La storia che cercavo.

di Harouis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo.

Harry era un giove e aspirante scrittore e tutto ciò che aveva con lui da ormai da cinque anni era un quadernino dalla fodera marrone che portava sempre con se. Gli era stato regalato all’età di sedici anni quando, essendo un adolescente con la voglia di evacuare dal mondo, aveva deciso di partire per dirigersi prima di tutto a Parigi ‘la ville de l’amour’, per poi visitare la capitale italiana, Roma e finire il ‘’giro turistico’’ ad Amsterdam, in Olanda. Tutto questo perché?
Harry aveva, sentiva, necessitava di scrivere. Dall’età di sedici anni Harry, cercava una storia. E la sua storia, ovvero quella di un ragazzino con i genitori divorziati costretto a vivere con la mamma e la sorella perché il padre era volato a Los Angeles intenzionato a rifarsi una vita, era una storia qualunque. Troppo personale, o forse troppo banale. Non gli andava di scrivere di se e cerava qualcosa, qualcuno o anche solo un idea da buttare su quelle pagine bianche.
Dopo due anni, con un Harry ormai diciottenne quel quadernino era ancora pieno di pagine bianche –a parte per qualche cancellatura- e la visita a Parigi non aveva fatto altro che reprimere ogni briciolo di idea che aveva. Certo, avrebbe potuto senz’altro scrivere di una ragazza che incontra un dolce parigino, inserire qualche dramma al centro della storia e concluderla con matrimonio e tanti bambini. Ma no, non era quello che lui cercava, e la gente era stanca delle solite pagine di drammi amorosi che scontati infine, finiscono nel migliore dei modi. Harry era stanco, la gente era stanca ma soprattutto era stanco il capo redattore, Jim, della casa editrice –Murat-  che incontrando il ragazzo proprio a quell’età, aveva scommesso su Harry miliardi di soldi affinchè il giovane consegnasse una storia che avrebbe senz’altro fatto intrigare e innamorare il pubblico. Harry aveva diciotto anni quando accettò l’incarico, e per uno innamorato dei libri era più che un onore sapere che qualcuno, o meglio qualcosa come la casa editrice Murat, stimata da tutta Londra, scommettesse su un giovane scrittore come lui.
Era però ritornato dal suo ‘’giro turistico’’ all’età di diciassette anni, già all’ora privo di idee. Una storia ‘parigina’ era abolita, decisamente troppo scontata. Visitare Roma l’aveva senz’altro svegliato un po’ da uno blocco interiore, ma non aveva chissà quanto aiutato visto che nella capitale italiana più che racimolare idee aveva racimolato quattro chili in più. E infine, ad Amsterdam si era sentito vuoto rendendosi conto che in una città triste come quella non ci avrebbe mai messo più piede.
Ora, passati due anni dalla ‘’scommessa’’ di Jim, non poteva fare altro che tirarsi indietro, alzare le mani e ammettere di essere un pessimo scrittore –o di non esserlo proprio-
Harry aveva sempre avuto attorno a se persone che lo volevano bene, lo stimavano e soprattutto erano sincere con lui, cosa che Harry apprezzava. Sua madre gli ripeteva sempre -Abbatterti non servirà, dai tempo al tempo.-
E a ribattere c’era sua sorella, Gemma.-Tempo al tempo si, ma è veramente questo che vuoi Harry?.-
E infine, come se la situazione non fosse abbastanza tragica c’era Zayn, grande e stimatissimo amico d’infanzia di Harry che anche se di poche parole, colpiva sempre dritto al centro. -Avere un quadernino e soldi per viaggiare non fa di te uno scrittore.- E cavolo se era vero!
Quindi, l’unica soluzione ora come ora era cedere il proprio posto a qualcun altro, a malincuore ovviamente, e accettare di essersi illuso per troppi anni di riuscire davvero a trovare qualcosa che il pubblico avrebbe apprezzato. La cosa più tragica però, ora come ora era avere il coraggio di comunicarlo  a Jim che, accettando gli spazi di Harry, in due anni di lunga attesa, l’aveva chiamato si e no quattro volte fidandosi delle parole del giovane -Sono a buon punto, devo solo formularla e mettermi a scrivere.-
Mai come in quel momento, entrare in quell’edificio fu così straziante e difficile. Mettere piede nell’ascensore, premere il tasto che lo portasse al settimo piano fu per Harry una cosa talmente difficile che come mai sperò di avere un mancamento, o che l’ascensore si bloccasse. Assorto dalla paura e da pensieri decisamente negativi, inclusa l’angoscia per una delusione di se così grande, si trovò fuori la porta dell’ufficio di Jim, con il cuore in gola, una mano a mezz’aria pronto per bussare e con l’altra occupata dal quell’inutile quadernino che ‘’non fa di te uno scrittore’’, si ripeteva.

Mai come in quel momento Harry si pentì di tutto quello che era diventato : un inutile vent’enne, illuso scrittore, un perdente della vita.
Jim, come sempre, lo accolse con un grande e cordiale sorriso, alzandosi addirittura dalla sedia in pelle nera dov’era seduto. Strinse saldamente la presa della mano di Harry che, tutt’era fuorchè sorridente, abbassò anche di poco il capo in cenno di saluto mostrando come sempre la profonda stima per quell’uomo.
Si sentiva un verme.
-Qual buon vento, giovanotto!.- Esordì Jim, riprendendo posto sulla sedia dietro la scrivania di perfetto legno lucido, facendo chiaramente segno ad Harry di sedersi.
Ma il giovane sembrò neanche non vederlo. Posò sulla scrivania dell’uomo il quadernino, passandosi istintivamente una mano tra i ricci e -Mi dispiace.- Riuscì solo a dire rimanendo lì, inerme, con lo sguardo basso a fissarsi la punta degli stivaletti neri, e le mani strette al petto sentendo il cuore uscirgli per la gola.
Jim però, d’altro canto non sembrò deluso. Posò semplicemente una mano sul quadernino, lo aprì sfogliando di malavoglia qualche pagina allargando spontaneamente le labbra in un sorriso mentre teneva lo sguardo fisso su quelle pagine bianche mostrate una dopo l’altra.
-Blocco dello scrittore?.- Domandò con un pizzico di sarcasmo, alzando finalmente lo sguardo verso il giovane ancora in piedi dinanzi al scrivania.
Harry sbuffò non volendo neanche incontrare lo sguardo di quell’uomo perché conoscendosi, sarebbe scoppiato a piangere iniziando a scusarsi e auto commiserarsi. E non gli andava, già essere lì ad ammettere di aver fallito gli pesava.
-Ma magari fossi uno scrittore.- Rispose quindi, lasciandosi ad andare ad un leggero e amaro sorriso. -Scommetta su qualcun altro, la prego. Con me ci ha perso tempo.- Aggiunse, combattendo davvero con se stesso nel pronunciare quelle parole.
-Ho perso tempo io Harry, o lo stai perdendo tu?- Jim aveva ancora quel sorriso incollato alle labbra, guardando il ragazzo che a quelle parole alzò un sopracciglio, ricambiando senz’altro lo sguardo dell’uomo.
-Mi creda, lo sta perdendo lei.- Si ricompose in una maschera di assoluta freddezza tenendo lo sguardo fisso su Jim che non tardò a rispondere.
-Cos’hai fatto questi due anni Harry?.-
-Sono stato qui, a Londra, a cercare una storia.- Harry rispose spontaneamente, pensando a quanto fosse assurda una domanda simile. Cos’aveva potuto fare?
Jim annuì.-Bene, e in che modo? Hai conosciuto qualcuno?.- Domandò semplicemente incalzando un discorso che ad Harry non stava piacendo affatto.
D’altro canto, il giovane scrollò le spalle.-No, certo che no. Non mi sono fatto distrarre da nessuno se è questo che lei intende. Mi sono davvero dedicato a questa storia, ma non ho speranze, sono un fallito. Senta, la prego, mi creda.- Sembrava quasi un disperato. O lo era per sicuro. -Non ho conosciuto nessuno e sono stato con le uniche persone che mi conoscono da quando sono bambino.- Harry sentiva lo sguardo di Jim addosso, ed era una cosa che odiava, chiunque fosse la persona in questione. Gli stavano iniziando a sudare le mani e strofinandole tra loro, continuò.-Ho corso, come sempre, per schiarirmi le idee, tornavo a casa per scrivere e nulla, non sapevo neanche da dove cominciare!- Scosse il capo deciso a cancellare quelle immagini degli ultimi due anni passati davvero a fare una stancante routine solo per trovare una fottuta storia.-Aaah, senta, basta. Non ho conosciuto nessuno.- Era esasperato, stanco, e aveva solo voglia di tornare a casa e piangersi addosso.
Jim intanto l’aveva fissato per tutto il tempo con un sorrisetto furbo alle labbra, come se tutte quelle parole scivolate dal giovane poco prima, se le aspettasse di già. Quindi, in un sospiro di chi di esperienze già ne aveva avute, si alzò dalla sedia con il quadernino in mano pronto per posizionare la propria figura davanti a quella di Harry.-Ecco, in due anni, caro Harry, non hai fatto altro che cercare una storia che non avevi.- Esordì l’uomo, tenendo la mano occupata dal quadernino a mezz’aria, aspettando che il giovane lo riprendesse.-Come puoi scrivere di qualcuno, o qualcosa, se rimani fermo a guardarti intorno senza andarci incontro?.-
 
***
 
Le parole di Jim lo avevano colpito in pieno petto, come un bambino quando gioca con le frecce a arriva a colpire il punto centrale del mirino dinanzi a lui. Il bambino gioisce, ma al contrario, Harry era letteralmente sprofondato nell’abisso e nella confusione più totale. Era uscito da quell’ufficio frastornato, con un grande peso al cuore proprio come ci era entrato, solo che prima entrando, pensava di uscire senza più responsabilità ma adesso, uscendo si era ritrovato non più con una responsabilità, ma ben due! Jim gli aveva continuato a ripetere quanto credesse in lui come scrittore, ma rispettando comunque i suoi tempi e le sue decisioni gli aveva consentito una settimana di tempo per pensarci bene e meglio se lasciare o no questa ''grande possibilità''. Harry, dal canto suo, non aveva potuto che annuire e scrollare le spalle lasciandosi andare da un velo di speranza ma anche in un grande abisso di confusione e indecisione.
Quella domanda vagava nella sua mente come un incubo notturno e Harry, ora come ora non poteva lasciarsi abbattere, non poteva mollare tutto. Gli era stata offerta una seconda possibilità –con degli ovvii tempi limitati- e l’avrebbe sfruttata più che poteva, per questo provando ad autonconvincersi, cercò di mostrarsi più determinato possibile.
Avrebbe conosciuto qualcuno per la sua storia. Avrebbe scritto di questa persona. Probabilmente, come mai, si sarebbe perso nell’ascoltare qualcuno che aveva da raccontare e da farsi vivere.

****

SSSSalve! Come potete ben vedere, questo è solo un piccolo inizio della mia storia Larry, niente di particolare insomma.
Ci tengo a preciare che il nome della cada editrice ''Murat'' è inventato, non esiste ne qui, ne in nessun'altra parte del mondo, è pura fantasia. Per il resto, non c'è molto da dire, anzi, lascio dire a voi se ne vale la pena continuare e cosa ne pensate. Spero in dei vostri commenti!
A presto, e grazie di essere passati! :)

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Capitolo 2
*** Capitolo uno. ***


Capitolo uno.
 
Svegliarsi presto era una cosa normale per Harry. Non passava molte ore a letto se non per leggere, scrivere o dormire la notte. I suoi occhi si aprivano ogni mattina di scatto verso le sette e mezzo e si rigirava giusto due-tre volte prima di alzarsi e prepararsi la colazione : latte con cereali e quando Gemma la sera usciva,  Harry sapeva che il giorno dopo avrebbe trovato un cornetto al cioccolato. Aveva preso l’idea di questo tipo di colazione in Italia, soggiornando a Roma. La preferiva decisamente al burro con il pancarrè, succhi aspri e bacon fritto.
Un rito mattiniero, oltre la colazione ‘all’italiana’, era la corsa delle nove fino a mezzogiorno.
Harry adorava correre, di certo non quanto leggere o scrivere, ma correre lo faceva almeno rilassare, pensare, ingegnare cose che probabilmente stando a casa non avrebbe mai pensato.
Così, quel Sabato primaverile compì la solita routine ritrovandosi precisamente alle nove al parco londinese ‘’Hyde Park’’. C’era parecchia gente, ed Harry se l’aspettava, il Sabato mattina come la Domenica, parchi importanti ma soprattutto grandi come l’Hyde Park, erano stracolmi di gente.
Genitori con bambini mano nella mano, papà intenti a portare il passeggino, grida di adolescenti che incitano i compagni di squadra a passare il pallone, il cinguettio degli uccelli e gente semplicemente come lui, a correre. Ma non era solo questo, erano anche i carrettini dei gelati ai quali lui spesso sorrideva e salutava il padrone, panchine occupate da ragazzine occupate a parlottare tra di loro o semplicemente da adolescenti con un libro in mano, che inoltre ricordavano tanto ad Harry un se stesso adolescente.
L’Hyde Park, come Londra, era il posto preferito di Harry, e solo quando correva si rendeva conto che non c’era in nessun’altro posto dove lui voleva stare. Nessuna Parigi, nessuna Roma e nessuna Amsterdam. Come mai, quella mattina, Harry sentì che la sua storia era lì, in quel parco.
Forse la sua storia era quella ragazzina stesa sul prato che lo stava fissando mentre aveva appena sorpassato una curva, o forse era quella coppia avvinghiata sulla panchina ..o no, forse era quella coppia di anziani mano nella mano.
Le parole di Jim rimbombavano nella mente ‘’ Come puoi scrivere di qualcuno, o qualcosa, se rimani fermo a guardarti intorno senza andarci incontro?’’. Già, e allora perché continuava a guardarsi intorno senza reagire?
Harry era fottutamente spaventato, ed era un ragazzino troppo insicuro per avvicinarsi a quella ragazzina, o a quella coppia avvinghiata o addirittura a quella coppia di anziani soltanto per dire ‘Ehy dovrei scrivere un libro che interessi alla gente, mi racconti di te?’
E poi, che ne sapeva lui se ne sarebbe valsa la pena?
Sentiva il cervello scoppiare dalle troppe domande che gli frullavano all’interno, ma soprattutto le gambe bruciavano come ogni volta che aveva corso tre ore consecutive, così con il respiro affannato e il sudore che gli colava lungo le tempie, si appoggiò ad un albero lasciando scivolare il sedere e la schiena lungo il tronco fino a sedersi a terra, all’ombra, dove finalmente i polmoni sembravano riprender vita. Aveva, come sempre legato i capelli in uno strano codino –per quanto i capelli glielo permettessero- e si ritrovò a doverli risistemare tirandoli il più possibile consapevole di sembrare un ragazzo appena uscito dalla doccia talmente che era sudato. Respirò piano permettendo ai polmoni di riabituarsi a un aria più calma e leggera, e stese le gambe portando il busto su di esse pronto per far stretchig. Sentiva i piedi e i polpacci bruciare ed era un dolore che sopportava e gli piaceva particolarmente.
Harry amava rendersi conto di quanto lavorava duro, e si, può sembrare una logica abbastanza stramba e fuori dal comune ma Harry impazziva per la sua vita, così cauta e organizzata. Era così indipendente nel suo piccolo mondo che nonostante la delusione del libro, la confusione della storia e tutto ciò che riguardava il suo lavoro lo facesse star male, si apprezzava come persona. Ed era un bene visto che, solitario e taciturno com’era, si rendeva conto che sarebbe rimasto solo per molto tempo. Ma non importava, amava la sua indipendenza e le uniche tre persone che lo conoscevano –Zayn, Gemma e sua mamma- apprezzavano il vero Harry e a lui andava bene così.
Sentendo ormai i muscoli tremare per il troppo lavoro, alzò il busto dalle gambe che a sua volta piegò, portando le ginocchia sotto il petto. Sospirò e chiuse per un attimo gli occhi, godendosi per un altro po’ quegli attimi di pace consapevole che poi sarebbe dovuto tornare a casa e buttare giù qualche idea. Sentiva finalmente una pace e una tranquillità interiore che non sentiva da un po’, e sorrise spontaneamente credendo che forse sarebbe stata la volta buona. Forse finalmente, dopo anni e anni di sacrifici e giornate buttate a disperarsi, avrebbe trovato la sua storia. Si ritrovò ad aprire gli occhi di colpo quando, spaventato sentì dei forti colpetti sulla spalla e si girò di colpo trovando una bambina in piedi accanto a lui, scrutarlo con due occhioni celesti incuriositi. Sobbalzò, allontanando il capo sentendo il cuore accelerare per la paura.
La sconosciuta bambina sorrise appena vide Harry aprire gli occhi, e si ricompose aggiustandosi il vestitino rosa che aveva addosso, sbattendo più volte le palpebre prima di aprir bocca.
-Stai bene?- Chiese solo, con una voce piuttosto squillante e fastidiosa.
Harry d’altro canto alzò un sopracciglio, confuso. Non che non gli piacessero i bambini ma cercava sempre in qualche modo di prender le distanze da chiunque (bambini compresi) per vivere la sua autonomia e non far interagire nessuna nella sua vita. Nessuno mai lo aveva disturbato durante la corsa, o durante una pausa, era sempre stato invisibile agli occhi degli altri e a lui stava bene così per questo, in quel momento trovarsi una bambina accanto a lui non fu una bella sorpresa.
Così, scrollando semplicemente le spalle rispose. -Si.-
-Credevo fossi svenuto.- La bambina allargò le labbra in un sorriso di compassione parlando ad Harry come se lo conoscesse da una vita.
Ad Harry in quel momento le parole morirono in gola e non seppe neanche che rispondere. Non comprendeva il motivo per il quale una bambina dovesse preoccuparsi di un ragazzo –così evidentemente grande rispetto a lei- seduto ai piedi di un albero con gli occhi chiusi. Scosse il capo più volte sperando con tutto se stesso che fosse solo frutto della sua immaginazione, ma nulla, quella bambina era ancora lì a fissarlo.
-Stavo solo riposando.- Riuscì dunque a dire sbuffando poi. Decise quindi di alzare il sedere dall’erba e -che cosa ci fa una bambina tutta sola in un parco così grande?- chiese con tono seccante, pulendosi i pantaloncini. La bambina però sembrò felice e soddisfatta del gesto e della domanda di Harry, alzando il capo per guardarlo in viso.
-Ho perso mio fratello e ho fame.- Rispose in un sospiro ritornando a guardare l’erba sotto i suoi piedi. Ad Harry però ne quel sospiro, ne quello sguardo basso fecero pena così, sbuffando nuovamente si guardò intorno sperando vivamente di intravedere qualcuno cercare la propria sorellina smarrita, o anche solo una guardia a cui consegnarla. Odiava responsabilità del genere ed aveva senz’altro qualcos’altro a cui pensare.
-Uhm… senti mi dispiace ma non posso aiutarti.- Rispose semplicemente dandogli le spalle pronto per andarsene a casa e dedicarsi al suo lavoro. Si ritrovò però a bloccarsi di colpo quando un pianto isterico risuonò nelle sue orecchie come un gallo fastidioso che canta alle cinque del mattino. Imprecò voltandosi verso la bambina alle sue spalle sperando che non fosse lei ma solo un altro bambino lì vicino intento con la mamma a piagnucolare per chissà che cosa, ma niente, la fortuna non sembrò volerlo aiutare quel giorno. A piagnucolare con tutte le sue forze era proprio la bambina lasciata da lui pochi secondi prima e pregò davvero miriadi di santi per mantenere i muscoli calmi e non sbraitare come un pazzo. Si stampò quindi in viso un evidente sorriso finto e ritornò dalla bambina abbassandosi per arrivare alla sua altezza. -Senti..- iniziò, posando le mani sulle sue piccole spalle. -Se ti do un paio di monete per comprarti il gelato, mi prometti di sparire dalla mia vista e cercarti tuo fratello da sola? - Domandò con tono sereno ma finto. D’altro canto però la bambina annuì subito, contenta, come se fosse quello tutto ciò che stava cercando e Harry non ci pensò due volte a cacciare dalla tasca del pantaloncino qualche moneta che portava sempre con se per sicurezza dandole subito in mano alla piccola che senza neanche salutare o ringraziare, corse via. Harry scrollò le spalle, sbuffando esausto ritornando al suo cammino pronto e deciso ad uscire da quel parco e tornare a casa volendosi decisamente lasciare quell’accaduto alle spalle.
Percorse la solita scorciatoia del parco che lo avrebbe portato ad un uscita usata da poche persone che sbucava direttamente vicino il viale della sua adorabile villetta. Stranamente era sereno, sentiva che da lì a poco avrebbe trovato finalmente la luce infondo  a quel tunnel nero dove si era cacciato e non vedeva l’ora di tornare a casa e abbracciare il suo unico e vecchio amico, Zayn, per –come sempre- farsi dare una mano e affrontare questa situazione insieme. Harry fischiettava, si guardava attorno e sorrideva e chiunque l’avesse visto dall’esterno avrebbe pensato che quel ragazzo lì, con le mani nelle tasche, i capelli legati, e un sorriso in volto stava attraversando un periodo sereno della sua vita. E dopo tutto, ad Harry piaceva farsi vedere sempre così, positivo e rilassato nonostante solo lui stesso sapeva cosa accadesse dentro di lui e nella sua autonoma vita.
Nel crescere si fanno tante scelte e tanti cambiamenti, ed Harry aveva deciso di essere questo, una maschera di tranquillità che copre un viso di preoccupazioni e ansie.
Si bloccò di colpo notando la bambina di poco prima correre dietro il tronco di un albero ed Harry, curioso com’era, fece qualche passo verso quella direzione incuriosito dalla situazione. Con uno sguardo attento vide un ragazzo con un berretto sui capelli e una felpa troppo grande e pesante per la sua statura e per quella stagione, tendere la mano alla bambina che non tardò a posare sul palmo del ragazzo degli spiccioli. Spalancò gli occhi inconsapevole su come comportarsi, collegò per un attimo il cervello riuscendo solo a capire una cosa : era stato preso decisamente per il culo da una bambina comandata, probabilmente, da un ragazzo che doveva essere senz’altro suo fratello. Rimase per un po’ lì, inerme a fissare la scena. Il ragazzo sconosciuto si abbassò all’altezza della bambina per lasciargli un bacio sulla tempia e prima di alzare il capo, si sistemò il cappellino lasciando il viso oscurato ma questo purtroppo non bastò, perché non appena portò lo sguardo dinanzi a lui, Harry venne colpito da due occhi celesti che lo fissavano spaventati e stupiti. Lo sconosciuto corse afferrando senza pensarci la manina della bambina alla quale bastò guardarsi alle spalle per capire del perché di quell’improvvisa corsa, e d’altro canto Harry non potè fare altro che imitarlo, inseguendolo.
Harry corse, corse talmente tanto che sentiva i polmoni implorarlo di smetterla e frustrato, si sentì costretto a fermarsi rendendosi conto di non vedere più quei due delinquenti che lo avevano ‘’derubato’’. La sua frustrazione non era per quattro monete, anzi, non era proprio quello il problema. Il fatto era che Harry odiava essere preso in giro, qualsiasi questione essa fosse, pretendeva sincerità perché era quello che lui era, sincero.
Con i polmoni ormai esausti e i polpacci gonfi come mai, si ritrovò costretto a tornare indietro e tornare a casa giurando solennemente a se stesso di ritrovare quegli occhi celesti che senza dubbio, Harry avrebbe ricordato per un bel po’.
***
 
Appena fu a casa Harry sospirò ringraziando mentalmente qualche santo nel trovare la casa vuota. Non che non amasse sua madre o sua sorella ma dopo una mattinata del genere aveva solo bisogno di una bella doccia fresca, un bel pranzo e una bella chiacchierata con il suo grande amico prima di prendere carta e penna e mettersi a lavoro. Così, dopo aver mandato un messaggio a Zayn ordinando di raggiungerlo subito, si fiondò sotto la doccia lasciando che quel getto d’acqua tiepida cacciasse via, oltre che al sudore e la puzza, tutte le preoccupazioni facendo spazio a una nuova e limpida mente ricca di idee. Si insaponò accuratamente i capelli e proprio quando stava per sciacquarli, il ciuffo nero di Zayn con la sua pelle decisamente maggiormente scura rispetto a quella bianca pallida di Harry, fece capolino nella doccia, scostando di poco la tendina.
-Ehy scrittore!- Esclamò l’amico mostrando una fila di denti bianchi.
Harry si portò una mano al petto, spaventato ma per niente imbarazzato. Con Zayn c’era talmente tanta complicità e tanta confidenza che non lo imbarazzava farsi vedere nudo, per questo Zayn aveva anche le chiavi di casa di Harry, per poterci venire ogni volta che voleva.
Respirò piano prendendo controllo di se stesso prima di salutarlo. -Dio, ma sei impazzito?!-  e si passò finalmente la doccina sui capelli sentendo come sottofondo la risata cristallina di Zayn, ancora intento a fissarlo.
-Non ridere che non c’è nulla di divertente qui.- Farfugliò con gli occhi chiusi, attento a non farsi andare il sapone negli occhi. Zayn d’altro canto, come sempre, lo ignorò iniziando a fischiettare e a sbattere il piede a terra, impaziente.
-Ti muovi? Mi sbaglio o mi hai fatto venire qui per qualcosa di importante?-
Harry sbuffò, sciacquandosi un ultima volta per bene, e disattivò poi finalmente l’acqua aprendo del tutto la tendina della doccia, infilando l’accappatoio. -Non posso solo voler passare un po’ di tempo con te?-
Zayn roteò gli occhi al cielo perché conosceva fin troppo bene Harry, e il più delle volte se non si fosse fatto sentire Zayn probabilmente la loro amicizia era anche finita da un po’.
-Senti, non dire cazzate.- Esordì, seguendolo in camera. -Tu se vuoi passare del tempo con  me è solo perché hai qualche favore da chiedermi.- Si sfilò le scarpe e prese posto sul letto di Harry, poggiando la schiena al muro.
Harry non diede peso a quelle parole talmente che c’era abituato, il loro rapporto era così, Zayn conosceva Harry, Harry conosceva Zayn ed entrambi accettavano qualsiasi difetto dell’altro e ciò che non aveva Harry, lo aveva Zayn e viceversa.
Mentre Harry era un ragazzo solitario, che non cercava nessuno e preferiva cavarsela da solo, Zayn d’altro canto adorava aiutare le persone in difficoltà, più che altro perché gli veniva naturale, anche se non conosceva quella persona, Zayn l’avrebbe aiutata, sempre. Ed Harry aveva senz’altro mille punti in più agli altri visto che Zayn lo conosceva da una vita e provava per l’amico un affetto incondizionato.
Così, lasciando che l’accappatoio scivolasse a terra, Harry aprì il cassettone dei boxer infilandone uno a caso, prendendo poi dalla sedia un pantalone della tuta. -Stranamente, amico mio, proprio ora non ho nulla da chiederti!- Esclamò voltandosi verso di lui, sorridendo. Zayn d’altro canto alzò solo un sopracciglio, scettico, poi annuì  e scrollò le spalle. -Okay, allora devi raccontarmi qualcosa.-
-Bingo!- La risata di Harry rimbombò per tutta la stanza e Zayn potè solo rispondere borbottando.
-Lo sapevo, sei proprio un pezzo di merda.-
Senza neanche aprir bocca, come da copione Zayn balzò giù dal letto seguendo Harry in cucina che affamato non ci pensò due volte a mettere dell’acqua in pentola sperando che bollisse presto.
-Dai, allora?- Zayn prese posto al suo solito sgabello, guardando l’amico che dandogli le spalle, era intento a condire il sugo. -Harry non mi tenere sulle spine, dai!-
Harry rise, di nuovo e Zayn non potè fare altro che sbuffare e guardarlo infastidito. -Okay, okay, scusa.- Harry si voltò verso Zayn con un sorriso divertito e iniziò.
-Jim mi ha dato un'altra possibilità, o meglio, la conferma della mia decisione la vuole tra una settimana quindi se non voglio perdere questa occasione entro questa settimana devo trovare una storia.- Un'altra dote di Harry, oltre i suoi deliziosi piatti di pasta, era parlare senza troppi giri di parole, arrivando dritto al punto, ovviamente quando si sentiva a suo agio(cosa che nello studio di Jim di certo non avvenne), e ovviamente con Zayn gli riusciva molto facile. Sorrise soddisfatto guardando l’amico, che d’altro canto scrollando le spalle commentò solo.
-Figo. E credi di riuscirci?-
Che sia chiaro, Zayn era un ottimo amico e non era proprio il tipo che abbatteva le persone, era semplicemente sincero e purtroppo si sa, la sincerità di qualcuno a volte viene presa come invidia o menefreghismo perché dall’altra parte c’è qualcuno troppo cocciuto da non voler ammettere la verità davanti ai propri occhi. Per questo, Zayn era così, una persona con un gran cuore, che metteva la sincerità al primo posto ed è inutile spiegare quanto questa parte di Zayn venisse decisamente apprezzata da Harry che, per niente abbattuto dalla risposta dell’amico, scrollò semplicemente le spalle.
-Credo e spero di si. Jim mi ha dato la carica, e inoltre mi ha detto cose che mi hanno fatto molto riflettere e sono arrivato ad una conclusione.-
Zayn lo guardava, interessato e con un sincero sorriso in volto. -Che sarebbe?-
-Devo conoscere qualcuno.- Per Harry pronunciare quelle parole fu un grande sforzo, era come se una parte del suo cervello ancora dovesse accettare che per scrivere il libro che gli avrebbe senz’altro cambiato la vita, avrebbe dovuto appoggiarsi alla vita di qualcun altro. Zayn notò la difficoltà dell’amico, ma era troppo stupito e divertito per mostrare la sua compassione. Si lasciò andare anche ad una risata scuotendo poi il capo notando l’espressione corrucciata di Harry.
-Scusami Harry è che…- Si ricompose, passandosi la mano sul viso. -Sono stupito amico, non ti avevo mai sentito dire una cosa del genere e, cavolo, davvero credi di riuscirci?- Zayn conosceva fin troppo bene Harry, e proprio per questo era molto protettivo nei suoi confronti, sapeva quanto era sensibile Harry anche se quest’ultimo non lo accettava, e non aveva mai avuto il piacere di vedere l’amico fidanzato o impegnato in particolar modo con qualcuno. Harry era talmente chiuso nel suo mondo che a malapena riusciva ad approcciarsi nonostante si mostrasse un ragazzo pieno di se. Zayn l’aveva anche molte volte invitato in palestra –dove lavorava- ma a quanto pare l’amico preferiva correre la mattina per poi chiudersi in casa tutto il giorno. E Zayn l’aveva sempre accettato, senza ‘’ma’’ o ‘’però’’ perché nonostante le sue stranezze, Zayn pensava che Harry fosse fantastico così e sperava davvero con tutto se stesso che prima o poi qualcuno avrebbe accolto e accettato il suo amico, proprio come faceva lui.
Dall’altra parte però, ora c’era Harry che dopo aver sbuffato alla reazione di Zayn, gli aveva dato le spalle approfittando del fatto che l’acqua stesse bollendo e ci andavano messi il sale e la pasta.
-Dai Harry.. sono serio. Credi davvero di riuscirci?- Zayn sospirò davvero dispiaciuto attendendo con ansia una risposta dal riccio del suo amico.
-Non lo so Zayn, però ci voglio provare. Infondo ho vent’anni, ho tutta la vita davanti, no?- Harry si voltò, e Zayn giurò di aver visto quei due occhi verdi diventare lucidi.Era come se Harry in quel momento si stesse auto convincendo di avere tutta la vita davanti e quegli occhi lucidi non parlavano solo della sua carriera, ma in generale della vita. Trovare qualcuno in particolare e di speciale con cui trascorrerla. Zayn sentì il cuore pesargli ma nulla poteva confrontarsi con il peso che sentiva Harry in petto. E Zayn lo sapeva, come sapeva anche che correre da Harry e abbracciarlo non era giusto perché avrebbe solo spaventato l’amico, così, come sempre aveva fatto in questi casi, sorrise annuendo sincero.
-Certo Harry! Infondo provare non ti costerà nulla, e come andrà andrà una spalla su cui piangere ce l’hai e in palestra siamo sempre pronti ad accoglierti come una specie di personal-trainer.- Zayn rise, e rise anche Harry che come sempre, quando un improvvisa tristezza gli invaghiva l’anima, si ritrovò a pensare a quanto fosse fortunato ad avere un amico come Zayn.
-Bene quindi, mh.. oggi è Sabato, vero?- Ritornò serio, mordicchiandosi il labbro inferiore istintivamente mentre un espressione di confusione si dipinse sul volto di Zayn.
Harry non credeva a ciò che stava per dire. -Di solito ti vedi con quei tuoi amici, no? P-posso aggiungermi?-
E l’espressione confusa di Zayn divenne d’un tratto un espressione sorpresa, come quando a dieci anni Harry gli aveva organizzato una festa a sorpresa ed era l’ultima cosa che prima di aprire la porta di casa propria aveva pensato Zayn trovandosi tutti i loro amici di classe. Così, come dieci anni prima, non si trattenne, saltandogli praticamente addosso, contento per l’amico che forse, anche se timoroso, stava iniziando a uscire da quel guscio.
-Harry e me lo chiedi pure!- E Harry strinse a se l’amico, consapevole che fosse una sorpresa anche per lui come per se stesso.
-Va bene, va bene.- Harry rise, ritornando a girare la pasta che sembrava ormai cotta a minuti. -Però ti avverto, accetterò da bere solo da te!- Alla risata di Harry, si aggiunse quella di Zayn che annuì semplicemente.
-Certo angioletto.- Lo prese in giro Zayn, aprendo poi il mobile della cucina prendendo due piatti. -Ora fammi mangiare che sto morendo!-
 
***
 
Harry aveva permesso a Zayn di decidere cosa avrebbe indossato quella sera. Era molto insicuro, soprattutto in situazioni che non conosceva e ora, uscire con i compagni di Zayn si sarebbe rivelata solo un innocua esperienza nel caso non sarebbe stato capace di trovare qualcuno di interessante per la propria storia.
Zayn aveva praticamente costretto Harry ad indossare il jeans scuro che ‘’ti fascia bene le gambe’’, e gli aveva abbinato su una camicia bianca ma sportiva permettendogli di indossare gli stivaletti ‘’e mi raccomando neri’’ che Harry adorava tanto.
Non era male in fin dei conti, non che Harry pensasse di esser brutto ma non aveva mai avuto l’occasione di mostrarsi e confrontarsi con ragazzi della sua età quindi più che sapere da sua madre, o sua sorella che era ‘’tenero’’, non immaginava minimamente un amico, oltre a Zayn, cosa potesse pensare di lui.
Harry, mai come quella sera si sentì agitato e ansioso e fu una sensazione che lo riportò all’ufficio di Jim, ricordandosi dell’ansia che aveva avuto per tutta la chiacchierata avvenuta con quell’uomo. Non che ad Harry spaventasse apparire strano perché prima di tutto, era consapevole di esserlo e poi non metteva in dubbio lati del suo carattere poiché si accettava così com’era, il problema però era che non sapeva neanche come iniziare una conversazione. Harry anche se ben accettava le idee degli altri, appena notava che erano un abisso differenti dalle sue, scappava pensando tra se e se che quella persona era diversa da lui e mai e poi mai avrebbero potuto iniziare un qualsiasi tipo di relazione. Gli era capitato molte volte da piccino, come ad esempio quando alle medie Zayn partì per una settimana con i suoi a Barcellona, lasciando solo Harry  che prese posto accanto ad un certo Al che andava matto per il calcio e il calcio, per Harry, era un mondo proprio parallelo al proprio. Non lo odiava, ne tanto meno lo amava ma trovava assurdo correre dietro un pallone solo per far soldi.
Harry era cocciuto, scettico e in quel momento seduto in macchina di Zayn intento a guidare, si sentiva un bambino di cinque anni desiderando solo di essere a casa e stare steso sul divano con sua madre.
Zayn aveva acceso la radio impostando una stazione sconosciuta ad entrambi ma non importava molto visto che Harry era completamente avvolto nei suoi pensieri e Zayn cercava solo un modo per distrarre l’amico.
-Vedrai ti piaceranno.- Esordì Zayn, all’improvviso. Harry, guardando fuori dal finestrino, sobbalzò come se Zayn l’avesse appena svegliato da un sonno profondo. -Non sono tipi che giudicano, altrimenti lo avrebbero fatto già da un paio di anni e lo sai.- Zayn continuò notando l’amico non muoversi di un muscolo, solo lì, inerme, ad ascoltarlo. -A loro piace molto fumare, bere, ma se non ti va non devi farlo per forza.- Zayn si mordicchiò il labbro istintivamente sentendosi in seria difficoltà. Voleva un gran bene ad Harry e mai come in quel momento, non riusciva a capire cosa potesse passare per la testa dell’amico che ascoltando le sue parole, aveva solo annuito riportando lo sguardo fuori dal finestrino.
Detto sinceramente, ad Harry non fregava ne di fumare e ne di bere più che altro perché mai l’aveva fatto e non ci trovava nulla di esilarante. Sapeva che Zayn con quelle parole voleva solo tranquillizzarlo e lo apprezzava, ma l’agitazione che gli aveva avvolto lo stomaco lo stava facendo sentire così male che sentiva quasi di vomitare a minuti.
-E’ lontanuccio però da Londra eh…- Notò in un sospiro Harry provando a far stare tranquillo Zayn cercando di fargli capire che il problema non erano i suoi amici, ne tanto meno quell’improvviso silenzio in auto. Zayn di fatto allargò lievemente le labbra in un sorriso, sollevato.
-Beh si, il locale dove stiamo andando è soltanto nei pressi di Londra, ti sembrerà addirittura di stare in mezzo alle campagne.- Zayn si lasciò andare in una leggera risata prima di continuare. -però è del padre di Liam quindi niente fila e solo le prime birre da pagare!-
Harry sorrise sentendosi un po’ più leggero, come se in quel momento la presenza di Zayn e la sua positività lo rendessero più tranquillo. -Liam? E’ il tipo che lavora con te in palestra?- Si permise di chiedere Harry.
Zayn annuì mantenendo in volto un espressione serena rendendosi conto che solo dopo quindici anni di amicizia, Harry gli stava facendo domande sulle persone che frequentava. -Si esatto.- Voltò il capo verso Harry che ricambiò il sorriso di Zayn non rendendosi neanche conto che ormai erano arrivati.
-Siamo arrivati. Tutto bene Harry?- Zayn sospirò sporgendosi verso l’amico che d’altro canto annuì e sorrise.
-Si, andiamo.- Harry era davvero intenzionato a restare tranquillo ma purtroppo Zayn lo conosceva fin troppo bene e aveva anche fin troppo bene notato il modo in cui la mano di Harry tremava mentre apriva la portiera.
-Seguimi Harry, quelli della fila se ci vedono ci ammazzano.- Harry alzò un sopracciglio alle parole dell’amico, e non appena voltò lo sguardo, la luce che proveniva dall’entrata del locale lo accecò quasi, nonostante si trovasse a un paio di metri dalla sua distanza. Osservò anche attentamente la fila di gente annoiata e appostata lì fuori e si sarebbe avvicinato se il braccio di Zayn in me che non si dica, afferrò quello di Harry, trascinandolo con se in quello che doveva essere il retro.
-Harry, cazzo, ti ho detto di seguirmi!- Zayn imprecava spesso, soprattutto quando Harry non lo ascoltava e Harry lo sapeva e ogni volta che lo sentiva imprecare, si concedeva una risata.
-Scusami Zayn è che… è strano.- E per Harry lo era per davvero. Certo, era stato in locali simili, ad alcuni compleanni di compagni del liceo, al compleanno di Zayn …ma quella sera sarebbe stato diverso, e Harry lo sapeva. Lì dentro, dove ora una guardia aveva appena aperto una grande porta di ferro per far passare Harry e Zayn, Harry sapeva che al cinquanta per cento delle possibilità, la sua vita sarebbe cambiata radicalmente.
Zayn teneva ancora bel saldo alla sua mano il braccio di Harry che oltre alla confusione e alla paura che gli invaghivano la mente, non aveva fatto altro che notare quanto Zayn fosse preparato e conosciuto in posti come questi. Mai come quella sera, Harry si sentì di non aver mai conosciuto Zayn, il vero Zayn.
-Dai muoviamoci.- Zayn non sembrò aver sentito le scuse dell’amico, e lo trascinò con se in uno stretto corridoio dove pian piano la musica sembrava essere più vicina.
Ormai con le casse praticamente alle orecchie, Harry si fermò improvvisamente consapevole che superata la tendina che si trovava dinanzi a lui, un nuovo mondo avrebbe fatto spazio nella sua vita e solo passando la serata lì dentro avrebbe saputo se positivamente o negativamente.
-Harry ti prego calmati, andrà bene okay? Tu stai vicino a me, chiaro?- Zayn si sentiva tanto un fratello maggiore che porta per la prima volta il fratellino sulle giostre, ma avrebbe fatto questo ed altro per Harry. Gli diede una pacca sulla spalla come per confortarlo e lo incitò a seguirlo scostando la tendina.
‘’Come puoi scrivere di qualcuno, o qualcosa, se rimani fermo a guardarti intorno senza andarci incontro?’’ Ormai la domanda di Jim era diventato un chiodo fisso per il cervello di Harry e tutto ad un tratto si sentì motivato ricordandosi il motivo per cui era lì.
Il suo lavoro. La sua carriera.
La sua unica passione.
Con una sorprendete carica positiva, quindi, seguì Zayn venendo quasi accecato dai diversi bagliori di luce che illuminavano quell’enorme stanza. Harry si trovò costretto a serrare gli occhi per continuare a seguire Zayn che di tanto in tanto girava la testa per accertarsi di vedere Harry.
Fu poco il tratto che portò Harry ad un tavolo già contornato da diversi sgabelli occupati da un paio di persone, e anche se ad Harry parvero minuti a non finire, si sentì sollevato nel ritrovare Zayn accanto a lui sorridente che gli teneva la mano su una spalla.
-Ragazzi, questo è Harry!- Zayn era sicuro di se, teneva la mano salda e calda sulla spalla di Harry mentre lo presentava ai ragazzi al tavolo, ed Harry insicuro com’era, sorrise soltanto sentendo quasi il cuore uscirgli dal petto.
D’altro canto i ragazzi seduti di fronte a lui si dividevano tra chi aveva alzato il mento a mo’ di saluto, e chi la mano.
-Harry questi sono i nostri clienti abituali in palestra.- Continuò Zayn, sorridendogli mentre i ragazzi di fronte a loro avevano già iniziato a mostrare i bicipiti, ridendo. Così Harry, non sentendosi per niente a suo agio, continuò a tenere in volto un sorriso forzato cercando con tutto se stesso di rilevarsi anche divertente, magari.
Fu solo quando un ragazzo alto, robusto e con i capelli corti marroni si avvicinò  a Zayn, che Harry si scollò quel sorriso finto dal viso, facendo spazio ad un espressione di pura confusione. Zayn aveva indietreggiato quando quel ragazzo si era avvicinato, guardando Harry con la coda dell’occhio, ma senza parlare. Dall’altra parte però, qualsiasi cosa avesse cercato di far intendere Zayn, sembrava che quel ragazzo avesse capito così, ricomponendosi e indietreggiando anche lui, si mostrò sorridente portando l’attenzione su Harry, pronto per afferrargli la mano per presentarsi.
-Ciao Harry, io sono Liam.- Aveva la voce calda, rassicurante e Harry per pura educazione, ricambiò la stretta di mano, ritornando a mostrare il suo sorriso.
-Ciao Liam, tu lavori con Zayn, giusto?-  Si permise di chiedere cercando di mostrarsi il più amichevole possibile.
-Si, lavoro con Zayn.- Confermò, riportando lo sguardo su Zayn che, un po’ a disagio, poggiò una mano sulla spalla di Liam.
-Bene, beviamo?- Zayn mostrò i suoi denti bianchi in un sorriso senz’altro forzato, e Harry lo notò ma non disse nulla. Annuì soltanto e scrollò le spalle. D’altro canto Liam sembrò non aspettasse altro e posando un braccio sulle spalle di Zayn, alzò il braccio libero, gioioso.
-Seguitemi.- Ordinò subito Liam, sorridente ed eccitato mentre, trascinandosi Zayn sotto il braccio, Harry fu costretto a stare dietro ai due sentendosi terribilmente a disagio per questo, insicuro e con la voglia soltanto di chiudersi in bagno e piangere, abbassò il capo seguendo il suo amico e Liam che in un batter d’occhio, facendosi spazio tra la folla, permise ad Harry e Zayn di sedersi sugli sgabelli di fronte il banchetto del bar dove un giovane barman era occupato a preparare diversi e richiesti cocktail. Harry si era ricordato delle parole di Zayn e si, Liam era senz’altro favoreggiato lì dentro.
-Tommy,- Liam richiamò l’attenzione del barman dietro il bancone, che non appena riconobbe Liam, sorrise come senza dubbio avrebbe fatto con il proprietario del locale.  -Stasera nessuno dei due paga, offro io!- Harry si ritrovò il dito contro, e poi lo vide spostarsi verso Zayn che, per i gusti di Harry, guardava Liam in modo troppo complice e seducente.
Il barman annuì e subito posò davanti ai loro nasi delle birre fresche. Harry dunque, non sapendo cos’altro fare se non annuire grato, prese la birra già stappata dalle mani, portandosela subito alle labbra. Notò Liam sussurrare qualcosa all’orecchio di Zayn che, attento ad ascoltare, teneva ancora la birra tra le mani a mezz’aria, come pietrificato. Poi Harry notò Liam accostarsi accanto a lui, avvolgergli le spalle, e sorridergli.
-Bene Harry, benvenuto nel mondo reale!-


La serata non stava andando poi così tanto male per gli standard di Harry, aveva bevuto solo due birre e per lui andava più che bene conoscendo i suoi limiti. Aveva parlato buoni dieci minuti con Liam, conoscendo praticamente ogni angolo della vita del ragazzo, e a dir la verità Harry non capiva con quale coraggio e sfacciataggine Liam raccontava di se, senza problemi. Raccontava dei suoi soldi, dei locali del padre, delle barche che possedeva e del diploma da personal-trainer comprato anziché studiato. Ad Harry, Liam non piaceva però ci parlava perché era l’unico in quel gruppo di ragazzi muscolosi e attezzosi, che gli degnava la parola. E poi, aveva notato come lui e Zayn si guardavano, e aveva bisogno di sapere di più.
L’unica cosa forse, negativa della serata era che Harry non si era mosso da quello sgabello. Zayn l’aveva tante volte invitato a ballare, ad uscire per accompagnarlo a fumare o anche solo ad andare a fare un giro per il locare, ma niente, Harry aveva piantato il suo sedere in quel cuscinetto e lì sapeva che sarebbe rimasto per tutta la serata.
No, non si sentiva per niente a suo agio con la gente calcata addosso e le urla di persone ubriache, ma era in un angolo e si sentiva bene. Invisibile, come sempre.
Aveva osservato  e capito tante cose di tante persone sconosciute, stando seduto lì, su uno sgabello con una birra tra le mani. Aveva ben osservato Liam e Zayn strusciarsi in pista, Liam avvicinare le proprie labbra al collo di Zayn che, voltando il capo verso Harry, si era frettolosamente scostato da Liam.
Aveva notato una ragazza correre verso quelli che dovevano essere i bagni, urlava continuamente ‘Bastardo, sei un bastardo!’ ed era rincorsa da un ragazzino piuttosto mortificato. E aveva anche notato quanto quel barman che aveva tanto gentilmente sorriso a Liam prima, era in realtà di una acidità unica.
Harry non apparteneva assolutamente a quel mondo, per niente. Si era ormai reso conto di essersi per troppo tempo rintanato nel suo di mondo che, ora all’età di vent’anni non gli andava bene nulla se non se stesso o qualcosa/qualcuno simile a lui. Eppure si sentiva un sognatore.
Un illuso sognatore con la voglia di vivere una vita che probabilmente doveva ancora crearsi.
Ed era talmente preso dai suoi pensieri complessati che non si accorse neanche della rissa che ormai si era creata dinanzi ai suoi occhi e probabilmente, non seppe neanche come ma si ritrovò dietro il bancone dove il barman lavorava i suoi cocktail poco prima, con la schiena schiacciata sul pavimento. Harry quindi sbattè più volte le palpebre, e confuso alzò la testa piena di ricci guardandosi le gambe stese e indolenzite.
-Cazzo, scusa!- Una voce sconosciuta risuonò nelle sue orecchie e dei piedi fasciati da un paio di scarpette firmate Nike si posizionarono con un salto di fronte ai piedi di Harry che, curioso si alzò subito ritrovando dinanzi a se la figura di un ragazzino biondo, con due occhi azzurri -azzurri, non celesti-  che lo fissavano mortificato.
La musica nel locare era ancora troppo alta e Harry troppo confuso per rendersi conto di quello che stava succedendo al di là del bancone, così lo straniero biondo lo tirò per un braccio tirando via Harry dal locale che non appena si rese conto di non essere più dentro, ma fuori, sbattè le palpebre –di nuovo- come svegliato da un sogno.
-Ma che cosa fai? E chi sei? Ma che vuoi?- Harry sbraitò probabilmente come mai aveva fatto, e aggrottò le sopracciglia, furioso.
Il ragazzino biondo aveva ancora stampato in faccia un espressione mortificata, e si manteneva la stoffa della camicia lilla che indossava con un mano, come se a minuti poteva ritrovarsi il cuore tra le mani. -Oh cazzo, senti mi dispiace, non so che cazzo è successo lì dentro e io sono claustrofobico quindi per evacuare mi sono voluto buttare sul bancone ma poi c’eri tu seduto come addormentato e ti ho trascinato con me e-il ragazzo parlava troppo velocemente per i gusti di Harry, ma lo stava a sentire tenendo il sopracciglio alzato, scettico e scocciato -e scusa, non ho alcuna intenzione di rapirti se è questo che pensi.- Il biondo si concesse una risatina e alzò le mani a mo’ di difesa. Harry d’altro canto sbuffò, e si tastò le tasche assicurandosi che sia il cellulare che il portafoglio erano ancora lì. Scrollò poi le spalle, e sospirò.
-Okay, ora posso ritornare dentro?- Domandò annoiato, come se tutto quello che fosse successo poco prima non lo avesse toccato minimamente. Il biondo però sembrò sorpreso e posò un braccio sul bicipite scolpito di Harry.
-No.- Rispose subito, spaventato -cioè, s-si, però non ti conviene, sai?- Riposò il braccio lungo il proprio fianco, notando l’espressione contrariata di Harry. -Risse del genere durano minimo mezz’ora qui dentro.-
-Se sei claustrofobico allora, che ci vieni a fare qui dentro se sai che succedono cose simili?- La domanda che Harry porse gli uscì spontanea e forse, come mai prima d’ora, aveva anche usato un tono parecchio antipatico. Il biondino però scrollò semplicemente le spalle, poggiandosi poi al muro della struttura.
-Mi piace uscire.- Sembrò giustificarsi abbassando gli occhi azzurri verso i jeans, inserendo le mani nelle tasche. Harry dal canto suo, scosse semplicemente il capo non riuscendo davvero a capire con quale logica quel ragazzino potesse ragionare. Decise di sedersi ai piedi dello sconosciuto, sul ciglio della strada ritrovandosi in men che non si dica il biondino accanto ma non gli diede neanche retta, estrasse semplicemente il cellulare dalla tasca formulando velocemente un messaggio destinato a Zayn, sperando gli rispondesse presto.
-La ragazza?- Si permise di chiedere quello, ammiccando scherzosamente ed Harry crebbe davvero di essere arrivato al limite.
-No.- Rispose secco, guardando la strada davanti a lui sentendosi per la millesima volta un perdente e pensando di aver sprecato un Sabato della sua annoiata vita.
Il biondino però non sembrò badare ai toni in cui rispondeva Harry, o ai modi di fare. -Aaaah capisco allora, tua madre!- Gli puntò un dito contro, sorridente. -Ti capisco amico, sai? La mia chiama ogni cinque minuti, sono assillanti!- Harry aveva già alzato il sopracciglio, tenendo il mento sulle ginocchia strette al petto. Però lo ascoltava, così quello continuò. -Da quando ci siamo trasferiti a Doncaster è diventata più pesante del solito, pensa un po’, per venire qui mi ha fatto accompagnare da mio padre facendomi promettere di richiamarla per farmi venire a prendere ma ho perso anche il cellulare,- parlava, parlava e parlava, e rideva anche lasciando Harry senza parole, più per la noia che per la gioia di aver ‘’conosciuto’’ qualcuno -e  non ricordo neanche il suo numero!- Quello scoppiò in una fragorosa risata e Harry era davvero in procinto di alzare il sedere da quel ruvido marciapiede e andarsene, ma rimase comunque lì, serio e indifferente.
-E credo anche di aver bevuto troppo.- Aggiunse infine, passandosi una mano tra i capelli.
Harry girò lentamente il capo verso di lui, fissando il suo profilo. Aspettò però un po’ prima di parlare.
-Si, lo credo anche io.- Rispose quindi, estraendo nuovamente il cellulare dalla tasca, digitando una risposta veloce a Zayn, per poi ritornare decisamente più sereno verso lo sconosciuto.
-E quindi sei solo?- Domandò poi, e lo sconosciuto annuì passandosi una mano sul viso, assonnato.
-E perché non prendi un taxi?- Chiese ancora Harry, allungando le lunghe gambe magre verso la strada. L’altro però ridacchiò, fissando gli stivaletti di Harry, scosse il capo e posò i gomiti sul marciapiede.
-Te l’ho detto amico, ho bevuto troppo, e sai che cosa significa?- Harry seguì ogni suo movimento con lo sguardo, scuotendo il capo a quella domanda.
-Significa che ho prosciugato la paghetta della settimana per bere.- Spiegò quello, guardando Harry con un sorrisetto divertito. -Sono al verde.- Aggiunse scandendo bene le parole, guardando Harry come se fosse un bambino di dieci anni.
-Oh...- E’ tutto ciò che inizialmente riuscì a pronunciare Harry. -Beh chiederei al mio amico di farti dare un passaggio, ma non so se a quest’ora gli va di fare avanti e indietro, sai noi siamo di Londra centro…- Si mordicchiò il labbro, passandosi istintivamente una mano tra i capelli, dispiaciuto e irrequieto. Ma quello rise, scuotendo il capo.
-Ma no, stai tranquillo, vedrò come fare!- Rispose semplicemente, scrollando le spalle. Harry però si ritrovò a fissare i propri stivaletti, sovrappensiero e dopo qualche minuto di silenzio, istintivamente cacciò dalla tasca qualche dollaro, porgendola al biondo.
-Tu mi hai tirato fuori da lì dentro, e io ti ripago.-  Rispose fiero di se, osservando l’espressione dello sconosciuto inizialmente sorpreso, poi contrariato e infine grato.
-Cazzo, amico, grazie!- Esclamò afferrando i dollari alzandosi con una spinta dal marciapiede. Harry seguì con lo sguardo ogni suo movimento, scuotendo il capo.
-Di nulla.- Rispose semplicemente, scrollando le spalle.
-Mi stai salvando la vita, sappilo!- Esclamò quello, già pronto a voltare le spalle ad Harry per andarsene. D’altro canto, Harry alzò un mano per salutarlo, concedendogli un sorriso.
-’Sta attento- Aggrottò il sopracciglio, guardandolo già dargli le spalle. -Aspetta, ma come ti chiami?- Domandò, alzando il tono di voce per farsi sentire. Lo sconosciuto voltò il capo, ridacchiando.
-Non importa!- Rispose urlando, e Harry semplicemente, scrollò le spalle.
Aveva già fatto una seconda buona azione della giornata, anche se la prima volta era stato preso in giro non si faceva poi tanti problemi. In fin dei conti erano solo soldi, e poi non poteva mettersi a pensare a un pazzo sconosciuto a cui aveva prestato dei soldi, ora aveva una storia da cercare, ideare e scrivere. Doveva pensare al suo lavoro, e come già prima di uscire aveva tratto della conclusioni, ora era sicuro al cento per cento che quella uscita con Zayn e i suoi compagni era solo un innocua esperienza da normale vent’enne.
Era stanco e aveva bisogno di dormire, di svegliarsi alle sette, di andare a correre e di tornare alla sua routine. Quella serata, seppur di neanche cinque ore, l’aveva letteralmente distrutto e non fisicamente. Emotivamente Harry si sentiva a pezzi, barcollava tra la speranza di una grande carriera da scrittore, e la paura di un futuro inutile e insoddisfatto. Si sentì quasi di crollare emotivamente, sentendo le lacrime in procinto di uscire ma forse, come mai, si sentì sollevato nel vedere l’auto di Zayn fermarsi proprio davanti ai suoi occhi pronto per farlo salire. E Harry non si fece richiamare due volte da Zayn che prese subito posto accanto a lui, non dando neanche peso alla figura di Liam seduta sui sediolini posteriori.
Harry aveva solo bisogno di rintanarsi nella propria stanza, magari piangersi addosso tutta la notte, ma conoscendosi il mattino seguente si sarebbe alzato e avrebbe preso la sua vita così come gliela si porgeva.
-Ma si può sapere che fine hai fatto?- Zayn non mise subito in moto, poggiò il gomito sullo sterzo dell’auto poggiando il mento sulla mano, guardando Harry. -Mi hai fatto prendere un colpo.-
Harry lo guardò con aria stanca e distaccata, passò poi lo sguardo su Liam accennando un sorriso come a mo’ di saluto.
-Non lo so Zayn, un ragazzo mi ha tirato fuori dal casino che si era creato là dentro…- Harry parlava più lentamente del normale cosa che notò Zayn, ma non si permise di fare domande conoscendo Harry e la sua totale riservatezza, e di certo con Liam in macchina non avrebbe parlato, qualsiasi fosse stato il problema. Quindi si ritrovò ad annuire e dare un occhiata all’entrata del locale ancora piena di persone e di macchine.
-Va bene dai, l’importante è che non ti è successo nulla.- Zayn passò una mano ad accarezzare il bicipite dell’amico che sembrò apprezzare quelle attenzioni.
-Zay se non ti avvicini all’uscita non usciremo mai da lì.- Liam parlò con voce annoiata e Harry giurò di aver notato un cipiglio alzato nel guardare le attenzioni di Zayn verso di se. Quel ‘’Zay’’ poi, anche i nomignoli ora?
-Davvero, meglio metterti nella mischia che aspettare.- Aggiunse ancora Liam, sbuffando. Zayn, portata l’attenzione completamente su di lui annuì prima di riportare la macchina in moto concentrato nel passare da un auto all’altra per arrivare all’uscita.
Fu solo in quel momento che Harry, assorto completamente nei propri pensieri come un bambino indifeso, sbattè più volte le palpebre guardando fuori dal finestrino. Mise bene a fuoco la situazione e nonostante il via vai delle persone a piedi, degli scooter e delle macchine che sorpassavano, era sicuro di ciò che aveva appena visto.
-Che figlio di puttana!- Imprecò, pronto per abbassare il finestrino e bestemmiare contro quel ragazzino biondo, soddisfatto di aver appena preso per il culo un normale vent’enne che esce il Sabato sera, salire su uno scooter dietro ad un ragazzo fasciato da un felpone troppo grande per lui e coperto da un berretto fino alla fronte. Avrebbe voluto urlare, sputargli in faccia, zittire Zayn che continuava a ripere ‘’Harry che succede?’’, si, avrebbe voluto senz’altro fare tutte quelle cose se solo non fosse rimasto a fissare gli occhi celesti di quel ragazzo a capo dello scooter, che senz’altro lo riportarono alla mattina di quella giornata, alla bambina e agli spiccioli.
No, Harry non aveva per niente dimenticato quegli occhi celesti.

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Heeilà! Sono ritornata con il primo capitolo, e a dire la verità ho voluto aspettare un pò con la speranza di vedere qualche recensione in più ma mi faccio bastare le due ragazze che ringrazio anche qui, notando che che hanno apprezzato il prologo della storia :)
Beh, qui è solo l'inizio quindi c'è ancora da dire ben poco anche se ormai pian piano il personaggio di Harry sta uscendo fuori e vi chiederete ...e Louis?
Eh beh, mi sa che dovrete aspettare il prossimo capitolo (o già è comparso?) Ahahahah, stupide non siete quindi suppongo che qualcosina abbiate già capito!
Cos'altro dire? Spero continuerete ad apparezzare questa storiella, vedrò di aggiornare quanto prima e grazie mille se recensite o anche solo date un occhiata! :)
A presto!

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