Dreamer

di Liioisjustchemical
(/viewuser.php?uid=194396)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Concerto per due ***
Capitolo 2: *** The day ***
Capitolo 3: *** Number? ***
Capitolo 4: *** Cappuccino e brioches ***
Capitolo 5: *** Cosa? ***
Capitolo 6: *** Ti chiedo scusa, di nuovo ***
Capitolo 7: *** Vorremmo che tu venissi con noi ***



Capitolo 1
*** Concerto per due ***


Cap.1 (introduzione)


“Perché, perché non puoi venire?”
“Te l’ho detto Ann, cazzo, ma non vuoi capire?”
“Tina, mi dispiace.”
“Anche a me… divertiti stasera.”
“Si, ciao Tina.”
“Ciao.”
Chiusi la chiamata e lanciai il telefono sul letto disfatto.
Avevo mal di testa.
Quella sarebbe dovuta essere la sera più bella della nostra estate, la aspettavamo da un anno e quando finalmente era arrivata, tutto svaniva come una boccata di fumo.
Quella sera saremmo dovute andare al concerto del nostro gruppo preferito, nel parterre, saremmo state a pochi metri da loro, e Tina non poteva venire.
Suo padre lavorava nell’esercito, stava molti mesi lontano da casa, in Iran o in Afghanistan e sarebbe tornato domani mattina; per questo la madre non voleva lasciarla andare al concerto, per dirla con le sue parole: “non avrebbe lasciato che sua figlia andasse ad uno stupido concerto e sprecasse una delle poche occasioni che ha per cenare con la sua famiglia al completo”.
Non che Tina non avesse voglia di rivedere suo padre, ma ci teneva tanto quanto me a quel concerto.
‘Sarò sola’ pensai.



Ci sono, di nuovo qui con una nuova storia, questa volta riguardante un gruppo musicale che considero, dal punto di vista sia affettivo che musicale, il mio favorito.
Storia scritta in un tempo ormai lontano, perciò carente nel linguaggio.
Mi scuso in anticipi, ma ci tenevo troppo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** The day ***


Cap.2 (The day)


08:00
“Adrienne, sbrigati, sono già le otto!”
Sentii mia madre urlare, aprii un occhio, poi l’altro e vidi che erano le otto e un quarto.
Ok.
I cancelli apriranno alle 18:30, diciamo che se riesco ad essere lì alle 11 ce la potrei anche fare a trovare un posto decente.
Scesi a fare colazione e a prepararmi qualche panino e una bottiglia d’acqua che avrei portato da mangiare mentre aspettavo in coda; poi tornai di sopra a vestirmi.
09:30
Uscii di casa e presi la macchina di mio padre, doveva accompagnarmi Tina, ma visto come le cose si sono messe fui costretta ad arrangiarmi.
11:00
Trovai un parcheggio non troppo lontano e scesi dalla macchina.
Caldo.
Chiusi la macchina e sentii il ‘bip’ della sicurezza, così mi diressi alle entrate.
11:15
Trovai l’entrata per il parterre e mi misi in fila.
Era già una fila abbastanza lunga, ma ero tranquilla.
Parlai con po’ con un gruppo di fan che erano arrivati poco prima di me e passammo il tempo ad ascoltare canzoni di molti gruppi.
Uno di loro aveva portato anche la sua armonica e cominciò a suonarla.
18:30
Aprirono i cancelli.
Puntuali.
E altrettanto puntuali i rompicazzo che cercavano di superare la fila con scuse che non stanno né in cielo né in terra.
Arrivò il mio turno e il signore della sicurezza mi prese il biglietto e sgarbatamente mi incitò a levarmi dai coglioni, perché intralciavo la fila.
Corsi, corsi a predi fiato fino a che la massa di fans non mi bloccò.
Ero a circa 3 metri dal palco scenico.
Era tutto fottutamente magnifico.
20:30
La band che apre il concerto comincia a suonare canzoni che non avevo mai sentito e la folla comincia a scaldarsi.
21:10
Eccoli.
Sono proprio loro.
Salgono sul palco e salutano la California.
Poi cominciano a suonare il primo pezzo.
23:00
L’ultimo accordo di chitarra si perde nel boato della gente.
Ci danno la buona notte e spariscono dietro le quinte.
Santo cielo.
Mentre alcuni già cominciavano ad andarsene io mi lanciai assieme ai ragazzi che cercavano di sfondare la sicurezza per passare nell’area riservata.
‘Anne, Anne, pensa a qualcosa per far cavare di mezzo questo buttafuori’
Pensavo, ma non mi veniva in mente niente.
Poi mi illuminai.
Mi slacciai una scarpa e, mentre il signore della sicurezza era voltato verso un ragazzo che cercava di superare la transenna la lanciai nella zona riservata.
“Mi scusi, mi scusi, non è che potrebbe restituirmi la mia scarpa?” chiesi il più cortesemente possibile.
“La tua scarpa?”
“Si, vede l’ho persa durante il concerto e qualche furbone ha avuto la bella idea di lanciarla sul palco, ma ha mancato il bersaglio e adesso è la vede?” dissi indicandola.
“Capisco.” Rispose lui e si voltò per andare a raccoglierla.
Nel frattempo colsi l’occasione e mi lanciai oltre la transenna dietro la tenda che chiudeva il retro del palco.
Cominciai a girare nel retroscena in mezzo a tecnici delle luci, truccatori e gente indaffarata.
Poi li vidi e mi bloccai paralizzata.
Billie Joe in piedi voltato di spalle, Mike e Tré seduti su delle casse che si erano accorti della mia presenza.
Vedendo i suoi compagni guardare un punto fisso, anche il cantante si voltò e mi fissò.
Notai che vide che portavo una sola scarpa e in quel momento mi sentii abbastanza in imbarazzo.
Mi avvicinai a loro e li salutai.
“Ti hanno fatta entrare quelli della sicurezza?” mi chiese Trè con aria preoccupata.
“Veramente no…”.
“Ti sei intrufolata?” domandò Billie Joe ridendo.
“Si”.
Risero anche gli altri.
“Ma come hai fatto? Dico quelli sono degli armadi alti due metri e grossi uno e mezzo.” Continuò il cantante.
“Diciamo che è una storia complicata.” Risposi.
“Adesso però è meglio che vada perché se quelli mi trovano mi buttano fuori a calci in culo.”
Li abbracciai, mi feci fare un autografo da ognuno di loro, una foto tutti assieme e li abbracciai ancora una volta prima di andarmene.
Esausta e zoppicante con una sola scarpa, sporca e puzzolente di sudore, ma felice.




Ecco il secondo capitolo.
Adrienne incontra il gruppo in modo ravvicinato e, beh si rivedranno molto prima di quanto lei si possa immaginare.
Ps. si ringrazia LittlePunkGirl_ della recensione, spero ti piaccia questo secondo capitolo.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Number? ***


Cap.3 (Number?)


Il giorno seguente mi svegliai non molto presto e per tutto il giorno ebbi un insolito senso di dejà vu che mi assillava.
Anche quella sera sarei andata al concerto perché dopo ciò che era successo con Tina, ero rimasta con due biglietti, ma fortunatamente avevo trovato un ragazzo con il quale avevo scambiato il biglietto di Tina. Adesso avevo un biglietto anche per il concerto di stasera.
Il concerto finì alle 23:00 e io mi diressi assieme al fiume di gente verso l’uscita, finché non mi sentii chiamare e mi voltai.
Vidi un uomo con il giubbottino della security che mi veniva in contro, mi prese e mi portò fino all’area riservata; poi mi mollò lì da sola come una cretina.
Ero ancora voltata a guardare la folla che se ne andava quando una mano mi afferrò il braccio e mi trascinò in dietro.
Mi ritrovai ancora una volta in mezzo a quelle polverose tende nere.
Queste vennero scostate con un gesto brusco ed ebbi la visione del proprietario della mano.
Meravigliata? Sorpresa? Della serie talmente contenta che ti tremano le gambe? Sì, mi sentivo proprio così, tutto mischiato ad una buona dose di incontenibile felicità.
“Ehilà, come mai di nuovo da queste parti?”
Solo in quel momento mi accorsi della presenza di Tré Cool seduto sulla custodia di una chitarra.
Arrivò anche Mike Dirnt, il bassista del gruppo e mi guardò perplesso.
“Hai di nuovo fottuto la security?” continuò Tré.
“No, stavolta sono stato io a portarla qui.” Rispose il cantante, poi continuò rivolto a me.
“Ieri sera non ti ho nemmeno chiesto il numero, poi ti ho ritrovata oggi e ho colto l’occasione.” Sorrise, prese un indelebile da sopra una cassa e mi scrisse un numero di telefono sulla mano.
“Chiamami.” Mi disse.
Io non ci potevo credere.
Annuii.
Mi accompagnò fuori dal retro così che la security mi lasciasse in pace e mi salutò.
“Domani mattina ti va se andiamo a fare colazione insieme?” chiese.
Mi stupii della domanda, ma accettai.
Come se rifiutare non fosse nemmeno una delle opzioni.
“Bene, ci troviamo al bar all’angolo con la 14°, di fianco al noleggio-film. A domani.” Mi fece un cenno con la mano e se ne andò.
“A domani” risposi.




Salve, eccoci al terzo capitolo, domani posterò il quarto e anche sabato, ma da domenica non so dirvi quando riuscirò ad aggiornare.
Leo

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Cappuccino e brioches ***


Cap.4 (Cappuccino e brioches)

Aspettavo davanti al caffè, erano le nove di un mattino nuvoloso, poi lo vidi arrivare.
Vestito di nero con il sorriso stampato sulle labbra.
Ci salutammo con un abbraccio ed entrammo.
Lui ordinò un caffè e una brioches, io solo un caffè.
“Non mangi?” mi chiese.
In realtà avevo lo stomaco chiuso per quella situazione.
Stavo facendo colazione con Billie Joe Armstrong, cazzo.
“Non mi va nulla, non ho molta fame.”
“Oh.”
“Di solito mangio molto a colazione, ma, capiscimi, ti prego, è una situazione stravolgente per me!”
Rise.
“Situazione stravolgente mi piace come definizione.”
“Tu come la definiresti?” chiesi sorridendogli.
“Colazione con Billie.”
Risi.
“Ok, allora colazione con Billie.”
Finimmo di mangiare e uscimmo dal locale per fare una passeggiata.
Cominciò a piovere e ci fermammo sotto ad un portico.
Guardavo la pioggia.
“Lo senti il profumo?” chiese.
“Si, è l’odore della pioggia.” Risposi.
“Mi piace.” Disse.
Mi mise un braccio attorno alle spalle.
Rabbrividii, più per l’emozione che non per le fredde gocce di pioggia che mi bagnavano il braccio.
“Hai freddo?” mi chiese.
“No.” Dissi.
“Avresti dovuto rispondere di si.”
Mi voltai a guardarlo sorridendo.
“Ahah, perché?”
“Perché così potevo utilizzare la scusa del freddo e prestarti la mia giacca.”
“Oh, allora si, sto letteralmente morendo di freddo.” Dissi.
Si tolse la giacca di pelle nera e me la fece indossare.
Lo guardai e sorrisi.
“Guarda!” gli dissi e corsi in mezzo alla strada con il naso all’insù.
Anche lui guardò il cielo grigio e io percorsi con il dito l’arco dell’arcobaleno che era comparso.
Lo guardai sorridendo.
Anche lui mi guardò negli occhi.
Poi il suo sorriso divenne più serio e anche il mio.
Si avvicinò a me e mise le sua mani sulla mia schiena.
Sfiorò le mie labbra con le sue, ma mi voltai e mi allontanai.
Avevo il cuore che batteva a mille.
Lui mi guardò deluso e dispiaciuto allo stesso tempo.
“Io devo andare.” Dissi.
“Ma…” cercò di replicare, ma mi ero già voltata.
“Anne!” mi chiamò.
“Non è che non voglia, Billie, è che è stato tutto così veloce e improvviso. Come un fulmine a ciel sereno. Capiscimi.”
Cercai di non far caso al peso che mi schiacciava lo stomaco e mi tolsi la giacca.
“No, tiella.” Mi disse.
“Così avrò un’altra buona occasione per vederti.” Sorrise.
Feci anche io un mezzo sorriso, poi mi voltai e cominciai a camminare verso casa.
Camminai per qualche metro, poi mi fermai.
Mi voltai e vidi che anche lui si era voltato, ma era ancora fermo sotto la pioggia.
‘Che cretina’ pensai.
Corsi, in dietro più veloce che riuscivo e lui, sentendo i miei passi si voltò di scatto.
Lo abbracciai e lui mi sollevò mentre le mie braccia gli circondavano il collo e le mie gambe erano strette attorno alla sua vita.
Lo baciai e lui ricambiò.
Un bacio passionale.
“Scusa.” Sussurrai “Stavo per fare la più grande cazzata della mia vita.”
“Si, la stavi per fare.” Sorrise e mi baciò.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Cosa? ***


Cap.5(Cosa?)
Pov. Mike
Ero sdraiato sul divano a guardare la televisione distrattamente quando sento la porta aprirsi di scatto e richiudersi sbattendo e vedo Billie che corre dentro come una furia.
“Hei Billie!” lo chiamo, ma non mi risponde.
Mi alzo e lo seguo, vedo che entra in cucina e si siede appoggiando i gomiti al tavolo e la testa tra le mani.
Sta piangendo?
Lo conosco da anni e non lo avevo mai visto piangere, se non di felicità, quando vinse il biglietto per il meeting con quel gruppo musicale che gli piaceva, ma, ammettiamolo, queste non erano lacrime di gioia.
Mi avvicinai e gli posai una mano sulla spalla.
Non dissi niente e mi sedetti accanto a lui.
Nel frattempo era sceso anche Tré, probabilmente svegliato dal rumore della porta sbattuta con violenza.
Si avvicinò e mimò con le labbra un ‘cos’è successo?’ gli risposi allo stesso modo che non ne avevo idea.
“Billie” cominciai cercando di essere il più gentile possibile.
“Hai voglia di spiegarci che cosa è successo?”
Lui alzò lentamente il volto e guardò prima me, poi Tré.
“So che voi non ne avete colpa, e so che se io lasciassi il gruppo adesso che stiamo avendo successo rovinerei la carriera di tutti, ma non la voglio perdere.”
Avevo capito poco e niente, ma probabilmente era successo qualcosa con Adrienne.
“Hai litigato con Adrienne?” chiese Tré.
“No, non abbiamo litigato. Però adesso non stiamo più insieme, mi ha lasciato punto ed è finita.”
Né io né Tré sapevamo cosa dire.
“Billie, per favore spiegaci.” Continuò Tré.
“Stamattina sono andato da lei, abbiamo parlato del tour in Europa, poi all’improvviso lei si fa tutta seria e mi dice che in quei giorni aveva pensato molto a come sarebbe stato, insomma tutto, in quei quattro mesi. Poi mi ha detto che solo il pensiero di stare lontana da me per tutto quel tempo la stava uccidendo e ha pensato che sarebbe stato meglio farla finita.”
“E tu che le hai risposto?” la domanda mi salì spontanea.
“Niente, me ne sono andato.”
Annuii.
“Adesso vado a dormire.” Disse alzandosi.
“Ma sono le sei Billie.”
“Sono stanco Tré, scusami.”
Disse e andò in camera sua.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Ti chiedo scusa, di nuovo ***


Cap. 6 (Ti chiedo scusa, di nuovo)
Pov. Adrienne
Sentii bussare alla porta e sperai con tutto il cuore che non fosse lui.
“Chi è?” domandai.
“Sono io.” Rispose la voce di Tré.
Lo feci entrare.
“So che sei qui per parlare di Billie, ma, ti giuro, non…”
“Ti voglio fare solo una domanda.” Mi interruppe.
Non lo avevo mai visto così serio.
“Dimmi.”
“Tu stai male al solo pensiero della sua assenza”
“Si”
“Allora, come pensi che starai a dover convivere con la consapevolezza di averlo perso per sempre?”
La domanda mi lasciò senza parole.
Le lacrime cominciarono a rigarmi il volto e caddi in ginocchio.
Tré mi abbracciò e mi fece alzare, aveva capito anche lui che non c’era bisogno di una risposta a quella domanda.
“Vieni, Anne, ti porto a casa nostra e parla con Billie.”
Arrivati a casa loro scesi dall’auto e sentii le gambe fragili.
Guardai Tré e lui mi prese in vita e mi spinse verso la porta.
Suonò.
Aprì Billie Joe.
Abbassai gli occhi, non riuscivo a guardarlo in faccia.
Lui guardò me poi guardò Tré.
Avevo ancora il volto segnato dalle lacrime ed ero pallida in viso.
Lui non disse una parola, si spostò e ci fece entrare.
Il batterista chiuse la porta alle mie spalle e se ne andò lasciandoci soli nell’ingresso.
“Perché sei tornata?” mi chiese non appena l’altro fu entrato in salotto.
“Ho capito.”
“Che cosa hai capito?”
“Che se solo il pensiero di starti lontana mi fa stare male, la consapevolezza di averti perso per sempre mi ucciderebbe.”Mi interruppi e lo guardai.
Anche lui mi stava guardando, nei suoi occhi vidi una luce di felicità, ma lui non si ,mosse.
“Probabilmente, ieri ho fatto l’errore più grande della mia vita, e se tu non ne vuoi più sapere di questa storia lo capisco perfettamente. E’ solo colpa mia. Scusami.”
Abbassai lo sguardo e un’altra lacrima scese sulla mia guancia.
Lui aspettò fermo ancora un attimo, poi si avvicinò e mi abbracciò.
Avvicinò le labbra al mio orecchio e sussurrò: “Tu parli sempre troppo”.
Sorrisi e sorrise anche lui, poi mi baciò, delicatamente sulle labbra.
“Anne ti fermi da noi stasera?” sentii Mike che urlava dal salotto.
“Si, dormirà da me” Billie gli rispose al mio posto.
Lo baciai ancora.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Vorremmo che tu venissi con noi ***


Cap 7 (Vorremmo che tu venissi con noi)
Continuammo a vederci nel periodo in cui rimase in California.
Conobbi tutti loro da un altro punto di vista.
Poi dovettero partire per un tour in Europa.
Suonò il mio campanello.    
Era Billie.
Gli aprii, lo baciai e lo abbracciai.
“Cos’è tutto questo amore all’improvviso?” mi chiese.
“Starai via per 4 mesi, mi mancherai.”
“Mi mancherai anche tu.”
Mi guardò in silenzio, poi sospirò e cominciò a parlare.
“Io e i ragazzi vorremmo che tu venissi con noi, d’altra parte anche Mary ci accompagnerà. Sempre se tu ne hai voglia.”
Lo guardai e sorrisi.
Mary era la ragazzi di Mike, l’avevo conosciuta un paio di settimane prima, era carina, alta con i capelli neri e gli occhi scuri.
“Pensi che io possa minimamente prendere in considerazione la possibilità di rifiutare?”
Rise.
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2791956