Summer holidays: i perfetti animatori dell'estate

di Angy_Sunny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** . ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


-Signor Nelson, per il reato di danno ad una proprietà pubblica e furto di materiale scolastico, lei è condannato a 168 ore di servizi per la comunità. Dovrà lavorare gratuitamente come assistente nel campeggio estivo infantile “Summer friends” di Toronto-
-Cosa?! Dovrei badare ai mocciosi per una settimana intera? Non se ne parla neanche!- esclamò Duncan, non riuscendo a trattenersi di fronte a quella sentenza.
Il giudice Wilson, infastidito da quell’intervento (e forse un po’ sorpreso che quel delinquente fosse stato capace di convertire le ore in giorni), alzò gli occhi al cielo e rispose: - Si ritenga fortunato, le sarebbe potuta toccare una condanna peggiore. Comunque, se non accetta sarà costretto alla prigione-
Il punk sbuffò, ma rimase in silenzio e ciò significava che- seppur senza alcuna voglia- acconsentiva a quelle condizioni.
Il giudice battè un colpo con il martelletto segnando la fine del processo.


E fu così che Duncan, scortato da due guardie, si ritrovò su un’auto della polizia che sfrecciava dritto verso quel maledetto posto.
Ma come avevano fatto a beccarlo?
Non era certo il primo ad allagare la scuola durante la notte e, a giudicare dalla scarsità di scorte, non era nemmeno la prima persona a portarsi a casa un “souvenir” dal laboratorio di chimica (tutta roba che, se l’avesse passata liscia, avrebbe sicuramente riutilizzato per qualche scherzo).
Se fosse venuto a sapere che qualcuno aveva fatto la spia, solo Gesù sa quante botte avrebbe dato a quell’idiota.
Il veicolo frenò di botto di fronte a un alto cancello sormontato da filo spinato.
Ma siamo sicuri che fosse un campo estivo?
Sembrava di più un lager.
Il ragazzo venne spinto fuori e condotto verso l’interno.
La zona si divideva in due parti: la prima era quella dove si trovava la piscina, il grande campo da football che veniva usato per i giochi e la spiaggia che si affacciava su un piccolo laghetto, mentre nella seconda si trovavano file e file di baite in legno con le porte contrassegnate da numeri in rosso, un edificio più grande, la mensa probabilmente, e i bagni.
Tutt’intorno s’ergeva un fitto bosco.
Il centro informazioni, si trovavano più o meno a confine fra le due aree, non lontano dall’entrata.
Proprio lì davanti si trovava un uomo alto e muscoloso che aveva tutta l’aria di essere uno che ha passato l’infanzia nei boy scout.
-Buongiorno, il signor Smith?- chiese uno degli agenti.
-Sì, sono io. E questo deve essere il ragazzo di cui mi avete parlato- rispose lui, lanciando uno sguardo gelido al punk.
-Esatto. Duncan, questo è John Smith, il dirigente della struttura e il tuo sorvegliante per le prossime 168 ore- spiegò l’agente più grasso, con un sorrisetto di scherno sul volto che Duncan fece finta di non notare.
-Non si preoccupi, agente. Sarò come un padre per lui, un padre molto severo- Smith rise contagiando anche gli altri due.
Al moro veniva sempre più voglia di menarli.
Dopo cinque minuti buoni di chiacchiere, le guardie strinsero la mano del dirigente e, risaliti a bordo della macchina, se ne andarono.
Adesso era stato ufficialmente abbandonato.
-Ti spiego un po’ come sono le cose qui:per gli animatori la sveglia è alle sette e il coprifuoco alle ventitré. Si lavora seriamente, si aiuta, si organizzano i giochi, si pulisce e soprattutto non si fanno discussioni, chiaro?- spiegò John alzando sempre di più il tono della voce.
-Sissignore- rispose Duncan facendo ironicamente il saluto militare.
Quel gesto di scherno venne incenerito con lo sguardo.
-Passiamo alle regole…Voglio essere diretto con te: niente fumo, niente alcool, niente droga, niente sesso e, soprattutto, mai mettersi contro il sottoscritto- l’uomo puntò i suoi occhi scuri in quelli azzurri del punk, poi continuò:-Te ne potresti pentire amaramente-
Il ragazzo annuì, ma il suo ghignò non cambiò di una virgola.
 Smith ignorò quest’ultimo dettaglio e, borbottando un “seguimi” condusse Duncan alla sua baita, la numero 8.
L’interno era come ci si poteva aspettare da un campo estivo di quel livello: rustico, spoglio e scricchiolante.
Il punk buttò il proprio borsone in un angolo e si lasciò cadere sul vecchio materasso pieno di macchie di dubbia origine.
-Cerca di non rilassarti troppo, ti voglio fra dieci minuti nell’area di ritrovo-
-Spiegami come faccio a sapere dov’è l’area di ritrovo se sono in questo posto da cinque minuti- sbottò il ragazzo, già esasperato.
-Cerca di non prenderti tanta confidenza con me, ragazzo- disse a denti stretti l’uomo, un dito puntato contro il petto del moro.
-Comunque al centro informazioni c’è una mappa del campo, guarda quella- aggiunse successivamente.
-Okay, grazie mille- rispose Duncan senza ombra di gratitudine nella voce.
-Nel cassetto del comodino ci dovrebbe essere una maglia, mettila e vedi di tenerla addosso- John Smith uscì dalla baita chiudendosi dietro la porta.
Il punk aprì il cassetto e, come gli era stato detto, trovò una t-shirt.
Era color rosso fuoco e sopra vi era stampato il disegno di un sole che sorride insieme alla scritta “Divertimento infinito!”.
Quella della divisa sarebbe stata sicuramente la prima regola che avrebbe infranto.
Ma per ora, doveva per forza farlo.
Infilò la maglia, gettando sul materasso quella che aveva prima, e uscì dalla baracca.

Con il gentile aiuto della mappa sbiadita appesa sulla bacheca del centro informazioni, Duncan riuscì a trovare l’area di ritrovo.
Consisteva in un cerchio di tronchi di alberi tagliati che venivano usati a mo’ di sgabello e al centro c’erano un falò spento e una lavagna.
A quanto pare era solo.
Si guardò intorno, soffermandosi sul bosco.
Volendo si poteva scappare da lì, ma visto che all’ingresso c’era il filo spinato chissà cosa c’era lì per prosciugare qualsiasi tentazione...
Quando si girò verso i tronchi, Duncan andò a sbattere contro qualcuno.
-Ahia! Guarda dove cammini-
Una ragazza con la pelle mulatta e i capelli corti castani, era a terra e si stava massaggiando la schiena dolente.
Il punk rimase per un attimo a fissarla, pensando che fosse molto sexy.
-Cosa fai?- la sua voce stridula lo riportò alla realtà.
-Eh?- rispose, non capendo di cosa stesse parlando.
-Non mia aiuti nemmeno a rialzarmi?-
“Ma chi si crede di essere questa?”
La bruna sbuffò e si rimise in piedi da sola.
Iniziò a scrutare il ragazzo con i suoi grandi occhi color pece cercando di collocare quei piercing e quella cresta verde (orribile) nella propria memoria.
-Non ti ho mai visto da queste parti- sentenziò alla fine.
-Se è per questo nemmeno io, forse perché è la prima volta che ci vengo- disse Duncan con tono arrogante che fece storcere il naso alla ragazza.
-Io sono Courtney, la capo animatrice- si presentò tirando fuori tutta la buona educazione che i suoi genitori le avevano insegnato nel corso di quei sedici anni.
-Esistono dei capi oltre a Signor. “qui comando io e tu fai quello che dico io”?- rise.
L’altra roteò gli occhi.
In quel momento arrivò- indovinate un po’- proprio Smith che, dopo aver ringhiato contro il punk, rivolse un sorriso a Courtney.
-Vedo che vi siete già conosciuti. Questo  è Duncan e starà con noi per una settimana, mentre questa è…-
-So chi è lei, mi ha già lasciato il suo biglietto da visita- lo interruppe il moro, ghignando sornione.
La ragazza ridusse gli occhi a due fessure.
Quel tipo non le piaceva nemmeno un po’.
-Stavo dicendo, secondo il tribunale deve prestare sevizio presso il nostro campo estivo e va tenuto sotto controllo. Quindi, Court, da questo momento in poi è nelle tue mani- il dirigente lanciò uno sguardo di compassione verso di lei, felice però di non dover sopportare da solo quel peso.
-Fra un quarto d’ora arriva il pullman con i bimbi della settimana, quindi datevi una mossa!- l’uomo battè le mani un paio di volte e se ne andò nella sua baita, la numero 19 (che, per la cronaca, era molto più grande e luminosa ed era l’unica ad avere la tv).
Duncan e Courtney rimasero a fissarsi, uno ghignante, l’altra infastidita.
-Senti, ti conviene non fare il pagliaccio qui, altrimenti te la vedrai con John- disse la bruna rompendo il silenzio.
-Come se quel pallone gonfiato mi facesse paura-
La ragazza era stupita e irritata dalla spavalderia di quel punk dalla faccia bucata.
-Andiamo a chiamare gli altri, avremmo bisogno di aiuto- si arrese, per ora, e s’incamminò verso le baite degli altri animatori.
-Altri? Credevo saremmo rimasti un altro po’ soli…- Duncan le cinse la vita con un braccio, ma lo ritrasse subito quando la bruna gli storse il mignolo.
-Ma sei impazzita?!- le urlò.
-Ti ho detto che non dovevi fare il buffone- rispose Courtney, sicura di sé.
-E va bene, Principessa-
-E non chiamarmi così-
-Okay…Principessa-
Si coprì il volto con una mano, già disperata dopo appena dieci minuti.
Era sicura che sarebbe stata una settimana da incubo.
 




 

Angolo Angy
Ecco la long a cui vi avevo accennato ^^
So che è arrivata con un giorno di ritardo, ma ieri non sono riuscita a scrivere questo primo capitolo, quindi ho rimandato a oggi.
Beh…che ne dite?
Volevo scrivere una cosa del genere da un po’, quindi ecco che nasce questa storia!
Se ci sono errori di qualsiasi tipo, non esitate a farmeli notare c:
Adesso devo andare
Lasciate tante recensione ^^
Angy

P.S. ANNUNCIO IMPORTANTE: avete presente il cartone animato “Grojband”, prodotto dagli stessi creatori di A tutto reality? Se la vostra risposta è sì, vi chiedo di dare un’occhiata al fandom e, magari, di contribuire a farlo crescere. Ci sono fic meravigliose, ma visto che siamo in pochi ci tenevo a raccogliere altri recensori/lettori/autori ^^
Ora, non vi resta che passare qui e darci una mano! 
http://www.efpfanfic.net/categories.php?catid=3056&parentcatid=3056

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Duncan e Courtney arrivarono davanti alla baracca numero 11 dove un gruppetto di ragazzi chiacchierava tranquillamente.
Appena una di loro vide la bruna, la salutò con la mano e tutti la imitarono.
-Ehi, Court! Come va?- le chiese una ragazza dai capelli biondi e dallo sguardo gentile.
-Bene, Bridgette, grazie- sorrise lei.
Il punk guardava scettico tutte le persone lì presenti, disgustato da tanta cortesia.
Ad un certo punto, una ragazza dai ricci capelli rossi gli si parò davanti, a pochi centimetri dal suo viso.
-E tu chi sei?- chiese, o meglio dire urlò, mescolando il verde intenso dei propri occhi con l’azzurro ghiaccio dei suoi.
Courtney rispose per lui separando i due.
-Lui è Duncan e starà con noi una settimana- spiegò, cercando di nascondere il suo fastidio per il punk.
-Un altro galeotto?- rise un ragazzo biondo con un cappello da cowboy sulla testa.
La ragazza annuì, affranta.
Il californiano si alzò da terra e si avvicinò al nuovo arrivato.
-Io sono Geoff, batti il cinque amico!- gli mostrò il palmo della mano aspettando un gesto di saluto che non arrivò.
Courtney li tolse da quella scomoda situazione riprendendo con le presentazioni.
-Lui è Trent- disse accennando a un ragazzo moro che strimpellava una chitarra.
“L’Elvis dei poveri”.
-Questo è Cody- lo salutò un tipo smilzo con i capelli castani e con i denti larghi.
“Lo sfigato di turno”.
-Izzy- quel nome corrispondeva alla ragazza rossa di prima.
“La pazza schizofrenica”
-E infine Gwen- Courtney indicò con la mano una ragazza pallida con i capelli scuri, arricchiti da ciocche color petrolio, e un pesante trucco in stile gotico.
“La darkettona incazzata con il mondo”
Duncan sorrise per il suo stesso umorismo e gli altri interpretarono quel gesto come un segno di amicizia.
Grande errore.
Se c’è una cosa da sapere su Duncan Nelson è che il suo unico amico è Duncan Nelson (e la sua tarantola Scruffy, prima che morisse), degli altri non si fiderebbe mai.
-Benissimo, adesso andiamo ad accogliere i bambini. Su, sapete cosa fare!- proclamò l’ispanica con il solito tono da capo.
Gli altri sbuffarono e si diressero in massa verso l’entrata del campo.
Il punk rimase lì inchiodato a guardarsi le unghie con nonchalance.
Courtney tossì per attirare la sua attenzione.
-Guarda che devi andare anche tu-
Il ragazzo alzò lo sguardo, impassibile.
-E immagino che tu invece tornerai a leccare i piedi al capo, sbaglio?- disse dopo un lungo attimo.
-Come scusa?- chiese lei non credendo a quello che aveva appena sentito.
Come si permetteva di parlarle così?
-Io le persone le capisco al volo e tu sei una principessina viziata che crede di essere migliore di tutto e tutti- emise la sua sentenza con la freddezza di un giudice che sta per condannare all’ergastolo qualcuno.
Courtney era allibita e infuriata (più infuriata che allibita) e non mosse un muscolo, un sopraciglio alzato come se chiedesse spiegazioni e le braccia incrociate al petto.
Duncan ghignò divertito e avvicinò le labbra all’orecchio dell’ispanica.
-Però, se ti può consolare, hai un bel culo- detto questo, si diresse verso il proprio lavoro lasciando Courtney lì come un’idiota.
“Ma da dove sbuca fuori questo?”
 
Un bus giallo parcheggiò di fronte al cancello del campo estivo e, quando si aprirono le porte, una mandria di bambinetti urlanti corsero verso gli animatori.
Izzy, Bridgette, Gwen, Geoff, Trent e Cody ormai ci avevano fatto l’abitudine a quella scena, ma per Duncan fu una specie di shock.
Erano una ventina, quella settimana, ma al punk sembravano un milione.
Avrebbe dovuto badare a quei piccoli mostriciattoli per sette giorni ed era sicuro al mille per mille che gli avrebbero fatto saltare i nervi in breve tempo.
Forse già da subito, visto come lo strattonavano e come gli saltavano addosso.
A calmare quella baraonda fu il lungo e fastidioso suono di un fischietto.
Il punk si voltò e vide che Smith era in piedi su una specie di cassa, probabilmente per farsi vedere da tutti.
Accanto a lui c’era una bimba con lunghi capelli neri e un’aria snob.
-Un minuto di silenzio per favore- disse con il suo vocione.
Appena gli ultimi brusii si spensero, riprese a parlare.
-Benvenuti al campo estivo “Summer friends”, vi garantisco che passerete giorni di divertimento e gioia in mezzo a tanti bambini che diventeranno sicuramente vostri amici- fece una pausa ad effetto.
-Quest’anno, con voi, ci sarà anche mia figlia Heather- accennò alla bambina lì accanto.
-Sono sicuro che anche lei si divertirà con voi bimbi e anche con gli animatori- calcò le ultime parole fulminando con lo sguardo i poveri adolescenti, in particolar modo Duncan.
-Adesso seguite quei ragazzi lì in fondo, che vi condurranno al buffet di benvenuto. Ciao a tutti e buona vacanza!-
I piccoli esultarono in coro e poi si raggrupparono intorno agli animatori che li condussero alla sala mensa.
Duncan li seguì sbuffando e ripetendosi mentalmente che sarebbe stato molto meglio finire al fresco che stare in quel posto.
La sala mensa era costituita da un grande spazio pieno di lunghi tavoli e panche e, per l’arrivo dei bambini, addossato alla parete di fondo, era stato posizionato un tavolo molto più grande degli altri e pieno di cibo.
Un bambino biondo e piuttosto grassottello sfrecciò davanti al punk con una velocità da fare invidia a Usain Bolt e si fiondò (letteralmente) su un pollo arrosto grande come la sua testa.
Duncan gli si avvicinò e lo rimise a terra bloccando momentaneamente la sua abbuffata.
-Ehi, Ciccio, qui devono mangiare tutti quindi datti una calmata, okay?-
Il bambino continuò a masticare e fissò incuriosito i piercing argentei del ragazzo.
-Sono caramelle quelle?- chiese ingenuamente, mentre indicava l’oggetto con il dito.
-No- rispose secco il moro.
-Si possono mangiare?-
-No-
-Ma sanno di fragola?-
-No! E adesso smettila!- urlò il punk, esasperato.
Il biondino s’incupì, abbassò lo sguardo e iniziò a singhiozzare piano per poi scoppiare in un pianto incontrollato.
Duncan si allarmò, non poteva far piangere un bambino già dal primo giorno.
-No, no, no! Sta buono, piccoletto- cercò di calmarlo, ma quello prese a piangere più forte.
Il ragazzo cercò qualcosa che facesse smettere quel mocciosetto e alla fine optò per un lecca-lecca variopinto.
Il bimbo ritornò gioioso quasi all’istante.
-Io sono Owen e ho 5 anni, tu chi sei?- chiese assaporando il suo dolcetto.
-Fatti i fatti tuoi-
-Che strano nome, non l’ho mai sentito- Owen sorrise rendendo più luminoso il suo viso paffuto.
Il punk non lo ascoltò nemmeno, perché aveva notato la presenza di Courtney nella stanza
Un’idea maligna gli attraversò la mente e un ghigno si fece largo sul suo volto.
-Ehi, Ciccio, che ne dici di un bel gioco?- attirò l’attenzione del biondo e si mise alla sua altezza.
-La vedi quella ragazza laggiù?- Owen annuì.
-Ecco, adesso tu devi andare lì e spiaccicarle addosso questo- il moro prese una manciata di purè da un vassoio sul tavolo.
Il bambino prese fra le mani quell’intruglio giallognolo e lanciò uno sguardo preoccupato al ragazzo.
-Fattiifattituoi, ma non è una cosa cattiva?- chiese, intimorito da quella possibilità.
-Naah, è un gioco. Tu conosci giochi cattivi?-
Owen fece segno di no con la testa.
-E quindi qual è il problema? Su, vai a divertirti!- lo incitò continuando a ghignare.
Il bambino sorrise radioso e si diresse a piccoli passi verso la ragazza.
Courtney stava controllando una lista, quando sentì qualcosa di umido sulle cosce.
Si girò di scatto e vide un bimbo grassoccio che se ne stava lì con le mani sporche di purè.
-La mamma non ti ha insegnato a non fare queste cose?- lo rimproverò lei, cercando di mantenere la calma.
-Ma mi ha detto lui di farlo- si motivò il biondino indicando Duncan.
Courtney a quel punto esplose e si diresse verso il punk, rossa dalla rabbia.
-Oh, ma ciao Principessa!- la salutò lui, come se nulla fosse.
-Senti, non so quale sia il tuo problema,ma usare l’innocenza di un bambino per tormentarmi non è affatto una cosa matura e…- non poté continuare perché un budino le arrivò addosso sporcandole la maglietta.
Courtney alzò lentamente lo sguardo verso Duncan, che rideva sotto i baffi.
-Tu- sibilò lei.
Poi la faccia del punk venne coperta di maionese.
-Questo non dovevi farlo, Principessina-
E iniziò una guerra di cibo che ben presto coinvolse tutto lo staff e i bambini.
Nella sala volavano salse, insalate, patatine e brodaglie di dubbia composizione, mentre risate e urla facevano da coro.
Quel caos generale, dopo lunghi minuti di lotta, venne interrotto da un fischietto.
Duncan e Courtney, totalmente ricoperti di pietanze di ogni tipo, si voltarono per incontrare lo sguardo omicida di Smith.
-Voi due, nel mio ufficio, SUBITO!- sbraitò.
L’ispanica cercò di spiegare la situazione, ma venne zittita.
E così i due si diressero nel luogo indicato,una stanza dell’ufficio informazioni.
Se la cavarono con una ramanzina e con la promessa che al prossimo passo falso sarebbe stata la fine.
Nonostante l’avessero passata liscia, l’odio di Courtney verso il punk era ancora vivo e ardente.
-Hai visto cosa hai fatto! Adesso siamo nel suo mirino- si lamentò con il ragazzo, una volta uscita dall’ufficio.
Duncan la guardò intensamente e la ragazza si sentì imbarazzata da quello sguardo.
Doveva ammettere che quegli occhi erano davvero bellissimi.
-Come si vede- disse infine il moro, con un’aria quasi dispiaciuta.
-Che cosa?- chiese lei, riprendendosi dai suoi pensieri.
-Che non sei una che si diverte spesso- il punk se ne andò e Courtney riflesse su quelle parole.
Le costava ammetterlo, perfino a se stessa, ma in fondo aveva ragione.


La giornata volò via veloce fra giochi all’aperto e piagnucolii infantili e non ci furono altri scontri rilevanti fra Duncan e Courtney, solo qualche frecciatina.
Ma c’erano ancora altri sei giorni per litigare.
 
 



Angolo Angy
Salve a tutti ed eccomi tornata su questa long :D
Ho aggiornato dopo un po’ di tempo, nonostante mi fossi promessa che lo avrei fatto ogni due giorni, ma spero che questo capitolo ripaghi la mia assenza ^^
So che la scena della lotta di cibo è vista e rivista, ma ci stava troppo bene, scusatemi.
Ringrazio tutte le gentilissime persone che hanno recensito il capitolo precedente c:
Inoltre ringrazio anche tutti i lettori silenziosi che, anche se indirettamente, mi danno sostegno ogni volta ^^
Ditemi cosa pensate di questo primo capitolo ufficiale, se vi va :)
Adesso devo andare
Alla prossima!
Angy

P.S. ANNUNCIO IMPORTANTE: vedi angolo autrice del capitolo precedente.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Il mattino seguente, Duncan fu svegliato dal fracasso degli altoparlanti.
In un primo momento credeva di essere a casa e che quelle urla appartenessero a sua madre che gli chiedeva se le uova le voleva con o senza il bacon, ma poi si ricordò del campo estivo.
Sbuffò per poi rigirarsi in quello scomodissimo letto.
Provò a riaddormentarsi, ma la voce di Smith negli amplificatori non glielo permise.
Si mise seduto e si strofinò gli occhi, cercando di capire quelle parole.
-Tutti gli animatori sono pregati di raggiungere l’area di ritrovo adesso, ripeto ADESSO!-
Il punk mugugnò qualcosa contro l’uomo, si alzò e s’infilò i jeans e la sua amata maglia degli AC/DC.
Si chiese quand’è che poteva farsi una doccia, ma comunque in quel momento la priorità era raggiungere il luogo indicato, possibilmente prima che quelle urla gli spaccassero i timpani.

Duncan arrivò all’area di ritrovo e vide che c’erano già tutti, Principessa compresa.
Del capo non c’era ancora traccia, quindi le sue orecchie potevano rilassarsi.
Il moro si avvicinò al festaiolo, Geoff, che fra tutti gli sembrava il più simpatico.
Non che avesse intenzione di farsi amici, ma un alleato in posti come quelli serve sempre.
-Ehi, amico!- lo saluto il biondo con enfasi.
-Ciao- rispose Duncan, sbadigliando rumorosamente.
-Che hai, sembri uno zombie…Non dirmi che ti sei svegliato adesso-
Il punk lo guardò confuso.
-Amico, sono le nove e mezza! La sveglia era alle sette- gli disse Geoff.
“Ah, ecco quando avrei potuto farmi la doccia…”
-Ma Signor “il migliore sono io” quando arriva?- chiese il moro.
Il californiano rise e gli disse che probabilmente sarebbe arrivato fra venti minuti.
“Mmh, venti minuti…Io scassino la porta di una casa in quindici minuti, quindi ce la posso fare”
Duncan corse via ignorando le domande del biondo.
Sarà pure un delinquente, ma alla sua “bellissima” faccia ci tiene comunque.

Esattamente venti minuti dopo, John Smith e la sua figlioletta arrivarono all’area di ritrovo.
L’uomo scrutò i ragazzi uno ad uno e notò che il nuovo arrivato mancava.
-Dov’è Duncan?- chiese, già arrabbiato.
Alcuni dei presenti alzarono le spalle, altri si guardarono intorno per accertare l’assenza del ragazzo.
Ad un certo punto, si sentì una voce che sembrava provenire dalle docce.
Smith e lo staff si girarono in quella direzione e videro Duncan, coperto solo da un asciugamano, che correva e urlava “Solo un attimo e arrivo!”
Tutti i sedicenni, a parte Courtney, scoppiarono a ridere.
-Oh mio Dio, quel tipo è esilarante- commentò Geoff fra una risata e l’altra.
Un paio di minuti dopo, il punk arrivò (vestito stavolta) e si sedette su uno dei tronchi-sedia.
Il silenzio calò, tutti lo fissavano.
-Cosa c’è? Un procione mi ha fottuto i vestiti!- disse, come se fosse una cosa normale.
Questa volta, nessuno osò ridere.
Il capo era rosso di rabbia.
-NELSON!- urlò.
-Dica- il punk ghignò.
-A terra, flessioni!- ordinò indicando il terreno sotto di lui.
-Dove siamo, nell’esercito?-
-Zitto, se non vuoi fare una fine orribile- gli occhi di Smith si ridussero a poco più di due fessure.
-Okay- Duncan si buttò a terra e si mise in posizione.
-Quante ne devo fare?- chiese.
Smith sorrise maligno.
-Finché non ti si spezzano le braccia-
-Sta scherzando spero-
-Ho l’aria di uno che scherza?- gli rispose l’uomo, assumendo un’espressione tremendamente seria.
Il punk sbuffò e iniziò l’esercizio, mentre gli altri andavano a svolgere le loro mansioni.
-Ah, dimenticavo. Non provare a barare, quella telecamera lì su è collegata al mio cellulare e se vedo che ti fermi anche solo per un attimo, saranno guai seri- aggiunse il sorvegliante, per poi andarsene insieme al gruppo.
Duncan imprecò a denti stretti e continuò a fare flessioni.
Ad un certo punto sentì degli strani rumori alla sua sinistra, girò la testa e vide un piccolo procione che lo fissava divertito mentre masticava un pezzo della sua maglia.
-Stupido animale…-


-Visto che ieri voi due vi siete divertiti tanto insieme, oggi baderete ad un gruppo di bambini molto speciale- Smith camminava avanti e indietro passando davanti a Duncan e Courtney e sorridendo beffardo.
-Piccoli, vi presento i vostri animatori- con un ampio gesto della mano invitò un gruppetto di bambini a farsi avanti.
Il punk notò che fra loro cera anche Ciccio, intento a masticare una caramella.
Insieme a lui c’erano la figlia del sorvegliante, una bimba dagli strani capelli vaporosi che si atteggiava come una top model e un bimbo moro con gli occhi color nocciola.
Il punk non ci trovò nulla di strano in quei mocciosi, ma si sa che a volte l’apparenza inganna.
-Buon divertimento!- disse John con sguardo sadico.
Appena l’uomo si allontanò, si scatenò il putiferio.
Le due bambine cominciarono a picchiarsi per non si sa cosa, Owen si lamentava a gran voce perché le caramelle erano finite e l’altro bambino cominciò a saltellare qua e là come una ballerina di danza classica.
Duncan e Courtney si lanciarono uno sguardo che implorava aiuto.
-Okay, basta!-
Il punk divise le due litiganti, Courtney diede altre caramelle al biondino e l’altro invece si fermò da solo.
Appena la calma fu tornata, Duncan si rivolse alla ragazza e le chiese cosa dovessero fare adesso.
La bruna sospirò come se stesse per annunciare il peggio.
-Guerra di gavettoni-
Il ragazzo sorrise furbo.

Quattro bambini dai cinque ai sette anni.
Due ragazzi di sedici anni.
Ventitré palloncini riempiti di acqua.
Non un gioco, ma una guerra.
-Se le vostre mamme vi hanno insegnato che l’importante è divertirsi, beh, non è vero-
Courtney si batté una mano sulla fronte e scosse la testa.
“Ma cosa diavolo dice quest’idiota?”
-L’importante qui è vincere, anzi è essenziale. Io sono sempre stato il re della guerra di gavettoni e la mia squadra deve essere una squadra vincente. Oggi voi non siete dei piccoli, insignificanti, bambinetti piagnucoloni, ma dei guerrieri senza paura o debolezze. Noi saremo i vincitori di questo gioco, è una questione di onore- appena Duncan ebbe finito il suo “discorso”, cadde il silenzio.
Poi, una vocina familiare lo interruppe.
-Fattiifattituoi, posso andare a fare pipì?-
Il punk sospirò amareggiato e gli disse di andare.
Non voleva certo che i suoi guerrieri facessero i loro bisogni nel bel mezzo della battaglia.
Quando Owen ritornò dai bagni, Courtney passò alla breve spiegazione del gioco, per chi non lo conoscesse.
-Allora, lo scopo è quello di riuscire a prendere tutti i membri delle altre quattro squadre senza però farsi colpire, la squadra che rimane con più membri asciutti vince-
I bimbi annuirono, a parte Heather, che guardava i due con un’aria di superiorità.
-Ma non avete nemmeno chiesto come ci chiamiamo- commentò.
Duncan la guardò in cagnesco.
-Forse perché non ci interessa, bambina…-
-Hai ragione! Quali sono i vostri nomi?- lo interruppe Courtney tirandogli una gomitata.
-Io sono Heather- disse la bambina tirando indietro i lunghi capelli neri.
-Io Anne Marie- squittì l’altra femminuccia, mettendosi in posa come se le stessero per scattare una foto.
-Io Mike…- il bambino castano sorrise timidamente.
-E io Owen!- urlò il biondo con enfasi.
Silenzio.
-Se il teatrino è finito, andiamo che fra poco inizia la partita- Duncan si diresse verso il dentro del campo, dove aspettavano le altre squadre.
Gli altri lo seguirono, alcuni spaventati e altri infastiditi.

-3…2…1…Via!- al suono del fischietto di Smith, si scatenò il putiferio.
A dispetto di ciò che si aspettava il punk, le altre squadre erano piuttosto accanite.
Lui però ce la metteva tutta, a volte anche in modo non esattamente sportivo…
-Cody, hai una scarpa slacciata-
-Dove?-
-Qui!-
-Ahia, quest’acqua è fredda!-
Ma questi sono dettagli.
Dopo dieci minuti di gioco intenso, la maggior parte dei giocatori erano stati eliminati.
Della sua squadra le vittime erano state Anne Marie e Heather, che erano state colpite mentre litigavano per l’ennesima volta.
Altri cinque minuti di gavettoni e anche Mike era andato, mentre Owen…Beh, lui aveva un urgente bisogno della toilette.
Rimanevano lui, Courtney, Izzy e un bambino mingherlino.
Con un tiro perfetto che sorprese anche Duncan, la sua compagna di squadra eliminò il piccolo.
-Ah, allora la Principessa sa fare qualcosa oltre a blaterare- rise divertito.
-Sì, per esempio so come romperti un braccio- ringhiò lei, mettendolo a tacere.
Non aveva mai visto tanta determinazione in una ragazza.
Gli rimaneva un unico palloncino, era la loro ultima chance.
Il punk stava per prendere l’iniziativa, ma Courtney fu più veloce.
Afferrò il gavettone, corse fino a circa due metri da Izzy e tirò.
Purtroppo però inciampò in un ramo, quindi la bomba d’acqua venne deviata, mancando il bersaglio.
La rossa ne approfittò per eliminarla.
-Ahia!- si lamentava la bruna mentre si teneva la caviglia con entrambe le mani.
-Principessa- Duncan corse verso di lei e si accovacciò al suo fianco.
-Ti sei fatta male?-
-Stai attento!- l’avvertimento di Courtney fu del tutto inutile perché il ragazzo venne comunque infradiciato.
-Ah, hai perso! Hai perso, hai perso, hai perso, hai perso…- cantilenò Izzy saltando qua e là e facendo capriole.
Lui, il grande Duncan Nelson, il re indiscusso della guerra dei gavettoni, il delinquente incallito, era stato battuto da una ragazza.
E per giunta, era stato battuto per aiutare un’altra ragazza.
Era stato definitivamente umiliato.
 

Era pomeriggio inoltrato ormai e Courtney si trovava in infermeria, accompagnata da Duncan.
-Ecco fatto!- l’infermiera finì di fasciarle la caviglia e uscì dal tendone, diretta chissà dove.
I due rimasero soli, in silenzio.
-Duncan- lo chiamò lei, un po’ incerta.
-Sì?-
-Grazie di avermi aiutata-
-Non c’è di che- rispose freddamente lui.
-Mi dispiace che tu abbia perso- non usò il “noi”, anche se erano in squadra insieme.
-Non fa niente- rispose il punk, dopo una lunga pausa.
Courtney si mise a fissare il cielo, carico di nubi scure.
-Sembra che stasera pioverà-
-Già-
I due si alzarono in contemporanea dal lettino e uscirono.
-Beh, allora a domani- disse lui.
-Come, non vieni a cena?- gli chiese la bruna.
Duncan sorrise, finalmente.
-No, credo che rimarrò a rimuginare sul mio orgoglio ferito- rispose con un finto tono drammatico.
Courtney rise e le sue iridi incontrarono quelle del ragazzo.
Rimasero lì per un po’, semplicemente a guardarsi negli occhi.
-Allora ciao- la ragazza interruppe quello strano momento.
Duncan scosse la testa e la salutò, poi ognuno prese la sua strada.
Ed entrambi sentivano la stessa strana sensazione allo stomaco.



 
 


Angolo Angy
Ho aggiornato, incredibile!
*parte il coro angelico*
Teoricamente avrei voluto concludere questa long prima dell’inizio della scuola, ma visto che manca solo una settimana (purtroppo) non so se ce la farò.
In questo capitolo, che ci ho messo molto a scrivere, Duncan rivela un minimo della sua parte dolce e lo stesso Courtney ^-^
Il prossimo sarà sicuramente meno sentimentale e più comico c:
Adesso devo andare
Alla prossima!
Angy

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Il giorno arrivò troppo presto e in tutto il campus l’unico che potette constatarlo fu Duncan, che era rimasto sveglio tutta la notte ad ascoltare i rumori della tempesta.
Qualcosa gli aveva impedito di addormentarsi e quel qualcosa aveva un nome e un cognome: Courtney Barlow.
Si era chiesto perché gli importasse tanto di quella ragazza, quando una parte di lui avrebbe solo voluto ucciderla.
Già, solo una parte.
La luce del sole, libera dalle nuvole, scacciò via quei pensieri e il fastidioso suono della sveglia lo intimò ad alzarsi.
Iniziava un altro lungo giorno in quell’orribile campo.
Per qualche motivo, al punk venne da sorridere.


Intanto, nel resto del campo …

-Trent, smettila di cantare ed esci da quella maledetta doccia!-
-Gwen, stasera sei libera?-
-No e non lo sarò mai-
-Ah…E invece domani?-
-Un’altra parola e ti faccio saltare tutti i denti-
-Okay…-
“Si vede che è pazza di me”.
-Izzy, non so quanto sia saggio mettere le mentine nella coca-cola…-
-Fidatemi di me, sono una scienziata!-
-Siamo fregati-

-Bridgette, un bacino?-
-Ma certo cucciolotto mio-

Beh, la vita continuava.


Gli animatori si radunarono come sempre nel cerchio di tronchi e Smith era lì a dar loro istruzioni sul programma del giorno.
-Portateli in piscina-
“C’è una piscina in questo posto?”
Fu il primo pensiero di Duncan.
I bambini arrivarono poco dopo, urlanti e pieni di energia come sempre.
Il punk, dopo appena due giorni di lavoro, aveva capito che l’obbiettivo era sfinire quei mocciosi, così da poter stare tranquilli almeno di sera.
Raggiunsero la loro meta in poco tempo e subito i piccoli, armati di costumi e salvagenti, si tuffarono nell’acqua.
Il compito dei ragazzi era semplicemente controllare che non morissero affogati.
Questo per Duncan significava che non avrebbe fatto niente tutto il tempo.
E diciamo che fu così, finché…
-Aiuto! Aiuto!-
Il ragazzo si voltò verso la piscina e, quando vide Owen annaspare, non ci pensò due volte a tuffarsi.
Afferrò il bimbo- nonostante il peso- è lo trascinò fino al bordo insieme a lui.
-Grazie Fattiifattituoi- Owen gli si avvicinò a lui per abbracciarlo.
Duncan rimase inizialmente sorpreso, ma poi le sue labbra si aprirono in un sorriso quasi paterno.
-Senti, chiamami Duncan- gli disse scompigliandogli i capelli biondi.
-E’ un soprannome?- chiese ingenuo il bambino.
-Diciamo che gli amici mi chiamano così-
-Quindi io sono tuo amico?- gli occhi di Owen si riempirono di entusiasmo.
-Certo, ora vai a giocare con gli altri- rispose il punk, ancora sorridente.
Il bimbo annuì frettolosamente e se ne andò.
-Hai fatto un bel gesto- quell’improvvisa voce fece sussultare il moro, ma quando si girò si rese conto che era solo Courtney.
-In che senso?- chiese riacquistando la sua freddezza.
-Nel senso che sei stato gentile-
Il lato buono di Duncan- perché sì, lui aveva un lato buono- venne di nuovo inghiottito dalle tenebre.
-Io non sono gentile e non lo sarò mai, Principessa- il sorriso sincero venne sostituito dal solito ghigno.
Courtney sembrò rimanere delusa da quella reazione, ma sorvolò ritornando anche lei la persona di sempre.
-Com’è l’acqua, Nelson?- accennò divertita ai vestiti fradici del punk.
Il ghigno di quest’ultimo si fece più accentuato.
-Non so, dimmelo tu-
E con questo spinse la mora nell’acqua.
E con questo rinforzò la propria dignità.
Anche se poi si sentì uno stupido per il resto della giornata.
 
Quella sera, per l’odio di tutti, era stata organizzata una serata speciale e il tema era uno dei peggiori: balli di gruppo.
-Mi prendete per il culo?!- aveva sentenziato Duncan con la sua usuale finezza.
Purtroppo però, gli animatori dovevano per davvero partecipare e nulla li avrebbe potuti salvare da quell’incubo
Dopo ore di preparazione e un bel po’ di balli (ridicoli), erano arrivati quasi al termine dello show.
Mancava solo una canzone.
La più temuta.
La più ridicola.
Quella fatta apposta per umiliarti.

Soku, soku
Baci, baci
Soku, soku
Vira, vira
Soku, baci
Soku, vira
Soku, baci, vira


I due chiamati per esibirsi erano proprio Duncan e Courtney.
-No, io non lo faccio- disse la bruna, incrociando l braccia al petto.
-Solo perché non ne saresti capace- rispose il punk, divertito.
-E’ una sfida?-
-Ovvio-
-E allora che guerra sia-
I due salirono sul palco improvvisato e iniziarono quello strano ballo, se così si poteva definire.
“Okay, non può essere così difficile”
“Sono Courtney Barlow, non mi faccio spaventare da una cosa del genere”
“E’ solo uno stupido ballo”
“Una cosa da bambini”

Sì, è quello che pensano tutti prima di provarci.

-Principessa, mi sembri un po’ stanca-
-Zitto, idiota che se no sbaglio-
-Perché credi che stia parlando?-
-Io ti odio-
Al secondo giro si aggiunsero anche i bimbi, trasportati dalla musica e ignoranti della tensione che regnava nell’aria.
Le ultime note della canzone si spensero e, quando tutti quanti avrebbero scommesso sulla parità in quella tacita sfida, la bruna sbagliò una mossa.
Duncan esultò, come se la sua squadra avesse appena fatto un goal.
-Hai perso!- urlò.
-Sei così infantile- sbuffò l’altra.
-Andiamo, si vede che stai rosicando perché ti ho battuto-
-Il mio nome non è Duncan Nelson-
-Hai ragione, è Perfettina Sotuttoio- il punk ghignò e ricevette uno sguardo omicida in risposta.
-Comunque, Principessa, credo che tu mi debba qualcosa- sentenziò lui mentre osservava gli altri andarsene.
La bruna inarcò un sopracciglio.
-Era una sfida, no?-
La ragazza continuava a non afferrare.
-Insomma, che ne dici di un bacio come trofeo?- Duncan le si avvicinò pericolosamente assottigliando sempre di più la voce.
Courtney sorrise complice e posò le braccia sulle sue spalle.
-Beh, in fondo credo che tu te lo meriti- sussurrò con voce sensuale.
-Davvero?- il punk era sorpreso e contento di quella risposta, ma non durò molto.
-No-
Sbam!
Cinque dita stampate sulla faccia, ecco il suo premio.
-Ehi!- replicò Duncan.
-Così impari a farmi cadere in acqua, cretino-
Il moro sorrise in modo strano e questo fece arrossire di botto la ragazza.
-Perché mi guardi?- borbottò.
-Perché sei bella quando ti arrabbi- il punk le passò una mano fra i capelli castani e se ne andò.
Courtney rimase pietrificata, poi si distese sull’erba e si mise a fissare le stelle, pronta a passare un’altra notte insonne fra i suoi pensieri.


 
 
 


Angolo Angy
L’aggiornamento è arrivato!
*parte un sottofondo musicale da momento epico*
Il mio obbiettivo di finire la storia prima del 15 settembre è andato a farsi benedire, ma comunque cercherò di essere il più veloce possibile.
Tenete conto che è iniziata la scuola e che sono ritornati per me- come per tutti gli studenti- i compiti, le interrogazioni e le verifiche, ma comunque non mi farò frenare da ciò.
Per quanto riguarda il capitolo, spero che vi sia piaciuto e che non faccia troppo schifo.
Il testo della canzone non so se sia giusto, ma io me lo ricordo così “^^
Comunque adesso devo andare
Alla prossima!
Angy

 

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Capitolo 5
*** . ***


Cari lettori,
non avete idea di quanto mi dispiaccia scrivere questa lettera.
So che apprezzate questa long, ma purtroppo non posso continuarla.
Questo perché l’ho iniziata in un momento in cui avevo troppe storie da portare avanti.
Credevo che ce l’avrei fatta a finirla, ma non è stato così.
Visto che non ho più né ispirazione né tempo- piuttosto che pubblicare capitoli mediocri e frettolosi- ho deciso di lasciare questa fan fiction incompleta.
Mi farò sicuramente perdonare.
Ho infatti già in mente delle idee per Halloween e, anche se manca un po’, anche per Natale.
Ma mi sento comunque incredibilmente in colpa.
Oggi è inoltre il 18 ottobre 2014, il mio primo anniversario su questo sito, e festeggiarlo in questo modo mi fa male.
Anche se ultimamente ho messo da parte questo fandom, non sapete quanto sia importante per me scrivere e, soprattutto, rendervi felici con le mie storie.
Anche se queste non sono le circostanze migliori, voglio ringraziarvi per questo fantastico anno.
Con i vostri incitamenti e le bandierine verdi mi avete fatto sentire una persona importantissima.
Nonostante siano passati ben 365 giorni, mi commuovo ancora per ogni recensione perché mi sembra ancora impossibile che qualcuno apprezzi realmente il mio lavoro.
Dopo questa piccola spiegazione, forse avete capito come io mi senta nel dover concludere così il mio progetto.
Voglio solamente dirvi GRAZIE e ancora GRAZIE per tutto.
L’ultima cosa che avrei voluto fare è deludervi, ma dato che questo non è il quarto capitolo, significa che l’ho fatto.
Scusatemi ancora.
Spero che con questo non mi odierete (non la sto mettendo sul tragico, il fatto è che tengo davvero a tutto questo), ma se adesso mi bombarderete di insulti, in un certo senso, lo capirò.
Un grande abbraccio
La vostra folle

Angy

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