Imagine me & you

di Maiky Miker
(/viewuser.php?uid=177190)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 photo Imagine_zps2608bb74.jpg


Sebastian aveva provato a convincere Jennifer che quella non era la stagione dei lillà viola, invano.
La bella sposina si era messa in testa una cosa e nessuno era riuscito a farle cambiare idea e così Sebastian si era ritrovato a dover percorrere in lungo e in largo la città per trovare i fiori e rendere perfetto il giorno delle nozze.
Con il furgone pieno si era avviato alla chiesa già di buon mattino; naturalmente gli sposi e gli invitati sarebbero arrivati da un momento all'altro e lui non aveva ancora finito di sistemare la navata.
Lavorava come fioraio ormai da diversi anni ed era un lavoro che lo appassionava e gli dava grandi soddisfazioni.
Non era mai stato in tipo preciso e pignolo, anzi la sua vita era piuttosto incasinata e caotica, ma quando si trattava delle decorazioni floreali era puntiglioso e maniacale; quel contatto con la natura era capace di portarlo lontano da ogni preoccupazione e per il tempo che passava tra i profumi dei fiori il mondo sembrava essere un luogo perfetto. Spesso, immerso in questa quiete, perdeva il senso del tempo, cosa che nei momenti più concitati di un matrimonio poteva diventare un vero problema.
 


Hunter si era appena svegliato quando sua madre entrò nella sua stanza senza nemmeno bussare.
Gli occhi chiari semi aperti e i capelli in disordine erano un chiaro segnale di quanto, per quanto Hunter si mostrasse sempre sicuro e freddo, avesse a malapena dormito per l'agitazione di quel giorno.

“Non sei ancora pronto?”

“Mi sposo tra due ore, sono in perfetto orario!”

“Dovresti almeno controllare che tutto sia perfetto prima che arrivi Jennifer!”

“Si è occupata lei di tutto perciò sono sicuro che sarà tutto impeccabile!”

Hunter e Jennifer si conoscevano dai tempi del liceo e come nelle migliori tradizioni la ragazza più popolare aveva messo gli occhi sull'atleta più ambito e nel giro di qualche mese si erano messi insieme e non si erano più separati. Erano migliori amici, complici e dopo una breve convivenza avevano deciso di sposarsi; niente ginocchio a terra o scatoline contenenti brillanti: una decisione nata da una battuta e sfociata in un passo verso l'altare.
Hunter aveva sempre avuto tutto quello che si poteva desiderare dalla vita ma ancora non sapeva che il giorno del suo matrimonio sarebbe stato il momento in cui avrebbe trovato l’unica cosa che ancora non aveva: l'amore vero.

 

Sebastian non si era ancora fermato un attimo, era più forte di lui, doveva controllare ogni composizione almeno dieci volte per passare a quella successiva.
Una ragazza piuttosto attraente si avvicinò incuriosita da quel ragazzo alto dagli occhi verdi che portava grandi mazzi di fiori fuori e dentro la chiesa.

“Ciao.”

“Ciao! Posso esserti utile?”

“No, scusami...sei il fioraio?”

“Si esatto!”

“Volevo solo complimentarmi, sono stupendi!”

“Grazie, spero che la sposa apprezzi!”

“Ne sono sicura! Jennifer è difficile, ma sa riconoscere un buon lavoro. La conosco da quando siamo nate!”

“Sei la damigella?”

“Proprio così! Sono Emma.”

“Sebastian. Scusami resterei volentieri a parlare con te ma devo terminare il mio lavoro.”

“Oh certo! Verrai al ricevimento?”

“Si ho ancora diverse cose da sistemare anche lì.”

“Perfetto! Allora ci vediamo più tardi e magari beviamo qualcosa assieme...”

“Ok. A più tardi."

Sebastian riprese a sistemare gli ultimi steli quando Hunter percorse la navata per raggiungere l'altare.
Nel momento in cui i loro sguardi si incrociarono le persone attorno sparirono.
C'erano solo loro, c'era solo la parte migliore di loro riflessa negli occhi dell'altro.
Il tempo si cristallizzò e uno sguardo rapido come lo sbattere delle ali di un colibrì li colpi con la potenza di un tornado.
Hunter, sopraffatto, distolse per un attimo lo sguardo e quando voltò, nuovamente, il viso in direzione di Sebastian, questi era sparito tra la folla che si stava accalcando tra le panche della chiesa.
Sebastian lanciò una veloce occhiata indietro per vedere la sagoma di Hunter da lontano.

 

Sebastian raggiunse il tavolo delle bevande finito il suo dovere.
Hunter stava armeggiando, goffamente, con il cucchiaio del punch.

“Ti serve una mano?” azzardò Sebastian.

“Ehm…ecco…vedi  mi è scivolato l’anello dentro e sto cercando di recuperarlo!”

“La tua fede nuziale? Non è un buon segno amico!”

“Potresti aiutarmi invece di fare del sarcasmo?”

“Si, aspetta altrimenti ti macchi il tuo costoso completo.”

Sebastian avvicinò il fianco a Hunter e prese il mestolo dalle sue mani; qualche minuto e diverse risate dopo Sebastian riuscì a recuperare l’anello.
Hunter fece per prenderlo ma Sebastian glielo impedì.

“Aspetta!”

Tirò fuori dalla tasca un fazzoletto di stoffa con ricamate due S, pulì con cura il cerchietto dorato e aggiunse.

“Posso?”

E senza nemmeno aspettare risposta Sebastian raggiunse la mano forte e grande di Hunter e gli mise l’anello.

“Perfetto, tutto sistemato!” sorrise Sebastian.

Hunter sentì la terra mancargli sotto i piedi.

“Non credo che ci siamo presentati, sono Hunter!”

“Sebastian, il fioraio.”

“Ah! Spero che Jennifer non ti abbia fatto impazzire per i fiori.”

“Le spose sono sempre difficili da soddisfare ma ormai ho imparato a gestire le crisi e le richieste più assurde.”

Hunter rise.

“Hai un dono. Io ci ho messo anni a capire e gestire Jennifer.”

Sebastian abbassò lo sguardo.

“Capisco le persone dai fiori. So che sembra stupido ma se si sceglie un fiore lo si fa per un motivo molto più profondo. Le margherite parlano di innocenza, i papaveri dei sogni e i gelsomini di sensualità. Jennifer ha scelto dei lillà viola simbolo dell’adolescenza; immagino che sia il periodo in cui vi siete conosciuti e innamorati. Io leggo i fiori ma sono convinto che a te basti solo uno sguardo per capire Jennifer, non è così che funziona con l’amore?”

La frase rimase in sospeso e Hunter cercò di evitare quegli occhi verdi.

“Qual è il tuo fiore preferito?” riprese Sebastian.

“Non sono un grande esperto di fiori.”

“Puoi passare in negozio da me e indicarmi qual è il tuo fiore preferito...mi sei debitore!” strizzò l'occhio Sebastian.

“Con piacere, ti devo almeno una birra! Appena torneremo dal viaggio di nozze...oh è richiesta la mia presenza al tavolo degli sposi.”

Hunter fece per allontanarsi sfiorando casualmente la mano di Sebastian.
Un brivido e un senso di vertigine accompagnarono un sussurrato Grazie.

 

Note dell'autrice
Okay ho ufficialmente iniziato questa nuova long/mini long, non so ancora quanti capitoli riuscirò a fare! 
Allora per prima cosa sappiate che la storia non è mia, è un film a cui tengo molto e che vorrei tanto rendere nella sua versione Huntbastian! :)
Spero che questo inizio vi sia piaciuto.
Un abbraccio.

Maiky

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 photo Imagine_zps2608bb74.jpg


Sebastian si lasciò cadere esanime sul letto.
Il ricevimento era stato più impegnativo di quanto avesse potuto immaginare e non tanto per le decorazioni, quanto per colpa di Emma, che, non appena aveva incrociato il suo sguardo si era incollata a lui, senza nessuna intenzione di lasciarlo andare e raccontandogli, per filo e per segno, la sua vita sentimentale e non.

“E insomma io gli ho detto che non potevamo andare avanti così, perché io non voglio un uomo che non è capace di prendere le sue responsabilità. Mi sbaglio? No, perché poi passo sempre io per quella che se ne approfitta dei ragazzi e invece…ti sembro una che usa i ragazzi a suo piacimento? E tu, sei fidanzato, sposato, hai una ragazza?”

“Veramente io…” iniziò Sebastian cercando di interrompere quel vomito di parole che durava ormai da un buon dieci minuti.

“Oddio adoro questa canzone! Andiamo a ballare!”

E senza nemmeno chiedere il permesso lo aveva trascinato sulla pista da ballo.
Hunter abbracciato a Jennifer seguì tutta la scena trattenendo qualche risata e Sebastian lo guardò con un’espressione interrogativa e confusa.
Non capiva le donne e non aveva intenzione di farlo soprattutto se erano tutte come Emma, o per meglio dire, se tutte erano come quella sconosciuta, mezza ubriaca che lo stava sballottando come un bambolotto.
La musica si interruppe e Sebastian tirò un sospiro di sollievo; colse al volo l’occasione per defilarsi e lasciare la festa e mentre si avviava lungo il vialetto sentì la voce di Hunter amplificata dal microfono.

“Jennifer ci teneva che io facessi un discorso per ringraziare tutti quanti…”

E nella notte Sebastian sparì.

“non sono mai stato molto bravo con questo genere di discorsi, chi mi conosce sa che non sono un romantico o un sentimentale, ma se oggi sono qui ed ho sposato questa donna meravigliosa è perché lei mi ha fatto capire quanto fosse importante quello che c’è tra di noi. E’ la mia migliore amica, la mia amante e la mia confidente e questa è decisamente la favola che tutti vorrebbero vivere. Questa è la tua favola Jenny e sono felice di farne parte!”

Dal salone si alzò un applauso prolungato e fragoroso mentre le labbra di Hunter toccavano quelle di Jennifer.

 
 
“Jennifer mi devi aiutare!”

Emma era piombata a casa dell’amica piuttosto concitata e senza troppi convenevoli, come era suo solito fare. Jennifer era da poco tornata dal viaggio di nozze e non era per nulla sorpresa da quella irruzione.

“Ciao anche a te! Sputa il rospo, chi è?” la conosceva troppo bene per sbagliarsi.

“Il fioraio! Siamo fatti per stare insieme!”

“Lo dici sempre…di tutti!”

“Questa volta è diverso! E’ carino, gentile, premuroso e poi secondo me è sensibile…”

“E hai capito tutto questo da?”

“Beh, da come mi guardava è ovvio!”

“Emma ti ho già detto che…”

“Devo rivederlo, tu hai il suo numero vero?” la interruppe.

“Ho un’idea migliore!”

 

Le foglie autunnali stavano già riempiendo le strade quando il campanello dell’ingresso del negozio suonò, sospinto dalla porta che si apriva.
Sebastian stava sistemando alcuni vasi.

“Sono subito da lei.”

“Tranquillo!”

La voce di Hunter, per quanto fosse un caldo e suadente ricordo di qualche settimana prima, era inconfondibile.

“Ciao!” sorrise Sebastian voltandosi.

“Ehi!”

“Come stai? Com’è andato il viaggio?”

“Bene grazie…”

“Scusami, finisco di sistemare queste cose e sono subito da te.”

Hunter annuì e si voltò per guardarsi in giro.
Il negozio era piccolo, ma molto accogliente. I fiori erano sistemati tutti sui lati, di fronte alle grandi vetrine che facevano da pareti. Dalla parte opposta all'entrata un vecchio tavolo, elegante e raffinato era ricoperto da tulle, organza e nastri colorati.
Hunter rivolse nuovamente lo sguardo verso Sebastian.
Il ragazzo si muoveva veloce e preciso sistemando le piccole ciotole colorate e per quanto fosse a contatto con la natura tutto il giorno, in lui non c’era nessun segno di fatica; era impeccabile e molto affascinante anche avvolto nella sua divisa da lavoro che non avrebbe reso giustizia a nessuno.
Sebastian era davvero la persona più intrigante che avesse mai conosciuto e questa cosa lo terrorizzava da morire.
Hunter, perso nei suoi pensieri, non si era accorto della presenza di un signore di mezza statura che si aggirava agitato e trafelato per il negozio.

“Mi scusi!” l’ometto cercò di attirare l’attenzione di Hunter.

“Mi dica.”

“Qual è il suo fiore preferito?”

“Non so molto di fiori, mi spiace, ma se dovessi scegliere direi…” Hunter si diresse verso un mazzo di fiori bianchi “questo!”

“No, quello non mi piace!” e così dicendo se ne andò.

“Ehi Hunter mi fai scappare i clienti?” disse serio Sebastian.

“Veramente…scusa non era mia intenzione…” Hunter era mortificato.

“Tranquillo sto scherzando. Abita da queste parti e ogni tanto viene qui, guarda i fiori e poi se ne va, non ho mai capito perché lo faccia…”

“Ero venuto per ringraziarti…”

“Figurati, e quando mi ricapita di pescare fedi nuziali nel punch?”

“Penso che Jennifer mi avrebbe ucciso perciò ti sono debitore…”

“E non penserai certo di cavartela con semplice grazie, vero?” ammiccò Sebastian.

Hunter si irrigidì, ma decise di restare al gioco.

“Vuoi venire a cena?”

“Come scusa?”

“A cena, da me e…insomma a casa mia! Si ti avevo promesso una birra, ma anche Jennifer voleva tanto ringraziarti per il tuo lavoro e…”

“Certo, volentieri!”

“Benissimo. Ti avverto però, Jennifer non è il massimo come cuoca!”

“Al massimo dovrai farti perdonare per la cena con quella birra…”

“Venerdì?”

“Si, aspetta che controllo la mia agenda…” Sebastian alzò gli occhi verdi al cielo appoggiando la mano sotto il mento fingendo di pensare “si venerdì non ho impegni.” E aggiunse un sorriso.

“Perfetto, ti scrivo l’indirizzo!”

Hunter ripose la penna in tasca dopo aver scarabocchiato una serie di numeri e lettere su un pezzo di carta e fece per andarsene.

“Davvero ti piacciono i gigli?” riprese subito Sebastian.

“Come?”

“Prima hai detto che ti piace questo fiore qui” disse Sebastian indicandolo “è un giglio!”

“Si, mi piace. Cosa significa?”

“Che nascondi molto più di quello che vuoi far vedere”

“Dici sul serio?”

“No, in realtà no. Quello posso leggertelo in faccia…” disse sfrontato Sebastian.

“E il fiore?” Hunter cercò di virare l’argomento poiché si sentiva tremendamente esposto.

“Te lo dirò a cena.”

“Affare fatto. A venerdì”

“Ciao!”

E così dicendo uscì dal negozio.

 

Note dell'autrice
E il flirting! Sebastian che conosciamo sta lentamente facendo capolino; Hunter è un uomo sposato ma suvvia, può impegnarsi di più che dire un semplice grazie.
Hunter è affascinato da Sebastian e capisce che c'è qualcosa in lui che lo attrae.
Emma e Jennifer sono due ochette, mi spiace dirlo! 
Alla prossima.
Maiky


 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 photo Imagine_zps2608bb74.jpg


“Il tuo piano non funzionerà Jenny!”

“Invece sì. Sebastian sembra un tipo in gamba e Emma ha assoluto bisogno di qualcuno “stabile” al suo fianco!” Jennifer era determinata.

“Si, forse hai ragione, ma conosci Emma meglio di me e sai che ha un concetto tutto suo di stabilità!”

“Non ha ancora trovato quello giusto! Non sono tutte fortunate come me!” e così dicendo raggiunse la guancia di Hunter con un bacio.

“Sebastian è affascinante e piuttosto intrigante, è capace di leggere le persone e penso che fiuterebbe il “pericolo Emma” a chilometri di distanza, ma tentar non nuoce!”

“Da come ne parli sembra quasi che tu abbia una cotta per lui!” rise Emma.


Hunter deglutì a fatica e aggiunse prontamente.

“Non lo conosco nemmeno! Ci ho parlato un po’ durante il ricevimento e l’altro giorno in negozio quando sono passato a invitarlo per cena!”

“Tranquillo amore, stavo solo scherzando!”

“Sosterrò questo appuntamento combinato solo perché ti amo, speriamo funzioni e speriamo di non mettere in imbarazzo Sebastian!”

“Andrà tutto a meraviglia!”

 

Sebastian raggiunse l’indirizzo in perfetto orario.
Le temperature erano ancora miti per il periodo e Sebastian, nel suo giubbotto di pelle, si sistemò la sciarpa leggera, diede un’ultima occhiata ai fiori che teneva in mano e citofonò al campanello Clarington.
Jennifer lo accolse sull’uscio.

“Ciao Sebastian, che piacere vederti!”

“Ciao Jennifer! Grazie per l’invito, questi sono per te!”

“Che pensiero gentile! Hunter è arrivato Sebastian!”

Hunter raggiunse la porta a grandi passi.

“Ehi” sorrise Hunter

“Ciao Hunter!” il sorriso di Sebastian si illuminò.

“Vieni entra, non stare sulla porta. Lasciami pure la giacca!” riuscì a balbettare Hunter.

Sebastian con lentezza ed eleganza fece scivolare la pelle lungo le braccia, slegò la sciarpa e lasciò che il tessuto leggero sfiorasse il lato del suo collo.

“Grazie.”

Ogni suo movimento aveva qualcosa di sensuale ed erotico e Hunter non poté fare a meno di fissarlo: una maglietta azzurra con lo scollo a V, una camicia a quadretti e un paio di pantaloni chiari avvolgevano quel corpo magro, asciutto ma muscoloso.
Restarono a guardarsi per qualche secondo e fu in quel momento che intervenne Jennifer.

“Accomodati pure Sebastian, vieni ti offro qualcosa da bere mentre Hunter termina di preparare delle cose in cucina. Ho un marito che mi aiuta a cucinare, non è fantastico?”

“Sei una donna fortunata, tienilo stretto o rischi che qualcuno te lo porti via!”

L'accento su quel "qualcuno" fece sussultare Hunter.
Jennifer non si accorse di nulla.

“Non corre questo rischio" disse prontamente Hunter.

Jennifer sorrise e accompagnò Sebastian in soggiorno.

“Allora Sebastian quanto tempo è che lavori come fioraio?”

“Il negozio era di mia madre e ci sono cresciuto. Da diversi anni si è ammalata e non riesce più a gestirlo così me ne occupo io.”

“Ammirevole. Mi spiace per tua madre.”

“Grazie.”

“E sei fidanzato, sposato, hai intenzione di sposarti?”

“No, no e non credo proprio, ma almeno ora la legge ce lo consente.”

“Come scusa?”

“Sono gay.”

Jennifer sgranò gli occhi.

“Davvero?”

“Si l'ultima volta che ho controllato c'era un uomo nel mio letto!”

“E quando è successo?”

“Mmm, qualche giorno fa, ma non so dirti nemmeno come si chiamava.”

“No, non quello...cioè da quanto sei gay?”

“Da…sempre?!?!” Sebastian alzò un sopracciglio visibilmente confuso da quella domanda.

In quel momento suonò il campanello e Jennifer tirò un sospiro di sollievo; non sarebbe mai riuscita a uscire da quel discorso senza mettersi ancora più in imbarazzo.

“Oh questa deve essere Emma. Scusami…”

“Ah c'è anche lei...”

L'espressione di Sebastian cambiò.
Come aveva fatto a non pensarci prima? Era palese che Emma si fosse messa in testa di provarci con lui; era successo altra volte, in fondo era un bel ragazzo, ma questa volta era stato raggirato con quella cena e quello che più lo deluse fu che Hunter ne era complice.
Emma entrò in casa abbracciando e baciando Jennifer e non appena lo vide aggiunse una, finta, espressione di sorpresa.

“Sebastian anche tu qui?! Se Jenny mi avesse detto che venivi anche tu mi sarei vestita meglio!”

Che falsa!

“Ciao Emma! Stai benissimo, dopotutto chi non indossa vestiti attillati e tacco 12 per stare comoda!”

Hunter nascose una risata fragorosa con un forte colpo di tosse mentre Emma sembrava non aver colto per niente il sarcasmo.

“Sei arrivata giusto in tempo, la cena è pronta! Accomodiamoci in sala da pranzo!” richiamò l'attenzione Jennifer.

La cena filò piuttosto liscia fino all'arrivo del dessert.

“Sebastian sei sempre così cinico nei confronti dell'amore?” esordì Emma.

Jennifer la fulminò con lo sguardo; stava per entrare in un terreno minato e non era riuscita ad avvertire l’amica dei gusti sessuali del ragazzo con il quale ci stava provando.

“No, ho un'idea piuttosto personale a riguardo. Non sono una persona romantica e fatico a mantenere un rapporto. Diciamo che preferisco divertirmi.”

“Insomma sei alla ricerca dell'anima gemella.”

“No e perché mai? Per perdere tutta la mia libertà?”

“Io sono convinto che quando trovi la persona giusta cambia tutto…” Hunter prese la parola.

“Tu dici?’” quegli occhi chiari di Sebastian, semi nascosti dal calice di vino, penetrarono sotto quella barriera invisibile che Hunter si era costruito attorno; era come se Sebastian fosse capace di leggergli dentro.

“Si, non lo sai subito ma ci provi perché ti senti a tuo agio, ti senti bene e vuoi che sia sempre così!”

“Hai ragione, amore. Come sei romantico questa sera!”

“Io non sono d’accordo!” Sebastian appoggiò il calice sul tavolo. “sono convinto che quando trovi la persona giusta lo sai subito dal primo momento; lo sai dal momento in cui gli sguardi si incrociano e capisci che fino a quel momento sei stato incompleto perché ti mancava l’altra tua metà.”

Touché

“E per fortuna che dicevi di non essere romantico!” Emma lo guardava ammaliata.

“Quindi se ad una persona non succede, vuoi dire che il sentimento non è sincero?” disse secco Hunter.

“No, ma io credo in questo genere di cosa ed è probabilmente questo il motivo per cui non mi sono mai innamorato e non ho trovato la persona giusta, o, forse, l’ho trovata ma non la pensa come me!” Sebastian lo stava volontariamente provocando.

“Magari non la pensano tutti come te!” il tono di rimprovero dimostrò che Sebastian aveva colpito nel segno.

“Beh magari la persona che cerchi è proprio vicino a te...magari proprio a questo tavolo.” disse Emma protendendosi in avanti sperando di attirare l’attenzione di Sebastian.

Jennifer scattò in piedi urlando.

“Chi vuole il dolce?”

Sebastian rivolse lo sguardo verso Hunter.

“Si magari è proprio sotto i miei occhi.” sussurrò piano.

Hunter, visibilmente paonazzo, si alzò di scatto.

“Ti aiuto con il dolce amore!”


Il profilo di Sebastian nell’oscurità della notte era illuminato dalle luci della città, il fumo della sigaretta saliva lento tra le dita affusolate, la sciarpa ricadeva sulla spalla scendendo lieve sulla salda schiena.
Hunter ci mise qualche secondo per prendere la parola, voleva solo ricordare quell’immagine di Sebastian affacciato al suo balcone intento a fissare il vuoto.

“Ehi, sei qui!”

“Hunter…” Sebastian voltò lo sguardo verso di lui, “si avevo bisogno di aria…e di una sigaretta!”

“Tranquillo…fa freschino qui fuori non trovi?”

“Sei qui per parlare del tempo?”

“No, ero venuto a…ecco…scusarmi per prima…per averti aggredito a tavola…”

“Ah, volevi parlarmi di questo…non c’è bisogno. Ci conosciamo a malapena, non mi devi nulla!”

“Ti piace proprio tenere lontane le persone, non è vero?”

“Scusa?”

“Sono qui perché non mi è sembrato carino discutere con te prima. Potresti evitare questo tuo atteggiamento arrogante e menefreghista!”

“Non mi conosci.”

“No, ma pensavo fossi diverso…pensavo potessimo diventare amici.”

“Non cerco un amico Hunter…Cazzo, non ci arrivi proprio?”

“Cosa?”

“Niente, lascia perdere!” Sebastian tirò una profonda boccata di sigaretta, “Ascolta, a volte preferisco tenere lontane le persone perché non voglio rimanere deluso e…vaffanculo, ti va di uscire domenica sera per una birra?”

“Se mi prometti di non comportarti da stronzo, volentieri!” aggiunse Hunter cercando di nascondere la soddisfazione di quel piccolo traguardo.

“Farò del mio meglio.”

 

In cucina Jennifer e Emma sistemavano le stoviglie.

“Gli piaccio, ne sono sicura!” disse Emma.

“No, tesoro. Ho provato a dirtelo tutta la sera…è gay!”

“Gay, gay?!”

“Si, di quelli che vanno a letto con gli uomini e solo con gli uomini!”

“E’ perché non ha trovato la ragazza giusta…”

“Non credo funzioni così Emma!”

“Non lo puoi sapere…magari cambia idea!”

“Sei un caso disperato!”

 

Note dell'autrice
E' ufficiale che Emma è scema e irritante.
E' ancora più ufficiale che Hunter e Sebastian stanno letteralmente impazzendo l'uno per l'altro e la tensione sessuale che si percepisce potrebbe dare fuoco alla foresta Tropicale!
Le teorie sull'amore sono basate su quelle del film; Sebastian ha capito che quanto successo in chiesa, il loro primo incontro, è stato qualcosa che non aveva mai provato e anche Hunter, in cuor suo, ha provato quello stesso brivido che continua a nascondere.
Ora quasi tutti sanno che Sebastian è gay (come se non si capisse) tranne Hunter (o almeno non lo sa ufficialmente, ma percepisce l'interessamento di Seb); chissà come la prenderà! 
Lo scopriremo la prossima settimana! 
Grazie per essere qui!
Baci

Maiky

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 photo Imagine_zps2608bb74.jpg


Sebastian era così vicino che poteva sentirne il respiro sulle sue labbra.
Hunter, non si muoveva, ma quegli occhi verdi lo attiravano ancora più vicino.


“Lasciati andare…”

“Non posso…non possiamo…” Hunter strinse le palpebre sperando che, non appena avesse riaperto gli occhi, la sagoma di Sebastian sarebbe sparita.
Una mano calda si appoggiò sulla sua guancia.

Hunter riaprì gli occhi di scatto e vide il sorriso di Jennifer.

“Buongiorno amore! Scusa non volevo svegliarti ma sembravi piuttosto agitato. Un brutto sogno?”

Sentiva il sudore scorrere lungo la fronte fino alle sopraciglia; era decisamente turbato, ma non nel senso che pensava Jennifer.

Sebastian…

“No…non mi ricordo!” disse Hunter.

“Ti preparo la colazione così poi andiamo al centro commerciale, ok?”

“Perfetto!”

Non gli era mai capitato di desiderare nessun oltre a Jennifer, nemmeno in sogno, tanto meno un ragazzo. Cercò di fare mente locale e pensare razionalmente a quello che era appena successo: era un sogno, non c’era nulla di ragionevole, ma a quanto si diceva i sogni nascondevano sempre un desiderio.

Non è possibile.

Hunter cancellò immediatamente quel pensiero che gli era balenato in mente: desiderava Sebastian, fisicamente.
Forse era stata colpa della cena, del vino, della chiacchierata con Sebastian e di qualche stupido scherzo che la sua mente, piuttosto incasinata in quel periodo, gli stava facendo.
Non poteva desiderare Sebastian in quel modo.
Amava Jennifer, sua moglie, una donna.
Ripensò all’intensità degli occhi del ragazzo su di lui e qualcosa si mosse nella zona pelvica.

Oh no, no, no…cosa cazzo…

Si alzò di scatto, raggiunse il bagno e poi la cucina.
Abbracciò Jennifer da dietro mentre era intenta a preparare la colazione.

“Buongiorno” la baciò sul collo “Ti amo!”

Le mani si mossero lentamente lungo i fianchi della donna fino a raggiungere le cosce per poi insinuarsi nella parte interna e risalire fino alla cavità calda.
Jennifer gemette.

 
 
“Hai sentito Emma?” chiese Hunter spingendo il carrello nel reparto surgelati.

“Si, questa mattina. Mal di testa e stanchezza. Glielo ripeto ogni volta che non deve esagerare con il vino perché non regge!”

“Fortuna che Sebastian è stato così gentile da accompagnarla…”

“Già…”

“Non ti ha detto niente se loro due hanno…” c’era un lieve tono di insicurezza nella sua voce.

“Oh no, cielo no! Amore non ti sei accorto di nulla?!”

Hunter era confuso.
In quel momento dalla corsia di fronte sbucò proprio Sebastian accompagnato da un ragazzo moro.
Stavano ridendo di gusto e Hunter provò un forte senso di gelosia.

“Sebastian, ciao!” esordì Jennifer.

“Jennifer…Hunter, ehi!”

Silenzio.

“Fate spesa?” sorrise Sebastian.

Che domanda del cazzo.

“Si, voi?”

“Si, per una festa…bene, quindi ci si vede!” Sebastian non trovò nulla da aggiungere.

“Ciao!”

Hunter rimase silenzioso guardando Sebastian trascinare il ragazzo due corsie più avanti.

“Ecco, quello che stavo cercando di dirti è che Sebastian è gay!” riprese Jennifer.

“Gay? E tu come lo sai?”

“Sono cose che si capiscono amore! Credi che quello fosse qualcuno che si è portato a letto?”

“Jennifer!!” 

“Dai suoi discorsi di ieri sembra proprio uno che passa di letto in letto senza farsi troppi problemi!”

“Non siamo qui per giudicarlo!”

Sebastian e il suo amico riapparvero, pochi minuti dopo, nel reparto alcolici.

“Ciao di nuovo!” disse il moro.

Sebastian gli diede una gomitata.

“Scusate ma Sebastian è un maleducato. Io sono Kevin.”

“Piacere Kevin…” disse Jennifer.

Altro silenzio imbarazzante.

“Kevin sei gay? Cioè, state insieme?” chiese Jennifer presa dal classico panico del “silenzio prolungato”.

Hunter sbarrò gli occhi.

“Oh no, non stiamo insieme e poi non ci proverei con Sebastian nemmeno se fosse l’ultimo uomo sulla terra!”

“Dobbiamo andare. Ciao ancora!” tagliò corto Sebastian.

“Ciao!” aggiunse Hunter.

Kevin rivolse uno sguardo interrogativo a Sebastian mentre si allontanavano.

“Poi ti spiego…è stato imbarazzante!” disse rapidamente Sebastian.

“E’ stato imbarazzante, Jenny!” brontolò Hunter qualche corsia più in là.

“Beh almeno adesso sappiamo che non è il suo ragazzo!”

 

Sebastian è gay.

Questo pensiero tormentò Hunter per un tutto il tragitto verso casa e oltre; a dire la verità, averlo visto in compagnia di quel ragazzo fu la sola immagine che lo tormentò fino a sera. La confidenza, il suo stargli così vicino, il farlo ridere dicendo qualcosa di divertente fece desiderare Hunter di essere quello sconosciuto solo per provare il tocco di Sebastian sulla sua pelle e il suo sorriso poco distante dalle sue labbra.

“Hunter, ti ricordi che domani sera esco con le mie amiche vero?”

Jennifer, come sempre, interruppe i suoi pensieri riportandolo alla, cruda, realtà. Stavano cenando con il consueto take away cinese del sabato sera, ma Hunter non aveva molto appetito e stava giocando con il ripieno di un involtino primavera.

“Si, si, vai tranquilla…a dire la verità ho preso un impegno anche io…esco a bere una birra con Sebastian…”

“Ah ok…” Jennifer era sorpresa. “Fai bene a uscire…sei strano oggi, ti vedo particolarmente “assente”. C’è qualcosa che non va?”

“No, sono solo stanco. Credo tu abbia ragione, ho solo bisogno di…si di una serata fuori!”

Ho solo bisogno di…Sebastian.

 
 
Domenica mattina Hunter decise di fare quattro passi ritrovandosi, casualmente, davanti al negozio di Sebastian.
Il cartello indicava “aperto” e come sospinto da una mano invisibile Hunter aprì la porta.
Il negozio sembrava deserto.

“Sebastian?”

Lo vide sbucare dalla porta che dava sul retro.

“Ciao straniero!”

“Ero in giro e…volevo scusarmi per la scena imbarazzante di ieri. Jennifer spesso non pensa prima di parlare e poi…ecco…sono passato per confermare questa sera.”

“Potevi chiamarmi.” disse Sebastian con il tono di chi sapeva che Hunter non era lì per caso.

“Non ho il tuo numero.”

“Jennifer si…”

“Ah già, è vero scusa non ci ho pensato è solo che…solo che tu…”

“Hunter, ho una consegna urgente. Un matrimonio. Ci vediamo questa sera ok? Passa di qui alle 19!”

Sebastian fuggì ancora prima che Hunter potesse replicare.

 

Note dell'autrice
Questi due non ce la fanno. 
Sebastian ci vuole provare con Hunter, ma alla fine scappa.
Hunter sente che Sebastian sta letteralmente mettendo in discussione tutto quello in cui ha creduto fino a quel momento, inoltre scopre che è gay. 
Jennifer si intromette sempre, anche mettendosi in imbarazzo, ma capisce che c'è qualcosa che non va.
E se ve lo state chiedendo, sì, Hunter ha fatto sesso con Jennifer pensando a Sebastian! ahahah. 
Alla prossima, ne vedremo delle belle!
Maiky

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


 photo Imagine_zps2608bb74.jpg


Sebastian riuscì a liberarsi dal ricevimento molto presto così decise di passare a trovare sua madre e prepararsi per la serata.

"Salut, maman!"

Sentì delle voci provenire dal salotto.

"Sebastian, siamo qui!" una voce maschile attirò la sua attenzione.

Kevin stava sistemando dei cuscini dietro la schiena di una donna anziana ma ancora molto attraente.

"Ciao Kevin, grazie per essere passato anche oggi!"

"Sebastian, mon cherì!" disse la donna.

"Maman" disse il ragazzo porgendole un bacio sulla guancia e un piccolo mazzo di fiori tra le braccia. "Come stai oggi?"

"Bene, tesoro! Kevin è stato così gentile da passare...non sono stata bene stamattina..."

"Me l'ha detto! Cosa è successo?"chiese Sebastian rivolto all'altro ragazzo.

"Le girava la testa per via della pressione e sentiva un dolore alla spalla così le ho date le solite medicine e le ho fatto fare un po' di fisioterapia. Ora sta benissimo, non è vero?"

“Si, si molto meglio!" sorrise la donna.

"Grazie Kevin. Sono passato per un saluto veloce che poi devo uscire."

“Amore hai un appuntamento?" la signora si sistemò seduta sul divano.

"No, è solo...solo un amico!"

"Fermi tutti! Sebastian hai un appuntamento e non mi dici nulla?!" Kevin gli rivolse un’occhiata di rimprovero.

"Non hai sentito quello che ho appena detto?! Non è un appuntamento!" sbuffò Sebastian.

"Chi è?"

"È il ragazzo che abbiamo incontrato al supermercato ieri...Hunter..." disse Sebastian cercando di fare il vago.

"Aaahhh! Sebastian conosco quello sguardo…non metterti nei guai!" lo ammonì Kevin.

"Kevin non sei mia madre!"

"Sebastian non metterti nei guai!" fece il verso la donna.

"Mamma è un ragazzo che ho conosciuto ad un matrimonio, ho lavorato alle decorazioni per sua moglie e siccome l'ho aiutato con...ma perchè mi sto giustificando con voi?!"

"Tesoro, sii prudente! Voglio solo che tu sia felice!" c’era un lieve tono di amarezza nelle sue parole.

"Si Sebastian, provarci con un uomo sposato è troppo persino per te!"

"Parla il santo..." disse Sebastian "ora devo andare, ci vediamo domani maman, ok? E mi raccomando riposati!"

"Non mi muovo da casa tesoro. Buona serata!" E così dicendo gli diede un bacio in fronte.

“Ciao Kevin!”

“Divertiti Seb!”

 

Hunter raggiunse il negozio alle 18.45.
Era un tipo preciso e arrivava sempre gli appuntamenti con largo anticipo per evitare di scusarsi per il ritardo.
Passeggiò qualche minuto di fronte al negozio chiuso sbirciando ogni tanto dalle vetrine come se avesse paura che Sebastian fosse dentro e lo stesse fissando.
Era agitato.
Molto agitato.
Il bel francese era stato evasivo e distaccato quella mattina e non riusciva a capire se fosse un modo per tenerlo effettivamente a distanza o era realmente molto occupato.
Sebastian stava camminando a lunghi passi verso il negozio quando notò la sagoma di Hunter sbirciare contro il vetro dell'ingresso; in pochi passi lo raggiunse alle spalle e con un ghigno malizioso disse.

"Stai forse cercando qualcuno?"

Hunter si spaventò.

"Sebastian! Mi hai spaventato! Ciao."

“Ciao a te! Stavi cercando qualcosa di interessante lì dentro?” lo prese in giro Sebastian.

“No, ho trovato di meglio qui fuori...”

Si morse la lingua

Cosa ho appena detto?

Sebastian sorrise arricciando il naso.

"Conosco un posto non lontano da qui dove fanno delle ottime birre."

"Ti seguo!"

Fecero qualche passo in totale silenzio, l'uno accanto all'altro.

"Allora..." dissero all'unisono per poi mettersi a ridere di gusto.

"Allora Hunter..." riprese velocemente Sebastian "com'è andato il weekend?"

"Bene, oggi sono stato a correre e in palestra..."

"E si vede!" disse senza troppa vergogna Sebastian abbozzando un occhiolino.

"Ieri sera solita cena cinese con Jennifer." riprese Hunter senza dare troppo peso al commento di Sebastian.

"Mangiate cinese tutti i sabati sera?"

"Si é una tradizione che abbiamo da quando stiamo insieme..."

"Non puoi dire sul serio..." l’espressione di Sebastian diceva chiaramente “non prendermi in giro”.

"Si, invece!"

"Scusa se te lo dico, ma è una cosa troppo stupida!"

"Non lo è invece, mantenere le tradizioni è importante!" Hunter lo disse con poca convinzione.

"Se lo dici tu...io credo sia solo una cosa noiosa e non ci credo che in tutto questo tempo tu non abbia avuto voglia di fare altro o cambiare..."

"Si, certo, ma avere dei punti fissi nella vita è importante...non siamo tutti come te!” Hunter era preso dal panico. Sebastian aveva tremendamente ragione; tutto quello che faceva nella sua vita era controllato, programmato e assolutamente prevedibile.

"E questo cosa dovrebbe significare?"

"Niente, scusa sono giornate deliranti e..."

"Problemi?" Sebastian era rimasto colpito da quello che Hunter gli aveva appena detto, ma era deciso a capire il perché quel ragazzo fosse così rigido e si sentisse sempre sotto esame.

"Il lavoro, Jennifer, i miei genitori...la vita in generale!"

"Se poi ci metti le tradizioni snervanti..." sorrise Sebastian.

"Già...ho proprio bisogno di una serata lontano da tutti..."

"Pensavo dicessi che avevi bisogno di una serata con me." ammiccò Sebastian, provocandolo.

"Si...anche. Sei decisamente diverso da tutto quello che c'è nella mia vita..."

"Posso considerarlo un complimento o mi devo aspettare un altro giudizio sulla mia condotta come poco fa?" Sebastian non era capace di passare sopra alle cose. Hunter lo aveva giudicato troppo in fretta e il più delle volte non gli importava quello che le persone pensavano di lui, ma Hunter era diverso e ci teneva a non passare per il solito "arrogante, presuntuoso e egocentrico Sebastian".

"No sono sincero, mi piace la tua compagnia...allora dimmi com'è andata la festa ieri sera? Tu e Kevin vi siete divertiti?"

"Si, ma Kevin è tornato presto e io mi sono intrattenuto con due bei ragazzi che mi hanno offerto da bere..."  

Sei un idiota! Come credi che ti giudichi dopo un’affermazione del genere?

"Ah, ma tu e Kevin non state, cioè non siete mai stati insieme?"

"Sei geloso?"

"Perché dovrei? La mia era una semplice domanda!"

"Perché anche se è buio vedo che ti ho messo in imbarazzo...comunque io e Kevin ci conosciamo da qualche anno, da quando lui lavora come infermiere personale di mia madre."

"Ah mi spiace, sta molto male?"

"Un ictus, è rimasta paralizzata per diversi mesi poi è riuscita a tornare quasi completamente alle sue facoltà motorie ma si è chiusa in se stessa e ha paura di stare di nuovo male. Non esce quasi mai di casa ed è diventata ipocondriaca. Kevin si occupa delle medicine e della fisioterapia. Mi dice sempre che sta bene ma la vedo che soffre ancora molto."

"Mi spiace davvero tanto..."

"Per fortuna è stata una buona maestra e così ora riesco a gestire il negozio da solo. Siamo sempre stati noi due e questo è il minimo che posso fare!"

"Cosa avresti fatto se le cose fossero andate diversamente?" Hunter ci teneva davvero a conoscere Sebastian.

"Non lo so...avrei continuato a studiare legge anche se non mi ci vedo proprio come avvocato..."

"Sei chiaramente uno dalla parlantina facile, stento a crederlo!" rise Hunter.

"E tu, mister "la tradizione va mantenuta" cosa avresti fatto se non lavorassi nella...finanza, giusto?"

"Mio padre avrebbe voluto che intraprendessi la carriera militare, ma un lavoro in borsa era molto più remunerativo e dato che c'era il progetto di sposarsi ho optato per la soluzione più giusta...io avrei voluto continuare con il canto, ero piuttosto bravo al liceo…”

"Non devi per forza fare sempre la cosa giusta se non è quello che vuoi! Scusa se te lo dico ma la tua vita sembra una totale schifezza!"

"Non se hai delle responsabilità!" rispose seccato Hunter.

"So benissimo cosa vuol dire avere delle responsabilità, ma questo non vuol dire che io sia costretto a fare cose che non voglio fare!!”

Sebastian aveva ragione; aveva rinunciato a studiare per occuparsi del negozio di sua madre che per sua grande fortuna era un'attività che aveva imparato ad amare e che lo rilassava, ma questo non gli impediva di fare le proprie scelte e vivere la sua vita.

“Senti che ne dici se saltiamo la birra e ti porto direttamente in un posto in cui puoi mostrarmi le tue abilità?" Sebastian disse questa frase con il tono di chi intendeva ben altro.

"Suona malissimo come invito..."

"Sei tu che lo vuoi interpretare male! Ti fidi?"

"Si"

 

“Mi hai portato al karaoke?”

Il locale era poco illuminato ma c’era un piccolo palco sotto la luce dei riflettori.

“Non hai detto che ti sarebbe piaciuto continuare a cantare? Eccoti accontentato! Inoltre qui sono di casa!”

“Tu sai cantare?”

“Ci sono un sacco di cose che non sai di me, potrei stupirti Hunter.” E così dicendo avvicinò la propria spalla a quella di Hunter e gli diede un colpetto leggero.

“Stupiscimi con una canzone, cretino!”

“Ah e così mi vuoi sfidare? Che ne dici invece di cantare con me? Ho la canzone giusta!”

Sebastian iniziò a cantare.
La sua voce era così cristallina, calda e sensuale che ad Hunter ricordò tutta la sua adolescenza.
Il senso di libertà che provava quando era sul palco, la sicurezza di stare di fronte ad un pubblico e sapere che tutti lo apprezzavano per quella sua dote e non perché stesse facendo “la cosa giusta”.
Hunter respirò e attaccò con il ritornello.
E fu bellissimo per Sebastian vederlo sotto una luce nuova; i suoi occhi brillavano, la sua voce non tremava e il suo corpo si perdeva nelle note della canzone.
Le loro voci si unirono insieme e l’intero locale rimase con il fiato sospeso.
Sometimes there's airplanes I can' t jump out
Sometimes there's bullshit that don't work now
We all got our stories, but please tell me
What there is to complain about?

When you're happy like a fool, let it take you over
When everything is out you gotta take it in

Oh, this has gotta be the good life
This has gotta be the good life
This could really be a good life, good life

Non poterono fare a meno di guardarsi per tutto il tempo e quella scintilla che avevano visto negli occhi dell’altro la prima volta che si erano incontrati stava diventando un fuoco che li avrebbe divorati.
La serata si concluse così con varie risate, qualche birra e quegli sguardi intensi da far ribollire il sangue. Hunter non sapeva se era colpa dell'alcol o di quel senso di leggerezza che aveva ritrovato insieme a Sebastian, ma sapeva che non voleva lasciarlo andare, non voleva allontanarsi da lui per nessuna ragione al mondo e più di tutto voleva stringerlo a sé.
Si avvicinò così tanto che le loro labbra quasi si toccarono.

“Cosa significa il giglio Sebastian?” disse respirando il profumo di Sebastian sulle strade buie e semi deserte della città.

Sebastian fece qualche passo indietro per contemplare Hunter proteso verso di lui; voltò le spalle e si allontanò in silenzio lasciandolo visibilmente confuso.

Dopo pochi passi Sebastian si voltò e aggiunse.

“Significa: ti sfido ad amarmi.”

 

Note dell'autrice
Ed ecco un capitolo fitto di dialoghi che ci fa conoscere ancora meglio i nostri protagonisti.
E niente, il karaoke è stato galeotto e Hunter si sta letteralmente innamorando di Sebastian, l'ha quasi baciato!!!
Sebastian è biricchino e vuole continuare a giocare perchè anche lui è innamorato ma sente che non può avere Hunter come vorrebbe.
Ora staremo a vedere come Hunter riuscirà a gestire la cosa, soprattutto con Jennifer!!
La canzone è "Good life" dei OneRepublic.
Alla prossima.
Maiky

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


 photo Imagine_zps2608bb74.jpg


Quando rientrò a casa Hunter trovò Jennifer già a letto.
A fatica riuscì a togliersi i vestiti di dosso senza cadere a terra per il troppo alcol che aveva in corpo.
Era una fortuna che Jennifer dormisse poiché sarebbe stato difficile spiegarle perché era ridotto in quello stato; non era un tipo abituato a spingersi oltre i suoi limiti e tanto meno a bere fino a non stare quasi in piedi.
Jennifer aprì gli occhi, ma rimase immobile ad ascoltare silenziosamente i movimenti goffi del marito.
Hunter si distese a letto lentamente lasciando che le lenzuola avvolgessero il suo corpo caldo e che trattenessero ancora un po’ il profumo di Sebastian su di lui.
Profumo che raggiunse il naso di Jennifer.
Hunter chiuse gli occhi e il ricordo di un paio di smeraldi brillanti lo accompagnò nel mondo dei sogni.

 

Sebastian aprì gli occhi.
Era da poco sorto il sole e doveva andare in negozio molto presto per via di una consegna.
La testa pulsava ancora un po’, ma nulla che un buon caffè non potesse risolvere.
La decisione di non tornare a casa dopo il karaoke aveva portato lui e Hunter non solo a flirtare sulla via verso casa, ma per via di un improvviso temporale si erano rifugiati in un locale e avevano continuato a bere.
Hunter non era uno che reggeva bene l’alcol, anzi, sembrava un adolescente alle prime sbronze che non conosceva il proprio limite, incapace di fermarsi. Inutili erano stati i tentativi di Sebastian di impedire al ragazzo di ordinare ancora shortini di vodka alla menta.

“Hunter, credo tu abbia bevuto a sufficienza ed è meglio se torniamo a casa!”

“A casa tua?”

“No, tu a casa tua e io a casa mia!” Sebastian ci pensò qualche secondo prima di pronunciare queste parole.

“Ma io non voglio andare a casa…voglio stare qui con te!” piagnucolò Hunter.

Era davvero ubriaco e probabilmente non sapeva neppure quello che stava dicendo o, al massimo, l’avrebbe dimenticato il giorno dopo.

“Jennifer mi uccide se ti riporto a casa in queste condizioni, forza facciamo un altro giro e ti accompagno a casa…ha smesso di piovere!”

L’aria era frizzantina e le temperature si erano decisamente abbassate.
Hunter faticava a camminare e si era appoggiato a Sebastian.
Ed erano di nuovo uno vicino all’altro.
Hunter nascose la testa sulla spalla del ragazzo più alto, spinse il naso alla base del collo e avvicinò le labbra alla clavicola. Sebastian fece un respiro lungo e profondo con la bocca socchiusa.

“Hunter…” la voce di Sebastian vibrò per l’eccitazione.

Come se si fosse risvegliato da un sogno Hunter aveva rialzato la testa e si era allontanato.
Sembrava essere tornato lucido, ma Sebastian non ne era sicuro.

“Dici sul serio a proposito del giglio?”

“Forse sì, forse no…tu cosa vorresti che significasse?” Sebastian resistette all’impulso di raggiungere le labbra di Hunter mentre stava parlando.
Lo voleva davvero, ma sarebbe stato un errore nelle condizioni in cui era Hunter.

“Ti sfido ad amarmi…” Hunter si ripetè queste parole come se fossero una preghiera silenziosa.

“Eccoti a casa mister “faccio la cosa giusta”!” disse Sebastian indicando il portone. Lo disse prendendo in giro se stesso. Quella sera non aveva agito come avrebbe fatto il solito Sebastian, quella sera Sebastian aveva fatto quello che era giusto…e faceva tremendamente schifo!

“Grazie Sebastian.”

Si fissarono per un po', o per meglio dire, Hunter fissava le labbra di Sebastian mordendo le sue.

“Ciao Hunter…” Sebastian accorciò la distanza.

“Ciao” e con l’ultimo barlume di lucidità Hunter aveva spinto il cancello ed era entrato.

 
 
“Hai fatto tardi tesoro?”

“Si, scusami, spero di non averti svegliato! Ad un certo punto ha cominciato a diluviare e abbiamo aspettato che smettesse!”

“Ti sei divertito?”

“Si, Sebastian è…particolare, ma è ok!” e mentre parlava gli tornarono in mente alcuni flash della serata; la pioggia, la sensazione della pelle di Sebastian sotto le sue labbra, la vodka, il giglio, “ti sfido ad amarmi”

Cosa diavolo ho fatto?

“Bene e dove siete stati?”  Jennifer era stranamente irritata.

“In un locale che conosce Sebastian, abbiamo bevuto qualche birra e…niente, chiacchierato un po’!” Hunter si toccò le tempie; già era difficile sostenere un discorso come quello al mattino, ma la cosa diventava impossibile se la testa pulsava per il post sbornia.

E cantato insieme, riso come non facevo da una vita, ci siamo quasi baciati e mi ha fatto sentire come se fossi la persona che ho sempre voluto essere.

“Ok…hai mal di testa?”

“Deve essere stata la birra…forse ho esagerato!”

Una mezza verità, non è una bugia.

“Tesoro, c'è qualcosa che non va?”

“No, no tranquilla. Ora scappo che sono in ritardo.” e così dicendo le diede un veloce bacio sulla guancia.

 

Sebastian vide il display illuminarsi e il nome di Kevin apparire sullo schermo.

“Cosa vuoi rompipalle?”

Kevin era probabilmente uno dei pochi amici che aveva e per questo motivo si sentiva autorizzato a rivolgersi a lui in quel modo, soprattutto quando lo chiamava per riempirlo di domande.

“Buongiorno principessa! Allora com'è andata con il bel maritino?”

“Se mi stai chiedendo se mi sono infilato nelle sue mutande, rimarrai deluso...”

“Dai Sebastian!”

“Cosa vuoi che ti dica? E’…confuso!”
ancora una volta Sebastian parlava a se stesso.

“Confuso?”

“Si. Ha cercato di baciarmi!”

“Non puoi dire sul serio.”

“Era ubriaco.”

“Non conta Seb, lo sai! Voleva baciarti, nessun uomo etero vorrebbe baciarti!”

“Questo lo dici tu!”

“Sebastian...seriamente, perchè stiamo discutendo di questa cosa? Non ci credo che ti sei tirato indietro...”


“Non avrei potuto, é...diverso!” fu l’unico aggettivo che riuscì a trovare per descrivere quella situazione.

“Ahia!”

“Cosa c'è?”

“Seb la situazione è anche peggio del previsto...ti stai innamorando di lui!”

 

Hunter era distratto, faceva fatica a mantenere la concentrazione sul report che stava stilando e fu costretto a ricominciarlo diverse volte.
Pensava a Sebastian e a quei ricordi sbiaditi della sera prima.
Lo aveva baciato?
Tutto quello che ricordava era la sua testa sulla spalla e quella pelle a pochi millimetri dalle sue labbra.
Non poteva essere successo, o forse si.
Il pensiero lo tormentava e si sentiva tremendamente in imbarazzo, soprattutto nei confronti di Sebastian, ma era troppo scosso per avere la freddezza di chiamarlo.

Aspetterò domani. Non voglio sembrare disperato e farò finta che non sia successo nulla.

“Clarington!” un collega lo scosse dai suoi pensieri.

“Dimmi!”

“Fatto tardi ieri?”

“Cosa te lo fa credere?”

“Sono uno che capisce queste cose! Ci sono passato anche io i primi mesi di matrimonio, ma non abituarti, le cose diventeranno meno “selvagge” con il tempo!”

“Capito…”

Questo è un vero coglione.

“Posso farti una domanda?” azzardò Hunter.

“Si certo!”

“Con tua moglie…è stato amore a prima vista?”

“Non credo esistano queste cose…è stata impegnativa e all’inizio proprio non andava!”

“Hai continuato a provarci però…”

“Si, ci vuole dell’impegno e pazienza…il colpo di fulmine è una cazzata. Se esistesse farebbe risparmiare un sacco di tempo, ma è roba da riviste scandalistiche e per donne annoiate!”

“Ne sono convinto…” Hunter cercò di dargli soddisfazione.

E’ davvero un coglione.

“Come mai questa domanda?”

“Così…avevo bisogno di un parere maschile su questa cosa…”

“Capito, ma basta discorsi smielati, sembriamo due finocchi!”

Già. Proprio così.

Qualche ora più tardi Hunter uscì dall’ufficio.
La conversazione con il suo collega lo aveva scoraggiato oltre ogni modo.
Come avrebbe sopportato i giudizi della gente? Come avrebbe spiegato che così, di punto in bianco, a lui piaceva un ragazzo? Come avrebbe spiegato a tutti che si stava innamorando di lui e che avrebbe potuto mandare all’aria il suo matrimonio e la sua vita per lui?
Non poteva.
Era irrazionale, avventato, sconsiderato e…sbagliato.
Perchè avrebbe dovuto sentirsi sbagliato ad amare un altro uomo? Inoltre non era sicuro che fosse amore.
Beh, non poteva spiegarlo in altro modo; sentiva di potersi fidare di lui, di volerlo stringere a sé, di volerlo vedere al mattino quando si svegliava e augurargli la buonanotte ogni sera, di volerlo baciare e sentire costantemente il suo profumo sulla sua pelle.
Come poteva provare delle cose del genere se nemmeno sapeva come funzionavano le cose tra due uomini?
La casa era deserta e Jennifer sarebbe tornata solo dopo qualche ora poiché era da sua madre.
Hunter accese il suo portatile e aprì il browser internet digitando sulla barra della ricerca “sesso tra uomini”.
Lo stava facendo davvero e si sentiva come un ragazzino che, alla sua prima volta, non sa nemmeno dove mettere le mani; era a disagio, non per quello che stava vedendo e leggendo, ma perché Sebastian aveva sicuramente molta esperienza e lui non sarebbe mai stato all’altezza.
Dopo aver letto articoli, ricerche e guardato qualche video, con molta attenzione e interesse, sentì la porta aprirsi alle sue spalle.
Jennifer era tornata.
Fece in tempo a chiudere e abbassare lo schermo prima di ritrovarsi i tacchi di Jennifer alle spalle.

“Ciao! Sei tornato presto!”

“Ciao, si, ma stavo terminando delle cose qui a casa…come sta tua madre?”

“Ansiosa, come sempre. Ti saluta! Vado a fare una doccia e poi preparo la cena!”

“D’accordo…” Hunter temeva di riaprire il pc in presenza di Jennifer.

“Il mio voleva essere un invito, ma se sei impegnato…”

“Ah…ok! Ti raggiungo subito!” sorrise Hunter.

 

"Pronto?"
"Emma ti posso parlare?"
"Che succede J?"
"Si tratta di Hunter è che…"
"Problemi in paradiso?"
"No, cioè, non so…sono giorni che è strano."
"Sarà per via del lavoro, lo sai che ci sono periodi di forti tensioni…"
"E tu come lo sai?"
"Uscivo con un analista finanziario una volta e non ti dico che noia…tu sei fortunata, almeno Hunter è simpatico!"
"Sarà come dici tu…"
"Si, fidati. Non ho mai visto un uomo così innamorato come lo è Hunter di te. E poi ammettiamolo, sei la persona più in gamba che conosco e sarebbe uno stupido a non amarti!"
"Si è vero! Grazie, sei un’amica!"
"Quando vuoi, tesoro!"

 

Note dell'autrice
Capitolo pieno di feels. 
Scopriamo che la serata di Hunter e Seb è proseguita ben oltre il karaoke, per colpa di un diluvio (sia ringraziato il cielo, letteralmente!).
Jennifer capisce che c'è qualcosa che non va, ma non credo immagini che suo marito si stia informado sul sesso gay! xD
Kevin finalmente fa aprire gli occhi a Sebastian, ma la situazione, ora, è più complicata del previsto.
Hunter è tremendamente impaurito per tutto quello che sta provando e il collega (stronzo) non lo aiuta per niente.
Vi lascio un piccolo estratto dal prossimo capitolo.

“Hunter!” Sebastian era visibilmente sorpreso.
“Ti devo parlare!”
“Ti ascolto” Sebastian sfoderò il suo sorriso migliore e si sfilò i guanti da lavoro.
“No, non guardarmi così. Non devi essere felice di vedermi!”
“D’accordo!” disse accigliato. Sentì una brutta sensazione alla bocca dello stomaco.
“La smetti di essere così accondiscendente?”
“Come scusa? Hunter, spiegami, cosa vuoi che faccia? Vieni qui, nel mio negozio, e mi dici che mi vuoi parlare. Ok, parla! Sono qui per ascoltare quale delirante teoria tirerai fuori per negare che non stai provando nulla per me e che non hai tentato di baciarmi!” Sebastian non riuscì a trattenere le parole.


Ora parto per Venezia e vi auguro una buona settimana.
Alla prossima.
Maiky

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


 photo Imagine_zps2608bb74.jpg


Arrivò mercoledì e nessuno dei due aveva chiamato o cercato l’altro.
Hunter ci aveva riflettuto lungamente e per quanto volesse Sebastian, e lo voleva come si brama l'acqua nel deserto, sapeva che non sarebbe riuscito ad affrontare quel cambiamento e stava, letteralmente, per impazzire.
Sebastian si teneva occupato per evitare di pensare ad una buona scusa per chiamare Hunter; avrebbe potuto giocare la carta del “ti sei ripreso dalla serata?” oppure un più diretto “perché quel bacio?”, ma suonava tutto troppo patetico e disperato. Nutriva, inoltre, il presentimento che Hunter si sarebbe tirato indietro, che avrebbe fatto finta che non fosse successo nulla o, peggio, che avrebbe negato di avere dei sentimenti per lui, cosa che era ormai palese.
Un presentimento che, purtroppo, rappresentava ciò che Hunter continuava a ripetersi.
Il campanello del negozio trillò e non appena Sebastian alzò lo sguardo dalla pianta che stava curando si ritrovò gli occhi chiari di Hunter.

“Hunter!” Sebastian era visibilmente sorpreso.

“Ti devo parlare!”

“Ti ascolto” Sebastian sfoderò il suo sorriso migliore e si sfilò i guanti da lavoro.

“No, non guardarmi così. Non devi essere felice di vedermi!”

“D’accordo!” disse accigliato. Sentì una brutta sensazione alla bocca dello stomaco.

“La smetti di essere così accondiscendente?”

“Come scusa? Hunter, spiegami, cosa vuoi che faccia? Vieni qui, nel mio negozio, e mi dici che mi vuoi parlare. Ok, parla! Sono qui per ascoltare quale delirante teoria tirerai fuori per negare che non stai provando nulla per me e che non hai tentato di baciarmi!” Sebastian non riuscì a trattenere le parole.

“Cosa vorresti insinuare?”

“Oh smettila, almeno si coerente con te stesso!”

“Vengo qui perché ho bisogno di capire alcune cose e tu mi attacchi?”

“Senti, dimmi quello che mi devi dire e finiamo la cosa qui, ok?”

“Perché fai così? Sei irritante. Stai zitto e ascoltami, cazzo!”

Sebastian chiuse la porta del negozio con un tonfo; non c’era bisogno di far sapere a tutto il vicinato che stava per scatenarsi un ciclone.

“Per prima cosa calmati. Queste scenate sono patetiche persino per te. Io non ti devo niente, ok? E’ stata una serata strana e sì, ho provato a baciarti…forse...ho dei ricordi confusi!” disse Hunter.

“Cominciamo bene…”

“Sebastian…” Hunter era turbato e camminava avanti e indietro per il negozio. “Non so cosa mi succede…”

“Potresti almeno fermarti e guardarmi in faccia?”

“Non ci riesco. Non so cosa succede. Provo qualcosa per te, qualcosa che non posso provare! Sono sposato, ho una moglie fantastica, è una brava persona e l’ultima cosa che voglio è farle del male! Dobbiamo fermare questa cosa, dobbiamo fermarla subito prima di ferire qualcuno.”

Sebastian fu colpito in pieno petto dalla durezza di quelle parole e non riuscì a muovere un muscolo.

“Sapevo che ti saresti tirato indietro, lo sapevo!” la rabbia nella sua voce montò pian piano. “Io sono stato un cretino, ma, ehi, non mi merito nemmeno l’onore di essere guardato in faccia quando vengo scaricato! Hunter, non sarà Jennifer a soffrire, saremo noi due perché io non ci credo che ti stai arrendendo così! Stai vivendo la vita che ti hanno cucito addosso e la detesti, cazzo! La detesti e fingi che vada tutto bene!! Vattene, non voglio più vederti!”

“Non possiamo, lo capisci questo? Non fare il melodrammatico tanto stasera ti troverai un bel ragazzo e dimenticherai la faccenda nel giro di una scopata!” e con queste parole riuscì finalmente a rivolgere lo sguardo verso Sebastian per poi accorgersi del dolore che c’era nei suoi occhi verdi.

“Sei un coglione Hunter! Una vera testa di cazzo!” e così dicendo Sebastian sparì dalla porta che dava sul retro del negozio.

Hunter era stato più duro di quanto avesse voluto.
Era la decisione più giusta. Doveva esserlo. Era la soluzione che non avrebbe ferito nessuno, se non se stesso; ma lui era abituato a sopportare tutta l’amarezza dei sogni infranti.
Invece no, era stato così egoista da non prendere in considerazione i sentimenti di Sebastian.
Sebastian gli aveva dimostrato che ci si poteva innamorare.
Ti sfido ad amarmi
Era stato un invito, non un semplice capriccio.

Vaffanculo. Vaffanculo a tutto.

E per la prima volta nella sua vita fece quello che si sentiva di fare.
Raggiunse il retrobottega e trovò Sebastian appoggiato al muro; un braccio appoggiato e la testa nascosta vicino al gomito.

“Sebastian…”

Il francese non fece nemmeno in tempo a girarsi che le labbra di Hunter incontrarono le sue.
I loro corpi si unirono sospinti dalla passione che li aveva travolti e sconvolti in quei giorni.
Hunter cinse un fianco di Sebastian e con l'altra mano, appoggiata alla sua nuca, spinse ancora di più le loro lingue nelle cavità calde dell'altro.
Sebastian che in un primo momento era rimasto immobile con un braccio sollevato e gli occhi sbarrati rispose al bacio avvolgendo le sue braccia al collo di Hunter.
Hunter era vorace. Non avrebbe mai immaginato che toccare quelle labbra sarebbe stato anche meglio di quanto avesse potuto immaginare. Si chiese come avrebbe potuto tornare a baciare Jennifer dopo quello. Era come se non avesse mai realmente baciato nessuno in tutta la sua vita; il corpo vibrava e la sensazione fu quella di precipitare; solo quelle labbra lo avrebbero salvato.
Si era spinto ben oltre e ora non sarebbe riuscito a fermarsi.
Hunter lasciò la presa per un momento e fissò gli occhi di Sebastian; voleva dire qualcosa ma Sebastian si gettò nuovamente su di lui trascinandolo verso una montagna di fiori freschi che erano arrivati con il carico del mattino.
Si ritrovarono distesi su questa piccola distesa di colori e profumi intensi.
Hunter, sopra Sebastian, fece scivolare la mano sopra i pettorali fino alla ricerca di un lembo di pelle proprio all'altezza dei jeans non smettendo mai di succhiare quelle labbra morbidi e sottili.
Sebastian trovò con più velocità e abilità un varco sotto la maglietta di Hunter e cominciò a far scorrere le sue dita tra i muscoli della schiena e le fossette di Venere.
Hunter, a quel tocco, spinse il bacino verso il basso.

"Ahia" disse Sebastian allontanandosi per un attimo dal viso di Hunter.

"Oddio cosa ho combinato?" Hunter era visibilmente preoccupato.

Sebastian lo guardò e scoppiò a ridere

"Non hai fatto niente, idota. Mi sono punto sul fianco con la spina di una rosa." E riprese a ridere.

Hunter lo fissò e poi cominciò a ridere di gusto con la fronte su quella di Sebastian.

"Hai cambiato idea?" riprese Sebastian.

"Forse..."

"Siamo in un bel guaio vero?"

"Sono un uomo sposato che sta baciando un bel ragazzo nel retrobottega del suo negozio di fiori. Io non lo chiamerei guaio, direi che è un disastro di proporzioni epiche."

"Non sembri molto dispiaciuto..."

"Non lo sono, sei forse l'errore migliore che potessi mai fare!"

"Confortante..."

"Non è quello che intendevo...cioè non è giusto ciò che stiamo facendo ma sentivo che avevo bisogno di questo..." e le labbra si ritrovarono di nuovo.

"E cosa mi dici di fare la cosa giusta?" lo provocò ancora Sebastian.

"Dobbiamo davvero parlarne adesso?!"

Sebastian sorrise.

"Allora continua a baciarmi per farmi stare zitto!"

Hunter sospirò scuotendo la testa con un sorriso sbilenco.
Il bacio diventò presto intenso, selvaggio e bollente, ma un rumore nel negozio li fece fermare e zittire.
Il campanello.
Era entrato qualcuno.
Sebastian mise la mano davanti alla bocca di Hunter facendo segno di non parlare.

"Sebastian!" una voce femminile riecheggiò nella stanza.

Il gelo.
Jennifer.

"Shhh...sistemo tutto io!" sussurrò Sebastian "Arrivo, solo un secondo!" aggiunse urlando.

Hunter, pallido come un fantasma, si accovacciò a terra di fianco a quel letto di fiori mentre Sebastian si sistemò la maglia sotto il grembiule, fece un respiro e spinse la porta che portava al negozio.

"Posso esserle...Jennifer, che sorpresa! Che ci fai da queste parti?"

"Ciao Sebastian, posso disturbarti un attimo?"

"Si certo..."

"Mi vergogno un po' a chiederlo anche perché ci conosciamo da poco...si tratta di Hunter..."

Hunter, nonostante fosse nel magazzino, poteva sentire benissimo le voci nel negozio. Alzò il viso e tese l'orecchio quando sentì il suo nome.

"È successo qualcosa?"

"Diciamo che da quando siamo sposati lo trovo cambiato, non lo riconosco più...sento che mi nasconde qualcosa...non è che te ne ha parlato quando siete usciti?"

"No, non mi ha detto nulla di strano..."

Sebastian mantenne una calma apparente.

"Nemmeno del suo lavoro, se ho fatto qualcosa di male, se ha conosciuto qualcuna..."

"Pensi che ti tradisca?"

Hunter strinse i pugni per la rabbia e lo sconforto.
Sebastian si sentiva di fronte ad un plotone d'esecuzione pronto a fare fuoco al segnale di Jennifer.

"Dove siete stati domenica sera? È tornato a casa in condizioni pietose e non ho avuto la forza di guardarlo e parlargli...dimmi la verità è stato con te tutto il tempo?"

"Si siamo stati a bere in un locale poi dato che diluviava ci siamo rifugiati in un altro locale e abbiamo bevuto qualcosa."

"Preferirei che non lo incitassi a bere..."

"Scusami?"

"Hunter si fa coinvolgere troppo e, non è come te...quindi non coinvolgerlo nella tua vita..." disse seccata.

"Pensi che io abbia una cattiva influenza su di lui? Cosa siamo al liceo? Hunter è la persona più seria che io conosca e penso possa ragionare da solo!"

"Il mio era un suggerimento..." ancora quel tono di chi si sentiva migliore.

"Suonava più come una minaccia. Se hai paura di perdere il marito dovresti accorciare ancora di più il guinzaglio al quale lo tieni legato...il mio è un suggerimento, eh! Inoltre dovresti chiedere queste cose a lui, non a me!"

La tensione era alle stelle mentre Hunter ascoltava inerme l'inizio di un conflitto che non avrebbe avuto ne vincitori ne vinti.

"Come credi...ero qui per mettere in chiaro le cose. Non posso chiedere a lui, se mi dicesse che c’è qualcosa che non va potrei farcela e sarebbe tutta colpa mia!”

"Ora scusami ma ho molto da fare...Ciao." chiuse il discorso Sebastian.

"Ciao."

Sebastian attese che Jennifer si allontanasse per rientrare nel retrobottega, ma quando aprì la porta vide l’uscita sul retro aperta.
Hunter era fuggito imboccando la via del parco.
Sebastian si lanciò all'inseguimento.

“Hunter…Hunter aspetta!”

"Ho sentito tutto Sebastian..." Hunter camminava svelto precedendo Sebastian di qualche passo.

"Lo so..."

"Non voglio...stava per scoprirci!" Hunter si fermò di botto rivolgendo lo sguardo all'altro.

"Ma non l'ha fatto!”

"No, non posso...hai sentito? Sospetta qualcosa, mi ha sentito tornare a casa ubriaco, la sto deludendo..."

"Non è mica tua madre!"

"Tu non capisci...è pur sempre Jennifer e non voglio ferirla."

"Ne stiamo discutendo ancora?"

"Si, ne discutiamo ancora. Hai sentito quello che ha detto? Pensa che sia colpa sua…"

“Allora trova una soluzione!”

“Quale?” urlò disperato Hunter.

Sebastian esitò un attimo.

“Dimmi di sparire!” era freddo come non lo era mai stato. “Dimmi che è quello che vuoi e io non mi farò più vedere!”

“Tu vuoi questo?”

“Io voglio te, Hunter!” e la freddezza si trasformò in un singhiozzo.

“Sebastian…” Hunter stava per crollare, gli occhi si erano riempiti di lacrime ma non riusciva a piangere “Sebastian, non posso…”

“Lo so…lo so…Hunter, ce la faremo. Andremo avanti.”

Sebastian sentì il mondo intero sgretolarsi attorno a lui.
Non ce l’avrebbe mai fatta; stava mentendo a se stesso e a Hunter.
Lo raggiunse con un abbraccio bagnato dalle lacrime che aveva nascosto fino a quel momento.

“Fammi una promessa. Non dimenticarmi.” sospirò piano
Sebastian.

“Non avrò altri ricordi che te.”

E staccandosi presero direzioni diverse.

 

Note dell'autrice
Quanto mi odiate da 1 a 100?!
Si le cose sembravano essersi risolte, la passione travolgente li ha colti su un letto di fiori, ma, ahimè, è sbucata Jennifer e i sensi di colpa di Hunter.
Il finale è triste (lo è anche nel film, ve lo assicuro) perchè nonostante ci sia l'amore, non possono stare insieme.
Sebastian rinuncia a Hunter.
Hunter rinuncia a Sebastian.
Nessuno dei due ne esce vincitore e speriamo che si accorgano presto che non è una battaglia che possono permettersi di perdere.
Alla prossima.
Un abbraccio *passa fazzoletti*
Maiky

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


 photo Imagine_zps2608bb74.jpg


Sebastian aveva pianto per una notte intera nel silenzio della sua stanza.
Ed erano passati così i giorni.
Lavorava senza passione, senza più quella voglia di svegliarsi al mattino e sorridere alla vita.

“Buongiorno!” disse in tono formale un cliente entrato in negozio.

“Salve. Posso aiutarla?” disse Sebastian.

“Si, ha per caso una pianta per rompere con una persona?”

“Come scusi?”

“Devo lasciare la mia ragazza, non mi piace più e vorrei una pianta che le dica di andarsene dalla mia vita.”

“Beh, per esprimere l’idea di separazione ci sono le ortensie. Significano è finita ma pensa bene di me.”

“D’accordo!”

“Quante ne vuole? Una sola è un po’ triste…”

“Va bene lo stesso. Non mi interessa quello che pensa di me…”

“Sai cosa ti dico? Vai all'inferno! Fuori di qui…si è liberata di uno stronzo, meglio per lei!” Sebastian lo spinse letteralmente fuori dalla porta.

Il nervosismo era arrivato alle stelle ed era traboccato in rabbia e rassegnazione.
Voltò lo sguardo verso il basso e vide un vaso pieno di gigli bianchi.

Oh vaffanculo

E con un calcio rovesciò tutti i fiori sul pavimento mandando in frantumi la ceramica.
Prese le sue cose e chiuse il negozio senza nemmeno sistemare il casino.
Voleva andarsene, voleva smettere di vedere Hunter in ogni angolo e nei visi dei suoi clienti.
Raggiunse a passo svelto la casa di sua madre.

Maman?”

“Sebastian arrivo subito, sono in cucina!”

Sua madre, da qualche giorno, si sentiva meglio ed era riuscita persino a uscire di casa.
Non appena la signora Smythe entrò in soggiorno trovò Sebastian ancora avvolto nel suo cappotto con il viso nascosto nella sciarpa; erano lacrime quelle che vide ai lati dei suoi occhi.

“Piccolo mio, cosa ti è successo?” disse sedendosi accanto a lui e appoggiando una mano sul suo ginocchio “su forza, prendi, soffiati il naso e spiega!”

Sebastian singhiozzò, tirò su con il naso e si asciugò gli occhi con un fazzoletto prima di cominciare a parlare.

“Ho conosciuto un ragazzo…sta con un’altra persona…”

“Lui ti ama?”

“Non lo so…no…” Sebastian si fermò ripensando alla felicità negli occhi di Hunter, alle sue labbra sulle sue, al suo sorriso e al modo in cui lo guardava. Annuì stringendo le labbra. “Si…si mi ama, ma non importa!”

“E’ l’unica cosa che importa tesoro!”

“Sta con un’altra persona e non la lascerebbe mai per me, non può…”

“Sebastian, vieni qui…” lo accolse tra le sue braccia “è il ragazzo con cui sei uscito l’altro giorno?”

Sebastian mosse il capo sulla spalla della madre.

“Oh piccolo mio, ti avevamo messo in guardia…”

“Lo sai che sono testardo.”

“Si, fai sempre di testa tua. Guardami. Si sistemerà tutto, ok?”

“E come? L’ho lasciato andare…”

“L’amore trova sempre la strada di casa. Fidati di questa vecchietta con gli acciacchi.”

“Non dire così, sei stupenda, maman!”

“E tu sei un bugiardo. Su forza usciamo a cena, ti va?”

“Con piacere!”

 
 
“Hunter, ti ricordi che questa domenica siamo a pranzo dai tuoi genitori?”

“Come potrei dimenticarlo…è il mio compleanno!”

Hunter aveva perso interesse per qualsiasi cosa.
Non dormiva più, al lavoro faticava a restare concentrato e con Jennifer era tutto troppo finto, costruito e abitudinario.
Sebastian aveva ragione, lui detestava quella vita ma era un vigliacco perchè non voleva abbandonarla.
Sebastian aveva avuto ragione su tutto e ora l’aveva perso.
Baciare Jennifer era diventato insolito così come starle accanto, toccarla e stringerle la mano; sembravano tutti gesti forzati e privi di sentimento.
Si stava staccando ancora di più e Jennifer se ne era accorta.

“Beh scusami ma siccome sono giorni che hai la testa altrove ho pensato di ricordartelo!”

“Si certo…” disse Hunter scocciato.

“Hunter, cosa cazzo sta succedendo?”

“Come?”

“Dimmi perché sei diventato un estraneo! Cosa è successo? Cosa ho fatto di male?”

“Niente, per carità Jenny. Tu non hai fatto nulla, sei una moglie perfetta e sei la mia migliore amica!”

“Allora parla alla tua amica…chi è?”

“Chi è chi?”

“Sono una donna certe cose le capisco e tu sei un libro aperto per me nonostante ti nascondi dietro quel tuo guscio duro…mi hai tradita?”

“Jenny…” Hunter stava per dire "no, non potrei mai" ma dalla sua bocca uscirono solo “devo parlarti di una cosa…puoi sederti?”

Jennifer si accomodò sul divano mentre Hunter rimase in piedi di fronte a lei, torturandosi le mani e muovendosi avanti e indietro per il soggiorno.

“Sono tutta orecchi!” gli occhi si stavano già riempiendo di lacrime.

“Devo parlarti perché è successa una cosa…” Hunter deglutì e proseguì nel discorso “io…io non l’ho cercata, è capitata anche se adesso è finita, ma hai il diritto di sapere perché ho giurato di essere sempre onesto con te ed è la verità quella che meriti.” Fece una pausa e rivolse lo sguardo lontano dagli occhi bagnati della ragazza.
Hunter alzò gli occhi al cielo respirò e pronunciò quelle parole che erano rimaste incastrate in gola, soffocandolo.

“Sono impazzito Jennifer. Sono impazzito per una persona che non sei tu…mi dispiace così tanto. Ti prego Jennifer credimi, sono davvero dispiaciuto ma…” le rivolse finalmente lo sguardo “ti prego dimmi qualcosa!”

Jennifer tremava, la bocca tirata in una smorfia di dolore e le lacrime che scendevano copiose.
Non si scompose.

“Chi è?”

“Non ha importanza…è finita. Io ho scelto te, resto con te.” Hunter si inginocchiò di fronte alla moglie e prese la mani tra le sue “Non ce la farei mai a lasciarti. Sei la mia confidente e sei una bellissima persona e io mi sento male ad averti ferito. Siamo sempre andati alla grande insieme, bastava prima e basterà anche adesso!” Hunter singhiozzò.

“Devo…lasciami sola, ho bisogno…vattene, non voglio parlarne ora!” Jennifer sembrava uno spettro, i suoi occhi si erano spenti. “credo, credo che andrò da Emma per stasera…non, non riesco nemmeno a guardarti.”

Si alzò come un robot, raggiunse prima la camera da letto, il bagno e con uno zainetto aprì la porta e uscì.
Hunter rimase seduto a terra con il viso appoggiato al divano.
Sentiva di aver fallito.
Jennifer aveva sofferto.
Sebastian aveva sofferto.
E lui soffriva anche di più.

 

Il sole risplendeva ed era una mattina non molto fredda.
Sebastian stava caricando il furgoncino quando una vocina alle sue spalle lo colse di sorpresa.

“Sei tu, non è vero?”

“Emma! Cosa?”

“Jennifer non lo sa, lui non le ha detto chi è, ma io l’ho capito!”

“Cosa ti ha detto Jennifer?”

“Dimmi che mi sto sbagliando, dimmi che il marito della mia migliore amica non ha perso la testa per te!”

Sebastian rimase in silenzio.

“Sei uno stronzo Sebastian. Non ti bastava portarti a letto il mondo intero? Dovevi proprio provarci con lui?”

“Tu non sai niente, hai capito. NIENTE! Ora sparisci!”

“Dimmi solo perché? Perché hai deciso di rovinare la vita a Jennifer? Mi piacevi, ma ora ho capito che razza di persona squallida sei!”

“Se mi permetti, nemmeno se fossi stato etero sarei mai uscito con una come te. Spari giudizi e sentenze sulle persone perché sei superficiale e la tua vita è penosa!”

“Vaffanculo! Hai rovinato la vita di una persona solo per un tuo capriccio!”

“Hunter non è un capriccio! E poi che problema c’è scusa; lui ha scelto di restare con Jennifer!”

“Non pretenderai che lasci tutto per te, vero? Dio, quanto sei egoista e arrogante!”

“Fottiti!”

Emma cercò di aprire bocca, ma fece una smorfia, girò i tacchi e se ne andò lasciando Sebastian con la rabbia in gola.

 
 

Note dell'autrice
Momento delle confessioni.
Hunter racconta tutto cercando di convincersi che è finita con Sebastian.
Jennifer che la prende con diplomazia, vuole rifletterci, poteva andare peggio; potevano volare piatti e abiti fuori dalla finestra!
Emma, che sembrava la più scema, ha capito tutto, ma resta sempre un essere irritante e fastidioso.
Ora che tutti, o quasi, sanno tutto, si riaprono i giochi.
Mancano ancora un paio di capitoli e scopriremo come finirà tra i due! :)
Alla prossima.
Maiky

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


 photo Imagine_zps2608bb74.jpg


Emma fu tentata di dirigersi diretta da Jennifer per raccontarle tutta la verità; per dirle che suo marito era stato, in qualche modo, “deviato” da Sebastian e aveva perso la testa per un uomo.

Da Hunter non me lo sarei mai aspettato, è tutta colpa di Sebastian!

Aveva notato le occhiate di Sebastian quella sera a cena senza darci troppo peso, aveva intravisto Hunter uscire dal negozio di Sebastian la domenica mattina e sapeva che Hunter non poteva essere lì per comprare dei fiori, infine Jennifer le aveva detto che erano usciti insieme e che Hunter era tornato a casa ubriaco con addosso un profumo non suo. Un profumo che le ricordava il mare. Un profumo che, casualmente, era quello che portava Sebastian (ringraziò mille volte il suo olfatto infallibile).
Per quanto nella sua testa fosse assurdo che Hunter stava nascondendo una scappatella con il bel fioraio, aveva deciso di tentare il tutto e per tutto andando direttamente dal responsabile.
Ancora tra lo sconcerto e il furioso decise che era meglio togliersi quel dente subito e dare alla sua amica le risposte che cercava.
Aprì la lista delle ultime chiamate e fece scivolare il dito sullo schermo.

“Pronto…”

“J, ciao! Sono io! Devo dirti una cosa! Come stai tesoro?”

“Così…ci ho ripensato tutta la mattina e…”

“E…”

“E mi ha detto che è finita…è stato sincero. Non posso fare finta di niente! E’ stata…è sempre stata dura per entrambi, abbiamo rinunciato a tante cose per avere la vita che abbiamo ora e…capita di mollare ogni tanto, no? Non possiamo essere sempre forti, no?”


“Se sai già la risposta...resta il fatto che ti ha tradita!”

“Si, ma me l’ha detto! Poteva mentirmi, poteva fingere che non fosse successo nulla…poteva…”

“Jenny…”

“L’unica cosa che ancora mi ronza nella testa è che mi ha detto di aver perso la testa per una persona che non sono io…forse non mi ama più, è questo quello che mi sta frenando dal vederlo e parlarci!”

“Dovresti tornare a casa, aspettarlo e chiarire tutto. Non puoi continuare con questi dubbi!”

“Hai ragione…cosa volevi dirmi?”

“Oh…già…no niente di importante. Ci sentiamo, ok?”

“Grazie!”


Sarebbe stato un errore raccontarle tutto e non spettava a lei farlo.

 

Hunter rientrò a casa e vide che la giacca di Jennifer era appesa all’ingresso.

“Jennifer?”

“Ciao.” sbucò dalla cucina “credo che sia il momento di parlare…”

“Oh, si, certo. Vieni sediamoci in soggiorno!”

Si accomodarono sul divano rimanendo qualche minuto in silenzio.

“Hunter, ci ho riflettuto…ho capito che forse ho preteso troppo dal nostro rapporto e che forse ti sei sentito soffocato” a Jennifer tornarono in mente le parole di Sebastian
dovresti accorciare ancora di più il guinzaglio al quale lo tieni legato “E mi dispiace non essere riusciti a parlarne prima di…beh quello che è successo…”

“Jenny…” Hunter le prese le mani

“Ho deciso che potrei passarci sopra…che in fondo non è stato nulla e che tu sei qui con me perché lo vuoi. Vuoi stare con me, non è vero?!”

“Io…” Hunter esitò “mi dispiace averti ferito e sono felice che tu mi stia dando un’altra possibilità”

Hunter non pronunciò mai le parole “voglio stare con te” per tutto il resto della conversazione fatta di scuse e promesse che, probabilmente, nessuno dei due avrebbe mai mantenuto.

“Dovremmo, sai, chiamare i tuoi genitori per confermare il pranzo…” disse Jennifer prima di entrare in bagno.

“Lascia fare a me!”

E ripiombarono in quell’abitudine soffocante senza nemmeno accorgersene.

 
 
Sebastian quella
sera stessa uscì con Kevin.
L’amico lo aspettò fuori dal negozio accogliendolo con un sorriso brillante.

“Non si abbandonano così gli amici, lo sai?”

“Cosa?”

“Non ci sentiamo da giorni e devo venire a sapere da tua madre che le sei scoppiato in lacrime tra le braccia?!”

“Non sono…ok, forse sì, qualche lacrima…”

“A sentire tua madre sembrava più una tragedia greca, allora ne parliamo o mi usi solo come autista per portarti in giro a bere?”

“Non c’è molto da dire…è finita! Anzi non credo che fosse mai iniziata…”

“Sebastian, non fare il duro con me! Non sono uno di quei frocetti che ti porti a letto e che sbavano dietro alla tua sicurezza e al tuo bel faccino. Non hai mai versato una lacrima da quando ci conosciamo! Cosa è successo tra te e Hunter?”

“E’ venuto in negozio, abbiamo litigato perché sosteneva di provare qualcosa per me che non doveva provare. Voleva finirla, ci siamo insultati e due minuti dopo eravamo nel retrobottega a limonare!”

“Uuhh, tensione sessuale alle stelle, già mi piace!”

“Cretino! Poi è arrivata Jennifer…”

“Vi ha beccato?”

“No, ma ha cominciato a blaterare di cose assurde sul fatto che io stia portando Hunter sulla cattiva strada.”

“Come le sarà mai venuto in mente!?”

“Mi lasci finire!? Hunter ha sentito tutto ed è scappato e quando l’ho raggiunto ci siamo detti addio!”

“Oh che storia romantica, sembra un film! L’amore impossibile di due giovani amanti e una perfida moglie guastafeste!” sorrise Kevin.

“Sono felice che ti faccia ridere…”

“Seb, sai che ti voglio bene come ad un fratello, ma ti avevo avvisato che ti saresti cacciato nei guai e detesto vederti soffrire. Ne sei innamorato?”

“Si e fa tutto veramente schifo!”

“Si innamorarsi fa schifo per il 90% delle volte…”

“E il 10% rimanente?”

“Non lo so, non sono così fortunato da poterlo raccontare, ma ti auguro di essere quella percentuale Seb!”

“Naaa, sono esattamente come tutti gli altri; e io che ho sempre creduto di essere quello invincibile!”

“Seb, fidati sei in gamba!”

“Grazie per essere lo stronzetto che mi tira su il morale!” Sebastian fece l'occhiolino.

“Quando vuoi! E Sebastian…” Kevin aggiunse “se vuoi un vero consiglio cerca di staccare per un po’, ok? Magari un viaggio dai tuoi cugini in Francia potrebbe farti bene…”

“Non posso, lo sai! E il negozio?”

“Sono sicuro che tua madre sarebbe felice di tornare a lavorare per qualche giorno e poi potrei sempre aiutarla io nei miei momenti liberi…”

“Sarebbe come fuggire dai problemi però…”

“Sebastian, dai problemi non puoi fuggire perché li porterai sempre con te, magari riesci solo a cambiare punto di vista…”

“Sei l’imbecille più saggio che conosca!”

“Ricordalo quando avrò bisogno di un favore! Allora andiamo a farci una bella bevuta?”

“Andiamo!”

 

Note dell'autrice
Emma potevo renderla il personaggio peggiore della storia dei personaggi peggiori, ma alla fine l'ho fatta "ragionare; insomma è una questione tra moglie e marito.
Hunter che ci ricasca con tutte le scarpe in un perdono che non sembra così convinto. Jennifer sa che i sentimenti sono cambiati e in cuor suo sa quanto sia doloroso fingere che vada tutto bene. Un po' mi spiace per lei.
Sebastian e Kevin sono adorabili. Kevin è esattamente la persona di cui Sebastian ha bisogno, diretto sincero e che tiene a lui come ad un fratello!
Hunter sei assolutamente sicuro della tua scelta?!
Un piccolo spoiler dal prossimo capitolo:

“Hunter non posso farcela…me ne vado!” disse Jennifer decisa.
I signori Clarington rimasero impassibili.
“Io non voglio lasciarti…” sussurrò Hunter.
“Se hai un po’ di rispetto per me, è esattamente quello che farai…anzi lo faccio io perché non posso continuare a pensare che tu ami un’altra persona! Scusate signori Clarington, mi spiace…mi spiace per tutto questo!” e così dicendo si precipitò fuori.

Alla prossima.
Maiky

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


 photo Imagine_zps2608bb74.jpg


Hunter e Jennifer arrivarono a casa Clarington nella tarda mattinata di una domenica mattina insolitamente tranquilla.
Erano silenziosi, distaccati e con la testa completamente da un’altra parte.
Jennifer ancora si domandava se era stata la decisione giusta, se tutto sarebbe tornato come prima nonostante il marito le avesse confessato di provare dei sentimenti per una persona che non era lei.
Hunter cercava di vivere come al solito, ignorando quello che provava e cercando di essere all'altezza di quello che le persone si aspettavano da lui, e forse per la prima volta, stava fallendo.
Sebastian era parte di lui e non sarebbe riuscito a sostenere quella situazione ancora a lungo.

“Ben arrivati!” la signora Clarington abbracciò il figlio e la nuora scortandoli dentro casa “Tanti auguri al festeggiato” e diede un bacio ad Hunter sulla guancia.

“Auguri, Hunter.” il signor Clarington allungò la mano incontrando quella del figlio.

“Grazie, grazie a tutti!” Hunter non riuscì nemmeno a sorridere.

“Venite, venite. Stavo sistemando la tavola. Jennifer cara, mi daresti una mano?”

“Certo con piacere!” sorrise Jennifer.

“Allora Hunter, tutto bene al lavoro?” chiese il signor Clarington mentre si accendeva una sigaretta.

“Si, tutto benissimo…è un periodo molto teso ma me la cavo alla grande!”

Fingi.

“Questo è il mio ragazzo! E con Jennifer? Come sta andando la vita da sposati?”

Hunter fu tentato di confessare tutto, ma in quel momento suonarono al campanello.

“Hunter vai tu per favore? Dovrebbe essere il centro tavola che ho ordinato!!” urlò la madre dalla cucina.

Hunter si diresse alla porta e rimase un attimo interdetto quando, sull'uscio di casa, si ritrovò un viso familiare.
Il ragazzo gli rivolse uno sguardo tra il confuso e il sorpreso.

“Hunter! Non…sono Kevin, ti ricordi?”

“Si certo…non sapevo che mia madre avesse ordinato dei fiori...” guardò il nastro con il nome del negozio “dal negozio di Sebastian…”

“E’ un centro tavola, ci è arrivato l’ordine ieri mattina…non sapevo fosse tua madre…ehm…ecco ci sarebbe da firmare qui…”

Kevin, imbarazzato, tirò fuori un foglio.

“Tutto ok, Hunter?” Jennifer si affacciò incuriosita.

“Si, si è il centro tavola di mia madre…ti ricordi di Kevin?”

“Ah Kevin, si…”

“Lavori…lavori con Sebastian adesso?” Hunter non poté trattenersi dal chiedere.

“No, solo per un po’, aiuto sua madre che è tornata al negozio…Sebastian oggi parte per la Francia…”

“Uh che meraviglia, dovremmo andare in Francia anche noi un giorno, vero Hunt?” disse con finto entusiasmo Jennifer.

“Si” Hunter restituì il foglio a Kevin “e quanto starà via?”

“Un bel po’ credo…ha bisogno di staccare e chiarirsi le idee…” Kevin lanciò la frecciatina che non mancò di colpire Hunter.

Jennifer vide lo sguardo di Hunter ingrigirsi come se una parte della sua anima fosse stata strappata via, le labbra tirate e il mento serrato.
E capì quello che non avrebbe mai creduto.
Capì che quello che c’era nello sguardo di Hunter non ci sarebbe mai più stato per lei.
Il suo cuore apparteneva ad un altro.
Rimase gelida.

“Non te l’aveva detto che sarebbe partito? Non te l’ha accennato la sera in cui siete usciti?” Jennifer lo mise alla prova.

“No, non…non me ne ha parlato…” Hunter era sconvolto.

Il solo pensiero che Sebastian sarebbe stato lontano da lui lo mandò in corto circuito e sapeva, e cavolo se lo sapeva, che amava Sebastian e ne aveva bisogno come dell’aria.

“E’ stata una decisione che ha preso in questi giorni e sinceramente sono felice che voglia trovare un po’ di tempo per sé…era…diverso in questo periodo!” Kevin rincarò la dose per vedere fino a che punto Hunter avrebbe resistito prima di esplodere, ma Hunter rimase di sasso e lo congedò.

“Capisco. Una saggia decisione. Grazie Kevin e buona giornata!”

“Buona giornata e…auguri” Kevin, irritato girò i tacchi e risalì sul furgoncino.

Richiudendo la porta alle spalle Hunter strinse il centrotavola tra le mani e, senza badare a Jennifer accanto a lui, si avviò nella sala da pranzo.

“Mamma è arrivato il mazzo che hai ordinato…” Hunter era cadaverico.

“Oh grazie tesoro, mettilo pure in tavola.”

Solo appoggiandolo sul tessuto bianco della tovaglia Hunter notò che al centro c’erano due gigli bianchi.

“E questi?” disse Hunter.

“Sono gigli, Hunter!”

“Lo so che sono gigli, ma perché?”

“Perché sono eleganti e inoltre sono i miei fiori preferiti!” rispose la madre.

Ti sfido ad amarmi.

“Io non ce la faccio più!” urlò come una furia Jennifer procedendo a lunghi passi dall'ingresso.

“Jennifer?”

“Cosa sta succedendo?” il signor Clarington era appena tornato dal bagno.

“Hunter non posso farcela…me ne vado!” disse Jennifer decisa.

I signori Clarington rimasero impassibili.

“Io non voglio lasciarti…” sussurrò Hunter.

“Se hai un po’ di rispetto per me, è esattamente quello che farai…anzi lo faccio io perché non posso continuare a pensare che tu ami un’altra persona! Scusate signori Clarington, mi spiace…mi spiace per tutto questo!” e così dicendo si precipitò fuori.

Hunter la seguì.

“Aspetta, ti prego, io non voglio questo!”

“Hunter, so che non lo volevi, lo capisco, ma sta di fatto che non mi ami più, ma vuoi stare comunque con me! Io non merito questo, non mi merito di essere la tua scelta forzata e tu non meriti di soffrire così perché stai lontano dal ragazzo che ami!”

Hunter sgranò gli occhi.

“Come hai…”

“Non l’avevo capito fino a poco fa…poi ho visto i tuoi occhi quando Kevin ti ha detto che se ne sta andando…credevo di conoscerti Hunter, ma non è così a quanto pare…una vita intera insieme e sei un estraneo!”

“Jennifer non è colpa tua e io non avrei mai creduto che sarebbe successa una cosa del genere, ma è così e non posso fare finta di non provare qualcosa per lui…”

“Hunter ti prego non rendere tutto più difficile…lasciami andare è meglio per tutti e due.”

Hunter non rispose e lasciò che Jennifer salisse in auto e se ne andasse.
Rientrò e subito sentì gli occhi dei genitori su di lui.
Alzò il mento cercando di parlare ma lo riabbassò e andò a sedersi sul divano con il volto nascosto tra le mani.

“Hunter, vuoi spiegarci cosa è successo?”

“Ci siamo lasciati, papà, mi sembra piuttosto ovvio!” lo aggredì Hunter.

“Ma Hunter, come è successo? Cosa intendeva Jennifer dicendo che tu ami un’altra persona?”

“Quello che ha detto, mamma. Mi sono innamorato di un’altra persona. E’ successo per caso, non l’ho cercato e non mi sono mai sentito così vivo insieme a qualcuno!” Hunter parlò senza pensare alle parole da dire o cosa omettere.
Non aveva più senso mentire.

“Non sarà Emma spero!” intervenne il signor Clarington “quella ragazza è troppo scema!”

“Papà!” lo rimproverò Hunter “Comunque non è lei, se la cosa ti preoccupa, ma forse rivaluterai la situazione…”

“Hunter, tesoro, come si chiama? Su forza confessa!” la madre era curiosa e preoccupata.

“Si chiama…Sebastian!”

Silenzio.

“Sebastian è…”

“E’ un uomo papà. Si, me ne sono accorto! Cosa volete che vi dica? Che mi dispiace? Che vi ho deluso perché ho mandato all'aria il mio matrimonio? Beh sapete la verità? Io non mi scuserò per quello che ho fatto! Non mi scuserò perché ho rinunciato ad un sacco di cose per essere all'altezza di quello che volevate da me e ora non riesco più a fingere che vada tutto bene. Non mi scuserò per essermi innamorato di un ragazzo che mi ha fatto capire cosa significa vivere delle proprie passioni e saperti amare anche solo con uno sguardo.”

Hunter alzò il viso fiero mentre diceva queste cose fissando i propri genitori come non aveva mai fatto.

“Hunter…non credevamo che…” la madre si sedette accanto a lui.

“Hunter…” il signor Clarington non seppe cosa dire.

“Tesoro, non avevamo idea che ti sentissi così, perché non ce l’hai mai detto?”

“Perché mi avreste convinto che erano solo capricci…”

“Non…non era nostra intenzione…” la signora Clarington scoppiò in lacrime.

“Mamma non fare così…”

“Abbiamo fallito come genitori, pensavamo che avremmo dovuto darti le migliori opportunità e un futuro certo, solido e…non dovevamo costringerti a fare quello che non volevi!” continuò la madre “eravamo preoccupati che non saresti stato felice…invece siamo stati noi a toglierti la felicità!”

“Questo tizio…Sebastian…è innamorato di te?”
intervenne il signor Clarington spiazzando Hunter.

“Si, ma ho rovinato tutto e ora lui sta per partire per la Francia!”

“Sono sicura che si può sistemare tutto. Forza mettete i cappotti e andiamo!”

“Dove?” chiese Hunter.

“A fermare Sebastian prima che parta!”

Hunter scattò come una molla e ritrovò il sorriso.
Suo padre rimase immobile.

“Non vieni, caro?”

Silenzio.

“E va bene, altrimenti chi guida fino in città?”

E la famiglia Clarington salì in auto sfrecciando verso il negozio di Sebastian.

 

Note dell'autrice
L'hanno presa bene i Clarington, no?! :)
Direi che sentirsi dire dal proprio figlio certe cose e capire di aver fallito come genitori può essere qualcosa che faccia riflettere e mettere in discussione molte cose, molto più che sapere che il proprio figlio ha trovato la felicità nell'amore di un ragazzo, no?!
L'unica cosa che potevano fare era sostenerlo in quel momento e ci sono riusciti.
Kevin che si lancia in una "vendetta" personale è qualcosa di adorabile.
Jennifer povera è esplosa ma ha ragione, non può stare con Hunter sapendo di essere una seconda scelta.
Ed ora manca un solo capitolo ed ecco una piccola anticipazione:

Sebastian caricò il bagaglio sul taxi, salì nell’auto e si lasciò il negozio alle spalle.
Pochi minuti dopo un’auto nera parcheggiò davanti l’entrata.
Hunter scese velocemente e si lanciò verso la porta del negozio.
“Siamo chiusi, mi spiace, devo aver lasciato la porta aperta.”
“Salve…cercavo…” Hunter respirò “cercavo Sebastian!”
La signora Smythe scrutò il ragazzo dall’alto in basso prima di parlare.
“Tu sei lui, non è vero?”
“Come?”
“Tu sei il ragazzo di cui si è innamorato mio figlio?”
“Si, sono…sono Hunter!” 


Alla prossima.
Maiky

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


 photo Imagine_zps2608bb74.jpg


“Mi raccomando Sebastian, cerca di rilassarti e goditi un po’ di tempo per te, ok?”

La signora Smythe stava sistemando della carta sul tavolo del negozio.

“Si, maman, lo farò! Grazie e se hai qualche problema, chiamami!”

“Non ci penso neanche! C’è qui Kevin e tu devi stare lontano da questo posto per un po’!”

“Agli ordini! Controlla Kevin mi raccomando! Stamattina prima che partisse per le consegne gli ho detto che se fa qualche cazzata, lo scoprirò e la pagherà!”

Sebastian ritrovò il sorriso per quegli ultimi istanti in compagnia della madre.

“Stai tranquillo! In questi giorni sta andando alla grande con gli ordini e le consegne!”

“Ora vado, ci sarà traffico per l’aeroporto! Prenditi cura di te, mi raccomando!” e così dicendo l’abbracciò.

“Chiamami quando arrivi e saluta tanto Josephine da parte mia!”

“Ciao!”

Sebastian caricò il bagaglio sul taxi, salì nell’auto e si lasciò il negozio alle spalle.

 

Pochi minuti dopo un’auto nera parcheggiò davanti l’entrata.
Hunter scese velocemente e si lanciò verso la porta del negozio.

“Siamo chiusi, mi spiace, devo aver lasciato la porta aperta.”

“Salve…cercavo…” Hunter respirò “cercavo Sebastian!”

La signora Smythe scrutò il ragazzo dall’alto in basso prima di parlare.

“Tu sei lui, non è vero?”

“Come?”

“Tu sei il ragazzo di cui si è innamorato mio figlio?”

“Si, sono…sono Hunter!”

“Sebastian non c’è…non, non voglio che lui stia male per questa situazione, ok?”

“Io…io ho lasciato mia moglie! Voglio stare con lui! Ne sono innamorato e avergli fatto del male mi sta uccidendo!”

La signora Smythe appoggiò la mano sulla spalla di Hunter.

“Non ho bisogno di sentire altro. Hai un’auto? Sebastian è appena partito per andare in aeroporto, forse riusciamo a raggiungerlo!”

“E’ qui fuori…con i miei genitori!”

Hunter pensò a quanto fosse strana quella situazione e scoppiò a ridere da solo.
Lui, i suoi genitori e la madre di Sebastian in un’auto lanciata alla’inseguimento del bel francese per il quale aveva appena sconvolto la sua vita.

“Lo trovo eccitante questo inseguimento!” la signora Clarington seduta accanto al marito sui sedili posteriori era un fascio di nervi.

Hunter aveva preso il comando della vettura mentre la signora Smythe si era accomodata nel posto del passeggero.

“Piacere io sono Charlotte, la madre di Sebastian!” aveva esordito entrando nella vettura dei Clarington.

“Io sono Ashley e lui mio marito James.”

“Bene ora che avete fatto le presentazioni ufficiali che ne dite di indicarmi la strada?” Hunter era agitato.

“Ti ho detto che avrei guidato io!” disse secco il signor Clarington.

“Papà, già sono in ansia, non ti ci mettere anche tu!”

“Prendi la seconda a destra così evitiamo il traffico!” aggiunse James.

“Allora…Charlotte…suo figlio è sempre stato…così?”

“Mamma!” Hunter la fulminò dallo specchietto retrovisore.

“Mi sta chiedendo se mio figlio è sempre stato attratto dai ragazzi? Beh si, credo di sì, o almeno io l’avevo capito molto prima che me lo dicesse…”

“Capisco e…” iniziò il padre di Hunter.

“Mi piace un ragazzo, fatevene una ragione!” Hunter era sempre più agitato e nervoso.

Calò il silenzio mentre la signora Smythe accennò un sorrisetto guardando fuori.
La strada consigliata dal padre era completamente bloccata e quando Hunter cercò di fare retromarcia altre auto erano sopraggiunte bloccando anche l’unica via di uscita.

“Cazzo! Merda, no siamo bloccati!”

Hunter tirò fuori il cellulare.

 
 
Sebastian era seduto sul sedile posteriore del taxi con lo sguardo perso nel vuoto.
Il taxi si fermò di fronte a un segnale luminoso.

“Ci sono dei lavori sulla strada, spero che non sia di fretta…” disse il taxista

Sebastian non ci fece nemmeno caso e continuò a fissare la città che si era fermata fuori dal finestrino.
Abbassò il vetro facendo entrare l’aria fresca e in quel momento suonò il telefono.
Un ciclista passò accanto canticchiando un motivetto leggero
Imagine me and you, I do
I think about you day and night, it's only right

“Pronto?”
“Sebastian, sono io, ascolta, dobbiamo parlare…è cambiato tutto!”


Hunter parlò senza prendere fiato.

“Non abbiamo più niente da dirci! Non puoi farlo…Ciao!”

Sebastian riagganciò.

 

Hunter fissò il cellulare, affranto.

“Com’è andata?” chiese la madre.

“L’ho perso…” Hunter stava per scoppiare in lacrime.

“Tornerà, tranquillo…tornerà!” cercò di rassicurarlo Charlotte.

Stava soffocando e abbassò il vetro.

Una bicicletta fece lo slalom tra le auto ferme davanti a quella di Hunter.
Imagine how the world could be, so very fine
So happy together

 
 Hunter lo seguì con lo sguardo nel momento in cui gli sfrecciò accanto.

“Questa canzone…l’ho sentita poco fa…”

“Che succede Hunter?”

“La canzone che stava cantando il ciclista, l’ho sentita mentre ero al telefono con Sebastian.”

Hunter non aprì nemmeno la portiera preso dall'eccitazione della scoperta; uscì direttamente dal finestrino e si arrampicò sul tettuccio dell’auto.
I signori Clarington erano sorpresi mentre la madre di Sebastian non riusciva più a contenere la sua emozione e felicità battendo le mani e sorridendo.

“Sebastian! Sebastian!”

Hunter cominciò a urlare.
Le persone nelle auto vicine voltarono lo sguardo verso il ragazzo.

“Sebastian! Sebastian! Ti prego!”

Nessuna risposta; eppure sapeva, in cuor suo, che non poteva essere lontano, bloccato anche lui in quel caos di motori e fumi.
Si appoggiò una mano sotto lo sterno, prese un respiro e tirò fuori tutta la voce che poteva.

“SEBASTIAN!!”

Sebastian immaginò di aver udito il suo nome nell'aria e mosso dalla curiosità scese dall'auto guardandosi intorno.
Salì su un muretto e lo vide.
Hunter sopra un auto che urlava il suo nome.
Il ragazzo non appena incrociò lo sguardo del francese continuò ad urlare.

“Posso farlo Sebastian! Io voglio stare con te!” urlò Hunter con le braccia spalancate

Sebastian si portò una mano sulla fronte sorridendo estasiato e imbarazzato, il naso arricciato e scuotendo lievemente il capo.
Scese velocemente dal muretto per correre incontro ad Hunter.
Hunter era già balzato sul cofano e correva tra la fila di auto che lo separava dall'altro.
Una corsa che sembrò durare in eterno mentre la signora Smythe cominciò a suonare il clacson.
Sebastian raggiunse per primo il viso di Hunter, passò una mano sulla sua guancia prima che Hunter raggiungesse la sua bocca con un sorriso.
Le loro bocche si cercarono, le lingue lottarono dentro le pareti calde e tra le file di denti in uno scontro ad armi pari; si strinsero forte per rivendicare l’altro e il desiderio che li stava unendo.
I signori Clarington, scesi dall'auto, guardarono da lontano la scena scambiandosi uno sguardo di tenerezza e complicità mentre la signora Smythe non smetteva di suonare il clascson.
Le persone delle vetture vicine seguirono la scena sbalorditi e qualcuno accennò ad un applauso.
Hunter e Sebastian continuarono a baciarsi come se il mondo stesse per finire, come se stessero vivendo gli ultimi atti della loro vita; una vita che, invece, era appena iniziata.
Sebastian si staccò un attimo.

“Dimmi che fai sul serio…”

“Sono innamorato di te!” disse Hunter senza indugio.

“Dimmi che sei davvero pronto ad affrontare questa cosa insieme…” incalzò Sebastian.

“Sono innamorato di te!” ripeté Hunter sorridendo.

“Okay…dillo ancora!” sospirò Sebastian

“Io ti amo Sebastian Smythe!”

“E io amo te Hunter Clarington!”

Hunter raggiunse nuovamente le labbra del francese premendo con forza.
Sebastian era suo.

“Penso ci stiano guardando tutti!”

“Non eri tu quello esibizionista, Smythe?”

“Non sono io quello che è salito sulla sua auto urlando il mio nome!” gli fece notare Sebastian.

“Si forse hai ragione…”

“Come sapevi che ero qui?”

“Kevin e poi…tua madre!” Hunter voltò lo sguardo alle sue spalle indicando l’auto a poca distanza.

Sebastian riconobbe la sagoma di sua madre con i pugni chiusi sotto il mento e un’espressione di gioia negli occhi mentre in strada, un uomo e una donna si tenevano la mano; sicuramente erano i genitori di Hunter.

“Hai portato mia madre e i tuoi genitori?”

“Stavo per perderti, non ho ragionato sull'assurdità della cosa!”

Sebastian cominciò a ridere di cuore.

“Hunter, è la cosa più stupida e adorabile che tu potessi fare!” lo baciò nuovamente.

“Più stupida anche di questa?”

Hunter tornò velocemente all'auto, aprì il portabagagli e prese i due gigli che erano nel centrotavola della madre. Prima di uscire di casa gli aveva sfilati con cura e caricati in macchina; non sapeva bene il perché, sentiva che doveva farlo.

Tornò da Sebastian porgendogli i fiori e fissandolo dritto negli occhi.

“Sono pronto ad amarti!”

 

Note dell'autrice
E così vissero felici e contenti!
Si siamo arrivati al finale e i nostri adorati hanno trovato finalmente l'amore!
Hunter che fa questi gesti plateali e romantici è adorabile. Sebastian è fortunato.
Cosa dire, ci sarà un piccolo epilogo perchè, ehi, volete saperlo tutti quello che succede dopo! :)
Intanto vi ringrazio.
Vi ringrazio per i vostri commenti, per aver letto o per essere semplicemente passati di qui.
Non smetterò mai di dire che, in qualsiasi universo io li veda, Hunt e Seb sono ormai parte di me e non potrei essere più felice di condividerli con voi! :)
Un abbraccio e tanti baciotti.
Maiky


 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Epilogo ***


 photo Imagine_zps2608bb74.jpg


"Dove sistemo questi...questi..." disse Hunter titubante.

"Gerani Hunt, sono gerani!"

"Si, certo! Lo sapevo..."

Erano passati due mesi da quella domenica che aveva segnato le loro vite.
Sebastian aveva ripreso la valigia, pagato il taxi e insieme ad Hunter era tornato all'auto dove sua madre lo stava aspettando a braccia aperte.
La signora Smythe aveva accolto il figlio con un enorme sorriso e qualche lacrima di felicità.

"Maman, ne pleure pas! Lui è, beh immagino tu lo sappia già..."

In quel momento i signori Clarington, che erano rimasti in disparte, si erano avvicinati.

"Ehm, ciao Sebastian. Io sono Ashley..." disse eccitata e imbarazzata la signora Clarington.

"È un piacere."

Il sorriso di Sebastian conquistò subito la donna.

"Oh è proprio un bel ragazzo!" aggiunse, neanche troppo velatamente, all'indirizzo di Hunter.

Sebastian voltò lo sguardo per non perdersi il volto paonazzo del ragazzo.

"Mamma per favore..."

"Io sono James. Piacere." disse, allungando la mano, l'uomo alto e affascinante.

"Piacere..." disse Sebastian con un filo di voce; c'era qualcosa che lo intimoriva nello sguardo del padre di Hunter.

Finite le presentazioni ci fu un momento di silenzio interrotto dalla signora Smythe.

"Oh sembra proprio che il traffico si stia muovendo. Che ne dite di lasciare i ragazzi soli mentre noi andiamo a prenderci un caffè in un posto qui vicino? Offro io!"

Sebastian adorava sua madre, ma in quel momento le avrebbe eretto una statua.

"Si, penso sia una buona idea..." disse Ashley

Sebastian e Hunter salirono in auto.
Non passò un secondo che raggiunsero l'uno le labbra dell'altro, ma un clacson alle loro spalle li fece subito tornare alla realtà.
Non c'era fretta, avrebbero avuto tutta la vita per stare insieme.

Un mese dopo Hunter si trasferì a casa di Sebastian; aveva lasciato la casa in cui viveva con Jennifer, si era sistemato nell'appartamento del fidanzato e, inoltre, aveva lasciato il lavoro ed era tornato a studiare, canto e recitazione per l’appunto, con grandissima gioia di Sebastian che poteva godere delle sue performance canore ogni giorno.
Sebastian adorava ascoltare Hunter canticchiare sotto la doccia, soprattutto dopo che avevano fatto sesso.
Il sesso era stato forse il discorso più imbarazzante che avevano affrontato nelle prime settimane da "fidanzati".
Hunter desiderava Sebastian, ma era troppo impacciato e, nonostante si fosse informato su internet, non sapeva esattamente come muoversi.

“Hunter, cosa stai cercando là sotto?”

Sebastian si era offerto di insegnarli tutto quello che sapeva e ora giaceva completamente nudo sul letto mentre Hunter era piegato con il viso tra le sue gambe con un’espressione dubbiosa.

“Niente è che non so come…”

“Hunter, non sono una verginella alla prima notte di nozze. Infila quel dito nel mio culo. ORA!”

Hunter andò deciso verso la fessura e Sebastian sussultò.

“Ok, forse troppo deciso…” ghignò Sebastian.

“Scusa, lo sai che non l’ho mai fatto!” si giustificò Hunter.

“Credo che il sistema di “infilare cose nei buchi” sia lo stesso anche per gli etero, no?” lo prese in giro Sebastian.

Hunter lo schiaffeggiò sulla natica in tutta risposta.
La loro prima volta fu goffa e rapida, ma con il tempo Hunter aveva raggiunto quella sicurezza e quella decisione da lasciare Sebastian appagato e, letteralmente, senza fiato.
Il sesso selvaggio e una vita più tranquilla avevano regalato a Hunter quella felicità che si era sempre negato; persino il rapporto con i genitori andava bene. I signori Clarington apprezzavano Sebastian e avevano superato la fase del “dobbiamo dire ad amici e parenti che Hunter ora sta con un ragazzo”; non che fossero fatti da sbandierare sulla pubblica piazza, ma nel momento in cui sorgevano le domande sul loro figlio i signori Clarington si limitavano a dire: “nostro figlio è rinato e ha trovato la felicità” oppure “Sebastian è un bravo ragazzo che rende felice nostro figlio”.
Avevano compreso che era la felicità del figlio il vero successo come genitori.

 

“Possibile che tu non abbia ancora imparato il nome dei fiori?” scosse il capo Sebastian.

“Bas sono troppi e hanno nomi difficili!”

“Hunt non ho mai visto una persona più pigra di te! Niente sesso se non fai il bravo!”

“Mi stai ricattando?!” Hunter si avvicinò a Sebastian.

“Certo! Hai deciso di aiutarmi con il lavoro e non potrei essere più felice di passare del tempo con te, anche se trovo irritante doverlo passare vestiti! Quindi è meglio che ti applichi, mi aiuti con le consegne così possiamo andare a casa e dare un senso a questa giornata!”

Hunter cinse i fianchi di Sebastian facendo pressione con i polpastrelli e avvicinando il bacino al suo.
La bocca raggiunse la base del collo senza indugiare e risalendo lenta e sensuale.

“Non resisteresti un’ora senza di me!” disse con arroganza Hunter.

E aveva ragione.
Sebastian era talmente assuefatto dall'altro che non avrebbe mai immaginato una vita senza di lui, o anche meglio, una vita senza Hunter dentro di lui.
Sebastian tirò il collo della maglietta di Hunter e lo baciò con passione.
Il campanello del negozio suonò.

“Ehi piccioncini state facendo cose vietate ai minori?” disse Kevin allegramente.

“Ciao Kevin” Sebastian lasciò andare la testa all'indietro con uno sbuffo mentre Hunter fece un passo indietro privandosi del calore dell’altro, “cosa vuoi?”

“Sono passato per dirti che la prossima settimana andrò qualche giorno da mio fratello, ma per ogni cosa puoi chiamarmi!”

“Maman sta decisamente molto meglio e sono sicuro che non ce ne sarà bisogno, ma grazie! Ora che ne dici di andare a fare un giro?” rispose Sebastian.

“Hunter, sinceramente, con tutti i ragazzi carini e disponibili che ci sono in giro, mi spieghi perché hai scelto lui?”

“Fidati, me lo chiedo ogni giorno!”

“La fiera della simpatia, vedo!” mise il muso Sebastian.

“Sebastian, tu dovresti solo ringraziarmi. Se ora voi due state insieme è tutto merito mio!”

Kevin, infatti, si vantava di essere stato l’artefice della loro felicità perché se quel giorno non avesse detto a Hunter della partenza di Sebastian probabilmente ora sarebbero entrambi tristi e depressi a chilometri di distanza.

“Sparisci!” rise Sebastian.

Kevin si chiuse la porta alle spalle, salutandoli.

“Dove eravamo rimasti?” riprese Sebastian.

“Al motivo per cui ho scelto di stare di stare con te…”

“E sarebbe?” chiese il francese.

“Perché ti amo.”

A quelle parole gli occhi brillarono di un verde intenso.
Hunter glielo ripeteva ogni giorno e ogni volta il cuore di Sebastian faceva una piccola capriola.
Non avrebbe mai pensato di provare un sentimento così intenso per una persona che aveva conosciuto per caso.

“Non smettere mai di dirmelo…”

“Non potrei” rispose Hunter.

“Nemmeno io potrei smettere di amarti!”

Hunter e Sebastian credevano nel destino.
Una leggenda cinese sostiene che ognuno di noi nasce con un invisibile filo rosso annodato al mignolo della nostra mano sinistra che ci lega alla nostra anima gemella. Il filo è indistruttibile e per questo motivo le persone sono destinate a incontrarsi e stare insieme.
Il filo di Hunter e Sebastian ha trovato diversi ostacoli ma li ha condotti, alla fine, alla vera felicità.
Quella di amare l’altro.

 

 


Note dell'autrice
Ed ecco che si conclude questa storia. *inserire faccina triste qui*

Tutto questo fluff mi ha fatto venire una carie! ehehe.
Spero davvero che la storia vi sia piaciuta e che questi due scopini meravigliosi vi abbiano tenuto compagnia degnamente in queste settimane.
Grazie infinite per tutte le vostre recensioni, i commenti e per aver letto; significa davvero tantissimo per me!
Ora direi che posso continuare a sclerare perché tra un paio d'ore Grant sarà ufficialmente un supereroe  e io non potrei essere più felice e fiera di lui! 
Un bacione e alla prossima.
Love and good vibes.
Maiky

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2734256