perchè proprio tu brutto gattaccio pervertito?!

di ciccina_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** che antipatico! ***
Capitolo 2: *** A-I-U-T-O ***
Capitolo 3: *** BAMM ***
Capitolo 4: *** USCITA... A SORPRESA? ***
Capitolo 5: *** crash.. ***
Capitolo 6: *** ...FINE? ***
Capitolo 7: *** amici (?!) ***
Capitolo 8: *** la bella e il principino ***
Capitolo 9: *** la bestia ***
Capitolo 10: *** Lezioni ***
Capitolo 11: *** spensieratezza rubata ***
Capitolo 12: *** emozioni ***
Capitolo 13: *** magia ***
Capitolo 14: *** e c'è chi va ***
Capitolo 15: *** allontanamento ***
Capitolo 16: *** Grazie Lacey ***
Capitolo 17: *** au revoir ***
Capitolo 18: *** sconvolgimenti ***
Capitolo 19: *** the end ***



Capitolo 1
*** che antipatico! ***


Tutto era iniziato il primo giorno della gita al mare con la scuola, ci trovavamo in un piccolo albergo vicino alla spiaggia.                   
La mia, anzi la nostra camera, aveva un balconcino che si affacciava direttamente sul mare e, la nostra porta, purtroppo, si affacciava su quella del ragazzo a cui tutte sbavavano dietro: Ikuto Tsukiyomi della sezione D.
La prima sera io Rima e Yaya (con cui condividevo la stanza) decidemmo di giocare a “obbligo e verità”, il gioco più stupido e inutile mai inventato! Se uno voleva dirti una cosa te la diceva e basta no?             
Io scelsi obbligo e un ghigno si dipinse sul volto delicato di Rima < Ora esci dalla stanza e presentati ai ragazzi della camera di fronte > < M-Ma Rima...> ma il suo sguardo feroce mi faceva DAVVERO paura e con una gocciolona che mi scendeva dietro alla testa e una Yaya incoraggiante uscii e bussai delicatamente alla porta della stanza.         Mi tremavano le gambe ma non volevo far vedere che avevo paura...in fondo un ragazzo così corteggiato avrà avuto qualcos'altro da fare...nuoto, pallavolo...mmm...nudismo...qualsiasi cosa!
1 minuto...2...3...sorrisi felice e mi voltai soddisfatta, ma, proprio in quel momento, la porta si spalancò e una sagoma si appoggiò allo stipite.                                       Maledizione! Non potevi stare seduto a crogiolarti nell' ammirazione di tutte le ragazze!? Dovevi proprio aprire ora?!,
con questi pensieri mi voltai e alzai una mano in segno di saluto               
< Iomichiamoamuhinamoripiacere >
lui fece la tipica faccia da “re del mondo” ma, dovetti ammettere che era davvero bello, con quegli occhi scuri e i capelli leggermente spettinati...Amu riprenditi non fare quella faccia da ebete!      
< Hey ragazzina,non ho tempo da perdere > aspetta, a un viso così bello non poteva corrispondere un carattere del genere...bè una persona non può avere tutto...
Vedendo che non rispondevo fece per chiudere la porta ma, sentendo lo sguardo di Rima sulle mie spalle mi feci coraggio, preferivo fare una figuraccia con lui che essere incenerita dalla mia migliore amica...            
< Vai Amu vai Amu! > sentii sussurrare a Yaya (purtoppo) e me la immaginai con due pon-pon in mano che saltava felice e, stupidamente, scoppiai a ridere come una pazza proprio davanti a lui!
Si girò indispettito e si mise a fissarmi...io divenni rossa come un peperone...leggevo troppi manga di sera...si dovevo proprio finirla o sarei finita ad andare in giro con due orecchie da cane... ma riprovai comunque         
< I-Io mi c-chiamo Amu Hinamori...piacere > lui fece un sorriso stanco e, per un momento, un miliomillesimo di secondo,riuscii a vedere una tristezza immensa in quegli occhi < No,non voglio essere tuo fidanzato ok? > ci rimasi così di stucco che per poco caddi a terra (l'avevo detto che leggo troppi manga...)                                     
< C-COME!? MA SEI PAZZO!? NON VOGLIO ESSERE LA TUA RAGAZZA! DOVEVO SOLO PAGARE LA PENITENZA DI UN GIOCO,BRUTTO CAFONE! > detto questo mi girai ed entrai in camera sbattendo la porta e lasciandolo con la bocca aperta.
CHE GATTACCIO PERVERTITO!

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Capitolo 2
*** A-I-U-T-O ***


~~Il mattino seguente uscii di corsa dalla porta e salii veloce in ascensore...non volevo altri incontri indesiderati.        
< Hey Amu > un ragazzo biondo era salito sorridente sull'ascensore e mi avevo stretto piano la mano
lui era il mio migliore amico e gli volevo davvero bene. Quando ero con lui mi sentivo serena e sapevo benissimo che anche lui provava la stessa cosa. Quando uscimmo, un paio di ragazze si fermarono a guardarlo con occhi sognanti e lui sorrise timido. Non potei fare altro che alzare gli occhi al cielo e sorridere: era davvero tenero quando sorrideva e, lo ammetto, durante i primi tempi mi ero innamorata perdutamente di lui, ma poi, con il passare del tempo, avevo capito che per me era più come un fratello...si, gli mancava quel tocco di mmm non so cosa che mi conquistasse.
Nonostante tutto però mi persi nella contemplazione di quel viso familiare.
Lui mi guardò e mi prese di nuovo per mano, ( mentre quelle ragazze mi guardavano con aria assassina ), conducendomi verso la sala da pranzo e ci sarei arrivata senza problemi se un ragazzo non mi avesse preso per la vita e trascinato via, lontano dal mio porto sicuro.
Quando riuscii a capire cosa stesse succedendo, due occhi ametista si intrecciarono ai miei e mi ritrovai con le spalle al muro < Ragazzina oggi verrai con me >
rimasi lì a fissarlo stupita < C-cosa?! >
lui fece finta di niente e continuò < Ti aspetto tra cinque minuti davanti all'ingresso ... e vedi di venire se no dovrò prelevarti con la forza! >
aprii e chiusi la bocca cercando aria...LUI il ragazzo che poteva averle tutte, stava chiedendo a ME, Amu Hinamori, di uscire insieme...chiusi e riaprii gli occhi un paio di volte, ma lui già non c'era più.
Corsi in camera e mi piantai davanti allo specchio, afferrando il beauty-case e iniziando a cercare la matita per gli occhi.
Aspetta, cosa stavo facendo?! Di sicuro mi aveva giocata, non era possibile che volesse uscire proprio con me! E poi a me cosa interessave di lui!?
Respirai piano e mi sciacquai la faccia
Amu riprenditi, tu adesso prenderai la borsa da mare e andrai in spiaggia ignorando la sua richiesta okay?
Comunque, per ogni evenienza, mi misi un filo di matita... magari qualcosa poteva accadere, magari un bellissimo ragazzo mi avrebbe preso tra le braccia e abbracciato dolcemente ... i sogni sono per tutti no?       
Scesi di corsa le scale e mi avviai verso la piscina, dove sapevo di trovare Rima, che, accomodata su una sdraio stava parlando con un ragazzo dai capelli lunghi e scuri che sorrideva sincero.
< Rima! Andiamo in sp? > ma un paio di braccia mi strinsero la vita e mi fecero girare su me stessa
< Ragazzina mi sembrava di essere stato chiaro >
Oddio era lui! Allora era davvero interessato a me!
E quindi?!                                                                                                          
Iniziai ad arrossire...era vicino... troppo vicino e quella sua voce da capogiro mi stava sussurrando qualcosa, ma ero troppo presa a controllare il respiro  per ascoltare.             < No! >
Rima, il ragazzo e tutte le persone presenti in piscina si voltarono, stupiti dall'urlo uscito dalle mie labbra, ma mai quanto il ragazzo che mi stava davanti, che mi squadrava divertito e sorpreso
< Bene > se semplicemente, poi con una sola mossa mi prese in braccio e si voltò verso l'ingresso, mentre io allungavo le mani disperata verso la mia migliore amica che sorrideva maliziosa
< Rimaa aiutoo > , allora lei si era alzata e incamminata verso di noi con il suo passo leggero e maestoso.
Un sorriso di trionfo mi era sbocciato sul viso, mentre Ikuto l'aspettava tranquillo < Tsukiyomi...riportamela per cena >
< COSA?! > esclamai, palesemente ignorata.
Lui però sorrise, con un sorriso sghembo e malizioso e annuii, poi si voltò e mi rapiì.                                                                                                                                                 
< Ikutoo lasciami andare!! > provai, ma l'unica cosa che riuscii a ottenere fu un contatto più stretto con la sua camici sbottonata
< Ikuto.. > Dannazione! Perchè non riuscivo a scendere?
 Pensare che poco prima avevo sperato in un contatto ravvicinato...ma questo era TROPPO ravvicinato
< Brutto maniaco ... >  avevo sussurrato
< Cosa? > il suo sorriso, alla vista della mia espressione imbronciata, si allargò ancora di più
< N-Niente.. >
e la sua risata argentina riempì l'aria...una VERA risata.

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Capitolo 3
*** BAMM ***


~~Mi portò in braccio fino al carretto dei gelati mentre io cercavo di nascondere il viso che diventava ogni minuto più rosso e caldo e tutti ci guardavano divertiti… ma perchè a me?!
Mi lasciò toccare il suolo solo quando il gelataio (un pinguino alto come Ikuto ma con due paia di baffoni) ci aveva sorriso e aveva chiesto < Due coppette? >
< Un cono gigante > aveva risposto Ikuto, con un sorriso malizioso diretto verso di me < Che gusto preferisci? >
io arrossii e sussurrai < Cioccolato... >
quindi si rivolse verso il gelataio < Panna e cioccolato >
un dubbio iniziò a insinuarsi nella mia mente ... “un gelato … due gusti … io ne ho scelto uno...no..no mi sa che questo non ha capito bene! Ora gliene dico quattro, si! ” stavo per iniziare una ribellione, quando il mio carceriere mi piazzò una montagna di gelato davanti agli occhi..e aveva un profumo così buono e dolce .. ahh si così stuzzicante … e caddi in quella trappola terrificante < Che buono! >
< Ok ragazzina ... ora è il mio turno > si avvicinò piano e con la punta del naso sfiorò il mio, assaggiando la panna che gli rimase appiccicata ai lai della bocca, come due grandi baffi che gli arrivavano quasi a metà guancia
< Grande genio ... guarda come ti sei conciato  > non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere facendo ondeggiare pericolosamente il gelato, che finì tutto sulla mia maglietta bianca!
Appena vidi il disastro che avevo combinato la mia faccia divenne una sorta di blocco tra una risata e l'isteria...si dovevo sembrare un carlino spiritato in quel momento, tanto che l'impenetrabile Ikuto rimase così sconvolto dalla mia espressione che dovette sedersi sulla panchina lì accanto per non crollare dalle risate
< Non ridere! Piuttosto dammi una mano! > avevo urlato scocciata, iniziando a muovere le braccia su e giù mentre una bambina che passava in quel momento mi aveva guardato con aria di sfida, reggendo il suo gelato gigante in una sola mano “ mancava solo la bambina-guerriera ... sono un'emerita imbranata ..”
Un'aura oscura si stava impossessando di me, ma bastò uno sguardo al mio carceriere sorridente per farmi tornare un po' di buon umore..”aspetta..perchè mi sento COSÌ felice? E solo per un suo sorriso ... è bello certo, però ... è diverso .. è così .. così ..
< Ragazzina hai intenzione di ipnotizzarmi o vogliamo lavare quella maglietta marrone? > così ... IRRITANTE!
Per fortuna avevo il costume sotto la maglietta, così me la tolsi e andai alla fontana,iniziando a sfregare con energia.
Lui rimaneva lì a fissarmi, con le labbra increspate in un sorriso e gli occhi persi ... ogni tanto alzavo gli occhi e PUM! Ecco i suoi! Allora ero costrettoa a rimettermi al lavoro, sennò quella parte del mio cervello ancora integra si sarebbe totalmente sciolta ...
Appena ebbi finito mi ero avvicinata piano a lui, sedendomi sul bordo della grande vasca e alzando lo sguardo al cielo, con la maglietta, reduce di guerra, al mio fianco.
Avevo alzato lo sguardo al cielo e avevo iniziato a parlare  < Sai, non mi è mai piaciuto mentire … quindi tendo sempre a dire cose imbarazzanti e sbagliate … ma sono fatta così e non ci posso fare nulla … quindi … volevo dirti che pensavo fossi una persona totalmente diversa > mi ero girata verso di lui e avevo puntato i miei occhi nei suoi
“ dai Amu ce la puoi fare … forse ”
< Ti avevo sempre immaginato come uno sbruffone che si divertiva a giocare con i sentimenti delle ragazze , uno di quei tanti idoli che poi , in realtà, sono solo belli e nient'altro però … > la sua espressione era così seria , che mi spinse ad andare avanti , nonostante il cuore battesse impazzito
< Be' ho capito che la tua è solo una facciata … uno scudo … con cui tu ti proteggi dal mondo … quando la cali però sei … sei... tu DAVVERO … e quel tu … mi piace > gli avevo sorriso e poi mi ero messa a fissare un punto imprecisato del pavimento, ad un tratto interessante. Non lo conoscevo e già facevo questi discorsi, ma cos'avevo nel cervello?!
 < A-Amu... >
“ perchè Amu !? Ora ti riderà in faccia … figurati se gli interessa una ragazzina come te ...”
avevo sentito una mano calda voltarmi il viso , ma avevo preferito continuare a guardare una formica che trasportava un pezzo di pane piuttosto che guardarlo negli occhi
< Guardami , ti prego … > “ Ti prego? ” mi ero voltata e mi ero ritrovata  con il suo viso a un centimetro dal mio <
Tutto quello che hai detto è vero? > il cuore accelerava sempre di più , non riuscivo a respirare
< Si.. > lui mi aveva guardato e aveva sorriso dolcemente , avvicinandosi pericolosamente
< S-Senti I-Ikuto >
< Dimmi > le sue labbra sfioravano le mie e il suo profumo mi stava totalmente rimbambendo < N-Non devi farlo se è solo abitudine … > si era allontanato di scatto e il mio cuore aveva perso un colpo < Sai Amu, hai davvero una faccia tosta >
e si era avvicinato ancora 
< E questo  … mi piace > e mi aveva stretto tra le sue braccia , soffocando ogni pensiero.

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Capitolo 4
*** USCITA... A SORPRESA? ***


Io non ero una romantica, sia chiaro, ma quell'abbraccio aveva qualcosa di... magico... 
Sentivo il suo respiro solleticarmi il collo, e il ciuffo ribelle dei suoi capelli scuri sfiorarmi la fronte, mentre il suo profumo mi inondava.
Lui sapeva di... mare, si, proprio così, sapeva della sabbia umida al mattino e della salsedine sulla pelle... un profumo che ti invogliava a fermarti, un po' come la persona che lo possedeva d'altra parte... iniziava a mancarmi il respiro, ma sarei stata ferma in quella posizione per sempre... e poi lui aveva praticamente detto che gli piacevo... mm impossibile... ma quell'abbraccio mi stava facendo totalmente uscire di testa.... < Amu... >
Non avevo fatto tempo a rispondere che una voce acuta e tintinnante ci aveva... mmm.. interrotto se così si può dire < Ikutooo ! > una biondina si era avvicinata lanciandomi un'occhiata assassina mentre io arrossivo sempre di più, notando tutta la gente che c'era nello spiazzo... come avevo fatto a non accorgermene?!
Quel ragazzo mi faceva fare sempre delle figure! Anche se questa non mi era dispiaciuta molto in realtà... una mano mi cinse le spalle, risvegliandomi dalle mie dolci constatazioni, e sentii una voce sopra alla mia testa
< Ikuto vedo che abbiamo fatto conquiste... mmm... >
un ragazzo si era chinato leggermente e aveva accennato un inchino, con il sorriso stampato sulle labbra mentre delle ciocche dei capelli cioccolato gli cadevano sugli occhi   < Io sono Kukai... piacere bellezza > e mi aveva sorriso con una strizzatina d'occhi.
Io, ovviamente, ero arrossita ancora di più mentre ormai la mia testa probabilmente sembrava una teiera in pronta esplosione < P- Piacere Amu... > e avevo sorriso timida...
lui era il ragazzo che divideva la stanza con Ikuto, l' avevo intravisto il primo giorno, il giorno più imbarazzante di tutta la mia vita.
Sentivo il viso rovente che pulsava leggermente “ Ok Amu, calma, non è il caso di andare in iperventilazione "
< Allora solo a me al primo incontro dai del pervertito maniaco > la voce di Ikuto era ironica. Aveva riacquistato la solita faccia da “ So figo, so bello, so Ikuto il modello...” ma un sorriso sincero sfiorava le sue labbra
< Al primo incontro tu mi hai dato della poveraccia che va in giro a bussare alle porte della gente per trovare un ragazzo! > mi ero girata di scatto, tenendo l'indice puntato verso il mio accusatore.
< Ehm... Amu... la maglietta... > e aveva alzato lo sguardo.
Mi ero girata e avevo visto la mia povera maglietta per terra, con sopra sdraiato un gatto !
< Noo!! Gatto, gattino... gattuccio...spostati dai.. > e mi ero avvicinata piano, afferrando i lembi della maglietta, che, in realtà, era di Rima, che probabilmente mi avrebbe ucciso
< Cicici... spostati dai... > tiravo piano, avendo paura della possibile reazione dell'animale che si era irrigidito.
Ikuto si era allora avvicinato e con una certa maestria, devo ammetterlo, aveva accarezzato il gatto, facendolo spostare delicatamente a lato della maglietta rimassta fortunatamente integra!
< Okay, questa volta hai vinto tu... e probabilmente mi hai salvato dall'ira di Rima.. quindi... grazie > e gli avevo sorriso
< Allora possiamo dire che mi devi un favore ? > disse con il suo sorriso sghembo e una luce maliziosa negli occhi
< Mmm... va bene > aveva detto con un sospiro, sapendo già che mi sarei pentita di aver ceduto così facilmente, e strappando una risata anche a Kukai che ci guardava, mentre la ragazza (che dovevo ammettere, era davvero bella ) faceva di tutto per attirare l' attenzione di Ikuto e, non essendo degnata di uno sguardo, mi lanciava occhiate fulminanti. Avevo paura di poter prendere fuoco da un momento all'altro se non si fosse girata subito, si si sentivo già la guancia surriscaldarsi... no seriamente, scottava!
< Allora Ikuto, andiamo in spiaggia ? > si era appesa al suo braccio... ancora! Non che questo mi desse fastidio... solo che... mi irritava la sua scioltezza okay ?!
Lui si era voltato esorridendomi e sfilando il braccio dalla biondina che, probabilmente, mi avrebbe steso con un gancio se avesse potuto
< Allora ragazzina.... ti va? > Wow me lo stava chiedendo con gentilezza, senza sollevarmi in aria o costringermi a seguirlo
< Ecco io... >
< Ti ricordo che mi devi un favore... > ecco la fregatura ! Il suo sorrisetto furbo mi fece imbestialire... perchè doveva averla vinta lui ?!

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Capitolo 5
*** crash.. ***


Tenni il muso fino a quando non arrivammo in spiaggia ma, appena vidi il mare, non riuscii a impedirmi di sorridere e guardare ammirata quella distesa immensa e scintillante anche se l'immagine di due occhi zaffiro si sovrappose a tutto: gli occhi di Ikuto, si, erano del colore del mare in tempesta, e mi attraevano allo stesso modo, erano quasi magnetici..no aspetta Ikuto non mi attraeva per niente soprattutto quando accompagnato a quel sorriso così sex....insopportabile ecco!
Troppo presa dalla mia discussione interiore, non mi ero accorta di aver mosso un passo in avanti, inciampando nell'unico gradino di tutta la spiaggia! Solo io potevo essere così imbranata da non vedere la fine delle travi di legno che conducevano alla sabbia bianca! Misi le mani in avanti per proteggermi dall'urto ma, quando aprii gli occhi, mi ritrovai distesa su... Ikuto!
Si era gettato a terra per evitare mi facessi male...okay era irritante e di sicuro mi avrebbe chiesto qualcosa in cambio ma, vederlo li steso sulla sabbia bollente solo per salvarmi, mi fece provare un'immensa tenerezza < Hey gattaccio...tutto intero? > dissi cercando di alzarmi
< Certo, probabilmente mi sono fratturato qualche costola ma si.. tutto bene > avevo mostrato il sorriso che adoravo, quello un po' sghembo, dolce e sarcastico
< Scemo > sussurrai scherzosamente, e mi chinai per dargli un bacio sulla guancia, ma lui si girò di scatto e le nostre labbra si incontrarono.
Arrossii violentemente, e, sebbene una parte di me volesse alzarsi, l'altra mi obbligava a terra, troppo coinvolta nella tempesta che avevo nella pancia.. altro che farfalle, li c'era una mandria di bufali!
< COSAA ?! > la voce della biondina mi fece sobbalzare, e mi alzai di scatto, inciampando sui miei stessi piedi e facendomi sorreggere ( ANCORA! ) da quell' opportunista di Ikuto < COSA STATE FACENDO ?! >
ero arrabbiata con Ikuto che mi aveva messo in una situazione del genere... però la mia bocca non riuscì a non piegarsi in un sorriso.. mi era piaciuto un po' il fatto che lui mi avesse baciata perchè anche lui un po' mi voleva quindi... no aspetta, lui era abituato a baciare ragazze e poi lo conoscevo appena, come facevo a sentirmi così ?
“ Calma Amu un problema alla volta “ infatti, la ragazza continuava ad urlarmi contro scuotendomi per le spalle, ma non riuscivo a capire cosa dicesse visto che parlava troppo velocemente
< Ti vuoi calmare !? > mi era uscito spontaneo, di getto, e lei era rimasta di sasso, ferma al suo posto, credo non fosse abituata a sentire risposte del genere.
Il suo volto stupito riacquistò la “ maschera assassina “ e sorrise, anzi si esibì in un vero e proprio ghigno malefico degno di un demone psicotico < Carina, sai quante fiamme ha avuto il mio fratellino ? >
coosa ?! Fratellino?! Fra – tel – li – no ?! Mi girai verso Ikuto che scuoteva piano la testa, guardandomi con occhi spenti.. ma perchè ?
La bionda probabilmente vide qualcosa nel mio sguardo che le fece allargare quel ghigno mostruoso < solo negli ultimi due mesi, cinque > dove voleva puntare ? Ero già abbastanza sconvolta per la storia del “fratellino “ ci mancava questa.. e comunque sapevo benissimo che tipo era quel ragazzo: il tipico figo della scuola, che tutte vogliono ma nessuna ha mai davvero
< Lo so > dissi semplicemente, anche se un qualcosa di affilato iniziò a infiltrarsi nella felicità provata poco prima... così tante ragazze? Quindi anche io ero solo un giocattolo, la bambolina del momento...
“ Amu svegliati dai... come fa un ragazzo come lui a innamorarsi di te? Dopo solo due giorni perlopiù... tu sei solo la bambolina di scorta, l'ingenua ragazzina conquistata in poco tempo... “
< E allora se lo sai perchè sei ancora qui? Perchè non te ne vai a giocare con la tua amichetta e ci lasci in pace ? > la coltellata stava arrivando sempre più veloce, lo sentivo  < Tanto sei solo la cozza di scorta del momento, lo sai vero ? Pensi di essere così diversa dalle altre ? Ti comunico che non lo sei carina >
STRAC... il mio cuore che reclamava una pausa... non l'avevo messo bene a fuoco, ma sapevo come quel ragazzo mi influenzasse, come, da quella mattina, mi fossi sentita sempre felice con lui e ora la verità più dura, ma che avevo sempre saputo dal primo sguardo: io ero la riserva... non capivo neanche perchè la cosa mi ferisse così tanto poi: solo un invito ad uscire e pensavo di essere a posto per sempre ?
Nonostante tutto non potevo darla vinta a quella strega che mi guardava soddisfatta < E tu chi credi di essere allora ? La reginetta del mondo ? Be' tesoro ti comunico che non lo sei.. e se credi di poter andare in giro e sventolare i tuoi bei capelli per ottenere quello che vuoi... be' ti sbagli... comunque grazie per avere messo in chiaro l' evidenza.. > ma cosa stavo dicendo ? Un' evidenza inesistente, dato che fino a poco fa era solo un dubbio <... ma la prossima volta puoi anche evitare la ripassata di coscienza e stare un po' zitta.. non vorrei che la tua bella voce si rovinasse > avevo lottato contro me stessa per acquisire un' aria indifferente e superiore che non mi apparteneva, ma che molte volte mi era capitato di usare come corazza, e ora gliela stavo sventolando in faccia < Ah, un'ultima cosa... la prossima volta che vuoi allontanare qualcuno dal tuo caro fratellino... evita di dire questo particolare.. non fa effetto capisci ? > e poi mi ero girata e, superando la piccola folla che si era radunata intorno alla discussione, mi ero messa a correre, mentre una lacrima solcava la mia guancia.
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Perdonatemi per tutto questo ritardo ma la scuola non mi lascia pace!
Quindi perdonatemi e be' spero che la storia vi piaccia <3

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Capitolo 6
*** ...FINE? ***


~~Mi ero rannicchiata su un muretto in riva al mare, sotto un albero i cui rami pendevano stanchi, come se non avessero più le forze per alzarsi... come me in fondo.
Non sapevo da quando tempo ero lì seduta, ma avevo deciso che non avrei pianto, e quindi avevo trattenuto la marea che avevo dentro e mi ero messa a guardare il mare, come ipnotizzata dal ritmico scrosciare delle onde; giochi di luce danzavano sulla superficie e rimasi ad osservarli, aspettando l'arrivo di un gatto blu che non sarebbe mai arrivato perchè, diciamoci la verità, che ragione avrebbe avuto di venire da me per consolarmi lasciando tutto il resto?
Nessuna.
Un po' come quelle lame di luce che, nonostante tutto, non avrebbero mai lasciato il cielo per raggiungere il mare, anche si divertivano a specchiercisi.
DRINN DRINN il telefono aveva iniziato a squillare e io mi ero alzata piano, ignorandolo: chiunque fosse stato poteva andarsene al diavolo, e, se erano Rima, Yaya o Tadase li avrei visti di li a poco in albergo. Mi ero incamminata e un po' confusa avevo cercato la strada, non trovandola ovviamente... perchè ero così stupida?! Dannazione avevo seguito il mio momento di crisi e non avevo badato alla strada..e ora? Forse avrei dovuto chiamare qualcuno, ma chi se non sapevo neanche io dov'ero?
Una voce già sentita stava cercando di raggiungermi nel mio scudo di confusione e leggera disperazione ma non avevo voglia di voltarmi, se voleva davvero parlarmi mi sarebbe corso dietro... d'altra parte gli amici non fanno così?
Una mano sulla spalla, mi ero voltata ed ecco il ragazzo dai capelli lunghi di quel pomeriggio... la delusione mi aveva schiacciato ancora di più.. ma perchè delusa? Basta NON sarebbe venuto e poi perchè mi interessava così tanto di lui?
Il ragazzo aveva il fiatone < Amu.. ti stiamo cercando da mezz'ora! Rima si è preoccupata tantissimo! > poi aveva alzato la cornetta del telefono e aveva chiamato qualcuno (Rima sicuramente) che aveva iniziato a sbraitare dall'altro lato del telefono, riuscivo addirittura a sentirne la voce oltre il mio stato catatonico
< Sisi te la porto subito >
il ragazzo aveva messo il telefonino in tasca e mi aveva guardato con un aria dispiciuta < Sei nei guai lo sai vero? > mi ero limitata ad annuire girandomi e incamminandomi per la strada
< Allora non devi portarmi all'ergastolo? > o si Rima poteva essere spietata ma solo perchè mi voleva bene, ormai l'avevo capito e avevo imparato ad apprezzare anche questo lato di lei, anche se era molto terrificante
< Ah si > il moro si era messo al mio fianco e si era portato le braccia dietro la testa < Lo so che non sono affari miei ma... perchè non sei ancora tornata all' hotel? Sono le 8! >
ma cosa voleva questo? Okkey avevo fatto preoccupare qualcuno ma lui manco lo conoscevo, che gli fregava?
< Scusa ma le conoscenze di questi giorni mi sono bastate, mi limito a convivere passivamente con te ma non voglio fare conversazione. Grazie > l' avevo guardato un attimo, con aria assente, e nel vedere la sua aria stupita mi ero sentita in colpa... “ Miss acidità è arrivata tra voi e si prepara a stravolgere tutti con le sue paroline tanto carine.. “
mi ero fermata un attimo e avevo fatto un respiro profondo < Okkey scusami, è che oggi non è stata per niente una bella giornata ma non volevo offenderti... come ti chiami? > dai la ripresa andava un po' meglio
< Nagihiko, piacere >
aveva lo stesso tono dolce di prima nonostante gli avessi risposto in quel modo e la cosa mi fece sentire, per qualche sconosciuto motivo, ancora più in colpa... camminammo in silenzio per una decina di minuti, durante i quali mi limitai a camminare di fianco a Nagihiko senza parlare e guardando basso, ma ogni tanto sentivo che lui si girava per vedere se lo seguivo ancora o se mi fossi volatilizzata da un momento all' altro.
Arrivati all'hotel Rima mi aspettava implacabile, ma, alla vista della mia faccia si limitò a tirarmi un pacca sulla fronte, dicendomi di non farla più spaventare così, poi mi aveva preso per mano e portato fino alla porta, dove mi spettava la vera pena
< Amu >
< Ikuto > dissi in tono freddo, distaccato                                                                                                                                                                                                              
< Possiamo parlare un attimo? > qualcosa in me si riaccese, ma lo spensi subito. Ero stata una stupida e non ci avrei più creduto
< Come vuoi > sempre stesso tono neutro, perfetto; allora lui mi aveva preso per mano e portato sul fianco dell'albergo, in un vialetto costeggiato da un cespuglio di fiori rosa
< Mi spiace per Utau, lei a volte non sa quello che dice... > era impacciato, e la cosa mi avrebbe fatto intenerire se non fossi stata così determinata a non cedere, un paio di giorni appena mi avevano sconvolta, e ora avevo intenzione di cancellarli del tutto
< No lei sa benissimo cosa dice e lo dice molto bene, davvero > i suoi occhi si erano spalancati... era la prima volta che lo vedevo così, ma d'altraparte in questo poco tempo come pretendevo di conoscerlo?
< Amu ti senti bene? > ah – ah e me lo chiedeva pure? Poteva pensarci subito a difendermi
< Benissimo, e ora se questa splendida conversazione è finita vorrei mangiare > avevo fatto per andarmene ma lui mi aveva afferrato il polso, e il mio cuore aveva dato un colpo più profondo, quasi doloroso
< Amu ma cosa ti è preso? Cosa ti ho fatto io ? > aveva un tono sorpreso, quasi amaro, ma non m'importava; mi ero girata con gli occhi lucidi ed ero esplosa
< Cosa c'è?! C'è che tua sorella ha ragione, io sono una delle tante con cui ti vuoi divertire, una facile e timida che neanche si è accorta del tuo giochetto!  Potevi difendermi prima ma non l'hai fatto e quindi ho aperto gli occhi. Si perchè in due giorni chi si innamora di qualcuno? Nessuno esatto! Quindi ora vado se non ti dispiace > e con uno strattone avevo ritirato la mano e me ne ero andata, con la gola secca e il cuore a pezzi, mentre uno scioccato Ikuto stava lì fermo con la bocca socchiusa,
< Io... > sussurò, quando ormai non potevo più sentirlo.

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Okkey scusatemi questo è un po' lunghino ma non ho potuto tagliare pezzi.. se siete arrivati a leggermi qua vuol dire che avete avuto la pazienza di leggere tutto il testo e per questo vi ringrazio molto <3
Spero recensirete anche perchè vorrei sapere se secondo voi la storia è troppo veloce oppure se prosegue abbastanza fluida.. dopo questo bè vi saluto e vi mando un bacio, a presto<3

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Capitolo 7
*** amici (?!) ***


~~Il giorno seguente l'avevo passato sulla sdraio, con le cuffiette nelle orecchie e gli occhi chiusi. Non volevo sentire nessuno se non il suono della voce dei miei cantanti preferiti.
Con Ikuto ero stata davvero cattiva, lo sapevo, ma sapevo anche che non ci sarebbe stato altro modo...ma se a lui fossi piaciuta davvero?
“ No, basta con Amu “
ed ero sprofondata in un assolo di chitarra accompagnato da una voce dolcissima e malinconica.
Quella sera, dopo mangiato, i professori avevano fatto riunire le sezioni A e D, e con lo sguardo non potei fare a meno di cercare Ikuto, che se ne stava fermo e con lo sguardo basso, senza partecipare alla conversazione dei suoi amici. La cosa mi fece piacere...probabilmente stavo diventando una sadica ormai e pensavo che lui stesse male per me, ma, cosa ancora più probabile, lui non era così assorto e triste a causa mia,ma per qualche altro problema.
“ Quindi Amu smettila davvero di pensare a cose impossibili e ascolta il discorso “; mi ero quindi voltata, pronta ad ascoltare il professore Hokkaido.
< Allora ragazzi, per ringraziare l'hotel e i suoi dipendenti e ospiti dell'ospitalità, l'ultima sera faremo uno spettacolo >
* entusiasmo generale *
< Calma, calma... lo spettacolo sarà un omaggio a un grande classico, la bella e la bestia > qualche ragazzo applaudì, qualche altro espresse la propria delusione, mentre il professore portava una grande boccia di vetro piena di bigliettina su un tavolino poggiato sul palco.
< I ruoli verranno scelti a sorteggio, così nessuno potrà lamentarsi. Non tutti parteciperanno allo spettacolo, perchè ci sarà bisogno anche di qualcuno che rivisiti il copione, che gestisca luci, audio e che diriga tutti i futuri attori. Quindi procediamo con l'estrazione > a questo punto avevo iniziato ad agitarmi, come succedeva sempre quando c'era una cosa del genere... e se fossi capitata nel ruolo della bella? Come avrei fatto a recitare davanti a tutte quelle persone?! E se invece fossi stata il candelabro, o la tazzina? Troppo imbarazzante!
Un silenzio di tomba era sceso nella sala, e il professore aveva estratto il primo bigliettino < Il ruolo della Bella sarà interpretato da... Amu Hinamori! >
una buona parte della sala si era girata verso di me, chi con invidia, chi semplicemente per rivolgermi un sorriso, mentre la mia ansia cresceva
“ Tranquilla Amu, è uno spettacolo! Devi stare tranquilla e sperare in una buona bestia. "
  Ora l'intera classe si era voltata prima verso di me e poi verso di lui, facendomi morire dall'imbarazzo                                                                                                            
“ Dicevi che sarebbe stata una cosa facile eh? “ e il mio altro me- stessa non poteva che avere ragione.
Avevo trascorso il resto della serata in uno stato catatonico, e Rima aveva dovuto scuotermi per un paio di minuti prima che recepissi il messaggio che era l'ora di andare in camera.
Messo il pigiama, mi ero seduta sul letto e avevo guardato le mie due amiche < Scusate ma voi che ruoli avete ricevuto? > Yaya mi aveva lanciato un'occhiata furba e Rima aveva fatto un sorrisetto < Eri proprio andata eh? Io sarò un'addetta al copione mentre Yaya...>                                                                                            
< Io sarò la piccola tazzina, Chicco! > aveva esclamato tutta contenta, ed ero sicura che non ci sarebbe stato ruolo più azzeccato
< Tu invece sarai la Bella e alla fine dovrai perdonare quella brutta e orrenda Bestia e poi >
< Lui ti prenderà una mano e.. >
< Si arriverà all'attesissimo bacio ! >
Rima e Yaya si completavano le frasi a vicenda e questo, unito ai sorrisetti maliziosi mi aveva fatto venire i brividi, aumentati dal pensiero di dover passare, nei giorni seguenti, così tanto tempo con Ikuto..   < Non fatemici pensare .. > avevo sbuffato, prima di coprirmi con le coperte e lasciarmi cadere tra le braccia di Morfeo.
Il pomeriggio seguente, mi avevano trattenuta per un'ora in una stanzetta candida, dove avevano preso le misure per gli abiti di scena, di cui avevo visto i meravigliosi disegni. Il problema non fu stare ferma per tutto quel tempo con i muscoli irrigiditi, bensì il fatto di avere davanti quella stupenda “bestia”, che le ragazze assiepiate nella stanza non potevano fare a meno di guardare. La cosa mi diede fastidio, sopratutto quando una gallina gli si avvicinò con la scusa di dover prendere le misure per il colletto e simulò una perfetta caduta: Ikuto la prese al volo e finirono vicini, troppo vicini.    
Lui la guardò fisso negli occhi, e poi guardò subito me, che avevo distolto lo sguardo e sentito lo stomaco che pulsava sempre di più. Si, perchè quando qualcosa mi fa stare male, io non ho i colpi al cuore o cose del genere, ma ho una sensazione più o meno all'altezza dello stomaco, che mi ha portato molte volte a credere che il mio cuore si fosse spostato dalla sua sede. Dieci minuti dopo ero riuscita a sgattaiolare via, e mi ero seduta sul bordo della piscina, dove alcuni bambini facevano il bagno insieme. Li avevo guardati con un misto di dolcezza e malinconia, perchè anche io sarei voluta essere spensierata come loro.
< Amu.. > la voce che ormai avrei riconosciuto tra mille mi aveva riscosso dalla mia ”trance” e un ragazzo bellissimo si era seduto accanto a me, con le gambe in ammollo.
< Ascolta lo so che ho sbagliato, io non volevo. Anzi si, volevo che tu venissi con me ma avrei voluto, anzi, avrei dovuto difenderti > aveva uno sguardo serio e dispiaciuto, che fece gocciolare il pezzo di ghiaccio in cui avevo rinchiuso il mio cuore. No, non avrei dovuto arrendermi così.
< Non è colpa tua... anzi si lo è. Mi hai ingannato e mi hai trattato come un giocattolo > avevo mantenuto un tono freddo, lo stesso che gli avevo indirizzato il pomeriggio precedente, ottimo.
< Io non ti ho ingannato, se solo tu avessi asp.. > ma un bambino si era avvicinato e mi aveva tirato il costume da bagno, chiedendomi di aiutarlo ad uscire dalla piscina, allora Ikuto si era sporto in avanti e l'aveva preso in braccio, sistemandolo sul bordo < Glazie, signole! Ah e poi non dovete litigale, è più bello essele amici sapete? > e detto questo se n'era andato, con la tipica camminata paccioccosa dei bambini,
< Ha ragione, dovremmo essere amici noi due, anche perchè non posso recitare con te sapendo che mi odi > io ero rimasta in silenzio, e continuavo a fissare ostinatamente il bambino che se ne era andato, evitando lo sguardo del ragazzo:   “ AMICI?! A - M – I – C - I ?! Come potevo essere amica di un ragazzo che mi faceva venire i brividi se solo mi sfiorava?
< Okkey, recepito il messaggio... vado a chiedere una sostituzione... ti troverò un'altra bestia > sorridendo mesto aveva fatto per uscire dalla piscina, ma con una mano l'avevo trattenuto, interrompendo subito il contatto, che mi aveva provocato un'altra capriola nello stomaco < Va bene... > e avevo cercato di sorridere, mentre il sorriso più bello che avessi mai visto illuminava il viso di Ikuto.
“ Amici ?! Bella roba, complienti Amu... "
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Scusatemi ancora per la pessima grafica, ma sono arrivata a capire che l'editor mi odia! -__-
Scusate anche se ci metto tanto a pubblicare ogni capitolo, ma ormai sono iniziati gli esami e quindi lo studio mi sta prosciugando haha
Ringrazio tutte voi stupende lettrici e recensori, bacibaci<3

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Capitolo 8
*** la bella e il principino ***


~~Mi ero congedata poco dopo con un sorriso, solo per poi correre in camera e tuffarmi sul letto, infilarmi le cuffie e sbollire..che cosa? Irritazione, rabbia, delusione? Si probabilmente tutti e tre questi macigni... avrei voluto alzarmi e gridare a quello scemo che non potevamo essere amici, ma a quanto pare il suo sorriso aveva vinto, ancora un volta.
Cliccavo distrattamente sulla freccina dell'ipod per cambiare canzone, quando le note della canzone perfetta per quel momento si erano infiltrate nella mia mente, conquistandomi. La Pausini e la sua voce dolce e malinconica, mentre cantava “ Il mio sbaglio più grande “ mi avevano fatto venire le lacrime agli occhi, lacrime che lasciavo scivolare lungo le guance, e cadere dolcemente sul letto.
“ Lo sai, tu mi hai messo nei guai, i miei occhi sono isole, dove non viaggi mai “ si, delle isole sperdute che avevano bisogno di essere esplorate da un pirata... un pirata che le aveva saccheggiate e poi lasciate andare alla deriva...
“ È durato un flash, mi ero illusa di noi, ma con l'istinto di una donna oggi so chi sei, un gioco che non vinco mai “ si, è durato un attimo, ma ero certa che fosse qualcosina di più, ma dai, siamo realisti, un noi non c'era mai stato; e si, un gioco meraviglioso che mi aveva catturato e che cercavo di vincere sempre, un gioco che alla fine vinceva sempre me.
“ Dimmi, dimmi come stai, sembri un angelo depresso che non vola mai... “ un angelo bellissimo caduto dal paradiso...
“ Giuro che ti sposerei, ma c'è nascosto un diavolo nelle lacrime che mi dai! ”  un diavolo che sembrava quasi non accorgersi dei danni che combinava, della distruzione che aveva lasciato dentro di me...
“ Mi contraddico coi miei baci ma è così... tu spegni tutte le luci, va da se che sono persa di te ”  persa in un modo ormai irrimediabile, totamente preda dei tuoi occhi che sembravano un oceano che mi chiedeva di perdermi al loro interno, o un libro dalla bella copertina che chiedeva solo di essere aperto, un libro che non avrei mai dovuto aprire...
“ Sei il mio sbaglio più grande, ma che rifarei! ” la strofa si commentava da sola...
Mi ero voltata a pancia in giù, nascondendo il viso tra le braccia, quando una mano mi aveva toccato la spalla: ero sobbalzata, mentre un grido soffocato mi usciva dalle labbra < Ta- Tadase, volevi farmi morire di spavento ?! > mi ero seduta, e avevo cercato di fare un sorriso, ma probabilmente l'operazione non era riuscita, perchè lui si era messo a fissarmi, con lo sguardo di chi presto avrebbe scoperto tutto, lo sapevo.
< Amu cosa è successo ? È da ieri che sei strana: parli poco, ti perdi nei tuoi pensieri, non sorridi... cosa è successo ? > e con un respiro gli avevo raccontato tutta la storia, con imbarazzo in alcuni punti, ma soprattutto con una grande tristezza, si, perchè ormai quella era appunto solo una storia, non il presente, solo un insieme di ricordi che mi avrebbe tenuto compagnia per parecchio tempo...
< Ah quello Tsukiyomi! Vuoi che lo prenda a schiaffi ? Sisi ora vado giù e gli tiro una cartella! > la sua aria preoccupata e l'insolita determinazione gli davano un'aria buffa  ( immaginate un piccolo principe azzurro che si agita, con il ciuffetto che si muove a ogni parola e gli occhi marroni infuocati, i pugni stretti e la faccia in una smorfia, pronto a battersi con il “ re della strada ”..troppo carino! ) e allora ero scoppiata a ridere, prima piano, e poi sempre più di gusto, fino a quando anche lui, all'inizio un po' offeso, si era unito alla risata. Alla fine, ci ervamo trovati sdraiati a pancia in su sul letto, uno vicino all'altra, mentre pensavo a quando fossi fortunata ad avere un amico del genere.
< Sai Amu, ci ho pensato un po' e sono arrivato alla conclusione che tu piaci a quel ragazzo... > mi ero tirata su e l'avevo guardata stupita < Quel ragazzo chi? >
< Ikuto no? > non stava scherzando, anzi il tono era serissimo
< Taddy ti stai sbagliando... > allora anche lui si era girato su un fianco, appoggiando il viso al braccio < No, non sto sbagliando però.. Taddy?  Mi – hai – dato – il – nome – di – una – scimmia ?! > e, tenendomi la pancia, ero scoppiata ancora a ridere, mentre quel tesoro di ragazzo mi guardava ancora in cagnesco, anche se con un sorriso sul viso.

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Capitolo 9
*** la bestia ***


~~Ero appoggiato alla porta, e ascoltavo la conversazione... no, non stavo origliando, volevo solo chiamare Amu per andare a mangiare... ma a quanto pare era impegnata a divertirsi con qualcuno, e volevo tanto sapere chi fosse.
Peccato che le porte erano troppo spesse, e quindi riuscivo solo a sentire le risate e non i discorsi bisbigliati. Una strana sensazione mi aveva attanagliato lo stomaco, spingendomi a bussare alla porta per interrompere quel...qualsiasi cosa fosse .
Un ragazzino biondo era venuto ad aprire con un sorriso sulle labbra, ma appena mi aveva visto lo sguardo si era indurito; si era girato, continuando a tenere gli occhi fissi su di me e aveva urlato < Amu hai visite! Ma prima di venire sciacquati la faccia che sembri un panda! > avevo sentito una voce, la sua voce, alzarsi scherzosa da dentro alla stanza < Senti scimmietta dei miei stivali, io non sembro un panda e poi i panda sono molto... > ma una volta alla porta mi aveva visto, e le parole si erano interrotte, cadendole dalle labbra e schiantandosi per terra.
< Teneri > avevo concluso io, notando le strisce di quello che doveva essere mascara partire dalle lunghe ciglia e arrivare a metà guancia, mentre due aloni neri, probabilmente di matita, le contornavano gli occhi. Nonostante fosse conciata a quel modo, la trovai bellissima, e dovetti fare ricorso a tutte le mie forze per non baciarla all'istante.
Aspetta però, perchè era conciata così?
< Piccolo e dolce panda, perchè sei conciato così? > non sapevo se dovessi essere preoccupato o sarcastico, ma qualcosa mi diceva che la prima opzione era la giusta... avrei voluto picchiare chiunque l'avesse conciata così... chiunque avesse fatto spegnere quella piccola stella che da qualche giorno aveva deciso di illuminarmi.
Lei aveva guardato preoccupata il biondino, che l'aveva spinta dentro < Ci penso io, vai pure a prepararti > l'aveva rassicurata, per poi rinchiuderla nella sua stessa stanza.
Poi si era girato verso di me, con uno sguardo minaccioso < Senti, la fai stare male, la deludi, okkey. Ma poi non fare il ragazzo innocente che si preoccupa per lei, perchè quell'imbecille che ha conciato così il “ dolce panda ” sei tu. Imbecille > detto questo se ne era andato, urlando un < Ci vediamo giù Amu! >.
Avevo spalancato gli occhi, che si erano puntati sulla porta, come se potessi vederla oltre quella barriera; avevo allungato una mano, lasciandola subito ricadere.       
Ero un mostro. Ma non potevo mentire a me stesso: mi piaceva. Mi piaceva da morire. Ma non come tutte le altre, no, non mi piaceva solo perchè era bella... anzi si, lei era bellissima. Era bella con i capelli confetto spettinati e gli aloni intorno agli occhi. Era bella con il sorriso che le illuminava il viso. Era bella quando agitava i pugni in aria con l'espressione imbronciata. Era bella quando si mordeva il labbro inferiore, indecisa su qualcosa. Era bella quando spalancava gli occhi e osservava meravigliata qualcosa. Era bella quando osservava rapita un punto non precisato, persa nei suoi pensieri. Era bella quando... era bella e basta, dentro e fuori, un po' come i cioccolatini. Lei però, a differenza di questi, non si consumava, ma rimaneva lì, inconscia del suo effetto su di me.
La sua voce squillante mi aveva risvegliato dai miei pensieri < Eccomi, scusa per l'attesa > aveva un vestito bianco, leggero, che le fasciava la piccola vita e il seno e le arrivava a metà coscia, facendo vedere le gambe snelle e sinuose; ma come al solito, il viso era la parte che preferivo, e che non riuscivo a smettere di guardare: un filo di matita le incorniciava gli occhi color miele che sfuggivano al mio sguardo, e le guance arrossate la rendevano simile alle principesse delle favole.
Un brivido mi era risalito lungo la schiena, mentre la voglia di attirarla a me era sempre più forte. Avevo allungato un braccio verso di lei per fare ciò che avrei fatto con chiunque altra, lei aveva trattenuto il fiato, ma mi ero fermato a mezz'aria, porgendoglielo come si vedeva nei vecchi film.
Non l'avrei fatta più piangere.
Così, in silenzio, con il suo braccio appoggiato al mio ci eravamo incamminati verso l'ascensore.
 

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Capitolo 10
*** Lezioni ***


~~Il pomeriggio seguente ci chiamarono a raccolta nella sala che ospitava il palco sulla quale si sarebbe svolto lo spettacolo. Io avrei “ aperto le danze “ per così dire, iniziando con una canzone... cioè, io avrei dovuto cantare davanti a sconosciuti, mentre le luci avrebbero svelato ogni espressione e l'eco ogni stonatura...gesù che ansia!
Quel giorno quindi non vidi Ikuto sul set (se così può essere chiamato).
Il giorno seguente invece, Rima mi portò in una stanza al piano terra, con una parete interamente occupata da una porta finestra che dava su un giardinetto contornato su due lati da dei cespugli di fiori rosa. Oddio, gli stessi del giorno in cui avevo cercato di lasciare andare Ikuto!
Un tornado di emozioni avevano iniziato ad agitarsi nel mio stomaco, e dovetti appoggiarmi al vetro per non cadere
“ ma cosa mi succede? Dai Amu, stai tranquilla “ avevo fatto un respiro profondo e avevo continuato a guardare fuori: una panchina di legno si trovava difronte a una piccola fontanella bianca che rifletteva la luce del sole.
Avevo sentito la porta richiudersi e Rima battibeccare con il ragazzo più stupen... con Ikuto ecco.
Un piccolo sorriso aveva increspato le mie labbra, mentre mi voltavo piano a vedere quei due.
Lui mi faceva questo effetto.. vederlo era un po' come scendere dalla discesa più alta delle montagne russe mentrestavi bevendo la coca cola: mi lasciava senza fiato, ma con un senso di dolcezza e frizzantezza ( dai su con l'italiano ).
Mi ero schiarita la gola, e lui si era subito voltato guardandomi con gli occhi spalancati, quasi come se non si aspettasse di vedermi proprio lì.
Avevo mantenuto il sorriso e mi ero avvicinata, continuando a mantenere lo sguardo incatenato al suo, anche perchè sarebbe stato impossibile distoglierlo... era come chiedermi di rinunciare a una nuotata con 40 gradi e il mare davanti.
Le guance iniziarono ad incendiarsi... perchè mi faceva questo effetto? A lui non interessavo se non come amica, a – mi – ca!
< Allora signorina, mi hanno detto che dobbiamo ballare > aveva detto porgendomi una mano.
Sbuffando guardai truce Rima < A quanto pare dovrò rendermi ridicola anche in questo modo >
La mia amica aveva sorriso furba e si era portata una mano al petto, imitando un annunciatore televisivo < Ma tesoro, non puoi togliere il momento più romantico della storia.. sarebbe come levare la cigliegina alla torta... una tragedia ! > si era poi portata la mano alla fronte con fare melodrammatico, facendomi scoppiare a ridere e impedendomi di videre il sorriso che si era allargato sul viso di Ikuto appena avevo iniziato a ridere.
Si era avvicinato e mi aveva preso fra le braccia, portandomi al centro della stanza, mentre il suo profumo mi mozzava il fiato in gola
< Sa, per sua fortuna sono anche un ballerino provetto > mi aveva sussurrato piano, con il solito sorriso sghembo che amavo
< Be', la cosa non mi consola tanto, perchè in questo caso non potrò darvi la colpa dei miei errori > un risolino era uscito dalla mia gola, mentre continuavo a pensare che parlare in terza persona era simpatico e carino, ma mai quanto le sue mani intorno alla mia vita.. altro che carine, avrei potuto stare lì per sempre!
< Allora ragazzi, il ballo è un viennese lento quindi passo, passo, giravolta, ogni volta dovete guardare dalla parte opposta rispetto alla principale...così > e ci aveva mostrato i passi, una serie che avrebbe potuto uccidermi e che non sarei mai riuscita ad imparare.
Mi ero voltata verso il mio cavaliere, che osservava Rima concentrato, annuendo ogni tanto con lo sguardo perso in non so quale schema di ballo; ero allora tornata a guardare Rima che si muoveva elegante anche da sola, con i lunghi capelli biondi che le sfioravano leggeri la vita e i boccoli ribelli che le accarezzavano il viso e le lunghe ciglie, mentre con gli occhi chiusi danzava per la stanza. Era davvero bellissima, sembrava una fata, e per un momento provai una punta di invidia per la sua grazia e bellezza... perchè io dovevo sempre sembrare un elefante in una cristalleria?
Un rumore pieno e strascicato aveva interrotto il momento, provocato da qualcuno che aveva sfregato le mani contro il vetro, un qualcuno che fissava l'interno della stanza, guardando con occhi sognanti la mia Rima. Nagihiko !
“ Che tenero “ avevo pensato, mentre andavo ad aprire la porta-finestra ridacchiando < È bellissima vero? > avevo sussurrato e lui aveva annuito, continuando a guardare una Rima stupita e imbarazzata.
Eravamo tornati verso Rima e Ikuto, e avevo messo le mani del ragazzo che sarebbe potuto morire d'imbarazzo nel giro di qualche secondo in quelle della mia migliore amica dicendo < Okkey, balliamo >
ero poi tornata tra le braccia di Ikuto e il cuore aveva rispreso a battere più forte, mentre la sua presa si stringeva intorno alla mia vita
< Questo ballo lo sai fare vero? Perchè io non ci ho capito nulla... > avevo sussurrato al suo orecchio, sorridendo imbarazzata < Tranquilla principessa, ci sono io >.
Detto questo mi aveva sollevato piano, facendo appoggiare le punte dei miei piedi alle sue e iniziando a volteggiare per la stanza.
In quel momento che durò un'eternità e pochissimo allo stesso tempo, esistemmo solo noi, io, lui, e una leggera musica canticchiata a bassa voce.
Il suo corpo contro il mio mi incendiava la pelle, che chiedeva quel contatto come acqua dopo giorni di sete; il suo profumo mi inebriava, facendomi girare la testa e i suoi occhi incatenati ai miei mi facevano ribollire dentro di un qualcosa che non avevo mai provato prima, qualcosa di magico e stupendo; qualcosa di cui si legge nelle favole e nelle leggende.
Qualcosa che avrei custodito nonostante tutto, qualcosa che mi avrebbe accompagnato sempre, anche se avessi dovuto nasconderlo.
Un sentimento per cui avrei fatto di tutto nonostante le mie proteste interiori e nonostante l'evidenza.
Un sentimento che superava qualsiasi cosa avessi mai provato.
L'amore.

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Capitolo 11
*** spensieratezza rubata ***


~~Mi godevo il sole stesa sulla sdraio, mentre le urla dei bambini e i rimproveri dei genitori risuonavano nell'aria. Quella mattina ero scesa da sola in spiaggia, dato che Tadase aveva le prove, Yaya si era dileguata e Rima aveva un appuntamento con Nagihiko... il giorno prima era stato una scossa per quei due, ed ero convinta che c'era del tenero tra loro, nonostante l'aria noncurante di Rima durante le mie insinuazioni, ma ero convinta di averla vista arrossire e sorridere un paio di volte....ahh che carini erano.
Un'ombra aveva interrotto i miei pensieri, oscurando il mio amato sole
< Scusa, puoi spostarti? > avevo chiesto mentre mi mettevo a sedere sulla sdraio
< Mi scusi, credevo ti sarebbe piaciuto venire a fare una partita a pallavolo > davanti a me c'era Ikuto in costume da bagno, con il torace scolpito in bella mostra... mi ero persa nel guardare i muscoli, non eccessivi ma ben definiti, salendo a guardare la gola chiara, le labbra sottili, il naso appuntito e, infine, gli occhi che avevano il colore di mille pietre preziose
< I – io non sono molto brava …. > avevo cercato di dire, deglutendo rumorosamente
< Lo sapevo che ero meglio di te > aveva annunciato trionfalmente, con il suo sorrisetto storto, passando la palla che aveva in una mano ( che non avevo minimamente notato ) da una mano affusolata all'altra < Ah si? Dammi quella palla va! > e mi ero alzata di scatto, rubandogli la palla e correndo ridendo verso il campo da pallavolo mentre lui mi inseguiva urlando un  < Tanto vincerò io ! >.
Una volta arrivati in campo, una voce familiare ci aveva fermato < Ragazzi, state per fare una partita? > Kukai ci correva incontro, accompagnato da... Yaya?!
< S – Si > avevo detto, mentre la mia amica scuoteva la mano per salutarmi, gridando < Heeeeey Amu ! >.
< Scuate se ve lo chiedo ma.. come mai voi due siete insieme? > avevo nascosto la mia sorpresa con un sorrisetto malizioso e una gomitata scherzosa a Yaya
< Amu cosa vai a pensare?! Siamo cugini! > aveva esclamato arrossendo e sorridendo
< Mmm va bene dai ci credo haha volete partecipare anche voi? > avevo detto ridendo, rubando la palla ad Ikuto che mi aveva preso in braccio e mi aveva portato sul campo dicendo < Ragazze contro ragazzi? >
< Certo! > avevano esclamato in coro i due cuginetti, posizionandosi ciascuno in una metà del campo; Ikuto mi aveva posato a terra, e mi aveva baciato la mano < Buona partita principessa, ci andrò piano > e si era allontanato, lasciandomi lì a sfiorarmi la mano assorta.
Aspetta, aveva detto che ci sarebbe andato piano... io potevo benissimo competere in uno scontro pari, che sbruffone!
< Tesoro, usa pure tutta la tua forza, vi stracceremo! > avevo urlato verso Ikuto che, anche se mi dava le spalle, sapevo aveva inclinato le labbra in un sorriso, mentre Kukai ridendo aveva urlato < Per la palla! > battendo.
Dopo tanta fatica e sudore ci trovavamo a 15 a 10 per loro, e avevamo stabilito che avrebbe vinto la squadra che sarebbe arrivata per prima a 20 mannaggia!
Mi ero girata verso Yaya, che aveva la fronte sudata e il fiatone < Ci stanno stracciando > avevo constatato, appoggiando i palmi delle mani alle cosce
< Lo so Amu, e non vorrei darti la colpa, però ti sei lasciata scappare di mano la palla tre volte e, quando ti sei lanciata per prenderla, hai finito per lanciaremla in faccia e quasi rompermi il naso! >
avevo sorriso, imbarazzata < Scusa Yaya, è che io sono una frana in questo gioco... però non voglio farlo vincere! > avevo esclamato, guardando alle mie spalle Ikuto che parlottava con Kukai
< Che carini siete > aveva esclamato, dandomi una gomitata maliziosa sul braccio
< Yaya  > avevo mormorato, con la voce da “ Cosa stai dicendo !? Attenta che te lo spezzo davvero il naso “
< Sisi... allora, Amu ora stai sotto rete e concentrati, non pensare a quei muscoli da modello, al viso da favola e agli occhi che ti ipnotizzano okkey? > aveva detto, a voce un po' troppo alta, dato che sia Ikuto ( sorpreso e malizioso ) che Kukai ( ridendo ) si erano girati verso di noi,
< Yayaaa! > avevo urlato, mentre lei mi spingeva ridendo verso la rete.
Era vero, lui aveva tutte queste caratteristiche, e anche molto di più, però Yaya poteva evitare di urlarlo al mondo, come se fossero mie confidenze... cioè io lo pensavo assolutamente, a partire dal fisico da “ modello Abercrombie ” fino agli occhi ipnotici, ma non gliel'avrei mai detto in faccia!
< Allora, il modello è pronto a battere > aveva urlato quello spaccone, lanciando la palla in aria.
Dopo una mezz'ora, avevamo perso 20 a 16... quattro punti sono nulla dai!
C'era stato un momento memorabile poi, in cui mi ero sentita una pallavolista: la palla era alta, e neanche Yaya sarebbe riuscita a prenderla da fondo campo ( o come si chiama ) quindi avevo preso la rincorsa e saltato, allungandomi verso la palla, che avevo schiacciato nel campo avversario.
Tutti erano rimasti a bocca aperta, io compresa, che osservavo la palla sbalordita.
Il mio sguardo si era spostato automaticamente a Ikuto, che mi guardava sbalordito, neanche fossi stata Venere scesa in terra. Avrebbe potuto prendere la palla, dato che era a una decina di centimentri dai suoi piedi, ma era troppo concentrato a guardare... me!
Oddio, non aveva preso la palla perchè stava guardando me! M – E !
“ Aspetta Amu, hai fatto un salto di un metro, ci credo che ti guardava “
la mia voce interiore mi riportò alla realtà, sgonfiandomi come un palloncino...comunque non ero riuscita a trattenermi e avevo urlato < Ah – ah e voi che dite che non sono brava! > .
Ovviamente poi non avevo preso le seguenti due palle, ne avevo tirata una in testa a Kukai e un'altra sulla gamba di Yaya, facendola cadere... davvero un mito.
Una voce strafottente si era avvicinata < Ho vinto > aveva detto Ikuto, con il suo sorrisetto storto, scandendo bene le parole, prima di essere assaltato da una me stessa urlante, che gli saltò in spalla, facendolo cadere; gli avevo fatto una linguaccia e mi ero messa a correre come una pazza, evitando ragazzi e bambini che mi guardavano scocciati o divertiti, mentre Ikuto mi inseguiva agitando in aria la mano
< Se ti prendo... vendetta! > aveva urlato, prima di fare uno scatto e afferrarmi, facendoci cadere entrambi in acqua. Mi tirai su, corrucciata, ma quando lo sentii ridere ogni speranza di fingere di essere arrabbiata si dissolse, mentre ridendo continuavo a guardarlo: gli occhi riflettevano la luce del sole, ed erano pieni di una spensieratezza che non vi avevo mai visto, il viso era rilassato e, mentre rideva, una fossetta deliziosa era sbucata sulla guancia; il sorriso bianchissimo contrastava con la pelle pallida leggermente abbronzata dal sole, e i capelli erano adornati di perline d'acqua che riflettevano i colori dell'arcobaleno... era bellissimo.
Se non ci avessi trascorso l'ultima settimana, avrei creduto che fosse un angelo o una qualche specie di creatura sovrannaturale.
Persa nei miei pensieri avevo allungato un braccio, posandogli una mano sul viso. A quel contatto si era irrigidito, e aveva smesso di ridere, concentrandosi su di me. Mi ero avvicinata piano, fino a sfiorargli le labbra. Sentivo il profumo della salsedine sulla sua pelle mischiato a quel profumo che solo lui aveva.
Sentivo il calore della sua pelle nonostante l'acqua fredda.
Sentivo ogni parte del mio corpo reclamare un suo bacio, un contatto.
Sentivo il mio cuore battere fortissimo.
Mi ero avvicinata ancora di più schiudendo le labbra, e mi ero fermata di colpo.
Che diavolo stavo facendo?!
Noi eravamo amici, lui mi voleva come amica, e io? Io stavo incasinando tutto!
Mi ero sforzata di fare un sorrisetto malizioso, mentre guardavo i suoi occhi profondi e ora innocenti, e avevo assunto un tono scherzoso < Bu > avevo sussurrato, per poi alzarmi di colpo e schizzarlo con l'acqua salata.
Lui era rimasto stupito, fermo lì a fissarmi, ma poi aveva scosso la testa e si era alzato, riniziando a schizzarmi.
Eravamo rimasti così a giocare, mentre cercavo di calmare la tempesta che avevo dentro.
Lui voleva fossimo amici, io volevo stargli vicina, non avrei rovinato tutto.

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Capitolo 12
*** emozioni ***


~~L'invito era arrivato il pomeriggio seguente: mentre uscivamo dalla stanza dove avevamo provato per due ore, lui si era voltato verso di me, appoggiandosi al muro scostandosi la frangetta dal viso < Stasera fanno una festa in spiaggia, mi fai da accompagnatrice? > avevo sorriso, contenta che l'avesse chiesto a me e non a qualcun'altra < Chi la organizza? >
< Non lo so, è in un locale, ma l'importante è andare > aveva esclamato sorridendo e io ero rimasta un po' interdetta < Ma io... non sono stata invitata > avevo detto imbarazzata
< Qui nessuno è invitato, è tutto un passaparola. Allora, verrai? > stavo per rifiutare, ma poi l'avevo guardato negli occhi e l'imbarazzo che sempre provavo quando dovevo stare in un posto con tanta gente che non conoscevo era sparito
< Ahh, okkey >
< Perfetto, alle 9 ti vengo a prendere > aveva detto sorridendo e poi si era voltato, dirigendosi verso la sua stanza
< Aspetta! Come mi devo vestire? > gli avevo urlato dietro, già percorrendo mentalmente tutti i vestiti nell'armadio
< Qualcosa di sexy... anzi no, qualcosa di normale non voglio dover picchiare nessuno > aveva detto per poi sparire dietro all'angolo.
Io ero rimasta lì ferma, pensando al vestito più sexy che avevo portato. Volevo lasciarlo a bocca aperta, volevo che lui si sentise a suo agio nonostante fosse accompagnato da una ragazza “normale”.
“ Amu, di normale a quella festa ci sarai solo tu... tutti gli altri saranno fighetti e fighette che non faranno altro che ricordarti quanto sei sciatta rispetto a loro ” e la solita voce non poteva che avere ragione... in che situazione mi ero cacciata? Merda.
< Rimaaa > mi ero fiondata in camera, spalancando l'armadio e mettendomi a gettare i vestiti più interessanti sul letto
< Cosa c'è Amu? > era uscita dal bagno avvolta in un asciugamano candido e con i capelli raccolti in due enormi chignon; aveva le guance leggermente arrossate e la pelle pallida leggermente ambrata... Naghijko era un ragazzo davvero fortunato.
< Ho bisogno di un aiuto vestito! Ikuto mi ha invitato a una di quelle dannate feste per fighetti e io come una scema ho accettato! E ora non so cosa mettermi e cosa fare per sembrare il meno squallida possibile! > avevo detto tutto d'un fiato per poi buttarmi sul letto, sconfitta
< Tesoro, qualsiasi cosa ti metterai sarai bella comunque, molto di più di tutte le altre ragazze, ma se vuoi essere sexy per fare colpo, hai trovato la ragazza giusta > mi aveva detto, per poi immergersi nell'armadio e tornare con un vestito color crema e un paio di sandali dai tacchi alti
< Me l'ha regalato mia mamma un po' di tempo fa, ma non ho mai trovato l'occasione per indossarlo... a me arriva un pochino sotto al ginocchio, quindi per te sarà perfetto > l'aveva spiegato sul letto e io avevo sgranato gli occhi            
< È... bellissimo.. io n-non posso.. > avevo mormorato sfiorandolo
< Insisto, sarai una bomba stasera, e nessun ragazzo, tantomeno Ikuto non riuscirà a toglierti gli occhi di dosso, garantito > conluse, chiudendo la conversazione.
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Ero nervoso. Era ormai la terza volta che guardavo il cellulare, per controllare l'ora. Per la prima volta nella mia vita, avevo paura che una ragazza non venisse ad un appuntamento. Alzai gli occhi verso l'ingresso, agitando nervoso la gamba. Mi scostai capelli dal viso, continuando a guardare verso l'ingresso, e poi la vidi e rimasi senza fiato.
Aveva un vestito chiaro, che si abbinava ai suoi occhi miele, corto, molto corto... le fasciava il corpo, più o meno fino a metà coscia, le metteva in risalto i fianchi eleganti, la pancia piatta il piccolo seno e le gambe affusolate; dalla scollatura partiva una striscia di pizzo, che le avvolgeva tutto il braccio sinistro, facendo contrasto con la carnagione ambrata.
Si era avvicinata, e le avevo fatto fare una piroetta, guardandola a 360° e rimanendo ancora più affascinato quando il suo viso si avvicinò al mio: aveva un trucco leggero, che le evidenziava gli occhi color miele, e i capelli confetto erano acconciati in una treccia che le ricadeva fino al seno, mettendolo ancora più in risalto.
Non le occorrevano trucco pesante o frasi sconce, lei era così bella che ti lasciava senza fiato, non aveva bisogno di essere un volgare, lei era una rosa: rara, delicata, bella, ma anche forte.
< Allora? > lo sguardo incerto e le guance arrossate la rendevano ancora più bella
< Sei bellissima...anche se dovrai cambiarti > era rimasta di stucco, e aveva aperto le labbra sottili < Che? >
< Non posso portarti in giro, e soprattutto ad una festa vestita così... non potrò lasciarti neanche un secondo > un sorriso le era apparso sul viso, illuminato dalla luce della luna  < Meglio allora... > e si era incamminata, prendendomi la mano.
Quando arrivammo nel locale sulla spiaggia, gli sguardi di più di metà dei ragazzi si girarono verso di noi, o meglio, verso di lei, che guardava assorta le luci della pista da ballo < Principessa, stammi vicino > avevo detto, stringendola ancora di più.
Lei barcollò un pochino sui tacchi abbinati al vestito, aggrappandosi a me per arrivare al bar. Bevvi una birra, mentre lei faceva vagare lo sguardo da me alla pista 
< Ti va di ballare? >  le avevo chiesto, e prima di sentire la sua risposta l'avevo portata sulla pista, dove l'avevo afferrata per i fianchi in modo protettivo, nessuno avrebbe dovuto avvicinarsi a lei. Iniziò a muoversi tra le mie braccia, sollevando sguardi maliziosi di molti ragazzi; non potevo dar torto a nessuno di loro: era bellissima, ma non volgare come la maggior parte delle ragazze in quel locale... lei sembrava una fata, o una qualche specie di creatura celeste, bella e innocente, ma comunque con quella luce furba e dolce negli occhi, che la rendeva ancora più bella e sexy...
< Hey Ikuto > la voce seducente di una ragazza mi raggiunse alle spalle
< Hey Lacey > avevo detto, voltandomi appena
< Lei chi è? > aveva continuato sorridente, indicando Amu
< Lei è Amu, la mia ballerina privata > avevo detto sorridendo, per poi voltarmi e continuare a ballare con il mio angelo, che mi guardava riconoscente.
< Allora principessa, ti diverti? > le avevo sussurrato all'orecchio, appoggiando il petto alla sua schiena e lei si era voltata, allacciandomi le braccia dietro al collo e alzandosi sulle punte per avvicinarsi al mio viso
< Molto, anche se berrei volentieri qualcosa, preferibilmente senza ubriacarmi > aveva detto ansimante, mentre un sorriso le illuminava il volto.
Mi ero fatto largo tra la folla, facendo cenni di qua e di là, fino ad arrivare al bar.
< Un pink mojito e una birra > avevo ordinato, per poi girarmi e guardarla mentre assaggiava il suo drink < mmm > aveva detto, leccandosi il labbro superiore con un gesto estremamente sexy < Mi piace ma... è alcolico? > aveva chiesto guardandolo dubbiosa
< Tranquilla, non sono il tipo che fa ubriacare i miti agnellini, è tra i drink meno alcolici >
allora aveva preso in mano il bicchiere con un sorriso divertito, girando il liquido all'interno con la cannuccia nera, avvicinandola ogni tanto alla bocca e guardando rapita la pista
< Sai, non avrei mai pensato di poterlo fare... > aveva detto assorta
< Cosa? >
< Questo > aveva detto, allargando le braccia per indicare tutto il locale < Io con un paio di tacchi alti in mezzo a una pista da ballo con gente che non conosco.
Io in mezzo a tutte queste ragazze bellissime che riesco comunque a sentirmi a mio agio... >
< Al massimo sono loro che dovrebbero non sentirsi a proprio agio con te vicino, non ti accorgi dell'effetto che fai > avevo detto, spostando lo sguardo su un paio di ragazzi seduti al bancone che la fissavano famelici
< come ? > chiese, avvicinandosi; io sapevo che aveva sentito, aveva sentito benissimo, si capiva dal sorriso che le tendeva le labbra
< Hai capito benissimo.. > avevo detto avvicinandomi e appoggiandole le labbra appena sotto l'orecchio < Sei bellissima sta sera, e non lo penso solo io... però sono l'unico che può godere della tua compagnia > avevo continuato, spostando le labbra sul suo collo, godendo di ogni centimetro della sua pelle.
Stava trattenendo il respiro, e sentivo i brividi che le percorrevano la schiena. Mi faceva impazzire, e il mio autocontrollo stava deicsamente andando al diavolo.
Il suo profumo mi mandava in confusione: sapeva di...di tante cose. Come quando entri in profumeria e tanti profumi ti saltano addosso, in un miscuglio delizioso. Ecco, lei era così. Dolce, frizzante, salata, sensuale.... Mi dava alla testa.
Spostai la mano sulla sua schiena, facendo scorrere piano le dita.
< IKUTO! > una voce acuta aveva interrotto il momento. Utau. Dannazione, perchè doveva essere sempre in zona? Io le volevo bene, era mia sorella, ma a volte non la sopportavo davvero.
< Utau > la voce di Amu, anche se fredda, tradiva tutta la sua tensione. Oramai la conoscevo, e coglievo le sfumature nei suoi movimenti, nel suo sguardo, nella sua voce.
< Cosa ci fai ancora con Ikuto?! > aveva starnazzato Utau, spingendo Amu. Ora, lo so che con le ragazze bisogna essere gentili, soprattutto in quel periodo del mese, ma Utau era in quel periodo praticamente da quattro anni, era ora di darle una raddrizzata.
Avevo spostato il dito che Utau puntava contro Amu, e avevo preso per mano la mia rosa, che fissava la scena stupita < Devi finirla chiaro? Fino ad ora non ho detto nulla, semplicemente perchè quelle ragazze erano un passatempo per me, tanto quanto io lo ero per loro, ma Amu è diversa, e io non ti permetto di parlarle così chiaro? Quindi ora gira i tacchi e torna a casa > avevo detto duro, portando poi Amu in pista.
< Grazie > un sorriso le increspava le labbra, e io sentii il cuore scaldarsi.
Ballammo per una ventina di minuti, e io la tenni ancora più stretta a me, le mani perennemente sui suoi fianchi.
Sentivo gli sguardi di metà sala su di noi, chi per la scenata di Utau, chi per lei, chi per me.
< Senti, usciamo? Conosco un posto mmm magico > le avevo sussurrato all'orecchio
< Okkey > aveva esclamato, afferrando la mia mano e camminando con me verso la porta.
Era la prima volta che non sopportavo gli sguardi degli altri.
Cosa mi stava facendo quella ragazza?

 

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Capitolo 13
*** magia ***


~~Camminavamo da poco, una mano a tenere i tacchi assassini, e l'altra stretta nella sua.
Quel contatto mi trasmetteva una piccola scossa, che arrivava al cuore e lo faceva battere sempre più forte. Probabilmente stavo entrando in imperventilazione, dopo tutto quello che era accaduto quella sera: i complimenti, ballare, la ripicca con Utau, quei baci... e ora questo. Come potevo sopravvivere ad una serata del genere?
< Di qua > la sua voce dolce mi aveva riscosso, e le sue mani si erano strette sulla mia vita, per issarmi su una sporgenza < Dove mi stai portando? >
un sorriso furbo si allargò sul suo bel viso < Sorpresa >
< Uff, e se non mi piacessero le sorprese? > avevo detto, fingendomi imbronciata mentre scavalcavo un cespuglio
< Allora non ti piace la vita > aveva uno sguardo serio, concentrato sulla mia reazione
< A no? >
< No... la vita è un po' come gli ovetti kinder, non sai mai cosa puoi trovarci dentro >
il suo ragionamento, nonostante fosse insolito, aveva una sua strana logica
< Be' allora la vita è anche bella... l'ovetto è buono, e ciò che trovi dentro è sempre qualcosa che, quando hai finito di costruire dopo essere impazzita su quelle istruzioni in miniatura, ti riempie di orgoglio... > lui mi guardò stupito e io arrossii, che cosa stavo dicendo?
< Scusami, ho esagerato > avevo detto, distogliendo lo sguardo
< No, anzi, mi sembra molto giusto > non era ironico, davvero pensava che ciò che avevo detto non era un ragionamento da psicopatica mangia – cioccolato – kinder!
Con il sorriso sulle labbra, rimasi in silenzio per il resto del tragitto, godedo di quel contatto con la sua mano, del batticuore, del rumore rilassante del mare e della fievole luce della luna.
< Eccoci > disse semplicemente, scostando un ramo e rivelando un paesaggio mozzafiato: davanti a noi c'era una ringhiera in ferro, che riluceva alla luce della luna; in alcuni punti era rovinata, sopraffatta dall'edera che vi si avvolgeva intorno e copriva i piccoli boccioli che il ferro ricreava. Delle piccole mattonelle bianche ricoprivano lo stretto spazio tra noi e la balaustra, e tra una e l'altra crescevano dei piccoli fiori gialli, teneri e delicati come tante piccole stelle.
Oltre, uno spettacolo ancora più meraviglioso: il mare si infrangeva sugli scogli a poca distanza da noi, e gli schizzi d'acqua salata mi schizzavano i piedi, facendomi risalire piccoli brividi sulle gambe.
Mi appoggiai alla ringhiera, e il mare attirò il mio sguardo: era tranquillo, ma si abbatteva con un rumore sordo contro gli scogli bianchi.
A circondare tutto questo, c'erano le luci della città. Vedevo le strade, le case, le luci sulla spiaggia riflettersi su quella lastra nera, che brillava come se una stella vi si fosse tuffata. La luna vi ci si specchiava benevola, infiltrando i suoi raggi nell'acqua scura e accarezzandone ogni millimetro, come a non volerlo lasciare solo neanche per un istante prima che il giorno li separasse ancora.
Non riuscivo a sentire nessun rumore se non quello della risacca del mare, che continuava instancabile a scontrarsi contro gli scogli.
Mi voltai, e i miei occhi si incatenarono ai suoi
< Sai, non ho mai portato nessuno qui... io vengo qui al mare con i miei da quando sono piccolo. L'ho scoperto il terzo anno, e da allora ci sono sempre venuto da solo, non so il perchè, ma mi è sempre sembrato un posto magico.. > aveva spostato lo sguardo verso il mare, e i suoi occhi avevano riflesso la luce fievole che ci illuminava.
In quegli occhi vedevo tante emozioni diverse rincorrersi, lottare, conquistarlo e sconvolgerlo, e tutto in un solo momento.
Capivo, o perlomeno, credevo di capire cosa mi stava dicendo: io ero una ragazza speciale, l'unica con cui aveva voluto condividere quello scenario magico, sede dei suoi pensieri più profondi... un posto privato, personale, che voleva condividere con me.
Era come se si fosse esposto, avesse messo il suo cuore nelle mie mani.
< Hai ragione, è bellissimo... e sono felice che tu abbia voluto condividerlo con me >
e con un improvviso moto di coraggio l'avevo preso per mano, agganciandomi ai suoi occhi zaffiro.
< Amu io... > era la prima volta che sentivo quella nota nella sua voce, imbarazzo misto a.. insicurezza ? Possibile che Ikuto Tsukiyomi fosse insicuro? E soprattutto che lo fosse per una come me ?
< Si? > sentivo il cuore battere all'impazzata, e la consapevolezza del suo corpo a pochi  centimentri dal mio si faceva sempre più netta.
Il suo calore, il suo profumo, il suo respiro mi attiravano sempre di più, come quegli scogli attiravano inesorabilmente le onde.
Sentivo il respiro accellerare, le guance farsi rosse e gli occhi brillare.
Lui fece per dire qualcosa, ma poi ci rinunciò e si avvicinò piano, a quanto pare godendosi ogni secondo, mentre quella a me sembrava più una tortura.
Stavamo per spezzare quella nostra fragile amicizia.
Stavamo per spezzare incertezze, delusioni e gelosie.
Stavamo per aprire due cuori che fino a quel momento avevano voluto rimanere chiusi.
Stavamo per baciarci, e lui andava a rallentatore!
Al diavolo, non sarei riuscita a sopportare un altro istante senza quelle labbra sulle mie!
Con uno slancio superai la minima distanza che ci superava, quella distanza che fino a poco prima mi sembrava un abisso.
Le nostre labbra si toccarono, le scarpe mi caddero dalla mano con uno schiocco e iniziò la vera magia.
Sentii le sue mani sui fanchi che mi attiravano a lui, sentivo il suo respiro mischiato al mio e le nostre labbra che si muovevano in una danza meravigliosa.
Si fermò un momento, e con la lingua percorse il mio labbro superiore, come per assaporarne il sapore
< Dio, da quanto aspettavo un bacio così > aveva sussurrato, per poi farmi appoggiare alla ringhiera e continuare a baciarmi.
Io stringevo le mani dietro al suo collo e stavo sulle punte, come le principesse nelle fiabe, mentre continuavamo quella danza antica, ma che ogni volta aveva risvolti diversi.
Non so per quanto continuammo, mi sembrava di non verne mai abbastanza, e anche a lui a quanto pare dato che dovetti usare tutto il mio autocontrollo per far ricomporre sia me che lui
< Uffa che scocciatrice sei.. > aveva detto imbronciato
< Io scocciatrice? Ti ricordo che domani le prove iniziano prestissimo, e io ho bisogno almeno un pochino del mio letto! >
< E se ti facessi io da letto? > aveva proposto, con il suo sguardo da perfetto pervertito
< C – Cosa?! Che gattacio pervertito sei! > avevo esclamato , arrossendo come un peperone
< Ecco questa storia non la capisco, perchè gattaccio? >
< Be' ecco... è un soprannome che mi è venuto spontaneo... per tante cose: il tuo portamento sempre elegante, leggiadro ma forte... lo sguardo misterioso, che cela pensieri ed emozioni un po' come quello dei gatti... ma anche la dolcezza che hai con le persone che ti stanno a cuore e si prendono cura di te ecco.. > avvevo farfugliato rossa in viso, mentre per la prima volta elencavo i perchè di quel soprannome
< Ah, quindi... ti piacerebbe se ti facessi le fusa? > aveva sussurrato con un sorriso malizioso
< M – Ma cosa capisci?! > avevo esclamato, arrossendo ancora... e arrossendo ancora di più a causa del fatto di arrossire eccessivamente, molte volte arrivando a somigliare ad una lanterna o a una caffettiera in pronta esplosione, cosa affatto bella!
Ridendo mi aveva circondato le spalle con un braccio, ed eravamo rimasti così, battibeccando mentre camminavamo nella strada buia nella sera più bella della mia vita.

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Capitolo 14
*** e c'è chi va ***


~~Mi svegliai presto, e guardandomi allo specchio, per la prima volta non notai come prima cose le occhiaie, gli occhi un po' grandi o tutte le altre imperfezioni, ma il sorriso che mi illuminava l'intero viso.
Non uno di quei sorrisi che finiscono alle labbra, no, un di quei sorrisi che comprendono gli zigomi, gli occhi, e che ti fanno anche bene al cuore.
Mi ero lavata i denti, per cancellare il sapore impastato del sonno e avevo scelto canticchiando i vestiti, sentendo come un'aura benigna espandersi dal mio corpo in tutta la stanza (sempre immagini da appassionata di manga)
< Amu, ieri sera ti è proprio piaciuta la festa...anzi, più che la festa un certo ragazzo eh? >  Rima aveva un tono malizioso e una luce furba negli occhi.
La sera precedente, appena tornata, mi ero gettata nel letto e avevo raccontato tutto a lei e Yaya, troppo eccitata per dormire.
< Ecco io.. be'.. > il solito rossore si era diffuso sulle mie guance, e un sorriso scemo mi era spuntato sulle labbra
< Ah Rima, c'est l'amour > aveva esclamato Yaya, accarezzando un paio di baffi finti incollati sotto al naso
< Y-Yaya, cosa sono quelli?! > avevamo esclamato io e Rima in coro, ridendo come matte
< Erano in costumeria, dovevo solo trovare un momento serio da saggia in cui usarli > aveva concluso ripetendo il gesto, come se fosse stata la cosa più normale del mondo
< Certo Yaya > avevo esclamato iniziando a ridere
< Voi non capite la mia arte! > ora al gesto aveva aggiunto un accento francese che costrinse Rima ad appoggiarsi all'armadio per non accasciarsi a terra dalle risate
< Ah si? Attaco Amu! > aveva esclamato ridendo, prima di gettarsi sul letto e fiondarsi sulla povera Yaya, vittima del nostro solletico – attack.
< O – Okkey, c – capite la mia arte! Ora basta vi prego! Pietà! > la voce di Yaya era stridula, trattenuta dalle troppe risate.
Io e Rima ci alzammo, battendo il cinque e tornando alle precedenti mansioni con un sorriso divertito sulla faccia, mentre con la coda dell'occhio osservavamo una Yaya indaffarata, che sicuramente stava pensando a qualche piano malefico per vendicarsi.
< Ragazze, io vado a chiamare Ikuto.. > avevo detto dopo un po' imbarazzata, sgattaiolando via dalla stanza prima che una di quelle due iniziasse a fare qualche discorso imbarazzante; avevo bussato alla porta e mi ero scostata un po' di lato, per non fargli capire quanto avessi voglia di abbracciarlo.
Sentii delle voci e dei passi si mossero verso alla porta. Passi pesanti e un po' strascicati, certamente no di Ikuto.
Non potei neanche elaborare il pensiero che la porta venne aperta.
E apparve una ragazza.
La ragazza della sera precedente.
Con addosso una camicia..quella che Ikuto indossava la sera prima.
< Chi è ? > la voce di Ikuto arrivò dall'interno.
Arrivò con indosso solo un paio di pantaloni corti e i capelli spettinati.
Un sorriso sbocciò sulle sue labbra, ma appena vide la mia espressione svanì veloce come era arrivato < Amu cosa stai pensando?! Guarda che >
Ma mi bastò guardare le forme sensuali della ragazza, il suo sorrisetto e gli occhi che mi invitavano a sfidarla per voltarmi e scappare via.
Corsi giù dalle scale mentre la voce di Ikuto mi inseguiva.
Mi lanciai in ascensore, ma non fui abbastanza veloce: sgusciò dentro e mi costrinse a guardarlo: i suoi occhi erano maledettamente seri e la mascella squadrata contratta.
< Amu non ho fatto niente con Lacey >
era serio, troppo, ma io sapevo quello che avevo visto.
< Non voglio saperlo > cercavo di stare più lontana possibile da lui, ma quel diavolo di ascensore era troppo piccolo per permettermi di non sentire il suo respiro.
Mi aveva preso un polso e mi aveva obbligato a guardarlo < Amu guardami, ti prego guardami > avevo alzato lo sguardo, cercando di sembrare fiera e non mortalmente ferita < Io con quella non ci ho fatto assolutamente nulla, e poi credi che sia davvero uno stronzo così enorme? Ieri >
< Ascolta, non perdere altro tempo a dire stronzate > l'avevo interrotto quando avevo visto un po' di speranza farsi largo nel mio cuore < So quello che ho visto e non voglio sapere nient'altro...si, tutti me l'avevano detto ma io non ci ho voluto credere >
< Amu ascoltami un momento io > < Lasciami, mi fai male > la sua mano era sempre più stretta sul mio polso, ma non era quello a fare male. Era lui, il fatto di averlo vicino, di sentire il suo respiro sulla pelle e di dover respingerlo, di dover obbligarlo ad allontanarsi nonostante la mia pelle richiedesse un suo contatto
Aveva allentato la presa, e io ero sguscita via, ringraziando dio per aver fatto si che l'ascensore si aprisse in quel momento.
Una parte di me sperava che mi seguisse, che mi fermasse contro il muro e mi baciasse, ricordandomi quanto fossi idiota a credere una cosa del genere.
Ma lui non lo fece.
Rimase nell'ascensore, e mi guardò andare via, o così pensavo.
In realtà rimase a fissare la mano che poco prima mi aveva stretto, stringendola a pugno fino a quando le nocchie non diventarono bianche.
Poi la riaprì piano, ammirando i segni che le unghie avevano lasciato sulla pelle candida.
Come aveva fatto una ragazza a ridurlo così?
E io, perchè avevo lasciato il mio cuore tra le sue mani?


#perdonatemi se aggiorno ogni morte di papa, ma la scuola mi impegna ogni buco libero(!)
Spero che il capitolo vi piaccia, nonostante sia così in ritardo, e be',  grazie mille a tutti coloro che leggono e recensiscono, un bacio <3

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Capitolo 15
*** allontanamento ***


~~Ero tornata nel “luogo della depressione” così avevo deciso di chiamarlo... era la seconda volta che mi ritrovavo lì in un momento di crisi, e cercare la strada per arrivarci mi aveva tenuta impegnata per un po', lontana dai miei pensieri.
Ma ora eccoli, erano tornati con una velocità sorprendente.
Avevo ripercorso la scena a effetto rallenty: l'orlo della camicia di Ikuto che sfregava sulle cosce nude di quella stronza, i capelli sfatti, il blush sulle guance, le labbra rosse inclinate in un sorrisetto e gli occhi che mi invitavano a immaginare cosa fosse successo; lo sguardo scioccato di Ikuto, e il respiro affannato nell'ascensore, il tono supplicante e la sua mano che mi permetteva di scappare.
Una scia calda mi aveva solcato una guancia, e mi ero riscossa, sfregandola con forza.
Non avrei più pianto. Non ne valeva la pena.
Eppure gli occhi continuavano ad appannarsi, e io continuavo ad alzare lo sguardo verso l'alto per impedirmi di piangere.
< Amu.. > mi ero voltata e avevo realizzato che il “mio nascondiglio” non era più solamente mio: Rima era inginocchiata davanti a me, con le braccia tese per avvolgermi. Era così piccola e così grande quella ragazza. Riusciva sempre ad essere sicura di tutto e, soprattutto, mi sosteneva e aiutava semza esitazioni, come fosse stata la cosa più naturale al mondo.
E a questi pensieri non ressi.
Mi buttai tra le sue braccia e piansi, sfogandomi per ogni cosa. Mi scusai addirittura per il fantomatico pacchetto di patatine che scomparve in prima media: ammisi in realtà di averlo mangiato tutto, pulendo pure le briciole sul fondo, e di aver poi buttato il pacchetto nel cestino della classe di fianco alla nostra per evitare qualsiasi sospetto. Lei scoppiò a ridere, e mi allontanò per guardarmi negli occhi < Quindi quel povero ragazzo che accusai non c'entrava nulla! Amu, vergognati > e intanto rideva, con quella sua risata cristallina che riempiva ogni spazio vuoto. E, di conseguenza, risi anche io.
Così, il passaggio lacrima-risata fu immediato, facile e veloce come un battito di ciglia. < Ma dai, stavo morendo di fame e tu non tornavi più! Mi ricordo che eri stata al telefono per più di mezz'ora! >
< Ah, e così ora è colpa mia? > aveva ribattutto, continuando a ridere.
E continuammo così, come due sceme, ridendo per ogni minima cosa e allontanando la mente dai problemi.
Tornammo in albergo per ora di pranzo, e io salii in camera con la scusa di dovermi cambiare: in realtà volevo un momento da sola per riprendermi del tutto e fare una      " mappa delle azioni future ". Avevo deciso di essere forte, e lo sarei stata.
Appena entrata sentii bussare alla porta e, ancora un po' persa nei miei pensieri andai ad aprire: un Tadase straordinariamente attento mi stava squadrando dal capo ai pedi, attento ad ogni mia possibile reazione
< Hei > avevo detto, abbozzando un sorriso
< Cosa ti ha fatto ancora? > aveva chiesto mesto, corrucciando il suo bel viso
< Chi? > ribattei, provando a fare l'indifferente, ma un suo sguardo mi spinse a raccontargli tutto. Raccontai partendo dalla sera prima, il tutto con il tono più distaccato possibile, non potendo però evitare di sorridere come una idiota durante la prima parte del racconto.
< Senti, io gliel'avevo detto di starti alla larga, di non farti soffrire, e lui? No, niente. Ma ora mi sentirà, oh se mi sentirà > aveva esclamato, alzandosi dal letto su cui eravamo seduti.
Allora, io adoravo Tadase, ma a volte era un filino.. iperprotettivo, e anche leggermente vendicativo, e la cosa non era il massimo quando avrebbe voluto fare a botte con uno come Ikuto.
L'avevo afferrato per un braccio, tirandolo verso di me
< Taddy, non fare sciocchezze >
< Cosa credi? Che non sia capace di tirare un pugno a un montato del genere?! Credi che non ne abbia il coraggio ?! > era furente, e la cosa mi fece imbestialire: ero io quella che aveva sofferto, io ero stata presa in giro, e in più dovevo subirmi la sclerata del mio migliore amico che aveva deciso di intromettersi nella mia vita sentimentale? C'era un limite a tutto, e il mio l'avevo superato da un pezzo
< No, so che ne avresti il coraggio, ma sincermanente non ho voglia di raccoglierti per terra pieno di lividi per una cosa del genere! >
< “Una cosa del genere” la chiami.. davvero non capisci.. > aveva abbassato lo sguardo, caricando le sue parole con un sentimento che non gli avevo mai sentito.. era come se le avesse buttate addosso, con tutto il disprezzo che provava per quella situazione, e io quel disprezzo non lo meritavo
< Cosa, cosa dovrei capire dimmi! > avevo urlato, costringendolo a guardarmi
< CHE IO FAREI TUTTO PER TE > aveva gridato a sua volta, prendendomi per le spalle e guardandomi negli occhi
< Oh Tadase > avevo sussurrato, abbracciandolo forte.
Eravamo rimasti così per un po', e poi mi ero staccata, guardandolo e riprendendo seria il discorso < Non devi preoccuparti per me, davvero >
< Lo so ma lui ti piace è innegabile e lo spettacolo.. >
< Lo so, lo so, ma ho tutto sotto controllo. Davvero > conclusi, guardandolo con tutta la convinvinzione possibile negli occhi.
E speravo davvero di avere ragione.
 

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Capitolo 16
*** Grazie Lacey ***


~~< Hei amico, fatto la corsetta mattutina? > Kukai era appena uscito dalla doccia, e mi guardava con il sorriso che solitamente faceva quando pensava che avessi combinato qualcosa con qualcuna.
Si, l'avevo fatto, peccato che lei non fosse “qualcuna” e che l'unica cosa che avevo combinato era un enorme casino.
L'avevo ignorato e mi ero chiuso in bagno, infilandomi sotto la doccia.
Perchè Kukai aveva dovuto portarsi a letto proprio quella?
Una rompipalle, che ti ronzava intorno solo quando c'era qualche altra ragazza. Correzione: quando c'era la ragazza. Una ragazza meravigliosa, piccola, dolce, ma che riusciva a tenermi testa in ogni caso. Bellissima, simpatica, e fottutamente straordinaria.
Merda.
Avevo appoggiato la fronte al muro, mentre l'acqua continuava a scorrere e a scivolare sulla schiena. Avevo chiuso gli occhi, e il desiderio di non aver lasciato andare la sua mano mi fece pulsare le tempie. Sentivo ancora la sua pelle nella mia stretta, il battito del polso accellerare e la voce implorante.
Dove era finito l'Ikuto che si prendeva ciò che voleva? Quello a cui non interessava una ragazza per più di un paio di giorni? Quello che l'avrebbe lasciata andare senza troppi ripensamenti?
Sparito, dissolto a causa di un paio di occhi miele.
Occhi che ti impedivano di distogliere lo sguardo.
Occhi dolci, intelligenti e disarmanti.
Incastonati in una persona altrettanto meravigliosa, che ti lasciava senza respiro con un solo sorriso.
Mai avevo pensato di poter essere innamorato di qualcuno, ma iniziavo a credere che l'amore fosse questo.
< Ikuto! > Kukai iniziò a bussare, interrompendo il mio.. qualunque cosa fosse.
Spalancai la porta, uscendo scocciato < Entra pure >
< Ma che cos'hai oggi? Che rompipalle... sei stato mezz'ora sotto quella doccia! >
< Ah cos'ho? Quella che ti sei portato a letto ha fatto credere ad Amu che sia stata a letto con me e non con te, e lei è praticamente scappata via, ma no, niente. Ora vai pure in santa pace >
Era impallidito, fermandosi con la mano sulla maniglia < Ikuto io... merda, cosa posso fare? >
una cosa dovevo riconoscergliela: era un amico, e c'era sempre quando doveva esserci.
< Niente, ora devo pensare a qualcosa. Fatti pure la tua doccia, intanto mi farò venire qualche idea > vedendo la sua espressione titubante gli misi una mano sulla spalla, per poi andare a vestirmi.
Nel percorso fino all'uscita dell'albergo vidi almeno cinque ragazze farmi gli occhi dolci, ma le ignorai totalmente.
Li avevo già trovati degli occhi che mi stregavano, e mi facevano impazzire già abbastanza.
La sera prima era stata così dannatamente bella. Vederla ballare, bellissima, e poi portarla in quel posto, il mio posto. Mi ero sentito così scemo, temevo che quando glielo avessi mostrato mi prendesse per un bambino che doveva nascondersi dai genitori o per un tipo noioso e invece ne era rimasta affascinata, rendendo quel posto ancora più bello. E poi le mie labbra sulle sue, la pelle calda, i vestiti sottili... erano stati più di quando avessi mai immaginato.
Ma poi, tutto era svanito così velocemente... non ero riuscito a godermi neanche un secondo di quel “noi” che già mi era stato portato via violentemente.
Sentii una fitta al petto, e mi fermai, richiamato da una voce femminile.
Lacey.
Aveva una voce squillante, di quelle nate per farsi sentire, occhi azzurri e i capelli biondi. La perfetta bambolina insomma. Non per me. Non mi era mai piaciuta, e la cosa non le era mai andata giù, quindi mi girava intorno,nell'attesa del momento giusto per provarci.
Appena la riconobbi mi rivoltai e continuai a camminare, costringendola a correre per raggiungermi
< Hei Ikuto >
< Levati > sapevo che quella ragazza era stata la causa di tutto, ma non volevo scaricare la mia rabbia su di lei, meglio che sperisse subito quindi
< Aspetta dai.. > cercò di afferrarmi il braccio, accompagnando il gesto con la sua voce suadente, ma lo scostai in malomodo, invitandola a sparire all'istante.
Cosa che ovviamente non fece.
< Dai Ikuto, lei non era quella giusta per te.. >
e lì mi fermai, guardandola bene per la prima volta: gli occhi erano spenti, e la pelle truccata eccessivamente, i capelli erano sciupati e nonostante fosse pieno giorno aveva il rossetto di un rosso cupo. Non era così sexy come avevo sempre creduto. O forse lo era, ma avevo trovato qualcosa di meglio in un viso acqua e sapone e in due occhi caramello.
< Ah no? E chi sarebbe “quella giusta” ? sentiamo > volevo vedere fino a che punto potesse abbassarsi
< Mha, qualcuno che sa chi sei, non una ragazza smarrita e innocente come lei, insomma.. ci vorrebbbe una come me > un sorrisetto malizioso era apparso sulle sue labbra, e dovetti contare fino a dieci per non abraitarle contro.
< Dici? > avevo sussurrato, avvicinandomi al suo viso.
Un lampo di vittoria le aveva illuminato gli occhi.
< Peccato che io non sia d'accordo > avevo sussurrato, allontanandomi velocemente.
Lei aveva perso l'equilibrio in avanti, ed era rimasta lì ferma, fumante di rabbia. Probabilmente il giorno dopo mi avrebbe insultato in ogni maniera, parlando male di me con le sue amichette.
Ma non mi importava.
Avevo deciso che cosa volevo, e in un certo senso era anche merito suo.
Quindi, grazie Lacey.
Stavo andando a spiegare tutto a una certa ragazza.
Una ragazza che mi aveva incantato con un solo sorriso.

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Capitolo 17
*** au revoir ***


~Mi aveva trovato in spiaggia.
Credo che ormai avessi un qualche abbonamento per tristi storie su quella meravigliosa distesa bianca. Avevo sperato che non mi cercasse, che mi lasciasse stare. Ma quella parte di me che pregava la sua apparizione aveva vinto.

La sua voce mi fece fremere. Perchè aveva quella voce? Era estremamente sensuale e seria. Era profonda e roca, con un qualcosa di dolce sul fondo. Sembrava il suono del mare. Forte, attraente, determinata. Insomma, avrei potuto dire che lui fosse il mio mare: lui mi portava a galla e lui mi faceva affondare.
Al contempo mi rricordava il suo estremo contrario, un felino. Un gatto aggraziato che camminava piano, sicuro dei suoi passi e silenzioso. Aggraziato ma estremamente abile.
< Vattene > il mio autocontrollo stava svanendo troppo rapidamente.
Dovevo allontanarlo il prima possibile.
Non avrei più sofferto.
Avevo accumulato più delusioni d'amore in quei giorni che in  tutta la mia vita.
< Lasciami spiegare > aveva uno sguardo supplicante da bambino smarrito che mi incatenò la lingua.
No, non mi sarei lasciata convincere.
< Non voglio. Me ne vado. > avevo annunciato evitando accuratamente di guardarlo negli occchi.
Mi avrebbe fermato, e non volevo rimanere accanto a lui un secondo di più.
< Dimmelo guardandomi negli occhi. Dimmi che non vuoi più vedermi. Dimmi che non vuoi più avere a che fare con me e io me ne andrò > mi disse serio.
Dovetti fare uno sforzo immenso per alzare la testa. Ma non riuscii a guardarlo negli occhi.
Sapevo che se l'avessi fatto non sarei più riuscita ad andarmene.
Sappevo che mi avrebbe convinto a perdonarlo.
< Guardami > aveva ripetuto, alzandomi il mento con il pollice e l'indice.
Avevo cercato di sembrare il più fiera possibile asssecondando il movimento.
Cercai di nascondere tutta la tristezza, inutilmente: quando i nostri occhi entrarono in collisione ogni possibile contegno svanì. Mi si appannarono gli occhi, ma mi tratteni. Gli avre fatto vedere che non stavo male per uno come lui, o almeno ci avrei provato. Lui non mi meritava.
Ma che cagate stavo dicendo? Dio quanto volevo allungare una mano e scompigliargli i capelli. Ma non potevo o meglio, non potevo.
Presi un respiro profondo, deglutendo più volte.
< Io - non > scandii bene quelle due parole, mantenendo gli occhi incatenati ai suoi.
< Voglio > iniziò a mancarmi l'aria. Spostai i miei occhi dai suoi, temevo di non riuuscire a continuare. 
Ma subito mi riobbligò a fissarlo negli occhi
< Guardami > vedevo nel suo sguardo qualcosa di strano. C'era una tacita supplica a cui non avrebbe dato voce, ma che aleggiava su di noi pesante.
Mi stava implorando di perdonarlo, di dimenticare tutto e reiniziare.
Ma non l'avrei fatto. Basta.
< Io non voglio più avere a che fare con te! > dissi fermamente a voce alta. Mi fece male. In realtà avrei voluto abbracciarlo e dirgli che andava tutto bene. Ma non l'avrei fatto. Mi aveva ferito, troppo, e ne avevo abbastanza. O almeno, così cercai di convincermi.
In realtà avrei voluto che si fermasse, ma non lo fece.
Sorrise sconfitto e annuì, visibilmente distrutto. Ma, come detto, se ne andò velocemente, lasciandomi lì, con le braccia abbandonate lungo i fianche e le mani strette a pugno.
Questa volta ero io quella che avrebbe dovuto fermarlo, ma non l'avevo fatto.
Avevo deciso di lasciar scappare il primo ragazzo che mi aveva fatto battere il cuore in quel modo.
Ma l'avevo fatto per me.
Lui mi aveva mentito. Più di una volta.
Ma rimaneva il fatto che lo volevo più di qualsiasi cosa.
No, basta.
Era finita. Dopo lo spettacolo non lo avrei più rivisto, e la cosa mi sarebbe andata bene.
Mi voltai, e mi sdraiai sul lettino, pienamente consapevole del pubblico indesiderato che mi fissava. Probabilmente tutte le ragazze presenti stvano pensando che fossi una pazza. Si, lo pensavo anche io.
Ma che si fotta.
Non poteva avere tutto.
Cercai di addormentarmi sotto al sole, ma un paio di occhi ametista continuavano ad apparire nei miei pensieri.
--------
Okay okay perdonatemi, so che è cortisssimo, ma non avrei potuto aggiungere altro senza togliere l'effetto "finale a effetto".
Quindi perdonatemi, prometto aggiornerò presto.
Bacioni <3
ps spero che anche se corta apprezzerete:)

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Capitolo 18
*** sconvolgimenti ***


~~Un respiro profondo.
Il suo sguardo ferito era ancora davanti ai miei occhi.
Appena calavo le palpebre eccolo, potevo vederlo, sentire ogni parola, ogni emozione, tutto.
Secondo respiro.
Fissai la mano stretta sulla maniglia della sala – camerino. L’avrei visto. Ero pronta? Non credevo proprio, ma non avrei rinunciato al mio ruolo nella recita per lui.
Era buffo come all'inizio avrei fatto di tutto per evitarla mentre ora vi avrei partecipato ad ogni costo.
In un impeto di determinazione avevo spalancato la porta, entrando velocemente
< Amu eccoti finalmente! Vieni, il vestito è fantastico! > Hannika mi aveva preso per un braccio trascinandomi verso un manichino in fondo alla stanza; dovevo riconoscerlo, quel vestito era davvero fatto bene: oro, stretto in vita, gonna a balze verticali e con al posto delle spalline due veli che cadevano sulle braccia. Insomma, qpressochè identico a quello del cartone.
Provarlo mi fece sentire una principessa, una di quelle che vivono in un magnifico palazzo, sposata con il bellissimo principe del regno. Peccato che avevo perso il principe per strada.
Mi chiedevo come l’avrebbero vestito. Di certo qualsiasi cosa gli sarebbe stata benissimo. Anche se, come al solito, la cosa che più mi sarebbe piaciuta sarebbero stati gli occhi. Quegli occhi che mi accarezzavano delicati, che mi facevano fare in pensieri indecenti, quegli occhi che..
< Ikuto finalmente, vieni >
Diventai subito rossa. Merda. Iniziai a sentire le guance ribollire, e la cosa peggiore fu che il suo sguardo si lanciò subito su di me, lasciandomi ferma a fissarlo con un enorme vestito giallo e gli occhi spalancati.
No.
Distolsi lo sguardo, concentrandomi su Hannika che prendeva le misure, con un sorrisetto sulle labbra
< Ahi! Hannika, sei una sadica, perché sorridi e mi ferisci? > dissi, fingendo una voce sofferente
< Oh mia principessa, il suo principe la guarda come se volesse saltarle addosso > esclamò guardandomi di sottecchi.
Se possibile il mio colorito divenne ancora più fluorescente.
Fissai lo specchio, spostandomi un pochino sulla sinistra, e lo vidi.
Era vero,i suoi occhi erano incollati alla mia schiena nonostante una delle tante belle ragazze provasse ad attirare la sua attenzione con commenti maliziosi.
Un sorriso aveva disteso le mie labbra, ma subito lo cancellai: basta.
Cercai di ignorarlo, come se fosse possibile lasciar perdere quegli occhi che continuavano a perforarmi la pelle
Un brivido mi percorse la schiena
< Hanny, ti manca ancora molto? > sussurrai, senza alzare gli occhi dal riflesso nello specchio del mio vestito
< Ancora un attimo > biascicò, mentre teneva uno spillo tra le labbra e si dava da fare con la gonna.
Sospirai, ancora.
Poco dopo una risatina acuta aveva riempito la stanza.
Mi ero voltata e avevo visto la bionda che avrebbe dovuto sistemare la giacca di Ikuto aggrappata a lui, i nasi a pochi centimetri.
< Oddio scusami! > aveva esclamato, come se non avesse fatto apposta a saltargli addosso.
Lui la ignorò completamente, incatenando i suoi occhi ai miei
< Visto? > aveva chiesto prima di sganciarsi la ragazza dal collo, togliersi la giacca con un “va bene” e uscire deciso dalla stanza.
Il cuore mi salì in gola: lo sentii agitarsi nello stomaco prendendo a pugni la gabbia toracica.
Il tono con cui aveva parlato... aveva lanciato quella frase come una freccia, che mi aveva colpito violentemente
Quel “visto” era un “vedi? Non ho fatto nulla con quella. Non hai voluto darmi retta. Mi hai fatto male” e questa consapevolezza mi fece stare ancora peggio
No. Ero io quella che stava male, non lui. Ero io quella ferita, non lui. Ero io quella che doveva fuggire, non lui. Ero io quella che avrebbe dovuto avere l’ultima parola, non lui.
Le incertezze iniziarono ad assalirmi.

Lui era stato una notte insieme con quella. Vero.
Io non gli avevo lasciato spiegare nulla. Vero.
Lui mi aveva trattenuta. Falso.
Lui mi piaceva. Troppo vero.
Io gli piacevo. Vero a quanto pare.
Io gli avevo urlato di andarsene. Vero.
Lui era rimasto. Falso.
Volevo tornasse. Vero.

Ero rimasta a fissare lo specchio, persa, mentre gli sguardi curiosi delle ragazze presenti continuavano a sfiorarmi.

Il giorno dopo ero ancora più confusa. Cos’avrei dovuto fare?
Quella sera ci sarebbe stato lo spettacolo e il mio principe era sparito dalla circolazione.
 Continuavo a cercarlo con lo sguardo nonostante no avrei dovuto.
Avevo deciso di non volerlo più vedere no? Quindi non lo avrei cercato. Basta.

Ero seduta in attesa di qualcuno che mi facesse i capelli quando avvenne la svolta. Nella stanza entrò una delle persone che avrei voluto vedere meno. Una ragazza bionda, alta, viso angelico. Utau.
Passammo buona parte del tempo immerse in un silenzio imbarazzante, e avrei voluto fosse andata avanti così, ma a quando pare lei non fu del mio stesso avviso
< Amu, allora con mio fr ? >
< Non chiedere neanche. Non ci vedremo più, contenta? > l' avevo interrotta.
La sua faccia sorpresa mi lasciò un po’ di stucco: credevo che la sua fosse una domanda sarcastica...
< Perché? > era davvero interessata.
< Non so cosa ha fatto con la sua amichetta Lacey > avevo riposto, mentre una stilettata aveva colpito il mio stomaco
< Lacey... mm ... quando? >
Ma cosa voleva? Perché avrei dovuto dirglielo?
< L’altro ieri >
< Ma come è possibile? Quella sera lei ha...uhm... si è impegnata con Kukai. >
< Con Kukai? > ero quasi saltata sulla sedia
< Si, e ha detto che Ikuto è stato uno stronzo, perché è entrato, interrompendoli >
Non avevo bisogno di sapere altro.
Ero stata una stupida.
Uscii veloce dalla porta, mentre Utau mi urlava qualcosa.
Seppi dov’era ancora prima di uscire dall’hotel.
Correvo veloce, sperando solo che mi perdonasse.
Ma comunque avrei fatto di tutto per ritrovarlo, e per riportarlo a me.

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Capitolo 19
*** the end ***


~~L’avevo trovato esattamente dove credevo: affacciato alla ringhiera della terrazza sul mare.
Era bellissimo. Nonostante l’ambiente fosse estremamente affascinante, niente attirava il mio sguardo come lui: i capelli scuri leggermente mossi dal vento, gli occhi persi ad osservare il mare, il viso pallido appoggiato alle mani dalle lunghe dita affusolate
Sembrava un quadro, un quadro splendido e surreale.
Non avrei mai totalmente realizzato il fatto di piacere a un ragazzo così. Si, ora ero sicura di piacergli.
O perlomeno, il 90% di me ne era quasi del tutto convinto.
Lo affiancai, evitando di guardarlo: non credo sarei riuscita a spiccicare parola con quei suoi bellissimi occhi fissi nei miei
< Senti, scusami >
Notando il suo silenzio, continuai. Mi sembrava ovvio volesse qualcosa in più
< Io avrei dovuto ascoltarti ma... non l’ho fatto. È che ho visto Lacey lì, con una tua camicia, sulla tua porta, e, ricordando le tue mm abitudini... be’ ho pensato che... Oh merda sto balbettando > avevo continuato, sempre più confusa: perché non mi fermava? Decisi quindi di fermarmi io. Mi voltai e lo guardai negli occhi sussurrando un < Il succo della cosa è che mi dispiace >
< Come hai fatto a convincerti? > aveva detto, rivoltandosi verso il mare. Merda, lo sapevo, non mi avrebbe perdonato
< Utau >
< E cosa centra Utau? >
< Be’, mi ha fatto capire che non era successo niente con Lacey. >
< Ah>
E lì iniziai ad irritarmi. “Ah”? Davvero mi aveva solo risposto “ah”?
Iniziai a pensare ai mille modi per buttarlo giù dalla scogliera, peccato che ognuno contemplava un bacio appassionato e un ritorno insieme all’albergo.
Iniziai a fissarlo, osservando il profilo perfetto.
Lo avevo ferito, ero stata una scema, se non peggio. Ma lui avrebbe potuto perdonarmi no? Insomma, mi ero pentita della mia reazione in tempo record (!)
< Ah?! Okay, ho capito…Be’ ciao allora > avevo detto, abbassando la testa. Non sempre le cose vanno bene no? Un “mi dispiace” a quanto pare non era stato sufficiente.
Mi ero voltata, camminando piano. La speranza è l’ultima a morire no?
< Amu > aveva quasi esclamato prima di tirarmi a sé e stringermi
< Come faccio a lasciarti andare via? > aveva continuato.
Il mio cuore sparì da qualche parte nello stomaco, minacciando di rimanere sciolto e irraggiungibile.
< Ah sì? > avevo risposto e, precedendo ogni sua mossa, mi ero alzata sulle punte l’avevo baciato.
Sentii le sue mani stringersi intorno alla mia vita, e con le mie gli scompigliai i capelli corvini.
Mi fece sedere sulla ringhiera posizionandosi tra le mia gambe, senza separare le nostre labbra
< Se mi bacerai così ogni volta, credo dovrò farti sentire in colpa più spesso > aveva mugugnato con un sorriso malizioso stampato sulle labbra
< Che pervertito > avevo semplicemente sussurrato, rincollando le nostre bocche.
Ecco, questo era come la mia immaginazione aveva immaginato l’omicidio dalla scogliera di Ikuto. Certo, questa era molto, molto meglio.
Qualcosa iniziò a vibrarmi in tasca
< Mmm chi è questo? > mugugnò Ikuto, porgendomi il telefono
< Pronto? > risposi arrossendo mentre il ragazzo che avevo di fianco lasciava una scia di baci sul mio collo
< AMU MA DOVE CAVOLO SEI? LO SPETTACOLO INIZIA TRA POCO E I DUE PROTAGONISTI NON CI SONO! >
Rima inferocita, pessima cosa
< Oddio lo spettacolo! Ikuto… I – Ikuto, lo spettacolo. > avevo sussurrato, mentre lui non si decideva a lasciarmi andare
< PORTATE I VOSTRI BEI SEDERI IMMEDIATAMENTE QUI > e chiuse la conversazione con il tono da comandante supremo che usava quando non ammetteva repliche
< Okay andiamo, Rima ci uccide sennò > avevo riprovato e Ikuto si era staccato con un sospiro.
Per tutto il tragitto mi tenne per mano, e non potei impedirmi i fantasticare sui luoghi che quella mano aveva appena sfiorato e su quelle labbra morbide prima così vicine alle mie
< Amu, smettila di immaginarmi nudo > un sussurro malizioso. E io sobbalzai, arrossendo fino alle punte dei piedi
< C – Che?! M – Ma cosa ti viene in mente! Io non > okay, stavo balbettando e in più avevo il colorito di un peperone, brutta, bruttissima cosa. Ma a quanto pare lui non la trovò così brutta dato che scoppiò in una risata. Ovviamente in una bella risata, calda, avvolgente, e un po’ profonda, che ti faceva rallegrare solo per il fatto di averla provocata.
Mi misi quindi a ridere anche io, tirandogli una piccola spallata.

< FINALMENTE, DOVE DIAVOLO ERAV? Oh ma che carini avete risolto! No aspetta che cosa? > una rima particolarmente bipolare ci aveva “accolto” e le voci, mia e di Ikuto, si mescolarono, cercando di creare una frase di senso compiuto
< Alla fine non ci aveva fatto niente, è stato Kukai, ma io come una scema non gli avevo creduto. È stata Utau a farmelo capire. Strano eh? > io.
< Ha capito che non farei niente con un’altra e quindi è venuta a cercarmi, con ottimi risultati direi > lui.
< Okay okay poi mi direte con calma, ma ora CORRETE A PREPARARVI! > ed ecco ritornato il mio generale.
L’ansia da palcoscenico prese il sopravvento: e se avessi sbagliato le battute? O, peggio ancora, se fosse inciampata i quel bellissimo abiti? O se fossi entrata in scena al momento sbagliato?
Migliaia di possibili figuracce mi vorticavano in testa, e ognuna di quelle era assolutamente realizzabile.
Quando però vidi il mio principe, decisi che qualche figuraccia sarebbe valsa un ballo con lui: aveva una giacca con dei bottoni dorati, che facevano risaltare il suo fisico asciutto. Mi chiedevano come avrebbero fatto a renderlo “una bestia”, non riuscivo a immaginaree nulla che potesse renderlo brutto.
Entrai in scena, cantai, danzai, feci Belle insomma. Ecco Gastone, interpretato da un Kukai crudele per l’occasione, il castello, una Yaya – tazzina e, finalmente, il ballo.
La luce era stata abbassata per ricreare l’atmosfera con le candele del film, candele ovviamente impossibili da posizionare sul palco data la mia proverbiale sbadataggine: insomma, probabilmente se ci fossero state sarei riuscita a incendiare qualcosa .
Ero entrata da destra, lui da sinistra, mentre iniziava la musica.
La sua mano nella mia e il suo viso così vicino, mi fecero venire i brividi.
Notai solo in quel momento la maschera: il visto era appunto coperto da una maschera di… tela? Quel materiale morbido delle maschere di carnevale insomma. 
I suoi occhi brillavano però azzurri da lì dietro, e non si staccavano dal mio viso.
Ci muovevamo leggeri sul palco, volteggiando come spinti da qualche brezza fatata.
Credo ad un certo punto di essermi persa nel suo sguardo, perché inciampai nella gonna e rischiai di cadere rovinosamente a terra. Maledettamente da me. Ma lui mi afferrò al volo, facendomi fare una giravolta in aria. Non potei evitare di sorridere, allargando il sorriso vagamente ebete che avevo sulle labbra:credo proprio che questo cartone sarebbe sempre stato il mio preferito.
Ci separammo con un delicato baciamano, le sue labbra sottili sulla mia pelle morbida.
Poi fuggii, per cercare mio padre e ritornai, per salvare il mio principe anche se ormai era troppo tardi.
Era steso a terra, supino, ma appena mi vide non poté fare altro che sorridere, sorridere con quella maschera che di lì a poco gli avrei sfilato, baciandolo.
Lo abbracciai, urlandogli il mio amore, convinta che non ormai non potesse più sentirmi. E lì mi chiesi cosa avrebbe fatto la povera Belle se lui non si fosse svegliato, guarito. Come avrebbe potuto continuare a vivere, sapendo poi che se solo gli avesse detto “Ti amo" prima lui si sarebbe salvato?
< Perché… io ti amo > avevo concluso, baciandolo delicata.
Lì una luce forte illuminò la sala, impedendo a tutti di vedere il palco per un attimo e permettendo a Ikuto di alzarsi e lanciare la maschera dietro le quinte per poi prendermi per i fianchi e farmi fare un’altra piroetta, concludendo tutto con un bacio.
Sentii applausi, il sipario si chiuse, ma noi rimanemmo così, in piedi, abbracciati, labbra su labbra.
< Quando stavi per cadere Amu, davvero io… Oh torno dopo capito > una Rima in piena attività fu l’ultima cosa che senii prima di essere trascinata fuori dall’hotel e buttata in piscina, completamente vestita
< Allora principessa, ora che farai? > un Ikuto divertito mi guardava dall’alto mentre si toglieva la camicia rovinata
< Inizierò con il vendicarmi su un certo principe! > avevo esclamato, tirandolo in acqua.
Sarebbe stata una vendetta molto, molto interessante.
-------
Ed è finita ^--^
Lo so, non ho dato molta importanza allo spettacolo, ma non volevo annoiarvi..
Che ne pensate di questa fine? Troppo scontata?
Okay, dopo le mie ansie e comunicazioni da neo- neo- neo- neo- scrittrice (hahaha) vorrei ringraziarvi.
Grazie a tutte voi che avete recensito, un abbraccio enorme <3
E grazie anche a voi che avete seguito la mia storia , leggendo :)
un bacio
ciccy

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