A seed for a Nightmare di Clay1 (/viewuser.php?uid=741664)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Origins ***
Capitolo 2: *** Yoshi and Kuni begin ***
Capitolo 3: *** Peolpe are strange ***
Capitolo 1 *** Origins ***
Un sole pallido è quello che si presenta sulla città di Tokyo. Un sole a tratti ricoperto da alcune nuvole basse e grigie che non sembrano promettere un tempo troppo buono, almeno per quel pomeriggio, almeno per quella zona della città. Qualche bambino gioca in lontananza, piccoli versi e rimproveri smorzati solo dal clacson di quelle auto che da sempre affollano le strade della Metropoli, fin troppo diversa dalla sua città natale, fin troppi chilometri dalla sua Germania sebbene il sushi non sia poi cosi male, anzi. Un sospiro è quello che viene proferito dalla bocca di Leo, uno sguardo impassibile che si trasforma ben presto in una maschera di divertimento nel vedere in lontananza Asuka intenta in quel particolare slalom tra i piccoli che continuano a rincorrersi da una parte all'altra. "Ehi ti sembra divertente?" domanda accigliata Asuka, notandola in lontananza. Un piede va a pestare quello della lottatrice giapponese inducendola, per qualche attimo, a saltellare di dolore, portando cosi ad un sorriso ancora più divertito la tedesca che sbotta in una risata piuttosto roca udibile nell'aere circostante, seguita da un espressione sol un poco più seria accompagnata da una domanda "Come stai? " diretta Leo Kliesen ad Asuka Kazama che d'altro canto risponde con un sorriso non troppo sincero nell'avvicinarsi ormai alla posizione della prima. "Ma si, tutto bene dai..I lavori per la ricostruzione del Dojo sono iniziati ormai da un pezzo, spero solo questa volta regga..", seccata dal fatto che non abbia ancora potuto prendersi la sua rinvicita nei confonti di quel pezzo di meringa di Feng Wei. Avrebbe preso volentieri a schiaffi quel criminale, avrebbe goduto nel trasformare la sua faccia in un mosaico viola di tumefazioni ma è una determinazione a denti stretti che scompare ben presto. Si abbassa lo sguardo senza alcun preavviso, con fare esasperato ora " Spero solo che Xiayou, quest'anno, non si porti appresso di nuovo quel panda", mani nei capelli nel ricordare il macello al suo rientro dalla spesa solo l'anno prima. "Devo allenarmi", diceva la cinesina tutta sorridente e la giapponese da ingenua le ha lasciato libertà assoluta per poi ritrovare il locale nello sfacio più totale, nel disastro più completo, una crisi di nervi che non ha ancora del tutto superato. Un pensiero che la sfiora solo un momento prima di rialzare lo sguardo con un sorriso sornione "E tu leo? Come mai da queste parti. Qualche bel giapponese eh? eh?", toccandola ritmicamente con un dito, punzecchiondola nella speranza di sentire la tanto attesa confessione. Arrossisce Leo ma non si scompone più di tanto, sono piuttosto le palpebre che si chiudono con un fare quasi risentito, imbarazzata "Non cambi mai. E finiscila, preferisco i biondi con gli occhi azzurri lo sai..", una frase che lascia perplessa la giapponese che si indica con l'indice "Vuoi dire che io non avrei speranze con te?"lasciando sol dopo qualche attimo che l'espressione avvilita si trasformi in un altro sorriso che porta con sè più di qualche risata di gusto. Anche la Kliesen ridacchia divertita dal fare dall'altra me è giusto un secondo che la diritta va ad afferrare la valigetta, stavolta con fare più serio dando giusto un'occhiata intorno "Sai perchè sono qui vero?", domanda seria all'amica, lasciando che le sue iridi azzurre si riflettano in quelle marrone scuro dell'amica, che naturalmente ricambia lo sguardo salvo poi abbozzare un altro sorriso a trentadue denti e alzare le mani. Si chiude in pugno la mano di Leo, quasi esasperata "Cosa facevi mentre ti parlavo al telefono, Asuka?", tono interrogativo alla combattente della stirpe Kazama che d'altro canto le risponde con un sorriso ancora più ampio "Sai quelle televendite.. Hanno sostituito i commessi con dei modelli professionisti e cosi.. sai quelle batterie di pentole quanto mi ammaliano.." ovviamente ironica, con uno sguardo verso il cielo mentre un rivolo di bava si presentà in prossimità del labbro sinistro andando poi a ricomporsi immediatamente, formulando uno sguardo serio che le riesce a stento e portando la mano in prossimità della fronte quasi fosse un soldato "Ma ora sono seria e composta. Di pure", busto ritto e piedi uniti. Leo la osserva scettica, divertita dal fare dell'altra ma allo stesso tempo esausta, come se non ci fosse nulla da fare per correggerla, è cosi, tanto vale accettare. " E va bene. Osserva" con un filo di voce la bionda sgancia le serrature della valigetta aprendo i vani giusto quanto basta per far vedere all'altra il contenuto. Quel che si presenta agli occhi di Asuka altro non è che una pergamena arrotolata, una copia di quel che è custidito nel nascondiglio personale dell'Archeologa. "Una ricetta per dell'ottimo curry?" domanda la giapponese, inclinando un poco il capo, per poi subire uno scappellotto da Leo sul lato sinistro della testa "Ahi, mi hai fatto mal", non risce a concludere in tempo la frase che la Kliesen la interrompe " è una specie di iscrizione. L'ho trovata in una delle rovine giapponesi. Non importa quale.", scuotendo un poco la chioma "Si dice che sia una pietra in grado di imprigionare il potere demoniaco... E non solo questo". Seria ora Asuka osserva la tedesca "Jin Kazama..", sussurra in un filo di voce, rendendosi conto ora dell'importanza della questione e di quanto il giovane reggente della Michima sia ossessionato da quel gene che sembra continuamente e progressivamente divorarlo dall'interno. "E cosa vorresti che facessi per te?" replica di rimando mentre la bionda annuisce appena "Beh, è tuo parente no? Organizzami un appuntamento", un sorriso ambiguo di marca sull'espressione dell'Archeologa, mentre Asuka Kazama riflette sul da farsi osservandola attentamente " Vorresti incontrare mio cugino? Contenta te..", scrolla un attimo le spalle con fare quasi sconsolato, ritornando però in breve con il sorriso sornione sulla tedesca "Punti in alto tu eh? Non ti accontenti dei giapponesini comuni.. e brava la nostra europea.. palato fine, mmm" ritornando con quel solito indice a pizzicare sul braccio dell'archeologa che tenta di buttare le mani verso il collo dell'altra con la faccia stravolta dalla disperazione....
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Yoshi and Kuni begin ***
Act1Yoshi
Act1: Yoshi and Kuni begin... ed ecco la seconda presentazione dei personaggi. ^^
Cammina, passo sensuale e leggero quello della Ninja. Lunghi capelli
castani chiari raccolti in una coda mentre è una maschera a
forma di volpe, bianca, a ricoprirle parzialmente il viso, a nascondere
quegli occhi cinerei che svegli sondano lo spazio circostante ed a
svelare quelle labbra carnose e rosse che da sempre le donano un
fascino non del tutto indifferente. Indossa un abito leggero, azzurro,
con dei motivi a fiori bianchi che si dipartono su tutto il lato della
sua tenuta, delineando i contorni morbidi e ben proporzionati del suo
corpo. Una fascia rossa va poi cingendo la sottile vita, completando il
tutto con un paio di gambali
da battagli bianchi, ornati con degli inserti dorati. Non è mai
stata alta Kunimitsu, non si è mai basata sulla forza e sulla
potenza fisica. Non con quel fisico che gli permette di essere
eccezionalmente agile ed acrobatica, silenziosa e furtiva, una perfetta
assassina, mercenaria e ladra addestrata all'arte dei Ninja, addestrata
ad essere la migliore tra loro, la migliore nel suo campo. Eppure il
presente è sempre costretto a diventare passato, ed il passato
ad essere sostituito dal presente. Ed ora è di nuovo li, a pochi
passi dal capo del clan Manji assorto nella sua usuale meditazione. Rossa e scintillante l'armatura di Yoshimitsu,
scarlatto che costituisce un degno accompagnamento alla muscolatura del
ninja, non umana forse eppur presente. Si ferma alle spalle del Demone
la Volpe, silenziosa osserva la spada inclinarsi un po e ritornare alla
posizione originaria. Verde la lama, ma non puro, facile intravedere
quelle venature rosse che la contaminano, e la continuano a
contaminare, confondendo la mente dell'essere che la impugno, molto,
troppo diverso da quando l'ha conosciuto la prima volta. Sono passati
anni, lei appena una ragazzina ed ora donna mentre lui.. Lui immutato
nel fisico, trasformato nello spirito. La determinazione ed il cinismo
a comporlo, lo nasconde bene senz'altro ma lei non è come tutte
le altre.. È diversa, tanto nella tecnica quanto nel carattare,
è una volpe. Passano diversi minuti prima che il debole della
lama vada a bloccarsi ed il ninja si alzi dalla sua posizione
contemplativa posando le iridi sul viso di Kunimitsu. Ed eccola li, la
maschera del demone a corprili parzialmente il volto, quella copertura
che certo non faccia sfuggire emozioni. Immuni? Impossibile, non esiste
quando si passa troppo tempo in quel pianeta che comunemente viene
chiamato terra. "Sangue chiama altra sangue. È assetata",
parla in terza persona il ninja verso la donna, parla della lama
demoniaca che ancora tiene imbracciata dall'elsa ma alla volpe non
sfugge certo quel minimo movimento della lingua, segno che il demone
sta scavando anche nella sua mente. "Abbandona quella lama, Yoshimitsu. Ti controlla",
secco è il dire della Ninja, atona la voce. Si fronteggiano, non
sono avversari, non ora ed è un silenzio che volteggia nella
sala del templio, rotto dalla voce elettronica del guerriero che sposta
il braccio cyborg in avanti, ricostruitogli dal suo vecchio amico
boskonovitch "Ogni Capoclan deve affrontare il potere demoniaco della spada.. ed ad ogni modo non la cederò a te.",
basso il tono della voce, è un discorso ed una leggenda che la
volpe addestrata allo stile ninjitsu manji conosce fin troppo bene,
nessuna sorpresa nell'ascoltare la risposta dell'altro replicando
tranquillamente "Che intendi fare?". Si sposta la sagoma dell'alieno, cuore umano "Procediamo secondo I piani.",
non di troppo parole mentre la sua figura, resa ancor più
imponente dall'armatura da Samurai, prosegue in direzione contraria
alla sua oltrepassandola "Ti dovrei uccidere", aggiunge il Ninja, "Lo so", asserisce la volpo che d'altrocanto prosegue nella sua direzione andando a chinarsi dinanzi all'altare. "Dovresti.."
Non prega, non contempla, medita. Cura lo spirito, il suo. Puro, in
lotta con nessun demone. Una certezza che non la conforta. La volpe.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Peolpe are strange ***
gg
"Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin"
Fischia la sveglio dell'agente dell'Interpol Lei Wulong sul comodino
accanto al suo letto. Il sole è ormai sorto da un pezzo ma
l'unica cosa che si sente nella sua camera oltre al trillo irritante
della sveglia è quel suo russare alla grossa che lo rende
più simile ad un orso che non ad un seziente essere umano.
Onomatopee che si possono udire anche oltre la porta di legno
spalancata della sua camera e che dunque arriva anche all'udito del
giovane pugile inglese dalla bionda e laccata chioma intento a
prepararsi una robusta colazione. Indossa una camicia bianca Steve Fox,
una di quelle belle aderenti con il colletto aperto che lasciano
intravedere il torace ben fornito, accompagnata da un paio di pantaloni
rosso scuro che ben si abbinano con il resto del suo abbigliamento.
Domenica, ed ha lasciato I guantoni nella scatola per godersi un
pò di riposo e visitare il giappone sempre sperando che la sua
guida, giusto qualche annetto più grande di lui, riesca ad
aprire gli occhi in un tempo umano, cosa non proprio probabile visto
che il trillo della sveglia viene sostituito per qualche secondo da un
silenzio tombale ed un imprecazione, no senza dubbio le sveglie non
sanno volare e questo l'agente Lei Wulong l'ha imparato presto e ne ha
approfittato. Si prepara un'omolette l'inglese, accompagnato da del
bacon e del succo d'arancia. Ne ha la borsa piena di quella roba, il
solo pensiero di esser costretto a mangiare pesce crudo l'ha sconvolto.
Un'odore invitante quello che si diffonde nella stanza, quando ormai
sono le undici e la popolosa Honk Kong si è messa in moto da un
pezzo, coltello e forchetta, opportunamente importate dall'estero, che
ben impugnate dal pugile vanno a tagliare il primo pezzo di pancetta
che starebbe anche per raggiungere, inerme, la bocca se un altro
"Triiiiiiiiiiiiiiiil"
non distogliesse la sua attenzione dalla carne. Inclina un poco
il capo il pugile, non è lo stesso rumore della sveglia, ci
riflette quasi quando in un borbottio dalla stanza dove dorme l'agente
si sente "Il citofono, imbecil..",
quasi il povero tutore della legge non sopportasse l'idea di
dover completare quella parola lasciando all'immaginazione del pugile
il resto. "Magari se ti dessi una mossa andresti ad aprire tu no? Sai tutta quella storia del padrone di casa che.. Ecc.. Ecc." , perdendosi in un soliloquio che va ad esaurirsi solo nel momento in cui annoiato va ad aprire la porta. "Buongiorno. Poss.." ,
muore sul colpo il discorso nel notare due sagome femminili sostare
dinanzi alla porta. Un paesaggio non di tutti giorni quello che si
trova dinanzi, lineamenti delicati quelli della prima donna con lunghi
capelli neri sistemati in delle ciocche ricoperte da un tessuto bianco
e dei nastri accompagnati da un abito blu che lascia intravedere la
pelle nuda degli arti inferiori e delle scarpette bianche a completare
il tutto, ed anche l'amica della prima par essere ben equipaggiata con
dei lineamenti probabilmente poco più decisi ma con un fisico
slanciato e ben formato ed un viso adornato da due brillanti gocce
azzurre e da una lunga treccia bionda che scende per tutta la spalla.
Indossa un abito scuro non troppo comune, quasi una divisa da militare
tinta del classico marrone scuro. Non ha notata la cicatrice, e
d'altronde ora ha dei problemi ben piu seri con la sua lingua che tenta
di articolare qualcosa dopo un minuto di silenzio assoluto "S-Si d- di- dicevo posso es- esservi utile?",
un risolino è quello della seconda donna che si porta la
mancina al viso per nasconderlo parzialmente mentre la prima lo
interrompe "L'agente Lei Wulong non abita più qui?"
musicale la voce ma al tempo stesso diretta, un commissario
dell'Interpol d'altronde non bada troppo alle formalità, non di
quel tipo. Occhi spalancati sono per Steve "Ah s-si. Prego entrate pure" ,
invitandole tutto d'un fiato e scostandosi su un lato in modo che le
donne facciano ingresso nella sala principale. Ha pulito ed ordinato
tutto per fortuna di Lei, e questo gliel'avrebbe pagato, o si. Fa
strada dunque "E voi siete, s-se mi è permesso?" , non voltandosi ma continuando a camminare mentre la risposta arriva abbastanza presto "Oh una vecchia conoscenza del vostro amico. Commissario dell'Interpol Chun-Li" asserisce sicura, seguita a ruota dalla sua compagna di viaggio e d'allenamento "Ed io sono Cammy White. Aiuto Chun-Li nelle indagini.." non andando a completare le informazioni con altri dettagli sull'operazione "E voi siete? Il vostro volto non mi è nuovo",
un rossore che scompare progressivamente dalla faccia del
giovane pugile che battendosi una mano al petto risponde tronfo "Piuttosto ovvio signorine, vedete io sono il famoso Steve Fox, un pugile di un certo livello", chiudendo le palpebre e sentendosi enormemente ridicolo e goffo al contempo "Siete carino, Steve" ,
afferma Cammie quasi non avesse degnato minimamente d'attenzione le
parole del giovane, spostando lo sguardo sol ora sulla colazione
mentre Steve ammutolisce in preda all'imbarazzo più nero. "Stavate già pranzando?" domanda dopo un secondo Chun-Li interrogativa mentre il pugile riprende la parola con un unico "Ehm", preso alla sprovvista da quelle pazze che ormai sembrano aver preso residenza in quell stessa stanza. "Steveeee, ma che cavolo..." , apre la porta della sua stanza Lei mentre a palpebre chiuse si gratta annoiatamente la diritta con la testaa "Hai già preparato la colaz..."
ed a questo punto che le palpebre si aprono e quello che vede lo lascia
interdetto, come interdetto alla stessa maniera Steve volge lo sguardo
verso di egli. Solo con un boxer e la bocca aperta il povero agente non
lascia troppo spazio all'immaginazione delle due donne che lo fissano
con gli occhi spalancati "Mmm niente male il tuo amico, Chun" ,
riprende la parola Cammy che esplica a parole il suo pensiero prima che
Lei con un grido spalanchi la porta della sua camera prendendosi a
schiaffi "Un sogno. Anzi no,
questo è solo un brutto incubo, tranquillo Lei starai dormendo
alla grande, sarà ancora notte fonda e Steve si starà
ancora zuzzurellando con i canali di quel rottame" ,
ripetendosi mentalmente la frase mentre le mani ricercano il primo
pantalone e la prima maglietta a tiro. Steve d'altro lato ha assunto un
colorito rosso, indiano, ben poco attinente alla sua origine inglese "Ehm, se volete preparo anche per voi" , si limita a dire con un sorrisone mentre sol ora Chun Li sposta lo sguardo verso Steve "No, tranquillo, non siamo troppo impressionate. Ha l'abitudine di mostrarsi cosi " riferendosi
alla prima volta che ha visto Lei in boxer circa due anni prima sebbene
faccia sempre una certa scena, due anni che sono passati in fretta in
un certo senso ma che non hanno cancellato certo l'immagine dell'Agente
dell'Interpol. "Secondo me lo fa solo per mostare I pettorali" , fa Cammy mentre inizia a spizzicare qualcosa senza troppi complimenti dal piatto di Steve "Mmm buona questa focaccia.."
, riferendosi all'Omolette che non ha mai avuto modo di mangiare
prima.. Il rossore di Steve contagioso par mostarsi ora anche sulle
gote della giapponese nell'osservare la sua collega bere il succo
d'arancia dell'altro, leggermente imbarazzata da quella situazione...
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=2792672
|