Another Fable

di Clary1234
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Tutto è cambiato ***
Capitolo 3: *** La terza parte del piano ***
Capitolo 4: *** Il continuo dell'agonia ***
Capitolo 5: *** Ognuno fa la sua mossa ***
Capitolo 6: *** Il punto di rottura ***
Capitolo 7: *** La vita è andata avanti. ***
Capitolo 8: *** La speranza va in frantumi ***
Capitolo 9: *** Rimescolando le carte ***
Capitolo 10: *** Sometimes I hate every single stupid word you say ***
Capitolo 11: *** Da inferno a inferno ***
Capitolo 12: *** Tanto da fare male ***
Capitolo 13: *** Qualcosa di oscuro ***
Capitolo 14: *** Cercando l'equilibrio ***
Capitolo 15: *** Colpa dei Sogni ***
Capitolo 16: *** L'oblio ***
Capitolo 17: *** Muoviti o Muori ***
Capitolo 18: *** Tutto torna ***
Capitolo 19: *** Non ci sono amici ***
Capitolo 20: *** La forza dell'odio ***
Capitolo 21: *** Rispolverare i vecchi sogni ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve gente!!! Questa è la prima soria che pubblico ci vediamo alla fine !!!

CLARY
La serra era come  la prima volta in cui ci era stata, bellissima e magica. Il profumo dei fiori le ricordava Idris e i suoi campi verdi, come dicevano tutti gli Shadowhunters che ci avevano vissuto. La ragazza salì la scala a chiocciola e andò quasi a sbattere contro un ragazzo, alto con un fisico asciutto e muscoloso, un ragazzo che lei conosceva bene. Jace.
Clary senza pensarci gli buttò le braccia al collo, accorgendosi solo dopo dei singhiozzi che le sconquassavano il petto.
-Jace, Jace ho paura.
-Non ti preoccupare, non ti succederà niente se ci sono io con te-  La voce del ragazzo si incrinò sull’ultima parola, prima che tutto incominciasse a spezzarsi come uno specchio che va in mille pezzi.
Clary si svegliò di soprassalto in un intrico di coperte e con i capelli appiccicati alla faccia per il sudore, c’era qualcuno chino su di lei.
-Sorellina, svegliati devo farti vedere una cosa.
Suo fratello, Sebastian.
 
JACE
Le lamentele del suo parabatai  stavano per mandare Jace fuori di testa, erano ore che andava avanti a lamentarsi di quanto Magnus non avesse capito le sue buone intenzioni, e dell’errore che aveva commesso a lasciarlo. Ne stava parlando con una calma controllata, ma anche se non lo dava a vedere Jace sapeva bene quanto Alec stesse soffrendo per la rottura con il suo stregone.
-Non volevo mettere fine alla sua vita! Solo mi stavo informando per capire se noi potessimo essere felici insieme! – Proseguì il ragazzo moro senza accorgersi che l’altro non gli stava prestando la minima attenzione.
Isabelle fece irruzione nella stanza pallida in volto come se tutto il sangue le fosse stato risucchiato via dal viso.
-Izzy? Cosa c’è che non va?- La voce di Jace era tesa, la sua sorellastra non si preoccupava facilmente.
-Clary…è scomparsa.

JOCELYN
La donna con i capelli rosso fuoco era accanto al suo fidanzato, un licantropo di nome Luke, stavano per andare a Idris per ufficializzare il loro matrimonio, in modo che finalmente si potessero sposare, sapeva bene che erano vent’anni che Luke lo desiderava.
Lo stregone Magnus Bane stava davanti a loro, e aveva appena finito di aprire il portale che gli avrebbe portati a Idris.
-Grazie Maguns- La voce di Jocelyn lasciava trapelare tutta la sua gratitudine.
-Svolgo solo il lavoro per cui mi pagate!- Il tono dello stregone invece era brusco, freddo era così da quando aveva rotto con Alec, ma la coppia non ci fece caso, si scambiarono un ultimo sguardo e attraversarono il portale.
 
Allora??? Vi è piaciuto??? Recensite vi pregooooooooo
 

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Capitolo 2
*** Tutto è cambiato ***


Ciao, ho aggiornato la storia!!! Ci vediamo in fondo...

SEI MESI DOPO
 
CLARY
Il respiro di Clary era regolare, come i battiti del suo cuore. Era stesa a letto, guardando il soffitto come se non lo vedesse, con occhi vacui. La scena che stava vivendo l’era familiare, da circa sei mesi quello stesso momento si ripeteva ogni dannatissimo giorno come un’incessante agonia. Accanto a lei era steso un ragazzo, con i capelli bianchi come la luna nelle notti di bel tempo che dormiva pacifico a pancia in su. In quel momento sembrava buono, innocente come un angelo, ma la ragazza sapeva bene che non era così, era un demone, un mostro che l’aveva rapita e usata, anche ed era anche suo fratello.
Clary scese dal letto facendo una smorfia quando i piedi entrarono in contatto con il pavimento freddo, in quel posto era tutto freddo a partire dal cuore di Sebastian. Come tutte le mattine la ragazza cercò di aprire la porta della camera in cui era rinchiusa da mesi, trovandola come sempre chiusa. Sapeva dov’era la chiave, l’aveva Sebastian, al collo come se fosse il suo padrone. La stanza veniva aperta solo da lui, nessun’altro poteva entrare o uscire.
-Vai da qualche parte sorellina? La ragazza si girò di scatto, non si era accorta che il suo carceriere si era svegliato e che ora la stava guardando con aria divertita dal letto.
-Io…io ho sete, e non volevo svegliarti. Clary accampò la prima scusa che le venne in mente come ormai soleva fare a ogni domanda di suo fratello.
Il ragazzo a sorpresa non si arrabbiò, invece si alzò la prese per mano e le diede un leggero bacio sulle labbra, sei mesi fa questo avrebbe fatto rabbrividire d’orrore Clary, ma ormai era diventata molto brava a non lasciar trapelare le sue emozioni.
Sebastian prese la chiave e aprì la porta concedendo alla ragazza di vedere per la prima volta una porzione più ampia dell’edificio in cui era rinchiusa.
Proprio davanti alla camera c’era una finestra. Da cui si potevano vedere i grattacieli a Clary molto familiari, il suo cuore perse qualche battito, erano a New York.
 
JACE
Indietro il corpo, su il braccio, tira.
Erano ore che andava avanti così, il ragazzo biondo madido di sudore continuava a tirare coltelli verso il bersaglio colpendo sempre il centro, non sbagliando mai.
La sala d’addestramento per Jace era diventata una specie di rifugio da sei mesi a questa parte, ci passava praticamente tutto il giorno, a tirare coltelli, o a prendere a pugni qualcosa. Era il suo modo per mantenere il controllo, per non lasciare che il dolore lo invadesse fino a farlo morire dentro, per non pensare anche se solo una parte a lei.
La perdita della ragazza che amava aveva rappresentato la fine della vita di Jace, era come se qualcuno gli avesse sottratto una cosa a lui essenziali, come il cuore.
Un ragazzo moro entrò nella stanza, aveva un’aria esausta come se non dormisse da giorni, ma aveva comunque un aspetto migliore del suo parabatai: Jace era pallido e scarno, le guance erano talmente scavata che sembrava che da un momento all’altro le ossa avrebbero potuto bucare la pelle, le unghie erano mangiate fino alla carne viva, e gli occhi erano neri e cerchiati, di un oro spento come non lo era mai stato.
-Jace, è arrivata Marcie, chiede di te. La voce di Alec non lasciava trapelare emozioni, anche se si sapeva quanto detestasse quella ragazza.
-Non la voglio vedere, non farla entrare! Jace rispose in modo esitante, come se si preoccupasse delle conseguenze che quella farse potesse avere.
-Sono già qui!
 
SIMON
-Quindi hai intenzione di uccidermi, e stai solo cercando il modo e il momento giusto per farlo?
-Vedo che capisci in fretta Simon Lewis.

Allora??? Vi è piaciuta??? Vi ha fatto schifo??? Commentate!
 

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Capitolo 3
*** La terza parte del piano ***


Ciaooooo, la prima cosa che volevo fare è ringraziare di cuore tutti quelli che mi stanno seguendo, le loro recensioni mi danno oltre che ispirazione molta voglia di continuare!!! Grazie, ci vediamo in fondo ;)
 
 

CLARY
Clary trattenne il respiro completamente sbalordita, erano a New York! Erano a non molti chilometri dall’istituto, da Jace…
La ragazza si ricompose in fretta, per non far vedere a Sebastian quanto fosse emotivamente scossa, per non dargli nessuna soddisfazione.
-Allora? Andiamo?- Il finto tono spazientito di Clary sorprese il ragazzo, si era aspettato una reazione molto diversa, ma non disse una parola si limitò ad appoggiarle una mano alla base della schiena e ad accompagnala lungo il corridoio e poi giù per delle scale a chiocciola fino alla cucina.
La luce era già accesa, e donava alla stanza un aspetto accogliente nonostante il posto in cui si trovasse, Clary si sedette su uno sgabello e guardò suo fratello che versava due bicchieri d’acqua e gli e ne porgeva uno.
La ragazza non bevette, ma rimase a guardare suo fratello che dopo aver bevuto tutto il contenuto del bicchiere si girò a guardarla sospettoso.
-Perché mi fissi?-
-Non posso?- Clary non resisteva, sapeva che doveva stare zitta e obbedire ma non ce la faceva proprio.
-Tu puoi fare quello che vuoi con me, la mia mente, il mio corpo, la mia vita e io non posso guardarti!?- La ragazza proseguì alzandosi dalla sedia sempre più infuriata.
Sebastian non si scompose, rimase al suo posto a fissarla impassibile, era abituato agli improvvisi scatti di rabbia di sua sorella, e anche se non aveva mai provato quella sensazione provò un forte impulso di abbracciarla, di stringerla a se e di dirle che andava tutto bene. Lo fece, aggirò il tavolo e attirò la ragazza a se, ma come succedeva sempre appena si avvicinava lei si irrigidì e lo spinse via correndo su per le scale per ritornare nella sua stanza, dove lui la teneva prigioniera.
 
JACE
Jace si girò di scatto al suono di quella voce tanto odiosa quanto familiare, Marcie era sulla porta che gli sorrideva come sempre, non era una brutta ragazza: Era alta, un po’ meno di Jace ma non tanto, il corpo era un po’ grassottello, ma nell’insieme non stava affatto male. Gli occhi erano color miele, non il verde che Jace sperava di poter un giorno rivedere…
Ma la cosa che feriva di più il ragazzo erano i suoi capelli, lunghi rossi e mossi, come quelli di Clary…un dolore sordo strinse il petto di Jace, un dolore che li era familiare come il battito del suo cuore, un dolore che provava da sei mesi, da quanto la parte migliore di lui gli era stata strappata via.
-Allora? Non sei felice di vedermi?- La voce acuta e squillante della ragazza lo riportò al presente, facendogli anche provare fastidio, stava immaginando lei…
-No, non sono felice di vederti!- Jace si rigirò verso il bersaglio e ricominciò a tirare coltelli, sentì Alec borbottare qualcosa imbarazzato e poi uscire a grandi passi dalla stanza,  ma Marcie era ancora lì che si avvicinava con aria civettuola.
-Jaaaaaace, non ti ricordi? Oggi mi devi allenare!- La ragazza si era messa dietro di lui mettendogli le mani sulle spalle, il ragazzo se la scrollò via bruscamente.
-Ti ho detto che non voglio, non voglio vederti, allenarti o starti a sentire!- Jace uscì a grandi passi dalla stanza, lasciandosi dietro Marcie, che sorrideva come se vedere il ragazzo soffrire la divertisse.
-Oh Jace, tu tornerai da me, tornerai molto presto.
 
 
SEBASTIAN
Il seminterrato era buio e umido, ma il ragazzo no ci fece caso mentre preparava tutto. Quello era solo un altro passo del suo piano, che era iniziato rapendo sua sorella, Clary. Quanto era stato facile farle credere che il suo adorato amichetto Simon, ora non più protetto dal Marchio di Caino, era in pericolo. Era corsa da lui terrorizzata, cadendo nella sua trappola. La seconda parte era stata altrettanto facile, ingaggiare una spia e mandarla nel cuore dell’istituto, non era ancora riuscito a fare innamorare Jace di lei, ma era solo questione di tempo…
Ora stava mettendo in atto la terza parte: girare il coltello nella piaga.
Attivato il macchinario Sebastian si ritrovò a guardare una camera dell’istituto, e davanti a lui comparve Jace, con una faccia completamente sconvolta.
-Come va angioletto?-
 
Come è andata??? Vi ha deluso??? Se c'è qualcosa che non vi piace ditemelo, vedremo come sistemarla. Alla prossima!!!
 

 
 
 

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Capitolo 4
*** Il continuo dell'agonia ***


Ciaoooooo come va??? Allora vorrei ringraziare tantissimo tutte le persone che seguono la storia, e soprattutto quelli che commentano scrivendomi la loro opinione, grazie davvero!!!! Ho aggiutno un nuovo capitolo e ho cercato di farlo più lungo (su richiesta). Spero vi piaccia ci vediamo in fondo!!!
 
JACE (Flashback: quattro mesi prima)
 
Jace era immobile da ore, fermo a guardare la parete su cui era appesa una foto di lui e Clary, lui le cingeva la vita con un braccio, e con l’altro le accarezzava il viso. La ragazza sorrideva, guardandolo come se fosse la cosa più bella del mondo, come se fosse lei la vincitrice anziché il meraviglioso premio…
Era quella che Jace guardava, cercando di capire dove aveva sbagliato, perché Clary gli era stata strappata via, era sicuro che l’avessero rapita, perché lei non se ne sarebbe mai andata, giusto? I dubbi si insinuavano dentro di lui mandandolo in confusione. La cosa peggiore era sentire di dimenticare, dimenticare l’esatto colore dei suoi occhi, dimenticare la sua risata o la sfumatura rossa dei suoi capelli…
Il campanello dell’istituto suonò rumorosamente ma Jace non si alzò Izzy o Alec sarebbero andati a rispondere, di solito andava Maryse, ma in quel momento era a Idris con suo marito.
Passarono diversi minuti in cui il campanello continuò a suonare insistente, finche il ragazzo con un verso di fastidio si alzò, uscì dalla stanza e si diresse verso la porta dell’Istituto.
La spalancò e si ritrovò faccia a faccia con una ragazza alta, con i capelli rossi.
-Chi sei?!-
-Io sono Marcie, sarò ospite dell’Istituto per il mio allenamento, suppongo che tu sia Jace, l’allenatore strafigo che si occuperà di me. –
 
JOCELYN
-Che cosa vuol dire che non ci possiamo ancora sposare?! Sono sei mesi che siamo qui, venendo trascinati da un posto all’altro per tutte le vostre stupide regole, e ora lei mi dice che non ci possiamo sposare?!- Jocelyn era in piedi, guardando furente un uomo dall’altra parte della scrivania, che si fece piccolo piccolo nel sentire li strilli della donna. Erano a Idris, in uno degli uffici nella sede del Conclave, erano lì da mesi cercando di avere il permesso di sposarsi, ma dato che erano tutti occupati a cercare Sebastian nessuno si occupava di loro. Accanto alla donna c’era Luke, che guardava la sua fidanzata per farle capire che non doveva scaldarsi, ma lei non li prestava attenzione, era troppo occupata a fulminare con lo sguardo l’altro cacciatore.
-Signora Fray, in questo momento difficile, il Conclave non ha tempo per esaminare il vostro caso.- L’uomo aveva ripreso il controllo di se, e ora guardava Jocelyn con aria annoiata – Non potrebbe semplicemente rimandare il matrimonio?- proseguì lui – Non mi sembra una tragedia. – La cacciatrice stava per rispondergli, quando Luke la prese per un braccio.
-Non importa, cercheremo un’altra soluzione, grazie. – Trascinò la sua fidanzata fuori dalla stanza lasciandola solo dopo che furono usciti dall’edificio.
-Sono degli incompetenti! Per l’Angelo non potrebbero semplicemente lasciarci in pace e farci sposare?!- L’irritazione di Jocelyn era evidente, ci teneva a quel matrimonio, moltissimo. Avrebbe rappresentato non solo la sua unione con Luke, l’uomo che amava, ma anche il distacco finale da Valentine e tutto quello che aveva rappresentato per lei.
-Lo so, anche a me dispiace ma in questo momento non ci possiamo fare niente, che ne dici di chiamare Clary?  È da un po’ che non la sentiamo.- Quelle parole risvegliarono Jocelyn, Clary! Non le aveva mai telefonato! Certo, c’era Maryse che telefonava a Isabelle che le diceva che stavano tutti bene, ma lei voleva sentire la voce di sua figlia, che si accorse in quel momento, le mancava terribilmente.
-Hai ragione, sono stata così presa da tutto quello che mi succedeva, che non ho pensato a lei. La chiamo!-
La donna prese il cellulare, e incominciò a digitare il numero.
 
SIMON
Il tetto del grattacielo era completamente buio dato che era notte fonda. Non sarebbe potuto essere altrimenti visto che stava parlando con Raphael Santiago un vampiro, che, a contrario di lui, non si poteva esporre alla luce del sole senza rimanere carbonizzato. Quella non era una visita amichevole, né un amabile incontro tra amici, Raphael era lì per un motivo preciso, che Simon non mise molto ad intuire dato che il vampiro gli aveva appena detto che cercava il momento e il modo migliore per ucciderlo. Il ragazzo avrebbe dovuto aspettarselo, dato che il concetto del “quando non avrai più il Marchio di Caino io sarò il primo a farti fuori” gli era stato ribadito. Ed era successo, la sua fronte non aveva più nessuna runa magica e potentissima fattagli da Clary.
In quel momento, nella notte buia e fredda Simon sentiva la sua mancanza come una puntura nel cuore, non riusciva a capacitarsi del fatto che, forse, non l’avrebbe mai più rivista. Per lui era un dolore insopportabile, era sempre stato il suo compito proteggerla, fin da quando in prima elementare sua madre le aveva permesso di andare a scuola solo se fosse stato lui ad accompagnarla. Vivere senza di lei non aveva senso, per questo una volta Simon aveva deciso di andare lui stesso da Raphael, per mettere fine alla sua vita, ma poi aveva pensato che Clary se si fosse semplicemente arreso, non l’avrebbe mai perdonato. E lui non poteva sopportare questo pensiero.
-Non ho intenzione di andarmene senza combattere, lo sai vero?- La sua voce era piatta, prima di emozioni, cosa che aveva richiesto parecchio allenamento.
-Lo so, non sono uno stupido Simon Lewis, ma tu non sai usare i tuoi poteri a pieno, per questo penso che eliminarti non sarà una grande sfida.-
Raphael salì sulla sua moto, la accese e partì nella notte. Lasciando Simon solo, immerso nel buio.
 
JACE
Entrato nella sua camera Jace chiuse la porta, fece appena in tempo a girarsi prima che una figura familiare gli si parasse davanti. Sebastian.
Il ragazzo indietreggiò con un’espressione di puro stupore dipinta sul viso, come aveva fatto ad entrare? L’altro ragazzo, invece, esibiva un sorriso rilassato, e stava lì fermo a guardare divertito lo spaesamento di Jace. Poi finalmente parlò.
-Come va angioletto?- La sua voce era esattamente come se la ricordava, ma dietro si nascondeva una sadica soddisfazione a cui Jace non sapeva dare spiegazione.
-Che cosa ci fai qui?! E come hai fatto ad entrare?!- Il ragazzo biondo cercò a tentoni dietro di lui la spada angelica che teneva in camera, ma l’altro lo anticipò.
-Non darti pena a cercare un’arma, non potresti farmi alcun male comunque. Sono una proiezione, non sono veramente qui. Comunque vedo che non hai ancora le tue manie di pulizia!- Jace ignorò la battuta e si avvicinò con cautela, era vero si vedevano i granellini di polvere che venivano colorati dalla macchina che Sebastian stava usando.
-Okay, sei venuto per controllare se la mia stanza fosse in ordine?-
-No, veramente sono venuto a vedere come stavi, come va la tua storia d’amore?- Quelle parole colpirono Jace come uno schiaffo, addolorato indietreggiò cercando di riprendere fiato. Sebastian doveva saperne qualcosa o altrimenti non gli e lo avrebbe mai chiesto. Una furia omicida crebbe nel ragazzo che quando parlò lo fece con voce fredda e tagliente.
-Sei stato tu! L’hai rapita!- Non aveva bisogno di una risposta lo poteva vedere dall’espressione dell’altro ragazzo che la sua intuizione era giusta.
-Ma che bravo! Finalmente ci sei arrivato, pensavo che ti avrei dovuto fare un disegno.-
-Lei dov’è?!- A Jace tremava la voce dal desiderio di riaverla al suo fianco.
-Sta bene, mi sto occupando io di lei e non temere, le piaccio.- Il piano di Sebastian stava andando benissimo, ancora qualche parola per far crollare Jace.
-Lei ti odia, ti ha sempre odiato!- Non ci poteva credere semplicemente, Clary, la sua Clary disprezzava suo fratello, non poteva essere cambiata…
-Diciamo che ho saputo farle cambiare idea, sai era così distrutta, le mancavi così tanto. Urlava sai? Sempre. Urlava il tuo nome e diceva che saresti venuto a prenderla. Ha aspettato uno, due, tre, quattro mesi…prima di capire che tu non saresti arrivato, che tu l’avevi dimenticata. Così io l’ho consolata, e lei disperata si è unita a me e al mio piano. Ora lei è mia, e lo sarà per sempre-  
Jace si stava per scagliare contro Sebastian, ma lui era già sparito lasciandosi dietro un ragazzo praticamente morto.

Vi è piaciuto??? La lunghezza andava bene??? Commentate per me è importante!!! Ci vediamo al prossimo capitolo!!! :D
 
 
 

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Capitolo 5
*** Ognuno fa la sua mossa ***


Ciaoooooooo come va???? Allora, la scorsa volta avete recensito in molti di meno e questo mi è dispiaciuto...non vi piace più la storia? I personaggi? Scrivetemelo nei commeni perfavore, ci tengo!! Comunque ecco un nuovo capitolo spero vi piaccia!!!!
  
CLARY
La rabbia era lentamente svanita lasciando Clary vuota e spossata. Che cosa stava facendo Sebastian in quel momento? Quando sarebbe tornato? Doveva avere tempo per riprendersi, non mostrava mai le proprie emozioni davanti a suo fratello, se lo avesse fatto si sarebbe sentita come nuda.
Una piccola parte della sua mente, come sempre, ricorse con il pensiero a Jace, ogni volta che lo faceva sperava e allo stesso tempo non voleva che lui stesse facendo la stessa cosa. Lei amava Jace, lo aveva sempre fatto e lo avrebbe fatto per sempre, ma ormai era quasi certa che il posto in cui si trovava ora non sarebbe stata una sistemazione temporanea. La parte più egoista di lei desiderava che Jace non la dimenticasse, che rimanesse sempre innamorato di lei. Ma la parte più razionale sapeva che per il suo bene lui sarebbe dovuto andare avanti, dimenticarla e…trovare un’altra ragazza. Quel pensiero la straziava, sentiva un peso sul petto ogni volta che pensava a lui, e a tutto quello che aveva prima: L’amore, i sogni, le paure, la speranza…era stato tutto spazzato via da Sebastian, che un giorno aveva deciso che lei era sua, e di nessun altro.
Clary ormai si ricordava tutti i suoi discorsi a memoria, su quanto loro due fossero simili e destinati a governare il mondo, insieme.
Due colpetti leggeri alla porta la riscossero dai suoi pensieri, si mise seduta cercando di riprendere il controllo di se stessa mentre aspettava che suo fratello aprisse la porta, ma Sebastian non bussava…
 
JACE
Il ragazzo, dopo che Sebastian se ne era andato era caduto in ginocchio, di peso, senza poter fare niente per sostenersi, senza voler fare niente per sostenersi…
Clary, Clary, Clary, Clary, Clary…il suo nome si ripeteva all’infinito nella testa di Jace, e ogni volta che risuonava era come una puntura nel cuore: vergogna, dolore, amore, colpa.
Qualcuno bussò alla porta,  ma Jace non si alzò non credeva neanche di esserne più capace. Qualche altro colpo, poi un pesante sospiro, e dei passi che si allontanavano.
Era Alec, il ragazzo ne era sicuro e sapeva anche il perché: erano parabatai, e il dolore di Jace, anche se meno intenso arrivava anche all’altro.
Con un gemito il cacciatore si alzò riprendendo il controllo di se stesso, e si diresse verso la porta. Dopotutto la visita di Sebastian non aveva portato solo dolore…
 
MARCIE
La biblioteca era deserta, mentre Marcie rovistava tra le pile di fogli sulla scrivania, non sapeva
 cosa stesse cercando esattamente, ma visto che il piano con Jace non stava andando alla perfezione, delle informazioni extra magari avrebbero placato la furia del suo capo.
Più che da Jace lei era attratta da Jonathan, che avrebbe assolutamente voluto come compagno, se non avesse avuto la fissa di sua sorella…
Clary! Non sopportava quella ragazza, anche se non l’aveva mai incontrata di persona semplicemente il modo in cui si comportava con suo fratello bastava a  renderla  “da eliminare” agli occhi di Marcie.  Era questo il suo vero piano, non appena il capo si sarebbe fidato abbastanza da farla avvicinare…Clary avrebbe avuto un piccolo incidente.
Una lettera inviata dal Conclave attirò la sua attenzione, la aprì frettolosamente:
 
Cari signori Lightowood,
mi dispiace dovervi informare che non vi riteniamo più opportuni per il ruolo di governanti dell’istituto…

 
Marcie aveva appena fatto in tempo a lanciare un’esclamazione che la porta si aprì con uno schianto: Isabelle.
 
JOCELYN
Jocelyn ricompose per la tredicesima volta lo stesso numero, Clary non rispondeva e la sua preoccupazione da madre apprensiva stava raggiungendo un livello altissimo.
Segreteria telefonica, di nuovo.
La donna non perse tempo cominciò a camminare a grandi falcate verso la guardia con Luke che le trottava a fianco.
-Che cosa succede? Non risponde?-
-C’è la segreteria, e Clary non ha mai la segreteria, deve essere successo qualcosa deve essere…- Jocelyn inspirò bruscamente, non riusciva a dirlo, non riusciva a dire “in pericolo”.
-Non mi sembra il caso di precipitarci a prendere un portale solo perché non risponde, chiama Jace sarà con lui.- Luke, come sempre, sapeva essere obiettivo e razionale.
-No, non voglio sembrare troppo…apprensiva. Aspetterò sta sera e se non risponderà ancora, torniamo a casa.- Luke annuì silenziosamente.


Allora??? Lo so, è un po' corto e privo di avvenimenti, ma questo capitolo è il tramite per un GRANDE capitolo che ho in serbo per voi pieno di colpi di scena! Spero vi sia piaciuto e che continuerete a leggere la storia ;)
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Il punto di rottura ***


Ciaooooooo come state???? Grazie mille ha tutti quelli che leggono la storia, e ancora di più a tutti quelli che commentano, grazie davvero. Ho aggiunto un nuovo capitolo che in teoria doveva essere molto più lungo, ma visto che è ricco di avvenimenti ho deciso di tagliarlo. Spero vi piaccia!!!!
 
 
CLARY
La porta si aprì con un cigolio, e entrò una sagoma alta e maschile, che si richiuse la porta alle spalle e fece un passo avanti. Il chiarore della luna che entrava dalla finestra gli illuminò il viso: Non era Sebastian. Lo sconosciuto era alto, e muscoloso con un fisico asciutto, i capelli erano neri come l’inchiostro, e gli occhi anche se con quella luce Clary non riusciva a vederli bene, sembravano blu quasi viola.
La ragazza aprì la bocca per urlare, ma l’altro le fu subito sopra tappandole la bocca con una mano e tenendola ferma per la nuca con l’altra.
-Non voglio farti del male, sono qui per aiutarti, non urlare!- La sua voce era bassa e suadente. Il ragazzo tolse lentamente la mano dalla bocca di Clary che rimase in silenzio ma vigile pronta a parare un suo eventuale attacco.
-Chi sei?!-
-Mi chiamo Frederick, sono uno degli uomini di tuo fratello.- Quelle parole bastarono per far perdere a Clary anche la minima fiducia che aveva riposto in quel ragazzo, si tirò indietro lentamente nella speranza di riuscire a prendere la lampada sul comodino…ma Frederick la fermò con uno sbuffo di impazienza.
-Non mi hai lasciato finire. Sono una spia, lavoro per il Conclave, sono un cacciatore. Il mio compito è quello di liberarti, ma ho dovuto aspettare che tuo fratello su fidasse di me.-
-Il Conclave sa che sono qui?- L’ansia nella voce di Clary era palpabile, se lo sapeva il Conclave doveva saperlo anche Jace…
-No, non lo sa. Io veramente dovevo solo spiare Jonathan Morgersten, ma quando sei arrivata tu mi sono auto-proclamato tuo eroe salvatore- A Clary uscì una debole risata, che cosa strana erano mesi che non rideva…
-Quindi quale sarebbe il piano mio eroe salvatore?- Frederick sorrise, aveva un sorriso che illuminava il buio, sincero e genuino.
-Portarti fuori di qui- I due ragazzi uscirono e percorsero il corridoio silenziosamente, entrambi si erano fatti una runa del silenzio dopodiché Frederick aveva consegnato lo stilo a Clary sorridendo –Mi hanno detto che sai fare con questo-
L’enorme casa-prigione era deserta ma Clary aveva tutti i muscoli tesi per captare anche il minimo rumore, dopo quasi cinque minuti finalmente  arrivarono nel corridoio con le scale, ce l’avevano praticamente fatta.
Tutto successe in un attimo, prima i ragazzi stavano esultando e appena dopo tre guardie armate li rincorrevano urlando, Frederick imprecò e afferrò Clary per un braccio, si misero a correre a una velocità che la ragazza credeva impossibile, ma nonostante questo non ce l’avrebbero mai fatta…Il ragazzo si fermò di botto e Clary andò a sbatterci contro. Si era fermato davanti a una finestra, che ruppe con un pungo prima di caricarsi la ragazza in spalla e scavalcarla. Clary guardò giù terrorizzata, saranno stati almeno cinque piani, aveva visto Jace sopravvivere saltando giù dal tetto dell’Istituto ma…
-Non ce la faremo mai.- Constatò lei, il ragazzo sorrise.
-Abbi un po’ di fede- E saltò.
 
ISABELLE
La ragazza era furente mentre fulminava con lo sguardo Marcie, impietrita con ancora in mano la lettera destinata ai Lightwood.
-Che cavolo stai facendo?!- La voce della ragazza era carica d’odio.
-N-niente, stavo curiosando in giro, e mi sono trovata in mano questa lettera-
-Te la sei trovata in mano?! Ma che bella scusa!- Isabelle attraversò la stanza e strappò il pezzo di carta dalle mani di Marcie.
-Maledetta stronza, l’hai aperta!-
-Era già aperta!-
-Sì certo, scommetto che l’hanno aperta i miei genitori direttamente da Idris! Perché cavolo l’hai fatto?!- Marcie non resistette più e si mise ad urlare anche lei, senza pensare più ad interpretare il suo personaggio.
-Cosa c’è cara Isabelle?!  Sei arrabbiata perché l’ho aperta, o perché i tuoi stupidi e inutili genitori sono finalmente stati sollevati dall’incarico?!-  Isabelle venne accecata dalla rabbia, senza pensarci si buttò sulla ragazza tempestandola di pugni.
-Come osi?! Ritira subito quello che hai detto!- La porta si aprì di nuovo e entrò Jace, sbalordito dalla scena che gli si parò davanti. Isabelle però non si voltò neanche e continuo a insultare l’altra ragazza.
-Stupida ragazza, spero tu muoia per il veleno di un demone!- Il ragazzo sospiro e andò a staccare la sua sorellastra da Marcie che ormai in faccia era piena di contusioni.
-Isabelle, basta!- La ragazza smise di lottare ma si girò verso Jace fulminandolo.
-La stai difendendo?! Ha insultato i nostri genitori! E aperto le lettere dell’Istituto! Te lo devo dire Jace, è da un po’ che la controllo e sono abbastanza sicura che sia una lurida spia!- Il ragazzo, ancora scosso per la faccenda di Clary, ignorò Isabelle e prese Marcie per mano conducendola verso l’uscita della biblioteca.
-Isabelle se la smettessi di sospettare tutti, non saresti così dannatamente sola!- Le parole del fratellastro ferirono la ragazza nel profondo, ma naturalmente non lo diede a vedere.
-Quando ti ritroverai un coltello nella schiena, ricordati che io ti ho avvisato!- Urlò Isabelle,  ma Jace se ne era già andato.
 
SEBASTIAN
-Che cosa vuol dire che è fuggita?!- La voce di Sebastian conteneva una rabbia e un dolore indescrivibili, per chi la sentiva era come essere attraversati da un coltello.
-Non era sola, con lei c’era un ragazzo, non l’ho visto bene, non so chi sia- L’altro cacciatore era spaventato, ma gli era stato instaurato fin da piccolo a mantenere il controllo.
-Comunque è molto probabile che sia diretta all’Istituto, dal suo amato- proseguì l’uomo- andremo a prenderla immediatamente se lo desidera- Il volto di Sebastian fu attraversato da un sadico sorriso.
-No, non fatelo. Chiamate Marcie, sarà lei a tornare da me-.
 
MARCIE
La ragazza era seduta sul bordo del lavello, e davanti a lei c’era Jace che le girava il viso da una parte all’altra per esaminare i danni, in fine le applicò un leggero iratze sul collo.
-Sei stata fortunata, Isabelle di solito picchia molto più forte- Marcie ignorò la battuta e circondò la vita del ragazzo con le gambe agganciando le caviglie.
-Bè però a qualcosa è servito…- La ragazza stava avvicinando le loro labbra ma Jace si scansò un attimo primo, con aria confusa.
-Vado a prenderti un asciugamano pulito- Appena il ragazzo fu uscito il cellulare di Marcie prese a vibrare, la ragazza lo prese e ripose. Era Sebastian.
-Marcie? Sei sola?- Nella voce del ragazzo c’era si preoccupazione che soddisfazione, anche se non si capiva come.
-Sì, sono sola Jace se né appena andato, ci sono problemi?-
-Più che problemi novità, Clary è riuscita a scappare, starà di sicuro venendo all’Istituto quindi tu dovresti…-
-Catturarla?- La ragazza era speranzosa-
-No. Devi solo fare in modo che si penta di essersene andata, ah e non è scappata sola se arriva con qualcuno prendi quel bastardo e portalo da me. Tutto chiaro?-
-Cristallino-.

Allora??? Come è andata??? Commentate! (Per i fan di Jonathan, non temete non tutto è perduto!) Al prossimo capitolo!!!

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Capitolo 7
*** La vita è andata avanti. ***


Salveeeeeee, sono molto garata a tutti quelli che stanno seguendo la storia e che recensiscono, grazie! Okay, ho scritto un nuovo capitolo dopo solo un giorno ma la storia mi ha preso molto e non ho potuto smettere :D Se vado troppo veloce, però, avvisatemi! Ci vediamo in fondo spero vi piaccia!


LA VITA È ANDATA AVANTI
 
JOCELYN
Jocelyn sedeva su un’alta sedia di legno, ricoperta da un tessuto rosso con motivi floreali, davanti a lei su una sedia uguale si trovava Maryse Lightwood, grigia e stanca sembrava molto più vecchia di quanto fosse in realtà.
-Che cosa ti ha detto Isabelle stamattina?- La donna fece la stessa domanda per quella che pareva la ventesima volta, Maryse però le aveva sempre risposto pazientemente.
-Che stavano tutti bene, che da quando ce ne siamo andati non è successo nulla…ah e che Alec la sta esasperando per la rottura con Magnus- La voce della donna si indurì nel pronunciare l’ultimo nome, ma Jocelyn non ci fece caso e continuò a con la sua lista di domande.
-E non ti ha detto niente di Clary?-
-No, non mi ha detto niente di Clary nello specifico, ma credo che lei fosse compresa nel “tutti”.-
Jocelyn si mise a pensare, c’erano diverse possibilità: primo Isabelle stava mentendo, secondo sua figlia aveva perso il cellulare e non gli e lo voleva dire, terzo Clary non le rispondeva per qualche motivo, quarto Clary era…no. Non ci poteva neanche pensare, era impossibile.
-Non potresti chiamarla e chiederglielo?- disse Maryse che stava incominciando a spazientirsi.
-Non voglio sembrare apprensiva! Poi si arrabbierebbe con me dicendo che non mi fido di lei e…-
-Allora però smettila di assillare me, per l’Angelo! Ho problemi più gravi delle tue manie da mamma iperprotettiva!- Queste parole riscossero Jocelyn che sollevò la testa con aria sospettosa.
-Che cosa sta succedendo, Maryse?- La donna prese un profondo respiro prima di rispondere con voce stanca.
-Vogliono destituirci, vogliono toglierci l’Istituto.-
 
ALEC
Il dolore sordo al petto, finalmente si era attenuato. Non era suo il dolore, era di Jace ma essendo parabatai lo condividevano, e in quel periodo in cui Clary era scomparsa e Magnus lo aveva lasciato il dolore era amplificato per due.
Magnus…era proprio lì dove Alec si stava dirigendo, non lo faceva per lui, o almeno non completamente. Stava andando lì per Jace, aveva con se il blocco da disegno di Clary che aveva furtivamente preso dal comodino del suo parabatai. Quello era l’oggetto a cui la ragazza era più legata per quanto ne sapeva Alec, quindi se era rintracciabile l’avrebbero trovata.
Ormai era arrivato, a separarlo dal ragazzo che amava c’era solo qualche gradino…e il suo cuore. Non riusciva a decidersi di andare avanti, non sapeva se sarebbe riuscito a resistere agli occhi di Magnus, al suo tocco…
Prima che il ragazzo avesse il tempo di prendere una decisione la porta si spalancò e uscì lo stregone in un accappatoio giallo canarino con ciabatte abbinate.
-Alexander che cosa ci fai qui?-
 
JACE
Dopo aver finito di curare le ferite di Marcie si erano spostati in camera, a parlare davvero forse per la prima volta.
-Non lo so Jace, l’Istituto, le armi, tutto questo mondo non fa per me.-
-Allora perché sei qui?- La durezza nella voce del ragazzo di solito presente quando si rivolgeva a Marcie era sparita, rimpiazzata da qualcosa che neanche lui riusciva ad interpretare.
-Non l’ho scelto, si può dire che sono stata obbligata a farlo- Rispose lei senza pensare
-Da chi?- La ragazza aprì la bocca per rispondere, ma la richiuse subito di scatto sfoderando invece un sorriso malizioso che mandò in confusione Jace.
-Ha importanza?- Marcie si stava avvicinando, riusciva a sentire il calore emanato dal suo corpo, ma lui non si mosse rimase lì immobile incapace di fare altro.
-Secondo me, importa di più quello che proviamo l’una per l’altro.- C’era qualcosa di sbagliato in quelle parole Jace lo sentì come un sapore amaro in bocca.
-Clary…-
-Andiamo Jace, lei ormai è andata! Devi andare avanti rifarti una vita…con me.- La ragazza lo baciò improvvisamente stringendogli le braccia intorno al collo così, tutto ad un tratto, Jace si ritrovò circondato da dei capelli rossi, così simili ai suoi…non ce la fece, quella vista sgretolo la sua determinazione come se fosse fatta di sabbia. Il sapore delle labbra di Marcie non era quello che voleva sentire, nè il suo corpo sotto le sue braccia, ma non ce la fece ad allontanarla, e così con un gemito si lasciò andare a quel bacio.
 
CLARY
Senza sapere bene come, la ragazza si ritrovò davanti alle porte dell’Istituto. Frederick, dopo essere atterrato con grazia, le aveva indicato la strada dicendole che lui non poteva venire. Del resto Clary non ricordava molto, aveva seguito le istruzioni come un automa senza riuscire a formulare un pensiero coerente. E ora finalmente ce l’aveva fatta, era lì doveva aveva desiderato disperatamente di essere per sei lunghissimi mesi, ma a trattenerla era il pensiero di come avrebbero reagito gli altri vedendola, sarebbero stati contenti o scocciati? Il problema è che la sua vita si era fermata, ma quella degli altri era andata avanti…No. Si fidava di Jace, lui non l’aveva dimenticata, lui l’avrebbe aiutata a superare tutto, erano una squadra.
Clary si fece coraggio ed aprì le porte dell’Isituto, spingendo forte. Prese l’ascensore a lei familiare che la portò al piano di sopra dove trovò Isabelle, la prima reazione della ragazza confermò i sospetti di Clary, ma poi la cacciatrice si aprì in un radioso sorriso e le buttò le braccia al collo urlando di gioia.
-Clary, per l’Angelo sei davvero tu! Non ci posso credere! Ma come sei arrivata qui? Dov’eri? Come hai…-
-Aspetta Isabelle, te lo giuro, ti racconterò tutto…ma priva vorrei vedere Jace- Quelle parole stupirono Clary…stava per rivederlo!
-C-certo è naturale, vieni con me.-
Le due cacciatrici percorsero il corridoio e poi svoltarono a sinistra fermandosi alla terza porta, Clary l’aprì con impazienza non vedendo l’ora di poterlo stringere tra le braccia…ma la scena che le si parò davanti le mozzò il respiro: Jace non era solo, c’era un ragazza con lui…e si stavano baciando.
 
 
 Allora??? Piaciuto??? Ditemi se la storia incomincia a farvi schifo... comunque ora credo che per qualche giorno non riuscirò ad aggiornare, alla prossima! Recensite!!!
 

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Capitolo 8
*** La speranza va in frantumi ***


Ciaoooooooooo! Come va??? Allora come prima cosa vorrei ringraziare tutte le persone che seguono la storia e specialmente quelle che recensiscono, grazie!!!
Ho aggiunto un nuovo capitolo e spero vi piaccia!!!
 

ALEC
-Io…io devo chiederti un favore…- Lo stregone osservò a lungo il ragazzo prima di rispondere in tono sommesso.
-E perché credi che io accetterò?-
- Perché anche se abbiamo rotto so che ti sei affezionato a noi: A Clary, Jace, Isabelle, Simon… per favore Magnus, non so più cosa fare- La disperazione nella voce di Alec costrinse lo stregone ad arrendersi con uno sbuffo.
-E va bene! Entra…- Il ragazzo seguì Magnus dentro il suo appartamento che ormai gli era familiare, al loro ingresso Chairman Meow saltò giù dal divano su cui si era accoccolato per scodinzolare via infastidito.
Magnus si girò verso Alec con aria d’attesa, non aveva intenzione di perdersi in convenevoli.
-Okay, è difficile da spiegare ma…-
-Clary è stata rapita Jace è distrutto dal dolore e tu sei qui per chiedermi di usare un suo oggetto per rintracciarla.- finì lo stregone al suo posto, lasciando Alec a guardarlo stupito.
-Come fai a saperlo? Io ho deciso di venire qui circa mezz’ora fa!-
-Non sapevo il momento esatto del tuo arrivo ma le tue azioni sono abbastanza prevedibili Alexander, specialmente quando c’è di mezzo il tuo parabatai- Quelle parole scossero Alec, Magnus lo conosceva davvero bene, molto di più di quanto lui si sarebbe mai aspettato. Con fredda determinazione mise da parte questi pensieri per concentrarsi sulla sua missione: Clary.
-Quindi? Accetti?- il timore di ricevere un rifiuto era evidente dalla sua voce.
-Va bene- Rispose lo stregone –Ma, in cambio, chiederò un favore…- Alec strinse gli occhi sospettoso.
-Che tipo di favore?- Magnus sorrise debolmente.
-Lo scoprirai, non ti preoccupare di questo ora. Dammi l’oggetto di Clary, vediamo se riusciamo a trovarla-.
Lo stregone tracciò alcuni disegni sul blocco da disegno, e per qualche istante gli occhi divennero vacui, come se con la mente non fosse più in quella stanza. Dopo pochi istanti tornò al presente con un’espressione sollevata e sconvolta allo stesso tempo dipinta in faccia.
-Allora? Ce l’hai fatta? Dov’è Clary?- Alec era impaziente, era come aspettare che il dottore ti desse i risultati di qualche analisi.
-È tornata, è all’Istituto…- La voce di Magnus tradiva una sconsolata tristezza che infastidì il cacciatore.
-È tornata?! Ma è fantastico! Perché me lo dici in quel modo?!- Lo stregone si sedette sul divano, come se la conversazione lo stesse stancando fisicamente.
-Appena è arrivata ha voluto vedere Jace ma…non lo ha trovato da solo…- Una breccia di comprensione attraversò la mente di Alec
-Chi c’era con lui?-
-Marcie, e si stavano baciando.-
 
CLARY
Clary si era sempre immaginata la vita come una strada, un lungo percorso che ogni persona doveva compiere. Ci potevano essere ostacoli, trappole tutte cose per far “cadere” gli uomini, ma secondo la ragazza tutte quelle difficoltà erano essenziali: perché se non si cadeva come si poteva imparare a rialzarsi? Questa convinzione se l’era portata dietro, sempre.
Ma ora, guardando l’ultima cosa in cui credeva andare in frantumi, anche quella che era sempre stata la sua speranza la abbandonò. In qualche istante si ritrovò vuota, sola, spezzata.
Dalla gola le uscì un singulto che anche gli altri due ragazzi sentirono, si staccarono in fretta per vedere chi gli avesse disturbati.
Clary si sentiva umiliata, una sciocca. Era corsa lì con la certezza che Jace l’avesse aspettata, che lui l’amasse ancora…
-Clary…- La voce del ragazzo era incredula, traboccante di qualcosa che sembrava amore e sollievo ma, date le circostanze, Clary lo interpretò come semplice stupore. L’altra ragazza la stava fulminando con lo sguardo, ma appena sentì la voce di Jace pronunciare il suo nome si gettò su di lui abbracciandolo forte.
-Perché non andiamo in un’altra stanza amore?- Quelle parole ferirono Clary come una coltellata, la ragazza raccolse tutta la sua determinazione, non avrebbe versato neanche una lacrima. Non ora. Non per lui.
-Scusate, ho sbagliato stanza- Clary si girò e uscì sbattendo la porta, sentì Jace urlare il suo nome, ma non si girò.
-Clary aspetta…- Isabelle la prese per un braccio ma lei si divincolò, non voleva la sua compassione, non voleva abbracci o parole di conforto, voleva andarsene di lì. Subito.
Dopo circa cinque minuti in cui aveva girato a vuoto tra i corridoi la ragazza non ce la fece più, si accasciò contro un muro lasciando che i sentimenti prendessero il sopravvento sul suo auto controllo, in pochi secondi il viso le si inondò di lacrime e i singhiozzi incominciarono a sconquassarle il petto. Non era arrabbiata con Jace, ma con se stessa. Lui era andato avanti con la sua vita, come era giusto, come Clary aveva pregato tante volte che lui facesse. Ma lei, lei si era illusa, aveva lasciato che la speranza dominasse sulla ragione e ora ne stava pagando le conseguenze.
Uno strano pensiero le oltrepassò la mente come un fulmine: forse non avrebbe mai dovuto andarsene, forse sarebbe dovuta rimanere con suo fratello.
 
 
SIMON
Il marciapiede era completamente deserto mentre Simon lo percorreva frettolosamente, indossava una giacca di pelle con grandi tasche in cui aveva infilato le mani. Non soffriva più il freddo, ma quella era un’abitudine che non aveva perso.
Stava andando all’Istituto per avvisare i cacciatori che sarebbe partito, non aveva ancora pensato a una scusa credibile ma arrivare lì dicendo: “ Hey ragazzi, devo andarmene perché quel pazzo assassino di un vampiro a capo del clan di New York mi ha detto che mi vuole fare secco” non gli sembrava il caso.
Se Clary fosse stata lì avrebbe chiamato lei che, come sempre, se ne sarebbe uscita con qualche idea geniale per toglierlo dai guai, ma lei non c’era.
Questa convinzione si instaurava dentro di lui sempre più in profondità, come un parassita che lentamente gli risucchiava via l’energia.
Arrivato davanti alla porta dell’Istituto afferrò la maniglia, ma si ustionò. Certo, che idiota! Lui non poteva entrare, non era un Nephilim e neanche un mondano: era un vampiro maledetto, era uno dei cattivi.
Con un verso di frustrazione tirò un pugno al muro come se così potesse sfondarlo ed entrare, naturalmente non accadde, ma fu un’altra cosa ad attirare l’attenzione di Simon: per terra terra c’era un braccialettino arancione che lui riconobbe subito dato che una volta era suo. Lo aveva regalato a Clary un giorno d’estate quando avevano otto anni, e da allora lei non lo aveva mai tolto cosa che aveva reso Simon molto orgoglioso.
Il cervello si Simon, reso ancora più veloce dalle sue capacità vampiresche, ci mise un istante a fare tutti i collegamenti: braccialetto. Istituto. Clary.
Clary era tornata.
 
Allora??? Com'è andata??? Vi è piaciuto, vi a deluso??? Su questa parte ero un po' insicura perchè non sapevo se sarei riuscita a trasmettere bene le emozioni di Clary, spero vi sia piaciuto, commentate!!!
 

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Capitolo 9
*** Rimescolando le carte ***


Ciao, ho aggiunto un nuovo capitolo!!! Vi avverto che è abbatanza breve ma serve da ponte per un grande capitolo che sto preparando. Spero vi piaccia comunque!!!
 
JOCELYN
-Che cosa vuol dire che vi vogliono togliere l’Istituto?!- Jocelyn era saltata su dalla sedia furiosa, non potevano commettere un’ingiustizia del genere. I Lightwood non le erano mai andati troppo a genio, ma erano brave persone. Maryse che era rimasta impassibile di fronte alla reazione sconvolta dell’altra donna, rispose stancamente.
-Sì, ci vogliono togliere l’Istituto. Me ne ha parlato il Console ieri, mi ha detto anche che ha mandato una lettera a New York, spero solo che Isabelle e Alec non l’abbiano letta…
-Perché? Sono ragazzi svegli, non ve ne faranno certo una colpa.-
-No, non ha noi. A Jace- La voce della donna risuonava stanca e triste, come se avesse deciso che combattere era inutile, che avrebbe comunque perso. Questo faceva infuriare Jocelyn, la sua vita era in piedi solo perché non si era mai arresa, non avrebbe permesso a Maryse di farlo.
-A Jace? Perché mai dovrebbero prendersela con Jace?-.
-Perché è lui il motivo per cui ci vogliono togliere l’Istituto! Pensano che lui sia in collaborazione con Jonathan! Quel ragazzo deve morire è un mostro che ha dentro di se sangue di Demone Superiore! E noi veniamo danneggiati solo perché quell’abominio non è stato eliminato da bambino e…- La donna si fermò di colpo, rendendosi conto solo dopo di cosa aveva detto, ma era troppo tardi. Jocelyn ormai era alla porta con un’aria risoluta, quando aprì la bocca la voce uscì fredda e tagliente.
-Non mi sembra che tu abbia ucciso Jace quando si è messo a collaborare con Valentine.- E se ne andò.
 
ALEC
Alec si lasciò cadere sul divano, era sbalordito: nel periodo in cui Marcie era stata all’Istituto Jace aveva sempre dimostrato di disprezzarla, o almeno di non essere per niente interessato a lei. Il ragazzo non potè fare a meno di mettersi nei panni di Clary, se la immaginò arrivare piena di speranza e amore, ed essere distrutta irreparabilmente. Un moto di rabbia verso il parabatai si accese in lui, come una scintilla che divampa in un incendio, frettolosamente si alzò e si diresse verso la porta.
-Grazie Magnus.-
-Alexander, riguardo…-
-Quando vuoi puoi venire a riscattare il favore, non preoccuparti.-
-Io volevo dire riguardo a noi due…- Quelle parole penetrarono Alec come dei coltelli, non c’era nessuno noi due, per colpa sua.
-Buona notte.- Il ragazzo uscì sbattendo la porta alle sue spalle.
 
MARCIE
La ragazza stava barcollando sugli alti tacchi mentre percorreva un corridoio della grande casa in cui si trovava il suo padrone. Appena Clary si era chiusa la porta alle spalle Jace aveva allontanata in malo modo Marcie, che se ne era andata scandalizzata: nessuno pensava che anche lei potesse avere dei sentimenti? Certo, quello che pensava Jace non le importava molto ma faceva comunque male.
Arrivata alla fine del corridoio aprì la porta ed entrò nella sala da pranzo: una stanza luminosa, con le pareti bianche e un lungo tavolo nero al centro, a capotavola era seduto Jonathan.
Il suo cuore perse un paio di battiti nel vedere il ragazzo, ma fece finta di niente e andò a sedersi alla sua destra.
Jonathan la scrutò per diversi secondi in attesa, Marcie raggruppò bene tutte le idee prima di parlare.
-Clary è arrivata all’Istituto e ha subito voluto vedere Jace ma è entrata nella camera proprio quando io e lui ci stavamo baciando, e…credo che se non è già scappata da lì lo farà presto.- Il ragazzo lentamente sorrise come se stesse assaporando una per una tutte le informazioni che gli erano appena arrivate. Con un improvviso impeto si alzò dalla sedia.
-Eccellente, eccellente! Hai fatto un ottimo lavoro.- La ragazza non se lo era aspettata, Jonathan non faceva complimenti, né sorrideva.
-Quale sarebbe la prossima fase del piano, Signore?-
-Lascia che Clary soffra ancora un po’, poi tornerà da me e staremo insieme, per sempre.- Quelle parole fecero infuriare Marcie. No, non sarebbe andata così!
-Perché non la lascia perdere?! È solo una stupida ragazzina egoista! Lei al suo fianco a bisogno di qualcuno che la ami e la apprezzi incondizionatamente, è questo che si merita.- Anche la ragazza si era alzata e ora lo stava guardando negli occhi inclinando leggermente la testa all’indietro per coprire la distanza che gli separava.
-Devi dirmi qualcosa, Marcie?- Gli occhi di Jonathan erano duri, penetranti, costrinsero la ragazza ad arrendersi e ad abbassare lo sguardo.
-No, niente Signore.-
-Molto bene, ora va all’Istituto. Non abbiamo ancora vinto.-
 
CLARY
La ragazza si trovava nella cucina dell’Istituto, seduta su una sedia davanti a Isabelle che succhiava palline di tapioca.
-Sicura di non avere fame?- La ragazza aveva trovato Clary addormentata sul pavimento e l’aveva svegliata per chiederle se volesse mangiare cinese.
-No, grazie.-
Il campanello fece sobbalzare le ragazze, e Isabelle si alzò per andare ad aprire ma Jace passò correndo davanti alla porta dirigendosi verso l’ascensore.
-Bè andrà lui…- Clary vedendolo sentì una fitta al cuore, non ci aveva ancora parlato, né intendeva farlo. Lui non le doveva nessun tipo di spiegazione.
Il ragazzo entrò dalla porta senza guardare nella sua direzione, accompagnato da un altro uomo, alto con i capelli neri come l’inchiostro e gli occhi blu, quasi viola. Frederick.

Come è andata???? Commentate!!!
 Vi giuro che il prossimo capitolo vi stupirà! Alla prossimaaaaaaaa

 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** Sometimes I hate every single stupid word you say ***


Ciaoooooooo! Scusate, ci ho messo più del solito ad aggiornare, ma non ho avuto molto tempo. Ecco un altro capitolo, spero vi piaccia!!! Grazie come sempre a chi segue la storia :)
 
JACE
Il ragazzo rimase immobile, in preda al più totale stupore mentre Clary si alzava di scatto e si buttava tra le braccia di quel ragazzo, che la prese al volo e la strinse forte.
Era impossibile descrivere le sue emozioni in quel momento: la rabbia, la tristezza, la nostalgia, la vergogna…si accatastavano tutte dentro di lui come un cumolo di detriti con i bordi aguzzi, che lo ferivano a ogni respiro.
-Che cosa ci fai qui?- Disse Clary che si era staccata dal ragazzo, e ora lo guardava sorridendo.
-Starò all’Istituto per un po’, tuo fratello sta diventando molto più scrupoloso sulle guardie da quando sei stata rapita. Per non rischiare me ne sono andato, tanto avevo già raccolto tutte le informazioni che erano necessarie al Conclave- Anche il ragazzo sorrideva a Clary, in un modo che a Jace non piacque affatto. Stava per chiedere spiegazioni ma Isabelle lo anticipò mettendosi tra la ragazza e Frederick con aria protettiva, un dolore sordo gli sbucciò nel petto, quello doveva essere il suo compito…
Da quando Clary l’aveva trovato con Marcie non si erano rivolti la parola, Jace sapeva che doveva essere lui ad andare da lei, a scusarsi a chiederle in ginocchio di perdonarlo, ma non ce la faceva. Aveva le parole, tutte sulla punta della lingua che lottavano per essere urlate, ma una parte di lui quella che amava Clary tanto da fare male pensava che lei non avrebbe voluto sentire niente. Si ricordava ancora una per una tutte le parole di Jonathan:
Urlava il tuo nome e diceva che saresti venuto a prenderla. Ha aspettato uno, due, tre, quattro mesi…prima di capire che tu non saresti arrivato, che tu l’avevi dimenticata. Così io l’ho consolata, e lei disperata si è unita a me e al mio piano. Ora lei è mia, e lo sarà per sempre.
Come aveva potuto permettere che una cosa del genere accadesse? Come aveva potuto permettere che qualcuno plagiasse e manipolasse la sua Clary? Quei pensieri erano insopportabili, quasi come la vista di Isabelle, Frederick e Clary che parlavano amabilmente. Doveva essere un bravo ragazzo o dopo l’esame di sua sorella non sarebbe stato più vivo.
Aveva smesso di ascoltare, smesso di muoversi forse anche di respirare. La disperazione crebbe dentro di lui come un’onda anomala, con voce debole e tremante finalmente parlò.
-Clary posso parlarti un attimo?-
 
SIMON
Quel pensiero lo attraversò come una scossa, che lo accese. Clary era lì. Era tornata. Era viva. E lui non poteva vederla. Con movimenti frenetici Simon prese il telefono e compose il numero di Isabelle senza neanche guardare. Rispose la segreteria, tutte le volte in cui Simon provava alla settima la sua speranza cominciò ad affievolirsi fino ad incrinarsi.
Simon stava per scagliare via il cellulare con violenza per la frustrazione quando vide Raphael con almeno una ventina di vampiri al seguito.
 
CLARY
La ragazza stava percorrendo un corridoio con Jace, nessuno dei due parlava ma entrambi si osservavano con la coda dell’occhio.
Arrivati di fronte a una porta uguale a tutte le altre Jace si fermò e la spalancò aspettando che Clary fosse entrata prima di chiudersela alle spalle.
La stanza era come tutte le altre dell’Istituto aveva un letto, un armadio e una porta che conduceva in un piccolo bagno. La ragazza fissò Jace aspettando che parlasse, ma lui si limitava a fissarla, con una faccia disperata che le smosse qualcosa dentro, si obbligò a parlare.
-Se sei qui per chiedermi scusa non ce n’è bisogno. Non sono arrabbiata con te, Jace. Ti sei rifatto una vita dopo che io sono scomparsa ed è giusto così, ho pregato perché fosse così…- A Clary s’incrinò la voce e smise di parlare aspettando la risposta del ragazzo che aveva un’aria sbalordita.
-Pensi che io sia andato avanti? Pensi che io ti abbia dimenticato? Per l’Angelo Clary, quante volte ti ho detto che ti amavo e lo avrei sempre fatto?-
-Io ti amo e ti amerò fino alla morte e, se c’è una vita dopo la morte, ti amerò anche allora- Citò Clary a memoria, conosceva bene quella frase, se l’era ripetuta talmente tante volte quando era chiusa in quella stanza…
-È ancora così, lo sarà per sempre- disse Jace in modo schietto, come se fosse un dato di fatto. Questo non fece che accrescere la rabbia repressa dentro la ragazza che perse il controllo.
-Ah sì?! È ancora così e lo sarà per sempre?! Allora mi vuoi spiegare perché quando sono entrata in quella stanza stavi baciando un’altra ragazza?! Eri lì con lei al posto che fuori a cercare me!- Clary fece un lungo respiro e continuò con più calma –Non sono arrabbiata, posso capire che tu ti sia rifatto una vita, ma non capisco perché ora sei qui a giocare con i miei sentimenti.-
-Clary io non farei mai…- La ragazza ormai stava uscendo, abbassò la maniglia e spinse ma la porta non si mosse, riprovò dando un violento scossone, niente. Erano chiusi dentro.
 
ISABELLE
La ragazza si allontanò dalla stanza in cui erano chiusi Jace e Clary sorridendo. Dopotutto al fratellastro sarebbe servito tutto l’aiuto possibile per riparare il casino che aveva combinato. Lei lo aveva aiutato con una piccola runa…
Isabelle prese il cellulare, era un po’ che voleva chiamare Simon per dargli la notizia, ma l’arrivo di Frederick l’aveva distratta.
Sul display comparvero sette chiamate perse da Simon, cosa poteva avere di così tanto urgente da dirle? La ragazza lo chiamò e lui rispose al quinto squillo.
-Simon? Devi dirmi qualcosa di urgente? Ho una splendida notizia da darti!-
-Isabelle, non uscire dall’Istituto. Ti amo- Prima che la linea cadesse la ragazza stava già correndo.
 
Allora??? Come è andata???? Spero vi stia piacendo la storia!!! Commentate!!! Anche facendomi sapere cosa pensate che sucederà che mi fa piacere :) 
 Alla prossima!!!

 

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Capitolo 11
*** Da inferno a inferno ***


Ciaooooooo come state??? Scusate se è da molto che non aggiungo un capitolo ma a scrivere questo ci ho messo tanto anche cancellandolo e rifacendolo più volte, spero vi piaccia :)

SEBASTIAN
Stare in disparte a guardare uno scontro tra vampiri provocava al ragazzo un sadico piacere. Dato che Marcie non era riuscita a fare breccia nel cuore di Jace, e Clary rimaneva chiusa dentro l’Istituto, l’unico modo che aveva per attirarla da lui era un ricatto.
L’idea di rapire il vampiro l’aveva già usata, ma questa volta lo avrebbe preso veramente.
Dover escogitare tutto questo per avere sua sorella li causava una fitta al cuore, che molta gente pensava non avesse, ma che invece sentiva solo quando pensava a lei. È mia sorella. È me che deve amare
Da quando suo padre gli aveva svelato di non essere figlio unico il suo desiderio era sempre stato quello di conoscerla, per incontrare qualcuno uguale a lui, ma lei era diversa.
Ritornando al presente Sebastian notò con orrore che Isabelle, con in mano la sua frusta, stava massacrando i vampiri intorno a Simon. Il ragazzo non perse tempo incominciò a correre verso l’Istituto lo raggiungendolo in un attimo. I vampiri ovviamente lo ignorarono lasciandoli spazio per buttarsi contro Isabelle, prese la ragazza da dietro e le bloccò entrambe le mani. Con un urlo di rabbia lei gli affondò il tacco degli stivali sul piede provocandoli una fitta che si sentì in tutto il corpo: stivali anti-demoni.
Stringendola più forte la allontanò dalla massa.
 
CLARY
La ragazza trottava accanto a Frederick che con ogni falcata ne copriva tre delle sue. Era stato lui a trovarla con Jace dopo pochi minuti in cui la sua convinzione che tutto si sarebbe potuto risolvere era andata lentamente sbriciolandosi: Clary, nel panico per essere chiusa in una stanza come se fosse ancora prigioniera di suo fratello, aveva incominciato a urlare contro Jace che per tutto il tempo era rimasta fermo a guardarla, finchè non era arrivata Marcie seguita da Frederick.
Non sopportando la vista di quella ragazza che si buttava tra le braccia di Jace aveva seguito l’altro ragazzo che, invece, aveva dichiarato di avere urgenza di lei.
Mentre se ne stava andando Clary aveva sentito delle urla ma non aveva la forza per indagare, lui aveva scelto la sua strada.
Ormai erano davanti alla porta dell’Istituto e Frederick si era fermato di fronte a lei rovistando in uno zaino.
-Prendi, le sai usare vero?- Le porse delle boccette di acqua santa e due spade angeliche. Clary non aveva mai usato le armi contro i vampiri, aveva solo visto Jace farlo, ma annuì come se fosse un’esperta.
-Come si chiamano?- Disse lei rigirando tra le mani le spade. – Atheed  e Eremiel. – Rispose Frederick chiudendo il borsone.
-Okay, ma a cosa mi servono?- chiese Clary.
-Fuori c’è uno scontro tra vampiri, pensavo te ne fossi accorta.- Disse lui con una punta di divertimento nella voce.
Simon! La ragazza aprì il portone svelando i gradini di marmo dell’Istituto completamente ricoperti di sangue rosso e vischioso. Al centro della piazza una decina di vampiri ne stavano trascinando un altro che Clary riconobbe all’istante, Simon!
Si sarebbe subito fiondata lì se non avesse visto più in là suo fratello che trascinava via Isabelle.
-Tu occupati dei vampiri!-Urlò Clary al ragazzo che annuì con aria concentrata.
Entrambi si misero a correre da parti opposte finchè la ragazza non lo ebbe più nel suo campo visivo, aveva le spade incastrate nei passanti dei jeans che le rimbalzavano contro i fianchi mentre correva.
Con un urlo per lo sforzo si lanciò con tutta il suo peso contro la schiena di Sebastian che lasciò andare Isabelle per la sorpresa.
Suo fratello si girò verso di lei sorridendo – Sorellina, sono così felice di vederti.-
-Io no. Che cosa hai in mente di fare, Sebastian?!- Il ragazzo socchiuse gli occhi pensoso finchè non scoppiò a ridere. –Tu che cosa hai intenzione di fare, esattamente? Pensi di potermi battere?- Le parole del fratello fecero in modo che la ragazza si accorgesse con orrore che era sola: Isabelle era per terra con gli occhi semichiusi, forse svenuta. Mentre Frederick stava combattendo con sorprendente abilità contro dieci vampiri diversi.
Clary deglutì e si rigirò verso suo fratello che le sorrideva come un angelo, le venne voglia di levargli quel sorriso a schiaffi.
-Io…-
-No, Sebastian. Lei non è sola.- disse Jace.
 
JOCELYN
Il portale davanti a lei mostrava la biblioteca dell’Istituto di New York, dove stava per tornare. Luke le strinse la mano per infonderle coraggio.
-Starà bene, vedrai- Jocelyn annuì, doveva stare bene.
Con un ultimo sguardo alla guardia di Idris e al suo fidanzato attraversò il portale.

Piaciuto??? Ad essere sincera a me non soddisfa tanto, ma questo capitolo era necessario per arrivare in un punto di svolta...
Il prossimo sarà più lungo e romantico, spero vi sia piaciuto comunque :)
Alla prossimaaaaaa
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 12
*** Tanto da fare male ***


Dopo tanto tempo ecco IL NUOVO CAPITOLO DELLA FF (non è l'ultimo) Ho visto che recensite in sempre meno...non vi piace più??? Fatemelo sapere :/
Spero vi piaccia!!! 
 

 
CLARY
La ragazza si girò con un’espressione di puro stupore dipinta sul volto. Jace era dietro di lei che la guardava, in quel momento i suoi occhi sembravano più color caramello che oro, come se l’adrenalina ne avesse scurito l’iride. Prima anche solo di pensare di provare sollievo per non essere sola un profondo terrore investì Clary come un’onda che si scontra con gli scogli.
Quella situazione si poteva risolvere in due modi: primo, lei e Jace sconfiggono Sebastian e lo fanno arrestare. Secondo Sebastian uccide Jace e la rapisce. Clary sapeva quale sarebbe stato il risultato.
Jace era un ottimo cacciatore, forse il migliore tra quelli della sua età, ma suo fratello era un concentrato puro di forza e malvagità, avrebbe vinto.
-Jace! Sono proprio felice di vederti! –Disse Sebastian sorridendo come i cattivi dei cartoni animati –Non posso dire la stessa cosa, sai a me non piace mentire- La risposta di Jace fu fredda e sarcastica come sempre. –Adesso ti spiego cosa succederà, Sebastian. Io ti ucciderò e poi ti brucerò come si fa con voi demoni bastardi, in modo che tu non possa mai più dare fastidio al Conclave, e a Clary.
Sebastian non smise di sorridere e si girò verso di lei con gli occhi che fiammeggiavano –Non facciamo i maschilisti, lasciamo che si Clary a decidere. Sorellina?- Entrambi si girarono verso di lei alla quale sembrò di essere tornata a Idris nella sala degli Accordi dove quella scena si era già svolta. Voglio andare con mio fratello, quelle erano state le sue parole. Decise di riusarle, anche se sapeva che ora avevano un significato completamente diverso. Combattono, Jace muore.
-Voglio andare con mio fratello- La voce le uscì in un sussurro non chiara e forte come se l’era immaginata, ma fece effetto lo stesso. Jace sbiancò e nei suoi occhi la ragazza poté leggere un misto di dolore, rabbia e disperazione. Mentre suo fratello sorrise per niente sorpreso della sua risposta. Clary si girò verso di lui e dietro scorse Isabelle con un pesante bastone in mano, pronta a usarlo.
-Questo è per Max, bastardo! – E calò l’arma in testa a Sebastian.
 
ALEC
Magnus per favore perdonami sono solo un ragaz
Lo so che ho sbagliato ma io ti amo e questo non potrà mai cambiare se solo tu
Il fatto è che ero geloso, geloso di Will di Camille di non poter conoscere chi eri prima di incontrarmi e quindi

Maguns, ti chiedo solo di poter parlare, forse non me lo merito ma in questo momento ottenere il tuo perdono è l’unica cosa che conta per me. Rispondi ti prego. Non ce la faccio più senza di te. Mi manchi.
Alec
 
JACE
-Isabelle chiama il Conclave, devono portarlo via, processarlo e giustiziarlo- disse Jace con voce atona evitando di guardare Clary negli occhi. Non era arrabbiato con lei per la sua scelta, era arrabbiato con se stesso per averla portata a scegliere la cosa sbagliata.
-Jace? – Era lei che lo guardava con quei suoi occhi verdi davanti a quali lui si scioglieva. Il ragazzo non rispose ma le girò le spalle e si incamminò verso le scale dell’Istituto. Tu non le fai bene. Se le stai lontano starà meglio. Fallo per lei.
-Jace? – Non girarti, vai avanti. Falle vivere la sua vita in pace. Proteggila da te stesso.
-JACE LIGHTWOOD!- La voce della ragazza si trasformò in urlo e lui, pur se contro la sua volontà, si girò appena in tempo per prendere al volo Clary che si era gettata tra le sue braccia singhiozzando. La strinse forte a se per sentire il cuore di lei battere contro il suo.
Con un enorme sforzo di volontà la staccò da lui e la tenne a distanza per guardarla in faccia e dirle basta.
-Clary…- iniziò lui con voce rotta, ma la ragazza lo interrompe subito con un voce al contrario della sua forte e sicura. – Aspetta, prima parlo io. So a cosa stai pensando, vuoi allontanarti da me perché pensi che sia tutta colpa tua e che io starei molto meglio senza di te. – Il cuore di Jace perse un paio di battiti, lei non lo voleva forse lo odiava addirittura. –Ma – proseguì lei – ti sbagli di grosso. Io non sarei niente, niente senza di te, Jace. Senza di te probabilmente sarei ancora prigioniera di mio fratello perché sei stato tu, il tuo ricordo, tutte le volte in cui hai creduto in me che mi hanno dato la forza di scappare. Tu sei il mio tutto ti amo e non ti permetterò di separarci, perché io amo Jace Lightwood. Lo amo tanto da fare male. –
Clary ebbe appena il tempo di finire di parlare che Jace la baciò con un trasporto da toglierle il fiato, perché anche lui sotto quella maschera di sarcasmo e distacco, aveva un cuore che amava quella ragazza tanto da fare male.
 
Allora??? Piaciuto???? Spero di sì!!! Recensite <3
 

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Capitolo 13
*** Qualcosa di oscuro ***


Salve lettori!!! Approfitto per ringraziare tutti quelli che seguono la storia e soprattutto che recensiscono facendomi sapere se gli è piaicuto <3
Ecco il nuovo capitolo, spero vi piaccia!!!
 
SEBASTIAN
Le segrete dell’Istituto erano buie e fredde, goccioline d’umidità si addensavano sul soffitto per poi cadere sul pavimento. Pic. Pic. Pic.
Quello era l’unico suono che il ragazzo sentiva da ormai circa due giorni. Dopo aver perso i sensi si era risvegliato lì, ferito e dolorante con i polsi avvolti da catene evidentemente munite di rune speciali per fare in modo che anche al più piccolo movimento diventassero incandescenti e lo tagliassero come mille piccoli aghi. Decine di ore in questa situazione gli avevano procurato infezioni e un dolore perpetuo che lo stava per far impazzire.
Non aveva mai desiderato così tanto in vita sua un iratze anche se sapeva che il malessere fisico non era neanche lontanamente paragonabile a quello che sentiva dentro. Era stato catturato dalla sua stessa sorella e sbattuto in cella non si faceva illusioni, sapeva che l’avrebbero giustiziato e dopotutto quello che aveva fatto non poteva neanche dire di non meritarselo. Ma lui non aveva intenzione di rimanere lì a lungo.
La cosa peggiore era pensare di non riuscire a far conoscere a Clary il vero lui. Una persona diversa, che lui stesso aveva conosciuto solo da quando quella ragazza dai capelli rossi era entrata nella sua vita: il desiderio di proteggerla, di stare con lei, di vederla e di essere visto.
I demoni non amano, possiedono.
Non facevano che ripeterlo tutti pensando che a lui non facesse male, che lui non aveva sentimenti. Questo lo credeva anche Sebastian ma prima di ritrovare sua sorella, prima che la speranza lo invadesse come un fuoco che lo faceva sentire invincibile, forte e umano.
Umano.
Quella parola lo tormentava da anni, ogni volta che si guardava allo specchio e vedeva il suo riflesso cercava di trovare le differenze con quello di Jace, il ragazzo che Clary amava. A parte le evidenti differenze fisiche era quello che stava dentro che più lo aveva spaventato, quello che era invisibile agli occhi. Con un semplice sguardo si vedeva che lui aveva l’anima nera corrotta dall’odio e dalla vendetta, i suoi occhi non conoscevano la pietà e il suo cuore non conosceva l’amore. La colpa certo non era sua ma dal modo in cui era stato cresciuto e ancora prima da come era nato. Un demone. Un essere orrendo. Un mostro.
Un lieve cigolio lo distrasse dai suoi pensieri in cui era così assorto che a sentire quell’insolito rumore dovette trattenersi dall’urlare.
Una figura minuta era entrata dalla porta, fece un passo avanti e la luce della luna proveniente dall’unica finestra le illuminò il volto. Era sua sorella, Clary.
 
ALEC
Alexander,
penso che in questo modo non si può più continuare. Ci stiamo passando i bigliettini come alle elementari invece di parlare dei nostri problemi come
anche tu mi manchi ma non ho scelto io questa situazione,  ma tu.
Se vuoi parlare smettila di mandarmi dei bigliettini e vieni a casa mia.
                                                                                                                             Stanco di questa situazione
                                                                                                                                            Magnus
 
Il biglietto che teneva in mano il ragazzo era tutto spiegazzato per tutte le volte in cui era stato aperto, letto e ripiegato. Era un’ora che Alec andava avanti così, dal momento in cui aveva trovato la lettera sul suo cuscino.
Da quando era tornato aveva dovuto subire la spiegazione su tutto quello che era successo di Jace, la felicità di aver catturato Sebastian di sua madre e la preoccupazione per sua figlia di Jocelyn che era arrivata giusto per vedere l’arresto di suo figlio.
Alec non dimenticherà mai l’espressione sul suo volto, era come vedere il dolore e la disperazione prendere vita e trasformarsi in una persona.
Vedere tutto quello aveva fatto sentire Alec un egoista: aveva passato gli ultimi mesi così preso dal cercare di farsi perdonare da Magnus da avere dimenticato tutto il resto. E anche in quel momento seduto sul letto della sua camera riusciva a pensare solamente a quel biglietto e a cosa avrebbe dovuto fare. Andare o aspettare di non essere più innamorato.
Innamorato.
Quella parola gli stringeva il cuore in una morsa, Magnus era la prima persona di cui si era innamorato, Jace non contava, e il suo egoismo era riuscito comunque a rovinare tutto lasciandolo solo e triste. Forse se lo meritava, forse il destino aveva deciso di punirlo dopo tutti gli errori che aveva commesso.
Il nostro destino forse è scritto da qualche parte, ma possiamo sempre cambiarlo.
Gli e lo aveva detto suo padre quando da piccolo gli aveva chiesto se da qualche parte c’era scritto che lui un giorno sarebbe diventato un grande Shadowhunters.
Non ci pensò più: lanciò in aria il biglietto e con un balzo scese dal letto e si infilò le scarpe.
Prima che il foglio avesse toccato terra era già fuori dalla porta.
 
CLARY
Un brivido la percorse appena attraversò la porta delle segrete, faceva freddo in quel posto! Si chiuse la porta alle spalle prendendosi tutto il tempo che le serviva prima di girarsi verso suo fratello.
Sebastian era accovacciato sul pavimento in posizione fetale, i polsi erano legati e anche da lontano Clary riusciva a vedere le ferite che gli percorrevano tutto il corpo, era senza maglietta.
La ragazza si avvicinò con cautela mentre metteva una mano nella tasca per prendere le chiavi della cella, litigò un po’ con la serratura che alla fine cedette con un sonoro schiocco, entrò e richiuse la porta.
Erano soli.
Pur sapendo tutto il male che aveva fatto vedere suo fratello in quello stato le stringeva il cuore, non ci poteva fare niente. Si sedette dall’atra parte della piccola stanza sotto lo sguardo attento del ragazzo che ora stava cercando faticosamente di mettersi a sedere. Si sentiva la pelle dei polsi sfrigolare, alla ragazza si rivoltò lo stomaco.
-Sei venuta per vedere se mi avessero picchiato a dovere? – disse lui con voce vuota e spenta, priva del solito sarcasmo e della freddezza. – oppure per deridermi. – proseguì Sebastian. – perchè sappi che non sono dell’umore. –
-Veramente sono qui perché voglio sapere qual è il tuo piano, Sebastian. –Rispose lei giocherellando con la zip della felpa.
 –Jonathan, chiamami Jonathan. – Clary lo guardò stupita, tra tutte le risposte che si aspettava quella non era compresa. – Non mi hai ancora risposto. – Disse lei cercando di darsi un tono superiore.
-Non ti ho risposto perché non ho capito la tua domanda. Sono prigioniero del Conclave, mi giustizieranno; di che piano stai parlando? -
La ragazza sentì la rabbia salire a poco poco in superficie. – Non sono stupida, so benissimo che se sei prigioniero è perché lo vuoi tu! Sei troppo forte per il Conclave, per tutti. –
Sebastian scoppiò a ridere. – Non credi che i cacciatori siano abbastanza bravi da catturare un diciassettenne? –Tu non sei un diciasettenne qualunque, Jonathan. – rispose lei con astio.
-Non importa. Non ho nessun piano Clarissa e ora vattene, non ti voglio qui. – Mentre parlava un lampo gli attraversò gli occhi ma sparì troppo velocemente perché Clary riuscisse ad identificarlo.
Si alzò spazzolandosi i pantaloni e andò verso la porta prima di uscire si girò verso suo fratello e gli lanciò qualcosa che gli arrivò ai piedi. Uno stilo.
-Curati.- Gli disse, e uscì.
 
Come  è andata??? Vi è piaciuto??? Recensite :)
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 14
*** Cercando l'equilibrio ***


Salve :) Come state??? Devi dire che ci ho messo un po' a scrivere questo capitolo e non sono pienamente soddisfatta ma il prossimo sarà meglio, promesso!
Spero vi piaccia e ancora grazie a chi mi segue <3

 
MAGNUS
Magnus stava fissando degli occhi azzurri che conosceva molto bene. Alec.
Il ragazzo si era presentato a casa sua, bagnato fradicio (fuori pioveva) con un enorme felpa sformata e dei jeans logori che gli davano un’aria ancora più trasandata. Il volto era molto più magro del solito e segnato da piccole rughe dovute alla mancanza di sonno, vederlo in quello stato provocava a Magnus una piccola fitta al cuore che si impegnò a cancellare dagli occhi prima che lui la potesse leggere, non gli avrebbe lasciato nessun vantaggio.
-Mi hai detto di venire a casa tua- disse Alec scrollando la pioggia dai capelli. – Sì, l’ho fatto- confermò lo stregone allontanandosi dalla porta e sedendosi su una poltrona rosa schoking che, Alec ne era sicuro, prima non c’era. –Ma solo perché tu continuavi a scrivermi bigliettini e io sono molto sensibile allo spreco della carta.
Il ragazzo rimase interdetto qualche istante sulla porta, prima che con una scrollata di spalle  entrò nell’appartamento e si sedette sul divano difronte a Magnus che aveva incominciato a fumare da una grossa pipa che rilasciava fumo azzurro a ogni boccata.
-Hai intenzione di parlare o devo mandarti un invito ufficiale?- Magnus usava l’ironia come rifugio per non soffrire, in questo assomigliava molto a Jace.
-Sì io…ho bisogno di parlarti di quello che è successo tra noi-
-Intendi dire di come hai quasi messo fine alla mia eternità per uno stupido capriccio?- Quelle parole ferirono Alec come un coltello, Magnus lo aveva fatto apposta aveva scelto con cura ogni sillaba per ottenere il risultato desiderato.
-Okay ora basta.- Il ragazzo ora si era alzato in piedi e fissava lo stregone con occhi disperati cercando di trasmettere le parole con solo lo sguardo. –È vero. Ho chiesto informazioni a Camille per sapere se era possibile farti perdere l’immortalità, e ho chiesto anche se era possibile che io diventassi immortale per vivere accanto a te tutta la mia vita. Non riesco a smettere di pensarti, Magnus. Sei entrato nella mia vita cambiandola completamente, mi hai regalato un benessere e un’autostima che prima non possedevo. Tu mi hai cambiato non sarei niente senza di te tranne che un ragazzino spaventato che non sa esprimere i suoi sentimenti. Non ho mai avuto l’intenzione di mettere uno stop alla tua vita, volevo solo legarla alla mia per sempre. Io ti amo Magnus Bane e ho bisogno di sapere se anche per te e lo stesso, se puoi dimenticarti del mio errore e guardare avanti. Sta a te la scelta.
 
JACE
Clary entrò nella stanza i capelli, arricciati per via dell’umidità, le creavano una specie di aureola rosso fuoco in torno alla testa. Jace rimase a guardarla in silenzio mentre si avvicinava, i suoi occhi si nutrivano della vista di lei dopo tanto tempo in cui erano stati separati. Questo pensiero gli provocava ancora una fitta al petto nonostante lei fosse lì in quel momento, davanti a lui a guardarlo con gli occhi verdi che risplendevano.
-Dove sei stata?- La voce gli uscì in un sussurro, soffocato dal desiderio. Lei gli si avvicinò e posò la fronte sulla sua.
-Da Sebastian.- Appena quelle parole le uscirono di bocca Jace si allontanò da lei come se lo avesse spinto, gli occhi prima dolci erano diventati freddi e rabbiosi. –Da Sebastian?! Che cosa vorrebbe dire che eri da Sebastian?! Clary sai benissimo quanto lui sia pericoloso ti poteva portare via o…- Uccidere. Non riusciva neanche a dirlo ma Clary doveva averglielo letto in faccia perché gli si riavvicinò prendendogli il viso tra le mani in modo che la guardasse negli occhi.
-Jace devi smetterla di preoccuparti per me. Sono anche io una Shadowhunters. Sono anche io forte.
 Mio fratel…Sebastian è legato e chiuso in una cella, non riuscirà a fare del male a nessuno, non questa volta.- Nel momento stesso in cui diceva quelle parole sentiva in bocca il sapore amaro della menzogna: suo fratello aveva un piano. Lei faceva parte di quel piano. Jace non doveva saperlo.
 
CLARY
Lei e Jace passarono quasi tutto il pomeriggio stretti sul letto a baciarsi, come se volessero recuperare tutto il tempo che gli era stato portato via. Nonostante la felicità di Clary per trovarsi lì con Jace una piccola parte del suo cervello era con suo fratello nella cella umida e fredda. Con un movimento improvviso Jace si mise sopra di lei senza schiacciarla ma facendole sentire tutto il suo corpo snello e muscoloso contro quello di lei.
-A cosa stai pensando?- Ahia. Non era riuscita a nascondere la sua preoccupazione, non sarebbe mai stata brava come lui in questo. Si mordicchiò nervosamente il labbro cercando di cancellare ogni pensiero negativo dagli occhi. –A noi. Stavo pensando a quanto sia felice di essere di nuovo con te.
Jace si piegò verso il suo viso scrutandole gli occhi. –Davvero? Perché non avevi certo un’espressione felice.- disse lui rabbuiandosi, bastò quello per far tornare la determinazione a Clary, Jace non doveva sapere, lui non doveva soffrire. Con un sorriso un po’ tirato ma sincero gli strinse le braccia intorno al collo e si avvicinò ancora di più a lui in modo che quando parlasse le loro labbra si sfiorassero.
-Ti sbagli. Non esiste persona più felice di me in questo momento.
Nonostante la tensione di prima era la verità, e quando lui si chinò nuovamente su di lei per baciarla gli e lo lasciò fare, dimenticando tutto anche se per pochi minuti.
 
ISABELLE
La ragazza si muoveva freneticamente intorno al letto dove Simon giaceva svenuto, continuando a sistemarli i cuscini, a passarli una mano sulla fronte o a cercare di chiamare Magnus il quale, da quando aveva litigato con Alec, era solito non risponderle. Era tutto il pomeriggio che era sola, Clary e Jace probabilmente erano insieme, e lei non aveva nessuna intenzione di disturbarli: era ora che quei due di dessero una svegliata per quanto riguardava il loro rapporto. Alec era non si sa dove, forse a pensare al suo stregone o a sua sorella…probabilmente pensava a Magnus. Lei invece era rimasta da sola con Simon ferito e svenuto.
Finiva sempre così in fondo, era lei quella a rimanere senza nessuno, da quando era arrivato Simon, però, non si sentiva più così lui era capace di capirla e guardarle dentro come nessun altro, e questo la lusingava e spaventava nello stesso tempo. Prima di arrivare lì si era dovuta subire una Jocelyn isterica che cercava disperatamente sua figlia, sapeva di essere cattiva ma era stata molto sollevata quando sua madre, tornata da Idris più stanca e intrattabile che mai, l’aveva portata via per calmarla.
Un flebile gemito dal letto di Simon la distolse dai suoi pensieri, i ragazzo aprì lentamente gli occhi e Isabelle cacciò un grido, proprio lei che non mostrava mai sorpresa o dolore, ma quella vista le aveva gelato il sangue: Simon aveva gli occhi completamente rossi.


Allora?? Vi è piaciuto?? Spero di sì, commentate!!!
Alla prossima, Clary
 

 
 
 
 
 
 

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Capitolo 15
*** Colpa dei Sogni ***


Salve <3 Dopo una lunga pausa sono tornata! Nell'ultimo capitolo ho ricevuto una sola recensione, non vi piace più? Fatemelo sapere
Spero vi piaccia!!!



CLARY
Il corridoio che stava attraversando era completamente buio, la ragazza avanzava tentoni nel buio strusciando le mani contro le pareti per capire la direzione e tenersi in equilibrio. Un muro le si parò davanti all’improvviso, come se fosse sorto dal nulla e lei ci andò a sbattere contro cadendo a terra rovinosamente. Con un gemito e tendendosi premuto il naso sanguinante  si rialzò notando con sorpresa di non trovarsi più in un vicolo stretto e buio, ma in una foresta, grigia e cupa piena di alberi spogli con rami secchi che sembravano voler ghermire le persone per imprigionarle. Poco più avanti in uno spiazzo d’erba morta c’era suo fratello accanto a una donna incappucciata che Clary riconobbe con un brivido. Lilith.
Cercando di non fare rumore la ragazza si avvicinò abbastanza da sentire cosa stavano dicendo. “Non m’importa di quella stupida mortale” stava sibilando con voce velenosa la donna demone. “Ti ho spiegato che è solo un’inutile distrazione, non ti è permesso coinvolgerla”. Sentendo queste parole la mascella di Sebastian ebbe un guizzo: non gli piaceva ricevere ordini. “Penso che tu non stia osservando la situazione con occhio critico, mia sorella ha dei poteri straordinari grazie a Valentine”. Mia sorella? Parlavano di lei? La ragazza si sentiva sempre più confusa mentre agli angoli del suo campo visivo si allargavano delle macchie nere, come se stesse per svenire. Lilith si girò verso di lei con le labbra arricciate in un sadico sorriso. “Bene, allora preparati”.
 
Clary si svegliò di colpo sudata e tremando con ancora l’ombra dell’incubo addosso. Dopo aver fatto qualche respiro profondo si alzò, non riusciva più a rimanere a letto. Prima di uscire diede un bacio sulla guancia a Jace che dormiva beato e ignaro. Il pavimento era freddo a contatto con i suoi piedi e la ragazza era scossa da vari brividi mentre si dirigeva verso le segrete: il sogno voleva dirle qualcosa, come sempre, e quel qualcosa centrava con Sebastian. Meglio controllare che andasse tutto bene. Tutto bene. Che cosa stupida da dire! Era da quando aveva scoperto la sua vera natura di Shadowhunters che non andava tutto bene. Un violento rumore di qualcosa di metallico che esplodeva la distolse dai suoi pensieri e la spronò ad aumentare il passo, fino a ritrovarsi quasi inconsapevolmente a correre giù per le scale. Prese dalla tasca la chiave per aprire le sbarre che le aveva fatto avere di nascosto Frederick ma non ce n’era bisogno. Non c’era più nessuna porta e non c’era più nessuno da controllare.
La cella era vuota.
Le sbarre distrutte.
E al centro della stanza giaceva il suo stilo.
 
                                                                                                                   ****************
 
Non seppe per quanto tempo rimase lì a fissare il vuoto, sentiva crescerle dentro il senso di colpa, il dolore, lo strazio: tutto che si accatastava in una montagna di vergogna dentro di lei. Dei passi alle sue spalle. L’unica cosa che sperava è che non fosse Jace, sapeva di essere egoista ma in quel momento la sua reazione le importava più del pazzo assassino che aveva liberato. Alec, Isabelle e Jace fecero irruzione nelle segrete ognuno con una spada angelica in mano. “Come diavolo ha fatto a scappare?” sibilò Isabelle con faccia sconvolta. “Era anche ferito è…è impossibile”. Nessuno le prestava attenzione e Clary si era rintanata in un angolo facendosi piccola  piccola. Si domandò se l’avessero vista. “O forse no” Alec con due grandi falcate arrivò nel centro della stanza e raccolse il suo stilo “Mi domando solo come abbia fatto a rubarlo”. “Non lo ha rubato” Jace parlò per la prima volta, la sua voce era tesa e sottile, nascondeva qualcosa. Si girò verso di lei e la delusione che la ragazza lesse nei suoi occhi fu come una coltellata al petto. “È il tuo stilo, gli e lo hai dato tu vero?” Non era una domanda, lui lo sapeva. Clary si limitò ad annuire. Isabelle e Alec sgranarono gli occhi ma non dissero nulla né la guardarono, solo Jace lo faceva, con occhi di ghiaccio. “Ti rendi conto di quello che hai fatto, del pericolo a cui ti sei, e ci hai esposto?” Prima che la ragazza avesse la possibilità di rispondere Maryse Lightowood arrivò con una stregaluce in mano e una vestaglia azzurra che le fasciava i fianchi. ”Che diavolo sta succedendo qui?!” I suoi occhi percorsero tutti noi fino a fermarsi sulla cella vuota e la porta divelta, Clary vide tutte le emozione passare sul volto della donna: incredulità, stupore, rabbia, dolore, paura. La paura rimase anche quando parlò di nuovo. “Come ha fatto? Come è potuto scappare?” Il silenzio incominciò a dilatarsi diventando ingombrante in quella piccola cella. “Quello stilo, che cosa ci faceva qui?” Nessuno rispose e Maryse alzò minacciosamente il tono di voce “Di chi è quello stilo?!” Clary vide Jace prendere fiato per parlare, l’avrebbe denunciata? L’avrebbe difesa? Non gli lasciò il tempo di scegliere, parlò lei. ”Mio. Quello e il mio stilo e gli e l’ho dato io di mia spontanea volontà. È tutta colpa mia”. La donna si girò verso di lei e Clary non vide più la madre di Max, di Alec, di Isabelle o di Jace ma un membro ufficiale del Conclave, un capo di un Istituto. “Molto bene, verrai processata”.


Allora?? Vi è piaciuto?? Recensite! Magari anche con delle idee, mi farebbe piacere :)
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 16
*** L'oblio ***


JONATHAN
Il ragazzo sedeva su uno sgabello, con le braccia appoggiate ai gomiti e la testa tra le mani. Non sarebbe dovuta finire così. Dopo aver incontrato Lilith si era ritirato in casa, nella cantina per essere precisi. Un sentimento che non aveva mai provato lo avvolgeva come un indumento troppo stretto che rischiava di soffocarlo. Clary ovviamente era tra i suoi pensieri: aveva trovato il vampiro? Sperava di no. Anche se sapeva di essere la causa principale della sua sofferenza cercava sempre (almeno mentalmente) di proteggere sua sorella dal dolore. Sapeva amare? No. Amava Clary? Sì.
Sapeva che non aveva senso ma era la verità, perché provava qualcosa per lei, qualcosa di profondo che andava oltre al semplice desiderio di possedere qualcuno. C’era qualcos’altro.
L’altra persona che dominava i pensieri di Jonathan era la spia, quella che aveva aiutato sua sorella a scappare. Qualcosa non quadrava in quella persona e il ragazzo era deciso a scoprirlo. Era arrivata l’ora di ricontattare Marcie.
 
CLARY
Dolore. No, peggio del dolore. Un senso di vuoto che parte dalla bocca dello stomaco e si propaga in tutto il corpo nutrendosi di allegria e speranza in modo da lasciarti vuoto, spezzato. Il sangue che pulsa nelle orecchie e un senso di gelo nel petto, come se qualcuno ti avesse infilzato con una lama di ghiaccio. L’oblio.
I passi rimbombano nel corridoio mentre la ragazza corre, senza curarsi di niente: del processo, di Jace, di suo fratello…niente in quel momento contava. Tranne Simon.
Isabelle aveva borbottato qualcosa riguardo a lui, Clary aveva sentito: male, infermeria, occhi, Simon. Quelle parole l’avevano fatta scattare come una molla, prendere la porta e volare verso l’infermeria come quando avevano otto anni e Simon si era rotto un braccio andando in biciletta. La bambina non aveva voluto conoscere ragioni e aveva saltato la scuola per andare all’ospedale con lui e tenergli la mano mentre gli ingessavano il braccio. “Mi renderà solo più forte” le aveva detto Simon quel giorno, e quella frase era sempre rimasta impressa nella mente di Clary: il dolore rende più forti. Ma è sempre dolore.
La ragazza ormai era davanti alla porta dell’infermeria la aprì con una spallata e fece irruzione dentro. Simon era sdraiato sul terzo letto a partire da sinistra, era completamente bianco e con gli occhi completamente rossi. La ragazza si trattenne dall’urlare. Con passo cauto e senza l’agitazione di poco prima si avvicinò al letto, lui la guardò. “Clary” disse Simon con voce roca, stringeva il lenzuolo con le mani e digrignava i denti come se soffrisse terribilmente. “Simon” si sentì stupida a dire semplicemente il suo nome, ma si stava trattenendo dal piangere. “Sto morendo, Clary” quelle parole attraversarono le orecchie della ragazza come coltelli costringendola ad afferrare l’asta del letto per rimanere in piedi.
“Non è vero”.
“Invece sì, quei vampiri mi hanno iniettato dell’acqua benedetta nelle vene, sto bruciando dall’interno”. La ragazza non ce la fece più cadde in ginocchio e afferrò il materasso, non poteva essere vero. Dei rumori strozzati incominciarono a salire dalla gola, stava singhiozzando senza nessun ritegno. Simon. Simon. Simon
“Non piangere, dopotutto è meglio così” lui la guardava con i quei suoi occhi un tempo di un marrone caldo e rassicurante e ora completamente rossi. “Che cosa stai dicendo? Come fai a dire che è meglio così! Simon non devi preoccuparti, noi troveremo una soluzione tu non…”. “È meglio così perché non avrei potuto sopportare di vivere in un mondo senza di te” la interruppe lui con voce stanca. “Quando sono diventato un vampiro, un immortale, il mio primo pensiero è stato: che figata, vivrò per sempre! Solo dopo ti rendi conto di tutto quello a cui sei costretto a rinunciare, come la famiglia, gli amici, l’amore. O almeno l’amore a lungo termine. Ora sembra tutto fantastico ma tra vent’anni? Tra trenta? Quando tu sarai un’adulta probabilmente spostata con dei bambini, cosa centrerò io? E, soprattutto, quando nessuno di voi ci sarà più? Non potevo sopportarlo. Non posso ancora. Ti chiedo solo una cosa, Clary. Non perdere mai la speranza e ricorda che la decisione giusta e quella più semplice non sono mai la stessa. Non fidarti di nessuno e soprattutto non fidarti di…” Il ragazzo tacque e gli occhi gli si rovesciarono.
“Di?” Il ragazzo non rispose e con quel silenzio il mondo di Clary andò in pezzi. Non vedeva più nulla, non sentiva più nulla era come essere morta, anzi peggio perché quando sei morto non soffri. La morte è facile. Questo no. “Simon ti prego, ti prego Simon non lasciarmi” vedeva i suoi occhi che cominciavano a chiudersi, le mani che non stringevano più le lenzuola. “Simon io senza di te non ce la faccio, ho bisogno di te! Ti prego non lasciarmi. Non lasciarmi…” Mentre sussurrava queste parole all’infinito strozzandosi con le lacrime gli occhi del ragazzo si aprirono un ultima volta e la guardarono. “Sarai una splendida madre, Fray”. E la stanza piombò nel silenzio. Poi iniziarono le urla.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 17
*** Muoviti o Muori ***


Salve :) Allora per prima cosa vi avviso che questo capitolo è davvero breve, ma solo perchè è di transizione per il prossimo speciale capitolo, spero vi piaccia!

CLARY
 
Dolore. Dolore, dolore, dolore. Un incessante dolore si agitava nel petto come delle onde che sbattono continuamente contro gli scogli. Simon.
Tutti i momenti che i due ragazzi avevano condiviso sfrecciarono davanti agli occhi di Clary come se venissero proiettati all’interno delle sue palpebre: la sua risata, i suoi occhi castani, tutte le volte in cui le aveva detto: non è divertente, Fray…non poteva essere successo davvero. Non poteva e basta.
La ragazza non prestava attenzione a quello che le succedeva intorno, sentiva delle voci basse, concitate che sussurravano ma a lei non importava, non le importava più niente. Simon.
Dopo qualche minuto o forse ore, Clary non prestava attenzione a niente, qualcuno le strappò il corpo inerte del vampiro dalle braccia, dove lo stavano portando? Non riusciva a chiederlo.
Chiuse gli occhi e aspettò.
 
JACE
Indietro il corpo, su il braccio, tira.
Il suono dei coltelli che si conficcavano nel bersaglio tranquillizzava il ragazzo come nient’altro. Era sempre stato così: quando pensava a suo padre, a tutto quello che c’era di sbagliato in lui, o a Clary andava nella sala d’addestramento e sudava. Prendeva a pugni qualcosa, scagliava oggetti, non importava bastava solo che non rimanesse fermo a fare niente, fermo a pensare.
La vista del corpo di Simon e della ragazza che ci piangeva sopra era stato troppo per lui, tutti pensavano che fosse un duro, uno senza sentimenti ma lui ce li aveva e in quel momento erano a pezzi.
Il vampiro non era mai stato un suo grande amico, ma era un ragazzo buono che non aveva fatto niente per meritarsi questo. Le cose più brutte succedono solo ai migliori di noi. Questo spiegava anche perché sia lui che Sebastian erano ancora vivi, dopo tutto. Sebastian. Lui era stato un pensiero costante nella mente di Jace in cui i giorni, e il suo nome aveva sempre accanto le stesse tre parole: vendetta, colpa, morte.
Gli e la doveva far pagare.
Con un grido di frustrazione il ragazzo lanciò l’ultimo coltello che colpì esattamente il centro del bersaglio e vi si conficcò con un rumore secco. Gli e l’avrebbe fatta pagare, e ora sapeva come.
 
ALEC
Se ami qualcuno diglielo, e diglielo con forza. Poi comincia da lì.
Queste parole tormentavano Alec, mentre si tirava su e giù convulsamente la zip della felpa, gli e le aveva dette Simon una volta, mentre lui gli spiegava la situazione con Magnus. “Prendi esempio da me, io non ho detto a Clary che l’amavo e l’ho persa” aveva detto con tono rassegnato “Non fare lo stesso errore”.
Lo stava facendo? Sì. Doveva andare, andare e urlargli in faccia che lo amava. In onore di Simon.
Con una determinazione che non credeva di possedere il ragazzo uscì dall’Istituto.
 
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Capitolo 18
*** Tutto torna ***


Spero vi piaccia :)
 
FREDERICK
Il piccolo corpo di Clary era adagiato a peso morto nelle braccia del ragazzo mentre la trascinava via da quella stanza come se la stesse trascinando via dal dolore cosa che, purtroppo, non poteva fare. La ragazza gemeva piano nel sonno, sembrava che stessero torturando un cucciolo che non aveva neanche più la forza di lamentarsi. Arrivato alla porta della sua stanza la spinse con la spalla e entrò. La camera era ordinata, con pile di libri sul comodino e armi accuratamente riposte sullo scaffale della parete a destra. La notte era ormai calata sulla città e l’unica luce che illuminava la stanza era quella della luna che entrava dalla finestra spalancata. Frederick posò la ragazza sul letto con più dolcezza di quanto avrebbe fatto con un animale ferito, i capelli rossi di Clary le donavano un’aria da guerriera nel suo dolce aspetto. Le era sempre piaciuta quella ragazza, il modo in cui non aveva esitato a seguirla, come si era buttata giù da un palazzo di New York pur di riavere la sua libertà. Era forte, era una combattente.
Frederick uscì dalla stanza facendo meno rumore possibile. Una volta fuori chiuse la porta e si girò trovandosi davanti un ragazzo biondo inferocito.
“Che diavolo stavi facendo?!” gli urlò contro. “Zitto! La sveglierai”. Senza controllare che l’altro lo stesse seguendo Frederick si incamminò per il corridoio fino ad allontanarsi abbastanza dalla camera.
“Devi aiutarmi a…” iniziò Jace concitato, ma l’altro lo interruppe subito “So già perché sei qui, e la mia risposta è sì”.
“Come?! Io credevo che tu…” “…Fossi dalla parte di Jonathan” continuò l’altro al posto di Jace “Ma non è così, ho aiutato Clary a scappare e aiuterò te ora anche se ti avviso, quello che vuoi fare è un suicidio”.
“Lo so” rispose Jace.
 
JOCELYN
“Che diavolo vorrebbe dire che dovete consegnarlo a Raphael?!” la donna dai capelli rossi stava fronteggiando Maryse Lightwood nella biblioteca dell’Istituto con i pugni chiusi e gli occhi ridotti a fessure. La notizia della morte di Simon l’aveva sconvolta in un modo che non riusciva neanche a concepire, era stato come perdere un figlio, di nuovo.
“Non ci posso fare niente, è questa la legge: quando un figlio della Notte muore…muore davvero, deve essere riconsegnato al suo clan”. “Ma Simon non aveva un clan! Aveva una famiglia… e siamo noi”. Usare il passato le provocava un sapore amaro in bocca ma era meglio che si abituasse. “Non importano i vostri legami, mi dispiace Jocelyn ma ci sono delle regole da rispettare”.
La donna si lasciò cadere pesantemente sul divano con un martellante mal di testa che le rendeva difficile persino pensare. “E riguardo alla storia dell’Istituto? Nessuna novità?” chiese Jocelyn. “Non ci hanno più comunicato niente dopo la lettera ma ora questo non è l’importante. L’importante è… Jonathan” rispose Maryse con voce tentennante. “So che è pericoloso ma ora è rinchiuso in cella ferito e senza armi, credo che questo basti a renderlo inoffensivo” disse Joaclyn.
Maryse si sedette con cautela difronte alla donna. “Era proprio di questo che ti volevo parlare, tua figlia ha liberato Jonathan che è scappato dalla cella. Questa notte”. 
 
ISABELLE
La frusta guizzava in tutte le direzione mentre la ragazza faceva fuori tre demoni Drevak contemporaneamente, la puzza di icore era dappertutto. Isabelle, non sopportando la vista del corpo di Simon, era scappata dall’Istituto e andata nelle segrete di un palazzo sulla tredicesima strada che a quanto pareva pullulava di demoni. Perché era questo che lei faceva con il dolore, gli voltava le spalle e correva. Gli stivali neri ticchettavano sul pavimento viscido mentre si avvicinava all’ultima cantina che non aveva controllato. Aperta la porta rimase un attimo immobile alla vista di un demone Behemoth, che sembrava un enorme lumaca, strisciare nella stanza. Con un solo movimento della lunga frusta gli prese la coda e diede un violento strattone che fece lamentare l’essere.
“La stavamo aspettando, signorina Lightwood”. Isabelle socchiuse gli occhi, non erano molti i demoni capaci di parlare in una lingua che non fosse il purgatico.  “Che cosa intendi dire, mostro?!” rispose la ragazza mentre lenti rivoli di sudore le scivolavano per la schiena. “Lei e il suo fratellastro, Lord Valentine aspettava anche lui. ”
La ragazza impietrì, non poteva aver sentito bene. “Lord Valentine? È impossibile lui è…” “Morto?” chiese il demone agitando la sua viscida lingua “ma ragazza mia, tutto torna.” Isabelle non ebbe il tempo di rispondere perché qualcun altro parlò. Una voce maschile proveniente da un angolo buio della stanza.
“Benvenuta, cara Isabelle”.
 

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Capitolo 19
*** Non ci sono amici ***


Spero vi piaccia :)

ISABELLE
La ragazza si girò di scatto liberando il demone dalla presa per poter eventualmente usare la frusta contro il nuovo arrivato. Un uomo alto e muscoloso uscì dall’ombra e Isabelle riconobbe subito i suoi capelli bianchi come la luna nelle sere di bel tempo. “Sebastian” disse come per assicurarsi che forse vero, “ma allora perché il demone ti ha chiamato…”, “Lord Valentine? Molti demoni mi chiamano così affermando che io sia semplicemente mio padre tornato in vita, e più bello ovviamente.” Sorrise come un angelo, e alla ragazza mancò il fiato: come faceva ad essere tanto bello quanto malvagio? “Anche se questa cosa mi da parecchio fastidio”, e così dicendo tirò fuori un pugnale pieno di rune che Isabelle non aveva mai visto e con due agili colpi tagliò via la testa del demone che con un risucchio scomparve. “Credevo fosse uno dei tuoi amici” disse lei esterefatta, “io non ho amici, o solo servi” rispose lui pulendo la spada dall’icore e accennando un sorriso, “comunque mi sorprende il fatto che tu non mi abbia ancora chiesto perché sono qui”. La ragazza deglutì a fatica aumentando la presa sulla frusta che le stava scivolando via dalle mani sudate. “Cosa ti fa pensare che mi interessi?!”, Jonathan scoppiò in una sonora risata che fece trasalire Isabelle “Bè visto che tutto il Conclave mi sta cercando e tu sei una cacciatrice mi sembra perlomeno normale che tu voglia sapere cosa ho in mente”. Ora il ragazzo la guardava e Isabelle cercava in lui il rimorso per aver ucciso Max, suo fratello, ma Jonathan non sembrava più il ragazzo dai capelli neri che gli aveva presi in giro a Idris, ora era qualcosa di più grande, più letale. “Dai, sorprendimi. Qual è il tuo piano o grande genio del male?” disse la ragazza cercando di essere più rilassata di quello che era, “la conquista del mondo, far tingere tutti di bianco, far diventare le relazioni tra fratello e sorella legali…”, “Basta così! ” troppo velocemente perché la ragazza potesse anche solo pensare di muoversi Jonathan le fu addosso, la prese per la gola e la sbattè contro il muro facendole annebbiare la vista per il dolore. “Sei una sciocca, ragazza mia…e pagherai”. Con un urlo di rabbia le sbattè di nuovo la testa contro il muro finchè la ragazza svenne.

JOCELYN
Jocelyn non ebbe la reazione che Maryse si sarebbe aspettata. La donna rimase seduta in silenzio strinse solo le labbra fino a farle diventare un'unica linea sottile. “Avrei dovuto prevederlo” disse fissando il pavimento con il dolore stampato in viso. “Avresti dovuto prevederlo?!” ribattè Maryse incredula, “Cosa vorresti dire? Nessuno si sarebbe aspettato che Clary prendesse una decisione così folle e sconsiderata.” Jocelyn alzò lo sguardo sull’altra donna, “Non è stata una decisione folle e sconsiderata, che tu ci creda o non deve averci pensato a lungo e poi preso una decisione anche se le straziava il cuore. ” Maryse la guardò sconvolta, “e tu questo come lo sai?”, “perché è la stessa cosa che ho fatto io con Valentine.” Detto questo la donna si alzò e lascio la stanza.

MARCIE
Gli ordini di Jonathan erano chiari: offri una spalla su cui piangere alla ragazza, elimina il ragazzo e trova la spia che ha aiutato Clary a fuggire. Facile.
Marcie era abituata a manipolare la gente, anche se con Jace era andata male, soprattutto perché quel ragazzo era innamorato della sorella del capo in un modo che lei non riusciva neanche a concepire ma gli e l’avrebbe fatta pagare. Anche lei era innamorata, ma il suo era un amore impossibile. Essere innamorata di uno come Jonathan non portava a nessun risultato tranne che una profonda tristezza che sperava le sarebbe tornata utile durante questa folle missione. L’unica che poteva creare seri problemi era Isabelle, ma Jonathan le aveva assicurato che si sarebbe occupato lui di lei e che non avrebbe creato problemi.
Con un ultimo profondo respiro la ragazza aprì la porta e uscì.

 

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Capitolo 20
*** La forza dell'odio ***


Spero vi piaccia :)


 
C’è stato un periodo della mia vita
in cui ho creduto che nulla fosse più forte dell’amore.
Certo, è forte,
ma la sua forza è minuscola e impallidisce
di fronte al fuoco dell’odio.”



 
 
ISABELLE
Il dolore tormentava da ore la ragazza mentre demoni di tutte le forme e dimensioni le strisciavano addosso. Desiderava morire, lo sperava perché sapeva quello che stava accadendo e tutte le sue conseguenze. Le rune di cui era ricoperta bruciavano in maniera insopportabile ma la aiutavano a concentrarsi sul suo obiettivo. Era una Shadowhunters, lo sarebbe rimasta per sempre. Avrebbe combattuto.
 
JONATHAN
Clary. Clary. Clary. Clary. Clary. Clary.
Il nome di sua sorella lo tormentava mentre cercava di capire quale sarebbe stata la sua prossima mossa. Di certo lei ne faceva parte, lei faceva parte di tutto il suo mondo. L’ossessione per quella ragazza era anche la sua principale fonte di energia, aveva già un piano per comandare gli Shadowhunters, ma non avrebbe avuto valore se lei non fosse stata lì per vederlo.
La rabbia lo investì come uno tsunami. Perché non lo amava? Perché non voleva stare insieme a lui? Era suo fratello! Era destino che fosse così! Eppure lei questo sembrava non vederlo come se non significasse nulla, mentre per lui significava tutto.
L’unico modo per farsi apprezzare era diventare il suo tutto, se non avesse avuto nient’altro lo avrebbe amato, non avrebbe avuto scelta.
Mentre si rigirava con rabbia il braccialetto al polso gli ritornarono in mente le parole di sua sorella….
…l’amore rende liberi.
Ti sbagliavi sorellina.
 
CLARY
La ragazza si risvegliò in una stanza semi-buia con gli occhi umidi e un mal di testa martellante che le rendeva difficile riordinare i pensieri. Il dolore per la morte di Simon ormai era diventato parte di lei, lo sentiva ogni volta che il suo cuore batteva e ogni volta che riempiva i suoi polmoni d’aria.
Il primo pensiero di Clary quando si svegliò però non andò a lui, o a Jace o a sua madre, ma a suo fratello. Lo aveva sognato ancora.
Era in una radura illuminata dalla luce del sole, piena di fiori colorati. Davanti a lei Jonathan era disteso sul prato con gli occhi chiusi e le braccia spalancate. Clary si era avvicinata cautamente e gli si era seduta accanto. “Ti stavo aspettando sorellina” disse lui senza aprire gli occhi, “lo so che ti sembrerà assurdo, ma a me dispiace per tutto quello che sta succedendo.” La ragazza lo guardò perplessa, la sua voce era priva della solita fredda malvagità, sembrava solo stanca, rassegnata. “Capisco che mi odi. Ma devi capire che io non ho deciso di diventare il mostro che sono, Valentine ha deciso per me.” Il ragazzo continuò a parlare sotto gli occhi attoniti di Clary, “la prima volta che ho sognato in tutta la mia vita è stato quando nostro padre mi ha raccontato di quello che hai fatto alla sua nave. Ero ammirato, fiero della mia piccola sorella. E il desiderio di incontrarti mi aveva dato ancora più forza e determinazione, la forza dell’amore. Poi, quando hai scoperto chi ero, ho visto il disprezzo e l’odio nei tuoi occhi e il mio amore è stato consumato da una rabbia ceca. Volevo che tu mi amassi, che mi capissi…ne avevo bisogno”. Jonathan aprì gli occhi e la guardò e Clary rimase allibita nel vedere che erano verdi e pieni di affetto, “ma tu questo lo sapevi già, vero?” proseguì lui, “è la tua unica arma contro di me.”
A quelle parole di era svegliata di soprassalto con il cuore in gola e un piano. Era folle, suicida, insensato e potenzialmente pericoloso, ma era un piano.
Con un sorriso da pazza si alzò dal letto, si cambiò e uscì dall’Istituto.
Erchomai. Sto arrivando fratellone.
 
 
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Capitolo 21
*** Rispolverare i vecchi sogni ***


Buongiorno :) Ecco qui un nuovo capitolo spero vi piacerà! Ci vediamo in fondo.

<< Il male non è forse che un piacere violento.
Chi potrebbe stabilire il punto esatto in cui il piacere diventa male
e quello in cui il male è ancora piacere? >>

CLARY
In meno di tempo di quanto sia umanamente possibile la ragazza era tornata davanti al portone della casa che aveva tanto odiato. In quella casa era rimasta prigioniera per mesi, senza contatti con l’esterno. Sola. Con suo fratello e la sua follia.

Non avrebbe mai immaginato di tornarci di sua volontà; eppure era lì davanti.

In tutto il tragitto era rimasta così occupata a pensare come agire dentro la casa che non si era minimamente posta il problema di come entrare nella casa.
Per vederla aveva dovuto togliere un pesante incantesimo che la faceva sembrare un ospedale in disuso. Mentre in realtà era grigia, imponente e tenuta alla perfezione. Suo fratello si trattava bene.

Sentendosi davvero stupida ma non avendo altra scelta bussò alla porta con le nocche. Due colpetti leggeri. Nessuna risposta. Bussò più forte e a lungo fino a farsi diventare le nocche viola. Dopo quelli che le sembrarono almeno 10 minuti una guardia di suo fratello vestita con la solita giacca rossa venne ad aprire. Evidentemente doveva averla riconosciuta perché non proferì parola, si limitò a farla entrare e ad incamminarsi lungo il corridoio, sicuro che lei lo seguisse.

Okay Clary, è il tuo momento. Pensò la ragazza incamminandosi lungo il corridoio.
 
JONATHAN
Il ragazzo era stravaccato su un divanetto color rosso e guardava divertito la scena davanti a sé.

<< Sai, credevo tu fossi più furbo o almeno più intelligente. Come diavolo hai potuto pensare che le mie guardie non avrebbero notato una moto da vampiro che vola fino al nostro tetto?! >>. Jonathan scoppiò a ridere rovesciando un po’ di vino del bicchiere che teneva stretto nella mano destra.
<< Veramente sapevo benissimo che mi avresti avvistato. Sono venuto con la moto solo per fare più veloce>> rispose Jace che stava seduto esattamente dall’altra parte della stanza rispetto a Sebastian ed era completamente legato da catene d’acciaio a una rigida sedia.

Jonathan socchiuse gli occhi, insospettito. << E perché mai allora sei venuto fino a qui? >> chiese il ragazzo con una punta di tensione nella voce.
<< Per unirmi a te. Clary non mi parla più, Simon è morto, Isabelle è troppo straziata dal dolore per fare qualcosa e Alec…bè Alec ha altro di cui occuparsi >>. Sebastian rimase allibito dall’affermazione di Jace. Era sempre stato uno dei suoi sogni averlo nella sua squadra; ma l’entusiasmo fu presto soffocato dal sospetto, perché si sarebbe dovuto unire a lui? Non gli credeva.

<< Ma davvero… >> disse il ragazzo alzandosi dalla sedia e appoggiando il bicchiere. << E dimmi: esattamente quale delle mie idee ti convince a tal punto da farti dimenticare tutto l’odio che provi per me?>>. Jace si limitò a fissarlo per due minuti buoni, finchè con un sospiro aprì la bocca e parlò

<< Il Conclave. È corrotto, è ingiusto e abusa del suo potere. Ho saputo che vogliono mandare via i Lightowood dall’Istituto e chissà chi gli sostituirà! Quella è sempre stata la mia unica casa, i Lightwood la mia famiglia. Quando è arrivata Clary si è aggiunta anche lei alla mia vita e credevo di avere tutto quello di cui ho bisogno. >> Il ragazzo fece un lungo respiro prima di riprendere

<< Non mi ero reso conto di non meritarmi niente di tutto quello. Infatti mi è stato portato via. Ed è qui che ho capito che io sono come te. Totalmente, completamente e dannatamente uguale a te.>> Jace alzò lo sguardo e lo fissò in quello di Jonathan. Oro contro nero.

<< Andiamo Sebastian, non vorrai dirmi che non ti ricordi di chi è stata l’idea di creare una nuova Coppa Mortale? Che ne dici di rispolverare i vecchi sogni? >>
 
MAGNUS
Lo stregone guardava fuori dalla finestra del suo loft quando qualcuno bussò forte alla porta. In un primo momento aveva deciso di ignorarlo ma qualcosa gli diceva che era importante.

Attraversò la stanza e aprì la porta. La vista che gli si parò davanti lo sconvolse. Era Alec, il viso rigato di lacrime, i capelli scompigliati dal vento e lo sguardo implorante.

<< Simon è morto >> gli riferì il ragazzo senza tanti preamboli. Magnus sentì un dolore forte al petto, non conosceva davvero bene il diurno ma era sicuro che tra qualche decennio sarebbero rimasti solo loro due. Sarebbe rimasto solo lui a ricordargli l’esatta sfumatura degli occhi di Alec.

Lo stregone fece per parlare ma l’altro lo interruppe, quasi con rabbia. << E lo so che può sembrare folle. Lo so che può sembrare egoista; ma Simon è morto e il mio primo pensiero è stato venire da te a dirti quanto ti amo e a implorarti di perdonarmi perché oggi saremo entrambi sani, ma pensa a cosa potrebbe succedere domani pensa se uno di noi due dovesse…morire>>.

Il ragazzo espirò lentamente e fissò Magnus con i suoi profondi occhi blu. << Io non voglio vivere un altro giorno lontano da te. Non importa se la mia famiglia non approva, non importa se il Conclave non approva! Non voglio servire un’ istituzione che mi impedisce di essere felice, perché tu mi rendi felice. Ti amo Magnus. Ti ho sempre amato >>.


Vi è piaciuto? Spero proprio di sì!
Okay vorrei dire un ENORME grazie a tutti quelli che seguono la mia storia e in particolare a quelli che la recensiscono, ma un grazie anche a i lettori silenziosi.
La storia sta per ricevere una grande svolta, spero vi piacerà e vi prego di recensire. Per me è importante. Grazie. 
 
 

 


 

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