinai velocemente e poi andai a chiamare Thomas per il pranzo.
Suonai il campanello sperando di non trovarmi Louis davanti. La porta di aprì e una massa di ricci di mostrò ai miei occhi.

-Oh, ciao Sofy!- mi abbracciò scoccandomi un bacio sulla guancia.

-Ciao Harry, mi chiedevo se Thomas fosse qui- dissi con voce soave.

-Si, è qui- lo chiamò e il piccolo corse da me sbuffando. Ormai io ero diventata noiosa per lui.

-Che è successo con Louis?- lo guardai cercando di sembrare confusa.

-E’ entrato in casa e come una furia se ne è andato in camera sbattendo la porta- mi rivelò. Scossi le spalle come se non sapessi nulla e dopo avergli dato un bacio sulla guancia tornai velocemente al mio appartamento insieme a mio fratello. Mangiammo e poi lo portai a fare un riposino mentre io mi preparavo mentalmente ad affrontare Louis e Lexi.

Verso le tre svegliai mio fratello e lo feci sedere sul divano.

-Ora, Thomas, ascoltami attentamente. Oggi torna Lexi-  lui cominciò a urlare tutto contento, si divertiva un sacco insieme a lei –Ora la vado a prendere e tu te ne devi stare qui buono insieme a Harry, ok?- lui annuì fortemente mentre sorrideva. Mi diressi verso la porta di fronte alla mia. Suonai.

-Ciao Harry, potresti stare per una attimo con Thomas mentre Louis mi accompagna all’aeroporto?-  lui annuì facendo una faccia confusa. Pensandoci bene ci vedrei molto bene Lexi insieme a Harry, dovrei escogitare un piano. Mi sorpassò andando da mio fratello cominciandogli a fare il solletico. Io guardai all’interno dell’appartamento e trovai Louis seduto sul divano mentre si allacciava le scarpe. Speravo che tutto andasse bene. Non avevo per niente voglia di litigare ancora con lui. Si alzò avvicinandosi velocemente.

-Andiamo- mi vennero i brividi dal tono gelido con cui aveva parlato. Mi guardava inespressivo, senza emozioni. Sospirai lievemente prima di seguirlo giù dalle scale.

In macchina c’era un silenzio tombale.

-Senti Louis…- cominciai.

-Non dire neanche una parola, mi sembra che ci siamo già detti tutto, no? Io ti voglio, tu non mi vuoi. Semplice, ma chiaro- disse mentre afferrava saldamente il volante.

-Smettila di comportarti così, Louis. Solo perchè ti ho detto che non ti voglio non vuol dire che non mi piace passare del tempo con te. Infondo non ti odio, no?- inconsciamente posai una mano sulla sua coscia sorridendogli e lo vidi diventare teso prima di rilassarsi.

-Già, scommetto che sono più simpatico di quel Duke- sbuffai togliendo la mano dalla sua gamba e posandola sulla mia. Lui ridacchiò.

-E comunque è Luke, non Duke- dissi girandomi verso di lui che teneva lo sguardo fisso sulla strada.

-Si, si, è la stessa cosa- disse velocemente mentre sterzava. Poggiò la mano che usava per il cambio delle marce sulla mia gamba accarezzandola dolcemente. Disegnava dei piccoli cerchi sulla mia coscia e la cosa non mi dispiaceva, fino a quando con la mano non salì fin troppo, a quel punto la presi riportandola nel posto giusto.
Con la coda dell'occhio lo vidi sorridere per non aver tolto completamente la sua mano dalla mia gamba che continuò ad accarezzare per tutto il viaggio mentre il silenzio alleggiava su di noi.









SPAZIO AUTRICE
Grazie mille a Rock Me_yeah per la recensione e ringrazio tutte coloro che stanno leggendo la storia, che l'hanno messa tra le preferite e tra le seguite. Davvero. 
In questo capitolo c'è Harry, un personaggio che d'ora in poi si vedrà abbastanza. Non c'è Luke in questo capitolo, e non credo a molte ciò dispiaccia (neanche a me, in segreto tifo per la coppia Sofy/Louis, anche se ormai non è più un segreto). Louis ha rivelato che vuole Sofy tutto per sè ma non è così che funziona con le donne, bisogna conquistarle. Nel prossimo capitolo entrerà in scena Lexi, la migliore amica di Sofy. 
Vi ringrazio ancora e recensite, per favore.
Baci.




 











 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. Ti piace ***



 


Capitolo 7. Ti piace

 

 

 

 





-Eccoci qua- spense il motore dell’auto slacciandosi la cintura. Scesi dalla macchina, felice. Tra qualche minuto avrei rivisto la mia migliore amica.

-Allora, com’è questa tua amica?- mi chiese mentre sulle sue labbra si dipingeva il sorrisetto malizioso di sempre, come se non avessimo mai avuto un diverbio. Nascose le mani nelle tasche anteriori dei jeans. Sbuffai prima di incamminarmi verso l’entrata dell’aeroporto. Era sempre il solito, con quel suo atteggiamento così spavaldo e irritante, ma non riuscivo a non staccare gli occhi da quei due pozzi azzurri, che, dannazione, mi attiravano come calamite.

-Guarda che sto ancora aspettando una risposta- cercava di non ridacchiare il signorino e più continuava più mi dava sui nervi.

-Non sfiorarla neanche, non fa per te- il mio tono acido lo fece sorridere ampiamente soddisfatto.

-Ah… quindi sei gelosa, eh- alzai gli occhi al cielo per cercare di non perdere la pazienza. A volte era irresistibile, lo devo ammettere, ma altre mi bastava guardarlo per farmi salire l’istinto di picchiarlo ferocemente con una clava.

-Nemmeno per sogno, semplicemente non sei alla sua altezza- dissi alzando le spalle passando oltre le porte scorrevoli dell’entrata. Lui mi stava dietro perché percepivo il suo corpo e sentivo il suo profumo.

-Cos’è, è troppo bassa per stare con me?- mi stava sfottendo e vedermi arrabbiata lo divertiva.

Per mia grandissima fortuna lui inciampò sul nulla cadendo a terra. Vedendo Louis spiaccicato contro il pavimento dell’aeroporto con la gente che ci passava accanto, fece scattare in me una risata, una di quelle che non riesci a fermare, che ti toglie il fiato. Era arrossito probabilmente fino alla punta dei piedi mentre io me la ridevo gustandomi la mia vendetta. Si alzò velocemente aggiustandosi la maglia e i capelli fulminandomi con lo sguardo. Si accorse di quante persone lo stavano guardando da lontano ridacchiando e s’imbarazzò ancora di più. Se fosse stato un’altra persona, forse avrei provato pena, ma era Louis, quindi mi stavo solo divertendo.

-Cos’è, sei troppo idiota da non riuscire a camminare come una persona normale?- lo presi in giro ammiccando verso di lui. Prese il mio polso trascinandomi con forza verso gli arrivi.

Eravamo davanti ad una grande porta scorrevole mentre attendavamo i passeggeri.

-Comunque ti ringrazio d’avermi fatto fare una delle figuracce più grandi della storia- mi disse con le braccia incrociate, lo sguardo rivolto davanti a sé e il broncio che gli incurvava le sopracciglia.

-Esagerato, non è stata una delle figuracce più grandi della storia, sei solo caduto come una pera cotta davanti a mezzo aeroporto. E, per la cronaca, hai fatto tutto da solo- scoppiai a ridere di fronte al suo sbuffare scocciato. Mi fece il verso alzando gli occhi verso l’alto ed io gli diedi una pacca sul braccio in segno di risposta.

-Dai Louis, magari se lo scorderanno tutti fra un po’, o forse no- avevo capito cosa ci trovava a farmi irritare, era una sensazione unica vederlo tutto rosso dall’imbarazzo e dal nervosismo.

Una voce metallica femminile annunciò l’arrivo dei passeggeri ed io cominciai a saltellare cercando una testa rossiccia tra la folla di persone.

-Se mi dici com’è fatta magari ti aiuto- mi sussurrò nell’orecchio ricevendo una manata in faccia da parte mia.

-Sta zitto, mi sconcentri- lo sentii sbuffare.

-Hai bevuto latte acido stamattina?- chiese ironicamente mentre si guardava in giro.

-Ma che cazzo fai?! Dammi una mano. Sei inutile- stavo tremando dall’agitazione.

-Ma mi hai appena detto… argh, chi ti capisce è bravo, io ci rinuncio-  gli scoccai un’occhiata gelida tornando alla mia ricerca. Appena vidi una chioma rossa ondeggiare di qua e di là mi sbracciai urlando.

-Ma questa è pazza- sussurrò Louis ma non tanto da non farmi sentire e gli rifilai una gomitata dritta nelle costole facendolo contorcere dal dolore.

-Così impari coglione- sputai acidamente. Girai la testa di fronte a me aprendomi in un sorriso.

-Lexi!- la ragazza sentendo il suo nome alzò lo sguardo da terra. Quando mi vide, cominciò a correre in contro a me. Mollò il bagaglio e ci chiudemmo in un grosso abbraccio.

-Sofy, quanto mi sei mancata, amica mia- mi sussurrò nell’orecchio. Tutto intorno a noi era scomparso ed io mi stavo godendo l’abbraccio risentendo, dopo tanto tempo, il profumo della mia migliore amica. Quando era andata via, mi ero chiusa in me stessa, perché oltre a lei non conosco molta gente. Lexi è sempre stata l’unica a capirmi, l’unica a proteggermi. Mi aveva promesso di non lasciarmi mai perché eravamo una famiglia e prima, quando se ne era andata, provavo rancore, ma ora capisco che non posso fare a meno di lei.

-Pensate di staccarvi o di fare muffa insieme, perché se è così io me ne torno a casa, eh- chi poteva interrompere questo momento così importante se non un’idiota di prima categoria?

-Louis- ringhiai sciogliendo l’abbraccio.

-Piacere, sono Lexi, la migliore amica di Sofy- la ragazza accanto a me tese la mano sorridendo come se non avesse sentito il suo commento acido.

-Louis Tomlinson- le strinse la mano allegramente. Secondo me è bipolare.

-Siete amici?- chiese Lexi confusa spostando lo sguardo da me a Louis. Io stavo per rispondere negativamente ma il ragazzo mi precedette.

-Io e Sofy siamo più che amici, no?- stava ammiccando nella mia direzione facendomi l’occhiolino. Aveva usato una voce sensuale come per fare intendere che tra noi due c’era un certo feeling. Cosa assolutamente non vera.

-In realtà..- alzai il dito in aria per precisare ma Louis mi mise un braccio attorno alle spalle guardandomi negli occhi.

-Oh sì, Sofy è… come dire… maledettamente attratta da me, ma io sono ancora single- spalancai la bocca dallo stupore guardandolo sorridere e parlare come se conoscesse Lexi da una vita –non voglio deluderla, per questo la rifiuto con un certo garbo-  aveva una mano aperta accanto alla bocca come per cercare di non farmi sentire quest’ultima parte. Lo spintonai con tutte le forze che avevo facendo ridere sia lui sia Lexi.

-Ma piantala deficiente-

Si stava tenendo la pancia con entrambe le mani dalle troppe risate –Dovevi vedere la tua faccia- disse a stento senza fiato.

-Non credo fosse peggiore della tua normale espressione, e di certo non può essere neanche paragonabile con quella che avevi mentre eri un tutt’uno con il pavimento di questo famoso aeroporto-,  incrociai le braccia muovendo il collo a destra e a sinistra, beccandomi un’occhiata gelida.

La risata della mia migliore amica mi risvegliò.

-Mi dispiace, Lexi, che ci sia questo coglione, ma era l’unica persona che poteva accompagnarci- assunsi una faccia triste e desolata mentre la rossa ridacchiava scuotendo la testa.

-Ehi, io sarei qui- sbuffai.

-Lo so, ho parlato con te fin prima, il tuo cervello l’ha già cancellato?- i suoi occhi erano infuocati, segno che era alquanto irritato –forza andiamo a casa-  

Camminavo a braccetto insieme a Lexi raccontandoci alcuni episodi accaduti durante il periodo di lontananza. Louis era dietro di noi mentre cercava di trascinare la grossa valigia della mia amica che prendeva sempre le buche del marciapiede costringendo il ragazzo a fermarsi ogni cinque minuti.

-Forza Louis!- lo chiamai accanto alla sua auto mentre lui era distante circa cinque metri da noi. Lo vidi alzare il braccio libero in aria scocciato e la cosa mi fece sorridere soddisfatta.

-Eccomi signorine- il suo tono acido provocò in me una risata che cercai di seppellire. Louis aprì il bagagliaio e cercò di alzare la valigia. Dopo venti minuti di pose assurde riuscì ad infilarla dentro e chiuse con un tonfo la portiera della parte posteriore dell’auto.

-Ma cosa ci hai messo dentro quella valigia, tutta la famiglia?- respirava affannato passandosi il braccio sulla fronte.

-Esagerato- sussurrai. Louis aprì la portiera a Lexi come un gentiluomo e aspettai che lo facesse anche con me, ma passò dall’altra parte dell’auto entrando nell’abitacolo.

-Gentilissimo come sempre- ironizzai aprendomi da sola la portiera.

-Non te lo meritavi di certo- disse mentre infilava la chiave facendo partire il motore della macchina. Gli feci il verso beccandomi uno sguardo divertito da parte del ragazzo seduto alla mia destra.

 

 

 

 

 

Arrivati di fronte al condominio sospirai felice. Louis guidava come un matto.

-Ma che cazzo ti prende?! Volevi ucciderci?!- sbraitai a un centimetro dal suo viso quando fummo scesi dall’auto. Lui mi guardava come se fossi pazza e poi scoppiò a ridere sputandomi in faccia.

-La tua faccia- m’indicò prima di ridere ancora più forte. Sbuffai e trascinai la mia amica verso l’interno del condominio.

-Prendi la valigia e muoviti- gli urlai aprendo il portone.

-Lexi, mi dispiace davvero tanto per lui- sospirai abbassando la testa teatralmente.

-E’ uno spasso vedervi discutere, sembra simpatico- sorrideva. Sorrideva! Ma come faceva a sorridere parlando di quello?

-Già, sembra- chiamai l’ascensore.

-Ti piace, eh- mi diede una gomitata giocosa mentre le porte si chiudevano.

-No, ma come puoi pensarlo- ero offesa, pensava davvero che mi piacesse quella testa da cetriolo?!

-Ok, ok, non scaldarti tanto- alzò le mani in segno di difesa. Le porte si aprirono lasciandoci uscire da quell’ascensore che era diventato opprimente.

-Oh, quanto mi sei mancata casetta- si appiccicò alla porta del nostro appartamento facendomi ridacchiare.

-Vivono ancora qui quei coniugi strani?- mi chiese indicando l’appartamento di fronte al nostro. Tempo fa al posto di Louis e Harry c’era una coppia strana, molto strana. Una volta ho suonato il loro campanello e mi sono ritrovata davanti l’uomo con in mano un enorme coltello pieno di sangue. Sono scappata via come un’idiota urlando a squarciagola e sono rotolata giù dalle scale.

-No, no. Per fortuna. Ora c’è Louis che abita lì, insieme a..- non riuscì a finire la frase che la porta si aprì facendo finire rovinosamente a terra Lexi, che si alzò subito dopo sistemandosi i capelli.

-Harry- finii vedendoli guardarsi negli occhi. Si presentarono cominciando a chiacchierare.

-Come è andata qui?- chiesi entrando e guardandomi intorno. La casa, per il momento, era stranamente in ordine. C’era qualcosa che non andava.

-Assolutamente benissimo, abbiamo letto favole tutto il tempo- fece una faccia strana alzando le spalle. Socchiusi gli occhi osservandolo da capo a piedi e non notai niente di strano. Ma il suo sorriso era palesemente finto. Chiamai ad alta voce mio fratello il quale corse di fronte a me.

-Che è successo?- lui diede un’occhiata a Harry e poi guardò me. Si buttò verso di me abbracciandomi le gambe.

-Ci dispiace Sof, non volevamo- faceva finta di piangere per farmi provare pietà e visto che non ci stava riuscendo è venuto in suo aiuto il riccio che mi ha abbracciato da dietro.

-Si, si, ci dispiace tanto- li staccai confusa e mi avviai verso il salotto e capii tutto.

Il televisore era completamente rotto, distrutto. Non so cosa avessero fatto ma avevano fatto un casino.
Sospirai.

-Oh- mi raggiunse Lexi che guardò il guaio combinato dai due –dai, non è niente di che, si sistema tutto. Non arrabbiarti Sofy, calmati- chiusi gli occhi cercando di mandare indietro la rabbia e mi girai lentamente.

-Non so come avete fatto ma ormai il danno è stato combinato- mi guardavano con occhi da cuccioli bastonati ma questa volta la cosa non funzionava.

-Oh beh, grazie davvero, voi ve ne state qui tranquilli mentre io deve portare questo bue, gentilissimi- mancava solo lui. Louis entrò distrutto mentre cercava di sostenersi al muro.

-Stai zitto! Manchi solo tu ora!- si zittì sul colpo guardandomi storto, quando, però, si accorse del disastro spalancò gli occhi ridacchiando.

-Ora, Harry, te ne puoi tornare a casa, sei invitato stasera a cena. Thomas vai in camera tua. Lexi vai a sistemare pure le tue cose in camera. Louis, accompagnami a prendere un altro televisore-

-Ma veramente io…- lo trafissi con lo sguardo facendolo sbuffare e lamentandosi uscì dall’appartamento.

-Mi dispiace Sof, non volevamo dav..- lo bloccai con un gesto della mano.

-Niente, tranquillo. Per farti perdonare potresti portare il dolce stasera, va bene?- il suo viso s’illuminò con un sorriso e annuii con forza.

-Grazie- mi abbracciò forte prima di staccarsi e precipitarsi nel suo appartamento.

Quando scesi, Louis era già in macchina con la testa appoggiata al volante.

-Mi dispiace Louis ma devo assolutamente prenderlo, sai, Thomas ama i cartoni, quindi- dissi allacciandomi la cintura.

-Si, tranquilla- la sua voce era senza emozione. Mi girai a guardarlo, era concentrato sulla strada con le sopracciglia aggrottate e le labbra serrate in una linea. I capelli erano leggermente spettinati che gli davano un’aria leggiadra. Le mani erano strette attorno al volante e le nocche erano quasi bianche.

-Che hai da guardare Johnson?- mi chiese sorridendo e contagiando anche me.

-Non ti stavo guardando- dissi girando la testa verso il finestrino per non fargli vedere il mio rossore.

-Mi stavi fissando, adorando, mangiando con gli occhi, scegli te- gli diedi una pacca sonora sul braccio facendolo ridere.

 

 

 

 

 

Il negozio era pieno zeppo di tv ed io non avevo la più pallida idea di cosa prendere. Louis stava ascoltando il commesso che gli stava parlando di una televisione appena uscita sul mercato.

-Allora, che ne dici di questa?- mi chiese guardandomi. Io gli feci un cenno con la mano.

-Quanto costa?- chiesi distratta.

-Circa 700 sterline- lo guardai spalancando gli occhi.

-E secondo te io ho 700 sterline per una tv?!- gli chiesi urlando, attirando così l’attenzione di mezzo negozio.

-Ok, non la compri- mi prese la mano. Una scossa mi attraversò il braccio salendo sulla spalla, sul collo, poi sulla testa facendomi formicolare la parte dietro l’orecchio.

-Questa- indicò una televisione ed io annuii, a me ne bastava una qualsiasi.

 

 

 

 

 

L’impresa più difficile fu caricare la tv in macchina, ridevo mentre guardavo Louis tentare di infilarla dentro ma invano. Alla fine ce l’ha fatta, ma solo quando gli ho dato una mano.

-Ci sarei riuscito anche da solo- annuii ridacchiando.

-Ce la fai a portarla su?- annuì alzando il mento.

Ci ha messo un po’ ma dopo mezz’ora ce l’ha fatta ad arrivare all’ascensore.

-Avrò perso come minimo cinque chili oggi- gli scoppiai a ridere in faccia vedendo la sua fronte imperlata leggermente di sudore. Trascinò il cartone fino in salotto e notai l’appartamento vuoto, segno che Lexi e Thomas fossero andati da Harry.

-Bene, ora dammi una mano a montarla e collegare i fili- Louis mi guardò sfinito per riuscire a capire se stessi scherzando ma si rassegnò.

-Ecco fatto- battei le mani felice visto che tutto il disastro era stato risolto –grazie Louis- mi accorsi solo dopo qualche secondo di avere le braccia intorno al suo collo e il viso nell’incavo tra la spalla e il viso. Cercai di staccarmi imbarazzata ma lui circondò la mia vita stringendomi a sé. Sentivo il suo respiro caldo sul collo e cercai di respirare regolarmente cosa che si stava rivelando molto difficile.
-Non mi basta un “grazie” oggi- mi sussurrò sfiorando il lobo del mio orecchio con le labbra. Ci passò sopra la lingua facendomi sobbalzare. Ridacchiò prima di cominciare a massaggiarmi i fianchi e lasciare lievi baci lungo il collo. Sapevo che dovevo fermarlo ma mi era impossibile da fare, era così piacevole sentirlo così vicino. Mandai rumorosamente giù la saliva prendendo un respiro profondo.

-L-louis- balbettare era la cosa che era meno raccomandabile da fare con lui, perché ridacchiava e continuava il suo lavoro con più impegno. Sentii le sue labbra fermarsi su un lembo di pelle e mi ricordai il succhiotto già fatto. Cercai di allontanarmi ma fui troppo lenta perché ormai lui aveva già cominciato a succhiare rendendomi le gambe molli. Strinsi forte la presa delle mie braccia sul suo collo cercando di non cedere. Ma sentire le sue labbra passare sul segno che mi aveva lasciato era troppo per me. Respiravo velocemente e pesantemente annaspando aria. Soffiò sulla mia pelle e lo sentii sorridere.
-Sei così profumata- mugolai in risposta e, dopo aver lasciato un ultimo bacio, mi lasciò andare guardandomi divertito. I suoi occhi erano diventati blu e potevo scorgere del desiderio in quei pozzi. La pupilla si era allargata rendendoli così bui. Mi passai la punta delle dita sul collo facendo una smorfia di dolore.

-Perché l’hai fatto?- gli chiesi con un fil di voce ricevendo un’alzata di spalle in risposta.

-Volevo marcarlo un po’ di più- vidi un leggero rossore sulle sue guance ma per poco.

-Ripeto, non sono tua, non puoi fare quello che vuoi su di me- mi avvicinai a lui puntandogli l’indice contro il petto.

-A me non sembrava che ti dispiacesse tanto- mi fece l’occhiolino prima di prendere la mia mano e portare il mio dito sulle sue labbra lasciandoci un dolce bacio.

-Che ne dici di un aiuto per preparare la cena?- mi disse allontanandosi da me e sorridendo sornione.

-Tu comincia a preparare qualcosa intanto vado in bagno-

Chiusi la porta alle mie spalle e mi ci appoggiai. Le emozioni che provavo con lui erano sbagliate, io lo odiavo. Presi il cellulare dalla tasca dei pantaloni e mandai un veloce messaggio a Lexi. Mi sedetti sul bordo della vasca e quando vidi entrare la mia migliore amica sospirai. Lei chiuse la porta a chiave prima di guardarmi.

-Che succede? Ero da Harry, quel ragazzo è così perfetto- sospirò ma notando il mio sguardo si ricompose e m’invitò a parlare.

-Louis- dissi lieve.

-Che ti ha fatto quel ragazzaccio?- disse usando una voce grossa e rauca.

-Ecco… io..-

-Cos’è questo?!- indicò la macchia sul mio collo ed io cercai di nasconderla con i capelli ma lei li allontanò. Mi guardò negli occhi alzando le sopracciglia pretendendo una risposta.

-Louis?- chiese ed io annuii abbassando la testa.

-Però! Ma avete fatto..-

-No, no, ma come ti viene in mente!- urlai scuotendo la testa. Lei annuì sorridendo.

-Quando eravamo all’aeroporto vendendovi litigare sembravate due fidanzatini, avevate una luce negli occhi- io la guardai stranita e scoppiai a riderle in faccia.

-“Una luce negli occhi” ?!- risi più forte ma mi fermai quasi subito.

-Dimmi cosa hai provato quando ti ha fatto..- indicò il succhiotto.

-E’ quello il problema. Avevo il cuore a mille, respiravo a stento, avevo le gambe molli. Poi lui mi aveva già detto che ero sua e blàblàblà. Quando fa così proprio non lo capisco. Prima litighiamo e ci odiamo, un minuto dopo lui mi fa succhiotti marcando il territorio- sbuffai stanca rilassando le spalle.

-E’ cotto, è cotto. Da quanto capisco non sopporta di vederti con qualcuno ma non c’è problema in questo, giusto?- la guardai colpevole e lei spalancò la bocca.

-Ti ho lasciata single e ti ritrovo circondata da uomini sexy- le schiaffeggiai la nuca.

-Si chiama Luke, lo conosco da poco. Siamo già usciti insieme, l’ho presentato a Thomas ma non lo sopporta, come Louis, secondo me hanno fatto un complotto. A me piace, però, è davvero carino con me, simpatico e romantico- dissi.

-Situazione complicata. Con Luke provi qualcosa?- mi chiese sedendosi accanto a me.

-Non tantissimo-

-Non come con Louis, giusto?- annuii.

-Ti piace- concluse sorridendo Lexi. Ma io non ci trovavo niente di bello in questo. Non poteva piacermi, io lo odiavo a morte.

-No, no, non mi piace-  dissi scuotendo la testa. Lei mi prese entrambi le mani guardandomi negli occhi.

-Ti piace, devi solo rendertene conto- mi scoccò un bacio sulla guancia prima che qualcuno bussasse alla porta del bagno.

-Chi è?!- gridò Lexi con la sua solita finezza inesistente.

-Harry, c’è uno alla porta che cerca Sofy- guardai la rossa spalancando gli occhi. 








SPAZIO AUTRICE
Siamo già al settimo capitolo e voglio ringraziarvi tutte... aww, siete così dolci. Oggi mi sento particolarmente sdolcinata.
Diciamo che questo capitolo non è molto bello, ma è un capitolo di transizione. 
Recensite, per favore. Se volete che io passi a leggere qualcosa di vostro basta dirlo.
Un bacione, alla prossima.

 







DarkDream_ 
(Ho cambiato nickname :D)






 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. Lato oscuro ***


 

 

   
(Crediti Banner: Sara_Scrive)

 



Capitolo 8. Lato oscuro

 

 

 

 

 

 

-Harry, c’è uno alla porta che cerca Sofy- guardai la rossa spalancando gli occhi.

-Dannazione, spero che non sia la persona che penso io- sussurrai prima di alzarmi e aprire la porta del bagno. Solo in quel momento sentii due voci parlare con un tono alto come se stessero discutendo. Guardai Harry per chiedergli spiegazioni ma lui alzò le spalle facendomi un segno con la testa. Aveva le sopracciglia aggrottate come quando c’è qualcosa che non va. Mi preoccupai e dopo avergli lanciato un’occhiata mi diressi verso l’ingresso. Le voci diventarono più nitide e riuscii a distinguere la voce di Louis e quella di un altro ragazzo.

-Luke?- guardai sorpresa il ragazzo sull’uscio della porta. Louis gli era quasi addosso e dalla sua espressione capii che era alquanto irritato. I due ragazzi mi fissarono colti in flagrante.

-Ciao bellissima- Luke mi sorrise cercando di oltrepassare la porta d’ingresso ma Louis glielo impedì posandogli una mano sul petto.

-Louis, puoi lasciarci da soli- chiesi mentre mi avvicinavo dolcemente al mio vicino di casa. Il suo sguardo rimase teso e arrabbiato. I suoi occhi erano diventati blu ma non riuscivo a capirne il motivo, di certo l’arrivo improvviso di Luke non era il vero problema, c’era qualcos’altro sotto.

-No- disse secco prima di fissarmi negli occhi. Cercai di sorridergli sornione per convincerlo che non c’era niente di pericoloso.

-Avanti Tomlinson, lasciaci soli, è quello che vuole anche Sofy- spostai lo sguardo sull’altro ragazzo e vidi su di lui un ghigno strano, che non gli si addiceva per niente. Era come malizioso e compiaciuto. Appena si accorse che lo stavo fissando mi sorrise. Ero confusa, molto confusa, si comportavano in modo talmente strano che non ci capivo più nulla.

-Dovete solo parlare, posso rimanere qui tranquillamente- disse Louis mentre i suoi occhi sembravano dare a Luke un avvertimento.

-Aspetta qui un attimo, Luke- gli sorrisi prima di prendere Louis per un braccio e trascinarlo in un posto isolato da cui Luke non poteva ne vederci ne sentirci.

-Che ti prende?!- il mio tono era gelido e ciò lo sorprese per qualche secondo prima che la sua espressione mutasse di nuovo in irritata.

-Quel Parker mi sta sul cazzo- alzai gli occhi al cielo.

-Lo so che non ti va a genio ma questa non è una motivazione per trattarlo così. Non ha fatto niente di male- dissi accarezzandogli una guancia con l’intento di calmarlo e la cosa sembrò funzionare almeno un pochino. Lui aprì bocca per parlare ma la voce di Luke lo fermò.

-Scusate se v'interrompo, ma, Sofy, c’è un problema per cui devo fare in fretta- capii il messaggio e guardai Louis alzando velocemente le sopracciglia per dirgli di stare fermo lì dov’era e ricevetti uno sbuffo da parte sua, ma ubbidì.

-Ecco, sono venuto qua per un motivo preciso- dalla porta entrò Thomas che non appena vide Luke fece una smorfia prima di superarlo salutandolo appena. Mi scusai con gli occhi ricevendo un sorriso. Uscì appena dall’appartamento rientrando quasi subito con un mazzo di fiori leggermente rovinati.

-Le avevo comprate per te, ma sembra che a Louis non piacciano le peonie- ridacchiò prima di porgermi il regalo tra le mani. Io lo presi con cura, probabilmente avevo una faccia sorpresa ma ero felice. Luke era la dolcezza fatta in persona.

-Sono bellissime- dissi prima di avvicinarmi a lui lasciandogli un dolce bacio sull’angolo della bocca. Pensai immediatamente al succhiotto di Louis e mi accorsi che i capelli erano perfettamente sopra il marchio coprendolo, così, alla vista di Luke.

-Grazie mille, non dovevi- lui sorrise soddisfatto prima di invitarmi a cena la sera stessa. Accettai senza indugi e quando stavo per uscire, con l’intendo di accompagnarlo alla macchina, ma Louis accorse spintonandomi leggermente.

-Lo accompagno io- disse velocemente.

-Non serve fac..-

-Lo accompagno io- disse più duramente prima di scomparire dalla mia vista insieme a Luke. Sbuffai ferocemente per poi dirigermi in cucina per curare i fiori.

-E così quello è Luke- Lexi mi fece spaventare e per poco non feci cadere il vaso.

-Già- dissi con voce bassa. Sospirai frustrata mentre Lexi si sedeva al tavolo.

-Beh, è un gran figo- praticamente urlò facendo scattare in cucina Harry che preoccupato ci fissò ma quando gli scoppiai a ridere in faccia si tranquillizzò.

-Ho appena detto che Luke è figo- la mia migliore amica alzò le spalle fissandosi le unghie rosa.

-Ts, a me non sembra- Harry sembrava alquanto scocciato forse perché il suo ego era stato messo a dura prova.

-Ti credo, non sei né una ragazza né gay, quindi non puoi capire- il ragazzo riccio in piedi accanto al tavolo fece una smorfia prima di guardarmi scocciato.

-Se non lo vuoi, digli che sono disponibile, una passatina con quello me la farei molto volentieri- Lexi si sventolò la mano davanti al viso dandosi aria come se stesse svenendo e buttando indietro la testa sospirò.

-Lexi!- scoppiai a ridere davanti alla faccia di Harry che se ne andò sbuffando.

-Comunque- Lexi appoggiò i gomiti sul tavolo e sorreggendosi la testa con le mani si sporse verso di me –come ci si sente ad avere due spasimanti?- spalancai gli occhi guardando la ragazza che ammiccava sorridendo.

-Non ho due spasimanti- mi girai verso il frigo per non far notare il mio rossore.

-Si e io sono Catwoman- voltai la testa spalancando la bocca e indicando Lexi che alzò gli occhi al cielo picchiando la testa contro il legno del tavolo –magari avessi io almeno uno spasimante sexy, l’unico che mi corre dietro è uno sfigato della mia classe che mi guarda sbavando- ridacchiai.

-Magari quello sfigato è proprio l’uomo della tua vita- dissi facendo spallucce e in cambio ricevetti un suono disgustato dalla mia migliore amica.

-Ok, ok, non ti piace- la mia risata venne bloccata da una voce che giungeva dall’entrata.

-Mister “sonoriccoeloso” se n’è andato- riconobbi la voce di Louis e lo raggiunsi immediatamente.

-Io e te ora dobbiamo parlare- gli urlai contro prendendo il suo avambraccio girandolo verso di me. Aveva un’aria sorpresa e quando incontrai i suoi occhi blu rischiai di cadere a terra a causa delle ginocchia tremanti. Deglutii prima di trascinarlo in camera con me. Chiusi la porta alle mie spalle guardandolo sedersi sul mio letto.

-Di cosa dobbiamo parlare? Perché io non ho niente da dirti- gettò la schiena sul letto incrociando le braccia sotto la testa sospirando.

-Perché hai mandato via Luke?- gli chiesi avvicinandomi e mi posizionai in mezzo alle gambe di Louis che continuava a fissare il soffitto.

-Perché mi sta sulle palle?- il tono ironico che aveva usato mi mandava più in furia. Sbuffai passandomi una mano tra i capelli.

-Che cazzo centra che ti sta sulle palle?!Luke deve piacere a me non a te- la mia voce uscì più alta rispetto a prima e ciò fece alzare il busto di Louis che appoggiò tutto il peso sui gomiti.

Il suo sguardo mi perforò il corpo percorrendolo lentamente. Lo vidi sogghignare prima di tirarsi su a sedere e posarmi le mani sui fianchi. Mi strattonò verso di lui e per non perdere l’equilibrio fui costretta ad appoggiare le mani sulle sue spalle. Il mio busto si protese in avanti per la forza che aveva usato e solo dopo qualche secondo mi accorsi di avere il petto esattamente davanti alla faccia del castano che lo guardava famelico. Arrossii e cercai di allontanarmi ma fu tutto inutile perché la presa di Louis aumentò senza, però, provocarmi dolore.

-L-Louis…- lo richiamai sprofondando nell’imbarazzo. Maledetta me, mi ero pure messa una maglietta leggermente scollata e per Louis doveva essere una bella visuale. Cercai di spingerlo dalle spalle ma sembrava fatto di pietra, non riuscivo a smuoverlo. Sospirai alzando gli occhi verso il muro davanti a me pensando a una mossa per scampare da lui. A un tratto sentii qualcosa di umido e caldo posarsi proprio alla fine del collo. Sussultai violentemente ricominciando ad agitarmi. Le sue labbra scesero fino all’orlo della maglia e potei sentire Louis sorridere sulla mia pelle la quale era già percorsa da brividi costanti. Il mio battito aumentò quando con la mano destra salì lungo la schiena accarezzandola interamente da sotto la maglia; mentre con l’altra, rimasta sul fianco, cominciò a muoverla creando dei cerchi sulla mia pelle.

-Mi piace il tuo profumo- la sua voce bassa e roca mi fece deglutire. Gli piaceva il mio profumo e mi stava baciando e accarezzando mentre io me ne stavo ferma a tremare tra le sue braccia. Non facevo niente per oppormi.

-Mi piace la tua pelle- quasi grugnò facendo uscire dalle mie labbra un leggero gemito. Si fermò con le labbra sopra il seno destro e sentii quella piccola porzione di pelle venire bagnata dalla sua lingua e venire succhiata dalle sue labbra. Strinsi forte la presa sulle spalle larghe di Louis sentendo le sue mani percorrere tutto il profilo del mio corpo. Mi spinse da dietro le ginocchia invitandomi a sedermi sulle sue gambe ed io abboccai come una stupida. Accarezzò le mie cosce, i miei fianchi, il mio ventre. Le sue labbra baciarono per l’ultima volta il mio petto prima di fiondarsi sulle mie. Sentivo la barba solleticarmi le guance ma poco importava. La sua lingua salutò gentilmente il mio labbro inferiore prima di infilarsi nella mia bocca. Poggiai le mani sul retro del suo collo accarezzando l’attaccatura dei suoi capelli così sottili e morbidi. Non so con quel coraggio ma approfondì il bacio in modo affannoso. Louis gemette quando strinsi le ginocchia sui suoi fianchi e spinse il suo bacino contro il mio.
Dovevo fermarmi, non potevo andare avanti. L’immagine di Luke mi apparve nella mente facendo separare le nostre labbra.

-Non posso- sussurrai guardando gli occhi pieni di desiderio del ragazzo su cui ero seduta.

-Si che puoi- si sporse per baciarmi di nuovo ma io mi alzai dalle sue gambe lasciandolo sorpreso.

-No che non posso- cercai di riprendere fiato passandomi una mano tra i capelli. Louis si alzò avvicinandomi velocemente a me. Mi spinse contro il muro della stanza bloccandomi con il suo corpo. Afferrandomi con durezza gli avambracci mi spinse di più contro la parete. Avvicinò il suo viso al mio quanto bastava per guardarmi dritta negli occhi. Le sue pupille erano dilatate dall’eccitazione che si stava riaccendendo in lui. La sua mascella era ben serrata e il suo sguardo mi stava lentamente uccidendo. Louis amava giocare e questo era un gioco al quale ero destinata a perdere. I suoi occhi, i suoi occhi erano troppo scuri.

-E’ per Luke, vero?- non risposi ma sapeva già la risposta.
Prese un bel respiro.
-Lo vedi questo?- chiese duramente abbassando lo scollo della mia maglia per mostrarmi il segno che aveva lasciato sul mio petto, riportando poi la mano contro il mio avambraccio. Non risposi, sussultai e basta.

-Rispondi- applicò più forza sulla presa sulle mie braccia lasciando uscire dalle mie labbra un verso dolorante e spaventato.

-Si- sussurrai piano abbassando lo sguardo non essendo in grado di reggere il suo.

-Questo vuol dire che sei mia- lasciò un rude bacio sulle mie labbra prima di uscire dalla camera sbattendo la porta. Strisciai lungo la parete sedendomi a terra. Passai le dita sui lividi che Louis mi aveva lasciato sugli avambracci e singhiozzai. Mi era sembrato un ragazzo divertente, rompiscatole, certo, ma sempre allegro e malizioso. Mai avrei pensato che diventasse così rude, non mi aveva mai fatto del male. Forse questo era un segno che mi diceva di lasciarlo in pace, porta solo guai. Ma il fatto che io non mi sia allontanata prima da lui mi fa pensare che non posso resistergli e mentirei a me stessa se negassi l’evidenza. Provo qualcosa per lui, non so cosa ma sento emozioni mai provate quando sotto con Louis e la cosa mi spaventa.

Il bussare alla porta mi fa alzare. Prima di aprire mi asciugo gli occhi dalle lacrime che non avevo sentito scendere. Quando aprii la porta Lexi mi guardò accigliando lo sguardo. Era la mia migliore amica, per lei ero un libro aperto.

-Hai pianto?-  si avvicinò.

Thomas. Dov’era Thomas.

-Tranquilla, Thomas è con Harry, l’ha portato a fare una passeggiata quando ha visto uscire dal nostro appartamento un Louis nervoso. Era strano, non lo avevo mai visto così. Tuo fratello e il riccio, probabilmente, staranno fuori molto, così noi possiamo parlare tranquillamente- annuii rilassandomi lasciandomi cadere sul letto. Lexi si mise accanto a me guardando il soffitto.

-Louis- dissi a voce bassa cercando di rimandare indietro i singhiozzi.

-Cos’è successo con Louis?- mi chiese la rossa girandosi verso di me poggiandosi su un fianco guardandomi preoccupata.

-Ci siamo baciati- dissi sospirando. Quella era stata la parte che mi era piaciuta di più, anche se era sbagliata. Sentivo come se avessi tradito Luke, ma infondo noi due non stavamo insieme.

Lexi mormorò invitandomi a parlare.

-Beh- presi un respiro profondo –non è stato un bacio qualunque, è stato un po’ spinto- mi fermai osservando la mia migliore amica strozzarsi con la saliva.

-C-continua- annuii riportando lo sguardo al soffitto.

-Mi sono ritrovata seduta sulle sue gambe con le sue mani che mi accarezzavano il corpo- Sentii Lexi fare un verso di sorpresa.

-Fin là mi stava piacendo, purtroppo. Poi mi è venuto in mente Luke, mi sembrava di tradirlo così mi sono alzata dicendo a Louis che non potevo farlo. Quando ha capito quale fosse il problema mi ha bloccato al muro mostrandomi il succhiotto che mi aveva fatto sul petto e- mi bloccai respirando veloce sentendo le lacrime combattere per uscire –e mi ha detto che sono sua. Poi se n’è andato- terminai il discorso girandomi verso Lexi. Aveva gli occhi spalancati e la sua bocca formava una O perfetta.

-Wow- disse prima di gettarsi di schiena sul materasso –e perché hai pianto?-

Alzai le braccia mostrandole l’interno.

-Quel bastardo- si alzò urlando parole a caso infuriata. Sorrisi.

-Lexi, Lexi calmati- mi alzai anch’io prendendole un braccio.

-Calmarmi, calmarmi?!- urlò prima di fermarsi davanti a me -non pensavo Louis fosse così stronzo-

-Ma non sembrava lui, sembrava un’altra persona- dissi difendendolo perché infondo c’era qualcosa che mi spingeva verso di lui. Lo odiavo con tutta me stessa perché era un idiota e mi rompeva le ovaie ogni giorno, ma i suoi occhi mi attirava come una calamita.

-Anche io non pensavo potesse essere una persona violenta ma- Lexi mi interruppe.

-Niente ma, tu con quello non ci parli più- mi disse prima di trascinarmi in mano medicandomi i lividi con una crema.

 

 

Mancavano venti minuti all’appuntamento con Luke. Decisi di indossare un vestito con le maniche lunghe per nascondere i lividi. Era nero in pizzo, elegante e sexy. Così aveva detto Lexi. Indossai un paio di décolleté nere. Lasciai i capelli sciolti e mi truccai leggermente. Spruzzai un po’ di profumo e prendendo la pochette mi diressi verso il salotto. Qui Thomas e Harry stavano guardando “Il Re leone”.

-Bene Thomas, io esco tu fai il bravo con Lexi- lui annuii continuando a guardare il cartone. Harry si alzò e venne verso di me sorridendomi.

-Sei bellissima Sof- io sorrisi imbarazzata sentendo le guance andare a fuoco. Non ero abituata ai complimenti –farai faville stasera- mi baciò una guancia.

-Louis?- non so perché lo chiesi ma stavo aspettando ansiosa la risposta.

-Non lo so. Quando è uscito da qui era strano, gli ho visto di sfuggita gli occhi ed erano blu. Vuol dire che era fuori di sé, capitava spesso una volta, ma era tornato tutto normale fino a oggi. Ti ha fatto qualcosa?- chiese preoccupato e io scossi velocemente la testa mentendo. Volevo chiedergli di più e lui sembrò capire. Ero un libro aperto anche per lui, ormai.

-Non posso dirti niente, ti spiegherà lui tutto se lo vorrà- annuii e quando sentii il campanello suonare sorrisi a Harry baciandogli una guancia. Quando arrivai alla porta Lexi mi abbracciò raggiante. Uscii dall’appartamento trovandomi Luke vestito con uno smoking perfetto. Sorrise poggiando le mani sui miei fianchi e baciandomi l’angolo della bocca. Gli scoccai un bacio sulla guancia lasciandomi guidare dalla sua mano verso l’ascensore. Dovevo dimenticare tutto quello che era successo e vivermi la serata con Luke. 

 












ANGOLO AUTRICE
Mi dispiace tantissimo del ritardo. Ma l'ispirazione non era dalla mia parte. Finalmente ho terminato il capitolo e mi sento più sollevata. Le letture sono alte ma i commenti arrivano al massimo a uno a capitolo e questo mi dispiace. Volevo ringraziare 1D_we_love_4ever che ha commentato il settimo capitolo, Grazie mille.
Ditemi pure cosa vi aspettate o cosa vorreste nei prossimi capitoli. Grazie ancora.




 

 

DarkDream_ 

 


 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. Lascia che io ti ami ***




Capitolo 9. Lascia che io ti ami

 

 

 

 

Era passata una settimana da quando Louis mi aveva mostrato il suo lato oscuro e all’asilo si era dato malato. Sembrava fosse scomparso e anche Harry non sapeva niente. Non che fossi preoccupata, no di certo, ma non riuscivo a capire perché si era allontanato così tanto. Nel frattempo uscivo con Luke, lui sì che sapeva come comportarsi. Thomas però continuava a guardarlo con aria di odio profondo e accettava mal volentieri di uscire con lui.

Era un lunedì mattina e io me ne stavo appoggiava al bancone del bar con uno straccio in una mano e un bicchiere nell’altra. Sentii il campanello della porta risuonare nel bar quasi vuoto segnando l’arrivo di un nuovo cliente e voltandomi verso la porta dovetti stare attenta a non fare cadere il bicchiere a terra. Louis se ne stava in piedi all’entrata scrutando la gente seduta ai tavoli, spostò poi lo sguardo su di me e sentii le ginocchia tremare. Qualcosa mi spingeva a correre verso di lui ed abbracciarlo ma la parte più razionale di me mi trattenne perché, infondo, i lividi sui miei avambracci spiccavano ancora.  Si avvicinò lentamente e, in quei secondi, riuscii a notare il suo aspetto trasandato. I capelli erano più spettinati del solito, la barba era cresciuta e Louis non si era evidentemente preoccupato di rasarsela. Gli occhi color ghiaccio erano spenti e circondati da delle occhiaie profonde. La maglietta grigia che indossava era stropicciata e i jeans avevano una chiazza vicino alle caviglie mentre le scarpe erano slacciate.
Quello non era il Louis che conoscevo.
Louis si appoggiò al bancone sospirando fortemente prima di alzare lo sguardo incatenandolo con il mio tremante.

-Louis- sussurrai. Appoggiai il bicchiere sul bancone e mi misi lo strofinaccio su una spalla senza staccare il contatto dei nostri occhi –che ci fai qui, Louis?- la mia voce era bassa e priva di forze come se il legame che avevano creato i nostri sguardi spendesse tutta l’energia contenuta dentro il mio corpo. 

-Devo parlarti- disse Louis con voce roca. Annuii e mi girai verso la mia nuova collega ricevendo un movimento del capo. Feci il giro del bancone, presi Louis per un braccio e lo trascinai nel bagno del personale.
Non avevo per niente voglia di parlare con lui, le immagini del nostro ultimo incontro mi investirono in pieno facendomi trasalire, ma qualcosa mi spingeva ad ascoltarlo, forse era soltanto il suo aspetto trasandato che mi induceva a provare pietà per lui.
Mi appoggiai al lavandino sporco con le braccia incrociate al petto e osservai il ragazzo di fronte a me. Era girato di spalle e la sua mano era ancora appoggiata alla maniglia della porta che aveva precedentemente chiuso. Vedevo le sue spalle alzarsi e abbassarsi ad un ritmo lento e regolare ma il tremolio del suo braccio mi faceva pensare che dentro di sé Louis avesse una guerra in corso. Prese un grosso respiro prima di girarsi verso di me con lo sguardo costantemente basso.

Mi è mancato questa settimana, mi tocca ammetterlo. Mi è mancato moltissimo. Mi è mancato il suo comportamento bipolare. Mi sono mancati i baci sul collo e doverlo sgridare per i succhiotti. Mi è mancata la sua risata, la sua spavalderia e il suo sorriso. Mi è mancato il modo con il quale giocava con Thomas. Mi è mancata la sua irritazione con la presenza di Luke. Mi sono mancati i suoi occhi, le sue labbra, le sue mani.
Ha sbagliato, ha sbagliato perché mi ha fatto del male. Mi ha spaventata e provo terrore quando sto con lui, ma so che c’è qualcosa che tiene nascosto.
Le parole di Harry mi tornarono in mente: “..
gli ho visto di sfuggita gli occhi ed erano blu. Vuol dire che era fuori di sé, capitava spesso una volta..”.

Morivo dalla voglia di chiedergli cosa gli fosse accaduto nel suo passato ma avevo paura che si irritasse e mi lasciasse altri segni viola sul corpo.

-Non ho tutto il tempo del mondo Tomlinson- la mia voce era ferma e fredda. Lo avevo chiamato per cognome e ciò lo aveva fatto rabbrividire ma era l’unico modo per non lasciarmi vincere dal suo sguardo.

-Mi dispiace- un soffio, ecco cos’era stato. La sua voce tremolante mi entrò in testa e quando alzò il viso dovetti trattenermi per non asciugargli le lacrime che stavano scendendo lungo le sue guance pallide. I suoi occhi erano inondati e tremolanti mente guardava il mio viso.

-C-cosa?- non riuscivo a credere che si fosse scusato. Era strano.

-Mi dispiace- il suo urlo spiazzò l’aria e mi colpì nel petto facendomi perdere il respiro per un attimo.

-Mi dispiace così tanto Sof- trattenni un singhiozzo e lo vidi prendersi i capelli con entrambe le mani e tirarsi le ciocche come per alleviare il dolore che provava –non dovevo, non volevo farti del male. Mi era passata, ti giuro che mi era passata. Non so perché l’ho fatto ma me ne pento tanto, vorrei tornare indietro nel tempo e non farlo, non lo farei Sofy.

Si avvicinò a me ma quando vide che al suo gesto mi pressai di più al lavandino singhiozzò più forte.

-Mi dispiace, mi dispiace, non volevo, no, non volevo-  la sua voce era tormentata. Louis abbassò lo sguardo contro le mie braccia e alla vista dei segni ancora presenti scoppiò in un pianto disperato accasciandosi a terra contro la parete.

-Non volevo farti del male, tengo a te Sof- si prese la testa con le mani e vedendo il suo corpo essere scosso da singhiozzi forti non riuscii a trattenermi.

Era serio.
Era seriamente pentito.

Mi avvicinai cauta prima di sedermi accanto a lui e circondargli le spalle con le braccia.

-Non importa Louis, adesso calmati, ti prego- infilò il viso nell’incavo del mio collo inspirando il mio profumo e mi circondò la vita in un abbraccio stretto e bisognoso di affetto. Mi schiacciò il petto con il suo ma non era qualcosa di malizioso, Louis era come un bambino rimasto solo che chiedeva soltanto un po’ d’amore.
Le nostre gambe si incastrarono alla perfezione mentre io cercavo di calmare il pianto isterico del ragazzo tra le mie braccia. Gli passai una mano tra i capelli mentre con l’altra gli accarezzavo la schiena. Lasciai sul suo capo dei baci dolci appoggiandomi contro la parete con la schiena per sostenere anche il peso di Louis che si era accasciato su di me. Strusciò il naso contro il mio collo come faceva Thomas durante i temporali.

Louis era così vulnerabile in quel momento. Sembrava tutt’altra persona rispetto a quella che si prendeva gioco di me per divertirsi.
Quando il suo pianto si fu calmato, il suo corpo era comunque scosso da piccoli singhiozzi.
Gli baciai la fronte passandogli le dite lungo il braccio che mi stringeva i fianchi per dargli un po’ di quiete.

-Mi dispiace Sofy- disse Louis.

-Tranquillo, ti perdono Lou- sentii la sua presa farsi più ferrea.

-Non dovresti, ti ho fatto del male senza un motivo. Gli assomiglio così tanto- singhiozzò più forte e io lo strinsi di più baciandogli il viso per calmarlo.

-Ti ho perdonato Louis. Ho capito che sei pentito e sento che mi nascondi qualcosa e sono disposta ad aspettare fino a quando sarai pronto per dirmela. E se tu me lo permetterai ti starò accanto per aiutarti- sussurrai nel suo orecchio aspettando una risposta che speravo arrivasse.

-Non ho bisogno di aiuto- brontolò come un bambino appoggiando la guancia al mio petto. Sbuffai facendomi scappare un piccolo sorriso.

-Si, ne hai bisogno e lo sai anche tu solo che non vuoi ammetterlo- gli comunicai dolcemente giocando con le ciocche castane. Grugnì facendomi capire che apprezzava le mie carezze.

-Non ti merito- mi disse sospirando e io lo guardai in viso notando i suoi occhi chiusi.

-Cosa te lo fa pensare? Sei una bella persona infondo Louis, voglio starti accanto- lo sentii sorridere e poi avvertii una carezza contro i lividi. Abbassando lo sguardo fissai le sue dite sfiorarmi i segni dolcemente e con rammarico.

-Ti ho fatto del male- sospirò –se ci penso sento un grande dolore, proprio qui- indicò la parte sinistra del suo petto, dove c’era il cuore –perché tengo a te più di ogni altra cosa e questo è strano perché ci conosciamo da poco e ci siamo sempre trattati male- si schiarì la voce prima di riprendere il discorso –so che mi sono comportato male, ti ho fatto dei succhiotti e con il mio carattere ti ho fatto arrabbiare, ma questo è solo un modo per non affezionarmi troppo a te.

-E ha funzionato- gli chiesi . Stavo trattenendo il fiato.

-No.

Spalancai gli occhi. Louis alzò la testa dal mio petto e mi guardò negli occhi. Aveva ancora qualche lacrima seccata sulle guance.
Stava cercando di capire come avessi reagito e io me ne stavo lì immobile a fissarlo incredula.

Una mano mi accarezzò la guancia e io mi beai del suo tocco. Avvicinò il suo viso al mio e sentii il cuore sbattermi contro la cassa toracica. Il suo fiato caldo si imbattè, come un’onda contro uno scoglio, sul mio viso e avvertii il suo respiro velocizzarsi. Lo vidi chiudere lentamente gli occhi prima che le nostre labbra venissero a contatto timide e insicure. Era un bacio dolce, fatto solo delle nostre bocche pressate lievemente. Era insicuro, lo avvertivo dal suo tocco tremolante e dal suo respiro velocizzato. Mi prese il viso con entrambe le mani prima di pressare di più le labbra contro le mie. I miei occhi che in tutto quel tempo erano rimasti aperti si chiusero dal piacere di sentire finalmente le sue morbide e calde labbra sulle mie. Ho sempre voluto provare le farfalle nello stomaco ma in quel momento la mia pancia era investita da una tempesta violenta con un tornado che mi scombussolava tutta.
Ciò che provavo era come Louis, impetuoso.

Sentii la sua lingua umida passarmi sul labbro inferiore chiedendomi l’accesso. Schiusi le labbra e iniziò il bacio che aspettavo da tutta una vita. Gli afferrai il collo avvicinandomi di più a Louis quando il bacio diventò più passionale. Posai una mano sul suo petto sentendo il suo cuore battere velocemente proprio come il mio.

-Batte per te- staccò le nostre labbra dal legame che si era creato per sussurrarmi quelle dolci parole. Nessuno mi aveva detto mai una cosa del genere. Non mi interessava di essere seduta sul pavimento di un bagno sudicio di un bar e di avere un aspetto orribile. In quel momento mi bastava avere Louis con me per sentirmi in paradiso.

Sorrisi accarezzandogli le guance.

-Perché?- chiesi dolcemente appoggiando la fronte contro la sua.

-Perché ho sempre voluto baciarti, provo qualcosa di forte quando sto con te- mi lasciò un dolce bacio sulle labbra prima di afferrarsi il labbro inferiore con i denti.

-Anche io, ma non sono la ragazza adatta per te, non lo sono per nessuno- ammisi chiudendo gli occhi. Louis scosse la testa prima baciarmi con passione circondami la vita con le braccia spingendo il mio corpo verso il suo.

-Lo sei per me, lo sei sempre stata- risucchiai aria con fiato affannoso. Lo osservai. Aveva le guance rosse, il sorriso spiccava sul suo viso ed era contornato da labbra rosse e gonfie dai baci. Gli occhi gli brillavano come non mai. Era il ragazzo perfetto. Due settimane fa ci odiavamo a morte e ora eravamo uno di fronte all’altra distrutti da baci pieni di amore e bisogno.

-Io.. Louis- qualcosa mi frenava. Ero una ragazza incasinata. Una madre morta, un padre in prigione, un fratello a cui badare. Non ero la ragazza perfetta che tutti vorrebbero. 

-Sei perfetta Sofy, non mi interessa del tuo passato, voglio essere il tuo presente e se tu me lo permetterai possiamo creare insieme il nostro futuro.

Piansi, piansi dalla gioia.

-Mi permetterai di aiutarti a superare i demoni del tuo passato?- chiesi incerta con la speranza di non rovinare tutto come era mio solito fare. Ma Louis annuii sorridendo strusciando la guancia contro la mia. Avvicinò le labbra al mio orecchio soffiandoci sopra delle parole che non dimenticherò mai.

-Lascia che io ti ami






ANGOLO AUTRICE
Mi dispiace per l'enorme ritardo ma ecco qui il nono capitolo. E' il capitolo più importante per il momento perchè in questo è contenuto il titolo della storia. Beh.. c'è finalmente il bacio tra Sofy e Louis. Capiscono di provare qualcosa ma chissà cosa succederà nei prossimi capitoli.
Commentate per favore, vorrei sapere le vostre opinioni.
Un bacio.

 






 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10. Hai scelto lui ***


Capitolo 10. Hai scelto lui

 

 


-Vuoi dirmi che ti ha baciata?- strillò Lexi. Annuii sorridendo come un ebete. Ricordavo ancora la consistenza così morbida delle labbra di Louis nonostante i tre giorni passati.
-Oh Dio- sussurrò la mia migliore amica che seduta sul mio letto giocava con il cuscino mentre fissava il vuoto.  Intanto io cercavo nei vari cassetti qualche foto da appendere alla parete quasi completamente vuota della mia camera.
-Finalmente- urlò alzandosi e muovendo le mani in aria sorridendo.
-Cosa?- la fissai confusa avvicinandomi a lei cercando di fermare le sue braccia vaganti.
-E’ da quando sono arrivata che non aspetto altro, sembrate fatti l’uno per l’altra-  disse alzando lo sguardo. La guardai male. Louis ed io c’eravamo solo baciati, non è che fosse tutta questa gran cosa. E poi dire che eravamo fatti l’uno per l’altra era esagerato.
-Ce ne ha messo di tempo quello stupido, no?- si avvicinò a me. Tenevo tra le mai alcune vecchie fotografie mentre con un sopracciglio alzato la guardavo un po’ perplessa.
-Se lo dici tu- dissi lentamente alzando le spalle. Abbassai lo sguardo e notai che le foto che avevo in mano mi immortalavano da piccola insieme ai nonni e alla mamma. Sorrisi amaramente chiudendo il cassetto e avvicinandomi al letto poggiandoci sopra i ricordi che avrei presto appeso al muro.
-Ti piace?- la voce di Lexi mi fece sobbalzare. Girai la testa verso di lei che mi guardava con la testa in avanti e le sopracciglia alzate aspettando ansiosa la mia risposta. Il problema era quale sarebbe stata la mia risposta. Louis mi piace, forse, ma non so se è il ragazzo giusto per me. Louis mi aveva detto che voleva amarmi, mi aveva sorpreso. Ed io non sapevo più che fare. Probabilmente non lo amavo, o almeno non ancora. C’era qualcosa, però, che mi spingeva a stargli accanto facendomi provare forti emozioni.
-No, sì.. non lo so- dissi velocemente sedendomi sul letto spostando prima le foto per non rovinarle. Lexi si avvicinò prendendomi le mani e accovacciandosi davanti a me.
-Credo che mi piaccia ma c’è Luke- già Luke. Non potevo di certo mollarlo solo per un bacio con Louis. Mi aveva fatta sentire benissimo e mi trattava come una principessa. Ero così confusa. Luke era una roccia stabile che sapevo mi avrebbe trattata al meglio e mi avrebbe potuto amare come tutte le ragazze desiderano. Ma Louis è una giostra così emozionante quanto travolgente. Sa farsi odiare ma ha quella marcia in più, ha quel comportamento bipolare che mi tiene stretta senza lasciarmi scappare. E’ l’unico tra i due in grado di scombussolarmi completamente, ma in senso positivo.

-Luke, già- Lexi annuì –certo quello è un figo assurdo, è perfetto. Poi tu mi hai detto che ti fa stare bene- sospirai.
-Non è che mi aiuti così tanto, sai- le feci notare.
Rise prima di battere entrambi i palmi delle mani sul copriletto facendomi sobbalzare.
-Scegli Luke- disse severa. La guardai stranita per la scelta.
-Cosa? Perché?- chiesi aggrottando la fronte.
-Perché è il primo ad averti invitata ad uscire e ad averti baciata, inoltre lui non ti ha fatto del male come Louis- annuii lasciandomi andare indietro stendendo la schiena sul letto.  In effetti, mi ero scordata dei lividi sulle mie braccia lasciati dal passaggio violento e duro di Louis. Chi mi dice che non lo farà di nuovo. Si era scusato e aveva pianto ma se perdeva di nuovo il controllo non credo che sarei più riuscita a guardarlo negli occhi senza provare terrore.
-Ti dispiace lasciarmi sola, vorrei riflettere- mormorai e fissai il soffitto in cerca di risposte. Se mamma ci fosse stata sarebbe stata in grado di aiutarmi ma dovevo cavarmela da sola. 
-Certo, vado da Thomas- disse con tono basso e deluso.
Avevo bisogno di riflettere, di riflettere sul fatto che la mia vita era un casino completo. La mamma era morta, l’essere che doveva essere mio padre era in prigione, dovevo occuparmi di mio fratello e lavorare per rendere la sua infanzia non dico perfetta ma abbastanza bella da ricordarla piacevolmente nel futuro. Poi erano comparsi dal nulla questi due ragazzi ed io non sapevo chi scegliere.

Borbottai qualcosa d’incomprensibile.
Mi alzai dal letto sistemandolo prima di lasciare la stanza.
-Avanti Thomas, lascia quel giornale- delle urla mi fecero alzare gli occhi al cielo. Lexi era peggio di una bambina a volte.
-No, c’è la copertina del nuovo cartone che è appena uscito al cinema, mi serve- urlò la piccola e acuta voce di mio fratello. Li trovai entrambi in salotto e avevano tra le mani un giornale mentre si guardavano in cagnesco. Tossii per attirare l’attenzione e ci riuscii per mia fortuna.
-Sof, Lexi non vuole lasciarmi il giornale- strillò Thomas.
-Mi serve, sto cercando lavoro- la voce esasperata della mia migliore amica mi fece sghignazzare, Thomas sapeva essere un osso duro quando voleva qualcosa.
-Tommy, piccolo, lascia il giornale a Lexi, è più importante ciò che deve fare lei- dissi dolcemente accovacciandomi vicino a lui.
-Si, ascolta tua sorella, Tommy- lo prese in giro sorridendo malvagia. Lui in tutta risposta digrignò i denti mostrando la mancanza di un dentino dell’arcata superiore.
-Te lo ridà tutto intero quando ha finito, ok?- lui mi guardò con i suoi occhioni. Mollò il giornale e Lexi urlò alzando in alto l’oggetto causa del litigio ricevendo un’occhiataccia da mio fratello. Gli accarezzai i capelli castani sorridendo.
-Se è bello ti prometto che lo andiamo a vedere al cinema- gli dissi e lui gridò eccitato allacciandomi le braccia al collo. Ridacchiai prendendolo in braccio prima di stenderlo completamente sul divano e passare le mani sulla sua pancia gonfia di latte e cioccolata provocando la risata che tanto amavo.

 

 

Spensi la tv annoiata passandomi una mano tra i capelli. Dei colpi alla porta mi fecero voltare. Mi alzai sospirando prima di dirigermi verso l’entrata. Aprendo la porta trovai Louis in piedi di fronte a me con le mani nelle tasche dei pantaloni di una tuta che indossava. Alzò lo sguardo guardandomi negli occhi e passandosi la lingua lungo il labbro inferiore con imbarazzo.
-Che ci fai qui alle dieci e mezza di sera?- chiesi dopo aver guardato l’orologio. Stavo cercando di reprimere un sorriso facendogli pensare che fossi seria. Lui si grattò il retro della nuca mentre le sue guance si arrossavano.
-Posso entrare?- chiese con voce bassa.
-Perché?- volevo metterlo in difficoltà lo, mi piaceva vederlo così esposto.
-Perché- non sapeva cosa dire e il suo viso diventava sempre più rosso –perché volevo parlarti- disse avanzando di un passo e sorridendo quando io indietreggiai lasciandogli campo libero per entrare nell’appartamento.  Forse era meglio parlare dentro perché non si sa mai che la signora Beverly del nostro stesso piano non stesse origliando.
Chiusi la porta alle mie spalle prima di accompagnarlo a sedersi sul divano. C’era uno strato d’imbarazzo diffuso nella stanza. C’eravamo baciati tre giorni fa per la prima volta e dopo allora non c’eravamo più visti.
Sapevo di aver assunto dieci sfumature di rosso diverse.
Appena mi sedetti sul divano Louis sospirò puntando lo sguardo sul televisore. Si stava torturando il labbro inferiore con i denti e appena lo lasciava il sangue tornava in superficie rendendolo più rosso. Passò la mano destra scompigliandosi i capelli e quando spostò lo sguardo su di me, mi ricordai del mio abbigliamento. Indossavo un pantalone largo rosa con dei cuoricini e una canotta che mi lasciava un fil di pancia scoperta anch’essa rosa. Il che era strano, perché quel colore non mi entusiasmava neanche da piccola. Poi, non si potevano non notare le pantofole a forma di coniglietto rosa. Ridicola, era l’unica parola con la quale potevo descrivermi.
Il mio viso s’infuocò mentre cercavo di tirare giù il top non migliorando le cose perché in quel modo lasciavo scoperto il reggiseno nero. Sbuffai mentre lo sentii sghignazzare.
-Stai bene così- guardai Louis scoccandogli un’occhiata di rimprovero vedendolo sorridere mentre spostava lo sguardo lungo il mio corpo.
-Ti consiglio di parlare subito se non vuoi che ti sbatta fuori- lui alzò le sopracciglia ammiccando. Gli tirai una pacca sulla spalla aspettando che parlasse.
-Ecco, volevo parlare di ciò che è successo nel bagno del bar- dentro me stessa, da quando avevo aperto la porta, avevo sperato con tutto il cuore che non volesse parlare del bacio, ma a quanto pare la fortuna non fu dalla mia parte neanche quella volta.
-Ci siamo baciati, non c’è tanto di cui parlare- dissi con nonchalance. Spostai lo sguardo mordendomi il labbro.
-Non è successo solo quello Sof- rabbrividii sentendolo pronunciare il mio soprannome con tono lento e sensuale. Socchiusi gli occhi quando sentii un tocco salire lungo il mio braccio accarezzando la spalla e in seguito il collo. Trattenni un mugolio di approvazione e spalancai gli occhi nel momento in cui le sue dita si fermarono sotto il mento. Mi girò il viso verso di lui e mi fissò dritto negli occhi con la mascella serrata. Vidi il guizzo dei suoi pozzi azzurri passare alla mia bocca e le sue labbra si dischiusero leggermente lasciando spazio alla sua lingua che le bagnò lentamente. Mi riscossi notando il modo insistente che usavo nel fissare i suoi movimenti provocanti. In me nacque una voglia matta di sentire di nuovo il suo gusto così speciale e unico ma l’immagine di Luke si stampò nella mia mente. Vidi il viso di Louis avvicinarsi un poco al mio prima di fermarsi. La voce rauca e bassa del ragazzo davanti a me arrivò più nitida e forte alle orecchie provocandomi un brivido lungo la schiena.
-Ti ho detto di lasciarti amare da me- sussurrò quasi sulle mie labbra –e tu sembravi così d’accordo- disse e con la bocca mi sfiorò la guancia provocandomi un piccolo ed innocente gemito che lo fece sorridere sulla mia pelle. Spostò il contatto fino all’orecchio leccandomi appena il lobo –hai detto di volermi aiutare, allora non c’è niente che mi fermi dal fare questo- un bacio fu lasciato dietro il mio orecchio –o questo- baciò con dolcezza il mio collo arrivando alla clavicola dove si fermò più del dovuto –o questo- i miei occhi si chiusero quando sentii le sue labbra sfiorare le mie e il suo fiato schiantarsi contro la mia pelle. Mi sentivo così confusa. Poggiai una mano sul suo petto e senza accorgermi sussurrai una parola che avrei dovuto trattenere nei miei pensieri.
-Luke- quando mi accorsi di quello che avevo appena fatto sperai che Louis non avesse sentito ma purtroppo mi sbagliavo perché si ritrasse immediatamente e vidi nei suoi occhi ormai scuriti la rabbia.
-Luke- disse con tono fermo –perché?- quasi urlò facendo uscire rumorosamente l’aria dalle narici che si dilatarono. Lo guardai stranita e dispiaciuta.
-Mi dispiace, è solo che è successo tutto così in fretta ed io esco ancora con lui se te lo sei dimenticato- dissi toccandomi le punte dei capelli. In realtà era da un po’ che non lo vedevo, ogni tanto messaggiavamo; a quanto pare era molto impegnato ed io di certo non volevo infastidirlo. Era meglio così, almeno avevo più tempo per pensare.
-Lascialo- la sua voce diventò più acuta mentre le sue gambe si muovevano freneticamente sul posto.
-Cosa?- chiesi strillando appena.
-So per certo che lui non ti fa provare ciò che scateno io in te, quindi falla finita e digli che è me che vuoi- disse fin troppo serio per i miei gusti ma non potevo fare questo a Luke. Lui era così gentile con me e anche se con Louis le mie emozioni mi devastavano non eravamo fatti per stare insieme.
-Perché dovrei?- chiesi più acida vedendolo così sicuro di sé.
-Perché tu vuoi me- lui annuì respirando velocemente.
-E cosa te lo fa pensare?- sbuffò innervosendosi mentre io lo ero già.
-Il fatto che non vedevi l’ora di baciarmi, che rabbrividisci alla mia voce e che gemi quando ti tocco- le cose che aveva detto erano la pura verità e ciò mi faceva preoccupare.
-E se anche fosse? Luke è il ragazzo perfetto per me- dissi alzando le spalle e notai che nei suoi occhi passò una scintilla di delusione e dolore quando pronunciai quelle parole, ma scomparve con la stessa velocità con la quale era comparsa. Girò la testa guardando il corridoio che portava alle camere.
-Ma Thomas odia quello mentre adora me- il suo petto si alzò fiero mentre io sospiravo per la verità che mi aveva ricordato.
-Non posso comunque lasciare così Luke, mi fa stare bene e mi tratta con dolcezza- dissi aggrottando le sopracciglia.
-No, lui è pericoloso- gridò stringendo i pugni. Spalancai gli occhi. Come poteva dire una cosa del genere, Luke non mi aveva mai fatto male in tutte le volte che eravamo usciti. Era un ragazzo d’oro.
-Non è vero, ma che stai dicendo?!- strillai cercando di non esagerare per non svegliare Thomas e Lexi.
-E invece sì, io lo so- disse con tono arrabbiato ma abbassando la voce che rimaneva comunque minacciosa.
-Non è lui che mi ha lasciato dei lividi sulla pelle- mi tappai subito la bocca con la mano pentendomi di quello che avevo fatto. Louis si gelò sul posto mentre vedevo il suo labbro inferiore cominciare a tremare mentre i suoi occhi si velavano leggermente. Allungai una mano verso di lui ma questo si ritirò scuotendo la testa. Mi diedi della stupida sapendo quanto si fosse pentito di ciò che mi aveva fatto. Era stato un colpo basso da parte mia.
Louis si alzò mentre una lacrima scendeva lungo la guancia.
-Già sono io quello pericoloso, hai ragione- mi diede le spalle ma capii che stava cercando di asciugarsi le gocce salate che gli uscivano dagli occhi.
-No Louis, mi dispiace- mi alzai anch’io posandogli una mano sulla spalla.
-No- fece un passo in avanti allontanandosi così da me –sono pericoloso è giusto che tu stia con lui ma stai attenta, quel ragazzo non mi piace affatto- la sua voce era rotta, vidi la sua schiena sussultare violentemente e un singhiozzo fu rilasciato dalla sua gola facendomi tremare il cuore. Non potevo vederlo così e sapere che era colpa mia mi distruggeva ancora di più.
-Louis, ti prego girati- scosse la testa ma si lasciò accarezzare le spalle dalle mie mani.
-So che domani non devi lavorare e avevo promesso a Thomas di portarvi al Luna Park e voglio mantenere la mia promessa- quasi non lo sentii dal tono basso che aveva usato.
-Si certo- annuì prima di girarsi con lo sguardo basso. Allungai una mano verso la sua guancia. Lui si ritirò appena prima di sospirare e socchiudere gli occhi al mio tocco. Gli asciugai le lacrime sospirando. Volevo dirgli quanto mi dispiacesse, ma non riuscivo a pronunciare più nessuna parola.
-Meglio che vada- sussurrò prima di poggiare le sue labbra calde sulla mia guancia. Io gli circondai le spalle con le braccia ma lui me le afferrò dolcemente togliendole scuotendo il capo.
-Hai scelto lui- spalancai gli occhi entrando nel panico, infondo non volevo perderlo. Scossi la testa cercando di parlare ma lui camminò con passi lenti verso la porta ma prima di andarsene si girò verso di me guardando a terra.
-Domani vi verrò a prendere alle otto di mattina, ci divertiremo- poi mi lasciò sola con un macigno sul petto.
Cosa cazzo avevo fatto. Adesso non ero neanche più sicura di volere Luke. Louis cambiava umore così velocemente.
Sospirai lasciandomi andare sul divano coprendomi la faccia con le mani e poggiando i gomiti sulle cosce. Sarebbe stata una notte lunga e insonne, piena di pensieri che mi avrebbero tormentato dolorosamente senza interruzioni.



ANGOLO AUTRICE
Buon giorno a tutte!
Ed ecco a voi il decimo capitolo... Sofy e Louis si erano baciati ma le cose per loro non saranno per niente rose e fiori. 
Spero vivamente che vi sia piaciuto.

Passiamo ai ragazzi. Sabato e ieri hanno fatto i concerti che verranno usati per il prossimo dvd che uscirà il 1° dicembre e io non vedo l'ora di comprarlo. A quanto pare sembra che si siano divertiti ed emozionati e tutto questo grazie alle ragazze italiane che sono state ai concerti. Devo farvi i complimenti perchè siete state bravissime. Io purtroppo sono restata a casa ma mi sono tirata su di morale sapendo che coloro che avrebbero partecipato agli eventi avrebbero emozionato i ragazzi portandoli ad amare l'Italia. Ora la smetto perchè so che a molte ragazze fa male sapere di non esserci state ma vi dico che prima o poi ci riusciremo tutte. 

Poi volevo chiedervi se qualcuna di voi poteva farmi un nuovo banner ovviamente inserirei i crediti... Beh contattatemi ve ne sarei molto grata....
Ringrazio poi tutte coloro che leggono la storia, che la commentano (ci sono stati di quei commenti che mi hanno fatto sorridere come un ebete), che la inseriscono nelle "seguite", nelle "preferite" e nelle "ricordate". 
Vi amo. 

Un bacio. Al prossimo capitolo.
 




 
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Capitolo 11
*** Capitolo 11. Luna Park - Parte 1 ***


 


(Crediti banner: 
TOMLINSON_VANS)

 



Capitolo 11. Luna Park - Parte 1 



Mi svegliai di soprassalto in un lago di sudore. Avevo sognato la morte di mamma ma molto più surreale. Era distesa su un lettino in mezzo ad una grande piazza piena di macerie e corpi putrefatti. Lei però era immacolata, con le mani giunte in grembo e un sorriso tranquillo sul volto. I suoi capelli erano decorati con dei fiori freschi e l’abito bianco che indossava era puro e pulito. A un tratto una figura si era avvicinata barcollando con una bottiglia in mano. Di questa non riuscivo a distinguere nulla ma capii che era mio padre. Si avvicinò al lettino con i suoi abiti sporchi e luridi. Cercai di avvicinarmi ma anche se correvo era come se un muro fosse posto davanti a me e m’impedisse di avanzare. La figura arrivò al lettino e allungando una mano accarezzò il volto di mia madre. Cercai di urlare ma dalla mia bocca non usciva nemmeno un piccolo suono. Quando l’uomo tolse la mano, vidi il corpo di mia madre cambiare completamente diventando un corpo putrefatto come quelli distesi accanto a me. L’ultima cosa che sentii fu la voce di mio fratello che m’implorava di salvarlo, gridava forte come se qualcuno lo stesse torturando e poi un ultimo grido acuto spezzò l’aria prima che mi svegliassi in lacrime.

Non riuscivo a capire il perché del sogno. Niente di quello che si creava nella mia mente durante il sonno aveva mai un senso logico ma questo sembrava tanto un avvertimento orribile.


Scesi dal letto arrancando verso la porta. Camminai veloce appoggiandomi al muro arrivando alla cameretta di Thomas. Quando aprii la porta vidi il suo corpicino disteso sul letto. Mi accorsi del movimento del suo fragile petto che affermava il suo respiro costante. Sospirai chiudendomi la porta alle spalle senza fare molto rumore. Non m’importai di andare anche nella stanza di Lexi perché sentivo dal corridoio il suo russare. Sarebbe stato inutile tornare a letto perché non avrei preso sonno quindi mi diressi in cucina. Mi preparai un caffè forte e notai il buio fuori dalla finestra. Erano solo le quattro del mattino ed io me ne stavo seduta sul bancone della cucina cercando di non pensare al corpo di mia madre ma la cosa si era rivelata più difficile di quello che pensavo.
Le lancette dell’orologio a parete della cucina mi stavano dando sui nervi perciò trascinai i piedi fino al salotto dove mi coricai sul divano con l’intento di guardare la televisione. L’unica cosa decente che davano alle quattro del mattino era un vecchio cartone che avevo sempre odiato, ma in quel momento non mi sembrava poi tanto male. Passandomi una mano sul collo capii che mi serviva una doccia fredda ma avrei fatto troppo rumore, perciò restai immersa nel sudore fino alle sei e mezza quando mi avviai in bagno sentendo i tacchi della signora che abitava nell’appartamento sopra il mio.
Mi spogliai ed entrai nella doccia abbassando il capo quando il getto mi colpì duramente. L’acqua fredda mi fece distendere i muscoli e sospirare sentendo l’agitazione scivolarmi lungo la pelle.

Quando uscii, mi avvolsi in un grande asciugamano e pettinai i capelli bagnati e profumati cercando il phon. Dei colpi alla porta mi fecero sobbalzare. Mi avvicinai cauta con in mano l’elettrodomestico. Dopo il sogno qualsiasi rumore mi faceva allarmare. Presi un respiro profondo prima di aprire di scatto la porta. La piccola figura di mio fratello fece un salto all’indietro spaventato. Sospirai abbassando l’arma.
-Che ci fai qui?- gli chiesi appoggiandomi allo stipite della porta.
-E’ suonata la tua sveglia e mi sono svegliato, ho sentito l’acqua della doccia e sono venuto qua. Pensavo fossi scomparsa- mi disse mentre guardava le sue mani che faceva sfregare l’una contro l’altra. Sorrisi addolcita prima di scoccare un grosso bacio sulla guancia rossa di mio fratello.
-Stavo facendo una doccia e ti conviene andarti a vestire perché oggi ci divertiremo un mondo- esultai. Alzò lo sguardo verso di me cercando di trattenere un grande sorriso e mi guardò un po’ perplesso.
-Non ti dirò niente, lo scoprirai più tardi, sappi solo che ti piacerà un sacco- annuii sorridendogli e lui scattò verso la sua cameretta. Sbattei la porta del bagno cercando di sbrigarmi ad asciugarmi i capelli.

Quando arrivai in camera Thomas era seduto sul mio letto mentre sfogliava un libro facendo finta di leggerlo. Indossava dei jeans elastici blu, una maglietta bianca con delle scritte e la sua giacchetta, sospirai vedendo delle scarpe da ginnastica ai suoi piedi al posto delle sue amate converse bianche che indossava troppo lentamente e per questo erano totalmente sconsigliate se doveva andare a un Luna Park pieno zeppo di gonfiabili. Alzò lo sguardo verso di me e sorrise mettendo le manine tra le gambe.
-Esci cicciotto, devo prepararmi, tu aspettami di là- lui sbuffò al soprannome che avevo usato e trotterellò fuori dalla camera. Dopo essermi vestita corsi in salotto raccattando le ultime cose da infilare in borsa ma quando guardai l’orologio mi venne un groppo in gola. Mancavano pochi minuti e avrei rivisto Louis e la cosa non mi piaceva affatto. Il trillo del campanello mi fece bloccare sul posto e prima che potessi avviarmi ad aprire Thomas mi aveva preceduto. Tutto felice abbassò la maniglia senza molti risultati perché la porta era stata bloccata con tre giri di chiave e due chiavistelli dalla sottoscritta.
-Sofy la porta non si apre più, è bloccata- disse ingenuamente mentre il campanello continuava a suonare. Sbuffai maledicendo il mio vicino di casa.
-E un attimo, non sei mica Orlando Bloom- gridai mentre afferravo le chiavi e con estrema lentezza aprii la porta. Davanti a me si presentò un Louis più bello del solito, non so cosa avesse in più ma sembrava diverso. Indossava dei jeans neri con i risvolti e le vans. Aveva una maglietta blu e una giacca in jeans, mentre i capelli erano arruffati come al solito.
-Louis!- Thomas si buttò letteralmente tra le braccia del ragazzo che lo sollevò senza problemi ridendo. Io chiusi la porta alzando gli occhi al cielo. Mi fermai un attimo pensando a Lexi che era ignara del nostro piano, ma alzai le spalle promettendo a me stessa che le avrei mandato un messaggio.
-Hei campione come stai?- la voce roca di Louis echeggiò nel piano seguita da quella di mio fratello che proseguiva con la conversazione mentre io sembravo essere diventata invisibile, anche se la cosa non mi dispiaceva per niente.
-Sofy mi aveva detto che mi sarei divertito e speravo tanto che ci saresti stato anche tu- ammise in imbarazzo Thomas e Louis lo guardò un po’ sorpreso prima di sorridere spostando lo sguardo in fretta per non fare notare la sua commozione. Strinse mio fratello tra le braccia sussurrandogli una frase facendolo sorridere. Il bambino strinse le braccia al collo del ragazzo poggiando la testina sulla sua spalla.

Quando arrivammo all’auto di Louis mio fratello scese dalle sue braccia affrettandosi a salire a bordo mentre io camminavo tranquilla immersa nell’imbarazzo più totale. Con me a Louis era scomparso il sorriso e il suo volto sembrava inespressivo in confronto a quando stava con Thomas e ciò mi faceva male. Certo, a volte era un idiota ma stare con lui era davvero divertente.
Salendo in macchina lo guardai di sottecchi allacciandomi la cintura.
-Avete fatto colazione?- chiese il ragazzo alla guida e Thomas rispose all’istante in negazione facendo annuire Louis. Guardai tutto il tempo oltre il finestrino a mio lato mentre l’abitacolo si riempiva delle voci dei due maschi seduti con me.
Louis non mi aveva rivolto neanche uno sguardo.

La macchina parcheggiò con facilità e il motore si spense facendomi drizzare la schiena. Scesi dall’auto aiutando Thomas che corse a prendere la mano di Louis trascinandolo all’interno del bar e lasciandomi da sola come un idiota in mezzo al parcheggio. Sospirai mordendomi il labbro cercando di trattenere le lacrime di nervosismo. Per molti poteva sembrare sciocco ma non potevo sopportare di vedere mio fratello, il bimbo che ho cresciuto da sola, preferire un ragazzo conosciuto da un poco rispetto alla sorella. Era qualcosa che mi faceva talmente male perché Thomas era l’unica cosa preziosa che avevo e per la quale andavo avanti.
Aprendo la porta del bar rischiai di scontarmi con un signore che per poco non mi rovesciò il caffè sulla maglia. Mentre lo maledicevo mentalmente scorsi tra la gente la testa di Louis seduta a un tavolo con affianco Thomas. Erano intenti a leggere il menù e guardare i pasticcini posti poco più lontano da loro. Mi avvicinai e quando mi sedetti nessuno dei due mi rivolse uno sguardo. Sospirai posando la borsa accanto a me e passai una mano tra i capelli sciolti. La voglia di andarmene via e lasciarli soli era enorme ma non lo feci solo ed esclusivamente perché non avrei lasciato Thomas in custodia di Louis per l’intera giornata e soprattutto non fuori dal mio appartamento.
-Cosa desiderate ordinare?- una ragazza bionda tinta e con una maglia troppo scollata se ne stava in piedi con un block notes in mano. Il suo sguardo era puntato avido sul ragazzo seduto al mio stesso tavolo che ovviamente ricambiava lo sguardo con troppa enfasi. Mi chiesi perché proprio io dovevo trovare sempre delle cameriere così e mai un bel ragazzo.
-Si- Louis allungò il collo per leggere il nome della papera scritto sul piccolo cartellino che pendeva dallo scollo della maglietta –Jacklyn- le sorrise malizioso prima di continuare a parlare mentre io alzavo gli occhi al cielo con molta teatralità -vorremmo ordinare due cioccolate con molta panna e due fette di torta alle pesche- cercò di usare una voce roca e sensuale con l’intento di provocare un orgasmo alla cameriera e sembrava esserci riuscito visto la bocca leggermente aperta della barbie. Ci mancava soltanto che sbavasse come un cane. Che patetica. O meglio: che patetici.
-Basta così?- chiese ansimando la cameriera con la testa che assomigliava a un evidenziatore giallo fosforescente.
-Si, basta così- le feci il verso cercando di enfatizzare gli ansimi. Lei mi guardò male ricevendo in risposta un verso di avvertimento da parte mia. L’oca spaventata si affrettò ad allontanarsi mentre io sorridevo fiera di me stessa. Una piccola risata uscì dalle labbra di Thomas e riuscii persino a notare un piccolo sorriso nascosto sul volto di Louis che quando si accorse che lo stavo osservando si fece serio.
-Sei stata molto maleducata- mi comunicò freddamente. Ne ero contenta, in realtà, amavo essere stronza, mi sentivo potente.
Alzai le spalle non curante del suo sguardo tagliente.
-Ha ragione Louis- disse mio fratello che se ne stava seduto affianco al ragazzo e mi guardava torvo. Sbuffai roteando gli occhi.
-Si si certo- dissi velocemente e i due stavano per aprire bocca ma la cameriera li bloccò. Vedendola avvicinarsi pensai che fosse una bambola scartata prima dell’imballaggio. Era davvero orrenda, se la si guardava attentamente, con quei capelli abbaglianti e il viso arancione mentre il resto della pelle era cadaverica e quel rossetto rosso messo alla cazzo. Per non parlare delle zampe da airone che si ritrovava e il ghigno inquietante che cercava di far passare per un sorriso malizioso. Ma chi correva dietro ad una cosa tanto orripilante come quella. Tipi come Louis evidentemente, visto il suo sguardo puntato sulle angurie della stangona. Che caduta di stile Louis.

Mi battei una mano in fronte quando raggiunse il nostro tavolo. Per posare quattro cose sembrava che avesse avuto il colpo della strega da quando si piegava, credo che fosse abituata.
Il problema era soprattutto il fatto che abbassandosi in quel modo metteva troppo in mostra la plastica attaccata al suo petto e avrei lasciato passare se allo stesso tavolo non si fosse stato anche mio fratello. L’irritazione raggiunse livelli troppo alti.
-Senti cosa, vedi di fare meno la spalanca gambe perché se non ci vedi c’è un bambino e non vorrei che gli rovinassi la crescita- dissi in modo scontroso. Quella mi guardò spalancando la bocca.
-Non aprire quel buco che ti ritrovi in faccia in quel modo così osceno, queste cose le fai da un'altra parte. Ti sembra un comportamento adatto da assumere davanti a dei minori? Non hai proprio rispetto- la mia voce era alta ed ero sicura che altre persone ai tavoli vicini al nostro stessero ascoltando –e vedi di coprirti di più sciagurata, dove credi di essere- ero sempre più seria e determinata mentre la pseudo cameriera mi guardava in imbarazzo sapendo di essere osservata da metà locale. Non c’era un silenzio tombale perché alcuni clienti non notavano la scena a causa della lontananza ma molte persone guardavano l’evidenziatore vivente in modo contrariato soprattutto le vecchiette al tavolo affianco, che sembravano essere completamente d’accordo con me.
Lei indignata corse dietro il bancone cercando di attirare l’attenzione di un suo collega che alzò gli occhi al cielo e mi guardò con un piccolo sorriso.
Alzai la testa vittoriosa e quando volsi lo sguardo ai due seduti di fronte a me, li trovai entrambi con le bocche e gli occhi spalancati. Misi una mano sotto il mento di Louis e una sotto quello di Thomas serrando le loro labbra.
-Che diamine vuol dire?- il ragazzo dagli occhi blu sembrava furibondo ma ne importai poco continuando a sorridere. Sapevo che era irritato per come mi ero comportata, ma non avevo per niente voglia di vedere quella troia comportarsi in quel modo di fronte ad un bambino.
-Che vuoi? Non voglio che Thomas veda cose del genere- dissi secca cercando il cellulare nella borsa.
-E’ stata gentile- la frase di mio fratello mi fece bloccare. Spalancai gli occhi guardandolo.
-Se a Louis piace allora piace anche a me, lui ha buon gusto- disse sorridendo mentre annuiva guardando Louis –da grande voglio trovare una ragazza proprio come lei- rimasi completamente spiazzata dalle parole di mio fratello e sentii un blocco allo stomaco.
-Devo andare in bagno- sussurrai e vidi un veloce sguardo preoccupato di Louis che però si trasformò subito in uno sguardo d’indifferenza e sorrise a mio fratello.
Quando appoggiai le mani sul bordo del lavandino, sospirai cercando di trattenere le lacrime. Thomas mi aveva sempre detto che se non poteva sposare me avrebbe trovato una ragazza che mi assomigliasse perché per lui ero perfetta. Ora invece preferiva una troia rifatta e un ragazzo a sua sorella. Non riuscivo a capire cosa avevo sbagliato. Da quando si era presentato Louis alla porta Thomas sembrava essere diventato un’altra persona. Prendeva in considerazione solo Louis che era ormai diventato il suo eroe e il suo modello. La cosa faceva male, tanto male.

Battei furiosamente le mani sul muro freddo del bagno delle donne trattenendo un urlo. Respirai profondamente prima di sistemarmi i capelli e uscire. Avviandomi verso il tavolo vidi la figura della barbie in piedi accanto a Louis, rallentai cercando di nascondermi e la vidi sedersi al mio posto ridendo. Quando allungò una mano e la passò sulla guancia di Thomas che la guardava ammaliato la mia mente si offuscò di rabbia. Non si può assolutamente permettere di toccare mio fratello con quelle sudice mani. Con passi pesanti arrivai al tavolo ma nessuno si accorse di me. Picchiettai un dito sulla spalla della ragazza e lei si girò sbuffando ma perse colore quando si accorse di me. Aprì appena la bocca per dire qualcosa ma cambiò espressione sorridendo ammiccante. Voleva giocare? Allora giochiamo.
Le afferrai la maglia con una mano chiudendola a pugno e con la forza la feci alzare in piedi strattonandola.
-Ascoltami bene perché non te lo ripeterò- mi avvicinai a lei non curandomi degli sguardi delle altre persone –prova di nuovo a toccare mio fratello con quelle tue cazzo di mani e giuro che te le taglio e te le ficco su per il culo, capito?- le sussurro a pochi centimetri dal viso gustandomi il suo sguardo terrorizzato –e ora vai a lavorare- la spinsi senza molta forza e dopo avermi guardato rossa in faccia corse dietro al bancone. Mi sedetti al mio posto mandando un messaggio a Lexi informandola che saremmo stati fuori tutto il giorno. Forse avevo un po’ esagerato ma uscivo di testa con persone del genere soprattutto se centrava anche mio fratello.
-Hai esagerato- la voce di Louis era bassa ma si poteva benissimo capire quanto fosse incazzato con me.
-Non me ne fotte un cazzo- sussurrai sapendo che Thomas non mi avrebbe sentito perché intento a guardarsi le mani irrequieto. Era spaventato dalla mia reazione e sapeva che ero molto irritata, per questo se ne stava buono e fermo.
Quando vidi che i due avevano finito mi diressi alla cassa chiedendo al ragazzo dietro al bancone il conto, questo mi guardò un po’ in soggezione e quando mi consegnò lo scontrino a fine pagamento mi diede in mano anche un biglietto piegato. Mi sorrise ed io gli chiesi di darmi il numero della cameriera, senza esitazioni me lo diede ridacchiando facendomi l’occhiolino. Cercai di non sorridere e seria mi diressi al tavolo afferrando la mano di Thomas. Louis sembrava contrariato dal fatto che avessi pagato io, ma non disse niente. Prima di uscire scoccai un’occhiata di fuoco alla figura umiliata e uscii definitivamente da quel bar vittoriosa.
Thomas si lasciò trascinare senza emettere nessun suono mentre Louis ci seguiva.
 Appena mio fratello fu salito in macchina fermai il ragazzo ficcandogli in mano il biglietto con il numero della cameriera.
-Così puoi consolarla con una scopata, vedo che andate molto d’accordo- feci il giro aprendo lo sportello del passeggero –non ringraziarmi, l’ho fatto con piacere- gli rivolsi un sorriso falso prima di sedermi e chiudere sbattendo lo sportello. Lui restò imbambolato in piedi all’esterno per qualche secondo prima di salire in macchina e accendere il motore respirando silenziosamente come mio fratello seduto nei sedili posteriori. Gli avevo completamente ammutoliti. 




ANGOLO AUTRICE
Il capitolo undicesimo non racconta esattamente del Luna Park ma questo episodio mi è uscito velocemente e ho pensato fosse carino metterlo. Come avete letto Sofy è stata aggressiva. 
Ho amato scrivere i soprannomi della pseudo cameriera e la minaccia di Sofy, haha. 
Vi ringrazio molto per le recensioni e spero le pubblicherete anche per questo capitolo. So che non è molto lungo ed interessante ma spero vi sia piaciuto.
Devo farvi due domande:
1.Cosa ne pensate del sogno?
2.Che ne pensate del banner?
Grazie mille ancora.  

 

 



 

DarkDream_



 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12. Luna Park - Parte 2 ***



(Crediti banner: 
beausburger)

Capitolo 12. Luna Park - Parte 2

 

 

Mentre Louis guidava io tirai fuori il bigliettino che il cameriere mi aveva consegnato. Notai subito la semplicità della calligrafia e dai bordi sbavanti si poteva intuire che il ragazzo avesse scritto in fretta e furia. Il testo consisteva in semplici complimenti per come avevo umiliato la collega e in un invito a tornare di nuovo al bar. Probabilmente, però, in quel posto non ci sarei più andata.
Pensandoci bene forse avevo un po’ esagerato con le parole, ma quella se le meritava eccome.
In più il fatto che Louis fosse riuscito a influenzare così negativamente mio fratello mi faceva infuriare e anche preoccupare. Mi sentivo come una mamma, infondo l’ho cresciuto io e vederlo a contatto diretto con una persona, soprattutto di sesso maschile, mi faceva provare delle emozioni contrastanti. Il fatto che Louis riuscisse a fare sorridere e divertire Thomas era una cosa molto positiva, ma rimaneva comunque un coglione di prima categoria e avevo paura che gli insegnasse cose sbagliate. Ho passato quattro anni ad accudire Thomas cercando di non viziarlo e di fargli capire cosa fosse giusto e cosa no; poi arriva Louis e scombussola tutto.

-Eccoci qua- la voce di Louis mi fece sobbalzare e mi accorsi solo in quel momento che la macchina era parcheggiata e silenziosa.
-Ma questo non è un Luna Park- disse Thomas con voce delusa. Mi guardai in giro e capii che eravamo vicino al Tamigi. Avevo immaginato che non ci portasse subito al Luna Park.
-Ci andremo stasera, intanto che ne dici se facciamo un bel giretto?- Thomas sbuffò un ‘ok’ prima di scendere e io insultai mentalmente il ragazzo dagli occhi azzurri per non aver messo la sicura.
Allungai una mano con l’intento di aprire la portiera ma una mano si posò sul mio braccio. Mi girai di scatto poggiando la schiena al sedile capendo che ci sarebbe stata una conversazione finalmente.
-Mi dispiace per averti fatto arrabbiare, Sofy- prese un bel respiro -Le cose non dovevano andare così, avevo programmato una giornata tranquilla piena di divertimento e felicità, mi dispiace, sul serio- lo guardai e vidi la delusione sul suo volto. Sorrisi posandogli una mano sul ginocchio.
-Dispiace anche a me, forse ho esagerato- lui mi guardò annuendo mentre le sue labbra si separavano e gli angoli della bocca si alzavano.
-Però devo ammettere che è stato divertente- disse prima di scoppiare in una risata. Ridacchiai anch’io grattandomi il retro del collo.
-Non sei arrabbiato per ieri?- chiesi un po’ titubante. Lui tolse il sorriso dal suo volto prima di ristamparlo.
-Non arrabbiato, solo deluso e confuso, ma mi piace vederti ridere perciò cercherò di rendere questa giornata indimenticabile, sempre se me lo permetterai- separai le labbra sorpresa per la risposta che avevo ricevuto e le mie guance arrossirono quando Louis avvicinò il viso al mio –Dimenticati di Luke per oggi, per favore- le sue labbra mi sfioravano il collo mentre parlava. Cercai di trattenere il respiro per non mostrargli il movimento accelerato del mio petto quando posò un caldo bacio sulla mia guancia. Mi schiarii la voce e sentii le mani incominciare a sudare. Se non fossi subito uscita avrei fatto sicuramente delle figuracce, così mormorai qualcosa di incomprensibile e in fretta scesi dall’auto con la risata dolce di Louis come sottofondo.
Cercai Thomas con lo sguardo e mi maledii per averlo perso di vista. Era seduto su una panchina posta davanti alla macchina . Guardava l’acqua del fiume e con le manine strette tra le gambe canticchiava la sigla di un cartone animato.
-Hei campione, forza alzati- gridò Louis facendomi sbuffare –Non vorrai stare qui, vero?- prese le mani di mio fratello sollevandolo su una spalla come un sacco di patate. Sorrisi sentendo la risata di Thomas mischiarsi con quella di Louis. Il ragazzo si avvicinò al muretto che dava sul fiume.
-Louis…- gridai leggermente spaventata ma lui non mi ascoltò.
-Non ho sentito Tommy, vuoi divertirti?- rideva mentre minacciava di buttarlo in acqua e il bambino tra le risate urlò un ‘sì’ convinto. Quando tornarono da me erano entrambi rossi in faccia e ansimanti.
-Allora, che piano hai in mente Tomlinson?- chiesi ammiccando verso di lui. Thomas lo fissò curioso e soprattutto con i piedi a terra.
-Che ne dite di un giro in barca?-

 

 

Quando vidi la barca mi rimangiai tutto quello che avevo pensato. Era una pessima idea. Se ci fossimo ribaltati in acqua sarebbe stato un grosso guaio. Io non ero esattamente portata per il nuoto e Thomas sapeva a mala pena restare a galla.
-Louis, sei sicuro che sia una buona idea?- chiesi mentre guardavo la piccola imbarcazione e notando che non ci fosse nessuno nelle vicinanze. Saremo morti tutti, me lo sentivo.
-Certo! Non devi preoccuparti, siamo soli- era quello che mi preoccupava, dannazione Louis.
-No, intendo, è sicura quella cosa?- presi la mano di Thomas per non rischiare che cadesse in acqua che sembrava attrarlo troppo.
-Si, ‘quella cosa’ è sicura- mi prese in giro mentre si avviava verso la cosa galleggiante. Sinceramente speravo di fare un giro con il classico battello per i turisti ma quello non era esattamente il prototipo di battello.
-E’ tuo?- chiesi.
-E’ di un mio amico- batté le mani contento.
-Noi non ci saliamo su quella cosa- annunciai alzando la voce visto che Louis era già salito sulla barca.
-Avanti Sofy, non morirai- io non ci giurerei. Thomas mi strattonò cercando di trascinarmi ma per sua sfortuna non mi mossi di un millimetro.
-Dai sorellona, voglio fare un giro in barca- si lamentò mio fratello tirando il mio braccio senza evidenti risultati.
-Ho fatto tantissimi giri con questo piccolo battello, stai tranquilla- Louis batté una mano sul vetro dell’imbarcazione sorridendo sornione.
-Ah… quello è un battello?!- gridai indicandolo con la mano libera. Non poteva essere serio. Un battello, ma per piacere. Era un semplice scafandro con un motore arrugginito che galleggiava per miracolo.
-Sembra che tu non abbia mai visto un battello in vita tua. E’ più solido e forte di quello che sembra, ti prometto che non ci accadrà nulla- disse avvicinandosi.
-Infatti, perché non ci saliremo affatto- strillai dandomi, con la mano, un colpo sulla coscia sempre più estenuata. Thomas batte i piedi a terra prima di mollarmi la mano e correre verso Louis.
-No, no, torna indietro!- mi guardai intorno con le mani tra i capelli in cerca di non so cosa e quando mi girai verso la barca per quasi non collassai a terra. Avevo il viso di Louis a pochi centimetri, in neanche un secondo avevo la pancia schiacciata sulla spalla del ragazzo e il viso puntato sulla sua schiena. Strillai battendo i pugni sul suo corpo ma lui avanzava imperterrito verso il battello. Quando mi fece rimettere i piedi a terra mi dovetti sorreggere al braccio di Louis per mantenere l’equilibrio sentendo la barca ondeggiare sull’acqua.
-Ti odierò fino alla morte per questo e vedi di riportarci a terra sani, salvi e asciutti altrimenti te la vedrai brutta con la sottoscritta-  Louis scoppiò a ridere di fronte al mio tono minaccioso e porse a me e a Thomas un giubbotto di salvataggio a testa.
-Non avevi detto che non ci sarebbe successo niente?- chiesi mentre cercavo di infilare la testa nella fessura.
-Certo che si, questa è solo prevenzione e sicurezza- annuii con una smorfia e cercai di aiutare mio fratello con il giubbotto.
-Forza, venite qui dentro- entrammo in una specie di cabina.
Per tutto il viaggio io non facevo altro che tenermi salda a qualcosa e ansimare per la preoccupazione mentre i due si divertivano come matti.
Louis era riuscito nel suo intento, in effetti non avrei mai dimenticato una cosa del genere.

-Abbiamo già finito?- si lagnò Thomas mentre in cuore mio gioivo come non mai.
-E’ quasi ora di pranzo, abbiamo altre cose divertenti da fare- esclamò Louis mentre io ero già uscita dalla cabina e mi slacciavo il giubbotto di salvataggio. Presi in braccio Thomas portandolo sulla terra ferma mentre lui aveva la faccia bloccata in un sorriso enorme. Ero contenta che si fosse divertito ma io avvertivo il mio stomaco che si lamentava, era l’ultima volta che facevo un giro in battello.
-Allora come è stato?- ci chiese Louis mentre teneva Thomas sulle spalle e camminavamo verso l’auto.
-Fantastico- strillò Thomas agitando le mani che io presi posandole sul capo di Louis con la paura che cadesse.
-Sofy- mi esortò Louis che mi fissava sorridente e ammiccante.
-Orribile- comunicai con una smorfia sentendo il ragazzo scoppiare a ridere prendendomi in giro.
-Ti avevo promesso che non ci sarebbe successo nulla, visto?- disse mentre faceva scendere mio fratello dalle spalle per posarlo a terra.
-Mmm… come minimo- lo superai cercando di essere seria e lo vidi sorridere mentre saliva in macchina.

 

 

A pranzo ci fermammo in un fast food. Inutile dire quanto Louis e Thomas si divertirono urlando e giocando, erano talmente in sintonia che sembrava si conoscessero da sempre.

-E adesso Louis che facciamo?- chiese Thomas mentre passeggiavamo in un piccolo parco cercando di far sparire la sensazione della pancia piena. Thomas era in mezzo tra me e Louis e ci teneva per mano. Mi piaceva vedere come il piccolo venticello scompigliasse i capelli dei due mentre i miei erano stati legati con un laccio.
-Sorpresa- fece un occhiolino a me prima di riportare l’attenzione su Thomas –Intanto camminiamo un po’, poi lo scoprirai- annunciò infilandosi la mano libera nella tasca dei jeans e guardandosi intorno.

Passammo il pomeriggio al cinema, guardammo un film su Superman e Thomas ne fu felicissimo. Mangiammo qualcosa al volo per non riempirci troppo lo stomaco e per mia fortuna non ci furono cameriere irritanti.

Stavo guardando fuori dal finestrino mentre Thomas continuava a strillare eccitato. Non stava più nella pelle e Louis sorrideva come un matto, contento di farlo divertire. Non avevo mai portato Thomas ad un Luna Park, o almeno non ad uno grande tanto quello che avremmo visitato da lì a poco.
Mi terrorizzava l’idea di perderlo e di non trovarlo più. Perciò al massimo lo portavo alle piccole sagre che organizzavano vicino casa. Ma finalmente sarei riuscita a rendere il sogno di Thomas realtà e solo grazie a Louis. Gli dovevo molto.

-Eccoci arrivati- l’esclamazione di Louis mi fa sobbalzare e mi accorsi solo in quel momento che l’auto era ferma in un parcheggio. Scesi dall’auto imitata dagli altri due.
-Sono così felice di essere qui!- urlò Thomas alzando le braccia al cielo mentre io lo fissavo contenta. Mi avvicinai a Louis circondandogli un braccio con entrambe le mani e alzandomi sulle punte.
-Grazie Louis- gli sussurrai in un orecchio e sentii la sua mano poggiarsi sulla mia schiena stringendomi a sé.
-Lo faccio con piacere- portai il volto di fronte a quello di Louis e lo guardai negli occhi, i quali sembravano più scuri del solito. Non mi resi neanche conto di aver spostato lo sguardo sulle sue labbra che mi mancavano tanto, ma mi maledii per quel pensiero. Sorrisi prima di mettere di nuovo lontananza tra di noi ma camminandogli comunque accanto. Con apprensione presi la mano di Thomas con il terrore di perderlo di vista tra tutta quella gente.  Fissai meravigliata le luci e la gente.
-Voglio andare sul bruco, sul bruco- gridò indicando con il dito una giostra posta nelle vicinanze. Era il solito bruco verde che percorreva un tragitto breve e divertente per i bambini, una sorta di mini mini montagne russe. Ci mettemmo subito in fila e mentre attendevamo il nostro turno Thomas ammirava la giostra in movimento. Gli accarezzai i capelli prima di chiudergli bene la giacchetta.
-Quanti giri?- chiese l’uomo con una pancia decisamente troppo gonfia in vista. Indossava una maglietta macchiata e aveva la barba incolta, storsi il naso prima di guardare Thomas che saltellava felice.
-Due- rispose Louis tirando fuori dal portafoglio i soldi prima che potessi fermarlo.
Il giro era appena iniziato perciò dovemmo aspettare qualche minuto prima del turno di Thomas. Lo feci sedere ripetendogli di tenersi forte alla sbarra. Il bambino mi liquidò con un gesto del capo sorridendo e salutando poi Louis prima che la giostra partisse. Ero riuscita a convincerlo affinché il secondo biglietto lo tenessi io, mi sarebbe dispiaciuto se gli fosse volato dalle mani durante la corsa.
-Si sta divertendo tantissimo e pensare che è solo l’inizio- disse Louis che, accanto a me, osservava meravigliato mio fratello. Gli sorrisi prima di posargli un bacio sulla guancia.
-E’ tutto merito tuo- gli sussurrai dolcemente e lui mi guardò con la bocca leggermente aperta circondandomi la vita con un braccio stringendomi a sé.
-So che non dovrei perché c’è Luke…- non lo feci terminare.
-Hai detto di non pensare a lui- sussurrai con il viso poco distante da quello del ragazzo dai pozzi blu. Come potevo resistergli se rendeva me e mio fratello così felici? Anche se ci provavo con tutta la mia forza d’animo non riuscivo a reprimere la voglia di baciarlo.
Davo ormai le spalle alla giostra e mi trovavo tra le braccia di Louis. Avevo le mani poggiate sul suo petto e sapevo che agli occhi degli altri sembravamo una coppia di fidanzati ma poco mi importava. In quel momento c’era solo Louis e quella sensazione sarebbe durata di più se la voce del grassoccio alla cassa non ci avesse interrotti comunicando la fine del giro. Sentii la voce di Thomas che mi diceva di dargli l’altro biglietto così mi precipitai da lui consegnandoglielo. Tornando vidi Louis ridere alla mia faccia rossa.
-Dove eravamo rimasti?- sorrise malizioso baciandomi l’angolo della bocca –Me ne frego di quel Luke, almeno per oggi- disse prima di stringere di più il mio corpo al suo fissandomi le labbra famelico. Mi aspettavo un bacio o forse lo desideravo tanto da pretenderlo, ma ciò non accadde. Mi girò appoggiando il suo petto alla mia schiena e il mento sulla mia spalla con le braccia strenne intorno al mio corpo. Forse era meglio così, mi sarei sentita in imbarazzo a baciarlo davanti a tutti.
Pensai a Luke? Si. Pensai che Luke non mi aveva mai fatto sentire, neanche lontanamente, come faceva Louis. Luke era così banale e gentiluomo, non era quello che volevo. Pensai seriamente a scaricarlo anche se effettivamente non stavamo insieme. Mi sentii un po’ ridicola, perché un giorno volevo Luke, quello seguente invece Louis. Tra le braccia del mio vicino di cosa cercai di immaginarmi nella stessa posizione con il petto di Luke a contatto con la mia schiena e il sorriso che avevo sulle labbra si spense. Capii, allora, che mi ero solo illusa pensando che il signorino Parker fosse quello giusto e capii che Louis era ciò che più desideravo al mondo. Ma non glielo dissi, volevo lasciare che le cose si sistemassero da sole. Per il momento mi beai del calore del suo  corpo.



Finì anche il secondo giro e Thomas corse verso di noi con gli occhi luccicanti.
-E’ stato bellissimo!- ci prese per mano trascinandoci verso un gonfiabile mentre io e Louis ci guardavamo negli occhi ridendo.

Thomas salì su tantissime giostre fino a quando non volle entrare della casa dei fantasmi.
-Con tutte le giostre che non hai fatto vuoi entrare qui?- feci una smorfia mostrando l’allestimento cupo. Thomas annuii e io guardai Louis pregandolo con lo sguardo.
-Sarà divertente- esclamò il ragazzo trascinando mio fratello verso la cassa mentre io rimasi ben salda al terreno. I due cercarono di convincermi ma io non cambiai idea.
Decisi, così, di prendermi dello zucchero filato mentre loro si divertivano.
Alla bancarella c’era solo una donna con una bimba per mano prima di me. Presi il bastoncino in una mano mentre con l’altra raccoglievo un po’ di zucchero filato poggiandolo, poi, sulla mia lingua sentendomi pervadere da quel gusto che tanto amavo. Guardandomi intorno ispezionai un po’ le facce delle persone che sembravano tutte divertirsi. Tornai alla giostra che odiavo sedendomi su una panchina posta lì davanti. Continuai a succhiare la delizia tra le mie mani gioendo dentro di me per aver provato, dopo tanto tempo, quel gusto perfetto e paradisiaco. Mangiai con calma stranendomi per quanto tempo durasse il giro nella casa. Poco lontano da dove mi trovavo c’era un venditore di palloncini e mi appuntai mentalmente di comprarne uno a Thomas. La mia attenzione venne poi catturata da qualcosa che si era mossa dietro il pagliaccio, avevo visto come un’ombra divincolarsi tra la folla. Scossi la testa cercando di convincermi a spostare lo sguardo ma questo rimaneva incollato verso quella direzione. Continuai a scrutare tranquilla le persone che camminavano dietro il pagliaccio fino a quando i miei occhi non incontrarono quelli di un uomo di mezza età. Se ne stava solo con le mani nelle tasche dei pantaloni mentre mi fissava serio in volto. Un sorriso maligno di dipinse sul suo viso prima che si confondesse tra la folla. Spalancai gli occhi mentre sentivo le mani tramare. Avevo già visto quel viso da qualche parte. Ero quasi certa che non fosse un caso se quell’uomo si trovava lì. Quell’uomo mi conosceva e la cosa mi terrorizzava. Non ne ero completamente certa e sperai fosse solo un brutto gioco della mia immaginazione.
-Sofy, stai bene?-
Una mano mi scuoteva una spalla ed apparteneva a Louis che mi guardava preoccupato. Spostai di nuovo lo sguardo verso il pagliaccio ma dell’uomo ormai non c’era più traccia. Louis seguì il mio sguardo con la fronte corrucciata cercando di capire cosa mi turbasse. Thomas se ne stava seduto affianco a me mentre mangiava lo zucchero filato che non avevo terminato.
-S
­si- sussurrai balbettando.
-Cosa è successo mentre noi eravamo via?- mi chiese serio guardandomi negli occhi. Non sapevo se dirglielo o meno. Pensai, però, che gli avrei rovinato la serata se gli avessi comunicato la mia surreale paura. Così scacciai via il pensiero cattivo e cercai di sorridere in modo più vero possibile.
-Niente tranquillo, non amo molto i pagliacci- dissi accarezzandogli una guancia vedendolo annuire poco convinto.
-Andiamo a prendere un palloncino Tom- gridai afferrando la mano di mio fratello sapendo che il ragazzo c’avrebbe seguiti.

-Grazie per il peluche- mio fratello era in braccio di Louis con la testa appoggiata sulla sua spala. Vedevo i suoi occhietti lottare per rimanere aperti con scarsi risultati. Teneva stretto al petto il peluche di una carota sorridente che Louis aveva vinto ad una bancarella. Io tenevo invece il palloncino che gli avevo comprato. La serata era stata magnifica come del resto tutta la giornata che era appena trascorsa. Louis era stato dannatamente bravo a programmare tutto, ma non vedevo l’ora di stendermi sul mio caro letto e dormire.
-Spero non si svegli- sussurrò Louis mentre faceva sedere delicatamente Thomas sul sedile dell’auto allacciandogli la cintura. Sorrisi guardando il ragazzo accarezzare una guancia arrossata di mio fratello perso nei sogni.
-Grazie- sussurrai allacciandomi la cintura e sistemandomi sul sedile. La mia espressione felice si tramutò velocemente vedendo che nella macchina di fronte a quella di Louis c’era l’uomo che avevo visto vicino al pagliaccio. Mi fissava provocandomi dei brividi lungo la schiena. Accese i fari dell’auto accecandomi e lasciando il parcheggio prima di noi.
-Tutto a posto? Cosa stavi fissando?- chiese Louis accedendo il motore. Saltellai sul posto cercando una scusa.
-Il modello di quell’auto è carino- mentii spudoratamente indicando la prima auto che mi passò davanti agli occhi.
-Non te ne intendi molto di macchine se scambi una moto per un’auto- ridacchiò scuotendo la testa e io mi imbarazzai di fronte alla figuraccia che avevo appena fatto. Mi grattai il retro del collo e fissai Louis per tutto il resto del viaggio. Non volli dirgli dell’uomo, tutto stava andando troppo bene per essere rovinato a causa mia.

-Ti aiuto a portarlo dentro- sussurrò indicando con il capo mio fratello. Annuii seguendolo fino al lettino di Thomas. Guardai Louis appoggiata allo stipite della porta mentre toglieva le scarpe a mio fratello e lo copriva con la coperta. Gli baciò la fronte prima di seguirmi in salotto.
-Sei stato molto dolce con lui- gli dissi porgendogli una tazza di camomilla.
-C’è qualcosa che mi spinge a volergli un mondo di bene- disse alzando le spalle e io cercai di non piangere dalla commozione.

-Grazie mille per tutto, non so proprio come ringraziarti- dissi accompagnandolo alla porta.
-Un modo ci sarebbe- mi guardò negli occhi spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio –Baciami- non me lo feci ripetere due volte e poggiai le labbra sulle sue chiudendo gli occhi. Sentii un calore nella pancia e strinsi le mani tra i suoi capelli mentre lui appoggiò la mia schiena alla porta. Portò le mani sui miei fianchi accarezzandogli mentre la sua lingua faceva lo stesso con la mia. L’ingresso dell’appartamento era pieno degli scocchi delle nostre labbra e dei nostri ansimi. Il ritmo del bacio aumentava sempre di più esattamente come l’eccitazione.
Louis poggiò le mani sui miei glutei sollevandomi da terra e costringendomi a circondarlo con le gambe. Tirai una ciocca dei capelli gustandomi soddisfatta il suo gemito roco.
In quel momento tutto sembrava scomparso, Lexi, Thomas, Luke, l’uomo, si erano tutti dissolti dalla mia mente lasciando spazio solo a ciò che stavo provando. Una vera e propria eruzione di brividi e sensazioni che mi portavano a toccare il cielo con un dito. Nessuno mai aveva provocato tutto ciò in me, nessuno che non fosse Louis. Quel ragazzo mi stava portando alla distruzione più totale e io non aspettavo altro.
Tutto il mio corpo stava bollendo sotto il tocco del ragazzo.
Il bacio si interruppe per concederci di acquistare altra aria da impiegare in un’altra lotta tanto emozionante se non più di quella che era appena avvenuta. Poggiai la fronte su quella del ragazzo ansimando. Ridacchiammo spensierati.
Premette il suo bacino contro il mio e avvertii ciò che stava provando esattamente tra le mie gambe. Sussultai appena al contatto facendolo ridacchiare contro la pelle del mio collo. Avevo ancora fame di lui ma si appropriò del mio collo troppo velocemente facendomi socchiudere gli occhi dal piacere. Sentivo il leggero strato di barba solleticarmi la pelle facendomi ridacchiare. Il suo corpo era completamente attaccato al mio e riuscivo a sentire il suo cuore battere alla stessa velocità del mio, completamente sincronizzati.
Poggiai i palmi della mani sulla sua schiena mentre Louis succiava un lembo di pelle posto appena sotto l’orecchio. Un gemito lasciò il mio corpo e sentii la presa di Louis farsi più stretta.
-Ancora- sussurrò eccitato mordicchiando lo stesso punto producendo ancora quel rumore che tanto sembrava piacergli. Si staccò poi ammirando il marchio che aveva lasciato su di me. Mi guardò negli occhi e io mi tuffai sulle sue labbra mordicchiando appena la sua lingua. Lui mugugnò e ripetei il gesto sorridendo. Quando l’ossigeno ci mancò nuovamente ci staccammo e lui mi posò a terra. Fissai le sue labbra rosse e gonfie, le sue guance rosee e i suoi occhi scuri e pieni di desiderio. Lo desideravo anche io ma sapevamo entrambi che non era quello il momento.
Louis mi accarezzò una guancia mentre con l’altra mano disegnava dei cerchi immaginari sulla pelle della mia schiena oltre la maglietta. Si leccò le labbra sorridendo malizioso.
-Ti sei pentita?- mi chiese leggermente preoccupato e io sorrisi circondandogli il busto con le braccia. I suoi occhi blu non smettevano di fissarmi e io rischiai di perdermi e annegare in quel dolce tempestoso mare agitato.
-Assolutamente no, non mi interessa per niente Luke oramai- mi avvicinai al suo viso vedendo la scintilla nei suoi occhi accendersi di nuovo ma questa volta più imponente –Voglio te- sussurrai prima di baciarlo ancora. 




ANGOLO AUTRICE
Che dire...si sono divertiti tutti e tre, non so dire chi di più...haha.
Il bacio tra Louis e Sofy non era programmato quando avevo pensato al capitolo ma mi è venuto di getto, credo, però, che a voi non dispiaccia. 
Sofy si è decisa finalmente ma le cose non andranno così bene, non mi divertirei se no. 
Fatemi sapere cosa ne pensate, non pretendo molto perchè so che la storia non è proprio gettonata percò mi piacerebbe sapere qualche opinione. 
Volevo comunque ringraziarvi per tutto. Vi adoro, cosa farei senza di voi?
In più stavo pensando ad uno scambio di pubblicità, se qualcuno di voi è interessato, beh... me lo faccia sapere. 
Ultima cosa, quale banner vi piace di più? Per me sono tutti molto belli e voi quale preferite?
Grazie.
Scusate per gli errori. 
Un bacio.

 



 

DarkDream_

 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13. Minaccia ***


 
 

Capitolo 13. Minaccia

-Thomas, non salire in piedi sulla sedia- urlai mentre mescolavo la pasta con il mestolo.

-Ho fame- cominciò a battere le mani sulla tavola facendomi venire i nervi a fior di pelle.

Negli ultimi giorni era diventato intrattabile. L’obbedienza era completamente scomparsa e immaginai fosse a causa di Louis che passava tutto il tempo in casa nostra.

Dopo la giornata al Luna Park io e il mio caro vicino andavamo più che d’accordo. Gli avevo rivelato di volere lui e non Luke, perciò il suo ego era cresciuto più che mai.

Louis, però, non sapeva che con Luke ero ancora in contatto.

Ci eravamo incontrati in un bar e gli avevo spiegato che volevo rimanere una sua semplice amica. Avevo notato la sua delusione ma aveva accettato con un sorriso che di vero aveva ben poco.

Ero estremamente sicura della scelta fatta ma per Louis le idee non sembrava no esattamente chiare. Per lui ero diventata una proprietà che nessun’altro doveva né guardare né toccare, il che mi dava molto fastidio. Noi due non eravamo una coppia ma neanche dei semplici amici, nessuno dei due, però, riusciva a portare un passo avanti la nostra relazione. Per me andava bene così, per il momento. Non ero ancora pronta per un impegno grande quanto una relazione pubblica e dello stesso parere sembrava Louis.

-Un attimo Thomas- sbuffai scolando la pasta –E mettiti seduto composto-. Mio fratello continuava a tirare urli mentre Lexi cercava di calmarlo.

-Ma che ti prende Thomas?- la voce seccata della mia migliore amica mi fece alzare le sopracciglia. Me lo chiedevo anche io il perché di un simile comportamento.

-Ho fame- urlò esasperato mio fratello lasciandosi sfuggire un verso di lamento.

-Tieni- gli gettai nel piatto una cucchiaiata di pasta ordinandogli di finirla tutta.

-Era ora- appena la frase di Thomas giunse alle mie orecchie gli lanciai un’occhiata furibonda e piena di fuoco che lo fece zittire all’istante. Aveva capito che mancava poco per farmi imbestialire.

-Perché Thomas si comporta così?- mi chiese Lexi mentre le passavo un bicchiere pieno di schiuma che lei mise sotto il getto d’acqua.

-Non ne ho idea- ammisi scrollando le spalle.

-Magari all’asilo…- mormorai confusa. Le maestre non mi avevano detto nulla, però.  

-Forse- Lexi passò un panno asciutto su un piatto bagnato ponendolo poi nel ripiano –o magari è colpa di Louis- mi girai a guardarla con fronte corrucciata.

-L'ho pensato anche io ma non saprei darmi una motivazione- mi appoggiai con un fianco al frigo tenendo lo sguardo puntato su Lexi.

-Sai meglio di me com’è Louis, forse Thomas sta cercando di imitarlo- non aveva tutti i torti, i due passavano moltissimo tempo insieme, tra l’asilo e il tempo a casa.

-Non so, Louis sa essere infantile ma non così tanto- mi toccai il mento con le dita della mano alzando gli occhi verso il soffitto –credo ci sia qualcos’altro sotto- annuii con la testa e Lexi alzò le spalle prima di gettarsi a peso morto sul divano.

Gettai un’occhiata al corridoio che portava alle camere notando la porta di camera mia chiusa. Thomas stava facendo il suo riposino pomeridiano.

-Come mai oggi non è andato all’asilo?- mi chiese Lexi poggiando l’avambraccio sugli occhi.

-Dovevano sistemare i rubinetti dei bagni o qualcosa del genere- mormorai distratta raccogliendo i vari giochi di Thomas.

-E Louis?- drizzai la schiena.

-Sarà a casa sua- risposi acida sedendomi sulla poltrona.

-Come mai non vi state succhiando la faccia?- Lexi si mise seduta osservandomi divertita.

-Noi non ci succhiamo la faccia- dissi offesa –e poi non è che dobbiamo stare sempre insieme, non siamo una coppia- lei fece un verso strano prima di ammiccare verso la mia direzione.

-Certo- disse ironica –e il bell’imbusto?- ammiccò nuovamente ricevendo uno sbuffo dalla sottoscritta.

-Niente, siamo amici- usai l’indifferenza sperando che cambiasse argomento.

-Io me li sarei tenuti tutti e due-

-Lexi- la rimproverai.

-Che c’è?- mi chiese ridacchiando –Un po’ per uno, sai che divertimento- scoppiai in una risata.

-E Harry?- chiesi curiosa. Sul viso della mia migliore amica comparvero delle macchie rossastre segno del suo imbarazzo.

-Oh giusto- si schiarì la voce spostando lo sguardo altrove –beh, siamo amici, si- mormorò con voce spezzata mentre strofinava i palmi delle mani sui pantaloni della tuta che indossava.

-Amici, certo- ammiccai io, questa volta, con molta malizia facendola sbuffare sonoramente.

 


-Thomas- urlai sperando che si sbrigasse. Il cielo non prometteva bel tempo ancora per molto e se mio fratello voleva andare al parco ci saremmo dovuti sbrigare.

-Stai calma- spalancai gli occhi vedendo mio fratello camminare ondeggiando come un piccolo boss. Mi passò davanti con il mento alto e dovetti contare fino a dieci per resistere alla tentazione di tirargli un ceffone.

-Senti bello- iniziai fermandolo all’inizio delle scale –vedi di comportarti meglio oppure resterai chiuso nella tua stanza per tutta la settimana senza parco e televisione, intesi?- il mio tono serio lo fece drizzare sulla schiena. La sua espressione era passata da “piccolo boss” a “piccolo cerbiatto”. Non riuscivo a capire chi stesse cercando di imitare.

-Non allontanarti troppo!- Thomas corse veloce verso lo scivolo del parco e io mi diressi alla mia cara panchina. Alzai il mento notando l’ammasso di nuvole che minaccioso sostava sopra la città.

Sbuffai sperando che non piovesse visto che non avevo preso con me l’ombrello.

Il parco era grande e poche persone passavano davanti a me. L’unico rumore che riuscivo a sentire bene era il movimento dei rami creato dal vento fresco che preannunciava la tempesta.

Sarebbe stata una notte di tuoni e lampi che comportava a un bambino terrorizzato nel mio letto.

Sentii un urlo e mi girai a guardare Thomas spaventata. Lo vidi scrollare la mano e scoppiai a ridere quando fece un faccia di disgusto. Lui odiava gli insetti, tranne le farfalle.

-Tutto a posto?- domandai gridando e lui alzò il pollice in aria prima di cercare di salire la corda sospesa ma senza risultati.

Frugai nella borsa in cerca del libro che stavo leggendo negli ultimi giorni, ma non riuscii neanche a terminare una singola riga perché una voce mi fermò.

-Scusa- alzai lo sguardo e un ragazzo di circa sedici anni se ne stava in piedi davanti a me con uno sguardo intimidito –sei tu Sofy?- chiese mentre si sistemava la felpa nera che indossava. Al mio cenno di capo mi porse un bigliettino e io lo guardai confuso.

-Cosa…- mormorai.

-Non è da parte mia, mi è solo stato chiesto di consegnartelo-  disse allungando di più il braccio invitandomi ad afferrare quel pezzo di carta.

-Chi te l'ha dato?- chiesi mentre cercavo di aprire il biglietto ma il ragazzo era già corso via verso l’uscita del parco. Mi guardai intorno non riuscendo a notare nessuno di sospetto.

Abbassai la testa verso il foglietto.

“Occhi famelici ti fissano ogni giorno. Non manca poco. Prima o poi te li troverai davanti e non sarà un bell’incontro.”

Emisi un gemito spezzato rileggendo il biglietto.

Qualcuno mi fissava, questo l’avevo capito da un po’. Ora dovevo capire di chi erano quegli occhi.

Avevo fottutamente paura che potesse succedere qualcosa a Thomas. La persona che stava dietro quell'avvertimento voleva farmi del male ed ero certa  che fosse a conoscenza  del fatto che la mia debolezza era mio fratello.

Non potevo permettere che qualcuno gli torcesse anche un solo capello, non me lo sarei mai perdonato.

-Sofy!- alzai lo sguardo verso mio fratello che correva verso di me. Sorrideva e tra le mani stringeva qualcosa. Appena mi fu davanti nascosi il biglietto e gli rivolsi un sorriso finto.

Non ero stata attenta in quel lasso di tempo e gli sarebbe potuto succedere qualcosa senza che me ne accorgessi. Dovevo stare più attenta a ciò che mi circondava.

-Cosa hai?- gli chiesi indicando la sua manina chiusa a pugno. Fremetti dalla paura che avesse qualcosa regalatogli dalla persona senza volto che ci poteva fissare anche in quel momento.

-Una farfalla, guarda che bella- gridò eccitato aprendo la mano e rivelando l’insetto che spiccò il volo poco dopo provocando una smorfia di delusione sul volto di Thomas.

-Era bellissima, sei stato molto bravo a prenderla- esclamai facendolo sorridere orgoglioso di sé stesso –ora andiamo a casa- afferrai la sua mano e dopo essermi guardata in giro camminai a passo spedito verso l’uscita.

 

 

Avevamo appena finito di cenare e io comunicai a Lexi e a Thomas che sarei andata a dormire perché non mi sentivo bene.

Mi chiusi in camera tirando fuori dalla borsa il biglietto.

Per mia sfortuna il biglietto era scritto a computer perciò non avevo alcun indizio.

Mi sedetti sul letto appoggiando la schiena contro la testiera. Guardai il soffitto per poi chiudere gli occhi e cercare di ricordare qualche volto sospetto visto durante i giorni passati.

Mi tornò in mente l’uomo inquietante che avevo visto al Luna Park. Aveva un viso familiare ma non riuscivo ad assegnargli un nome. Nessuno poteva volere farmi del male così tanto da perseguitarmi. Nessuno se escludiamo mio padre, ma lui era in prigione.

-Cazzo- sussurrai. Corsi alla scrivania aprendo l’ultimo cassetto e cominciando a frugare tra le carte. Tirai fuori una busta aprendola in fretta. Sapevo che non era stato condannato all’ergastolo ma non ricordavo quanti anni gli erano stati assegnati.

La lettera tra le mie mani diceva che era stato condannato a cinque anni di carcere.

Sperai con tutto il cuore che non avessero abbassato la pena per buona condotta.

La porta della mia stanza venne spalancata e io tirai un urlo appoggiandomi alla parete dietro di me.

Sospirai poggiandomi una mano sul petto quando vidi il sorriso di Louis.

-Cazzo urli- ridacchiò chiudendo la porta per poi sedersi sul letto.

-Se apri in quel modo la porta mi spaventi- cercai di regolarizzare il respiro e per colpa di quel cazzone avevo rischiato l’infarto.

-Che esagerata- esclamò e poggiò la schiena sul materasso lasciando le gambe a penzoloni.

Mi persi a fissarlo ed evidentemente lui se ne accorse perché scoppiò in una grossa risata.

-Lo so che sono bello tesoro ma non sprecarmi- ridacchiò spostandosi un ciuffo di capelli dalla fronte e io alzai gli occhi scuotendo la testa.

Mi voltai di nuovo verso la scrivania cercando di sistemare il macello di carte che avevo creato poco prima. Il silenzio calò sulla stanza, ed era strano visto che c’era anche Louis ma non me ne preoccupai più di tanto.

-Questo cos’è Sofy?- mi irrigidii sentendo la voce dura di Louis dietro le mie spalle. Si era alzato ed era proprio dietro di me. Riuscivo ad immaginare la rughetta che si disegnava sulla sua fronte quando era confuso e arrabbiato.

Il suo respiro pesante mi arrivava sulla nuca facendomi rabbrividire.

Sospirai immaginando che si riferisse al biglietto che involontariamente avevo lasciato sul letto.

Una mano mi afferrò il braccio costringendomi a girarmi. Come mi immaginavo la sua fronte era corrucciata e i suoi occhi sembravano volermi leggere nella mente.

Aprii poco le labbra non riuscendo a dire nulla e lui alzò una mano mettendo il foglietto dritto davanti ai miei occhi.

-Cosa significa questo?- chiese con tono tagliente e freddo.

Un bivio si era posto nella mia mente. Spiegargli come stavano le cose o sviare il discorso. Anche se ero propensa per la seconda scelta seguii la prima sapendo che di Louis potevo fidarmi.

-Credo tu possa capirlo da solo- mormorai chiudendo gli occhi sentendomi la testa pesante. Perché la mia vita doveva essere così complicata? Avere una vita normale era chiedere troppo?

-E’ una minaccia- disse. Osservai il movimento del suo pomo d’Adamo quando degluttì rumorosamente. Aveva intuito che era qualcosa di serio.

-Già, a quanto pare qualcuno sta osservando me e Thomas, e da un bel po’ credo- dissi esasperata sedendomi sul bordo del letto con le braccia stese e strette tra le gambe. Guardai in basso e sentii il materasso abbassarsi e avvertendo il calore del corpo di Louis vicino a me.

Era snervante non riuscire ad avere tutto sotto controllo.

-Sai chi può essere?- mi chiese a bassa voce e sentii il suo sguardo bruciarmi la nuca ma non riuscii ad alzare lo sguardo per incontrare il suo.

Scossi la testa sospirando. In mente avevo solo mio padre ma ero certa che non fosse lui l’uomo del Luna Park.

-Mio padre dovrebbe essere in prigione-. Mi sgranchii la schiena per poi alzarmi e dirigermi verso la scrivania. Tornai da Louis e gli porsi la busta.

-Perché dici “dovrebbe”?- mi chiese ripiegando il foglio dopo averlo letto –qui dice che deve scontare cinque anni, starà ancora un bel po’ di tempo al fresco. Di cosa ti preoccupi?- mi chiese afferrandomi la mano per spingermi a sedermi sulle sue gambe.

-Ho paura che sia riuscito ad uscire prima- rivelai allacciando le braccia al suo collo.

-Il tuo avvocato ti ha chiamato per dirti qualcosa?-  Louis poggiò una mano sulla mia coscia cominciando a lasciare carezze lievi che non avevano nulla di malizioso. Stava solo cercando di tranquillizzarmi.

-In effetti no- mormorai rendendomi conto della realtà: una persona della quale non conoscevo assolutamente nulla mi stava minacciando. Mio padre lo conoscevo abbastanza bene da riuscire a proteggere Thomas e me stessa. Ma se non era lui ero in grossi guai. 

-Forse è l’uomo del Luna Park- rivelai senza rendermene subito conto. Louis si paralizzò all’istante e riuscii a sentire come i suoi muscoli si fossero contratti appena aveva realizzato cosa avevo detto.

-Quale uomo?- pronunciò lentamente e capii che era arrabbiato se non di più.

Deglutii maledicendomi per la mia stupidità. Avrei dovuto rivelare questo importante particolare in modo più lento e non così diretto.

-Ricordi che al Luna Park ho detto di aver paura dei clown-  lui annuii aggrottando le sopracciglia e stringendo la presa sulla mia coscia –ho mentito, beh non proprio, in effetti i clown mi spaventano, comunque, in realtà stavo fissando un uomo dietro il clown- guardai Louis negli occhi prima di procedere con il racconto –mi fissava in maniera pacata senza distogliere mai lo sguardo, mi ha sorriso in modo malizioso e poi se ne è andato-  respirai profondamente sentendo lo sbuffo d’aria prodotto da Louis.

-Perché non me l’hai detto?- gridò senza alzare troppo il tono della voce e io sobbalzai. Si era innervosito molto.

-Perché non pensavo fosse importante- mormorai giocando con le mie dita ma lui mi fermò.

-Un uomo ti fissa e ti sorride e tu pensi che non sia importante?!- esclamò mentre il suo viso cominciava ad arrossirsi per la rabbia.

-Non volevo farti preoccupare- il mio tono era sempre più basso.

Louis grugnì preso dalla collera.

-Dimmi che non l’hai più visto- mormorò cercando di calmare l’ira che stava prendendo il sopravvento sul suo controllo.

Strinsi le labbra in una linea sottile guardando verso il basso non essendo in grado di sostenere lo sguardo del ragazzo sul quale ero seduta.

Notando il mio tentennamento sospirò pesantemente prima di afferrarmi il mento e portare il mio viso di fronte al suo.

-Dimmi che non l’hai più visto, ti prego- il suo tono era speranzoso e fui tentata verso la menzogna per non farlo andare più in collera di quanto fosse già.

-Al parcheggio- sussurrai tremando. Strinse tra il pollice e l’indice il mio mento più fermamente.

-Continua- mormorò piano chiudendo gli occhi corrucciando la fronte preparandosi.

-Stavo guardando lui nel parcheggio, era alla guida di una macchina e quando mi ha visto ha sorriso prima di andarsene-.

Louis appoggiò la fronte sulla mia respirando rumorosamente.

-Cazzo- mormorò prima di fregare le labbra contro la mia guancia -dovevi dirmelo cazzo- sussultai all’imprecazione poggiando poi entrambe le mani sul suo petto cercando di calmarlo.

-Mi dispiace- sussurrai cercando di ricacciare indietro le lacrime inutili che minacciavo di bagnarmi il viso.

-Voglio proteggerti ma per farlo devi aiutarmi, capisci?- la sua voce bassa contro il mio orecchio mi fece tremare e con poca forza riuscii ad annuire. Ero stata stupida a non dirglielo subito ma non avrei mai immaginato che la situazione fosse così grave.

Qualcuno minacciava la mia sicurezza e quella della mia famiglia, e io non sapevo come proteggerla e ciò mi spaventava più di ogni altra cosa.

Il pericolo era imminente e io non sapevo come difendermi.






ANGOLO AUTRICE
Mi dispiace tantissimo per il ritardo ma ho avuto un blocco. 
Volevo ringraziarvi per leggere la storia anche se mi piacerebbe sapere più opinioni. 
Spero recensiate. 
Un bacio. 






 

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